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Dettaglio seduta n.302 del 03/04/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SANLORENZO


Argomento: Linee elettriche

Relazione del Presidente della Giunta Regionale sul programma e l'attività dell'ENEL nella Regione Piemonte


PRESIDENTE

Essendo già le 16,30, penso che si possa aprire la seduta per dare la possibilità al Presidente della Giunta di svolgere la sua relazione.
Punto quarto all'ordine del giorno "Relazione del Presidente della Giunta sul programma e l'attività dell'ENEL nella Regione Piemonte".
La parola all'avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Chiedo alla cortesia dei colleghi di poter leggere stando seduto.
Signor Presidente del Consiglio, signori Consiglieri, adempio, con questa relazione, tecnica e politica ad un tempo (politica in termini di valutazione programmatica della Regione Piemonte) ad un dovere e ad un impegno di informazione verso il Consiglio.
Ho ritenuto di raccogliere dati ed ipotesi tecniche perché le valutazioni che si vorrà fare in sede di programmazione siano le più ampie possibili, riservando ovviamente ogni preciso approfondimento per un giudizio responsabile.
Intendo sottolineare l'aspetto positivo della informazione che l'Enel ha offerto alla Regione: è un aspetto politicamente certo importante, che impedisce il verificarsi della più volte denunciata politica del fatto compiuto.
Giova per completezza di esposizione rifarci al piano generale del programma Enel quale è stato di recente annunziato dal Presidente dell'Enel Prof. Angelini alla Commissione Industria della Camera dei Deputati, per esaminare poi il programma Enel per il Piemonte quale è stato esposto lo scorso mese alla Regione Piemonte dal Direttore del Compartimento di Torino Prof. Genesio con i suoi tecnici.
La Regione valuterà l'argomento sotto diversi aspetti, due dei quali sono preminenti: il primo attiene ad un'esigenza di massimo rispetto delle responsabili volontà degli Enti locali, delle comunità piemontesi contemperando esigenze generali ed esigenze particolari, senza che queste siano mortificate pagando uno scotto ingiusto; l'altro riguardante quello della produzione di una energia "pulita", in modo che il progresso sia veramente tale, e non uccida per via l'uomo e la natura, conducendoli a morte nel nome del presunto progresso.
La Regione dovrà essere attenta e vigile, e noi intendiamo consegnare alla seconda legislatura, a quella che si potrà davvero inserire nel vivo del tessuto regionale, un documento ed un dibattito che costituisca valido elemento conoscitivo, capace di consentire applicazioni concrete.
Non vi è certo bisogno di altre parole per sottolineare la grande importanza di questo discorso sul piano del programma, nel quale le comunità piemontesi sono interessate, quali protagoniste.
Gli Assessori con deleghe ai settori dell'Industria, della Programmazione e dell'ecologia, Paganelli, Simonelli e Fonio, sono particolarmente impegnati in materia.
La Relazione Angelini alla Commissione parlamentare: Per quanto riguarda le fonti primarie di energia ha rilevato che già prima dell'attuale crisi energetica, la risorsa nucleare era considerata l'alternativa di gran lunga più importante dei combustibili fossili carbone, petrolio e gas naturale - anche in considerazione dei positivi riflessi sui problemi dell'ambiente.
In questo quadro, il programma nucleare dell'Enel, oltre al completamento per la fine del 1975 della centrale di Caorso, da 850.000 Kw.
e la costruzione entro il 1980 - sempre che le relative autorizzazioni vengano concesse entro tempi molto brevi - di quattro nuove unità da 1.000.000 Kw. ciascuna, già ordinate ed approvate dal CIPE, prevede l'ordinazione nel quinquennio 1975-1979 di ulteriori unità nucleari, con una potenza complessiva compresa tra 14 e 20 milioni di Kw. in relazione all'andamento della richiesta di energia elettrica; nel successivo quinquennio 1980-1984 dovranno essere ordinate altre unità nucleari per una potenza complessiva tra 27 e 36 milioni di Kw.
Secondo tali previsioni, dovrebbero quindi essere in funzione in Italia impianti nucleari per 5,5 milioni di Kw nel 1980, per 20-26 milioni di Kw nel 1985 e per 47-62 milioni di Kw nel 1990.
L'energia nucleare potrà così coprire una parte rapidamente crescente della produzione di energia elettrica dell'ENEL - il 15%/18% nel 1980 circa il 50% nel 1985 ed oltre l'80% nel 1990 - con conseguenti drastiche riduzioni dei fabbisogni di olio combustibile per la produzione di energia elettrica e quindi grande vantaggio per la nostra bilancia dei pagamenti: nel 1985 la produzione nucleare dovrebbe infatti sostituire un consumo di olio combustibile di 35-40 milioni di tonnellate all'anno e nel 1990 di 80 100 milioni di tonnellate all'anno, con un minor aggravio sulla bilancia valutaria di diverse migliaia di miliardi all'anno.
Ma l'investimento occorrente per un impianto nucleare è doppio di quello relativo ad un impianto termoelettrico tradizionale di pari potenza: questo problema da tempo crea difficoltà molto gravi per l'ENEL, unico Ente, anche nazionale, che fino al 1973 non ha potuto disporre del bench minimo capitale proprio: solo in quell'anno all'Enel è stato concesso un fondo di dotazione nella misura estremamente modesta di 50 miliardi l'anno per cinque anni, mentre a tutto il 1973 l'Ente ha dovuto far fronte ad un fabbisogno finanziario di circa 8.000 miliardi di lire, tra investimenti in nuovi impianti, pagamento degli indennizzi alle imprese nazionalizzate ammortamento prestiti, ecc. Sul piano economico va inoltre ricordato che l'Ente ha dovuto mantenere fino allo scorso agosto le tariffe vigenti nel 1959, nonostante i continui e sostenuti aumenti dei costi del servizio.
Nel suo intervento il Prof. Angelini ha sottolineato l'importanza dell'azione che l'ENEL sta portando avanti da molti anni con la realizzazione di un vasto programma di impianti idroelettrici di accumulazione mediante pompaggio, che hanno un costo capitale unitario inferiore a quello degli impianti termoelettrici nucleari, intesi ad elevare l'utilizzazione degli impianti termoelettrici esistenti.
Gli impianti di pompaggio, a prescindere dalla possibile produzione propria, attraverso l'accumulo di energia idraulica consentono di trasferire alle ore di massima richiesta dell'utenza le disponibilità di energia elettrica delle cosiddette "ore e giornate vuote".
L'ampiezza dei lavori eseguiti e programmati dall'ENEL in questo campo non ha riscontro in alcun altro Paese della Comunità europea. La disponibilità di potenza degli impianti idroelettrici di accumulazione mediante pompaggio già realizzati dall'ENEL o che entreranno in servizio entro il 1980 per complessivi 6,5 milioni di KW, sostituisce una potenza all'incirca uguale d'impianti nucleari, con un'economia di investimenti dell'ordine di 1.000 miliardi di lire, con riferimento ai costi attuali della potenza nucleare.
Tornando ai programmi nucleari dell' ENEL, il Prof. Angelini ha ricordato il proseguimento dell'attività - in collaborazione con il CNEN e con l'industria nazionale - per l'installazione del prototipo da 40.000 Kw del nuovo tipo di reattore convertitore avanzato, di concezione originale italiana, il CIRENE, che presenta favorevoli prospettive economiche e consente l'utilizzo dell'uranio naturale in luogo dell'uranio arricchito.
Infine, è stata concretata una collaborazione internazionale per lo sviluppo dei reattori autofertilizzanti a neutroni veloci, che permettono una utilizzazione 60-80 volte più spinta del potenziale energetico dell'uranio naturale.
Nel quadro di questa cooperazione internazionale, l'ENEL - dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni - partecipa ora al 33%, a parità di diritti, ad una iniziativa multinazionale (con l'Ente elettrico francese e la Società RWE tedesca) per lo sviluppo di detti reattori autofertilizzanti, destinati a risolvere in modo definitivo, nel lungo termine, il problema della indipendenza del nostro Paese nell'approvvigionamento di fonti energetiche primarie per la produzione di energia elettrica.
Il Prof. Angelini si è anche soffermato sugli aspetti ambientali dello sviluppo nucleare ricordando che l'esperienza di esercizio degli impianti nucleari ha dimostrato la loro sicurezza, e l'elevata "pulizia" di questa produzione, seconda solo all'energia idraulica.
La sicurezza delle installazioni nucleari, con riguardo ai lavoratori ed alla popolazione circostante è infatti al livello delle più sicure installazioni industriali, e ciò in conseguenza della severità eccezionale delle regole di sicurezza eseguite. Tuttavia, come già verificatosi per la costruzione delle centrali termoelettriche, si nota ormai anche per quella di impianti elettro.nucleari una crescente opposizione, che minaccia di limitare in modo irreparabile il contributo determinante che l'energia nucleare può e deve dare alla soluzione della crisi energetica.
Si rende pertanto assolutamente necessaria la più ampia collaborazione tra l'ENEL ed i Parlamentari, le autorità di governo e la stampa per dissipare le preoccupazioni e far capire l'importanza che la fonte nucleare ed una sufficiente disponibilità di energia avranno sullo sviluppo economico-sociale del Paese.
Ogni sforzo deve essere dedicato dalle parti interessate per la definizione dei siti e per la rimozione degli ostacoli.
Dopo aver illustrato la situazione della costruzione delle centrali termoelettriche, ancora bloccate ad un anno dall'emanazione della legge di localizzazione, il Prof. Angelini ha concluso la sua relazione con un'ampia disamina dei problemi economico-finanziari dell'ENEL, delle economie di gestione e degli aumenti di produttività conseguiti, fornendo per i vari argomenti una dettagliata documentazione Il discorso Angelini è certamente valido: sottolineo soltanto che "lo sforzo" che dev'essere fatto per "la definizione dei siti e per la rimozione degli ostacoli" che consentano l'attuazione di produzione e di disponibilità di energia per lo sviluppo socio-economico del Paese, non pu avvenire passando imperiosamente sulla testa degli Enti locali, così come questi dovranno essere e certamente saranno comprensivi delle esigenze generali, contestando però ch'essi debbano pagare lo scotto nel nome del bene comune, senza un congruo e giusto intervento integratore di limitazioni loro imposte.
E' questione di giustizia.
E veniamo al programma piemontese.
Attualmente i maggiori sforzi dell'ENEL sono orientati in quattro direzioni: impianti idroelettrici di Piedilago in Comune di Premia (Valle Ossola), di Entracque (Valle Gesso), centrale termoelettrica di Chivasso e impianto nucleare di Trino Vercellese.
Gli elementi specifici forniti sui singoli previsti impianti sono stati così specificati.
Impianto di pompaggio Piedilago (Valle Ossola) Le opere costituenti l'Impianto idroelettrico di pompaggio Piedilago Agaro (costo totale dell'impianto circa 150 miliardi) sono: a) l'esistente serbatoio di Agaro a q. 1596,60 (volume utile 18 milioni di metri cubi) già in esercizio sin dal 1940 e regolarmente collaudato.
Per tale serbatoio non sono previste opere di modificazione.
b) la galleria di derivazione in pressione del diametro di m. 6,00 e della lunghezza di m. 2678, con presa d'acqua dal serbatoio di Agaro.
c) il pozzo piezometrico e due condotte forzate metalliche installate in galleria, della lunghezza di m. 1254 cadauna e del diametro variabile da m. 4,15 a m. 3,30.
d) la centrale in caverna nella quale saranno installati otto gruppi reversibili della potenza totale di 1000 MW e le relative apparecchiature elettriche.
e) il serbatoio inferiore da realizzare nella Piana di Pissaro a monte dell'abitato di Piedilago ed avente un volume utile di 4 milioni di metri cubi con uno specchio d'acqua massimo di 22 ha.
La costruzione dell'impianto richiederà un periodo di circa 6-7 anni a partire dalla data di autorizzazione dei lavori da parte delle competenti Autorità.
Una importante prerogativa dell'impianto Piedilago-Agaro è quella di non apportare praticamente nessuna turbativa al regime idrologico dei bacini interessati.
Tutte le principali opere di derivazione ed utilizzazione sono state previste in caverna e tali pertanto da non interferire - o interferire ad un minimo - col paesaggio. Sarà all'aperto solo il serbatoio inferiore di Piedilago, realizzato a mezzo di grosse arginature. Al serbatoio si è dato un andamento planimetrico tale da favorirne l'inserimento nella morfologia locale, eventualmente facendo ricorso ad opportune piantagioni.
Nell'esecuzione dei lavori all'aperto, ed in particolare per gli argini della diga e per le scarpate delle strade di accesso ai cantieri di lavoro verranno adottati provvedimenti di inerbimento, secondo le tecniche più recenti, che hanno dato ottimi risultati in analoghi lavori.
Gli stessi provvedimenti verranno adottati per la sistemazione definitiva delle discariche, la cui ubicazione verrà opportunamente scelta in modo da arrecare i minor danni possibili all'ambiente.
Attenzione particolare è stata rivolta nella progettazione esecutiva delle strade di accesso ai cantieri allo scopo di diminuire, durante l'esecuzione dei lavori, il transito dei mezzi pesanti dagli abitati di Pioda, Rozzaro, Piazza e Premia, utilizzando all'uopo, con alcune opportune varianti, il pistone SNAM fra la Centrale di Verampio e Sagiago ed una nuova strada di collegamento ai cantieri alti che passerà esternamente alle località di Altoggio ed Albogno; d'altra parte, con la nuova viabilità, la popolazione locale potrà godere, a fine lavori, di notevoli vantaggi logistici.
Centrale termoelettrica di Chivasso L'ampliamento degli impianti di produzione attualmente esistenti consiste nell'installazione di due nuove sezioni della potenza di 320.000 Kw ciascuna.
La superficie dei terreni interessati dall'intero complesso è di circa 480.000 metri quadri; questo terreno è in parte di proprietà dell'ENEL, per l'acquisizione della restante parte sono in corso trattative con i proprietari.
L'impianto è previsto per il funzionamento con olio combustibile denso od altri combustibili liquidi (petrolio greggio, DPL) e presenta la possibilità di essere adattato, in un secondo tempo, anche per l'utilizzazione di gas naturale.
L'approvvigionamento del combustibile potrà avvenire sia tramite i due oleodotti esistenti, provenienti dalle raffinerie di Sannazzaro e Trecate sia tramite un nuovo oleodotto che potrebbe collegare la centrale alle vicine raffinerie di Volpiano.
L'impianto stesso potrà essere in seguito collegato anche con la rete di metanodotti ENI.
Le opere principali che costituiranno il nuovo complesso (edificio centrale, edifici generatori di vapore, uffici, officine, magazzini ed altri) avranno altezze di circa 35 metri per l'edificio centrale e 55 metri per gli edifici generatori di vapore; gli altri edifici sono di altezze inferiori ad eccezione del camino che al fine di assicurare una diffusione ottimale dei fumi, secondo le tecniche più moderne, avrà un'altezza di 200 m.
La rispondenza di detta altezza è stata verificata sulla base di studi metereologici, di rilievi al suolo e di calcoli previsionali.
Per quanto concerne le apparecchiature di controllo e di regolazione saranno adottati i più moderni sistemi automatici atti a garantire le migliori condizioni di funzionamento dell'impianto nel suo complesso e dei singoli componenti.
In particolare saranno installate apparecchiature di controllo e di misura per la sorveglianza dei parametri connessi alla condotta dell'impianto ivi comprese quelle relative al rilevamento delle condizioni chimiche e metereologiche nell'ambiente circostante.
L'investimento per le opere suddette è previsto intorno ai 200 miliardi di lire.
Il problema è soggetto di esame a livello ministeriale, e la Regione in persona dell'Assessore all'Industria Paganelli, ha partecipato ad un recente incontro, ancora di carattere interlocutorio, presso il Ministro dell'industria On.le Donat Cattin con la partecipazione del Sindaco di Chivasso e dei rappresentanti dell'ENEL.
La Regione è disponibile per ogni ulteriore intervento che consenta di sbloccare nel modo migliore le situazioni.
Utilizzazione Alto Gesso Impianti: Chiotas - Piastra Rovina - Piastra L'impianto Chiotas-Piastra è un impianto di pompaggio puro tra l'esistente serbatoio della Piastra (capacità utile 9 x 106 m3) ed il costruendo serbatoio del Chiotas (capacità utile 27 x 106 m3) posto quest'ultimo a quota 1978. Il salto massimo lordo dell'impianto è di 1016 metri e la potenza installata è prevista in 1360 MVA su 8 gruppi turbina pompa.
Le principali opere sono rappresentate da: diga ad arco gravità del Chiotas, alta circa 130 m.
galleria di derivazione, diametro 6,10 m., lunga circa 7,5 km pozzo piezometrico 2 condotte forzate in galleria, diametro 3-3,6 m.
centrale in caverna.
L'impianto Rovina-Piastra è un impianto misto di pompaggio e produzione tra l'esistente serbatoio della piastra ed il Lago naturale della Rovina (capacita utile 1,20 x 106 m3) posto quest'ultimo a quota 1528.
Nel serbatoio delle Rovine confluiscono le acque raccolte con due canali di gronda che sottendono un bacino imbrifero di circa 77 km2.
Il salto massimo lordo è di 603 m, e la producibilità diretta derivante, dai deflussi naturali, è di 150 Gwh.
Le principali opere sono rappresentate da: canali di gronda in galleria per una lunghezza totale di circa 15,6 km.
galleria di derivazione, diametro 2,9 metri e lunga circa 6,5 km.
pozzo piezometrico condotta forzata in galleria, diametro 1,9/2,3 m.
Il gruppo di produzione e pompaggio della potenza di 130 MW verrà installato in adiacenza ai gruppi Chiotas-Piastra.
I lavori sono stati iniziati nel 1970; si prevede l'entrata in funzione dei primi due gruppi alla fine del 1978.
Le opere attualmente in costruzione sono conformi al progetto notificato al Ministero LL.PP. in data 11/10/'69 tramite il Genio Civile di Cuneo e presentato successivamente in forma esecutiva nel giugno 1970. I lavori sono stati autorizzati con D.M. 22/5/'70 n. 495.
L'istruttoria formale è stata conclusa ed il Consiglio Superiore ha emesso voto favorevole con provvedimento n. 17 del 24.6.'71. Ciò significa che istituzionalmente la Pubblica Amministrazione ha già definitivamente ritenuto dal giugno 1971 gli impianti conformi ed utili al pubblico interesse.
Successivamente nel marzo 1972 il Genio Civile di Cuneo, su parere del Consiglio Superiore dei LL.PP., si rendeva promotore di incontri tra l'ENEL e gli Enti locali interessati al fine di concordare e proporre precise condizioni a tutela del paesaggio, della flora e della fauna, nonché degli altri interessi pubblici e privati al fine di contemperare le necessità dell'ENEL con quelle dei Comuni di Valdieri e di Entracque e della Provincia di Cuneo.
Peraltro tali riunioni non ottenevano l'esito richiesto in quanto gli Enti interessati chiedevano drasticamente la non esecuzione delle gronde.
L'ENEL, dopo aver illustrato i motivi che a suo parere rendono compatibili gli impianti e le gronde in particolare con gli interessi locali pubblici e privati, allo scopo di far definitivamente cessare ogni eventuale dubbio ha prospettato un'ipotesi di aggiornamento del progetto delle gronde stralciando da esso numerose derivazioni ed aumentando ulteriormente i rilasci d'acqua a valle delle prese, anche oltre i limiti che sono ritenuti sufficienti a garantire la conservazione dell'ambiente naturale.
I signori Consiglieri sanno bene, perché ciascuno di essi è stato in proposito direttamente interessato dal Sindaco di Entracque, che anche di recente (16/3/'75) ritorna puntualmente sull'argomento in termini vivacemente e fortemente polemici, quali siano i punti di vista che pongono su posizioni radicalmente divergenti Comune ed Enel.
La posizione non può rimanere all'infinito insoluta: e poiché le parti si dichiarano pronte a risolvere il problema, penso che ad una soluzione si possa giungere, "nell'interesse nazionale e regionale" come opportunamente scrive il Sindaco di Entracque nella richiamata lettera del 16 marzo 1975 che loro conoscono.
Centrale elettronucleare PIEMONTE (Trino Vercellese) In relazione alla locazione di Impianti Nucleari nella Regione del Piemonte l'ENEL informa che sono attualmente in corso indagini e studi per accertare la possibilità di ubicare un impianto nel Comune di Trino Vercellese.
Ove detti studi portino a risultati positivi, l'impianto da ubicare sarà del tipo ad acqua leggera ed uranio arricchito, articolato su due unità di circa 1000 Mwe ciascuno.
Le caratteristiche generali dell'impianto previsto vengono così esposte: Generalità Ciascuna unità è costituita da un edificio per il reattore, da un edificio per il turbogeneratore e da un insieme di altri edifici nei quali sono ubicati la sala manovra, gli impianti ausiliari del reattore, le apparecchiature per il maneggio del combustibile fresco ed irradiato, i quadri elettrici, gli impianti di trattamento del condensato e dei rifiuti radioattivi e i gruppi Diesel - generatori di emergenza.
Vi sono poi altri edifici nei quali sono sistemati i servizi generali (uffici laboratori, magazzini etc.) e gli impianti comuni alle due unità (produzione acque di reintegro, produzione di vapore ausiliario, impianto antincendio, etc.).
L'energia prodotta sarà immessa nella rete nazionale a 380 kV attraverso l'annessa stazione, cui faranno capo due elettrodotti provenienti rispettivamente uno da nord ed uno da sud.
Generatore nucleare di vapore Il generatore nucleare di vapore che equipaggia ciascuna unità, è costituito da un reattore ad acqua in pressione avente una potenza termica di 2775 MW, corrispondente alla produzione di 5530: tonn/ora di vapore saturo alla pressione di 66,1 km./cm2, con un contenuto massimo di umidità pari allo 0,25%.
Il generatore nucleare di vapore è costituito essenzialmente dal reattore a tre rami in parallelo del circuito primario ognuno dei quali comprende un generatore di vapore ed una pompa di ricircolazione.
Il reattore consiste in un recipiente a pressione di forma cilindrica a fondo emisferico, con coperchio imbullonato, avente una altezza complessiva di 13,03 m. un diametro interno di 3,99 m. ed un peso a vuoto di 316,6 tonn. Il nocciolo del reattore è composto da 157 elementi di combustibile il peso dell'uranio ivi contenuto, sotto forma di ossido di uranio mediamente arricchito al 2,50% dell'isotopo fossile U235, è di circa 72,5 tonn. Nel nocciolo sono alloggiate 53 barre di comando per il controllo della reattività e quindi per la regolazione della potenza; esse sono del tipo a fascio e costituite ciascuna da 24 barrette in lega argento-indio cadmio che si muovono all'interno degli elementi di combustibile.
La refrigerazione del nocciolo è assicurata dalle tre pompe di ricircolazione a velocità costante con tenute meccaniche a perdita controllata sull'albero.
Impianto di produzione Il turboalternatore di ciascuna unità, utilizza il vapore prodotto dal rispettivo generatore nucleare alla velocità di 1500 giri/min. La turbina è composta da un corpo di alta pressione (AP) e 3 corpi di bassa pressione (BP), tutti a doppio flusso e disposti su uno stesso asse, che risulta radiale rispetto all'edificio del reattore; tra il corpo AP e i corpi BP sono disposti 4 gruppi separatori di umidità-surriscaldatori.
Il vapore viene scaricato al condensatore con un contenuto di umidità a pieno carico pari al 10,5%. Il condensatore è del tipo a superficie, con tubi ortogonali all'asse della turbina.
E' previsto un dispositivo di sorpasso della turbina, che consente di convogliare il vapore direttamente al condensatore, avente una capacità dell'8,5% della portata nominale di vapore.
Il ciclo termico prevede 6 stadi di preriscaldatori, dei quali 5 di bassa pressione (BP) ed uno di alta pressione (AP). I primi due stadi di BP sono costituiti ciascuno da tre preriscaldatori a superficie di tipo orizzontale; i rimanenti tre sono costituiti ciascuno da due preriscaldatori dello stesso tipo. Lo stadio AP consta di 2 preriscaldatori di tipo verticale.
L'alimentazione del reattore è assicurata da due turbopompe ed una elettropompa aventi ciascuna una capacità pari al 50% della portata nominale.
L'alternatore, della potenza di 1133 MVA a tensione ai morsetti di 26 kV a 50Hz è del tipo a refrigerazione del rotore con idrogeno a 4,2 kg/cm2 e dello statore con acqua demineralizzata; l'eccitazione è del tipo statico con elementi semi conduttori, alimentata a 6kV.
Schema elettrico L'alternatore di ciascuna Unità, per mezzo di due condotti di barre a 26 kV., a fasi segregate in parallelo, è collegato a due trasformatori elevatori. Il lato AT di questi trasformatori di potenza è collegato alle sbarre della stazione a 380 kV. Dai condotti sbarre sono derivati due trasformatori di unità ciascuno della potenza di 36 MVA, aventi variatore di tensione sotto carico, per l'alimentazione dei servizi ausiliari. Sono inoltre previsti due trasformatori di avviamento, ciascuno della potenza di 36 MVA, con variatore di rapporto sotto carico, derivati dalla rete esterna a 130 kV per l'alimentazione dei servizi ausiliari in fase di avviamento o di arresto dell'unità o in caso di guasto ad un trasformatore di unità.
Il sistema a media tensione comprende n. 8 sbarre a 6kV., delle quali: 4 sbarre per gli ausiliari elettrici normali, 2 per gli ausiliari generali e 2 per gli ausiliari di emergenza.
Il sistema 380 V comprende n. 7 sbarre per gli ausiliari normali e generali e n. 4 sbarre per gli ausiliari di emergenza.
I carichi di emergenza sono distribuiti fra le 2 sbarre a 6 kV e le corrispondenti sbarre a 380 V in modo che la disponibilità di un gruppo di sbarre a 6 kV-380 V è sufficiente a fronteggiare qualsiasi situazione di emergenza.
In caso di mancanza di alimentazione normale, ciascuna sbarra di emergenza a 6 kV viene alimentata da un gruppo Diesel-generatore della potenza di circa 3,4 MW. Un terzo gruppo Diesel-generatore è disponibile come riserva a ciascuno degli altri due. Il sistema in corrente continua comprende due sbarre a 220 V, 2 sbarre a 110 V ognuna con una batteria in tampone a due raddrizzatori al 100% alimentati dalle barre di emergenza a 380 V.
Un sistema in corrente alternata a 120 V alimenta il sistema di protezione del reattore e la strumentazione nucleare. Questo sistema è alimentato dalle sbarre di emergenza a 380 V attraverso convertitori statici dalle batterie a 110 V.
Regolazione e protezione Il sistema di regolazione dell'impianto offerto è del tipo "reattore segue" mediante movimento automatico delle barre di controllo.
Variazioni di potenza di notevole entità possono essere ottenute manualmente mediante movimento delle barre di controllo oppure mediante variazione della percentuale di boro nel fluido primario.
La regolazione è realizzata con apparecchiatura elettronica di tipo analogico.
In caso di distacco totale del carico la potenza del reattore viene ridotta automaticamente mediante inserzione di barre di controllo ed il vapore in eccesso viene scaricato al condensatore attraverso l'apertura delle valvole di bypass.
La supervisione di impianto è di tipo tradizionale integrata da calcolatore. La supervisione del flusso neutronico è effettuata con strumentazione esterna al reattore e con strumentazione interna al nocciolo a lettura saltuaria.
Il sistema di protezione adotta la logica 2 su 3. Sono impiegati componenti allo stato solido con possibilità di prova automatica.
Opere idrauliche - Smaltimento finale del calore Per il raffreddamento dell'acqua di circolazione dei condensatori è allo studio l'adozione di torri di raffreddamento; in tal caso sarebbe richiesto un prelievo di acqua dal fiume pari a circa 2m3/s per ciascuna unità.
Per lo smaltimento finale del calore sono allo studio diverse soluzioni; fra queste è stata considerata l'adozione di specifiche torri di refrigerazione indipendenti per ciascuna unità e su due sezioni al 100 con una autonomia di funzionamento di circa 30 giorni.
Sicurezza nucleare e protezione dell'ambiente La produzione di energia termica nel reattore ha luogo attraverso il processo di fissione che avviene all'interno degli elementi di combustibile e pertanto le scorie che si formano nel corso del funzionamento del reattore rimangono racchiuse in tali elementi, salvo a migrare in piccolissima parte a seguito di eventuali difetti negli stessi nel refrigerante primario.
Appositi impianti sono previsti per il trattamento dei rifiuti radioattivi e consentono di limitare i rilasci verso l'ambiente esterno a valori cui corrispondono dosi di radiazioni per le popolazioni pari ad una piccola percentuale del fondo naturale.
Ai fini della sicurezza nucleare sono previste salvaguardie impiantistiche, diversificate e ridondanti, atte a prevenire a seguito di malfunzionamento o di eventi accidentali l'insorgere di un incidente che comporti rilascio di prodotti di fissione all'esterno del circuito primario. Tali salvaguardie sono quelle adottate nelle più moderne centrali con reattori ad acqua in pressione.
In particolare il circuito primario del reattore, compresi i generatori di vapore è racchiuso in un contenitore a doppia barriera atto a minimizzare il rilascio verso l'ambiente esterno dei prodotti di fissione.
Sempre ai fini della sicurezza nucleare sia il circuito primario, sia il sistema di contenimento e le salvaguardie impiantistiche vengono progettati in maniera tale da poter assolvere le rispettive funzioni anche nel caso del peggiore terremoto prevedibile.
Inoltre attorno alla centrale viene prevista un'area di rispetto dell'ordine di circa 800 m. di raggio.
Aspetti di carattere urbanistico e socio-economici Come previsto dalla legge n. 880 del 18/12/1973 dovrà essere stipulata la convenzione urbanistica con il Comune una volta definita l'esatta ubicazione dell'impianto nucleare; fermo restando che rimane a carico dell'ENEL ogni opera di urbanizzazione primaria all'interno del recinto della centrale, dovranno essere concordate con il Comune quelle altre opere di urbanizzazione primaria (strade, svincoli autostradali e raccordi ferroviari) che siano necessari per la costruzione e l'esercizio dell'impianto nucleare, opere che saranno costruite a carico dell'ENEL e quindi cedute gratuitamente al Comune ed agli altri Enti competenti.
Pertanto tali opere potranno essere definite con precisione al momento dell'esame con il Comune della predetta convenzione. L'onere da parte ENEL per tali opere è stato di recente fissato dal Decreto Legge n. 50 del 17/3/1975.
Il personale di esercizio per due sezioni da 1000 MW ammonta ad un totale di circa 300 unità. Di tale personale alcuni saranno laureati e circa 50 saranno diplomati dagli Istituti Tecnici nelle specializzazioni nucleari, meccaniche ed elettroniche.
Per la realizzazione di entrambe le unità si prevede un tempo comprensivo dei lavori preparatori sul sito, di 80 mesi con una media di 1000-1200 operai al giorno, sempre che non vi siano ritardi nel rilascio delle varie autorizzazioni. Le ore lavorative totali per ogni unità sono dell'ordine di 6.000.000.
Come per tutti gli impianti di produzione dell'ENEL il personale di esercizio viene addestrato con corsi di orientamento professionale durante il primo periodo successivo all'assunzione oppure con un insegnamento misto e formale sul lavoro.
Nei corsi vengono impartite nozioni teoriche e pratiche sulle tecniche di lavoro unitamente a nozioni di prevenzione infortuni.
Ciò non esclude che l'ENEL in fase di convenzione con il Comune sede dell'impianto possa dichiararsi disponibile a promuovere l'istituzione di appropriati corsi di specializzazione per la mano d'opera locale.
Una centrale elettronucleare si avvale non solo di tecniche e processi industriali di natura altamente specializzata, ma anche, soprattutto durante il suo esercizio, di attività artigiane e medio industriali satelliti che sono in parte al servizio della centrale medesima.
Data la molteplicità delle condizioni locali non è peraltro facile fare stime concrete, anche se l'esperienza passata ci ha mostrato intorno ai nostri impianti un fiorire di tali iniziative.
Al fine di incentivare in genere lo sviluppo industriale ed artigianale della zona, l'ENEL è disposto a concedere, per un determinato numero di anni e per certe potenze di energia elettrica, la riduzione del 50% del contributo di allacciamento per nuove iniziative industriali ed artigianali nel Comune interessato dall'impianto nucleare o in un comprensorio più ampio da concordare.
Per quanto concerne la costruzione, l' ENEL, nell'ambito dei propri regolamenti, inviterà alle gare di appalto ditte locali per quei lavori inerenti la costruzione della centrale che per le loro entità e caratteristiche tecniche siano compatibili con le capacità imprenditoriali delle ditte locali stesse.
Per quanto riguarda infine l'indicazione delle misure di salvaguardia della salute e dell' ambiente ci richiamiamo alla stretta osservazione da parte dell'ENEL del DPR n. 185 che prevede un intervento responsabile di Enti cui per legge è demandato il compito di garantire la sicurezza degli impianti e la protezione sanitaria dei lavoratori e delle popolazioni.
Oltre a curare la realizzazione delle centrali di produzione per la copertura dei fabbisogni di energia elettrica, l'ENEL provvede a potenziare adeguatamente le sue reti mediante nuove costruzioni di linee di trasporto di stazioni di trasformazione, di impianti di distribuzione. Anche gli investimenti connessi a tali costruzioni sono cospicui: per il quinquennio 1975-1979 si prevede, nella Regione Piemonte, un investimento dell'ordine di 300 miliardi di lire, di cui circa 200 nel solo settore della distribuzione (sostanzialmente: cabine, linee di media e bassa tensione).
Si innesta nel discorso generale della produzione e della distribuzione dell'energia un aspetto particolare che interessa il Piemonte, e che ritengo doveroso segnalare per la compiutezza del discorso: è quello delle Aziende elettriche municipalizzate.
Aziende municipalizzate La legge sulla nazionalizzazione dell'energia elettrica 6.12.1962, n.
1642, ha previsto che potessero proseguire la loro attività, in regime di concessione da parte dell'ENEL, le aziende elettriche municipalizzate i cui Comuni richiedessero la concessione entro i due anni successivi alla pubblicazione.
Nella Regione Piemonte si sono avvalsi di tale facoltà i Comuni di Torino, Vercelli e Gattinara, rispettivamente per le loro aziende municipalizzate, delle quali la prima è produttrice e distributrice di energia elettrica, le altre due soltanto distributrici.
La concessione dovrebbe essere regolata secondo un capitolato tipo che peraltro potrebbe essere redatto in modo difforme a seconda delle circostanze, come è consentito dalla legge - capitolato che è stato approvato secondo uno schema disciplinare D.M. nel settembre 1974.
Le norme previste nel capitolato tipo non sono state considerate dalle aziende municipalizzate atte a consentire la prosecuzione dell'attività elettrica, con un regime di sufficiente efficienza ed autonomia. L'ENEL non intende ammettere l'adozione di capitolati difformi dal capitolato tipo.
Per questo motivo, nonostante siano ormai trascorsi più di 12 anni dalla legge di nazionalizzazione non sono ancora state perfezionate le concessioni per la massima parte delle Aziende.
I punti che sono considerati maggiormente contrastanti con la opportunità, riconosciuta dalla legge di nazionalizzazione, di conservare la esistenza delle aziende elettriche municipalizzate al di fuori dell'ENEL, sono i seguenti: durata della concessione limitata nel tempo (15 anni prorogabili a 25), nonostante che nella legge non vi sia alcuna previsione al riguardo pagamento di un canone che è previsto fino al 4% degli introiti, il quale verrebbe a costituire un onere che ricade sulle sole aziende municipalizzate e non sull'ENEL impossibilità di procedere alla costruzione di nuovi impianti di produzione e distribuzione, senza benestare dell'ENEL, al quale verrebbe tra l'altro riservata l'alimentazione dell'utenza oltre un certo limite di potenza assenza di previsione circa la sorte delle concessioni idroelettriche, assentite dallo Stato a suo tempo, che venissero a scadere durante il periodo di concessione (in assenza di tali norme dovrebbe valere la regola fondamentale del passaggio della concessione allo Stato e quindi all'ENEL) divieto di scambi di energia tra le aziende concessionarie e tra queste e l'ENEL per i Comuni ove esiste la doppia distribuzione - ENEL e aziende municipalizzate - blocco della situazione in atto, senza possibilità di miglioramento della distribuzione per le municipalizzate, nonché divieto di estendere la distribuzione fuori del territorio comunale.
Per quanto riguarda l'A.E.M. di Torino, che nella Regione è la più importante (ha circa 1450 dipendenti ed un bilancio annuo che fino ad ora ha pareggiato sui 24 miliardi), deve riconoscere che i rapporti mantenuti tra la stessa Azienda e l'ENEL, sono improntati ad uno spirito di buona collaborazione. E' però da tenere presente che alcune delle concessioni per derivazioni idroelettriche della stessa azienda sono prossime alla scadenza (quella dell'impianto di Chiomonte nel gennaio 1977 e quella dell'impianto di Susa nel 1980, per cui questo problema assume una notevole importanza in quanto la perdita delle concessioni verrebbe a diminuire le possibilità produttive dell'Azienda, che attualmente è autosufficiente nei confronti della propria utenza.
Per gli impianti di Chiomonte e di Susa, tra l'altro, L'A.E.M. di Torino aveva in progetto la realizzazione di un nuovo impianto che sottendeva i preesistenti e consentiva un notevole aumento di potenza e di producibilità: la realizzazione del progetto non è però potuta avvenire in tempo utile, anche perché l'ENEL si è opposto al rinnovo di concessioni che L'A.E.M. aveva contemporaneamente chiesto. E' stata esaminata, senza per giungere a risultati positivi, la possibilità di realizzare il nuovo impianto in collaborazione con l'ENEL: il problema presenta notevoli aspetti di convenienza, per cui sarebbe opportuno suggerire un ulteriore riesame della questione, anche alla luce delle direttive che sono state preannunciate in materia dal Ministero dell'Industria.
Signor Presidente, signori Consiglieri, nel rassegnare questi dati riaffermo l'impegno che il grave e complesso discorso dell'energia trovi al più presto una soluzione soddisfacente.
Si tratta di impegnare nell'arco di tempo di cinque anni una somma di oltre 1.600 miliardi; di concorrere sul piano occupazionale ad un impiego di oltre 6.000 unità di lavoro per alcuni anni - suddivise in 3.500 operai edili e 2500 elettromeccanici - e di circa 6-700 addetti alla gestione dei nuovi impianti; di risolvere con il problema della produzione e distribuzione dell'energia per il progresso socio-economico della Regione anche quello della conservazione e difesa di un ambiente sotto il profilo naturalistico ed ecologico, perché il progresso possa verificarsi quantitativamente e qualitativamente senza che la crescita civile dell'uomo, che è l'essenziale, ne sia compromessa.
In questa direzione si svolgerà e svilupperà l'intervento della Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Ha così termine la relazione del Presidente della Giunta sui lavori dell'ENEL.
Apro la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Besate, ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, l'argomento è di così vasta portata che credo sarebbe impossibile affrontarlo compiutamente tenendo contemporaneamente presenti i tempi a disposizione del Consiglio per smaltire tutto il programma di leggi e di provvedimenti che ha sul tavolo.
Mi limiterò quindi al massimo, compatibilmente con l'importanza dell'argomento. Non farò tutta la storia, naturalmente, della crisi energetica, dei motivi nazionali ed internazionali che l'hanno provocata, e li do per scontati e conosciuti, ognuno ha le sue opinioni in merito, dico soltanto che nel considerare le comunicazioni del Presidente partiamo dalla convinzione che la crisi energetica attuale non sia un dato transitorio a tempo più o meno breve, ma che la sua soluzione sia connessa ad un radicale mutamento delle politiche internazionali oltre che nazionali e del tipo di sviluppo, il che vuol dire, in definitiva, ad un nuovo modello dei consumi.
E vengo subito alle questioni che riguardano il Piemonte e più specificatamente alcune delle centrali che sono state qui illustrate dal Presidente, secondo le comunicazioni fatte dal rappresentante e dai tecnici dell'ENEL.
E cominciamo dalla centrale della Valle Gesso. Qui c'é proprio poco da dire perché tutti i Consiglieri ormai da anni ricevono periodicamente sistematicamente le denunce del Comune di Entracque che ci ha costantemente tenuti informati anche dei rapporti Comune-Regione, Comune-ENEL, ENEL Regione e di quello che sta avvenendo in quella valle: c'é veramente il pericolo che la valle venga distrutta e che l'economia montana venga posta in una condizione difficilissima.
Noi comprendiamo benissimo che c'é bisogno di energia, quello che per ci rifiutiamo di sottoscrivere è che i fabbisogni di energia vengano assunti come alibi per impianti alla maniera selvaggia, tipo appunto la Valle Gesso, tipo il ventilato (nel 1972) impianto termo-elettrico di Chivasso, tipo quello annunciato di Trino. Perché? Perché per Chivasso, ad esempio, mentre nel luglio 1972 (mi pare fosse allora presente l'Assessore all'ambiente Chiabrando) in un dibattito tenuto presso il Comune, i rappresentanti dell'ENEL vennero a darci notizie molto rassicuranti su quell'impianto, scoprimmo però che si diceva nella relazione scritta, che il maggiore inquinamento era prodotto addirittura dagli scarichi delle automobili, ma che quei dati erano stati raccolti da una relazione sull'inquinamento degli scarichi automobilistici a Chicago, addirittura ai punti semaforici, e trasferiti alla situazione di Chivasso senza nemmeno, a parte tutte le questioni dell'ambiente, la riproduzione proporzionale quantitativa. Quindi c'é una certa faciloneria nell'usare un linguaggio pseudoscientifico da parte dell'ENEL per minimizzare gli inconvenienti prodotti dalle centrali. Il dire che c'è un camino di 200 metri può fare molta impressione, ma i Comuni della zona collinare rilevano: siamo già inquinati dalla anidride solforosa e voi venite a dire che portate i camini a livello delle nostre case.
Quello che chiediamo per Chivasso è che venga autorizzato dal Sindaco previo non impegno, ma contratto scritto, che non si faccia un, impianto con nafta pesante o olio denso combustibile come dice l'ENEL, ma un impianto a metano per la nuova centrale e nel contempo si metanizzi la vecchia centrale di Chivasso, altrimenti, per quanto possa essere minimo l'inquinamento aggiuntivo prodotto dalla nuova centrale a metano, tale è già l'inquinamento prodotto dalla vecchia centrale da non consentirne altro. A questo proposito noi chiediamo formalmente che le risultanze della Commissione che ha operato in questi tre anni di indagine sulla situazione dell'inquinamento di Chivasso vengano rese pubbliche, mentre finora sono conosciute da pochi.
Detto questo sull'impianto di metanizzazione come conditio sine qua non, chiediamo che nello stesso tempo venga adottato l'accorgimento di riutilizzazione dell'energia calorifica per un piano di riscaldamento cittadino centrale per tutta la città il che, oltre a produrre un risparmio, riduce l'inquinamento. Terzo punto, importantissimo, è che tutta la questione che riguarda l'impianto della centrale termoelettrica di Chivasso venga seguita mediante un Comitato dei Comuni rappresentanti i cittadini della zona (perché sono undici i Comuni interessati a questo comprensorio termoelettrico) a tutela degli interessi della salute dei cittadini, della disponibilità delle acque.
Non ultimo è la tutela dell'agricoltura della zona perché in un convegno tenuto dal mio partito, non più tardi del 19 marzo u.s., a Chivasso, al quale hanno partecipato anche le altre forze politiche, Comuni della zona, agricoltori ecc., è stato detto che in quella zona vive una delle zootecnie più progredite e più pregiate del Piemonte, affermazione che non è stata contestata.
Centrale elettronucleare di Trino.
C'é stata recentemente, mi pare due mesi fa, una riunione presso la Camera di Commercio di Vercelli, alla quale partecipavano naturalmente anche il Comune di Trino, la Giunta Regionale con l'Assessore Simonelli ed un funzionario della Regione, rappresentanti vercellesi politici, sindacali ecc., tecnici dell'Ufficio progettazione dell'ENEL.
Nella relazione che ci ha letto il Presidente risulta prima di tutto che a Trino c'è già una centrale elettronucleare che fino a quando non andrà in funzione quella di Caorso è la maggior centrale elettronucleare d'Italia con i suoi 250 megawatt. Pur essendo stata costruita molti anni fa, è stata realizzata con criteri di prudenza e di salvaguardia dall'inquinamento che la stessa costruenda centrale di Caorso non ha allora venne costruita dalla SELNI che era della Edison.
Con altri due gruppi da mille megawatt l'uno, è chiaro che Trino è la capitale italiana se non europea della produzione elettronucleare.
Cosa ha portato a ricercare l'impianto elettronucleare a Trino, come pure gli impianti nucleari a Saluggia, quelli della Soren, della Coren della Fiat e quelli della CNEN? La grande disponibilità di acqua per il raffreddamento. Però nella relazione si dice che saranno utilizzate torri di raffreddamento per questi impianti elettronucleari, ma non è detto il perché. La verità è che per questi impianti elettronucleari a Trino da mille megawatt l'uno occorre una portata di 40 mc. al secondo ed in quel punto il Po, nei periodi invernali, per quattro/sei mesi all'anno, ha una portata media di 7/8 mc. quindi il divario è tale da non consentire tecnicamente nessuna possibilità di impianto. Si può, mediante la costruzione di torri di raffreddamento, ma quel è l'inconveniente che ci è stato descritto dai tecnici e dagli scienziati dell'ENEL in quella riunione, dietro nostra precisa domanda? Le torri di raffreddamento - hanno detto i tecnici - producono un'evaporazione di 3000 litri d'acqua al secondo, cioè tre mc. d'acqua al secondo, con una nebbia densissima e perenne sicuramente nei mesi autunnali, invernali e primaverili e forse anche nei mesi estivi, e con uno scombussolamento dell'equilibrio dell'ambiente per il deflusso dai camini dei combustibili. In quella zona poi ci sono i cementifici di Morano Po e di Trino Vercellese i quali sollevano delle polveri; non molto lontano c'é la fonderia FIAT di Crescentino, ma attualmente, anche grazie soprattutto all'intervento della Regione, da quei camini esce poco fumo.
Tutto questo dimostra che quando si usano le tecniche idonee, quando c'é il controllo pubblico, si riduce l'emissione nell'atmosfera.
Nel 1972 si diceva che nel 1975 ci sarebbe stata la necessità di 12 miliardi di Kwh in Piemonte, contro una produzione di 7 milioni e mezzo prevedendo tutte le centrali già in programma, quindi con un deficit enorme per l'importazione di energia dall'estero. E' una cosa da verificarsi perché oggi le cose sono cambiate, si tratta in primo luogo di seguire la questione come Regione, con la condizione che sia concessa la licenza di costruzione non con la faciloneria già usata per esempio per quanto riguarda Chivasso o Trino, ma impedendo veramente l'aumento dell'inquinamento. Per la centrale di Chivasso abbiamo fatto precise proposte, sono però le proposte dei Comuni, di tutti i cittadini della zona, degli agricoltori, degli operai, in una parola del Chivassese nel suo complesso.
Sia chiaro che altrimenti non si fa la centrale perché quelli la buttano giù se non ci sono quelle garanzie; noi non siamo contro la centrale per partito preso, siamo contro un insediamento selvaggio e soprattutto contro una centrale che impieghi nafta pesante o olio denso come combustibile.
Per quanto riguarda gli investimenti nucleari d'accordo, ma se in quella zona c'è un'evaporazione di 3000 litri d'acqua al minuto secondo ditemi voi, lì attorno oltre che una zona molto ampia c'é tutta la collina di Camino, di Verrua ecc. Per otto mesi all'anno questa gente non vedrà più il sole, ce l'hanno detto i tecnici dell'ENEL e se volete faccio anche il nome dell'ing. Favero che è il capo progettista dell' ENEL.
Un'altra cosa da tenere presente in quella zona è l'inquinamento atomico, come viene chiamato dal popolo. E' un argomento molto delicato e dei più misteriosi, molti dicono che a differenza degli altri inquinamenti questo produce accumulo successivo e in progressione geometrica; ma anche qui c'è la possibilità di intervenire, secondo quanto mi è stato illustrato dai tecnici di Saluggia e di Trino e dagli stessi tecnici dell'ENEL.
Nell'ordine del giorno che avevamo presentato il 7 settembre 1972 relativo alla centrale di Chivasso, chiedevamo anche se la Giunta non intendeva sottoporre la materia all'esame delle Commissioni Consiliari competenti.
Con questo non volevamo dire che non avevamo fiducia nella Giunta, no sostenevamo soltanto che è materia tale che a nostro giudizio richiede di essere seguita anche dalla Commissione Industria e dalla Commissione ambiente del Consiglio Regionale.
La Giunta si pronunci anche su questa richiesta, che riteniamo di fondamentale importanza, insieme con quella pure da noi presentata di coinvolgere le popolazioni dei Comuni interessati nelle zone della Valle Gesso, del Chivassese e del Trinese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone per mozione d'ordine.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, la relazione dell'avv. Oberto sugli impianti ENEL in Piemonte è certo un documento di grande interesse, ma io non intendo intervenire nel merito come ha fatto dianzi il Consigliere Besate in quanto noi abbiamo avuto conoscenza di questo documento soltanto poco fa e mi pare si fosse convenuto che non dovesse essere discusso nel corso di questa riunione, ma semmai in un'occasione successiva. Le chiedo, pertanto, di aggiornare il dibattito e di consentire a coloro che intendono intervenire di poterlo fare nella prossima riunione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Il Consigliere Zanone ha solo anticipato una valutazione ed una richiesta che avrei voluto fare anch'io e quindi mi associo.



PRESIDENTE

Altre obiezioni? Allora questa sera nella riunione dei Presidenti dei Gruppi sarà posto anche questo problema e vedremo di risolverlo insieme.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame disegno di legge n. 255 concernente la "Sostituzione della Tabella B alla legge regionale 8/11/1974, n. 32"


PRESIDENTE

Passiamo al disegno di legge 255 concernente la sostituzione della tabella B alla legge regionale 8/11/1974 n. 32.
Il relatore è il Consigliere Zanone, al quale do la parola.



ZANONE Valerio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la presente proposta costituisce una modifica alla legge regionale n. 32 che recava "Provvedimenti per la depurazione delle acque; disciplina degli scarichi delle attività produttive" che fu promulgata l'8.11.1974. Ad essa erano allegate due tabelle, A e B, riportanti i limiti, rispettivamente definitivi e provvisori, di accettabilità degli scarichi liquidi provenienti da attività industriali, artigianali, zooagricole. La tabella A prevedeva limiti differenziati per scarichi in acque superficiali, in acque lacuali o stagnanti e in acque di fognatura, ed i valori in essa riportati sono analoghi a quelli contenuti nella Circolare n. 105 (luglio '73) del Ministero della Sanità. La tabella B prevedeva, invece, limiti provvisori indifferenziati per ogni tipo di scarico. Nel concedere il visto alla legge regionale, il Governo richiedeva che la Regione provvedesse a modificare opportunamente i limiti di accettabilità contenuti nelle tabelle allegate affinché non risultassero inferiori ai limiti minimi determinati dal Ministero della Sanità. In data 24/2/1975 è stato assegnato per l'esame referente alla quinta Commissione il disegno di legge n. 255, recante: "Sostituzione della tabella B allegata alla legge regionale n. 32 dell' 8.11.1974". Relatore veniva nominato il sottoscritto, in quanto già presentatore della relazione alla legge regionale sopra menzionata.
Come si rileva dalla relazione della Giunta che accompagna il disegno di legge, si è ravvisata la necessità di modificare i limiti provvisori di accettabilità contenuti nella suddetta tabella "B", tenuto conto delle richieste avanzate dal Governo.
Da un'analisi comparata della tabella "A" e "B" della legge regionale n. 32, si evidenziano in effetti alcuni casi per cui, per certe sostanze nella tabella "B" (limiti provvisori) sono indicati limiti più bassi (cioè più restrittivi) rispetto a quelli contenuti nella III colonna (scarichi in acque di fognatura) della tabella "A" (limiti definitivi, corrispondenti come già detto, alla tabella ministeriale). Se non esistono discrepanze tra i limiti provvisori e finali contenuti nelle prime due colonne della tabella "A" (scarichi in acque superficiali e in acque lacuali), e per tutte le sostanze i limiti finali richiesti sono più bassi di quelli provvisori, si poteva invece verificare il caso per cui un'azienda che scaricasse i propri liquami in fognatura, si vedeva costretta, in due anni ad adeguarsi a limiti più restrittivi di quelli richiesti in otto anni, con evidenti conseguenze anche per gli oneri finanziari di costruzione di impianti più raffinati. Ciò si verificava non tanto per imperfezioni tecniche delle tabelle, quanto per il fatto che la tabella "B" (provvisoria) a differenza di quella "A" (definitiva) non veniva articolata in più colonne, distinguendo i vari tipi di scarico.
A questo inconveniente si è ovviato tramite la presentazione del disegno di legge n. 255 che prevede appunto la modificazione della tabella "B", sia nell'impostazione, sia, di conseguenza, nei valori dei limiti di accettabilità.
Per la formulazione di questa nuova tabella si è tenuto conto in particolare dei limiti contenuti nel p.d.l. nazionale n. 3193 (cosiddetto progetto Merli) ricordando, inoltre, che le tabelle della Regione Lombardia, in parte riprese dalla prima tabella "B", a parere pressoch unanime dei tecnici, erano state giudicate permissive.
La nuova formulazione della tabella "B" prevede due colonne: una comprendente i limiti provvisori di accettabilità per scarichi in acque superficiali, l'altra per scarichi in canalizzazioni di fognatura pubblica.
La prima riporta limiti normalmente più restrittivi rispetto a quelli contenuti nell'unica colonna della tabella "B", legge regionale n. 32; da ciò deriva una maggiore tutela e garanzia per la qualità delle acque superficiali.
La seconda riporta limiti uguali o in alcuni casi di poco superiori a quelli previsti come definitivi nella III colonna (scarichi in fognature) della tabella "A", e quindi leggermente più ampi di quelli contenuti nella prima tabella "B": in pratica, chi scarica in fognature dovrà pressoch adeguarsi ai limiti definitivi: anche in questo caso è garantita la qualità delle acque che arriveranno agli impianti di depurazione comunali o consortili, non pregiudicandone il corretto funzionamento.
In generale, quindi, si nota un sostanziale miglioramento rispetto alla vecchia formulazione, non solo per l'abbassamento dei limiti, soprattutto per gli scarichi in acque superficiali, ma anche per l'eliminazione di alcune incongruenze, come già detto negative per le aziende, esistenti tra i limiti contenuti nelle due tabelle originarie.
La Commissione, comunque, rileva l'opportunità che si pervenga anche per i limiti provvisori di accettabilità agli scarichi a tabelle pienamente legittimate dallo Stato, al fine di eliminare ogni incertezza per le categorie produttive circa l'eventuale differenza che potrebbe crearsi tra normativa regionale ed eventuale normativa statale, ed anche per tale ragione sollecita dal Consiglio l'approvazione della nuova normativa proposta dalla Giunta in conformità alle richieste del Governo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bono. Ne ha facoltà.



BONO Sereno

Signor Presidente, colleghi, quando è stata votata la legge per la regolamentazione degli scarichi delle attività produttive, il nostro Gruppo, dopo un ampio dibattito svoltosi in Commissione ed anche nello stesso Consiglio, si è astenuto nella votazione finale. Voterà invece contro questa proposta di modifica, per due ragioni che illustrerò molto brevemente.
Anzitutto per una questione, diciamo così, di principio. Questa modifica è stata apportata su parere del Commissario di Governo, che ha invitato la Regione a modificare i limiti di accettabilità attenendosi alle tabelle allegate alla legge stessa, in modo che essi non risultassero inferiori a quelli fissati dal Ministero della Sanità.
Ora, il Ministero della Sanità non ha mai fatto alcuna legge per fissare dei limiti di accettabilità, ma ha semplicemente emanato una circolare, che come tale può avere valore indicativo in senso limitativo ma non sicuramente impositivo.
A parte questo, c'è poi da tener presente che se è logico che i limiti stabiliti nazionalmente non debbano essere superati dalle varie Regioni ossia che esse non debbano mostrarsi più larghe di manica, consentendo che si oltrepassi il tasso di inquinamento indicato, non si può impedire alle Regioni di stabilire tassi più bassi, se così consigliano le condizioni reali che esistono in ciascuna di esse, il grado di inquinamento già prodotto, l'intensità degli insediamenti e delle attività produttive. Mi pare completamente assurdo voler decidere per legge che le acque possano avere un certo tasso di inquinamento, che non possano essere fissati regionalmente limiti inferiori, poiché è questo, in sostanza, che vuole il Commissario di Governo, al cui volere noi ci siamo immediatamente adeguati presentando la proposta di modifica. Io ritengo che una posizione di questo genere non possa assolutamente essere accettata da noi.
E veniamo alla seconda ragione, questa di merito, che motiva il nostro voto contrario. E' una ragione che interessa l'altra legge da noi approvata: la legge per la realizzazione degli impianti di depurazione delle acque urbane.
La tabella che ci viene presentata aumenta il grado di inquinamento ammesso per le immissioni delle attività produttive nelle fogne urbane Queste fogne urbane dovranno essere collegate, come abbiamo stabilito con l'approvazione della legge per la depurazione degli scarichi urbani, con collettori ed impianti di depurazione, i quali impianti avranno un funzionamento essenzialmente biologico, nel senso che il funzionamento primario sarà rapportato alla possibilità di esistenza di una fauna biologica. Ora, l'immissione di materiale proveniente dalle industrie inquinante in misura superiore ad un certo limite può pregiudicare la funzionalità di detti impianti. Io ho posto all'esperto della Regione prof. Vanini, in occasione di un incontro avuto in sede di Commissione questa precisa domanda: non verrebbero danneggiati dalla presenza di certe sostanze in quantità più elevata di quanto previsto nella tabella A gli impianti di depurazione che si intende costruire, alcuni dei quali, anzi sono già stati costruiti, per esempio, mi risulta, a Bellinzago di Novara ed in altri posti? (Sono anche in corso polemiche per il fatto che su quell'impianto di depurazione si sono fatti più di cento coperti a tavola...). E la risposta è stata: "E' possibile che gli impianti di depurazione siano danneggiati: se ad un collettore arriva lo scarico, sia pur pretrattato, non di una sola industria ma ad esempio di cento, il sommarsi delle varie quantità di sostanze inquinanti può produrre seri danni all'impianto".
Mi domando, quindi, con quale senso di responsabilità noi ci accingiamo ad approvare una tabella che consente di scaricare nelle fogne urbane scarichi industriali che contengono sostanze che possono pregiudicare, anzi vanificare, tutto lo sforzo che andiamo compiendo con la costruzione degli impianti di depurazione degli scarichi di acque urbane.
Mi si dice che è nelle facoltà degli organi che gestiranno i singoli impianti di depurazione stabilire una normativa più restrittiva. Per riesce facile rispondere, signori, che quando la legge consente alle industrie di scaricare con certi tassi di inquinamento sarà ben difficile all'autorità che gestisce l'impianto di depurazione ottenere che siano rispettati tassi di inquinamento più bassi.
D'altronde, se la regola, che sembra prevalere nelle opinioni della Giunta, e che dei livelli stabiliti nazionalmente non possano essere ridotti localmente, a livello regionale, essa deve valere, direi così anche per il rapporto che deve esistere tra i livelli stabiliti dalla legge regionale e la regolamentazione per il funzionamento degli impianti locali.
D'altronde, mi sembra che noi faremmo un pessimo servizio agli Enti locali che dovranno gestire quegli impianti se prima ancora di aver costituito i consorzi, di aver costituito gli organi di gestione, andremo ad addensare sulle loro spalle già degli elementi di così grossa polemica, di così grosso contrasto con le industrie, che potrebbero arrivare addirittura a paralizzare, o comunque potrebbero rendere difficoltosa, non solo la funzionalità degli impianti, che verrebbero bloccati dagli inquinamenti trasferiti tramite le fogne, ma la funzionalità degli stessi organi di gestione, che potrebbero trovare seri motivi di divisione al loro interno.
Proprio perché, come si evince dalle mie argomentazioni, questa modifica rappresenta un arretramento rispetto alla legge precedente arretramento di cui denunciamo l'estrema pericolosità, noi, ripeto voteremo contro.



PRESIDENTE

Nessun altro Consigliere chiede di parlare? Do allora la parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente ed uso delle acque

Ritenevo non fosse neppure necessaria una replica dell'Assessore dopo l'esauriente relazione della Commissione che ha recepito e condiviso l'iniziativa della Giunta.
Sul fatto che la Regione si adegui alla richiesta del Governo non ritengo sia necessario soffermarsi, anche se è un aspetto formale che ha la sua importanza.
Ritengo che soprattutto valga la questione di merito. Noi, approntando la tabella provvisoria per i primi due anni, avevamo scelto degli indici standards, che risultavano da una media, dimostratasi poi troppo elevata per le acque superficiali, troppo bassa per quelle in fognatura, magari in confronto anche alla tabella finale. Con questa modifica abbiamo ritenuto di arrivare ad una maggior soluzione equitativa, ad una migliore impostazione per quello che è il rapporto fra tabella provvisoria e tabella finale.
Ricordo al collega Bono, le cui osservazioni non mi sono sembrate molto pertinenti, che la tabella provvisoria vale per i primi due anni nell'ambito dei quali dovremo pervenire a certi risultati. Anche se, con l'approvazione di questa legge, che io auspico vivamente, potranno avere avvio i lavori di costruzione delle canalizzazioni e degli impianti di depurazione, le opere di depurazione non potranno essere pronte funzionali, prima della scadenza dei due anni della tabella provvisoria. Ci sembra poi, soprattutto, che in rapporto anche alla tabella provvisoria ci voglia una distinzione tra gli scarichi in acque superficiali, che vanno maggiormente tutelate, e gli scarichi in fognature, dove non ha senso che vi sia una tabella provvisoria se non c'è una maggiore permissività.
Proprio per arrivare ad una soluzione più equa e più giusta la Commissione ha deciso di proporre questa variante, nella cui approvazione, ripeto confido.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo alla votazione dell'unico articolo.
Articolo unico "La tabella B allegata alla legge regionale 8 novembre 1974 n. 32 ed indicata al punto b) del 1° comma dell'articolo 3 della legge medesima è sostituita da quella allegata alla presente legge".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda pertanto alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 32 Hanno risposto si n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 8 Consiglieri L'articolo unico è approvato.
Pongo in votazione per appello nominale la tabella allegata.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 30 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 7 Consiglieri Anche la tabella è approvata.
Non occorre altra votazione, poiché la legge si compone di un unico articolo, che è stato approvato.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Esame proposte di legge n. 17-74-140 concernenti i "Contributi agli Istituti di patronato ed assistenza sociale" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto settimo dell' o.d.g.: "Esame proposte di legge n. 17 74-140 concernenti i "Contributi agli Istituti di patronato ed assistenza sociale" ".
La relazione è stata affidata alla professoressa Soldano.
La parola al Presidente della Giunta, che l'ha chiesta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non ha ancora potuto esprimere su questo provvedimento il suo parere ed è convocata appositamente per farlo nella giornata di martedì.
Chiederei pertanto l'aggiornamento di questo punto.



CALSOLARO Corrado

In qualità di presentatore di una delle tre proposte, mi dichiaro d'accordo per il rinvio, affinché la Giunta possa esaminarle più compiutamente. Chiedo però alla Presidenza del Consiglio di farne inserire la discussione al primo punto dell'ordine del giorno della prossima seduta.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno viene formulato dai Presidenti dei Gruppi: saranno essi a decidere se accogliere questa richiesta. Chiede di parlare il Consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

La nostra parte si associa alla richiesta del Consigliere Calsolaro: anche noi chiediamo che questo argomento sia il primo ad essere discusso nella riunione prevista per la prossima settimana.



PRESIDENTE

Non vi sono comunque opposizioni al rinvio? Allora, passiamo al successivo punto dell'ordine del giorno.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame disegno di legge n. 238 "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo"


PRESIDENTE

Il punto ottavo dell'o.d.g. reca: Esame disegno di legge n. 238: "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo".
Il Presidente della I Commissione, Garabello, scrive in proposito: "Mi pregio comunicarle che la Commissione I, nella seduta odierna, ha esaminato, ai sensi dell'art. 22, comma c) dello Statuto, il disegno di legge n. 238 concernente: "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo", ed ha espresso parere favorevole".
Il Consigliere Besate, Presidente della III Commissione, scrive: "Mi pregio comunicarle che la III Commissione ha esaurito l'esame del disegno di legge n. 238: "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo". Le trasmetto pertanto la relazione approvata dalla Commissione, inoltrata in data odierna alla prima Commissione per il parere sotto il profilo della spesa".
Chiede di parlare per una pregiudiziale l'Assessore Simonelli. Ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Si tratta di una pregiudiziale di carattere finanziario: chiederei l'aggiornamento della relazione, e quindi della votazione della legge, per consentirci di rivedere il meccanismo di finanziamento, non in fatto di sostanza ma semplicemente di forma.



PRESIDENTE

La pregherei di spiegare in che cosa consiste questo difetto di meccanismo, perché altrimenti non si è in grado di decidere sulla sua richiesta.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

La legge figura presentata al Consiglio il giorno 3 gennaio '75, ma non è precisato quando sia stata approvata dalla Giunta, quando cioè abbia iniziato il suo iter. Occorre verificare se tale approvazione sia avvenuta come io ritengo, ancora nel corso del '74 (e inserire l'indicazione nell'intestazione del disegno di legge), poiché solo se l'iter del provvedimento ha avuto inizio nel '74 è possibile finanziarlo utilizzando i 250 milioni stanziati nel bilancio '74, in caso contrario si dovrebbe cercare un diverso modo di finanziamento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non si potrebbe ascoltare ora la relazione e poi effettuare la verifica?



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Posso far effettuare la verifica mentre la professoressa Soldano svolge la sua relazione.



PRESIDENTE

Sulla pregiudiziale chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vorrei insistere perché non si rinvii l'esame di questa leggina, visto che i Comuni interessati ne hanno sollecitato l'approvazione. Mi sembra comunque molto verosimile che la legge sia stata approvata dalla Giunta ancora nel '74, visto che è stata presentata al Consiglio il 3 gennaio '75.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Ecco la precisazione: la Giunta ha dato la sua approvazione nella seduta del 30 dicembre '74. Sul frontespizio va pertanto precisato: "Predisposto, o approvato, dalla Giunta il 30/12//4".



PRESIDENTE

Si provvederà alla precisazione. La parola alla collega Soldano, per la relazione.



SOLDANO Albertina, relatore

Il disegno di legge regionale n. 238 è da porre in relazione con la legge regionale 2 settembre 1974, n. 27, e in modo specifico con l'applicazione della stessa per quanto concerne gli interventi a favore dei Comuni, ai fini dell'erogazione dei servizi previsti dall'articolo 2, con particolare riferimento al trasporto gratuito degli alunni e relativi oneri assicurativi ed all'organizzazione delle mense.
Occorre infatti rilevare che, nonostante il notevole sforzo finanziario compiuto dalla Regione con l'emanazione della legge n. 27 per il servizio di assistenza scolastica a favore degli alunni frequentanti le Scuole Materne, Elementari e Medie di I° grado, si sono dovute riscontrare, in sede applicativa, alcune carenze dell'entità dei fondi messi a disposizione dei Comuni. In particolare, tali carenze sono state evidenziate nei confronti dei Comuni minori, della collina o della pianura, nonché dei Consorzi di Comuni, che sono oberati dalla necessità di affrontare i gravi costi di trasporto imposti dalle distanze, oggi alquanto onerosi in confronto alle limitate disponibilità dei rispettivi bilanci.
Secondo quanto risulta anche esplicato nella relazione illustrativa del presente disegno di legge predisposta a cura della Giunta Regionale, è possibile utilizzare, a fini integrativi, anche se non risolutivi del problema, la somma di L. 250 milioni, regolarmente stanziata nel bilancio regionale 1975, al Capitolo 237, con la seguente denominazione: "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo".
Il disegno di legge n. 238 è costituito da un solo articolo, che prevede quanto testè abbiamo dichiarato.
A conclusione del lavoro di esame regolarmente compiuto, la Commissione ha espresso a maggioranza parere positivo sul disegno di legge stesso.
Occorre tuttavia precisare che i rappresentanti del Gruppo comunista, pur dichiarandosi d'accordo per una definizione del problema in esame, in assenza di proposte di modificazioni organiche alla legge n. 27 del 2/9/1974 da parte della Giunta Regionale, hanno dichiarato voto contrario.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Visone. Ne ha facoltà.



VISONE Carlo

Prima di tutto, ringrazio la Giunta di aver portato all'esame del Consiglio questo disegno di legge per integrare i fondi per la assistenza scolastica.
Di questo problema si è già ampiamente discusso in quest'aula e si è arrivati alla conclusione che i fondi sono insufficienti in rapporto alle richieste ed agli effettivi bisogni.
Preannuncio pertanto che presenterò un emendamento - lo dico fin d'ora perché la Giunta possa esprimere il suo parere - perché siano portati da 250 milioni a 300, utilizzando a questo scopo i 50 milioni che sono stati accantonati sul bilancio per il finanziamento della legge per l'Istituto Universitario di Studi europei, che penso non verrà ancora in discussione in questa legislatura.



PRESIDENTE

Mi faccia pervenire l'emendamento.



VISONE Carlo

E' già pronto. L'ho solo voluto preannunciare all'inizio della discussione.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri intendono parlare? Ha la parola l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'assistenza scolastica

Intervengo su questa legge, che era stata presentata presso la III Commissione, per significare che gli 850 milioni circa che erano rimasti disponibili sul bilancio '74 in parte sono stati spesi, nella misura di 450 milioni, per le-Comunità montane, con provvedimento già adottato, in parte nella misura di 150 milioni, sono già stati destinati ad alcuni Comuni della cintura torinese. Restano, per completare la cifra di 850 milioni, i 250 milioni di cui si è parlato, che dovranno essere destinati ad alcuni Comuni che, avendo fatto dei servizi in maniera completa, in maniera più avanzata, si trovano con bilanci deficitari, magari non approvati addirittura dal Commissario di Governo. Devo far presente che in effetti ci sono dei Comuni di campagna e di collina, come giustamente dicevano la Consigliera Soldano, relatrice, e Visone, che, pur avendo tutti gli svantaggi delle zone montane, non hanno le caratteristiche della Comunità montana, e pertanto non hanno potuto beneficiare di quei contributi straordinari cui mi sono riferito prima. Si tratterà di ripartire il poco che c'é a disposizione, quei 250 milioni, che potranno diventare al massimo 290 se sarà approvato l'emendamento preannunciato, equamente, da buoni fratelli.
Mi corre però l'obbligo di dire qui che bisogna spazzar via ogni illusione per quanto concerne l'avvenire, perché i problemi che ci sono adesso nelle Comunità montane, nei comunelli di campagna, nei grandi centri urbani e soprattutto attorno a Torino, rimarranno, magari esaltati ulteriormente, nel prossimo futuro.
Il bilancio di quest'anno, praticamente, per quanto concerne - il settore Pubblica Istruzione, ha confermato la cifra globale - parlo naturalmente delle scuole dell'obbligo (materne, elementari, medie) in 9 miliardi e 450 milioni. (C'è stato un piccolo spostamento, di 200 milioni che sono stati detratti dall'art. 5 per essere destinati all'art. 2, per cui i Comuni, anziché 3 miliardi e 800 milioni, avrebbero 4 miliardi mentre le scuole, anziché 3,8 miliardi ne avrebbero 3,6, ma questo non sposta molto le cose). O si troverà la possibilità di pescare da quel fondo comune - posto che si possa pescare - una cifra che si aggiri intorno a 800 milioni - 1 miliardo, così come è avvenuto lo scorso anno, per poter andare incontro a queste particolari necessità, oppure i provvedimenti che stiamo prendendo in questo momento e che abbiamo preso in favore delle Comunità montane non potranno più essere applicati, a meno di modificare la legge 27 sull'assistenza scolastica spostando alcune destinazioni in modo da favorire altre voci. Però, è evidente che, con il poco che vi è a disposizione, premiare qualcuno significa punire qualche altro.
Mi è sembrato doveroso far presente questo, perché il problema dell'assistenza scolastica tipica, attraverso mense e trasporti, che debbono fare i Comuni è un problema grave, che richiede un impegno non indifferente, soprattutto di natura finanziaria, che il Consiglio Regionale in avvenire dovrà prendere in considerazione facendo delle scelte, se mai tagliando da qualche parte, perché queste sono spese correnti che non è possibile fare attraverso mutui, per poter favorire questo settore che ne ha, a mio giudizio, parecchio bisogno.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Passiamo quindi alla votazione dell'unico articolo .
Articolo unico "La Regione, per consentire l'assegnazione a Comuni od a Consorzi di Comuni di contributi straordinari per l'assistenza scolastica a, favore degli alunni della scuola dell'obbligo, utilizza la somma di L. 250 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede con una disponibilità di pari ammontare, esistente nel fondo di cui al cap. 1018 del Bilancio 1974, ai sensi della legge 27.2.1955, n. 64, nonché istituendo nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975 il cap. 237, con la denominazione "Interventi straordinari per l'Assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo" e lo stanziamento di L. 250 milioni.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di Bilancio".
E' pervenuto un emendamento a firma Visone: "Nel primo comma, sostituire la somma di 250 milioni con la somma di 300 milioni".
La stessa sostituzione, a mio avviso, andrà fatta nel secondo comma.



VISONE Carlo

Se l'emendamento sarà accolto, la cosa sarà consequenziale.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Bisognerebbe però indicare a quale voce si attingono i 50 milioni che qui si aggiungono.



PRESIDENTE

Sospendo cinque minuti la seduta, in attesa che ci venga procurata una copia del bilancio sulla base della quale potremo decidere dove reperire la somma in questione.



(La seduta, sospesa alle ore 18,20 riprende alle ore 19)



PRESIDENTE

Vorremmo sentire il parere del Presidente della Giunta a proposito dell' emendamento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Penso che la variante potrebbe anche essere accettata. Però, mi pare considerando la questione più che altro sotto il profilo dell'opportunità che non sia opportuno che il Consiglio Regionale bocci - perché di questo in buona sostanza si tratterebbe - una legge che in questo momento è ancora giacente presso la Commissione che la deve esaminare. Se noi diciamo: utilizziamo in altro modo i 40 o 50 milioni che erano stati riservati, in pratica ci sostituiamo alla Commissione nel dare un giudizio sulla accettabilità della proposta di legge.
Pregherei il Consigliere Visone di voler considerare questo motivo di opportunità e pertanto di non voler insistere nella presentazione del suo emendamento.



VISONE Carlo

Signor Presidente, pur con molto rammarico, insisto, perché ritengo che questo capitolo debba essere, anche di poco, impinguato. Ho già presentato un nuovo emendamento in cui l'aumento viene ridotto a 40 milioni, visto che in bilancio per quella legge vi erano solo 40 milioni.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è contraria all'emendamento per ragioni di opportunità, cioè non perché non ritenga che la somma disponibile necessiti di avere maggior consistenza, ma perché ritiene inopportuno destinare ad altro scopo una somma che è stata prevista a finanziamento di una legge tuttora all'esame della Commissione, praticamente bocciandola.



PRESIDENTE

Poiché il Consigliere Visone insiste nel suo emendamento, non mi resta che metterlo in votazione.
Pongo dunque in votazione l'emendamento Visone con il quale si propone di sostituire la cifra di 290 milioni a quella di 250 e che vi era nel testo originario della legge. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo unico quale risulta con l'accoglimento dell'emendamento Visone. Si proceda.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 27 Hanno risposto SI' 24 Consiglieri Si sono astenuti 3 Consiglieri L'articolo unico è quindi approvato. Abbiamo esaurito l'ordine del giorno della seduta odierna.
Diamo lettura delle interrogazioni pervenute.


Argomento:

Esame disegno di legge n. 238 "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo"

Argomento:

Interrogazioni (annuncio)


FRANZI Piero, Consigliere Segretario

Interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta del Consigliere Sanlorenzo relativa al progetto di legge per la salvaguardia del Parco del Ticino.
Interrogazione urgente dei Consiglieri Berti, Fabbris, Vecchione relativa alle gravi difficoltà incontrate per gli accertamenti dei tumori femminili, in particolare presso il Centro di Corso Savona, ove le prenotazioni sono state chiuse.



PRESIDENTE

Ha così termine la seduta.
Ringrazio i Consiglieri.
E' presumibile che la prossima riunione sia fissata per giovedì 10; i Capigruppo ne stabiliranno l'ordine del giorno. Convoco i Capigruppo ed il Presidente della Giunta.



(La seduta ha termine alle ore 19,10)



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