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Dettaglio seduta n.304 del 10/04/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno del Consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Benzi, Calsolaro, Gandolfi Giovana, Fabbris, Minucci.
Dò lettura di un ordine del giorno che mi è stato consegnato stamani da una rappresentanza del Consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori: "Il Consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori si è riunito per dibattere la situazione occupazionale piemontese, con particolare attenzione alle drammatiche condizioni della provincia di Torino.
Il massiccio ricorso alla Cassa integrazione, i processi di ristrutturazione di cui fanno uso i gruppi industriali, i licenziamenti già effettuati e quelli richiesti indicano la volontà del padronato di colpire in modo duro i livelli di occupazione ed i salari dei lavoratori, per conseguire un maggiore sfruttamento e la massima flessibilità nell'utilizzo della forza lavoro.
Il potere pubblico, d'altro canto, specie quello centrale, realizza una politica economica che esalta l'inflazione attraverso ondate successive di aumenti alle tariffe pubbliche, per mezzo di una politica fiscale che punisce i lavoratori e premia generalmente gli alti redditi, che utilizzano largamente l'evasione fiscale.
In questo contesto, la piattaforma sindacale nazionale e quelle a livello locale sostenute con la lotta dei lavoratori rispondono coerentemente ai bisogni ed alle esigenze del Paese e puntano da un lato alla difesa dei bassi redditi, dall'altro ad una politica di investimenti in settori prioritari, che, se realizzata, non solo tutela gli attuali livelli di occupazione, ma li amplia, li diversifica, diminuisce secolari squilibri fra Nord e Sud e nella sostanza fa uscire il Paese dalla grave crisi economica.
Nello sviluppo della lotta e della iniziativa sindacale il C.d.F. della Mirafiori pone all'attenzione di tutto il movimento sindacale dell'opinione pubblica, dei pubblici poteri e delle forze politiche le lotte esemplari realizzate od in corso nella provincia di Torino dai lavoratori della CMC-RIBER-HELVETIA-REFIT-MULIER-CIMAT-MAGNONI eccetera, ed in modo particolare quella dei lavoratori dell'EMANUEL. che resistono da un anno per affermare il diritto al lavoro sancito nella Costituzione, la dignità di uomini, il patrimonio tecnico-professionale acquisito.
Nei confronti di questi lavoratori, simbolo della Resistenza e della volontà operaia, questo consiglio di fabbrica si impegna a dare il massimo contributo sia in termini operativi sia politici, che portino alla soluzione positiva della vertenza.
Il consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori invita altresì il pubblico potere, in particolare quello regionale, la sua Giunta, il suo Consiglio, ad operare rapidamente nell'ambito della sua autonomia superando incertezze che possono ancora essere presenti, per arrivare ad una rapida e giusta soluzione della vertenza".
Sulle comunicazioni del Presidente fatte nella seduta pomeridiana è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Lo Turco. Ne ha facoltà.
LO TURCO Giorgio Signor Presidente, a questo punto della lotta dei lavoratori della Emanuel, alla quale si richiama l'ordine del giorno presentato dal consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori, penso ci sia rimasto ben poco da dire. Mi limiterò pertanto ad invitare il Consiglio Regionale a riflettere su due circostanze: che questi lavoratori hanno già affrontato con le loro famiglie, un anno di duri sacrifici; e che se noi li abbandonassimo, se non dimostrassimo loro tutto il nostro appoggio solidale, svuoteremmo di ogni significato la celebrazione, alla quale ci accingiamo, del trentesimo anniversario della Liberazione.
A questi lavoratori noi dobbiamo esprimere la nostra responsabile solidarietà, impegnandoci a trovare insieme le forme per dare una risposta positiva a questa vertenza. Essi sono i degni continuatori di quella lotta grazie alla quale abbiamo oggi, con la democrazia, acquisito il diritto a sedere in un consesso pubblico. Essi oggi lottano duramente, si sacrificano per difendere quel diritto al lavoro che è sancito dalla Costituzione che tutti abbiamo voluto, ed hanno mostrato anche di saper essere classe dirigente, con le centinaia di milioni di produzione realizzate con una nuova direzione, da essi stessi organizzata.
Avanzo una proposta: che il Consiglio faccia suo questo ordine del giorno, o sospenda brevemente i lavori per concordare un suo testo, che si richiami ai principi affermati nel documento del consiglio di fabbrica della Mirafiori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà



GARABELLO Enzo

Mi pare che questo ordine del giorno si inquadri perfettamente nelle comunicazioni fatte all'inizio di seduta di stamani dal Presidente della Giunta, per informare il Consiglio sulle più scottanti vertenze ed in particolare sugli sviluppi, che non potremo considerare soddisfacenti fin quando non saranno giunti a completa conclusione, della questione Emanuel.
La nostra Regione si sta impegnando decisamente in questa vicenda, e lo dimostra il fatto che il Consiglio Regionale ne sia tenuto al corrente dalla Giunta seduta per seduta: però, ripeto, l'interessamento e l'impegno hanno un significato quando si raggiungono delle conclusimi positive.
Il collega Lo Turco ha dato a questo discorso una interpretazione certamente apprezzabile e condivisibile: ha detto che nel momento particolare che stiamo vivendo, di profonda crisi economica, deve accrescersi ulteriormente l'impegno degli organi dello Stato, degli organi delle assemblee elettive e delle forze politiche a non lasciare nulla di intentato, per il raggiungimento della soluzione completa di questi problemi.
Sono d'accordo che il nostro Consiglio continui ad operare in questa direzione e soprattutto sorregga la Giunta nell'azione continua che va svolgendo per giungere, ci auguriamo presto, alla soluzione di questa complessa e penosa vertenza



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'ordine del giorno presentato dal Consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori è uno dei tanti ordini del giorno che pongono l'accento sulla situazione critica in cui versa il mondo del lavoro, nei riguardi della quale non possiamo celarci dietro ipocrite espressioni di buona volontà.
So che l'impegno della nostra Regione è completo in questa direzione che certamente tutto il possibile viene fatto. Non sto neppure a considerare l'ipotesi che nell'ordine del giorno possano essere modificate alcune frasi o corretti alcuni accenti non interamente accettabili: se ci soffermassimo a fare questa valutazione con il bilancino correremmo il rischio di perdere di vista il significato generale di ciò che l'ordine del giorno intende affermare. Il mio parere è che il Consiglio Regionale possa farlo proprio, nel senso di ritenere che con questo ordine del giorno si individua un problema in merito al quale, come sempre, l'Esecutivo regionale, l'intero Consiglio Regionale intende dare il proprio apporto, il proprio contributo perché i problemi angoscianti del lavoro vengano portati a soluzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, con le sue parole indubbiamente commoventi, il collega Lo Turco, che è tra noi espressione viva di quel mondo operaio dal quale trae la sua forza, le sue tradizioni la componente politica cui egli appartiene, si è richiamato alla lotta per la Resistenza.
Ebbene, questa lotta verrebbe vanificata se noi facessimo nostro puramente e semplicemente, questo ordine del giorno. Noi non possiamo limitarci ad assimilare un documento che evidenzia una drammatica situazione. Invito i Colleghi a valutare la fondatezza di questa mia tesi che espongo sinceramente convinto di fare un discorso serio, come era serio trent'anni fa, nell'incontro di componenti sociali e politiche differenti il desiderio di dare all'Italia una Costituzione che all' art. 1 sancisce che "La Repubblica italiana è fondata sul lavoro", principio dal quale discendono i concetti basilari della difesa del posto di lavoro. Noi siamo già momento di sintesi dei contrasti delle componenti sociali che conoscono i momenti di difficoltà di questa situazione, e dobbiamo dare ulteriori soluzioni. Se noi non saremo filtro democratico, salterà tutto quello che trent'anni fa, trentuno-trentadue anni fa, nel momento delle lotte violente, o da cinquant'anni fa in avanti, è maturato nell'animo di coloro che volevano reagire ad un tentativo di sopire la responsabilità e la libertà dialettica sui problemi che si ponevano alla nostra attenzione.
Presa conoscenza di questo ordine del giorno, attraverso il quale ci viene evidenziata in forma democratica la drammaticità di una situazione a noi nota da parte della componente che subisce questa situazione di crisi e le conseguenti situazioni negative a livello di dignità personale, di perdita di requisiti di capacità produttiva (nel caso della Emanuel, come in quello della Moncenisio a suo tempo, viene disperso un prezioso patrimonio tecnico-professionale), noi dobbiamo stilare un ordine del giorno nostro, in cui indicare che cosa potremo fare noi. Se acquisissimo semplicemente quello che ci è stato presentato, non assolveremmo il nostro compito. Non dico questo perché fra sessanta giorni ci presenteremo alle forze vive del nostro Paese a rispondere del modo in cui abbiamo svolto il mandato affidatoci, ma perché penso proprio che dobbiamo dare una risposta democratica, non demagogica, anche in quest'ultima fase della nostra legislatura.
Noi dobbiamo individuare qualche cosa di preciso e di concreto. Con la volontà politica, si è detto, è possibile modificare le leggi. Orbene, le leggi sulle quali democraticamente dobbiamo operare - operare come cittadini, operare come concittadini - per modificarle, se del caso, sono le leggi fallimentari, che impongono determinate situazioni e determinati vincoli. Come forza politica, abbiamo il dovere di non rassegnarci a cavalcare questa congiuntura ma di creare situazioni che possano consentire a quegli organi che in funzione della legge fallimentare devono operare nel rispetto della legge, di trovare alternative, sempre nell'ambito di condizioni che la legge che ancor oggi è operante in questo settore fissa che rispondano alle esigenze di coloro che hanno qui giustamente, con il loro ordine del giorno, tramite i colleghi della Fiat Mirafiori evidenziato questo stato di cose.
Mi pare dunque sia opportuno che il Consiglio Regionale sospenda i suoi lavori per valutare la risposta da dare in concreto noi, forze politiche qui presenti, di fronte a questa drammatica situazione, che già conoscevamo e di cui ci sono stati, forse opportunamente, sottolineati alcuni caratteri più umani, più vivi e più drammatici. Non è sulla drammaticità del problema che ci dobbiamo pronunciare - in merito alla quale è pacifico che il Consiglio Regionale dia una risposta corale ed unanime -, ma è sulla soluzione del problema, di fronte a questa volontà di dare una risposta che ci potranno essere i contrasti e quelle giuste responsabilità, o corresponsabilità che trent'anni fa noi volemmo, e vollero coloro che combatterono per darci la democrazia pluralistica di rapporti, di componenti di lavoro, di componenti politiche capaci di interpretare giustamente tutto ciò.
Sarei pertanto contrario, signor Presidente, a che il Consiglio Regionale facesse suo questo ordine del giorno: chiederei invece che in una sospensione dei lavori il Consiglio Regionale avesse modo di valutare se sia possibile dare chiare risposte, in termini politici, a maggioranza o a minoranza: ognuno assuma le sue responsabilità su delle soluzioni, non sulla acquisizione in generale - già troppo spesso è avvenuto che noi Consiglio Regionale, abbiamo dato risposte generiche, dicendoci tutti veramente preoccupati del fatto che calino le possibilità occupazionali nella nostra Regione, che siano forse in corso processi tendenti ad avvalersi della crisi economica per umiliare la dignità dell'individuo valutando e indicando concrete soluzioni di carattere nazionale.
Pertanto, chiederei che il Consiglio sospendesse i lavori e che le forze che lo compongono elaborassero, in accordo con la Giunta, un ordine del giorno possibilmente unanime contenente soluzioni e proposte. A questo punto avremmo dato una risposta di volontà politica concreta, aderente alla gravità del problema, prospettando soluzioni di nostra competenza. Se ci limitassimo invece al recepimento di documento altrui finiremmo con l'essere soltanto portavoce ad altri livelli delle volontà di altri, e quando si è soltanto portavoce, si è ambasciatori, non si ha incidenza nella soluzione politica generale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, non ripeto i concetti che già il Consigliere Garabello ha addotto per definire l'atteggiamento del Gruppo su questo argomento, che del resto vede il Presidente della Giunta e la Giunta puntualmente presenti ad ogni seduta a riferire al Consiglio sulle situazioni e sugli interventi spiegati.
Io sarei dell'avviso che non si sospendesse l'attività del Consiglio che anzi questo proseguisse con intensità nel lavoro che deve svolgere inteso a risolvere i problemi. Mentre continua la discussione dei punti all'ordine del giorno, i Gruppi potrebbero avere, in forma riservata contatti per concordare una soluzione che, al termine della discussione e votazione sulla importantissima legge per le opere pubbliche, ci consenta di giungere ad una conclusione su questo punto.
Per questa conclusione formulo fin d'ora una proposta: anziché recepire globalmente l'ordine del giorno presentato, che contiene una indicazione di solidarizzazione, una presa di posizione di natura sindacale che possiamo approvare ma che ha un suo taglio particolare, il Consiglio appronti un suo ordine del giorno molto stringato, che potrebbe essere in questi termini: "Il Consiglio Regionale esaminato l'ordine del giorno del Consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori ne apprezza vivamente ed approva lo spirito e le indicazioni, e sentite le dichiarazioni del Presidente della Giunta sugli interventi continuamente spiegati per condurre a soluzione positiva le vertenze in atto, ne approva l'operato e sollecita la Giunta stessa a rendersi ulteriormente interprete della volontà del Consiglio, intesa a porre a disposizione tutto il peso istituzionale della Regione per la soluzione dei problemi sociali e politici che i lavoratori della Fiat hanno posto in nuova evidenza".



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Qualcosa di simile a quel che è stato detto dal Consigliere Bianchi mi ero appuntato dopo aver preso visione, questa mattina, dell'ordine del giorno del Consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori. Mi proponevo, cioè di dire che la Giunta - e pensavo che il Consiglio sarebbe stato in questo caso pienamente solidale con me - prende atto di questa ulteriore segnalazione, condivide nella sostanza il contenuto del documento, ma fa osservare, pur con infinito rispetto per chi l'ha formulato, che per il rispetto che è dovuto anche a noi, Consiglio e Giunta, deve essere in qualche modo evidenziato quanto nel volgere di un anno e mezzo circa il Consiglio Regionale del Piemonte, la Giunta Regionale del Piemonte, il Presidente in persona prima, l'Assessore delegato hanno fatto. Occorre si sappia che non c'é alcuna bacchetta magica che consenta di risolvere questi problemi; ma deve anche essere reso noto che questa mattina, dopo che si era parlato in Consiglio del grosso problema della Emanuel, al termine della seduta, ore 13,30 il Presidente si è ancora intrattenuto con i rappresentanti dei lavoratori di quella azienda, e che prima di tornare qui ha ancora avuto dei contatti con coloro che prospettano una ulteriore soluzione. Per il rispetto che è dovuto al Consiglio Regionale, si deve riconoscere che esso non ha avuto bisogno di questa segnalazione per svegliarsi da un sonno in cui non è mai caduto: i Consiglieri Regionali hanno più di una volta sollevato questo problema, sollecitando ad esso l'interessamento della Giunta. Potranno esserci mille difficoltà in tema operativo, ma penso che su questo punto il consenso debba essere chiaro e preciso.
Per cui, il mio punto di vista è che, accettando l'ordine del giorno così com'é formulato per non creare altri problemi, il Consiglio ne prenda atto, condivida il motivo di turbativa espresso da tutti i rappresentanti del mondo del lavoro, ma sottolinei anche quanto esso stesso, la Giunta e coloro che sono in persona prima interessati ai problemi del mondo del lavoro hanno fatto.
Nessuno di noi dimentica certo che, in definitiva, il momento terminale della Resistenza ha avuto il suo punto focale proprio nella resistenza del mondo del lavoro e delle fabbriche, soprattutto a Torino, ma non soltanto a Torino. Questa solidarietà, pertanto, non è espressa soltanto con le labbra, ma veramente con una sincera e forte partecipazione di buona volontà. E prima di lasciare i lavori questa sera per un altro incontro in merito anche a problemi che ineriscono alla vita della nostra Regione cercherò di avere ulteriori contatti per poter fornire eventualmente delle precisazioni.
Per cui, concludendo, preso atto, non dico con soddisfazione, di questa vigile presenza del consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori, e dichiarato che condivido in grandissima parte quanto esso ha scritto invito il Consiglio Regionale a dar atto a se stesso, e se crede alla Giunta, dell'attività operativa svolta in questo scorcio di un anno e mezzo, dell'impegno, che ancora questa mattina ho assunto e che in questo momento ribadisco, a favorire in quanto possibile la soluzione di questi grossi problemi: noi parliamo oggi della vicenda della Emanuel, ma a questa è affiancata quella della Magnoni &Tedeschi, altrettanto drammatica e altrettanto complessa, per la quale anche stiamo operando nella speranza di giungere ad una conclusione pratica e positiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto ancora di parlare il Consigliere Rossotto, certamente per rispondere alla proposta del Consigliere Bianchi fatta sua dalla Giunta. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Non posso accettare l'ordine del giorno proposto dal Consigliere Bianchi, anche se recepisce alcune delle considerazioni da me svolte - in primo luogo quella che il Consiglio Regionale deve fare un suo ordine del giorno -, perché è di contenuto generico, e, pur manifestando buoni intenti, non indica concretamente quali tentativi si debbano o possano compiere per migliorare la situazione. Fra tre, cinque, quindici giorni si verrà poi a sapere che ancora una volta non si è approdato a niente, non certo per mancanza di volontà da parte di coloro che hanno esplicato ogni possibile interessamento Il nostro impegno noi l'abbiamo dichiarato nei nostri bilanci, nei documenti programmatori, con le mozioni che il mio Gruppo ha presentato tutte tese ad evitare che si arrivasse a situazioni di crisi drammatica. Si sa che quando queste situazioni si verificano esiste sempre una percentuale, maggiore o minore, di perdite in termini umani Le battaglie si concludono sempre con perdite: morti, feriti, mutilati; si deve valutare in che percentuale possano essere in questa battaglia per la difesa del livello occupazionale, a seconda delle varie tattiche o strategie che vengono proposte, sulle quali si deve discutere apertamente, valutandole poi successivamente.
Il limitarsi a dire che noi vogliamo difendere il mondo del lavoro, che noi vogliamo evitare che i nostri concittadini subiscano le umiliazioni che stanno subendo, già ben consci che al cento per cento non potremo dar seguito a queste promesse, è venir meno ad una nostra corresponsabilità.
Se non è possibile sospendere brevemente i lavori del Consiglio, come avevo proposto, perché vi è da portare in approvazione un disegno di legge molto importante, rimandiamo la decisione su questo problema ad un altro momento - che so, a domattina, a domani pomeriggio -, ma puntiamo su qualcosa di più concreto dell'ordine del giorno presentato dal collega Bianchi: fosse pure un ordine del giorno in cui si dica che non è assolutamente possibile al Consiglio Regionale fare qualcosa di più che delle dichiarazioni di volontà generica di dare tutto il nostro peso politico - perché è poi questa, in fondo, la verità -, ma che esca da un confronto fra le forze politiche qui rappresentate. Se approvassimo il documento che ci è stato qui letto non faremmo che una di quelle dichiarazioni di buone intenzioni che possono portare soltanto chi le ascolta ad ulteriormente protestare in quelle forme che sono di partecipazione, prospettando esigenze alle quali noi, forze politiche, non sappiamo dar seguito in termini di concrete possibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io credo, signor Presidente, che il Consiglio Regionale possa dare una risposta a quest'ordine del giorno, sono anche io d'accordo con quelli che sostengono che prendere puramente atto e fare nostro questo documento non è dare una risposta, anche perché una risposta autonoma del Consiglio Regionale penso possa riaffermare impegni che nel corso di questi anni, ma particolarmente nel corso di questi ultimi mesi, abbiamo settimanalmente assunto. Una risposta alla richiesta che il consiglio di fabbrica ci fa di operare rapidamente la si può dare - e noi gruppo comunista siamo parte attiva in questa sollecitazione continua di discussione e di proposte di soluzione delle situazioni di fabbrica in crisi - affermando che il Consiglio Regionale non ha atteso questo ordine del giorno per muoversi e come già sino ad oggi le varie forze politiche e il Consiglio Regionale nel suo complesso si sono mossi.
Sono quindi d'accordo per un ordine del giorno che, prendendo atto di quanto ci viene richiesto dal consiglio di fabbrica della Fiat Mirafiori riaffermi la volontà del Consiglio Regionale (peraltro già espressa in precedenti posizioni, non ultima la seduta del 12 febbraio u.s. in cui il Consiglio, a conclusione di vari dibattiti sulla situazione, si è solennemente impegnato ad operare perché sia salvaguardata l'occupazione come bene essenziale dei lavoratori in Piemonte) ad operare attraverso i suoi organismi per risolvere le situazioni che si sono venute a creare.
Mi pare che le stesse organizzazioni sindacali abbiano fatto proprio l'impegno del Consiglio Regionale nell'incontro con l'Unione Industriale quando vi fu la minaccia di promuovere procedure di licenziamenti allo scopo di inasprire la situazione. Il Consiglio, il Presidente, in presenza dei sindacati, in presenza dell'Unione Industriale hanno riaffermato questo impegno e credo che un ordine del giorno in risposta a quello dei lavoratori della Mirafiori lo possa ribadire.
Ciò affermato, credo tuttavia che abbia ragione chi sostiene che un nostro ordine del giorno può prendere atto delle incertezze e dei limiti che esistono, può denunciare, come a voce è già stato fatto, la manovra dell'Unione Industriale per aprire procedure di licenziamenti e denunciare che ciò comporta l'inasprirsi della situazione ed il pericolo di contrasti che oggi, nella situazione politica in cui siamo, non servono a nessuno nemmeno a coloro che tengono essenzialmente alla situazione produttiva del paese ed in particolare all'occupazione. Si può anche affermare che in queste questioni vanno affrontate senza schematismi, senza abbandonare le ricerche di tutte quelle controparti che possono offrire delle soluzioni.
Mi pare che questi elementi potrebbero dare minore genericità all'ordine del giorno che è stato letto dal Consigliere Bianchi entrando maggiormente nei particolari.
E' chiaro che quando noi ci proponiamo come interlocutori nella soluzione di queste questioni non esercitiamo soltanto una funzione di solidarietà e di mediazione tra le parti, per comporle, ma assumiamo anche una responsabilità politica perché nella soluzione dei problemi della piccola e media impresa la Regione è impegnata politicamente: è una politica di piano che deve definire le situazioni di sviluppo della piccola e media impresa, è una politica del credito di cui abbiamo più volte parlato e che per certi versi, anche se non per competenza diretta, ma come impegno politico, abbiamo più volte affermato di voler affrontare.
Non so se sono riuscito ad essere chiaro: a me sembra di poter trovare un punto di incontro tra quanto viene prospettato dai lavoratori della Mirafiori e l'esigenza che il nostro Consiglio lavori per questo.
Concluderei quindi in questo modo: due o tre Consiglieri potrebbero partendo dal documento che ha scritto Bianchi e completandolo alla luce delle aggiunte che ho ritenuto adesso di fare, formulare una proposta di ordine del giorno del Consiglio che potrebbe essere votata al termine di questa seduta.



PRESIDENTE

Mi pare che la discussione abbia evidenziato l'unanime volontà di giungere ad una presa di posizione da parte del Consiglio Regionale.
Mentre darei inizio alla discussione sulla legge n. 239, pregherei i rappresentanti dei Gruppi di riunirsi per decidere in ordine alle posizioni da assumere poi.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Se dobbiamo rifare una sintesi e delle posizioni assunte e dell'opera spiegata dalla Giunta e indicare realisticamente e concretamente quanto pu fare e quanto non può fare la Regione, tutto questo certamente non lo possiamo risolvere nello scorcio di questa seduta; adesso possiamo presentare un ordine del giorno che interpreta grosso modo lo spirito e le intenzioni del Consiglio.
Quindi, se l'ipotesi deve essere la prima, deve richiedere un momento di ripensamento signor Presidente; l'impegno del Consiglio è già stato manifestato, se al termine di questa riunione viene fuori in modo concreto soddisfacente per tutti, (soprattutto per coloro che attendono) la possibilità di concludere, bene, se no ne riparliamo martedì prossimo meglio pensate le cose. Non abbiamo fretta di toglierci di mezzo un problema, la questione è seria e grave, non è nuova per il Consiglio, non sono nuove le prese di posizione, c'è una continuità di contatti e di impegno costante, di questo nessuno può dubitare ed io allora proporrei proprio che, pur sentendoci ancora nel corso di questa seduta per vedere di fare il meglio, già si ipotizzi di giungere ad una conclusione che potrà essere più precisa, meglio meditata, più conclusiva (si tratta di due o tre giorni) martedì prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto

Signor Presidente, noi abbiamo sentito la settimana scorsa il Presidente della Giunta riferirci sui programmi dell'ENEL in Piemonte e ci si domanda come mai al Governo e alle partecipazioni statali si accumulino tante centinaia di miliardi, addirittura qualche migliaio, da investire in Piemonte per lo sviluppo dell'energia elettrica; ma se tutto ciò non è collegato col mondo dei consumatori di questa energia ci si domanda come mai non ci possa essere un collegamento tra lo smantellamento delle industrie in Piemonte e questo imponente sviluppo della energia elettrica che deve ben servire alla produzione.
Io credo sia venuto il momento di vederci chiaro in queste colossali opere (non diciamo più faraoniche perché sembrerebbe un termine dispregiativo) di incentivazioni in Piemonte, di energia primaria che devono servire al processo di diversificazione industriale. Vediamo di collegare queste due proposte: da una parte ci troviamo di fronte a programmi che ci vengono portati come un beneficio, dall'altra siamo purtroppo impotenti di fronte allo smantellamento di coloro che dovrebbero invece poter usufruire di questa abbondante energia che ci viene offerta con migliaia di miliardi. Vediamo di mettere insieme un po' meno di miliardi da una parte e un po' più dall'altra e forse avremo un discorso sostanziale e veramente promozionale per la conservazione dei posti di lavoro in Piemonte, altrimenti veramente disperdiamo tutte le nostre capacità tecniche che abbiamo accumulato attraverso una tradizione di competenze e di iniziative e di genialità in Piemonte.



PRESIDENTE

Ancora il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Mi pare che a questo punto valga la pena di accogliere la proposta di Bianchi. Io sarei contrario ad un ordine del giorno del Consiglio Regionale che suoni solo accettazione, perché questo lo abbiamo fatto più volte secondo me l'ordine del giorno ci chiede qualcosa di più e se abbiamo qualche giorno di tempo possiamo ponderare meglio la risposta da dare.
Chiedo che la discussione sia fatta martedì, in modo che non intercorra molto tempo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente del la Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sono perfettamente d'accordo su questa soluzione che consente un certo respiro, una certa valutazione, anche perché, forse nella fretta del mio dire, ho lasciato qualche zona d'ombra dove parlavo per esempio della scelta di un binario solo: lì delle responsabilità di scelta di strada ce ne sono veramente da tutte le parti, anche da parte di coloro che in buonissima fede credevano che per esempio la scelta del fallimento fosse la migliore, mentre è sempre la peggiore. Quindi la cosa va un momentino ponderata anche in relazione ad un altro fatto; io ho accettato questa mattina che martedì si risolva il problema relativo alla legge che chiamo "Calsolaro" soltanto perché è lui che aveva chiesto di discuterla, però la Giunta non può riunirsi prima di mercoledì mattina e quindi chiederei che il termine sia spostato a giovedì. Ecco allora che la giornata di martedì (che probabilmente sarà soltanto mezza giornata perché ho sentito che al pomeriggio l'aula sarà occupata dal Consiglio provinciale) potrà consentire questo dibattito, questa presa di posizione in termini molto chiari.



PRESIDENTE

Mi pare che la volontà del Consiglio sia unanime e diamo assicurazione che martedì, nella riunione del mattino perché al pomeriggio mi pare si riunisca il Consiglio Provinciale, come punto all'ordine del giorno verrà inserito il dibattito sulla situazione occupazionale e sull'ordine del giorno del consiglio di fabbrica di Mirafiori. Ringrazio gli intervenuti per il contributo che hanno dato.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 239 "Norme per l'incentivazione delle iniziative di Enti locali, di Enti ospedalieri e di istituzioni di assistenza e beneficenza assistiti da contributo regionale e istituzione degli organi consultivi in materia di opere pubbliche di interesse regionale"


PRESIDENTE

Passiamo al punto sesto dell'ordine del giorno che reca: Esame disegno di legge n. 239: "Norme per l'incentivazione delle iniziative di Enti locali, di Enti ospedalieri e di istituzioni di assistenza e beneficenza assistiti da contributo regionale e istituzione degli organi consultivi in materia di opere pubbliche di interesse regionale " La parola al relatore, Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il disegno di legge che è avanti al Consiglio è il primo in materia di lavori pubblici che riordina e innova rispetto alla legislazione italiana, legislazione che ha riferimenti che risalgono al secolo scorso, addirittura a leggi del 1890. Abbiamo evidentemente leggi più recenti di queste, però vi era modo di riordinare la materia e ci troviamo di fronte a una legge che tra l'altro è anche abbondante negli articoli e nelle disposizioni di carattere procedurale queste avrebbero trovato maggiore rispecchio tecnico in un regolamento però non è male che siano precisate per rendere il documento immediatamente operativo, anche prima della fine di questa legislatura.
Devo dire che tutti i membri della Commissione hanno dato un concreto apporto, indistintamente, anche se il testo è stato approvato a maggioranza.
I principali punti innovativi riguardano: la costruzione, la manutenzione, la ristrutturazione delle strade. Dovrei dire che non si è seguito solamente il criterio di aumentare il contributo, ma anche di riservarne una parte a interventi particolari, urgenti per opere che abbiano a modificare la stessa struttura delle strade. Vi sono dei tracciati che risalgono addirittura a strade romane, quindi la Regione deve intervenire per rettificarli anche con proprie iniziative, in modo da rendere la viabilità più rettilinea e meno faticosa.
Un'altra misura è quella dell'unificazione dei contributi che le leggi statali invece differenziavano a seconda della popolazione e del genere di opere. Noi abbiamo aumentato i contributi al 6% per mutui erogati dalla Cassa depositi e prestiti, e al 9% per mutui erogati da altri istituti.
Inoltre abbiamo ampliato l'elenco delle opere ammissibili a contributo: i mercati, gli edifici culturali, l'energia elettrica che viene portata alle borgate e parliamo anche dei mattatoi. Si è discusso se i mattatoi dovevano essere collettivi, cioè estesi al contributo della Regione solo per consorzi di Comuni o anche per singoli Comuni e devo dire che a maggioranza si è ritenuto che anche i Comuni rurali possono avere il mattatoio, praticamente un piccolo box in condizioni igieniche sanitarie controllate dal Comune stesso, di modo che qualsiasi privato possa abbattere la propria bestia. Naturalmente se si tratta di mattatoi piuttosto importanti ritorneremo a finanziare, in base ai progetti settoriali che qui appartengono anche all'agricoltura, mattatoi collettivi con camere di refrigerazione anche per il commercio e la conservazione della carne fresca.
Un altro punto innovativo è anche quello delle anticipazioni alle imprese appaltatrici, alle imprese costruttrici, anticipazioni abbastanza sostanziose per permettere subito l'inizio dei lavori delle opere e con notevole risparmio per lo stesso ente finanziatore in quanto che prima la ditta appaltatrice dovendo ricorrere ad anticipazioni bancarie, finiva per riversare sull'ente l'onere finanziario degli interessi. Sappiamo che la Cassa Depositi e Prestiti ha rifiutato questo modo di procedere con anticipazioni, probabilmente sarà accettato da altri istituti di credito.
Ricordo ancora l'intervento degli uffici tecnici del Genio Civile ora passati alla Regione, per quanto riguarda i progetti presentati da Comuni inferiori ai tremila abitanti e sprovvisti di uffici tecnici. Questo è un aiuto assai concreto perché quei Comuni si trovavano nell'imbarazzo della scelta di tecnici validi per compilare, secondo le regole, il progetto stesso; adesso vi sarà un'accelerazione nella procedura, sempre che gli uffici dell'Assessorato abbiano a dotarsi di esperti, di tecnici validi nella misura giusta per la compilazione dei progetti.
Ricordo infine un'altra disposizione innovativa: quella di eliminare il collaudo formale mediante un certificato della perfetta esecuzione delle opere rilasciata dalla direzione lavori per opere fino a 50 milioni.
Un'altra legge dello Stato limitava questa eliminazione del collaudo ad opere fino a dieci milioni.
Vorrei inoltre mettere in evidenza che ripetutamente questa legge nella parte normativa, si richiama alla programmazione di settore per cui avranno la precedenza i progetti che fanno parte di una programmazione approvata dalla Giunta e, si intende, dal Consiglio Regionale. Inoltre vengono privilegiate le opere collettive mediante un maggiore e sostanzioso contributo, quindi opere consortili e delle Comunità montane.
Si è poi fatto riferimento ai futuri comprensori, in modo che certe procedure contemplate in questa legge potranno essere modificate. Al riguardo dovrei dire che la nostra Regione ha potuto toccare con mano come le leggi regionali non siano eterne, si possano modificare. Questa legge può essere incompleta, può essere carente anche nella sua operatività, pu non essere efficiente come desideriamo, ma non sarà difficile per il Consiglio Regionale (evidentemente non questo, ma il prossimo) procedere a quelle correzioni che abbiano a fare di questa una legge immediatamente operante.
Una larga discussione viene fatta poi sulle opere assistenziali (vedo che anche il PCI ha presentato un emendamento, però credo non trovi la maggioranza consenziente) fra cui abbiamo compreso non solo l'ampliamento e l'ammodernamento ma anche la costruzione di case di riposo per anziani. E questo perché la richiesta degli anziani è ancora importante e ci trova consenzienti lo sforzo che si desidera fare (universalmente condiviso dal Consiglio) con assistenza a domicilio ma riteniamo che anche la casa di riposo abbia a tutt'oggi la sua validità, sempre che la sua conduzione abbia ad affrontare e risolvere il problema dell'odioso isolamento e far sì che la vita in queste case sia una vita sociale, civile e non una vita di alienazione.
L'Assessorato ha una grande responsabilità nel portare avanti questi progetti in tempo sufficientemente breve e in modo da evitare, per quanto possibile, i residui passivi.
Abbiamo anche costituito, all'interno di questa legge, un importante Comitato regionale delle opere pubbliche, che è un vaglio tecnico indispensabile per verificare la validità dell'opera; non solo, ma siccome questo Comitato si interessa dell'assetto del territorio, potrà anche dare un parere tecnico definitivo sulla validità di progetti comprensoriali quando i comprensori saranno istituiti.
Ritengo che questa legge, per la maggior parte, sia da accogliere e da raccomandare al Consiglio; riconosciamo anche le obiezioni dell'opposizione, però bisogna dar tempo al tempo e riteniamo che i due sistemi relativi all'assistenza abbiano a sovrapporsi in modo soddisfacente per vedere se effettivamente il sistema dell'assistenza domiciliare o in piccoli centri, come noi tutti desideriamo, si può e in che modo sovrapporre al sistema tradizionale.
Non avrei altro da dire che ringraziare la Giunta per avere emendato diversi articoli con l'apporto anche dell'opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge che è all'esame del Consiglio ha da parte del Gruppo liberale un giudizio positivo perché si pone in quel modo nuovo di legiferare da parte del Consiglio Regionale che più volte, in occasione della discussione sui bilanci, il nostro Gruppo ha richiesto, preso atto di quelle che erano mancanze, carenze, lacune o vecchie formulazioni che impedivano una maggiore snellezza nell'azione amministrativa degli enti regionali provinciali e comunali e che erano una delle cause primarie della formazione di quel fatto negativo che si chiamano residui passivi che tante volte ha portato a discussioni e all'accusa di incapacità operativa della Giunta, invece di prendere atto che era la conseguenza delle applicazioni delle leggi sia a livello statale che regionale.
Cosa c'è di nuovo in questo disegno di legge? Prima di tutto il realismo con cui ci si è posti di fronte ai canali del credito. Più volte in questo Consiglio, anche in occasione della discussione sui problemi dell'occupazione esistenti nella Regione Piemonte, il collega Berti ha evidenziato che la questione fondamentale risolve il problema del credito.
Bene, con realismo questa legge scinde nettamente le possibilità di erogazione di crediti da parte degli istituti centrali regolati da leggi dello Stato centralizzato che fanno riferimento alla contabilità generale dello Stato (come la Cassa Depositi e Prestiti) e quelli che sono i normali canali di finanziamento nei confronti dei quali la Regione si pone, proprio per la disponibilità di questi organismi. Come è detto anche nella relazione del collega Dotti la Cassa Depositi e Prestiti non è disponibile a quel meccanismo previsto dall'art. 7 di questa legge, mentre è possibile con gli altri istituti di credito.
Che cosa crea questo l'ha detto il collega Dotti in maniera chiara vuol dire una riduzione di costi perché consentire ad imprese di ottenere l'anticipazione per poter provvedere alle prime spese vuol dire ridurre nelle previsioni di appalto, i costi generali, i costi di interesse di ammortamento del capitale.
Altro elemento di questa legge, indubbiamente innovatore, validissimo ed auspicabile che deve essere seguito non soltanto dagli amministratori per le conseguenze di dover ampliare gli organici degli uffici regionali, è quello di rendere finalmente il Genio Civile (come alle origini del servizio nel vecchio Stato sabaudo democratico e liberale, per quanto votato dal 3% della cittadinanza piemontese) esecutore lui stesso di opere.
Tutti i canali d'irrigazione che il Vercellese conosce, questa rete che il collega Franzi spesso difende ed evidenzia, è stata creata tra il 1849 e il 1859 dai geometri del Genio Civile i quali programmarono, progettarono e realizzarono opere che ancora oggi sono non solo vanto di una buona amministrazione in confronto alla amministrazione borbonica, ma sono presidio di interventi economici ancora validi e positivi.
Noi liberali siamo eredi di quelle tradizioni cavouriane, ma questo aver conservato qualche cosa e vederlo riconosciuto da una Giunta di centro sinistra per fare qualcosa di nuovo e di valido significa che il pubblico potere deve essere non soltanto il guardiano borbonico di certe funzioni ma il propulsore...



RASCHIO Luciano

Ma non era un suggerimento liberale, è venuto dal gruppo comunista.



ROSSOTTO Carlo Felice

Allora dò atto che in Italia esiste forse la speranza di una via italiana al socialismo che recepisce le cose valide del liberalismo. Ben lieto, noi abbiamo dato tutto, uomini e idee sperando che il Paese progredisca realmente; quando abbiamo avuto delle grosse responsabilità noi lo abbiamo fatto progredire e oggi siamo qui.



PRESIDENTE

Consigliere Rossotto, si attenga ai suoi problemi storici, non polemizzi.



ROSSOTTO Carlo Felice

Io non polemizzo. Volevo soltanto evidenziare che l'art. 8 com' formulato e un modo di rispondere in maniera chiara a quelle che sono le esigenze dei piccoli Comuni i quali, il più delle volte per programmi di fabbricazione che poi non passano, per piani regolatori che non diventano operanti o per tanti altri interventi che hanno bisogno di liberi professionisti erano in difficoltà. Mettere a disposizione la capacità tecnica dei nostri uffici vuol dire andare incontro alle loro esigenze creare dei programmi facilmente coordinabili ed evitare situazioni di inefficienza che molte volte ribaltano a carico delle amministrazioni pubbliche e che sono invece soltanto colpa di quei consulenti privati a cui le amministrazioni pubbliche hanno dovuto ricorrere. Sono polemiche che spesso leggiamo sui giornali: opere fognarie o acquedotti che ritardano 18/24 mesi e poi si viene a sapere, quando si indaga attentamente attraverso interrogazioni o, forse con maggior senso di responsabilità interpellando gli uffici che, come nel caso del Comune che ha fatto parlare molto la stampa quotidiana, sette volte gli uffici regionali invitarono il progettista incaricato da quel Comune di occuparsi della vicenda, a dare una risposta e questi per sette volte non diede risposta; dopo di che la collettività paga, certi tributi.
Indubbiamente questa legge, che viene presentata a 60 giorni dalle elezioni, contiene alcune piccole furberie che il potere consiglia a coloro che devono redigerla, ma quello che è valido è lo spirito nuovo con cui l'amministrazione regionale - dopo cinque anni di gestione in base a leggi dello Stato vecchie e sclerotizzate che hanno determinato residui passivi e ritardi di investimenti produttivi pubblici in base a delle leggi nazionali che recepirono quelle normative - vuole operare.
Il Gruppo liberale, d'accordo nella critica con altre componenti di opposizione che ancora si erano evidenziate in questo Consiglio in occasione della discussione dell'ultimo bilancio, recepisce questa volontà che da volontà politica espressa dalle opposizioni diventa finalmente volontà legiferata nel momento in cui questa legge sarà approvata e potrà permettere all'Amministrazione Regionale di evitare le ingiustizie che si erano verificate in base alle vecchie leggi.
Pertanto, fatte salve alcune modifiche che possono sorgere in ordine all'andamento del dibattito sui singoli articoli, il Gruppo liberale dà il proprio giudizio positivo a questo disegno di legge lodando specialmente la volontà di creare, di dotare l'Amministrazione Regionale di un qualcosa di più efficace, concreto e che risponda in maniera precisa e puntuale alle esigenze che la nostra collettività pone.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Il Consigliere Dotti, relatore di questa legge, solitamente - e ne ha dato la dimostrazione nella relazione al bilancio - è fedele all'andamento delle discussioni che precedono la presentazione in aula delle leggi. Nella presentazione di questa legge invece mi pare non abbia, se non in parte esplicitato tutte le argomentazioni che sono state portate nel corso del dibattito in Commissione. Mi tocca dunque di riportare - affinché tutto il Consiglio ne sia edotto - le osservazioni e le proposte di metodo e di contenuto che noi comunisti abbiamo espresso in Commissione su questa legge. Chiedo scusa a quei colleghi che già hanno sentito parte delle mie argomentazioni in Commissione, ma mi sembra essenziale, anche per dimostrare l'interesse che ha suscitato in noi questa legge, riferirle al Consiglio.
Noi abbiamo accolto questa legge con interesse, tanto èe vero che formulando le nostre proposte in relazione alle leggi più importanti da passare in questo ultimo periodo di lavoro del Consiglio, abbiamo aggiunto anche questa perché secondo noi anche una legge che si propone essenzialmente fini razionalizzatori dell'intervento rispetto al metodo corrente, è importante. Tuttavia ci sono alcune differenziazioni (già espresse sin dalla prima presentazione della legge) tuttora presenti tra noi, la maggioranza e la Giunta che crede occorra valutare ancora, con l'augurio che il dibattito in Consiglio possa ancora servire a modificare quel che è possibile. Devo aggiungere però, per dovere di obiettività, che la proposta di legge, rispetto alla prima presentazione, ha subito delle modifiche, alcune delle quali importanti, portate dal nostro Gruppo e che testimoniano della disponibilità della Commissione e dell'Assessore ad un confronto e gliene vogliamo dare atto. Nonostante questa disponibilità al confronto però la Giunta non ha ritenuto di accogliere alcune modifiche che secondo noi l'avrebbero caratterizzata come legge di tipo nuovo, visto che da tempo si parla in Consiglio di un modo nuovo di fare le leggi non soltanto dal punto di vista degli stanziamenti, ma anche in relazione alla costruzione della legge stessa.
La prima osservazione che noi facciamo scaturisce da una concomitanza: l'art. 15 al titolo II afferma (ed è una delle richieste nostre accolte dalla Giunta, ma fatta alcuni mesi or sono) che "Fino a quando non saranno diversamente definite le procedure in materia di opere pubbliche, in funzione della programmazione regionale e della istituzione dei comprensori, sono organi consultivi regionali il Comitato Regionale per le Opere Pubbliche e l'Ingegnere Capo del Genio Civile".
In sostanza questo coglie il nesso che si crea immediatamente tra una razionalizzazione dell'intervento in questo settore e gli strumenti istituzionali e politici nuovi che la Regione si è proposta di istituire da una parte vi sono i piani di programmazione che sono il parametro di fondo entro cui collocare gli interventi di carattere settoriale e dall'altra vi sono gli strumenti per produrre, per attuare una politica di piano che sono appunto i comprensori. Nella legge si dice che al momento in cui entreranno in funzione, cesseranno di operare e il Comitato regionale e i compiti dell'Ingegnere Capo del Genio Civile poiché sarà evidentemente strutturata in modo completamente diverso in ragione della diversa strumentazione politica del territorio.
La concomitanza oggi è questa: che un articolo così formulato è valido soprattutto in relazione ad un'ipotesi la cui possibilità di diventare operante è molto lontana nei tempi. Il fatto vuole invece che fortunatamente noi diciamo, l'istituzione dei comprensori (e lo verificheremo nei prossimi giorni) è una realtà di oggi. Quindi salta subito agli occhi di chi legifera e certamente agli occhi di chi osserva le nostre leggi che quella che oggi viene proposta all'approvazione del Consiglio Regionale è certamente una legge in ritardo rispetto a tutto il nuovo che si costruisce attorno ai comprensori. La realtà operante oggi quella in cui si collocano gli interventi per esempio per le opere pubbliche che sono oggetto di questa legge, non è quella di sempre nei confronti della quale questa legge avrebbe certamente un contenuto importante e innovatore, anche se soltanto razionalizzatore, ma è data dall'istituzione dei comprensori che creano 15 centri di direzione politica dell'intervento che assegna ai Comitati comprensoriali tutta una serie di competenze e di poteri, proprio in ordine alla politica urbanistica ed ai lavori pubblici. E' chiaro che questa legge, nel momento stesso in cui viene decisa dal Consiglio Regionale, risulta inadeguata rispetto alla realtà odierna che, ripeto, è una realtà diversa, che sta costruendosi in modo nuovo. Sin dalla prima presentazione noi abbiamo fatto osservare che occorreva redarre questa legge avendo presenti le competenze che ai comprensori saranno assegnate, perché mi pare indiscutibile che avendo istituito i comprensori ai comitati comprensoriali poteri e funzioni dovranno essere assegnati. Si sarebbe potuto redarla con una norma transitoria che fino a quando questa realtà non era operante altri avrebbero svolto certi compiti e in questo caso il Comitato regionale e l'Ingegnere Capo del Genio Civile, invece la legge si limita ad affermare che fino a quando non saranno definite le procedure in materia di opere pubbliche, sono organi consultivi il Comitato regionale e l'Ingegnere Capo.
Non so se sono riuscito a rendere l'idea, facciamo la legge in funzione dell'entrata in vigore dei comprensori, però facciamo una norma transitoria fino a quando opereranno; abbiamo cioè fatto una legge in linea con i tempi nuovi. Quindi gran parte dell'interesse che ha suscitato all'inizio cade nel momento in cui le due leggi, questa e quella dei comprensori, vengono affrontate insieme. Prendiamo atto del fatto che rispetto alla prima stesura si sia inserito l'art. 15 in cui la realtà comprensoriale è presente anche se l'adeguamento della legge è rimandata nei tempi, ma diciamo che sarebbe stata più importante, più innovativa se fosse stata fatta proprio in ragione di questa grande nuova realtà; noi speriamo veramente che il Consiglio (c'è l'impegno di tutti) istituisca i comprensori entro questi quindici giorni che stanno di fronte; se tutti abbiamo dato la stessa interpretazione all'istituzione dei comprensori essi segneranno una svolta importante nel modo di attuare la politica regionale.
La seconda questione che abbiamo subito posto alla attenzione dell'Assessore, dei tecnici, dei rappresentanti delle forze politiche della Commissione è che la legge, che indubbiamente si propone un modo nuovo di razionalizzare l'intervento prima suddiviso nei vari Assessorati disorganico ecc. e anche di introdurre degli incentivi capaci di incrementare la produzione di opere pubbliche oggi in gran parte ferma per carenza di crediti di fondi (tutti elementi che abbiamo riconosciuto validi e che a suo tempo hanno suscitato il nostro interesse) tuttavia è una legge che limita il suo contenuto innovatore, non costruisce molto rispetto al passato in quanto stabilizza la visione di una Regione in funzione passiva noi razionalizziamo quanto viene richiesto dagli altri, non si afferma una volontà programmatrice della Regione, la Regione recepisce il numero più ampio di domande che provengono dagli enti periferici e per quanto le è possibile cerca di introdurre elementi di razionalizzazione. Noi diciamo (e non soltanto noi perché questa è l'essenza della politica regionale) che la Regione deve avere un suo modello di intervento, un modello che si costruisce in ragione di elementi di priorità, di interesse sociale, di disponibilità finanziaria e di rapporti organici tra scelte di bilancio dei Comuni e scelte di bilancio della Regione, affinché tutto l'intervento risulti coordinato e volto alla realizzazione di fini sociali, di fini validi alla comunità. Poiché invece non è dimostrato che tutte le richieste provengono dai Comuni - e parliamo soltanto dei Comuni - hanno sempre il carattere di priorità assoluta rispetto alle esigenze di necessità inderogabili, necessità e priorità che possono essere essenzialmente stabilite da scelte regionali, naturalmente con il concorso degli Enti locali interessati.
Da questo punto di vista quindi la legge non è assolutamente programmatoria, recepisce e tenta di ordinare, per quanto le è possibile e sappiamo quanto difficile è resistere alle domande che provengono dalla periferia le richieste che le pervengono.
Noi siamo partiti invece dall'esigenza più volte affermata - e non respinta dalle altre forze politiche e nemmeno dalla Giunta, semmai c'é una certa esitazione ad attuarla subito, ma tutti dicono che in quella direzione occorre andare - che la Regione passi da una funzione passiva di recepimento, di riordinamento della volontà altrui, ad una sua funzione primaria di indirizzo e di coordinamento, certamente non imposta, discussa.
In questa visione della funzione regionale noi abbiamo più volte espresso la necessità che la Regione non debba disperdere i propri fondi in troppi rivoli, ma debba compiere alcune scelte qualificanti e attorno a queste orientare intanto la propria spesa e naturalmente indirizzare la spesa altrui. Credo che questa sia una funzione essenziale di tutte le Regioni.
Mi rendo anche conto che tra il dire e il fare ci possono essere delle difficoltà, poiché, lo ripeto, forte è la pressione che viene dalla periferia, ma importante è affermare, in una legge che si ritiene importante come questa, i principi di fondo. La Regione incomincia ad operare in modo diverso.
Partendo da questo nostro punto di vista, che del resto in passato abbiamo anche meglio esplicitato, abbiamo parlato di alcune scelte qualificanti, di programmi speciali di intervento. Non sto a ripetere qui le tesi che abbiamo più volte denunciato, ma coerenti con questa impostazione che riteniamo essere indispensabile per il futuro della Regione abbiamo poi considerato i campi di intervento contenuti nella legge. In sostanza, se la Regione si propone di fare delle scelte programmatorie, ci sono modi e modi, cioè si può dire: i contributi della Regione li diamo soltanto ai Comuni che attuano queste opere o opere pubbliche che la Regione ritiene essere prioritarie. Sarebbe una scelta di fondo che noi auspichiamo, ma c'è anche una via di mezzo nel senso che la Regione ritiene indispensabili e prioritari certi settori e allora ci sono settori nei confronti dei quali si interviene con contributi in capitale e in interesse, a livello di somme molto elevate e si può intervenire anche per altri settori considerati meno importanti, non prioritari, con dei contributi a livello di entità molto limitata; cioè non escludere, ma fare delle differenziazioni. Noi abbiamo rilevato, invece, che nel progetto di legge della Giunta nessuna scelta veniva compiuta in questa direzione, che in tutti i campi di intervento, dall'illuminazione delle borgate all'asfaltatura della stradetta, alle grandi opere infrastrutturali, il contributo dell'80%, del 90% veniva dato indiscriminatamente per qualsiasi richiesta accettata dalla Giunta Regionale, non solo, ma addirittura dando spazio a settori che oggi la scienza politica, la scienza sociale moderna rifiuta e sono alcuni settori che, senza voler far perdere molto tempo voglio elencare perché si stabiliscono alcuni principi e tutti i Gruppi devono riflettere su queste questioni.
Scorrendo l'elenco delle opere ammesse al contributo in conto capitale e in conto interesse, la nostra attenzione si è appuntata sulle opere a nostro giudizio non aventi titolo per essere considerate prioritarie ed importanti.
D'accordo, ad esempio, per l'intervento in direzione di acquedotti fognature, impianti di depurazione (ferma rimanendo un'altra legge che già fissa stanziamenti in questa direzione), d'accordo per quanto riguarda costruzione e ricostruzione di acquedotti in borgata, opere di captazione distribuzione eccetera, abbiamo invece mosso osservazioni in ordine ai contributi che si assegnano in conto capitale alle Province per la realizzazione di strade. Le strade che le Province hanno in programma infatti, non sempre risultano, a nostro avviso, assolutamente necessarie: cioè, non c'é quasi mai, oserei dire che non c'è mai stato, fino ad oggi un rapporto diretto tra programmi delle strade provinciali e assetto del territorio, tra programmazione di strade provinciali e sviluppo di aree depresse, tra sistemazione di aree industriali e strade ad essa collegate.
In generale, le strade provinciali, salvo forse alcune eccezioni, sono fatte in ragione di una strategia che ci sfugge. Limitando l'osservazione alla Provincia di Torino in particolare, penso che anche lei, avv. Oberto che ne è stato Presidente, mentre io ero Consigliere, per tanti anni, vorrà convenire con me che le strade provinciali sono state programmate essenzialmente in rapporto ad una domanda periferica quasi sempre accettata. A me sembra emblematica, a confermarlo, la strada, per una spesa di 11 miliardi, che proprio nel suo Canavese collega Ivrea a Colleretto comunque ad un paese prossimo a Castellamonte...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' dell'Anas.



BERTI Antonio

Ma in proposito la Regione ha dato parere favorevole.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E poi, è certamente anteriore a quel tal decreto: risale a tre o quattro anni addietro.



BERTI Antonio

Non ho inteso chiamare in causa lei, ma solo dire che la Regione ha espresso parere favorevole.
Comunque, non è questo che mi interessa in questo momento: abbiamo presentato in proposito una interpellanza, e ne discuteremo a suo tempo.
Ora ho solo citato questo esempio per dire che non vedo l'utilità di una strada di questo genere, non vedo l'utilità sociale dei programmi delle strade che vengono forniti dalle Province.
E' ben vero che la legge dice che i programmi stradali delle Province dovranno essere verificati dalla Giunta in rapporto all'assetto del territorio; ma siamo tutti abbastanza smaliziati, e sappiamo bene che all'indomani dell'approvazione di questa legge le Province metterebbero subito in cantiere i progetti - forse li hanno persino già pronti, visto che ormai non hanno più molto da fare -, senza preoccuparsi della conformità o meno di questi programmi al futuro assetto del territorio.
La concessione del contributo in conto capitale, che arriva, se non sbaglio, fino all'80%, comporta la destinazione di una somma non indifferente ad un fine che qui non viene assolutamente chiarito. Secondo me, è nel rapporto con la realtà comprensoriale, con i piani urbanistici che ogni comprensorio deve fare in funzione del piano di sviluppo economico comprensoriale che si trovano le indicazioni delle strade che devono essere costruite. Dare questi soldi alle Province per finanziare programmi di intervento statale che non abbiano a tutt'oggi alcun rapporto con la realtà che si verrà a determinare fra qualche mese in ogni singolo comprensorio mi sembra equivalga a sostenere un concetto che non regge, che non sta in piedi. Mi si obietterà, immagino, che con questi soldi che noi diamo le Province realizzeranno le strade e daranno quindi del lavoro. E' vero, ma io domando se il gioco valga la candela: si possono fare altri tipi di opere assicurando alla mano d'opera disoccupata di questo settore quello stesso lavoro che si intende procurare con i contributi alle Province per le strade.
Un'altra osservazione che ritengo di dover fare è che queste leggi che prevedono contributi in conto interessi, in annualità costanti trentacinquennali, praticamente impegnano il bilancio regionale per trentacinque anni. Quindi, anche la modifica di questa legge in rapporto alla realtà comprensoriale di cui si è parlato è in effetti già vincolata ad alcune scelte che stiamo per fare, e le scelte devono perciò essere fatte con maggiore oculatezza.
Quanto alla costruzione di nuove sedi municipali (non faccio qui differenziazione fra municipi rossi e bianchi), mi pare di dover cogliere una realtà: che da parte di molte Amministrazioni comunali si manifesta la tendenza a rinnovare le sedi municipali. La domanda che noi ci poniamo è quale rapporto vi sia tra queste nuove sedi municipali e nuovi servizi che devono essere forniti agli amministrati. Approverei volentieri contributi ai Comuni per nuove sedi a patto che non ci si limitasse ad insediarvi gli stessi uffici, gli stessi servizi in stanze più belle, più accoglienti meno attrezzate, ma si istituissero servizi nuovi, come sale di lettura servizi sanitari, servizi per le unità di base, cioè tutta una gamma di servizi che i Comuni possono dare, oppure se la costruzione fosse in rapporto ai consigli di quartiere eccetera in abitati in cui ci sia la possibilità di svolgere queste nuove attività. Altrimenti non riconosco il carattere prioritario, di utilità sociale, della spesa.
Abbiamo quindi chiesto alla Giunta di esaminare le sue decisioni in merito a questi punti, e, se proprio non vuole escludere contributo a questa direzione, si limitano al 20-30 per cento, destinando quanto risparmiato, diciamo così, al finanziamento di altre opere più interessanti. Per esempio, abbiamo proposto - e in parte il suggerimento è stato accettato - come elementi che la realtà oggi ci indica le strutture cooperative dei dettaglianti per intervenire nella distribuzione interventi per sale di carattere culturale, di dibattito, interventi per il finanziamento di centri d'incontro per l'attività degli anziani. Ecco le indicazioni nuove che provengono dalla realtà e che meritano una diversa considerazione.
Lo stesso si può dire per i mattatoi. Non mi sembra sia il caso che ogni Comune abbia un proprio mattatoio. Credo che tutti coloro che si occupano dei problemi dell'agricoltura e della distribuzione abbiano da tempo scartato l'esigenza di incentivare la costruzione di mattatoi in ogni Comune. E' stato dimostrato che il solo mattatoio di Torino può assorbire tutta la macellazione piemontese: ma, senza pretendere che si giunga a questo, io dico che occorre ordinare l'intervento e al limite operare perché ci sia un mattatoio funzionante, organico, in ogni provincia.



MENOZZI Stanislao

Sai quanti ce ne sono oggi in Italia? 9875.



BERTI Antonio

Questo conferma quel che dicevo: che sono già troppi. Abbiamo dunque ragione di affermare che non si deve intervenire indiscriminatamente per dare a tutti i Comuni che lo chiedono un contributo in questa direzione.
Secondo me, una scelta della legge sta nel decidere che non si devono costruire mattatoi in ogni Comune ma ci devono essere dei mattatoi di tipo consortile. Basterebbe fissare che in questa direzione si danno contributi ai Comuni solo a condizione che si consorzino fra di loro per costruire strutture di tipo consorziale. Ecco una indicazione che può avere un carattere di interesse in senso innovativo. Ma questa scelta, pur proposta non la si è voluta fare, e quindi, nonostante la buona disponibilità permangono in questa legge delle intenzioni che noi giudichiamo assolutamente superate, e quindi inaccettabili. E ci stupisce che la disponibilità, che è pur sempre frutto di intelligenza, non arrivi a cogliere queste proposte; per formulare le quali non occorre una grande intelligenza: basta cogliere quello che il movimento ha già indicato in questa direzione, come noi ci siamo limitati a fare. Non riusciamo a capire come non si siano volute accogliere queste proposte, che introducevano un minimo di scelte prioritarie e di riorganizzazione dell'intervento superando i soliti motivi di campanile, che una volta o l'altra occorrerà pur avere il coraggio di mettere definitivamente da parte.
Mi rendo conto che modificando questa legge alla vigilia della campagna elettorale si rischierebbe di mettere in crisi troppi interessi.
Indubbiamente, sarebbe stato meglio farla o molto prima o subito dopo..



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici ed infrastrutture

E' stata presentata dalla Giunta in dicembre, quando non si parlava ancora di campagna elettorale.



BERTI Antonio

Non trovo però altra spiegazione al fatto che la Giunta non voglia qui accettare modifiche direi marginali, e pur politiche, dimostrative però di una volontà di effettuare in senso nuovo, secondo le affermazioni che più volte qui sono state fatte, questo intervento.
C'è infine il problema degli interventi in direzione degli ospedali e delle istituzioni di assistenza. Noi avevamo mosso osservazioni, in particolare per quanto riguarda i contributi alle istituzioni per gli anziani e per gli handicappati, e abbiamo visto che in effetti la proposta conclusiva ha in parte modificato, per quanto riguarda le istituzioni di assistenza, il fine, parlando di case-albergo, centri di incontro eccetera.
Tuttavia, permangono i contributi per le istituzioni per i minori permangono i contributi per costruzioni ospedaliere.
Bene, credo che basti fare anche qui ricorso alle leggi esistenti per dire che i contributi per gli ospedali non possono essere dati che in rapporto al piano ospedaliero, al piano sanitario, non semplicemente in rapporto alla domanda che viene da quel Comune o da quella istituzione: occorre pure avere un parametro, occorre pure, facendo questa legge, tener presente che per altri versi, in altri settori, abbiamo affermato principi di intervento che contraddicono a questo, che così come è formulato si dimostra inorganico. Si dirà: ma è la Giunta che poi fa delle scelte (ritornerò su questo punto, a conclusione del mio intervento), e che se quanto proposto non risulterà coerente con gli indirizzi nuovi non darà i contributi. Però, questo è un giudizio discrezionale. Io credo invece che le leggi debbano far capo a parametri precisi, parte dei quali sono già persino fissati nelle leggi operanti, mentre altri devono essere fissati in questa legge, se la legge vuol recepire quanto è possibile del nuovo che esiste, su cui si è discusso e su cui ci si è dichiarati d'accordo altrimenti, la legge, nonostante le buone intenzioni, risulterà in arretrato non soltanto rispetto alla realtà comprensoriale, di cui parlavo all'inizio (e questo è un tema fondamentale), ma anche rispetto alla realtà operante che ha già prodotto delle indicazioni che occorre cogliere in questa legge se vogliamo essere coerenti, se vogliamo avere un minimo di fantasia nel fare queste leggi. Noi non pretendiamo mai di scoprire l'America, ma, perbacco, qualcosa lo scopriamo pure nell'osservazione della realtà, dei fatti di cui discutiamo a proposito di altri settori di intervento (e citerò, in conclusione, proprio una legge di Fonio, della Giunta, in merito al settore degli inquinamenti).
Per quanto riguarda, quindi, questi interventi, siamo passati da una posizione, diciamo così, di rigidezza estrema, per cui si sosteneva che i contributi devono essere dati soltanto per quelle opere, concordate con i Comuni, che risultino coerenti con le scelte regionali, coerenti con obiettivi immediati, contingenti, ma non in contraddizione con il futuro coerenti con gli indirizzi sociali e scientifici che oggi gli utenti dei singoli settori manifestano, ad una posizione di notevole larghezza. Se si vuol mantenere amplissima la gamma degli interventi, senza discriminazione si discrimini quanto meno l'entità del contributo, dando per le opere che si ritengono prioritarie, utili, socialmente valide, l'80-90-100%, per quelle altre che non risultano coerenti con queste finalità, ma che non vogliamo escludere il 20-30-40%. Il graduare l'intervento finanziario sarebbe già un avvio a compiere delle scelte, e, in ultima analisi, un tentativo non autoritario di orientare la spesa periferica a certe scelte di carattere regionale.
Ecco, mi pare che siano, questi, orientamenti suggeriti dalla esperienza di questi anni. Vogliamo tutti indirizzarci in questo senso? Facciamo allora una legge che stabilisca contributi della Regione da concedere, per quanto possibile, non in via assoluta, come ho detto prima ma in modo graduale, differenziato, così da incentivare i tipi di intervento che risultano coerenti. Non si è previsto di fare così, e questo mi spiace, anche proprio in relazione al fatto che in questi mesi di queste cose non si è mancato di parlare in Commissione, dove anche il nostro Gruppo ha contribuito, direi attivamente, alla elaborazione di una legge di questo tipo, e certi concetti ci erano sembrati maggiormente recepiti di quanto poi risulti in realtà dalla stesura conclusiva della legge. In questa legge, cui noi abbiamo dimostrato vivo interesse, permangono dei limiti che ci pongono in una situazione di disagio di cui non posso fare a meno qui di dolermi.
Vengo infine al punto sul quale, debbo dirlo francamente, più personalmente anche, avendo seguito insieme con i compagni ma anche direttamente questa legge, sono rimasto più sorpreso e deluso. E' chiaro che uno degli elementi della razionalizzazzione attiene, oltre che al tipo di contributo e di contenuto, anche al metodo attraverso il quale si arriva alla formulazione di questi programmi. Orbene, noi abbiamo fatto subito osservare che il Comitato tecnico previsto all'art. 16 era, nella prima stesura della legge, un comitato non rispondente ad una esigenza che dopo cinque anni ormai di attività della Regione è emersa nettamente, e non viene più denegata come nei primi anni di questa legislatura, allorch queste discussioni suscitavano sempre scontri tra noi e l'Esecutivo, perch oggi si ragiona in modo diverso. Perfino per il settore dei lavori pubblici noi un giorno avevamo detto che i criteri per la formazione del programma dei contributi erano stati portati benevolmente, diciamo così, in Commissione; avevamo accettato quella situazione perché costituiva già un passo avanti rispetto all'atteggiamento precedente, che era di scontro.
Oggi si sono creati rapporti politici diversi, si son fatte nuove esperienze, e da tutto il Consiglio, dalla gran parte di esso, almeno, si riconosce l'esigenza di adottare metodi di intervento anche nuovi.
Abbiamo quindi sostenuto l'esigenza che, pur spettando indubbiamente alla Giunta in ultima analisi il diritto discrezionale di esaminare le domande e decidere a chi devono essere concessi i contributi - non vogliamo sovvertire tutto -, questi criteri, per norma fissata nella legge al momento in cui questa viene elaborata e non per concessione benevola dell'Assessore o della Giunta, siano portati con parere consultivo al Comitato o alla Commissione, meglio, secondo me, all'uno e all'altra.
D'altronde, in una legge che verrà prossimamente portata all'esame del nostro Consiglio, quella per "Interventi regionali in materia di sistemazioni idrauliche e forestali ecc.ecc.", in cui si prevede un Comitato praticamente corrispondente a questo dei Lavori pubblici, viene stabilito che la Commissione, il Comitato formula pareri sui progetti esecutivi e pareri sui programmi annuali di intervento. Se per un tipo di intervento si dà il potere alla Commissione di esprimere, in veste consultiva, pareri sui programmi di intervento, perché mai questo potere non dovrebbe esser dato ad un Comitato che affronta il problema dei contributi per i lavori pubblici? Ci sono forse due diverse linee di condotta? Ci è stato assicurato da parte della Giunta che si sarebbe tenuto fede all'impegno di esporre in Commissione i criteri, come già avvenuto. Ma noi ci rifiutiamo di accettare che ciò avvenga come benevola concessione: diciamo che occorre invece assegnare al Comitato compiti precisi. Per questo abbiamo chiesto di ristrutturarlo introducendovi rappresentanti dei Comuni: la presenza di questi rappresentanti non avrebbe significato in un Comitato avente solo funzioni tecniche, mentre ha valore se essi sono chiamati a pronunciarsi (ripeto per la terza volta: non a decidere, ma a pronunciarsi) sui programmi formulati dalla Giunta, o meglio, formulati dal Comitato e passati alla Giunta per la decisione. In un comitato solo tecnico meglio sarebbe inserire solo tecnici, che sono certo più competenti di noi. Uno di noi non può certo esaminare con competenza un progetto: se però è chiamato a decidere su come vada formulato un programma probabilmente e in grado di esprimere una opinione, al pari degli altri esperti o dei sindaci che verranno chiamati a comporre questo Comitato.
Quindi, noi da una parte abbiamo presentato un emendamento in cui sosteniamo che fra i compiti del Comitato ci deve essere anche quello di formulare pareri - come del resto avviene per le opere idrauliche sul programma annuale di intervento. Ma ciò non è in contraddizione con quanto la Commissione deve svolgere, perché i programmi di intervento vengono formulati sulla base di criteri. Noi diciamo allora nell'emendamento che questi criteri vengono fissati dalla Giunta, su parere, o sentito il parere della Commissione del Consiglio.
Quindi, concludendo su questa che è una delle questioni di fondo su cui può anche differenziarsi il nostro voto, ferme rimanendo tutte le osservazioni che abbiamo fatto, noi diciamo: le due cose non si pongono in contraddizione in quanto i criteri per la formazione dei programmi annuali sono fissati dalla Giunta, sentita la Commissione consiliare, e per i programmi annuali di intervento si sente il parere del Comitato regionale di cui all'art. 16.
Queste le nostre osservazioni nei confronti di una legge cui noi abbiamo dimostrato un notevole interesse, e che apprezzeremmo certo in maggior misura se esse fossero recepite.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, il disegno di legge della Giunta Regionale n. 239 rappresenta non una sorpresa da vigilia elettorale ma la logica conseguenza di una azione che l'Assessorato e la Giunta hanno condotto per una efficiente razionalizzazione degli interventi finanziari della Regione in materia di opere pubbliche.
Non c'è alcun dubbio che si è verificata fin dall'inizio la necessità di mettere ordine in questa delicata materia sotto tutti i profili, sia per quello che riguardava l'allontanamento dei sospetti di clientelismo e di altre questioni del genere, sia per quello che riguardava gli obiettivi criteri su cui fondare gli interventi stessi.
Quella che viene presentata oggi al Consiglio Regionale e quindi una legge che ha una eccezionale validità proprio per questo aspetto, di cui credo si debba dare atto alla Giunta e all'Assessore Petrini - riesce facile, indipendentemente da tutto, dare la denominazione di 'legge Petrini' a questo disegno di legge -: ha la finalità di raggiungere gli obiettivi che l'esperienza ha dimostrato essere fondamentali per questo tipo di razionalizzazione.
Non c'e alcun dubbio anche che per raggiungere queste finalità la legge accentra, o delega, o dà, attribuisce alla Regione la caratteristica dell'organo essenziale di coordinamento dei programmi. Io non credo che questo coordinamento dei programmi che è attribuito alla Regione potrà essere diminuito o dovrà necessariamente variare quando si affacceranno nuove dimensioni - alcune si sono già affacciate, le Comunità montane come quelle dei comprensori. Perché, se è vero che istituiremo nuovi organismi di carattere politico, e altrettanto vero che questi organismi di carattere politico faranno capo ad una rete di ordine tecnico e di ordine diciamo così, di ramificazione e di controllo da parte della Regione, che rappresenta obiettivamente oggi già il tessuto attraverso cui la Regione opera. Quindi, si tratta evidentemente, se mai, di adeguare le esigenze delle nuove realtà territoriali che si andranno a costituire ai problemi che emergeranno, per sopperire anche a queste loro esigenze.
Ora, l'obiettivo fondamentale credo sia sempre stato quello di spendere bene, di spendere in maniera realistica le somme disponibili, e di spenderle con tempestività, sulla base di esigenze prioritarie che non possiamo obiettivamente, in questa materia, considerare sganciate si da una programmazione regionale ma non ovviamente emanate da una direttiva regionale, in quanto si tratta di priorità che emergono dalle esigenze delle Amministrazioni locali, dei Comuni, delle Comunità montane, sulle quali, evidentemente, in base a criteri di priorità, la Regione deve esprimersi per le ammissioni, al contributo. E mi pare che da questo punto di vista la legge risponda a questo tipo di esigenze, non ci sia una divaricazione tra obiettivi e meccanismi per realizzare gli obiettivi stessi. Si capisce che non possiamo non ritenere che le esigenze oggi siano di gran lunga superiori alla reale possibilità di corrispondere in termini di interventi finanziari; ma non possiamo neanche negare che la esigenza che scaturisce dalle varie necessità in merito ad opere pubbliche da parte degli enti lodali, da parte dei Comuni, delle Comunità montane, delle Province, sia una realtà che non può evidentemente che in misura di coordinamento essere diretta dalla Regione. E credo che la Regione, in sostanza, con questa legge, nel momento in cui stabilisce, oltre tutto degli interventi particolarmente importanti, sulla base dell'80-90%, per opere che sono certamente prioritarie nell'ambito delle opere pubbliche in senso generale, corrisponda a questo tipo di aspettativa. Certo è che non è facile individuare il Comune che ha l'esigenza prioritaria rispetto ad un altro che forse questa esigenza prioritaria non ha; ma io direi che su questa base, nelle condizioni in cui ci troviamo, le priorità sono una esigenza generalizzata per tutti i nostri Comuni, che sono ben lontani ancora dall'aver soddisfatto anche il minimo delle loro esigenze guanto ad opere pubbliche. Da questo punto di vista credo si debba dare atto che la legge non solo ha fatto uno sforzo per adeguarsi ad una nuova realtà di carattere economico, ma questa realtà la tiene in mano costantemente, anche sulla base di tutto ciò che in tema di programmazione e in tema di futuro potrà essere riservato alla nostra Regione.
Naturalmente, tutto questo presuppone una ristrutturazione, o per lo meno un adeguamento degli organi tecnici preposti all'attuazione di questa legge regionale, e credo che certamente non cadrà nel vuoto l'aspettativa anche sotto questo aspetto. Io sono del parere che dello Stato prebellico e prefascista che noi abbiamo ereditato le due cose valide che si sono portate avanti sono state le Ferrovie dello Stato e gli apparati dei Geni Civili e delle Opere pubbliche. Non c'è alcun dubbio che queste due ossature sono quelle che realmente hanno tenuto, a dispetto delle grandi calamità nazionali, ed oggi rappresentano un retaggio che noi fortunatamente, come Regione possiamo organizzare e possiamo utilizzare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Con le loro leggi di fondo.



CARDINALI Giulio, D'accordo

E credo che anche sotto questo profilo noi avremo certamente degli strumenti idonei per fare di questa legge una legge operante ed efficiente.
E direi, mi si consenta, da un punto di vista forse di carattere sindacale che anche quello che riguarda l'art. 8, che potrebbe forse far sollevare io sono un ingegnere professionista - un certo tipo di perplessità per quello che riguarda compiti di progettazione affidati agli organi del Genio Civile, in fin dei conti reca vantaggio, perché consente l'aggiornamento di quella preziosa esperienza, anche a livello tecnico, anche a livello operativo, che i Geni Civili hanno e che è opportuno continuino ad avere.
Quindi, si tratta, evidentemente, secondo me e secondo il Gruppo che in questo momento rappresento, di una legge che ha tutta la sua validità e che certamente potrà operare anche in senso utile per quel problema dei residui passivi che tanto ci angoscia e che tanto ci preoccupa per la possibilità che è sempre presente, di non utilizzare tempestivamente e adeguatamente le somme che abbiamo a disposizione. Ci sono dei meccanismi, poi, nella legge a latere, che certamente rispondono anche alle esigenze di sveltire le procedure; e anche per quello che riguarda le anticipazioni alle imprese io credo che la legge abbia centrato in maniera molto pertinente il problema perché si tratta non di anticipare, come la legge nazionale prevede, la metà dell'importo, che può realmente far correre dei rischi in tema di aggiudicazione di lavori pubblici o richiedere onerose prestazioni di fideiussione e cose di questo genere, ma con la anticipazione della prima rata, prevista per l'importo dei lavori, si da realmente la possibilità alle imprese di iniziare i lavori e di avere la garanzia che man mano che vengono fatte anticipazioni queste vengono corrisposte.
Per quello che riguarda la costituzione del Comitato regionale delle opere pubbliche, si tratta di un organismo atteso, atteso da molti, un organismo che mi pare venga a sostituire, a reintegrare un organismo preesistente nella vecchia strutturazione dei lavori pubblici. Oggi esso evidentemente tende ad un esame delle domande, ad un esame delle richieste ad un giudizio di ordine tecnico sulla validità dei progetti che era indispensabile fosse assegnato ad un organismo tecnico al di sopra delle varie componenti periferiche.
Per quello che riguarda il problema dei programmi, credo che non ci sia problema, e penso che forse non ci sia problema da parte della Giunta nel fissare il modo in cui i programmi mi possono essere formulati. La verità è che, una volta stabiliti i criteri, i programmi vengono automaticamente dietro, e il meccanismo per stabilire i criteri è un meccanismo che ha il massimo di garanzia, il massimo di tutela degli interessi, diciamo così democratici di tutte le forze che operano in Consiglio.
Per queste ragioni, direi, proprio per la validità e proprio per la sostanziale efficacia di una legge di questo genere, il nostro Gruppo vota favorevolmente per questa legge, riconoscendo che essa ha i caratteri di una legge inserita nell'alveo programmatorio. Perché nel momento in cui mantiene aperte tutte le possibilità di adeguarsi a strumenti di programmazione che certamente la Regione si darà, evidentemente risponde anche a questa esigenza; contemporaneamente rispondendo a quella fondamentale di un intervento immediato in un settore in cui non solo vi è una aspettativa enorme da parte degli Enti locali e delle varie amministrazioni pubbliche ma in cui si può - torno a ripetere un concetto ripetuto anche in sede di approvazione del bilancio --intervenire con estrema efficacia a livello congiunturale per un aiuto alla nostra economia, che in questo momento ne ha notevole bisogno.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Visone. Ne ha facoltà.



VISONE Carlo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il disegno di legge n. 239 e la relazione approvata dalla II Commissione che l'accompagna rispondono, senza alcun dubbio, all'esigenza di rendere maggiormente incisivi gli interventi dell'Amministrazione Regionale nel settore delle Opere Pubbliche.
Come già ebbi modo di rilevare nella mia interpellanza al Presidente della Giunta e all'Assessore ai Lavori Pubblici, lo scorso novembre l'aumento dei saggi di interesse sulle somme che la Cassa Depositi e Prestiti concede a mutuo ai Comuni per la realizzazione di opere pubbliche rendendo praticamente impossibile l'accesso al credito da parte degli Enti locali, rischia di vanificare gli sforzi che l'Amministrazione Regionale ha intrapreso a favore degli Enti locali stessi.
In quella occasione, l'Assessore Petrini ebbe a rispondermi dichiarando che la Giunta seguiva il problema con la dovuta attenzione, al fine di produrre ogni sforzo possibile per mettere al più presto gli Enti locali del Piemonte in condizione di realizzare le opere pubbliche di cui abbisognano.
Oggi, il Consiglio Regionale esamina un provvedimento della Giunta Regionale che assolve anche questo impegno.
Il disegno di legge in discussione va anzitutto esaminato nel suo contenuto globale. E' evidente che uno degli scopi che si prefigge è quello di rilanciare l'attività e le iniziative degli Enti locali, già avviate con la concessione di contributi regionali nel 1973 e nel 1974 e che sono rimaste bloccate dalla stretta creditizia.
Infatti, l'elevazione del tasso di ammortamento dal 6 al 9 per cento da parte della Cassa Depositi e Prestiti e la ancora maggiore onerosità del ricorso al mutuo presso altri istituti di credito impediscono a gran parte dei beneficiari dei precedenti contributi di coprire la differenza con le proprie risorse di bilancio.
L'agevolazione prevista dal disegno di legge, in quanto intende conguagliare i precedenti contributi portandoli al 6 per cento nel caso di ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti e al 9 per cento in altri casi dovrebbe conseguire l'effetto di rimettere in moto una notevole massa di progetti, con rilancio di questo settore, particolarmente depresso in questo momento.
Altro provvedimento innovativo importante di cui dobbiamo dare atto ai proponenti è l'eliminazione di quella differenziata serie di percentuali di concorsi nella spesa che la vigente legislazione statale prevede da un minimo del 2 per cento ad un massimo del 5 per cento. E' noto, infatti, che nella precedente legislazione statale i contributi venivano erogati in misure diverse a seconda della natura delle opere o del numero degli abitanti dell'Ente interessato.
Le suddette differenziazioni non presentano, in effetti, valide giustificazioni; anzi a volte potrebbero dar luogo ad indicazioni di priorità da parte degli Enti richiedenti, basate più sulla convenienza finanziaria che sull'effettiva utilità dell'opera segnalata.
Appare invece più esatta la scelta adottata dalla Giunta Regionale di unificare la misura del contributo, eliminando, di fatto, ogni altra discriminazione.
In terzo luogo, il disegno di legge istituisce organi consultivi propri della Regione, e ne individua le competenze, sottraendo all'esame del Comitato tecnico amministrativo dello Stato gli affari ed i progetti di interesse regionale.
A lato di queste linee essenziali del disegno di legge è possibile individuare la struttura di una normativa organica e razionale anche di carattere procedurale.
La istituzione di organi consultivi propri della Regione, la loro particolare composizione e le rispettive attribuzioni di competenza soddisfano una importante esigenza e consentono di apportare un contributo notevole alla chiarezza delle procedure ed al loro snellimento, a tutto favore degli Enti locali, che vedono ridurre tempi tecnici occorrenti per tradurre le iniziative in fatti concreti.
In proposito è degna di considerazione la facoltà, concessa ai Comuni montani e depressi sprovvisti di ufficio tecnico ed a quelli aventi popolazione inferiore ai 3.000 abitanti, di delegare agli uffici del Genio Civile la redazione dei progetti e la direzione dei lavori.
Altro fattore utile all'economia delle opere appare quello che autorizza l'anticipazione in corso d'opera delle rate di acconto, in quanto evita il ricorso al credito da parte delle imprese e la ripercussione del relativo onere sull'Ente appaltante.
Vengono poi introdotti nella nuova normativa criteri preferenziali nei Consorzi e delle Comunità montane con accenno qualificante alle entità comprensoriali. A questo riguardo, io avrei visto con favore l'estensione dei criteri preferenziali ai Comuni non considerati depressi e con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti, che sono, per gli alti costi praticati tuttora, nell'impossibilità di poter intervenire concretamente nel settore delle Opere pubbliche. Mi riferisco alla nota questione dei Comuni collinari.
Viene ampliata, infine, la sfera d'intervento della Regione anche a sostegno di iniziative nuove, come la realizzazione di presidi sanitari centri d'incontro, case-albergo ed edifici destinati ad attività culturali.
Non posso far altro, quindi, che plaudire all'iniziativa dei proponenti, della Giunta, che risponde all'appello di tutti gli Enti locali del Piemonte impossibilitati a realizzare le opere di cui abbisognano augurandomi che le innovazioni previste dalla legge in esame riescano incisive e determinanti per una pronta ripresa delle iniziative degli Enti locali nel settore dei Lavori pubblici.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.
Vorrei raccomandare a coloro che devono ancora intervenire di contenere, se possibile, i loro interventi, dato che la legge comprende numerosi articoli, e che gli emendamenti proposti sono numerosi.



MENOZZI Stanislao

Penso che il suo invito, signor Presidente, non sia del tutto casuale ma lo accolgo ugualmente di buon grado.
Intervengo innanzitutto e soprattutto per esprimere un giudizio globalmente positivo sul provvedimento in esame, e vorrei per questo compiacermi, oltre che con la Giunta, in primis con l'Assessore competente.
E' ovvio, però, che, come tutti i provvedimenti, anche questo presenta alcune imperfezioni, e non potrebbe essere diversamente. Ed è in riferimento a queste che io mi permetterei di muovere alcune osservazioni proprio in riferimento ad alcuni interventi in esso contemplati.
Mi soffermo anzitutto su quel che attiene alla costruzione, e, oltre che alla costruzione, all'ampliamento di sedi municipali già previste e finanziate in passato, nonché alla loro ristrutturazione. E' ovvio che per il significato che riveste una sede comunale, e non solo per il suo valore emblematico ma anche per necessità funzionali, in certi casi questi interventi si impongono. Reputo però che il problema sia stato posto con estrema genericità. Forse sarebbe stato meglio che la normativa avesse espressamente indicato: "solo ed esclusivamente nei casi in cui ciò si renda estremamente necessario", per non dire indispensabile. Perché? Perch a ciò si ricollega un discorso che va rapportato alla triste realtà della nostra Regione, costellata di 1209 Comuni, a parecchi dei quali di Comune è rimasto soltanto il nome, perché sia in riferimento all'aspetto territoriale e soprattutto alla popolazione residente si sono ridotti a limiti tali che andare ad effettuare certi investimenti e caricare la Regione di certi oneri non so fin dove potrebbe rivelarsi positivo.
Una seconda osservazione riguarda la elargizione di contributi per la costruzione delle Case di riposo. Concordo perfettamente sulla opportunità in una Regione che annovera un tasso di senilizzazione così elevato come la nostra, che principio della validità delle Case di riposo venga affermato però, anche qui occorre evitare la polverizzazione, perché non si abbia dalle Case di riposo a ricadere nuovamente in quei ricoveri di infausta memoria ove, anziché allietare, o comunque rendere meno triste, la vita dell'anziano, la si venga proprio maggiormente ad umiliare, soprattutto con lo spirito campanilistico tuttora sopravvivente nelle nostre comunità ognuna delle quali vorrebbe poter disporre di un proprio servizio, di una propria istituzione, il che tante volte fa a pugni con le esigenze di una concezione moderna e della funzionalità di certi pubblici servizi.
Lo stesso discorso vale nei confronti dei mattatoi. Ho interrotto il collega Berti mentre interveniva su questo punto anche perché soltanto due giorni fa, in sede di Assessorato all'Agricoltura, avevo manifestato una certa opposizione di fronte alle innumerevoli domande pervenute per il finanziamento di mattatoi privati o pseudo-associativi o pseudo cooperativi, proprio in considerazione della triste realtà del nostro Paese per cui, a fronte dei 56 mattatoi dell'Olanda, dei 12 della Danimarca, in Italia ve ne sono 9.000. Una macroscopica differenza per eccesso, anche se i Paesi con i quali è stato fatto il paragone sono territorialmente assai più piccoli del nostro, differenza che diventa tanto più preoccupante se pensiamo che siamo debitori verso l'estero di oltre 60 miliardi per l'importazione di sottoprodotti della macellazione (materiale ghiandolare pelli, peli in generale). Perché questi piccoli mattatoi non sono assolutamente in condizione di disporre delle infrastrutture necessarie alla conservazione dei sottoprodotti medesimi, che più delle volte finiscono nelle comuni fognature, lungo i torrenti, e vengono letteralmente sprecati. Per non parlare, poi, delle condizioni igienico-sanitarie. Per cui, il mattatoio, come servizio civico di una determinata comunità, sia il benvenuto, ma sempre rapportato alle dimensioni ed alle esigenze di quella comunità. Vi cito il caso della mia provincia. Giorni fa è stato inaugurato un nuovo mattatoio, per un valore, se non vado errato, superiore al miliardo. Ebbene, in provincia di Asti esistono 160-170 o 180 mattatoi, di cui soltanto due o tre civici, comunali, tutti gli altri privati. Io sono certo che quella costosissima quanto funzionale e moderna opera sarà destinata alla paralisi, proprio per l'anarchia con la quale si è proceduto nel settore. I macelli privati saranno destinati ad aumentare se saranno finanziate quelle domande che ad un altro Assessorato sono pervenute in questi ultimi tempi. Per cui, direi, c'è anche una necessità di coordinamento fra Assessorato e Assessorato, quando si affronta questo problema.
Queste mie poche osservazioni non tendono assolutamente a sminuire il giudizio positivo che ho avanzato inizialmente sul complesso dei contenuti della normativa in esame. Soprattutto il fatto di aver aumentato il contributo delle Amministrazioni provinciali per la manutenzione delle strade in riferimento agli aumentati costi che in questi ultimi tempi abbiamo registrato, alle anticipazioni alle imprese appaltatrici dei lavori, la cui mancanza fino ad oggi veniva a far pesare sui Comuni tutti quegli interessi passivi che le imprese dovevano sopportare rivolgendosi agli istituti per avere il credito ordinario, alla predisposizione dei progetti da parte dei Geni Civili (un favore notevolissimo, oltre ad una duttilità di carattere economico: pensiamo ai Comuni con meno di 3000 abitanti che non erano e non sono assolutamente nelle condizioni, perch non dispongono di uffici tecnici, di arrivare a sostenere esose parcelle per affidare ai privati certe progettazioni). Cosa lodevolissima anche il fatto di aver previsto un maggior concorso in conto interessi, riducendo così gli oneri a carico dei Comuni.
Per cui, ripeto, il mio giudizio è positivo. E' indubbio, dico in conclusione, che la normativa in questione troverà la sua piena validità anche e soprattutto nella misura in cui si possa arrivare, come più volte invocato anche in passato, a fotografare la situazione di ogni singolo Comune per individuare le reali esigenze delle singole comunità e la rispondenza territoriale della popolazione residente, per poter procedere così, con carattere prioritario, senza colpo ferire, e per tendere sempre più a far sì che i Comuni abbiano a capire il discorso della consorziazione prima se non della unificazione di più Comuni poi, perché la consorziazione da sola non sempre riesce a dimostrarsi rispondente al soddisfacimento di certe esigenze.
E' un discorso, questo, che, fatto alla vigilia di una campagna elettorale, potrebbe anche risultare impopolare. Ma, siccome io sono certo che questo disegno di legge è stato portato in Consiglio oggi non per motivi elettorali ma per dare una risposta alle nostre comunità ai nostri Enti locali, la mia osservazione è fatta indipendentemente da tornaconti elettoralistici, solo perché sono convinto che la nostra Regione potrà trovare la possibilità di compiere ulteriori e più significativi balzi in avanti anche sul piano dei servizi, anche sotto il profilo del soddisfacimento delle esigenze sociali delle popolazioni residenti nelle nostre comunità, nella misura in cui si arriverà a poter rivedere territorialmente le competenze dei singoli Comuni e a dare ai Comuni quelle caratteristiche e quelle dimensioni che il 1975 richiede.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Non ho altri iscritti a parlare tra i Consiglieri. Do pertanto la parola all'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici ed infrastrutture

Signor Presidente, Signori Consiglieri, desidero innanzitutto ringraziare il relatore Dotti ed i membri della II Commissione, unitamente ai Presidenti ed ai Commissari delle Commissioni consiliari I, IV e VIII, e tutti i Colleghi che sono intervenuti in questo dibattito e che hanno avuto apprezzamenti o espresso riserve o critiche al disegno di legge oggi in esame.
Se devo fornire un giudizio complessivo sui lavori in Commissione e su quanto è stato espresso qui in aula in merito al disegno di legge che mira ad incentivare l'iniziativa degli Enti locali per la realizzazione di opere pubbliche, se devo illustrare quali sono stati i fondamentali motivi che hanno spinto la Giunta, nel dicembre dello scorso anno, a farsi presentatrice di questo disegno di legge, dirò che ciò è avvenuto per cinque essenziali finalità.
Si è anzitutto avuto riguardo alla prospettiva di frenare i riflessi negativi che pregiudicano l'ulteriore sviluppo dei programmi, della decisione della Cassa Depositi e Prestiti di elevare dal 6 al 9 per cento il tasso praticato ai Comuni per la realizzazione di opere pubbliche.
Salito infatti a tassi proibitivi il costo del denaro mutuabile presso gli altri istituti di credito, pubblici o privati, ben scarse sono risultate le risorse degli amministratori per condurre in porto le opere assistite da contributo regionale in conto interessi. Aspetto qualificante, quindi, del disegno di legge e rappresentato dalla elevazione nella misura del contributo regionale: si passa al 6 per quelle opere per le quali risulti possibile ottenere il mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, al 9 nell'ipotesi che l'Ente locale desideri far ricorso ad istituto di credito diverso. Lo sforzo regionale è inteso, cioè, ad avere come contropartita un respiro maggiore per le finanze locali, con particolare rilievo per quei Comuni montani o depressi per i quali l'aumento dei tassi debitori ha rappresentato la chiusura pressoché totale sul fronte delle iniziative per opere pubbliche da realizzarsi con la stipula di mutui.
Ma un ulteriore fattore di crisi, profilatosi con insistenza, andava e va combattuto: mi riferisco alla lievitazione dei prezzi, che ha investito tutti i settori della economia italiana e non ha lasciato esente l'edilizia, che anzi ha subito, specie per alcuni materiali essenziali, i contraccolpi più duri. Il fenomeno della diserzione delle gare d'appalto fino a qualche tempo fa sporadico ed occasionale, ha finito con il diventare la regola, impedendo all'Ente pubblico la realizzazione dell'opera proprio nel momento in cui ogni altra incombenza procedurale poteva considerarsi espletata. Ecco, dunque, la necessità impellente di rimettere in equilibrio la situazione, con un intervento finanziario più qualificato e consistente, che incoraggi soprattutto gli Enti locali a proseguire nell'opera di dotare le comunità piemontesi delle infrastrutture indispensabili al vivere civile.
Quale secondo determinante fattore chiamerei in causa una esigenza di chiarezza e di organicità programmatica. La precedente normativa statale presentava infatti carenze, lacune, contraddizioni spesso esiziali alla realizzazione dell'opera di cui l'Ente locale davvero abbisognasse. Ciò si realizzava soprattutto in coincidenza con disposizioni che limitavano i settori di possibile intervento contributivo regionale ad opere provviste di requisiti anacronistici, ovvero distinguevano tra lavori da effettuarsi escludendone alcuni essenziali, prevedevano differenti entità di contributo prima statale, poi regionale, a seconda che si trattasse di questa o di quella opera, ed anche tra opere dello stesso genere, a seconda delle rispettive caratteristiche.
Nella unificazione al 6% dell'intervento regionale in conto interessi sono da vedersi due intendimenti principali: l'acquisizione di una certezza procedurale tanto per gli Enti locali quanto per l'Amministrazione regionale, a chiarimento definitivo dei dubbi e delle incomprensioni spesso rilevate nella fase di esame degli atti progettuali; la concessione della facoltà a tutti gli Enti locali, cui ogni anno viene richiesta una priorità nel caso di presentazione di più domande, di programmare il proprio piano di opere pubbliche prescindendo dall'entità del contributo.
Elementi spiccatamente congiunturali, e proprio per questo tra i più attesi tra gli Enti locali, vanno poi ricercati nella norma della legge che concede a quei Comuni o Province o altri Enti beneficiari del contributo regionale nel '73 e nel '74 che ancora non avessero reperito i fondi necessari per l'opera la facoltà di usufruire, a domanda, dello stesso trattamento contributivo regionale, 6% o 9%, di cui ciascun Ente potrà approfittare a cominciare dal 1975. Non è chi non veda in questa iniziativa l'intento di portare comunque a compimento quanto è stato oggetto della programmazione in opere pubbliche durante gli scorsi anni, sia pure con l'ovvio sacrificio di talune nuove iniziative. Sacrificio peraltro compensato dalla volontà di eliminare il rischio della creazione di residui passivi, che si sono rivelati la vera palla al piede di numerosi bilanci di Enti pubblici.
Suffragando con le cifre tanto il costo di questa operazione quanto l'impegno più immediato per investimenti da effettuarsi già nel corso del '75, constateremo che la legge mette a disposizione per il '75 la somma di quasi 22 miliardi: parte di questi saranno destinati a nuove opere per un importo progettuale che si aggira sui 40 miliardi; parte invece contribuiranno a rimettere in moto lavori per un importo almeno doppio relativo ai finanziamenti del 1973 e '74.
Resta fermo un impegno pluriennale, in progressivo incremento, per gli esercizi a seguire. E' da notarsi, nel complesso degli interventi, la dimensione degli stanziamenti per opere da finanziare in conto capitale: 13 miliardi su 22 complessivi testimoniano di uno sforzo notevole, diretto verso finanziamenti di tipo privilegiato.
Nel quadro di un rapporto nuovo, più snello ed efficiente, tra Amministrazione regionale ed Enti locali si colloca l'intera gamma dei provvedimenti diretti a sveltire ed accelerare l'iter procedurale degli atti tecnici relativi a ciascun finanziamento. E' questo il quarto punto base del disegno di legge.
Per rammentarne gli aspetti a mio giudizio più validi, farò riferimento a tre disposizioni in particolare: la creazione di organi consultivi regionali in sostituzione di quelli statali, a carattere apertamente innovativo e di riorganizzazione strutturale. Avremo pertanto il Comitato regionale per le opere pubbliche e l'Ingegnere capo del Genio Civile competente per territorio. Atteso che l'attività dei due organi dovrà - e la legge lo prevede - conoscere il più ampio coordinamento, il salto di qualità rispetto ai precedenti organi si ha nel momento in cui, oltre alla formulazione di pareri tecnici su progetti e vertenze contrattuali, viene esteso il campo d'azione del Comitato e dell'Ingegnere capo allo studio all'esame e al parere su materie e indirizzi di carattere generale nel campo delle opere pubbliche.
L'arco delle materie investite dalla legge sarà assai largo, tale comunque da richiedere da parte dell'Assessorato ai Lavori pubblici un'opera di sintesi e di coordinamento che vada al di là della suddivisione attuata mediante le deleghe nell'ambito della Giunta regionale. Ferma restando l'autonomia a livello di formulazione di piani annuali di intervento degli altri Assessorati interessati alla legge - Ecologia Sanità e Assistenza -, la ricordata attività di coordinamento per quanto attiene ad ogni ulteriore fase che porti alla realizzazione dell'opera pu entro certi limiti anticipare la futura struttura dipartimentale su cui si imposterà l'attività regionale. Del resto, la stessa struttura degli organi consultivi prefigura un modulo operativo al quale tutti gli uffici esecutivi saranno chiamati a collaborare in una unità di intenti.
La natura e la dimensione dei Comuni piemontesi nonché il loro inserimento in aree montane depresse fanno sì che spesso la difficoltà si presenti al momento della redazione del progetto, essendo gli stessi sprovvisti di uffici tecnici. Ecco pertanto il motivo ispiratore della disposizione che prevede l'affidamento agli uffici periferici del Genio Civile dell'incarico di redigere la progettazione delle opere finanziate dalla Regione per le quali i Comuni non possano direttamente provvedere. E' una norma che si spiega e si giustifica da sé: sollevare i piccoli Comuni dell'onere della progettazione corrisponde, tra l'altro, ad un indirizzo generale di politica volta a privilegiare questi enti, per i quali nella fattispecie gli oneri della progettazione incidono fatalmente in misura pesante nel contesto dell' opera.
In ultima analisi, a completamento del prospetto dei concetti ispiratori della legge, ritengo che vada sottolineato il proposito di instaurare un rapporto diverso tra la politica dei lavori pubblici e le scelte della programmazione. Siamo convinti che occorre lavorare su dimensione comprensoriale non appena saranno definite le nuove entità. E' una presenza, quella dei comprensori, che non si limita, infatti, alla pura e semplice menzione che ne viene fatta all'art. 15, ma è in realtà un elemento di fondo del quale si è tenuto conto nel corso della formulazione del disegno di legge. Il comprensorio, con le sue finalità precipuamente programmatorie, costituirà una entità attiva ed operante rispetto alla redazione di un programma di interventi per infrastrutture pubbliche. E' altrettanto vero che proprio questa legge dà l'avvio ad un processo di trasformazione del ruolo della Amministrazione Regionale nell'ambito di una politica delle opere pubbliche in Piemonte. La Regione d'ora in avanti avrà la possibilità di non limitarsi alla passiva registrazione delle istanze degli Enti locali. Già viene prefigurata, attraverso una riserva programmatoria, l'ipotesi di un più attivo e generalizzato intervento per opere pubbliche di interesse regionale da realizzarsi in maniera autonoma.
E' un primo importante passo verso una politica delle opere pubbliche che contemperi i due momenti di programmazione: l'uno di origine locale l'altro di individuazione regionale. In questa prospettiva la legge ha già dei contenuti nuovi, nel caso dei programmi viari provinciali, cui fanno da supporto le iniziative assunte dall'Assessorato ai Lavori pubblici e volte ad identificare mediante indagini e verifiche il reale fabbisogno di opere pubbliche e la sua consistenza sull'intero territorio della nostra Regione.
Nel corso del dibattito, utile ed interessante, sono state evidenziate talune osservazioni sul disegno di legge in esame. Adesso vedrò di dare una risposta circostanziata, nell'intento di chiarire le motivazioni di fondo che hanno suggerito la adozione di una soluzione piuttosto che di un'altra In maniera implicita alcune risposte sono già venute dalla esposizione delle caratteristiche principali del disegno di legge. Ora vorrei soffermarmi su alcuni dei rilievi emersi, per essere estremamente chiaro e dare una doverosa risposta ai diversi interventi.
Si è affermato che la Regione finirà con il subire passivamente le richieste degli Enti locali, dando corso a quanto le finanze le consentiranno e trascurando due aspetti fondamentali: da un lato una politica di scelte di fondo qualificanti, in grado di conferire una impostazione nuova all'operato della Regione, dall'altro una presenza nel settore delle opere pubbliche, nel quadro di una pianificazione regionale del territorio quale si sta oggi avviando con la nascita dei comprensori.
Mi sento convinto nel rispondere che la legge tiene invece conto di questi due fattori, nella misura in cui introduce la possibilità di intervento autonomo nel caso, dei programmi viari delle Amministrazioni provinciali accanto alla risposta alle richieste degli Enti locali. Anzi, proprio a proposito delle Province, giova sottolineare la possibilità di introdurre varianti ai programmi da esse presentati, in una prospettiva di un pronunciamento, di un coordinamento e di una libera scelta da parte della Regione. Coordinamento significa inoltre coerenza con l'assetto territoriale così come sarà definito a livello regionale. Chiamati in causa sono naturalmente comprensori.
Respingo, senz'altro ogni accusa di inadeguatezza della legge rispetto alla realtà attuale ed a quella futura dei comprensori. L'art. 15 mi sembra sufficientemente esplicito: il collegamento comprensoriale è una questione aperta, così come è la precisazione del ruolo e delle funzioni dei nuovi organi consultivi regionali in materia di opere pubbliche nell'ambito degli organi della pianificazione del territorio piemontese. Provvedimento che lascia impregiudicato, anzi favorisce, la dinamica del coordinamento da realizzarsi con le nascenti entità comprensoriali. Infatti è la risposta più corretta, perché da un lato definisce chiaramente ed inequivocabilmente un discorso di settore e dall'altro lo mette a disposizione degli inevitabili adattamenti che si renderanno necessari a comprensori operanti.
E' stato ricordato il rischio costituito da un accumulo di residui passivi regionali nel campo delle opere pubbliche. Credo che proprio uno degli scopi fondamentali della legge, come ho già ricordato, consista nel favorire la rapida e sollecita utilizzazione dei fondi stanziati a bilancio. A ciò si aggiunga l'impegno deciso e coerente della Giunta in questa direzione. Il grosso sforzo inteso a sanare le situazioni del '73 e '74 ne costituisce l'espressione più diretta e tangibile.
Il discorso delle priorità è indubbiamente molto importante. S'intende che, a parte la definizione delle priorità generali, esiste già una priorità logica, determinata da due fattori: la cifra destinata agli interventi, decisamente superiore per ciò che concerne gli acquedotti e le fognature, nei confronti, ad esempio, dei municipi e dei mattatoi. Ma vi è la necessità di rispondere pur sempre ai casi limite di assoluta urgenza (municipi cadenti, rifugiati in locali inadatti, e ve ne sono diversi in Piemonte). Non si può contrastare eccessivamente quella che una esigenza sentita da parte di molti Enti locali: se vengono richiesti contributi con insistenza e frequenza significa pur sempre che c'è una attesa delle comunità cui è doveroso dare risposta.
Si è parlato molto opportunamente, ritengo, delle scelte della Regione.
Ma mi domando a questo punto: escludere 3200 domande su 4000, dove ne abbiamo potute accogliere solamente 800, non significa già fare delle scelte, certamente ispirate a criteri rigorosi, e, lo ripeto, guidati da precisi indirizzi? E' stato presentato un emendamento e d'altro canto è emerso in Commissione e qui in aula che non si dovrebbe far menzione delle istituzioni non previste dalla legge 1890 n. 6972. Non ritengo di condividere tale avviso, sia perché costituirebbe una ingiustificabile restrizione nel campo d'azione della legge statale, sia perché sussistono in numero considerevole i casi nei quali, pur se l'ente promotore non è riconosciuto già ente morale (si vedano le istituzioni private proprietarie magari di case di riposo, le associazioni degli spastici, le associazioni dei fanciulli subnormali, che non sono enti morali), l'opera assume carattere di pubblica utilità per le finalità sociali che assolve, e quindi può godere per se stessa, indipendentemente da chi la promuove, dei benefici riconosciuti ad altre opere analoghe di conto di enti morali. Tra l'altro, casi del genere hanno già ottenuto il contributo regionale.
Comunque, per i minori non parliamo più, nella legge, di costruzione di edifici, ma solamente di completamento o ristrutturazione di edifici destinati all'assistenza e all'educazione dei minori, facendo quindi una precisa scelta in direzione di una nuova politica assistenziale.
Per gli anziani, nel disegno di legge è prevista la costruzione l'ampliamento e la ristrutturazione di case-albergo, di centri d'incontro di case di riposo per anziani. Sono 400 milioni di stanziamenti per il '75 per le case di riposo. Se accantoniamo il 15%, equivalente a circa 60 milioni, se interveniamo per l'esercizio '73 e '74 per il conguaglio dei contributi in base agli impegni che la legge ci dà, rimane uno stanziamento di circa 20 milioni per un'opera di circa 250 milioni, che dà l'idea precisa della modesta disponibilità finanziaria al riguardo di fronte alle richieste di case di riposo che ancora vengono da parte degli Enti locali (nel '75 infatti ancora in provincia di Torino, di Asti, di Cuneo e di Vercelli sono giunte domande per una quindicina di richieste). Anche per quanto riguarda gli interventi contributivi a favore della costruzione di case di riposo ci si è attenuti, ritengo in maniera ortodossa, ad un criterio di rispondenza alle richieste avanzate dagli Enti locali. Come già ricordava il relatore Dotti, sarà nella fase della conduzione che la Regione dovrà garantire agli anziani un vivere rispondente alla massima socialità. Tutto questo, beninteso, senza compromettere od ostacolare favorendo anzi, gli sforzi intesi alla ricerca ed alla messa in atto di nuove forme di assistenza, sia domiciliare che collettiva.
Infine vorrei soffermarmi sul rilievo emerso secondo cui l'impostazione seguita tenderebbe ad escludere il Consiglio dalla fase di programmazione degli interventi contributivi annuali della Regione, ricordando la prassi che io giudico ormai instaurata, dell'esame da parte della competente Commissione consiliare delle linee orientative dei criteri prioritari di assegnazione dei contributi, mi permetto di far osservare che la collaborazione del Consiglio viene ricercata proprio nel momento più importante della programmazione in materia di opere pubbliche, allorch cioè, si tratta di definire sotto il profilo generale l'impostazione di base cui la Giunta dovrà attenersi.
Non ritengo, peraltro, che con la dizione "esame del Consiglio" si voglia far riferimento all'esame dettagliato delle circa quattromila domande che annualmente pervengono: risulta fin troppo evidente la qualificazione di tale disamina come compito d'ufficio, esaurito il quale sulla base delle risultanze, si inizia il lavoro di programmazione, guidato dalle indicazioni della Commissione ma svolto dall'organo esecutivo. Ma affermare un impegno non significa istituzionalizzarlo nella legge, in quanto di fatto la Giunta sarebbe in questo caso integrata dalla Commissione. C'é un impegno politico corretto, che oggi passa dalla Commissione competente, che domani potrebbe passare dallo stesso Consiglio dai Capigruppo, ancora dalla stessa Commissione, e che comunque rimane come preciso impegno politico, non essendo possibile variare le competenze amministrative sul piano istituzionale Se invece, insistendo sull'argomento, si volesse passare all'istituendo Comitato tecnico il parere per programmi di opere pubbliche di interesse regionale, la Giunta se il Presidente della Giunta e del Consiglio acconsentiranno, a mio avviso potrà chiedere un attimo di sospensione per valutare nella sua esatta portata lo spirito e la lettera di un eventuale emendamento al riguardo.
Rifacendo mentalmente l'iter seguito dal disegno di legge n. 239, è possibile concludere con la constatazione che la Giunta ha ispirato il proprio operato ad una aperta disponibilità nei confronti degli apporti costruttivi di tutte le parti politiche. Da questo lavoro comune è uscita a mio avviso, una buona legge. 1209 Comuni del Piemonte, molti enti ospedalieri, istituzioni di assistenza e beneficenza credo guardino con molto interesse a quanto oggi si deciderà in quest'aula.
Proprio constatando l'esistenza di questa attesa, credo, signor Presidente, di poter concludere che non occorrono alla Regione Piemonte leggi storiche: sono sufficienti provvedimenti concreti, efficaci, di utilità immediata, requisiti che la Giunta e chi vi parla riconoscono nel disegno di legge, cui mi auguro i Colleghi Consiglieri vorranno concedere il proprio voto.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Conclusa così la discussione generale, passiamo ora all'esame dei singoli articoli ed alla loro votazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Scusi, signor Presidente, se interloquisco, ma siccome dovrò al più tardi alle 19,30 assentarmi, e verranno con me l'Assessore Fonio, il Consigliere Beltrami e probabilmente anche il Consigliere Bono, per un impegno relativo al problema delle acque del Cusio, pregherei di sospendere adesso i lavori, perché la Giunta possa subito esaminare la proposta di emendamento di cui si è parlato ed essere in grado di dire in proposito la sua opinione. Dovrebbero bastare pochi minuti.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La seduta è sospesa per pochi minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 18,30, riprende alle ore 18,40)



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La seduta è riaperta. La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Nello spirito del precedente legislativo che è stato invocato, cioè della legge che è stata detta "Fonio", la Giunta sarebbe dell'opinione che l'emendamento possa essere stilato in questo modo dopo le parole "gli argomenti, i criteri tecnici per la formazione dei programmi di opere pubbliche", il che salvaguarda anche le competenze che possono spettare al Consiglio Regionale. Salvo che lo voglia fare il proponente, la Giunta propone l'emendamento in questi termini.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Passiamo alla votazione dell'articolato.



TITOLO I

Articolo 1 La Regione, nell'ambito dei programmi settoriali d'intervento per l'esecuzione delle opere pubbliche indicate nei successivi articoli, di competenza delle Province, dei Comuni e loro Consorzi degli Enti Ospedalieri, delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza e delle Istituzioni di beneficenza non previste dalla legge 17/7/1890, n.
6972 e successive modificazioni, concede contributi in capitale e contributi costanti trentacinquennali sulla spesa riconosciuta necessaria.
Poiché non vi sono emendamenti, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 29 hanno risposto si 20 Consiglieri hanno risposto no 9 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 Il contributo in capitale è concesso: 1) nella misura del 90 per cento ai Consorzi di Comuni, che provvedano: a) alla costruzione, ricostruzione, completamento o potenziamento di acquedotti b) alla costruzione di impianti di depurazione consortili e relativi collettori 2) nella misura dell'80 per cento ai Comuni che provvedano: a) alla costruzione, ricostruzione, completamento o potenziamento di acquedotti a servizio del capoluogo, di frazioni o di borgate, ivi comprese le opere di captazione e di protezione delle sorgenti e le reti interne di distribuzione b) alla costruzione, ricostruzione o completamento di fognature a servizio del capoluogo di frazioni o borgate, ivi compresi gli impianti di depurazione.
I progetti delle opere acquedottistiche devono essere conformi alle indicazioni del Piano Generale degli Acquedotti; in caso contrario gli Enti dovranno presentare documentata istanza di variante al Piano medesimo.
Nella progettazione delle opere fognarie dovranno essere osservate le norme in materia di antinquinamento emanate dalla Regione o dallo Stato 3) nella misura dell'80 per cento ai Comuni facenti parte di Comunità montane e nella misura del 70 per cento agli altri Comuni, che provvedano alla costruzione, completamento o sistemazione di strade comunali, sia interne che esterne agli abitati.
Il completamento concerne sia la prosecuzione di una costruzione iniziata, sia l'esecuzione di lavori su strade malagevoli per renderle idonee al transito veicolare. Possono beneficiare del contributo anche lavori saltuari lungo il tracciato e diretti a proteggere la sede stradale da frane e da corrosioni di corsi d'acqua, fatta eccezione in ogni caso per quelli di ordinaria manutenzione.
Il contributo è concesso con preferenza alla costruzione o completamento di strade intercomunali e alla costruzione o completamento di strade di allacciamento di frazioni e borgate isolate.
4) in misura non superiore all'80 per cento alle Province per la costruzione e per la sistemazione generale delle strade provinciali, ivi comprese varianti, rettifiche e ammodernamenti. A tale fine, una quota pari ai quattro quinti del fondo stanziato sull'apposito capitolo del bilancio regionale verrà ripartita tra le Province in proporzione all'estesa chilometrica della rete esistente alla data del 31 dicembre dell'anno precedente.
La restante quota è riservata ad interventi prioritari ed urgenti individuati dalla Giunta Regionale.
Le Amministrazioni provinciali deliberano programmi di intervento utilizzando l'importo complessivo del contributo loro concesso, in misura anche inferiore all'80 per cento della spesa occorrente, per la realizzazione di ciascuna opera.
I programmi dovranno essere presentati alla Regione entro 60 giorni dalla data di comunicazione del provvedimento di ripartizione. La Giunta Regionale, per esigenze di coordinamento delle previsioni provinciali delle previsioni d'intervento deliberate dall'A.N.A.S. e delle iniziative comprensoriali e delle Comunità montane, può proporre varianti ai programmi.
Alle Province è anche concesso annualmente un contributo di L. 600.000 a titolo di concorso sulla spesa occorrente alla manutenzione ordinaria per ciascun chilometro di strada comunale o di bonifica, classificate tra le provinciali successivamente alla entrata in vigore della legge 12 febbraio 1958, n. 126, e tuttora in manutenzione a cura delle Province medesime. Il pagamento del contributo alle singole Province verrà eseguito entro il 30 giugno di ciascun esercizio.
Per ottenere i contributi di cui sopra le Amministrazioni provinciali dovranno presentare entro il 31 gennaio di ogni anno, al Presidente della Giunta Regionale, domanda corredata dall' elenco generale delle strade provinciali e da quello delle strade comunali e di bonifica, classificate provinciali entro il 31 dicembre dell'anno precedente, indicando per ciascun elenco la estesa chilometrica delle singole strade.
Il contributo, di cui ai precedenti paragrafi 1), 2), 3) e 4), viene erogato direttamente a favore dell'Ente beneficiario ed avrà luogo fino alla concorrenza dei diciannove ventesimi del suo ammontare in base a stati di avanzamento dei lavori, vistati dai competenti Uffici del Genio Civile.
Al pagamento dell'ultimo ventesimo si provvederà dopo la approvazione del collaudo o del certificato di regolare esecuzione e in rapporto alla spesa, che in tale sede sarà accertata e riconosciuta ammissibile al godimento del beneficio assentito.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La votazione ha avuto seguente esito: presenti e votanti 29 hanno risposto si 20 Consiglieri hanno risposto no 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 Il contributo in annualità costanti trentacinquennali, nella misura del 6 per cento della spesa riconosciuta necessaria, quando il mutuo sia contratto con la Cassa Depositi e Prestiti e nella misura del 9 per cento quando sia contratto con altro Istituto di Credito pubblico o privato, è concesso ai Comuni e loro Consorzi che provvedano: a) alla realizzazione delle opere indicate nel precedente articolo 2 paragrafi 1), 2) e 3) b) alla costruzione ed ampliamento di sedi municipali.
Sono ammessi lavori di consolidamento, ristrutturazione e sistemazione interne, ivi compresa la dotazione di impianti tecnici, elettrici ed idro sanitari, ed edifici di proprietà comunale adibiti o da destinarsi a sede municipale, quando i lavori stessi siano diretti ad assicurare la funzionalità dei servizi di istituto c) alla costruzione, sistemazione o ampliamento di cimiteri (esclusa la costruzione e manutenzione dei loculi), di mattatoi e di altre opere igieniche, di ambulatori e di altri presidi sanitari d) alla costruzione, sistemazione o ampliamento di strutture commerciali e di mercati e) alla costruzione di edifici destinati ad attività culturali f) alla costruzione di impianti per l'incenerimento dei rifiuti solidi urbani g) alla costruzione, completamento o adeguamento delle opere occorrenti per il rifornimento di energia elettrica a capoluoghi, frazioni e borgate nonché per gli impianti di illuminazione pubblica.
Il contributo, di cui al primo comma del presente articolo, è inoltre concesso ai Comuni e loro Consorzi, alle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza ed alle Istituzioni di beneficenza non previste dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972 e successive modificazioni, che provvedano alla costruzione, ampliamento o completamento o ristrutturazione di case albergo, di centri di incontro, di case di riposo per anziani nonché all'ampliamento, completamento o ristrutturazione di edifici destinati all'assistenza ed all'educazione dei minori.
Agli enti ospedalieri che provvedano alla costruzione, al completamento, ampliamento e ristrutturazione di opere sanitarie ospedaliere, il contributo in annualità è concesso nella misura occorrente al totale ammortamento, compresi gli oneri per spese di interessi, dei mutui da contrarsi con la Cassa Depositi e Prestiti o con altri Istituti di credito pubblici o privati.
La Giunta Regionale è autorizzata a prestare fideiussione ad Enti ospedalieri per le opere di cui comma precedente nel caso in cui non sia concesso il contributo regionale.
La Giunta Regionale potrà stipulare convenzioni con gli Istituti di Credito operanti nel territorio regionale, al fine di predeterminare condizioni di finanziamento.
Nell'importo complessivo della spesa riconosciuta necessaria per ciascuna categoria di lavori indicata nei tre commi precedenti - eccezion fatta per i lavori di ristrutturazione - possono essere comprese le spese per gli arredamenti e le attrezzature tecnico-sanitarie occorrenti per il funzionamento dei servizi istituzionali dell'opera, per un ammontare non superiore al 20 per cento di tale importo.
Il contributo di cui al presente articolo è corrisposto direttamente al mutuante.
Quando il mutuo sia contratto per una durata inferiore ai trentacinque anni, il contributo sarà corrisposto direttamente all'Ente mutuatario dalla data di scadenza del mutuo fino alla trentacinquesima annualità. Ci avverrà anche nel caso di riscatto del mutuo prima della scadenza a partire dalla dichiarazione di avvenuto riscatto da parte dell'Ente mutuante.
Gli Istituti mutuanti corrispondono il mutuo in base a certificati di avanzamento dei lavori od alla richiesta anticipata dell'Ente, ai sensi del successivo articolo 7, alle ordinanze della Autorità Amministrativa o della Autorità Giudiziaria per le espropriazioni, e per l'ultima rata, in base al certificato di collaudo o di regolare esecuzione debitamente approvati.
Sono applicabili nella misura consentita i maggiori benefici contenuti negli articoli 18, 19 e 23 della legge 3 agosto 1949, n. 589 e di altre leggi dello Stato.
Vi sono alcuni emendamenti, il primo soppressivo e sostitutivo dei Consiglieri Vecchione e Berti. "Sostituire il comma terzo dell'art. 3 con la seguente frase: 'Il contributo, di cui al primo comma del presente articolo, è inoltre concesso ai Comuni e loro Consorzi, che provvedono alla costruzione di centri di incontro, nonché al completamento o/e alla ristrutturazione di edifici destinati all'assistenza di anziani e minori' ".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, nella discussione generale sulla legge il nostro Capogruppo ne ha posto in evidenza i gravi limiti che si ritrovano soprattutto quando in alcune parti settoriali di impostazione dei contributi, si pone in chiare lettere che la scelta rimane una scelta riformatrice.
Io richiamo l'attenzione dei Consiglieri su questo emendamento e vorrei leggere l'articolo di legge che si vuole sopprimere e modificare, dove il contributo viene dato non solo ai Comuni e ai Consorzi, ma alle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza pubblica e privata. Per cosa? Per la costruzione e ampliamento delle case di riposo.
Per quanto riguarda la materia della sanità, il Consiglio Regionale e la Giunta hanno un limite di azione determinato dal fatto che esiste una legge di salvaguardia, o per lo meno la legge 386, che non consente interventi di carattere clientelare e dispersivi sul territorio.
Il problema dell'assistenza invece rimane ancora aperto.
Ora, se è vero che il Presidente della Giunta nel discorso di impostazione, nel 1973, disse chiaramente che nella materia di assistenza bisognava fare una rotazione di 180 gradi e muoversi diversamente, non pu negarsi che è stato detto come "l'assistenza sociale deve essere retta al più presto da un provvedimento legislativo organico che innovi in modo decisivo in tale settore dove l'intervento della Regione si disperde in mille canali, spesso senza efficacia alcuna, spesso rimanendo paralizzato nei capitoli di bilancio proprio per non avere raggiunto dimensioni operative, senza dubbio al dibattito conclusivo sulla politica assistenziale dovranno partecipare i rappresentanti di tutte le categorie interessate, affinché la legge regionale che dovrebbe essere il punto di partenza per la nostra politica in materia di assistenza sia espressione della società piemontese moderna e democratica che rifiuta la beneficenza vuole provvedere con decoro al vivere civile di tutti i suoi componenti".
Un Consigliere si deve riconoscere in queste parole, perché sono quelle conclusive della relazione al bilancio del 1975 del Consigliere Dotti.
Allora, se questo la maggioranza ha affermato quando si fa riferimento alla comunità amministrata, non si può tener conto che domani occorre dare una risposta alla comunità amministrata in tema di assistenza pubblica. La manifestazione che domani, partendo dal Comune di Torino, giunge alla Regione, chiede una risposta e formula delle proposte concrete che sono quelle che io vorrei richiamare qui. Si afferma che occorre denunciare la situazione dell'assistenza nel Piemonte affrontando il problema in modo totalmente diverso, eliminando le vecchie strutture, in modo che siano istituiti dei servizi rispondenti alle esigenze degli assistiti, ma nello stesso tempo provvedendo ad intervenire sulle cause (carenza di servizi asili nido, scuole materne, comunità alloggio, centri sociali ) che provocano la richiesta di ricovero. A questo riguardo la Regione Piemonte a differenza di altre Regioni, non ha approvato nessuna legge sulla prevenzione sociale e sanitaria ed ha invece finanziato enti parassitari come gli ECA, gli Istituti di ricovero pubblici e privati. Anche la Provincia ed il Comune si muovono in questa direzione.
Le proposte concrete sono quelle di innovare completamente in questa direzione, come era stato detto dal Presidente della Giunta, come era stato detto nella relazione al bilancio, come viene detto da questa manifestazione alla quale aderiscono, oltre al nostro partito, il partito socialista con una dichiarazione della sua federazione e anche le forze sociali che non sono raggruppate in partiti, ma che esprimono la loro volontà di modificazione e rinnovamento.
Allora come si spiega il nostro emendamento soppressivo in questa materia? Vuol dire che questo contributo, se si deve dare, va dato ai Comuni e ai Consorzi dei Comuni, a quegli Enti che devono prefigurare quell'intervento globale sul territorio in materia di sanità e di sicurezza sociale, che provvedano alla costruzione di centri di incontro, nonché al completamento o alla ristrutturazione di edifici destinati all'assistenza di anziani e minori. Non potete risponderci che noi prendiamo una posizione schematica contro le tradizionali strutture emarginanti, diciamo che se questo tipo di strutture è necessario, se c'é una richiesta in questo senso, siano i Comuni, i Consorzi dei Comuni i destinatari di questo contributo e i titolari del tipo di gestione e di intervento in questo settore.
Noi caldamente sottoponiamo al Consiglio raccoglimento di questo emendamento, tenendo presente che qui verifichiamo la vera politica che viene portata avanti dalla Regione; l'articolato appare grave (e riprendo il nostro discorso nella discussione sul bilancio) perché mentre per i bilanci 1972/73/74 l'appoggio del contributo in conto interessi si richiamava a leggi dello Stato, con questo bilancio e con la legge che stiamo per approvare l'appoggiamo direttamente su una legge regionale.
Quindi la Regione in questo momento sceglie di non cambiare, di non modificare il vecchio indirizzo e questa è una responsabilità che la maggioranza si assume.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La parola all'Assessore Vietti



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Io ritengo che non si possa affermare che non si abbia intenzione di modificare nulla; abbiamo approvato la legge sull'assistenza domiciliare che è operante ormai in molti Comuni della nostra regione ed abbiamo dichiarato più volte che intendiamo operare in questo settore privilegiando gli interventi di assistenza domiciliare.
Inoltre nel momento in cui approviamo una legge regionale che supera la legge statale 589 che prevedeva i contributi per la costruzione ed il completamento di case di riposo e di istituti educativi assistenziali, noi prevediamo per il settore dei minori soltanto contributi di ristrutturazione, completamento ed ampliamento di istituti educativi assistenziali; le indagini conoscitive hanno messo in rilievo come nella nostra regione ci sia un numero sufficiente di istituti per minori che necessitano però di una ristrutturazione. Pertanto, rispetto alla vecchia legge statale, abbiamo superato la possibilità di contributi per la costruzione di nuovi edifici per i minori, mentre abbiamo invece previsto contributi per i centri di incontro, per le case albergo per anziani proprio per dare la possibilità di creare strutture nuove per l'assistenza agli anziani; abbiamo però ancora previsto la possibilità di contributi per nuove case di riposo che però devono essere decisamente diverse dalle case di riposo tradizionali. Questo perché l'esame della situazione della nostra regione ha messo in rilievo come ci siano molte domande di anziani per l'accoglimento in case di riposo inevase.
Gli interventi del passato sono stati sempre molto limitati, in genere rivolti ad aree ecologiche dove mancava l'esistenza di istituzioni per l'assistenza degli anziani; quasi sempre gli interventi sono stati per completamenti, per ampliamenti che prevedevano la costruzione di un maggiore numero di servizi, quali i soggiorni, per migliorare la vita degli ospiti in queste strutture assistenziali. Però la realtà è che noi abbiamo delle zone dove mancano del tutto queste strutture e dove le domande di persone anziane che necessitano di questo tipo di assistenza non hanno possibilità di accoglimento.
Pertanto io ribadisco che con l'articolo in discussione abbiamo modificato l'articolo relativo della legge 589 includendo le case albergo e centri di incontro per anziani ed escludendo invece la possibilità di contributo per costruzioni di nuovi istituti per minori. Inoltre la politica assistenziale della Regione ha cercato di sensibilizzare a nuovi tipi di intervento le comunità locali e i cittadini attraverso la legge dell'assistenza domiciliare che, come ho affermato, sta diventando operante.
Quando si afferma che abbiamo dato i contributi agli E.C.A., che abbiamo svolto un'azione che non rientrava nello spirito di un nuovo tipo di assistenza, mi pare si affermino cose che non rispondono alla realtà.
Noi abbiamo auspicato più volte, con ordini del giorno, l'approvazione della legge quadro dell'assistenza la quale sola ci darà la possibilità di arrivare ad una diversa strutturazione dei servizi sociali nel nostro paese, ma fin quando non ci sono servizi alternativi e fin quando, per legge, l'assistenza generica viene affidata agli ECA, si determinerebbe un grosso vuoto se non si finanziassero questi Enti, come d'altronde sono finanziati in tutte le Regioni, forse con degli interventi più elevati dei nostri. Pertanto sì alla volontà di modificare, volontà recepita in questo articolo. Sarebbe però, secondo me, un grave errore superare una legge nazionale operante, senza prevedere delle possibilità di interventi in settori dei quali i cittadini del nostro Piemonte sentono l'esigenza.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Poiché nessun altro chiede di parlare, pongo in votazione l'emendamento Vecchione-Berti di cui ho dato lettura.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
Vi sono altri due emendamenti.
Vecchione-Berti: "Sostituire il terzo comma dell'art. 3 con la seguente frase: 'Il contributo di cui al primo comma del presente articolo è inoltre concesso ai Comuni e loro Consorzi, alle IPAB che provvedono alla costruzione di centri di incontro nonché di completamento o/e alla ristrutturazione di edifici destinati all'assistenza di anziani e minori' ".
Emendamento soppressivo dell'art. 3 dei Consiglieri Zanone-Rossotto: "Al terzo comma sopprimere 'ed alle istituzioni di beneficenza non previste dalla legge 17 luglio 1890, n. 6972 e successive modificazioni' ".
Darei la precedenza a questo ultimo emendamento che è soppressivo.
Vuole illustrarlo? La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Nonostante i chiarimenti che sono stati dati dagli Assessori Petrini e Vietti, e senza disconoscere l'utilità della funzione che le istituzioni di beneficenza private svolgono in molti settori, senza dubbio anche nei settori innovativi rispetto alla vecchia legge del 1890, noi riteniamo che il finanziamento della Regione per le opere pubbliche di interesse regionale debba andare agli Enti e alle istituzioni di carattere pubblico.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Non vi sono altre richieste di parola? La Giunta?



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

La Giunta non accoglie l'emendamento in quanto la realtà del nostro Piemonte è molto composita, abbiamo delle istituzioni private che svolgono compiti di assistenza, ma in realtà esplicano un servizio pubblico perch convenzionate con gli enti pubblici.
Pertanto riteniamo sia giusto, anche nei riguardi di questi enti intervenire con contributi, in mancanza dei quali si determinerebbe un aumento delle rette che graverebbe sulla comunità. Pertanto manteniamo la dizione della legge statale che prevede la possibilità di concedere contributi sia agli enti pubblici che a quelli privati.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Nessun altro chiede di parlare? Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Zanone Rossotto.
L'emendamento non è accolto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento dei Consiglieri Vecchione Berti, di cui ho già dato lettura.
La Giunta?



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

E' contraria per le motivazioni dette in precedenza.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Chi approva l'emendamento è pregato di alzare la mano.



BERTI Antonio

Il PSI fa parte di quel Comitato che domani viene alla Regione per parlare di questa situazione e adesso vota per i privati.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

No, se permette, almeno su questo punto non ci siamo.



RIVALTA Luigi

Il Partito socialista ha delle contraddizioni interne ed esterne.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Le interna corporis sono fuori del Consiglio!



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Chi non intende approvare l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento non è accolto.
Pongo in votazione l'art. 3 nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 34 hanno risposto si 22 Consiglieri hanno risposto no 9 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Il Presidente della Giunta deve allontanarsi, ma desidera prima fare una comunicazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Stamani avevo preso l'impegno, se ero in grado di dare i risultati dei colloqui di oggi per la Emanuel, di farlo.
Ho avuto conferma da parte del curatore prof. Cerri che effettivamente vi sono delle prospettive che debbono essere valutate e considerate; nella prossima settimana l'argomento verrà trattato da coloro che sono interessati alla soluzione del problema come acquirenti e naturalmente dai sindacati che nel dialogo si pongono con l'interesse della tutela del livello di occupazione, mentre la Regione svolgerà la sua parte di attività.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Articolo 4 La domanda di concessione del contributo in capitale oppure in annualità deve essere presentata, a partire dal primo anno successivo a quello di promulgazione della legge, al Presidente della Giunta Regionale entro il 31 gennaio di ciascun anno, corredata dal progetto di massima dell'opera, oppure da una relazione illustrativa della natura, della necessità e del costo presunto complessivo dell'opera o di un lotto funzionale di essa. Nella domanda deve indicarsi con quali mezzi l'Ente farà fronte alla quota parte della spesa a proprio carico e se intende contrarre il mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti o con altro Istituto di Credito pubblico o privato.
L'ammissione a fruire del contributo è deliberata dalla Giunta Regionale.
I progetti esecutivi dovranno essere presentati al competente Ufficio del Genio Civile da parte degli Enti ammessi al contributo entro i termini loro assegnati, a pena di decadenza dal beneficio. E' consentita la concessione di una proroga per un periodo non superiore a quello già fissato, dietro tempestiva e motivata richiesta.
La formale concessione del contributo è disposta contestualmente all'approvazione del progetto esecutivo dell'opera, con decreto del Presidente della Giunta Regionale.
L'approvazione del progetto implica dichiarazione di pubblica utilità delle opere nonché indifferibilità ed urgenza dei relativi lavori.
L'importo progettuale ammissibile a contributo, oltre al costo presunto delle opere progettate e di eventuali lavori imprevisti, comprende gli oneri concernenti l'indennità per espropriazioni, occupazioni di aree e costituzione di servitù, ove occorrano, e l'ammontare dell'importo sul valore aggiunto.
E' ammissibile al contributo anche una quota per spese generali e tecniche, calcolata nella misura forfetaria del 9 per cento dell'importo progettuale, al netto delle somme a disposizione per I.V.A. e per eventuali lavori imprevisti; su questi ultimi la quota medesima sarà ammessa e calcolata soltanto in quanto vengano eseguiti.
L'esecuzione di un'opera per lotti, presuppone la redazione del progetto generale o l'aggiornamento di quello preesistente.
Vi è un emendamento aggiuntivo Berti-Rivalta-Marchesotti: "Al comma secondo dopo la parola 'Regionale' aggiungere 'sulla base dei programmi annuali proposti dall'Assessorato su conforme parere della Commissione permanente del Consiglio competente per materia' ".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Alcune cose le dirò poi nella dichiarazione di voto circa le leggi storiche che noi proporremmo e sull'alto valore culturale delle proposte che vengono dalla Giunta.
Qui mi limito a riprendere l'argomento che ho proposto nel mio intervento, essenzialmente in rapporto alla comunicazione che il Presidente della Giunta ha fatto sulla proposta di emendamento, rilevando che l'attribuzione non alla Commissione, ma ai Comitati, di un parere che si precisa essere tecnico, secondo me aggrava la posizione nel senso che sottintende un criterio politico di assegnazione; il criterio è uno solo ed è quello attraverso il quale si formano i programmi, non ci può essere un criterio tecnico e uno politico, ci sono dei criteri, punto e basta.
Con il nostro emendamento noi riteniamo che sia codificata nella legge una prassi che è stata instaurata e cioè che la formazione dei programmi di contributi sia fatta dalla Giunta, d'intesa, o sentita la Commissione, e che al Comitato venga riservato il parere sul programma annuale formulato in base a questi criteri.
Ci sembra così di esprimere alcuni concetti nuovi, ma mi pare già di capire che siamo ben lontani da questa realtà.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Questa questione viene da lontano e tornerà più volte...



RIVALTA Luigi

Andrà lontano!!



BIANCHI Adriano

Spero che non vada lontano come ti auguri, perché te ne pentiresti anche tu quando avessi delle responsabilità di Governo.



BERTI Antonio

E' un processo alle intenzioni che non sei in grado di dimostrare.



BIANCHI Adriano

Do dei giudizi che è consentito formulare in questa sede e mi spiego perché non voglio essere frainteso.
La formulazione dell'emendamento che vuole recepire quanto si ritiene sia recepibile del suggerimento dei Consiglieri Berti, Rivalta e Marchesotti, intende precisare che il Comitato non è competente a dare giudizi sulle opportunità o sulle scelte politiche implicite in ogni programma, soprattutto in ogni programma di relazioni di opere tecniche che comporta dei giudizi tecnici che riguardano la sua fattibilità, le modalità di applicazione, gli standards, che riguardano una quantità di criteri e di motivazioni. Io ritengo che non si possa neanche esautorare il Consiglio e la Giunta, che è espressione del Consiglio, anche parzialmente subordinando, rendendo indispensabile un parere su quella che è la sua squisita competenza da parte di un organo che non è investito di poteri elettivi. Il Consiglio conserva tutto il potere e ha tutti gli strumenti di richiesta, di stimolo, di interpellanza, di mozione e poi il rapporto corretto tra la Giunta e il Consiglio consente di chiamare la Giunta a spiegare ed a sottoporre al Consiglio i criteri con i quali formula i suoi programmi, consente i giudizi sui programmi, sulla loro rispondenza a interessi obiettivi o a vedere se invece le scelte sono fatte in base a preferenze o ad altre valutazioni.
Quindi il non accogliere l'emendamento così come è formulato "i programmi annuali per la concessione dei contributi di cui agli artt. 2 e 3 della presente legge" significa che il Comitato che la legge prevede non è abilitato ad esprimere pareri, che in questo caso sarebbero squisitamente politici, sulle scelte che il Consiglio Regionale - attraverso la Giunta e attraverso l'integrazione dei poteri e delle facoltà che questi organi che si integrano hanno - intende formulare. Il Comitato formula i suoi giudizi che sempre hanno un'implicazione politica, lo capisco Consigliere Berti non esiste il giudizio tecnico in astratto che non abbia le implicazioni politiche, ma con questa limitazione si vuole stabilire chiaramente che la Giunta, che il Consiglio non chiede pareri ad un Comitato, li chiederà all'opinione pubblica in generale, verificherà il proprio comportamento in quella che è la dialettica democratica per vedere se opera bene o se opera male, ma non chiede pareri sul proprio modo di operare politico perché in questo è investito di responsabilità che ritengo non siano delegabili.
Questo è il significato; che poi la soluzione sia l'ideale, raggiunga i risultati migliori o non li raggiunga, questo è un altro discorso.
In ordine poi al rapporto tra Giunta e Consiglio, tra Giunta e Commissioni, tra Giunta e opposizione si è già anche instaurata una prassi secondo la quale la Giunta non si sottrae alla richiesta di sottoporre i programmi, gli esami, i criteri e quant'altro riguarda la formulazione dei programmi di intervento perché questi siano improntati a criteri di obiettività e secondo scale di priorità e di valori e non secondo l'arbitrio di una mera discrezionalità.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Berti Rivalta Marchesotti di cui ho dato lettura.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
L'emendamento non è accolto.
Pongo in votazione l'art. 4 nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 28 hanno risposto si 21 Consiglieri hanno risposto no 7 Consiglieri.
L'art. 4 e approvato.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Vorrei fare una dichiarazione.
Visto l'andamento di questa discussione in cui sono state confermate soprattutto in rapporto alla politica delle istituzioni private e anche in rapporto ai poteri del Consiglio, posizioni che noi giudichiamo arretrate rispetto all'evoluzione politica che questo Consiglio ha già in precedenza dimostrato e ritenendo inaccettabile tutto questo, il nostro Gruppo lascia l'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Era evidente che questo sarebbe avvenuto signor Presidente; sono stato solo preceduto perché mi ero consultato con l'Assessore per suggerire di chiedere al Presidente, stante anche la tensione, del resto eccessiva e non proporzionata alla divergenza presente, di aggiornare la seduta dopo una lunga e faticosa giornata e di riprendere la votazione regolarmente martedì mattina.



PRESIDENTE

Penso sia opportuno sospendere la seduta, riunire i Capigruppo e poi dare comunicazione delle decisioni che i Capigruppo insieme assumeranno.
Devo comunicare che presiedo io in quanto il Presidente si è sentito poco bene. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19,25, riprende alle ore 20)


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta.


PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo hanno deciso di sospendere la seduta del Consiglio e di rinviare a martedì prossimo con il seguente ordine del giorno: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Comunicazioni del Presidente 3) Prosecuzione esame disegno di legge n. 239 dall'articolo 5: "Norme per l'incentivazione delle iniziative di Enti locali, di Enti ospedalieri e di Istituzioni di assistenza e beneficenza, assistite da contributo regionale e istituzione degli organi consultivi in materia di opere pubbliche d'interesse regionale" 4) Ordine del giorno del Consiglio Regionale a conclusione del dibattito sul problema occupazionale 5) Esame disegno di legge n. 250: "Interventi regionali in materia di sistemazioni idrauliche e forestali, opere idrauliche e difesa del suolo" (Relatore Giletta) 6) Esame disegno di legge n. 260: "Convalida D.P.G.R. in data 6 febbraio 1975, n. 448, relativo a prelievo di somma dal fondo di riserva per le spese impreviste" 7) Esame disegno di legge n. 200: "Istituzione dell'Albo regionale delle Associazioni Pro Loco" (Relatore Soldano) 8) Esame disegno di legge n. 251: "Organico provvisorio del personale dell'E.S.A.P. (Relatore Visone) 9) Esame deliberazione Giunta Regionale: "Imposta locale sui redditi.
Determinazione dell'aliquota da applicare sui redditi dell'anno 1976.
Proposta" 10) Esame proposte di legge nn. 17-74 140 concernenti i "Contributi agli istituti di patronato ed assistenza sociale" (Relatore Soldano).
Preciso che questa proposta l'abbiamo messa per ultima a seguito della richiesta avanzata dal Presidente della Giunta nel pomeriggio, per poterla discutere in Giunta. Il Presidente aveva chiesto di non metterla in discussione martedì, ma giovedì, l'abbiamo messa quindi all'ultimo posto certi che martedì non passerà e quindi scatterà a giovedì.
Nella giornata di martedì si riuniranno i Capigruppo per prendere conoscenza di quanto avranno deciso le Commissioni e per quanto concerne i comprensori e le leggi agrarie che sono in discussione e vedere se eventualmente potessero già, alcune di quelle leggi, essere messe all'ordine del giorno di giovedì.
Non credo di avere altro da dire. Qualcuno chiede la parola? Dichiaro tolta la seduta.



(La seduta ha termine alle ore 20,10)



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