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Dettaglio seduta n.315 del 30/04/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Università

Dichiarazione del relatore dell'Intercommissione per i problemi dell'Università


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Curci, Garabello Giovana, Nesi.
Comunico che i rappresentanti sindacali del personale sono in questo momento a colloquio con i rappresentanti dei Gruppi e il Presidente della Giunta: è già stato fissato un incontro con il Presidente della Giunta per il 2 maggio alle ore 18, ed ora sì stanno prendendo gli ultimi accordi sulle modalità.
Do la parola all'Assessore Conti, che ha chiesto di fare una dichiarazione.
CONTI Domenico, relatore dell'Intercommissione per i problemi dell'Università Mi sia consentito di leggere una dichiarazione, in qualità di relatore dell'Intercommissione, dato l'interesse del Consiglio regionale per i problemi universitari, dichiarazione che desidero rimanga a verbale.
"Il giorno 29 aprile 1975 il Presidente dell'Intercommissione Consigliere Besate, il relatore Conti, il Consigliere Rivalta si sono incontrati con il Sovrintendente ai monumenti, prof.
Durante l'incontro è stata chiarita al Sovrintendente la portata dell'ordine del giorno del Consiglio regionale in merito all'acquisizione dell'intero comprensorio di Stupinigi da parte della Regione ed in merito al trasferimento in loco delle Facoltà di Agraria e Veterinaria.
Il prof Chierici ha dichiarato di accogliere con vivo interesse l'ipotesi di utilizzo da parte dell'Università degli edifici rurali antistanti la palazzina di caccia, sia per l'azione di recupero edilizio che esso consente, sia perché l'Università, in quanto istituto pubblico e culturale, fornisce garanzie sull'esito dell'operazione, che dovrà preservare e valorizzare il complesso ambientale e monumentale.
Dichiarando la propria disponibilità ad operare per l'attuazione dell'ipotesi indicata, ha precisato che valutazioni di merito sulle soluzioni da realizzare potranno essere espresse solo in presenza di concreti progetti, che dovranno in ogni caso rispettare gli aspetti formali del complesso edilizio.
Inoltre, con riferimento all'obiettivo della Regione di acquisire l'intero territorio della tenuta di Stupinigi, il prof. Chierici considerato il significato ed il valore ambientale di questo comprensorio strettamente connesso alla Palazzina di caccia, è disponibile ampiamente a che la Regione predisponga per la sua destinazione un progetto unitario 'ed organico da sottoporre al suo esame, con una procedura distinta da quella relativa al progetto di utilizzo degli edifici rurali da parte dell'Università".



PRESIDENTE

Proseguiamo nell'ordine del giorno.
La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, riunitasi unitamente al Presidente della Giunta, ha così fissato l'ordine dei lavori: Dibattito sul Piano di coordinamento territoriale Esame progetti di legge n. 141 e n. 192 per lo sviluppo della rete distributiva commerciale in Piemonte Esame progetti di legge n. 114 e n. 259 relativi ad interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi Esame deliberazione Giunta regionale sull'organizzazione di servizi di pronto soccorso ospedaliero Nomine Rai-Tv Eventuale dibattito sui 5 anni di attività regionale.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta desidera parlare a conclusione dell'incontro con i rappresentanti sindacali del personale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Desidero fare una brevissima precisazione, a prescindere dalle mie personali non buone rispondenze ad un atteggiamento esteriore di critica che non posso condividere perché non risponde nella sostanza a quello che è l'oggetto ed il motivo della critica stessa. E' tuttavia consentito che specialmente nel clima attuale le cose possano essere dette.
Torno a ripetere che la Giunta ha tutto l' interesse a risolvere il problema relativo all'inquadramento del personale della Regione Piemonte perché è attraverso questo inquadramento e con la soluzione dei problemi che ineriscono all'inquadramento che si può avere una maggiore collaborazione costruttiva per l'adempimento dei compiti che sono propri del Governo regionale e pertanto della Regione.
Noi ci rendiamo conto di quello che può essere stato uno stato d'animo da parte del personale e Io accettiamo come tale. Saremmo evidentemente molto lieti se queste battute di arresto nell'attività lavorativa e collaborativa potessero venir meno rapidamente, perché la Regione specie in questo momento, ha molte cose da fare; anche oggi, per esempio, alcuni adempimenti trovano intoppi proprio in conseguenza di una manifestazione sulla quale non ho nulla da eccepire ma che non posso non rilevare che pregiudica la speditezza dei lavori che il Consiglio deve sviluppare.
E' stato presentato un certo documento. Devo precisare che ancor prima che il settore dei dipendenti della Regione Piemonte fosse informato dell'atteggiamento, assunto dal Commissario dì Governo e con lui dal Comitato di controllo, di, esame delle delibere della Regione, il Presidente aveva personalmente preso contatto con il Commissario di Governo, proprio per avviare un certo discorso che consentisse una rapida impostazione e soluzione del problema. Non aveva ancora ricevuto sollecitazioni esterne la Giunta quando aveva determinato di fissare rapidamente - tenuto ovviamente conto delle circostanze che concorrono allo sviluppo della mostra attività di questi giorni - una riunione appositamente dedicata all'esame del problema del personale, che si terrà martedì venturo, con una convocazione ad hoc della Giunta stessa. In contatti avuti, informalmente prima e ritualmente poi, con i rappresentanti dei lavoratori dipendenti della Regione si è stabilito che essi presentino possibilmente nella mattinata di martedì, le loro osservazioni specifiche perché la Giunta nel pomeriggio possa averle presenti nell'esaminare le osservazioni fatte dal Commissario di Governo e prendere le determinazioni previa consultazione di quella Commissione - paritetica alla quale ha fatto ricorso nei giorni scorsi per l'esame del problema stesso.
Mi pare, quindi, di poter dare ampia assicurazione e dimostrazione al nostro personale dell'interesse che la Regione ha per la soluzione del complesso dei suoi problemi Se questa assicurazione sarà ritenuta sufficientemente valida per far rimeditare alle rappresentanze dei lavoratori della Regione la decisione di scendere in agitazione, con uno sciopero, nella giornata del 6 maggio, cioè la giornata in cui la Giunta assumerà le sue determinazioni, sarà certamente un vantaggio all'assolvimento dei compiti della Regione. Naturalmente né il Presidente della Giunta né la Giunta chiedono che questo avvenga: prospettano però l' opportunità dr una valutazione da parte delle Organizzazioni sindacali. Noi siamo perfettamente convinti che lo sciopero costituisce un diritto costituzionale, ma siamo altrettanto convinti che l'esercizio di questo diritto deve essere attentamente considerato da coloro che hanno titolo per decidere di questo esercizio.
Vorrei altresì dare assicurazione al Consiglio regionale che la Giunta si atterrà, nei giorni che intercorreranno fra domani e il momento in cui verrà sostituita, alle norme dello Statuto e del Regolamento, che consentono l'attività di ordinaria amministrazione propria, valutando a volta a volta l'opportunità di tutte le consultazioni che possano rendersi opportune e necessarie; questo ovviamente non straripando dalle norme dello Statuto e del Regolamento, che non consentono rivendicazioni inaccettabili proprio perché contro lo Statuto e contro la legge. La Giunta, ogni qual volta avrà bisogno di acquisire un suffragio di approvazione alla sua linea di condotta, cercherà naturalmente di procurarselo.
Si è in un certo senso portato innanzi un discorso sulla validità delle Commissioni. Debbo in proposito essere estremamente preciso: il Consiglio regionale cessa la sua esistenza, sotto il profilo giuridico, alla mezzanotte di oggi; il Consiglio regionale è strutturato in Commissioni; la strutturazione delle Commissioni non consente una sopravvivenza delle stesse quando sia caducato il punto essenziale e fondamentale della vitalità del Consiglio regionale. Niente di più confortevole per un organo di Governo che essere accompagnato da un suffragio, diretto o indiretto, di approvazione o di non approvazione, di condotta accettevole o non accettevole delle linee che porta innanzi; ma il Governo de.ve rivendicare com'è giusto che sia, la sua pienezza di autonomia e di responsabilità della quale risponde ad un organo politico che e previsto dalla norma dello Statuto e dalla norma istitutiva della Regione, quando vi e, come nel caso concreto, la carenza dell'organo consiliare che ha l'esercizio del potere politico relativa .mente a quella che è la funzione dell'organo governativo Con questa assicurazione, di un'ampia disponibilità ad avere nonostante tutto, fino al 15 giugno, cioè fino a che i singoli Consiglieri restano praticamente Consiglieri, quei contatti che possono rappresentare una ragione di opportunità, mi sembra che l'organo governativo non possa andare oltre perché altrimenti abdicherebbe a sue funzioni peculiari di responsabilità il che non può essere chiesto evidentemente da alcuno. Il conforto dell'attività di governo da parte di forze politiche che potranno essere consultate ed avvicinate sarà una cosa di indubbio valore e di scarico anche di responsabilità



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, l'accordo raggiunto nella riunione dei Capigruppo non prevedeva dichiarazioni se non al termine della discussione di alcuni punti dell'ordine del giorno esplicitamente concordati. Io non riprender pertanto quanto ha qui affermato il Presidente della Giunta e la invito a far proseguire la seduta secondo l'ordine al quale ci siamo poco fa impegnati: in primo luogo, lettura della circolare ed eventuali dichiarazioni da parte dei singoli Gruppi.



PRESIDENTE

Abbiamo gia mandato a prendere la circolare.
Intanto, proseguiamo nell'ordine del giorno, secondo l'ordine fissato.



FASSINO GIUSEPPE


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Dibattito sul piano di coordinamento territoriale


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Dibattito sul Piano di coordinamento territoriale. Ha chiesto di parlare l'Assessore Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica ed assetto territoriale

Signor Presidente, signori Consiglieri, dopo la discussione fatta ieri del documento della Giunta io terrò una brevissima relazione, che fa un po' anche la storia di questo piano e fornisce qualche chiarimento su qualche cosa che forse non era esplicitato nella relazione stessa.
La presentazione di direttive generali per la pianificazione del territorio, che oggi ci si accinge a fare, è un fatto assai importante ed impegnativo.
E', prima di tutto, un fatto importante perché rappresenta certamente una chiara presa di coscienza delle responsabilità che ci legano al territorio nel quale si vive e si opera; un territorio che, presentando come il nostro, un'alta concentrazione industriale, deve continuare a sviluppare la propria condizione privilegiata per il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti; quindi, ogni potenzialità dev'essere analizzata e sfruttata in modo ampio e razionale, componendo un quadro di attività e di funzioni che non si intralciano e non si soffocano a vicenda ciò che è ormai possibile solo in un contesto territoriale coordinato.
La formulazione di linee generali di pianificazione è inoltre un fatto impegnativo perché costituisce una svolta importante circa gli indirizzi che l'Assessorato all'urbanistica deve svolgere in futuro. Accanto all'attività di controllo e di vigilanza che si e già impostata si deve collocare l'attività promozionale, in modo che, eliminate quelle distorsioni prodotte dalla frammentazione della strumentazione urbanistica sia possibile confrontare democraticamente le esigenze degli Enti locali con gli intendimenti della Regione, in un quadro di obiettivi generali a garanzia di una equilibrata crescita civile.
L'appuntamento odierno reca le premesse indispensabili per quanto sopra si è accennato.
La dimensione del problema, la crisi economica che non ha consentito la formulazione di ipotesi a largo termine, ed in parte anche le inevitabili frizioni relative agli avvii di operazioni cosi ampie, hanno determinato la presente formulazione delle direttive di pianificazione.
Non si tratta, quindi, del Piano territoriale di coordinamento nella sua interezza e globalità ma piuttosto del momento cautelativo e di salvaguardia, in cui si è provveduto ad esaminare la realtà urbanistica in atto, formulare criteri di dimensionamento dei piani, impedire la compromissione del suolo, salvaguardare particolari aree rimaste libere dalle pressioni speculative..
In ogni caso i contenuti salienti del Piano territoriale di coordinamento, e cioé la scelta di località per nuovi nuclei edilizi e la predisposizione di infrastrutture, è necessario che trovino pronta esplicazione nella fase successiva, in un ambito territoriale più vasto e soprattutto in presenza delle direttive di piano di sviluppo economico.
L alta concentrazione edilizia ed industriale che caratterizza l'area occupata dal Comune di Tonno ed i nuclei abitativi su di esso gravanti ha determinato notevoli spunti problematici nel corso della legislatura che ora si conclude. Ne emerge che accanto alle questioni relative alla ripresa economica, all'interno della quale spicca con particolare evidenza e gravità la diversificazione produttiva del settore metalmeccanico, si è situata la richiesta di abitazioni e di servizi, che rappresentano oggi il fulcro del problema per migliorare le condizioni di convivenza civile e di progresso economico della popolazione insediata L urgenza di questo problema ha orientato gran parte dell'attività urbanistica che si è sviluppata nell'area ecologica; ne fanno fede i recenti provvedimenti urbanistici del Comune di Torino circa l'adeguamento agli standards dei servizi, e, più lontano nel tempo, l'importante dibattito circa la destinazione delle Vallere nel Comune di Moncalieri l'acquisizione di una parte del Parco della Mandria, fino alla odierna questione della città satellite di Borgaro.
Tornando alle istanze che hanno determinato la formulazione del piano nelle attuali dimensioni e caratteristiche, e per chiarire, inoltre, le difficoltà obiettive che si sono presentate, e opportuno ricordare le principali date in cui il Consiglio regionale ha trattato la questione Già la relazione finale della Commissione speciale mista di Giunta e Consiglio, nella seduta del 29.1101972 del Consiglio regionale, richiamava l'esigenza del Piano regionale articolato In termini territoriali (Piani per l' area ecologica), e ciò relativamente all'insediamento Fiat a Crescentino.
Tale circostanza, congiuntamente alla questione già menzionata delle Vallere, nelle quali si sarebbe dovuto situare un ipermercato, ha determinato il decreto 719 m data 5.12.1972 in cui il Presidente della Giunta regionale delimitava il perimetro dell' area metropolitana (52 Comuni più Torino) la cui pianificazione urbanistica doveva essere soggetta a piano territoriale di coordinamento Sono seguiti: Consiglio regionale 18_12.1872 Interrogazione sulle competenze regionali nella pianificazione per il coordinamento dell' area metropolitana torinese Consiglio regionale marzo 1973 Interpellanza sulla tutela de "La Mandria- nell'ambito del Piano territoriale di coordinamento Consiglio regionale, seduta del 24.51973 Ordine del giorno sui problemi territoriali dell' area metropolitana torinese (e redazione del Piano territoriale di coordinamento relativo) Dopo le sedute elencate, si perviene infine alla seduta del 14 6.1974 in cui il Consiglio regionale, dopo aver esaminato una mozione sulla variante al Piano regolatore e Piano particolareggiato della Zona ZRE 10 del Comune di Borgaro incarica la Giunta di formulare le linee generali per la formazione del Piano territoriale di coordinamento.
Successivamente: delibera di Giunta regionale 1.8.1974 Costituzione Comitato interassessorile e nomina esperti.
Dopo questo atto fondamentale, che ha dato al Piano territoriale una sigla operativa ufficiale, il 248.1974 si è riunito il Comitato interassessorile, il quale ha provveduto ad insediare una commissione di esperti: le riunioni si sono tenute presso la sede della Sezione Urbanistica; dette riunioni sono state 6 e sono avvenute nelle seguenti date: 27.82974; 3 9,1974; 1,10.1974; 8"10 1974 15 10 1974; 22 10.1974 Contemporaneamente: delibera della Giunta regionale in data 3.10,1974 Ricerche del Piano territoriale di coordinamento dell' area programma di Torino, Affidamento incarico all'I.R.E.S.
Conclusa cosi la fase metodologica e di ricerca affidata agli esperti i risultati congiunti degli studi portati avanti dalla Sezione urbanistica regionale e dall'Ires sono stati esaminati presso la Giunta regionale nel corso di riunioni della prima e seconda Commissione. Le date sono state le seguenti: 30.10.1974; 20.11.1974; 4.121974; 3,1.1975; 10.2.1975; 17 2.1975 24,2.1975; marzo 1975; 16.4 1975.
Mentre si sviluppava questa serie di incontri, nell'ambito del Consiglio regionale continua va ad essere presente la questione del Piano territoriale di coordinamento, anche relativamente a problemi tecnici e di scadenze che hanno oggettivamente costituito intralcio alla stesura finale e di cui è necessario qui richiamare gli estremi: Consiglio regionale in data 23.12.1974 Il Presidente avv. Gianni Oberto riferisce in chiusura di anno che gli studi per il Piano territoriale di coordinamento sono in corso di sviluppo. Infine, su richiesta di alcune Amministrazioni comunali, si propone di estendere l' area oggetto di Piano territoriale alle zone del Biellese e dell'Eporediese.
Consiglio regionale in data 5.12.1974 E' necessario posporre di un mese la scadenza per la formazione del Piano territoriale; il nuovo termine dovrebbe essere il 31.1.75.
Consiglio regionale in data 14,1.1975 Il terminale presso il quale l'Ires lavora per la stesura del modello matematico non è in grado di funzionare; deve essere spostato l'incontro tra le Commissioni e la Giunta.
Consiglio regionale in data 30.1.1975 Lettera del Direttore dell'Ires; a causa di alcuni scioperi, la relazione sui dati forniti dal modello matematico saranno pronti il 6.2.1975; l'incontro Intercommissione-Giunta è fissato a lunedì 10.2.1975.
Consiglio regionale in data 25.2.1975 Nella replica del Presidente della Giunta regionale alla discussione sul bilancio viene citato il Piano territoriale di coordinamento la cui fase di studio è ormai avanzata, come momento qualificante dell'attività urbanistica regionale.
Infine: Consiglio regionale in data 11,3.1975 Affidamento incarico all'Ires del calcolo del fabbisogno insoddisfatto di abitazioni.
Siamo così giunti alla data odierna, che concretizza i risultati di tutto il lavoro effettuato. A questo punto, considerando che il testo della presente delibera è già noto, è opportuno concludere con alcune valutazioni circa il Piano particolareggiato di Borgaro, che, insieme ad altre iniziative, è stato il motivo fondamentale che ci ha condotti al Piano territoriale di coordinamento Questa precisazione è necessaria perché, per quanto concerne le grandi infrastrutture (autostrada Torino-Pinerolo, seconda pista di Caselle tangenziale est eccetera), il testo della presente deliberazione ne fa ampio resoconto. Per quanto concerne Borgaro, questione che ha mobilitato tutte le forze culturali e politiche, è necessario dire che l'attuazione del pro- getto, pur affrontando l problema del fabbisogno di nuove costruzioni, con criteri di progettazione unitaria, si inserisce in una fase di salvaguardia del Piano, la quale, ponendosi nell'economia globale dell'uso del territorio e nell'ottica di un severo ridimensionamento delle capacità insediative dei Comuni e di riduzione delle capacita accentratrici esplicate dall'area torinese, non consente un giudizio favorevole in ordine a grandi insediamenti residenziali, specie in prossimità del capoluogo, per cui non si darà corso all'approvazione del Piano particolareggiato "Ca' Bianca" restituendolo con le dovute osservazioni al Comune.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dal 14 giugno 1974 il Consiglio regionale attendeva che fossero sottoposte al suo esame le linee fondamentali destinate a costituire il presupposto di azione e operatività del Piano territoriale di coordinamento. La Giunta si era impegnata a concludere l'elaborato nel volgere di tre mesi. Dai tre mesi si è poi passati a cinque, e quindi attraverso successivi nuovi rinvii, poco fa ricordati cronologicamente dall' Assessore, che ha fatto la storia delle riunioni della Commissione I e II, si è giunti alla data odierna.
Come rappresentante del Gruppo liberale, prendo atto con soddisfazione che, nel campo delle grandi infrastrutture, questo piano dice no all'autostrada Torino-Pinerolo, dice no alla seconda pista di Caselle, dice no anche alla tangenziale est, le cui previsioni di costo erano tali da mettere in dubbio la validità dell'opera in rapporto alla economicità delle soluzioni; mentre, con piena adesione all'impostazione data nei vari dibattiti sui problemi delle infrastrutture dal Gruppo liberale, riconosce l'essenziale necessità dei collegamenti in Valle di Susa in relazione al traforo del Frejus, in funzione di quella politica di collegamento dell'area piemontese con le aree occidentali, con la vicina Francia che il Partito liberale, sia che fosse rappresentato in Giunta, sia che fosse all'opposizione, ha sempre evidenziato, sostenuto, sollecitato. Su questo secondo punto abbiamo rilevato più volte, nel corso dei dibattiti generali sul piano economico e sul piano delle prospettive di sviluppo dell'economia piemontese, una netta diversificazione fra le nostre posizioni e quelle sostenute dal Gruppo comunista.
Si ritiene da parte liberale che questa sia indubbiamente una delle scelte di fondo che possono permettere alla Regione Piemonte di trovare un riequilibrio territoriale più omogeneo, risolvendo i problemi del congestionamento di Torino e nel contempo affrontando con ampiezza di vedute l'ulteriore sviluppo delle condizioni economiche nella Regione, in modo da costituire la premessa per poter operare, in un secondo tempo o contemporaneamente, come vuole il nostro stesso Statuto, tenendo conto anche delle aree depresse del Mezzogiorno.
Pero, a parte queste note positive, il giudizio complessivo, generale sull'elaborato della Giunta - che ha un carattere di sentenza, infarcito com'é di espressioni tipo "ritenuto che, valutato che,. " - è del tutto negativo. Tutti i Partiti politici, tutti i tecnici hanno sempre negato la validità dello sviluppo territoriale che si è verificato nell'area ecologica torinese: uno sviluppo a macchia d'olio, che ha lentamente, nel dilatarsi spontaneo, congestionato, tumultuoso assorbito i Comuni che formavano la prima corona, intorno alla città, investendo successivamente la seconda corona_ Ora, nel documento presentato nulla si dice, ignorando quelle che sono sempre state le chiare posizioni, emerse dal dibattito non soltanto negli interventi del Gruppo liberale ma di tutte le altre forze politiche, della necessità di individuare nella stessa area ecologica torinese sub-poli chiaramente indicati sui quali orientarsi per quell'opera di decongestionamento che è necessario effettuare del tessuto metropolitano cittadino e della prima cintura. Con questo documento si rimane nel solito tipo di logica: si cerca di dare una veste di legalizzazione allo spontaneismo con l'introduzione di pseudo-vincoli, di tentativi di vincoli che non derivano da scelte ben definite, precise e concrete, il che lascia estremamente dubbiosi sulla volontà di mirare a quelle finalità che il Piano territoriale di coordinamento dovrebbe permettere di raggiungere Quando noi notiamo che con la tabella 24 si prevedono per i Comuni della prima cintura intorno a Torino insediamenti di oltre 170 mila abitanti , siamo portati a domandarci con quale logica si voglia affrontare il problema del decongestionamento del polo torinese innescando invece un processo di realizzazione dei sub-poli. Sia per quanto riguarda gli insediamenti residenziali sia per quanto riguarda la nuova organizzazione industriale, nulla si dice di nuovo circa l'approntamento di strumenti idonei a permettere la realizzazione di quest'opera e necessaria e indispensabile perché nell'area metropolitana si verifichi un processo di nuova riorganizzazione e razionalizzazione del tessuto sociale Sorgono perplessità anche in rapporto al problema delle infrastrutture quando si osserva che viene si bocciata fa realizzazione della metropolitana secondo il primo progetto, quello della realizzazione della linea 1, in attesa di studiare poi la linea 2, ma si parla di un metrò che nella sostanza ricalca perfettamente le linee della soluzione della linea 1, facendo riaffiorare l'aspetto negativo di incoraggiare la tendenza alla concentrazione nel tessuto torinese di spinte che già esistono naturalmente. Ne derivano ovviamente dubbiosità su quello che è stato l' apporto dell'Ires alla realizzazione dello strumento che oggi viene presentato; dubbiosità che si erano fatte evidenti in occasione dell'approvazione, il 14 giugno dello scorso anno, da parte del Consiglio regionale, di un ordine del giorno.



(L'Assessore Benzi interrompe l'oratore, lamentando di non riuscire a seguire la sua esposizione data la scarsa acustica della sala e invitandolo a parlare più vicino al microfono)



ROSSOTTO Carlo Felice

Se i risultati e gli obiettivi che ci si era prefisso di raggiungere attraverso lo strumento del piano territoriale di coordinamento erano quelli di innescare un processo di riequilibrio territoriale attraverso un inizio di decongestionamento torinese, quanto ho osservato circa la tabella 24 dimostra che il modello matematico non ha assolutamente funzionato o ha funzionato pilotato in una certa maniera, perché si riuscisse ad impegnare la concentrazione proprio sul polo torinese di altri 170 mila abitanti..
Questi dubbi non vengono fugati dalle dichiarazioni rese qui in ordine all'insediamento di Borgaro, secondo le quali questo non sarà approvato e verrà rimandato al Consiglio comunale di Borgaro con le dovute osservazioni. E' un fatto che consideriamo indubbiamente positivo un rapporto all'avvio a definitiva soluzione di questo problema, un problema sul quale soltanto a poche ore dalla scadenza del mandato del nostro Consiglio regionale la Giunta si è decisa a dire una parola chiara e conclusiva Dobbiamo dire, però, che la nostra impressione dl forze politiche di opposizione è che molto del ritardo nel prendere una decisione, nel fare una scelta, il tentativo di legalizzare continuamente quello che di spontaneo già era avvenuto, con l'espansione dell'area metropolitana a macchia d'olio, non sia dipeso da altro che dalla non volontà di scegliere sul problema di Borgaro, nella speranza che, in un modo o nell'altro, la questione si risolvesse di per se stessa.
Ora che la dichiarazione dell'Assessore ha finalmente dissipato i dubbi circa la volontà politica della Giunta di rispedire al Comune di Borgaro negando l'approvazione, il progetto di "Ca' Bianca", permane la preoccupazione, che invece poteva essere fugata attraverso questo piano, se fosse stato perfettamente operante, che, non venendo meno a questa politica di espansione urbanistica irrazionale, limitandosi a legalizzare ciò che ormai e stato definito negativo, irrazionale, possano determinarsi altre operazioni del genere nello stesso tessuto che oggi viene preso in considerazione, forse non di dimensioni altrettanto vistose, ma ugualmente in contrasto con gli obiettivi prefissati.
Questo modo di procedere, che è fortemente negativo, è stato riscontrato, anche in relazione all'impostazione del problema del settore industriale, per il quale nulla viene detto in particolare, trova accezioni di particolare irrazionalità nel settore turistico. Perché non ci si vuol render conto, quando si affronta il problema della seconda casa, che indubbiamente costituisce uno spreco economico (ma non è certo attraverso questo strumento che noi possiamo bloccare lo svilupparsi di questo tipo di situazione), che ormai nei centri turistici più attrezzati l'industria alberghiera e totalmente in crisi: si sta assistendo allo smantellamento di tutte le installazioni alberghiere, proprio per l' esorbitanza dei costi di gestione in relazione al tipo di turismo che si sta sempre più affermando un turismo prettamente di fine settimana, che non consente con pochi giorni di attività di sopportare i costi che vengono a gravare su questo settore.
Se noi non affronteremo il discorso turistico alberghiero in maniera concreta ed oggettiva, anche realizzando diverse soluzioni a livello di occupazione, di utilizzazione, attraverso un diverso modo di organizzare le ferie per le forze sociali, finiremo con il lasciar cadere quello che ancora esiste di possibilità concrete di attività turistica nei vari centri. Perché oggi il turismo non è soltanto in funzione della realizzazione di una casa, di alcuni piccoli servizi, ma comporta investimenti di capitali ingentissimi per attrezzature turistiche, la cui installazione effettuata in modo dispersivo, secondo le indicazioni emerse dall'indagine che l'Assessorato al turismo della Provincia di Torino aveva affidato all'Ires, che prevedevano installazioni di impianti di risalita in tutti i fondovalle, richiede un impiego di capitali che indubbiamente non potrà ricevere adeguata remunerazione, capitali che potrebbero e dovrebbero invece trovare migliore utilizzazione in altri settori.
Ecco i motivi per gli quali il Partito liberale, pur prendendo atto con soddisfazione che sono state recepite in questo documento alcune tesi sostenute dai suoi rappresentanti nel campo delle infrastrutture, anche là dove esse divergevano nettamente da quelle di altre forze politiche di opposizione che hanno condotto insieme al Partito liberale questo tipo di battaglia circa la scelta dei grandi collegamenti internazionali, esprime sul complesso di esso un giudizio nettamente e drasticamente negativo perché quello che poteva essere l'inizio di un nuovo modo di gestire realmente il territorio, che poteva rappresentare un modo nuovo, anche per le Amministrazioni locali, ed in particolar modo per quella torinese, di giungere ad una chiarificazione sul suo modo di operare all'interno del tessuto urbano, caratterizzato dal tentativo di incentivare l'uscita dalla città di certi tipi di attività industriali che, oltre a creare inquinamento, ovviamente determinano anche una concentrazione abitativa che dovrebbe essere orientata sui sub-poli di cui si era parlato, anzich tentare soltanto di legalizzare ciò che già spontaneamente avviene fissando vincoli molto larghi - vincoli sui cui parametri si sta giocando con tutta quella terminologia di corone e microzone che può lasciar perplessi, come hanno lasciato perplesso chi vi parla -, legalizzazione che consente la realizzazione di milioni di vani che vengono poi a ricollocarsi nello stesso tessuto che noi volevamo razionalizzare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà



RIVALTA Luigi

Come l'Assessore Benzi, intendo fare una premessa, non riguardante il Piano territoriale di coordinamento, bensì la politica urbanistica che in questi annì si è iniziata e condotta nella nostra Regione.
L'istituzione delle Regioni e il passaggio ad esse delle competenze in materia urbanistica non si è tradotto nella nostra Regione in una crescita della direzione e del controllo degli enti pubblici elettivi sui processi d'uso del territorio e di sviluppo urbanistico Le Giunte regionali che si sono succedute al Governo hanno impedito che la Regione svolgesse i compiti che le competono di coordinamento e di indirizzo della politica territoriale e urbanistica regionale.
I Comuni sono stati costretti ad operare senza il necessario inquadramento sovracomunale e regionale, e hanno dovuto affrontare in una visione locale processi di trasformazione d' uso del suolo, le cui motivazioni economiche e territoriali sono al di fuori delle possibilità del loro intervento. In questa situazione, le posizioni municipalistiche e, all'interno di queste, gli interessi degli operatori privati hanno continuato a svolgere un ruolo spesso determinante.
In questi, cinque anni di presenza della Regione è continuato lo "sviluppo spontaneo" del passato Si sono protratti con crescente intensità i processi di concentrazione degli insediamenti nell'area torinese, almeno fino a quando la crisi economica non è intervenuta a ridurre questa spinta.
Questi processi sono stati promossi dai meccanismi cumulativi di espansione della struttura produttiva e dalle iniziative di speculazione e sono stati sostenuti dagli interventi pubblici di infrastrutturazione del territorio soprattutto viari (in primo luogo delle autostrade, nei confronti delle quali la maggioranza anche ultimamente, fino all'anno scorso, ha mostrato un atteggiamento favorevole, solo attenuatosi dopo il manifestarsi delle agitazioni popolari della primavera del '74; resta comunque ancora indicativo di questo atteggiamento il fatto che alcuni amministratori regionali di maggioranza siano contemporaneamente membri dei Consigli d'amministrazione delle società per azioni costituite per la costruzione di queste infrastrutture).
Delle restanti parti del territorio regionale, se sì esclude la limitata crescita avutasi nei centri urbani maggiori, in generale si sono intensificati i processi di degradazione economica e sociale Permane la carenza dei servizi sociali e delle aree verdi pubbliche, e nelle città il protrarsi dello sfruttamento speculativo del suolo rende difficile il loro recupero.
I, 'espansione edilizia ha continuato ad invadere indiscriminatamente le zone agricole, determinando un ulteriore peggioramento delle condizioni ambientali di vita e distruggendo strutture produttive. E' continuato l'atteggiamento passivo nei confronti della degradazione dei centri storici, in cui gli unici interventi so no stati operati dall'iniziativa privata, che ha in generale alterato e distrutto i valori ambientali esistenti (per favorire queste iniziative, la Giunta regionale si è spinta fino a fare propria una circolare ministeriale che, emessa nell'aprile del 1969, era stata immediatamente sospesa dal Ministro per l'illegittimità delle indicazioni relative appunto agli interventi nei centri storici inoltre, non è mai intervenuta, neppure nei casi, di palese violazione delle norme, denunciati dal Gruppo consiliare comunista, riguardanti i Comuni di Carmagnola, di Torino, di Vercelli e di altre città; sono in corso tuttora interventi in spregio delle norme di salvaguardia dei centri storici nella città di Torino, in via Bogino, nello stesso isolato in cui ha sede il Consiglio regionale, in via Langrange, in via Barbaroux ed altrove).
Gli insediamenti industriali hanno continuato a realizzarsi e a dislocarsi secondo scelte dell'operatore privato, senza alcuna valutazione dell'interesse collettivo (le Giunte regionali hanno appoggiato queste iniziative, come mostra il loro atteggiamento nei casi esemplari del Centro direzionale Fiat a Candiolo, del raddoppio della Lancia di Chivasso, del nuovo insediamento Lancia a Verrone, della fonderia Fiat a Crescentino)" Si sono intensificati nel territorio regionale, e particolarmente nelle valli alpine, gli interventi turistici di speculazione, che hanno occupato e distrutto le zone di maggior valore dal punto di vista ambientale e dal punto di vista della produzione agricola montana, e che, m alcuni casi hanno rotto l'assetto idrogeologico naturale, determinando conseguenze gravi. Alcuni Comuni hanno ceduto i loro demani di aree rese edificabili dagli strumenti urbanistici, vendendoli a speculatori per prezzi irrisori (esemplari sono i casi, più volte documentati dal Gruppo consiliare comunista, verificatisi nelle valli cuneesi, nella Valle di Susa, nella Val Chisone all'Alpe di Usseaux: solo in questo ultimo caso la nostra sollecitazione e valsa a creare una sospensiva).
Sono state lottizzate aree verdi di grande valore paesaggistico, oltre che nelle zone montane, nelle zone collinari, ed anche all'interno di complessi unitari, come La Mandria di Venaria (dove l'autorizzazione all'ultima operazione lottizzatrice è stata concessa, a sanatoria di interventi già avviati, dalla Giunta regionale piemontese nel 1972).
In assenza di una politica di piano della Regione, al confronto di questi processi, della loro spinta e della loro portata economica e territoriale, la politica urbanistica comunale è risultata impotente; e qui va detto che non solo è stata impedita dai limiti strumentali che le sono propri ma anche dall'atteggiamento mostrato dagli amministratori generalmente disposti a recepire le scelte private: inadeguate sono le norme di attuazione dei piani, e in generale sono sovradimensionate le espansioni che consentono - come ha dimostrato la stessa indagine svolta dall'Assessorato con riferimento alla potenzialità di insediamento degli strumenti urbanistici dell'area ecologica di Torino. Inoltre, molti Comuni sono tuttora privi di strumenti urbanistici, nonostante che alla loro adozione siano obbligati per legge (questa loro evasione è stata favorita dal mancato intervento della Regione, a cui spetta il compito di far osservare le disposizioni vigenti, e che può avvalersi anche dei poteri sostitutivi).
In questa situazione, l'iniziativa privata ha operato in una condizione di pressoché totale libertà, che, per la mancata attuazione della pianificazione territoriale regionale e comprensoriale, non è diminuita neppure dopo l'assunzione delle competenze urbanistiche da parte della Regione, nell'aprile del 1972, e neppure, in generale, voglio sottolineare dopo che nell' estate scorsa il Consiglio regionale diede mandato alla Giunta di formulare il Piano territoriale di coordinamento e di sospendere alcune grosse iniziative che erano in corso.
Le Giunte regionali del Piemonte hanno quindi considerato il trasferimento delle competenze in materia urbanistica come un mero passaggio di funzioni burocratiche-amministrative, e non come assunzione della responsabilità politica di direzione e di intervento attivo della Regione nel promuovere e attuare quell'uso del suolo e quell'organizzazione del territorio che più risponde ai fini della massima crescita sociale culturale ed economica dell'intera comunità regionale In questa ottica, come precisa scelta politica, le Giunte regionali hanno proceduto a svolgere le funzioni trasferite, nei limiti in cui sino allora, ed in modo assai carente e dilatorio, erano state svolte dagli uffici del Ministero dei Lavori Pubblici, e cioè esplicando la sola attività di esame e di approvazione degli strumenti urbanistici comunali.
Il Consiglio non ha avuto modo di seguire e indirizzare questa attività, dei cui aspetti e contenuti non è a conoscenza; i singoli Consiglieri hanno avuto informazioni saltuarie sull' andamento di questa attività solo attraverso le risposte alle interrogazioni da essi presentate, e nei limiti che questo confronto consente.
La Giunta, l'Assessore all'urbanistica e gli Uffici dell'Assessorato hanno quindi operato ed operano (nell'esaminare e approvare gli strumenti urbanistici comunali) in una situazione in cui è consentita la più larga possibilità di intervento discrezionale, e secondo procedure che oggettivamente sono aperte agli interventi clientelari e di sottogoverno.
Rispetto alla procedura di esame svolta dagli uffici dello Stato e venuto financo a mancare l'apporto consultivo che nei confronti del Ministero, secondo le disposizioni dell'art. 2 della legge 17.8.1942, n.
1150, era svolto dal Consiglio superiore dei Lavori pubblici, composto da esperti esterni all'apparato dello Stato.
I pericoli e la non correttezza amministrativa delle procedure adottate dalle Giunte regionali sono sottolineati dall'intervento del Tribunale amministrativo regionale, il quale all'inizio del 1974 ha dichiarato nulla la validità degli atti fino allora compiuti dalla Regione per l'approvazione degli strumenti urbanistici comunali, poiché essi, anzich essere il risultato di una decisione collegiale, erano stati addirittura effettuati come espressione di decisioni del solo Presidente della Giunta.
Da allora, le deliberazioni di approvazione degli strumenti urbanistici sono deliberati dalla Giunta; il Consiglio regionale continua però ad essere escluso da una funzione di indirizzo e di controllo dell'esercizio di questa attività.
Nel corso di questi anni, di fronte a questa situazione, il Gruppo consiliare comunista ha denunciato i metodi ed i limiti con cui la Giunta regionale ha svolto le competenze in materia urbanistica; ha operato affinché la Regione svolgesse o compiti di coordinamento e di indirizzo della pianificazione urbanistica comunale, e assumesse l'impegno di determinare e controllare i processi di organizzazione territoriale.
Per questo, in questo quadro, il Gruppo comunista ha richiesto, fin dal momento della attribuzione delle competenze alle Regioni, che per realizzare prime condizioni per una gestione pubblica del territorio si facesse ricorso agli strumenti indicati dai dispositivi legislativi vigenti, ed in particolare che si promuovesse la formazione dei piani territoriali di coordinamento, individuando in questi strumenti le condizioni corrette per costruire un giusto rapporto tra Regione ed Enti locali, e per dare al Consiglio regionale condizioni reali di decisione e di scelta.
Solo con molto ritardo, sulla base della sollecitazione dei movimenti di massa che si sono avuti nel '74, intorno ai problemi delle grandi infrastrutture e dell'insediamento di Borgaro, e sulla base dell'iniziativa del Gruppo comunista (che presentò una mozione per la cui discussione richiese la convocazione straordinaria del Consiglio), la Giunta è stata impegnata a correggere il suo modo di procedere, a sospendere alcune decisioni che altrimenti sarebbero state certamente prese sulla logica della politica del passato, e a procedere alla formazione del Piano territoriale di coordinamento dell'area ecologica torinese Dato positivo, questo, i cui frutti avrebbero dovuto manifestarsi con sollecitudine. Le linee fondamentali di questo primo piano territoriale di coordinamento, che noi avevamo già sommariamente indicato fin dalla seduta in cui si discusse la nostra mozione, dovevano essere presentate entro novanta giorni, dalla Giunta al Consiglio regionale, per procedere subito dopo, e rapidamente, alla redazione formale del Piano territoriale di coordinamento, Questo era l'impegno fissato con l'ordine del giorno del 14 giugno '74. Ora dovremmo essere giunti alla formulazione concreta del Piano territoriale di coordinamento.
Ci viene invece presentato in discussione un documento che contiene soltanto le linee fondamemtali per la formazione del Piano territoriale Intanto chiedo all'Assessore e alla Giunta un chiarimento ; fa ove è detto "Fino alla formazione del Piano territoriale di coordinamento dell'area ecologica torinese le seguenti linee fondamentali di piano...". Lascia incertezza anche l'espressione letteraria della formulazione si tratta di "linee fondamentali" per la stesura del Piano territoriale di coordinamento, o di linee di comportamento da tenere fino al momento in cui ci sarà il Piano territoriale di coordinamento.. E' una prima precisazione che richiediamo ai contenuti di queste linee si vincolerà a formulazione del Piano territoriale, o essi, vincolanti nella pratica amministrativa fino à quando non sarà stato varato il piano, potranno dal Piano essere variati e quindi al Piano territoriale di coordinamento sarà rimandata la verifica di queste indicazioni? Queste indicazioni sono una scelta, o costituiscono un atteggiamento provvisorio? Dopo quasi un anno da che si e avviato questo discorso alcune verifiche sono state fatte e sono possibili delle decisioni (secondo noi erano possibili già allora); le indicazioni che oggi vengono discusse devono vincolare la effetti va formulazione del Piano territoriale di coordinamento.
Nei motivi del ritardo della formulazione del Piano territoriale di coordinamento si intrecciano reticenze, ambiguità e resistenze, legate ai vari interessi messi in gioco dagli interventi che sono in discussione (quelli infrastrutturali, quelli dei grandi insediamenti, come quello della nuova città a Borgaro). Il ritardo è connesso anche a ragioni tecniche culturali, inesperienze e impreparazioni dell'apparato regionale predisposto alla sua formulazione, il quale inoltre ha manifestato ritrosia (una posizione di rigetto) ad accettare un rapporto di collaborazione con l'istituto regionale di ricerca, l'Ires, che era stato chiamato a collaborare alla formulazione del piano.
Il documento che ci presentate è certamente un passo avanti, sul piano del lavoro, rispetto al punto di partenza di un anno fa, ma viene con grande ritardo e con al suo interno ancora molti punti di incertezza. Le incertezze probabilmente graveranno ancora anche sui tempi di formulazione del Piano territoriale di coordinamento. Pertanto, sollecitiamo in questo dibattito il massimo possibile di apporto chiarificatore, perché si possa avviare rapidamente la stesura definitiva del piano.
Nel documento presentato dalla Giunta, non accettabile, a parer nostro per molti motivi, che riguardano la struttura e il contenuto complessivo esistono carenze e si rileva l'assenza di impegno politico. E ciò è tanto più grave in quanto dopo un anno voi ci avete presentato non un piano territoriale di coordinamento ma un documento. Questo documento avrebbe dovuto essere espresso almeno con chiarezza. E' da presumere che la non chiarezza di questo documento rifletta ancora una deficienza di unitarietà della Giunta, dilaniata, su questo problema, da controversie e da resistenze_ Il documento avrebbe dovuto intanto esprimere senza più ambiguità, con estrema chiarezza la posizione della Giunta, per quello che riguarda le grandi infrastrutture. Solo la tangenziale est è chiaramente respinta mentre, in forme pur diverse, la Torino-Pinerolo, le infrastrutture viarie della Valle di Susa, lo stesso aeroporto di Caselle, Il metrò, sono affrontati con un atteggiamento ambiguo, che oggi le giudica (per lo meno Torino-Pinerolo, aeroporto di Caselle e metrò) non opportune, collocandole in una posizione di attesa, che, dopo le analisi tecniche scientifiche, i dibattiti, le prese di posizione politiche avutesi in questi ultimi tempi non ha giustificazione alcuna.
Le grandi infrastrutture che sono state ipotizzate e progettate nell'area torinese - contro le quali si sono mobilitate le popolazioni, le forze sindacali e sociali e gli enti locali - aumentano l'attrazione di Torino, e dunque si pongono in evidente e grave contrasto con le politiche di riequilibrio che si intende perseguire, e che sono state anche fissate come obiettivo in sede statutaria dalla nostra Regione. Inoltre, si deve aggiungere che, in generale, non corrispondono alla domanda di traffico attuale e previsto, e dunque diventano fattori di spreco inammissibile in una prospettiva di riequilibrio nazionale e regionale; prospettiva non certo breve ma di vari decenni.
In particolare, il Piano territoriale di coordinamento deve, sotto questo profilo - e qui espongo con estrema chiarezza le nostre posizioni: respingere l'ipotesi dell'autostrada Torino-Pinerolo, in quanto non si riscontra l'esistenza di alcuna motivazione alla sua introduzione, anche nel lungo periodo (mentre la posizione della Giunta sembra sia unicamente quella di rinviare ad un futuro neanche troppo lontano); miglioramenti di traffico possono essere agevolmente ottenuti mediante interventi nelle comunicazioni esistenti, e, per contro, la possibilità di ripresa dell'area ecologica di Pinerolo è legata strettamente ad una politica di contenimento della crescita di Torino e non già alla costruzione di un nuovo allacciamento stradale; va anche detto chiaramente che i terreni già occupati per la costruzione dell'autostrada devono essere destinati ad attività agricola respingere l'ipotesi della tangenziale est, in quanto non solo non si riscontra alcuna motivazione di traffico per la sua realizzazione, ma anche perché la sua introduzione favorirebbe il processo di espansione residenziale in atto nella zona collinare ed impedirebbe di realizzare l' ipotizzato parco collinare; credo sia forse questo l'unico punto sul quale c'è pieno e solidale accordo fra noi e la Giunta respingere l'ipotesi dell'autostrada della Valle di Susa, e non accettare, non dare per scontata l ' introduzione del traforo del Frejus la realizzazione di questo traforo non può oggi riconoscersi come prioritaria, e pertanto la Regione deve impegnarsi a sostenere ordini di priorità che vedano al primo posto la definizione di politiche di riequilibrio nazionale e regionale, la difesa dell'occupazione e l'adeguamento delle condizioni di vita della popolazione nella valle. In ogni caso, per quanto attiene alla Valle di Susa, i miglioramenti nella viabilità devono fondarsi sulle comunicazioni esistenti, che nella bassa valle sono già articolate su due tracciati di grande importanza. Qui la nostra opposizione nei confronti della indicazione che viene data nel documento dalla Giunta è netta: in esso si dice che sarà necessaria la costruzione di un altro asse stradale nella Valle di Susa perché gli attuali assi stradali stanno caratterizzandosi come nastri di insediamenti residenziali e produttivi... Ma questo è proprio dovuto..



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Lei intende dire: Rivoli-imbocco traforo del Frejus o intende disarticolare...



RIVALTA Luigi

Rivoli-imbocco del traforo del Frejus, poi preciserò. In ogni caso quanto denunciato dall'Assessorato nel documento, da cui si deriva la necessità di costruire un nuovo asse viario, è conseguente ai limiti, alle carenze delle politiche urbanistiche; quindi, bisogna intervenire per salvaguardare gli attuali assi viari, che sono assi viari di livello statale e che non devono essere lasciati aggredire ulteriormente dagli insediamenti.
Respingere l'ipotesi della seconda pista di Caselle, in quanto, anche alla luce dei risultati dello studio svolto dall'Assessorato regionale ai Trasporti, si esclude l'ammissibilità della proposta di un areoporto internazionale e, per converso, si intende, attraverso il Piano territoriale di coordinamento, proteggere permanentemente l'uso agricolo dei territori che verrebbero occupati da tale pista; d'altra parte, qualora fosse da riconoscere motivata l'esigenza di un secondo aeroporto di carattere internazionale in Piemonte, la sua localizzazione dovrebbe essere ricercata in un ambito territoriale più ampio ed in una visione regionale e interregionale; quindi, non può essere accettata la posizione di lista d'attesa in cui vengono messi i terreni agricoli su cui dovrebbe insediarsi la seconda pista; - per le esigenze di mobilità nel Comune di Torino e nella prima corona, per quanto concerne il trasporto pubblico dev'essere assunto l'obiettivo, riconosciuto possibile, della sua soddisfazione attraverso il potenziamento e l'ammodernamento del sistema di trasporto in superficie, capillarmente diffuso e funzionante su percorsi protetti. Solo in questo modo è possibile ottenere un miglioramento del servizio per l'intera popolazione, mentre il trasporto con sistemi di tipo "metrò" interesserebbe limitate aliquote di popolazione, come e stato dimostrato anche dalle analisi svolte. D'altra parte, come risulta anche dall'indagine condotta dall'Assessorato regionale ai Trasporti, la linea metropolitana è enormemente sproporzionata rispetto al fabbisogno attuale e futuro, e richiederebbe investimenti tali da impedire per un lunghissimo periodo interventi a favore della mobilità dell'intera popolazione. Non si esclude, per contro, che un intervento generalizzato in superficie per l'intera popolazione richieda l'introduzione di tratti a diversi livelli da quello stradale. Tali soluzioni devono comunque essere derivate - e qui la nostra posizione diverge nettamente da quella espressa in questo documento della Giunta, che mi pare si ponga sotto questo profilo in una posizione più arretrata di quella cui portano le risultanze dell'analisi dell' Assessorato ai trasporti - dalla esigenza di funzionalità della soluzione di trasporto in superficie adottata, e non devono essere introdotte come anticipazione di un progetto di linea metropolitana, ritenuto inopportuno dal punto di vista urbanistico, e inattuabile, e neanche in un lontano futuro necessario, ove si mantenga fede agli obiettivi di rallentamento e contenimento della crescita dell'area torinese. Il documento della Giunta pare invece voler realizzare questi primi interventi come una precostituzione della soluzione metropolitana.
In generale, per quanto concerne i problemi di mobilità, il Piano territoriale di coordinamento deve prendere in considerazione, insieme al sistema di trasporto in superficie riguardante la conurbazione torinese sistemi di trasporto ferroviario e di rete viaria che potenzino i collegamenti periferici e favoriscano il decentramento di popolazione e di attività sul territorio regionale e sui centri sub-dominanti dell'area ecologica di Torino, esterni alla conurbazione torinese. Sotto questo profilo, quindi, se nelle posizioni attuali della Giunta ci sono elementi che mostrano che in una certa misura si sono superati i limiti mostrati nei dibattiti che abbiamo avuto prima del 14 giugno, ci sono però ancora elementi di incertezza e di non chiarezza che vanno superati e che oggi è possibile superare anche sulla base della documentazione e della analisi scientifica condotta, oltre che sulla base della maturazione politica avvenuta.
Un altro grosso elemento di reticenza in questo documento - mi, avvio ad elencare rapidamente i punti di, nostra sostanziale contrapposizione: non mi dilungherò sui fatti più marginali, per non sottrarre troppo tempo al dibattito che dovremo ancora svolgere prima della conclusione di questa seduta - è quello che si riferisce all'insediamento di Borgaro. Nel documento non è fatto alcun cenno al problema di Borgaro, che pure è stata la motivazione ultima che ha indotto il Consiglio, sulla base della nostra mozione, a prendere impegni di sospensiva delle decisioni relative e a passare alla elaborazione del Piano territoriale di coordinamento, Pu essere stata una dimenticanza? Sarebbe una dimenticanza strana, visto che questo discorso è stato determinante della decisione di giungere alla formulazione del Piano territoriale di coordinamento.
Deve essere impedito l'insediamento della "nuova città" promossa dalla Società Generale Immobiliare nel territorio agricolo disposto ai confini dell'abitato di Torino, e compreso tra i protendimenti della conurbazione torinese formatisi lungo le direttrici di Borgaro e di Settimo, perch contrasta con l'insieme delle linee fondamentali che pur dopo molte reticenze anche la Giunta pare oggi voler seguire, accettate e ribadite in sede anche di Commissione, che si riferiscono al contenimento della espansione della conurbazione torinese per espandere - per quanto ancora deve essere lasciato avvenire all'interno dell'area ecologica - i poli subdominanti. Sotto questo profilo d'ordine generale, quindi, deve essere respinto l'insediamento dell'Immobiliare a Borgaro. Ma deve essere respinto anche perché dobbiamo salvaguardare sia per fini produttivi, sia per fini di difesa ambientale ed ecologica, quel tessuto agricolo, quel tessuto verde che ancora permane all'interno dei protendimenti che si sono realizzati, lungo gli assi di uscita da Torino, in direzione di Settimo e di Borgaro (e di Venaria, di Rivoli, di Orbassano, di Nichelino e Moncalieri). Questi spazi verdi dovrebbero essere salvaguardati anche nell'ipotesi che, in una prospettiva lontana, nel quadro di una conseguita situazione di equilibrio nazionale e regionale, per l'incremento di popolazione, si dovesse avere una crescita consistente ancora dell'area ecologica di Torino: sarebbe comunque necessario che all'interno del tessuto urbano che ancora si dovesse espandere rimangano ampi spazi verdi destinati a parco (si pensi alle conseguenze dell'inquinamento da calore provocato dall'espandersi degli abitati).
Su queste questioni, riguardanti le grandi infrastrutture e l'insediamento di Borgaro noi chiediamo alla Giunta di accettare oggi stesso un confronto in Commissione che consenta di addivenire ad una posizione chiara e unitaria. Devo poi richiamare che carenze son presenti nel documento della Giunta anche là dove esso intende affrontare temi più propriamente metodologici o di impostazione generale.
Non mi dilungo ora sugli scompensi che il documento presenta: ho avuto modo in varie sedute della Commissione di deporre i miei giudizi critici le mie obiezioni, peraltro largamente condivisi in quella sede. Mi rammarico soltanto che si sia dimostrata tutta questa ottusità nel non voler accettare queste critiche e coerentemente modificare la impostazione che oggi ci viene ripresentata. Per quanto concerne l'impostazione metodologica, il documento presenta notevoli scompensi ed anche ingenuità laddove, volendo approfondire aspetti specifici, perde di vista gli obiettivi generali e l'impostazione territoriale per dilungarsi in particolareggiamenti e rendere bizantina la elaborazione. Ciò in qualche caso a mio avviso ha fatto insorgere difficoltà di comprensione dello stesso documento Nel breve tempo consentito da quando ci avete consegnato il documento, utilizzando tutto il mio intuito interpretativo, credo di avere potuto rilevare esattamente quanto vi è contenuto, ma sono convinto che molti Consiglieri, forse anche Assessori, che non hanno potuto dedicare, come ho invece fatto io, alcune ore al suo esame, non hanno potuto acquisire piena conoscenza e coscienza di quanto contenuto in alcune sue parti Il bizantinismo delle proposte e la mancanza di chiarezza sono evidenti in particolare nel capitolo che concerne il settore residenziale.
L elaborazione prodotta dall'Ires ci aveva consentito di valutare come la dinamica di accentramento su Torino sia fortemente radicata per le potenzialità economiche, per le opportunità di ordine sociale, per la consistenza infrastrutturale, che, relativamente alla carenza di altre zone, si sono generate in questo territorio. E ci aveva permesso; usando il modello di simulazione matematico (che certo è uno strumento di cui non dobbiamo diventare succubi, ma che dobbiamo correttamente usare al fine di ampliare la nostra possibilità dr ragionamento) di valutare quanto sia oggettivamente difficile, ormai, invertire le tendenze che si sono prodotte e cercare di introdurre un processo di decentramento sia regionale sia a livello dell' area ecologica di Torino.
Ma questa condizione di effettiva difficoltà non deve essere accettata da noi passivamente: dobbiamo, anzi, sentirci indotti ad un atteggiamento di maggiore rigore per contrastarla, e di estrema fermezza nel condurre le conseguenti politiche di pianificazione a livello dell'area ecologica, E ciò anche in considerazione del fatto che, non volendo, e non dovendo accettare ulteriori grosse espansioni dell'area ecologica torinese dobbiamo operare su piccole quantità di crescita demografica, su piccole quantità soprattutto di crescita della struttura occupazionale industriale.
Questo rigore non e avvertibile nella impostazione che traspare dal documento, né per quanto concerne il settore residenziale né per quanto concerne il settore industriale.
Nell'illustrare e chiarire queste critiche sarò molto schematico - uno schematismo di cui chiedo scusa, ma che sono convinto non tornerà sgradito ai Consiglieri, dato il cumulo di lavoro che ancora ci attende Per il settore residenziale, si opera aggiungendo ai fabbisogni dipendenti dallo sviluppo demografico aliquote riguardanti il fabbisogno di sostituzione, il che porta a raddoppiare il fabbisogno di vani.
Noi diciamo che i fabbisogni insoddisfatti di abitazione, riguardanti la popolazione già insediata, richiedono interventi, in primo luogo, sul parco esistente di abitazione, per eliminare le condizioni di anti igienicità e le condizioni socialmente non accettabili; in secondo luogo richiedono la costruzione di quote aggiuntive di abitazioni, per eliminare le condizioni di affollamento, non risolte da politiche di redistribuzione degli abitanti negli alloggi non occupati, o sotto occupati, che pur sarebbe necessario adottare Per la soluzione del fabbisogno insoddisfatto si pone quindi il problema prioritario di predisporre politiche capaci di promuovere il recupero edilizio a favore delle popolazioni che abitano alloggi da risanare, e la costruzione di vani da destinare alle popolazioni che vivono in condizioni di affollamento, senza richiedere ad essere un aggravio di spesa per l'affitto rispetto a quanto è da loro attualmente pagato.
Se non si realizzano le condizioni di finanziamento e di controllo pubblico necessarie per attuare tali politiche delle abitazioni, le quote aggiuntive di vani non andranno a queste popolazioni che ne abbisognano. Le popolazioni a basso reddito continueranno a vivere in case malsane e affollate, e se verranno espulse dalle case da risanare per iniziativa privata, e non pubblica, saranno costrette a trasferirsi ancora in abitazioni degradate od affollate com'è avvenuto sempre in passato nonostante che ci sia stata appunto una larga produzione di insediamenti residenziali. Le quote aggiuntive di vani si renderebbero disponibili per un complessivo ulteriore aumento di popolazione, o sarebbero destinate ad attività terziarie, in particolare nel centro storico di Torino.
Pertanto, la quantità di abitazioni necessarie per eliminare le condizioni di affollamento debbono essere prese in considerazione per il dimensionamento degli strumenti di pianificazione urbanistica unicamente in correlazione all'introduzione di queste politiche. Inoltre, queste politiche devono essere riferite esclusivamente ad interventi promossi nei piani redatti ai sensi della legge 167, e per la loro realizzazione che non può avvenire se non nel lungo periodo, dovrà essere seguita in una certa misura l'impostazione data in generale per la localizzazione dei nuovi abitanti nell'area torinese, favorendo anche il decentramento di popolazione già insediata, ove non possa più essere mantenuta negli aggregato urbani in cui si trova.
Infine,, altro scorretto passaggio è quello che prevede che l'entità della espansione residenziale, che L'ires aveva calcolato per microzone sia ripartito per Comune e sia moltiplicato per un coefficiente di amplificazione, che riduce ancora il rigore della pianificazione coefficiente che e di 1,5 per i Comuni della prima corona, 2,5 per quelli della seconda corona, 3 per quelli della terza corona.
Tutto ciò è sostenuto in ragione della elasticità. Secondo noi - ecco l'altro elemento di contrapposizione sostanziale che intendo citare tralasciando le osservazioni critiche che all'interno si potrebbero fare l'elasticità va conseguita su basi completamente diverse, con una spinta e attivazione dei metodi della programmazione. Noi proponiamo appunto che il ' elasticità sia conseguita 'attraverso i programmi decennali c quinquennali che i Comuni dovrebbero elaborare per l'attuazione delle espansioni urbane che qui sono indicate. La programmazione quinquennale aggiornabile annualmente, o quando se ne palesa la necessita, dà la possibilità di introdurre in termini concettualmente e culturalmente validi criteri di elasticità. Questo tipo di amplificazione per coefficienti non fa altro che rendere difficile, e certamente non rigorosa, labile, la politica di pianificazione; rende quindi praticamente impossibile quel controllo che attraverso la pianificazione territoriale dobbiamo introdurre affinché non si dilati la conurbazione dell'area torinese e si localizzino le nuove residenze e le attività industriali, in misura relativamente maggiore nei poli esterni rispetto al polo centrale.
Si aggiunga a questa scorretta impostazione quella della diffusione delle residenze rapportata alla densità territoriale degli insediamenti esistenti nell'ambito di ciascun Comune, che favorisce i Comuni aventi basse densità. In pratica questo ci orienta indiscriminatamente verso le zone non compromesse, provocando la ditruzione di zone che oggi non sono ancora congestionate, e stimolando l'espansione a macchia d'olio. A questo fine tende la scelta, fra le politiche indicate dall'Ires, di quella in cui si penalizzano centri come Moncalieri, Collegno e Grugliasco per privilegiare invece, all'interno della prima corona, altri Comuni, come Borgaro, Leyni, Caselle, Beinasco, a minor densità territoriale. Noi abbiamo sostenuto la tesi che si debbano assicurare alla prima corona soltanto modeste quantità di crescita, ma sosteniamo anche che queste quantità devono essere utilizzate allo scopo di promuovere la riqualificazione dell'aggregato urbano esistente, cresciuto in carenza di forma, di strutture e di servizi. Tali quantità di crescita devono essere pertanto localizzate esclusivamente in relazione agli abitati esistenti: non dev'essere consentito il loro insediamento nelle aree libere, le quali devono essere mantenute vincolate al loro uso agricolo ed in alcuni casi alla formazione di parchi ed aree verdi attrezzate. Sotto questo profilo ribadisco l'esigenza di respingere l'insediamento di Borgaro, foss'anche proposto in una dimensione ridotta, proprio per non avviare, al di la della barriera costituita dalla tangenziale, un processo di proliferazione di insediamenti. Noi sosteniamo che anziché la politica scelta e introdotta dalla Giunta, fra quelle indicate dall'Ires, si dovrebbe scegliere quella richiamata al simbolo 2.3.3., che è quella che dà, sotto i profili da me precedentemente esposti, i maggiori ed i migliori risultati.
Analogamente, carenze e mancanza di rigore si notano per quanto concerne il discorso riguardante gli insediamenti industriali. E' chiaro che una politica di nuovi insediamenti industriali e di rilocalizzazioni per quanto possibile, degli insediamenti attualmente esistenti nella conurbazione torinese, sarà possibile solo nella misura in cui l'intervento regionale sarà attivo e non solo indicativo; ciò significa che sarà possibile solo nella misura in cui questi insediamenti industriali saranno promossi attraverso la formazione di aree industriali attrezzate. Nella documentazione della Giunta regionale, invece, si fa riferimento a lottizzazioni esistenti, da completare, il che lascia intendere che non si vuol assumere una posizione attiva; non solo, ma si fa riferimento alle situazioni già precostituite, il che contrasta con l'obiettivo del decentramento.
Mancano, infine, precise norme di comportamento e di applicazione per la disciplina urbanistica nel periodo che intercorre tra oggi e il momento in cui approveremo il Piano territoriale di coordinamento, il quale con le sue indicazioni e con le sue norme formulerà il nuovo quadro di intervento di indirizzo e di controllo. Nella deliberazione che noi abbiamo proposto sono elencate una serie di norme - che riguardano i Comuni aventi piano regolatore e programma di fabbricazione approvati, i Comuni che hanno piano regolatore e programma di fabbricazione semplicemente adottati, e gli Comuni privi di strumento urbanistico - a cui, secondo noi, dovrebbe attenersi la politica urbanistica comunale a partire da questo momento fino alla definizione ed approvazione del Piano territoriale di coordinamento.
Nel documento della Giunta, sottoposto al nostro esame soltanto oggi con così grande ritardo, proprio alle ultime ore di questa legislatura cosicché non tutti i Consiglieri hanno avuto modo di prenderne conoscenza e di discuterne con l'ampiezza che l'argomento richiedeva (documento che sotto vari aspetti non è accettabile) dobbiamo comunque riconoscere che qualche passo avanti rispetto alle posizioni del giugno '74 è stato fatto.
Ma di questo, la Giunta non può menar vanto: rispetto alla esigenza di intervenire rapidamente e rispetto all'esigenza e alla possibilità di intervenire con chiarezza, i passi avanti che si sono fatti sono stati troppo modesti ed incerti, e non danno certamente l' impressione di un cammino lineare.
E' un documento che, per meritare di essere preso in considerazione deve assumere precise posizioni nel senso da noi indicato sulla questione di Borgaro, e sulle questioni che riguardano le grandi infrastrutture; deve modificare l'impostazione data per il dimensionamento dell'espansione residenziale dei Comuni, eliminando le aliquote giustificate come risposta ai fabbisogni di sostituzione e i coefficienti moltiplicatori giustificati con una pretesa elasticità; introdurre elementi di elasticità attraverso norme di programmazione che, indicate dalla Regione, devono diventare proprie di tutta la disciplina urbanistica comunale (in questo modo introdurremo, anche dal punto di vista metodologico procedure di programmazione nella politica urbanistica comunale, che ci saranno utili per attuare la politica di piano regionale e di piano comprensoriale); deve modificare le procedure previste per gli insediamenti industriali.
Per questo auspichiamo un diretto confronto con la Giunta, ancora in queste ultime ore, che consenta di compiere il lavoro che i ritardi della Giunta e la fretta di questi giorni non ci hanno consentito. Sollecito che questo chiarimento avvenga, e sollecito che la formulazione del Piano territoriale di coordinamento, a partire da questa sera, venga promossa con sollecitudine (anche se non mi azzardo più a fissare dei termini), e sia predisposta in modo congiunto, attraverso un rapporto di collaborazione tecnico e culturale, dall'Ires e dall'Assessorato all'urbanistica, che sono stati impegnati a questa elaborazione sin dalla deliberazione del 14 giugno '74.



PRESIDENTE

Nessun altro intende intervenire? Do allora la parola, a nome della Giunta, all'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Credo di dover rispondere, brevemente, à nome della Giunta, in merito ad alcune considerazioni che sono state fatte per quanto concerne la politica delle comunicazioni ed i riferimenti che a questa politica sono contenuti nel documento della Giunta Anzitutto, sull'elemento per cui più chiaro è il dissenso rispetto all'impostazione che ha proposto al Consiglio il Consigliere Rivalta relativamente all'asse stradale della Valle di Susa.
Evidentemente, punti di partenza, le premesse sono notevolmente distanti. Noi non possiamo che riconfermare in questa sede che vediamo nella linea di comunicazione della Valle di Susa, nel traforo del Frejus il cardine delle comunicazioni non tra il Piemonte e la Francia ma fra l'Italia e la Francia. Si tratta della direttrice di comunicazione fra l'Italia e Parigi, e sotto questo punto di vista riteniamo che gli elementi tecnici e di valutazione economica proposti al Ministero dei Lavori pubblici con il progetto del traforo del Frejus siano esaurienti: questa è una linea di comunicazione per la quale si prevede un traffico superiore al milione di automezzi e superiore ai 300 mila camion; sarà cioè una linea di transito estremamente intenso, superiore a quello attraverso il Monte Bianco, e diventerà in sostanza il cardine degli scambi commerciali fra l'Italia, la Francia e la conurbazione del Belgio e dell'Olanda.
Non ci sembra, specialmente sulla scorta dei dati degli ultimi mesi circa l'andamento delle attività produttive e di scambio dell'industria piemontese, si possa mettere in dubbio che il rafforzamento, il potenziamento di questa linea di comunicazione sia un fatto fondamentale per garantire la capacità produttiva e di scambio di tutto il sistema produttivo non solo piemontese ma della Valle Padana con la Francia ed una certa fetta del Nord Europa. Nè ci sembra sia sostenibile che la prospettiva di traffico che è stata ipotizzata e che si verificherà su questa direttrice possa essere affrontata semplicemente attraverso l'infrastruttura ferroviaria. Si può legittimamente ritenere che nel nostro Paese sulle direttrici internazionali attualmente la distribuzione del traffico tra il trasporto ferroviario ed il trasporto su strada sia troppo spostata nel senso del trasporto su strada, per obiettive deficienze del sistema ferroviario; non si può però sostenere che il sistema ferroviario da solo, oggi e in prospettiva, possa sopportare gli indici attuali e le tendenze valutabili per il futuro sul piano degli scambi internazionali.
Ormai, c'è una distribuzione statisticamente assestata, verificata all'estero ed in tutti i Paesi industrializzati, di distribuzione fra traffico ferroviario e traffico stradale, che deve indurre a ritenere l'esigenza di una adeguata infrastrutturazione anche di carattere stradale per gli scambi internazionali e per certi tipi di merci fondamentale ed importantissima, proprio per le ipotesi di sostegno al sistema produttivo e agli scambi all'interno del Mercato europeo.
Abbiamo voluto introdurre questo elemento di chiarezza nel documento consci obiettivamente delle distanze che ci separano dalla posizione che il collega Rivalta ha qui ricordato del Partito comunista. Non ci siamo sentiti, ovviamente, di pronunciarci sulla tipologia dell'intervento stradale che occorrerà realizzare nella Valle di Susa, perché tecnicamente oggi non ci sono elementi per poter sostenere una soluzione piuttosto che l'altra. Può darsi che la posizione espressa nel documento non sia abbastanza esplicita, da questo punto di vista, in quanto occorrono ancora delle valutazioni tecniche successive per poter valutare concretamente qual è il tipo di investimento ottimale lungo quella direttrice...



RIVALTA Luigi

Guarda, Gandolfi, che si tratta di una valle piuttosto ristretta, in cui ci sono l fiume, la ferrovia ed esistono già due strade.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Può essere vero che fino a Susa i due assi stradali oggi esistenti, con adeguati potenziamenti, possano bastare: la futura Amministrazione regionale potrà affrontare anche in tempi relativamente ristretti l'analisi e la deteriminazione per arrivare ad una puntualizzazione definitiva di questo tipo di problema. Penso non ci sia alcuna difficoltà ad esplicitare o a rendere più preciso, se lo si desidera, questo tipo di discorso.
Per quanto riguarda l'autostrada per Pinerolo, mi pare che il Consiglio si sia già espresso in termini unanimi, in quanto nel documento si dice che "questo progetto di collegamento non si ritiene possa trovare realizzazione nel periodo previsionale del piano": parliamo di più di un decennio, quindi di fatto escludiamo che nei prossimi dieci anni si possa riproporre un progetto siffatto.
Per quanto riguarda invece la metropolitana, effettivamente il discorso è molto scarno, ma si è fatto riferimento al documento, trasmesso ai Consiglieri, conclusivo dei lavori della Commissione che è stata insediata dalla Giunta regionale e dalla Giunta comunale di Torino, che riteniamo sia da questo punto di vista estremamente preciso, concreto ed esplicito. Il lavoro conclusivo di questi tecnici ha cioé dimostrato che, rispetto alla soluzione sotterranea, la soluzione di un potenziamento del trasporto in superficie, con pochi tratti soltanto sotterranei nei punti più congestionati della città, abbia dei gradi di redditività estremamente più alti, permetta di offrire un servizio esteso non al 20 per cento della conurbazione ma a percentuali superiori al 50 e vicine al 60 per cento, sia cioè in sostanza una ipotesi di intervento che risponde proprio a quel tipo di esigenza, di sollecitazione che segnalava Rivalta: quella del potenziamento globale dei trasporti di superficie attraverso la rete tramviaria oggi esistente.
La preoccupazione cui però si e ritenuto di dover dare risposta è quella di creare su una ipotesi progettuale di questo genere delle ipotesi infrastrutturali che possano in prospettiva servire, con previsioni di congestione più accentuata di qui a qualche decennio, percentuali di mobilita più alte, incrementi sia pur lievi di popolazione, che possano determinare ad aumentare le tratte in galleria e dar vita a servizi con caratteristiche prevalentemente sotterranee. Cercar di garantire questo tipo di sviluppo in prospettiva ci sembra un fatto di oculatezza, non certo un fatto di adesione a delle ipotesi di investimento esagerate, non coordinate ai problemi urbanistici ai quali si è fatto riferimento. Siamo confortati in questo anche dalla politica che in tale campo si sta seguendo in quasi tutte le città tedesche, ed in Belgio a Bruxelles, da quindici anni a questa parte. Pur con estrema attenzione ai problemi di redditività degli investimenti sproporzionati rispetto agli indici di mobilità attuali le Amministrazioni pubbliche di una serie di grandi centri europei sì sono indotte proprio ad adottare una metodologia di questo genere, cioè passaggi sotterranei per i servizi tramviari di superficie che però siano già predisposti in maniera da poter accogliere successivamente, indubbiamente con traguardi temporali molto distanziati, delle soluzioni infrastrutturali come sistema.
In sostanza, la Giunta regionale su questo problema ha cercato di vincolare il Comune di Torino (e sembra esserci riuscita) ad un discorso più preciso e più approfondito sulla necessità di adottare degli investimenti minimi nel campo dei trasporti di massa della conurbazione torinese, rispondenti alle esigenze attuali di mobilità ma proporzionali a queste esigenze, quindi non polarizzanti, non tali da accendere un fenomeno di polarizzazione su Torino della conurbazione torinese rispetto al resto dell'area metropolitana, ma non si è sentita ovviamente di escludere delle ipotesi che a traguardi temporali molto più distanti - parliamo addrrittura di una decina di anni - possono portare evidentemente a dare configurazioni e capacità di trasporto più consistenti delle attuali. Ci sembra che questo sia prova di saggezza e di preveggenza rispetto a quello che può essere lo sviluppo di sistemi di trasporto di maggior capacità nel futuro.
Ribadiamo peraltro che l'impegno che la Giunta regionale si è assunta con questo tipo di studi è di procedere ad impianti di trasporto fissi della conurbazione torinese che non siano sproporzionati rispetto alle esigenze di mobilità attuali e che quindi non possano assolutamente comportare il rischio di ulteriori polarizzazioni o accentuazioni della conurbazione torinese, La Giunta, quindi, nei prossimi mesi si asterrà dal procedere, se il Consiglio comunale di Torino, cui spetta la competenza in materia, oggi si pronuncerà in questo senso, a determinazioni sugli impianti fissi di trasporto nella conurbazione torinese che vadano al di là degli shores fissati nel documento che e stato consegnato al Consiglio.
Non aggiungo altro, perché credo che le altre considerazioni contenute negli interventi siano di competenza del collega Benzi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

In via pregiudiziale direi che, giunti alla conclusione della discussione, si potrebbe sospendere l'esame della legge in attesa che coloro che sono stati, per così dire, i protagonisti di questa vicenda, i membri della Giunta e del Consiglio, cioé, che hanno seguito da vicino questo problema, possano avere un rapido confronto sui testi e sulle soluzioni indicate, per chiarire bene i termini della votazione, limitando le incertezze in aula.
Poiché ho la parola, approfitto per trarre alcune conclusioni dal dibattito fin qui svolto. I gravi, importantissimi problemi delle scelte in ordine alle grandi infrastrutture, le polemiche in ordine agli insediamenti residenziali, le scelte di politica dello sviluppo economico-sociale e quindi degli insediamenti abitativi; i problemi dell'area metropolitana torinese, attraverso gli studi e le ricerche e le prime determinazioni di linee in ordine al piano territoriale di coordinamento, sono stati portati nella sede loro propria e avviati ad una soluzione che ritengo possa considerarsi soddisfacente, e corretta, visto che le divergenze fra le forze politiche, anche le più distanti fra loro in ordine alla visione di questi problemi, si sono andate così fortemente restringendo, e si è appalesata un'area di coincidenza molto più vasta di quella che costituisce il momento del dissenso. Lo stesso momento di dissenso, poi, non è divaricante ma è di tipo qualitativo e qua e là meramente quantitativo, di indirizzo ma non di tendenza.
Penso quindi che la Giunta debba ritenersi adempiente: se si è arrivati a presentare il documento solo all'ultimo giorno di questa legislatura è perché non si è voluto lasciarlo trascorrere senza aver preso una posizione che ha un significato politico importante su argomenti che richiedono ben ulteriori sviluppi, studi, approfondimenti perché si giunga a traguardi conclusivi, consolidando una volontà politica sulla base di risultati che sono frutto di ricerche alle quali hanno presieduto alcune scelte politiche di principio, ma che sono proseguite sulla base di indicazioni tecniche e scientifiche.
Quindi, la Giunta, contro ogni sospetto e dubbio a questo riguardo intende chiudere il proprio operato avanti il Consiglio riformulando in modo preciso la propria volontà e chiedendo che il Consiglio la ratifichi e dia a questa volontà l'autorità sufficiente perché il comportamento successivo degli organi regionali, della sezione urbanistica, in ordine a tutte le decisioni che debbono essere prese, sia conforme, o quanto meno non contradditorio, rispetto a queste leggi.
Per quanto riguarda l'atteggiamento del mio Gruppo, mi pare che le proposte che derivano dal documento sottopostoci, dalle dichiarazioni rese dall'Assessore all'urbanistica in apertura di questa discussione, e dalle integrazioni che l'Assessore Gandolfi ha oggi ancora apportato, possano essere accolte nel loro complesso e poste a base della deliberazione conclusiva e finale, sia pure in termini differenti e separati.
Sono anch'io convinto che sia opportuno che il Consiglio non introduca nella deliberazione che ha per oggetto il Piano territoriale di coordinamento riferimenti anche nominativi che possano echeggiare polemiche di carattere politico. Credo che le posizioni politiche possano essere egualmente e chiaramente formulate dai singoli Gruppi senza che la tentazione dell' ultimo momento ci porti fuori da un ambito di estrema serietà quale quello che l'impegno della maggioranza, della Giunta e dell'opposizione ha qui rilevato con il pacato approfondimento della tematica che ci è sottoposta. Comunque, penso che qualche ulteriore integrazione o modificazione (credo si tratti forse di un problema più formale che sostanziale, poiché le posizioni sono state chiarite, nel consenso e nel dissenso) possa essere operata nella ulteriore fase di verifica che ho proposto all'esordio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

La Giunta accoglie con soddisfazione la proposta testè fatta dal Capogruppo della Democrazia Cristiana, collega Bianchi, per un incontro, da effettuarsi appena possibile, al fine di ricercare un ulteriore punto d'intesa affinché il documento che è stato presentato possa essere recepito come linea indicativa di propositi, non altro potendo essere nelle attuali condizioni, perché anche si arrivi a decidere formalmente il modo di recepimento da parte del Consiglio e l'impegno da parte della Giunta per l'assolvimento di propositi e compiti che emergono dalla delibera presentata, alla quale è stata in un certo senso contrapposta in modo frontale bensì come due binari affiancati che tendono entrambi a raggiungere uno scopo in definitiva conforme al proposito altra volta, del resto, manifestato dal Consiglio regionale.
Vorrei soltanto fare delle precisazioni telegrafiche, perché non rimanga nell'incerto l'atteggiamento della Giunta che ho avuto la responsabilità di presiedere fin qui, e che continuerà la sua attività ordinaria fino a che non ne sia stata formata una diversa, ma anche per puntualizzare quello che è stato l'atteggiamento del Governo regionale fin dal primo momento in cui questi problemi sono emersi, in relazione essenzialmente a due problemi che sono stati sottolineati dall'intervento Rivalta e da altri interventi.
Traforo del Frejus. C'è stato, da parte del Consigliere Rivalta, un richiamo alla presa di posizione di coscienza da parte di coloro che essendo investiti di responsabilità a livello regionale, potevano anche avere delle implicazioni a livello di società gerente l'attività del Frejus eccetera. Ecco, appena si è verificato il fatto nuovo, cioè il passaggio dal momento pionieristico della volontà di risolvere la questione del traforo del Frejus a quello attuativo in termini concreti, vi e stata proprio una disincarnazione personale, da parte del Presidente Calleri, che mi precedeva, e da parte mia nel momento dell'assunzione della responsabilità del Governo regionale, proprio perché poteva ipotizzarsi come si è concretamente ipotizzata, l'esigenza di avere la massima libertà di movimento per esprimere i pensieri di una valutazione regionale distaccata da una prospettiva di interessi più limitati e più immediati della società. Sono cose che devono essere dette, e anche verbalizzate.
La Società del Frejus italiana e la Società francese agiscono oggi in termini concreti, con appalti che dall'una e dall'altra parte sono stati assegnati e che entrano già nella fase operativa a seguito di una convenzione a livello internazionale, ratificata già da parte del Governo francese e da parte del Governo italiano. Tal che la Regione Piemonte potrà esprimere, ed esprimerà, ove vi sia opportunità di farlo, tutte le argomentazioni, tutte le considerazioni che siano logiche da prospettarsi ma in quella sede. Pensare che oggi, 30 aprile 1975, si possa bloccare una situazione di questo genere, che, ripeto, è governata da un accordo a livello internazionale, sarebbe distorcere la realtà concreta delle cose.
Ho voluto fare questa precisazione ad evitare equivoci e ad evitare anche discussioni che potremo fare su altri punti nell'incontro che è stato richiesto e proposto dal Consigliere Bianchi.
Si innesta qui un altro discorso, nel quale evidentemente anche la Regione Piemonte avrà qualcosa da dire, perché saranno in questione, penso oltre alla Società francese ed a quella italiana, l'Anas e l'interesse delle popolazioni della Valle di Susa. Faccio rispettosamente presente ai colleghi Consiglieri che non deve assolutamente verificarsi, pena una volontà suicidiaria, quello che è accaduto (l'abbiamo ricordato altre volte) allorché si e verificata nella nostra Regione - per la verità nell'ambito territoriale della Regione Valle d'Aosta, ma con ripercussioni m tutto il Piemonte - la contemporanea realizzazione di due trafori "esplosi" improvvisamente insieme dopo che se n'era parlato per almeno un secolo perdendo tempo prezioso nello sviluppo socioeconomico, industriale commerciale e perfino di veicolazione culturale delle idee E' storia di ieri, che voi, signori Consiglieri, avete vissuto come l'ho vissuta io.
Realizzati questi due trafori, ci si è trovati ad avere in Aosta il nodo di occlusione definitiva per il traffico di salita e di discesa. A mio avviso, sarebbe un grosso errore di miopia se la Regione Piemonte non considerasse in questo momento l'esigenza di accompagnare, con tutte le cautele del caso, consultando le popolazioni valsusine, non trascurando gli interessi che da esse possono essere sostenuti, non ipotizzare, quanto meno nel tratto da Susa all'imbocco del traforo del Frejus, una costruzione chiamiamola autostrada, chiamiamola superstrada un adattamento dell'insediamento veicolare che consenta a quella realtà di cui ha parlato il Consigliere Gandolfi, che e ormai calcolata e valutata negli indici che costituiscono la ragione per cui la Società francese e quella italiana hanno deciso di procedere alla realizzazione del lavoro; da questo errore deriverebbe un danno gravissimo, che si ritorcerebbe su tutta l'economia piemontese, ma, mi si consenta di dire, in primo luogo su tutta l'economia valsusina.
La Valle di Susa è stata in questi ultimi tempi gravissimamente provata, e bisogna che la Regione Piemonte non trascuri di seguirne da vicino le vicende, per evitare un ulteriore aggravamento, un ulteriore deterioramento della situazione. Questa strada può avere un significato altissimo anche sotto il profilo turistico, non soltanto come momento di congiunzione del traforo del Frejus Che, ricordo - e la sottolineatura non è forse del tutto inopportuna - non è la congiunzione tra Francia e Italia ma molto di più. Se fosse soltanto la congiunzione tra Francia e Italia sarebbe già una cosa di per sé valida, ma assai più lo è quando lo si considera come momento di vita internazionale, con un respiro anche più ampio.
Stiamo attraversando momenti congiunturali che non consentono di fare grandi cose, ma il giorno in cui tornasse ad essere possibile l'espletamento di tutte le attività di commercio, di industria, di turismo di cultura con l'Europa orientale (che oggi non lo è soltanto per le presenti circostanze e le strette, che non consentono di impegnare denari in questa direzione), guai se noi non avessimo previsto questo.
Quello di oggi non può essere, quindi, un discorso rinunciatario: è un discorso che, visto come si presentano le cose alla data del 30 aprile aggiorniamo momentaneamente, auspicando che la situazione abbia assai presto a modificarsi, perché soltanto così potremo effettivamente risolvere i problemi che interessano l'avvenire del nostro Piemonte.
Mi permetterei di invitare gli signori Consiglieri a rileggersi, nei verbali della Camera dei Deputati del Parlamento piemontese, la relazione fatta dal Presidente del Consiglio Cavour: vedranno come nello spazio brevissimo, se la memoria non mi tradisce, di 37 giorni, il problema del traforo ferroviario del Frejus, che implicava problemi tecnici di una complessità eccezionale, è stato risolto. Se i nostri antichi piemontesi non avessero compiuto quell'opera, noi oggi come ci troveremmo, nel contatto, torno a ripetere, non con la Francia, ma con la civiltà europea? Ogni cosa, dunque, dev'essere collocata nel suo tempo e nel suo ambiente. Le circostanze attuali impongono delle remore, e noi siamo qui per dire che queste remore devono essere accettate, ma che non si pu chiudere gli occhi di fronte ad una realtà nella quale noi crediamo per la prosperità e per il benessere della nostra gente.
Un secondo argomento che è stato evidenziato è quello relativo a Borgaro. Si è detto praticamente: tutto il discorso è nato dalla vicenda di Borgaro. Occasionalmente la cosa risponde al vero: fu proprio in quella circostanza che il Consiglio regionale, di fronte all'ipotesi di un insediamento, nello spazio di 20-25 ore, di 40-45 mila unità in un centro alle porte di Torino che era originariamente di 6-7-8 mila abitanti, disse: pensiamoci un momento, vediamo di inserire la questione nel quadro più largo e generale. Ecco perché mi sembra sia stata corretta l'impostazione adottata dalla Sezione Urbanistica, dall'Assessore all'urbanistica, di non discutere questa sera il caso di Borgaro, ma di porre il caso di tutti gli insediamenti territoriali, in maniera che si abbia un respiro uniforme per tutte le impostazioni che dovranno essere assunte.
La Giunta, che avrà responsabilità, sia pure di ordinaria amministrazione, torno a ripetere, fino al momento in cui non sarà sostituita da un'altra Giunta, responsabilmente assume questo impegno che è stato indicato nel discorso fatto dall'Assessore Benzi e che risulta dal documento e dalle dichiarazioni finali che ho ritenuto di fare prima che si riuniscano i Gruppi per concordare la formula risolutiva dell'accettazione di questa impostazione risultante dalla delibera presentata dalla Giunta e dal documento illustrato dal Consigliere Rivalta.



PRESIDENTE

E' emersa dall'intervento del Consigliere Bianchi la necessità di una ristretta riunione per veder di concordare alcuni punti della delibera. Se non ho capito male, la riunione potrebbe avvenire senza che il Consiglio debba sospendere i lavori: si potrebbe quindi, nel frattempo, iniziare l'esame dei progetti di legge per lo sviluppo della rete distributiva commerciale in Piemonte.
Pregherei, quindi, gli Consiglieri regionali che hanno trattato il problema di riunirsi, uno per ogni Gruppo, con l'Assessore Benzi nella vicina saletta, mentre il Consiglio prosegue i lavori prendendo in esame il progetto di legge successivo; al termine si vedrà se le modifiche eventualmente apportate saranno tali da consentire una votazione unitaria della delibera, quanto meno su alcuni punti di essa.
Sospendiamo dunque momentaneamente il passaggio alla votazione di questa delibera e passiamo ad un altro punto dell'o.d.g.


Argomento: Commercio

Esame progetti di legge n. 141 e n. 192 per lo sviluppo della rete distributiva commerciale in Piemonte


PRESIDENTE

Il punto quattordicesimo dell'ordine del giorno reca: "Esame progetti di legge n. 141 e n. 192 per lo sviluppo della rete distributiva commerciale in Piemonte".
La parola al relatore, Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Questa volta, signor Presidente, leggerò quanto è stato scritto, perch obiettivamente è una relazione, questa, un po' scarna, molto inferiore, per dimensioni e significato, a quello che l'Assessore Conti, con il suo impegno e la sua mistica in queste cose, aveva preparato in accompagnamento al progetto di legge della Giunta.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Regione Piemonte, alla luce di quanto dispone la legge 11 giugno 1971 n. 426, si propone di intervenire concretamente a favore di un migliore assetto dell'apparato distributivo e conseguentemente a sostegno dell'effettivo potere d' acquisto dei ceti popolari. In ogni caso sarebbe illusorio il tentativo di ottenere risultati sostanziali in materia di ristrutturazione e razionalizzazione commerciale se non si considerasse altresì il problema degli approvvigionamenti e il rapporto del settore commerciale con la produzione sia agricola che industriale.
Infatti, occorre superare quelle forme di intermediazioni grossiste che sono evidentemente parassitarie e che possono incidere in modo ingiustificato ed irrazionale da un lato sulla lievitazione dei prezzi e dall'altro sulla compressione della produzione, specie se agricola.
Naturalmente, tutto ciò dovrà essere considerato nelle forme possibili e praticamente nell'ambito regionale, tenuto conto delle competenze regionali in materia di fiere e mercati e più generalmente di centri di commercializzazione Per raggiungere questo scopo l'attività regionale deve svolgersi su due livelli fondamentali: 1) la modificazione e il miglioramento delle strutture e infrastrutture 2) la razionalizzazione del commercio al dettaglio, considerato anche nelle sue fasi di approvvigionamento ed anche in rapporto con la produzione sia agricola che industriale.
Per ciò che attiene alla politica di trasformazione o costituzione di strutture ed infrastrutture, la Regione Piemonte deve promuovere una pianificazione commerciale.
Occorre perciò costituire strutture spaziali quali zone e comprensori economici al fine di coordinare l'azione dei consumatori ed integrare i piani di sviluppo ed adeguamento della rete di distribuzione; effettuare una politica di contenimento dei prezzi, intesa quale attività promozionale e conoscitiva di tutti quegli elementi di mercato che incidono sull'offerta; qualificare professionalmente il futuro operatore commerciale ed aggiornare la preparazione di chi già opera in questo settore.
Per quanto attiene l 'azione che la Regione in concreto intende svolgere in favore del commercio, la presente proposta di legge contiene disposizioni volte ad agevolare il credito destinato alla ristrutturazione promuovendo in particolare le forme di ristrutturazione aziendale, le forme associative e la creazione di strutture ed infrastrutture commerciali.
La determinazione ed indicazione dei programmi e delle iniziative ammesse a contributo tende, nella proposta di legge, a qualificare e precisare gli interventi degli Enti beneficiari in modo da renderli coerenti alla programmazione sotto il profilo politico, economico, sociale e culturale.
L'azione di programmazione, se vuol essere democratica, non può incominciare che con l' individuare i soggetti più direttamente interessati, stimolandoli con una adeguata azione promozionale ad operare di fatto, e non soltanto di diritto, come soggetti e validi interlocutori della stessa programmazione.
Soltanto in un secondo momento sarà possibile procedere ad una programmazione comprensoriale e regionale, capace di interpretare le esigenze provenienti dalla base e di tradurle, armonizzandole, verso obiettivi e finalità che trascendano interessi particolari e circoscritti sia pure legittimi..
Il primo scopo della presente proposta di legge è stato quello di individuare e mobilitare quelli che debbono diventare i soggetti di una programmazione commerciale, innovativa e moderna.
Tali soggetti sono gli Enti locali territoriali ed i loro consorzi, gli operatori commerciali in quanto associati, le cooperative di consumo, altri operatori commerciali in quanto volenterosi di ristrutturare e specializzare adeguatamente i loro esercizi e per giunta disposti a trasferirli in apposite zone indicate dai piani urbanistici e commerciali.
Sul piano organico la legge intende definire, stimolare e coinvolgere soprattutto coloro che sono chiamati a svolgere un ruolo preminente per il proseguimento dell'ammodernamento e ristrutturazione del settore distributivo su basi democratiche di efficienza produttiva e di diffusa valorizzazione professionale, tanto da tradurlo in un vero e proprio servizio di pubblica utilità, capace da un lato di orientare e stimolare la produzione e dall'altro di favorire consumi socialmente validi, sulla base del trinomio: qualità, quantità e prezzo.
Infine, la legge intende operare nella direzione della valorizzazione delle risorse umane e nel modo d'essere della Società e dei rapporti che la contrassegnano, incentivando fa professionalità e la imprenditorialità degli operatori commerciali in una prospettiva di pubblico servizio La legge tende anche a creare la premesse della proposizione di una vera e propria educazione del consumatore in un quadro di sviluppo umano sociale ed economico.
Segue la descrizione dell'articolato, della cui lettura faccio grazia al Consiglio.



FASSINO GIUSEPPE



PRESIDENTE

Apro il dibattito sulla relazione del Consigliere Cardinali. E' iscritto a parlare il Consigliere Ferraris Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, se non accadrà qualche altro spiacevole incidente - perché già ce ne sono stati parecchi -, questo nostro Consiglio, nelle sue ultime ore di vita e di attività legislativa, riuscirà finalmente a legiferare in materia di distribuzione e commercio.
Con l'approvazione di questa legge, frutto di un lungo e vivace dibattito, e dopo pause e sospensioni da parte dell'Assessore, della Giunta e di noi stessi, per le riflessioni, sia pure in extremis, e con enorme ritardo, anche la Regione Piemonte potrà dire di essersi allineata al fianco di quasi tutte le altre Regioni, che, con un anticipo di un paio d'anni, si sono poste seriamente il problema di affrontare, attraverso interventi legislativi, finanziari ed operativi, certo più massicci del nostro, i problemi di ammodernamento della rete distributiva, i problemi del suo equilibrio nel duplice interesse dei consumatori e degli addetti a questo importante settore



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Alcune di queste Regioni erano anche molto più arretrate.



FERRARIS Bruno

Non si può davvero dire che in questo campo Regioni come l'Emilia e la Toscana siano arretrate.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Io ho detto "alcune", non ho citato quelle



FERRARIS Bruno

Il tempo stringe e non ci consente pertanto di procedere, come pure sarebbe utile ed opportuno, a fare la cronaca delle varie fasi del dibattito ed a ricordare qui i ripetuti impegni assunti nel tempo da questo Consiglio e che costituirono e formarono il retroterra, la base di partenza del provvedimento di legge attualmente sottoposto al nostro esame dalle brevissime note di relazione presentate dal Consigliere Cardinali.
Se dovessimo fare la cronaca, dovremmo riandare ai dibattiti ed agli impegni del dicembre '71 e poi del settembre '72, e ancora del settembre '73. Ma fu solo nel febbraio '74 che, constatata la negligenza delle varie Giunte che nel frattempo si erano susseguite, il nostro Gruppo assunse l'iniziativa di presentare una prima proposta di legge, esattamente la proposta n. 141. Solo con il 1° agosto 1974 la Giunta, e per essa l'Assessore al commercio, collega Conti, presentò un proprio disegno di legge, quello che reca l n. 192.
Il primo confronto si risolse in un vero e proprio scontro, sia in sede di Commissione sia con una parte degli stessi consultati in sede di consultazione. Ma quel confronto e quello scontro furono salutari per tutti: per l'Assessore, per la Giunta, per i consultati e per noi stessi che nel frattempo avevamo maturato anche nuove posizioni, distaccandoci in parte dalla nostra stessa proposta iniziale. Per quanto ci riguarda, fermi gli obiettivi, le finalità ed i programmi indicati negli articoli 1 e 2 della nostra proposta di legge, avevamo maturato l' esigenza di perseguirli e realizzarli in modi e forme diversi, più adeguati alla complessità del settore che si vuole riformare, o avviare ad una riforma, che si vuole appunto tentare di razionalizzare nell'interesse, abbiamo già detto, degli operatori e dei consumatori.
Al confronto e allo scontro con l'Assessore, che pure portava avanti esigenze in parte simili alle nostre in parte con esse contrastanti, fece seguito, come ho detto, una lunga pausa di ripensamento, nel corso della quale da entrambe le parti si cercò di capire e di raccogliere ognuno le idee e le posizioni altrui, migliorando in tal modo le proprie idee in materia Da questa riflessione e da questo confronto maturarono gli orientamenti e le posizioni che consentirono poi alla VII Commissione e all' Assessore di concordare sul testo ora sottoposto al nostro esame.
Per quanto ci riguarda - voglio proprio sintetizzarlo -, noi, che inizialmente avevamo previsto che l'intervento della Regione dovesse articolarsi in un provvedimento finanziario pluriennale per favorire e incentivare: a) la costruzione, la trasformazione, l'ampliamento dei locali adibiti o da adibire a magazzini di deposita merci o centri commerciali e ad altre strutture per la vendita al dettaglio, inclusa l'acquisizione a qualsiasi titolo dell'area b) l'acquisto, il rinnovo, l'ampliamento delle strutture fisse o mobili relative ai magazzini per deposito merci per centri commerciali ed altre strutture di vendita c) la realizzazione di opere ed impianti pubblici infrastrutturali al servizio di insediamenti commerciali, !a costruzione di centri di vendita controllata (raccogliendo una grossa rivendicazione del movimento operaio in Italia e di Torino, delle centrali sindacali, che avevano appunto costituito l'argomento di quegli ordini del giorno di cui ho trattato) e altre iniziative noi che avevamo portato avanti queste proposte nel nostro progetto di legge - il tutto naturalmente ancorato, raccordato ai piani di adeguamento e sviluppo della rete commerciale di cui alla legge 426 -, successivamente abbiamo maturato la convinzione che fosse necessario modificare non solo l'ordine di priorità ma anche la scelta di fondo, concentrando il massimo dell'impegno finanziario, politico ed operativo della Regione 1) a favore di iniziative dirette, proprie della Regione o degli Enti locali associati, per la costruzione di centri commerciali "per la valorizzazione e tipicizzazione dei prodotti alimentari di provenienza agricola" 2) per favorire i Comuni nella acquisizione di aree e nella realizzazione di infrastrutture e di opere relative ad impianti pubblici per la commercializzazione 3) per favorire ed incentivare l'acquisto di aree e per la realizzazione di infrastrutture per l'insediamento di centri per gli acquisti collettivi fra dettaglianti, e per strutture di vendita al dettaglio.
Tutto ciò senza escludere dalle provvidenze della Regione sia i singoli dettaglianti sia soprattutto le iniziative associate dei medesimi e della cooperazione di consumo, ma operando per soddisfare queste esigenze in un nuovo e diverso contesto Cioé, non solo nel quadro delle indicazioni previste dai piani commerciali di cui alla legge 426 ma soprattutto nel quadro di un piano preciso, elaborato, promosso e possibilmente realizzato direttamente dalla Regione.
Su queste nostre posizioni, che ho riassunto molto schematicamente dandone una visione senz'altro riduttiva e parziale, si è dunque aperto il dibattito, quel confronto che portò alla lunga pausa di ripensamento e di riflessione alla quale ho già accennato in precedenza. Quella pausa di riflessione di ripensamento, se è stata troppo lunga, non è pero stata sterile. Al contrario! E' stata assai utile e proficua.
Il testo del disegno di legge concordato in Commissione sulla base delle nuove proposte, o meglio, di nuove formulazioni presentate dall' Assessore, se non raccoglie ancora interamente tutte le nostre proposte, ne raccoglie per la verità gran parte_ Ci spiace certamente, ad esempio, che sia stato modificato il penultimo comma dell'art. 3, che prevedeva in una prima versione non solo la promozione dei programmi relativi alla realizzazione degli impianti e delle strutture per la commercializzazione ma l'intervento diretto, in prima persona, della Regione, e ciò anche al fine di evitare l'accumularsi di sempre possibili ulteriori residui passivi. Così come abbiamo avversato e continuiamo ad avversare, l' inclusione delle Camere di Commercio fra gli enti locali territoriali che con questa legge la Regione chiamerà a costituire gli appositi Consorzi per la realizzazione delle strutture di cui ho detto più sopra.
Ma, nel complesso, e sia pure nell'inadeguatezza dei mezzi finanziari stanziati con questa legge, possiamo considerare largamente accolte e soddisfatte le scelte di fondo da noi proposte e perseguite, lnoltre valutiamo in modo positivo, anzi estremamente positivo, il rinvio dei programmi operativi o di intervento per le grandi strutture a successive deliberazioni del Consiglio regionale. E' forse, questa, una delle poche leggi approvate nel corso di questa nostra prima legislatura nella quale si sancisce in modo cosi netto e preciso la prerogativa del Consiglio regionale di deliberare anche sui programmi operativi o di investimento predisposti dalla Giunta; il principio non era invece stato accolto a proposito di numerose leggi che pure prevedono investimenti assai più cospicui di quelli contemplati da questa legge.
Infine, anche se questa legge, nella sua articolazione, potrà apparire ed essere considerata farraginosa (e forse lo è), scritta in modo un po' ridondante (non si è avuto il tempo di rivederla e di ripulirla, e forse nella VII Commissione non abbiamo la fortuna di poter contare su di un Accademico della Crusca, e uomo di legge, quale è l'avv. Bianchi, che là dove reca il suo apporto assolve ottimamente il compito di cesello, anche sotto l'aspetto formale e letterale), è certo che si tratta di un testo abbastanza bene definito nei contenuti e nelle finalità. E per quella parte che può non apparire tale, cioé non del tutto ben definita nei contenuti va dato atto che è quella parte che si riferisce a quelle iniziative che saranno oggetto dei programmi che la Giunta dovrà sottoporre alla delibera del Consiglio regionale e sulla quale, quindi, il Consiglio potrà ritornare in sede deliberante ed acquisire tutti i dati di valutazione utili a compensare ampiamente la possibile oscurità del testo. Tutte le altre iniziative della legge sono ben definite, corredate da tutte le necessarie normative regolamentari con rispettive priorità, senza richiami ai piani della 426 per quanto riguarda l'urbanistica commerciale, della 165 per quanto riguarda la legge degli espropri, la legge sulla casa. Insomma, è una legge, io ritengo, per la cui applicazione non saranno necessarie molte appendici normative, ma sarà sufficiente una letterina di semplici istruzioni.
Il giudizio complessivamente positivo per quanto attiene a questa proposta di legge non assolve, però, la Giunta per le carenze da essa e da questa maggioranza accumulate in altri settori del commercio, e soprattutto nei confronti di quelle istanze, di quelle esigenze di cui ci siamo fatti portatori nel corso di questi cinque anni e di cui si sono fatte portatrici le organizzazioni di categoria e le organizzazioni dei lavoratori in ordine ai grandi problemi di riforma e di ristrutturazione della distribuzione con particolare riferimento: 1) all'impegno di operare per stimolare e coordinare I 'elaborazione dei piani commerciali comunali, che, per quanto sia stata fatta, mi pare lasci ancora assai a desiderare, nonostante le ripetute sollecitazioni alla Giunta da parte del Consiglio 2) inoltre, nulla è stato non dico realizzato ma neppure avviato nella direzione della riorganizzazione e ristrutturazione dei mercati generali all'ingrosso, materia che pure ricade interamente sotto la potestà normativa e legislativa delle Regioni, e sotto questo profilo, pertanto non si potrà certo dire che la nostra Regione abbia saputo allinearsi alle altre Regioni, almeno a quelle che hanno affrontato anche questa complessa e difficile nuova normativa.
Infine, non si è mai voluta compiere in modo netto e chiaro quella che noi consideriamo una scelta di fondo, e cioè una drastica chiusura nei confronti della ulteriore penetrazione della grande distribuzione monopolistica, e quindi del capitale finanziario, nel settore della distribuzione regionale. Certo, mi si potrà dire che questa chiusura è stata invece fatta, prevista, nel contesto di questa legge. Ma ciò non significa gran che, in quanto la grande distribuzione (Fiat, Standa Rinascente, Carrefour) non ricercano certo le nostre modeste sovvenzioni per loro indubbiamente irrisorie, per avviare a costruire, realizzare le varie iniziative che ripetutamente esse tentano di inserire in Piemonte all'incrocio della tangenziale, e in varie altre parti del territorio regionale. Si dovrà far ricorso invece fondamentalmente a quell'istituto dell'autorizzazione, previsto all' art. 27 della legge, che, per una particolare concezione imposta in un determinato momento della vita del nostro Consiglio, spetta all'Esecutivo, anzi (ricordo la discussione fatta quando lei, avv. Oberto, era ancora Presidente del Consiglio) al Presidente della Giunta.
Noi, non essendo riusciti ad ottenere che, come avvenuto in altre Regioni, questo istituto venisse gestito con la partecipazione del Consiglio, ora allo scadere del nostro mandato, mentre si apre quindi la vacanza dell'organo consiliare, ci permettiamo di raccomandare all'Esecutivo, all'Assessore competente ma soprattutto al Presidente, al quale compete in ultima istanza la firma, almeno su questo punto, di gestire questo istituto della autorizzazione in modo tale da non far trovare gli Consiglieri che verranno a sedersi in quest'aula, o in quella che sarà l'aula consiliare della Regione Piemonte, con insediamenti iniziati o autorizzazioni concesse alla grande distribuzione, perché in questo modo verrebbe definitivamente compromesso quel poco che stiamo avviando con la legge che siamo sul punto di approvare, e in merito alla quale ho già espresso il nostro giudizio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, premetto subito che, al di sopra di ogni e qualsiasi considerazione formale, la normativa oggetto della- nostra attenzione e del nostro esame non può che essere positivamente valutata e considerata. Soprattutto se poniamo occhio ai suoi punti caratterizzanti, cioè quello di voler tendere alla ristrutturazione dell'attività commerciale, quello dell'approvvigionamento collettivo da parte degli esercenti le attività commerciali, quello della riorganizzazione del sistema distributivo, punto nodale, focale dell' attuale assetto commerciale del nostro Paese, e quello della garanzia sussidiaria da parte della Regione.
Ciò premesso, e per attenermi a quella brevità cui, seppure in ritardo penso con i miei ultimi interventi di aver dato prova di incominciare ad abituarmi...



PRESIDENTE

Devo effettivamente dargliene atto.



MENOZZI Stanislao

Visto che all'art. 2 lettera c) si fa generico riferimento, parlando della realizzazione di opere di impianti pubblici infrastrutturali, al servizio di insediamenti commerciali ed altro, agli enti locali, mi auguro che per "enti locali" si intenda enti territoriali in genere, quindi assieme ai Comuni, eventualmente Province ed altri enti locali.
L'art. 3 fa sorgere alcuni dubbi, che potranno essere dissipati per se la Regione, il suo Esecutivo porrà particolare attenzione nel momento in cui verranno inoltrate certe richieste, tendenti all'acquisto di aree, di immobili, di impianti, alle realizzazioni di strutture, infrastrutture centri intercomunali per la commercializzazione, valorizzazione e tipizzazione dei prodotti di cooperative agricole, perché non si abbiano a favorire certi dualismi, a creare doppioni, e con i doppioni anche contrapposizioni, perché non sempre con la moltiplicazione delle iniziative si possono raggiungere gli scopi desiderati. Per cui, anticipo fin d'ora sono certo che anche la Giunta che succederà all'attuale vorrà, quando si tratterà, come ripeto, di concedere, di accogliere certe istanze interpellare gli enti preposti, indicati nella legge, perché si abbiano ad evitare i rischi che ho evidenziato.
Non ho notato nella normativa in esame la specificazione di alcuni particolari per l'adozione dei piani di sviluppo che sono previsti dagli articoli 11 e 12 della 426 del '72, anche se ho preso atto con compiacimento che nel bilancio esaminato alcuni mesi or sono, nel bilancio previsionale, somme all'uopo sono state stanziate. Penso non sarebbe stato male richiamare quei punti anche nel contesto di questa legge. Se non altro, per dare maggiore certezza, per consentire anche in prospettiva che si operi con maggior tranquillità da parte soprattutto dei piccoli Comuni i quali, come ben sa e ben conosce l'Assessore, stanno incontrando notevoli difficoltà nel redigere detti piani di sviluppo.
Un ultimo rilievo riguarda una volta ancora il più volte invocato intervento, tendente, attraverso la concessione di specifiche indennità, a favorire quegli operatori commerciali che venissero nella determinazione di chiudere i loro negozi e conseguentemente rinunciare alle rispettive licenze, visto che tra i motivi che rendono irrazionale l'attuale sistema distributivo, con ripercussioni negative sulle spalle dei consumatori, vi è soprattutto la pletora dei "punti di vendita" nel nostro Paese, tale che penso non vi sia cervello elettronico in grado di elencarli tutti. Se fosse stata, nella normativa, contemplata la possibilità di ottenere una tale indennità, si sarebbero incoraggiati gli indecisi sul da farsi a cessare prima del previsto l'attività commerciale. Non so se la mia richiesta avrebbe potuto trovare inserimento, date le implicazioni che ha la 426 nei confronti del potere centrale; in caso affermativo, sarebbe stato cosa veramente augurabile che in questa normativa avesse trovato il suo collocamento.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, mi limito ad una dichiarazione telegrafica, alla quale, come contributo allo sveltimento dei nostri lavori, darò già il significato di dichiarazione di voto.
A chi non abbia avuto la ventura di seguirne la preparazione in sede di Commissione, questa legge non si presenta certo di agevole lettura, il che non sarebbe grave; ma forse non si presenta neppure come una legge di agevole applicazione, data la complessità delle procedure previste.
Il Gruppo liberale si trova da un lato a condividere la necessità di una razionalizzazione del sistema distributivo, come è stata auspicata poco fa dal Consigliere Menozzi, e a condividere soprattutto il principio che questa razionalizzazione avvenga attraverso forme di incentivazione dell'associazionismo economico. D'altra parte, il nostro Gruppo deve qui dichiarare la sua scarsa fiducia verso forme preferenziali che si concedono ad organismi controllati da interessi partitici, la cui natura cooperativa è talvolta poco più che formale. Non siamo neppure del tutto persuasi che questa legge realizzi di fatto una sintesi fra intervento pubblico ed iniziativa privata, come pure è annunciato nella relazione illustrativa.
Per queste ragioni il Gruppo liberale si asterrà nella votazione sugli articoli e sul testo complessivo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Conti. Ne ha facoltà.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

La distribuzione: aspetti ed orientamenti.
E' risaputo che sulla distribuzione, posta al termine del ciclo produttivo, vengono "traslate" le spese di commercializzazione, consistenti soprattutto nell'indagine dei mercati e del potenziale di scelta del consumatore, nell'uso del messaggio pubblicitario, nel trasporto delle merci ai centri distributori, nella confezione, nel magazzinaggio, ecc. La produzione stessa tende inoltre il più possibile a scaricare "a valle" cioé sul commercio, gli oneri che deve sostenere per affrontare il mercato.
Oltre a subire tali aggravi, il commercio al dettaglio, lungi dal funzionare come una qualsiasi attività economica regolata dalle leggi della razionalità, è sottoposto; durante le fasi depressive dell'occupazione industriale, ad una minore capacità produttiva delle proprie strutture a fronte dell'aumentato numero dei centri di vendita Inoltre la razionalità e l'efficienza del settore commerciale al dettaglio, risulta compromessa dal fatto che esso ha funzionato come assorbimento della popolazione espulsa dall'agricoltura e come forma di integrazione al salario principale.
Va da sé che il commercio considerato come la zona di rifugio dell'eccedenza di manodopera non può assolvere i compiti di moderna e dinamica distribuzione, quando per la scarsità di produttività cagionata dall'altissimo numero di punti di distribuzione, il reddito prodotto scende a livelli notevolmente inferiori rispetto a quelli del settore industriale.
Per questi motivi l'apparato commerciale italiano, eccessivamente polverizzato e privo di una organizzazione di impresa, tende a trasferire sui prezzi finali dei beni al consumo tutti i costi che le aziende sono costrette a sostenere al fine di continuare a sopravvivere in una situazione di permanente marginalità. Ciò si accompagna ad una riduzione delle possibilità di ristrutturazione e di ammodernamento delle imprese sempre più impossibilitate nelle loro disponibilità finanziarie.
Di converso una corretta ristrutturazione del sistema commerciale, che rifiuti giustamente la politica favorevole alla polverizzazione dell'apparato distributivo ed all'inflazione delle autorizzazioni di commercio, non deve assecondare i propositi delle forme monopolistiche che con il pretesto dell'efficientismo, tendono a sopprimere nei fatti la liberta di concorrenza, garantita dall'art. 41 della Costituzione, La Regione Piemonte, alla luce di quanto dispone le legge 11 giugno 1971 n.
426, si propone di intervenire concretamente a favore di un migliore assetto dell'apparato distributivo e conseguentemente a sostegno dell'effettivo potere d' acquisto dei ceti popolari. In ogni caso sarebbe illusorio il tentativo di ottenere risultati sostanziali in materia di ristrutturazione e razionalizzazione commerciale se non si considerasse altresì il problema degli approvvigionamenti e il rapporto del settore commerciale con la produzione sia agricola che industriale.
Per raggiungere questo scopo l'attività regionale deve svolgersi su due livelli fondamentali: 1) la modificazione e il miglioramento delle strutture e infrastrutture 2) la razionalizzazione del commercio al dettaglio, considerato anche nelle sue fasi di approvvigionamento ed anche in rapporto con la produzione sia agricola che industriale.
Il primo scopo della presente proposta di legge è stato quello di individuare e mobilitare quelli che debbono diventare i soggetti dr una programmazione commerciale, innovativa e moderna.
Tali soggetti sono gli Enti locali territorrali ed i loro consorzi, gli operatori commerciali in quanto associati, le cooperative di consumo, altri operatori commerciali in quanto volenterosi di ristrutturare e specializzare adeguatamente i loro esercizi e per giunta disposti a trasferirli in apposite zone indicate dai piani urbanistici e commerciali.
Sul piano organico la legge intende definire, stimolare e coinvolgere soprattutto coloro che sono chiamati a svolgere un ruolo preminente per il perseguimento dell'ammodernamento e ristrutturazione del settore distributivo su basi democratiche di efficienza produttiva e di diffusa valorizzazione professionale, tanto da tradurlo in un vero e proprio servizio di pubblica utilità, capace da un lato di orientare e stimolare la produzione e dall'altro di favorire consumi socialmente validi, sulla base del trinomio: qualità, quantità e prezzo.
Infine la legge intende operare nella direzione della valorizzazione delle risorse umane e nel modo d'essere della Società e dei rapporti che la contrassegnano, incentivando la professionalità e la imprenditorialità degli operatori commerciali in una prospettiva di pubblico servizio.
Credito agevolato per il settore commerciale.
Come è noto, insieme alle altre Regioni, il nostro Consiglio regionale si è pronunciato per la presentazione di una proposta di legge al Parlamento "per il credito agevolato al settore commerciale". A proposito si ricorda che è scaduta al 30 giugno la legge 1016 ed è attualmente stata presentata una proposta contrassegnata col n. 1578, che, con rilevante spesa, tende ad incentivare le ristrutturazioni aziendali al dettaglio l'associazionismo commerciale ed un'organica razionalizzazione delle strutture di vendita. La proposta prevede anche l'istituzione di un fondo centrale di garanzia, da istituirsi presso il medio credito, per le operazioni di finanziamento a favore delle imprese commerciali singole ed associate che non sono in grado di offrire garanzie reali ritenute sufficienti dagli Istituti Finanziari. Riteniamo che tale legge diventerà quanto prima operante e fornirà ulteriori strumenti finanziari alla Regione. La presente proposta non intende sostituirsi a questo provvedimento, ma, tenendone conto, intende svolgere una propria autentica funzione di intervento regionale.
Tra le azioni in favore del settore commerciale si possono ricordare le iniziative di alcune Camere di Commercio che si sono assunte l' onere di corrispondere una quota degli interessi relativi ai mutui concessi per il rinnovo di attrezzature commerciali.
La Regione Piemonte nell'applicazione della presente legge intende tener conto di tali forme di intervento creditizio coordinandole con gli indirizzi e gli scopi che la Regione persegue.
Indirizzo politico La legge cerca di individuare per il settore distributivo un punto di incontro tra l'esigenza di pubblico servizio e la liberta d'iniziativa riconducendole ad una sintesi, in cui vivano integrandosi il pubblico intervento e una molteplicità di forme e di strutture. In questa linea, la proposta di legge eroga contributi a favore degli Enti locali e dei loro consorzi per la realizzazione ed il potenziamento delle infrastrutture pubbliche e per la costruzione di strutture, atte ad adottare moderne tecniche di commercializzazione ed una maggiore integrazione tra il momento della produzione e quello della commercializzazione. Nel contempo viene riconosciuta e stimolata la funzione primaria che il libero apporto delle categorie commerciali può e deve svolgere per una evoluzione qualitativa del servizio.
Gli operatori commerciali, le forme associative, le cooperative di consumo, sono dunque in collaborazione con Regione e Comune, i soggetti cui spetta attivare una programmata realizzazione rispondente alla concreta esigenza economica del momento.
Nella prospettiva di un organico quadro programmatico si ritiene essenziale individuare i soggetti ed interlocutori che, all'interno del sistema, debbono diventare i principali protagonisti di un nuovo modulo di sviluppo della distribuzione. Da qui un'attività promozionale, una incentivazione: per gli Enti locali affinché siano aiutati nel prendere coscienza della funzione di servizio pubblico del commercio; per le forme cooperative, affinché si inseriscano nella logica di una strutturale funzione di contenimento dei costi e dei prezzi; per i singoli operatori commerciali affinché attraverso forme di associazionismo e di concentrazione avviino gli necessari processi di riconversione e di ristrutturazione delle imprese commerciali; per i singoli operatori affinché ristrutturino e specializzino i loro esercizi e preferibilmente si dispongano a trasferirli nelle zone definite dai piani urbanistici e commerciali.
Questo indirizzo di individuazione dei soggetti destinati a svolgere una funzione di partecipazione alla programmazione regionale vuole essere una nota caratterizzante della Legge Regionale come primo passo della programmazione del settore distributivo, considerato come cardine di ogni attività economica, sia a tutela della produzione che a garanzia del consumatore.
Indirizzo sociale La "ratio legis" dell'attuale provvedimento regionale tende a tener conto delle reciproche interferenze e interrelazioni tra momento sociale e fatto distributivo, che impongono certe scelte dirette ad incentivare forme di associazionismo e di concentrazione nelle quali si riesca a contemperare la tutela del diritto al lavoro, la libertà d'impresa che la Costituzione garantisce a tutti i cittadini, con l'esigenza di incentivare l'efficienza economica del settore.
Si vuole tendere a costruire un tipo di distribuzione, finalizzato alla difesa del potere d' acquisto dei salari ed alla maggiore produttività e crescita qualitativa del servizio, senza una indiscriminata corsa alla grande o grandissima dimensione in quanto essa non sempre risponde alle esigenze di una società pluralistica che rifiuta il momento alienante delle scelte e del condizionamento dei consumatori.
Con la presente legge si intende parimenti favorire la integrazione delle attività commerciali con le attività paracommerciali (bar ristoranti, ristori, ecc.) extra commerciali (servizi sociali, attività culturali e ricreative ecc.). Ciò allo scopo di ricreare una struttura ed una dimensione di rapporti sociali ed intersoggettivi più umana, evitando che la funzione delle strutture distributive rappresenti un'alternativa del tempo libero. In questo senso si esprime una volontà legislativa contraria alle varie forme di shopping - centers. Altro obiettivo della legge è quello di valutare quei costi aggiuntivi per i consumatori (prezzi ombra) che intervengono nella acquisizione di determinati prodotti (largo e generale consumo).
Infine si è data preferenza alle forme associative e cooperative come elemento di superamento dello spirito individualistico e corporativo tipico di una certa mentalità imprenditoriale.
Indirizzo economico L 'aumento della popolazione, l'aumento del reddito (ed in particolare del reddito discrezionale) hanno fatto aumentare i consumi commercializzati e rendono inevitabile una ristrutturazione innovativa dell'intero settore distributivo. Tale ristrutturazione deve essere attuata come mezzo e come realizzazione degli obbiettivi di maggiore efficienza e produttività dell'intero sistema.
In questo senso la presente proposta di legge vuole operare non tanto per la riduzione del numero degli addetti, quanto invece a favore della loro qualificazione professionale e giustificazione economica operando sia nella direzione dell'associazionismo che nella direzione tecnico-funzionale e merceologica.
Con i contributi ai Comuni si vuole inoltre aiutare il contenimento delle rendite di posizione (ubicazione e localizzazione) e la diminuzione della incidenza dei costi di locazione.
L'aumento del reddito degli operatori commerciali deve esprimersi non attraverso i costi unitari, ma attraverso la maggiore produttività del settore.
Riferimento molto importante e quello attinente alla commercializzazione dei prodotti agricoli.
E' noto che l'agricoltura è attualmente caratterizzata da una elevata frammentazione aziendale, di qui la necessità di strumenti che orientino le scelte del produttore garantendogli la collocazione della merce sul mercato unitamente ad una adeguata remunerazione.
Rivestono perciò notevole importanza gli interventi che la legge prevede a favore di tutte le forme di associazionismo fra agricoltori o fra agricoltori e commercianti, le uniche che consentono la trasformazione e la vendita de i prodotti agricoli al di fuori di onerose intermediazioni.
Il provvedimento regionale tende inoltre a sviluppare e modernizzare le strutture (macelli, magazzini, mercati) che assolvono alla funzione di collegamento diretto fra produzione e vendita.
Indirizzo culturale La legge intende favorire il superamento della crisi di identità che colpisce anche gli operatori del settore distributivo, crisi che va valutata in ordine al modo di essere e alla funzione da svolgere rispetto allo sviluppo della società considerata nel suo insieme e nei settori di attività più importanti.
Il complesso dei provvedimenti manifesta come il settore distributivo venga considerato e riproposto nella sua rilevanza di pubblica utilità fino a raffigurarlo come un servizio avente una spiccata funzione socializzante e qualificante, basata non sull'appiattimento dei ruoli e dei rapporti bensì sull'esaltazione delle capacità di iniziativa e di realizzazione degli operatori del settore, in una prospettiva di sviluppo economico e sociale, onde vengano superate le attuali deficienze che tenderebbero a fare del commercio un settore sottosviluppato e separato dalla dinamica evolutiva degli altri settori economici e culturali.
Al perseguimento di dette finalità concorre l'insieme delle provvidenze stabilite dalla legge, nelle quali sono anche comprese borse di studio per la formazione di dirigenti e di quadri e contributi per iniziative rivolte a migliorare il livello professionale degli addetti alle attività commerciali.
Indirizzo territoriale La presente legge dà per scontata l'esigenza (ben testimoniata dagli orientamenti più recenti) che la pianificazione commerciale si integri con quella urbanistica e territoriale. Tale esigenza è particolarmente avvertibile nella nostra Regione, dove le disfunzioni del sistema distributivo sono - come risulta dagli studi più seri ed aggiornati fortemente interconnessi con gli squilibri e le distorsioni dell'assetto territoriale.
L'eccessiva dominanza del centro metropolitano anche nel campo dei consumi più correnti, il progressivo svuotamento dei centri periferici e marginali, le tensioni speculative che si registrano nelle aree a più forte concentrazione della domanda, sono alcuni degli aspetti in cui si incrociano i problemi del commercio con quelli dell'assetto territoriale.
La politica commerciale che la presente legge intende avviare non mira pertanto ad una generica razionalizzazione delle strutture distributive, ma intende subordinare gli obiettivi settoriali a quelli di un più equilibrato sviluppo del territorio, considerando strumentale a tal fine la razionalizzazione e lo sviluppo del settore.
Tale proposito non può essere perseguito attraverso un semplice e generico subordina- mento della politica commerciale alla pianificazione urbanistica e territoriale, anche per le note carenze che si devono a tal riguardo registrare.
L'integrazione della pianificazione commerciale con quella urbanistica e territoriale propone certamente una più complessa articolazione di interdipendenze, specialmente in ordine alla necessità di interventi a tempi brevi.
In vista di ciò, la presente legge favorisce le iniziative e i programmi di intervento che assicurino: a - la coerenza con le linee programmatiche dello sviluppo del territorio regionale b - la coerenza con le previsioni dei piani urbanistici, a tutti gli livelli, ovunque esistenti c - il rispetto di "standards" urbanistici tali da garantire un minimo inderogabile di "agibilità" urbanistica degli insediamenti commerciali.
Particolare rilievo assume, poi, in relazione a tali scopi e nella prospettiva di un ruolo primario degli Enti locali, l'utilizzazione - che la presente legge intende favorire - più larga e più avanzata possibile della possibilità di intervento pubblico aperta dalla legge 865 (legge "sulla casa").
Certamente molti degli effetti che la nuova politica del commercio intende perseguire (quali una articolazione più allargata dei centri di servizio, il decentramento dei centri commerciali all'ingrosso, un assetto più equilibrato della rete distributiva, a livello sia urbano che territoriale...) dipendono anche da scelte e decisioni che competono ad altri settori di attività, primo tra tutti quello dei trasporti pubblici.
In questo senso la Regione non può che proporsi di intervenire parallelamente su tali settori collaterali; ad esempio potranno all'uopo studiarsi apposite convenzioni con le ditte di autotrasporti e le ferrovie onde avvantaggiare la commercializzazione delle merci in sedi più periferiche.
Mi si consenta infine di fare alcune precisazioni in risposta agli interventi che sono stati svolti.
Non ho nulla da osservare in merito all'intervento del relatore, in quanto nella sostanza egli ha dichiarato di approvare la legge senza peraltro fare rilievi di particolare entità.
Al Consigliere Ferraris vorrei rispondere in merito alle sue obiezioni.
Intanto, la Regione, nel testo definitivo, non partecipa più all'impianto dei Consorzi, poiché questa sua posizione era risultata difficilmente conciliabile con 1: ' effettiva autonomia dei Comuni e degli enti locali territoriali: si è preferito assegnare alla Giunta, rispetto ai Consorzi, il ruolo di promotrice, come incarico demaniale assunto dalla Regione. Si pensa così di creare ugualmente quelle condizioni di operatività che sono certamente fra gli scopi che con la legge ci si è prefisso di raggiungere.
Ci è sembrato cosa logica, per il rispetto del dettato statutario rinviare i programmi di intervento al Consiglio, perché si tratta dei programmi relativi al sistema dei centri di commercializzazione, che hanno una funzione di programmazione.
La partecipazione delle Camere di Commercio si è ritenuto fosse conveniente sotto il profilo della partecipazione finanziaria, ma anche di apporto di competenza tecnica, della quale evidentemente questi consorzi abbisogneranno.
Non è stato trattato il problema del mercato all'ingrosso perché si intende, attraverso il sistema dei centri di commercializzazione, dar luogo ad un sistema concorrenziale valido, che consenta di operare poi sui mercati all'ingrosso. Per quello che concerne gli piani comunali devo dire, sempre in riferimento alle osservazioni del Consigliere Ferraris, che la Giunta ha formato una commissione di esperti, che si è adoperata affinché i Comuni adempissero la legge 426, tentando di favorire anche il coordinamento di questi piani su una base gravitazionale zonale utilizzando i lavori svolti dalla Si- teco su precedente delibera della Giunta regionale, I risultati sono stati soddisfacenti, anche se non completi in quanto un certo numero di Comuni non hanno ancora avviato ci che concerne la stesura di questi piani di adeguamento.
Circa la cosiddetta drastica chiusura rispetto alla penetrazione della grande distribuzione monopolistica, la Giunta non può non tener conto della legge nazionale, che di per sé non è contraria ad alcuna forma di intervento nel settore distributivo. Con la legge in esame, naturalmente si vengono potenziando l'azione dei Comuni, l'azione degli operatori commerciali, l'azione dei produttori, l'azione dei consumatori, in modo da costituire valide iniziative concorrenziali tali che si dia luogo ad un equilibrio armonico del settore distributivo finalizzato alla tutela del consumatore.
In merito al mancato adempimento della Giunta di impegnare il Consiglio per quanto riguarda gli articoli 26 e 27, devo far presente (e mi rivolgo ancora al Consigliere Ferraris) che proprio nella sua prima riunione il Comitato regionale per i problemi della commercializzazione e del consumo ha esaminato un documento di lavoro in cui ci si propone di indicare le linee fondamentali che verranno poi sottoposte all'approvazione del Consiglio, così come recita l'art. 32 del Regolamento applicativo della 426, proprio per avere dei punti fondamentali che servano di riferimento per la gestione degli articoli 25 e 26 della legge 426.
Al Consigliere Menozzi rispondo che là dove si parla di "enti territoriali" è chiaro che non si può non individuare anche la partecipazione delle Province. Per quel che riguarda le dubbiosità sollevate dal Consigliere Menozzi circa l'art. 3, certo, si tratta del modo in cui verrà fatta funzionare la legge; ma la legge di per se non dovrebbe dar luogo ad interventi che costituiscano doppioni o dualismi rispetto ad altre iniziative. Prima di tutto, perché già in un articolo della legge è previsto che per quanto attiene ai centri di commercializzazione ci sarà la consultazione, per esempio, dell'Ente per lo sviluppo agricolo, del Comitato regionale per i problemi della commercializzazione e del consumo oltre che dell'Ires. Ma e evidente che gli stessi Comuni dovranno rispettare le regole della partecipazione democratica, per cui le loro deliberazioni in ordine ai piani attuativi dovranno essere frutto di una adeguata consultazione, che quindi permetterà di tener conto di esigenze di proposte delle categorie direttamente initeressate (in questo caso le categorie dei produttori agricoli associati) per ciò che attiene la gestione di questi centri di commercializzazione.
Per o piani di sviluppo e di adeguamento, debbo rispondere, come ho già fatto per il Consigliere Ferraris, che la Giunta ha compiuto uno sforzo proprio attraverso la Commissione di esperti di chi ho detto, che, con un lavoro durato otto mesi, oltre a dare una consulenza in sede, si è recata due giorni la settimana nelle zone capoluogo delle aree gravitazionali per initerloquire con i Comuni, per aiutarli, predisponendo dei supporti tecnici, alla stesura dei piani territoriali di sviluppo, ed anche per sollecitare la partecipazione tecnica e finanziaria delle Camere di Commercio, fra l'altro prevista dalla legge. Attendiamo le disposizioni nuove in materia di 426, visto che il 30 giugno è prossimo e pare che la scadenza sarà ancora prorogata. Per parte nostra, abbiamo chiesto che non si tratti soltanto di un prolungamento di termini ma di dare maggiore incisività alla partecipazione democratica della Regione nei riguardi dei Comuni proprio per la stesura e il completamento della stesura dei piani di regolamento Per quanto riguarda le indennità degli operatori commerciali che chiudono i loro negozi, non potevamo, come Regione, assumerci un carico di questo genere: è materia che, a mio modo di vedere, dovrebbe far parte di una normativa di carattere più generale. Tuttavia, esistono negli articoli della legge le premesse almeno per arrivare a premiare appunto quelle iniziative commerciali che si spostano chiudendo punti di vendita oppure si realizzano chiudendo dei punti di vendita, l che si suppone dia luogo ad una trattativa, in questo caso di carattere privato, fra l'ente che vuol trasferirsi ottenendo la chiusura di altri punti di vendita e i proprietari di questi punti di vendita che cosi verrebbero chiusi.
Rispondendo al Consigliere Zanone, dirò che certo, può darsi che le procedure adottate risultino complesse, ma era proprio per rispettare ed assecondare, tra l'altro in ossequio alla linea indicata dal Consiglio tutte quelle partecipazioni pubbliche e private, che costituiscono il primo modo, a nostro avviso, per poter addivenire ad una ristrutturazione del sistema distributivo che non sia unilaterale ma fondata esclusivamente diciamo, su pareri senza un confronto adeguato con la realtà, trattandosi di un settore, quello commerciale, estremamente delicato ed importante, nel quale tutto quello che viene operato deve essere necessariamente frutto di una approfondita ed adeguata consultazione di un dialogo adeguato.
Il Consigliere Zanone ha sollevato eccezioni circa forme preferenziali adottate verso organismi la cui natura sarebbe sempre meno di carattere cooperativistico o sociale e si avvicinerebbe di più sempre di più, a modelli di altra natura. Sarà compito della Commissione tecnica degli esperti, della Giunta, valutare anche queste cose.
Termino leggendo l'ultima parte della mia relazione che, come ho annunciato, consegnerò alla Presidenza_ Il testo definitivo della proposta di legge all'esame del Consiglio mantiene sostanzialmente la linea politica di intervento e l'impianto normativo proposto dalla Giunta. Esso esprime la disponibilità della Giunta ad accogliere ogni apporto migliorativo capace di concorrere a dare maggiore sostanza ed incisività agli interventi previsti.
I contributi accolti derivano dalle consultazioni - come -e stato rilevato dal Consigliere Ferraris - e dagli apporti dei membri della VII Commissione. Significativo a questo riguardo il contributo dei Consiglieri di minoranza, presentatori di una propria proposta di legge in materia. La Giunta perciò ringrazia sentitamente i membri della VIII Commissione ed il suo Presidente, che, pur senza confusione di parti e di ruoli, hanno contribuito alla formulazione del testo definitivo_ In ogni caso, è convinzione della Giunta che il testo proposto all'approvazione del Consiglio, oltre a rispondere alle caratteristiche di globalità ed organicità di intervento, determini, mediante il sistema di finanziamento e procedurale adottati, soddisfacenti condizioni di tempestività operativa.
Infine, la Giunta ritiene che con l'approvazione del disegno di legge unitamente all'iniziativa già adottata per l'adempimento da parte dei Comuni della legge 426 e con il Comitato regionale della commercializzazione e del consumo, si possa disporre di uno strumento in grado di dare una importante risposta alle esigenze del settore commerciale distributivo in ordine alla tutela dei consumatori ed alla difesa del potere d'acquisto dei salari e delle pensioni_



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione. Passiamo pertanto all'articolato.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Prima che si passi all'articolato, vorrei pregare di modificare il titolo della legge: la variante era già stata decisa in Commissione, e non capisco perché non sia stata apportata, mantenendo invece l' intitolazione precedente.



PRESIDENTE

E' stato proposto un emendamento sostitutivo della intitolazione della legge: "Sostituire il titolo con il seguente: 'Interventi a favore degli Enti locali territoriali, dell'associazionismo e della cooperazione per lo sviluppo strutturale della rete distributiva in Piemonte".
Non vi sono osservazioni? Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano. L' emendamento è accolto.
"Interventi a favore degli Enti locali territoriali dell'associazionismo e della cooperazione per lo sviluppo strutturale della rete distributiva in Piemonte".
Art. 1 - Finalità.
La Regione, in attuazione dei principi stabiliti all'art. 11 della legge 426/1971 ed in conformità a quanto disposto dall'art. 4 dello Statuto regionale, promuove, con il concorso degli Enti locali, interventi idonei a ristrutturare le attività commerciali al dettaglio considerandone altresì le fasi e le esigenze di approvvigionamento nel Piemonte, con l'intento di agevolare la riorganizzazione del sistema distributivo regionale in rapporto alle esigenze della produzione e alla tutela dei consumatori e in funzione dello sviluppo equilibrato della comunità regionale e delle comunità locali.
A tali fini, la Regione concede contributi, concorsi negli interessi e provvidenze a favore dei soggetti indicati nei successivi articoli.
E' stato presentato dall'Assessore Conti un emendamento sostitutivo: "Sostituire il 1° comma con i seguenti: 'La Regione, in attuazione dei principi stabiliti all'art. 11 della legge 426/1971 ed in conformità a quanto disposto dall'art. 4 dello Statuto regionale, promuove, con il concorso degli Enti locali, interventi idonei a ristrutturare le attività commerciali al dettaglio considerandone altresì le esigenze e le fasi di approvvigionamento nel Piemonte.
'La Regione si propone di favorire tale ristrutturazione in relazione alla riorganizzazione del sistema distributivo regionale considerato in rapporto alle esigenze della produzione ed in funzione della tutela del consumatore e dello sviluppo equilibrato della comunità regionale e delle comunità locali.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

E' soltanto un emendamento migliorativo del testo dal punto di vista letterario.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano. L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione per appello nominale l' art. 1.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 26 hanno risposto si : n. 23 Consiglieri si sono astenuti : n. 3 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Soggetti destinatari Sono ammessi ai contributi e alle agevolazioni previste dalla presente legge: a) i Comuni, i Consorzi di Comuni e le Comunità montane singole o associate di cui alla legge regionale 17/1973 b) i gruppi d'acquisto costituiti congiuntamente o disgiuntamente purché non in numero inferiore a 30, tra esercenti il commercio al dettaglio in sede fissa o ambulante, tra esercenti la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, tra operatori turistici c) le associazioni e le cooperative tra i piccoli e medi esercenti il commercio al dettaglio per la gestione in comune di attività commerciale al dettaglio a cassa unica o a casse divise, tra esercenti la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, tra operatori turistici d) le cooperative d'acquisto tra esercenti il commercio al dettaglio e loro Consorzi, tra esercenti la somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, tra operatori turistici e) le cooperative di consumo aventi come attività l'esercizio del commercio al dettaglio f) le cooperative di garanzia e i consorzi fidi, legalmente costituiti tra operatori economici del settore commerciale, destinati a fornire garanzie di carattere collettivo per agevolare la concessione ai propri soci di finanziamenti per la realizzazione dei programmi di cui all'art. 3 g) gli operatori commerciali singoli, anche se aderenti alle unioni volontarie che aprano o trasformino punti di vendita al dettaglio, ubicati in zone commerciali o centri integrati, di cui sia previsto lo sviluppo e la ristrutturazione secondo le indicazioni dei piani di sviluppo di cui alla Legge 426/1971.
Ai fini della presente legge gli operatori commerciali e gli esercenti il commercio considerati sono quelli iscritti alla Cassa Mutua.
E' stato presentato dall'Assessore Conti un emendamento sostitutivo: "Al punto g), quart'ultima riga, sostituire l'espressione: 'lo sviluppo e la ristrutturazione' con l'espressione: 'lo sviluppo o la ristrutturazione"'.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Lo scopo è semplicemente quello di eliminare una contraddizione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano. L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione per appello nominale l' art. 2 cosî emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 28 hanno risposto sì : n. 25 Consiglieri si sono astenuti : n. 3 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Programmi di iniziative ammesse a contributo a favore degli Enti locali di cui all' art. 2 lettera a).
L'intervento finanziario per i soggetti di cui all'art. 2 lettera a) è destinato ai programmi di investimento e di sviluppo che abbiano per oggetto: a) l'acquisto di aree, immobili e impianti e la realizzazione di strutture e infrastrutture di centri intercomunali per la commercializzazione, valorizzazione e tipizzazione dei prodotti di cooperative agricole o di altre forme associative di produttori agricoli specie se regionali, nonché per l'approvvigionamento dei prodotti alimentari di largo e generale consumo; i relativi programmi operativi vengono deliberati dal Consiglio regionale su proposta della Giunta sentiti gli Enti locali interessati.
Per gli interventi previsti dall'articolo 3 lettera a) la Giunta potrà avvalersi del parere espresso dall'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte, dal Comitato per i problemi della commercializzazione e del consumo e dall'Ires.
Per la realizzazione dei programmi di cui sopra, la Regione promuove appositi Consorzi tra gli Enti locali territoriali e le Camere di commercio più direttamente interessati.
I relativi piani di attuazione debbono essere sottoposti all'approvazione della Giunta.
La gestione dei centri intercomunali di commercializzazione dovrà essere affidata dai suddetti consorzi a cooperative o consorzi di produttori agricoli e con l'eventuale partecipazione di forme associative di commercianti. Il controllo della gestione viene esercitato dai consorzi promossi dalla Regione, in conformità ai programmi di intervento deliberati dal Consiglio b) l'acquisto delle aree e la realizzazione di infrastrutture e di opere relative a impianti pubblici comunali di commercializzazione.
c) l'acquisto delle aree e la realizzazione di infrastrutture per l'insediamento di unità di deposito e commercializzazione a favore dell'associazionismo e cooperazione, per la realizzazione di centri commerciali integrati per la vendita al dettaglio e di centri commerciali all'ingrosso da parte di aziende che si associno; le aree cosi acquisite sono cedute in concessione d'uso negli stessi termini e condizioni previsti dalla legge 865/1971".
E' stato presentato dall'Assessore Conti un emendamento sostitutivo: "All'art. 3, sostituire l'espressione 'programmi operativi' con l'espressione: 'programmi d'intervento".
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione per appello nominale l' art. 3 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 28 hanno risposto si : n. 25 Consiglieri si sono astenuti : n. 3 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - Forme e percentuali di finanziamento per gli Enti locali.
L'intervento finanziario per le iniziative di cui all'art. 3 lettera a) è assicurato dalla Regione tenuto conto della partecipazione degli enti consorziati.
Per le iniziative di cui all'art. 3 lettere b) e c), gli interventi finanziari consistono in contributi in conto capitale sino alla misura massima del 90% dell'importo della richiesta ammessa".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 27 hanno risposto si : n. 25 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - Programmi ed iniziative ammesse a contributo per i soggetti di cui all'art. 2, lettere b, c, d, e L'intervento finanziario a favore dei soggetti di cui all'art. 2 lettere b, c, d, e, e destinato ai programmi di investimento e di sviluppo che abbiano per oggetto congiuntamente o singolarmente: a) l'acquisto, il rinnovo, l'ampliamento di locali e di impianti adibiti o da adibire a magazzino per deposito, conservazione, stoccaggio della merce, compresi gli investimenti per la meccanizzazione delle operazioni di movimentazione delle merci e l'eventuale acquisizione del terreno a qualsiasi titolo b) l'acquisto, la costruzione, il rinnovo, l'ampliamento dei locali e delle attrezzature necessarie all'esercizio dell'attività commerciale al dettaglio, relativa a nuovi insediamenti con superfici di vendita non inferiori a 400 metri quadri, previsti dai Piani di sviluppo commerciali e gestite da forme associative o cooperative c) l'acquisto, la costruzione, il rinnovo, l'ampliamento dei locali e delle attrezzature necessarie all'esercizio delle attività commerciali al dettaglio per i soggetti di cui all'art. 2 lettera g), in quanto operino la trasformazione o il trasferimento con relativa soppressione di punti di vendita preesistenti nelle aree individuate dai piani di adeguamento e sviluppo della rete commerciale dei Comuni, secondo quanto previsto dalla legge 426/1971 d) la costituzione di cooperative di garanzia fra esercenti il commercio al dettaglio, per agevolare la concessione ai soci di crediti bancari per la dotazione o il rinnovo di impianti e di attrezzature, con preferenza a quelle i cui soci partecipino anche a forme associative nella fase di approvvigionamento delle merci per la realizzazione dei programmi previsti dal presente articolo e) la promozione di iniziative rivolte a migliorare il livello professionale degli addetti alle attività commerciali e la formazione di dirigenti e quadri per le forme associative e cooperative.
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 26 hanno risposto sì : nr 24 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - Forme e percentuali di finanziamento.
Gli interventi finanziari per i programmi e le iniziative di cui all'art. 5 sono così stabiliti: a) contributi costanti annui pari al 5,5 per l' assunzione di mutui decennali con Istituti di credito convenzionati con la Regione Piemonte ai sensi dell'art. 16.
L'aliquota massima di investimento, ammissibile al finanziamento, è del 70% del costo dell'opera specifica riconosciuta ammissibile per la realizzazione dei programmi di investimenti di cui al precedente articolo limitatamente alle iniziative il cui costo complessivo non superi la spesa di L. 400.000.000 o per opere di maggior costo fino alla concorrenza di L.
400,000.000; b) in alternativa possono essere concessi, limitatamente ad iniziative il cui costo complessivo non superi le spese di lire 400.000.000 o per opere di maggior costo fino alla concorrenza di lire 400.000.000 contributi in capitale per un periodo di 5 anni a partire dal 1975 in misura pari per ciascun anno al 10% dell'aliquota massima di cui alla precedente lettera a) c) contributi una tantum, sino al limite massimo del 30% della quota di capitale sociale versata dai soci, vengono riconosciuti negli interventi di cui all'art. 2 lettera f) con riferimento ad un valore massimo di L.
50.000.000 d) borse di studio ed iniziative di promozione della formazione professionale degli addetti alla distribuzione di cui all'ultimo comma dell'art. 4 per uno stanziamento annuo complessivo di L. 50.000.000.
E' esclusa dal contributo regionale la parte di spesa già finanziata con provvidenze previste dalla legge nazionale o con prestiti comunque assistiti da agevolazioni finanziarie concesse da Enti pubblici.
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.
(Si procede alla votazione per appello nominale).



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 27 hanno risposto sì : n. 25 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 6 è approvato. Art. 7 Garanzia sussidiaria regionale Per gli interventi di cui al precedente articolo, viene accordata, in quanto compatibile, garanzia sussidiaria della Regione nei limiti dell'importo iniziale del prestito e fino al 50% delle passività sofferte dagli Istituti bancari convenzionati.
La cifra a questo fine destinata dev'essere inferiore al 20% delle somme stanziate a titolo di annualità ai sensi dell'art. 17, punto 4).
La garanzia ha natura sussidiaria e opera, nel limite dell'importo del prestito, sulle passività che gli Istituti convenzionati dimostrino di aver sofferto dopo l'esperimento di tutte le procedure per il recupero coattivo del credito, comprese le spese legali nel limite massimo di L. 100.000000.
Nelle convenzioni che, a norma dell'art. 16; la Giunta regionale stipulerà con gli Istituti di credito, verrà fissato il limite e le modalità di dette garanzie.
E' riservata alla Giunta la facoltà di concedere forme di fidejussione sostitutive delle suddette garanzie, utilizzando il fondo di garanzia.
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 26 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 - Requisiti dei programmi La concessione dei contributi per i programmi di cui agli artt. 3 e 5 della presente legge è subordinata alla verifica, in quanto operabile della rispondenza dei programmi stessi con le norme e direttive dei piani di sviluppo e di adeguamento della rete di vendita di cui agli articoli 11 e 12 della Legge 426/1971, nonché alla conformità con le disposizioni dei piani urbanistici, dei piani di sviluppo economico e sociale e dei piani di sviluppo urbanistico delle Comunità montane, con le indicazioni programmatiche e di urbanistica commerciale approvate dagli organi della Regione, a norma dell'art. 32 del D.M. 14.1.1972.
Possono anche beneficiare dei contributi i programmi per cui sia stato concesso il nulla osta della Giunta regionale, ai sensi degli articoli 26 e 27 della Legge n. 426/1971.
Non sono ammesse a finanziamento le opere di puro abbellimento e richiamo e gli impianti e le attrezzature chiaramente superflui, o comunque eccedenti, rispetto alle esigenze funzionali realmente espletate.
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 25 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri si è astenuto : n. 1 Consigliere L'art. 8 è approvato.
Art. 9 - Condizioni urbanistiche richieste.
Per quanto riguarda le opere e le infrastrutture, sia in fase di prima realizzazone e di ammodernamento comunque incidenti sull'assetto urbanistico-territoriale delle rispettive zone di insediamento, sono condizioni inderogabili alla concessione dei contributi della presente legge: a) la coerenza con le previsioni urbanistiche degli strumenti in vigore o in salvaguardia ove esistenti (piani territoriali di coordinamento, piani regolari comunali ed intercomunali, programmi di fabbricazione, piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionate, piani di zona, piani P.E.E.P, e piani ed indirizzi della Regione a norma della legge n. 426/1971 piani delle Comunità montane ecc.) b) il rispetto degli standards urbanistici in materia di sistema di accessi, di dotazione di aree di parcheggio e di servizi, di dotazioni di aree e spazi di uso pubblico, di eventuali collegamenti organici con gli altri servizi urbani ecc., così come specificati negli strumenti e nelle normative locali in vigore o comunque neh limiti minimi inderogabili fissati dal D.M. 2.4.1968 articolo 5 punto 2.
Il rispetto degli standards suddetti implica la contestuale realizzazione dei servizi e delle infrastrutture relative.
c) l'applicazione, ogni qual volta ne esistano i presupposti giuridici e operativi, delle procedure previste dalla legge 865/1971 per l'acquisizione degli immobili ed aree, per servizi (art. 9 e 16 legge 865/1971) per la formazione di piani delle aree da destinare ad insediamenti produttivi-commerciali (art. 27 della legge 865/1971).
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 26 hanno risposto si : n. 25 Consiglieri si è astenuto : n. 1 Consigliere L'art. 9 è approvato.
Art. 10 - Criteri di priorità.
Per l'accoglimento delle domande hanno priorità le iniziative e le opere in grado di attivare il processo di ammodernamento e razionalizzazione delle strutture commerciali, e tali da migliorare e rendere più accessibili i servizi per le popolazioni residenti in zone marginali o inadeguatamente servite. Sono, a tal fine, considerati con priorità: a) le iniziative di carattere intercomunale o comprensoriale b) gli investimenti destinati a creare strutture di commercializzazione nelle zone che ne sono prive o carenti, sempre che tali strutture siano idonee a favorire il deflusso dei prodotti dai luoghi di produzione al consumo c) i programmi che prevedono la concentrazione di preesistenti strutture per gli acquisti collettivi d) i programmi di investimento che comportano l'apertura di nuovi esercizi commerciali al dettaglio in zone considerate preferenziali dai piani comunali di sviluppo e di adeguamento della rete di vendita e la contemporanea chiusura di esercizi in zone considerate sature e) i programmi di investimento dei soggetti di cui all'art. 2 lettere b) e c) che, oltre all'attività primaria di acquisto a favore delle imprese associate, prevedano attività complementari di consulenza, assistenza e promozione produttivistica a favore delle imprese associate f) i programmi di investimento per i soggetti di cui all'art. 2 lettera a) per il trasferimento delle aziende grossiste da zone congestionate o dai centri storici nelle aree risultanti ottimali sul piano ubicazionale, anche rispetto alle grandi infrastrutture dei trasporti e preferibilmente nelle zone indicate dai piani commerciali e dagli strumenti urbanistici g) le domande di contributi presentate dai consorzi fidi e dalle cooperative di garanzia che siano dirette ad agevolare la concessione di credito per la realizzazione di programmi concernenti la promozione e l'incremento di forme consortili e organizzate di commercio al dettaglio, con particolare riguardo alla creazione di centri commerciali integrati.
Vengono considerate prioritarie, di norma, le iniziative riguardanti le forme associative e le cooperative.
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.
(Si procede alla votazione per appello nominale



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 28 hanno risposto sì : n. 26 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 - Domande per la concessione dei contributi.
Le domande per la concessione del contributo devono essere presentate dai soggetti di cui all'art. 2 tramite il Sindaco del Comune nel quale dovranno essere realizzate le iniziative per le quali si richiedono le agevolazioni, entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge per l'anno 1975 ed entro il 31 marzo di ogni anno per gli esercizi successivi, e devono essere corredate da: a) una relazione tecnico-finanziaria dell'iniziativa, contenente le caratteristiche progettuali delle opere da realizzare, con l'elenco e le caratteristiche delle attrezzature da acquistare, il preventivo di spesa relativo agli eventuali contributi e finanziamenti richiesti o ottenuti per le iniziative complementari e quello relativo all'oggetto della richiesta oppure il suo piano di finanziamento b) ogni altro documento atto ad individuare i titoli di priorità per la concessione del contributo, di cui all'art. 10 della presente legge c) la documentazione relativa al titolo per svolgere attività commerciali (ivi comprese tutte le altre autorizzazioni rilasciate dalle autorità competenti) d) per i programmi condizionati alla compatibilità ai piani di adeguamento (426/1971) ed agli strumenti urbanistici, la documentazione dovrà contenere tutti gli elementi tecnici per la verifica dell'esistenza dei requisiti.
Dovranno inoltre essere allegati quei documenti attestanti le condizioni procedurali, patrimoniali e legali che danno titolo alla valutazione delle domande.
Le domande d'intervento regionale potranno riguardare opere i cui lavori debbono essere ancora iniziati, forniture ancora da eseguire, ovvero lavori o forniture che hanno avuto inizio dopo il primo gennaio dell'anno cui si riferiscono le medesime.
I Sindaci dei Comuni trasmettono, entro 90 giorni dalla ricezione, al Presidente della Giunta regionale le domande ricevute nei termini di cui al presente articolo, allegando il parere della Commissione comunale per il commercio di cui agli artt. 15 e 16 della legge 426/1971, nonché il parere del Comune in ordine alla validità economica dell'iniziativa e la sua conformità agli indirizzi urbanistici locali e alle previsioni dei piani del traffico.
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 30 hanno risposto sì : n. 28 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 - Ammissione e graduatoria delle richieste.
L'ammissibilità e la relativa graduatoria delle domande e l'entità corrispondente del contributo vengono deliberati dalla Giunta sulla base dei criteri e dei parametri valutativi preventivamente stabiliti con apposito provvedimento, sentita la Commissione di cui all'art. 13.
I contributi di cui alla presente legge sono concessi con Decreto del Presidente della Giunta regionale su conforme deliberazione della Giunta medesima assunta entro 90 giorni dalla presentazione delle domande.
Tale deliberazione dovrà determinare le condizioni alle quali è subordinata la concessione ed i termini relativi alla esecuzione degli interventi.
Detti termini possono essere prorogati con deliberazione della Giunta regionale per eccezionali motivi non imputabili ai richiedenti.
Il contributo, nei limiti dello stanziamento annuo disponibile, viene erogato secondo l'ordine di graduatoria delle domande di investimento.
Nella formulazione della graduatoria annuale debbono essere prese in considerazione le iniziative inoltrate e non finanziate nell'esercizio immediatamente precedente, previo rinnovo delle domande nei termini stabiliti.
E' stato presentato dall'Assessore Conti un emendamento sostitutivo: "Sostituire l'espressione 'entro 90 giorni dalla presentazione della domanda' con l'espressione: 'entro 90 giorni dal termine fissato per la presentazione delle domande'.
Lo pongo in votazione per alzata di mano. L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione per appello nominale l' art. 12 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti : n. 31 hanno risposto sì : n. 29 Consiglieri - si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 12 e approvato.
Art. 13 - Commissione tecnica consultiva.
La Commissione tecnica consultiva è nominata dal Presidente della Giunta regionale ed e composta: a) dall'Assessore al commercio o suo delegato con funzioni di Presidente b) da quattro funzionari della Regione, scelti tra quelli che prestano la propria attività nel settore del commercio, dell'assetto territoriale dei lavori pubblici e dell'agricoltura c) da tre esperti in problemi della distribuzione, designati dalle Organizzazioni sindacali dei commercianti al dettaglio a posto fisso maggiormente rappresentativi nella Regione d) da un esperto in problemi della distribuzione designato dalle Organizzazioni sindacali, maggiormente rappresentative nella Regione, dei commercianti ambulanti al dettaglio e) da tre esperti designati dai consorzi economici tra dettaglianti maggiormente rappresentativi nella Regione f) da tre esperti designati dalle associazioni cooperative, legalmente riconosciute e rappresentative delle tre centrali nazionali g) da tre esperti designati dalla Sezione Piemontese dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani h) da tre esperti nel settore distributivo, in urbanistica e nei problemi del traffico designati dal Consiglio regionale di cui uno in rappresentanza delle minoranze.
La Commissione può essere integrata da esperti nel settore commerciale urbanistico, economico, legale, nominati dal Presidente della Giunta. Essi possono essere consultati dal Presidente della Commissione, anche fuori delle riunioni di Commissioni, ogniqualvolta si renda necessario.
Le funzioni di segretario della Commissione sono esercitate da un funzionario della Regione.
La Commissione svolge gli seguenti compiti: a) esamina gli aspetti tecnici economici, sociali urbanistici delle iniziative e dei programmi b) esprime un giudizio sulla validità economica delle proposte e sulla loro conformità agli indirizzi della presente legge c) si esprime in conformità quanto stabilito dall'art. 12.
La Commissione tecnica consultiva dura in carica cinque anni.
Ai membri della Commissione tecnica consultiva non appartenenti all'Amministrazione regionale spetta un gettone di presenza di lire diecimila lorde per ogni giorno di partecipazione alle relative sedute.
Detto gettone è elevabile a lire quindicimila lorde per i membri non residenti nel Comune di Torino, ai quali spetta inoltre il rimborso delle spese di viaggio sostenute.
Vi è un emendamento presentato dall'Assessore Conti: "Dopo l'espressione 'La Commissione può essere integrata da esperti' aggiungere 'con voto consultivo".
L'emendamento è accolto.
Emendamento sostitutivo presentato dall' Assessore Conti: "Sostituire il penultimo comma con il seguente: 'Fino a quando non sarà diversamente stabilito da apposita legge regionale, ai membri della Commissione tecnica consultiva non dipendente all'Amministrazione regionale spetta un gettone di presenza di lire diecimila lorde per ogni giorno di partecipazione alle relative sedute".
E' accolto.
Non vi sono altri emendamenti, quindi passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 30 hanno risposto si : n. 28 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 - Modalità di erogazione.
L'erogazione ha luogo nei limiti e con le modalità previste dall'art. 4 e art. 6: a) per il 50% all'atto dell'emanazione del decreto del Presidente della Giunta regionale che ammette il contributo sulla base del preventivo della spesa b) per il 50% all'atto dell'accertamento da parte dei competenti organi regionali, della realizzazione dei programmi proposti e delle spese sostenute c) per gli interventi sotto forma di contributo costante annuo in base al piano di ammortamento d) per i soggetti di cui all'art. 2, lettera a) della presente legge il contributo può essere concesso in unica soluzione compatibilmente con le procedure previste per ciascuna categoria di opere ed in base alle leggi e regolamenti vigenti.
Qualora l'onere per la realizzazione dei programmi risulti inferiore a quello preso a base per la concessione del contributo, lo stesso è ridotto in misura proporzionale alla spesa accertata.
La Giunta regionale provvede alla liquidazione del contributo, in base alle procedure indicate dal decreto del Presidente della Giunta regionale di cui al precedente articolo.
Poiché nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito.
presenti e votanti : n. 31 hanno risposto sì : n. 29 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 14 è approvato. Art. 15 Controlli della Regione.
I beneficiari sono vincolati: a) al rispetto dei termini prefissati di inizio e di ultimazione nella esecuzione delle opere ammesse al contributo b) all'osservanza delle caratteristiche progettuali indicate dai programmi e coerenti con le destinazioni delle stesse, nonch all'osservanza delle altre condizioni prestabilite c) alla conservazione delle destinazioni d'uso fissate nei programmi distintamente per ciascuna delle opere finanziate.
L'inosservanza di dette condizioni comporta la revoca del contributo regionale, previa diffida di ingiunzione al beneficiario. Il recupero della quota già versata avverrà in base alle norme vigenti in materia.
Il destinatario del beneficio regionale è tenuto a presentare il consuntivo finale di spesa. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 30 hanno risposto sì : n. 28 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Art. 16 - Convenzioni con istituti bancari.
La Giunta regionale è autorizzata a stipulare convenzioni con Istituti di credito operanti nel territorio della Regione stabilendo l'interesse dei prestiti nella minore misura possibile in rapporto alla situazione di mercato finanziario e monetario e stabilendo altresì che tale interesse è suscettibile anche per i prestiti in corso di ammortamento, di revisione semestrale in rapporto alle variazioni intervenute sul mercato medesimo fermo restando che l'interesse a carico dei soggetti destinatari degli interventi di cui alla presente legge non può essere inferiore al 3% .
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 31 hanno risposto si : n. 29 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 - Autorizzazione di limiti di impegno e di spesa.
Ai fini dell'attuazione della presente legge sono autorizzati: 1) la spesa di 2.250 milioni, per l'anno finanziario 1975, per la concessione dei finanziamenti in capitale di cui all'articolo 3, lettera a) e dei contributi in capitale di cui all'articolo 3, lettere b) e c) 2) la spesa di 200 milioni per ciascuno degli anni finanziari dal 1975 al 1979, per la concessione dei contributi di cui all'articolo 6, lettera b) 3) la spesa di 150 milioni per l'anno finanziario 1975, per la concessione dei contributi di cui all'articolo 6, lettera c) 4) il limite di impegno di 360 milioni per l'anno finanziario 1975, per la concessione dei contributi di cui all'articolo 6, lettera a) 5) il limite di impegno di 40 milioni per l'anno finanziario 1975, per la concessione della garanzia di cui all'articolo 7 6) la spesa di 50 milioni, per ciascuno degli anni dal 1975 al 1977 per le iniziative di cui all' articolo 6, lettera d).
La determinazione delle ulteriori spese e degli ulteriori limiti d'impegno, per gli anni finanziari 1976 e 1979, sarà disposta con successive leggi regionali.
Le somme non utilizzate nell'esercizio di competenza possono esserlo negli esercizi successivi.
E' stato presentato dalle Consigliere Garabello un emendamento soppressivo e sostitutivo: Autorizzazione di limiti di impegno e di spesa.
Ai fini dell'attuazione della presente legge sono autorizzati: 1) la spesa di 2.250 milioni, per l'anno finaniziario 1975, per la concessione dei finanziamenti in capitale di cui all'articolo 3, lettera a) e dei contributi in capitale di cui all'articolo 3, lettere b) e c) 2) la spesa di 200 milioni per ciascuno degli anni finanziari dal 1975 al 1979, per la concessione dei contributi di cui all'articolo 6, lettera b) 3) la spesa di 150 milioni per l'anno finanziario 1975, per la concessione dei contributi di cui all'articolo 6, lettera c) 4) il limite di impegno di 360 milioni per l'anno finanziario 1975, per la concessione dei contributi di cui all'articolo 6, lettera a) 5) l limite di impegno di 40 milioni per l'anno finanziario 1975, per la concessione della garanzia di cui all'articolo 7 6) la spesa di 50 milioni, per ciascuno degli anni dal 1975 al 1977 per le iniziative di cui all' articolo 6, lettera d).
La determinazione delle ulteriori spese e degli ulteriori limiti d'impegno, per gli anni finanziari 1976 e 1979, sarà disposta con successive leggi regionali.
Le somme non utilizzate nell'esercizio di competenza possono esserlo negli esercizi successivi.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Non capisco come mai viene presentato un emenda mento che è .preciso all'articolo, non c'è nulla di cambiato, quindi tanto vale tenere l'articolo così com'é.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Lo pongo in votazione: chi non è favorevole è pregato di alzare la mano. E' respinto. Pongo in votazione l'art. 17.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Là votazione ha avuto l seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 30 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Art. 18 - Disposizioni finanziarie per gli interventi in capitale.
All'onere di 2.250 milioni, di cui al n. 1 del precedente articolo 17 si provvede: mediante la disponibilità di 250 milioni esistente nel fondo speciale di cui al capitolo n. 1404 del bilancio per l'anno finanziario 1974, ai sensi della legge 27 febbraio 1955, n. 64 mediante l'accensione di mutui, per il complessivo ammontare di 2.000 milioni, ad un tasso non superiore al quindici per cento e per una durata non superiore ad anni trenta, da estinguere mediante semestralità costanti posticipate.
La Giunta regionale è autorizzata ad assumere, con proprie deliberazioni, i mutui di cui al precedente comma.
Nello stato di previsione dell'entrata per l' anno 1975 sarà conseguentemente istituito il capitolo n. 101, con la denominazione "Proventi dei mutui per" la concessione, ad enti locali, di finanziamenti e di contributi in capitale per investimenti relativi allo sviluppo di strutture della rete distributiva del commercio in Piemonte" e con la dotazione di 2.000 milioni.
Nel corrispondente stato di previsione della spesa sarà istituito nella Rubrica n. 13 - Categoria XI, il capitolo n. 1366, con la denominazione "Finanziamento e contributi in capitale, ad Enti locali, per investimenti relativi allo sviluppo di strutture della rete distributiva del commercio in Piemonte", e con lo stanziamento di 2.250 milioni.
All'onere per l'ammortamento dei mutui, valutato in 150 milioni per l'anno 1975, si provvede mediante una riduzione dei fondi speciali di cui ai capitoli numero 1018 e n. 1406 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975, nella rispettiva misura di 130 milioni e di 20 milioni, nonchè istituendo, nello stato di previsione medesimo, i capitoli n. 899 e n. 1422 riguardanti le quote di interessi e capitali per il rimborso dei mutui, con il rispettivo stanziamento di 130 milioni e di 20 milioni.
Al maggior onere derivante dall'ammortamento dei mutui valutati in 150 milioni per l' anno 1976, si farà fronte con una quota, di pari ammontare della disponibilità derivante dalla cessazione, a partire da tale anno, di oneri previsti dalla legge regionale 20 gennaio 1975, n. 3.
Nei bilanci degli anni 1976 e successivi, fino alla completa estinzione dei mutui, saranno iscritti i capitoli numeri 899 e n. 1422, con stanziamenti complessivamente pari alle rate di ammortamento scadenti nei relativi anni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto l seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 30 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
Art. 19 - Disposizioni finanziarie per i contributi rateali.
All'onere di 200 milioni di cui al n. 2 del precedente articolo 17, si provvede, per l'anno 1975, ai sensi della legge 27 febbraio 1955, n. 64 mediante una quota, di pari ammontare, della disponibilità esistente nel fondo speciale di cui al capitolo n. 1404 del bilancio per l'anno 1974, e mediante l'istituzione, nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975, del capitolo numero 1366/1, con la denominazione "Contributi costanti in capitale, della durata di 5 anni, per investimenti realizzabili da gruppi d'acquisto, associazioni, cooperative e da altri operatori commerciali", e con lo stanziamento di 200 milioni.
Al maggior onere di 200 milioni per la concessione di contributi di cui al precedente comma per ciascuno degli anni dal 1976 al 1979, si farà fronte con le disponibilità derivanti dalla cessazione, a partire dall'anno 1976, di oneri stabiliti nella legge regionale 8 novembre 1974, n. 32 nella legge regionale 20 gennaio 1975, n. 2, nella legge regionale 20 gennaio 1975, n. 3 e nella legge regionale 20 gennaio 1975, n. 4, n.
14/1975 nella rispettiva misura di 40 milioni, 5 milioni, 30 milioni e 75 milioni, 50 milioni, nonché iscrivendo nei corrispondenti bilanci l capitolo numero 1366/1 con la denominazione e lo stanziamento indicati nel precedente comma Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
All'art. 19 vi è un altro emendamento Garabello, è sempre uguale all'articolo, Assessore Conti?



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Si, e la Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Chi non è favorevole è pregato di alzare la mano. Non è accolto.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Bisognerebbe mettere un chiarimento: al secondo comma, dove dice "14/1975" sarebbe meglio specificare, dopo "n. 4", "e nella legge regionale 20 marzo 1975 n. 14".



PRESIDENTE

E' un errore materiale. Pongo in votazione l'art. 19 con questa correzione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 31 hanno risposto sì : n. 29 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 19 e approvato.
Art. 20 - Disposizioni finanziarie e contabili per i contributi una tantum.
All'onere di 150 milioni di cui al n, 3 del precedente articolo 17, si provvede, ai sensi della legge 27 febbraio 1955, n. 64, mediante una quota di pari ammontare della disponibilità esistente, nel fondo speciale di cui al capitolo n. 1404 del bilancio per l'anno finanziario 1974 e mediante l'istituzione, nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975, del capitolo n. 1366/2, con la denominazione "Contributi una tantum sino al limite massimo del 30% della quota di capitale sociale versata dai soci, a favore di cooperative di garanzia e consorzi fidi tra operatori commerciali, per la realizzazione di programmi di investimento e di sviluppo nel settore distributivo" e con lo stanziamento di 150 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Poiché nessuno chiede la parola si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n, 30 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
Art. 21 - Disposizioni finanziarie e contabili per i contributi in interesse.
All'onere di 400 milioni, di cui ai n. 4 e 5 del precedente articolo 17, si provvede mediante una riduzione di 400 milioni dello stanziamento di cui al capitolo n. 1401 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1975.
Nel bilancio dell'anno finanziario 1975 saranno istituiti, nella Rubrica n. 13, Categoria XI - i seguenti capitoli: n. 1367, con la denominazione "Contributi costanti annui, della durata massima di dieci anni, a favore di gruppi di acquisto, cooperative associazioni ed altri operatori del settore commerciale, nella spesa relativa ad investimenti per lo sviluppo di strutture della rete distributiva del commercio in Piemonte" e lo stanziamento di 360 milioni n. 1367/1, con la denominazione "Oneri conseguenti la prestazione di garanzia sussidiaria regionale ai mutui ed ai prestiti relativi allo sviluppo di strutture della rete distributiva del commercio in Piemonte" e con lo stanziamento di 40 milioni.
Nei capitoli di cui al precedente comma saranno iscritte, nel bilancio relativo a ciascuno degli anni dal 1976 al 1984 le annualità conseguenti ai limiti di impegno.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto si : n. 30 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 21 è approvato.
Art. 22 - Oneri per la formazione professionale.
All'onere di 50 milioni, di cui al n. 6 del precedente articolo 17, si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975 e con l'istituzione, nello stato di previsione medesimo del capitolo n. 896, con la denominazione "Concessione di borse di studio e altre iniziative per il miglioramento professionale degli addetti alle attività commerciali, per la formazione di dirigenti e di quadri nel settore distributivo del commercio in Piemonte" e lo stanziamento di 50 milioni.
Nel bilancio degli anni 1976 e 1977 sarà, iscritto il capitolo n. 896 con la denominazione e lo stanziamento indicati nel precedente comma.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 30 Consiglieri - si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
Art. 23 - Oneri per il funzionamento della Commissione tecnica.
Agli oneri per il funzionamento della Commissione di cui all'articolo 13 della presente legge, valutato in 10 milioni per ciascuno degli anni dal 1975 al 1977, si farà fronte con lo stanziamento iscritto nel capitolo n.
892 dei relativi bilanci.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 30 Consiglieri - si sono astenuti : n. 2 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? Si proceda alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 30 Consiglieri si sono astenuti : n. 2 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Abbiamo bisogno di cinque minuti di sospensioine per affrontare il bilancio relativo al rendiconto.



PRESIDENTE

E' concesso.



(La seduta, sospesa alle ore 20, riprende alle ore 20,10)


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Dibattito sul piano di coordinamento territoriale (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ritorniamo al punto ventisettesimo "Dibattito sul piano di coordinamento territoriale".
Sono state apportate alla delibera della Giunta, di cui ha dato lettura in precedenza l' Assessore Benzi, le seguenti modifiche: "La Giunta regionale unanime propone al Consiglio regionale l'approvazione delle seguenti linee fondamentali di programmazione per la formazione del piano territoriale di coordinamento e per le decisioni amministrative da assumersi fino alla definitiva approvazione del piano stesso: 1) con riferimento alle infrastrutture autostrada Torino-Pinerolo: non si ritiene che il progettato collegamento autostradale Torino-Pinerolo possa trovare realizzazione nel periodo previsionale del piano Si continua con: "Seconda pista di Caselle: il progetto di potenziamento dell'aeroporto di Caselle, attraverso la costruzione di una seconda pista, non può essere recepito in quanto l' inserimento di Torino nelle grandi rotte aeree internazionali esula sia da un problema di pretto rilievo regionale sia, a maggior ragione, di sola area ecologica, in conformità alle risultanze dello studio svolto sull'argomento, su incarico dell'Assessorato regionale ai trasporti, evidenziante appunto la necessità di svolgere una politica aereoportuale integrata su scala interregionale e non solo metropolitana e quella di procedere ad una più approfondita analisi delle effettive esigenze, nel campo del trasporto delle merci, di collegamenti aerei intercontinentali o di lunga distanza" e si cancellano le ultime sette righe.
Si continua con: "Viabilità della Valle di Susa" "Tangenziale Est" e "Metropolitana". Viabilità della Valle di Susa parere favorevole è invece da formularsi a favore del potenziamento della viabilità della Valle di Susa, al servizio sia dell'incentivazione del principale polo di vallata (Susa) sia del collegamento internazionale in via di realizzazione attraverso il traforo del Frejus: non si ritiene di possedere dati sufficienti a giudicare se sia più conveniente realizzare una autostrada - di più facile finanziamento ma più rigida nei suoi sbocchi o piuttosto una viabilità di tipo superstradale.
Tangenziale Est Si ritiene di non dover recepire l'ipotesi di tale infrastruttura in ordine a due diverse considerazioni: 1) la non utilità di tale opera ai fini di una sostanziale riduzione dei tempi di percorrenza nell'ambito dell'area ecologica torinese e considerato inoltre che la costruenda autostrada Voltri-Sempione collega la Liguria con il Nord Europa eliminando i problemi di attraversamento rapido relativi alla città di Torino 2) la grave compromissione territoriale causata alla zona collinare in cui tale asse viario dovrebbe collocarsi e l'ulteriore concentrazione di snodi e strutture nelle aree piane di accesso alla città.
Metropolitana Si fanno proprie, in merito alla realizzazione della Metropolitana torinese, le conclusioni raggiunte dallo studio svolto dalla Commissione paritetica formata dal Comune di Torino e dalla Giunta regionale: in tale studio si è proposta l'attuazione di un servizio pre-metrò che rappresenta un'ipotesi di potenziamento della rete tranviaria di superficie, con percorsi sotterranei solo nei tratti più congestionati della città aderente alle attuali esigenze di mobilità della conurbazione mentre il progetto di ferrovia metropolitana sotterranea è sicuramente sproporzionato rispetto all'attuale fabbisogno torinese e pericoloso per i rischi di ulteriori accentuazioni della polarizzazione demografica e produttiva su Torino.
Infine si aggiunge il punto 2.7.1.2. "Si ritiene necessario assicurare per quanto riguarda la conurbazione torinese modeste quantità di crescita alla prima corona, al solo scopo di apportare insediamenti atti a promuovere la riqualificazione dell'aggregato urbano; tali quantità di crescita devono essere localizzate esclusivamente in relazione agli abitanti esistenti; non sarà consentito il loro insediamento nelle aree libere ancora esistenti fra i protendimenti della conurbazione torinese, le quali devono essere mantenute al loro uso agricolo, e in taluni casi alla formazione di parchi ed aree verdi attrezzate, anche per il fine generale di impedire l'ulteriore degradazione delle condizioni ambientali ecologiche".
Queste sono le modifiche apportate La parola all'avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Chiedo alcuni minuti di sospensione: la Giunta deve riapprovare il documento perché vi sono state delle modifiche



PRESIDENTE

Vuole che io dia prima lettura dell'ordine del giorno? Leggo l'ordine del giorno che precede la deliberazione...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

No, prima bisogna mettere in votazione la deliberazione , non si pu far precedere l'ordine del giorno



PRESIDENTE

Metto in votazione la deliberazione della Giunta regionale "Linee fondamentali del piano territoriale di coordinamento dell'area metropolitana torinese", così modificata



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

No, non "così modificata", ma "così riproposta dalla Giunta"



PRESIDENTE

Vedo che ci sono ancora delle dichiarazioni di voto. La parola al Consigliere Berti



BERTI Antonio

L'approvazione di questa delibera avviene nel contesto che è stato richiamato dal collega Rivalta, quello derivante dall'ordine del giorno che impegnava la Giunta a presentare il piano di coordinamento territoriale impegno che non è stato mantenuto e che noi abbiamo criticato . Questo elemento di critica rimane e arriviamo alla discussione questa sera in termini più modesti polemicamente, termini che però sottolineo come una carenza della Giunta" Il nostro voto quindi sì colloca in questo contesto e giudica la conclusione a cui siamo pervenuti sulla base delle ultime decisioni.
No abbiamo presentato una proposta di deliberazione che è stato oggetto di esame della riunione teste conclusasi e di cui sono state recepite alcune parti.
Questa dichiarazione di voto tende a cogliere, in quel contesto negativo che ho sottolineato, alcuni elementi positivi che sono stati adesso recepiti; tuttavia voteremo la nostra deliberazione e ci asterremo su quella che ci viene riproposta. Anticipo gia che a dare questo carattere positivo di astensione sulla deliberazione che contiene le linee su cui formulare il piano di coordinamento territoriale, concorre anche l'ordine del giorno firmato da tutti i Gruppi e anche da noi.
Questo volevamo dire perché fosse chiaro il nostro atteggiamento al momento del voto.



ZANONE Valerio

In relazione all'intervento svolto in precedenza dal Consigliere Rossotto, il Gruppo liberale voterà contro la delibera della Giunta e a favore dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Naturalmente noi votiamo a favore sia della delibera proposta dalla Giunta che dell'ordine del giorno che abbiamo presentato che si collegano e direi sì integrano. Mi sembra di cogliere una contraddizione nel diverso atteggiamento rispetto al voto.



PRESIDENTE

A questo punto abbiamo tre documenti: è stata presentata stamattina una modificazione sostanziale alla deliberazione da parte del Gruppo comunista; abbiamo la delibera modificata e abbiamo l'ordine del giorno Li votiamo separatamente. Procediamo con la proposta di delibera presentata dal Gruppo comunista; poi con la delibera di Giunta e infine con l'ordine del giorno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Siccome la proposta della Giunta è stata modificata chiedo che sia votata anche dalla Giunta



PRESIDENTE

Stamane è stata presentata una proposta di deliberazione modificatrice di quella della Giunta. Il Gruppo comunista propone che il documento sia messo in votazione e ha la facoltà di farlo. Purtroppo non abbiamo potuto farne una copia per tutti perché la fotocopiatrice era rotta.
Pongo quindi in votazione la proposta in alternativa alla delibera della Giunta, presentata stamane dal Gruppo comunista. Chi intende approvare è pregato di alzare la mano. Non è approvata.
Pongo in votazione la delibera proposta con la modificazione di cui è stata data lettura, contenente "Linee fondamentali del piano territoriale di coordinamento dell'area metropolitana torinese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. La delibera è approvata.
Dò lettura dell'ordine del giorno che mi è pervenuto a firma Bianchi Vera, Calsolaro, Berti, Gandolfi, Fassino: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione assunta in data odierna in ordine alle linee di indirizzo per il piano territoriale di coordinamento dell'area ecologica di Torino visto, in particolare l'indirizzo assunto in ordine ai criteri che devono presiedere allo sviluppo urbanistico dei Comuni della prima corona sentite le dichiarazioni della Giunta che hanno collocato il problema degli insediamenti di Borgaro nelle linee su indicate, preannunciando che non sarà conseguentemente dato corso all'approvazione del piano particolareggiato "Ca Bianca' le approva".
Chi è favorevole all'ordine del giorno è pregato di alzare la mano. E' approvato all'unanimità.
Comunico che è stato presentato dalla Giunta il rendiconto generale della Regione alla chiusura dell'esercizio finanziario 1974. Questo rendiconto dovrà essere approvato entro il 31 luglio, ma deve essere presentato prima della scadenza. Mi viene consegnato in questo momento e lo trasmetto per competenza alla I Commissione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame progetti di legge n. 114 e n. 259 relativi ad interventi per Io smaltimento dei rifiuti solidi


PRESIDENTE

Esame progetti di legge n.
114 e n. 259 relativi a interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi.
Relatore è il Consigliere Vera, al quale dò la parola.



VERA Fernando, relatore

Non credo, data l'ora, che sia il caso che io legga la relazione che è stata consegnata nella giornata di ieri e che mi pare abbastanza chiara.
Vorrei soltanto ricordare che di questo problema la V Commissione ha cominciato ad occuparsene alla fine del 1973, quando fu presentata la proposta di legge n. 114 da parte del Gruppo liberale. Su quella proposta di legge furono anche indette delle consultazioni. Poco tempo dopo la Giunta e più precisamente l'Assessorato all'ecologia diretto dall'Assessore Fonio, iniziò lo studio preparatorio di un proprio disegno di legge affidato ad una società specializzata. Fu uno studio particolarmente laborioso e i dati consegnati alla V Commissione assommano a parecchi volumi che furono poi utilizzati nel piano allegato alla legge 259 inviata alla Commissione. Su questa proposta di legge n. 259 fu parimenti indetta una consultazione abbastanza ampia, nel corso della quale venne all'unanimità riconosciuta la validità della legge e la sua urgenza; furono mossi alcuni rilievi, ma non di carattere essenziale, al piano che accompagnava il progetto di legge.
Devo dare atto alla correttezza dell'Assessore Fonio che d'accordo con la Commissione, malgrado la possibilità di svolgere rapidamente un riesame del piano, ha ritenuto di portare la legge alla approvazione del Consiglio rinviando l'approvazione del piano al 30.9.1975; sarà quindi una delle nuove incombenze del Consiglio regionale.
Riteniamo in questo modo di aver fatto risparmiare del tempo alla comunità regionale consegnando una proposta di legge che è stata ritenuta dagli Enti locali e da tutti coloro che hanno partecipato alla consultazione, estremamente valida.
Per queste ragioni, la Commissione, a maggioranza, ne raccomanda l'approvazione al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Apro la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, questa legge sugli impianti per lo smaltimento dei rifiuti solidi è una sorta di icerberg in cui la parte visibile è soltanto una piccola proporzione rispetto al grande lavoro preparatorio che sta alla base delle norme sottoposte all'approvazione del Consiglio regionale.
In effetti la legge come intendevamo portarla all'approvazione del Consiglio, se ci fosse stata una maggiore disponibilità di tempo comprendeva anche un piano predisposto dall'Assessorato e che sarà esaminato ormai nella seconda legislatura.
Se dovessi riassumere i lavori che la V Commissione ha dedicato al problema, occuperei l'attenzione del Consiglio per un lungo periodo di tempo; mi esonero quindi dal farlo anche perché i colleghi che probabilmente hanno letto la relazione del Consigliere Vera, avranno trovato in essa una completa ed esauriente dimostrazione delle ragioni economiche che stanno alla base di questa legge. Essa raccoglie una proposta, legislativa di cui il Gruppo che rappresento si era occupato fin dall'inizio della legislatura, come il Consigliere Vera ha avuto la bontà poc'anzi di ricordare, annuncio quindi - anticipando con ciò la nostra dichiarazione di voto - che il nostro voto sarà favorevole sugli articoli e sul complesso della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono



BONO Sereno

Signor Presidente, signori Consiglieri, è forse questa l'ultima legge che il Consiglio regionale approverà e non mi pare che sia il modo migliore quello di concludere una legislatura con una legge così difettosa E' stato detto che la V Commissione ha iniziato i suoi lavori alla fine del 1973 prendendo lo spunto dal progetto liberale, è anche vero però che da allora al maggio 1975 la V Commissione non si è più interessata al problema perché solo a quella data è arrivato il progetto della Giunta; il lavoro della Commissione, a mio parere, anche se intenso, è stato svolto in modo tropo precipitoso, tanto è vero che, come è già stato rilevato da altri colleghi il piano di intervento del disegno di legge originario è stato stralciato dal progetto che abbiamo di fronte e dovrà essere esaminato entro il 30 settembre 1975. La legge che dobbiamo discutere perciò non era urgente, perché fintanto che non ci sarà il piano la stessa non entrerà in discussione e non avrà nessuna efficacia, c'è solo la volontà di approvarla prima della scadenza della legislatura, ossia prima delle elezioni amministrative, anche se poi sarà completamente inoperante per tutto il 1975, che tutto vada bene Una prova della fretta di votarla la possiamo ricavare dagli artt. 10 e 11: l'art 11 precisa "La presente legge e dichiarata urgente ai sensi dell'art. 127 della convenzione e dell'art. 45 dello Statuto regionale"r L'art. 10 stabilisce che: "Per la prima applicazione della presente legge, le domande di cui all'art. 4 devono essere presentate entro 60 gg dalla pubblicazione del provvedimento di approvazione del piano regionale".
Se il piano regionale, così come e stabilito dalla legge, sarà approvatole al 30 settembre, la prima applicazione della legge non avverrà comunque prima dei 60 giorni. Mi si dica allora perché si dichiara urgente una legge che non entrerà in vigore che alla fine dell'anno. E' un particolare molto modesto, se volete, ma è un'indicazione di come sia stata discussa affrettatamente e non in modo approfondito.
Le osservazioni di fondo che abbiamo da fare al disegno di legge sono le seguenti: in primo luogo la legge senza il piano non ha alcun significato, il piano è lo strumento della legge operativa e quindi anche i finanziamenti rimarranno fermi fino a quando il piano non sarà pronto. Ha poco senso perciò approvare in modo cosi affrettato una normativa che non si potrà attuare senza il piano.
Per essere molto sintetico dirò che ancora una volta con questa legge si affrontano solamente le cause e non gli effetti. Il problema della quantità e della qualità dei rifiuti solidi meriterebbe quanto meno un'ampia discussione; non si tratta soltanto di eliminare, di smaltire il rifiuto, sarebbe stato molto più opportuno fare una discussione a monte della qualità dei rifiuti che si producono come si potrebbe recuperarli per evitare tanto sperpero. La legge però questi problemi, per la fretta, non li affronta e noi riteniamo che anche questo sia da considerarsi un elemento negativo.
La terza considerazione e che attraverso i Consorzi così come sono stati previsti, è difficile realizzare qualsiasi piano. Abbiamo richiamato l'attenzione sulle proposte che avevamo fatto a proposito della costruzione degli impianti di depurazione, potevano essere un'indicazione utile anche in questo caso, al fine di evitare la procedura burocratica e per evitare che la procedura di costituzione dei Consorzi portasse molto in là nel tempo.
Vi è inoltre da rilevare che la legge prevede delle differenze di trattamento per gli diversi tipi di impianto: dal 6,50% per impianti per la semplice distruzione, al 7,50% per impianti di recupero e trasformazione.
Noi riteniamo che questa differenza sia ingiusta in quanto la scelta tra recupero e distruzione, oppure discarica controllata non è un atto volontario di questo o di quel Comune, ma dovrebbe essere un atto obbligatorio la scelta fatta con criterio razionale per individuare la forma più economica, più conveniente per provvedere allo smaltimento. E' evidente che là dove è possibile si deve scegliere la discarica, che e la forma più conveniente; pertanto, se non è una scelta facoltativa, ma obbligata, non comprendiamo per quale ragione questa differenza debba esistere.
lnoltre vi sono i problemi inerenti al finanziamento: il finanziamento è previsto solamente per gli impianti di smaltimento, però noi sappiamo per esperienza, che all'impianto di smaltimento i rifiuti solidi debbono arrivare attraverso la fase intermedia della raccolta, fase estremamente importante che deve essere costituita alla periferia dei Comuni.
La legge per questi centri di raccolta (che tra l'altro erano previsti nel piano) e per il trasporto dagli stessi all'impianto di smaltimento, non prevede assolutamente niente.
L'ultima osservazione è in riferimento alle aziende di gestione. Il disegno di legge in approvazione è molto generico, solo all'art. 2 al quinto comma si afferma che gli Consorzi possono gestire a norme del R.D.
15.10.1925, mediante aziende speciali, oltre i servizi di smaltimento anche quelli di raccolta e trasporto.
Se non si vogliono creare degli enti inutili bisogna arrivare a delle forme di gestione collegiali per diverse iniziative, bisognerà creare delle aziende che permettano di realizzare significative economie per la dimensione ottimale dei loro impianti, per l'elevata specializzazione dei tempi per la qualifica del personale, cose queste che possono essere realizzate solamente se esistono le dimensioni sufficienti a realizzare l' impianto. Ma anche quando si è raggiunta la dimensione ottimale dell'azienda, bisogna prevedere aziende che siano in grado di soddisfare più esigenze contemporaneamente: la difesa dell'igiene ambientale nel senso più generale; lo smaltimento dei rifiuti; gli impianti di depurazione delle acque; il controllo dell'inquinamento atmosferico. Occorrono aziende che abbiano la capacità di creare a livello delle varie materie e della loro dimensione territoriale, una struttura in grado non solo di realizzare delle economie, ma anche di dare dei servizi più elevati.
Queste, in sintesi, sono le osservazioni che facciamo al disegno di legge e che ce lo fanno giudicare in modo negativo, per cui il nostro voto sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Il mio intervento sarà un tantino più benevolo di quello del collega Bono e pertanto affermo che lo spirito della legge deve considerarsi altamente positivo anche se, come succede in ogni normativa, devo rilevare alcune carenze, e precisamente all'art. 3 ove ritengo insufficiente o comunque augurabilmente passabile di essere ulteriormente elevato, il contributo riconosciuto ai Consorzi che faranno ricorso alle discariche controllate.
La richiesta dell'aumento di contributo in capitale viene avanzata in considerazione del fatto che saranno proprio piccolissimi consorzi che ricorreranno a questo sistema ed anche perché, come autorevolmente affermato in un convegno svoltosi nel giugno dello scorso anno, e stato chiaramente evidenziato tra gli altri aspetti positivi che anche sotto il profilo ecologico sotto l profilo della difesa, quello della "discarica controllata" è da preferirsi ad altri sistemi. E questo piccolo, maggiore aumento ci conforta perché il relatore Vera ha testualmente affermato che l'allestimento di discariche controllate privilegia un sistema che per molte zone della Regione rappresenta a medio, ed in qualche caso anche a lungo termine, la soluzione ottimale da un punto di vista economico disincentivando la corsa, o, se si vuole, la moda dell'inceneritore, da molti enti locali considerato come un elettrodomestico comunitario e destinato a rafforzare, anziché eliminare, i motivi del già denoto campanilismo. Sempre all'art. 3, dobbiamo rilevare una lacuna nel mancato stanziamento per il trasporto dei rifiuti dalle varie zone di raccolta all'impianto di trattamento degli stessi. Il voler concentrare i finanziamenti sugli impianti di smaltimento viene a privilegiare i Consorzi che per la loro particolare composizione o possibilità di insediamento già dispongono di strutture di trasporto. Sia per l'aumento di contributo in capitale dall'80% al 90% sia per l'acquisto dei mezzi necessari per il trasporto, preannuncio che abbiamo provveduto alla presentazione di due emendamenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente ed inquinamenti

Anche se il primo ad essere impaziente di passare alla votazione sono io, mi pare che doverosamente, sia pure in estrema sintesi, io debba dare una risposta.
Tutti avranno rilevato l'enorme differenza tra quello che è stato osservato dal relatore e dal Presidente di Commissione e la sostanza dell'intervento del Consigliere Bono secondo il quale tutto quello che si vede è niente in confronto al lavoro ed agli studi fatti: egli ha parlato di estrema superficialità di improvvisazione.
Il perché è stata presentata questa legge lo abbiamo detto chiaramente in Commissione e ce ne ha dato atto il relatore con estremo scrupolo ed in chiave positiva; il Consigliere Bono invece fa diventare per forza tutto negativo, anche la presentazione di questa legge è un motivo elettoralistico; mi pare che quello dei rifiuti solidi non sia un brillante argomento elettorale ed anche in rapporto alla urgenza della legge il sarcasmo non mi pare appropriato.
Noi ci siamo fatti carico di questo: da due anni questi problemi sono sul tappeto, da un anno con i Comuni verifichiamo la validità di questa impostazione ed i Comuni hanno sospeso alcune iniziative che avevano in corso per aggiornarsi al piano ed aspettano che questa legge sia operante.
Il fatto che la legge preveda la presentazione del piano entro il 30 settembre rientra solo nella normalità; stamane è stata presentata una legge sui parchi ed anche quella prevede la presentazione dei piani in tempi successivi.
Noi per scrupolo siamo andati in tutti Comuni ed abbiamo visto quali sono le difficoltà nel delimitare le aree di intervento in cui devono costituirsi gli Consorzi; naturalmente per le acque ci sono dei bacini più naturali, tutto dipende dalla volontà dei Comuni consorziati. Noi comunque di comune accordo, per economia di tempo, abbiamo deciso di portare la legge alla approvazione del Consiglio, rinviando la presentazione del piano al 30 settembre. Se non usassimo questa procedura il prossimo Consiglio regionale dovrebbe affrontare di nuovo dalla radice tutto il problema, e come minimo rifare tutto l'iter legislativo e ripresentare il piano non porrebbe i Comuni nella condizione di operare nel 1976.
Io penso quindi di dover respingere l'accusa che questo non è il modo migliore per concludere la legislatura. A me pare che il nostro scrupolo di mettere la prossima amministrazione regionale nella possibilità di operare gia nel prossimo autunno, invece di testardamente voler portare avanti un piano di cui la relazione ampiamente dimostra che abbisogna di alcuni ritocchi, anche se marginali, vada sottolineato.
Per quanto riguarda i trasporti l'argomento è stato trattato anche dal Consigliere Menozzi. Noi avevamo fatto fare un'indagine che si era conclusa con l'indicazione dei costi a lire 50/ton/km, ma ovviamente il problema e legato ad una complessità di fattori che vanno approfonditi. Noi crediamo che sia con questa legge, sia con l'altra per la depurazione delle fognature, si debba prevedere innanzi tutto la parte finale di smaltimento delle sostanze inquinanti, impegnandoci (cosa che stiamo già facendo) ad un ulteriore approfondimento del problema che intanto non può essere facilmente risolto. Si potrebbe parlare di una gestione diretta con una parte dei Consorzi per automaticamente prevedere la questione degli automezzi, oppure un sistema di appalto dei trasporti, ma nelle spese generali di gestione sarebbe difficile dire un quantum di intervento in questo specifico caso. Certo che quando avremo esaurito questa fase del piano sia della depurazione delle acque, sia del piano per lo smaltimento dei rifiuti solidi, si potrà - ed è nella logica naturale delle cose pervenire ad una nuova revisione di questi servizi.
Le aziende consortili previste dal R.D. del 1925, al quale ci rifacciamo nella nostra impostazione, potranno stabilire a carico delle singole utenze che utilizzeranno i trasporti, una tariffa da sopperire alle spese di esercizio e di smaltimento dei rifiuti solidi.
Quanto tenevo a sottolineare è che, al di là di quello che può essere questo primo approccio, sia pure per risolvere l'ultimo anello della catena, ci- eravamo posti come programma per la tutela dell'ambiente (da tutti condiviso) di pervenire ad un piano di risanamento generale della Regione. Questo piano prevedeva due grossi problemi: quello delle acque e quello dei rifiuti solidi; il primo l'abbiamo affrontato con una legge di piano per le fognature; rimanevano gli rifiuti solidi, che è l'ultimo tassello che completa questo quadro di risanamento e che penso sia una delle cose più importanti; comunque è un adempimento che dovevamo ai programmi che ci eravamo assunti. In rapporto agli impegni programmatici di pervenire a questo piano di risanamento, io penso che tutti abbiano recepito la fondamentale e sostanziale bontà della legge che sarà perfezionata e che permetterà di operare in settembre-ottobre.
In quanto all'art. 11 poteva anche essere soppresso, ma non è per quella piccola anomalia che si possa dimostrare la fretta nel portare la legge della quale nei precedenti interventi si è riconosciuta l'estrema laboriosità dell'approfondito studio, cui è stata sottoposta.
Io spero quindi che il Consiglio darà voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione generale. Si passa alla votazione degli articoli.
Progetti di legge n. 114 e 259 relativi ad interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi.
Art. 1 - La Regione promuove l'allestimento di discariche controllate e la realizzazione di impianti di trattamento per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, di quelli industriali assimilabili agli urbani e dei fanghi provenienti dagli impianti di depurazione delle acque, secondo le indicazioni contenute nel piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi 1975/1981, che sarà sottoposto all'approvazione del Consiglio regionale entro il 30 settembre 1975.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 33 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 9 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Nell'ambito delle aree di intervento indicate nel piano di cui all'articolo 1, la Regione promuove la costituzione di Consorzi di Comuni per l'allestimento di discariche controllate e per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi. Ai Consorzi possono partecipare le Province competenti per territorio.
I Consorzi sono Enti di diritto pubblico, ai sensi della legge comunale e provinciale.
La costituzione del Consorzio e approvata con decreto del Presidente della Giunta regionale. Con lo stesso decreto è approvato lo Statuto.
Le Comunità montane possono esplicare le medesime funzioni dei Consorzi.
I Consorzi possono gestire, a norma del R.D. 15 ottobre 1925 n. 2578 mediante aziende speciali, oltre gli servizi di smaltimento dei rifiuti solidi, anche quelli di raccolta e trasporto dei medesimi.
Nell'ambito delle aree d'intervento indicate nel piano di cui all'articolo 1 della presente legge, i Consorzi possono essere costituiti se i Comuni aderenti all'iniziativa consortile per lo smaltimento dei rifiuti solidi comprendono almeno la metà della popolazione residente nell' area di intervento.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 33 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri - hanno risposto no : n. 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Gli Enti di cui al precedente articolo 2 possono richiedere alla Amministrazione regionale, per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi, la concessione di contributi in capitale nella misura dell'80% della spesa riconosciuta ammissibile.
Gli Enti di cui al precedente articolo 2 possono altresì richiedere alla Regione, per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi, la concessione di contributi costanti venticinquennali nella misura di seguito fissata, in relazione al tipo di opere. Gli oneri ammessi a contributo comprendono la spesa per l'acquisizione dei terreni inerenti agli impianti.
I contributi potranno essere concessi: a) nella misura del 6,507 della spesa riconosciuta ammissibile per la realizzazione di impianti di incenerimento o di compattazione dei rifiuti solidi b) nella misura del 7% della spesa riconosciuta ammissibile per la realizzazione di impianti di incenerimento dei rifiuti solidi con ricupero di energia o di calore c) nella misura del 7,50% della spesa riconosciuta ammissibile per la realizzazione di impianti di trattamento volti al ricupero ed alla trasformazione dei rifiuti solidi.
I contributi di cui al comma precedente si intendono elevati rispettivamente al 9,50%, al 10% e al 10,50%, qualora i mutui siano contratti con Istituti di Credito diversi dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Le spese per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi sono comprensive dei costi riguardanti: studi geologici ed idrogeologici del sito; - acquisto del terreno opere accessorie opere speciali di salvaguardia ambientale acquisto di macchine per movimento di terra.
Vi sono due emendamenti dei Consiglieri Menozzi, Bertorello e Franzi: "Al primo comma modificare la percentuale dell'80% nel 90% ".
La Giunta?



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente e inquinamento

Per le discariche che abbiamo gia voluto incentivare, la Giunta è favorevole all'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento L'emendamento è approvato.
Emendamento aggiuntivo: "Al termine dell'art. 3 aggiungere il seguente comma: 'l'acquisto dei mezzi rotabili occorrenti per il trasporto dei rifiuti alla discarica o allo stabilimento di trasformazione, gli Enti, di cui al precedente art. 2, possono richiedere all'Amministrazione regionale la concessione di contributi in capitale, nella misura del 50% della spesa occorrente".
La Giunta? La Giunta non lo accoglie. Pongo in votazione l'emendamento. Non è accolto.
Pongo in votazione l'art. 3 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 33 hanno risposto sì : n. 21 Consiglieri - hanno risposto no : n. 9 Consiglieri si sono astenuti : n. 3 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - Le domande dirette ad ottenere la concessione dei contributi di cui all'articolo 3 della presente legge devono essere presentate al Presidente della Giunta regionale entro il 31 marzo di ogni anno.
Le domande devono essere corredate da : a) una relazione tecnica sull'area prescelta, secondo le indicazioni contenute nell'articolo 2 del disciplinare allegato alla presente legge per l'allestimento di discariche controllate b) un progetto di massima, approvato con deliberazione del competente organo consorziale, comprendente il preventivo della spesa ed il piano di finanziamento dell'opera, per la realizzazione di impianti di trattamento.
Il progetto di massima deve altresì essere integrato da una relazione generale nella quale risulti motivata la scelta dell'impianto.
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 33 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 9 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - Per l'anno 1975 possono presentare domanda per ottenere la concessione integrativa dei contributi di cui al secondo comma dell'articolo 3 della presente legge anche i Consorzi che abbiano ottenuto dalla Regione, nell' anno 1974, il contributo di cui alla legge 3 agosto 1949 n. 589 e successive modificazioni ed integrazioni, per la costruzione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi, e che intendano realizzare gli impianti medesimi in conformità al piano regionale di cui all'articolo 1.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 33 hanno risposto si : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 9 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 -- Presso la Regione è costituita, con decreto del Presidente della Giunta regionale, una Commissione tecnica composta da: a) l'Assessore regionale alla tutela dell'ambiente che la presiede b) l'Assessore regionale ai lavori pubblici od un suo delegato c) un funzionario degli Uffici regionali preposti alla tutela dell'ambiente d) un funzionario tecnico degli Uffici regionali preposti ai lavori pubblici e) un funzionario medico degli Uffici regionali preposti alla sanità f) cinque esperti di ingegneria, di chimica o di igiene ambientale designati dal Consiglio regionale con voto limitato a tre nominativi g) due esperti di ingegneria, di chimica o di igiene ambientale designati dalla Unione piemontese dell'Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia.
Esercita le funzioni di segretario della Commissione un funzionario addetto agli Uffici regionali della tutela dell'ambiente.
La Commissione dura in carica cinque anni e scade comunque con lo scioglimento del Consiglio regionale.
I membri della Commissione, all'atto della nomina, devono dichiarare per iscritto di non avere rapporti di lavoro o di interesse diretti od indiretti con gli Enti di cui all'articolo 2, né con aziende o enti che progettano, costruiscono ed installano gli impianti di cui alla presente legge.
La Commissione subentra nella materia della presente legge al Comitato regionale tecnico amministrativo di cui al D. Lgs. Lgt. 18 gennaio 1945 n.
16.
Poiché non vi sono emendamenti si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto si : n. 25 Consiglieri - hanno risposto no : n. 7 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - La Commissione di cui all'articolo 6 procede all'esame delle domande ed esprime, entro il termine del 15 maggio, il proprio motivato parere sulla conformità dei progetti al piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi, fornendo indicazioni alla Giunta regionale per la predisposizione del programma annuale di finanziamento che tenga conto delle priorità delle opere necessarie.
La Giunta delibera entro il 31 maggio successivo il programma annuale di intervento ed i relativi finanziamenti, con riferimento al piano regionale di, sviluppo e alle sue articolazioni comprensoriali.
Il programma annuale deve prevedere l'accantonamento di una quota pari al 10% dello stanziamento, da destinare al finanziamento di eventuali oneri suppletivi che potranno insorgere dopo la approvazione dei progetti esecutivi.
La deliberazione della Giunta regionale è comunicata entro dieci giorni ai Consorzi interessati.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 8 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 - I Consorzi assegnatari di contributo per l'allestimento di discariche controllate devono deliberare e presentare, entro il 31 luglio dello stesso anno, gli studi ed i progetti esecutivi delle discariche conformi alle norme contenute nell'articolo 5 del disciplinare allegato alla presente legge, contenenti l'indicazione della spesa per la realizzazione della discarica, secondo quanto disposto all'ultimo comma del precedente articolo 3, nonché la dimostrazione della disponibilità dei mezzi finanziari per far fronte alla quota di spesa a loro carico.
I Consorzi assegnatari di contributo per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi devono deliberare e presentare, entro il 30 settembre dello stesso anno, i progetti esecutivi delle opere contenenti: a) l'indicazione della spesa per la progettazione, la direzione ed il collaudo delle opere, per gli imprevisti, per gli oneri fiscali b) la dimostrazione dei mezzi finanziari disponibili per far fronte alla quota di spesa a loro carico.
La concessione dei contributi è disposta dal Presidente della Giunta regionale con proprio decreto, contestualmente alla approvazione del progetto esecutivo della discarica controllata o dell'impianto dì trattamento, previo parere della Commissione di cui all'articolo 6, entro il 30 settembre dello stesso anno per le discariche controllate ed entro il 30 novembre per gli impianti di trattamento.
Il decreto di cui al precedente comma stabilisce anche le modalità di erogazione dei contributi.
L'approvazione dei progetti esecutivi delle discariche controllate e degli impianti di trattamento dei rifiuti solidi equivale a dichiarazione di pubblica utilità, nonché di urgenza ed indifferibilità dei relativi lavori.
Poiché nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto si : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 8 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 - Ai fini dell'attuazione della presente legge sono autorizzati per l'anno 1975: a) la spesa di 800 milioni per la concessione dei contributi in capitale di cui all'articolo 3, primo comma b) il limite di impegno di 500 milioni per la concessione dei contributi in interesse di cui all'articolo 3, secondo comma.
Con apposite leggi regionali saranno autorizzate ulteriori spese ed ulteriori limiti d'impegno per gli anni 1976 e successivi, con le disposizioni per il relativo finanziamento.
All'onere di 800 milioni, di cui alla precedente lettera a), si provvede, ai sensi della legge 27 febbraio 1955 n. 64, mediante la disponibilità di 400 milioni esistente nel capitolo n. 1401 del bilancio per l'anno finanziario 1974 e, mediante una riduzione, pari a 400 milioni del fondo speciale di cui al capitolo n. 1401 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1975, nonché istituendo, nello stato di previsione medesimo, il capitolo n. 1122, con la denominazione "Contributi in capitale, a Consorzi tra enti locali, nelle spese per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi" e fo stanziamento di 800 milioni.
All'onere di 500 milioni, di cui alla precedente lettera b), si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, del fondo speciale dl cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975 e mediante la istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 1124, con la denominazione "Contributi in interesse, a favore di Consorzi tra enti locali, nelle spese per la realizzazione di impianti di trattamento dei rifiuti solidi" e lo stanziamento di 500 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto, le occorrenti variazioni al bilancio.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 8 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 - Per la prima applicazione della presente legge, le domande di cui all'articolo 4 devono essere presentate entro 60 giorni dalla pubblicazione del provvedimento di approvazione del piano regionale di cui all'articolo 1 e possono essere sottoscritte, per conto del costituendo Consorzio, dal Sindaco di uno dei Comuni interessati.
I termini stabiliti per gli ulteriori adempimenti si intendono conseguentemente prorogati rispetto a quelli fissati per la presentazione delle domande.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto si : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 8 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 - La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione e dell'articolo 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Vi è un emendamento soppressivo dell'articolo del Consigliere Vera.
La Giunta lo accoglie.
Pongo in votazione la soppressione dell'art.
11.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione l'allegato "Disciplinare per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 8 Consiglieri L'allegato è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? Non ve ne sono, pongo in votazione quindi l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 24 Consiglieri hanno risposto no : n. 8 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame deliberazione della Giunta regionale sull'organizzazione dei servizi di pronto soccorso ospedaliero


PRESIDENTE

Esame deliberazione della Giunta regionale sull'organizzazione dei servizi di pronto soccorso ospedaliero.
Relatore è il Consigliere Beltrami al quale dò la parola.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, io ometto di fare la relazione perché è stata distribuita tempestivamente nel testo ultimo aggiornato: essa investe la riorganizzazione dei servizi di pronto soccorso la cui corretta impostazione è condizione determinante per il recupero e la sopravvivenza del paziente che presenti una situazione di emergenza.
Questa deliberazione che la Giunta propone al Consiglio, conclude un periodo laborioso e, a mio avviso, proficuo e un discorso altrettanto utile, aperto entro la Regione con un civile confronto tra forze politiche e sociali; modifica, perfezionandolo, l'originale progetto della Giunta proposto un paio di anni fa in un confronto nel quale è subentrato, come elemento utile e per la prima volta in forma non correttamente perfezionata, anche il Comitato costituito ai sensi dell'art. 20 della legge 386 e della sua traduzione operativa regionale, tanto che dal primo progetto di semplice pronto soccorso oggi viene proposta l'organizzazione dei dipartimenti di emergenza e di accettazione della Regione Piemonte organizzazione dei servizio di guardia medica domiciliare, richiamandosi ai disposti della legge 128 e al più recente richiamo della sanatoria, ancora non pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, ma approvata ieri l'altro dal Senato della Repubblica.
Ripeto che la distribuzione tempestiva della relazione mi dispensa dal riportare i diversi problemi relativi alla deliberazione che io mi auguro possa essere approvata dall'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Come ha detto il relatore Consigliere Beltrami questa deliberazione giunge in Consiglio all'ultimo momento e ha dei precedenti in altri progetti di deliberazione sul soccorso urgente nel territorio della Regione, presentati dalla Giunta nel 1973 e 1974.
Questa è una deliberazione di principio e si affermano delle linee di tendenza. Ciò che vi è di positivo è il metodo attraverso il quale si è arrivati ad una deliberazione di massima come quella che oggi viene proposta al Consiglio. Questo metodo è stato possibile in quanto il confronto, sempre difficile in questo settore, si è realizzato con diverse visioni del problema da parte del Comitato istituito ai sensi dell'art. 20 che ha fattivamente collaborato con la Commissione Il Comitato ha predisposto un testo sul quale potevano convergere unanimemente le posizioni del Consiglio, senonché (ed è questa la ragione per la quale vi è a questo momento una divisione all'interno del Consiglio) la Giunta ha eliminato alcune parti, a nostro modo di vedere qualificanti che noi ripresentiamo in forma di emendamenti ricollegandoci in questo modo al tipo di elaborazione collegiale che era stata fatta dal Comitato di cui all'art. 20.
Dato che si tratta di una deliberazione con un articolato inserito, io penso che non si possa superare, dal punto di vista procedurale, l' approvazione emendamento per emendamento, quindi posso illustrarvi brevemente i punti sui quali noi non ci troviamo d'accordo.
Innanzitutto per quanto riguarda l'eliminazione della figura del coordinatore del dipartimento e la figura del dipartimento stesso così come concepito nella prima delibera, cioè gli artt 2 e 19. Non è vero che non vi sia la possibilità da parte di ogni amministrazione ospedaliera della Regione di regolare la organizzazione dei propri servizi in un certo modo: l'art. 10 della 132 prevede delle linee di dipartimento, ma non esclude che l'amministrazione ospedaliera possa istituire un dipartimento secondo la sua autonomia regolamentare. Alla Commissione è stata mostrata la sentenza del Tribunale regionale dell'Emilia Romagna del 2711.1974, con la quale è stato respinto il ricorso di venti primari contro una deliberazione dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia che istituiva il dipartimento, cosi come è possibile prefigurare anche in questo documento.
Il T A R. dell'Emilia Romagna ha riaffermato la possibilità e l'autonomia di ogni singola amministrazione nell'istituire questo servizio. Per questo noi riteniamo sia giusto che si debba ancora mantenere in piedi.
Un secondo punto che è stato modificato rispetto al primitivo testo della delibera, è allorché si dice che l dipartimento di emergenza e di accettazione è realizzato su indicazione del Consiglio regionale, in base alla programmazione regionale. La Giunta ha eliminato le parole "programmazione regionale" ed ha sostituito secondo un inveterato vizio "al Consiglio" con "alla Giunta" ritenendo che in 18 mesi il Consiglio non possa essere investito di questo. Secondo noi è una valutazione che non regge, siamo in un'ipotesi di programmazione, siamo in una ipotesi tipica che e anche di individuazione d e i luoghi dove devono essere collocati i dipartimenti.
All'art. 9 vi e la sostituzione da parte nostra delle parole "Giunta regionale" con "Consiglio regionale", ma l'Assessore ci dice che lui ha dietro alle spalle - ed è vero - una legge con la quale si dice che la Giunta regionale, sentito il Comitato, ecc, per cui la competenza resta alla Giunta . Quando approvammo quella legge presentammo un emendamento che in quel momento fu respinto, continuiamo, oggi, a fare lo stesso discorso di ieri.
L'art. 12 dice: "La Regione Piemonte istituisce il servizio di soccorso urgente nel territorio". Noi aggiungiamo che questo servizio deve essere affidato, per la gestione, ai Comuni ed ai Consorzi dei Comuni. Questa è un'indicazione nuova rispetto a quanto era stato stabilito dal Comitato nell'art. 20 e dalla Commissione, poiché riteniamo che i titolari della gestione dei servizi sanitari e sociali non possano che essere i Comuni ed i Consorzi dei Comuni.
Ultimo punto in cui è stato raggiunto un compromesso all'interno della Commissione, ma non soddisfacente e sul quale ci siamo riservati la presentazione di un emendamento, è là dove all'art. 15 si elimina quella norma che prevede l'impegno per il futuro da parte del Consiglio regionale di regolamentare ed istituire un Comitato di gestione, con la partecipazione dei Comuni e dei loro Consorzi, della centrale operativa e delle sue stazioni periferiche, secondo modalità da definirsi. Questo comma era stato impugnato dalla Giunta e in Commissione l'Assessore si è dichiarato disposto soltanto alla regolamentazione futura della centrale operativa e delle stazioni periferiche, superando il discorso del Comitato di gestione. E' evidente che qui c'è una divisione netta fra due concezioni del modo con il quale si deve intervenire in questo servizio.
La ragione per la quale manteniamo fermi questi emendamenti è, in primo luogo, perché il primo testo portato in Commissione fu il frutto di un lavoro lungo da parte del Comitato appena istituito Comitato che esiste e che non ha bisogno di nessuna istituzione particolare; accenno qui, dato che la nostra scadenza è molto vicina, che nessun atto da parte della Giunta potrà essere fatto per quanto riguarda la Casa di riposo di Corso Unione Sovietica se non si sente il Comitato dei nove, come prevede la legge. Comunque questo Comitato ha svolto con la Commissione un lavoro abbastanza approfondito e oculato.
Con questa deliberazione, che rimane pur sempre di larga massima, si apre il grosso problema della gestione - e questo sarà compito del prossimo Consiglio regionale - del reperimento dei fondi o della riorganizzazione all'interno delle strutture ospedaliere, dei servizi, in modo che la delibera non sia in termini di costo elevati, ma sia in termini di razionalizzazione del sistema.
Teniamo quindi fermi gli emendamenti e l'esito della votazione determinerà il nostro voto sulla delibera in discussione.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare darei la parola all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Intanto ringrazio con vivo apprezzamento la Commissione che si è dedicata a lungo all'esame di questa deliberazione che, come ha ricordato l' oratore, durante il suo iter si è arricchita di elementi che prima mancavano.
Dò atto con soddisfazione di questo accordo sul documento nel suo complesso; queste linee sono state lungamente elaborate, approfondite ed accolte con una larghissima adesione.
Su alcuni punti su cui è rimasto un parziale disaccordo, non per ripetere quanto già detto, ma vorrei puntualizzare alcune cose.
Il coordinatore del dipartimento è un problema che si è presentato all'esame della Commissione ed ha lasciato molte perplessità anche in considerazione del fatto che non si sono fino ad oggi chiariti quali potrebbero essere i rapporti di questo coordinatore con la direzione sanitaria, la quale risponde per legge della vigilanza su questo servizio proprio in questi giorni il Parlamento ha votato la legge che oggi stesso è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e che comunque è conosciuta nel testo votato sia dalla Camera che dal Senato; essa non fa riferimento al coordinatore, dispone della responsabilità direttiva collegiale in ordine alle organizzazioni di queste strutture e all'art. 55 delle disposizioni contenute in questa legge.
In effetti il problema di localizzare servizi di pronto soccorso in relazione alla programmazione regionale è sentito e proprio per questo è stata presentata anche la zonizzazione già proposta dalla Giunta, ma la chiusura dei lavori di questo Consiglio ci impone di rimandarne ad altro momento l'esame. E' stato peraltro riconosciuto che la legge del Consiglio regionale fatta il 28 novembre u.s, ha stabilito, nella scia della 386, che la Giunta può disporre di servizi nuovi, sentito il Comitato di cui all'art. 2 e seguenti della legge: questo Comitato sarà sentito qualora la Giunta ritenesse di provvedere già in parte all'applicazione di questa delibera e attraverso il Comitato si potranno puntualizzare i centri, le unità attraverso cui espletare l'attività.
Parimenti per quanto riguarda la gestione, devo dare atto che sull'accordo generale si è largamente introdotta la puntualizzazione, la sottolineatura, l'accentuazione che ad un servizio di questo genere devono largamente partecipare i Comuni, i Consorzi dei Comuni, gli Enti locali.
Questo non vuol dire che possa, sic et simpliciter, affidarsi ai Comuni un servizio che essi non potrebbero, con le loro strutture, essere immediatamente nella possibilità di espletare.
Per quanto riguarda i centri di rianimazione non possono funzionare se non con l'apporto determinante delle attrezzature ospedaliere. Una centrale operativa non può che essere uno strumento realizzato dall'amministrazione attiva, salvo la facoltà del Consiglio, se ancora farà a tempo dopo, di porsi i problemi della regolamentazione.
La Giunta pertanto raccomanda al Consiglio l'approvazione del documento secondo la stesura che è stata fatta dopo lunga ed approfondita discussione.



PRESIDENTE

Mi sono pervenuti sei emendamenti a firma Vecchione: "Art, .2 - Emendamento soppressivo e so- stitutivo del secondo comma: 'La vigilanza sul- la corretta redazione delle schede tipo sarà esercitata dalla direzione sanitaria, congiunta- mente al coordinatore di cui all'art.
19 della presente delibera per i dipartimenti ospedalieri, ai responsabili dei centri di emergenza di base per il servizio di guardia medico domiciliare". Consigliere Vecchione, trattandosi di una delibera, vuole porre in votazione tutti gli emendamenti in una sola volta, oppure singolarmente?



VECCHIONE Mario

Tutti insieme.



PRESIDENTE

Art. 4 - Emendamento soppressivo e sostitutivo: "Il dipartimento di emergenza e di accettazione è realizzato su indicazione del Consiglio regionale, in base alla programmazione regionale con deliberazione delle amministrazioni interessate, sentiti il Consiglio sanitario e le Organizzazioni sindacali interessate".
Art. 9 - Emendamento sostitutivo delle parole "la Giunta regionale" con le parole "Il Consiglio regionale".
Art. 12 - Emendamento aggiuntivo al primo comma: "Dopo la parola 'territorio' aggiungere 'da affidare per la gestione ai Comuni o Consorzi di Comuni".
Art. 15 - Emendamento soppressivo e sostitutivo del terzo comma: "Il Consiglio regionale, sentito il Comitato di cui all'art. 2 della delibera del Consiglio regionale del 20.2.1975, n. 1582, predisporrà con apposita delibera, un regolamento ed istituirà un Comitato di gestione con la partecipazione dei Comuni e dei loro Consorzi, della centrale operativa e delle sue stazioni periferiche, secondo modalità da definirsi".
Art. 19 - "Il Consiglio di dipartimento dura in carica due anni. Il Consiglio di dipartimento nella sua prima seduta elegge, tra i suoi membri il coordinatore del dipartimento che dura in carica due anni, ferme restando le attribuzioni del direttore sanitario e dei singoli responsabili delle unità di diagnosi e cura che costituiscono il dipartimento stesso:' La Giunta non accoglie gli emendamenti.
Pongo in votazione gli emendamenti di cui ho dato lettura, a firma Vecchione. Non sono Accoltivi sono altre dichiarazioni prima del passaggio al voto della deliberazione? Pongo in votazione la delibera della Giunta regionale: "Organizzazione dei dipartimenti di emergenza e di accettazione nella Regione Piemonte organizzazione del servizio di guardia medico-domiciliare ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata.
Passiamo al punto concernente le nomine Rai-Tv.


Argomento: Nomine

Nomine Rai-Tv


PRESIDENTE

Nomine Rai-Tv. Illustro il significato del voto.
La legge che ha modificato le norme per la composizione del Consiglio della Rai-Tv recita all'art. 8: "Il Consiglio di Amministrazione della concessionaria è composto da 16 membri, di cui: sei eletti dell'assemblea dei soci dieci eletti dalla Commissione parlamentare con la maggioranza di tre quinti dei suoi componenti, dei quali 4 scelti sulla base delle designazioni effettuate dai Consigli regionali. Ciascun Consiglio regionale designa da uno a tre nominativi nei 30 giorni anteriori alla scadenza del Consiglio di amministrazione e, nella prima attuazione della presente legge, entro quindici giorni dalla sua entrata in vigore. Trascorsi i termini, la Commissione procede sulla base delle designazioni pervenute".
Prego quindi di distribuire le schede.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno riportato voti : Vera Fernando 18 Armella Angelo 15 Besate Pietro 10 Bianchi Adriano 3 Calleri Edoardo 1 Cardinali Giulio 1 schede bianche : n. 2 scheda nulla : n. 1 Proclamo quindi eletti i Consiglieri Vera, Armella e Besate.
Procediamo ora con l'art. 5.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Poiché non si tratta di procedere ad una elezione per un incarico di esecuzione immediata prenderemmo una decisione che potrebbe essere assunta più legittimamente dal Consiglio che sarà eletto tra poco. Anche in considerazione di questa situazione non si è provveduto a ricercare i candidati per un in carico che durerà tre anni.
Propongo quindi che si soprassieda alla elezione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Vale la pena di ricordare che si tratta di eleggere nove rappresentanti per la formazione del Comitato regionale di consulta per la Regione per i programmi della Rai-Tv.
Come Gruppo comunista siamo pronti a votare disponendo dei due nominativi. Prendiamo atto, almeno per quanto riguarda la D.C., che questa possibilità non c'è e che pertanto la votazione non si fa.
Dibattito sulla Baraggia Vercellese



PRESIDENTE

Questo argomento è quindi rinviato al prossimo Consiglio.
Rimangono, secondo quanto hanno stabilito i Capigruppo, i problemi della Baraggia Vercellese e il dibattito sui cinque anni di attività regionale.
Il Presidente della Giunta ha delle dichiarazioni da fare sulla Baraggia Vercellese?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Se devo parlare chiedo alla cortesia dei signori Consiglieri di ascoltarmi per circa un'ora: o dò un'indicazione piena e completa del problema, o mi limito a dire che i signori che hanno proposto questa istanza sono stati ricevuti tre volte (anche oggi), hanno avuto notizia esplicita che per il 6 o 7 maggio (non ricordo la data) vi sarà un incontro alla Regione con loro, con il Consorzio, i tecnici, l'Assessore all'agricoltura, i Presidenti e che nel frattempo per i buoni uffici messi dal Presidente con il Consorzio, hanno ottenuto l'impegno che fino al 15 giugno non si prendono iniziative di nessun genere.
Se questa dichiarazione, ripetuta per tre volte, la si voleva fatta anche in Consiglio, io l'ho fatta, se invece si vuole una risposta all'interrogazione chiedo tre quarti d'ora di tempo e sono qui pronto a rispondere.



PRESIDENTE

La parola alla Signora Fabbrisi



FABBRIS Pierina

Io non posso naturalmente decidere per il Consiglio, vorrei solamente fare una precisazione: i rappresentanti della cooperativa della Baraggia che sono qui presenti da oggi pomeriggio, attendono delle assicurazioni in relazione alle precise istanze avanzate.
Io non voglio suggerire al Presidente della Giunta quale deve essere il suo atteggiamento, ma credo che il Consiglio dovrebbe dare a questi contadini le assicurazioni che chiedono.
Io dò atto al Presidente della Giunta di avere ricevuto i rappresentanti di questa cooperativa oggi pomeriggio, gli dò anche atto di essersi impegnato ad operare nei confronti di coloro che dovrebbero fare certi lavori di canalizzazione di quella zona, affinché li sospendano.
Questi signori però non hanno ancora le garanzie che le cose possano concludersi per il meglio. Scusatemi, io non svolgo l'interpellanza, spiego solo il tipo di assicurazione che si chiede al Consiglio in questa seduta di fine legislatura, che è cosi affannosa per cui mi rendo conto che è difficile impegnare il Consiglio in un dibattito lungo e compiuto su un argomento di questo genere.
I lavori sono stati sospesi, ma non per la decisione del Consiglio di respingere il piano presentato dal Consorzio della Baraggia, per il quale anzi, manca un giudizio definitivo negativo. Non solo, ma sono stati emessi due decreti dal Presidente della Giunta con i quali si danno dei finanziamenti per quei lavori di canalizzazione più volte criticati per cui di fatto si autorizza quello che sembrava dover essere sospeso.
Ecco il motivo per cui si chiede, seppure nel limite di tempo che ci resta a disposizione, un'assicurazione, senza naturalmente entrare nella questione generale.
Si chiede, in sostanza, che si chiarisca che non è il Consorzio che sospende il piano, ma è la Giunta in relazione alla dichiarazione fatta dalla Commissione speciale dei giurisperiti la quale ha accettato i 'ricorsi presupposti dai proprietari. Di conseguenza si devono sospendere i decreti che sono di fatto di attuazione del piano, in attesa che il futuro Consiglio possa insieme con la cooperativa (che a differenza di alcuni anni fa, quando abbiamo preso in esame la questione, oggi è un fatto reale e consistente che conta più di 300 soci con circa ottocento ettari di terreno e che pone di fatto tutto l'argomento su basi diverse) elaborare un nuovo piano con l'ausilio della competente Commissione consiliare che sarà costituita dal prossimo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

All'ordine del giorno, alla cui compilazione non ero stato interessato per questo punto, è stato scritto "Dibattito sulla Baraggia Vercellese".
In realtà il problema della Baraggia è venuto alla evidenza del Consiglio, o meglio, è tornato alla evidenza del Consiglio; c'era stato un dibattito molto lungo al quale aveva partecipato l' allora Presidente della Giunta Calleri e aveva dato un'esaurientissima risposta a diverse interrogazioni ed interpellanze l'Assessore Franzi, allora Assessore all'agricoltura. L'argomento si era concluso con un ordine del giorno redatto dal Consiglio regionale che suona esattamente così: "Il Consiglio regionale, preso atto attraverso il dibattito avvenuto nella seduta del 4.10.73 dei gravi problemi che scaturiscono dal piano redatto dal Consorzio di bonifica della Baraggia Vercellese, per il riordino fondiario dei terreni siti nei Comuni di Castelletto Cervo Brusnengo e Masserano, sia in ordine alla necessità di non pregiudicare la programmazione regionale ed in particolare i piani agricoli zonali, sia al fini di un'impostazione più democratica e di maggiore partecipazione delle popolazioni interessate al piano impegna la Giunta a riferire con l'opportuna documentazione al Consiglio regionale e per esso alla VI Commissione, onde consentire un esame preliminare ad ogni decisione nel merito". Il cui merito si sintetizza nei termini "per il riordino fondiario dei terreni siti nei Comuni di Castelletto Cervo, Brusnengo e Masserano".
Io leggo quello che c'è nell'ordine del giorno.



FERRARIS Bruno

Ed in particolare tutto quello che segue.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

No,no Ad un certo momento è intervenuta un'interpellanza a firma Ferraris Fabbris: "Presa visione dei decreti del Presidente della Giunta con i quali si approvano rispettivamente: il progetto di costruzione della rete irrigua dell'invaso sul torrente Ossola, la concessione dei lavori, il finanziamento regionale al Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese ed il 'Piano parti colare di esproprio' predisposto dall'ing. Giuseppe Viazzo in data 10.12.72, i sottoscritti Consiglieri regionali: ritenendo che con la firma di tali decreti si sia violato l'ordine del giorno del Consiglio regionale approvato in data 4 ottobre 1973 con il quale la Giunta si era impegnata a 'riferire con la opportuna documentazione al Consiglio regionale e per esso alla VI Commissione' sul piano redatto dal Consorzio della Baraggia Vercellese onde consentire un esame preliminare ad ogni decisione nel merito' interpellano in via d'urgenza il Presidente della Giunta per conoscere: se non intenda revocare i decreti sopra citati se non ravvisi l'esigenza di riferire immediatamente al Consiglio regionale sugli orientamenti maturati dalla Giunta in ordine ai problemi della Baraggia Vercellese".
L'argomento è stato portato all'esame del Consiglio regionale ed è stato, ad un certo momento...



GERINI Armando

C'è anche un'interpellanza del Consigliere Zanone in proposito.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Leggiamo anche quella: "Con decreto del Presidente della Giunta regionale 24 gennaio 1975 n.
204, il Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese è stato autorizzato alla occupazione d'urgenza di terreni da espropriare in relazione alla approvazione del "Piano particellare di esproprio" predisposto dall'ing.
Giuseppe Viazzo in data 10.12-72, allegato al citato decreto, e in relazione a precedenti provvedimenti con i quali si approvarono il progetto di costruzione della rete irrigua dell'invaso sul torrente Ossola, la concessione dei lavori ed il finanziamento regionale al Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese.
Premesso quanto sopra, il sottoscritto interroga d'urgenza la Giunta per conoscere: se, o in quale misura, tali provvedimenti corrispondano allo spirito dell'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 4 ottobre 1973 che, in relazione ai problemi della Baraggia Vercellese, impegnava la Giunta "a riferire con l'opportuna documentazione al Consiglio regionale e per esso, alla VI Commissione, onde consentire un esame preliminare ad ogni decisione nel merito" quando la Giunta intende mettere la VI Commissione in grado di procedere negli adempimenti previsti nell'ordine del giorno citato".
Qui bisogna fare una precisazione perché sono due i problemi: l'uno è quello di fondo, di cui possiamo parlare tanto è quanto necessario, questa sera, l'altro, particolare e parziale di un'autorizzazione al compimento di un canaletto di irrigazione a scorrimento. Il problema sorge perché un gruppo di fruitori di questo servizio che il Consorzio di bonifica della Baraggia Vercelle realizzerà, ritengono che sia più confacente il sistema di irrigazione a pioggia che non il sistema di irrigazione a scorrimento.
Il Presidente della Giunta, confortato dal parere di tecnici, ha ritenuto che siano due problemi assolutamente diversi e distinti, per cui non aveva nessun dovere e ritiene di non avere nessun dovere di sospendere un decreto che ha emesso e che è relativo ad un atto deliberativo precedente che si incardina in tutta la lunga e complessa storia del Consorzio di bonifica della Baraggia Vercellese che con loro pazienza io illustrerò.
Vi è stato un parere favorevole del Comitato tecnico per la bonifica integrale, un parere favorevole del Magistrato per il Po, un parere favorevole del Consiglio superiore dell'agricoltura e del Consiglio superiore dei LL.PP.; sentiti questi pareri il Ministero dell'agricoltura e delle foreste, con un decreto in data 23.4.71 n. 247/1116, ha approvato il progetto 16.3.1970 del Consorzio che prevedeva la costruzione di una diga sul torrente Ossola con una spesa di un miliardo e 300 milioni, la costruzione della condotta principale di deviazione, la costruzione della rete irrigua su di una superficie di 1300 ettari circa per una spesa complessiva di un miliardo 978.966,000 lire.
A seguito di variante che si e resa necessaria, per delle ragioni tecniche, nel corso dei lavori di costruzione della diga, è risultata una maggiore spesa per tale opera per cui il Ministero dell'agricoltura ha autorizzato il Consorzio ad utilizzare la somma che era stata in eccedenza stanziata per la rete irrigua, in attesa di potere poi integrare il finanziamento complessivo.
Intanto si costituivano le Regioni e con la legge 20 ottobre 1971 n.
912 vennero assegnati alle Regioni i finanziamenti per la prosecuzione delle attività iniziate nelle aree depresse del centro nord Il Consorzio ha conseguentemente chiesto alla Regione Piemonte l'integrazione del finanziamento per il completamento delle opere del complesso irriguo dell'Ossola, finanziamento che è stato concesso con decreto n, 189 del 30.1.1974 che ha riapprovato il, progetto della rete irrigua.
La costruzione d'ella rete irrigua della zona di Masserano Brusnengo Castelletto Cervo era stata prevista dal Consorzio a mezzo di canali a cielo libero perché adatti alle colture del comprensorio, come è praticato in tutte le zone limitrofe a quelle dove si dovrebbe operare e sia per il basso costo di realizzazione e di esercizio. Infatti il costo per la costruzione della rete irrigua su 1500 ettari con uno sviluppo di circa 65 km, viene a costare intorno ai 400 milioni ed il costo di esercizio per ettaro è previsto in circa 40.000 lire.
A seguito dell'autorizzazione della Regione i lavori sono stati appaltati, è stato stipulato il relativo contratto, sono stati redatti gli stati di consistenza per l'occupazione dei sedimi dei canali primari.
Il decreto di occupazione 24.1.1975 n. 204 è stato notificato agli interessati in modo che l'impresa appaltatrice ha potuto poi iniziare i lavori che sono, meglio, che erano fino a questa mattina limitati allo splateamento dei tracciati dei canali, al livellamento e allo studio altimetrico delle quote.
Nel dicembre del 1974 la cooperativa "La Baraggia" fece presente al Consorzio che, per quanto riguardava i propri soci, essa intendeva procedere a colture diverse da quelle tradizionali del comprensorio e pertanto riteneva che la costruzione della rete irrigua, cos i com'era stata prevista dal Consorzio, non fosse confacente agli indirizzi culturali prescelti dalla predetta cooperativa ed in modo particolare prospettava al Consorzio la convenienza di realizzare un impianto di irrigazione a pioggia e pertanto un sistema di distribuzione dell'acqua con tubazioni. Il Consorzio il 19.12.1974, a Castelletto Cervo, in una riunione dichiarava la propria disponibilità ad esaminare le richieste della cooperativa rappresentando tuttavia la necessità che nel frattempo si desse corso alla esecuzione di almeno un canale primario, che e quello del- quale ci stiamo occupando.



BERTI Antonio

Noi non abbiamo detto di parlare un'ora su questo...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Io ho chiesto se si accontentavano della dichiarazione che avevo fatto...



BERTI Antonio

Poteva dire le cose essenziali, siamo qui dentro da due giorni!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Scusi, Consigliere Berti, io avrei potuto rifiutarmi di parlarne perch questo argomento è stato posto all'ordine del giorno senza che io venissi interpellato, oltre tutto.



BERTI Antonio

L'abbiamo deciso con i Capigruppo e su mia richiesta e lei ha detto...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Io non c'ero.



BERTI Antonio

Lei risponda alle domande, non faccia tutta la storia, la conosciamo già.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Bisogna fare la storia per arrivare alla ...



BERTI Antonio

Benissimo, allora quando lei farà le sue dichiarazioni ce ne andremo tutti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Insomma, io invito il Presidente del Consiglio a fare il Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Prosegua, Presidente.



BIANCHI Adriano

Questo argomento non era all' ordine del giorno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

L'hanno messo dopo, questa è la verità.



CALLERI Edoardo

Allora togliamolo.



MENOZZI Stanislao

Non credo che questo sia il sistema adatto per interrompere un Presidente.



PRESIDENTE

Gli ho dato la parola pregandola di proseguire.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Io devo farla la storia, proprio per dare la ragione del perché - e l'ho dichiarato agli interpellanti e agli interroganti e l'ho dichiarato ai signori della Baraggia che sono venuti per tre volte -- non intendo modificare assolutamente l'atteggiamento assunto con i due provvedimenti perché li ritengo corretti e giusti. Ho detto che tuttavia avrei interessato il Consorzio della Baraggia -- cosa che ho fatto - per ottenere da loro cortesemente la sospensione dei lavori. Oggi mi è stato riferito che la sospensione è avvenuta da questa mattina e andrà fino al 15 di giugno per consentire l'ulteriore trattativa in corso con gli interessati.
L'ho comunicato agli interessati, ma si vuole che il dibattito prosegua e io proseguo, che cosa devo fare? Abbiamo trovato della gente che dice va bene, ci prendiamo dei danni nelle costole, li pagheremo noi fino al 15 giugno, resti aperto il discorso, facciamo le valutazioni del caso, vediamo quel che c'è da fare. La Giunta, come tale, ha preso addirittura una delibera nella quale, preso atto di quello che è accaduto, determina di pubblicarlo sul Bollettino Ufficiale, sinceramente non so perché si debba arrivare alle conclusioni.
Il Consorzio, in quella riunione del 19.12.1974 a Castelletto Cervo dichiarava la propria disponibilità ad esaminare le richieste della cooperativa, rappresentando tuttavia la necessità che nel frattempo si desse corso all' esecuzione di almeno un canale primario, sia per evitare le richieste di danni da parte dell' impresa appaltatrice, che per essere in grado di portare l'acqua, appena possibile, alle aziende esistenti nella parte bassa del comprensorio. La proposta, mi è stato riferito, io non ero presente, è stata accettata verbalmente dalla cooperativa e questo potrà essere verificato nell'incontro che faremo il 6 di maggio, accettato o smentito. Il Consorzio invitava la cooperativa ad indicare i terreni sui quali si riteneva che dovesse essere effettuata l'irrigazione a pioggia per compiere uno studio in proposito.
La cooperativa "Là Baraggia", invece di fornire i dati richiesti per esaminare la possibilità dell'irrigazione a pioggia, ha inviato al Consorzio e alla Regione - e ne ho qui il testo - una lettera con la quale faceva presente: 1) la necessita che la Regione si pronunciasse sul piano di riordino predisposto dal Consorzio nell'agosto 1973, prima di procedere alla realizzazione della rete irrigua, ritenendo che il sistema di irrigazione prescelto fosse legato al piano di riordino e quindi era un aspetto concettualmente accettabile e non accettato dal Presidente della Giunta e dai tecnici che egli ha consultato 2) facendo opposizione alla realizzazione del progetto cosi come previsto, e la disponibilità alla ridimensione della Baraggia .
Il Consorzio, con sua lettera del 27.2.1975 sollecitava la Coop.
Baraggia a fornire i dati richiesti nell'incontro del 19 dicembre, senza ottenere alcuna comunicazione. Giovedì una delegazione di rappresentanti agricoltori della cooperativa "La Baraggia" ha riconfermato l'opposizione alla costruzione della rete irrigua nel sistema prescelto dal Consorzio chiedendo l'integrale rifacimento del progetto secondo il tipo da loro indicato Questa situazione e obiettivamente necessario conoscerla per arrivare alla conclusione.
Il Consiglio dei delegati del Consorzio, con sua delibera del 12.12,72 richiamata e ricordata dall'Assessore Chiabrando, ha autorizzato l'elaborazione di un piano di accorpamento e di riordinamento fondiario ai sensi dell'art. 34 della legge 13.2.1933 e della legge 14.8.1971 art. 5 Il piano è stato redatto nell'agosto del 1973 ed è stato pubblicato a norma di legge e riguardava la zona da irrigare con l'acqua proveniente dall'invaso dell'Ossola e precisamente una superficie di 1250 ettari ricadenti nei tre Comuni come sopra indicati e si notava una grandissima frammentazione e polverizzazione della proprietà, oltre 1100 ditte proprietarie, con un frazionamento parcellare di circa 3400 appezzamenti. Il piano dì riordinamento e di accorpamento stabiliva che in luogo delle 110 ditte ne sorgessero tredici di dimensioni variabili fra i 70 e i 110 ettari, in modo da rendere possibile l'insediamento di imprese a carattere familiare efficienti e razionalmente organizzate e pertanto con gestioni remunerative. Dopo la pubblicazione vennero presentati numerosi ricorsi contro l'esproprio dei terreni invocato dal Consorzio in applicazione all'art. 34 della legge 13.2.1933. I ricorsi sono stati affidati, dalla Regione, ad un'apposita Commissione di tecnici e di giudici periti prevista dall'art. 28 del citato decreto.
In pendenza delle decisioni della Regione sul piano di riordinamento il Consorzio ha riscontrato nella zona un rilevante mutamento nella situazione fondiaria dovuto all'adesione di diversi proprietari alla cooperativa "La Baraggia" costituita allo scopo di opporsi al piano proposto e che di fatto aveva comunque acquisito alla coltivazione la disponibilità di terreni per circa 300 ettari.
Il Consiglio dei delegati del Consorzio, prendendo atto di quanto sopra, autonomamente, con deliberazione dell'1.3.75 (anteriore alla data dell'interrogazione e dell'interpellanza) ha deciso il momentaneo accantonamento del piano di coordinamento della situazione fondiaria nella zona perché si possa consentire la razionale irrigazione dei terreni e l'utilizzo dell' acqua, (cinque milioni e mezzo circa di mc.) invasata con la diga sul torrente °stola Il secondo minore problema, che è quello di cui ci occupiamo, trova campo in un'ampia discussione che ritorneremo a fare il 6 maggio con la partecipazione degli interessati e dei tecnici. E aggiungo (me ne e stata data oggi comunicazione) che fino al 15 giugno neanche in quella direzione il Consorzio muove



PRESIDENTE

Hanno così termine le dichiarazioni del Presidente della Giunta.
Hanno ragione quelli che dicono che nella riunione dei Presidenti dei Gruppi il problema della Baraggia non era stato inserito per questa sera all'ordine del giorno.
Io ho pregato il Presidente di fare delle dichiarazioni in proposito con l'impegno di convocare gli interessati per la giornata del 6 maggio.
Con queste dichiarazioni ritengo che la discussione per ora debba avere termine, a meno che i Capigruppo mi dicano di modificare l' ordine del giorno.



FERRARIS Bruno

Desidero che siano messe a verbale alcune dichiarazioni che voglio fare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Allora e un dibattito.



FERRARIS Bruno

Qui ci sono da tutelare il Consiglio e la VI Commissione.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, ma allora a questo punto devo prima dare la parola all' Assessore Chiabrando che l'aveva già chiesta. Gliela dò e poi la dar a lei. La parola brevemente all'Assessore Chiabrando.



BIANCHI Adriano

Lei ha chiesto il consenso dei Capigruppo, il mio non lo dò.



PRESIDENTE

Ma darei la parola per pochi minuti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Con questo però si apre il dibattito e allora si va fino in fondo.



PRESIDENTE

Io ho pregato il Presidente di fare delle dichiarazioni non di aprire un dibattito.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Le dichiarazioni le ho fatte.



PRESIDENTE

Anch'io ritengo chiusa la discussione in questo modo, a meno che i Capigruppo mi dicano che l'ordine del giorno è modificato



BIANCHI Adriano

Chiedo formalmente che si metta ai voti la chiusura della discussione sull'argomento



PRESIDENTE

Su questa richiesta vi sono dei Consiglieri che intendono prendere la parola? Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Io non sono d'accordo sulla richiesta del Consigliere Bianchi per il solo fatto che il Presidente della Giunta ha ritenuto di aprire il dibattito La mia irritazione nasce dal fatto che alcuni di noi in questi due giorni, per il tour de force in cui siamo stati coinvolti, ha persino rinunciato a prendere la parola. Ritengo che sia stata una provocazione da parte del Presidente il dire "devo parlare un'ora", bastava dare alcune risposte...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Mi perdoni l'interruzione, io non l'ho detto come minaccia, ho detto: se devo fare la relazione completa probabilmente devo chiedere la pazienza dei Consiglieri per un'ora. Io ricordo benissimo quello che dico.



BERTI Antonio

In conseguenza di questo la nostra compagna le ha posto alcune domande bastava che lei rispondesse a queste. Dal momento che la discussione è stata aperta, noi riteniamo che si debba continuare a discutere.



PRESIDENTE

Consigliere Bianchi, mantiene la sua richiesta? Non è possibile vedere di comporre la questione? Io riterrei di si, anziché passare ai voti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Che cosa vogliono ottenere di più di quanto hanno ottenuto?



PRESIDENTE

Non si potrebbe stabilire un brevissimo termine all'Assessore Chiabrando e a quanti chiedono la parola? La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, evidentemente se qualcun altro interviene in questo dialogo fra il Presidente e la Signora Fabbris tutti hanno diritto di parlare, sono in sei o sette che vogliono interferire, andiamo fino alle due per discutere un tema che aveva trovato ampio chiarimento e risposta solo per polemizzare quando l'argomento era già stato cancellato dall'ordine del giorno; adesso non c'e più nulla da dire se non polemizzare. Se si apre il discorso, parlano l'Assessore, i Consiglieri Franzi, Menozzi, Ferraris, poi intervengono i Capigruppo perché si tratta di fare una sintesi sugli argomenti trattati. Mi domando se giunti a questo punto con tanta pazienza, con tanto impegno da parte di tutti, sia il caso.
Io ho fatto là proposta di troncare, con l umiliazione di nessuno, ma per non innescare un procedimento che ci porta fuori dal seminato.



FERRARIS Bruno

L'umiliazione è per la VI Commissione, sia ben chiaro e questo lo scriveremo sui manifesti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

I manifesti li fate anche senza dirlo.



PRESIDENTE

Visto che siamo giunti all' ultima fase in modo tranquillo, anche se è stato molto difficile per via delle leggi, non è possibile, dopo le dichiarazioni che ha reso il Presidente in cui impegna a incontrare e il Consorzio e la cooperativa...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

E' già fissato, non "impegna".



BERTI Antonio

Vi sono due proposte, le metta ai voti.



PRESIDENTE

Vi è la proposta Bianchi di dichiarare chiusa la discussione in quanto non all'ordine del giorno. Chi intende approvarla è pregato di alzare la mano La discussione è esaurita.


Argomento: Elezioni - Ineleggibilita' - Incompatibilita' - Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Mozione del Gruppo P.C.I. sulla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio Regioni, del 14 aprile 1974 relativa a cessazione delle funzioni da parte dei Consiglieri regionali in vista del loro rinnovo per compiuto quinquennio


PRESIDENTE

Passiamo all'ultimo punto dell'ordine del giorno. Io ho fatto distribuire la circolare "Cessazione delle funzioni da parte dei Consiglieri regionali in vista del loro rinnovo per compiuto quinquennio".
Nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi vi è stato l'impegno del Presidente della Giunta di rendere a tal proposito una dichiarazione. La parola al Presidente della Giunta



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Per l'esattezza l Presidente della Giunta ha ricevuto la circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri ed ha ritenuto opportuno, senza averne nessun dovere specifico, di mandarla per conoscenza al Presidente del Consiglio. La relazione all'invio per conoscenza di questo documento, è stata formulata una mozione che io personalmente, a nome della Giunta dichiaro di non poter accettare ed accogliere perché suona in un certo senso - sia pure come ultimo atto e forse perché come ultimo atto più grave che non mai - un'assoluta sfiducia in quelle che sono le sensibilità sempre dimostrate da questa Giunta e dalle Giunte che hanno governato la Regione Piemonte.
Noi quella circolare l'abbiamo ricevuta, l' abbiamo letta, l'abbiamo interpretata (non ne avevamo neanche bisogno per saperci comportare nel periodo di tempo che va fino alla sostituzione di questa Giunta con un'altra) non la possiamo certamente accettare stravolta da una mozione la quale suona come impegno della Giunta regionale a farsi controllare, in questo periodo di tempo, sotto un aspetto politico, dalle Commissioni anche per una ragione squisitamente giuridica. Il Consiglio regionale con questa sera termina la sua attività, le Commissioni sono lo strumento del Consiglio, il Consiglio si organizza attraverso queste Commissioni, è impensabile che ci siano delle Commissioni che sopravvivono ad un Consiglio morto. Vi è un solo caso quando, per Statuto, una Commissione debba essere consultata dalla Giunta esecutiva nel momento in cui deve assumere delle decisioni.
E' vero che nella mozione si è fatto uno sforzo per interpretare in modo giuridicamente corretto questo impegno facendo riferimento alla Commissione che deve essere sentita dalla Giunta nel momento in cui intende operativamente portare innanzi la legge relativa ai contributi per gli studi resistenziali, ma anche li, a mio avviso, la situazione è assolutamente non corretta, perché, cosa significa? Che la Giunta non potrebbe assegnare quelle somme fino a che non ci sia una Commissione fatta da un nuovo Consiglio regionale, non che sfa tenuta a consultare, a far convocare la Commissione per esercitare questo suo diritto-dovere, non lo eserciterà puramente e semplicemente.
Peraltro desidero dare, per quanto possa essere necessario, la più ampia assicurazione che nel periodo di tempo che muove da questa sera fino al giorno in cui qualcuno prenderà questo posto, sarà estremamente rigorosamente rispettato tutto quello che deve essere rispettato da parte dell'organo esecutivo e di governo, secondo la Costituzione, secondo lo Statuto nostro, secondo le leggi che ci siamo date.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Vorrei eccepire al Presidente della Giunta che lo spirito della mozione non ha nessuna intenzione offensiva nei confronti della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Ne prendo atto con piacere.



SANLORENZO Dino

Ma ci mancherebbe altro! Perché una mozione deve suonare offesa? Suona atto politico tendente ad interpretare in un certo modo una circolare che è pure autorevole in quanto proviene dal Presidente del Consiglio dei Ministri, che fino a prova contraria rappresenta ancora un governo della Repubblica Italiana, che ha in questo caso la ventura di trovarsi in disaccordo con il Presidente della Giunta regionale del Piemonte.
Questa circolare, assieme alle altre cose che ho citato con i miei compagini, tra virgolette, contiene dei riferimenti estremamente precisi nei confronti dei quali il Presidente della Giunta può dichiararsi non d'accordo, ma certo non può contestare che siano scritti come io li legger adesso. Ad un certo punto la circolare del Presidente del Consiglio dei Ministri dice che "limitatamente a tali casi, può ritenersi l'ammissibilità di un controllo delle suddette Commissioni (quelle che risultano tuttavia scadute nei 46 giorni dopo che ecc., e noi sfamo scaduti nei confronti dell'organo esecutivo della Regione) nei confronti dell'organo esecutivo della Regione, al fine di assicurare che nel delicato periodo delle elezioni l'attività di governo abbia appunto un carattere puramente neutro od eventualmente giustificato da esigenze di carattere imprescindibile" Essendo perfettamente d'accordo sull'utilità di una circolare di questo genere e sulla legittimità sostanziale di questa osservazione, la disquisizione può caso mai intercorrere là dove si dice "le norme statutarie."..".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Legga il periodo precedente



SANLORENZO Dino

Ma lo so, lo so Presidente che lei pensava a quello! "Le norme statutarie prevedono la partecipazione di organi, ecc," Senonché le norme statutarie anche del nostro Statuto, prevedono per esempio per quanto riguarda la Commissione programmazione e bilancio esattamente questa facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

E' previsto.



SANLORENZO Dino

Lei dice che è previsto, ma allora vede che la disquisizione non c'entra, non c'entra niente l'offesa, c'entra invece l'opportunità o meno di rispettare questo criterio anche nel periodo dei 46 giorni, quando invece si poteva anche pensare che nei 46 giorni davvero la situazione giuridica e istituzionale fosse che la Giunta amministrava in modo neutro la Regione, il Consiglio si scioglieva, tutto andava a catafascio e non esisteva più niente, invece questa circolare dice qualcosa di diverso, Noi siamo d'accordo con questo qualcosa di diverso che dice la circolare, il Presidente della Giunta no, ma lei permetterà che noi presentiamo una mozione che, senza suonare offesa per nessuno, confermi la circolare del Presidente del Consiglio, lasciando al Presidente della Giunta e alla Giunta in carica la possibilità di respingere la circolare del Governo in carica. Noi chiediamo semplicemente l'applicazione integrale della circolare, opportuna circolare perché, signor Presidente, se avessimo il tempo di discutere ampiamente di questa faccenda, potremmo tutti quanti convenire sul fatto che questi 46 giorni dal punto di vista giuridico sono assai strani per l'ordinamento regionale, perché, lei mi sa dire che cos' l'ordinaria amministrazione di una Giunta esecutiva in questi 46 giorni? Lo trova scritto in qualche legge regionale in che cosa consiste?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

E' l'amministrazione normale.



SANLORENZO Dino

Normale, qui paria di neutra, cosa vuol dire? E' normale stanziare 50 milioni, cento milioni, spenderli, non spenderli? Non lo so, lo dica, lei..
Quali saranno i limiti di intervento di questa Giunta che dal punto di vista giuridico dovrebbe essere confinata alla ordinaria amministrazione? Caso mai se dovessimo disquisire su questo argomento, ci sarebbero molte cose da dire per definire un quadro più preciso di quanto non sia l'attuale.
In carenza della definizione del legislatore nazionale, se volete del nostro Regolamento, del nostro Statuto, ecc., questa circolare interviene a regolamentare un sistema di controllo. Ci pare opportuna e credo sia opportuno votare la mozione. Il Presidente non vuole votarla, la respinge? Vediamo un po': se il Presidente ne accetta lo spirito e la sostanza questo vuol dire che le Commissioni possono essere convocate e allora si può anche ritirare la mozione, se invece il Presidente mantiene...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Ma l'ho già dichiarato.



SANLORENZO Dino

Si, lo so, lei nella riunione del Capigruppo aveva dichiarato che accettava lo spirito della mozione, qui invece ha detto che respinge la mozione. Non giochiamo sulle parole perché allora vuol dire che in questi 46 giorni nessuna Commissione verrà mai convocata e ci accorgeremo nella seconda legislatura che in questi 46 giorni si sono presi ogni sorta di provvedimenti che rientrano teoricamente nell'ordinaria amministrazione.
La questione è di sostanza: se il Presidente è d'accordo, bene, se non lo è, pazienza, noi votiamo la mozione, lei voterà contro e non se ne parla più,'



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Vorrei solo pregare il Consigliere Sanlorenzo di leggere tutto, non si può mai enucleare un periodo per farne la costruzione.
La richiesta al quesito ha questa risposta da parte della Presidenza del Consiglio, di conseguenza, in via di massima, per l'adozione di tali atti del Governo, dei 45 giorni, ecc., non dovrebbe essere richiesta, salva diversa espressa previsione a livello di norme statutarie. Lo Statuto della Regione Piemonte prevede la consultazione della Commissione nel caso che il bilancio torni non approvato ed evidentemente la Giunta, prima di assumere una determinazione, ha il dovere di sentire la Commissione.
Ieri sera è stato distribuito quel commento allo Statuto del Levi, io me lo sono consultato proprio su questo punto ed è estremamente chiaro. E' comunque chiara la circolare perché dice: "Ne consegue sempre, in via di massima, che il quesito non dovrebbe porsi in concreto se non per quei casi in cui si tratti di affari correnti per i quali le norme statutarie prevedono la partecipazione di organi consiliari". Se questa previsione c' certamente non la rifiutiamo, ma siccome questa previsione nel nostro Statuto non c'e se non per il caso che ho citato, ecco perché la ritengo assolutamente superflua ripetendo il concetto che rispetteremo fedelmente e la Costituzione e lo Statuto e le leggi della Regione.
Prendo atto che non c'era l'intenzione che a me era sembrata, ne prendo atto molto volentieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Signor Presidente, rimane il fatto intanto del suo diverso atteggiamento rispetto alla riunione dei Capigruppo, non riesco a capirne il perché. Dico anche che il parere del Levi non mi fa né caldo ne freddo non mi interessa, l'ho già detto ai Capigruppo. Improvvisamente lei cita Levi, in cinque anni non l'hai mai citato.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Me l'hanno dato ieri.



BERTI Antonio

Ma lei cinque anni fa diceva le cose opposte Le ho fatto una domanda oggi, le ho chiesto quanti libri sono stati comperati di Levi, senza voler fare della malignità. Ma lei non ha risposto ad un problema che prima che giuridico è politico.
La lettera del Presidente del Consiglio dei Ministri viene sulla base di un'istanza presentata da varie Regioni. Nessuno può contestare il fatto che i Consigli regionali, assemblee legislative, si trovano rispetto al Parlamento in condizioni di inferiorità, perché il Parlamento funziona fino al giorno delle elezioni, regolarmente, invece nei Consigli regionali la Giunta rimane in carica per l'ordinaria amministrazione e per le spese correnti, e noi sappiamo quali sono le spese correnti del nostro bilancio l'Ufficio di Presidenza rimane in carica per gli affari interni della Regione. Qual è la parte che finisce stasera? Quella dei Consiglieri regionali. Lei non può negare che si stabilisce una diversa condizione dei Consiglieri regionali i quali tutti sono stati eletti allo stesso modo.
Allora, se il problema non può essere risolto in termini giuridici risolviamolo in termini politici. E la nostra mozione tendeva a cogliere questa esigenza, Vi fa paura la parola "controllo". Io non credo che debba far paura. Vogliamo porla in altri termini? Poniamolo in modo da garantire alle varie forze politiche del Consiglio, per la situazione carente in cui una parte viene a trovarsi in questi 45 giorni, la possibilità di intervenire nei lavori che la Giunta deve sbrigare. Sarà una riunione della I Commissione del bilancio? Lei mi dice che questo avverrebbe solo se il bilancio venisse respinto, ma allora vuol dire che lei non la convocherà mal.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Non la posso convocare



BERTI Antonio

Io pongo ancora la questione in termini politici, perché nessuno le potrà impedire in questi 45 giorni, dal punto di vista politico, di convocare le Commissioni settimanalmente, o quindicinalmente, o tutti i giorni, come a lei pare, in rapporto a questioni concrete che si presentano e che nella riunione dei Capigruppo abbiamo citate: conflitti di lavoro fabbriche che si chiudono, ecc. Lei si trova il giorno 8 e 9 che sia per la Baraggia, è una questione politica; si incontra il 2 maggio per il personale, e una questione politica. Proprio ieri l'Assessore Borando facendo una sua comunicazione ha detto: sono d'accordo di lavorare in questi 45 giorni in una Commissione composta da rappresentanti di forze politiche, più i Sindacati. E' una forma di collaborazione politica che si stabilisce. Qualcuno le può impedire questo? E' una manifestazione di volontà politica. Non vuole porla in termini giuridici? Nella riunione dei Capigruppo le ho persino detto: non tenga conto della nostra mozione se la interpreta come un'offesa, assuma lei spontaneamente questa iniziativa. Ci che noi vogliamo sentirle dire è questo: la Giunta in questi 45 giorni assume l'impegno esprime, se vuole, la volontà di mantenere dei rapporti con le forze politiche nelle forme obbligatorie previste per quanto riguarda la I Commissione programmazione e bilancio ed in rapporto ad altre questioni politiche che si possono offrire, con i rappresentanti. Sara una riunione dei Capigruppo, sarà altro? E' questo che vogliamo sentirle direi Ma se lei dice soltanto: io mi comporterò in relazione alla Costituzione, allo Statuto, ecc., non avrà mai rapporti con le forze politiche.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Mi sorprende molto quello che dice il Consigliere Berti: in questo anno e mezzo quanta gente ho consultato, sentito, convocato senza avere nessun dovere, nessun obbligo, ma proprio per rispondere ad una mia esigenza? Per sentirmi sollecitato con una mozione, ad un controllo, mi ha messo in queste condizioni di spirito.



SANLORENZO Dino

E' sbagliato.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Sbagliato o no, la vostra mozione suona cosi, suona "controllo" e non soltanto per il Presidente, ma per la Giunta, quindi la mia reazione non e soltanto per me ma anche per la Giunta che non può essere sotto il controllo di nessuno, soprattutto sotto il profilo giuridico; posto che il Consiglio cessa la sua attività oggi, le Commissioni, salvo quelle stabilite per Statuto con una funzione permanente, muoiono con il Consiglio. Sarà una legge barbara, ma è fatta cosi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, io tenterei di astrarre per un attimo dal fatto che ha provocato questa discussione e cioè dalla presentazione della mozione e dai suoi termini, dai suoi contenuti.
Il discorso è stato spostato dalla sua essenza, che è quella del discorso politico generale in ordine all'interpretazione dei rapporti delle condizioni, della situazione in cui si trovano gli organi, la Giunta ed i Consiglieri, il Consiglio, le forze politiche soprattutto in questo periodo. Credo che il Presidente della Giunta abbia espresso in termini sicuramente non eccepibili e non confutabili l'esatta definizione di questa situazione; ha anche espresso la sua sempre comprovata disponibilità ' ad ogni forma di rapporto, di colloquio, di incontro, di chiarimento; respinge soltanto il fatto - e in questo credo di poter essere pienamente d'accordo che si proceda in questa fase ad una forma istituzionale di controllo su atti e su comportamenti che non erano neanche soggetti a controllo in modo formale quando il Consiglio era, come e ancora per pochi momenti interamente investito di tutti quanti i suoi poteri. Capisco, sotto questo profilo, la resistenza e la reazione del Presidente, ma la Giunta hai suoi poteri, ha le sue responsabilità, c'e la Costituzione, c'é lo Statuto, c'è la prassi e si impegna a seguire rigorosamente questa linea. La Giunta come tale in certi suoi poteri non e stata soggetta a controlli istituzionalizzati e neppure nella fase in cui il Consiglio le aveva dato gli poteri, a parte la possibilità di stimolo, di richieste, di interpellanze, di interrogazioni e così via. Ma detto questo, cioè detto che non e accettabile una forma istituzionale di controllo in questi 45 giorni, da inventarsi a questa ora tarda, da parte nostra, credo che potremmo cercare di interpretare quella che è stata la duplice dichiarazione, non perché diversa, ma integrata l'una all' altra, del Presidente nella riunione dei Capigruppo e poi qui, perché sono due i termini della discussione. Estraendo da questa un significato e pregando il Presidente della Giunta di dare una risposta in ordine a queste conclusioni e cioé: il Presidente giustamente respinge la definizione di un organo di controllo, di una Commissione, di un'istituzione, però si dichiara disponibile, nei casi in cui l'obiettività delle situazioni, la gravità di certi problemi, la complessità di certe materie lo richiedano, a trattare a sentire, a prendere l'iniziativa per sentire, consultare, informare i rappresentanti delle forze politiche nelle persone dei Capigruppo. Oltre alla dichiarazione fondamentale e formale che ha già fatto, quest'altra era gia implicita, mi sembrava non fosse discutibile. Credo che il Consiglio sentita una dichiarazione di questa natura da parte del Presidente della Giunta, non possa che prenderne serenamente, tranquillamente atto, certo che il Presidente della Giunta, l'avv. Oberto, non avrà che l piacere di incontrarsi una o due volte, sperando che sia per dare delle buone notizie per sentire delle cose piacevoli più che per risolvere delle grane ma se ci fosse anche qualche grosso problema da risolvere il conforto delle forze politiche non lo disturberà, come non lo ha mai disturbato.
Tutto questo lasciato alla sua discrezionalità e a quella della Giunta nel prenderne l'iniziativa.



PRESIDENTE

Dopo l'intervento del Consigliere Bianchi vorremmo sentire ancora il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Non ho che da ripetere quello che ho già detto.
Mi perdonino, non ho voluto fare della polemica, perché se avessi voluto fare della polemica avrei detto che questa mozione, oltre tutto impegna la Giunta a rispettare la lettera e lo spirito della circolare.
Devo premettere che io, come avvocato, sono nemico delle circolari perch ci sono le leggi e non le circolari. E guardate cosa mi si chiede: di sottoporre alle Commissioni competenti le deliberazioni della Giunta che siano applicative delle leggi approvate dal Consiglio, ma in un regime addirittura non di controllo, di tutela.
Quindi, lasciando cadere tutto questo che è semplicemente polemico, voi avete potuto conoscermi, io sono fatto così, magari ho qualche escandescenza, ma i rapporti li ho sempre avuti e continuerò ad averli e saranno anche di conforto per una gestione che sarà altrettanto difficile di quella che abbiamo portato avanti fino a questo momento.



BERTI Antonio

E la proposta che ha fatto Bianchi?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Mi permetta di darle questa risposta: consulterò tutti i Consiglieri regionali che riterrò opportuno di consultare perché mi diano delle delucidazioni, dei consigli, dei suggerimenti. Io non posso istituzionalizzare il Capogruppo che non esiste più, non essendoci più il Consiglio non c'é Gruppo, non c'è Capogruppo.



BERTI Antonio

Noi saremmo convocati se ci fosse da eleggere il Presidente della Regione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Questo è previsto dallo Statuto e dalla Costituzione.



BERTI Antonio

Lo dice lei che non ci siamo più.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Le ho anche detto che ci sono due tipi di Commissioni che devono essere consultate per Statuto se si vuole in quel momento avere il loro parere per poter disporre l'applicazione di una certa norma; se la norma non la si applica, non c'è il dovere di consultare nessuno.



BERTI Antonio

Io chiedo che sia messa ai voti la proposta che ha fatto il Capogruppo della D.C.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Mettete ai voti tutto quello che volete, a me non interessa proprio niente.



CALLERI Edoardo

Chiedo una sospensione.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 23, riprende alle ore 23,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende. La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Il Presidente della Giunta prende atto che la mozione viene ritirata ed è contento che venga ritirata con le precisazioni che sono state date.
Ripete più esplicitamente quello che ritiene di aver detto nella sostanza del suo intervento e cioè che più ancora di quello che ha fatto nel passato, tutte le volte che sentirà l'opportunità, l'esigenza, il bisogno di consultare un rappresentante di ciascuna formazione dei Gruppi che sono in Consiglio, lo farà separatamente o congiuntamente con diversi di questi rappresentanti delle formazioni ove debba esserci una valutazione più ampia, più specifica del problema, in maniera da mantenere quei contatti che mi sono oltre tutto di conforto e che sono di conforto alla Giunta che ho voluto consultare proprio perché non sia soltanto una presa di posizione personale, ma una presa di posizione dell'intera Giunta.
E' evidente -per completezza di discorso - che se ad un certo momento io ho da consultare per una ragione politica, di lavoro, della Baraggia quello che volete, ed è interessato il Gruppo comunista, interesserò chi e stato fino ad oggi il Capogruppo comunista, è nella logica delle cose questo. Dovrò avere un colloquio su problemi della D.C.? Convocherò quello che è stato fino a questa sera il Capogruppo della D.C. Ci saranno degli argomenti da vedere in parallelo? Mi permetterò di convocarli tutti e due, tutti e tre, tutti e quattro, tutti e cinque, cosa che non mi sono mai permesso di fare, sempre rivolgendomi al Presidente del Consiglio perché la capacità di convocazione dei Capigruppo non è del Presidente della Giunta, ma del Presidente del Consiglio.
Mi pare con questo di avere abbastanza chiarito il mio pensiero.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Mi spiace, ma io non avevo ancora dichiarato di ritirare la mozione avevo detto che l'avremmo fatto, ma manca una parola, "periodicamente".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Ma io non posso istituzionalizzare una cosa di questo genere.



BERTI Antonio

Ma "periodicamente" vuol dire...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Se "periodicamente" è in certi periodi di tempo, d'accordo, ma dire "una volta alla settimana" per istituzionalizzare un accordo, no.



BERTI Antonio

Io ho detto "periodicamente" che vuol dire tutti i giorni o una volta ogni quindici giorni...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Perfetto.



BERTI Antonio

Lei allora è d'accordo sul "periodicamente".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Perfetto, senza la istituzionalizzazione del termine periodico.



PRESIDENTE

Il Presidente del Consiglio dichiara che essendo di sua competenza la convocazione, se avrà problemi che possono riguardare l'attività della Giunta o l'attività del Consiglio convocherà periodicamente la conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Abbiamo chiuso in questo modo con soddisfazione l'argomento. Non vi è altro all'ordine del giorno.
Chiedo solo pochi minuti al Consiglio.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Dibattito sui 5 anni di attività regionale


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, è questa l'ultima seduta del Consiglio regionale di questa legislatura e sento di dover esprimere a tutti voi, e specialmente a quei Gruppi ed a quei Consiglieri che più si sono impegnati un profondo ringraziamento per l'attività svolta, per l'impegno dimostrato che ha consentito particolarmente in questi ultimi mesi di portare a conclusione un'intensa attività legislativa su argomenti importanti e qualificanti che l Piemonte certamente attendeva, quali i comprensori, gli interventi nel settore agricolo, scolastico, dell'assistenza.
La prima legislatura regionale ha costituito per tutti noi un'esperienza nuova, della cui importanza e dimensione abbiamo preso via via coscienza di fronte alle sempre più numerose istanze delle popolazioni che rappresentiamo, che hanno individuato nell'istituzione regionale un momento interlocutorio di tutti i problemi, economici, sociali, strutturali del mondo del lavoro e dell'occupazione.
Di fronte a queste continue e pressanti istanze, di fronte alle lentezze ed ai ritardi del Governo centrale, del sistema finanziario e dei meccanismi burocratici abbiamo sentito il carico di responsabilità che è affidato alle Regioni ed abbiamo denunciato i mezzi sovente scarsi a disposizione per soddisfarle.
Tuttavia la volontà di affrontare o problemi non è mancata anche se certamente nella nostra attività possono riscontrarsi incertezze o ritardi.
Il Consiglio regionale può chiudere la sua prima legislatura avendo al suo attivo un numero notevole di leggi qualificanti, una serie imponente di interventi a favore dell'occupazione e per dare un contributo alla situazione di crisi economica gravante nel paese e risentita particolarmente dalla nostra. Regione.
I dibattiti svoltisi nel Consiglio regionale su temi di interesse determinante quali la casa, l' occupazione, la scuola, l'attività e le funzioni stesse della Regione, hanno evidenziato gia più volte gli aspetti positivi e le inevitabili carenze della nostra azione.
Non possiamo nasconderci che a periodi di intensa attività si sono susseguiti momenti di minore impegno l,che una azione più intensa poteva essere svolta, soprattutto in alcuni settori. Tuttavia, pur senza accenti trionfalistici, credo di poter interpretare con una certa unitarietà le forze presenti nel Consiglio regionale affermando che uno sforzo è stato fatto nel rispondere sempre alle istanze più urgenti, che è esistita una volontà generalizzata di far funzionare il Consiglio regionale nella direzione voluta dai cittadini e dai lavoratori del Piemonte.
Un importante sforzo è inoltre stato fatto al fine di sensibilizzare i lavoratori, i giovani, tutti i piemontesi nei confronti degli ideali della lotta di liberazione che, di fronte a riaffioranti forme di fascismo devono conservarsi vivi ed operanti.
In questo senso si è cercato di collaborare attivamente alla difesa dell'istituzione ed al rafforzamento del discorso delle "autonomie".
Molto resta da fare e ci auguriamo che i problemi non risolti o solo sfiorati nella presente legislatura possano trovare spanio e soluzione nel prossimo futuro.
Come Presidente del Consiglio regionale rivolgo un sincero ringraziamento a tutti voi, Consiglieri, che avete contribuito con l'iniziativa personale e dei Gruppi a realizzare quanto di positivo il Consiglio regionale ha fatto.
Anche sotto il profilo personale credo che questa prima esperienza di amministratori regionali rimarrà in tutti noi come un'esperienza positiva espressione di un nuovo modello politico ed amministrativo, più partecipato e rispondente alle attuali esigenze sociali.
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Mi sembra di poter affermare che il bilancio di questi primi cinque anni di vita della Regione Piemonte non può certo esaurirsi in una elencazione delle iniziative sviluppate, delle leggi predisposte ed approvate, della struttura amministrativa che è stata impostata.
Per quanto ciascuno di questi anni possa essere di grande rilievo - e molti di essi oggettivamente lo sono - per cogliere il senso di questa prima esperienza dobbiamo ricercare il significato politico dell'istituto regionale e confrontarci con le attese che la Regione ha suscitato e che ciascuno di noi coltivava nel 1970.
Sotto questo profilo tracciare un bilancio sereno, scevro da preoccupazioni elettoralistiche, capace di individuare con onestà quanto di positivo si è fatto, ed insieme lacune e manchevolezze e i limiti stessi del nostro operare, diventa assai più difficile, ma in questa prova si esprime la capacita di ogni forza politica di rappresentare il suo sentire della Regione e della cosa pubblica.
Dobbiamo allora ricordare come sul piano politico, degli schieramenti e dei contenuti, due aspetti tra loro mai disgiungibili, questa legislatura sia stata profondamente travagliata risentendo dei riflessi della crisi che il centro-sinistra ha attraversato negli scorsi anni a livello nazionale e locale. Proprio l'incrinarsi di questo rapporto di collaborazione tra le forze dei centrosinistra, con l'affievolirsi degli elementi di convergenza e di disegno programmatico concessi prima ancora che dell'alleanza nel governare, ha prodotto un'instabilità nella maggioranza e quindi nel Governo regionale di cui non poteva non risentire la conduzione della Regione nel suo insieme.
Il recupero di una piena ed operante solidarietà tra i Partiti del centro-sinistra ha per contro consentito alla Giunta attuale, che pur si trovava ad operare in un quadro esterno tra i più difficili per tutte le ripercussioni sociali ed economiche della recessione apertasi nell'ultimo anno, di marcare con più sicurezza e vigore la presenza della Regione nella realtà piemontese e nazionale, a dimostrazione che l'alleanza di centro sinistra, al di là dei limiti che ha presentato, risulta l'unico quadro di riferimento valido per una politica di collaborazione e di crescita democratica e civile del paese.
Le divergenze che possono presentarsi tra le forze di centro-sinistra nulla tolgono a questo giudizio: tale formula infatti ha una capacità rappresentativa e propositiva nella misura in cui costituisce un punto di convergenza tra posizioni naturalmente diverse, come ruolo storico e funzione politica, ma convinta della possibilità e dell'utilità di ricercare una linea sufficientemente comune e di evitare contrapposizioni che non solo lascerebbero una coalizione ma provocherebbero quella spaccatura frontale nel paese che tutti i Partiti che si riconoscono nell'esperienza unitaria della Resistenza ritengono nefasta per lo sviluppo delle istituzioni democratiche.
Se ciò vale per la maggioranza deve anche essere sottolineato come il centro-sinistra sia l' unica formula che consenta un rapporto positivo con l'opposizione, senza l'ipoteca di aprioristiche e pregiudiziali delimitazioni, ma insieme senza la tentazione di confusioni assembleari che dietro la facciata dell'unanimismo celano un opportunistico trasformismo. La chiarezza nei rapporti tra maggioranza ed opposizione è la premessa necessaria per consentire a ciascuna forza di svolgere con vigore ed efficacia il proprio ruolo e per rendere possibile quegli incontri sui problemi che più volte abbiamo potuto realizzare, in una non fittizia unità di intenti, pur nella distinzione delle posizioni ideologiche e politiche.
Questa convergenza si è verificata nella fase statutaria ed in diversi momenti legislativi di non secondaria importanza: è un punto che possiamo segnare all'attivo di questo nostro bilancio, soprattutto per il modo limpido con cui si è realizzata.
L'esperienza di centro-sinistra rimane dunque una indicazione feconda di ulteriori sviluppi che la Democrazia Cristiana consegna alla prossima legislatura e sulla quale ritiene di potere e dover richiedere il consenso dei cittadini nella imminente prova elettorale.
Accanto a questi problemi di rapporto tra le forze politiche regionali dobbiamo considerare un altro, non meno rilevante, ordine di problemi inerenti al ruolo delle Regioni ed ai rapporti quindi tra le Regioni e lo Stato, sia a livello di amministrazioni che a livello schiettamente politico ed istituzionale.
Negli ultimi anni è emersa nel paese, con chiarezza e con vigore una crescente consapevolezza, a livello di coscienza collettiva, della necessità non solo dì riprendere quel cammino di sviluppo, che le vicende congiunturali hanno rallentato dal 1963 in poi e particolarmente a partire dal 1971, ma contemporaneamente di qualificare sempre di più la crescita economica in funzione del superamento degli squilibri che caratterizzano il nostro sistema economico e sociale, dal divario tra Nord e Sud, a quello tra industria ed agricoltura, a quello esistente nella struttura dei consumi, tra consumi pubblici e consumi privati.
La questione meridionale e lo sviluppo dei consumi sociali sono quindi stati posti al centro del dibattito, come punti di riferimento per l'azione politica e sindacale, da tutte le forze democratiche, politiche e sociali ed a questi obiettivi crediamo debba richiamarsi non solo l'opera del Governo nazionale, ma insieme l'impegno di tutte le istituzioni democratiche, a partire dai poteri locali.
Come Regione Piemonte abbiamo assunto con coerenza tale linea, indicata nel nostro stesso Statuto ed espressa e ribadita nelle scelte concrete nella politica di bilancio e nelle iniziative promosse, quale per citare un solo esempio l'incontro con le Giunte delle Regioni meridionali, del febbraio scorso.
La crescita dei consumi sociali, della scuola, della sanità, dei trasporti, delle abitazioni, incide così sempre più direttamente sull'attività delle Regioni e degli Enti locali, i quali hanno visto ampliarsi nel corso degli anni il loro campo di intervento, proprio in risposta alla nuova domanda sociale.
Mentre l'operatore pubblico, ad ogni livello ed in particolare sul piano locale, si e impegnato nell'assolvere compiti crescenti, non sono intervenuti gli necessari adeguamenti nelle strutture pubbliche, sicché si è aperto un divario sempre maggiore tra le esigenze da soddisfare, per la crescita civile del Paese e le capacita operative disponibili.
L'attuazione dell'ordinamento regionale ha rilanciato l'ipotesi di fondo che sottende il disegno costituzionale, di una struttura pluralistica dello Stato e quindi e venuta a porre ulteriormente in discussione tutta l'organizzazione amministrativa tradizionale. All'istituzione delle Regioni a Statuto ordinario non è per altro seguita, a livello legislativo ed amministrativo, quella riforma della struttura pubblica che era tra le finalità dello stesso ordinamento regionale per poterne sviluppare pienamente tutta la potenzialità innovativa.
Sul piano legislativo appaiono particolarmente urgenti la nuova legge sulle autonomie locali e le leggi cornice o meglio di principi per le materie di competenza regionale.
Il problema di una più razionale ed efficiente distribuzione delle funzioni non può infatti ignorare che oltre allo Stato ed alle Regioni la struttura istituzionale italiana fa perno sugli Enti locali, disciplinati da una legislazione arcaica che contribuisce ad accelerare e ad aggravare la crisi che essi stanno attraversando.
Il superamento dell'attuale stato di sovrapposizione e di frammentazione delle competenze, il passaggio cioè da un decentramento funzionale ad un decentramento organico e per contro da un centralismo organico ad un centralismo funzionale, comporta una riconsiderazione complessiva di tutta la serie delle autorità governanti.
Inoltre la costituzione di nuovi organismi territoriali, come le Comunità montane, e l'esigenza avvertita da tutte le Regioni di creare nuove dimensioni istituzionali, i comprensori, come strumento di pianificazione economica, territoriale e dei servizi, ad un livello adeguato al sistema delle interdipendenze che si stabiliscono tra una molteplicità di Comuni, rendono quanto mai urgente la definizione di un nuovo assetto dei poteri locali.
Una più precisa e coerente determinazione delle competenze relative ai diversi organi di governo e amministrazione attiva, è dunque alla base di ogni serio riordinamento della struttura pubblica.
La riforma della Pubblica Amministrazione, come quella dei poteri locali, deve avere come parametro l'individuazione dei livelli ottimali di governo, per lo svolgimento dell'attività legislativa, come di quella amministrativa: a questo criterio del resto si è attenuto il Costituente e questo indirizzo deve oggi essere sviluppato, in modo da realizzare contemporaneamente il massimo di efficienza e di democraticità delle strutture istituzionali.
La realizzazione di questo disegno di riforma comporta non solo un preciso impegno dello Stato, ma contemporaneamente delle Regioni per stabilire un corretto rapporto con gli altri Enti locali, fondato sulla partecipazione di tutta la comunità regionale, attraverso i suoi organi rappresentativi, alla politica di programmazione regionale e sulla attivazione dell'istituto della delega alle Province ed ai Comuni per l'esercizio delle funzioni amministrative, come prevede l'art. 118 della Costituzione.
In tale direzione abbiamo compiuto passi significativi in questi anni realizzando appunto una larga partecipazione di tutte le componenti regionali alla nostra attività - in specie attraverso l'istituto delle consultazioni - ed ora con la costituzione dei comprensori, il cui naturale sviluppo sarà l'attivazione delle deleghe.
Rimane invece largamente da affrontare il discorso cui accennavo prima dei rapporti tra le Regioni e lo Stato, e non solo a livello amministrativo, ma anche sul piano più strettamente politico il recente incontro dei Presidenti delle Giunte regionali con il Presidente del Consiglio on.le Moro, ha sottolineato la opportunità di tale riunione.
E' questa una problematica che è stata ripetutamente sollevata, e ribadiamo oggi l'esigenza di associare le Regioni in modo non istituzionalizzato, ma sistematico e continuativo alla definizione ed alla gestione dell'indirizzo della politica nazionale, con particolare riferimento alla politica economica, sia a quella congiunturale che a quella di programmazione.
I limiti che si sono presentati a questa nostra prima esperienza regionale non possono per altro far dimenticare o porre in secondo pia no i risultati che insieme noi Consiglieri abbiamo conseguito e realizzato.
Questi credo possano essere sinteticamente riassunti nell'aver posto le fondamenta non solo dell'Ente regionale, nelle sue strutture politiche ed amministrative, ma della stessa dimensione regionale, nel duplice senso di aver affermato e sviluppato la presenza della Regione nel contesto piemontese come punto di riferimento ed interlocutore delle forze politiche, sociali, economiche, culturali e per l'intero quadro istituzionale e di aver promosso il maturare ed il consolidarsi della conoscenza regionale in queste stesse forze facendo avanzare a livelli più elevati la dialettica istituzionale, politica e socio-economica.
E' questa una strada appena iniziata e lungo la quale occorrerà avanzare; (ma questi anni sono stati sotto detto profilo decisivi sia per quanto si è fatto sia per le prospettive che si sono aperte: alla nuova legislatura il compito di cogliere e di trasformarle in realtà concrete per la crescita civile ed umana del nostro Piemonte.
A tutto questo unisco il ringraziamento vivo e cordiale a tutti i Consiglieri che hanno, con la critica, con l'apporto, con l'appoggio aiutato e facilitato il compito non sempre facile del Governo, e ringrazio in modo particolare gli Assessori che mi hanno accompagnato in questa fatica e che ancora con me reggeranno le sorti del Governo regionale fino ad un nuovo Governo, al quale auguro tanta prosperità e tanto successo per l'avvenire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Quest'ultima seduta del Consiglio regionale poteva chiudersi con la dichiarazione del Presidente della Giunta, se fosse stata la dichiarazione di un Presidente della Giunta. Credo sia la prima volta nella storia parlamentare del nostro Paese in cui, dalla posizione di Presidente della Giunta il Presidente in carica invita gli elettori a votare per il suo Partito. Noi riteniamo questo scorretto, e un'innovazione che qui non doveva essere portata, ci poteva stare bene un bilancio, critico, come ha fatto il Presidente del- Consiglio, sulla attività del Consiglio regionale o della Giunta.
Lei ha detto che consegna ai piemontesi una formula di centro sinistra io dico che sarebbe stato molto meglio che lei ai piemontesi avesse dato le riforme, avesse dato il piano dello sviluppo economico regionale, avesse dato il piano di coordinamento territoriale, avesse conferito le deleghe ai Comuni, avesse, in sostanza, operato tutti quegli interventi che cinque anni fa abbiamo fissato nello Statuto. Nella realtà lei consegna il vuoto da questo punto di vista, al Piemonte, lei ha la crisi che incombe, ha le fabbriche che si chiudono, ha la cassa integrazione e risponde consegnando una formula e invitando a votare per il suo partito; lei ignora che noi siamo collocati (l'ho già detto ieri) in una situazione di estrema gravità in cui, tra le altre cose, si colloca in modo incredibilmente grave l'immobilismo dei governi della D.C., che non hanno saputo offrire nessun quadro di riferimento, nessuna decisione ai lavoratori ed agli operatori italiani.
Il nostro è il bilancio di un Governo che non ha fatto una delle riforme promesse, nemmeno quella sanitaria, che pure è stata indicata nell'ultimo programma del Governo. In realtà il quadro che esce da questa prima legislatura regionale, retta dalle stesse forze politiche che reggono il Governo nazionale, è un bilancio fallimentare, al di là di alcuni tentativi di intervento compiuti qua e là.
Lei avrebbe dovuto fare questo invece di chiedere agli elettori di votare per il suo Partito da questa posizione; poteva fare una conferenza esterna come uomo della D.C., e dire tutto quello che le saltava in mente ma non possiamo lasciare che il Consiglio regionale si chiuda con le sue dichiarazioni, abbiamo il dovere politico di porre in evidenza invece i veri e gravi problemi che esistono e di dire che il nostro Partito, con senso di grande responsabilità, ha proposto alle altre forze politiche un patto di unità per unire le forze che veramente vogliono il rinnovamento del Paese. Proprio ieri sera ho posto in evidenza quale diversa realtà esiste tra il quadro che si e formato a livello di discorso tra le forze politiche regionali ed il quadro offerto dal Segretario della D.C.
nazionale che rispolvera i toni dell'anticomunismo quarantottesco per dividere il Paese in un momento in cui l'unità, per determinati intenti che interessano l'economia nazionale, è la cosa più importante che occorre perseguire.
Per questo, signor Presidente, ho preso la parola, per dire che noi non soltanto non condividiamo le sue parole, ma denunciamo il tentativo strumentale che ha ritenuto di portare per la prima volta in un Consiglio regionale dove il Presidente della Giunta non può che collocarsi al di sopra degli interessi di partito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Io non intendo fare l'esame dei cinque anni che, anche se all'ordine del giorno, abbiamo deciso di rinviare in occasione dell'incontro tra i Capigruppo e che sarà pubblicato sul periodico del Consiglio regionale; n d'altra parte intendo chiedere voti per il PSDI, anche perché ho l'impressione che qui, all'infuori dei compagni Benzi e Debenedetti, non vi siano disponibili altri elettori socialdemocratici.
Vorrei fare soltanto due constatazioni: una che il Consiglio regionale che succederà a questo si troverà a non dover superare molte delle difficoltà che noi abbiamo superato in questi cinque anni, in una situazione incerta, come quella di apprendere a fare le leggi per le persone che non avendo una precedente esperienza parlamentare si trovavano per la prima volta ad assolvere faticosamente questa mansione. E' evidente che la seconda legislatura regionale troverà già lo strumento della Regione Piemonte, nato però dagli sforzi che, modestamente, noi abbiamo fatto in questi anni.
L'altra constatazione che vorrei fare è che in questo Consiglio si sono ritrovati, in forza delle elezioni avvenute nel 1970, uomini non soltanto di provenienza politica diversa, ma anche di provenienza diversa di ambiente e di costume, perché in fondo l'ambiente, il costume delle città delle province piemontesi sono diversi da quelli della metropoli in cui viviamo; malgrado queste differenze di carattere politico e ambientale però, anche se molte volte vi è stata la constatazione di mentalità, di posizioni politiche che non potevano, come è logico, trovare una concomitanza, dal confronto di idee, dal confronto di mentalità diverse si e constatata la possibilità di una convivenza, la possibilità di ottenere attraverso l'apporto di questa esperienza, attraverso queste posizioni politiche diverse, dei risultati positivi per la nostra Regione. Il che poi in fondo è l'essenza del sistema democratico, se mi si consente l'immagine è veramente il lievito che permette al pane della democrazia di crescere come quell'alimento morale e spirituale che il nostro popolo piemontese ha dimostrato e non soltanto da oggi, ma dalla Resistenza e prima ancora che dalla Resistenza dal Risorgimento, di essere disposto a difendere contro qualsiasi pericolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Giunta, già quasi distaccati, quasi fuori dalla vita di questa nostra assemblea, ci hanno consegnato le loro riflessioni secondo aspirazioni e indicazioni che la loro coscienza e sensibilità ha dettato ed io li ringrazio Non mi lascio tentare dalla sollecitazione ad affrontare ulteriormente temi politici, la campagna elettorale e virtualmente già aperta e si svolgerà fuori di qui dove avremo la possibilità di confrontare le nostre posizioni in maniera vivace, decisa, aperta Io qui respingo solo una possibile valutazione e cioè che la forza politica alla quale io appartengo con profonda convinzione, possa in qualche modo dividere gli italiani; essa ha operato in questi anni in mezzo a tante difficoltà, compiendo anche molti errori, ma sempre cercando di evitare la radicalizzazione della lotta e la spaccatura del Paese in due tronconi; il confronto anche vivace, la contestazione delle condizioni politiche e ideologiche e il contenuto della democrazia.
Quanto alla nostra esperienza regionale direi che abbiamo avuto una grossa difficoltà, perché siamo stati collocati in un istituto che abbiamo visto nascere, che abbiamo concorso a far progredire, che ha rivelato la propria attività. Personalmente sento di avere partecipato, seppure con tanta fatica, ad un'attività creativa nuova, che concorre sicuramente a trasformare il modo di operare in democrazia, i rapporti tra i cittadini e le istituzioni e mi auguro che nella seconda fase di questa istituzione questa attività progredisca, sicché quegli ideali della Resistenza che sono stati ricordati tante volte in questi giorni si incardino in una realtà di democrazia operante per la redenzione di ogni italiano da ogni condizione che non sia totalmente di piena dignità umana.
In questo rapporto, in questa attività creativa e difficile, abbiamo avuto anche la ventura di costituire dei rapporti personali ed io ringrazio i colleghi di tutti i Gruppi, dell'opposizione e della maggioranza, in questo momento ed in questa considerazione tutti sullo stesso piano di un rapporto affettivo, per la gentilezza, il rispetto, la serietà con cui hanno consentito questi rapporti; è un bagaglio, anche personale inalienabile, che ciascuno di noi penso porterà con sé.
Così come non posso dimenticare che in alcuni momenti di particolare difficoltà la preparazione, la sensibilità dei nostri funzionari ci hanno aiutato ad adempiere al nostro dovere in modo più qualificato ed abbiamo il dovere e sentiamo il desiderio di ringraziarli per l'apporto che essi hanno dato alla costituzione di questa nuova realtà.
In questo momento si chiude la prima legislatura con un'apparente contrapposizione tra i rappresentanti eletti e coloro che operano qui come funzionari, ma penso che sia, nella dialettica della vita democratica, solo un momento di ricerca delle migliori soluzioni che anche su questo piano possono arrivare presto per assestarsi, poi, su binari chiari e solidi.
La nostra opera in questa prima fase è conclusa; non possiamo che augurare al nostro Paese che il confronto elettorale serva a chiarire le idee, a rinnovare forze, a dare indicazioni chiare perché la pace, la solidarietà sociale, lo sviluppo economico, la libertà siano consolidati e che il Piemonte adempia ad una sua funzione, che è anche storica, di sapere affrontare i problemi istituzionali con l'impegno e la serietà che il suo passato suggerisce.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, signori Consiglieri, intervengo brevemente per confermare che approvo quanto ha proposto il collega Bianchi. Egli ha detto cioè che la battaglia elettorale, all'apparenza iniziata questa sera in quest'aula, continuerà fuori. Se invece dovesse continuare qui, non potrei non rilevare polemicamente alcune affermazioni fatte dal Presidente su certe formazioni di Giunta che non abbiamo approvato all'inizio della legislatura e che non approviamo oggi, e su altre che abbiamo sostenuto invece con il nostro voto e che hanno operato in questa Regione non certamente peggio di quella che conclude questa legislatura. Peraltro l'affermazione che l'unica formazione possibile sia quella del centro sinistra non è praticamente convalidata dai fatti: il centro-sinistra secondo noi, è finito nel Paese ed io penso che sia finito anche nella nostra Regione.
Con questo non voglio raccogliere quanto è stato detto e quindi rifiuto di continuare questo discorso. Intendo unicamente esprimere il saluto cordiale dei colleghi del Gruppo liberale che hanno collaborato, nei limiti delle loro possibilità, come era loro dovere, nel superiore interesse della Regione Piemonte.
Il saluto e l'augurio si estendono a tutti i Gruppi, senza distinzione di colore politico, al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio, agli Assessori ed ai colleghi Consiglieri.



PRESIDENTE

Siamo cosi giunti al termine della nostra fatica (è quasi mezzanotte).
Io mi permetto ancora di ringraziare tutto il personale che ci ha sempre seguiti, per la fattiva collaborazione che ha dato.
Si conclude cosi la nostra prima legislatura. Il Consiglio sarà riconvocato per la seconda legislatura.
La seduta e tolta.



(La seduta ha termine alle ore 23,45)



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