Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.300 del 27/03/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame bozza di "Piano delle risorse idriche"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Sono in congedo i Consiglieri: Berti, Cardinali, Fassino, Giovana, Lo Turco, Minucci, Nesi, Paganelli, Soldano.
Punto ottavo dell'ordine del giorno: "Esame bozza di 'Piano delle risorse idriche' ". Relatore Calsolaro.
La parola al relatore Consigliere .Calsolaro



CALSOLARO Corrado, relatore.

Nella seduta del 27 giugno 1974 il Consiglio Regionale, a conclusione del dibattito sulla legge di disciplina degli scarichi liquidi delle attività produttive, approvava un ordine del giorno con il quale impegnava la Giunta a definire, con un dibattito in Consiglio Regionale, le finalità e gli obiettivi che avrebbe dovuto proporsi il Piano regionale delle acque.
Nel corso della seduta della V^ Commissione permanente in data 17 dicembre 1974 la Giunta provvedeva a distribuire il progetto del Piano regionale delle risorse idriche redatto a cura dell'Assessorato alla tutela dell'ambiente ed all'uso delle acque.
L'individuazione degli obiettivi del Piano delle acque e la indicazione dei mezzi per il loro raggiungimento sono stati indicati, nell'esame analitico dell'impegno collegiale della Giunta attualmente in carica, come uno degli aspetti più delicati dell'organizzazione del territorio, nei cui riguardi la Regione ha notevoli compiti.
La Regione, si diceva nella relazione programmatica del gennaio 1974 "intende assumere pienamente il ruolo promozionale che le compete impegnandosi ad elaborare un piano regionale delle acque entro il tempo più breve possibile e comunque nell'ambito della corrente legislatura, tenuto conto delle varie difficoltà anche di natura conoscitiva relative al quadro complessivo di un piano delle acque. Lo stesso va visto nella sua duplice funzione di conservazione e valorizzazione del patrimonio idrico per i diversi usi di pubblico generale interesse e di difesa del territorio delle acque".
La necessità che il Piano avrebbe dovuto soddisfare erano così individuate: a) adeguati e sufficienti rifornimenti di acqua, superficiale o sotterranea, per gli usi potabili, agricoli ed industriali b) la sicurezza che la qualità delle acque usate sia sempre idonea all'uso cui è destinata c) adeguate disponibilità di risorse idriche per la produzione di energia idroelettrica d) adeguate disponibilità di risorse idriche per la tutela del paesaggio e dell'ambiente in generale, nonché per la conservazione del patrimonio ittico.
Una analisi della situazione idrogeologica dei vari bacini imbriferi della Regione e l'esame delle esigenze di sistemazione delle varie zone in modo da stabilire una scala di priorità in fatto di urgenza e di entità di intervento - tenuto conto degli interventi già operati dallo Stato e considerando la limitatezza delle risorse disponibili, - completavano il quadro da sottoporre ai competenti organi di governo per giungere a soluzioni concordate che potessero indirizzare l'intervento governativo in modo più confacente alle esigenze della Regione.
La volontà espressa dalla Giunta e dal Consiglio Regionale di inserire fra gli impegni programmatici prioritari l'elaborazione di un piano organico di gestione delle risorse idriche deriva dalla constatazione della sempre più carente disponibilità di acque per i molteplici usi di pubblico generale interesse.
L'impegno della Regione di incrementare la disponibilità di acqua si è già concretizzato con la creazione di strumenti operativi, quali, ad esempio, la legge regionale 8/11/1974 n. 32 "Provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi delle attività produttive" ed il voto sul disegno di legge regionale 1/8/1974 n. 191 "Provvidenze speciali per il risanamento delle acque a favore dei consorzi e degli altri Enti locali previsti dal relativo piano regionale" l'obiettivo dei quali è, fra l'altro, di migliorare la qualità dei corpi idrici recipienti in modo da rendere disponibile, per altri usi, una notevole quantità di acque oggi inutilizzabile.
Il problema dell'acqua non è più limitato, oggi, alle regioni che di essa sono notoriamente carenti, ma sta assumendo vaste proporzioni, tanto a livello nazionale che sovranazionale, sia per l'intervenuta e costante maggiore richiesta sia per la sempre più ridotta disponibilità causata in gran parte da una continua e incontrollata degradazione.
Iniziative tendenti ad un uso più razionale delle risorse idriche sono già state prese da numerosi Enti ed organismi nazionali ed internazionali.
Tra le più rilevanti, l'iniziativa assunta nel 1965 dall'UNESCO con la promozione del "Decennio Idrologico Internazionale" che si proponeva di giungere all'intensificazione degli studi per lo sfruttamento più razionale delle risorse idriche mondiali.
l risultati della decennale indagine stanno per concludersi, e saranno resi noti al prossimo Congresso Geografico Internazionale che si svolgerà a Mosca nell'estate del 1976.
Il Consiglio d'Europa, l'8 gennaio 1970 ha adottato e promulgato la Carta Europea dell'Acqua, la quale enuncia i principi fondamentali di un'azione collettiva su piano europeo nei riguardi dell'acqua.
In essa si premette che l'acqua è un bene prezioso, indispensabile a tutte le attività umane; che le disponibilità di acqua dolce non sono inesauribili, per cui è indispensabile preservarle, controllarle e, se possibile, accrescerle.
Le risorse idriche - si dice nella Carta - sono sottoposte ad una richiesta sempre crescente in conseguenza dell'esplosione demografica e del rapido aumento delle necessità dell'agricoltura e dell'industria moderna.
La richiesta non potrà essere soddisfatta, né potrà essere elevato il livello di vita, se ciascuno e tutti non imparano a considerare l'acqua come un bene prezioso che occorre preservare ed utilizzare razionalmente.
La Carta indica fra gli interventi prioritari - oltre a quelli relativi alla conservazione delle proprietà naturali dell'acqua, alla sua restituzione all'ambiente naturale con metodi di trattamento che non ne compromettano i possibili usi pubblici e privati, ed alla conservazione di una copertura vegetale appropriata di preferenza forestale - un accurato inventario, e cioè il rilevamento e la valutazione quantitativa, delle risorse idriche.
L'acqua dolce utilizzabile, infatti, rappresenta meno dell'1% della quantità d'acqua del nostro pianeta ed è distribuita molto irregolarmente.
E' pertanto assai importante e necessario conoscere la disponibilità di acqua di superficie e sotterranea, tenuto conto del ciclo, della sua qualità e dell'utilizzazione.
Ne deriva quindi la necessità di una gestione razionale secondo un piano che concilia al tempo stesso i bisogni a breve ed a lungo termine.
Nel settore delle risorse idriche si impone una politica volta alla loro conservazione, alla loro regolamentazione ed alla loro distribuzione. La conservazione della qualità e della quantità dell'acqua richiede, d'altra parte, lo sviluppo ed il perfezionamento delle tecniche di utilizzazione di recupero e di depurazione.
Anche a livello nazionale non sono mancate le iniziative tendenti a formulare proposte per una migliore utilizzazione delle risorse idriche.
Per tutte si ricorda la "Conferenza Nazionale delle Acque", promossa nel dicembre 1968 dal Governo su invito delle Commissioni 7^- ed 8^ del Senato. La Conferenza ha concluso i propri lavori nel 1971, formulando una serie di proposte per la soluzione del problema dell'uso delle risorse idriche. Per la prima volta si formula la necessità di un Piano Nazionale delle Acque che dovrebbe realizzare la sintesi coordinata dei piani previsti e predisposti da ciascuna Regione.
E' proprio in questa direzione che la Regione Piemonte intende muoversi con lo strumento oggetto del presente esame.
Il progetto di piano presentato dalla Giunta tende appunto a soddisfare queste esigenze. Esso infatti, oltre ad essere esteso all'intero territorio regionale, e ad interessare sia le risorse idriche superficiali sia quelle sotterranee, indica come obiettivi fondamentali la salvaguardia e l'utilizzazione ottimale delle acque sulla base delle scelte economiche e della pianificazione territoriale.
Il piano delle risorse idriche si inserisce, in questa prospettiva, nel piano di sviluppo socioeconomico della Regione, ed è partecipe dei suoi programmi e delle sue finalità.
Ne deriva, conseguentemente, la necessità di uno stretto collegamento ai fini della predisposizione degli strumenti operativi del piano, come in ogni fase successiva della sua elaborazione, tra gli uffici regionali preposti allo studio del progetto e l'I.R.E.S., per il coordinamento delle rispettive competenze e la loro armonica composizione nel quadro ed in conformità delle scelte politiche e programmatiche del Consiglio Regionale.
E previsto che il piano venga formulato in tre tempi successivi, con la predisposizione di un "Rapporto preliminare", di una "Bozza di piano" ed infine del vero e proprio "Piano delle risorse idriche", secondo una modalità cronologica rispettivamente di 8 mesi, 12 mesi, 4 mesi, e così entro il termine di due anni. Alla formulazione del piano si arriverà quindi per successive approssimazioni elaborando una gran massa di dati a mezzo di potenti elaboratori elettronici.
Il momento iniziale, di premessa al piano di raccolta degli elementi di base del progetto, appare particolarmente importante in quanto si collega alla realizzazione del centro di calcolo del quale il Consiglio Regionale ha ravvisato, in più di una occasione, l'urgenza. Il calcolatore elettronico appare indispensabile anche per l'uso dei mezzi operativi, per adeguare le indicazioni del Piano agli obiettivi della programmazione, alla distribuzione territoriale degli investimenti, ai costi ed ai benefici degli interventi pubblici.
La scelta dell'unità territoriale, pur con il riferimento al bacino idrografico, è opportunamente posta in corrispondenza delle aree programma definite in sede di piano di sviluppo economico.
Si evidenzia pertanto, oltre al già citato centro di calcolo, l'urgenza di definire il quadro comprensoriale che costituirà il punto di riferimento essenziale anche del piano regionale delle risorse idriche.
Si delineano così gli elementi di informazione, di collegamento, di raccordo istituzionale indispensabili alla predisposizione del Piano, che non potrà prescindere nello svolgimento delle diverse fasi di elaborazione dalla partecipazione attiva delle collettività locali in quanto soggetti primari della programmazione generale e di questo settore particolare.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Franzi, ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Signor Presidente, colleghi, l'iniziativa di predisporre un piano regionale delle risorse idriche merita di essere considerato molto attentamente, non solo per conseguirne l'uso più razionale, o per la sistemazione idraulica forestale dei terreni rivieraschi ai corsi d'acqua ma perché l'acqua costituisce un bene collettivo che con l'accrescersi dei bisogni civili, agricoli, industriali pone l'esigenza di una più organica e programmata utilizzazione.
Non è la prima iniziativa in tal senso che viene assunta nell'ambito della Regione, tuttavia il lavoro di ricerca che oggi siamo chiamati a deliberare, potrebbe fornire sicuramente più ampie indicazioni sia in ordine al volume delle disponibilità idriche regionali, quanto alla loro più razionale utilizzazione.
Già l'IRES ha portato a termine specifiche indagini nel corso del 1969 con gli studi sui problemi della difesa idrogeologica; nel 1972 poi un'indagine sullo stato dell'irrigazione agricola fanno sì che penso sia appena il caso di raccomandare di rendere veramente operativi gli ultimi accertamenti.
Personalmente concordo sull'impostazione che si vuole dare al nuovo studio, tuttavia mi lascia perplesso l'indicazione di voler suddividere il bacino idrografico del Po nei sub-bacini dei suoi affluenti "cercando viene detto testualmente - per quanto possibile di delimitarli con opportune connessioni o suddivisioni ulteriori facendoli corrispondere alle aree programma definite in sede di piano di sviluppo economico".
L'utilizzazione delle acque, nella nostra regione, è forse una delle cose più complesse e come esempio (forse il più macroscopico) si può citare quello delle acque del tratto alto del Po che vengono utilizzate per l'irrigazione nella parte più meridionale delle province di Novara e di Pavia. Questo è certamente il caso più appariscente di come le acque di un territorio vengano usate in un altro territorio e come i problemi siano connessi all'utilizzazione delle acque per scopi irrigui; tuttavia serve dimostrare la difficoltà di potersi ancorare a delimitazioni territoriali già definite e quanto invece sia preferibile tenere conto di quelle situazioni ormai consolidate da strutture secolari.
A tale riguardo è appena il caso di ricordare che il vasto comprensorio fra la Dora, il Ticino ed il Po è regolato da tutta una serie di strutture fra di loro interdipendenti, che il voler pensare di dare ad esse una diversa impostazione potrebbe significare lo sconvolgimento di tutto il perfetto organismo. Questa perplessità è sorretta da una mia forse errata interpretazione (cosa che mi auguro) di quanto è scritto a pag. 20 ove si dice che verranno stabiliti criteri e parametri di valutazione ai fini di una utilizzazione multipla delle acque. E' indubbio che l'utilizzazione primaria delle acque deve essere rivolta a soddisfare i bisogni civili delle popolazioni, però ritengo, con altrettanta obiettività, di chiedere che non appena soddisfatti i bisogni delle popolazioni, le acque siano subito destinate alle necessità agricole.
Non è per spirito di parte che formulo tale richiesta, quanto invece per una obiettiva interpretazione di reali bisogni economici della nostra società.
Già in occasione del dibattito del bilancio, ho avuto modo di dimostrare la rilevante convenienza economica a migliorare l'irrigazione fondiaria, tuttavia ritengo ancora opportuno ricordare che il deficit della nostra bilancia alimentare è di oltre 2500 miliardi e che il solo sistema per contribuire a contenere tale passivo, è quello di migliorare le tecniche agricole e di aumentare conseguentemente le produzioni. E' necessario, perciò, che siano approfonditi gli studi per ricercare soluzioni capaci di assicurare sufficienti dotazioni idriche a tutti i territori suscettibili di irrigazione. E' anche il caso di ricordare quanto siano necessari ed urgenti interventi nelle zone del Saluzzese, del piano colle tra Mondovì e Bra, nella pianura cuneese di Fossano, del piano monregalese, tutte zone ove si potrebbe aumentare la superficie irrigua di circa il 35/40%.
Interventi sono pure necessari nella pianura torinese meridionale e nel Canavesano. La situazione poi della provincia di Alessandria, è forse quella che richiede i maggiori impegni e le maggiori attenzioni perché la media dei territori irrigui è oggi di appena il 3/4%, con la punta più alta del 30% nella pianura alessandrina, quando invece, con opportuni interventi, si potrebbero aumentare del cento per cento e forse anche di più, i territori irrigui. Questo significherebbe aumentare le produzioni agricole.
Per quanto riguarda specificatamente il bacino fra Dora e Ticino, sono da risolvere grossi problemi per irrigare i territori delle province di Vercelli e di Novara e per tale comprensorio è già stato predisposto alcuni anni or sono, uno specifico piano di riassetto idraulico ed irriguo con la previsione di spesa che oggi si può calcolare sui 150 miliardi.
Sono esigenze indilazionabili che devono essere risolte ed a tale riguardo dobbiamo veramente augurarci che la proposta del piano acque portata avanti dall'Associazione nazionale delle bonifiche, che prevede un impegno in dieci anni di 3000 miliardi, possa trovare il suo pieno accoglimento.
Ritornando a considerare la proposta di piano, ritengo che il massimo approfondimento delle analisi debba essere rivolto ai due settori primari quali quello civile e quello agricolo che interessano direttamente i bisogni inscindibili e primari dell'uomo quali l'alimentazione e, soltanto come completamento delle indagini per l'utilizzo di eventuali eccedenze gli interessi industriali ed elettrici.
Circa le esigenze del settore industriale, sarà bene prevedere il riciclaggio delle acque stesse nelle forme più avanzate che la tecnica ci può offrire; e poi non va dimenticato che per quanto riguarda l'area piemontese, più che nuovi impianti di industrializzazione e quindi nuovi bisogni idrici, sarà necessario programmare una diversa collocazione degli impianti già esistenti e quindi una diversa utilizzazione delle acque che oggi vengono già utilizzate dagli impianti in funzione. Semmai considerare solo possibili ampliamenti, ma non certamente nuovi impianti.
Per quanto riguarda poi l'utilizzazione per la produzione di energia elettrica, non va dimenticato che la tendenza tecnologica più avanzata si sta decisamente orientando verso la fonte nucleare. Abbandonando sia quella termica che quella idrica, sia per esigenze finanziarie di ridurre i costi petroliferi, che per assicurare maggiori potenziali produttivi. Proprio in questi giorni, infatti, in occasione dell'apertura del XX Congresso dell'elettronica, il Direttore generale dell'ENEL ha dichiarato che fra circa 25 anni (quindi verso il 2000) il 90% della produzione elettrica italiana sarà assicurata da centrali di tipo nucleare; sarebbe quindi grosso errore vincolare le disponibilità idriche regionali al soddisfacimento di bisogni industriali od elettrici, quando queste necessità in effetti non potrebbero sussistere, o quanto meno potrebbero essere soddisfatte in modi diversi.
Per quanto concerne il coordinamento dei lavori ritengo che sia indispensabile prevedere la collaborazione operativa almeno dell'Assessorato all'agricoltura. Non si può, a mio avviso, pensare di formulare un piano delle acque per l'utilizzazione delle stesse, senza la stretta collaborazione dell'organo regionale più direttamente interessato ai problemi dell'agricoltura. Come pure non é pensabile di individuare aree programma senza tener conto dei piani agricoli di zona che dovranno essere elaborati dall'Ente di sviluppo.
Mi limito ad indicare questi due organismi, ma potrei citare anche le Comunità montane, i Consorzi di bonifica e di miglioramento fondiario, i Consorzi per l'irrigazione. Mi voglio perciò augurare che il responsabile del settore agricolo, che oggi è assente, voglia richiedere ed ottenere di partecipare direttamente all'elaborazione del programma, perché quando si fanno delle scelte che possono interessare, anche a lungo termine, il settore dell'agricoltura - ed i programmi irrigui che si vogliono predisporre sono fra questi - non si deve operare una stretta collaborazione degli organi amministrativi e tecnici direttamente interessati al settore dell'agricoltura. Se in tal senso non avessi assicurazioni, sarei mio malgrado costretto ad esprimere parere contrario.
Mi auguro perciò che il Presidente della Giunta voglia dare risposta favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bono. Ne ha facoltà.



BONO Sereno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che preliminarmente al dibattito sia necessario precisare meglio il contenuto, il titolo stesso del progetto che noi abbiamo di fronte.
Non si tratta, a mio parere, di un progetto di Piano regionale delle risorse idriche, ma più precisamente di un progetto di ricerca per la formazione del Piano regionale delle risorse idriche: cioè, siamo ancora nella fase di scelta della metodologia che dev'essere seguita, non ancora nella fase esecutiva del piano stesso.
Nel merito del progetto di ricerca, già l'ordine del giorno che è stato presentato unitariamente, e che penso verrà messo in approvazione a conclusione del dibattito, apporta alcuni chiarimenti ed alcune rettifiche che evidenziano e ci permettono di superare alcune serie riserve.
Ciononostante, intendiamo esprimere alcune preoccupazioni che potrebbero derivare da un errato tipo di gestione dello stesso progetto di ricerca da parte dei responsabili.
La prima questione che noi riteniamo di dover sottoporre è quella inerente ad un corretto rapporto che deve esistere tra il piano delle acque ed il piano di sviluppo regionale. Nella bozza di progetto che ci è stata presentata , qualche affermazione interessante si legge a pag. 2, per esempio, dove si dice che "il piano delle acque dev'essere coerente e coordinato con gli obiettivi generali del programma di sistemazione e sviluppo del territorio regionale". Però, nelle altre pagine che compongono il progetto vi è una serie di punti non sufficientemente chiari, che potrebbero prestarsi ad interpretazioni diverse ed a mio parere anche pericolose. Nell'ordine del giorno che è stato presentato viene meglio chiarita questa collocazione, questo rapporto, e si afferma con estrema precisione che "il progetto di piano che si intende formare dovrà integrarsi con il Piano di sviluppo regionale, di cui costituisce proposta settoriale"; in esso vengono stabiliti anche precisi impegni per i rapporti che debbono essere mantenuti con l'Istituto di Ricerche economiche e sociali.
Vorrei soltanto, a proposito dell'opportunità di uno stretto rapporto tra il Piano delle acque ed il Piano di sviluppo, sottolineare un aspetto del problema che è di estrema gravità, e, contemporaneamente, porre alla Giunta una domanda ben precisa: a che punto è, a proposito dell'insediamento FIAT di Crescentino, l'assolvimento dell'impegno della Giunta di presentare all'apposita Commissione i risultati dell'indagine sulla falda freatica di Crescentino, in rapporto soprattutto ai fabbisogni dell'acquedotto del Monferrato, ai fabbisogni della città di Asti, della Valle Cerrina? L'insediamento che vi è stato, a quanto sembra - e i risultati dovrebbero dire la parola definitiva e precisa - ha seriamente pregiudicato le possibilità di rifornimento idrico di una vasta zona interessata ed all'agricoltura ed alle esigenze stesse della popolazione.
Noi manteniamo ferme alcune riserve anche sull'assunzione in prima persona da parte dell'Assessorato dell'elaborazione del piano. Tutti abbiamo perfetta coscienza di trovarci di fronte ad un complesso studio interdisciplinare, che investe diverse materie, che investe problemi socio economici, problemi geofisici, problemi di ordine naturalmente idraulico eccetera, ed è proprio questa complessità di materie, la necessità del massimo di precisione e del massimo di livello anche scientifico e di ricerca che ci pone alcune perplessità circa l'idoneità dell'Assessorato e dei suoi uffici attuali ad assolvere una funzione ed un compito così importanti. E mi pare che se la struttura dell'Assessorato è quella che è non sarebbe nemmeno giusto, per soddisfare queste esigenze, trasformare l'Assessorato stesso in un centro di ricerca, far svolgere agli uffici dell'Assessorato compiti che dovrebbero essere svolti da altri, mentre agli uffici dell'Assessorato competono altre materie.
Il richiamo all'IRES è accuratamente evitato in tutte le pagine del progetto della Giunta, mentre si fa esplicito accenno, sia nel progetto della Giunta che nella delibera della Giunta del 24 dicembre '74, ad un ampio ricorso a consulenze esterne. Si parla specificatamente di consulenze di cattedratici, di docenti universitari: noi vogliamo rimarcare che in questo modo ci avventuriamo su un terreno molto delicato, dati i rapporti che potrebbero esistere tra questi consulenti ed interessi precostituiti contrastanti con l'interesse generale della collettività e del Paese. Se però la Giunta si atterrà all'ordine del giorno, che appunto rileva la necessità di uno stretto collegamento tra gli uffici regionali preposti allo studio del progetto e l'IRES per il coordinamento delle rispettive competenze e la loro armonica composizione nel quadro ed in conformità delle scelte politiche e programmatiche del Consiglio Regionale, questi pericoli, se non completamente eliminati, potranno essere considerevolmente attenuati.
Nel progetto della Giunta, infine, manca qualsiasi accenno alla partecipazione delle collettività focali, ed anche questo, a nostro avviso è un elemento non positivo. L'ordine del giorno che è stato presentato tende a correggere anche questa insufficienza, indicando appunto nella partecipazione attiva delle collettività locali l'elemento insopprimibile di una programmazione realmente democratica delle risorse idriche. Da ci deriva un ulteriore impegno alla Giunta, a chi dovrà gestire il piano, per il massimo rispetto di questa esigenza.
Un altro elemento che vorrei sommariamente richiamare all'attenzione è costituito dalle scelte decisionali del piano. Le indicazioni definitive non vanno esaminate dal Consiglio a piano completamente concluso dal punto di vista tecnico, in quanto sappiamo tutti come sia estremamente difficile ed impegnativo, quando si sono precostituite delle situazioni, modificare dei rapporti, delle indicazioni che si basano anche su una certa filosofia scelta in connessione al lato tecnico del piano. Queste scelte indicative sull'uso delle risorse idriche che debbono essere operate dal Piano vanno fatte dal Consiglio Regionale, che, come appunto si richiede nell'ordine del giorno, dev'essere chiamato a discutere e ad assumere le opportune determinazioni in ognuna delle tre fasi della predisposizione del piano.
Infine, nel progetto non si fa cenno all'attuale struttura di gestione delle acque, alle cosiddette concessioni speciali di uso delle acque. Noi riteniamo che un piano che prevede l'uso delle risorse idriche non possa prescindere dall'esame e dall'eventuale modificazione di questa realtà, che è decisiva, e nemmeno possa prescindere dalla eventuale opportunità di una possibile revisione di queste strutture e concessioni, che hanno spesso la caratteristica di vere e proprie concessioni di tipo feudale. Noi riteniamo che, dovendo essere il piano verificato in ogni sua fase dal Consiglio, sia proprio nei momenti di verifica di questo lavoro, ossia dopo la prima fase di indagine e di conoscenza del patrimonio delle risorse idriche, e quindi poi nella fase di impostazione del piano stesso, che il Consiglio Regionale dovrà affrontare questi aspetti che fanno richiamo alle strutture di gestione ed alle cosiddette concessioni speciali.
Importante è, a mio parere, infine, il richiamo che particolarmente nel proposto ordine del giorno viene fatto alla funzione dei comprensori ed all'urgenza della loro istituzione, rappresentando essi, si dice, gli strumenti indispensabili alla predisposizione ed all'attuazione del piano.
Se ci riconduciamo continuamente alla dimensione comprensoriale non è per una specie di idea fissa: è perché siamo perfettamente coscienti che, se il censimento del patrimonio idrico va fatto a livello di bacino, per l'utilizzo delle risorse l'unica dimensione valida dev'essere il comprensorio, entro il quale vanno individuate le dimensioni delle attività agricole, le dimensioni delle attività industriali, la stessa presenza degli insediamenti residenziali, che sono tutti elementi strettamente collegati alla necessità di disponibilità idrica. Non si può pensare ad un Piano di sviluppo regionale senza avere questo momento decisionale, che tiene conto appunto della disponibilità delle risorse idriche a livello comprensoriale.
Queste brevi osservazioni di merito esplicitano le nostre riserve sul progetto della Giunta; da esse si evincono le ragioni anche della nostra riserva, che abbiamo mantenuto, sulla stessa relazione che è stata fatta dalla maggioranza, che sostanzialmente recepiva tutta l'impostazione del progetto della Giunta e le esigenze che erano emerse dal dibattito svoltosi in Commissione e peraltro ha rispecchiato - ne diamo atto al collega Calsolaro - fedelmente il dibattito avvenuto e le richieste avanzate. Da queste considerazioni deriva, signor Presidente e signori Consiglieri, la nostra adesione all'ordine del giorno che è stato presentato e che dovrebbe concludere il dibattito su questo punto dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, noi condividiamo le osservazioni fatte poco fa dal Consigliere Bono circa la necessità che questo Piano regionale delle risorse idriche, come ogni documento politico della Regione che investa degli aspetti programmatori, e come ogni altro intervento settoriale, sia coordinato e costituisca una articolazione del futuro Piano di sviluppo regionale, in modo da non precostituire scelte di carattere generale rispetto a quelle che dovranno essere assunte in sede di approvazione del piano. Non riteniamo, invece, che l'attività amministrativa e quella di ricerca debbano rimanere, sospese nell'attesa che sia accessibile il Piano di sviluppo regionale nel suo complesso. D'altra parte, il progetto di ricerca che è stato presentato dall'Assessorato alla Ecologia prevede una divisione in tre successive fasi, le prime due delle quali si estendono per circa venti mesi e sono sostanzialmente dedicate alla ricerca ed alla classificazione dei dati, quindi a compiti di carattere eminentemente tecnico; ed io credo sia legittimo sperare che nei venti mesi che occorreranno perché si costituisca la banca dei dati e si facciano le elaborazioni sui modelli matematici previsti, la Regione possa dotarsi finalmente del suo Piano di sviluppo, e che pertanto nella fase conclusiva che sarà quella in cui - si provvederà alle scelte di natura operativa, si potrà effettivamente coordinare il Piano delle acque con il Piano di sviluppo economico generale della Regione.
Noi diamo, quindi, nel complesso, un giudizio positivo sul progetto di ricerca presentato dall'Assessorato e sulla relazione illustrativa predisposta dal collega Calsolaro. Io, anzi, non avrei preso la parola in questo dibattito se non avessi ritenuto di dover esprimere una raccomandazione, che riguarda gli adempimenti di carattere tecnico che questo piano prevede. Questi adempimenti sono di natura straordinariamente complessa e specialistica, per cui la possibilità che questo piano delle risorse idriche si realizzi nei tempi previsti ed in forme e con risultati attendibili richiede alcuni adempimenti rispetto alla situazione attuale: in primo luogo, una diversa, più ampia e più qualificata, immagino struttura tecnica degli uffici dell'Assessorato regionale per la tutela dell'ambiente, senza di che non sarebbe forse possibile gestire direttamente, come la Giunta Regionale intende fare, una incombenza di questa importanza; in secondo luogo, la disponibilità di centri di calcolo elettronico adeguati al trattamento del modello matematico, alla formazione ed alla gestione della banca dei dati.
Nella relazione del Consigliere Calsolaro si pone, quindi opportunamente, questo documento che noi stiamo per votare in correlazione con la delibera che il Consiglio Regionale dovrà assumere in una delle prossime sedute per il Centro regionale di calcolo. Vorrei però manifestare una qualche esitazione sul fatto che un Centro di calcolo che avesse un indirizzo prevalentemente accademico o didattico possa poi gestire dei compiti così tecnici come quelli che occorrono per l'elaborazione dei dati sulle risorse idriche regionali.
Per questo, nell'annunciare il nostro voto favorevole ad un ordine del giorno che in sostanza autorizzi la Giunta a proseguire secondo le linee proposte nel progetto di ricerca, noi vorremmo invitare l'Assessorato a non precludersi, ove questa opportunità emergesse nel corso della ricerca eventuali accordi con studiosi singoli o con società di ricerca operativa che si dimostrassero particolarmente utili, per le cognizioni di cui già dispongono e per la loro attrezzatura specifica, ad abbreviare i tempi di approntamento di questo piano, che sono per la verità molto dilazionati (qui si prevede già un termine di due anni che non è certo un termine di tempo breve, anche per un piano settoriale complesso come quello che stiamo per votare). Vorremmo, quindi, che l'Assessorato, nel corso delle sue ricerche, pur mantenendo la propria responsabilità diretta sulla gestione idi questa iniziativa, considerasse, qualora ciò risultasse utile, la possibilità di ricorrere a tutti quegli apporti, di carattere universitario, tecnico, scientifico, che possano assicurare una piena attendibilità dei risultati di questa ricerca.



PRESIDENTE

Qualche Consigliere desidera ancora intervenire? Dò allora la parola all'Assessore Fonio, a nome della Giunta.



FONIO Mario, Assessore all'uso delle acque

Mi pare opportuno ricordare in questa sede un concetto contenuto nella dichiarazione delle Nazioni Unite sull'ambiente umano, promulgata a Stoccolma nel 1972: "E' stato raggiunto un momento della storia di cui dobbiamo modellare le nostre azioni in tutto il mondo con una più cauta considerazione per le loro conseguenze ambientali. Per ignoranza o disinteresse possiamo causare danni massicci ed irreversibili all'ambiente terrestre da cui dipendono la nostra vita ed il nostro benessere".
Ogni comunità, sia essa nazionale, regionale o comunale, è invitata ad utilizzare le risorse naturali disponibili secondo principi di rigorosa economia. Tale norma vale anche per le risorse idriche, alle quali si riferisce la Carta europea dell'acqua, adottata dal Consiglio d'Europa nel gennaio del 1970, quando propone che "la buona gestione dell'acqua deve formare oggetto di un piano stabilito dalle autorità competenti". A tal riguardo, la Conferenza nazionale delle acque, tenutasi a Roma nel 1970, ha provveduto a definire scopi e modalità cui devono adeguarsi i piani delle acque, siano essi estesi all'intero territorio nazionale ovvero limitati alle singole Regioni.
In assenza di una definita politica di pianificazione nazionale delle acque, la Regione Piemonte, consapevole dell'importanza che le risorse idriche assumono nel quadro di una programmazione di sviluppo regionale intende avvalersi delle competenze conferitole per dare concreta attuazione ad un Piano in sede regionale, sollecitando a tal fine la collaborazione di tutte le componenti sociali ed economiche interessate al problema.
In ottemperanza all'ordine del giorno approvato dal Consiglio Regionale il 27 giugno 1974, la Giunta ha approvato, con deliberazione del 24 dicembre u.s., la predisposizione di un piano regionale delle risorse idriche per il territorio piemontese da svilupparsi secondo le finalità gli obiettivi e le modalità contenute nel relativo "Progetto di ricerca" e con l'impegno di verificare "finalità ed obiettivi" con l'odierno dibattito consiliare.
Considerando che i colleghi Consiglieri già conoscono il "Progetto di ricerca", e che il Consigliere Calsolaro ha svolto un'ampia ed esauriente relazione, condivisa sostanzialmente dalla Giunta, ci permettiamo soltanto di riassumere brevemente a questa assemblea i compiti, le modalità ed i tempi previsti per la predisposizione del Piano regionale delle risorse idriche, integrandoli con alcuni rilievi ed impegni, ad esempio sulla connessione tra piano delle risorse idriche e piano di sviluppo economico sociale -- è questo il tema sul quale si sono appuntati tutti gli interventi - o sulla partecipazione delle componenti politiche, economiche e sociali della Regione all'elaborazione del piano delle risorse idriche che nel "Progetto di ricerca" possono essere risultati, ad una prima lettura, non sufficientemente specificati.
Si premette che il Piano delle acque va considerato quale bilancio tra le risorse idriche disponibili e le necessità della comunità piemontese. A lungo termine dette necessità conseguono dalle previsioni formulate in sede di piano di sviluppo socio-economico e di assetto del territorio regionale cui il Piano delle risorse idriche deve logicamente adeguarsi e nel medesimo tempo orientarne in parte le scelte.
Infatti, la limitatezza delle risorse idriche disponibili in rapporto all'entità delle richieste impone scelte preferenziali sulla base di specifiche valutazioni socio-economiche, alla cui definizione devono concorrere tutte le componenti politiche, amministrative ed economiche della Regione.
Le modalità di esecuzione del piano si articolano nei seguenti punti: 1) raccolta ed analisi di tutti gli elementi necessari alla definizione delle caratteristiche fisiche e socio-economiche del territorio, nonch all'individuazione delle esigenze di tipo attivo (uso dell'acqua) ovvero di tipo passivo (controllo della qualità dell'acqua) 2) definizione delle aree elementari nelle quali sarà suddiviso il territorio regionale, adeguandole all'estensione dei comprensori previsti dal piano di sviluppo regionale 3) simulazione del sistema idrico, utilizzando un appropriato linguaggio matematico, al fine di pervenire all'individuazione delle condizioni ottimali di utilizzazione delle risorse idriche 4) programmazione dei provvedimenti necessari per dare concreta esecuzione al Piano, intesa quale indicazione delle opere di-sistemazione idrauliche necessarie, riordino delle utenze in atto, previsione di nuove forme di utilizzazione.
Si ritiene necessario sottolineare l'importanza che compete alla partecipazione dell'IRES nell'approntamento del Piano delle risorse idriche per le molteplici connessioni che detto Piano ha con il Piano regionale di sviluppo. La concreta collaborazione dell'IRES si dovrà sviluppare nelle varie fasi di raccolta ed analisi dei dati socio-economici e di impostazione e verifica del Piano delle acque.
Premessa indispensabile per il piano delle acque sarà la definizione spaziale e temporale del Piano di sviluppo regionale, con particolare riguardo per le sue componenti che condizionano o che sono a loro volta condizionate dalle risorse idriche del territorio.
Il rilievo, fatto già in sede di Commissione ed ancora oggi qui in aula dal collega Bono, circa una inadeguata partecipazione dell'IRES alla redazione del Piano non ha motivo di sussistere, in quanto a detto Ente saranno affidati tutti i compiti che ad esso competono nel settore socio economico di sua specifica pertinenza. Né bisogna dimenticare che la Giunta ha affidato interamente all'IRES il piano per la sistemazione idrogeologica.
D'altra parte, il carattere interdisciplinare del contenuto del Piano delle acque giustifica ampiamente la scelta fatta dalla Giunta di avvalersi non soltanto della collaborazione dell'IRES, ma altresì della consulenza di esperti che abbiano una diretta conoscenza dei problemi regionali connessi all'uso delle acque. Su questo punto, quindi, anche il collega Zanone pu sentirsi tranquillizzato. A tal riguardo si fa specifico riferimento ai settori delle discipline idrologiche, idrauliche, geologiche ed agronomiche e delle attività industriali per tutto quanto ha attinenza alle molteplici forme di reperimento e di utilizzazione dell'acqua.
Particolare attenzione sarà dedicata alle indagini sulla natura ubicazione ed entità delle acque superficiali e sotterranee, in special modo, avvalendosi ovviamente di tutti i contributi degli studi fino ad oggi eseguiti e di quanti altri si renderanno necessarie nella previsione di un razionale riordino delle utilizzazioni esistenti, secondo quanto appunto auspicava il Presidente della Commissione, Consigliere Zanone.
Il Piano delle risorse idriche verrà esteso a tutto il territorio regionale nella sua globalità, ed ovviamente saranno tenute nella dovuta considerazione le connessioni esistenti tra le risorse idriche piemontesi e quelle delle Regioni limitrofe, in quanto tutte appartenenti al medesimo bacino idrografico padano.
Motivi insiti nella metodologia del Piano comportano la suddivisione dell'area regionale in unità elementari, corrispondenti ai bacini idrografici, dalla cui composizione e suddivisione si potranno successivamente configurare delle aree coincidenti con le aree-programma definite nel Piano di sviluppo regionale. Per ciascun comprensorio socio economico potrà quindi essere definito un corrispondente Piano delle risorse idriche, che dovrà logicamente inserirsi nel contesto dei Piani degli altri comprensori in modo da dar luogo ad una univocità in sede regionale.
Sulla base degli elementi oggettivi acquisiti, di natura fisica e socio economica, verranno predisposti, con la collaborazione di esperti in materia, modelli matematici di simulazione della complessa dinamica intercorrente tra le disponibilità idriche e le utilizzazioni esistenti od in programma.
Si cercherà di seguire, per quanto è possibile, la metodologia che l'IRSA (Istituto di ricerca sulle acque, del CNR) ha in avanzata fase di studio per il bacino del Tevere.
Ad ogni area, definita in base ai principi dinnanzi esposti corrisponderà un proprio modello di simulazione. La corrispondenza dell'insieme di detti modelli all'oggettiva realtà fisica verrà verificata attraverso un modello esteso all'intera area regionale. L'utilità di detti modelli associata all'impiego di calcolatori elettronici consiste nel poter operare rapidamente ed oggettivamente delle scelte ottimali ogni qualvolta si propongono utilizzazioni alternative delle acque.
In tal modo sarà possibile disporre di una visione unitaria del problema idrico - questo dovrebbe tranquillizzare l'amico Franzi in relazione alle perplessità da lui espresse - su estensione regionale, con possibilità di verifica dell'esistente situazione dell'uso dell'acqua e di programmazione di una sua più razionale utilizzazione sulla base del Piano di sviluppo socio-economico del territorio.
I contenuti del Piano delle risorse idriche saranno appunto costituiti dai risultati di detta programmazione che si intende definire nel suo complesso contenuto con l'attiva partecipazione di tutte le componenti politico-amministrative, sociali ed economiche della Regione (Province Comuni, Comunità montane, Organizzazioni di categoria eccetera).
Da detta programmazione deriveranno un riordino dell'attuale sistema di utenze e l'impostazione di un piano che preveda nuove forme per l'incremento e l'uso delle risorse idriche.
L'articolazione dello studio del Piano in tre fasi successive, nel periodo complessivo di due anni, consente infatti di sviluppare in un primo tempo l'indagine della situazione oggettiva, quindi di approntare i mezzi tecnici necessari alla sua elaborazione, per pervenire infine alla sua formulazione in termini di concreti provvedimenti tecnici, amministrativi ed eventualmente legislativi. Nel passaggio dalla seconda alla terza fase e, in special modo, in quest'ultima fase, verrà sollecitata la partecipazione di tutte le componenti interessate al Piano.
Il Piano delle risorse idriche, così come è stato concepito, non si formalizza soltanto, in un documento conclusivo contenente il programma di interventi che si intende realizzare. Esso risulta uno strumento di programmazione articolato e sufficientemente flessibile nel tempo e nello spazio in modo da potersi adeguare alla realtà oggettiva che via via si presenta alla comunità piemontese.
A conclusione dello studio, infatti, si potrà disporre di un esteso archivio di dati e dei mezzi operativi rappresentati dall'insieme dei modelli di simulazione del sistema idrico piemontese.
Gli obiettivi del Piano potranno essere meglio raggiunti se si potrà disporre, da una parte, di una adeguata rete di rilevamento continuo dei dati idrometeorologici, e, dall'altra parte, di personale esperto a livello operativo che verrà opportunamente addestrato durante la fase di preparazione del Piano.
Detti motivi giustificano appunto la scelta della Giunta di voler predisporre gli strumenti del Piano in seno agli stessi uffici regionali avvalendosi ovviamente della consulenza di esperti, in luogo di affidare la realizzazione del Piano ad Enti magari estranei all'ambiente regionale, che mal conoscono le specifiche esigenze locali sia in fase di programmazione che di gestione.
Il Piano delle risorse idriche, unitamente al Piano per la sistemazione idrogeologica, la cui elaborazione, come ho già ricordato, è stata affidata all'IRES fin dallo scorso autunno, formeranno nel loro insieme il Piano regionale delle acque.
I due documenti hanno finalità differenti, in quanto il primo riguarda l'utilizzazione programmata delle risorse idriche mentre il secondo si riferisce ai provvedimenti atti alla prevenzione ed alla protezione contro i danni causati dalle acque Pur tuttavia, tra i due Piani esistono molteplici fattori di correlazione, specie per quanto riguarda i fenomeni di piena dei corsi d'acqua superficiali, le cui previsioni formeranno oggetto di studio in sede di Piano delle risorse idriche.
Con questa impostazione, che investe direttamente le strutture della Regione, abbiamo proprio voluto ovviare ai pericoli di commettere ad altri un piano che uscisse confezionato in modo statico o valido solo a livello culturale. Vogliamo un piano vivo, vitale, estremamente dinamico ed operativo, vogliamo facilitare, sia nell'opera di formazione che in quella di gestione, la collaborazione ed il coordinamento tra gli Assessorati interessati e gli Uffici periferici operativi, secondo un modello che ci appare indispensabile per raggiungere gli obiettivi che il piano si propone. Così potremo rispondere in prima persona, e non, come nel caso della domanda specifica del collega Bono in merito a Crescentino, dovendo girare la domanda all'IRES, che peraltro aveva avuto incarico non dalla Giunta ma dalla famosa Commissione speciale su Crescentino. Infatti, la Giunta, nella deliberazione presa il 24 dicembre '74 - mi riferisco al coordinamento tra gli Assessorati, ed in particolare alla riserva e domanda esposta dal Consigliere e collega Franzi - ha stabilito di "costituire un gruppo di lavoro interassessorile con il compito di coordinare e gestire l'allestimento del Piano regionale, composto - cito parole tolte di peso dal dispositivo della delibera di Giunta - dall'Assessore alla tutela dell'ambiente e dagli Assessori all'Agricoltura, ai Lavori Pubblici all'Industria, all'Urbanistica ed alla Programmazione". Su questo punto pensiamo di aver pienamente tranquillizzato il collega Franzi, che pu quindi dare senza riserve il suo voto favorevole.
Era dall'inizio della legislatura che qualcuno di noi batteva ricorrentemente sulla necessità e sull'importanza fondamentale del piano generale delle risorse idriche. E' stata fatta anche dell'ironia quando è comparso nei programmi e nei bilanci della nuova Giunta in punto a possibilità che questa idea venisse portata avanti concretamente. La Giunta, per conto suo, ha formalmente e sostanzialmente deliberato il tutto nell'ambito dello scorso anno. Finalmente si è potuto dar corso anche in sede consiliare al dibattito "sugli obiettivi e sulle finalità del piano" secondo gli impegni che ci eravamo assunti, ed il concreto avvio alla predisposizione del piano non può che essere un altro punto all'attivo di questa legislatura.
L'accettazione, che preannuncio, da parte della Giunta dell'ordine del giorno presentato dovrebbe, infine, far svanire ogni altra residua perplessità e rimuovere quelle altre riserve che sono state avanzate nei vari interventi, sui quali riteniamo sarebbe davvero inutile ritornare.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione.
E' stato presentato un ordine del giorno. Ne do lettura: "Il Consiglio Regionale del Piemonte esaminato il progetto di ricerca per la formazione del Piano regionale delle risorse idriche presentato dalla Giunta Regionale considerato che gli obiettivi del Piano delle acque e l'indicazione dei mezzi per il loro raggiungimento costituiscono uno degli aspetti più delicati dell'organizzazione del territorio, nella duplice funzione di conservazione e valorizzazione del patrimonio idrico per diversi usi di pubblico generale interesse e di difesa del territorio dalle acque considerato che il Piano nazionale delle acque dovrà realizzare la sintesi dei piani previsti e predisposti da ciascuna Regione, che il progetto di piano che si intende formare dovrà integrarsi con il Piano di sviluppo regionale, di cui costituisce proposta settoriale rileva la necessità di uno stretto collegamento tra gli uffici regionali preposti allo studio del progetto e l'IRES per il coordinamento delle rispettive competenze e la loro armonica composizione nel quadro ed in conformità delle scelte politiche e programmatiche del Consiglio Regionale ritiene di richiamare l'esigenza che il Consiglio Regionale venga chiamato a discutere e ad assumere le opportune determinazioni ad ogni singola fase della predisposizione del piano ravvisa l'urgenza della costituzione del Centro di calcolo e dell'istituzione dei Comprensori quali strumenti indispensabili alla predisposizione ed alla attuazione del piano indica nella partecipazione attiva delle collettività locali l'elemento insopprimibile di una programmazione delle risorse idriche realmente democratica".
L'ordine del giorno reca le firme: Calsolaro, Zanone, Giletta, Bono.
L'Assessore Fonio ha già preannunciato l'adesione della Giunta all'ordine del giorno. Vi sono altre dichiarazioni? Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, Consiglieri, il Gruppo della Destra Nazionale, pur condividendo per larga parte, nello spirito e nella sostanza, l'ordine del giorno testè letto, si asterrà in sede di votazione per il richiamo in esso contenuto alla necessità, sulla quale non concordiamo, della urgente istituzione dei comprensori, a proposito della quale a suo tempo, in sede di dibattito, esporremo le nostre motivate riserve di principio.



PRESIDENTE

Poiché nessun altro chiede la parola per dichiarazione di voto, metto in approvazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno di cui ho dato lettura. Chi intende approvare è pregato di alzare la mano. E' approvato a maggioranza.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Esame disegno di legge n. 262 "Erogazione contributi a favore delle aziende private concessionarie di autoservizi per l'applicazione a favore del proprio personale delle nuove tabelle retributive"


PRESIDENTE

Il punto nono dell'ordine del giorno reca: "Esame disegno di legge n.
262: 'Erogazione contributi a favore delle aziende private concessionarie di autoservizi per l'applicazione a favore del proprio personale delle nuove tabelle retributive' ".
Il Presidente della I Commissione mi ha fatto pervenire la seguente dichiarazione: "Mi pregio comunicarle che, ai sensi dell' art. 22 dello Statuto, nella seduta odierna, la I Commissione permanente ha preso in esame il disegno di legge n. 262: 'Erogazione contributi a favore delle aziende private concessionarie di autoservizi per l'applicazione a favore del proprio personale delle nuove tabelle retributive', ed ha espresso parere favorevole a maggioranza".
Il Presidente della II Commissione mi scrive a sua volta: "Si trasmette in allegato copia del disegno di legge n. 262 relativo a: "Erogazione contributi a favore delle aziende private concessionarie di autoservizi per l'applicazione a favore del proprio personale delle nuove tabelle retributive" del settore autoferrotramvieri, assegnato a questa Commissione in sede referente ed esaminato dalla Commissione".
Ha la parola il relatore, che è il Consigliere Dotti, Presidente della II Commissione.



DOTTI Augusto, relatore

Non c'é in proposito una relazione. La Commissione ha esaminato il disegno di legge, l'ha approvato, ritengo a maggioranza, e ringrazia l'Assessore per l'opera da lui condotta. Già avevamo preso due provvedimenti similari, ma piuttosto provvisori, in questo Consiglio: questo terzo provvedimento, certamente, conferisce organicità alla materia.
Il Consiglio Regionale potrà in seguito anche modificare il testo di legge per adeguarlo ai provvedimenti che lo Stato ha annunciato di imminente emanazione.
Riterrei che l'Assessore Gandolfi, che ha portato a termine la trattativa con le Organizzazioni sindacali, e che è quindi in grado di farlo assai meglio di me, fornisse eventuali ulteriori spiegazioni al Consiglio Regionale su quanto concordato con le rappresentanze sindacali.



PRESIDENTE

Ha così termine la relazione orale del Presidente della II Commissione.
Chiede di parlare l'Assessore Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti ed alle comunicazioni

Accolgo l'invito del Presidente della II Commissione, Consigliere Dotti, per quanto non ci sia molto da chiarire dopo quanto egli ha detto.
Le Organizzazioni sindacali hanno presentato alla Giunta in prima istanza la richiesta che la Regione si accollasse l'onere dell'applicazione integrale del protocollo d'intesa con esse concordato lo scorso anno dal Ministro del Lavoro, on. Bertoldi. In subordine, la richiesta che la Giunta Regionale proponesse al Consiglio una soluzione diversa da quella adottata nei mesi precedenti, cioè che invece di procedere attraverso l'erogazione di acconti trovasse una formula che permettesse di veder recepite nell'ambito della struttura della busta-paga le quote precedentemente assegnate come acconti.
La Giunta Regionale ha avuto modo di chiarire innanzitutto che, in linea di principio, la Regione Piemonte non è disponibile ad accollarsi oneri che si era assunto precedentemente lo Stato; secondariamente, che comunque le condizioni di bilancio non permettono alla Regione di superare l'intervento già programmato come intervento di erogazione di acconto.
Rendendoci, però, conto che la richiesta che attraverso le Organizzazioni sindacali i lavoratori avanzavano rispondeva ad una esigenza reale, nel senso che gli acconti, così come venivano prima erogati, non entravano a far parte integrante della busta-paga, e quindi non avevano incidenza sulla retribuzione degli straordinari, sull'importo della liquidazione in caso di licenziamento, ed era anche dubbio che potessero influire sui livelli di pensionamento, abbiamo adottato la soluzione che viene proposta con questo disegno di legge: la Regione Piemonte continua ad erogare contributi alle aziende, ma queste, con un accordo che è stato sottoscritto dalla rappresentanza regionale dell'ANAC, si impegnano a modificare la struttura della busta- paga, adottando nuovi minimi tabellari, cosicché in sostanza viene recepito ed applicato circa metà del protocollo di intesa sottoscritto l'anno scorso in sede nazionale dalle Organizzazioni sindacali e dal Ministro del Lavoro; l'applicazione della parte restante di questo protocollo, che concerne una parte retributiva ed una parte molto consistente e rilevante, di notevole incidenza, di carattere normativo, è rinviata al momento in cui interverrà un provvedimento ad hoc del Governo.
Il Governo ha già annunciato ai Presidenti delle Giunte Regionali di voler assumere un provvedimento che garantisca alle Regioni non solo i 18 miliardi erogati già dalle Regioni con l'accordo-ponte valido fino al 1 luglio dello scorso anno, ma anche i 42 miliardi per l'applicazione di questo nuovo contratto di lavoro, pur non chiarendo ancora attraverso quale strumento ed in che modo, per cui non è certo se sarà un aumento dei fondi regionali o un provvedimento legislativo ad hoc. Evidentemente, dovremo attendere ancora alcuni mesi, probabilmente fin verso la fine dell'anno per vedere chiarito questo aspetto. Con questo nostro provvedimento legislativo potremo però dare parziale attuazione, come ho detto, al protocollo di intesa e al tempo stesso riportare tranquillità in un settore che ha attraversato un periodo particolarmente tormentoso.
E' stato precisato nella relazione che l'applicazione di questa normativa comporta per le aziende un onere superiore a quello che la Regione con il provvedimento stanzia. In proposito abbiamo raggiunto un accordo con le aziende. Non è stato possibile caricare di più su di esse che nel frattempo hanno dovuto affrontare gli oneri dell'accordo per la contingenza, comportante per esse un onere aggiuntivo annuo di circa un miliardo.
Comunque, ripeto, complessivamente si è raggiunto un accordo che dovrebbe dare tranquillità al settore fino al momento in cui vi sia una definizione da parte del Governo. Questo nostro provvedimento dà, come ha rilevato il Presidente della II Commissione, maggiore organicità alla materia, ma ha purtroppo ancora carattere di provvisorietà. Il nuovo Consiglio Regionale si troverà certamente in condizioni nel prossimo autunno di varare un provvedimento definitivo, abrogativo e sostitutivo di questo.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Marchesotti. Ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Nell'ascoltare l'Assessore Gandolfi su questa questione ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte all'amministratore delegato delle concessionarie dei trasporti pubblici.
Egli ci ha spiegato che con questo provvedimento interveniamo nei rapporti tra le concessionarie ed i loro dipendenti per tentare di far entrare almeno parzialmente in applicazione il contratto di lavoro di questi ultimi. Questo è un elemento di aberrazione, che evidenzia la confusione che esiste in questo campo, ma non è certamente il solo.
Gandolfi probabilmente è stato indotto dalla situazione ad assumere quell'atteggiamento, pur se nella sostanza condivide, e sostiene, insieme al Capogruppo della Democrazia Cristiana, la tesi che le concessionarie avrebbero, o dovrebbero avere, o hanno, a seconda delle occasioni, delle argomentazioni, una funzione da assumere.
Una cosa chiara, comunque, c'è, ed è che il personale delle aziende in concessione ha diritto all'applicazione del contratto, tanto più che i suoi salari sono in genere al di sotto della media. Penso però che si sarebbe dovuto poter trovare una soluzione diversa da quella di arrivare ad una legge regionale per dare contributi alle concessionarie affinché mettano in pratica il contratto di lavoro firmato dal Governo con i loro dipendenti anche se devo obiettivamente riconoscere che di ciò non hanno responsabilità né la Giunta né il Consiglio Regionale.
Certo, un diverso atteggiamento del Governo e in generale delle forze politiche di maggioranza nei confronti delle questioni dei trasporti e del trasporto pubblico in concessione sarebbe stato, è necessario, per risolvere correttamente questa questione. Perché con il sistema adottato si determina una situazione assurda. Visto che le concessionarie ricevono contributi dal potere pubblico per tutte le voci, dalla gestione all'acquisto dei pullman alla sistemazione persino delle questioni sindacali con i loro dipendenti, in che cosa consiste la loro residua autonomia? Certamente nell'organizzare il disservizio di cui danno ampia prova - questa autonomia il potere pubblico fino ad oggi l'ha lasciato loro ed anche (ma questo secondo tipo di autonomia deve cessare al più presto, perché se occorrerà un tempo abbastanza lungo perché la Giunta e l'Assessore possano applicare i poteri precisi che sono stati loro conferiti relativamente alla gestione, per la seconda questione il tempo necessario è più breve) nel pretendere che l'avviamento sia valutato ad un ammontare superiore a quello che fissa la legge regionale.
E' chiaro che le concessionarie non sono più in condizioni, stando così le cose, di assolvere una loro funzione positiva nell'attuale situazione del trasporto pubblico, se non sono neanche più in grado di risolvere i problemi sindacali e normativi del loro personale. E' veramente un andazzo non ulteriormente tollerabile questo, per cui deve intervenire la Regione a sistemare le loro vertenze: i dipendenti delle concessionarie sono dipendenti delle concessionarie, non dipendono in alcun modo, n direttamente né indirettamente, dalla Regione.
Occorre perciò che su questa questione, avviando i provvedimenti interlocutori, si faccia chiarezza fino in fondo. Oltre agli emendamenti che abbiamo proposto nel corso della discussione e che sono stati accettati, ce n'é uno che ci preme particolarmente. In materia di trasporti esistono dieci leggi regionali, e sono tutte leggi annuali (eccetto una sempre per le concessionarie: quella dei due miliardi, mi pare, per tre anni). Per la legge in discussione, invece, non si è definito un termine si dice semplicemente, al primo articolo: "Con decorrenza 1° gennaio 1975".
Questo cosa significa? Che in linea di principio la Giunta accetta, e propone al Consiglio di accettare, che si continui indefinitamente a dare alle concessionarie un miliardo e cento milioni l'anno? Non si può lasciare senza un limite di tempo l'impegno ad intervenire così massicciamente in un campo in cui non abbiamo competenza. Ed occorre che voi, Assessore Gandolfi e signor Presidente della Giunta, vi impegniate a presentare quanto prima in discussione ed a portare avanti quel piano che tante volte abbiamo richiesto per la graduale pubblicizzazione delle concessionarie. Solo a queste condizioni noi siamo disposti ad accettare un principio di questo tipo. Questo è il senso dell'emendamento che noi, abbiamo presentato, per cui proponiamo che al posto di "con decorrenza dal 1° gennaio. '75" si dica "per il 1975".
Gandolfi ha dato una risposta a questa obiezione dicendo che nel corso del 1975 saremo chiamati ad assumere altri provvedimenti: non appena il Governo si sarà finalmente deciso a fare ciò che deve fare noi prenderemo provvedimenti definitivi. Ma proprio perché nel corso del '75 dovremo giungere ad altre decisioni non possiamo accettare in via indefinita di dare questi contributi. Tra l'altro, questa posizione di principio incoraggerà le concessionarie a ricattare di continuo la Regione, o il Governo, o comunque i poteri pubblici, per qualsiasi problema di rapporti con il loro personale. E questa è un'altra questione non accettabile, da respingere in modo chiaro e deciso, perché deve esserci netta distinzione di rapporti. La maggioranza ritiene di dare contributi alle concessionarie? Si diano pure, per certe voci, ma non assolutamente, in modo permanente per il personale: se mai in modo temporaneo, per avviare a soluzione un problema, che tra l'altro non abbiamo, come Regione, né avviato n sollecitato,ma ci siamo trovati a dover fronteggiare per incapacità, per incompetenza, per ricatti.
E' da tener presente, poi, che questo miliardo e cento milioni si aggiunge ad una serie di altri contributi, mentre a mio avviso tale cifra avrebbe potuto anche essere reperita all'interno stesso dei contributi che già vengono elargiti alle concessionarie. La Giunta mi obietterà probabilmente che ciò non è possibile. Ma allora è chiaro che così si riaffaccia anche per questa via il problema della pubblicizzazione, ed il problema di un rapporto diverso, da stabilirsi con un piano e tempi diversi, con le concessionarie. Perché altrimenti è evidente la conclusione che il potere pubblico paga e l'autonomia delle concessionarie sta soltanto più nel decidere, o tentare di decidere, la cifra da chiedere per il riscatto delle linee, nel decidere in termini concreti sull'organizzazione del disservizio.
Credo che nessuno auspichi il perdurare di una situazione di questo genere. Ma questo non basta: bisogna che ci sia un impegno, invece, per risolverla in modo definitivo.
Il nostro atteggiamento per quanto riguarda la legge sarà in relazione alla posizione che la Giunta assumerà rispetto a queste nostre osservazioni.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, desidero soltanto sottolineare che la Giunta ha esercitato l'iniziativa in un campo che vede la Regione impegnata in un'attività di supplenza, non certo pienamente gradita ma estremamente doverosa.
Penso che il discorso sulla pubblicizzazione, sulle concessionarie pubbliche o private, dovrà esser fatto in altra sede, e non incidentalmente in questa sede, in cui si discute di un intervento che è necessario adottare se si vuole assicurare la sopravvivenza di queste attività. Perch in regime di blocco delle tariffe, di condizioni pubbliche rigidamente stabilite, in situazioni di equilibrio instabilissimo, non si possono inserire degli oneri intollerabili.
Questa azione di supplenza non dovrebbe diventare la regola, perch effettivamente questo sarebbe un modo distorto di risolvere certi problemi.
E' pertanto sicuramente auspicabile che il senso di responsabilità che la Regione dimostra e che vede la Giunta impegnata in questa direzione con il Consiglio sia apprezzata a livello dello Stato con opportune e tempestive azioni volte a tener fede agli impegni che in quella sede sono stati assunti od a trasferire alla Regione i più ampi poteri e mezzi che le occorrono per far fronte ai propri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare ancora l'Assessore Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti ed alle comunicazioni

Devo una risposta al Consigliere Marchesotti, che ha posto dei problemi e degli interrogativi.
Mi sembra che il Consigliere Marchesotti, a nome del Gruppo comunista abbia riconosciuto che per la situazione nella quale ci troviamo le responsabilità oggettive non ricadono certo sulla Giunta Regionale. Noi ci siamo in effetti trovati ad operare per porre rimedio ad una situazione di tensione e di esasperazione dovuta ad atti ed assunzioni di responsabilità di carattere nazionale, con l'intento di riportare alla tranquillità ed a condizioni di operatività il settore nella maniera più corretta possibile facendoci carico anche dei problemi dei dipendenti della categoria, che come è già stato detto, si trovano indubbiamente in condizioni retributive di grave sperequazione rispetto alla media delle retribuzioni cui si pu far riferimento per un confronto.
Devo dire, rispetto alle argomentazioni che ha portato il Consigliere e collega Marchesotti è che si richiamano a discorsi già fatti e mi sembra in una certa misura già sviluppati, fino ad un certo punto, sul ruolo delle concessionarie, sul problema della pubblicizzazione,che il concetto della mancanza di autonomie delle concessionarie è intanto già insito nell'istituto della concessione, che già giuridicamente è un istituto che pone vincoli e limiti all'esercizio delle attività di trasporto. Ma questa mancanza di autonomia è venuta facendosi vieppiù consistente nella misura in cui il settore non ha più margini di redditività, e nella misura in cui i poteri pubblici, già prima della realizzazione delle Regioni, hanno dovuto intervenire per garantire l'operatività del settore.
Il discorso della pubblicizzazione, come giustamente ha fatto osservare il collega Bianchi, andrebbe ripreso in un altro contesto, e d'altronde l'abbiamo, mi sembra, già fatto abbastanza ampiamente: non si nega, in prospettiva, la necessità di un ampliamento anche consistente dell'intervento pubblico nel settore, ma questo va riportato a valutazioni di carattere economico e di compatibilità con le risorse attualmente a disposizione degli Enti pubblici, non solo la Regione ma tutta la finanza locale piemontese, che è un problema molto grosso, molto grave, in merito al quale non possiamo abbandonarci ad affermazioni di principio senza una valutazione, una programmazione precisa, anche, degli interventi finanziari ed in rispetto delle compatibilità finanziarie che noi dobbiamo riuscire a garantire.
Quanto alla richiesta che è stata presentata a nome del Gruppo comunista, devo dire che l'Amministrazione regionale, nel momento in cui si è trovata a dover realizzare un accordo difficile, che implicava questioni di principio normative ed economiche molto complesse fra le parti - cioè i Sindacati rispetto alla Regione, le concessionarie rispetto alla Regione e rispetto alla controparte, cioè rispetto ai lavoratori -, ha ritenuto di dover adottare questo tipo di impostazione, che è una impostazione senza definizione formale di termini temporali semplicemente perché ci si è trovati a dover superare delle difficoltà. Perché qui andiamo ad incidere in materia di contratto di lavoro. Cioè, noi abbiamo sollecitato ed ottenuto dalle aziende che modificassero la parte normativa ed economica del trattamento del personale con l'assunzione di impegni che esse dovranno mantenere a tempo indeterminato; non ci siamo sentiti, sulla base di una corretta valutazione delle condizioni del settore, di sostenere che a fronte di un impegno di questa portata, che varrà da adesso per sempre, la Regione potesse semplicemente sancire un impegno limitato al 1975. E' un fatto puramente formale, in quanto sappiamo benissimo che entro l'anno questo provvedimento legislativo dovrà essere sostituito da un altro intervento che dia poi attuazione organica al protocollo d'intesa.
Il collega Marchesotti ha osservato che parecchie delle leggi regionali che concernono i trasporti intervengono solo nell'arco di un anno: ciò è semplicemente perché sono leggi che prevedono l'assunzione di mutui. Cioè noi non abbiamo potuto, date le condizioni del bilancio regionale, per quanto riguarda gli investimenti delle aziende pubbliche per gli autobus per quanto concerne gli interventi in materia di pubblicizzazione, per quanto concerne gli investimenti degli Enti locali, dato che il finanziamento veniva garantito con assunzione di mutui, dare organicità rilievo e struttura di carattere poliennale a tali leggi. Le altre leggi invece, quelle che abbiamo fatto nel '73, proprio perché incidono con contributi che sono sostanzialmente di esercizio, hanno avuto un arco temporale definito. Non è che si contravvenga ad una impostazione di principio: diciamo che questa situazione registra semplicemente il fatto che in tutti i disegni di legge finanziati mediante contrazione di mutui non si poteva dare una struttura di carattere poliennale. Resta, comunque poi, a rilievo sostanziale su tutta questa faccenda, nell'impostazione di questo disegno di legge, il fatto che noi, ripeto, dovremo sicuramente affrontare entro l'anno una decisione con un provvedimento di carattere definitivo, e questo mi sembra elimini molta parte delle obiezioni.
Quindi, anticipando il punto di vista della Giunta a proposito dell'emendamento proposto dal Gruppo comunista, devo dire che la Giunta non è in condizioni di accettarlo, perché rimetterebbe in discussione l'intero accordo; cioè, l'Amministrazione regionale non può obbligare delle aziende ad accollarsi rilevanti oneri di carattere continuativo, perdurante nel tempo, di fronte ad un impegno regionale che non abbia la stessa caratteristica di continuità.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Passiamo allora alla votazione dei singoli articoli.
Articolo 1 "In attesa di provvedimenti governativi, che definiscano l'applicazione del 'Protocollo d'intesa' riguardante l'estensione del trattamento economico e normativo dei ferrotramvieri agli agenti dipendenti dalle Aziende concessionarie di autolinee già disciplinati con il 'Contratto A.N.A.C.', la Regione Piemonte si assume l'onere di anticipare un contributo annuo alle Aziende stesse per l'applicazione al personale, 'con decorrenza dal 1° gennaio 1975', delle retribuzioni mensili di cui alla tabella allegata alla presente legge, con gli aumenti periodici di anzianità. In aggiunta all'indennità di cui all'articolo 13 del Contratto Anac viene concessa una ulteriore indennità del 9% del nuovo minimo tabellario, che si somma alla precedente fino al raggiungimento del valore massimo complessivo di L. 18.500. Le competenze accessorie e gli incentivi aziendali attualmente in essere presso le aziende restano congelati in cifra fissa in base ai valori in atto al 31/12/1974, rimanendo impregiudicato il problema di eventuali riassorbimenti".
C'è un emendamento a firma Marchesotti: "Sostituire la frase 'con decorrenza dal 1° gennaio 1975', ottava e nona riga, con 'per il 1975' ".
Il presentatore ritiene di averlo sufficientemente illustrato. La Giunta si è dichiarata contraria all'emendamento.
Lo pongo in votazione per alzata di mano. L'emendamento non è accolto.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 1 nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 30 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Si sono astenuti n. 8 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 "La misura del contributo annuo, di cui al precedente articolo, verrà determinata per ciascuna azienda con deliberazione della Giunta Regionale su proposta della Direzione Compartimentale dei Trasporti in Concessione sulla base della consistenza dell' organico riconosciuto necessario per l'esercizio di tutte le autolinee concesse all'Azienda stessa, nel territorio piemontese, dalla Regione, dallo Stato e dai Comuni, entro il limite globale annuo di lire 1.100 milioni".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 30 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 "Il pagamento del contributo sarà autorizzato con Decreto del Presidente della Giunta per rate trimestrali anticipate, sulla scorta delle liquidazioni predisposte dalla Direzione Compartimentale dei Trasporti in Concessione.
Prima della liquidazione della successiva rata, l'Azienda dovrà aver dato conferma scritta dell'avvenuta applicazione delle nuove retribuzioni ed inviare alla Direzione Compartimentale Trasporti in Concessione l'elenco nominativo degli agenti che hanno beneficiato delle nuove retribuzioni, con l'indicazione delle somme erogate. In caso diverso verrà disposto il recupero delle somme assegnate.
In occasione dell'ultima rata annuale verrà determinato il nuovo importo del contributo per ciascuna azienda, in conseguenza di eventuali variazioni della consistenza degli organici".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 32 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 "Nella liquidazione della prima rata trimestrale del contributo per l'anno 1975 sarà detratto, per ciascuna azienda, l'ammontare dell'acconto corrisposto in applicazione della legge regionale 7 marzo 1975, n. 12".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 32 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Articolo 5 "Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata, per l'anno 1975, l'ulteriore spesa di 850 milioni.
Alla spesa di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, del fondo speciale di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1975, e mediante l'iscrizione della somma di 850 milioni nel capitolo n. 605 istituito nello stato di previsione medesimo in attuazione della legge regionale 7 marzo '75 n. 12 con lo stanziamento di 250 milioni.
Nel bilancio di previsione dell'anno finanziario 1976 e di quelli successivi sarà iscritto il capitolo n. 605, con la denominazione indicata nell'articolo 2 della legge regionale 7 marzo 1975, n. 12 e lo stanziamento di 1100 milioni".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 31 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Articolo 6 "La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto regionale ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 33 Hanno risposto si n. 24 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Pongo in votazione l'allegato al disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 32 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'allegato al disegno di legge è approvato. Pongo infine in votazione per appello nominale l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 32 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri Il Consiglio Regionale approva l'intero disegno di legge.
Sospenderei ora la seduta per pochi minuti e convocherei i Capigruppo ed il Presidente della Giunta per concordare l'ulteriore prosecuzione dei lavori.



(La seduta, sospesa alle 17,45, riprende alle 18,10)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, unitamente al Presidente della Giunta, ha così deciso in merito alla prosecuzione dei lavori: si effettuano le nomine di cui ai punti n. 11 e 12; poi viene data la parola al Presidente della Giunta per alcune comunicazioni importanti che deve fare al Consiglio.
Si dà infine inizio alla discussione sul punto decimo dell'o.d.g.
"Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli" ascoltando l'esposizione del relatore Consigliere Menozzi; siccome per sono stati presentati numerosi emendamenti, che dovranno essere esaminati attentamente e confrontati, affinché questa importante legge sia approvata in un testo il più possibile completo e preciso, si è deciso di rinviare la prosecuzione del dibattito alla prossima seduta, collocandolo al primo punto dell'ordine del giorno, con l'impegno di concludere con la votazione nella mattinata.


Argomento: Nomine

Designazione di un rappresentante della Regione nel Consiglio direttivo della scuola di amministrazione aziendale dell'Università degli Studi di Torino (art. 27 del D.P.R. 1/10/1974, n. 616)


PRESIDENTE

Il punto undicesimo dell' o.d.g. reca: "Designazione di un rappresentante della Regione nel Consiglio direttivo della scuola di amministrazione aziendale dell'Università degli Studi di Torino" (art. 27 del D.P.R. 1/10/1974 n. 616)"



BIANCHI Adriano

Propongo l'avv. Alberto Sorisio.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 30 Ha riportato n. 19 voti Alberto Sorisio schede bianche n. 11.
Proclamo eletto Consigliere nel Consiglio direttivo della Scuola di amministrazione aziendale dell'Università degli Studi di Torino l'avv.
Alberto Sorisio.


Argomento: Nomine

Comitato Regionale di coordinamento dell'attività degli Enti Mutualistici dei lavoratori autonomi e dipendenti con la programmazione regionale e con l'attività degli Enti Ospedalieri: designazione da parte del Consiglio Regionale di 9 esperti con voto limitato ai 2/3


PRESIDENTE

Passiamo al punto dodicesimo dell'o.d.g.: "Comitato Regionale di coordinamento dell'attività degli Enti mutualistici dei lavoratori autonomi e dipendenti con la programmazione regionale e con l'attività degli Enti ospedalieri: designazione da parte del Consiglio Regionale di 9 esperti con voto limitato ai due terzi".
Procediamo alla votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti n. 34 Hanno riportato voti: CRAVERO Dario n. 22 DEREGIBUS Ermanno n. 22 LUCCHIARI Renzo n. 22 COCCIA Franco n. 22 PETTINATI Sergio n. 22



BRUNO Gian Carlo n. 22

MANZI Luciano n. 10 BREAN Luciano n. 10 FIANDACA Salvatore n. 10 Schede bianche n. 2 Proclamo pertanto eletti nel Comitato regionale di coordinamento dell'attività degli Enti mutualistici dei lavoratori autonomi e dipendenti con la programmazione regionale e con l'attività degli Enti ospedalieri, i signori: Cravero Dario, Deregibus Ermanno, Lucchiari Renzo, Coccia Franco Pettinati Sergio, Bruno Gian Carlo, Manzi Luciano, Brean Luciano, Fiandaca Salvatore.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale sulla situazione occupazionale in Piemonte


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, dovendosi discutere ancora questa sera, almeno preliminarmente, il testo di una legge, ho chiesto ai Capigruppo di consentire che quanto dovevo relazionare - ed è abbastanza lungo - sul programma di attività dell'ENEL della Regione Piemonte, in relazione anche all'impegno che avevo preso, venga rinviato alla prossima seduta del 3 aprile, all'inizio dei lavori; pertanto limito le comunicazioni a poche cose essenziali.
Innanzi tutto - senza rispondere ad interrogazioni od interpellanze, ma per fare delle precisazioni in quanto alcuni Consiglieri, anche personalmente, stamattina, mi hanno riferito del grave stato di disagio in cui si trova il Comitato difesa fanciulli nella città di Torino (intendo riferirmi soprattutto a quanto succede a Valpiana) ed in relazione anche a quanto il Comitato direttivo di questo Centro di difesa del fanciullo mi ha riferito personalmente - devo dire che l'argomento è all'attenta considerazione della Giunta la quale si riserva di fare una convocazione agli Enti interessati direttamente, per puntualizzare la situazione mettendomi così in grado di dire qualcosa di specifico nella prossima seduta del Consiglio Regionale. E' indubbiamente un problema molto delicato, molto grave, nel quale non vi è una competenza diretta e specifica da parte della Giunta, ma è un problema che ha dei riflessi politici ai quali non possiamo certamente sottrarci.
L'Assessore Conti, che è stato ricercato ancora telefonicamente, è impegnato per la soluzione di una certa vertenza, sempre nel settore del lavoro, e quindi non è presente per relazionare su alcune situazioni aziendali in termini di occupazione e di licenziamenti.
Io riferisco per quanto di competenza più diretta della Presidenza della Giunta Regionale, in relazione a tre o quattro argomenti molto importanti.
Innanzi tutto Magnoni &Tedeschi.
La situazione della Magnoni &Tedeschi è attualmente in questi termini: non è stata pubblicata ieri (può darsi che venga pubblicata oggi) la decisione del Tribunale che accoglie l'istanza avanzata dalla proprietà per l'ammissione al concordato preventivo, il quale avviene attraverso al conferimento alla massa dei creditori di tutte le sostanze di beni patrimoniali e non patrimoniali di proprietà di coloro che gestiscono la Magnoni &Tedeschi e costituiscono beni immobiliari della stessa azienda.
Non è possibile pensare ad un recupero di una entità apprezzabile rilevante del patrimonio azionario, attese le condizioni in cui l'azienda viene a trovarsi.
Il prof. Piccatti, che si occupa come commissario giudiziale di questa vertenza, con il quale ho avuto un colloquio abbastanza dettagliato, mi dice che sta perseguendo anche lui delle strade per vedere se vi sia la possibilità di impedire che l'ammissione al concordato preventivo tardi completamente la possibilità di una cessione dell'azienda a condizioni tali da consentire o il mantenimento completo del livello occupazionale, o per lo meno un livello occupazionale di una certa entità. La cosa si presenta molto delicata e difficile perché nel momento stesso in cui il Tribunale avrà pronunciata l'ammissione al concordato preventivo, conseguirà necessariamente, per il liquidatore, la necessità di addivenire al licenziamento di una massa, che può essere anche rilevante, di personale.
Il prof. Piccatti resta a contatto continuo con la Giunta Regionale per informarci dello stato delle cose.
Abbiamo cercato di avere dei contatti a livello ministeriale (Partecipazioni), non è stato possibile parlare personalmente con il Ministro che è attualmente fuori sede, è stato tuttavia possibile intrattenerci con gli uffici del Ministero e le prospettive non sembra che siano assolutamente favorevoli se non vi è - ci è stato detto - un intervento di natura finanziaria procurato dalla Regione a somiglianza di quanto era avvenuto per la Moncenisio. Ora la Regione si trova in difficoltà ben diverse e più gravi di quelle che non fossero le circostanze in cui ha potuto agire favorevolmente e faustamente per la Moncenisio, per cui le previsioni per la Magnoni &Tedeschi sono assolutamente precarie e determinano una preoccupazione non indifferente.
I Sindaci dei Comuni interessati sono venuti con una larga partecipazione di lavoratori e di sindacati a fare presente la situazione al Presidente della Giunta, all'Assessore al Lavoro e ad alcuni Capigruppo che partecipavano a questa riunione.
Si è svolto, in sede di Giunta, l'incontro con i sindacati ed i Capigruppo e con i rappresentanti dell'Unione Industriale per quanto si riferisce a quelle otto aziende del contorno di Torino che sono attualmente in una crisi difficile e delicata anche per il fatto dell'intervento della forza pubblica che ha fatto sgomberare gli occupanti.
E' stato precisato che la richiesta di intervento della forza pubblica è stato richiesto dai titolari delle aziende, lo sgombero è avvenuto naturalmente con dolore e con dispiacere, senza che peraltro si siano verificati degli inconvenienti di un certo rilievo; vi è però uno stato di agitazione molto profondo, è sembrato ad un certo momento che le trattative con l'Unione Industriale dovessero cadere completamente perché vi fu una presa di posizione drastica, recisa e precisa: non intendiamo portare avanti il discorso sul fatto occupazionale, nel senso cioè di ritornare sulle decisioni prese. Nel corso poi della riunione la situazione si è venuta via via dipanando senza che si sia arrivati a delle conclusioni definitive ed affidanti se non quella che l'Unione Industriale si è dichiarata disponibile - ed i sindacati hanno accettato questa disponibilità - per trattare ogni singola questione, azienda per azienda.
Cosa che mi risulta essere stata iniziata e proseguirà nella prossima settimana.
La Venchi Unica ha in corso delle trattative tra la rappresentanza della proprietà ed i sindacati.
Come i Consiglieri regionali ricorderanno, vi era stata una visita fatta da parte del nuovo amministratore delegato e da parte dei consulenti legali della Soc. Venchi Unica che avevano prospettato al Presidente della Giunta un programma, rilevando anche dei dati che ritenevano positivi della situazione che si era venuta a creare a seguito di questo intervento nuovo di una capacità finanziaria contributiva.
Vi è stata, da parte dei sindacati, una rimostranza ad un comunicato che è stato, in relazione a quell'incontro, diramato, vi è stata anche una protesta fatta a livello regionale, il Presidente della Regione ha ritenuto di dare le spiegazioni di quell'intervento, tutto questo ha però bloccato dei rapporti che sembrava potessero portare innanzi qualche cosa di conclusivo, vi è stata una presa di posizione da parte della proprietà; la situazione è, in questo momento, tesa. Il programma di azione di lavoro da parte dell'amministratore delegato - mi è stato detto - sarà comunque prospettato in sede di Consiglio di amministrazione che dovrebbe avere il suo sviluppo entro questo mese di marzo.
Bemberg. Il Presidente della Bemberg, dr. Costa, è venuto, mi ha ragguagliato ed io ho già riferito al Consiglio quella che è la situazione in dettaglio; mi limito, questa sera, richiamando quello che è stato detto ad informare che vi è stata una dichiarazione di ampia disponibilità per riprendere il colloquio a livello regionale dopo che l'argomento relativo alla operatività di un certo settore della Bemberg sia esaminato a livello di direzione e di Consiglio di amministrazione. Le porte quindi restano completamente aperte e la disponibilità del dialogo e della discussione è altrettanto aperta.
Queste sono le dichiarazioni alle quali mi limito, non facendo invece quella dell'ENEL, semmai aspettando che l'Assessore Conti, se ancora arriva, possa dare ulteriori dettagli ad altre situazioni delicate.
Se n'é aggiunta una questa mattina ed è quella della Ferodo di Mondovì anch'essa in una situazione di crisi, con minaccia di licenziamenti, con preoccupazione particolare di quel centro che ha già una situazione molto deteriorata e aggiungerebbe questa vicenda nuova della Ferodo alla tristezza di una situazione estremamente pesante.
Io non ho da aggiungere altro che l'impegno da parte della Giunta e del suo Presidente per facilitare e sbloccare certe situazioni rimane costante in adempimento anche di quel voto espresso dal Consiglio Regionale in un suo ordine del giorno che investiva precisamente il Presidente della Giunta e la Giunta di questi argomenti e di questi problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, prendo atto delle sue comunicazioni e faccio alcune brevi osservazioni.
"Comitato difesa dei fanciulli": ho avuto modo di sottoporre personalmente al Presidente della Giunta, assieme al Comitato di quartiere (che ringrazio per l'attenzione) questo problema, che presenta motivo di estrema preoccupazione per la popolazione dell'oltre Po.
Su questo argomento vi sono anche altre interrogazioni pendenti ed in Consiglio se ne potrà mettere meglio in rilievo il contenuto, che deriva dalla concomitanza di un fatto positivo e di uno negativo; quest'ultimo riguarda la situazione dell'ONMI che non paga le rette, problema che deve essere affrontato in termini politici con un'azione sul Governo e sul Parlamento per l'approvazione della legge di riforma che in termini concreti prefigura l'attività della Regione. Siamo tutti preoccupati (e la pubblicità data alla vicenda, dai giornali cittadini, ne è una conferma) che dei bambini, che non hanno assistenza sufficiente in famiglia, possano rimanere senza alcuno che pensi a loro.
Questo è l'aspetto negativo che dovrà ancora essere approfondito e mi auguro che si possa presto fare un discorso più generale.
Il lato positivo è costituito dal fatto che un istituto con una impostazione tradizionale ha capito la necessità di trasformare radicalmente le sue strutture, allo scopo di dare ai ragazzi una assistenza non emarginante, il più possibile simile a quella della famiglia, il che ha comportato notevoli spese di investimento e di gestione. Il mancato pagamento delle rette da parte dell'Opera Maternità ed infanzia ha bloccato oltre che la normale gestione anche il soddisfacimento degli interessi sui mutui ricevuti.
Se la Giunta osserverà il problema con attenzione, potrà facilmente individuare una possibilità di intervento diretto, non in termini di contribuzioni marginali, ma di assunzione di una responsabilità più profonda. Con una serie di contributi a livello di centinaia di migliaia di lire, specialmente se parcellizzati, non si risolve nessun problema. Con un intervento serio, che tenga conto dell'impostazione positiva già ricordata la Giunta può cominciare ad affermare quelle che sono le caratteristiche della nuova assistenza che la legge quadro (cui riteniamo si debba dare il massimo appoggio politico, affinché la Commissione speciale del Parlamento la porti a compimento e ci metta in condizione di avere presto questa riforma) passerà alle Regioni.
Magnoni &Tedeschi. Ho partecipato, con l'Assessore Conti, parlamentari ed esponenti delle principali forze politiche, ad un'assemblea di lavoratori che si è svolta qualche giorno prima della manifestazione che ella Presidente ha ricordato, alla quale erano presenti anche i sindaci dei principali centri della Val di Lanzo e segnatamente dei Comuni dove vi sono stabilimenti della Magnoni &Tedeschi: la preoccupazione generale è che dei 1100 lavoratori il 70% possa essere licenziato a seguito di una operazione come quella prospettata.
E' stato richiesto l'intervento delle partecipazioni statali (sappiamo che l'EGAM condiziona l'operazione o a finanziamenti centrali governativi con fondi di dotazione, oppure a quell'intervento, già attuato in altri tempi, e che allora a mio parere fu scelto bene: però eravamo in una situazione diversa). Se in un momento di difficoltà, ma ancora nell'ambito di una certa normalità, si può prendere una strada caratteristica come quella di una specie di finanziamento con intervento della Regione (per la verità per merito e per comprensione delle amministrazioni bancarie pubbliche locali), non si può pensare che questa strada sia facilmente percorribile in un periodo di crisi generalizzata.
Pertanto, mentre non vorrei minimamente dissuadere la Giunta ed il Presidente da eventuali azioni in tal senso, ritengo che la pressione politica debba farsi più forte sulle responsabilità degli Enti a partecipazione statale, più in generale sul Governo. La Magnoni &Tedeschi è in questo momento la spina dorsale della Valle di Lanzo: se chiude, la situazione della Valle di Lanzo può diventare veramente drammatica, tenendo conto che si tratta in parte rilevante di manodopera femminile, con tutte le conseguenze che il discorso porta con sé.
Signor Presidente, sappiamo quanto lei abbia a cuore il problema; se è possibile lo si inserisca in un discorso locale, però non rinunciamo all'intervento di un Ente a partecipazione statale, impegnando il Governo ed in particolare Enti che abbiano possibilità dal punto di vista finanziario, come invece non pare sia il caso della Regione, quando le si chiede di trovare i soldi presso le banche.
Da ultimo, le otto aziende in cui sono stati attuati gli sgomberi. Su questo argomento, vi è già stata una discussione, in cui sono intervenuti il Presidente della Giunta, il collega Berti ed il sottoscritto, per fare presente che (anche se lo sgombero coattivo si è svolto senza incidenti per il senso di responsabilità dei lavoratori da un lato e, dobbiamo riconoscerlo, parallelamente delle forze di P.S.), le preoccupazioni che esponevamo allora, su una certa linea che in determinate aziende pare sia presente, non sembrano scongiurate.
Bisogna chiarire meglio qual è l'intenzione, non tanto dell'Associazione rappresentativa, ma delle singole aziende, le quali non devono giocare sul fatto che con l'assemblea permanente si determinano situazioni di impossibilità produttiva; bisogna trovare una formula che sia meno scopertamente preoccupante per i lavoratori avviati al licenziamento.
In questa direzione credo che la discussione sia già avvenuta riconfermiamo le stesse linee e richiediamo alla Giunta lo stesso impegno sperando soprattutto che si riesca ad impostare un tipo di rapporto con le industrie interessate diverso, più collaborativo, più rispondente a quella linea di fondo che ci siamo dati e che dobbiamo difendere a tutti i costi che è quella della difesa dell'occupazione operaia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Molto brevemente per chiedere al Presidente della Giunta se - in questa vacanza di decisioni per quanto riguarda la Montedison, che invece segnala la presenza di operazioni ad altissimo livello di scontri fra l'attuale Presidente Cefis ed il Presidente della SIR Rovelli - va avanti quell'operazione di confronto che avevamo chiesto fra la Giunta Regionale e la Montedison perché, torno a ripetere, noi ufficialmente come Consiglio Regionale e come Giunta Regionale non siamo ancora venuti a conoscenza delle ragioni che hanno portato la Montedison a denunciare, su scala regionale, gli impegni e le intese a suo tempo firmate con i sindacati. E' vero che Cefis ha dato le dimissioni, ma Gritti non le ha date, altri personaggi della Montedison non le hanno date, credo che un giorno di tempo per venire a colloquiare con la Regione Piemonte e con il consorzio dei Comuni del Verbano per spiegare le ragioni per le quali loro credono di poter denunciare unilateralmente l'accordo a suo tempo firmato, dovrebbero trovarlo.
Inoltre le misure prese dal Governo oggi, la felice conclusione del vertice lascia intendere come la delinquenza sarà debellata rapidamente nel nostro Paese e quindi saranno rese più difficili le operazioni che vengono minacciate da Rovelli nei confronti di Cefis ed a Cefis nei confronti di Rovelli. Dico questo perché leggo sui giornali che Rovelli dice che se succede quello che viene minacciato da alcune banche, in Italia andranno a rotoli molte altre cose assai più importanti della SIR, perché siamo arrivati alla minaccia di far saltare in aria l'Italia, quindi sicuramente oggi il vertice governativo si sarà occupato di prevedere nei 22 articoli di legge anche misure tendenti a frenare le possibilità di incendio del nostro Paese da parte di personaggi che col denaro pubblico si permettono di giocare sulla pelle di migliaia e migliaia di lavoratori.
Detto questo, la prima richiesta è che la Regione Piemonte, si faccia carico di un incontro rapido con qualcuno della Montedison che venga a spiegare queste cose, in modo che si possa riprendere il rapporto a questo livello, dato che a livello nazionale è interrotto e pare che non si ristabilirà fino a quando Cefis non ritirerà le dimissioni o fino a quando non verrà sciolto il mistero che circonda tutta la vicenda della Montedison.
Bemberg. Prendo atto delle dichiarazioni del Presidente: lo informo che l'altro ieri si è tenuta una riunione del Comitato unitario dell' azienda presenti le forze politiche ed i Sindaci della zona - che questo Comitato ha indetto per il 20 aprile una conferenza di produzione della fabbrica che le maestranze, i sindacati e le forze politiche si rendono conto dell'opportunità di discutere il futuro dell'azienda confrontando piani di produzione e sviluppo sulla base di alcune certezze le quali devono essere date dalla proprietà. Questo primo incontro con il dott. Costa deve per avere un seguito ed io propongo che ciò avvenga dopo la riunione del Consiglio di amministrazione che deve esaminare appunto anche gli intendimenti del capitale straniero in questa vicenda.
La mia proposta è che la Giunta sia presente alla conferenza di produzione indetta da tutti i lavoratori, dalle forze sociali, dalle forze politiche, dai Comuni della zona, che ci sia un contatto, dopo la riunione tra il Consiglio di amministrazione della Società e la Giunta in modo che quest'ultima possa portare alla conferenza anche il suo parere sulla base di un nuovo confronto con la proprietà azionaria; la gestione di questi contatti continui ad essere assunta in prima persona dal Presidente della Giunta.
La terza questione è di raccomandare al Presidente della Giunta ed al Comitato di Assessori che si interessano dei problemi dell'occupazione di tenere presente anche la gravità potenziale della situazione della CIMAT la quale prevede dei licenziamenti anche se non molto numerosi. La questione è delicata, molto importante: si tratta di un'azienda che produce macchine utensili, e quindi interessata, in un piano di sviluppo regionale tendente alla diversificazione produttiva, al potenziamento delle piccole e medie aziende del settore; se cade proprio uno di quei settori che noi pensiamo dovrebbero invece incentivarsi è chiaro che la situazione è ancora più drammatica di quanto i dati numerici dei 18 licenziamenti lasciano intendere.
Credo che l'Assessore Conti sia già informato di tutto questo chiederei al Presidente della Giunta di tenerci aggiornati nelle prossime sedute del Consiglio, continuando questo rapporto di informazione.
Infine volevo raccomandare al Comitato di Assessori di coordinare l'attività; se ne occupano l'Assessore Conti ed il Presidente della Giunta oppure se ne occupano anche gli Assessori alla programmazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

In certi casi sì.



SANLORENZO Dino

Voglio dire, c'è un lavoro quotidiano coordinato di equipe ? Dico questo perché ho la sensazione che l'ultimo mese e mezzo di vita del Consiglio Regionale sarà contrappuntato da altri fenomeni, ne abbiamo già tanti, ma ne avremo degli altri, quindi vorrei che la Giunta si facesse carico del fatto che non stiamo andando verso una situazione nella quale diminuiranno gli episodi, no, aumenteranno e quindi ci vuole un'equipe che sia in grado di seguire le cose con puntualità e con precisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Signor Presidente, ho ascoltato le sue dichiarazioni ed il lungo elenco delle aziende che si trovano in difficoltà finanziarie al quale ritengo che sarebbe il caso di aggiungere anche la Mondialfil di Villata (Vercelli). E' una piccola azienda con 120 operai e stamattina l'Assessore Conti ne ha ricevuto una delegazione.
Proprio ieri è stata concessa dal giudice del Tribunale l'autorizzazione controllata e lei sa meglio di me che questa è l'anticamera della liquidazione dell'azienda, cioè quella tal forma che permette di salvare il nome dell'azienda, però non dà molte speranze di poter riprendere l'attività produttiva.
Ho detto che sono 120 operai è un numero limitato, però dobbiamo vederli nel contesto economico in cui si colloca l'azienda. Villata è un paese eminentemente agricolo, dove prevale la piccola proprietà del coltivatore diretto; questi 120 operai (prevalentemente donne perché si tratta di una tessitura) vengono quasi esclusivamente da famiglie di coltivatori diretti od ex coltivatori diretti ed il loro licenziamento creerebbe situazioni estremamente gravi anche perché non c'è più la valvola di sicurezza della Chatillon (attualmente Montefibre) in fase di recessione occupazionale.
Quindi, a parte l'assicurazione da parte dell'Assessore Conti di convocare nella giornata di domani o subito dopo Pasqua l'amministratore delegato, il Commissario ed i dirigenti dell' azienda per fare una verifica di carattere finanziario perché pare che ci siano anche delle situazioni debitorie abbastanza pesanti, raccomanderei di aggiungere in quel lungo elenco anche la Mondialfil perché è una di quelle aziende che merita sebbene piccola, di essere tenuta nella massima considerazione proprio per quelle condizioni di carattere sociale ed economico in cui si colloca.


Argomento: Albo professionale agricolo

Esame proposta di legge n. 135 "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli" (relazione)


PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente.
Passiamo al punto decimo dell'ordine del giorno: "Esame proposta di legge n. 135 'Istituzione dell'Albo professionale , degli imprenditori agricoli' ".
La parola al relatore Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, nonostante la calma assoluta cosa direi inconsueta del sottoscritto, non mi dispenso dall'esternare il mio più profondo rammarico per come sono andate le cose: verso mezzogiorno si confidava di poter assistere al tramonto di quel parto elefantiaco, che purtroppo non si è verificato. Si vede che il difficile travaglio non ha ancora raggiunto l'apice.
Mi consenta altresì, signor Presidente, di essere solidale con lei che è stato sonoramente smentito da questo Consiglio quando ha voluto benevolmente evidenziare e nel contempo giustificare il rinvio del varo definitivo del provvedimento, stante la sua importanza: ebbene l'importanza è rilevata soltanto dai responsabili colleghi che sono rimasti in sala (per la verità assai pochi).
Avevo pensato di rinunciare a fare la relazione, ma mi accingo ugualmente a farla se non altro per mettere un'ipoteca perché non ci sarebbe da meravigliarsi che nella prossima tornata saltassero fuori altre nomine ed altre comunicazioni, signor Presidente della Giunta, seppure importanti, e vedere questa nascente creatura ancora sottoposta per giorni e settimane al tormento delle doglie.



CURCI Domenico

E' un parto distocico.



MENOZZI Stanislao, relatore

Anche nei parti elefantiaci ci sono quelli fisiologici e quelli distocici, auguriamoci che non ci sia bisogno di ricorrere al taglio cesareo.



MARCHESOTTI Domenico

Per partorire un topolino!



MENOZZI Stanislao, relatore

Semmai topolino lo diventerebbe se venissero accolti gli emendamenti che i colleghi comunisti hanno presentato.



PRESIDENTE

Consigliere Menozzi, abbiamo un precedente, non raccolga!



MENOZZI Stanislao, relatore

Ma lo facciamo molto serenamente.



PRESIDENTE

L'ultima volta no, non si è svolto tanto serenamente!



MENOZZI Stanislao, relatore

Nel licenziare l'allegata proposta di legge sulla "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli", vengo per sottolineare, ancora una volta, quanto la sua approvazione, da parte del Consiglio, venga per soddisfare una delle istanze più sentite dagli operatori agricoli in generale e dai coltivatori diretti in particolare, i cui giovani, in specie, propugnano tale provvedimento da oltre venti anni.
Nel difficile e contrastato cammino che ha conosciuto e sta tuttora conoscendo in questione, rinveniamo il suo concreto inizio con l'adozione del provvedimento, alcuni anni or sono nella Regione a Statuto speciale Friuli-Venezia Giulia; assai più recentemente ha trovato seguito nella Regione lombarda e nelle ultime settimane nella Regione Toscana. A questo punto devo chiedere venia ai colleghi della VI- Commissione se mi sono permesso di depennare quel che segue e cioè "seppur con diversa impostazione, in quanto più che Albo è il caso di parlare di elenco" perché da una maggiore conoscenza acquisita in questi giorni effettivamente si deve parlare di Albo vero e proprio.
Altre Regioni si stanno muovendo in tale direzione.
D'altro canto, persino nell'ottica comunitaria, come nell'ambito della legislazione nazionale, si è sempre più affermato il concetto della professionalità in agricoltura, puntando prevalentemente sull'uomo imprenditore agricolo e sulla sua necessaria qualificazione più che sullo strumento dell'impresa in quanto tale al servizio del primo.
Si è passati quindi attraverso una evoluzione che non può non essere considerata positiva; essa ci ha portati ad un nuovo concetto di "uomo" oggi soggetto e protagonista delle scelte in agricoltura e non più "oggetto" sacrificato sull'altare dell'efficientismo, a tutti i costi, in una condizione di subordinazione rispetto all'impresa agricola: è importante sostenere la tesi dell'impresa al servizio dell'uomo e non l'uomo al servizio dell'impresa.
Le direttive comunitarie, oggi in fase di approvazione nel Parlamento nazionale, parlano infatti di imprenditori, a titolo principale, affermando con ciò la loro professionalità, presupposto essenziale al conseguimento di ogni forma di intervento pubblico.
L'Albo quindi, oltre a conferire riconoscimento morale e dignità professionale, più in concreto vuole essere motivo e momento per offrire ai pubblici poteri strumento per meglio orientare le loro scelte di politica agraria, evitando dispersioni, evitando di cadere nei nefasti e in quanto tali, condannabili interventi, cosiddetti a pioggia.
Non per questo si vuole impedire ad alcuno di esercitare l'attività agricola, nel pieno rispetto della libertà costituzionale di iniziativa economica, ma si tende ad indirizzare le limitate provvidenze a coloro che professionalmente esercitano l'attività agricola ricavando dalla stessa il loro reddito di lavoro, evitando il più possibile quanto fino ad oggi verificatosi, che in nome di una non ben definita concezione di agricoltura più di una volta abbiamo inermi assistito al loro dirottamento a favore di attività extra-agricole.
I giudizi e le osservazioni sopra espresse hanno trovato ampio spazio di dibattito, sia in sede di consultazione, che durante le innumerevoli riunioni della VI Commissione.
Per quanto attiene più specificatamente alla VI Commissione non possiamo esimerci dall'evidenziare, indipendentemente dai consensi o dai dissensi verificatisi, l'impegno, la serietà ed il senso di responsabilità che hanno caratterizzato l'iter dei lavori.
Se è vero come è vero, che all'interno della Commissione si sono alternati pareri favorevoli e contrari, è d'uopo precisare che, in sede di consultazione, i consultati, hanno unanimemente manifestato il loro favorevole assenso.
Inoltre, prima di passare ad una succinta esposizione sull'articolato dovere e correttezza ci impongono di precisare che la III Commissione presieduta dal collega Besate, alla quale era stata pure assegnata la proposta di legge in esame, ricevuto il testo licenziato dalla nostra Commissione in data 24 c.m., ci ha fatto pervenire il proprio parere consultivo, ribadendo coerentemente quanto ci era già stato comunicato inizialmente e cioè che non ravvisa, nella menzionata proposta di legge n.
35, materia di sua competenza.
Il primo articolato, nel quale viene indicata nell'85% la percentuale di tempo e di reddito necessaria per essere considerati imprenditori agricoli dediti all'attività in modo abituale ed a titolo principale condizioni necessarie per ottenere l'iscrizione all'Albo ha trovato l'approvazione della maggioranza ed il dissenso seppur con diverse motivazioni dei commissari del P.C.I. e del P.L.I.
E altrettanto dicasi per gli articoli n. 4 e n. 5 nei quali la predetta maggioranza ha ritenuto opportuno specificare la possibilità di limitare l'iscrizione all'Albo al 65° anno di età, lasciando tuttavia iscritti coloro i quali l'avevano conseguita precedentemente.
All'articolo n. 7 laddove viene individuata la composizione della Commissione regionale, sono emerse delle riserve da parte del Commissario del Gruppo liberale ed altrettanto dicasi all'articolo n. 8, sempre limitatamente al sopraccitato Gruppo.
Ciò detto ci auguriamo che tale proposta possa avere il voto favorevole di questo Consiglio contribuendo così a varare un provvedimento, da troppo tempo atteso dai diretti interessati.



FERRARIS Bruno

Mi iscrivo a parlare per primo alla prossima seduta.


Argomento:

Esame proposta di legge n. 135 "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli" (relazione)

Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Va bene.
Ringraziamo il Consigliere Menozzi. L'ordine del giorno della prossima seduta reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente Relazione del Presidente della Giunta sul programma e l'attività dell'ENEL nella Regione Piemonte Prosecuzione esame legge n. 135 "Istituzione dell'Albo professionale degli imprenditori agricoli" Esame disegno di legge n. 255 concernente "Sostituzione della tabella B alla legge regionale 8.11.1974 n. 32" Esame proposte di legge n. 17, 74 e 140 concernenti "Contributi agli Istituti di patronato ed assistenza sociale" Esame disegno di legge n. 238 "Interventi straordinari per l'assistenza scolastica agli alunni della scuola dell'obbligo".



MENOZZI Stanislao

Voglia scusarmi (mi auguro vorrà considerarmi tutto fuorché un pignolo) ma in rapporto a quello che ho detto in premessa, in rapporto al fatto che alle 15 sono stati convocati tutti i Presidenti delle Commissioni ed è emersa la preoccupazione di non sapere come fare a portare avanti tutto il lavoro legislativo, e coerentemente a quanto ella dichiarò dopo la riunione dei Capigruppo, io chiederei che nella prossima tornata, all'inizio dei lavori, si riprenda il discorso sull'Albo.



PRESIDENTE

Ho già detto che è inserito al primo punto: il Presidente fa una dichiarazione sullo stato dei lavori dell'ENEL, ma non è un provvedimento legislativo, è una comunicazione, dopo di che il primo punto legislativo è relativo all'Albo degli imprenditori.
Diamo ora lettura delle interpellanze ed interrogazioni pervenute, al Consiglio.
Il Segretario Consigliere Franzi ne dà lettura.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta

Argomento:

Interpellanze, interrogazioni ed ordini del giorno (annuncio)


FRANZI Piero, Consigliere Segretario

Interpellanza dei Consiglieri Rivalta e Berti concernente i programmi di ristrutturazione della Honeywell di Caluso.
Interpellanza del Consigliere Nesi concernente i programmi di ristrutturazione della Honeywell di Caluso.
Interpellanza urgente dei Consiglieri Revelli e Lo Turco in merito al rifiuto del Direttore didattico di Garessio e far partecipare i ragazzi della scuola ad un ciclo di films sull'antifascismo.
Interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta dei Consiglieri Fabbris e Vecchione per conoscere le decisioni della Giunta Regionale in mento alle richieste avanzate dall'AIAS sull' inserimento dei bambini spastici nelle normali strutture educative e pubbliche della città.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta del Consigliere Carazzoni relativa all'allestimento di uno stand della Regione Piemonte alla I.B.T. (Internationale Tourismus Borse) svoltasi a Berlino Ovest.
Interrogazione del Consigliere Bono concernente il permesso concesso dal Comitato provinciale caccia di Novara alla riserva "Gattico" di proseguire la caccia per tutto il mese di gennaio.
Interrogazione del Consigliere Bono sul ritardo della nomina del Presidente e del Consiglio di amministrazione dell'Azienda autonoma di soggiorno e turismo del Lago d'Orta.
Interrogazione urgente del Consigliere Garabello sulla precaria situazione dell'O.N.M.I.
Interrogazione dei Consiglieri Rivalta e Berti sui lavori di costruzione del nuovo tracciato della Statale n. 565 da Salassa ad Ivrea.
Ordine del giorno del Consigliere Vera in merito ai gravi fatti del Portogallo.
Ordine del giorno del Consigliere Calsolaro in merito ai gravi fatti del Portogallo.
Ordine del giorno del Consigliere Bianchi in merito ai gravi fatti del Portogallo.
Ordine del giorno dei Consiglieri Vera, Calsolaro, Bianchi, Zanone e Visone in mento all'elezione diretta del Parlamento europeo.



RIVALTA Luigi

Chiedo come mai non sono state lette le interpellanze ed interrogazioni da me presentate all'Ufficio di Presidenza ieri pomeriggio.



PRESIDENTE

Vuole illustrarle?



RIVALTA Luigi

L'interpellanza riguarda gli stabilimenti Honeywell di Caluso ed il centro di ricerca di Pregnana (tratta lo stesso argomento di quella presentata da Nesi), e l'interrogazione riguarda la costruzione della Pedemontana a Castellamonte.



PRESIDENTE

Lei intende che vengano discusse già giovedì prossimo?



RIVALTA Luigi

Chiedo che oggi siano annunciate.



PRESIDENTE

Sono state annunciate verbalmente. Il Presidente ha pregato di chiarire quali interpellanze si desidera che vengano discusse.



RIVALTA Luigi

Approfitto allora per dire che desidero siano discusse sia l'interpellanza sia l'interrogazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non assicuro però che lo saranno giovedì.



PRESIDENTE

Vorrei pregarla, Consigliere Rivalta, di far pervenire domani l'elenco delle sue interrogazioni ed interpellanze al Presidente.



CARAZZONI Nino

Vorremmo sollecitare la nostra interrogazione relativa ad una posizione di pronunciamento che chiediamo all'esecutivo in carica, circa l'iniziativa delle organizzazioni sindacali di sottoporre le aziende al versamento di contribuzioni per l'adempimento di opere pubbliche, che giace da parecchio tempo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non so se sarà per il prossimo giovedì, comunque cercheremo di portarla.



PRESIDENTE

Se lei scrivesse una lettera, io la trasmetterei così puntualizza la questione, lei sa che alle lettere abbiamo sempre risposto.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



< torna indietro