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Dettaglio seduta n.312 del 29/04/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Esame disegno di legge n. 261: "Integrazione componenti Comitato regionale di coordina mento dei trasporti.
Esame deliberazione Giunta regionale sui Distretti scolastici Esame deliberazione Giunta regionale sull'organizzazione di servizi di pronto soccorso ospedaliero Esame progetti di legge n.141 en.192 per lo sviluppo della rete distributiva commerciale in Piemonte Esame disegno di legge n. 263: "Rifinanziamento L.R. 12.8.1974 concernente 'Provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva'" Esame progetti di legge n. 97, 119, 123 e 234 per la promozione dello sport nella Regione Piemonte Esame progetti di legge n. 187, 217 e 258 sull' istituzione dei Parchi e riserve naturali.
Esame progetti di legge n. 157, 188 e 270 relativi a provvedimenti per le biblioteche di Enti locali e n. 41 per la tutela del patrimonio linguistico e culturale Esame progetti di legge n. 114 e 259 relativi ad interventi per lo smaltimento dei rifiuti solidi Esame disegno di legge n. 243: "Concessione contributo alle Sezioni Unione Italiana Ciechi in Piemonte" Esame disegno di legge n. 266: "Determinazione indennità di missione membri Consigli d'amministrazione e dipendenti Enti ospedalieri" Nomina RAI-TV Esame progetti di legge n. 40, 99 e 268 relativi alla costituzione della Società Finanziaria regionale Dibattito sul Piano di coordinamento territoriale Dibattito sulla Baraggia Vercellese Dibattito sui 5 anni di attività regionale Esame disegni di legge n. 83 e 245 relativi ad interventi regionali sull'agricoltura.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Montagna - Boschi e foreste

Esame disegni di legge n. 83 e n. 245 relativi ad interventi regionali sull'agricoltura


PRESIDENTE

Passiamo subito all'esame dei disegni di legge n. 83 e 245. Relatore è il Consigliere Bianchi, al quale dò la parola.



BIANCHI Adriano, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Consiglio regionale si appresta a concludere la sua prima legislatura procedendo, tra l'altro all'esame congiunto di due strumenti legislativi che esprimono, rispetto ai problemi agricoli, un'impostazione ed una rielaborazione che fonde esperienze, provvedimenti di portata settoriale o di emergenza, presenti nella legislazione nazionale e nella prima fase della legislazione regionale, con proposte ed indicazioni per soluzioni nuove ed organiche.
La Commissione VI riferisce, in forma necessariamente succinta e verbale, per la ristrettezza dei tempi e la forma degli adempimenti richiesti in questi giorni, sulle premesse, sulle fasi preparatorie e sulle principali motivazioni delle soluzioni tecniche e formali adottate.
La Giunta regionale, partendo dalla legge 2.7.1974 n. 17 che prevede "Interventi regionali per il miglioramento ed il potenziamento del la zootecnica" avente validità triennale e recante una serie qualificante di scelte metodologiche e di politica agraria regionale e constatando come il complesso degli interventi in agricoltura per il 1974 fosse basato oltre che su tale legge innovativa, su di una serie di altre norme, di rifinanziamento di capitoli dei piani verdi e di leggi regionali di portata annuale, si applicò ad elaborare e a rifondere in un nuovo corpo di leggi tutta la materia. Perseguiva così la finalità di unificare ed estendere principi, regole, motivazioni, scelte e linee politiche già indicativamente tracciate con la legge n. 17 del 1974, per la zootecnica, a tutti i principali settori d' intervento.
Deve essere a questo punto ricordato che nell'anno 1974 era stata approvata la legge per il risanamento delle Cantine Sociali, avente carattere di eccezionalità ed urgenza, che aveva portato le forze politiche ad approvare in Consiglio un ordine del giorno che lo impegnava alla elaborazione ed approvazione di una legge specifica ed organica, per assicurare il sostegno e lo sviluppo della cooperazione e dell'associazionismo in agricoltura.
Davanti alla VI Commissione era intanto giacente la proposta di legge n. 83 presentata dai Consiglieri Ferraris, Berti ed altri del Gruppo comunista che, secondo le accennate intese, restava quiescente per un esame congiunto con il disegno di legge che la Giunta era impegnata a presentare.
Col disegno di legge n. 245 del 22.1.1975, denominato come Testo Unico la Giunta forniva una sua proposta per un'adeguata soluzione legislativa dei problemi di intervento coordinato nei vari settori agricoli, ivi compreso quello della cooperazione e dell'associazionismo.
Sulla validità di questa soluzione sorgeva una controversia, sostenendo la Giunta che la inclusione nel così detto Testo Unico delle norme sulla cooperazione doveva essere interpretata come volontà di adempiere sostanzialmente all'impegno assunto dal Consiglio con l'apposito ordine del giorno, mentre i presentatori della proposta n. 83 e l'intero Gruppo comunista, insistevano nel ritenere che i provvedimenti riguardanti la cooperazione dovessero essere raccolti in un apposito strumento legislativo. Il dissenso, che finiva per avere ad oggetto questioni principalmente formali, anche se di rilievo politico, trovava rapido componimento, nel senso che la Giunta consentiva allo stralcio del le norme che riguardavano specificatamente la cooperazione e l'associazionismo e alla formazione di una legge separata, ancorché coordinata, collegata ed improntata ad alcuni principi comuni a tutta la materia.
Sullo stesso argomento sorgeva un'ulteriore divergenza tra la maggioranza e l'opposizione, ritenendo la prima che la legge sulla cooperazione dovesse contenere le norme e quindi la previsione degli interventi atti a sostenere la cooperazione come tale e cioè i benefici e gli incentivi per le spese di impianto e per le strutture, i contributi alle spese di gestione e gli altri analoghi sostegni finanziari per l'avviamento, dovendosi invece collocare tutte le norme riguardanti l'imprenditorialità agricola delle cooperative ed associazioni nella legge generale che provvede, sia pure in misura e con priorità diverse, a tutti i soggetti operanti in agricoltura.
L'opposizione riteneva invece opportuno trasferire nel primo strumento una serie più ampia di misure come quelle sulla difesa delle culture e la meccanizzazione.
Le rispettive tesi venivano in Commissione avvicinate, ma le conclusioni finali non arrivavano alle coincidenze.
La elaborazione in Commissione dei due disegni di legge, sia per effetto degli importanti apporti e dei problemi posti dalla consultazione sia per la ricerca di completezza, di organicità e di una pratica e sollecita applicabilità delle norme, è stata complessa ed impegnativa. Al lavoro ha partecipato costantemente l'Assessore che si è in un certo senso integrato nella Commissione.
Le due leggi anche sotto il profilo formale dei principi generali, dei criteri e delle norme procedurali, risultano strettamente coordinate.
Beneficiari.
Il limite obiettivo dei pur ingentissimi mezzi mobilitati e la definizione degli indirizzi di politica agricola, sia comunitaria, sia nazionale e regionale, ha portato a riservare, salvo eccezioni limitate dove l'interesse dell'impresa agricola risulta egualmente prevalente e garantito, i benefici all'imprenditore agricolo o alle forme associative di imprenditori agricoli.
Imprenditore agricolo è per le leggi di cui trattiamo "chi esercita professionalmente l'agricoltura impegnandovi in modo prevalente la propria attività". L'accento si è definitivamente spostato dall'azienda od impresa come tale sulla figura dell'imprenditore agricolo, naturalmente collocato e definito nei suoi rapporti con la terra, con l'azienda e con l'attività imprenditoriale.
E' poi stata ribadita la priorità per i titolari di imprese diretto coltivatrici, alle cooperative ed alle forme associative col richiamo a particolari attenzioni rispetto all'età degli imprenditori agricoli impegnati nelle aziende ed atti a garantire la realizzazione dei programmi e degli investimenti a lungo termine.
Ai fini della concessione dei contributi e di ogni altra valutazione richiesta dalle leggi, si è adottata l'equiparazione, fortemente innovativa, tra i proprietari e coloro che conducono i terreni in affitto.
In sostanza, l'unica garanzia cui deve essere fatto riferimento, è la validità dell' imprenditore, la sua capacità imprenditoriale, la sua serietà, la validità dell'azienda che lo stesso conduce.
Inoltre, la garanzia pubblica tende ad essere assicurata non in funzione delle garanzie reali, ma di quelle che possono essere fornite dalle capacità degli imprenditori e dalla validità dei programmi di sviluppo.
Quanto allo specifico settore della zootecnia sono state riprese ed ampliate le discipline già adottate con la legge n. 17, ribadendo in particolare il principio della esclusione dai benefici di allevamenti senza terra ed adeguata capacità produttiva di foraggi e stimolando il risanamento del bestiame ponendo come condizione preliminare ad ogni intervento l'adesione degli allevatori alla bonifica sanitaria del bestiame.
In ordine alle diverse situazioni ambientali è stata prevista la suddivisione della Regione in quattro settori: la montagna, la collina depressa, la collina, la pianura, volta a volta graduando e differenziando, in relazione, l'entità dei contributi o le qualità degli interventi, così come risulta dalla chiarezza dell'articolato.
Le procedure sono definite in modo sintetico ed atto a garantire obiettività e certezza, nonché facilità di gestione della legge, oltre che possibilità, al di fuori di quelli che sono già i normali canali del contenzioso amministrativo di esprimere doglianze e di farle decidere in sede amministrativa per la revisione delle pratiche o per la revisione di risposte negative alle istanze degli operatori agricoli.
I singoli capitoli cui si rinvia, per brevità, riguardano, per il disegno di legge generale n. 245 (la parte più ampia del testo unico): la zootecnia che come ho detto riprende ed amplia le norme contenute nella legge n. 17 elevando i contributi, specie per gli allevamenti i miglioramenti fondiari dove trovano collocazione, insieme alle opere tradizionalmente comprese in questa categoria, interventi per l' acquisto, la costruzione, il riattamento e l'ammodernamento di case di abitazione per coltivatori diretti, nonché la costruzione-riattamento fino ad un massimo di quattro vani da destinare ad uso agrituristico limitatamente alle zone aventi vocazione turistica, di montagne, col line depresse e colline.
Per le spese di limitata entità è previsto un graduato contributo in conto capitale onde favorire le iniziative di piccoli imprenditori riluttanti ad accendere mutui per opere modeste rispetto all'entità, ma importanti e necessarie rispetto all'economia in cui si colloca.
acquisto terreni, accorpamento, meccanizzazione con la previsione di contributi in conto capitale per le cooperative e gli imprenditori associati con almeno cinque aziende. Tutta la legge è improntata a questo principio di incentivare, sollecitare, favorire le forme associative: la cooperazione, le grandi associazioni di agricoltori o anche i gruppi di iniziativa degli agricoltori il cui minimo è stato fissato a cinque.
coltivazioni arboree. La scelta è caduta sui vivai con previsione di contributi in conto capitale fino al 60% per le cooperative e le forme associative (si è rilevata una grossa carenza in tutta la Regione di aziende vivaistiche qualificate che diano garanzie e si è ritenuto che l'iniziativa possa essere validamente presa solo da forme associative e da forme cooperative ed a queste sono stati riservati gli incentivi); il reimpianto dei vigneti (una grossa questione che interessa tutta l'economia regionale perché siamo in presenza di vasti settori, di vaste plaghe dove gli vigneti sono invecchiati e si impongono delle drastiche opere di reimpianto e di rifondazione); la sostituzione di cultivar superate, nel settore frutticolo, se realizzate da associazioni di produttori che abbiano organici programmi proiettati nel tempo; l'impianto di specie di interesse particolare e floricolo poliennali.
difesa delle culture. La difesa fito-sanitaria vede i contributi riservati alle cooperative, ai consorzi e alle associazioni di produttori per i vigneti, gli impianti frutticoli e per la coltura della barbabietola da zucchero che è stata presa in considerazione sia in funzione della sua importanza agronomica, sia in considerazione del la sua importanza economica in questo momento anche in funzione della bilancia dei pagamenti.
La difesa passiva dalle avversità atmosferiche prevede contributi ai Consorzi provinciali di difesa delle colture, mentre, per la difesa attiva la Regione si dispone a finanziare studi e ricerche per l'attuazione dei relativi programmi.
L'assistenza tecnica è un settore che indubbiamente vedrà in futuro delle ridefinizioni alla luce delle esperienze che si vanno formando. La legge impegna la Regione già ad un ampio intervento per garantire la professionalità, l'efficienza tecnica e l'adeguamento scientifico degli operatori agricoli, sostenendo con contributi i centri di assistenza tecnico-agraria comprendenti almeno 80 aziende e con un contributo fino alla misura del 90% delle spese ammissibili ed altre facilitazioni per iniziative di gruppo, cattedre ambulanti che però le trasferisce all'iniziativa degli agricoltori e le mette a disposizione dei coltivatori.
Il credito di conduzione comporta la previsione di un limite di 10.000.000 per gli imprenditori singoli.
Organizzazioni professionali e cooperative: previsione di sovvenzioni annuali per consentire l'attuazione delle finalità istituzionali di queste organizzazioni che devono essere sempre più interessate a partecipare al processo di rinnovamento e di stimolo ad una qualificata attività professionale in agricoltura.
Pascoli montani. Incentiva la costituzione, il ripristino, il miglioramento degli alpeggi, dei pascoli e delle relative strutture ed infrastrutture sostenendo anche le iniziative di Enti o Comuni che abbiano però sempre come riferimento la gestione affidata agli imprenditori agricoli.
Rimboschimenti ed impianti di alberi a rapida crescita In questa sede la Regione non affronta il problema della forestazione nelle sue generali implicazioni ed utilizzazioni, non l'affronta globalmente anche in funzione della difesa idrogeologica e di tutte le implicazioni climatologiche ambientali che discendono dalla soluzione dei problemi delle foreste, ma al fine principale e diretto dell'attività economica e produttiva legata alla produzione della pianta e del legno. Indubbiamente un influsso indiretto anche per altri problemi, già avviene, ma la Commissione e l'Assessore devono riferire al Consiglio che con questo capitolo non si imposta ambiziosamente, in maniera totale e globale, questo problema che richiederebbe anche mezzi enormemente superiori a quelli che sono disponibili. La sua importanza non può comunque essere sottovalutata dopo che si sono fatte queste precisazioni.
L'esame di così ampia materia ha portato la Commissione e l'Assessore a riconoscere che in futuro molti dei capitoli che io ho sommariamente citati per memoria del Consiglio in questa sede, dovranno essere oggetto di ulteriore approfondimento e di più ampia, organica e specifica disciplina.
Questa è comunque una tappa importante che consente e già sollecita gli sviluppi futuri, che imposta i problemi dell'agricoltura secondo i principi che abbiamo enunciati, innovativi, che dà un quadro di riferimento organico, che sostituisce completamente la legislazione regionale raccogliendola e finalizzandola in modo univoco. E' quindi uno strumento di importanza eccezionale per il mondo agricolo, anche per i mezzi che mobilita perché i 42/45 miliardi che la legge prevede per lo stanziamento hanno effetti moltiplicatori il cui calcolo lascio all'Assessore indicare con maggiore precisione, ma che si misura in centinaia di miliardi tra incentivazione ai mutui e incentivazione alle spese in conto capitale che si raddoppiano mediamente calcolando questi contributi.
Era intenzione politica di tutti i Gruppi di dare a questa legge un supporto triennale anche sotto il profilo finanziario, senonché i limiti di bilancio e la correttezza di comportamento di un Consiglio che sta per concludere i suoi lavori, hanno finito per costringerci a prendere atto che la triennalità della legge resta valida per le norme che già avevano carattere triennale, resta valida sotto il profilo programmatico, ma il supporto finanziario è in buona misura annuale, con però un tipo di impegno che necessiterà e necessita della continuità dell'azione della Regione ai rifinanziamenti per gli esercizi successivi.
Quindi anche questo problema credo non debba essere assolutamente drammatizzato: agli agricoltori, agli operatori agricoli, alle cooperative alle forme associative vanno finanziamenti ingentissimi (come ci ha documentato l'Assessore), vanno mezzi che sono tre o quattro volte superiori agli stanziamenti utilizzati in precedenza, quindi questi imprenditori possono essere tranquilli e fare i loro programmi che la Regione non potrà mancare di sostenerli, come li sostiene, attraverso questi strumenti.
Non entro nelle singole questioni poste dai vari articoli, ho visto che ci sono molti emendamenti, alcuni dei quali mi paiono non di importanza centrale; la legge era stata discussa profondamente, erano state fatte delle riserve di cui si era preso atto, ma queste riserve non hanno portato ad una relazione che riassuma le posizioni di tutte le componenti e quindi la mia suppongo (suppongo perché non si è neanche formalizzato questo aspetto) che debba essere considerata esclusivamente una relazione di maggioranza, però ha cercato di dare atto dei punti essenziali anche delle impostazioni e delle indicazioni dell'opposizione. Il senso fondamentale principale, attiene proprio ai contenuti, alla collocazione degli stessi e alle dimensioni di alcuni contenuti tra le due leggi: la legge generale che prevede la serie di interventi in agricoltura e la legge sulla cooperazione.
Ribadisco tutto questo anche con un giudizio personale: dal punto di vista metodologico mi sembra veramente più efficace e più corretto lasciare che la legge sulla cooperazione e sull'associazionismo abbia un carattere permanente, quali che siano le politiche agricole e gli incentivi che in funzione della produzione la Regione sceglierà nel tempo di realizzare e di attuare; la cooperazione va sostenuta in sé e quindi i finanziamenti per la creazione delle strutture, per le spese di gestione, per la eliminazione delle passività sono a carattere permanente e prendono in considerazione la struttura, le difficoltà di ambiente, le difficoltà di creare una tradizione cooperativistica nella nostra Regione.
Nell'altra legge le cooperative, come le associazioni di agricoltori sono prese in considerazione in via prioritaria, privilegiate per l'entità dei contributi e prese in considerazione a volte come unici interlocutori per le iniziative fondamentali; ma sono prese in considerazione insieme a tutti gli imprenditori agricoli in funzione dell'aspetto produttivo dell'aspetto dell' attività agricola,E allora mi sembra che metodologicamente sia corretta questa soluzione. Si tratta peraltro di questioni opinabili e anche su ciò che può essere permanente e su ciò che invece può essere contingente e legato alle linee di politica agraria è aperta la discussione.
Sono naturalmente a disposizione dei colleghi ove sorgessero discussioni su singoli capitoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris



FERRARIS Bruno

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta colleghi Consiglieri, procederò anch'io, come ha già fatto il relatore collega Bianchi, ad un esame congiunto dei due provvedimenti legislativi che sono stati finalmente portati all'esame ed al voto del Consiglio in questa sua penultima seduta di fine legislatura.
Complessivamente i due provvedimenti comportano una spesa, per il 1975 di oltre 41 miliardi (per l'esattezza 41 miliardi e 100 milioni). Si tratta senza dubbio di una somma ragguardevole anche se ancora non del tutto adeguata a soddisfare la domanda di investimenti degli operatori agricoli singoli ed associati; così come tale domanda la si può valutare e desumere dalle richieste presentate per il 1974 e che se non erro superò i 55 miliardi di spesa per la Regione, per un investimento complessivo si disse allora di 260 miliardi. In ogni caso però la validità, o meglio, il giudizio sulla validità di questi due provvedimenti legislativi per il settore agricolo e quindi anche sulla massa delle risorse finanziarie che con essi la Regione invece nel settore agricolo, va rapportato non solo ad un mero dato quantitativo (cioè ai miliardi), ma ad una serie di altri valori ed in funzione di bene individuati obiettivi.
L'obiettivo nostro in particolare (a parole almeno, più volte espresso anche dalla maggioranza in questo Consiglio) è sempre stato, ogni volta che si è parlato di agricoltura in sede di dibattiti generali, quello di impostare e finalizzare gli investimenti pubblici per l'agricoltura (quelli che ci competono come Regione) al fine di conseguire il recupero del settore primario ad una funzione traente o portante dello sviluppo economico o meglio, di un diverso sviluppo economico regionale e quindi ad una funzione riequilibrante del sistema e dell'assetto territoriale piemontese; in parole più semplici per conseguire, sia pure nel tempo: un'agricoltura capace di produrre di più, per concorrere in tal modo a soddisfare i crescenti fabbisogni alimentari del paese e ridurre la sua attuale dipendenza dai mercati esteri; un'agricoltura capace di produrre meglio, a costi minori e di realizzare di più per meglio retribuire i propri operatori, in modo da tornare ad essere un settore capace di attrarre, o quanto meno di trattenere i suoi attuali operatori anche ai fini della permanenza dell'uomo nelle campagne e quindi per concorrere alla realizzazione di quel più articolato ed armonico riequilibrio regionale.
Ora, se è ovvio che questo disegno e che questi obiettivi si possano realizzare soltanto nel quadro di una programmazione globale delle risorse ed attraverso un diverso rapporto fra industria ed agricoltura; se non vi è dubbio che a questo fine sono decisive inoltre le scelte e gli indirizzi della politica agraria nazionale e comunitaria, (per le quali invece gli ultimi avvenimenti con riferimento sia alla cosiddetta guerra del vino, sia alla ripresa delle importazioni delle produzioni zootecniche, pongono inquietanti interrogativi ed aprono nuove e pericolose prospettive) è altrettanto ovvio e pacifico che per quanto ci compete, le risorse previste a bilancio e che ci apprestiamo a spendere con questi due provvedimenti di legge, avrebbero dovuto essere finalizzate agli obiettivi che ho voluto qui ricordare e riassumere.
In gran parte invece non sarà così, o lo sarà solo indirettamente e parzialmente, sia perché non avete voluto in cinque anni elaborare alcun vero programma per l'agricoltura regionale, né programmi regionali di settore, così come non avete voluto provvedere ad avviare in concreto la elaborazione dei piani zonali di sviluppo agricolo. E un tentativo operato per inserire una normativa precisa in questi provvedimenti ha dovuto essere abbandonato.
Sono queste le carenze di fondo che io voglio qui denunciare, prima ancora di entrare nel merito dei due provvedimenti sottoposti all'esame ed al voto del Consiglio. E noi vogliamo denunciare questi vuoti non solo come inadempienze gravissime di precisi disposti statutari e più in generale dell'intera ispirazione della politica agraria economica e sociale concordata in sede di elaborazione dello Statuto e poi riconfermata nei vari dibattiti sulla politica .di piano, ma in quanto l'assenza di strumenti di programmazione, l'assenza di piani zonali di sviluppo agricolo, l'assenza di un programma per la zootecnia, l'assenza di un programma per la viticoltura, per le coltivazioni pregiate, per lo sviluppo dell'irrigazione,per la forestazione e soprattutto l'assenza di un piano per la commercializzazione dei prodotti agricoli hanno pesato e pesano negativamente sull'attività legislativa, sull'impostazione delle proposte di legge della maggioranza ed anche sulle nostre stesse proposte di legge perché è indubbio che non esistendo a monte un programma agricolo regionale, non esistendo programmi di settore anche la opposizione non pu operare.
Ma io non voglio riprendere qui il discorso già fatto in più occasioni dal mio Gruppo, sul nuovo modo di fare le leggi che eviterebbe sia il rischio di nuovi e sempre maggiori residui passivi, sia il pericolo di prevedere investimenti a lume di naso ed unicamente finalizzati a raccogliere ed a soddisfare la domanda spontanea degli operatori, domanda tutt'altro che da trascurarsi a priori, almeno per il settore agricolo, ma che va ricondotta e finalizzata fondamentalmente alla trasformazione e allo sviluppo ed al potenziamento delle strutture produttive e di quelle per la commercializzazione e quindi alla permanenza dell'uomo nelle campagne.
Operazione, quest'ultima, possibile solo ed in quanto e nella misura che si siano predisposti chiari e precisi criteri di selezione e di priorità da parte di questo Consiglio.
Per quanto ci riguarda, pur avendo pesato nella nostra azione legislativa l'assenza di quegli strumenti, noi con le nostre proposte di legge per la zootecnia prima e poi con la proposta di legge n. 83 (interventi a sostegno delle strutture della cooperazione) presentata in data 12.4.1975 e con le successive proposte di legge presentate tutte nella primavera del 1974: n. 158 (piano regionale pluriennale per la elettrificazione rurale); n. 163 (interventi per la casa ai coltivatori e per l'agriturismo); n. 167 (provvedimenti straordinari ed integrativi per lo sviluppo della propri età coltivatrice); n. 168 (interventi per la difesa, lo sviluppo ed il miglioramento qualitativo delle colture pregiate), abbiamo modestamente cercato di produrre uno sforzo per realizzare quanto meno uno schema di legislazione regionale autonoma provvista di un minimo di criteri programmatici selettivi per settore e anche una nuova normativa differente da quella nazionale e da quella attuata dall'Assessore all'agricoltura.
La Giunta e la maggioranza, invece, hanno prima lasciato trascorrere i mesi senza ricerca, o meglio, sfuggendo il confronto sulle nostre proposte e facendoci discutere d'altro in modo assai inconcludente, per mesi e mesi (non voglio qui riprendere le vicende dell'Albo professionale, della Baraggia, della Winchester che figurarono per oltre sei mesi all'ordine del giorno della Commissione agricoltura) e soltanto in data 30 gennaio 1975 viene finalmente annunciata in Consiglio la proposta n. 245 della Giunta "Interventi regionali per lo sviluppo dell'agricoltura e delle foreste negli anni 1975/76/77", già battezzata dall'Assessore in conferenze stampa ed in incontri con le organizzazioni come "testo unico per l'agricoltura" con una previsione di spesa triennale di ben 56 miliardi e 500 milioni annui, ma era soltanto propaganda. Quel progetto fu subito battezzato da altri e anche da me come il "mini piano verde regionale n. 3", un vero e proprio "pout-pourri" ove l'unica parte che si salva da un feroce giudizio negativo è quella relativa alla zootecnia che viene presa di peso dalla legge n.17 e riportata in questo nuovo testo quasi "unico", dico "quasi" in quanto restano ancora a parte (e non si capisce il perché) le due leggi collegate al fondo di solidarietà nazionale n. 24 del 31.10.73 e n. 11 del 14.1.74, la legge n. 25 del 19.8.74 per la bonifica sanitaria del bestiame e la legge n. 31 dell'11.9 per il risanamento delle Cantine sociali.
L'Assessore e la Giunta hanno scelto, con questo testo unico del disegno di legge n. 245, la strada peggiore, sempre con riferimento all' assenza di quegli strumenti programmatici che non si sono voluti costruire a monte di qualsiasi provvedimento legislativo di fondo.
La Giunta ha quindi scelto, al termine di questa legislatura, di investire non 56 miliardi annui per tre anni, né 45 miliardi e 500 milioni come recitava il primo testo presentato dalla Giunta, ma solo 41 miliardi e per un solo anno e ciò è errato in senso generale per l'agricoltura che ha un giro lento collegato al decorso delle stagioni, dove una cosa la si conosce oggi e se ne riparla fra sei mesi-un anno; e ciò è ancora più male per tutte quelle iniziative associazionistiche o cooperativistiche che esigono informazione, discussione, partecipazione, costruzione di organismi, elaborazione di statuti, nomina di Consigli di amministrazione (o, dove già esistono, l'assemblea dei soci), riunioni di Consiglio deliberazione per avviare la pratica e via dicendo.
Ma ciò che è peggio, è che la Giunta ha scelto di investire a lume di naso, certo, sulla base di richieste presunte o presumibili, ma sempre senza criteri di selettività, senza precise priorità e in forma dispersiva ripetendo pari pari la logica e la tecnica della legislazione nazionale e soprattutto dei tanto vituperati piani verdi n. 1 e n. 2. E tutto ciò sulla base di normative che fabbricherà l'Assessore per conto suo, all'insaputa di questo Consiglio (come del resto è solito fare, come del resto ha già fatto) con quella "norma di attuazione" inutilmente contestata - e non solo dalla mia parte politica in questa sede - anche per una precisa inadempienza del Presidente del Consiglio il quale non ha ancora potuto o voluto trovare il modo o il tempo di riunire i Capigruppo per cassare da quel testo almeno le norme più palesemente illegittime, come il Presidente della Giunta aveva riconosciuto doversi fare, al termine di quel dibattito.
Infine, il così detto testo unico della Giunta era ed in parte resta ancora, purtroppo, una legge per titoli, ma che indica un argomento e poi passa oltre Naturalmente gli "addetti ai lavori" riescono a capire di che si tratta, ma credo che se interrogassi non solo i colleghi del Consiglio ma anche quelli della Giunta (che pure dovrebbero sapere dove verranno spesi quei 41 miliardi) difficilmente saprebbero rispondermi a che cosa si riferiscono, tanto più dopo che ho visto che ad un articoletto di dieci righe, quello che riguardava l'assistenza tecnica, è stato fatto seguire un malloppo di dieci o dodici pagine che da un'ampia spiegazione. E questo malvezzo si ripete per molti articoli, per cui questa per me e una legge ermetica.
Pertanto il nostro atteggiamento iniziale nei confronti di questo testo unico già lo conoscete, fu di totale opposizione tanto che ci portò a contrapporre - come ha già riconosciuto il collega Bianchi - cinque nostre proposte di legge. In sede politica poi i Capigruppo concordarono una via d'uscita che portò la VI Commissione a presentare due provvedimenti separati: uno sulla falsariga della nostra proposta n. 83 per il potenziamento della cooperazione e dell'associazionismo; l'altro sulla base del D.D.L. n. 245 per i singoli produttori agricoli e per i vari settori produttivi.
Infine, per quanto ci riguarda direttamente, noi come Commissari Consiglieri comunisti in VI Commissione ci siamo battuti per convogliare tutti gli interventi ed i finanziamenti per la cooperazione e l'associazionismo sul provvedimento n. 83 e 245 bis allo scopo di farne uno strumento organico a sé stante, così come recitava quell'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale l'1.8.1974 ed al quale si è già riferito il relatore di maggioranza collega Bianchi; in quell'ordine del giorno si legge testualmente "occorre provvedere con una legge organica a dettare norme che assicurino lo sviluppo ordinato di tutti gli settori della cooperazione in agricoltura". In quella sede non si faceva una separazione fra commercializzazione e settore produttivo ecc., si intendeva la cooperazione nel suo complesso e in tutte le sue multiformi manifestazioni ed attività.
Noi ci siamo battuti in questa direzione senza grande successo, così come ci siamo battuti per recuperare una effettiva validità con investimenti pluriennali per entrambi i provvedimenti e segnatamente per il provvedimento n. 83 e 245 bis in quanto qui la validità pluriennale viene affermata in qualche parte della legge, mentre poi i finanziamenti riguardano soltanto il 1975.
Non ripeto qui le cose già dette dal collega Bianchi sulla gravità l'insicurezza e il danno che tale insicurezza comporta ai produttori singoli e associati sulla possibilità di programmare.
Noi ci siamo pure battuti per concentrare gli investimenti a favore delle opere strutturali e soprattutto per recuperarli ad un discorso programmatico, proponendo anche norme precise per la definizione dei piani di sviluppo, che abbiamo confrontate con quelle presentate dall'Assessore all'agricoltura ma che poi abbiamo dovuto abbandonare proprio perch diventava difficile nella legge articolare quella parte.
Ci siamo infine battuti con particolare riferimento al provvedimento affinché entrasse più in concreto nei contenuti, per eliminare quella ermeticità di cui ho già parlato per definire con maggiore precisione le normative ecc. E ciò abbiamo fatto per quanto concerne l'assistenza tecnica, per quanto concerne alcune voci dei miglioramenti fondiari, in particolare per la casa dei coltivatori, per quanto riguarda la forestazione e le priorità da indicare circa l'utilizzo dei fondi stanziati alla voce della proprietà coltivatrice.
Il nostro sforzo pero, il nostro contributo è stato accolto solo in minima parte e per aspetti non fondamentali.
Il provvedimento n. 83 e 245 bis non è quindi diventato quel provvedimento organico ed onnicomprensivo di ogni intervento a favore della cooperazione e dell'associazionismo che noi avevamo ritenuto come acquisito dopo l'accordo in sede di Capigruppo e come era stato affermato da questo Consiglio con l'ordine del giorno dell'1.8.1974.
Quando poi si è trattato di scendere dai 45 ai 41 miliardi, l'Assessore ha tagliato netto proprio in questa direzione e ripetutamente, fino a ridurre gli stanziamenti inizialmente previsti per questo provvedimento da 10 miliardi e 700 milioni a 9 miliardi e rotti e poi a soli 7 miliardi e 275 milioni.
A correzione di ciò - dobbiamo darne atto - va però sottolineato che cooperazione, associazionismo e altre forme consortili fruiranno degli stanziamenti previsti nel provvedimento n. 245 e che, cosa non trascurabile, nella 245 è stata accolta una nostra richiesta per una netta differenziazione nelle provvidenze tra imprenditori singoli e associati.
Tutto ciò viene quindi a mitigare la critica che io sto facendo e pu venire ad avvallare il giudizio che la scelta fondamentale che noi avevamo proposto a favore della cooperazione e dell'associazionismo sia nel complesso stata recepita, solo che tutto poteva essere fatto in un modo aperto e chiaro così come noi avevamo proposto e come il Consiglio aveva deciso in data 10 agosto.
Permangono, all'interno del testo n. 83, alcune formulazioni equivoche che noi proporremo di eliminare in sede di emendamento; alcune integrazioni poi, se accolte, ci consentiranno di esprimere su questo progetto di legge un giudizio non del tutto negativo o anche positivo. Diverso è invece il giudizio sul D.D.L. n. 245 e non certo perché prevalentemente rivolto alle imprese singole di cui riconosciamo il ruolo e la funzione, ruolo e funzione che vogliamo potenziare e stimolare, ma sostanzialmente perch nonostante alcuni miglioramenti, nonostante che alcune nostre proposte siano state recepite, nel suo complesso resta un provvedimento dispersivo che ripete la logica dell'intervento a pioggia dei piani verdi; inoltre nel suo complesso, resta un provvedimento che procede per titoli, cioè ermetico, non ben definito nei suoi contenuti e nelle sue singole finalità.
Volendo potrei procedere - come dicevo prima - ad un esame articolo per articolo e dimostrare la validità delle mie affermazioni, ma credo che per alcuni aspetti fondamentali non mi mancherà l'occasione nel corso dell'esame dei vari articoli.
Anche per questo provvedimento noi presentiamo una serie di emendamenti minori che qualcuno potrebbe considerare marginali ma che marginali non sono; certo, potrebbero essere marginali rispetto alle scelte che noi abbiamo proposto perché, dopo che un tentativo di articolare diversamente il disegno di legge 245 non è passato, in questa sede non sarebbe più possibile presentare emendamenti di fondo, il che vorrebbe dire tradurre alcuni articoli in vere e proprie leggi. Quindi noi ci limitiamo a questi emendamenti minori ma non marginali, finalizzati o a garantire una presenza ed un controllo del Consiglio sulla formazione delle normative, o a chiarire formulazioni inesatte o inaccettabili per noi.
Concludendo dobbiamo dire che - salvo per quanto riguarda la parte relativa alla zootecnia che come ho già detto è stata ripresa dalla legge n. 17 e anche migliorata, ne diamo atto, salvo alcuni altri miglioramenti relativi alla forestazione - nel complesso rimane quel provvedimento che investe una somma non del tutto adeguata ma consistente, ignorando però i grandi problemi che ci stanno di fronte, come quelli dell'irrigazione e che prevede una spesa di 14 miliardi e 250 milioni per i così detti miglioramenti fondiari, con un onere a carico della Regione nel corso del prossimo ventennio di ben 41 miliardi e 300 milioni.
Va da sé che noi non possiamo accettare un così ingente impegno finanziario senza che si preveda nella legge una qualche forma di controllo da parte del Consiglio regionale, o meglio la prerogativa da parte del Consiglio di esprimere un giudizio di merito sulla validità dei programmi operativi quanto meno per ciò che attiene alle opere collettive e consortili.
Mi accordo che sto entrando praticamente nell'esame degli articoli esame che invece potremo fare successivamente in sede di illustrazione degli emendamenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel corso del dibattito sul bilancio di previsione per l'anno 1975, tra l'altro sostenemmo che il 1974 sarà ricordato come un anno infaustamente memorabile per la nostra agricoltura, compressa nella morsa della stretta creditizia e mortificata da un abnorme andamento di mercato. In queste condizioni aggiungevamo che è interesse della nostra intera economia puntare ad un rapido aumento della produzione agricola, aiutando in ogni modo il rilancio del settore e non tentando di contenere l'inflazione sulle sue gracili spalle, riducendo l' agricoltura a materasso dell'economia italiana. Ebbene, penso sia doveroso affermare che la Giunta regionale, con gli interventi riservati al settore primario nel corso del 1974 e con la presentazione del disegno di legge n.
245 oggi all'esame di questo Consiglio, ha concretamente manifestato la propria volontà di dedicare al settore le maggiori e migliori attenzioni possibili. Infatti i 42 miliardi circa, ai quali speriamo possa aggiungersene qualche altro di provenienza statale, rappresentano un fatto non trascura bile anche se il totale soddisfacimento delle necessità ed attese dei produttori richiederebbe ben altri stanziamenti. E' per incontestabile il fatto che il definitivo rilancio dell'agricoltura non pu verificarsi per il tramite del solo intervento regionale, questo si verificherà, com'é auspicabile e anzi direi indilazionabile, nella misura in cui, unitamente all'impegno ed alla volontà della nostra Regione, si manifesti eguale impegno del Parlamento, del Governo e della C.E.E.
Particolare considerazione merita il fatto di aver voluto anche enucleare in un solo testo i vari interventi, dando così uniformità e organicità al provvedimento, uniformità ed organicità che non sono venute meno quando la Commissione, con il consenso dell'Assessore, è venuta nella determinazione di stralciare gli interventi riguardanti la cooperazione e l'associazionismo, manifestando con ciò sensibilità e disponibilità a recepire, senza pregiudizi di sorta, istanze e richieste delle opposizioni e nella fattispecie dei Commissari del Partito comunista.
Infatti, la distinzione effettuata tra gli interventi riservati alle imprese associate e quelli riservati alle singole, non trova valide e sostanziali giustificazioni. Dal momento che ho avuto occasione di citare la Commissione, mi sia consentito di rivolgere a tutti i membri della medesima e direi in primis al relatore collega Bianchi, espressioni di gratitudine per la serietà, per l'impegno manifestato nel corso delle innumerevoli riunioni che l'esame del provvedimento (poi diventati due) ha comportato. Per cui il giudizio sull'operato della Giunta e dell'Assessore competente non può che essere globalmente positivo.
Se un'osservazione è possibile fare, questa verte sul fatto che inizialmente si confidava di poter disporre, come il 245 dal suo titolo lasciava supporre, in un intervento triennale mentre invece, per impossibilità di natura finanziaria evidenziataci anche in questi ultimi giorni dall'Assessore Simonelli, non è stato possibile raggiungere il traguardo desiderato. E' fuori discussione che gli interventi pluriennali dovranno sempre più uniformare la nostra azione in tema di scelte di politica agraria per dare innanzi tutto e soprattutto, tra gli altri innumerevoli motivi, ai produttori sia singoli che associati, la possibilità di impegnarsi in investimenti aziendali guardando con fiducia al futuro e contando sulla certezza dell'intervento legislativo. Ciò per non viene a svuotare ovviamente i contenuti del provvedimento ed è pertanto augurabile, rappresentando il provvedimento medesimo un'ottima piattaforma che gli prossimi legislatori regionali abbiano ad affrontare subito il problema e a far diventare pluriennale ciò che non è stato possibile fare diventare in questa circostanza.
Per quanto attiene alla cooperazione ed all'associazionismo, non possiamo non prendere atto con compiacimento che dei citati 42 miliardi che si presume diventino 45, il 55% è destinato all'associazionismo ed alla cooperazione, manifestazione di una ben precisa volontà politica, della consapevolezza che l'auspicato rilancio dell'agricoltura piemontese dovrà trovare il suo supporto proprio nelle forme associate, nella solidarietà degli imprenditori agricoli.
I colleghi comunisti in sede di Commissione e oggi qui di sfuggita il collega Ferraris, hanno più volte ribadito che alla cooperazione ed all'associazionismo si doveva dedicare maggiore attenzione. Io penso che dai tre o quattro miliardi che sono stati destinati alla cooperazione nel 1974, passare ai 29 miliardi circa del 1975 rappresenti un salto che va al di là delle concrete possibilità che la cooperazione può avere nella Regione Piemonte, in questo particolare momento, di riuscire ad assorbire e ad utilizzare per intero. E innanzi tutto e soprattutto, pur continuando ad alimentare le condizioni poc'anzi esposte, dobbiamo anche non lasciarci trasportare da eccessivi entusiasmi perché se c'è una cosa che non pu conoscere la velocità missilistica è proprio la cooperazione. Dobbiamo superare ancora notevoli resistenze, il permanere di un individualismo ahimè ancora assai accentuato; dobbiamo, in una parola, riscoprire ancora gran parte di quella che vogliamo possa diventare la cooperazione nella nostra Regione.
Io sono certo che di fronte a questa testimonianza i cooperatori veri non mancheranno di manifestare i loro consensi, come d'altro canto avevano già manifestato in occasione del le consultazioni fatte sui provvedimenti in esame.
Per quanto attiene al settore cooperativistico vorrei ricordare a me stesso ed a tutti i col leghi che cooperazione sarà possibile farne, che l'associazionismo sarà possibile svilupparlo nella misura in cui unitamente ai finanziamenti , ci si preoccuperà sempre più e sempre meglio di da re al settore quadri validi, funzionali e se la Regione si sentirà impegnata a far sì che questi quadri abbiano ad essere formati con la maggiore celerità possibile perché si impongono non solo amministratori onesti (requisito essenziale) ma anche consapevoli e preparati, si impone addirittura una direzione a carattere manageriale vero e proprio, tesi che ormai viene dibattuta un pochino ovunque se è vero, come è vero, che la cooperazione deve tendere non tanto al soddisfacimento di fatti romantici o sentimentali, bensì a traguardi concreti di natura economica. Dirigenza manageriale dunque, quadri ed organici pronti e preparati soprattutto quando, al di là e al di sopra degli organismi di primo grado, si vuole puntare al secondo ed al terzo e cioè al piano della commercializzazione della divulgazione e della collocazione dei relativi prodotti agricoli non solo in campo interno, ma soprattutto in campo internazionale.
Altro aspetto ragguardevole che merita riconoscimento di chi sta parlando e penso anche di parecchi altri colleghi, sempre nel campo della cooperazione, è quello di avere voluto accentuare interventi già riconosciuti nel corso del 1974.
Per quanto invece fa riferimento agli interventi singoli, positivo è: l'avere ricollocato in primo piano il settore zootecnico per il ruolo che ha sempre giocato e che tuttora gioca nell' economia generale dell'agricoltura piemontese e di avere voluto dedicare particolare attenzione al settore vitivinicolo, settore pur esso importante e che viene subito dopo il settore zootecnico; l'avere destinato stanziamenti per il rimboschimento anche se, oserei dire, solo embrionalmente, ma se non altro è di buon auspicio per arrivare prossimamente ad un'azione più efficace in modo che non solo si tenda al rimboschimento in sé e per sé dove questo si rende necessario, ma che punti decisamente al fine ultimo che è quello di potenziare il patrimonio legnoso di cui è deficiente il Piemonte e di cui soprattutto e deficiente il nostro paese, debitore verso l'estero, come avemmo già a denunciare in altre circostanze, di decine e decine di miliardi per importazione di legname, soprattutto di quello da destinare ad uso industriale.
Come d'altro canto, fornendo un buon esempio, ha già fatto precedentemente il collega Ferraris,non intendo continuare nel commento dell'articolato perché ci sarà occasione di farlo in seguito avendo notato che sono già stati presentati parecchi emendamenti, ma anche perch l'articolato non è null'altro che la conseguenza dell'impostazione generale del provvedimento verso il quale abbiamo espresso e ripetiamo il nostro positivo giudizio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Signor Presidente, signori Consiglieri, è un vero peccato che per due leggi regionali di siffatta importanza per la qualificazione che possono dare alla Regione si arrivi in aula in condizioni da rendere impossibile all' amico Bianchi, relatore, di presentare una relazione scritta al Consiglio.. Per fare le cose bene il tempo c'era, eccome! Un testo organico della 245 venne annunciato in Consiglio fin dal 30 gennaio. Si andò alle consultazioni il 4 marzo. Poi vennero fuori discussioni interminabili in Commissione e fuori per scindere il disegno di legge in due parti, delle quali una attinente ad interventi a sostegno delle strutture per la cooperazione agricola e per l'associazionismo.
La scelta venne decisa perché voluta dal maggior Gruppo di minoranza anche se ad essa la maggioranza difficilmente poteva sottrarsi, per un ordine del giorno del 1° agosto '74 e per impegni assunti molto tempo prima in sede di riunione di Capigruppo per discutere, in mancanza di altre proposte di Giunta, la proposta di legge n. 83.
Tuttavia, si è perso molto tempo, e solo da giovedì scorso, per l'incalzare delle scadenze dell'ordine del giorno consiliare, è stato dato alla Commissione di conoscere il testo degli articoli dal n. 20 in poi, che contengono le disposizioni finanziarie e contabili per le previste agevolazioni creditizie, per la prestazione della garanzia, le disposizioni finanziarie per gli incentivi in capitale, quelle per spese e sovvenzioni annuali e le agevolazioni al credito agrario di conduzione. Ancora ieri per quanto ne so, la Commissione sesta non conosceva, benché fosse stato sfornato l'ennesimo testo del disegno di legge 245, che prevedeva nel titolo "Interventi per gli anni 1975-'76-'77", se i finanzia menti erano da approvare in modo annuale o pluriennale.
Chi va sicuramente assolto è il relatore, che, in queste condizioni non poteva impostare una relazione scritta e forse neppure a grandi linee per la confusione sopravvenuta.
Tutte queste cose, che non appaiono di lieve importanza, le deve conoscere in tempo il Consiglio, per permettere ai Partiti che non sono rappresentati nella VI Commissione, o che, se rappresentati, la Commissione disertano, di dare al disegno di legge la valutazione più obiettiva possibile.
La legge venne diffusa nei mesi passati dai giornali prima che fosse annunciata in Consiglio e venne commentata con titoli e note trionfalistici per l'ampiezza degli interventi e per la somma dei finanziamenti. Agli addetti ai lavori, poi, il testo apparve molto ridimensionato, in quanto la Giunta, dichiarandolo valevole solo per l'anno 1975, con l'art. 19 di un testo di legge interlocutorio rendeva inoperanti le leggi regionali 12 marzo 1974 n. 7 e 2 luglio 1974 n. 17 per la durata dell'esercizio 1975 salvi gli effetti derivanti dai limiti di impegno da queste leggi stabiliti per l'anno finanziario 1974.
La montagna di miliardi reclamizzata si abbassa, quindi, per l'azzeramento dei miliardi previsti dalle leggi menzionate che vanno a sostenere fa 245.
Questo disegno di legge, anche per questi motivi, ha suscitato nel mondo agricolo una grande attesa, mista ad un grande interesse, e non poteva quindi il Consiglio chiudere la prima legislatura senza offrire al ceto rurale strumenti, i più validi possibili, per riequilibrare, o tentare di riequilibrare, l'agricoltura della nostra Regione.
Nel complesso, il Gruppo liberale è moderatamente soddisfatto, e per la mole degli interventi e per le scelte operate in alcuni settori dell'agricoltura. Ringrazia la Commissione e l' Assessore per aver recepito alcuni emendamenti proposti, e segnatamente per quanto attiene gli premi di allevamento del bestiame per le vitelle nate da vacche iscritte al libro genealogico di razza bovina piemontese, per avere inserito nella legge provvidenze a favore della bieticoltura ed altre cose, anche se di minor conto. Il mio Gruppo continua, però, a non essere d'accordo su alcuni principi e criteri di ordine generale stabiliti all'art. 2 della legge criteri riportati pari pari da leggi regionali precedenti e talvolta, a nostro avviso, modificati in peggio.
Per noi, il punto b) dell'art. 2, come avemmo modo di esprimere in altri dibattiti e discussioni in Commissione, andrebbe soppresso; che poi in questa legge venga fuori la novità di priorità nella priorità è proprio assurdo. E vengo al caso. Che senso ha dare una priorità nella priorità alle cooperative costituite da soli coltivatori diretti? E' dimostrabile, a chi vuol essere obiettivo, che le poche cooperative che finora si sono costituite e che sono risultate finora valide ed efficienti erano, e sono formate non solo da coltivatori diretti ma insieme anche da imprenditori agricoli. Se queste cooperative le mettiamo in coda nei finanziamenti, e se per caso dannato questi ultimi stessero o fossero per esaurirsi, le cooperative dovrebbero espellere i soci non coltivatori diretti, anche se sono imprenditori agricoli. Vi siete domandati che cosa succederebbe? Ne andrebbe certamente di mezzo tutta la cooperativa, perché la stessa si vedrebbe sottratta una quantità di prodotti tale da rendere antieconomici gli investimenti e le attrezzature! E per questo ho proposto un emendamento.
Al punto c) dell'art. 2 praticamente viene negata la concessione di agevolazioni per miglioramenti fondiari alla proprietà che affitta, con la conseguenza di compromettere seriamente l'ammodernamento di molte aziende condotte da affittuari che hanno in corso accordi con la proprietà per accensione di mutui da parte della proprietà stessa. Ha ragione chi in sede di consultazione ha affermato che qualora si volesse sostenere che l'affittuario può mutuare fruendo della garanzia fidejussoria della Regione sarebbe assurdo così ragionare in quanto le banche preferiscono la garanzia reale del proprietario del fondo, e, se questa non esiste, in caso di inadempienza, colpirebbero l'affittuario prima di ricorrere alla garanzia regionale, la quale garanzia, del resto, in proporzione agli investimenti previsti dalla legge, non è certamente congrua.
L'esclusione dei proprietari che affittano è parimenti assurda. La categoria è composta, signor Presidente, anche da modesti e benemeriti cittadini, fra i quali ci sono anche degli invalidi di lavoro che, per motivi diversi, hanno dovuto o ritenuto opportuno cedere i propri beni in affitto, ricavandone spesso canoni che in forza della legge De Marzi Cipolla talvolta sono appena sufficienti a pagare le imposte ordinarie. Ma anche prescindendo da questi casi, è incontestabile che, concesse le provvidenze pure alla proprietà che affitta, chi ne beneficia è la terra, è l'azienda, il cui ammodernamento è essenziale per lo sviluppo agricolo. Se poi due contraenti, affittuario e conduttore, scendono ad una transazione in base ad uno specifico articolo della legge n. 11 dell'11 febbraio '71 n.
23, per migliorare i loro rapporti, per il bene reciproco, per il bene dell'agricoltura, anche, come ho già specificato, non è forse questo legittimo? Amico Chiabrando, vi dà proprio fastidio che due o più persone vadano d'accordo? E se non vi dà fastidio, perché volerli escludere? Passando all'art. 3, che attiene alle sovvenzioni ordinarie alle organizzazioni ed associazioni regionali per l'attuazione della loro finalità istituzionale in agricoltura, vorrei chiedere se la ripartizione è quella concordata tra le organizzazioni interessate. L'80% corrisponde a quanto pattuito? L'80% tiene conto solamente dei criteri concordati in campo nazionale, o tiene anche conto della rappresentatività in sede regionale, e cioè in Piemonte? Venendo ora al quadro degli interventi fornitoci a suo tempo dall'Assessore nel gennaio 1975, espresso in una tabella, delibato prima trasformato poi ed ancora ritoccato giovedì in Commissione, con sottrazioni a certi capitoli ed addizione ad altri, sulla base anche di alcune giustificazioni fornite dall'Assessore, che possiamo ammettere, in quanto la famosa legge Marcora, a detta dell'Assessore Chiabrando, ci accrediterebbe circa 4 miliardi per il 1975 e per premi a bestiame da ingrasso e per contributi in conto interessi, il mio Gruppo è sostanzialmente d'accordo di potenziare l'articolo che concerne i miglioramenti fondiari, perché la diminuzione dell'articolo che concerne la zootecnia è riequilibrata dall'intervento statale. Se dobbiamo credere, e noi ci crediamo, alle affermazioni dell'Assessore che giustificherebbero una diminuzione all'articolo che attiene all'associazionismo, anche perch riferisce che tutte le richieste pregresse sono state soddisfatte, e ritiene che un minor stanziamento soddisferebbe le esigenze per l'anno 1975, siamo tuttavia perplessi per il futuro. Se la cooperazione e l' associazionismo avranno lo sviluppo che noi pensiamo e per cui ci siamo impegnati perché questo sviluppo diventi reale, occorrerà prevedere una cifra adeguata per l'anno prossimo e per gli anni futuri. Ci rende perplessi la non congruità della spesa prevista per la meccanizzazione e per l'incentivazione delle coltivazioni arboree. Tale perplessità è di tutti i Commissari della VI e dell'Assessore stesso, anche perché gli aumenti concordati in Commissione pare non siano oggi più possibili per motivi di bilancio.
E' superfluo dire che per ammodernare l' agricoltura, stante la mancanza di braccia, deve diffondersi la meccanizzazione, anche perché oggi l'imprenditore agricolo, per piccolo che esso sia, si è fatto questa mentalità. Ridurre le spese per reimpianti di colture specializzate, o per impianti di colture specializzature, è un controsenso. La viticoltura piemontese è arretrata rispetto a quella di altre Regioni e la poca competitività dei nostri vini anche sui mercati esteri è nota. Perci l'intervento a favore dei vivai, della sperimentazione, dei reimpianti, va sostenuto di più. Occorre ritornare, quindi, alle cifre indicate dalla Commissione.
Occorre sostenere con altri mezzi coltivazioni di speciale interesse, e mi riferisco in particolare alla coltivazione del nocciolo, che viene bene praticata per il 75% nella Provincia di Cuneo, per il 20% in quella di Asti e per il 5% in quella di Alessandria, con una produzione che si aggira sui 100.000 quintali annui ed una produzione lorda vendibile di circa 7 miliardi. La varietà "tonda gentile" del Piemonte, coltivata in quasi tutte le tre Province, è la migliore del mondo, e si deve tener conto che se la produzione dovesse e potesse aumentare anche più del doppio non ci sarebbe a detta degli esperti, pericolo di sovrapproduzione. Concordiamo invece con il maggiore stanziamento per la difesa fitosanitaria e la difesa attiva e passiva contro le avversità atmosferiche.
Con il dibattito su questa legge, in sostanza, si conclude l'operatività del Consiglio regionale in materia agricola. Questo disegno di legge e quello sulla cooperazione e sull'associazionismo ha voluto in effetti assorbire altre proposte di legge avanzate dai Gruppi politici, fra le quali c'era la proposta liberale n. 164, proposta che venne annunciata in Consiglio fin dal 24 maggio 1974. Si tratta della proposta di intervento per case di abitazione dei produttori agricoli e per i miglioramenti fondiari. Assessore Chiabrando, il fatto che siano stati recepiti in misura sufficiente i nostri suggerimenti attenua il nostro giudizio critico sul complesso del la legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bertorello. Ne ha facoltà.



BERTORELLO Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, la discussione di queste proposte di legge, che cadono alla fine della prima legislatura regionale ci porta a fare un consuntivo di questo primo lustro di attività regionale.
Gli interrogativi salgono spontanei alla mia mente. Questa prima tornata legislativa è stata all'altezza del suo compito? I problemi che la comunità regionale ci ha posto sono stati risolti? Ebbene, pur riconoscendo che in politica difficilmente si potrà dire di aver fatto molto, devo riconoscere che il problema agricolo ha trovato nel Consiglio regionale la fonte genuina dove poter rimettere a nuovo e creare le premesse future dell'agricoltura.
Credo, però, che noi coltivatori dovremmo ringraziare gli sceicchi che, con l'aumento del prezzo del petrolio, hanno fatto capire ai molti luminari dell'economia italiana che il sol dell' avvenire non spuntava solo sulla Fiat ma che, se si era capaci di non montarsi la testa, di fermarsi un attimo a guardare verso il campagna, ci si accorgeva di quanto ampio e proficuo sia l'orizzonte agricolo e di quante possibilità offra un'agricoltura adeguatamente ristrutturata e sorretta. Parlare di risoluzione del problema agricolo è utopia, ma credo che il fatto stesso di avere individuato alcuni settori portanti e di aver concentrato su di essi la nostra attenzione sia già di per sé qualificante.
Le leggi che stiamo discutendo, per la loro molteplicità e per la complessità dei problemi che toccano, hanno una portata di indirizzo e ristrutturazione quale è indispensabile per partire bene.
L'aver individuato l'imprenditore agricolo come beneficiano dei provvedimenti risponde ad una composizione naturale dell'ambiente agricolo piemontese.
L'aver individuato nel momento cooperativo l' unico modo per risolvere il problema della commercializzazione, creando alcune strutture portanti per i prodotti fondamentali, come latte, carne, vino, mediante il ritiro di ingenti masse di prodotto dal mercato, contribuendo così ad una più dinamica contrattazione, è elemento parimenti positivo.
Così pure, quando una legge parla di colture arboree per l'ampia zona collinare che la Regione Piemonte ha.
E' giusto infine che si sia vista la zootecnia come momento di riequilibrio tra il piano e il monte - non si può parlare di zootecnia senza guardare alla montagna vuota, senza mirare a riempire quei vuoti che una politica sbagliata, diciamolo pure, ha creato nel settore agricolo - e le varie voci dei contributi atti ad incentivare gli allevatori, il risanamento come partenza indispensabile per una buona zootecnia.
Le strutture e la meccanizzazione hanno dovuto subire purtroppo la crisi del credito ed altresì gli inspiegabili ritardi che alcuni ispettorati hanno fatto registrare nella concessione dei premi di allevamento.
E' bene altresì che il rimboschimento sia visto come valorizzazione di aree golenali, non come furto intenzionale di plaghe a vocazione cerealicola-zootecnica, tanto preziose in questo momento di espansione agricola.
C'è poi il problema dell'accorpamento, fatidica parola, che sintetizza quella che per chi vive in plaghe ove la proprietà è spezzettata è la tragedia quotidiana. E' un problema però di così ampia portata che richiede di essere affrontato con più decisa incidenza, perché soltanto garantendo la permanenza stabile sul fondo, adeguatamente ampio onde poter avere l' apporto massiccio della meccanizzazione, si potranno avere prodotti a prezzi competitivi, elemento base di sicurezza per i coltivatori.
Le due leggi in discussione, signor Presidente, se saranno approvate così come sono state presentate e come la Commissione le ha discusse daranno ad ognuno di noi la sicurezza che quanto era possibile è stato fatto, e ci faranno sentire con la coscienza a posto di aver operato nei riguardi dell'agricoltura il nostro dovere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura e foreste

La Commissione VI, per l'agricoltura, ha svolto un lavoro veramente considerevole rielaborando i testi dei due disegni di legge, quello sull'agricoltura in generale e quello sulla cooperazione, e vi ha apportato, devo darne atto, notevoli miglioramenti (basti citare gli articoli relativi all'assistenza tecnica ed alla forestazione). Ed io ringrazio vivamente il Presidente ed i componenti per l'apporto costruttivo che hanno così dato.
Le due leggi che ci accingiamo a varare introducono una vera nuova legislazione regionale in fatto di agricoltura, di portata triennale, come normativa almeno. Purtroppo, le condizioni di bilancio non hanno permesso di assumere un impegno finanziario della stessa durata; comunque, mitigano e limitano questo aspetto negativo, della portata limitata degli stanziamenti, i finanziamenti statali che proprio in questi giorni stanno arrivando, di cui abbiamo avuto notizia: mi riferisco ai 4 miliardi per la legge sulla zootecnia Marcora ed ai 3 miliardi stanziati con recente decreto ministeriale per i prestiti di conduzione ed i mutui di miglioramento fondiario; inoltre, resta in vigore la legge 17 sulla zootecnia con i propri stanziamenti, per il '76 di 11 miliardi e per il '77 di ben 17 miliardi, che quindi rimangono disponibili ed in essere oltre quelli stanziati con le leggi oggi in approvazione. Saranno comunque certamente necessarie delle leggi regionali di rifinanziamento sia per il '75 che per il '76.
Per ora, sono previsti i seguenti impegni (riepilogo fatto in base alle ultime cifre, agli ultimi accordi intercorsi in Commissione): 32 miliardi in conto capitale, che producono investimenti per 70 miliardi 5 miliardi in conto interessi, che favoriscono investimenti per 60 miliardi 4 miliardi e 100 milioni per le spese annuali, con investimenti di 50 miliardi.
in totale, i due disegni di legge comportano uno stanziamento di 41 miliardi e 100 milioni, con una possibilità di investimenti per ben 180 miliardi.
Vediamo ora quali impegni particolari contemplano, dal punto di vista finanziario, i due disegni di legge.
Per la cooperazione, 7275 milioni, 11 miliardi se calcoliamo fondi che sono rimasti a bilancio e che quindi sono disponibili.
Questo vale per la cooperazione nel vero senso della parola, quella di mercato, di commercializzazione dei prodotti; se si considera anche l' associazionismo per la produzione nei vari settori abbiamo ben altri 13 miliardi e 950 milioni. L'associazionismo in generale lia dunque a disposizione, in totale, 24 miliardi e 955 milioni, pari al 55% del totale (intendendo per totale gli 41 miliardi delle due leggi più i 4 miliardi circa che sono rimasti a bilancio disponibili, quindi in totale 45 miliardi). Se consideriamo che l'anno scorso per la cooperazione abbiamo stanziato 2 miliardi e mezzo e ne sono risultati necessari 3 e mezzo possiamo dire che per il '75 avremo a disposizione una somma tripla di quella risultata necessaria nel '74, quindi ampiamente sufficiente, secondo il mio punto di vista.
La zootecnia, il secondo settore che le leggi riguardano in particolare, ha a disposizione 8 miliardi e 800 milioni, cui però vanno aggiunti i 4 miliardi della legge Marcora, quindi in totale 12 miliardi e 800 milioni.
Quanto agli aspetti salienti innovativi delle normative delle due leggi, ricordo i criteri generali che valgono e sono sanciti per tutti gli interventi, e che figurano negli articoli 2 e 3 di tutte due le leggi l'individuazione dell'imprenditore agricolo, che finalmente è stabilita chiaramente per tutti gli tipi di interventi a cui sono riservate le agevolazioni; la priorità per i coltivatori diretti; la equiparazione - e questo è un grosso punto di singolare importanza, che le nostre leggi vengono a definire ed a sancire sotto il profilo anche legislativo - dei terreni condotti in affitto rispetto a quelli in proprietà: consideriamo con queste leggi l'azienda come tale, come impresa, e non come proprietà superando quindi i vecchi criteri, i vecchi schemi, certamente non più attuali; la introduzione della fidejussione regionale per chi non ha sufficienti garanzie, aspetto molto importante, non solo per le forme associative, come già si era stabilito in passato, ma anche per i singoli imprenditori agricoli; lo stimolo al risanamento del bestiame, in quanto tutti i provvedimenti sono condizionati al risanamento, laddove naturalmente si tratti di aziende che allevano bestiame; la incentivazione data a tutte le forme associative e cooperative, non soltanto con il disegno di legge specifico per la cooperazione ma anche con un altro disegno di legge, il 245, sia con tassi di favore sia con contributi differenziati in conto capitale.
Desidero rendere conto, in questa seduta in cui veramente, come ha detto Bertorello, facciamo una specie di consuntivo dell'attività svolta in ordine all'agricoltura da questa Amministrazione, degli impegni che abbiamo assunto sul bilancio '74, Come i colleghi sanno, il bilancio '74 ha riservato all'agricoltura una grossa fetta dei finanziamenti, 42 miliardi circa. Posso comunicare con soddisfazione al Consiglio che questi fondi sono stati impegnati quasi total mente, per il 95%, ed assegnati alle cooperative ed ai singoli imprenditori agricoli (come risulta dal prospetto distribuito, nel quale sono elencati tutte le voci ed i tipi di intervento con a fianco la somma a disposizione e quella già impegnata). E' un risultato di rilievo, mi piace sottolinearlo: abbiamo impegnato 29 miliardi e 600 milioni su 28 (la cifra impegnata è superiore in quanto abbiamo già impegnato capitoli del '75). Questi sono gli interventi veri nei settori dell'agricoltura promozionali.
Su esplicita richiesta rivoltami in Commissione agricoltura, ho anche aggiornato il programma di interventi per l'elettrificazione rurale, che riveste certamente un aspetto di particolare importanza. Anche questo prospetto è stato distribuito, e ne emerge una situazione al quanto positiva. Abbiamo aggiornato la situazione delle domande pervenute intendendo per domande pervenute non domande singole (anche queste certamente), ma gli piani programmatici predisposti dall'Enel a suo tempo e presentati anche dai Comuni. Risultavano 9200 domande, per 10 miliardi e 800 milioni di spesa necessaria per elettrificare tutte le aziende agricole del Piemonte ancora senza forza e senza luce: ebbene, ben 5000, oltre il 50% per 4 miliardi di spesa, sono state soddisfatte dallo Stato in base alle leggi del Piano verde e alla legge 404. Un ingente finanziamento l'abbiamo portato come Regione con i fondi '74, con i quali abbiamo potuto accogliere già 1667 domande, per 2 miliardi e 800 milioni di spesa. Le opere finanziate dallo Stato sono già state eseguite per il 75%; quelle finanziate dalla Regione sono ovviamente in fase di progettazione. In totale, sono state finanziate 6700 domande, più esattamente 6700 programmi (perché i progetti riguardano zone, borgate e complessi di aziende) per circa 7 miliardi di spesa. Abbiamo così, oggi, uno scoperto non più enorme certamente affrontabile con la legge che approviamo oggi: risulterebbero salvo ulteriori precisazioni, 2500 domande, per meno di 4 miliardi di spesa. Tenuto conto che l'Enel interviene con il 20% e che la Regione interverrebbe con percentuali che vanno dal 50 al 70%, riteniamo che con 2 miliardi e poco più riusciremo quest'anno a finanziare tutta l'elettrificazione rurale del Piemonte, il che costituisce certamente un risultato notevole.
Indubbiamente, questo modo di intervenire, di finanziare l'agricoltura non è quello ideale, quello auspicato da noi tutti, ed in particolare dal collega Ferraris. Egli ha detto che si tratta di interventi ancora basati non su una programmazione, non su un piano programmatico fatto dall'Ente regionale ma su singole domande presentate dai singoli operatori agricoli.
Questo è vero, però siamo tutti d'accordo che occorre procedere sul piano della programmazione vera, fondata sui piani zonali agricoli, e quindi sui piani di sviluppo che in ogni piano zonale dovremmo realizzare; ma questi piani zonali ancora non ci sono. La nascita dell'Ente di sviluppo credo potrà accelerare il cammino, portare ad affrontare come primo punto (questo è stato, anzi, un mio suggerimento) i piani zonali. Ritengo comunque che ci cauteliamo sufficientemente con l'aggancio che prevediamo nella legge, dove diciamo che, se esistono, i piani di sviluppo delle Comunità montane, i piani di sviluppo zonali agricoli dovranno condizionare ogni tipo di intervento: ciò sta a significare che nel momento in cui entreranno in vigore i piani di sviluppo delle Comunità montane ed i piani zonali tutti gli interventi in agricoltura dovranno essere incanalati, impostati secondo questi piani di sviluppo.



BERTI Antonio

A che serve se i soldi saranno stati spesi tutti prima?



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura e foreste

Secondo gli impegni, i finanziamenti dovrebbero continuare in futuro per almeno un triennio. Quindi, anche la legge zootecnica stessa, che ha ancora o fondi, prevede i finanziamenti secondo o piani zonali, ove vengono realizzati.



BERTI Antonio

Scusi, la legge parla di stanziamenti per un anno. Lei mi deve dire se durante questo anno ci sarà il piano di sviluppo agricolo di zona o di Comunità montana, altrimenti la sua affermazione non ha alcun senso.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura e foreste

Sono anch'io dell'avviso che tutto dipenderà da quando questi piani entreranno in attuazione: è chiaro che più presto ciò avverrà, più presto verranno a vincolare gli interventi in agricoltura. Io ritengo che le Comunità monta ne siano a buon punto, nella preparazione dei piani di sviluppo: noi dovremo quindi attenerci ai piani di sviluppo delle Comunità montane. Se l'Ente di sviluppo agricolo inizierà immediatamente ad operare come mi risulta stia facendo, entro breve tempo si potranno avere anche i piani zonali (ce ne sono due o tre, per esempio, già allo studio, che quindi potranno essere attuati), ed allora questa legge dovrà innestarsi sui piani di sviluppo sia montani che zonali e quindi seguire quel binario e quel modo di intervento.
Sono convinto che questi due provvedimenti - a prescindere da qualche riserva che certo permane da parte di qualcuno, da qualche difficoltà che sono d'accordo nel rilevare - ridaranno slancio e fiducia a coloro che ancora operano in agricoltura, anche se non ci porteranno a risolvere tutti i loro problemi. In funzione di questo rilancio dell'agricoltura, di questo intento di ridare fiducia a coloro che operano in agricoltura, con un modo nuovo nostro di intervenire - abbiamo detto ed anche altri hanno ribadito con una legislazione nostra, veramente regionale, io auspico che il Consiglio regionale voglia approvare questi due disegni di legge.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Con l'intervento dell'Assessore Chiabrando dichiaro chiusa la discussione.
Rilevo che vi è una nutrita serie di emendamenti. Non si ritiene opportuna una riunione dei Capigruppo per giungere, se possibile, ad uno sfoltimento? Forse un incontro preventivo consentirebbe di rimuovere certe difficoltà che potrebbero presentarsi ad appesantire e rallentare la discussione in aula.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Una riunione dei Capigruppo si dovrà certamente fare, e già una proposta in questo senso era stata avanzata: potrà anche concernere un esame preliminare degli emendamenti, ma il suo scopo precipuo dovrà essere quello di operare delle scelte sui punti all'ordine del giorno. Riteniamo infatti che sarebbe del tutto ridicolo e grottesco voler dare dimostrazione all'ultima ora di una efficienza che non si è palesata in cinque anni.
Quelli che parlano di fermare l'orologio eccetera sono su una linea totalmente sbagliata.
Noi dobbiamo, quindi, operare delle scelte di qualità delle leggi che sono iscritte all'ordine del giorno, dando la preferenza a quelle che dimostrano di operare immediatamente o che costituiscono oggetto di votazione obbligatoria, come le nomine per la Rai. Facciamo queste scelte e poi lavoriamo in pace, lasciando che sui punti fissati la discussione sia la più ampia possibile.



PRESIDENTE

Vorrei conoscere il parere degli altri Presidenti dei Gruppi in ordine allo svolgimento dei nostri lavori ed alle scelte da effettuare fra gli punti all'ordine del giorno.
Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, queste leggi indubbiamente ci impegneranno ancora per non breve tempo e sarà certamente assai opportuna una riunione per l'esame, intanto, degli emendamenti proposti sull'articolato, per vedere se sia possibile snellire la discussione, non per ragioni di affanno finale ma perché è bene che non si perda troppo tempo attorno agli emendamenti se è possibile affrontarli in modo più razionale, conoscendo preventivamente il pensiero della Giunta e delle componenti del Consiglio.
Il confronto sullo stato dei lavori e sulle eventuali scelte o graduazioni degli argomenti rimasti da esaminare potrà essere fatto o in apertura della seduta pomeridiana o verso la conclusione di questa giornata, senza sottrarre ora tempo prezioso all'attività del Consiglio.
Per quanto mi riguarda, sono disponibile, ribadisco cosa già detta, a rifare il punto sulla situazione, a stabilire graduatorie, scelte in base a criteri obiettivi di tutela degli interessi della comunità regionale.



PRESIDENTE

La scelta, secondo me, dovrebbe essere fatta fra mezzogiorno e le 15.
Stabilito, pertanto, che convocherò per il primo pomeriggio i Presidenti dei Gruppi a tal fine, unitamente alla Giunta, per quello che concerne gli emendamenti perché è questo, ora, il punto che ci interessa proporrei un confronto immediato fra coloro che hanno lavorato su queste leggi l'Assessore e il Presidente della VI Commissione. Nel frattempo il Consiglio potrebbe affrontare la discussione di qualche altro provvedimento.



BERTI Antonio

Io direi di non passare ad altri argomenti.



BIANCHI Adriano

Non capisco, signor Presidente, perché il Consiglio non dovrebbe procedere nel frattempo a portare avanti altri provvedimenti che per le dimensioni dell'articolato non richiedano soverchio tempo, ad esempio quello che riguarda l'Unione Italiana Ciechi.



(Applausi dal settore del pubblico, in cui vi è una nutrita rappresentanza di iscritti all'Unione Italiana Ciechi)



PRESIDENTE

Faccio presente che in aula non è ammesso né assentire né dissentire.
Siamo d'accordo di discutere altri provvedimenti mentre si svolge la riunione proposta? Vorrei allora che i Presidenti dei Gruppi mi indicassero quale legge intendono sia ora affrontata.



CALSOLARO Corrado

Proporrei anch'io quella in favore dell'Unione Italiana Ciechi.



PRESIDENTE

Nessuno ha obiezioni? Allora, passiamo all'esame del punto ventesimo dell'ordine del giorno.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Esame disegno di legge n. 243 "Concessione contributo alle sezioni Unione Italiana Ciechi in Piemonte"


PRESIDENTE

Il punto ventesimo dell'ordine del giorno reca "Esame disegno di legge n. 243: 'Concessione contributo alle Sezioni della Unione Italiana Ciechi in Piemonte'".
La parola al relatore, Consigliere Falco.



FALCO Giovanni, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, i ciechi rappresentano la categoria di minorati fisici che incontra maggiori difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro.
La cecità non è mai stata congiunta all' agiatezza, per cui anche oggi nonostante le provvidenze in atto, il nostro avanzamento sociale, quando poggia sulle sole disponibilità individuali, è irto di difficoltà.
Questa situazione si trascinò per molti anni, fino a quando, in varie parti d'Italia, qualcuno cominciò a ribellarsi con ferma determinazione. Il ribelle più illustre fu Augusto Romagnoli, che nella sua Bologna, alla fine del secolo scorso, diede la più ampia dimostrazione di quel che può fare un cieco quando sia arbitro del proprio destino.
Ma per dimostrare la validità di un tanto ardito convincimento bisognava farne testimonianza. Nel 1912 egli tentò i primi esperimenti educativi, presso l'Ospizio Margherita di Savoia, in Roma, tentativi che nonostante i positivi risultati, dovette interrompere per l'incomprensione e l'ostruzionismo di chi dirigeva l'ospizio.
La sua tesi di laurea preannunciava la rivoluzione in campo educativo che doveva trasformare il cieco da oggetto a soggetto della propria educazione. E questo concetto radicalmente innovatore informò il suo metodo educativo, che permane ancor oggi validissimo per le sue geniali intuizioni.
Nei primi anni del secolo, recependo i fermenti di rivolta morale dei non vedenti più preparati e più coraggiosi, Romagnoli fondò e presiedette fino al 1920 la "Società Pro Cultura degli Insegnanti Ciechi", la quale aveva lo scopo di costituire una schiera d'avanguardia per promuovere una più costruttiva preparazione dei ciechi e per infondere in essi la volontà di agire per l'avvento di un tempo migliore.
Il 26 ottobre 1920, per opera di Aurelio Nicolodi, primo ufficiale cieco della guerra, durante un convegno a Genova, al quale parteciparono ciechi civili e ciechi di guerra, si dava vita, finalmente, all'Unione Italiana dei Ciechi, che Nicolodi aveva preconizzato e tenacemente voluto e che realizzava un'antica speranza dei ciechi civili, i quali vedevano in essa il più autorevole portavoce delle loro aspirazioni.
Aurelio Nicolodi non si nascondeva le innumerevoli difficoltà che si sarebbero dovute superare, ma non si nascondeva nemmeno l'urgenza di agire,perché troppi anni, troppi secoli erano inutilmente trascorsi per i ciechi senza gloria, e perché una lunga attesa avrebbe irrimediabilmente compromesso ogni possibilità di recupero dei ciechi di guerra.
In che consisteva, dunque, la strada della rivendicazione? In una triplice richiesta: istruzione, lavoro, assistenza. Una richiesta che, per l'ordine prioritario delle scelte, costituì allora e costituisce ancor oggi un esempio di maturità sociale ed un solenne ammonimento per o contestatori di professione.
La storia dell'Unione Italiana dei Ciechi è divisa in due periodi, come la storia del nostro Paese, a motivo del diverso clima politico che li ha caratterizzati. Il primo periodo, che va dal 1920 al 1945, è stato il periodo della costruzione. Quello che ha avuto inizio nel 1945 e da considerarsi il periodo della ripresa e della dilatazione qualitativa e quantitativa dell'avanza mento sociale dei ciechi.
Nel 1968, l'Unione Italiana Ciechi ottenne il primo successo: l'indennità di accompagna mento, nella misura di L. 10.000 mensili, per i ciechi assoluti pensionati dall'Opera Nazionale Ciechi Civili, ridotta alla metà per i titolari di pensione diversa da quella dell'Opera. Il secondo successo fu l'indennità di accompagnamento, che è stata abbinata a quella per la pensione. Perdurando la crisi di lavoro, bisognava sperimentare altre vie. La più positiva risultò quella del centralinismo telefonico, che già nella Germania federale aveva avuto un probante sviluppo.
In oltre cinquant'anni di vita, l'Unione Ita liana Ciechi cur particolarmente l'attività legislativa a favore della categoria, ben sapendo che sarebbe stato ingenuo contare solamente sullo spirito filantropico degli uomini e su quello della società moderna, assillata da mille altre difficoltà.
Nel luglio del 1923 l'Unione Italiana Ciechi viene eretta in Ente morale. Successivamente, decine e decine furono le leggi, o decreti e le circolari che codificarono le svariate attività che svolge l'Unione nel campo della profilassi della cecità, del recupero, della rieducazione, del segretariato e del patronato, della formazione culturale, dell'assistenza sociale, nonché dell'avviamento al lavoro.
Molto ancora, però, vi è da operare a favore di questi benemeriti minorati fisici, i quali chiedono soltanto di essere inseriti nella società al pari degli altri cittadini.
La Giunta regionale, in attesa della riforma dell'assistenza, ha proposto al Consiglio l'erogazione di un contributo annuo di L. 60.000.000 da corrispondere alle Sezioni della Unione esistenti in Piemonte, per gli anni 1975-'76, tenendo presente che l'Unione conta solo su provento del tesseramento.
Il disegno di legge della Giunta regionale consta di quattro articoli.
Il primo prevede l'erogazione dei contributi alle Sezioni dell'Unione per l'attuazione dei loro scopi istituzionali.
Il secondo stabilisce che l'entità del contributo a favore di ciascuna Sezione sarà determinata dalla Giunta regionale in base al numero dei soci effettivi ed aggregati di ogni Sezione nonché delle attività programmate e svolte dalle stesse. Oggi l'Unione Italiana Ciechi assiste, in Piemonte 4500 non vedenti.
Il terzo articolo fissa le norme procedurali concernenti le richieste di contributo da parte dei Presidenti delle singole Sezioni. L'articolo quarto, infine, precisa l'ammontare del contributo da erogarsi alle Sezioni, nonché le modalità di finanziamento del disegno di legge.
Poiché la Commissione I, in sede consultiva, ha espresso parere favorevole, propongo al Consiglio l'approvazione del disegno di legge n.
243: "Concessione di contributo alle Sezioni della Unione Italiana Ciechi del Piemonte".



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore ed apro la discussione.
Chiede di parlare il Consigliere Carmen Fabbris. Ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema dei ciechi, come quello dei minorati fisici e psichici in generale, è un problema molto grosso, e non investe solo questioni di carattere assistenziale. Affrontare seriamente l'argomento, con volontà di soluzioni valide, implica sviluppare un discorso a monte, che interessi l'attuazione della prevenzione e della tutela pre e post-natale, sia delle madri che dell'infanzia, per eliminare o quanto meno ridurre, le cause che generano le minorazioni e le malformazioni.
Questo impegno il nostro Gruppo l'ha ripetutamente sollecitato, non solo in Consiglio, nelle Commissioni e nei dibattiti,ma anche con la presentazione di progetti di legge, sulle deleghe, per esempio, in materia di sanità e di assistenza. Analoga richiesta è stata espressa nel progetto di legge presentato dal Comune di Settimo, che è stato in questi ultimi giorni fatto proprio dal Comune di Torino. Purtroppo dobbiamo registrare che in questa direzione non si è manifestata la volontà politica di operare concretamente, per cui nulla è stato fatto per andare alla fonte, ad eliminare le cause, coinvolgendo nella necessità di intraprendere iniziative specifiche gli enti locali, anticipando interventi che dovranno essere in futuro svolti dalle unità locali dei servizi sanitari ed assistenziali.
Il disegno di legge che ora siamo chiamati a votare risulta essere, in sostanza, solamente l' erogazione di contributi a scopo esclusivamente assistenziale e settoriale. Solo all'Unione Ciechi si è affermato il criterio, tanto deprecato, della distinzione di cittadini in categorie handicappati per handicappati, tanto per intenderci, a seconda dei loro handicap, senza considerare in termini unitari e globali tutta la problematica dell'assistenza e della sanità.
E' vero che l'Unione Italiana Ciechi svolge un'attività promozionale nei confronti degli interessati, funzione che in una situazione di precarietà di iniziative da parte dello Stato, risulta essere una attività necessaria e importante. Non si comprende però perché, anziché privilegiare l'Unione Italiana Ciechi per la sola attività promozionale che svolge, non si possa invece, con questo provvedimento, investire o Comuni, i quali possono svolgere la stessa attività che si propone di svolgere l'Unione Ciechi, in collaborazione con la stessa Unione Ciechi. In questo caso, a nostro parere, si compirebbe una scelta qualificante a favore dei Comuni.
Queste, molto brevemente, le Osservazioni che faccio in merito al progetto di legge; osservazioni che tengono conto anche di quanto è uscito dalla consultazione sul disegno di legge.
In coerenza con questi orientamenti, noi abbiamo proposto un emendamento consequenziale, derivando dall'atteggiamento che la Giunta assumerà al riguardo il voto che il nostro Gruppo esprimerà sulla legge.
Mi permetto di illustrare brevissimamente questo emendamento, che è diretto soprattutto a modificare il contenuto dell'art. 1. Laddove nel disegno di legge proposto si privilegia sola mente l'Unione Ciechi per le attività che ho prima richiamato, noi proponiamo si preveda invece che "i contributi a favore delle Sezioni dell'Unione Italiana Ciechi", stabiliti dalla legge in 60 milioni per gli anni '75 e '76, debbano andare affinch "in collaborazione con gli Comuni o loro consorzi, l'Unione Italiana Ciechi attui le iniziative dirette a realizzare la profilassi, la formazione culturale, l'assistenza sociale ai minorati della vista e il loro conseguente inserimento nella società e nel mondo del lavoro".
Questo l'emendamento che noi presentiamo, e che nutriamo fiducia possa essere accolto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola soprattutto per manifestare, con un breve intervento, la mia soddisfazione che finalmente il disegno di legge per la concessione di contributi alle Sezioni della Unione Italiana Ciechi in Piemonte abbia potuto trovare collocamento per la discussione e la approvazione sui tavoli di questo Consiglio. Soddisfazione che deriva anche dal fatto che, in occasione della discussione svoltasi sul bilancio di previsione, io ebbi a caldeggiare tale approvazione.
Nella normativa in esame sono previsti 60 milioni. Pur trattandosi, per la verità, di una cifra assai modesta, non può non essere considerato questo stanziamento, una precisa testimonianza della volontà della Giunta e con essa, dell'Assessore competente, dott.ssa Vietti, di voler finalmente iniziare a dimostrare apprezzamento, con un tangibile gesto di solidarietà per la benemerita funzione che le Sezioni dell' Unione Italiana Ciechi vanno svolgendo anche nella nostra Regione.
Abbiamo accolto in passato, come accoglieremo anche oggi, il varo di normative con le quali si riconoscono contribuzioni ed incentivazioni ad altre organizzazioni. Ebbene, se un parametro fosse possibile, io direi che dovremmo accogliere con soddisfazione centuplicata l'erogazione di un contributo a favore di detta istituzione, se non altro per la nobiltà dei compiti che essa sta assolvendo, anche se, come ha detto poco fa la collega Fabbris, di natura esclusivamente promozionale. Ma è proprio sulla promozione che noi ci siamo soffermati tante volte in passato, e, direi, di promozione hanno bisogno soprattutto quelle organizzazioni che sono chiamate a testimoniare la loro assistenza, la loro solidarietà a quanti sono stati colpiti dalla sventura.
Ed è e proprio pensando alla predetta funzione, stante anche l'urgenza del provvedimento e la brevità del tempo a disposizione di questo Consiglio, che ormai si conta ad ore, che esprimo l'avviso che qualsiasi altra considerazione, seppur valida, debba essere da noi semplicemente annotata per demandarne l'analisi più approfondita a quanti siederanno sui banchi del Consiglio regionale per la prossima legislatura.
Nulla da eccepire, sotto il profilo teorico e anche sostanziale sull'auspicio che certe attività vengano svolte dall'Unione Italiana Ciechi in collaborazione con gli enti locali. Ma, visto che il discorso dell'autogoverno viene portato avanti per tanti e tanti altri organismi, e se è vero, come è vero, che autogoverno è sinonimo di democrazia, io penso che l'autogoverno, che la gestione democratica, che l'autonomia funzionale e promozionale debba essere innanzitutto e soprattutto riconosciuta a questa benemerita istituzione.
Permettetemi di concludere affermando che questo provvedimento, al di là e al di sopra dei milioni che si intende stanziare, deve indurre ognuno di noi ad una riflessione: quello che oggi ci viene proposto di aiutare è un organismo che rappresenta dei fratelli nostri che hanno avuto in sorte la sventura della cecità, una delle più gravi sventure, i ciechi, i non vedenti. Ebbene, questi nostri fratelli inducono chi ha avuto occasione di conoscerli, di avvicinarli, a rendersi conto che in effetti questa società presenta delle cecità che sono di gran lunga superiori alla loro: sono la cecità dell'animo, la cecità della mente, la mancanza di sensibilità, che tanto spesso impediscono agli uomini, anche a coloro che detengono i pubblici poteri, di vedere e decidere con obiettività dove sono ben collocati certi aiuti. Prima che in qualsiasi altra direzione, gli aiuti devono andare a questi nostri fratelli e all'Unione Italiana Ciechi che degna mente li rappresenta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

La necessità di giungere sollecitamente al voto sulla legge mi induce a limitare l'intervento alla pura dichiarazione di voto. A nome del Gruppo socialista dichiaro di vota re a favore della legge.
Come già è stato affermato in quest'aula, il problema va indubbiamente al di là della concessione di un contributo alla Unione Italiana Ciechi o di una unanime generica manifestazione di solidarietà, per collocarsi nel quadro della politica di assistenza e di sicurezza sociale della Regione che trova il suo momento più qualificante, a nostro avviso, nella formazione professionale. Si tratta, quindi, di un provvedimento di carattere provvisorio e promozionale, cui dovrà necessariamente seguire un'azione politica di riforma di tutti i servizi sociali e sanitari, aventi a protagonisti essenziali gli Enti locali e la collettività intera. In questo spirito il Gruppo socialista darà voto favorevole al disegno di legge.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale per un contributo biennale all'Unione Italiana Ciechi è stato ampiamente e lungamente dibattuto nella IV Commissione.
Occorre riconoscere che il dibattito aveva le sue fondate ragioni, perch credo nessuno di noi possa non ritenere che la strada giusta sarebbe quella di un inserimento di tutti i provvedimenti in un quadro organico generale che si colleghi al rinnovamento in corso, ma lentamente in corso, di tutto il vasto problema dell' assistenza, sia assistenza sanitaria che assistenza vera e propria, cioè quella sociale. In questo dibattito non è certamente sfuggita ai membri della Commissione la realtà di questa esigenza, e quindi la sua validità, anche se ci siamo trovati divisi sui modi ed i tempi con cui esercitare questo intervento.
Su qualsiasi altra considerazione mi pare abbia prevalso quella di operare nell'immediato lungo il canale che è possibile, e il canale possibile e più direttamente in grado di arrecare immediato sollievo a questa categoria credo sia quello dell'Unione Italiana Ciechi, che li rappresenta.
Sfrondando da qualsiasi impostazione di carattere vuoi demagogico vuoi di altro tipo il problema, mi pare che la conclusione debba essere questa: intendiamo giustamente, anche in misura molto ridotta, portare un sollievo alla categoria, e operiamo attraverso il canale che ce lo rende possibile subito, in attesa che la riforma dell'assistenza, la riforma sanitaria ci consentano di avere quegli organismi e quelle unità di base attorno alle quali far poi gravitare l'insieme di queste competenze.
Sotto questo profilo, per queste considerazioni, il Gruppo socialista democratico dà voto favorevole al disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, intervengo brevemente per annunciare il voto favorevole del Gruppo della Democrazia Cristiana a questa legge, che pare opportuna per dimostra re concretamente solidarietà e partecipazione allo sforzo che l'Unione Italiana Ciechi compie in favore dei 4500 non vedenti della nostra Regione.
La relazione del collega Falco ha offerto elementi di giudizio sia storico che sociale che non possiamo sottovalutare, e pertanto ci dichiariamo concordi. Dobbiamo però dire che ogni qual volta, oggi, le Regioni si muovono nella direzione dei problemi socio-assistenziali, o problemi stessi vanno inquadrati in una visione di aggiornamento della impostazione che le vecchie leggi dello Stato avevano dato ai settori di categoria, leggi ancora dominanti in attesa della legge-quadro. Non è la prima volta che in quest'aula, in generale e in particolare, si sottolinea la necessità che le Regioni facciano pressione nei confronti del Parlamento e del Governo per l'approvazione della legge-quadro, la quale, com'é noto dovrebbe avere come principale intendimento quello di togliere ogni significato di categoria a situazioni derivanti da handicap personali di ordine fisico, psichico, socia le, sensoriale eccetera.
E' chiaro che la Regione, se vuol essere coerente con una impostazione di questo genere, oltre a svolgere un'azione politica nei confronti degli organi dello Stato ed in particolare del Parlamento per l'approvazione della legge di riforma generale dell'assistenza, con l'abolizione di tutte le vecchie leggi e di tutte le bardature organizzative che queste leggi hanno comportato per andare verso una forma di assistenza fatta con servizi sociali aperti a tutti i cittadini, deve porsi sempre in quest'orbita.
Quindi, mentre approvo la legge nella forma in cui è stata presentata devo anche dire che occorre aggiungere un elemento che sia almeno la prefigurazione di quello che verrà con la legge di riforma del quadro assistenziale: dobbiamo cioè invitare l'Unione Italiana Ciechi a ricercare la collaborazione dei Comuni nello svolgimento delle proprie attività istituzionali, e dobbiamo invitare i Comuni, e dov'è possibile i loro consorzi, ad inserirsi in questo particolare problema assistenziale, come già in altri.
Sono convinto, anch'io, che se la legge-quadro giungerà prima che si sia fatta qualche sperimentazione vi saranno forse delle categorie che soffriranno per il passaggio. Questa è una occasione valida per fare una affermazione non soltanto politica ma concreta ed organizzativa perch anche sul problema dei ciechi gli enti locali si impegnino in collaborazione con l' Unione Italiana Ciechi.
A questo proposito, senza sconvolgere il quadro dell'art. 1 così come presentato, ho proposto un emendamento che spero possa ottenere l'approvazione della Giunta e del Consiglio, consistente nell'inserimento in esso, tra le parole "l'attuazione di iniziative", dell'inciso: "anche con la collaborazione dei Comuni e dei loro consorzi". E' una affermazione forse più politica 'che direttamente organizzativa, però speriamo che gli enti locali da un lato, l'Unione Italiana Ciechi dall'altro ne colgano il valore sostanziale, e ritengo che la Regione in questo modo non effettui soltanto una erogazione, peraltro approvabile, ma si ponga concretamente sulla strada della riforma dei servizi sociali nel nostro Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è triste una volta ancora notare in un disegno di legge un articolo che dice: "In attesa della riforma dell'assistenza... in attesa di...". Si tratta di carenze nostre nostre come legislatori, nostre come interpreti dei drammatici problemi che la realtà sociale ci pone di fronte.
E' indubbio che il fatto che solo ad un giorno e mezzo dallo scadere della nostra attività legislativa ci si preoccupi di problemi della gravità e dell'importanza di quello dei ciechi, decidendo unicamente un contributo di 60 milioni, dato per due anni consecutivi, per un totale quindi di 120 milioni soltanto, limitandosi a questo nonostante i gravi problemi sociali umani, che affliggono questa categoria, dimostra ancora una volta le nostre gravi carenze e giustifica, come osservava il collega Berti, l'impressione che si operi più che altro in funzione elettoralistica.
Il problema, in fatti, si sarebbe potuto affrontare con assai maggiore profondità e con soluzioni adeguate operando con gli stessi tipi di strumenti che avevamo a nostra disposizione, specialmente in funzione della formazione culturale, dell'assistenza sociale e del recupero, di cui si parla all'art. 1. In questo campo dell'istruzione professionale, in cui abbiamo competenza, spendiamo malamente 9 miliardi senza riuscire a formare professionalmente, senza in alcun modo risolvere problemi di fondo della nostra società, e tanto meno questo tipo di problemi. Il fatto che nella relazione della Giunta si affermi che la più positiva di queste possibilità è ancora quella del centralinismo telefonico, già ampiamente sperimentata nella Germania federale, sta a dimostrare quanto si sarebbe potuto operare seriamente nel corso di questi cinque anni se si fosse voluto affrontare funzionalmente questo tipo di problemi.
Ci amareggia quindi profondamente che ad un giorno e mezzo dalla fide del nostro mandato di Consiglieri noi, nei confronti di una categoria che si dibatte fra problemi drammatici di cui tutti ci siamo resi conto, noi nel dare un modestissimo contributo, proprio quel tanto che permette di evitare l'accattonaggio (l'Unione Ciechi vive unicamente del provento del tesseramento), impalchiamo su questo il solito discorso circa nuovi tipi di strutture e di rapporti, come il dialogo che si deve aprire fra queste Sezioni dell'Unione Ciechi e i Comuni, come avvio della riforma sanitaria della riforma dell' assistenza, di quel tipo di riforme che come forze politiche non siamo riusciti a realizzare.
Direi che, data anche l'esiguità del finanziamento, questo disegno di legge dovrebbe essere approvato così com'é e che non sia preso in considerazione alcun emendamento, proposto dal Gruppo comunista o dal collega Garabello. Se vogliamo operare su certi tipi di strutture per modificarle, possiamo farlo, ma con un discorso molto più ampio, senza prendere spunto da questo disegno di legge, che segna, a mio parere, un elemento negativo nei confronti della nostra opera di amministratori regionali, perché ci siamo resi conto di quante cose avremmo potuto fare se avessimo parlato meno e agito di più nella competenza dei problemi.
Quindi, il Gruppo liberale voterà positivamente questa legge, mentre darà voto contrario per gli emendamenti che sono stati proposti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria

Assessore alla sicurezza e ai servizi sociali. Ringrazio tutti i Consiglieri che sono intervenuti su questo disegno di legge presentato dalla Giunta, ringrazio inoltre i membri della Commissione che hanno seguito in varie riunioni l'iter legislativo del provvedimento.
Al Consigliere Rossotto preciso che il provvedimento non è stato presentato negli ultimi giorni, ma all'inizio di gennaio; evidentemente le osservazioni e gli approfondimenti fatti in Commissione hanno ritardato la sua discussione in aula.
Non è che noi con questo provvedimento riteniamo di intervenire nel vasto quadro della riforma della sanità e dei servizi sociali, ci rendiamo conto che sono necessari provvedimenti globali in questo campo, che saranno possibili soltanto con l'approvazione della riforma della sanità e dell'assistenza e con l'istituzione delle unità locali dei servizi sociali e dei servizi sanitari. Tuttavia di fronte alle difficoltà in cui si trova l'Unione Ciechi e di fronte ai compiti istituzionali che le sono affidati dal D.R. del 22.9.1972, n. 708, è necessario un intervento di sostegno.
Pertanto ribadiamo l'esigenza di un intervento globale, che preveda l'istituzione di servizi preventivi, terapeutici e riabilitativi gestiti dai Comuni e a disposizione di tutti i cittadini, ma riteniamo pure che in questo momento sia necessario venire incontro alle esigenze dell' Unione Ciechi. Proprio per questo il provvedimento è limitato nel tempo e copre soltanto l' arco di due anni.
Il Consigliere Garabello ha commentato l' emendamento da lui proposto ed io ritengo che la Giunta possa accettarlo: esso afferma che le iniziative dell'Unione Ciechi devono essere attuate anche in collaborazione con i Comuni e con i loro Consorzi.
Pertanto, a nome della Giunta, dichiaro di condividere la relazione del Consigliere Falco ed il testo del disegno di legge presentato che è rimasto quello della Giunta. E' un modesto contributo che può però permettere all'Unione Ciechi di adempiere ai suoi compiti istituzionali, compiti che si esplicano in modo particolare con la sensibilizzazione delle popolazioni ai problemi dei non vedenti, con l'attività di Segretariato e con l'attività di Patronato per i ciechi.
Mi pare che il provvedimento p ossa dare all'Unione Ciechi le possibilità finanziarie per adempiere a questi compiti, per svolgere un' azione promozionale e per evitare di costringerla, come per il passato, a ricorrere alla beneficenza privata, il che avveniva attraverso alla propaganda telefonica, che era il cespite maggiore che permetteva all'Unione Ciechi di svolgere la sua attività.
Il provvedimento è limitato a due anni in attesa della possibilità di intervenire in modo globale, ma riteniamo che in questo momento debba essere approvato per permettere all'Unione Italiana Ciechi di continuare nella sua benefica attività a favore dei non vedenti.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione.
Passiamo alla votazione dei singoli articoli.
Disegno di legge n. 243 "Concessione contributo alle sezioni Unione Italiana Ciechi in Piemonte": Art. 1 - La Regione, in attesa della riforma dell'assistenza, eroga per gli anni 1975 e 1976, nei limiti dello stanziamento di cui al successivo art. 4, contributi a favore delle sezioni dell' Unione Italiana Ciechi, esistenti in Piemonte, per favorire, nell'ambito delle specifiche finalità istituzionali, l'attuazione di iniziative dirette a realizzare la profilassi, il recupero, la formazione culturale e l'assistenza sociale dei minorati della vista ed il loro conseguente inserimento nella società e nel mondo del lavoro.
Vi sono due emendamenti, il primo, sostitutivo, è dei Consiglieri Fabbris e Vecchione che, se accolto, assorbirebbe anche il secondo emendamento presentato dal Consigliere Garabello: "La Regione, in attesa della riforma dell'assistenza, eroga per gli anni 1975 e 1976, nei limiti dello stanziamento di cui al successivo art.
4, contributi a favore delle sezioni dell'Unione Italiana Ciechi affinch in collaborazione con i Comuni e loro Consorzi, attuino iniziative dirette a realizzare la profilassi, il recupero, la formazione culturale e l'assistenza sociale dei minorati della vista ed il loro conseguente inserimento nella società e nel mondo del lavoro".
Desiderano illustrarlo? La Giunta?



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza e ai servizi sociali

La Giunta non accetta questo emendamento, mentre accetta quello presentato dal Consigliere Garabello.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Fabbris-Vecchione per alzata di mano.
Non è accolto.
Passiamo all'emendamento Garabello: "Dopo le parole 'l'attuazione' aggiungere 'anche con la collaborazione dei Comuni e dei loro Consorzi'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano. E' accolto.
Pongo in votazione l'art. 1 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 34 hanno risposto sì : n. 27 Consiglieri si sono astenuti : n. 7 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - La Giunta regionale, con propria deliberazione, ripartisce per ciascun anno la somma stanziata con le seguenti modalità: a) nella misura del 50% in proporzione al numero dei soci effettivi ed aggregati di ciascuna sezione b) nella misura del rimanente 50%, in rapporto alle attività svolte e programmate dalle sezioni.
Non vi sono emendamenti, si passi al la votazione.



(Si procede alla votazione per appello noMmale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 32 hanno risposto sì : n. 25 Consiglieri si sono astenuti : n. 7 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - I Presidenti delle singole Sezioni, al fine di ottenere i contributi previsti dalla presente legge, devono inoltrare, entro il 31 marzo di ogni anno, domanda al Presidente della Giunta regionale, corredata da: a) dichiarazione attestante il numero dei soci effettivi ed aggregati alla Sezione b) programma delle iniziative da attuare durante l'anno c) relazione dell'attività svolta nell'anno precedente, indicante l'onere di spesa assunto.
Per il 1975 le domande corredate dai prescritti documenti devono essere presentate entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 33 hanno risposto sì : n. 26 Consiglieri si sono astenuti : n. 7 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di 60 milioni per ciascuno degli anni 1975 e 1976.
All'onere di 60 milioni per l'anno 1975 si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1975 e la conseguente istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 525, con la denominazione: "Contributo alle sezioni dell'Unione Italiana Ciechi per iniziative di profilassi, recupero, formazione culturale ed assistenza sociale dei minorati della vista" e lo stanziamento di 60 milioni.
All'onere di 60 milioni per l'anno 1976 si provvederà iscrivendo nel corrispondente bilancio il capitolo n. 525, con la denominazione e lo stanziamento indicati nel precedente comma.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 35 hanno risposto sì : n. 28 Consiglieri si sono astenuti : n. 7 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? Si proceda alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 35 hanno risposto sì e : n. 28 Consiglieri si sono astenuti : n. 7 Consiglieri Il disegno di legge n. 243 è approvato.
Passiamo ora alle indicazioni che ci vorranno fornire i Presidenti dei Gruppi, se intendono continuare ancora oppure sospendere la seduta.
La parola al Vice Presidente Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo e all'industria alberghiera

Chiederei, se fosse possibile, di passare all'esame del disegno di legge n. 263 che è un rifinanziamento della legge n. 23 e non dovrebbe comportare molto dispendio di tempo.



MENOZZI Stanislao

C'è una piccola legge ad articolo unico che chiedo venga posta in discussione.



PRESIDENTE

Oggi alle 15 i Presidenti dei Gruppi sono convocati, unitamente al Presidente della Giunta, per formare il programma definitivo della seduta pomeridiana e delle sedute di domani, quindi riterrei di rimandare a quanto fisseranno i Capigruppo, altrimenti sorgono richieste da ogni parte. Ve ne sono per lo meno altre quattro analoghe a quelle già fatte.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo ed all'industria alberghiera

La legge che ho proposto io dovrebbe passare in poco tempo.



PRESIDENTE

Se il Consiglio stabilisce di farla passare il Presidente è tenuto a farlo, lo dice il regolamento.



BERTI Antonio

Io direi di passarla e di rimandare il resto a oggi.


Argomento: Organizzazione turistica - Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist. - Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame disegno di legge n. 263 "Rifinanziamento legge regionale 12.8.1974 concernente 'Provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva"


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 263 "Rifinanziamento della legge regionale 12 agosto 1974, n. 23 concernente: 'Provvedimenti per l'incentivazione turistico-alberghiera".
Relatore è il Consigliere Cardinali, al quale dò la parola.



CARDINALI Giulio, relatore

Credo che il provvedimento che dobbiamo esaminare si legga da sé e che una relazione debba necessariamente contenersi in limiti di tempo ridottissimi.
Si tratta del rifinanziamento della legge regionale n. 23 concernente i provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva. Il rifinanzia mento avviene sulla base degli interventi nei singoli capitoli che erano stati già previsti nella legge 23, con un'unica variante: la spesa viene portata da 300 a 600 milioni per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art. 2 della legge 23 lettera c), il che significa che sulla base delle domande pervenute nel 1974 si è ritenuto opportuno, per il 1975, di aumentare di 300 milioni lo stanziamento, però la copertura dei 300 milioni avviene con l'eliminazione della spesa annua relativa al 1975, per gli interventi così detti di assistenza, dell'art. 2 lettera c); in alternativa avevamo stabilito che anziché contributi in conto interessi potessero essere assunti contributi in conto capitale, pari all'ammontare dell'interesse stesso. Poiché si è visto che questo tipo di finanziamento non è stato appetito e le domande sono state, purtroppo, molto modeste, si ritiene che il finanziamento di questa fase alternativa possa effettuarsi con quanto rimane per lo stanziamento 1974. Pertanto nella sua globalità il finanziamento rima ne lo stesso, con la sola variante di questi 300 milioni della formula alternativa alla formula in conto capitale dei contributi di cui all'articolo 2 lettera c).
Credo che la lettura dell'articolato possa chiarire questo aspetto. In sostanza non si tratta che di rifinanziare, per quest'anno, la legge n. 23.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Molto brevemente per dire che il nostro Gruppo, come ha approvato a suo tempo la legge che oggi viene rifinanziata, voterà a favore anche del rifinanziamento.
Noi abbiamo potuto apprendere, dai dati che ci sono stati forniti dall'Assessorato, che in base alle richieste pervenute entro il 25 di marzo si metterebbe in movimento con questa legge una somma totale di richieste di circa 41 miliardi e 900 milioni contro una disponibilità globale che mi pare sia di 37/38 miliardi.
Il risultato dato dalla legge mi sembra positivo e merita di essere preso in considerazione anche se non va assunto globalmente e in modo acritico perché ci sono pur sempre degli aspetti, particolarmente in riferimento allo sviluppo del turismo sociale e del turismo giovanile, che dovrebbero essere rivisti e potenziati non solamente attraverso le leggi che finanziano le strutture alberghiere turistiche, ma attraverso leggi che finanziano proprio il tipo di turismo popolare e sociale. Comunque non è un discorso che va fatto in questo momento, è solo un richiamo ad un esame sempre attento su questi problemi.
Se mi è consentito colgo anche l'occasione per raccomandare vivamente all'Assessore che presiede alla Commissione per l'assegnazione dei contributi, il massimo di tempestività nel disbrigo delle pratiche perch uno degli elementi più critici nei confronti del passato è stata la lungaggine, il tempo che le pratiche impiegavano per arrivare alla conclusione, con pregiudizio per i possibili risultati della legge.
Concludo esprimendo un desiderio: sarebbe interessante poter fare un confronto tra l'operatività di questa legge regionale nel suo primo anno di entrata in funzione, direi nei primi suoi sei mesi perché la legge non è ancora un anno che è stata approvata e il risultato degli ultimi cinque anni per esempio della legge statale n. 326 del 1968 mi pare, per il finanziamento delle strutture turistiche nel nostro Paese, perché penso che potrebbe essere il punto di riferimento tra che cosa è la Regione oggi in relazione a certe attività socio-economiche e che cos'era lo Stato ieri e da questo si potrebbe anche assumere l'impegno ed il coraggio - me lo consentano il Presidente e l'Assessore competente - di affrontare il problema delle vecchie strutture turistiche che lo Stato ci ha lasciato per superarle in modo democratico, per ristrutturarle e per adeguarle a questa necessità di potenziamento che il turismo presenta non solo come momento di sviluppo economico, ma come necessità sociale e culturale nella più vasta accezione del concetto, per l'intera popolazione piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Vorrei solo esprimere, a nome del Gruppo liberale, il consenso a questa legge ani che perché riteniamo opportuno un maggiore stanziamento.



PRESIDENTE

La parola al Vice Presidente della Giunta, Assessore Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo ed all'industria alberghiera

Credo che sia già stato detto tutto, si tratta di una legge di rifinanziamento che ci impone un momento di meditazione su quella che è stata l'esperienza che abbiamo fatto fino a questo punto e dobbiamo, con tutta obiettività, riconoscere che la legge ha avuto un esito estremamente positivo, cosa che si deduce dall'andamento delle domande.
Dirò semplicemente che per quanto riguardagli interventi in conto capitale degli Enti pubblici,a fronte di una richiesta di un miliardo 163 milioni abbiamo la disponibilità di un milione. Per quanto riguarda l'arredamento, come ha già messo in evidenza il relatore, abbiamo ritenuto nel rifinanziamento, di aumentare l'importo per questa specifica voce proprio perché si è verificata una domanda assai superiore rispetto all' entità del finanziamento previsto per il 1974.
Cosi dicasi dell'esito estremamente positivo per quanto riguarda il mutuo decennale: vi sono domande che assommano a 33 miliardi 361 milioni con una disponibilità della Regione di 22 miliardi 856 milioni. C'è a questo proposito da osservare che probabilmente incide su questa differenza il fatto che nel primo anno, con una norma transitoria, abbiamo preso in considerazione anche pratiche e finanziamenti relativi a danni precedenti per cui c'è la ragionevole presunzione che con il nuovo stanziamento che andiamo a fare per il 1975 si dovrebbe soddisfare veramente la domanda.
Nell'insieme anche la nuova iniziativa che è stata assunta per quanto riguarda il riattamento di vecchie case, pur essendo al primo anno di esperienza ha dato una risposta positiva.
Vorrei rispondere al Consigliere Bono quando chiede se è possibile avere dati precisi circa gli interventi fatti dallo Stato in Piemonte sulla base della 326: non abbiamo questi dati, peraltro mi sento di poter dire che basterebbe vedere gli stanziamenti che la legge statale faceva per tutta Italia, raffrontati a quelli che ha fatto nel settore la Regione Piemonte, per dedurne (e attraverso l'esperienza lo abbiamo verificato) che sicuramente la presenza della Regione in questo settore ha contribuito notevolmente a migliorare le strutture ricettive, anzi, direi, che proprio l'intervento della Regione è venuto a colmare una lacuna che da anni si trascinava nella gestione della legge dello Stato a cui non faceva peraltro fronte l'impegno finanziario, e lo abbiamo visto anche dall'esame delle domande che sono pervenute alla Regione da parte del Ministero, domande vecchie di dieci anni; si tratta di una giacenza enorme che in parte viene assorbita da questo nostro intervento.
Non ho altro da aggiungere se non che con questo rifinanziamento metteremo in moto un ulteriore stimolo per l'esercizio futuro e credo che questa prima presenza della Regione nel settore darà sicuramente esito positivo.



PRESIDENTE

Chiusa la discussione, passiamo alla votazione dei singoli articoli.
Disegno di legge n. 263 "Rifinanziamento della legge regionale 12 agosto 1974, n. 23 concernente 'Provvedimenti per l'incentivazione turistico alberghiera": Art. 1 - Per le finalità di cui alla legge regionale 12 agosto 1974, n.
23, sono autorizzati, per l'anno finanziario 1975: 1) il limite di impegno di 800 milioni per la concessione dei contributi di cui all'articolo 2, lettera a) 2) il limite di 100 milioni per la concessione dei contributi di cui all'articolo 2, lettera b) 3) la spesa di 600 milioni per la concessione dei contributi in capitale di cui all'articolo 2, lettera c) 4) la spesa di 500 milioni per la concessione dei contributi in capitale di cui all'articolo 2, lettera d).
Le somme non impegnate in un esercizio finanziario possono essere impegnate negli esercizi finanziari successivi, in conformità a quanto stabilito nell'articolo 36, secondo comma, del R.D. 18 novembre 1923, n.
2440.
Per la prestazione della garanzia di cui all' art. 9 è autorizzata la spesa di 100 milioni per ciascuno degli anni dal 1975 al 1984 e la spesa di 90 milioni per ciascuno degli anni dal 1985 al 1989.
Non vi sono emendamenti. Pongo in votazione l'art. 1.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 27 hanno risposto sì: n. 27 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Disposizioni finanziarie per i contributi in interesse e per la garanzia.
All'onere di 900 milioni, di cui ai numeri 1) e 2) dell'articolo 1, si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, del fondo speciale di cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1975, e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo: del capitolo n. 1380, con la denominazione "Contributi costanti, della durata massima di 15 anni, per la costruzione, la ricostruzione, l' ammodernamento e l'ampliamento di alberghi, pensioni, locande, villaggi turistici, ostelli per la gioventù, campeggi, case per ferie, rifugi alpini, esercizi della ristorazione ubicati in località di interesse turistico ed altri impianti concernenti il turismo sociale e giovanile nonché per opere, servizi ed impianti - compresi quelli sportivi e ricreativi - pubblici o di uso pubblico, complementari all'attività turistica o comunque atti a favorire lo sviluppo del movimento turistico" e lo stanziamento di 800 milioni del capitolo n. 1382, con la denominazione "Contributi costanti, della durata massima di 10 anni, per la ristrutturazione e l'adattamento di immobili ubicati nelle zone di montagna, in Comuni o frazioni con popolazione non superiore a 2.500 abitanti", e lo stanziamento di 100 milioni.
All'onere di 100 milioni di cui all'articolo 1, terzo comma, si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, del fondo speciale di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1975 e mediante l' istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 937, con la denominazione "Oneri conseguenti la prestazione di garanzia sussidiaria ad Istituti convenzionati, alle operazioni di credito per investimenti nel settore del turismo e dell'industria alberghiera" e lo stanziamento di 100 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Poiché non vi sono emendamenti si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 29 hanno risposto sì : n. 29 Consiglieri L'articolo 2 è approvato all'unanimità dei presenti.
Art. 3 - Disposizioni finanziarie per i contributi in capitale.
All'onere di 1100 milioni di cui ai numeri 3 e 4 dell'articolo 1 della presente legge, si provvede mediante l'accensione di mutui, di pari ammontare complessivo, alle migliori condizioni di tasso e di durata possibili, da estinguere in semestralità costanti posticipate. La Giunta regionale è autorizzata ad assumere, con proprie deliberazioni, i mutui predetti.
Nello stato di previsione dell'entrata del bilancio per l'anno 1975 sarà conseguentemente istituito il capitolo n. 104 con la denominazione "Provento dei mutui autorizzati per il finanziamento di contributi in capitale nelle spese relative ad investimenti nel settore del turismo e dell'industria alberghiera" e la dotazione di 1.100 milioni.
Nel corrispondente stato di previsione della spesa saranno conseguentemente istituiti: il capitolo n. 1384, con la denominazione "Contributi in capitale nelle spese di importo non superiore a 20 milioni per opere, impianti e servizi complementari concernenti il turismo e l'industria alberghiera" e lo stanziamento di 500 milioni il capitolo n. 1385, con la denominazione "Contributi in capitale nelle spese per le opere di arredamento o di rinnovo dell'arredamento degli esercizi del turismo e dell'industria alberghiera", e lo stanziamento di 600 milioni.
Agli oneri derivanti dall'ammortamento dei mutui di cui al primo comma valutati in 100 milioni per l'anno 1975, si provvede mediante una riduzione degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 1018 e n. 1406 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975, nella rispettiva misura di 80 e di 20 milioni, e la conseguente istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 941, con la denominazione "Quote interessi per l'ammortamento dei mutui autorizzati a copertura della rate relative ai contributi in capitale per investimenti, non finanziati da prestiti, nel settore del turismo e dell'industria alberghiera" e lo stanziamento di 80 milioni, nonché del capitolo n. 1425, con la denominazione "Quote capitali per l'ammortamento dei mutui autorizzati a copertura delle rate relative ai contributi in capitale per investimenti non finanziati da prestiti, nel settore del turismo e dell'industria alberghiera", e lo stanziamento di 20 milioni.
A maggior onere derivante dall'ammorta mento dei mutui di cui ai precedenti commi, valutato in 70 milioni per gli anni 1976 e successivi, si farà fronte con una quota, di pari ammontare, della disponibilità derivante dalla cessazione, a partire da tale anno, degli oneri previsti dalla legge regionale 20 gennaio 1975, n. 3.
A partire dall'anno 1976, e fino alla completa estinzione dei mutui di cui ai precedenti commi, nel bilancio regionale saranno istituiti i capitoli n. 941 e n. 1425, con stanziamenti pari, in complesso, alle rate di ammortamento scadenti nei rispettivi anni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Vi è un emendamento del Consigliere Garabello: "Al primo comma sostituire il seguente: 'All'onere di un miliardo 100 milioni di cui ai numeri 3 e 4 dell'art. 1 della presente legge, si provvede mediante l'accensione di mutui, di pari ammontare complessivo ad un tasso non superiore al 15% e per una durata non superiore ad anni trenta, da estinguere mediante semestralità costanti posticipate. La Giunta regionale è autorizzata ad assumere, con proprie deliberazioni, i mutui predetti'".
La Giunta accetta.
Pongo in votazione per alzata di mano l' emendamento Garabello. E' accolto.
Pongo in votazione l'art. 3 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 31 hanno risposto si : n. 30 Consiglieri si è astenuto : n. 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? Pongo in votazione l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti : n. 31 hanno risposto sì : n. 31 Consiglieri Il disegno di legge è approvato all'unanimità.


Argomento: Rapporti con altre Regioni

Visita al Consiglio regionale del Piemonte del Vice Presidente del Consiglio regionale della Basilicata


PRESIDENTE

Comunico che è qui con noi il Vice Presidente del Consiglio regionale della Basilicata che è venuto a portare al Consiglio regionale del Piemonte una targa ricordo di ringraziamento per l'opera svolta in occasione della Mostra della Resistenza in Basilicata, in Puglia e in Campania. Il Consigliere Vecchione vi ha partecipato in rappresentanza del Consiglio regionale del Piemonte.
Ringrazio il Vice Presidente Pace di questa sua visita e gli dò la parola.



PRESIDENTE

PACE, Vice Presidente del Consiglio regionale della Basilicata



PRESIDENTE

Signori Consiglieri del Piemonte, per incarico del Consiglio regionale di Basilicata e del Comitato per le celebrazioni del trentennale della Resistenza, ho l'onore di consegnare al Presidente e quindi al Consiglio regionale del Piemonte una targa che noi abbiamo coniato e che riproduce la parte essenziale del preambolo che precede l'articolato dello Statuto regionale, che si richiama ai valori risorgimentali e conferma la fedeltà ai valori democratici della Resistenza e della Costituzione Repubblicana.
Questo segno modesto dell'apprezzamento del Consiglio regionale di Basilicata per quello che il Consiglio regionale del Piemonte ha fatto nel coordinare l'attività dei Consigli regionali di tutta Italia nell'azione contro il fascismo e per celebrare la Resistenza, vuole anche essere un tangibile riconoscimento del nostro Consiglio verso il Consiglio regionale del Piemonte, il quale, rinunciando ad un suo programma di esposizione della mostra della "Rosa bianca" sulla deportazione, la Resistenza e l'antifascismo, ha messo a disposizione della Regione Basilicata e delle Regioni meridionali l'importante rassegna che è stata un contributo importante allo sviluppo dell'azione antifascista nelle Regioni meridionali, azione tanto più importante e tanto più necessaria nel momento politico che attraversiamo.
Abbiamo anche voluto portare al Presidente del Consiglio ed ai Consiglieri regionali alcune copie di una pubblicazione che raccoglie la Mostra della deportazione esposta in Basilicata e nei confronti della quale mi piace sottolinearlo vi sono stati attestati di plauso fra cui quello del Presidente del Senato della Repubblica Spagnolli.
Abbiamo voluto anche portare altre pubblicazioni della nostra Regione relative alla Resistenza e in generale all'attività della Basilicata; in modo particolare vogliamo offrire al Presidente del Consiglio regionale del Piemonte una pubblicazione che noi riteniamo di notevole importanza relativa alle chiese rupestri della Basilicata, curata dal Circolo culturale "La Scaletta".
Un legame che unisce la nostra Regione alla vostra viene da lontano: in questi ultimi giorni nel Comune di Aliano, in Basilicata, sono state sepolte le spoglie di un torinese che ha contribuito, col suo "Cristo si è fermato ad Eboli" a far conoscere al popolo italiano la nostra Basilicata: Carlo Levi.
E' quindi un gemellaggio ideale che viene da lontano e che io mi auguro andrà lontano, che è iniziato con la presenza di Carlo Levi mandato laggi dalla tirannide fascista e che continuerà nella lotta contro il fascismo perché l'Italia possa sempre progredire.



(Applausi dai banchi dei Consigliere e dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Il Consiglio regionale del Piemonte si permette di offrire al Consiglio regionale della Basilicata il volume "L' arte della Resistenza dal 1922, al 1925" dove sono riprodotte opere di cui il Vice Presidente Pace ha parlato.
Noi abbiamo dei, rapporti continui e costanti con la Basilicata, con la Calabria, con la Puglia e d'altronde in Piemonte molti figli della vostra terra lavorano con noi. Speriamo che per il futuro questi rapporti, questi scambi che sono stati molto proficui abbiano a continuare e diano dei frutti sempre maggiori e per la nostra conoscenza e per la conoscenza dei reciproci problemi, per contribuire insieme non a lacerare, come si è voluto dire, il tessuto nazionale, ma per ricomporlo, per modificare dal di fuori le strutture stesse dello Stato. Ancora grazie.



(Applausi dai banchi dei Consiglieri e dalla tribuna del pubblico)



PRESIDENTE

Convoco i Capigruppo per le ore 15 ed il Consiglio per le ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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