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Dettaglio seduta n.301 del 03/04/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente Relazione Presidente della Giunta sul programma e l'attività dell'ENEL nella Regione Piemonte Prosecuzione esame proposta di legge n. 135: "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli" Esame disegno di legge n. 255 concernente la "Sostituzione della Tabella B alla legge regionale 8/11/1974 n. 32" Esame proposte di legge nn. 17 - 74 - 140 concernenti i "Contributi agli Istituti di patronato ed assistenza sociale" Esame disegno di legge n. 238: "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo".
Se nessuno ha osservazioni da fare, l'ordine del giorno si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle adunanze del 27 marzo '75 sono stati distribuiti ai Consiglieri. Dato però che sono stati consegnati solo in inizio di seduta, e pertanto non vi è stato tempo per esaminarli, le eventuali osservazioni potranno essere fatte nella seduta successiva.


Argomento:

Interpellanze ed interrogazioni


PRESIDENTE

Il punto secondo dell'o.d.g. reca "Interpellanze ed interrogazioni".
La prima interpellanza in ordine cronologico è quella del Consigliere Carazzoni; ma essendosi il presentatore allontanato, ritengo momentaneamente, dall'aula, proporrei di iniziare con l'esame della successiva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Ferraris relativa alle iniziative da assumere presso la direzione della "Moda Massa" di Cocconato in merito al licenziamento delle maestranze


PRESIDENTE

Interpellanza presentata in data 21 febbraio '75 in Consiglio, del Consigliere Ferraris, relativa alle iniziative da assumere presso la Direzione della "Moda Massa" di Cocconato in merito al licenziamento delle maestranze.
L'interpellante desidera illustrarla? Ha la parola, per la risposta l'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, della vertenza in esame si è direttamente interessata l'Amministrazione provinciale di Asti, in particolare il suo Presidente, dott. Andriano. L'Assessorato al Lavoro, che si è costantemente tenuto in contatto con la Provincia, seguendo l'evoluzione della situazione, ritiene di dover esprimere il proprio apprezzamento per l'azione svolta dall'Amministrazione provinciale di Asti che si è direttamente fatta carico della vertenza fino ad arrivare alla sua positiva conclusione con l'accordo sottoscritto dalle parti presso l'Ufficio del Lavoro di Asti il 6 marzo u.s.
L'Amministrazione provinciale, su richiesta dell'Assessorato, ha inviato la seguente nota illustrativa sulla vicenda che ha interessato la "Moda Massa": "Le vicende dell'industria astigiana di confezioni in pelle denominata "Moda Massa" ed avente anche sede in Cocconato si inseriscono, sia pure con le particolarità che la diversificazione delle singole condizioni caratterizza ogni aspetto della crisi in atto, nel quadro congiunturale in cui si configura la situazione economica e sociale della provincia e dell'intero Paese.
La decisione della dirigenza aziendale di chiudere lo stabilimento e di licenziare di conseguenza le maestranze è scaturito improvvisamente nel corso delle trattative fra Azienda e Rappresentanze sindacali per il rinnovo del contratto di lavoro. Gli incontri avvenuti sia presso l'Unione Industriale sia presso l'Ufficio del Lavoro di Asti non approdavano a conclusioni positive, per cui verso la fine di gennaio si apprendeva della determinazione del titolare della "Moda Massa" di chiudere la fabbrica.
Attorno a questo avvenimento si mobilitavano subito, con i Sindacati, tutte le forze politiche e gli organi pubblici locali, i quali avviavano con la dirigenza aziendale contatti intesi a fare maggior luce sulle cause che avevano originato il provvedimento e sulle prospettive di rimedi atti a salvaguardare l'interesse di un numero notevole di lavoratori. Va tenuto conto che l'episodio "Moda Massa", come già detto, veniva a collocarsi in un momento particolarmente difficile per la situazione occupazionale locale, caratterizzata dalle vicende Ib-Mei, da quelle della Weber e della D.P.A. e della quasi totalità delle altre Aziende astigiane, le quali hanno tuttora il proprio personale in Cassa integrazione.
Mentre l'assemblea delle maestranze della "Moda Massa" sedeva permanentemente presso l'Amministrazione provinciale, i contatti intrapresi cercavano di approdare a conclusioni concrete ed immediate, ad evitare che la situazione, ormai esasperata, avesse a sfociare in giustificabili prese di posizione anche di forza, che avrebbero avuto riflessi certamente gravi anche sullo stesso ordine civile. Particolarmente proficua si rivelava la mediazione degli Enti locali, in modo specifico dell'Amministrazione provinciale, che riusciva a contenere entro i limiti della normalità le trattative.
Assieme ai sindacati venivano indette riunioni con la Cassa di Risparmio di Asti e con l'Ufficio provinciale del Lavoro. L'obiettivo principale era rappresentato dalla riapertura dello stabilimento per la ripresa a tempi il più possibile brevi della normalizzazione occupazionale.
Le difficoltose trattative, in seguito all'interessamento di tutte le forze locali, approdavano finalmente il 6 marzo '75 ad un accordo, siglato presso l'Ufficio provinciale del Lavoro, tra dirigenza aziendale e rappresentanze delle Organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL.
Sostanzialmente, questo accordo veniva ad accettare, sia pure con una certa gradualità, le istanze dei sindacati e dei lavoratori rappresentati.
Infatti garantiva la ripresa dell'attività aziendale e la riassunzione conseguente della maggior parte del personale. A questo riguardo, l'accordo prevedeva la riassunzione di 65 lavoratori entro dieci giorni dalla firma dell'accordo e di ulteriori 95 lavoratori nell'arco di tre mesi a partire dalla stessa data. Risulta che a tutt'oggi, data 26 marzo, i termini dell'accordo vengono regolarmente rispettati.
Posso poi mettere a disposizione del Consigliere Ferraris, o comunque di chi desiderasse vederlo, il testo dell'accordo cui ho fatto cenno prima nell'esposizione della risposta all'interrogazione.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Nel prendere atto della risposta dell'Assessore, e nel dichiarare che gradirò ricevere la documentazione che l'Assessore stesso mi ha promesso ritengo necessario sottolineare una volta ancora il comportamento inaccettabile, scorretto, della Direzione della "Moda Massa", che, come ha ricordato lo stesso Assessore, mentre erano in corso trattative su ben altre questioni, ha deciso il totale licenziamento delle maestranze.
Concordo su quanto è stato qui detto poi circa l'iter della vertenza ma voglio rimarcare la precarietà dell'accordo ai fini della occupazione e rilevare ancora come gravi difficoltà continuino ad investire l'occupazione nell'Astigiano: anche se si è risolta con l'intervento dell'Assessore - per vero dire, anche questa in modo abbastanza aleatorio - la questione della D.P.A., e se, come tutti ci auguriamo, troverà una quadratura accettabile quella della IB-MEI, nella riunione che si terrà, mi pare, venerdì a Roma fra il Comitato di coordinamento che cura queste vicende di Asti, i sindacati e l'Assessore, rimarrà pur sempre grave e precaria la situazione occupazionale nell'Astigiano, per le condizioni in cui opera oggi lo stesso maggiore stabilimento cittadino, cioè la Way Assauto, che da una parte appartiene tuttora al Gruppo dell'ITT, multinazionale, e dall'altra è, come tutti sappiamo, una industria che lavora esclusivamente per la FIAT.
Per cui il problema che avevo posto in una interpellanza iniziale, che era al di sopra e al di fuori delle singole situazioni aziendali, della esigenza del momento, di una azione da condurre come Regione in collegamento con i sindacati e con gli Enti locali astigiani, resta una delle questioni fondamentali in questo momento, a scanso dell'aggravamento ulteriore della situazione, in modo da impedire che ci si trovi senza alternative. Nel discorso di riconversione dell'industria dell'auto occorre certo una riflessione, un momento di attenzione per quanto concerne il settore industriale della Provincia di Asti.



PRESIDENTE

L'interpellanza è quindi discussa.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Vecchione e Fabbris concernente il mancato ricovero di assistiti da Enti mutualistici in camere speciali di complessi ospedalieri torinesi


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Vecchione e Fabbris, letta in Consiglio il 6 febbraio, concernente il mancato ricovero di assistiti da Enti mutualistici in camere speciali di complessi ospedalieri torinesi.
Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Devo premettere che non è stato possibile accertare con convincente sicurezza che effettivamente sia stato affermato - da parte, deve ritenersi, di dipendenti dell'Ospedale - che il ricovero nelle sale speciali poteva avvenire soltanto se i mutuati si accollavano l'intera spesa, non solo la quota differenziale. Se così è avvenuto è probabile che lo sia stato in conseguenza di una errata interpretazione della legge regionale nei primi momenti dell'applicazione.
E' fatto accertato, però, che il suddetto Ospedale, cioè l'Ospedale Maggiore San Giovanni Battista della Città di Torino, nelle sedi delle Molinette e dell'Astanteria Martini, ha certamente provveduto ad applicare le disposizioni dell' art 8 della legge regionale 14 gennaio '75 ricoverando, nel periodo 1° gennaio 1975 14 febbraio '75, 54 pazienti.
Ad evitare, comunque, errate interpretazioni delle norme di legge, e considerato peraltro che questa legge, a seguito del rinvio da parte del Governo, subì una seconda rilettura da parte del Consiglio Regionale, e che questa rilettura poté avvenire soltanto il 14 gennaio '75, si precisa all'interrogante che l'Assessorato ha disposto una rilevazione statistica per conoscere la dotazione dei posti-letto nelle sale speciali esistenti presso ciascun Ospedale di tutta la Regione, in modo da poter ribadire le disposizioni già impartite con la circolare illustrativa della legge regionale e trasmesse a tutti gli ospedali per cui le sale speciali devono essere adibite ai ricoverati urgenti che per necessità terapeutiche impongono particolari esigenze di tranquillità e di quiete, e in seconda linea a coloro che pagano le differenze, e soltanto per quella parte che è consentita dalle leggi per i ricoveri in regime di libera professione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, non posso accettare il tipo di risposta che è stata data nella prima parte dall'Assessore. Mettendo in dubbio che all'interno del "San Giovanni" si sia verificato quanto da me denunciato, l'Assessore mostra di dubitare della credibilità stessa di ogni singolo Consigliere quando rileva o sottopone al Consiglio medesimo fatti o circostanze che a lui risultano.
L'interrogazione, presentata il 30 gennaio, era stata preceduta da alcune dichiarazioni alla stampa e comunicazioni dell'Associazione Commercianti, che aveva protestato per il rifiuto del ricovero di appartenenti a tale categoria nelle sale speciali del San Giovanni, a meno che accettassero di accollarsi interamente la corresponsione integrale per il ricovero nelle sale speciali. Noi volevamo sapere, nel formulare l'interrogazione, se una indagine era stata svolta all'interno del "San Giovanni" per accertare a, chi, o del servizio accettazione o della Direzione, andasse attribuita la responsabilità di aver imposto queste modalità per il ricovero. La risposta che è stata data a questa domanda non è stata certamente soddisfacente.
Da questa interrogazione e da altre che sono state presentate emerge la necessita assoluta di una immediata verifica del modo in cui vengono applicate le leggi regionali di attuazione della 386. E' noto, ad esempio che in tutto il territorio regionale i medici che operano nelle Case di cura private non rilasciano le fatture sia degli interventi chirurgici, sia degli interventi degli anestesisti. Delle due l'una: o le Case di cura private sono alberghi, o queste fatture devono essere rilasciate, perché la Regione possa, come è suo dovere, rimborsare i cittadini piemontesi che hanno usufruito del ricovero. Non si può lasciar correre che i medici rifiutino di rilasciare le fatture per evadere il fisco, occultando i guadagni che realizzano. Come superare questa situazione? Ponendo l'onere direttamente a carico della Casa di cura privata, che deve rilasciare tutti i documenti a coloro che vi sono ricoverati, ivi incluse le fatture delle prestazioni medico-chirurgiche.
Altro discorso. Una delle quattro leggi della Regione di applicazione della 386, se non ricordo male, all'art. 9 prevedeva l'inizio del convenzionamento tipo con le case di cura private. A che punto è la Regione per quanto riguarda questo aspetto? Queste convenzioni-tipo sono state approntate? Ci si muove in questa direzione? Ecco un'altra necessità impellente: in questo mese di vita che rimane a questo Consiglio cominciare a por mano a questa problematica.
Altro aspetto importante del settore sanitario in cui, come risulta da una interrogazione presentata in data di ieri, dobbiamo rilevare la totale assenza di interventi da parte della Regione, è quello della prevenzione dei tumori femminili. Nei Centri di prevenzione non si accettano prenotazioni che a distanza di sei mesi - un anno dal momento della richiesta di visita a scopo di prevenzione, dato l'altissimo numero di richieste. Dobbiamo allora cominciare ad organizzare anche quei Centri quelle strutture, che già esistono e che vengono abbandonate, come quelle dell'ONMI, come quelle dei Consorzi provinciali antitubercolari.
Non dobbiamo comportarci - l'abbiamo detto già altra volta - come se con la 386 tutto fosse risolto: la 386 è stata un piccolo passo lungo una strada che è ancora lunga, che è importante affrontare subito, altrimenti la comunità regionale farà carico alla Regione delle incongruenze ed assurdità del sistema. La 386 non significa ancora la riforma sanitaria, ma indica la volontà politica di intervenire in questo settore. E questa volontà politica non si denota con il rispondere ad una interrogazione come quella che ho presentato nel modo che abbiamo poco fa ascoltato. Noi siamo certi che i fatti denunciati sono capitati. Se colleghiamo questo fenomeno al fatto che nel bilancio della Regione per il 1975 questi proventi per i ricoveri in camera speciale non compaiono, evidente che ci troviamo di fronte ad un gravissimo pericolo, ad un occultamento della realtà del fenomeno.
Occorre, quindi, attuare questa legge nel modo più completo e più ampio possibile, colpendo le responsabilità di coloro che sulla salute speculano siano essi amministratori o medici.



PRESIDENTE

Anche questa interrogazione è stata discussa.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Interpellanza del Consigliere Carazzoni relativa al versamento di contribuzioni da parte delle aziende per la costituzione di un fondo afferente la soluzione dei problemi relativi ai servizi sociali


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dal Consigliere Carazzoni, letta in Consiglio il 12 dicembre '74 sul versamento di contribuzioni da parte delle aziende per la costituzione di un fondo afferente la soluzione dei problemi relativi ai servizi sociali.
Il presentatore desidera illustrarla? Allora, risponde il Presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una interpellanza, in sostanza, abbastanza singolare, perché tutti sappiamo che nelle trattative che si sono svolte in passato per vertenze di carattere sindacale, occupazionale, di miglioramento di trattamento, il problema è stato ampiamente dibattuto da tutte le Organizzazioni sindacali ed anche da organismi politici, attesa proprio la novità che questo provvedimento portava in campo. Vi era, cioè, da parte dei lavoratori l'accettazione di un contenimento delle loro rivendicazioni di natura essenzialmente salariale, in cambio di un completamento delle spettanze su un piano più generale, cioè non individuale ma della collettività dei lavoratori, attraverso una partecipazione da parte dei datori di lavoro, da convenirsi ma comunque non superante l'1% dell'ammontare del salario.
Questa iniziativa risale a circa un anno e mezzo addietro, ed è stata come dicevo prima, ampiamente trattata e discussa a livello sindacale, a livello politico, anche a livello di partiti, ed è stata oggetto anche di considerazioni da parte di tutti coloro che si interessano ai problemi delle vertenze sindacali. E' un modo certamente nuovo di inserire un apporto esterno di carattere comunitario, di carattere collettivo, che costituisce la squisita rivendicazione personale e soggettiva del prestatore d'opera.
In buona sostanza, alcune aziende hanno convenuto di versare una somma che non dovrebbe essere in ogni caso mai superiore dell'1% dell'ammontare retributivo, ad un fondo collegiale. Fondo che non è gestito dai sindacati così mi pare di aver capito, anche attraverso quanto ho appreso assumendo notizie proprio in questi giorni -, ma da questi versate agli Enti locali i quali utilizzano queste somme per realizzare opere di interesse generale.
Così, ad esempio, è avvenuto per il Comune di Torino, il quale con sua delibera del 26 luglio 1974 ha percepito queste contribuzioni che vengono dal mondo industriale e le ha gestite, spendendo 240 milioni per costruire per esempio, un asilo nido in via Giulio, dove sorgeva un tempo il manicomio di Torino. E' un caso che cito nella risposta unicamente per comprovare che effettivamente la gestione è curata dall'Ente locale. Non tutte le aziende fino a questo momento hanno convenuto di accettare questa impostazione e versato questo 1%. La realizzazione si è verificata però, ad esempio, in due centri molto importanti della Provincia di Torino (non ho potuto raccogliere in merito notizie più ampie), Chieri e Collegno, dove effettivamente in questa direzione si sta camminando.
Fatta questa premessa, semplicemente informativa, e sottolineato l'aspetto di servizio sociale che si dà al modo di gestire, questi quattrini che vengono versati dalle Unioni Industriali, devo rispondere a quello che più specificamente mi viene domandato dal Consigliere Carazzoni e cioè quale sia il mio pensiero in ordine a questa iniziativa. Non so se gli interessi il mio pensiero personale o...



CARAZZONI Nino

Naturalmente, intendevo conoscere il pensiero dell'avvocato Oberto, ma nella sua veste di Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Quand'è così, non esito a dire che si tratta di una forma nuova, che abbisogna di verifiche, alla quale però non si può né si deve rinunciare.
Tanto più che - e rispondo ora alla seconda parte dell'interrogazione - non penso che le Organizzazioni sindacali (CGIL, CISL, UIL), così operando invadano un'orbita che non è loro propria, tentino di appropriarsi di fatto di competenze che spettano agli Enti locali (Regione, Province, Comuni).
Evidentemente, queste Organizzazioni sindacali, attraverso questo modo di risolvere delle controversie, per cui si valuta l'apporto del denaro in una direzione collegiale anziché in una direzione meramente individuale esperimentano un sistema nuovo, che a mio avviso non espropria affatto l'Ente locale delle sue competenze. Questo potrebbe temersi, ipotizzarsi nel momento in cui tali organizzazioni assumessero loro la gestione di questo 1%, decidendo l'impiego in una certa direzione piuttosto che in un'altra; ma se nella zona, nella quale questo versamento viene fatto gli Enti sindacali si rivolgono agli Enti locali, Provincia e Comuni, come di fatto è avvenuto per quanto si riferisce al Comune di Torino, per quanto si riferisce ai Comuni di Chieri e di Collegno - mi pare non ci sia una mortificazione dell'Ente locale, semmai un'adesione all'attività promossa dai Sindacati ma regolata dall'Ente locale.
La terza domanda mi pare abbia avuto implicitamente risposta da quanto detto in merito alle due precedenti, perché nella valutazione che il Presidente della Giunta Regionale fa di questa novità casca l'addebito che in questa maniera siano turbati la dignità e il prestigio e siano mortificati i compiti e i doveri degli amministratori regionali provinciali e comunali, e che non si possano di conseguenza accusare le Organizzazioni sindacali di eccesso di potere in questo settore.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, abbiamo motivo di ritenere che questa sarà, soprattutto per il dibattito sulla legge istitutiva dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli, una seduta alquanto impegnativa nel corso della quale dovremo mobilitare le nostre energie. Voglia consentirci pertanto, signor Presidente, di iniziarla, per così dire, in punta di penna, con una osservazione di carattere personale.
Noi apprezziamo sempre l'oratoria dell'avv. Oberto, che è particolarmente abile, vuoi per doti innate vuoi forse per la lunga pratica forense. L'apprezziamo sempre nella forma, per la verità quasi mai nella sostanza. Ed anche questa volta, al di là dell'attenzione doverosa che abbiamo dedicato alla sua cortese risposta, dobbiamo dire che non siamo rimasti per niente convinti di quanto egli ci ha detto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una fortuna che lei non sia giudice, perché qualche volta i giudici riesco a convincerli.



CARAZZONI Nino

Purtroppo lei sa che qui non si combattono solo cause giudiziarie.
Non vorremmo che nella sua risposta il Presidente -- absit iniuria verbis - fosse rimasto influenzato dal fatto che l'interpellanza partiva dai banchi della Destra Nazionale. Perché il problema che noi abbiamo prospettato esiste in effetti, è reale, tanto che ha formato oggetto di una interpellanza presentata in Parlamento dagli onorevoli Giorgio La Malfa e Francesco Compagna, del Partito Repubblicano italiano. (Quindi, se Presidente della Giunta fosse stato il collega Gandolfi, la risposta ci sarebbe stata data probabilmente in termini leggermente diversi)...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' un augurio fortissimo quello che gli fa



CARAZZONI Nino

Non intendevo davvero fare auguri al Partito repubblicano, se mai insinuare sospetti in lei sulla concorrenza dei suoi colleghi di Giunta.
E' un problema reale, dicevamo, perché, in effetti, non è accettabile a nostro avviso, questo tipo di tassazione nuova che la Triplice sindacale impone nelle rivendicazioni aziendali che sta sostenendo in diverse zone d'Italia. E il problema di fondo è che il contributo dell'1% che viene richiesto come tassazione spontanea delle aziende serve ad alimentare un fondo che in taluni casi - lei ha citato Torino, Chieri, Collegno - viene gestito dall'Ente locale, ma che in altre situazioni i sindacati pretendono di gestire direttamente: così, per esempio, è stato per l'accordo sindacale raggiunto a Prato fra la locale Unione Industriale ed i sindacati della Triplice.
Ora, noi, al di là del fatto che potremmo anche dire, e ci sembra doveroso dire, che riteniamo non debba pesare sull'industria la soluzione di problemi che le forze politiche non sono riuscite a risolvere con loro iniziative, vogliamo sottolineare che, se questo sistema si dovesse generalizzare, si arriverebbe indubbiamente ad un esproprio delle competenze che sono proprie degli amministratori. In termini ancora più chiari: il giorno in cui i Sindacati dovessero decidere la costruzione di scuole o di asili-nido, che cosa ci starebbero più a fare, noi domandiamo i rappresentanti delle Regioni, delle Province o dei Comuni? Dovrebbero forzatamente ritirarsi, di fronte a quello che noi abbiamo definito, e crediamo con termini esatti, lo strapotere della sindacatocrazia. Al di là del fatto, poi, che questo modo di affrontare il problema non può essere accettato neppure per altre considerazioni: basti pensare al fatto che noi assisteremmo ad una proliferazione di servizi sociali nelle zone industrialmente più sviluppate, con stravolgimento di qualunque intento programmatorio, perché si verrebbero ad accentuare ancor più le differenze fra zona e zona, o tra regione e regione.
Ecco perché a noi è sembrato che, pur riconoscendo che siamo ancora alla fase iniziale del sondaggio, del tentativo, fosse opportuna e doverosa una precisa presa di posizione fin da questo momento, per tutte le conseguenze che da ciò possono derivare e fatalmente deriveranno. Lei signor Presidente, ci ha risposto, come dicevamo in premessa, con la consueta abilita oratoria; ma la sua abilità oratoria non vale a rivestire di sostanza il contenuto della risposta stessa. Ci consentirà quindi di dichiararci del tutto insoddisfatti.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza dei Consiglieri Rivalta, Lo Turco, Revelli e Marchesotti sulle iniziative da assumere per la definizione del problema riguardante il collegamento ferroviario Cuneo-Ventimiglia-Nizza


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dai Consiglieri Rivalta, Lo Turco, Revelli Marchesotti, letta in Consiglio il 25 febbraio '75 sulle iniziative da assumere per la definizione del problema riguardante il collegamento ferroviario Cuneo-Ventimiglia-Nizza.
Risponde il Presidente della Giunta Regionale Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La risposta sarà assai breve e credo di soddisfazione per il Consigliere Lo Turco.
Nei giorni passati, come è già noto a tutti i Consiglieri regionali, vi è stato un incontro a Roma, al quale hanno partecipato il Ministro Sarti l'on. Cipellini e il sen. Giraudo, ed in quella occasione il problema della Cuneo-Nizza è stato riesaminato sotto il profilo del finanziamento - perch soltanto sotto questo aspetto vi era stato un intervento che lasciava temere per il completamento dell'opera di ricostruzione. I parlamentari ed il Ministro hanno ottenuto che la competente Commissione della Camera trovasse il modo di arrivare al finanziamento, e pertanto vi è da ritenere che, sistemata la questione finanziamento, si arrivi anche molto presto all'esecuzione delle opere di completamento per il ripristino.
Sono in grado di dire, ove questo non sia conosciuto dal collega Lo Turco, interpellante, che il finanziamento è ora accertato sul bilancio delle Ferrovie dello Stato, e questo fatto indubbiamente pone a carico dell'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato l'impiego del denaro che è sul bilancio, e quindi il completamento di quest'opera, che avrà indubbiamente riflessi importanti sui rapporti fra Italia e Francia sul piano generale e fra il Cuneese, la zona delle Alpi Marittime e la Francia su quello più particolare e specifico.
A questo problema hanno dato il loro costante interessamento anche gli Enti locali del Cuneese. Il Presidente dell'Amministrazione provinciale di Cuneo mi ha tenuto costantemente informato della cosa, sollecitando l'intervento della Regione per il compimento di questo passo. Anche i Consiglieri della zona - oltre al Consigliere interpellante Lo Turco, la Consigliera Soldano ed il Consigliere Falco - hanno sempre tenuto desta l'attenzione su questo problema, che ritengo sia di grosso rilievo anche per l'economia piemontese. Direi anzi che forse - e dò a questo "forse" una accentuazione particolare -, se non si fosse limitata la questione territorialmente alla zona Cuneo-Nizza, ma si fosse parlato di Cuneo-Nizza Torino-Milano e collegamento con l'Est, non vi sarebbero state tante remore, con indubbia mortificazione per il Cuneese, per il compimento di quest'opera. Un'opera che da taluno è criticata - il Consigliere Lo Turco lo sa perfettamente - in quanto comporta un impiego di denaro notevole con scarsa previsione di reddito e di utile; perché è vero che molte opere che hanno respiro sociale come questa non devono essere soltanto valutate dal punto di vista dell'impiego di capitale con corrispondente interesse, per anche il buon utilizzo dei capitali deve essere calcolato.
Comunque, la cosa ha trovato soddisfacente soluzione con l'impostazione della quasi totalità della somma richiesta per il compimento delle opere, e pertanto l'interpellanza ha una risposta positiva nell'interessamento che la Regione ha dato e nell'interessamento che la Regione continuerà a dare per il completamento definitivo dell'opera di riattivazione.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Lo Turco.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Prendo atto con soddisfazione che finalmente, dopo tanto tempo, vi sia una risposta positiva alle richieste di realizzazione del ripristino di questa linea ferroviaria. Sarebbe stato delittuoso lasciare inutilizzate tante opere già concretizzate, con tutti i rischi che comporta il loro abbandono.
Permangono però in me alcune perplessità per il modo in cui sono andate le cose in merito in questi ultimi tempi. Ora che si approssima la data della competizione elettorale ci si è dati da fare un pochino di più di quanto non si fosse fatto in precedenza. E' ben strano poi che dopo che un certo Ministro Caron si era espresso negativamente nei confronti della realizzazione della Cuneo-Nizza per mancanza di fondi, a distanza di appena una quindicina di giorni siano stati reperiti miliardi a decine e decine per una certa autostrada. Comunque, oggi finalmente le Ferrovie dello Stato hanno in bilancio i fondi per mettere in cantiere quest'opera. Sono un po' i misteri ed i miracoli ai quali si assiste quando c'è di mezzo un interesse particolare come quello elettoralistico.
Prendo dunque atto con soddisfazione della risposta, anche se ho scarsa fiducia - ciò non tocca certo, intendiamoci, la persona del Presidente proprio per l'esperienza che in tutti questi anni ho avuto modo di farmi sulla scarsa rispondenza nei fatti delle molte promesse, che dalla enunciazione si passi poi a concretezza operativa. Raccomanderei che si faccia ancora quel poco che si può fare in questo scorcio di legislatura per sollecitare e premere da vicino affinché quest'opera trovi finalmente effettivo avvio.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Comitato RAI

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco e Revelli concernente l'opportunità di un incontro tra la III Commissione consiliare ed i responsabili RAI-TV in merito al problema della ricezione televisiva nell'Alta Val Vermenagna


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dai Consiglieri Lo Turco e Revelli, letta in Consiglio il 6 marzo '75 concernente l'opportunità di un incontro tra la III Commissione consiliare e i responsabili RAI-TV in merito al problema della ricezione televisiva nell'Alta Val Vermenagna.
Risponde il Presidente della Giunta, avv. Oberto



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non è soltanto della zona del Cuneese indicata ma anche di parecchie altre zone della montagna piemontese lo svantaggio di non poter ricevere determinate trasmissioni radiofoniche e soprattutto televisive.
Il problema è delicato e serio, anche per le incidenze non indifferenti che può avere per lo sviluppo turistico di queste zone, in quanto molti dei villeggianti e dei frequentatori delle "Settimane bianche" sciistiche desiderano poter seguire quei programmi, e d'altronde il radio e teleutente di queste zone, dal momento che paga la sua quota, ha diritto ad essere posto nelle stesse condizioni di ricezione di quelli di tutte le altre zone.
Come il Consigliere Lo Turco sa perfettamente, la questione è stata discussa anche nell'Amministrazione della Provincia di Cuneo, dove il suo Gruppo ha presentato una analoga interpellanza per quello che si riferisce alla questione sollevata dalla Comunità montana della Valle Stura.
Ho preso immediatamente contatto con il dott. Zatterin, che a Torino sovrintende a questa gestione. Egli, che naturalmente era a perfetta conoscenza del problema, mi ha dato alcune informazioni che forse faranno giudicare superfluo anche agli interpellanti l'ulteriore incontro da essi sollecitato. E' già prevista l'estensione della rete televisiva: per la zona particolare e specifica della quale si occupa l'interpellanza vi sono alcune difficoltà di ordine tecnico che si sta cercando di superare, per poter aderire alle richieste; la più rilevante è l'esigenza di collocare tre ripetitori intermedi, indispensabili per risolvere in sito il problema.
Tutto questo comporterà un notevole aggravio di spesa ed un certo impiego di tempo.
Il dott. Zatterin, comunque, non ha nulla in contrario ad accettare un incontro in cui chiarire in modo dettagliato queste circostanze.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Lo Turco.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Non mi rimane che ringraziare il Presidente per la risposta parzialmente positiva che mi ha dato riconoscendo che il problema esiste, è noto, e si sta cercando di risolverlo.
Faccio presente ancora che la Comunità montana di quella zona ritiene che alcune difficoltà che in passato la Rai ha addotto siano state superate, in quanto già sarebbero disponibili alcune strutture murarie per l'installazione dei ripetitori. Sarebbe opportuno pertanto sollecitare la Rai a prendere contatto appunto con la Comunità interessata, che è ben disposta a dare il suo contributo pur di essere posta in grado di ricevere regolarmente le trasmissioni.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa. Rimarrebbe ancora quella presentata dal Consigliere Garabello, ma il presentatore ha chiesto per oggi congedo, e quindi la discussione viene rinviata alla prossima seduta di Consiglio.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo per la seduta odierna i Consiglieri Dotti Garabello, Giovana, Nesi, Vera, Visone, Minucci, Marchesotti, Rivalta Paganelli.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario di Governo ha apposto il visto alla legge regionale 25 febbraio '75 concernente: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1975".


Argomento:

c) Presentazione disegno di legge ed assegnazione a Commissione


PRESIDENTE

E' stato presentato il disegno di legge regionale n. 270 relativo a: "Provvedimenti per le biblioteche di Enti locali", che è stato assegnato alla III Commissione in data 2 aprile '75.


Argomento:

d) Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

L'Assessore Chiabrando ha fatto pervenire risposta scritta all'interrogazione dei Consiglieri Ferraris e Sanlorenzo relativa alla politica agraria e cooperativistica in merito alla situazione della Società Produttori latte di Novara.


Argomento: Albo professionale agricolo

Esame proposta di legge n. 135 "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli" (seguito)


PRESIDENTE

Seguendo l'ordine del giorno dovremmo ora ascoltare la "Relazione del Presidente della Giunta sul programma e l'attività dell'ENEL nella Regione Piemonte". Se però il Presidente non avesse nulla in contrario, direi di esaurire nella mattinata, così come ci eravamo impegnati nella scorsa seduta, la discussione sulla legge per l'istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli, rinviando all'inizio della seduta pomeridiana la relazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non ho nulla in contrario.



PRESIDENTE

Allora, proseguiamo ora la discussione della proposta di legge n. 135: "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli". Il Presidente della VI Commissione, Menozzi, relatore sul disegno di legge, ha già svolto nella scorsa seduta la sua relazione. Si apre ora il dibattito.
Il primo oratore iscritto a parlare è il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la proposta di legge all'esame del Consiglio, presentata dai colleghi facenti parte della Coldiretti, è frutto di una rimeditazione rispetto ad altra, quasi analoga proposta presentata fin dal marzo 1972 e poi ritirata.
Il testo era al nostro esame, a nostro modo di vedere, non è molto migliorato rispetto al precedente per quanto riguarda il contenuto degli articoli 1, 3, 4, 5, 7 e 8. E' un testo sul quale non sappiamo ufficialmente, quale concordanza politica esista nell'ambito della maggioranza, perché tre delle forze politiche di cui la maggioranza si compone non si sono mai viste nella competente Commissione, benché due di esse della Commissione stessa facciano parte. Vorrei anzi aggiungere che se nelle ultime discussioni in seno alla VI Commissione non fosse stato presente chi vi parla, non si sarebbe probabilmente raggiunto il numero legale, e forse il testo legislativo non verrebbe oggi in discussione in aula.
Dico questo perché si è spesso sentito dire, fuori dalle sedi ufficiali, che i partiti politici assenti non fossero tanto d'accordo sull'iniziativa, ammesso che lo fossero tutti quelli presenti. Lo dimostra il fatto che la proposta di legge è rimasta ferma per tanto tempo.
Del resto, non posso neanche dire che tutti i partiti politici presenti in Consiglio, per quanto attiene all'agricoltura, abbiano dato il contributo che era lecito attendersi, alle leggi che il Consiglio ha approvato in questi cinque anni. Interventi generici, dichiarazioni di voto, qualche volta sì, ma contributo in Commissione ben poco.
Il collega repubblicano, nell'ultima intervista rilasciata a "Nuova Società" a proposito della crisi economica e del modo di risolverla affermava che erano necessarie azioni strutturali su due direttrici, delle quali una era quella dell'agricoltura; proponeva una politica di ristrutturazione volta a creare forme imprenditoriali ed associative moderne ed efficienti, creando aziende economicamente solide e ben orientate, a prescindere dai contributi, diceva. Desidero dire al collega Gandolfi - che oggi non è presente, come d'altronde altri colleghi dei Partiti di cui parlavo prima, che, caso strano, quando si parla di agricoltura non sono mai in aula -, se ha letto questo testo di legge intuendone le limitazioni e le discriminazioni, si sarà certo reso conto che i propositi suoi, che sono anche i propositi di noi liberali, di creare in agricoltura vero progresso, adottando forme imprenditoriali moderne ed efficaci, diverranno, con l'adozione di questa proposta di legge assolutamente irrealizzabili.
Mi sono tante volte domandato, in questi ultimi tempi, per quali particolari motivi questa proposta di legge, così duramente contrastata e tenuta ferma, venga oggi portata avanti avendo già il Consiglio tanta carne al fuoco, spinti come siamo dalla fretta per la fine della legislatura ad approvare leggi ben più importanti e qualificanti. L'avrei certamente capito meglio l'anno scorso, quando fummo letteralmente assediati da alcune categorie che vennero qui a fare la voce grossa. Si convenne, mi pare allora, che l'Albo sarebbe andato avanti nello spirito delle normative CEE.
Ora, la legge di recepimento di queste normative non è ancora legge, perch licenziata da un solo ramo del Parlamento. E allora, siccome all'art. 1 della proposta ci proponiamo di adeguarci alla legge statale di reperimento, perché non attendere ancora il tempo necessario, che penso potrà essere anche di breve durata? I precedenti in materia non ci sono di grande conforto. Tutti sanno almeno chi è addetto ai lavori, come si arrivò a legge analoga nel 1972 nella Regione a Statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia. La legge fu rigettata due volte, e la terza volta, senza neanche un mutamento, divent legge, nel silenzio del Governo, che lasciò scadere i termini. Qualche maligno pensò che il Governo aveva scelto la strada più semplice, ma meno legale: quella di Ponzio Pilato; anche perché si era in periodo preelettorale, ed un nuovo rifiuto sarebbe stato pregiudizievole per il partito di maggioranza relativa, fortissimo nel Veneto. L'unica Regione a Statuto ordinario che si è data una legge in materia è la Lombardia promulgandola nell'aprile dello scorso anno; ma all'art. 9 di quel testo si legge che essa decadrà con l'entrata in vigore di eventuale normativa statale.
Fatta questa premessa, e tenute nel debito conto le osservazioni di fondo che ho formulato, mi chiedo se non sarebbe buona cosa, al termine della discussione generale, proporre il non passaggio agli articoli e lasciare ai Consiglieri della seconda legislatura, od alla nuova Giunta l'onere, o l'onore, di ripresentare una proposta o disegno di legge in materia.
Venendo ora al contenuto dell'articolato, mi domando che senso ha il definire "imprenditore agricolo" colui che dedichi all'attività agricola almeno l'85% del proprio tempo complessivo di lavoro e che ricavi dalla stessa attività almeno l'85% del proprio reddito, quando, nella direttiva 159 della CEE, si parla di 50%, e quando nelle sole due leggi regionali approvate in Italia, che ho già citato, e detto, ed è stato approvato, due terzi, e di tempo di lavoro e di reddito.
E, a proposito di reddito, a quale reddito vogliamo riferirci; reddito fiscale? Reddito effettivo che emerga da una contabilità? E se di contabilità fosse, quale tipo di contabilità vogliamo considerare? Paradossalmente si potrebbe dire che se una annata agricola infame colpisse un piccolo imprenditore per motivi naturalmente calamitosi non si dovrebbe registrare un reddito. Ed allora, quid agendum? Lo cancelliamo dall'Albo? Altra contraddizione. Nel mese di novembre 1974 l'Assessorato regionale pubblicò un "libro verde" che conteneva norme per l'attuazione degli interventi in agricoltura, da valere per il 1974 e negli anni seguenti.
Tale pubblicazione contiene un elemento di novità, nonostante sia stato oggetto di critiche da parte del Consiglio. La novità consiste nella introduzione di una scheda aziendale e del parametro ettaro/coltura da allegarsi a qualsiasi domanda diretta ad ottenere provvidenze. Ci significa, secondo le parole stesse dell'Assessore Chiabrando, che "ogni azienda, grosso modo, dovrebbe garantire un minimo di due milioni per unità attiva che lavora in agricoltura, così come prevede la Comunità europea" ed è su questa base, dice Chiabrando, che è stata predisposta la tabella ettaro/coltura per individuare l'azienda minima che può aver diritto ai finanziamenti.
Esaminando la tabella citata, si può notare, a prima vista, che i dati in essa contenuti prevedono che per essere ammesse ai benefici le aziende agricole abbiano una consistenza media che a noi pare certamente superiore alle attuali dimensioni medie dell'azienda agricola in Piemonte. La previsione è quindi che un rilevante numero di aziende potrebbero essere escluse da ogni forma di finanziamento, mentre, secondo l'impostazione dell'art. 4 della proposta sull'Albo, fruirebbero delle provvidenze regionali.
Non c'è quindi, a nostro parere, armonia tra la direttiva Chiabrando ed il contenuto del citato art. 4, secondo comma, della legge in esame.
Vogliamo mantenere questa confusione e creare malcontento nella categoria degli agricoltori? La norma transitoria, poi, di cui all'art. 4 consentirà certamente nella fase di primo impianto una inflazione dell'Albo, perché tutti sappiamo che in pratica piccolissimi imprenditori, o pseudo-imprenditori, o coadiuvanti; figurano svolgere attività agricola solo per godere dei benefici dell'assistenza sociale.
Di converso, secondo l'art. 8, primo comma, del testo, categorie di imprenditori agricoli che possono anche avere una doppia attività, ma che hanno dell'azienda agricola un concetto imprenditoriale di grosso impegno sia agli effetti della produzione che della commercializzazione, verrebbero esclusi dalle provvidenze in modo estremamente drastico, senza scampo alcuno.
Basterebbe affermare il concetto della preferenza, mutando la parola "solo" con quella "a preferenza", per rendere meno iniquo il provvedimento per non creare imprenditori agricoli di serie A e di serie D, nemmeno di serie B, per non continuare a perseguire il criterio della discriminazione totale, che purtroppo vale solo ed esclusivamente in agricoltura. Io non ho mai visto un industriale che non prenda delle provvidenze: però in agricoltura, mettiamo che siano anche industriali, secondo talune leggi, e secondo questa legge, sarebbero totalmente discriminati. Le società per azione, poi, vengono totalmente escluse, in contrasto, mi pare, con quanto previsto all'art. 3 della direttiva CEE n. 159. Sono anche queste, amico Gandolfi, imprenditorialità che concorrono a creare aziende economicamente solide e ben orientate! Se l'istituzione dell'Albo può essere lo strumento per realizzare un regime di aiuti selettivi, esso dovrebbe, ripeto, ispirarsi ai criteri comunitari, che hanno come obiettivo l'indirizzo degli aiuti alle imprese in grado di svilupparsi, che presentino un piano di sviluppo, e che si impegnino a tenere quanto meno una contabilità. Qualcuno forse obietterà che queste condizioni potrebbero poi essere imposte in occasione di leggi da emanare o in fase di adeguamento alle direttive Ma allora voglio ancora qui ripetere che meglio sarebbe stato rimandare l'approvazione di questa proposta ad un prossimo futuro. Se invece, così facendo, continueremo a perpetuare questo sistema, basato sovente sull'incoerenza e sulla contraddizione, che noi pensiamo di rilevare, condanneremo ancora l'agricoltura a rimanere su basi strutturali arretrate e metteremo i piccoli agricoltori su un piano di sopravvivenza incerto, condannandoli per la loro stessa sopravvivenza, ad attendere pubbliche provvidenze che sovente sono di carattere meramente assistenziale.
La logica, la buona politica esige di arrivare non ad un Albo di imprenditori bensì ad un Albo o ad un libro delle imprese agricole. E la cosa, per chi vuole capirlo, è ben diversa e, a noi pare, assai più importante. Con un tale discorso non esisterebbe una discriminazione palese od occulta, perché le normative CEE che sta recependo la legge statale vogliono lo sviluppo della buona azienda, vogliono il miglioramento ed il potenziamento delle imprese, e quindi dell'agricoltura in generale riservando ai piccolissimi imprenditori adeguati interventi sociali previsti e ben definiti. E' il modo migliore, a noi pare, di incoraggiare i giovani a rimanere nel campo dell' agricoltura.
Se noi vogliamo considerare l'Albo come un primo passo verso un indirizzo di aiuti o provvidenze selettive destinate con rigorosa obiettività al miglioramento dell'agricoltura, il giudizio del mio Gruppo che è negativo, si potrebbe attenuare in vista di emendamenti che facciano dell'Albo uno strumento più aperto agli imprenditori, come vengono, ho già detto più volte, prefigurati dalle direttive CEE.
L'art. 1 va modificato nella percentuale del tempo di lavoro e del reddito. Se sarà soppresso l'ultimo comma forse si farà un passo avanti.
L'art. 3 va modificato alla lettera a), nella proporzione dei componenti la Commissione provinciale, sostituendo intanto alla parola "designati" la parola "eletti" come era nel vecchio testo, in quanto il sistema elettivo è più democratico. Poi, eleggere 15 componenti, invece di 18, per la maggioranza, e 9, invece di 6, per la minoranza, perché con il rapporto indicato dalla legge la minoranza non avrebbe influenza né peso alcuno.
Nell'art. 4 non si capisce bene cosa intendere per unità attiva: forse serve, pensiamo noi, per inflazionare l'Albo. I finanziamenti, come avevo già accennato prima, dovrebbero essere commisurati all'azienda, e per essa al titolare. I coadiuvanti familiari che non sono titolari dell'impresa potrebbero invece essere riconosciuti in una apposita sezione dell'Albo in cui iscrivere tutti i coadiuvanti familiari, e non solo quelli del coltivatore diretto.
Nell'art. 5 si dovrebbe non precludere l'iscrizione all'Albo a chi abbia superato il 65° anno di età. E' una norma che non ho rinvenuto, salvo errore, in alcuna direttiva o legge regionale approvata, né in disegni o proposte di legge in itinere.
Imprenditore, a parere nostro, è colui che economicamente si sente di produrre reddito, a prescindere dall'età. E qui mi riuscirebbe facile, avv.
Oberto, dire a lei, che è bravo avvocato, ottimo Presidente della Giunta se per avventura lei fra qualche mese volesse acquistare una bella azienda e dirigerla, forse che non sarebbe uomo capace di produrre un reddito? Sono sicuro che un certo reddito lo produrrebbe.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma non mi sento portato a fare il coltivatore diretto, ad assumere la veste di Cincinnato.



PRESIDENTE

Consigliere Gerini, il Presidente Oberto pensa di rimanere qui, non ad andare a fare il Cincinnato.



GERINI Armando

Potrebbe anche voler riposare, ne avrebbe acquisito pieno diritto anche se noi preferiamo che rimanga qui. La mia era solo una ipotesi astratta.
Del resto, mi pare che, non correggendo, produrremmo una norma largamente anticostituzionale.
Sempre all'art. 5 dobbiamo indicare, al punto c), ove è richiesta la "dimostrazione di avere svolto attività di imprenditore agricolo negli ultimi tre anni", qual è l'autorità che lo può affermare? Quale sarà il documento probante? Quello del Sindaco, di una associazione? Di qui non lo si deduce.
All'art. 8 dobbiamo togliere - meglio, desideriamo, scusate se ho detto "dobbiamo", dato il frequente uso che molti fanno qui, dell'imperativo - la discriminazione alla quale ho già accennato, sostituendo a "solo" "con preferenza"; permettendo così agli imprenditori che fossero esclusi dall'Albo di raccogliere almeno le briciole e di non istituzionalizzare un sistema corporativo chiuso di cittadini privilegiati che la Corte Costituzionale in altri settori ha dichiarato illegittimo. Si potrebbe così anche attenuare il fenomeno di scoraggiamento che forse si verificherebbe con l'allontanamento dall'agricoltura di preziosi capitali derivanti dal risparmio professionale e cittadino.
Infine, l'istituzione dell'Albo dovrebbe avvenire presso la Camera di Commercio, Industria, Agricoltura ed Artigianato di ogni Provincia della Regione, così come era previsto nel primo testo, perché così è stato fatto anche in Lombardia, e perché la Camera di Commercio non é, a nostro parere ancora diventata un Ente inutile. La Camera di Commercio ha personale competente e preparato alla bisogna, il quale, oltre a gestire attività promozionali in genere nel settore agricolo, già gestisce altri Albi,come quello dei vigneti a denominazione controllata, quello dei tori da monta pubblica, quello degli esportatori ortofrutticoli. In seno alla Camera di Commercio opera anche una Commissione permanente per i problemi agricoli.
Se invece, come si vuole ora, l'Albo sarà gestito presso i nostri Ispettorati agrari provinciali, tra le altre cose dovremo assumere altro personale, andando incontro a nuovi costi che non erano certamente prima previsti e che sarebbero certamente superiori ad un eventuale concorso di spese da riconoscersi alle Camere di Commercio.
Direi, in conclusione, che solo così facendo e così operando si potrà creare una piccola, dico piccola, armonia fra gli imprenditori agricoli a titolo principale o meno. Diversamente, l'Albo rimarrà uno strumento di conservazione delle strutture esistenti, e quindi, signor Presidente, di dominio della Coldiretti sul piano sindacale e del partito di maggioranza relativo, mi sia permesso affermarlo, sul piano politico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferraris, ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, pur non condividendo per nulla le ragioni di fondo che hanno ispirato la requisitoria contro l'Albo svolta or ora dal collega Gerini, obiettivamente devo dare atto allo stesso collega che effettivamente l'iter di questa legge si è svolto, come egli ha qui denunciato, nell'assenza di alcuni componenti della maggioranza dei lavori della Commissione, con qualche incertezza in alcuni Commissari del Gruppo di maggioranza relativa; sta di fatto che questa proposta di legge ha figurato all'ordine del giorno della VI Commissione per oltre 6 mesi (da settembre, a poche settimane or sono) diventando una delle cause che hanno provocato un notevole (per non dire enorme) ritardo nell'affrontare i problemi della legislazione agraria, in particolare per quanto concerne l'esame ed il varo della legge sugli investimenti in agricoltura e la legge per la cooperazione.
Questo andava detto per la verità dei fatti ed è indubbio che sottintende l'assenza di un accordo sostanziale da parte delle componenti della maggioranza, ma sono problemi che deve risolvere la maggioranza.
Per quanto ci riguarda noi siamo stati fedeli ad un impegno assunto reso pubblico anche con nostri interventi sulla stampa e questa proposta l'abbiamo giudicata con senso critico e costruttivo.
Le ragioni che da opposte sponde e per molti anni sono state portate pro e contro l'istituzione di un Albo professionale dei produttori agricoli sono tutte valide e degne della massima considerazione; noi abbiamo raccolto uno degli obiettivi di fondo, quella della riserva esclusiva, o quanto meno della priorità, della precedenza assoluta dei finanziamenti pubblici ai coltivatori diretti che si intende realizzare con l'Albo: questa istanza è stata,- credo almeno - portata avanti dalla forza che più si è battuta per avere una legge sull'Albo, mi riferisco ai giovani della Coldiretti.
In proposito devo però ricordare che in passato, anche quando ci opponevamo ad un Albo professionale, sempre abbiamo sostenuto l'inserimento nelle singole leggi agrarie che precedentemente venivano emanate dallo Stato, dal Parlamento e successivamente in quelle emanate dalle Regioni della riserva dei finanziamenti ai coltivatori diretti, mezzadri, a coloro che lavorano direttamente manualmente la terra, anzi, in proposito nel 1956 presentammo al Parlamento un progetto di legge per l'istituzione di uno Statuto dell'azienda e della proprietà contadina, proprio per codificare sia la riserva dei finanziamenti, sia uno status giuridico più aderente più conseguente alla norma costituzionale (mi pare sia l'art. 44) che recita "la Costituzione favorisce la proprietà contadina". Questo per precisare le nostre posizioni.
Le varie proposte di legge che vennero via via presentate in passato a proposito dell'Albo professionale non garantivano l'effettiva riserva dei finanziamenti ai coltivatori diretti, ma contenevano quegli elementi di natura corporativa che per ragioni opposte a quelle trattate ora dal collega Gerini anche noi non riteniamo che debbano essere statuiti, ed introducevano l'elemento cosiddetto della professionalità in forme e misure tali che finivano non solo di non corrispondere al concetto effettivo reale, concreto della professionalità (che si acquisisce attraverso la pratica, attraverso l'esperienza, attraverso il ruolo che devono esercitare lo Stato, la scuola e soprattutto la formazione professionale - e per adesso il nostro Consiglio, la maggioranza fondamentalmente perché per quanto ci riguarda una proposta di legge è stata presentata, non ha ancora modificato nulla della vecchia legislazione) ma venivano poste in modo che collegavano l'Albo professionale a quella mozione di ordinamento professionale che sta a significare l'organizzazione giuridica di una determinata professione intellettuale, (limiti, strutture, rapporti coi terzi, rapporti interni, principi deontologici) che praticamente non ha nulla a che spartire con l'attività agricola. Di qui derivarono le perplessità nostre, quelle dei costituzionalisti, dei giuristi, di qui derivano i dinieghi dello stesso Governo e quindi la reiezione di proposte di legge presentate da altre Regioni e che poi, come ha detto Gerini passarono nella Lombardia in forme però diverse, che avevano perso quegli elementi di cui dicevo.
Ho voluto premettere tutto ciò proprio per inquadrare correttamente il problema, per essere coerente con quel concetto che ho affermato prima che si può essere pro e contro l'Albo dipende dall'angolo visuale da cui si affronta il problema.
E' fuor dubbio che la proposta dell'Albo professionale (anche se la parola "professionale" è, a mio avviso, del tutto superflua) che viene sottoposta al nostro Consiglio non presenta più quei caratteri corporativi contenuti nei testi precedenti, anche se permangono ancora chiusure che potevano e possono essere superate, migliorate, modificate, così come non si collega più a quella concezione disciplinatrice di un'attività professionale intellettuale che diventerebbe elemento di impugnativa, di non approvazione da parte del Commissario di governo. Pure superata è stata la prova obbligatoria dell'esame: noi avevamo detto che ci pareva ridicolo sottoporre un coltivatore diretto che per una ragione qualsiasi si fosse dimenticato di iscriversi all'Albo, ad una prova del genere, perché poteva capitare che uno fornito di ampia esperienza e di scilinguagnolo poco sciolto si trovasse in difficoltà, mentre un imprenditore fallito ma con un titolo di studio o soltanto con scilinguagnolo la poteva superare.
Resta ancora la questione del brevetto, ma che così come è congegnata è qualcosa che concediamo in quest'Italia che ha tanti cavalieri commendatori e grand'ufficiali, si è trovato un modo di dare il brevetto che non crea nessun problema. Purtroppo però il testo della proposta di legge che viene sottoposto al nostro esame non contiene quella riserva dei finanziamenti esclusivi, neppure la priorità dei finanziamenti a beneficio dei coltivatori diretti. E' ben vero che tale riserva, se fosse stata esclusiva, avrebbe anch'essa cozzato contro l'ordinamento giuridico del nostro Paese e non a caso noi avevamo proposto una legge nazionale, quella dello statuto dell'azienda e della proprietà contadina.
L'Albo avrebbe potuto comunque contenere la riserva specifica della priorità dei finanziamenti ai coltivatori diretti, avrebbe potuto tradurre quel principio statutario della nostra Regione (che in genere ritroviamo anche negli Statuti delle altre Regioni) che ha scelto come azienda fondamentale da privilegiare per l'equità dei rapporti nelle campagne l'azienda contadina a proprietà familiare, singola od associata. L'Albo invece stabilisce la priorità a favore degli imprenditori agricoli a titolo principale, così come del resto questo termine era già entrato nella legge per la zootecnia e come viene ripetuto nelle proposte di legge che sono all'esame della Commissione e che verranno prossimamente all'esame del Consiglio Regionale.
E qui va detto subito però che questa norma di imprenditore agricolo così com'è congegnata, non crea nessun problema per i grandi imprenditori che noi definiamo "agrari", semmai, se crea qualche problema, se sbarra la strada ai finanziamenti la sbarra nei confronti dei cosiddetti operai contadini, di coloro che lavorano a part-time, la può sbarrare, se rimane l'attuale ultimo comma dell'art. 1 ai contadini di quelle piccole aziende che il nostro Assessore ha già provveduto ad escludere, come ho detto più volte, arbitrariamente, dalle provvidenze attraverso quelle norme di attuazione che lei Presidente del Consiglio è tenuto, in base ad un preciso impegno, a porre in esame in sede di Capigruppo, norme che, ho già detto e ripeto, sono arbitrarie, cioè non hanno nessun supporto nella legislazione sia nazionale che regionale, almeno fino al momento attuale.
Se si crea qualche problema dunque, lo si crea nei confronti di quelle piccole aziende, di quei coltivatori autentici che possono avere bisogno di integrare i loro redditi e che, pur svolgendo un'attività secondaria, sono autentici imprenditori, ma stando a quelle percentuali dell'80% di reddito dell'azienda e 80% dell'attività lavorativa, potrebbero essere esclusi.
Quindi, nessuna obiezione di principio, come abbiamo già affermato in questo Consiglio molto tempo fa, ma un discorso di merito. E con il discorso di merito che abbiamo portato avanti in Commissione abbiamo provocato il ritiro del primitivo testo, la presentazione di un secondo testo e poi abbiamo contribuito a modificarlo, a renderlo più accettabile.
Rimangono ancora alcune riserve e sono quelle che, per motivi opposti sono state esposte anche dal collega liberale: noi proponiamo di sopprimere l'ultimo comma dell'art. 1 e di ritornare al testo, già approvato dalla Commissione e cambiato, non dico approfittando di un colpo di mano, ma approfittando dell'assenza di un Commissario della maggioranza che partendo dalle sue posizioni, non accettando le nostre, aveva sostenuto che l'articolo 1, per quanto riguarda la percentuale di reddito e di tempo dedicato all'agricoltura si doveva limitare a ratificare quella indicata dalle direttive comunitarie che ormai sono state recepite, quali che siano le nostre riserve, da un ramo del Parlamento e lo saranno prossimamente dall'altro ramo del Parlamento.
Sopprimendo l'ultimo comma dell'art- 1 riportiamo il testo ad una norma comunitaria, diversamente presentiamo un emendamento in cui precisiamo qual'è la percentuale di reddito e di tempo di lavoro che riteniamo congrua al fine di non chiudere la porta alle piccole e medie aziende,a quei contadini che ricorrono anche ad attività extra, pur restando fondamentalmente dei coltivatori diretti.
Il nostro Gruppo avrebbe inoltre preferito non inserire all'art. 8 la riserva dei finanziamenti agli iscritti all'Albo perché non si tratta di una riserva a favore dei coltivatori diretti, ma a favore degli imprenditori agricoli, allora tanto valeva dire che l'Albo è uno strumento che inquadra questa figura, e poi, ogni legge, a seconda dell'importanza avrebbe potuto fare riferimento a tutti gli iscritti all'Albo, ai coltivatori diretti se si tratta di una legge per la casa e via di seguito per certi interventi indubbiamente occorre andare oltre perché quando si tratta di opere collettive è indubbio che la discriminazione non rende a nessuno e diventa fonte di difficoltà nella stessa realizzazione delle opere.
Ad ogni modo su questo articolo non presentiamo emendamenti perché in Commissione, dopo che è caduta la nostra prima proposta (che del resto era pure dell'Assessore e bene accetta dal Capogruppo della D.C. ma è caduta forse per la loro assenza ai lavori della Commissione) è stato possibile un accordo che rende questa riserva molto più articolata nel senso che non opera più quando si tratta di opere collettive, quando si tratta della montagna, e noi tutti sappiamo che ciò che ho detto vale per la pianura e per la collina, ma vale soprattutto per i coltivatori della montagna, credo che non se ne trovi uno per Paese che faccia esclusivamente il coltivatore diretto a titolo principale. Comunque il testo nel suo complesso può essere da noi accolto, anche se non escludo che in futuro potrà creare qualche complicazione.
Il nostro Gruppo avrebbe infine preferito non inserire la norma che esclude coloro che hanno superato i 65 anni di età, se non altro per una questione di buon gusto Il fatto di scrivere che- chi ha 65 anni non pu più essere inserito non ha nessuna o pochissima efficacia pratica attualmente gli SCAU, non so in base a quale legislazione, non escludono nessuno, nemmeno se ne hanno 60. Naturalmente nessuno pensa che a 65 anni si debba cessare una attività per iniziarne un'altra, però per una questione di buon gusto se non altro si poteva evitare.
Altre sarebbero ancora le riserve di carattere minore che potrei fare ma l'essenziale mi pare di averlo detto.
Noi quindi, per quanto ci riguarda, lo ripeto, siamo stati fedeli agli impegni assunti in questa sede durante quella travagliata seduta in cui si discussero le dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta, che non contenevano l'impegno della istituzione dell'Albo. Non abbiamo sollevate e non solleviamo qui questioni di principio, ma di contenuto alcune delle quali sono state accolte, altre restano ancora da affrontare e da risolvere e l'atteggiamento finale del nostro Gruppo su questa legge dipenderà dalla sorte degli emendamenti che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non aveva proprio alcuna ragione d'essere l'insoddisfazione protestata al termine dell'ultima seduta dal relatore Menozzi per il fatto che - di comune accordo, tenendo conto dell'ora ormai tarda e forse anche del modo "squallido" con il quale secondo la precisa e testuale denuncia fatta dal Presidente del Consiglio i lavori erano stati sino a quel momento portati avanti - i Capigruppo avevano deciso il rinvio del dibattito onde consentire un più ampio e soprattutto un più approfondito esame della proposta di legge per la "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli".
Non era pensabile, infatti, né tanto meno era tollerabile - voglia convenirne cortesemente il collega Menozzi - che un provvedimento di simile importanza, qualunque sia il giudizio di merito che se ne voglia dare potesse venire sbrigativamente liquidato tra l'indifferenza dei più, senza cioè che fossero ben chiari avanti agli occhi e nelle coscienze di ciascuno di noi le responsabilità interne ed esterne che si andavano ad assumere votando a favore o contro questa legge, o magari anche consentendone il varo attraverso una qualche concordata e compiacente astensione.
L'istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli imponeva ed impone tanta assunzione di responsabilità: perché è iniziativa legislativa destinata a qualificare in un certo modo le scelte politiche operate dalla Regione nei confronti dell'agricoltura piemontese, avviata cioè a produrre conseguenze o comunque a sollecitare discussioni che si protrarranno nel tempo e che, in ogni caso, avranno una loro particolare rilevanza allorquando, ormai tra poche settimane, gli elettori saranno chiamati a pronunciarsi sui contenuti e sui risultati prodotti dalla prima legislatura regionale. Ed allora, in quel consuntivo che tanto da vicino ci tocca e tocca tutte le forze politiche da noi rappresentate, dovendosi valutare quanto la Regione in concreto sia riuscita a fare o abbia ritenuto di dover fare per il mondo agricolo, noi pensiamo che di questa legge, come di altre (ci riferiamo in questo momento a quella istitutiva dell'inutile costoso e demagogico baraccone dell'ESAP) necessariamente si dovrà parlare poiché nessuno può credere od illudersi che si faccia silenzio - e certo non lo farà la Destra Nazionale - su provvedimenti che per molti loro aspetti e per le ragioni che andremo in seguito esplicitando, tutto sommato si preferirebbe che non venissero tanto pubblicizzati al di fuori di quest'aula.
Ecco perché l'istituzione dell'Albo professionale in agricoltura meritava, collega Menozzi, un esame più attento e certo meno superficiale di quello che le sarebbe stato dedicato nella precedente seduta e che altrimenti non avrebbe potuto concludersi se non attraverso un dibattito privo di alcuna risonanza.
Noi non diremo che, forse, proprio questo era l'obiettivo di comodo che ci si proponeva di raggiungere e che l'ansioso proposito dimostrato, nella circostanza, dal Capogruppo democristiano Bianchi di presto portare a termine la discussione poteva anche far sospettare. Diciamo invece piuttosto che - se la maggioranza è proprio determinata ad approvare questa legge - ebbene, lo faccia pure, però addossandosi apertamente le responsabilità del provvedimento e soprattutto consentendo alle opposizioni di illustrare, con la dovuta ampiezza, i motivi del proprio dissenso. E che molto ed a ragione vi sia da dissentire, in ordine alla nuova normativa regionale che qui ci si viene a proporre, la Destra Nazionale si prefigge di dimostrarlo attraverso questo nostro intervento. Tuttavia, ancora prima di esaminare nel merito la proposta di legge attorno alla quale si sta discutendo, a noi sembra opportuno e utile illuminare il quadro politico entro cui deve andare collocata l'iniziativa assunta dai rappresentanti delle Coldiretti piemontesi presenti nel Consiglio Regionale del Piemonte.
Ciò varrà, crediamo meglio di qualsiasi altra argomentazione, a chiarire gli scopi reali di questa legge ed i motivi per cui viene portata al nostro esame proprio in questo momento. E' ben vero - come afferma la relazione che il provvedimento è propugnato da oltre vent'anni, ma è altresì vero che esso non rientrava in modo esplicito nel pur faraonico programma della Giunta di centro-sinistra presieduta dall'avv. Oberto.
Quel programma noi siamo andati a rileggere proprio in questi giorni (un modo come un altro per trascorrere il week-end pasquale) ricevendo conferma che nulla di preciso si diceva in ordine all'istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli, se non che era proposito dell'esecutivo (citiamo tra virgolette) "di destinare, con opportune garanzie, in armonia del resto con le direttive della CEE, in via assolutamente prioritaria, ogni agevolazione e contributo a quanti sono i veri e reali 'professionisti agricoli' ". Affermazione che, da un certo punto di vista, tendeva a valorizzare giustamente il principio della professionalità in agricoltura, ma che peraltro non comportava, né indicava esplicitamente la presentazione di una proposta di legge per l'Albo professionale degli imprenditori agricoli. In altre parole, a quel momento ed era il 15 gennaio 1974 - si poteva e si doveva fondatamente presumere che la Giunta di centro-sinistra non contemplasse, trai suoi impegni programmatici, l'istituzione dell'Albo: ed è un fatto che mai, nei mesi successivi si è preoccupata o si è premurata di predisporre alcun disegno di legge al riguardo. Vi provvedevano invece - a distanza di solo due settimane, dalle dichiarazioni rese dal Presidente Oberto - i Consiglieri Menozzi, Bertorello, Franzi e Giletta e - sempre tenendo conto che non vi è stata in seguito alcuna presa di posizione ufficiale dell'esecutivo in carica - diventa persino logico e giustificato il pensare che l'iniziativa dei rappresentanti delle Coldiretti sia stata assunta quasi in polemica con le affermazioni programmatiche della Giunta, o quanto meno per supplire ad una carenza del suo programma di attività.
Orbene, se tutto questo è vero, come noi pensiamo sia vero, già una prima conclusione si può trarre: e cioè che noi stiamo adesso discutendo una legge che non rientra nel programma originario della maggioranza, ma che è piuttosto e soltanto l'iniziativa di un ben determinato gruppo di potere, o gruppo di pressione, operante all'interno di questo Consiglio Regionale.
Personalmente non ce ne sorprendiamo troppo, convinti come siamo. - ed è ormai da lungo tempo che lo diciamo - che in Piemonte la riforma regionale (così come sul piano politico è servita soprattutto agli interessi comunisti ed è questo un discorso che vi proporremo con più ampio respiro, in altro momento) sul piano degli interessi settoriali e clientelari, non diciamo mafiosi, che il termine sarebbe forse troppo pesante, sia essenzialmente servita alla Coldiretti, che certo è l'organizzazione sindacale più largamente beneficiata dalla produzione legislativa della Regione.
Queste cose - come dicevamo - a noi sono chiare ormai da lungo tempo e tuttavia non ci sembra inutile ripeterle perché è opportuno che abbiano a diventare altrettanto chiare anche all'opinione pubblica, per lo meno a quella parte di opinione pubblica, per la verità non molto larga, che ci ascolta e che segue i nostri Lavori.
Ciò detto, resta da chiedersi come mai una proposta di legge estranea alla "somma programmatoria" della Giunta di centro-sinistra, una proposta di legge che smaccatamente rispecchia aspirazioni non generali ma particolari, una proposta di legge che, se non andiamo errati, persino lo stesso Partito di maggioranza relativa, o per lo meno taluni dei suoi componenti giudicano con diffidenza e con perplessità; questa proposta di legge - ciò nonostante - sia portata oggi al nostro esame dopo essere rimasta a giacere davanti alla Commissione VI per oltre un anno, per la precisione dal 29 gennaio 1974.
La risposta è facile: se si pensa che siamo ormai alla vigilia delle elezioni e che in questo frangente la D.C., per evidenti ragioni elettorali, non può sottrarsi a qualsiasi ricatto che le venga posto dalla Coldiretti. Forse, dell'istituzione di un Albo professionale degli imprenditori agricoli non se ne sarebbe parlato per ancora lungo tempo se le elezioni non fossero venute a bussare alla porta, ma, arrivati a questa scadenza, è logico che la D.C. non possa e non voglia correre il rischio di perdere quel formidabile serbatoio di voti rappresentato dalla Coldiretti.
Però, se anche tutto questo è vero, come pure in questo caso noi pensiamo sia vero, la seconda conclusione da trarre è che non soltanto il Consiglio Regionale si trova posto di fronte ad una legge di tipo particolare (anzi: "particulare" come diceva Machiavelli) ma inoltre è portato ad esaminare questa proposta sotto l'urgere di ben determinate esigenze e pressioni elettoralistiche che di per sé sono tali da svuotare di ogni serio contenuto l'iniziativa stessa.
Quale sia poi l'interesse settoriale e clientelare (come lo abbiamo prima definito, astenendoci dal chiamarlo mafioso) che la Coldiretti si propone di raggiungere con questo progetto, noi lo abbiamo già detto e lo ripetiamo adesso ancora una volta. La riforma sanitaria, che prima o poi ci si dovrà pur decidere ad attuare, priverà la Coldiretti di quell'eccezionale strumento clientelare di pressione che è rappresentato dalla Cassa Mutua. A questo punto, avanti al pericolo di perdere sostanziose posizioni di potere, l'organizzazione punta a precostituirsi nuovi centri che vengano a conservarle il controllo elettorale della gente dei campi.
In questa logica rientrava - e noi lo abbiamo pure denunciato - il progetto di legge istitutivo dell'Ente di sviluppo agricolo. Ed in questa logica rientra, a maggior ragione, l'istituzione dell'Albo professionale che, come preciseremo in seguito, verrà inflazionato alla base con l'immissione delle cosiddette "unità attive", cui sono da riservarsi le provvidenze regionali, che è appunto il mezzo escogitato dalla Coldiretti per conservarsi situazioni di vantaggio e di forza.
Questo è, colleghi Consiglieri, il gioco - non sappiamo quanto legittimo o morale - che si viene portando avanti e che noi riteniamo di dovere denunciare con tutta chiarezza. Resta solo più da dire, su questa parte, che tutto ciò avviene e può avvenire non soltanto perché la D.C.
deve sottostare alle pesanti richieste del gruppo della Coldiretti, ma anche, e forse soprattutto, perché il Partito comunista accetta e consente.
Non saremmo arrivati, infatti, a questo traguardo se non vi fosse stato il preventivo accordo con i comunisti, i quali poi possono anche non votare a favore di questa proposta di legge, ma vi sono pur essi interessati perch a loro volta debbono preoccuparsi di salvaguardare in qualche modo gli interessi dell'Alleanza contadini, cioè dell'altra organizzazione operante nel mondo agricolo con la quale la Coldiretti si trova sempre più sovente in perfetto accordo, così anticipando e sperimentando nelle campagne quella pericolosissima ed infausta formula del "compromesso storico".
Per cui, tenuto conto di questa coincidenza concreta...



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, ma il compromesso sarebbe fra la Coldiretti ed il P.C.I. allora, e anche infausto...



CARAZZONI Nino

Tra la D.C. ed il P.C.I.



PRESIDENTE

E' tutto infausto!



CARAZZONI Nino

E' tutto infausto, giudicato dal nostro punto di vista e da trent'anni a questa parte! Per cui, tenuto conto di questa coincidenza concreta di posizioni tra Coldiretti ed Alleanza Contadini, vale a dire - ecco Presidente, la precisazione - tra D.C. e P.C.I., la nuova normativa regionale predisposta dai colleghi Menozzi, Bertorello, Giletta e Franzi, oltre a tutti gli aspetti che siamo andati sin qui delineando, viene anche a configurarsi come una vera e propria legge conciliare.
Ecco, colleghi Consiglieri, il quadro politico entro il quale la proposta deve andare necessariamente collocata: si tratta, come siamo venuti sin qui evidenziando, di una legge che travalica i programmi stessi della maggioranza di centro-sinistra, che soddisfa soltanto aspirazioni ed esigenze corporativistiche (e mettiamo questo termine tra virgolette dandogli il significato che voi spesso attribuite alla parola) che è praticamente voluta ed imposta all'esecutivo e alla coalizione di governo dai rappresentanti della Coldiretti, cioè a dire da questo gruppo di potere che ha influenzato e condizionato per larga parte l'attività di questo Consiglio Regionale; che, infine, ha in sé i crismi e le caratteristiche di un accordo compromissorio tra D.C. e P.C.I.
E tanto basterebbe a motivare ed a giustificare l'opposizione intransigente della Destra Nazionale. Ma altre considerazioni debbono andare aggiunte - ce lo consenta la paziente attenzione dei pochi colleghi che non si lasciano distrarre dallo spettacolo esterno - poiché, se doverosa era una lunga premessa, non meno doveroso è l'esame di merito del progetto di legge portato al nostro giudizio. Sembra a noi opportuno, per completezza d'analisi, doverlo esaminare anzitutto sotto il profilo della tempestività, poi sotto quello della costituzionalità, infine sotto quello importantissimo - della coerenza e della compatibilità con le norme comunitarie in materia di agricoltura.
Quanto al primo aspetto, noi ci richiamiamo allo stesso testo legislativo che si apre con questa premessa (art. 1): "Fatto salvo l'adeguamento delle norme contenute nella presente legge alla legge statale di recepimento delle direttive emanate dalla Comunità Economica Europea per la riforma dell'agricoltura, ecc. ecc.". In altre parole, si riconosce che il Consiglio Regionale viene oggi sollecitato a varare un provvedimento sganciato da qualsiasi riferimento nazionale dappoiché il Parlamento non ha provveduto ancora a recepire entro il nostro ordinamento giuridico le direttive CEE; e si ammette esplicitamente che, dovendosi la normativa regionale adeguare alla normativa statale, la legge adesso in discussione andrà necessariamente modificata, alla luce di quanto, in seguito, si deciderà a livello parlamentare. Ed ecco allora che diviene evidente il carattere intempestivo, quanto meno provvisorio e transeunte della proposta di legge che qui stiamo discutendo la quale, ad avviso nostro, avrebbe anzi, dovrebbe avere una sua più logica collocazione temporanea se affrontata, discussa ed eventualmente votata dopo l'approvazione della legge statale. Siamo del tutto d'accordo con quanto diceva il collega di parte liberale e poiché, guarda caso, in argomento l'ordine del giorno che noi abbiamo proposto chiede, su questa motivazione, il non passaggio agli articoli, avremo il piacere di vedere, per una volta almeno, il Gruppo liberale perfettamente allineato sulle posizioni da noi assunte.



GERINI Armando

Già fatto, Consigliere Carazzoni, non arrivi sempre prima di noi!



CARAZZONI Nino

Ti ringrazio.
Quanto al secondo aspetto, quello relativo alla costituzionalità della legge, fondati dubbi di legittimità costituzionale ci vengono suggeriti anzitutto da un passo della relazione che accompagnava l'originaria proposta, la n. 135, che è stata portata all'esame della VI Commissione e che testualmente recitava: "L'introduzione di un Albo degli imprenditori non significa limitare la libertà di iniziative economiche in Piemonte, per cui l'agricoltura rimarrà un campo aperto per tutti coloro i quali vorranno farne il saggio, anche se non l'impiego delle loro forze".
Orbene, questo affermato convincimento a noi sembra essere molto discutibile. Infatti, quando si ponga mente alle particolarissime condizioni economiche entro le quali l'attività agricola viene normalmente esercitata, si deve pur convenire che le cosiddette provvidenze hanno un carattere talmente determinante, tanto sostanziale ai fini dell'esercizio dell'impresa da renderlo di fatto impossibile qualora avessero ad essere limitate come con questa legge ci si propone di fare. In altre parole, se è norma costituzionale non limitare l'attività economica privata, noi affermiamo che in agricoltura questa limitazione si verifica di fatto, e concretamente, allorquando si condizionano o si negano gli incentivi.
Rilievi di costituzionalità debbono essere mossi, poi, anche con riferimento all'art. 3 della Costituzione, secondo il quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge: mentre invece l'introduzione dell'Albo interviene a configurare una discriminazione non leggera tra imprenditori agricoli di Regioni diverse, alcuni dei quali potrebbero vedere concessi determinati benefici negati invece ad altri che si trovino in condizioni identiche solo perché gli uni, a differenza degli altri svolgono la loro attività in un ambito regionale nel quale sia imposto l'ulteriore requisito dell'iscrizione all'Albo.
Infine, dubbi di costituzionalità vanno manifestati anche in ordine al disposto dell'art. 120 della Costituzione che vieta alle Regioni di adottare provvedimenti o quali "ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone" ovvero "limitino il diritto dei cittadini di esercitare, in qualunque parte del territorio nazionale, la loro professione, impiego o lavoro". Infatti è ben vero che si consente l'esercizio dell'attività imprenditoriale agricola anche a chi non sia iscritto all'Albo, ma debbono essere qui ripetute le considerazioni che facevamo poc'anzi sul fatto che la concessione o non concessione degli incentivi pubblici viene ad acquistare un peso determinante e sostanziale per cui viene, in altre parole, a condizionare questa libertà affermata a livello costituzionale di professione di impiego o di lavoro. Ci avverrebbe, ad esempio, nel caso in cui, approvata questa legge, un agricoltore iscritto all'Albo professionale del Friuli-Venezia Giulia si vedesse rifiutare l'iscrizione a quello del Piemonte a causa delle diverse condizioni di ammissibilità.
E siamo al terzo aspetto del nostro esame, quello relativo alla coerenza ed alla compatibilità della legge con le norme comunitarie. Poich l'Albo professionale tende a porsi come strumento essenziale nell'ambito dell'azione diretta all' ammodernamento delle aziende agricole ed alla trasformazione delle strutture; e poiché gli obiettivi e gli indirizzi di questa politica sono stati chiaramente indicati dalla CEE mediante le tre direttive CEE dell'aprile 1972, un accertamento quale questo da noi evidenziato appare manifestamente indispensabile.
Ora, sappiamo tutti - o per lo meno diciamo tutti - che una moderna agricoltura deve necessariamente puntare le sue carte sul potenziamento produttivo, essendo questo il solo mezzo capace di consentire l'effettiva promozione sociale del mondo agricolo e rurale. Partendo da questo presupposto, le norme comunitarie prevedono l'instaurazione di un regime di aiuti selettivi da concedersi a quelle aziende agricole che siano in grado di svilupparsi secondo piani ispirati a validi criteri economici.
Ciò premesso, possiamo forse dire che l'Albo professionale - così come proposto dai colleghi Menozzi, Franzi, Bertorello e Giletta - si ispiri o si adegui a questi indirizzi? A noi proprio non pare; se è vero come è vero che "nella fase di primo impianto" (a parte l'infelice dizione usata all'art. 4) può accedervi, accanto agli imprenditori agricoli a titolo principale, anche chi imprenditore agricolo non è, purché sia iscritto come "unità attiva" agli elenchi nominativi dei coltivatori diretti, vale a dire disponga di superfici ridotte che chiedono appena 51 giornate lavorative o 104, tante ne sono previste per beneficiare della Mutua Coldiretti. Il che in termini ancora più chiari, sta a significare che gli aiuti produttivi verranno destinati per la maggior parte ad aziende che non saranno mai in grado di svilupparsi, ad aziende che non giungeranno mai a dimensioni di redditività competitiva. E proprio qui è il contrasto con la norma comunitaria che indica di disporre gli aiuti non a tutte le aziende, ma soltanto alle imprese in grado di svilupparsi e che sono, secondo una classica dizione (lo ha ricordato il collega Gerini e vorremmo poterla ripetere con gli stessi termini) quelle imprese che hanno l'imprenditore che si dedica a titolo principale all'attività agricola, che cioè è in grado di presentare un piano di sviluppo e che è disposto a tenere una contabilità.
Questa soltanto - e lo abbiamo detto prima - è la sola strada che rimane aperta al rilancio dell'agricoltura del domani.
Ma, colleghi della Coldiretti, la vostra proposta di legge marcia invece in direzione del tutto opposta. E lo fa perché, per le ragioni clientelari e di comodo che noi abbiamo denunciato in premessa, ha voluto sostituire il criterio oggettivo di impresa in grado di svilupparsi con quello di imprenditore agricolo principale, senza tenere conto delle sue capacità imprenditoriali e così creando confusione tra questa e la qualificazione professionale intesa come capacità di saper coltivare.
A noi sembra di avere così dimostrato, almeno sino a questo punto, come la proposta di legge in esame, così formulata, sia intempestiva, autorizzi dubbi di legittimità costituzionale, risulti incoerente e contraddittoria con le norme comunitarie in materia di agricoltura.
Tutto questo detto in linea di principio e - se si vuole - in termini di opposizione pregiudiziale, vi sono poi le osservazioni di merito sull'articolato che noi abbiamo tradotto in numerosi emendamenti e che comunque, a suo tempo, illustreremo anche più in dettaglio.
Molto rapidamente - lo hanno fatto gli altri colleghi e ci sembra doveroso farlo anche da parte nostra - noi vorremmo solo fare queste anticipazioni: all'art. 1 - a parte la premessa iniziale che, secondo quanto anticipato, ha dato motivazione ad un nostro specifico ordine del giorno sospensivo, ci sembra indispensabile modificare la percentuale del tempo e del reddito richiesta per la definizione di "imprenditore agricolo" portandola ai 2/3 non per altro, ma per non creare disparità fra le normative di Regioni diverse, portandola cioè agli stessi livelli previsti nel Friuli-Venezia Giulia e in Lombardia. E anche a noi sembra inaccettabile la sostituzione quale sede dell'Albo della Camera di Commercio con l'Ispettorato Agrario. Noi vorremmo introdurre una considerazione di tipo nuovo: non comprendiamo in realtà (o lo comprendiamo forse troppo bene) perché vi sia questa logica discriminante nei confronti di organismi come le Camere di Commercio (così come in altro campo verso gli Enti Provinciali per il Turismo) quando poi qui, in questo Consiglio Regionale, non si è mai fatto spazio ad un dibattito serio ed approfondito sul ruolo e sulle funzioni che nella nuova realtà regionale questi organismi debbono mantenere oppure debbono venire ad assumere all'art. 3 - dissentiamo dai criteri seguiti nella composizione della Commissione provinciale per la tenuta dell'Albo, in particolare sul rapporto 12/6 dei rappresentanti delle organizzazioni degli imprenditori agricoli più rappresentative e minoritarie all'art. 4 - proponiamo un testo radicalmente modificato, non sembrandoci accettabile che la composizione dell'Albo nella fase iniziale cioè quella che poi darà origine alla vera base fondamentale degli iscritti, avvenga senza che si sia tenuto in alcun conto quella che è la finalità ultima dell'istituzione dell'Albo stesso, vale a dire l'accertamento delle qualità professionali all'art. 7 - riteniamo sia da modificare la composizione della Commissione regionale per l'esame dei ricorsi e, ancora una volta riproponiamo come sede la Camera di Commercio anziché l'Assessorato regionale all'Agricoltura all'art. 8 - affermiamo il principio che le provvidenze regionali vengano concesse in via prioritaria, ma non in via esclusiva, agli iscritti all'Albo.
Sono queste le principali osservazioni critiche che la Destra Nazionale ritiene di dover formulare agli articoli della proposta di legge e che come dicevamo, sono state tradotte in altrettanti emendamenti.
Ma, ancora al di là della sorte che l'assemblea vorrà riservare ad essi e che, ovviamente, noi auspichiamo possa essere sorte favorevole, resta pur sempre valido - quand'anche il testo legislativo dovesse risultare migliorato - il giudizio di fondo espresso dalla nostra parte su questa legge.
I proponenti hanno voluto - interessatamente, per tutte le ragioni che siamo andati mano a mano evidenziando - l'Albo degli imprenditori e non l'Albo delle imprese. Ma questo tipo di Albo non può raggiungere le finalità che gli si vorrebbero attribuire, perché il problema era, è, e rimane quello di disciplinare la concessione di aiuti per il miglioramento ed il potenziamento delle imprese e quindi dell'agricoltura in genere e non dei piccoli produttori.
Questo, in realtà, era il nodo di fondo che andava sciolto. Purtroppo non lo si è voluto fare, o meglio ancora, e da parte di taluni, non lo si è potuto fare. Vedremo quale giudizio sarà dato di questa scelta, anzi, di questa non scelta che dimostra come in Piemonte non si voglia mutare politica agricola e si preferisca continuare ad elargire elemosine di tipo assistenziale.
Lo vedremo. Ma intanto, sulla proposta di legge in discussione, il giudizio della Destra Nazionale non può che essere pesantemente negativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io non ho la fortuna di far parte della VI Commissione e non ho quindi seguito il dibattito - che sembra sia stato appassionato - relativo alla proposta di legge di un Gruppo di Consiglieri per l'istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli.
Mi trovo oltre tutto in condizione oggi di essere "sine capite truncus" anche se il mio capo ha lasciato uno scritto che mi dà un orientamento ed una traccia.
Ma, prescindendo da queste considerazioni, mi sono preoccupato, come di solito faccio per le cose che non vedo direttamente, di esaminare il testo della proposta di legge ed esprimerò quindi dei giudizi che si fondano essenzialmente su questo tipo di valutazione.
Io non meno scandalo che si arrivi o si tenda ad arrivare ad un obiettivo che certamente favorisce determinate organizzazioni, perché si tratta evidentemente di una proposta di legge più che legittima e che pertanto va esaminata come tale, indipendentemente dall'origine che trae.
Mi limito a fare alcune considerazioni per vedere se questa proposta di legge, nell'ambito di tutto ciò che nel campo dell'agricoltura la nostra Regione ha portato avanti, risponde all'esigenza del raggiungimento di quelli che secondo me e secondo il mio Gruppo dovrebbero essere gli obiettivi di una moderna agricoltura anche in Piemonte. E credo che tutto questo sia importante nel momento in cui abbiamo vissuto questa tormentata legislatura, prendendo atto più delle situazioni di crisi che di quelle obiettivamente di rilancio, prendendo atto, più che altro, del fatto che continuavamo e dovevamo continuare ad intervenire nel settore dell'agricoltura che era certamente il più preoccupante e io aggiungo anche il settore dove in realtà lo sforzo poteva dare risultati importanti e mi auguro che li darà.
La domanda che mi pongo è se questa proposta di legge è congruente con gli obiettivi che ci siamo posti. Direi che obiettivamente non li contraddice, anche se presenta in sé alcuni aspetti che contradditori sono.
Io credo che la necessità di fare un Albo regionale degli imprenditori agricoli sussista, così come ci sono Albi per altre professioni, ma faccio un parallelo: se oggi facessimo l'Albo degli imprenditori industriali della Regione Piemonte, necessariamente dovremmo avere nell'Albo il dr. Agnelli così come l'industriale che ha 11 dipendenti nella sua impresa. Il che significa che Albi di questo genere devono necessariamente essere ampi e non avere orizzonti circoscritti, (non so se la parola "corporativi" è adatta, non mi interessa, magari il collega Carazzoni tante volte la usa con qualche nostalgia). Gli stessi promotori della proposta di legge devono essersene resi conto quando l'hanno intitolato "Albo degli imprenditori" e non "Albo dei coltivatori diretti" o "Albo dei residenti sulla terra o degli operatori diretti sulla terra". Credo quindi che il concetto estensivo debba essere tenuto presente. Forse a questo punto occorre constatare che la proposta di legge di costituzione dell'Albo non risponde a questi requisiti, non risponde nel senso diciamo così della megalo imprenditorialità, ma neanche nel senso della piccola imprenditorialità. E allora mi domando se non sia opportuno esaminare attentamente il tutto per vedere di arrivare a delle soluzioni che (non vedo ragioni obiettive per bloccare una proposta di questo genere) risolvano questo tipo di problemi.
L'aspetto più preoccupante contenuto nella proposta di legge è quello chiaro e specifico del legame fra appartenenza all'Albo e possibilità di accedere ai contributi regionali. Io credo che questo sia un modo errato di impostare il problema, l'Albo si deve costituire per ragioni che sono all'esterno di questo tipo di obiettivo, per ragioni che implicano la razionalizzazione del settore, che implicano soprattutto la possibilità di riconoscere i destinatari di un certo tipo di attività ed in questo caso tutti coloro che operano nel settore dell'agricoltura. Ma dire che essere iscritti all'Albo significa accedere ai contributi regionali mi pare una cosa contraddittoria, io direi facciamo l'Albo e quando daremo i contributi regionali diremo in che direzione dovranno essere dati e può darsi che all'interno dell'Albo sceglieremo settori, o categorie, o dimensioni, o livelli, o plafon dentro cui operare con maggiore incisività rispetto ad altri, ma questa sarà una valutazione di ordine generale, di ordine politico od una valutazione congruente con obiettivi di programmazione nel settore dell'agricoltura.
Ho voluto esprimere questi concetti anche per dire che ci saranno atteggiamenti diversi da parte del nostro Gruppo in merito ai molti emendamenti presentati.
Ho voluto sgomberare il campo da quello che era un problema specioso un problema che non mi preoccupa: le elezioni sono effettivamente una scadenza che mette in movimento molte iniziative, ma occorre riconoscere che questa legge giacendo da sei mesi, era largamente anticipatrice semmai e non giunge, come tante altre, all'ultimo momento.
Detto questo ritengo che si debba porre l'attenzione su quei dati e su quegli aspetti che possono costituire la differenza fra un'approvazione largamente di maggioranza ed una approvazione molto più ristretta.



PRESIDENTE

Darei la parola al Consigliere Gandolfi e poi al Consigliere Franzi pregandoli di essere, se possibile, sintetici, perché non avendo altri iscritti a parlare si potrebbe procedere con il voto e nella stessa mattinata esaminare attentamente tutti gli emendamenti, altrimenti oggi pomeriggio si finisce alle 18/19 e le altre due leggi non si fanno.
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Cerco di rispettare il suo invito, signor Presidente.
Io vorrei brevemente osservare che questo disegno di legge, così come è uscito dai lavori della Commissione, a giudizio del Partito repubblicano, è un disegno di legge che si muove in una direzione che non appare coerente con quelli che devono essere gli indirizzi di intervento pubblico nei confronti dell'agricoltura se siamo, come siamo, di fronte ad una crisi profonda delle strutture agricole ed in generale ad una situazione di inadeguatezza del settore agricolo rispetto ai problemi generali del Paese.
La produzione di risorse alimentari e di prodotti agricoli è inadeguata alla domanda complessiva del Paese. Se questo è il problema di fondo che i poteri pubblici nel nostro Paese, devono affrontare, la misura della necessità dell'intervento regionale e quindi della finanziabilità degli interventi nel campo agricolo deve essere sulla base non dell'appartenenza o meno ad un certo Albo di imprenditori agricoli, ma con riferimento agli interventi che l'azienda si propone rispetto a direttive di piano agricolo che lo Stato e la Regione devono riuscire a realizzare. Ciò che noi dobbiamo riuscire a determinare, nella nostra Regione sono i piani di intervento agricolo attraverso la definizione di piani di zona, attraverso l'attività dell'Ente di sviluppo agricolo e valutare poi la rispondenza degli interventi che ogni singola azienda è in grado di produrre rispetto agli obiettivi che la Regione attraverso i piani di zona, attraverso gli interventi dell'Ente di sviluppo nell'agricoltura,riesce a produrre ed a programmare per il futuro. L'obiettivo che dobbiamo riuscire a realizzare è: da un lato creare delle aziende effettivamente valide, capaci di svolgere un'azione efficace sul piano della produzione culturale dall'altro la capacità di queste aziende di rispondere agli obiettivi dei piani che in campo agricolo la Regione si dà; il criterio deve essere duplice: l'efficienza aziendale, qualsiasi sia il tipo di conduzione, sia essa part-time da parte di una famiglia di operai, sia di tipo capitalistico; la rispondenza dell'attività di questa azienda rispetto agli obiettivi che la Regione si dà che devono diventare l'articolazione del piano agricolo globale.
Ci sembra che rischiano di essere fortemente controproducenti, proprio perché limitativi della mobilitazione di energia e di attività che la Regione deve riuscire a realizzare anche in questo settore, i criteri che nel disegno di legge si sono voluti sancire, cioè criteri limitativi dal punto di vista della possibilità di iscrizione all'Albo e quindi limitativi per la Regione come possibilità di intervento e di finanziamento delle attività agricole nella misura in cui si vincola la Regione a corrispondere i contributi solo ed esclusivamente agli appartenenti all'Albo degli imprenditori agricoli. Ferme restando oltre tutto le considerazioni che faceva prima il collega Cardinali, sul concetto di imprenditorialità e di Albo degli imprenditori che da questo punto di vista mi sembrano fondamentali.
Quindi io a nome del Partito Repubblicano devo dire che questa impostazione solleva fortissime perplessità e ci sembra, al limite controproducente rispetto agli obiettivi di intervento di potenziamento del settore agricolo e della produzione agricola che ci proponiamo.
Ci rendiamo conto, naturalmente, che dietro questo tipo di impostazione ci sono dei problemi reali, drammatici all'interno della comunità regionale. E' chiaro che i colleghi rappresentanti dei coltivatori diretti che hanno proposto, sollecitato, sostenuto questo tipo di impostazione, in realtà portano avanti un'esigenza diversa, cioè che si valorizzi appieno all'interno della comunità regionale il ruolo che specialmente i piccoli coltivatori assolvono; ma questo ci sembra un problema diverso, cioè una cosa è per la Regione valutare appieno ed aiutare in tutti i modi i coltivatori diretti, specialmente i piccoli coltivatori a darsi delle possibilità di intervento, di ammodernamento, di reddito adeguate nel disegno generale di ammodernamento dell'agricoltura, altra cosa invece e limitare solo ed esclusivamente a questi i contributi che la Regione dovrà investire in campo agricolo. Ci sembrano due discorsi che andrebbero opportunamente tenuti distinti: un conto sono gli atti (e molti ne abbiamo già fatti) di sostegno all'attività dei coltivatori diretti ed interventi anche di carattere preferenziale, un conto invece è un'impostazione di sostanziale chiusura a qualsiasi altro tipo di conduzione che non sia l'intervento a tempo pieno sul fondo agricolo, mi sembra una limitazione assurda nel momento in cui, ripeto, l'obiettivo generale della politica nazionale e regionale è un altro, cioè quello dell'ammodernamento degli interventi in agricoltura, della creazione di aziende efficienti e della valorizzazione di qualsiasi tipo di contributo ai fini del raggiungimento di determinati obiettivi: miglioramento qualitativo e quantitativo della produzione agricola, che è il problema prioritario della comunità nazionale.
Da questo punto di vista quindi io inviterei anche i presentatori a rimeditare su queste norme. Naturalmente dobbiamo farci carico delle nostre responsabilità, i Consiglieri repubblicani, socialdemocratici e socialisti non hanno certo partecipato attivamente all'elaborazione del testo e queste sono responsabilità che in questo momento pesano, probabilmente se ci fosse stata una discussione più larga e più articolata saremmo arrivati in Consiglio non con questi elementi di incertezza, di perplessità e di contrapposizione.
Io non so se c'è spazio oggi per riprendere una discussione più approfondita del provvedimento legislativo, ove non ci fosse, ove il Consiglio si orientasse invece verso il passaggio alla votazione degli articoli, a nome dei colleghi del P.R.I., dei colleghi Vera e Calsolaro, a nome del Gruppo socialista, del Gruppo socialdemocratico dichiaro che voteremo per l'emendamento presentato all'art. 1 (che cerca almeno di eliminare le incongruenze più grosse all'interno del disegno di legge) che riteniamo sia importantissimo proprio per rendere accettabile questo tipo di impostazione ed eliminare gli inconvenienti che prima denunciavo.
Riteniamo che questo non possa significare in alcun modo situazioni di rottura tra le forze politiche di maggioranza che si vengono a collocare in questo dibattito su posizioni obiettivamente diverse, anche perché questo è un disegno di legge di iniziativa consiliare e non di...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una proposta di legge.



GANDOLFI Aldo

E' una proposta di legge, cioè un'iniziativa consiliare e non della Giunta.



BERTI Antonio

Che differenza c'è?



GANDOLFI Aldo

La differenza è che non è un'iniziativa della maggioranza nel suo complesso, ma di alcuni Consiglieri o di un Partito rispetto al quale tutti i Partiti della maggioranza hanno ovviamente una propria autonomia e libertà di decisione.
Noi voteremo quindi come ha già annunciato Cardinali per il Gruppo socialdemocratico, se si passa alla votazione degli articoli, in una maniera diversa da quello che sarà il voto del Gruppo D.C.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Signor Presidente, signori Consiglieri, la legge che ci apprestiamo a votare (tanto per dare una risposta al collega Gandolfi che ha richiesto il nostro ripensamento, dico subito che desideriamo venga posta in votazione) è forse quella più contrastata che in questa legislatura sia giunta all'esame dell'assemblea e ne sono buona dimostrazione i 57 emendamenti che sono stati presentati. Sono contrasti di natura tecnica, giuridica e politica le cui motivazioni appaiono, per la verità, almeno per quanto mi riguarda, poco convincenti perché l'impostazione della normativa si armonizza sia con la vigente legislazione agraria, che con le direttive comunitarie. Molti di coloro che sono intervenuti hanno dimenticato che c'è tutta una legislazione che regola la figura dell'imprenditore, come pure hanno dimenticato che ci sono delle disposizioni di carattere comunitario già recepite da un ramo del Parlamento che regolano ugualmente la figura dell'imprenditore agricolo.
La legge, infatti, si propone di qualificare meglio la figura dell'imprenditore agricolo superando e coordinando, la disorganica legislazione statale; l'art. 2135 del Codice Civile precisa che è considerato imprenditore agricolo "chi esercita un'attività diretta alla coltivazione del fondo alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame" pur restando la figura dell'imprenditore come definita dagli artt. 2082 e 2083 cioè chi esercita professionalmente un'attività economica organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e dei componenti della famiglia. Tale situazione poteva trovare la sua logica economica solo in virtù delle condizioni sociali proprie del tempo in cui il Codice Civile trovava la sua promulgazione, ed eravamo nel 1940.
Nell'immediato dopoguerra, già con la legge del 25.6.1949 n. 353 in materia di proroga dei contratti agrari di affitto di fondi rustici, si introduceva una diversa dimensione della figura del coltivatore diretto qualificando come piccolo imprenditore colui che coltiva il podere con il lavoro proprio e della famiglia, sempre che tale forza lavorativa costituisca almeno un terzo di quella occorrente per la normale necessità di coltivazione del fondo.
Tale nuova impostazione giuridica è stata successivamente recepita dalle leggi finanziarie per l'agricoltura ed infatti l'art. 48 della legge 2.6.1961 n. 454 piano verde n. 1, precisa che è coltivatore diretto colui che direttamente ed abitualmente si dedica alla coltivazione del fondo ed all'allevamento del bestiame, sempre che la complessiva forza lavorativa del nucleo familiare non sia inferiore ad un terzo di quella occorrente per le normali necessità della coltivazione e dell'allevamento.
Si introduce così nell'ordinamento legislativo, per la qualifica dell'imprenditore agricolo, il principio, dell'abitualità in aggiunta a quella della prevalenza lavorativa già prevista dall'art. 2083 del Codice Civile. Ebbene, il secondo comma dell'art. 1 della legge che ci apprestiamo a votare, riduce in termini più semplici quello che già viene indicato da una pluralità di leggi.
L'unica innovazione veramente sostanziale è invece quella prevista dall'ultimo comma dell' art. 1 ove si quantifica il tempo che si deve dedicare e il reddito che si deve ricavare dall'attività agricola. Circa la quantificazione del tempo merita considerare che con la nuova normativa si vuole superare la ristretta figura del coltivatore diretto sia essa vista nella dimensione dell'articolo 2083 del Codice Civile che nelle successive leggi. Non va infatti dimenticato che la professione agricola oggi non è più quella di coltivare la terra o allevare il bestiame con sistemi manuali, quanto invece quella di gestire, un'impresa in grado di svilupparsi ed aperta ai più moderni concetti della tecnica.
La legge si innesta in quella logica di qualificazione professionale indicata altresì dalle direttive comunitarie e già recepita da un ramo del Parlamento italiano. Questo orientamento lo si può facilmente dedurre da quanto disposto dall'articolo 5, ove si precisa che l'iscrizione sarà possibile per coloro che sono in possesso di specifico titolo di studio ad indirizzo agricolo, oppure che abbiano superato apposite prove di qualificazione; in aggiunta alla qualificazione si richiede che il produttore agricolo del domani sia soggetto impegnato anche nel tempo infatti, in attesa che la legge nazionale di attuazione delle direttive CEE sia approvata anche dal Senato, si è voluto indicare nella percentuale di almeno l'85% il tempo che l'imprenditore deve dedicare all'attività agricola congiuntamente all' altra conduzione del reddito posseduto, sempre che anche questo sia dell'85%. Si vuole cioè creare un autentico professionista ed è qui dove gli intervenuti che ho avuto la possibilità di ascoltare sbagliano, cioè noi vogliamo creare un professionista in grado di produrre in condizione di corretta competitività di mercato.
Circa queste percentuali, si possono muovere obiezioni sul fatto che non siano stati recepiti i livelli del disegno di legge governativo che li indica rispettivamente nella misura dei due terzi; la risposta in parte è già stata data, tuttavia posso precisare che essendo a conoscenza che a livello parlamentare tale linea potrà essere ancora aumentata, cioè dai due terzi potrà anche essere portata all'85%, vogliamo evitare di iscrivere sull'Albo gente che poi con l'approvazione della legge anche da parte del Senato dovrebbe essere esclusa.
Circa tale limitazione, coloro che hanno parlato con gli autentici imprenditori agricoli (ho la netta sensazione che coloro che sono intervenuti non abbiano, se non forse uno solo, avuto occasione di parlare con gli autentici imprenditori agricoli) si saranno sentiti rispondere che la cosa non li preoccupa, anche se fosse il cento per cento del tempo e del reddito, perché l'autentico produttore o imprenditore agricolo lavora e ne ricava i redditi. Per cui credo di poter dire con tutta serenità e tranquillità che i nostri produttori non pongono alcuna riserva.
Il discorso si fa invece più difficile nei confronti di coloro che non si dedicano personalmente alle attività agricole e questi soggetti sono le varie forme di società anonime o anche società semplici e coloro che a titolo principale esercitano altra attività professionale. Non voglio entrare in polemica con nessuno, però le società anonime, e coloro che esercitano l'agricoltura alla domenica non credo che si debbano considerare imprenditori agricoli.
Non vogliamo punire nessuno - questa dichiarazione l'ha già fatta il collega Menozzi nella relazione della scorsa settimana e lo voglio ripetere anch'io che sono un firmatario della proposta di legge - ma solo orientare gli interventi pubblici a favore di coloro che dell'agricoltura fanno la loro attività principale e ne ricavano i loro redditi.
Da alcune parti si è sostenuto che anziché richiedere l'istituzione di un Albo degli imprenditori sarebbe stato preferibile istituire l'Albo delle imprese agricole. Teoricamente la tesi potrebbe anche essere accettata, se non contrastasse con le indicazioni del Codice Civile che già sono state illustrate. Non va infatti dimenticato che il Codice, pur dedicando un intero capitolo all'impresa agricola, non dà alcuna definizione né indica i caratteri. Come ho già avuto modo di precisare, l'art. 2135 del Codice definisce soltanto la figura dell'imprenditore agricolo, per cui qualora si volesse qualificare l'impresa, si rende indispensabile far capo alla nozione generale dell'imprenditore, prevista dall'art. 2082 del Codice Civile.
L'impresa nella realtà giuridica ed economica non è altro che la sostituzione di fatto, in virtù della quale l'imprenditore acquista l'insieme dei diritti collegati alle imprese stesse e dei quali ne è oggetto l'azienda. Non è quindi sufficiente l'esistenza di un'azienda per avere contemporaneamente un'impresa, perché penso sia pacifico e fuori discussione che l'impresa agricola debba richiamare una pluralità di requisiti tra loro strettamente collegati. E' necessario che vi sia l'esistenza di una attività, l'esercizio professionale della stessa l'organizzazione, la natura economica di tale attività nel senso che deve essere diretta alla produzione ed allo scambio di beni di servizio.
La su esposta indicazione di elementi si ricava direttamente dalla normativa giuridica dalla quale emergono le condizioni specifiche del concetto di professionalità. Per parlare di professione si deve principalmente riguardare la condizione di normalità ed abitualità con cui viene svolta una qualsiasi attività. Da ciò discende che non deve trattarsi soltanto di attività volta al soddisfacimento dei bisogni personali, ma va indirizzata alla produzione ed allo scambio di beni di servizi e soprattutto che abbia riguardo ad un soggetto fisico personalmente individuato.
La nozione di professione non può essere indicata come quella condizione che assicura la continuità e la sistematicità di una certa attività, assumendo un valore tale da escludere la possibilità di esercitarne altre. E' un concetto forse eccessivamente ristretto, tuttavia non va dimenticato che professionalità significa continuità dell'impresa attività principale, attività esercitata in modo stabile e continuativo e con un interesse economico prevalente.
Sono tutti concetti che si possono ricavare molto facilmente dalla prevalente dottrina agraria.
Ciò posto è senz'altro da escludere il concetto di giungere all'istituzione di un Albo delle imprese in sostituzione di un Albo degli imprenditori.
Per quanto poi riguarda il reddito, penso che la Commissione avrebbe dovuto precisare (e qui ho visto che è già stata fatta la correzione) che si sarebbe dovuto trattare di reddito di lavoro in quanto è desumibile dalla posizione fiscale e ciò per evitare qualsiasi possibilità di equivoco delle individuazioni di tale elemento tecnico. Non va infatti dimenticato che in termini di contabilità agraria si indicano le diverse componenti attive quali il beneficio fondiario e gli interessi di capitale e di esercizio, i salari, gli stipendi, il tornaconto, il prodotto netto e il reddito e ognuno di questi termini ha uno specifico valore, per cui è indispensabile indicare chiaramente quale deve essere il parametro. E qui la correzione è già stata fatta.
Signor Presidente, signori Consiglieri, credo che almeno una risposta si debba dare ad alcuni degli interventi per quanto riguarda le considerazioni che sono state fatte sulle discriminazioni che con tali leggi si vogliono fare nel mondo dell'agricoltura e in funzione degli investimenti.
Mi pare di aver già detto - ma lo ripeto per coloro che non hanno ascoltato - che la nostra proposta di legge si inquadra perfettamente in quelle che sono le direttive della CEE e abbiamo già avuto modo in questo Consiglio di dire che le direttive sono normative, che devono essere recepite anche dalla legislazione italiana.
E' vero che è carente il Parlamento che non ha ancora provveduto a recepirle in legge nazionale, però la Regione nel momento in cui porta avanti una disposizione di interesse agricolo deve attenersi alle direttive della Comunità perché vincolano tutti gli istituti che sono interessati all'emanazione di leggi. Ebbene, le direttive della CEE, all'art. 2 precisano che si deve trattare, quando si fa riferimento a coloro che esercitano la attività agricola (voglio leggere per me e per coloro che forse non le hanno lette) che si deve trattare di imprenditore che esercita l'attività agricola a titolo principale, che possiede sufficiente capacità professionale, che si impegna a tenere una contabilità ed elabora un piano di sviluppo aziendale.
E poi ancora all'art. 14 le stesse direttive CEE escludono dagli interventi pubblici quelle imprese che già hanno la possibilità di conseguire il famoso reddito comparato, per cui la discriminazione negli interventi è già prevista dalle stesse direttive CEE. Ora non è una discriminazione che noi vogliamo portare avanti nell'interesse di una determinata categoria come qualcuno ha voluto dire sui ricatti della Coltivatori diretti, la Coltivatori diretti non ha mai inteso ricattare nessuno. In sede di Consiglio Regionale ci sono dei Consiglieri che fanno il discorso nel nome della D.C. e questo sia chiaro, noi siamo tali e vogliamo qualificarci tali perché non abbiamo nessun timore di dichiararci autentici e convinti D.C., anche se lavoriamo nel settore sindacale dell'agricoltura, anche se rappresentiamo i produttori agricoli e abbiamo la coscienza tranquilla e serena quando facciamo il discorso nell'interesse dell'agricoltura attraverso il Partito della D.C.
Ho voluto fare queste brevissime considerazioni per dare una risposta molto schematica a coloro che forse hanno inteso che la nostra fosse una proposta discriminatoria; la nostra proposta, ripeto, si innesta in quel quadro di politica europea che anche lo Stato italiano deve accettare.
Signor Presidente, signori Consiglieri, nel proporre la legge e nel sostenerla, ho la convinzione di aver compiuto azione valida per rilanciare la nostra agricoltura. Penso che tutti siamo concordi nel considerare necessario sostenere l'attività agricola, ma per realizzare tale impegno è necessario aiutare coloro che la praticano personalmente, in via continuativa ed esercitano un'attività professionale e ricavano da essa mezzi necessari per il sostentamento. Facendo ciò non solo soddisfiamo un bisogno pubblico, ma soprattutto rispondiamo ad un preciso dovere sociale.



PRESIDENTE

Il Consigliere Menozzi chiede di parlare adesso o in sede di dichiarazione di voto?



MENOZZI Stanislao, relatore

Signor Presidente, se c'é uno che ha fretta sono io, per motivi che non è qui il caso di enunciare, ma ritengo che come Presidente della VI Commissione....



PRESIDENTE

Ne ha diritto.



MENOZZI Stanislao, relatore

...ma, anche, come uno dei presentatori del documento io debbo pure dire qualcosa in merito.



PRESIDENTE

Dica pure.



MENOZZI Stanislao, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, premetto che non è facile soprattutto in forma sintetica, poter dare una adeguata risposta a tutti i colleghi che sono intervenuti. E per questo ringrazio il collega Franzi perché mi ha facilitato un tantino il compito.
La discussione nutrita, interessante, anche se fortemente contrastante nei confronti del provvedimento in esame, ci dimostra che non sempre e non solo le proposte o i disegni di legge che implicano impegni finanziari rendono arduo il varo dei disegni medesimi, ma anche quelli che, come l'attuale, non implicano assolutamente impegni finanziari e non disturbano le casse della Regione Piemonte.
L'amico e collega Gerini ritiene inspiegabile il fatto che si voglia portare avanti questo provvedimento quando altri e ben più importanti attendono il pronunciamento del Consiglio Regionale. Ebbene, collega Gerini, consentimi di rispondere che se c'é un provvedimento importante è questo, perché i presentatori vedono in esso il supporto essenziale per fornire alla Regione uno strumento atto ad individuare prima, e ad effettuare poi, delle scelte coerenti in tema di politica agraria, avuto riguardo alle reali esigenze dell'agricoltura piemontese.
La seconda osservazione l'ha avanzata sulla percentuale atta ad individuare il tempo ed il reddito dell'imprenditore, per poter ottenere l'iscrizione all'Albo (percentuale fissata nell' 85%), ritenendola contrastante con i due terzi previsti dalla legge di recepimento delle direttive comunitarie.
Ebbene, proprio perché si tratta di legge di recepimento non ancora approvata (é stata approvata soltanto da un ramo del Parlamento, e il dibattito è tuttora in corso al Senato) non siamo certamente in grado di sapere se quei due terzi saranno riconfermati o no, per cui è indubbio che all'art. 1 vengono fatte salve le direttive comunitarie e conseguentemente quella che sarà la normativa di cui alla legge di recepimento in fase di discussione e pertanto l'indicata percentuale non la riteniamo assolutamente esiziale, semmai cautelativa anche in riferimento a quelle che sono le caratteristiche dell'agricoltura piemontese e soprattutto dei suoi imprenditori i cui dati statistici sono a tutti ben noti; se valesse quel riferimento dovremmo ritenere quell'85% peccante, per difetto e non certamente per eccesso.
Il collega Gerini ha voluto poi dimostrare l'incongruenza del provvedimento con un'esemplificazione: in caso di calamità più nessuno potrebbe ritenere qualificante l'iscrizione all'Albo.



GERINI Armando

Paradossalmente!



MENOZZI Stanislao, relatore

Ci sono dei paradossi che, pur essendo tali, trovano una loro validità in questo caso è veramente solo un paradosso perché l'Albo non ha validità annua, ma, vorrei chiedere all'amico Gerini: nell'anno in cui, per fatti non imputabili all'uomo, venisse a mancare il reddito e non vi fosse l'Albo, la Regione Piemonte garantirebbe ugualmente il reddito medesimo? Egli osserva che vengono escluse le grosse imprese creando così imprenditori di serie A ed altri di serie D, in gergo calcistico potremmo dire di quarta serie. Per chi, come Gerini, è cristallizzato su determinate concezioni che collocano l'impresa al di sopra di tutto, posso capire il discorso, ma nell'interpretazione della proposta non ci sono assolutamente discriminanti, né diverse qualificazioni, né collocamenti in diversi gironi perché si fa il discorso dell'Albo degli imprenditori indipendentemente dalla dimensione aziendale, sempre che quegli imprenditori abbiano determinate qualifiche, che svolgano la professione a titolo principale che percepiscano il reddito nelle misure indicate dalla relazione e ripetute da quanti mi hanno preceduto.
E non è certamente un'innovazione addebitabile o accreditabile alla Coltivatori diretti, semmai se la Coltivatori diretti - che parecchi oratori hanno voluto onorare di citazioni - ha avuto un merito (soprattutto attraverso i giovani) è stato quello di avere anzitempo intuito qual era l'indirizzo verso il quale il legislatore, non solo nazionale, ma europeo si andava orientando. Basta andare alla prima proposta e non certamente di un D.C., ma del socialista Mansholt, per vedere come nel famoso "memorandum 80" abbia incominciato a porre la saggia discriminante di andare ad individuare, prima ancora dell'impresa, l'imprenditore ed a fissare determinati parametri. Per cui è stato sostenuto un principio che non è assolutamente scandalistico, né iniquo e non si pone in contrasto con quello che ormai è un indirizzo prevalente e che la Regione Piemonte, se non lo facesse proprio, si porrebbe in contrasto con una realtà nazionale e comunitaria.
Amico e collega Gerini, è giunto il momento di smetterla di versar lacrime - e ahimè tante volte di coccodrillo - sugli operatori agricoli; è passato il momento di ritenerci paghi solo di determinate inchieste se poi il tutto non è sostanziato con delle scelte politiche e con degli interventi ben precisi. Dovresti ricordare che un tuo grande predecessore verso il 1870/1875 (mi riferisco al Jacini, versò anche lui le sue lacrime fece un'inchiesta che rimase tale, ma che ebbe un valore ed una portata notevolissima nel secolo scorso; se però a cento anni di distanza certe tristi realtà nella nostra agricoltura si registrano ancora, bisogna che da certe inchieste si cominci ad entrare nel vivo dell'operatività che deve caratterizzare la funzione degli odierni pubblici poteri.
Non Albo degli imprenditori, bensì Albo delle imprese, è riecheggiato da molti e soprattutto da coloro che si collocano alla destra dei vari schieramenti di questo Consiglio, in forma più benevola da parte del collega Gerini, in forma più accentuata e stridula da parte del collega Carazzoni, ma è proprio qui la distinzione di fondo, è un fatto di concezione: l'Albo ha voluto e vuole innanzi tutto e soprattutto non continuare a considerare l'uomo "oggetto" dell' impresa, ma "soggetto", ha voluto porre l'uomo non al servizio dell'impresa, ma semmai l'impresa al servizio dell'uomo; questa è la diversa concezione; questa è la nota caratterizzante e qualificante dell'Albo degli imprenditori agricoli.
E direi che è anche un modo di cominciare a concepire democrazia e liberta nella loro vera sostanza.
Sono stato indotto a fare delle citazioni storiche.
L'amico Gerini ed il Partito nel quale milita, si sono dimenticati alcune delle libertà roosveltiane che, se non vado errato, erano cinque, e una di queste parlava di "libertà dal bisogno" ed è proprio nei confronti della medesima che ha peccato per difetto la concezione liberale continuando con l'ignorarla. Se è vero, come è vero, che l'agricoltura ha bisogno della comprensione dei pubblici poteri, se è vero, come è vero, che ha bisogno di stimoli e di incentivi, bisogna vedere in linea prioritaria a chi questi incentivi e queste provvidenze debbano andare: al vero operatore agricolo, senza etichetta di natura organizzativa, all'operatore "uomo" soltanto così il discorso sull'impresa è consequenziale.
Gerini ha anche criticato il fatto che non si sia più parlato della proposta di legge relativa alla nomina dei membri delle varie Commissioni ebbene, gli posso rispondere sostenendo che la validità democratica è possibile garantirla ovunque senza andare ad impegnare la Regione con responsabilità dirette in competizioni elettorali di carattere esterno quando quelle organizzazioni alle quali è demandato il compito di designare i propri rappresentanti se vogliono fare una cosa autenticamente democratica se li nominano con delle votazioni vere e proprie ed il principio democratico è comunque salvaguardato.
Ha voluto anche parlare di carattere corporativo, ha detto che in sintesi diventerà soltanto uno strumento della Coltivatori diretti. Per buona fortuna (come risponderò successivamente anche all'amico Carazzoni) è un Albo aperto, non sono chiesti segni distintivi di natura particolare, n tanto meno di natura politica, è l'Albo degli imprenditori agricoli piemontesi e non dell'organizzazione X o Y; se poi tra queste organizzazioni professionali ce n'è una che ha una particolare incidenza ed a chi parla fa particolarmente piacere - penso non possa essere motivo per considerare l'Albo un fatto strumentale di questa o di quest'altra organizzazione.
Nell'intervento del collega Ferraris, tra l'altro molto equilibrato debbo rilevare un contrasto di fondo, da una parte lamenta che non si sia potuto portare avanti l'esclusività dell'Albo con i conseguenti benefici che gli iscritti dovrebbero ottenere, pensando al potenziamento ed allo sviluppo della proprietà coltivatrice, poi - e questo è veramente sorprendente - avendo già visto alcuni emendamenti, viene addirittura a chiedere che quell'85% venga abbassato al 50, così si allargherebbe la maglia per lasciare entrare coloro che con l'agricoltura o non hanno niente in comune, o se l'hanno è in forma decisamente secondaria. Egli ha sostenuto che il suo Gruppo ha contribuito a migliorare il testo iniziale io aggiungo che il suo Gruppo, non solo in occasione dell'Albo, ma in occasione dell'esame di ogni e qualsiasi provvedimento, è sempre quello più massicciamente e puntualmente preciso, ma direi che il compito della Commissione è proprio quello di cercare di modificare tutto quello che è umanamente possibile modificare per migliorare i testi che intende licenziare e portare all'attenzione del Consiglio Regionale.
Non posso non associarmi a quanti hanno lamentato la mancata presenza di certi Commissari; come Presidente di Commissione più volte ho esternato il mio rammarico in Commissione e in questo Consiglio, ma "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire".
Carazzoni. Non sento più venire fuori quegli strani rumori che proprio mentre prendeva la parola, per una strana coincidenza, hanno incominciato a pervenire alle nostre orecchie: suoni striduli come quando lui andava affermando nel corso del suo intervento...



CARAZZONI Nino

Puoi accusarmi di quello che vuoi, ma non di avere una voce stridula.



MENOZZI Stanislao, relatore

...piuttosto astioso.
L'approvazione dell'Albo impone assunzione di responsabilità responsabilità che noi pensiamo di avere sentito quando abbiamo avanzato la proposta e che sentiamo in modo particolare in questo momento.
Ha precisato che di questa legge, se tale diventerà, come io mi auguro e del "carrozzone dell'ESAP" si renderà portavoce per informarne gli elettori. Io lo ringrazio, sia chiaro però che se non lo farà Carazzoni come D.C. e come Coltivatori diretti lo faremo sicuramente noi.
Questo provvedimento faceva parte di un pacchetto di rivendicazioni presentate al Presidente del Consiglio Regionale, faceva parte degli impegni programmatici e con la coerenza che lo contraddistingue il Presidente della Giunta ed anche gli Assessori, ne hanno più volte parlato anche, in altre occasioni. Quello che è veramente grave è il riferimento fatto alla "politica mafiosa che intenderebbe portare avanti una certa quale organizzazione", poi ha detto "clientelare", ma tra mafia e clientela non è che ci sia tanta differenza, ed ha altresì aggiunto che tra le molteplici iniquità che il provvedimento presenta c'è anche quella corporativistica. Guarda un po' da che pulpito viene la predica!!



CARAZZONI Nino

Ma io ho detto che lo mettevo tra virgolette.



MENOZZI Stanislao, relatore

Viene da un tenace e fedele difensore dei promotori delle infauste...



CARAZZONI Nino

Non sei in buona fede!



MENOZZI Stanislao, relatore

Io vi ho ascoltati in silenzio...



CARAZZONI Nino

Ma lasciami precisare che io ho detto "corporativistiche" precisando "tra virgolette".



MENOZZI Stanislao, relatore

E allora io tengo a precisarti che simili lezioni dai sostenitori, dai fautori di una certa infausta corporazione fascista (e dico questo non per un riferimento od uno spunto polemico, ma per distinguerla dalla corporazione benedettina, che è stata un'altra cosa, storicamente parlando) non le accetto.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Menozzi, ma abbiamo ancora la votazione.



MENOZZI Stanislao, relatore

Mi avvio alla conclusione.
Ha ripetuto gli stessi discorsi di altri sulla percentuale dell'85% e mi sento dispensato dal rispondere avendo avuto già occasione di farlo richiamandomi all'intervento del collega Gerini Ha voluto considerare il provvedimento come strumento elettoralistico.
Sia chiaro che i ritardi che il provvedimento ha accusato non sono dipesi certamente né dal Gruppo politico al quale mi onoro di appartenere, n dall'organizzazione nella quale milito; quando, vent'anni fa, venne posto questo problema, non si pensava certamente a dei tornaconti di natura elettoralistica, venne posto nella convinzione di servire i veri operatori agricoli e per predisporre quel collocamento che giustamente loro compete e che semmai arriva in ritardo nei confronti del contesto dell'attività agricola del nostro Paese.
C'è stato l'intervento molto equilibrato del collega Cardinali, ma sostiene che la previsione contenuta nell'Albo, per quanto attiene alle provvidenze, non è esatta. Io debbo rispondergli che se non si faceva uno specifico riferimento agli iscritti all'Albo e alle provvidenze, cadeva la ragion d'essere dell'Albo medesimo.
Al collega Gandolfi debbo fare osservare che l'Albo non è assolutamente in contrasto con gli obiettivi che la Regione intende perseguire, anzi, è perfettamente coerente perché, a parte i dati statistici di cui già disponiamo, ormai è assodato, a livello nazionale e comunitario che soltanto gli autentici imprenditori, solo quanti dedicano la maggior parte di tempo all'attività agricola possono conseguire risultati produttivistici e non con l'azienda tipicamente capitalistica, né con la conduzione a part time; è uno strumento che oltre a fare precise scelte di indirizzo agrario oltre ad individuare con precisione i beneficiari di dette provvidenze qualifica gli obiettivi programmatori che la Regione Piemonte intende portare avanti.
Non ho nulla da osservare all'intervento del collega Franzi, se non ringraziarlo.
Concludo con l'augurio che, nonostante i contrasti emersi dal dibattito, il senso di responsabilità al quale molti hanno fatto riferimento abbia a facilitare un provvedimento che discriminante non voleva essere, e non è; voleva soltanto che finalmente anche in politica agraria si potesse dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio: se l'agricoltura deve essere aiutata aiutiamo coloro che dell'agricoltura ne fanno motivo di lavoro, di vita e di autentica promozione produttivistica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura e foreste

Brevemente, vorrei fare due o tre osservazioni e compiacermi per il fatto che questa mattina si conclude l'iter di una proposta di legge che viene a dare una risposta ad un problema che chi vive a contatto con l'agricoltura, sa che è dibattuto da decenni particolarmente da parte dei giovani coltivatori che ne sentono molto più degli altri l'importanza.
Altre Regioni come Lombardia e Friuli, hanno già adottato l'Albo professionale e la stessa Comunità europea ha dettato norme analoghe a quelle che noi adottiamo con questa legge.
L'Albo professionale - e l'ha già ricordato il collega Menozzi - era effettivamente nel programma di questa Giunta ed oggi viene ad assolversi questo impegno.
Io sono lieto che questa legge abbia una sua conclusione, in tal modo contribuiremo a dare maggiore sicurezza all'avvenire dell'agricoltura ed in particolare a coloro che nell'agricoltura sono le leve più importanti e cioè i giovani coltivatori, che specialmente in questo momento hanno bisogno di questo appoggio e di questo riconoscimento.
Al collega Cardinali vorrei fare rilevare che non si può porre il paragone tra l'agricoltura e l'industria, perché se è vero che una piccola industria vale una grossa industria, non è così in agricoltura dove la gestione delle aziende è fatta da svariate categorie di cittadini, dai veri imprenditori, quelli che noi vogliamo riconoscere con questa legge e da molti altri che stanno ai margini dell'agricoltura e gestiscono delle imprese agricole o con grossi complessi, o con piccole entità che sono sovente più di intralcio che di aiuto al progresso delle aziende e quindi della vera agricoltura.
Ho rilevato, dai vari interventi di questa mattina, una certa divergenza sull'art. 1 in relazione al tempo e al reddito necessario per avere diritto al riconoscimento di imprenditore agricolo. Io ritengo giusta e valida questa quantificazione, vorrei però fare rilevare che il comma che fa riferimento all'adeguamento alle norme comunitarie che entreranno in vigore ci salva da ogni e qualsiasi pericolo, infatti diciamo "Fatto salvo l'adeguamento delle norme contenute nella presente legge alla legge statale di recepimento delle direttive emanate dalla CEE" il che vuol dire che nel momento in cui fra uno o due mesi entreranno in vigore le norme comunitarie, noi automaticamente ci adegueremo e varranno per tutta l'Italia. Ecco quindi che non c'è il pericolo di escludere o di limitare troppo il numero degli aventi diritto ad entrare nell'Albo. Questo lo ritengo importante e viene a sminuire questa preoccupazione che da più parti è stata avanzata.
Sul fatto poi che bisogna puntare sulle aziende valide e nel rispetto degli obiettivi che noi stessi come Regione Piemonte ci siamo posti ritengo che con questo provvedimento non andiamo incontro a queste direttive e non andiamo contro la creazione di aziende valide. Una cosa essenziale però emerge: che le aziende valide con questo provvedimento intendiamo costruirle, crearle attorno ad una certa categoria di persone cioè attorno a coloro che si impegnano professionalmente a lavorare in agricoltura; con questo provvedimento dobbiamo privilegiare ed incoraggiare, come dicevo prima, gli agricoltori veri, i giovani in particolare, altrimenti se ne andranno anche loro.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione generale e quindi la dichiaro chiusa. Vi saranno poi ancora le dichiarazioni di voto che reputo i Gruppi vorranno fare al termine della votazione.
Sono giunti due ordini del giorno, uno del gruppo liberale, cioè Gerini, Zanone, Fassino, Rossotto, e l'altro di Curci, Carazzoni, tendenti al non passaggio al voto.
L'uno dice: "Delibera di sospendere il dibattito in corso votando per il non passaggio agli articoli" e l'altro "delibera di non passare all'esame degli articoli".
Mi è stato chiesto di porli in votazione separatamente.



CURCI Domenico

Da chi è stata avanzata la proposta di votazione separata?



PRESIDENTE

Attraverso il Gruppo.



CURCI Domenico

L'ho chiesto perché vedevo il Consigliere Gerini fare segni di diniego.



PRESIDENTE

Il Capogruppo liberale vuol dirmi se vuole il voto separato o il voto unito?



ZANONE Valerio

Separato.



PRESIDENTE

Allora era giusta la notizia che mi era giunta. Leggo l'ordine del giorno presentato dal Gruppo liberale: "A norma dell'art. 33, comma 3 del Regolamento, il Consiglio Regionale delibera di non passare all'esame degli articoli della proposta di legge n.
135".
Pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno del Gruppo liberale tendente al non passaggio al voto dei singoli articoli.
L'ordine del giorno è respinto.
Leggo quindi l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Curci e Carazzoni: "Il Consiglio Regionale esaminato il testo legislativo predisposto ed approvato dalla 6 Commissione sulla base della proposta di legge n. 135 avente per titolo "Istituzione dell'albo professionale degli Imprenditori agricoli" rilevato che la normativa regionale in materia necessariamente deve adeguarsi alla emanata legge statale di recepimento delle direttive CEE per la riforma dell'agricoltura riconosciuta, pertanto, l'opportunità di attendere che il Parlamento decidendo finalmente di dare attuazione alle norme comunitarie, consenta di assumere decisioni conseguenti e consequenziali delibera di sospendere il dibattito in corso votando per il non passaggio agli articoli".
Pongo in votazione l'ordine del giorno dei Consiglieri Curci e Carazzoni.
L'ordine del giorno non è accolto.
Passiamo quindi alla votazione, articolo per articolo.
Articolo 1 "Fatto salvo l'adeguamento delle norme contenute nella presente legge alla legge statale di recepimento delle direttive emanate dalla Comunità Economica Europea per la riforma dell'agricoltura, è istituito, presso l'Ispettorato Agrario di ogni Provincia della Regione un "Albo degli imprenditori agricoli".
Hanno diritto di iscriversi all'Albo coloro che dimostrino di dedicare personalmente, abitualmente ed a titolo principale la loro attività all'esercizio dell'agricoltura.
Ai sensi della presente legge, deve intendersi imprenditore agricolo provvisto dei requisiti di cui sopra, colui che dedichi all'attività agricola almeno l'85% del proprio tempo complessivo di lavoro e che ricavi dalla stessa almeno l'85% del proprio reddito da lavoro risultante dalla propria posizione fiscale".
Vi è un emendamento del Consigliere Bianchi: "Sostituire il primo comma con il seguente testo: 'E' istituito, presso l'Ispettorato Agrario di ogni Provincia della Regione, l'Albo degli imprenditori agricoli' ".
Scompare così la prima parte "Fatto salvo l'adeguamento" che ricompare dopo.
Desidera illustrarlo?



BIANCHI Adriano

Vorrei solo precisare che non è che abbia soppresso la riserva, l'ho trasferita - anche per giusta collocazione - in fondo all'articolo; viene istituito l'Albo e in fondo si metterà "Fatto salvo l'adeguamento delle norme contenute nella presente legge a quelle della emanata legge statale di recepimento delle direttive adottate dalla CEE per la riforma dell'agricoltura".
Ho solo scisso il periodo e l'ho ordinato.



PRESIDENTE

La Giunta? E' un emendamento formale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei precisare che qui ci esprimiamo a titolo personale perché la Giunta non è stata consultata, personalmente sono favorevole all'approvazione di questo emendamento, ma ciascuno è libero perché ci sono delle dissonanze, delle difformità che non intendo assolutamente possano essere valorizzate a fini di polemica sulla consistenza di fondo di questa Giunta. Quindi ciascuno esprime il proprio parere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Qui si dice che si tratta di un emendamento formale, non lo è, lo diventa quando rientra la parte finale, che non votiamo in questo momento.



PRESIDENTE

Infatti, in questo momento non lo votiamo.



CARDINALI Giulio

Allora non è un emendamento formale e l'ultima parte deve rimanere.



PRESIDENTE

Lei certamente ha in mano gli emendamenti e vedrà che ce n'é uno che io non posso ancora mettere in votazione perché devo partire dai primi commi per i quali vi sono altri emendamenti.



CARDINALI Giulio

C'è un emendamento soppressivo del secondo comma che voteremo ad un certo momento e che implica il mantenimento della prima parte.



PRESIDENTE

Poiché nessun altro chiede di parlare pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Bianchi.
L'emendamento è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Nel primo paragrafo sostituire le parole: 'E' istituito presso l'Ispettorato Agrario di ogni Provincia della Regione...' con le parole: 'E' istituito presso la Camera di Commercio, Industria, Agricoltura ed Artigianato di ogni Provincia della Regione' ".
La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No. A titolo personale però, perché ognuno dice il proprio parere.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l' emendamento Curci e Carazzoni e pregato di alzare la mano.



GERINI Armando

Dovrebbe essere abbinato al nostro.



PRESIDENTE

Ma chiedetemelo! Abbiniamo allora l'emendamento Gerini che dice: "Sopprimere le parole "presso l'Ispettorato Agrario" sostituendole con "presso la Camera di Commercio".
Chi intende approvare i due emendamenti abbinati è pregato di alzare la mano.
I due emendamenti sono respinti.
Emendamento dei Consiglieri Gandolfi, Vera, Calsolaro: "Sopprimere l'ultimo comma dell' articolo, a partire dalle parole: 'Ai sensi' ".
Poi ce n'é uno di Curci e Carazzoni che dice: "Sopprimere l'intero terzo paragrafo delle parole 'Ai sensi...' sino alle parole '...della propria posizione fiscale' ", quindi cambia sostanzialmente.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Vorrei far notare al Signor Presidente che gli emendamenti sono del tutto identici, anche se formulati con parole diverse.
Per quanto riguarda il nostro Gruppo, che non ha pruderie di sorta, non abbiamo nessuna difficoltà a votarlo congiuntamente all'emendamento Vera Calsolaro, Gandolfi; se però i colleghi dei Partiti dell'arco costituzionale vogliono le votazioni separate, votiamo pure per parti separate.
PRESIDENTE. Vorrei un chiarimento dal Consigliere Ferraris Lei ha presentato un emendamento soppressivo dell'ultimo comma dell'art. 1, poi però ne presenta un altro sostitutivo.
Vuole chiarirli per favore?



FERRARIS Bruno

Gli emendamenti nostri a questo articolo sono due: entrando nella logica del Gruppo che ha voluto precisare l'85% e non riferirsi unicamente alle direttive quali sono, se si tratta di precisare noi chiediamo che si dica nella misura del 50%. E a questo punto potrei anche rispondere che non sono in contraddizione con tutto il discorso fatto perché all'Albo pu essere iscritto ed avere i contributi colui che possieda 500 o mille ettari, che abbia i guanti bianchi, che sia dottore o che non lo sia (se è dottore in agraria è già iscritto, se no fa un esame e verrà iscritto ed avrà tutti i contributi) mentre può essere escluso quel contadino che ha 5/10/20 ettari e che magari - come avviene ad Asti, dove io sono Consigliere comunale - lavora a metà tempo (assunto con metodi clientelari ma io lo voglio difendere lo stesso come contadino) facendo il bidello in una scuola di frazione oppure integrando con altre attività. Ecco il perch della misura del 50%.
Comunque, indipendentemente da tutto ciò, noi concordiamo anche con l'adeguamento alle norme comunitarie le quali prevedono in un punto i due terzi e nell'altro, per quanto riguarda la questione della cooperativa, il 50%.
Se passa l'emendamento che sopprime l'ultimo comma quindi non c'è più da discutere l'altro emendamento.



PRESIDENTE

Così chiarita la posizione del Consigliere Ferraris, vi sono tre emendamenti a cui va data la precedenza e cioè: Gandolfi, Calsolaro, Vera Ferraris e Marchesotti; Curci e Carazzoni.
Si tratta di emendamenti soppressivi dell'ultimo comma.
Poi vi è un emendamento aggiuntivo dopo la soppressione.....



FERRARIS Bruno

Che è quello di Bianchi, se passa, e non c'è più l'ultimo comma, non si può modificarlo.



PRESIDENTE

Se si sopprime l'ultimo comma poi può esserci un emendamento aggiuntivo, perché no? Io devo porre in votazione i tre emendamenti che chiedono sia soppresso l'ultimo comma e hanno diritto, per regolamento, alla precedenza: si tratta degli emendamenti formulati dai Consiglieri Gandolfi, Calsolaro, Vera Ferraris, Marchesotti; Curci, Carazzoni. Poi vi è un emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti che chiedono sia modificato il rapporto dall'85% al 50%.
Ce n'é infine uno dei liberali che chiede di sostituire l'85 con il 60 e un altro ancora Carazzoni-Curci che chiedono di sostituire l'85 con i due terzi. Quelli vanno in votazione separata.
Chi intende approvare la soppressione dell' ultimo comma, è pregato di alzare la mano.
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Scusi signor Presidente, ma a me sembra che gli emendamenti di cui lei parla decadano, devono essere ripresentati come emendamenti aggiuntivi successivi.



PRESIDENTE

Ma sono stati presentati, ho già detto che sono tre.



GANDOLFI Aldo

Si, ma come emendamenti modificativi di un comma che esiste, se viene soppresso cadono anche gli emendamenti.



PRESIDENTE

No, il "modificativi" è erroneo, dovrebbe essere detto "aggiuntivi".
Vogliono correggerli e mettere "aggiuntivi"?



FERRARIS Bruno

Il mio secondo emendamento, se passa il primo non può più essere presentato perché modifica una cosa che non c'è più, ma non lo posso ritirare finché il primo non è passato. Prima bisogna mettere in votazione l'emendamento con cui chiediamo la soppressione dell'ultimo comma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Signor Presidente, in quasi tutti i miei emendamenti ho usato i termini "soppressivo e sostitutivo". Vorrei chiederle di considerare il termine "sostitutivo", "aggiuntivo".
Vorrei poi pregare il Presidente, a nome del Gruppo, di dire quando ci sono emendamenti relativi allo stesso comma, come in questo caso.



PRESIDENTE

Vorrei leggere che cosa dice in proposito il regolamento: "Hanno luogo nel seguente ordine: emendamenti soppressivi modificativi; aggiuntivi". Quindi debbo rispettare il regolamento mettendo in votazione quelli soppressivi, che sono tre.
Chi intende sopprimere l'ultimo comma secondo i tre emendamenti è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono accolti, il comma è soppresso.
Adesso vi sono gli emendamenti sostitutivi.



FERRARIS Bruno

Lo ritiriamo.



GERINI Armando

Anch'io lo ritiro



BIANCHI Adriano

Faccio mio l'emendamento del Consigliere Gerini.



PRESIDENTE

Adesso c'è l'emendamento soppressivo e sostitutivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Lo ritiriamo.



PRESIDENTE

Non ho altri emendamenti all'art. 1.



BIANCHI Adriano

Ce n'è uno mio.



PRESIDENTE

Deve formalizzarlo.



BIANCHI Adriano

E' già formalizzato, è quello di Gerini che ho fatto mio.



PRESIDENTE

C'è un emendamento Bianchi, che però non riguarda quanto contenuto in quello di Gerini e che dice: "Aggiungere come ultimo comma: "E' fatto salvo l'adeguamento delle norme contenute nella presente legge a quelle della emanata legge statale di recepimento delle direttive adottate dalla Comunità Economica Europea per la riforma dell'agricoltura" Cominciamo a porre in votazione questo emendamento.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, proprio dopo l'esito delle votazioni sugli emendamenti, credo sia molto importante meditare sulla votazione di quest'ultimo comma perché l'articolo verrebbe ad essere una specie di norma in bianco che con questo comma viene integrata automaticamente con la percentuale che la legge di recepimento stabilirà. Se dovessimo cassare anche questo faremmo una legislazione dichiarativa, ma senza significato.



PRESIDENTE

Io non ho nulla in contrario, se mi perviene un emendamento.



BIANCHI Adriano

Io non ho aggiunto nulla, ho solo spiegato il significato che assume in questo contesto, dopo le votazioni avvenute, l'emendamento aggiuntivo che era rimasto in sospeso.



PRESIDENTE

Allora pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi.
L'emendamento è accolto.
Non ho altri emendamenti, quindi pongo in votazione l'art. 1 per appello nominale, così come è stato emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 "L'Albo professionale di cui all'articolo 1 è compilato e tenuto in ciascuna provincia dalla Commissione di cui al successivo articolo 3" E' stato presentato un solo emendamento dei Consiglieri Curci e Carazzoni, così formulato: "Dopo il primo paragrafo aggiungere il seguente nuovo paragrafo: 'I servizi di segreteria e le spese per il funzionamento delle Commissioni provinciali sono a carico delle singole Camere di Commercio, Industria Agricoltura ed Artigianato' ".
Desiderano i presentatori illustrarlo?



CARAZZONI Nino

Poiché è stata respinta la proposta di scegliere a sede dell'Albo la Camera di Commercio, questo emendamento non ha più ragione di essere, e pertanto lo ritiriamo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

D'altronde, non si può imporre per legge un onere a carico di un Ente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'articolo, per appello nominale, nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri Il Consiglio Regionale approva.
Articolo 3 "La Commissione provinciale per la tenuta dell'Albo e composta: a) da 18 componenti da scegliersi tra gli iscritti all'Albo designati dalle Organizzazioni professionali nazionalmente più rappresentative degli imprenditori agricoli, di cui 6 designati dalle Organizzazioni minoritarie b) da 3 componenti designati dalle Organizzazioni cooperativistiche nazionalmente riconosciute c) da 3 componenti eletti dal Consiglio Regionale, con voto limitato a due, scelti tra i Dottori in Agraria, i Veterinari ed i periti agrari d) dal Capo dell'Ufficio Agricolo Provinciale della Regione Piemonte o da un funzionario dallo stesso delegato e) dal Capo dell'Ufficio Provinciale dei Contributi Agricoli Unificati o da un funzionario dallo stesso delegato.
Il Presidente ed il Vice Presidente della Commissione sono eletti a maggioranza tra i componenti di cui al punto a). Per la validità delle riunioni della Commissione è necessaria la presenza di almeno la metà più uno dei suoi componenti. Le deliberazioni devono essere adottate a maggioranza dei voti dei presenti; in caso di priorità, prevale il voto del Presidente. La Commissione dura in carica 5 anni".
Vi sono alcuni emendamenti.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Alla terza riga, sopprimere l'intero testo della lettera a), così sostituendolo: 'a) da 15 componenti eletti tra gli iscritti all'Albo che rappresentano le Organizzazioni professionali nazionalmente più rappresentative degli imprenditori agricoli, di cui 9 eletti dalle Organizzazioni minoritarie' ".
Il presentatore ritiene di averlo già sufficientemente illustrato.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto. Emendamento dei Consiglieri Curci Carazzoni: "Nel primo paragrafo, sostituire il comma c) con il seguente nuovo comma: 'c) da un rappresentante di ciascuno degli Ordini provinciali dei dottori agronomi e dei veterinari e del Collegio dei periti agrari, scelti su designazione degli Ordini e Collegi stessi"'".
Non mi pare, data la sua chiarezza, che abbisogni di illustrazione. Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Nel primo paragrafo, dopo il comma e) aggiungere il seguente nuovo comma: "f) da un rappresentante della Camera di Commercio, Industria Agricoltura ed Artigianato" ".
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Dopo il punto e) e dopo la parola "delegato" aggiungere: "e da un rappresentante della Camera di Commercio, Industria, Agricoltura ed Artigianato" ".
Il Consigliere Gerini chiede di illustrarlo. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Anche se il Consiglio non ha accettato la proposta di istituire l'Albo presso la Camera di Commercio, ritengo sia buona cosa che almeno un rappresentante della Camera di Commercio, com'era previsto nel primitivo testo di legge, faccia parte di questa Commissione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Gerini per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Ferraris-Marchesotti: "Dopo il primo periodo, a seguito della parola a), aggiungere: 'Il Vice Presidente è scelto tra i sei membri designati dalle Organizzazioni minoritarie' ".
Proporrei di votarlo congiuntamente all' identico emendamento presentato dal Consigliere Gerini: Emendamento del Consigliere Gerini: "Al punto a) aggiungere: 'Il Vicepresidente è scelto tra i componenti eletti dalle Organizzazioni minoritarie"'".
Pongo dunque in votazione questa modifica aggiuntiva presentata dai Consiglieri Ferraris Marchesotti e Gerini. L'emendamento è accolto.
Dobbiamo ora votare per appello nominale l'art. 3, così come risulta con l'accoglimento dell'ultimo emendamento.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri Il Consiglio Regionale approva.
Articolo 4 "Al fine del primo impianto possono iscriversi all'Albo coloro che entro tre anni dalla costituzione delle Commissioni provinciali, presentino domanda alle stesse, abbiano compiuto il diciottesimo anno di età e possiedano uno dei seguenti requisiti: a) siano compresi, in qualità di "unità attiva" negli elenchi nominativi dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri, redatti a cura del Servizio Contributi Agricoli Unificati a norma della legislazione vigente b) risultino, sulla base di idonea documentazione, dedicarsi da almeno tre anni, personalmente, abitualmente ed a titolo principale all'attività di imprenditore agricolo".
Sono stati presentati vari emendamenti.
Emendamento dei Consiglieri Gandolfi-Simonelli-Cardinali: "Sostituire il primo capoverso dell'articolo 4 con il seguente: "Al fine del primo impianto possono iscriversi all'Albo coloro che, entro due anni dalla costituzione delle Commissioni provinciali, presentino domanda alle stesse abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, versino nelle condizioni previste dall'articolo 1, e possiedano inoltre uno dei seguenti requisiti." ".
I presentatori desiderano illustrarlo?



GERINI Armando

Signor Presidente, poiché un emendamento analogo (a parte la differenza di un anno: un anno anziché due) è stato presentato da me, la pregherei di enunciarli tutti: può essere che qualcuno di coloro che hanno proposto due anni accetti l'idea di ridurre il periodo ad un anno e aderisca pertanto al mio emendamento.



PRESIDENTE

Aderisco al suo invito, anche se non sono molto convinto dell'analogia da lei dichiarata.
Oltre all'emendamento che ho appena letto, vi sono i seguenti: emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Nel primo paragrafo sostituire le parole "entro 3 anni" con "entro un anno" ".
emendamento del Consigliere Gerini: "Alla seconda riga sopprimere le parole "entro tre anni", sostituendo con le parole "entro un anno" ".
emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Sopprimere la parte dell'articolo dalle parole "...e possiedono uno dei seguenti requisiti" sino alla fine, sostituendola con le parole: "....e siano in grado di comprovare con idonea documentazione il possesso dei requisiti previsti dall'art. 1 della presente legge" ".
emendamento del Consigliere Gerini: "Sopprimere l'intero capoverso a), da "siano compresi" sino a "vigente" sostituendolo così: "a) siano compresi, in qualità di titolari, negli elenchi nominativi dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri, redatti a cura del Servizio Contributi Agricoli Unificati a norma della legislazione vigente, ed abbiano i requisiti prescritti dall'art. 1 della presente legge" ".
emendamento dei Consiglieri Gandolfi-Simonelli-Cardinali: "Sostituire le parole "unità attiva" con la dizione "titolari di azienda" " emendamento del Consigliere Gerini: "Al secondo capoverso, contraddistinto con la lettera b), alla seconda riga, sopprimere la parola "tre" sostituendola con "due" emendamento dei Consiglieri Chiabrando ed Oberto, al primo comma "Al fine del primo impianto possono iscriversi all'Albo coloro che, entro due anni dalla costituzione delle Commissioni Provinciali..." viene ritirato.
Data la particolarità di ogni emendamento, non ritengo di poterli mettere in votazione congiuntamente.



GERINI Armando

Signor Presidente, io non intendevo chiederle di leggere tutti gli emendamenti proposti per questo articolo, ma solo quelli, riferiti al primo periodo dell'articolo, che hanno pressappoco lo stesso contenuto e differiscono soltanto per la durata del periodo, indicata nell'uno in due anni, in altro in un anno. La lettura di questi soli emendamenti avrebbe potuto indurre i presentatori di emendamenti in cui si parla di due anni ad aderire a quelli in cui si parla di uno, o viceversa, con risultato di maggiore omogeneità.



PRESIDENTE

Gli emendamenti sono stati tempestivamente distribuiti. Ciascuno dei Consiglieri ha avuto quindi modo di esaminarli ed ha potuto decidere se votare a favore di un emendamento o di un altro.
Poiché comunque spetta a me decidere se metterli in votazione singolarmente o raggruppati, li metto in votazione singolarmente, perché, a mio avviso, non vi è altra possibilità visto che pur essendo simili non sono uguali.
Emendamento dei Consiglieri Gandolfi-Simonelli-Cardinali: "Sostituire il primo capoverso dell'art. 4 con il seguente: "Al fine del primo impianto possono iscriversi all'Albo coloro che, entro due anni dalla costituzione delle Commissioni provinciali, presentino domanda alle stesse, abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, versino nelle condizioni previste dall'articolo 1 e possiedano inoltre uno dei seguenti requisiti:" ".
Qualcuno dei presentatori intende illustrarlo? La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Desidero semplicemente sottolineare che il fatto significativo di questo emendamento è il richiamo alla norma di carattere principale e prioritario dell'art. 1, che ci sembra vada assolutamente inserita.



PRESIDENTE

Su questo emendamento desidera intervenire il Consigliere Franzi, Ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Signor Presidente, ho la sensazione che questo emendamento presentato dai colleghi Gandolfi-Simonelli-Cardinali, che per la prima parte rispecchia anche l'emendamento presentato dalla Giunta per quanto riguarda il periodo di tempo - che anziché di tre anni dovrebbe essere di due - non collimi con la sostanza della normativa. L'articolato avrebbe avuto una sua logica se non fosse stato soppresso il comma dell'art. 1 che fissava la qualificazione dell'imprenditore agricolo, stabilendo che "ai sensi della presente legge deve intendersi imprenditore agricolo colui che è provvisto dei seguenti requisiti:...", specificando di quali requisiti si tratta.



PRESIDENTE

Non è così, poiché è stato accolto l'emendamento del Consigliere Bianchi che fa riferimento alla emanata legge...
Chiede di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Desidererei fare una precisazione. Su questo articolo, il cui testo ha comportato un faticosissimo lavoro di elaborazione, avremmo potuto concordare, per cui ci saremmo astenuti nei confronti dell'emendamento Gandolfi. Se però la Giunta mantiene l'emendamento che riduce a due anni noi votiamo l'emendamento Gandolfi.



PRESIDENTE

Che cosa ha da dire la Giunta rispetto a questo problema?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Come Giunta non abbiamo niente da dire. Personalmente, sono d'accordo per i due anni.



PRESIDENTE

Allora, la Giunta accoglie l'emendamento.
Chiede di parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Se mi è consentito, illustro ora il mio emendamento, che è analogo a questo.



PRESIDENTE

Lo illustrerà al momento in cui verrà posto in discussione. Ora, se lo desidera, può parlare, ma su questo emendamento, eventualmente facendo anche riferimento al suo.



GERINI Armando

Non è detto, signor Presidente, che gli emendamenti presentati da Consiglieri che fanno parte della maggioranza debbano essere posti in votazione prima di altri. I miei li avevo depositati già in occasione dell'ultima riunione.
Nella prima stesura dell'articolo, riportata a fronte del testo della Commissione, si diceva: "In via transitoria ed entro 1 anno..." La Commissione, poi, me dissenziente, è arrivata a tre anni. Non per ripetere quanto ho già detto prima, ma l'unica Regione a Statuto ordinario ad aver approvato l'Albo professionale, la Lombardia, di cui ho qui il testo di legge, non ha fissato alcun termine.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma perché dobbiamo sempre prendere ad esempio quello che fanno altri? Non mi pare un buon sistema.



GERINI Armando

Signor Presidente, è necessario per tutti osservare quanto avviene all'intorno.
Io vorrei che si ritornasse al termine di un anno indicato nel testo presentato dai quattro proponenti. Forse anche Gandolfi, ora che gli ho fatto presenti alcuni particolari, e gli ho mostrato il testo della legge della Regione Lombardia, sarà d'accordo con me circa il termine di un anno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento Gandolfi-Simonelli Cardinali.
L'emendamento è approvato.
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Nel primo paragrafo sostituire le parole "entro 3 anni" con le parole "entro 1 anno" ".
Mi si chiede di unificarlo con l'analogo emendamento Gerini soppressivo e sostitutivo: "Alla seconda riga, sopprimere le parole "entro tre anni" sostituendo con le parole "entro un anno" ".
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento Curci-Carazzoni Gerini, che propone la riduzione del periodo ad un anno. L'emendamento non è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Sopprimere la parte dell'articolo dalle parole "...e possiedono uno dei seguenti requisiti" sino alla fine, sostituendola con le parole: "....e siano in grado di comprovare con idonea documentazione il possesso dei requisiti previsti dall'art 1 della presente legge" ".
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Sopprimere l'intero capoverso a) dalla parola "siano compresi" sino alla parola "vigente", sostituendolo cosi: "a) siano compresi, in qualità di titolari, negli elenchi nominativi dei coltivatori diretti, coloni e mezzadri, redatti a cura del Servizio Contributi Agricoli Unificati a norma della legislazione vigente, ed abbiano i requisiti prescritti dall'art. 1 della presente legge" ".
Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Vorrei far notare al collega Gerini ed al Presidente che questo emendamento coincide con quello presentato da me, da Simonelli e da Cardinali, cioè la richiesta di sostituire le parole "unità attiva" con la dizione "titolari di azienda": l'unica differenza è che Gerini ha riscritto il testo della Commissione per esteso, noi ci siamo limitati a chiedere la sostituzione delle parole che ci interessava cambiare. Mi sembra pertanto che i due emendamenti potrebbero essere abbinati.



GERINI Armando

Sarei anch'io del parere di abbinarli.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao, relatore

L'accoglimento dell' emendamento proposto farebbe perdere di significato all'articolo, alterando lo spirito del provvedimento. Noi abbiamo voluto evitare di accentrare tutto ancora una volta nel concetto di titolarità, e far valere il concetto di singolo uomo: escludendo l' "unità attiva" il provvedimento risulta svuotato di contenuto.



PRESIDENTE

Consigliere Gandolfi, il Consigliere Gerini ha dichiarato di non avere nulla in contrario all'unificazione dell'emendamento da lui proposto con il suo. Lei è dello stesso avviso?



GANDOLFI Aldo

Sì, se Gerini accetta la dizione: "titolari di azienda" .



PRESIDENTE

Veramente, a mio avviso c'è troppa differenza fra i due testi per poterli mettere in votazione congiuntamente.



GERINI Armando

L'unica differenza è che Gandolfi ha semplicemente indicato le parole da sostituire: "titolari d'azienda" anziché "unità attiva", mentre io sostituendo "unità attiva" con la parola "titolari" ho poi pleonasticamente riportato il testo della Commissione. C'è dunque perfetta identità fra le due proposte, che sono pertanto abbinabili.



PRESIDENTE

Ribadisco che per me i due testi sono simili ma non uguali.



GERINI Armando

Allora ritiro il mio emendamento e aderisco a quello Gandolfi-Simonelli Cardinali.



GILETTA Giuseppe Chiaffredo

La conseguenza di questo emendamento, se sarà accolto, sarà che i figli di un titolare d'azienda che lavorano nell'azienda paterna non potranno essere iscritti nell'Albo dei coltivatori diretti.



FERRARIS Bruno

Noi respingiamo decisamente questo emendamento, che verrebbe ad alterare le nostre intenzioni. Questo è un modo surrettizio per far passare l'elenco delle aziende. Su questo punto noi dobbiamo essere ben chiari: noi siamo per l'Albo dei coltivatori, o degli imprenditori, di coloro che lavorano, insomma, non delle aziende.



FRANZI Piero

Signor Presidente, nell'articolo si fa riferimento agli elenchi dei coltivatori diretti redatti dal Servizio dei Contributi Unificati. E' vero che tali elenchi sono rapportati ai titolari di azienda, ma è anche vero che ci sono delle unità attive che lavorano nell'azienda. Il limitare ai titolari l'iscrizione impedirebbe di raggiungere il nostro scopo, che è il riconoscimento della qualifica professionale a tutti coloro che lavorano in agricoltura.
l colleghi Gandolfi e Cardinali, non conoscendo forse perfettamente il funzionamento di questo meccanismo, si sono certamente proposti di conseguire con questo emendamento un risultato corretto, senza rendersi conto invece di recare un grave handicap per tutti coloro che veramente lavorano in agricoltura.



GANDOLFI Aldo

Mi sembra che il collega Franzi abbia centrato il problema. Questa è la norma transitoria di primo impianto dell'Albo: è l'Albo degli imprenditori agricoli. Noi non vogliamo affatto escludere i coltivatori diretti, per diciamo che nel primo impianto si iscrivono all'Albo i coltivatori diretti che sono titolari di azienda. Questo dev'essere ben chiaro: perché siccome poi diventa norma preclusiva agli effetti della erogazione dei contributi anche dal punto di vista della politica regionale è importante che l'Assessorato all'Agricoltura, gli Ispettorati Agrari valutino, ai fini della concessione dei contributi, il complesso delle attività aziendali. Se c'è poi una domanda da fare sarà il titolare d'azienda a farla, per tutti gli altri. A me sembra determinante che ci sia una valutazione globale da parte degli organi regionali del complesso delle attività aziendali, e che sia il titolare dell'azienda a presentarlo, e non altri.



FERRARIS Bruno

Infatti, la domanda viene accolta nella misura in cui c'è una azienda.



CARAZZONI Nino

Dichiaro che il mio Gruppo è d'accordo sull'emendamento, e pertanto voterà a favore.



PRESIDENTE

Ritirato l'emendamento Gerini, dobbiamo votare sull'emendamento Gandolfi-Simonelli-Cardinali, con il quale si propone di sostituire le parole "unità attiva" con la dizione "titolari di azienda". Mi pare che la discussione in proposito sia stata esauriente, e pertanto pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Al secondo capoverso, contraddistinto con la lettera b), alla seconda riga, sopprimere la parola "tre" sostituendola con "due" ".
Il presentatore ritiene di averlo già illustrato sufficientemente nel suo intervento. Lo pongo pertanto in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Pongo ora in votazione per appello nominale, l'articolo 4 modificato in base all'unico emendamento approvato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale approva.
Articolo 5 "Trascorso il periodo di cui al precedente articolo, l'iscrizione all'Albo è ottenuta da chi, avendo compiuto i 18 anni di età, e non superato i 65, eserciti l'attività di imprenditore agricolo, secondo quanto previsto all'art. 1, ed assolva ad una delle seguenti condizioni: a) abbia conseguito la laurea in scienze agrarie e forestali o in veterinaria, il diploma di perito agrario, il diploma o la licenza di qualificazione o specializzazione per le materie agricole b) abbia superato apposita prova consistente in un colloquio davanti ad una apposita Commissione composta da 5 membri espressi dalla Commissione provinciale, di cui all'art. 3 al suo interno e presieduta dal Capo dell'Ufficio Agricolo Provinciale della Regione Piemonte o da un suo delegato c) dimostri di aver svolto l'attività di imprenditore agricolo in modo continuativo negli ultimi 3 anni.
L'iscrizione all'Albo, ottenuta ai sensi degli artt 4 e 5, comporta l'attribuzione del "brevetto professionale agricolo" ".
Sono stati proposti alcuni emendamenti.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Alla terza riga, dopo "i 18 anni di età", sopprimere le parole: "e non superato i 65" ".



CARAZZONI Nino

Noi abbiamo un emendamento che dice sostanzialmente la stessa cosa perché propone di sostituire il limite dei 65 anni con le parole: "avendo l'età per l'esercizio dell'elettorato attivo".



PRESIDENTE

Intende proporre l'abbinamento?



CARAZZONI Nino

Per quanto mi riguarda, sì.



GERINI Armando

Non sarei del parere di unificarlo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao, relatore

Desidero precisare che il fissare come età massima il 65° anno non ha alcun significato preclusivo nei confronti di coloro che abbiano ottenuto precedentemente l'iscrizione all'Albo, i quali rimangono iscritti vita natural durante, lo ha invece, a scopo cautelativo, nei confronti di quanti, avendo già compiuto il 65° anno, ed avendo deciso di mettersi in pensione, volessero, per motivi che non è qui il caso di evidenziare ottenere ad abundantiam l'iscrizione all'Albo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Gerini, per alzata di mano.
L'emendamento è approvato.
Ci sarebbe ora da porre in votazione l' emendamento analogo Curci Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Lo ritiriamo.



(Il Consigliere Bertorello minaccia di abbandonare l'aula)



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Bertorello, rimanga in aula. Consideri che gli assenti hanno sempre torto.



BERTORELLO Domenico

Signor Presidente, abbiamo predisposto l'Albo professionale per dare un qualche cosa a chi dedica la sua vita alla agricoltura. Se consentiamo l'accesso all'Albo a chi ha già trascorso la maggior parte della sua vita operando in un altro settore e da pensionato decide di tornare a lavorare la terra mettendo sul lastrico chi da quella traeva il necessario per vivere, mandiamo in fumo gli scopi di socialità su cui abbiamo tante volte insistito. In questo modo, anziché garantire un posto di lavoro addirittura, si è detto, uno stipendio, a chi lavora la campagna, lo esponiamo al pericolo di vedersi sottrarre la terra dal proprietario, che tornandovi da pensionato, si compra il trattore e manda via il coltivatore.
Io mi rifiuto di approvare una legge per l'Albo cosiffatta. Scusi Presidente.



GILETTA Giuseppe Chiaffredo

Anch'io la penso così.



MENOZZI Stanislao, relatore

Qui facciamo i discorsi degli accorpamenti, dei terreni marginali abbandonati...



(Abbandonano l'aula i Consiglieri Bertorello, Menozzi e Giletta)



PRESIDENTE

Dobbiamo prendere ora in considerazione l'emendamento del Consigliere Gerini: "Al terzo capoverso, contraddistinto con la lettera c), sopprimere le ultime due parole, "tre anni", sostituendole con "due anni" ". Il presentatore ritiene di averlo già illustrato sufficientemente nel suo intervento.
Chiede di parlare sull'emendamento il Consigliere Franzi. Ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Poiché l'emendamento Gerini all'art. 4, che proponeva la sostituzione della parola "tre" con "due", se non ho inteso male, è stato respinto questo emendamento, che è quello consequenziale, mi pare logico debba avere la stessa sorte.



CHIABRANDO Mauro

Io ritengo invece che si tratti di cose completamente diverse, che possono, anzi devono, essere viste separatamente. L'art. 4, infatti, si riferisce alla norma transitoria, e dice che nella fase iniziale potranno iscriversi entro due anni coloro che si trovano in determinate condizioni qui invece si tratta di avere esercitato per due anni, o per tre anni attività agricola per quanto concerne le normali future iscrizioni.



GERINI Armando

Mi consenta, signor Presidente, di aggiungere una precisazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Così sregolamentiamo tutto...



GERINI Armando

Il Consigliere Chiabrando e il Consigliere Franzi sanno benissimo che c'é una legge nazionale che prescrive che ci vogliono due anni per diventare coltivatori diretti, imprenditori. Per analogia, io ho chiesto che i tre anni siano ridotti a due.



PRESIDENTE

Più nessuno intende intervenire su questo argomento? Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Pongo in votazione l'art. 5 nel testo che risulta con l'adozione delle modifiche proposte nell'emendamento approvato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 33 Hanno risposto si n. 18 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Articolo 6 "La Commissione Provinciale provvede alla formazione, alla tenuta ed alla revisione, anche d'ufficio, dell'elenco degli iscritti all'Albo.
La cancellazione avviene su richiesta dell'interessato o d'ufficio quando sia accertata la perdita dei requisiti previsti per l'iscrizione.
Nel caso di reiezione della domanda d'iscrizione o di cancellazione d'ufficio il Presidente della Commissione provvede a darne motivata comunicazione all'interessato in forma certa entro 60 giorni dalla domanda ed entro 30 giorni dal provvedimento di cancellazione.
In caso di mancata iscrizione nel termine previsto di 60 giorni l'interessato potrà proporre un sollecito alla Commissione Provinciale decorsi 30 giorni da tale ulteriore istanza senza che all'interessato sia pervenuta una decisione, la domanda dovrà intendersi accolta.
In caso di cancellazione, qualora il provvedimento non pervenga all'interessato entro il termine di 30 giorni, il provvedimento stesso dovrà intendersi decaduto.
Contro i provvedimenti della Commissione Provinciale è ammesso ricorso entro 30 giorni dalla notificazione del provvedimento stesso, alla Commissione regionale prevista dall'art. 7.
Il ricorso contro la cancellazione dall'Albo sospende l'efficacia del provvedimento.
La Commissione Regionale decide sui ricorsi in via definitiva entro 60 giorni dalla loro presentazione. In caso di mancata decisione nei termini il ricorso si intende accolto.
L'iscritto che trasferisce la propria attività in altra provincia è cancellato dall'elenco nel quale è iscritto, ed ottiene, sempre che permangano le condizioni di cui all'articolo 1, l'iscrizione immediata nel corrispondente Albo della Provincia nella cui circoscrizione si è trasferito.
L'iscrizione si consegue nella provincia di residenza".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Pongo in votazione l'art. 6 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 33 Hanno risposto si n. 18 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 6 è approvato Artitolo 7 "Presso l'Assessorato regionale all'Agricoltura è istituita una Commissione regionale per l'esame dei ricorsi di cui all'articolo 6, la quale è composta: a) dall'Assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte o suo delegato b) da un rappresentante del Servizio Contributi Agricoli Unificati c) da cinque esperti in materia giuridica e tecnica agricola nominati dal Consiglio Regionale, con voto limitato a tre.
Il Presidente della Commissione è l'Assessore regionale all'Agricoltura o il suo delegato".
Sono stati presentati alcuni emendamenti.
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Nel primo paragrafo, sostituisce le parole: Presso l'Assessorato regionale dell'Agricoltura" con le parole: "Presso la Camera di Commercio Industria, Agricoltura ed Artigianato del capoluogo della Regione" ".
I presentatori non ritengono di doverlo illustrare. Lo pongo pertanto in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Prima riga, dopo la parola "presso" sopprimere le parole: "L'Assessorato regionale all'Agricoltura", sostituendovi le parole: "...la Camera di Commercio, Industria ed Artigianato del capo luogo della Regione" ".
Il presentatore non ritiene che occorra illustrarlo. Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Nel primo paragrafo, sopprimere il comma a) e sostituirlo con il seguente nuovo comma: "a) dai Presidenti delle Commissioni provinciali per l'Albo professionale degli imprenditori agricoli" ".
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Sopprimere il secondo paragrafo e sostituirlo con il seguente nuovo paragrafo: "Il Presidente della Commissione è eletto a maggioranza tra i componenti di cui al punto a)" ".



CARAZZONI Nino

Lo ritiriamo.



PRESIDENTE

Emendamento dei Consiglieri Oberto-Chiabrando: "Punto c): da tre esperti in materia giuridica".
I presentatori intendono illustrarlo? Chiede di parlare il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Lo illustrerei unitamente all'altro emendamento, al quale è connesso quello che prevede l'inserimento anche nella Commissione regionale dei rappresentanti della categoria, che sono stati dimenticati, comunque omessi.
Noi diciamo: come nella Commissione provinciale ci sono 18 componenti della categoria, prevediamone qui 6, con la stessa proporzionalità, cioè due per le organizzazioni minoritarie e 4 per le maggioritarie. In conseguenza dell'introduzione di questi 6 componenti nuovi riteniamo opportuno ridurre da 5 a 3 gli esperti in materia giuridica, per non aumentare eccessivamente il numero dei membri.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo dei due emendamenti su cui ha dato spiegazioni il Consigliere Chiabrando. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano. L'emendamento è accolto.



CHIABRANDO Mauro

Devo ora presentare un altro emendamento, perché per consequenzialità con la riduzione a 3 degli esperti in materia giuridica occorre ridurre da 3 a 2 il voto limitato.



PRESIDENTE

Emendamento del Consigliere Chiabrando: "Punto c), ridurre il voto limitato da 3 a 2".
Pongo in votazione per alzata di mano questo emendamento modificativo.
L'emendamento è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Oberto-Chiabrando: "punto d) ...da 6 componenti da scegliersi tra gli iscritti all'Albo designati dalle Organizzazioni professionali nazionalmente più rappresentative, di cui 2 designati dalle Organizzazioni minoritarie".
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo ora in votazione l'art. 7 nel testo che risulta con l'adozione delle modifiche proposte negli emendamenti approvati.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto si n. 19 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Articolo 8 "Le provvidenze amministrate dalla Regione Piemonte dirette al miglioramento ed al potenziamento delle imprese agricole possono essere concesse solo: 1) agli imprenditori agricoli che siano iscritti all'Albo di cui alla presente legge 2) alle cooperative ed alle forme associate nelle quali sia prevalente la partecipazione degli iscritti all'Albo 3) alle cooperative costituite fra lavoratori agricoli 4) per servizi, opere collettive e di pubblica utilità riguardanti comunità rurali in genere, ove sia prevalente l'interesse di aziende agricole i cui titolari siano iscritti all'Albo.
La disposizione di cui al primo comma del presente articolo non si applica per le zone considerate montane definite con legge regionale, in riferimento alla legge dello Stato n. 1102 del 3 dicembre 1971".
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazizoni: "Nel primo paragrafo sopprimere le parole: "...possono essere concesse solo..." e sostituirle con le parole: "...vengono concesse in via assolutamente prioritaria..." ".
Chiede di illustrarlo il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Desidero semplicemente sottolineare che in questo emendamento abbiamo trasferito testualmente la dichiarazione resa dal Presidente della Giunta che abbiamo ricordato stamani nel corso del nostro intervento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'ho mandato a prendere nel testo stampato proprio per poterlo controllare.



CARAZZONI Nino

Ho qui una bozza, nella quale si parla proprio di "via assolutamente prioritaria".
Mentre si procede al controllo, pronto a ritirare eventualmente quanto sto ora dicendo, mi sembra doveroso sottolineare che, anche se la Giunta non è collegialmente impegnata in questo dibattito, su questa proposta di legge, sarebbe per lo meno contraddittorio vedere i componenti della stessa assumere un differente e difforme atteggiamento.



PRESIDENTE

Altri desiderano intervenire su questo emendamento? Nessuno.
Lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Alla quarta riga, dopo la parola "con esse" sopprimere la parola "solo" e sostituire con le parole "con preferenza" ".
Il presentatore ritiene di averlo sufficientemente illustrato nel suo intervento. Lo pongo pertanto in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Curci-Carazzoni: "Nel primo paragrafo sopprimere il comma 3".
I presentatori non ritengono occorra illustrarlo. Lo pongo pertanto in votazione per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Sopprimere il capoverso n. 3".
Desidera illustrarlo? Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Non è che sia proprio contrario a questo capoverso, ma lo ritengo pleonastico: se si tratta di lavoratori agricoli dipendenti, non vedo come possano essere iscritti all'Albo; però, una volta riuniti in cooperativa con azienda agricola in conduzione, a me pare che l'iscrizione diventi automatica, in quanto imprenditori e come tali rientranti nel capoverso 2 dell'art. 8.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Gerini per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto.
Emendamento dei Consiglieri Oberto-Chiabrando: "Sopprimere il punto n. 4 e l'ultimo comma".
Chiede di illustrarlo il Consigliere Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Preciso intanto che il punto da sopprimere è effettivamente il 4, e non il 3 come era stato erroneamente scritto. Al punto n. 4 e nell'ultimo comma sono contemplate eccezioni alla regola per cui ha diritto di avere le agevolazioni chi è iscritto all'Albo e nessun altro, eccezioni riguardanti certe opere, servizi collettivi eccetera e le zone montane.
Siccome ci saranno sicuramente altre eccezioni, riteniamo preferibile evitare di precluderci la possibilità di prenderle in considerazione con l'indicare specificamente queste due soltanto: ci pare più chiaro e semplice lasciare che siano le singole leggi, volta per volta, a stabilire le eccezioni che sarà necessario fare per ogni singolo intervento.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Secondo me, o non si fa alcuna riserva, e quindi si sopprime tout-court l'art. 8, per stabilire poi nelle singole leggi a favore di chi vanno i provvedimenti, e questa sarebbe secondo me la soluzione più corretta oppure si lascia l'art. 8 così com'é.



CHIABRANDO Mauro

Emendando l'art. 8 come proposto, in pratica ci limitiamo con esso a fare una affermazione di principio: che hanno diritto alle agevolazioni coloro che sono in determinate condizioni. Le eccezioni le stabiliremo di volta in volta con le singole leggi, perché così avremo modo di valutarle più dettagliatamente e ponderatamente.



FERRARIS Bruno

Ma con le singole leggi ci si porrà allora praticamente in contrasto con la presente. Qui si dice che le provvidenze "amministrate" (comprendendo così anche quelle del FEOGA, quelle nazionali - ora ne abbiamo alcune soltanto, il Fondo di solidarietà, quello per la specializzazione, quello della proprietà coltivatrice) vanno riservate a coloro che sono menzionati specificamente in questo articolo. Lei Consigliere Chiabrando, o chi dovesse succederle nell'Assessorato, dovrà necessariamente applicare la legge nazionale e poi quella regionale che stabilisce a chi sono riservate le provvidenze, non potrà fare una deroga ad esempio, per le popolazioni di montagna.
Pertanto, o sopprimiamo l'intero art. 8 - ed era ciò che proponeva lo stesso Assessore quando parlava partendo da una valutazione oggettiva di tutte le difficoltà che potrà riscontrare chi dovrà gestire le leggi nazionali e regionali, o manteniamo le eccezioni, introducendone fin d'ora il più possibile.



CHIABRANDO Mauro

Non riusciremo mai ad elencare tutte le eccezioni.



FERRARIS Bruno

Cominciamo con l'inserire le principali. E' chiaro che per la montagna l'eccezione va fatta. Del resto, nella stessa proposta di legge presentata e firmata da Giletta-Menozzi-Franzi eccetera c'era questa precisa eccezione che ora si vuol togliere.



CHIABRANDO Mauro

Non si vuole toglierla, ma inserirla altrove.



FERRARIS Bruno

Ma è a questa legge che si dovrà fare riferimento. Quindi io ribadisco: o sopprimiamo l'art. 8 o lo manteniamo così. Se domani ci troveremo a dover affrontare altre eccezioni esamineremo il da farsi. Ma per intanto non leghiamoci le mani.



PRESIDENTE

I proponenti Oberto e Chiabrando mantengono l'emendamento. Ritengo di doverlo porre in votazione suddiviso in due parti, l'una relativa alla soppressione del n. 4 e l'altra alla soppressione dell'ultimo comma.
Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, questa è una legge dichiarativa di principi dal punto di vista politico, non dal punto di vista giuridico, nel senso che ogni altra legge che seguirà potrà modificare esplicitamente ed implicitamente ogni norma di questa natura in essa inserita.
L'argomentazione del Consigliere Ferraris mi pare pertanto abbastanza pertinente.
Sarei quindi per la tesi, avvalendomi della libertà di giudizio lasciata su questo argomento, di mantenere immutato il testo attuale aggiungendovi le altre eccezioni che ci sembrassero ora opportune. O depenniamo interamente l'articolo, lasciando alla legislazione successiva di stabilire a chi sono riservate le provvidenze, e in che misura, oppure cominciamo ad enunciare questo principio, tenendo aperta la possibilità di introdurre successivamente quelle altre deroghe che ritenessimo opportune.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Concordo sulle dichiarazioni del Capogruppo Bianchi. Sono soprattutto contrario alla soppressione dell'ultimo comma, in cui si prevede doverosamente l'eccezione in favore delle zone di montagna. Dopo aver tante volte in questa sala dichiarato il nostro appoggio alle popolazioni di montagna sarebbe ben strano che in questa occasione operassimo in senso più restrittivo di quanto la logica comporti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non è evidentemente questo lo spirito del nostro emendamento: noi intendiamo invece che si arrivi ad una istituzionalizzazione completa e precisa delle eccezioni, rimandando ai testi di legge che verranno. Non si capovolgano le situazioni.



CALLERI Edoardo

Potrebbero non venire, ed allora tanto vale lasciare queste eccezioni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento, suddiviso in due parti, come ho preannunciato, poiché si tratta di due ipotesi sulle quali il Consiglio pu decidere separatamente.
Prego quindi votare per alzata di mano anzitutto sulla parte dell'emendamento soppressivo Oberto-Chiabrando che propone la soppressione del punto 4.
L'emendamento non è accolto.
Ora votiamo, sempre per alzata di mano, sulla parte dell'emendamento che propone il depennamento dell'ultimo comma.
Anche questo emendamento non è accolto.
Pongo pertanto in votazione per appello nominale l'art. 8 nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto si n. 19 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'articolo 8 è approvato.
Articolo 9 "Il Presidente della Giunta Regionale, su proposta dell'Assessore all'Agricoltura e Foreste, è autorizzato ad emanare il regolamento di attuazione entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge": E' stato proposto un emendamento sostitutivo.
Emendamento del Consigliere Ferraris: "Sostituire al testo dell'art. 9 il seguente: "Il Consiglio Regionale emana il regolamento di attuazione entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge" ".
Il presentatore intende illustrarlo? Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

L'ho presentato all'ultimo momento perché, avendo già sollevato la questione in Commissione, pensavo che la modifica da me proposta, essendo semplicemente di applicazione di quanto previsto dallo Statuto, sarebbe stata senz'altro recepita.
E' chiaro, infatti, che né in base alla legge istitutiva né in base allo Statuto il Presidente o la Giunta possono essere autorizzati ad emanare regolamenti: il Regolamento dev'essere deliberato dal Consiglio.



PRESIDENTE

Suggerirei di aggiungere: "su proposta della Giunta", come d'altronde prevede lo Statuto. Il testo, cioè, risulterebbe: "Il Consiglio Regionale, su proposta della Giunta Regionale, emana il regolamento di attuazione entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge".
Pongo in votazione questo emendamento per alzata di mano.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione l'art. 9 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto si n. 19 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri Il Consiglio Regionale approva.
Articolo 10 "Nella fase di primo impianto, e per un periodo non superiore a sei mesi dall'emanazione del regolamento previsto dall'art, n. 9, i membri della Commissione di cui all'articolo n. 3, lettere a) e b), nelle percentuali ivi previste, saranno designati dalle Organizzazioni professionali degli imprenditori agricoli nazionalmente più rappresentative".
E' stato proposto un emendamento.
Emendamento dei Consiglieri Oberto-Chiabrando: "...i membri della Commissione di cui agli articoli 3 lettera a) e b) e n. 7 lettera d) nelle percentuali ivi previste, saranno...".
I presentatori intendono illustrarlo? Il Consigliere Chiabrando ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro

Proponiamo questo emendamento per consequenzialità, avendo introdotto prima i 6 membri di categoria.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento dei Consiglieri Oberto e Chiabrando per alzata di mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione, per appello nominale, l'art. 10, nel testo che risulta in seguito all'adozione dell'emendamento approvato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto si n. 19 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'articolo 10 è approvato.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto prima della votazione sul complesso della proposta di legge.



FERRARIS Bruno

Il nostro voto sarà coerente all'atteggiamento che abbiamo tenuto in sede di Commissione e nel corso della odierna seduta.
Credo che il nostro Gruppo abbia contribuito - lo dico senza alcun intento di strumentalizzazione né a fini di propaganda elettorale, fini che qualcuno invece evidentemente si proponeva - a rendere possibile l'approvazione dell'istituzione di questo Albo professionale.
Preciso che il nostro voto sarà di benevola astensione.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, questa proposta di legge ha avuto un iter faticoso e si conclude con una discussione e con votazioni contrastate. Ritengo peraltro che il risultato finale ottenuto, pur con qualche incongruenza dia una risposta positiva al mondo agricolo, che da anni chiede ed attende uno strumento di questo tipo.
L'emendamento che ha soppresso il limite di età a 65 anni, trascorsa la fase iniziale, per la prima iscrizione - non, beninteso, per la prosecuzione nell'iscrizione -, forse non sufficientemente meditato, ha introdotto un principio che non è accettabile, e che io mi auguro, il mio Gruppo si augura sia in futuro corretto. Dovranno passare anni prima che possa scattare questa ipotesi, che comunque non entrerà in funzione per due anni ancora dopo il primo impianto. Dico questo anche per tranquillizzare chi ha emotivamente, e giustamente, reagito all'approvazione di questo emendamento. I due anni consentiranno di trovare le soluzioni e le formulazioni atte ad impedire che non agricoltori, per ragioni non attinenti ad una vera ed autentica partecipazione all'attività agricola possano soppiantare autentici agricoltori. Un rischio che per ora, in pratica, non esiste.
I vari articoli sono stati approvati. Il mio Gruppo darà convintamente, voto favorevole.



ZANONE Valerio

A me pare, signor Presidente, che il modo in cui si è svolta la discussione di questa legge dimostri come i lavori della Commissione per l'agricoltura, pur protrattisi per molto tempo, non siano riusciti ad eliminare i molti aspetti controversi: il che risulta dal numero degli emendamenti presentati, dalle vicende con cui alcuni di essi sono stati accolti, dalla divergenza di indirizzo politico che si è palesata fra i Gruppi che compongono la maggioranza consiliare ed all'interno degli stessi singoli Gruppi della maggioranza. Sicché, credo che, forse, nella stessa maggioranza vi sia in questo momento chi si domanda se non sarebbe stato meglio prendere in maggior considerazione la proposta che un Gruppo di opposizione democratica (mantenendo in ciò la propria autonomia di indirizzo politico, il che credo sia pienamente legittimo) aveva fatto all'inizio della discussione affinché si deliberasse il non passaggio all'esame degli articoli di questa legge.
Pur avendo il Consiglio voluto inoltrarsi nell'esame dei singoli articoli, il risultato mi sembra che non muti molto. Noi, come ha spiegato il collega Gerini nel suo intervento di stamani, ritenevamo che non si dovesse passare all'esame degli articoli, in attesa della legge statale di recepimento delle direttive comunitarie La variante che poi è stata apportata all'art. 1, e che modifica sostanzialmente il contenuto di tutta questa legge, subordina di fatto la sua esecutività all'adeguamento a questa normativa statale che ancora non è stata approvata dal Parlamento.
Tutto ciò premesso, e pur prendendo atto che l'accoglimento di alcuni emendamenti presentati dal nostro Gruppo pone rimedio a qualcuno dei difetti che questa legge contiene (difetti che, a nostro avviso, la rendono non rispondente al reale interesse di una politica agraria non categoriale a livello regionale), il Gruppo liberale dichiara il suo voto contrario.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, noi non ci addentreremo in considerazioni di tipo politico, perché le conseguenze della discussione che or ora si è conclusa sono abbastanza evidenti, e ci pare risultino più significative in assenza di una sottolineatura da parte nostra.
Dobbiamo dire che, pur non essendo qualificati, ma peraltro non considerandoci tali, Gruppo di opposizione democratica, anche noi avevamo sostenuto, molto modestamente, la tesi del non passaggio agli articoli che, come annotava poc'anzi il collega Zanone, è poi quella che nei fatti e nella votazione sull'art. 1, sostanzialmente è stata accettata con la soppressione dell'ultimo comma.
Avevamo detto in sede di dibattito che avremmo tradotto le nostre critiche in una serie di emendamenti, ma che, al di là della sorte che l'Assemblea avrebbe ad essi riservato - sorte che noi ovviamente auspicavamo favorevole -, non sarebbe mutato il nostro giudizio di fondo sul progetto di legge stesso.
Ribadendo pertanto tutte le considerazioni fatte stamane, confermiamo il voto contrario della Destra Nazionale.



CHIABRANDO Mauro

Parlando anche ora non a nome della Giunta, ma a titolo personale esprimo il mio rammarico per il fatto che alcuni emendamenti accolti abbiano un po' alterato la portata e l'essenza di questa legge, che aveva uno scopo sostanziale.
Mi riferisco precisamente anzitutto alla eliminazione dell'ultimo comma dell'art. 1, con il quale noi individuavamo già oggi un certo criterio per stabilire chi abbia o meno diritto ad essere considerato imprenditore agricolo, pur con la riserva di adeguare poi questa definizione alle norme stabilite dalla Comunità europea. Questa eliminazione ha certamente costituito una amputazione di una parte di rilievo della legge.
L'altro emendamento, quello che ha soppresso la norma per cui non ha più diritto alla prima iscrizione chi abbia superato i 65 anni, cioè chi avendo svolto per tutta la vita un'altra attività, andando in pensione decide di dedicarsi all'agricoltura, non soltanto per hobby, sul che non vi sarebbe nulla da dire, ma come suo nuovo lavoro (mentre una vera attività agricola richiede tempi lunghi, che egli non può più dedicarvi), credo non sia stato valutato nella giusta portata da molti dei Colleghi che l'hanno approvato. Premesso che il fissare quel limite non significava certo cancellare dall'Albo chi vi fosse stato iscritto prima di raggiungere i 65 anni, perché una volta iscritti all'Albo si ha diritto di rimanervi fino alla fine dei propri giorni, non posso non rimarcare che tale soppressione ha costituito per la legge una menomazione notevole.
Ciononostante, ritengo si debba approvare la legge in questo testo che sempre personalmente, mi auguro possa nell'immediato futuro essere riesaminato e subire quelle modifiche che con il tempo potranno rivelarsi necessarie.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Chiudo pertanto la discussione per dichiarazione di voto.
Pongo in votazione l'intero testo della proposta di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto si n. 19 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri.
Il Consiglio approva la proposta di legge. I nostri lavori riprenderanno alle 16,30.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Desidero soltanto informare i signori Consiglieri che io alle 16,30 precise, purché ci sia il signor Presidente dell'Assemblea, inizierò la lettura della mia relazione sull'ENEL, sulla quale non vi è da deliberare.
Ho provveduto a farne stampare la bozza, che verrà quindi distribuita.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,10)



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