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Dettaglio seduta n.296 del 13/03/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta. L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente Prosecuzione dibattito relazione annuale Presidente Giunta regionale sull'attività dei Comitati di controllo Deliberazione linee di piano pluriennale degli asili-nido Esame proposta di legge n. 184 del Comune di Nichelino: "Modifica dell'art. 2 della Legge regionale n. 3 del 15.1.1973 avente per titolo: 'Criteri generali per la costruzione, l'impianto, la gestione ed il controllo degli asili-nido comunali, costruiti e gestiti con il concorso dello Stato di cui alla legge 6.12.1971 n. 1044 e con quello della Regione"' Esame disegno di legge in. 231 della Giunta regionale: "Integrazione a carico della Regione del fondo speciale per gli asili-nido per gli esercizi finanziari 1974-1975-1976"'.
Se nessuno ha obiezioni da muovere, l'ordine del giorno si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle adunanze del 6 marzo '75 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.


Argomento:

Interpellanze ed interrogazioni


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto secondo dell'ordine del giorno: Interpellanze ed interrogazioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Curci e Carazzoni sulla ristrutturazione degli organici delle truppe alpine


PRESIDENTE

Poiché sono presenti sia il Consigliere Carazzoni che il Presidente della Giunta, avv. Oberto, potremmo esaminare per prima l'interrogazione del Consigliere Carazzoni concernente la ristrutturazione degli organici delle truppe alpine.
La parola, per la risposta, al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Una certa risposta a questa interrogazione, indubbiamente opportuna era stata data già da me in una precedente seduta del Consiglio regionale in sede di comunicazioni del Presidente della Giunta.
La posizione della Giunta è ormai stata precisata anche attraverso deliberazioni rese note dalla stampa. La Giunta regionale del Piemonte si è immediatamente interessata a questo problema, anche perché in un primo tempo la situazione sembrava assai più grave di quello che in realtà si sia poi rivelata. Ho avuto modo di parlare personalmente, in occasione di un incontro al quale era presente anche il Presidente del Consiglio, con il Capo di Stato Maggiore che attende appunto a questo riordinamento: egli mi ha chiaramente detto che la ristrutturazione non avrà una incidenza notevole sulla consistenza del Corpo degli Alpini, che in Piemonte soprattutto ha una sua particolare vitalità sia nella formazione propria e diretta della componente dell'Esercito sia anche in quella forma associativa dell'A.N.A, che indubbiamente ha grandissimo rilievo e grandissima importanza.
Fin dal 3 febbraio '75, cioè dal momento in cui si ebbero le prime notizie di una ristrutturazione che avrebbe potuto ridurre notevolmente il Corpo degli Alpini, il Presidente si è interessato alla questione, anche attraverso una segnalazione telegrafica ed un comunicato-stampa che dimostrava l'attaccamento nostro a queste forze, l'interessamento nostro perché non si infliggesse una mortificazione al ricordo anche degli interventi degli Alpini in tempo di guerra, e soprattutto degli Alpini in questi ultimi trent'anni in tempo di pace, in occasione di calamità eccezionali (basti ricordare il disastro del Vajont).
Continueremo a seguire questa vicenda, ad evitare sorprese e perch tutto resti veramente contenuto nei limiti di cui ci ha parlato direttamente il Capo di Stato Maggiore.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, questa interrogazione è stata presentata dal Gruppo della Destra Nazionale allorquando la stampa ha portato a conoscenza dell'opinione pubblica il progetto cosiddetto di ristrutturazione delle truppe alpine. Si è fatto questo per interpretare il sicuramente unanime senso di sdegno e di sbigottimento delle genti piemontesi per un piano che mirava evidentemente a mortificare questi gloriosi reparti.
Prendo atto che sin dal 3 febbraio, cioè dal giorno stesso in cui si è avuta notizia del progetto di ridimensionamento, il Presidente, con un suo intervento telegrafico, si è fatto parte diligente presso il Governo. Avevo anche letto le dichiarazioni rilasciate, mi pare al "Giornale nuovo" proprio dall'avv. Oberto. Non mi sento, però, di condividere il cauto ottimismo che mi è sembrato di veder trasparire dalla risposta che mi è stata data. In effetti, dopo il molto parlare che si è fatto all'inizio del mese di febbraio su questo progetto, il silenzio sembra essere calato sul piano stesso; è consuetudine ormai acquisita nei tempi nostri che a fronte di vicende che turbano e impressionano l'opinione pubblica si usi interporre l'arma del lasciar trascorrere il tempo, del lasciar passare le cose, in modo che l'opinione pubblica, continuamente distratta e sollecitata da altre ragioni, finisca con il dimenticarsi di quello che sta avvenendo.
Dicevo che non mi sento di condividere il cauto ottimismo in quanto non più in là di domenica scorsa, l'on. Forlani, parlando in una pubblica manifestazione, confermava la necessità di ridurre gli effettivi delle Forze Armate e quindi di ridurre anche gli effettivi dei Battaglioni alpini. D'altra parte, è già ufficiale la notizia che, se anche il Piemonte non sarà forse in un primo momento direttamente toccato da questo progetto il Battaglione alpino "Belluno", ad esempio, sarà sicuramente smobilitato.
Questi ridimensionamenti vengono presentati, secondo una tesi che non manca di suggestione, di validità, nel quadro della necessità di diminuire la quantità a vantaggio della qualità. Ma noi non crediamo che sia questo lo scopo reale di riforme del genere, se è vero, come è vero, che accanto alle tradizionali truppe, quali quelle degli alpini, si ha notizia di soppressioni di unità specialistiche, quali, ad esempio, il Battaglione dei lagunari di Venezia. Ci sembra allora che tutto quanto viene portato avanti rientri necessariamente in un quadro di progressiva smobilitazione delle Forze Armate. E questo è il particolare che più preoccupa, questo è l'aspetto che più induce alla denuncia. Perché non è tollerabile, non è concepibile che nell'età moderna uno Stato che abbia il senso dei propri compiti rinunci ad una normale dotazione dei propri effettivi militari.
Noi crediamo che la manovra in corso a livello governativo nei confronti delle truppe alpine non si sia esaurita, e pertanto, al di là del dichiarare soddisfazione o insoddisfazione per la risposta che ci è stata data dall'avv. Oberto, al di là di questi limiti, di questi contenuti puramente formali dell'intervento, vogliamo considerare quanto detto dal Presidente della Giunta come una risposta interlocutoria, nel senso che sottolineata ancora una volta la gravità di qualunque iniziativa che mirasse a drasticamente liquidare, più che a ridimensionare, le truppe alpine, la Regione Piemonte abbia a rendersi sempre parte diligente e attenta nel fare presente che gli Alpini non possono essere brutalmente liquidati, così come all'inizio del mese scorso sembrava dovesse avvenire.
Interpretiamo quanto comunicatoci dal Presidente della Giunta in questo senso, ripetendo e ribadendo la speranza che nulla venga trascurato perch possa essere evitata una decisione che noi giudicheremmo, ma soprattutto l'opinione pubblica giudicherebbe, estremamente negativa.



PRESIDENTE

Alla sua interrogazione su "Iniziative della Regione in ordine al problema dei trasporti urbani di Biella e del Biellese" il Consigliere Nesi ha chiesto risposta scritta.



FABBRIS Pierina

Potrò avere copia di tale risposta scritta?



PRESIDENTE

Senz'altro, gli uffici provvederanno ad inviargliela.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Rossotto. Zanone, Fassino e Gerini in merito all'opportunità di un intervento presso il Ministero di Grazia e Giustizia a proposito dello sciopero degli Ufficiali giudiziari


PRESIDENTE

Interrogazione, presentata dai Consiglieri Rossotto, Zanone, Fassino e Gerini in merito all'opportunità di un intervento presso il Ministero di Grazia e Giustizia a proposito dello sciopero degli Ufficiali giudiziari.
La parola, per la risposta, al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Ci sarebbero ancora le interpellanze.



PRESIDENTE

Ma quelli dei presentatori che dovrebbero illustrarle hanno chiesto congedo, e pertanto le interpellanze vengono rinviate alla prossima seduta dato che erano state iscritte per la prima volta all'ordine del giorno dei lavori di oggi; ove gli interessati non fossero presenti neppure a quella si darebbe loro risposta scritta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Spero che quando l'argomento verrà riportato in aula (mi riferisco in particolare al problema della Cuneo-Ventimiglia-Nizza), si possa dire che la risposta è superflua, in quanto sono in corso trattative che dovrebbero arrivare a conclusione sembra per la metà di aprile. Il rinvio della discussione è quindi opportuno.
Per quanto attiene all'interrogazione dei Consiglieri Rossotto-Zanone Fassino-Gerini circa la situazione delicata in cui viene a trovarsi tutta l'amministrazione della giustizia della Regione Piemonte in relazione allo sciopero degli Ufficiali giudiziari, che si protrae ormai da molto tempo sono a conoscenza del problema, per quanto in minima parte, perché qualcosa faccio anche al di fuori di quest'aula e del compito altissimo di Presidente della Giunta regionale.
Gli interroganti sanno che vive premure sono state già indirizzate e dagli Ordini professionali e personalmente dagli operatori del diritto al Ministro di Grazia e Giustizia. Sanno anche, gli interroganti, che vi sono state informazioni distorte, con pubblicazioni sui giornali che sono state rettificate personalmente dal Ministro di Grazia e Giustizia. La situazione è indubbiamente molto grave, tanto da paralizzare l'amministrazione della Giustizia stessa. A ciò si aggiunge lo sciopero "bianco" che stanno facendo i magistrati, praticamente rispettando le norme regolamentari, che, se interpretate alla lettera, finiscono con il frenare sempre e dovunque l'attività, che dev'essere invece portata avanti con una certa interiore forza di responsabilità e di superamento, con il frenare veramente tutte le attività dell'amministrazione della Giustizia.
A nome della Giunta, ho inviato, non avendolo potuto raggiungere personalmente con una telefonata (oggi i telefoni con i Ministeri non funzionano quasi più), un telegramma al Ministro di Grazia e Giustizia di questo tenore: "Permettomi richiamare sua attenzione su gravissima situazione di crisi nell'esercizio giustizia esistente in Piemonte causa perdurare sciopero Ufficiali giudiziari. At nome Regione sollecito suo urgente et determinante intervento diretto eliminare ragioni vertenza in atto et adottare provvedimenti sblocco difficile situazione servizi giudiziari". A questo intervento, che risale ai primi di marzo, non si è avuto fino a questo momento alcun seguito. Anche per questo problema, indubbiamente, la Regione, che è interessata a che l'amministrazione della Giustizia sia funzionante in tutto l'ambito territoriale, continuerà a far pressioni nei limiti delle sue possibilità e delle sue competenze.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'interrogante, Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Ringrazio il Presidente della Giunta del telegramma che ha inviato al Ministro. D'altronde, io sono attento ai problemi attinenti a ogni attività.
Questo sciopero, aggiunto, come egli ha detto, a quello "bianco" dei magistrati, ha una notevole rilevanza ed implicanza eccezionale nell'ambito giudiziario. Io mi auguro che la Regione continui, attraverso il Presidente della Giunta, data la sua competenza in materia, ad interessarsene affinché avvenga un contatto fra gli interessati e sia sbloccata questa situazione che, aggiunta alle altre, è particolarmente assurda. Grazie.



PRESIDENTE

E' così esaurito il punto secondo dell'ordine del giorno: "Interpellanze ed interrogazioni".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Il punto terzo dell'ordine del giorno reca: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo per la seduta odierna i Consiglieri: Bertorello Chiabrando, Conti, Giovana, Lo Turco, Minucci, Revelli, Nesi.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale 30.1.1975: "Erogazione di fondi per competenze derivanti al personale delle aziende concessionarie di autolinee dell'estensione del trattamento economico e normativo degli autoferrotramvieri;" alla legge regionale 6.2.1975: "Intervento straordinario a favore del Comune di Torino, per provvedere alla contingente sistemazione alloggiativa di nuclei familiari".


Argomento:

c) Mancata apposizione visto del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale 6.2.1975: "Intervento a favore dei titolari di pensioni sociali in relazione al rincaro del costo della vita ed in particolare del riscaldamento", con la motivazione che incide sulle pensioni sociali, riservate alla competenza statale alla legge regionale 6.2.1975: "Provvidenze speciali per il risanamento delle acque a favore dei Consorzi e degli altri Enti locali previsti dal relativo piano regionale", sempre con la motivazione che incide in materia di ordinamento comunale e provinciale, soggetto a legislazione statale secondo l'art. 128 della Costituzione alla legge regionale 6.2.1975: "Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 2.9.1974 n. 29: 'Costituzione in Ente regionale dell'Istituto Ricerche Economico-sociali del Piemonte (IRES) ed istituzione del Comitato regionale di studi sulla programmazione".


Argomento:

d) Presentazione disegni di legge da parte della Giunta regionale


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti disegni di legge da parte della Giunta regionale, in data 25 febbraio 1975.
n. 258: "Istituzione dei parchi e delle riserve naturali" n. 259: "Interventi a favore di Consorzi tra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi".
E in data 10.3.1975: n. 260: "Convalida del decreto del Presidente della Giunta regionale in data 6 febbraio 1975, n. 448, relativo a prelievo di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste" n. 261: "Integrazione dei componenti del Comitato regionale di Coordinamento dei trasporti" n. 262: "Erogazione di un contributo a favore delle aziende private concessionarie di autoservizi per l'applicazione a favore del proprio personale delle nuove tabelle retributive del settore autoferrotramvieri" n. 263: "Rifinanziamento della legge regionale 12 agosto 1974 concernente 'Provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva'" Hanno così termine le comunicazioni del Presidente.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Mi pare che dovremmo discutere al più presto l'atteggiamento del Commissario di Governo, tanto più essendo a conoscenza delle motivazioni che adduce per negare il visto. Quella relativa alla legge per l'assistenza agli anziani, ad esempio, non ci convince molto, perché, tra l'altro definisce non di competenza della Regione quella legge, che prevede contributi agli anziani. E' singolare il fatto che mentre respinge la nostra legge passa quell'altra che dà 300 milioni a Torino. Non si capisce bene il perché di questa disparità. Forse perché è quello che ha requisito gli alloggi?! E' un atteggiamento che non può essere condiviso, e decisioni in materia devono essere assunte subito.
Vorrei poi conoscere le motivazioni per le quali è stata respinta la legge sull'Ires



PRESIDENTE

Le ho ricevute stamattina. Provvederò a farne distribuire copia.



BERTI Antonio

Non dico di aprire adesso una discussione, però nel corso della giornata, eventualmente in una riunione di Capigruppo, dovremmo decidere cosa fare in merito a ciò.



PRESIDENTE

In giornata, al termine dei lavori, ci riuniremo per decidere in merito a questo ed anche alla prosecuzione dell'attività del Consiglio in ordine ad altri adempimenti.
Direi di passare ora al punto quarto dell'ordine del giorno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Avrei anch'io da fare qualche comunicazione.



PRESIDENTE

Le chiederei però il favore, signor Presidente, di permettermi di dare prima la parola al Consigliere Vecchione, che ha chiesto di intervenire a proposito della relazione sull'attività dei Comitati di controllo ed ha necessità di allontanarsi fra poco per un impegno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Però, io ho il dovere di rispondere e replicare, e sarò costretto così a farlo in sua assenza.



PRESIDENTE

Penso che per quando lei risponderà il Consigliere sarà già di ritorno: deve solo recarsi in Municipio per un altro impegno.


Argomento: Commissione di controllo sugli atti della Regione

Dibattito sulla relazione annuale Presidente Giunta regionale sull'attività dei Comitati di controllo


PRESIDENTE

Proseguiamo con il punto quarto dell'ordine del giorno: "Prosecuzione dibattito relazione annuale Presidente Giunta regionale sull'attività dei Comitati di controllo".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Ringrazio per la cortesia usatami permettendomi di intervenire subito sul dibattito in merito alla relazione circa l'attività dei Comitati di controllo.
La relazione che ci presenta il Presidente della Giunta contiene rispetto a quella che venne presentata lo scorso anno, qualche elemento di novità sostanziale, che elencherò, e sulle quali occorre ancora ribadire la volontà del Consiglio di modo che questa diventi una manifestazione del Consiglio ai Comitati di controllo perché si adeguino a quello che andiamo dicendo. Rimangono invece scoperte una serie di questioni sulle quali dobbiamo intrattenerci, e soprattutto dalla relazione emerge la carenza di un quadro generale su che cosa siano questi Comitati di controllo, che cosa siano questi organi, e quali rapporti essi abbiano con il Consiglio, con la Regione, in che tipo di posizione si collochino rispetto alle autonomie degli Enti locali.
Farò alcune considerazioni su alcuni aspetti che ho prima richiamato. A mio avviso, è positivo che si affermi che i visti cosiddetti condizionati non sono più ammissibili nell'ambito dei controlli. In proposito, abbiamo sostenuto una battaglia non solo al momento della preparazione del Regolamento sui Comitati di controllo, ma sempre, ogni volta che ci è capitato di discutere dei controlli e dell'esercizio dei medesimi.
Riteniamo sia giusto che questo principio venga raccolto nell'indicazione della relazione. Non siamo invece d'accordo che si dica che il visto, sì non può essere condizionato, ma il Comitato di controllo può mandare delle semplici osservazioni, o delle comunicazioni, all'Ente controllato invitandolo a fare certe cose. E' bene tenere le due questioni completamente separate: noi riteniamo che quando l'atto controllato è stato preso in esame senza che si sia rilevato alcunché dal punto di vista della legittimità, non debba essere svolto alcun altro tipo di attività dall'organo di controllo, nemmeno la raccomandazione separata perch vengano assunti determinati provvedimenti. Il Comitato di controllo ha un compito strettamente legato all'esame di legittimità, verificata la legittimità dell'atto, il suo compito finisce lì.
Vi è poi un punto sul quale abbiamo sempre insistito: quello dell'apertura del discorso del controllo di legittimità ai vizi di eccesso di potere e ai cosiddetti vizi di merito. Ho letto in una relazione sui Comitati di controllo che "il controllo di merito è stato abolito e sostituito dal controllo mediante richiesta di esame, il cui presupposto è la libertà discrezionale degli Enti di valutazione dei propri interessi".
Ho citato dalla relazione che è stata fatta dal Presidente della Regione Veneta per quanto riguarda i Comitati di controllo. Dunque, il controllo di merito non esiste più nella forma nella quale esso viene esercitato; e noi sappiamo che la valvola attraverso la quale si vuol entrare nel merito è proprio la denuncia della illegittimità attraverso il vizio dell'eccesso di potere nelle sue diverse sfaccettature. Ora, se questi princìpi sono positivi dal punto di vista della relazione, la realtà operativa è completamente diversa.
Vi leggo soltanto una deliberazione, presa fra le tante dei Comitati di controllo, che sembra più una sentenza che una deliberazione vera e propria, che allegherò ai documenti del dibattito, perché questo è un caso fra i mille, ma un caso abbastanza chiaro della mentalità giurisdizionale che sta venendo fuori nei Comitati di controllo. Era in questione l'approvazione di un piano di fabbricazione. La deliberazione inizia con queste parole: "L'esame di tutte le opposizioni sul piano di fabbricazione fatto dal Comitato di controllo...", e questa è cosa che il Comitato di controllo non può fare; si afferma che queste opposizioni sono "impugnazioni" (e sbaglia anche sotto questo profilo, ma qui c'è proprio la chiave del discorso giurisdizionale); fa una serie di valutazioni sul rispetto della proprietà privata che il piano di fabbricazione avrebbe calpestato, e dopo due pagine e mezzo di valutazioni, concludendo, dice: "Decide". Ma il decidere non è assolutamente di competenza del Comitato di controllo. La cosa più assurda è poi che tutta questa valutazione che si mette in chiave di illegittimità si conclude con un invito al riesame nel merito del provvedimento! Ma allora non vi era nulla di illegittimo! Questa è l'apertura a tutte le impugnative che i privati proporranno al Tribunale regionale amministrativo; si rafforzano i privati nei confronti degli Enti pubblici per le impugnative innanzi al Tribunale regionale amministrativo che sappiamo essere un organo che si sta comportando in modo specifico a tutela della proprietà privata contro l'autonomia dei Comuni e contro, in gran parte, gli stessi lavoratori dipendenti, e quindi è veramente uno degli organi più lontani e più staccati dalla realtà regionale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Può farmi avere il testo?



VECCHIONE Mario

Senz'altro.
Noi dobbiamo riprendere il discorso su questo punto. Perché un Comitato di controllo che fa deliberazioni di questo genere, stravolgendo sostanzialmente quello che noi stessi abbiamo ritenuto di fissare nel Regolamento provvisorio, è indubbiamente staccato, lontano dalle sue dichiarazioni, signor Presidente.
Riteniamo invece positivo che si sia finalmente definito il discorso se il termine per l'approvazione degli strumenti urbanistici sia di 90 o di 20 giorni. Noi abbiamo sempre sostenuto che si doveva trattare di 20 giorni che la legge 765 non aveva la forza di modificare il termine di approvazione, e questo viene recepito nella relazione, e questo dev'essere anche comunicato ai Comitati di controllo, ai Comuni; noi dobbiamo trovare questo rapporto con la comunità amministrata e con i nostri organi, con i Comitati di controllo.
Positiva è pure la soluzione del problema dei bilanci in spareggio. Già nel corso della relazione dell'anno precedente, il Presidente della Giunta e la Giunta avevano espresso, ma in forma piuttosto timida, una tendenza a muoversi in questa direzione: oggi abbiamo una posizione chiara, per cui il controllo sui bilanci in spareggio degli Enti locali viene assunto dal Comitato di controllo, senza più alcuna necessità di passare, per il ripiano, alla Commissione della finanza centrale. Anche questo deve essere dichiarato, a conclusione del dibattito in un documento del Consiglio.
Vi è poi un accenno che noi riteniamo altresì positivo (ma questo penso debba rientrare nel lavoro che lasceremo da svolgere a coloro che siederanno in questi banchi nella prossima legislatura): la legislazione sui controlli. C'erano dubbi sulla possibilità di legiferare in materia di controlli, in considerazione della famosa sentenza n. 40 della Corte Costituzionale, che aveva precluso ai Consigli regionali la possibilità di legiferare in materia di controlli. Giustamente, nella relazione si fa presente che alcune Regioni hanno provveduto con legge, e quindi il Consiglio che risulterà eletto, forte della sperimentazione del funzionamento dei controlli, potrà riprendere in esame il regolamento provvisorio che era stato dato sulla istituzione e il funzionamento dei controlli ed arrivare a fissare in proposito delle normative precise.
C'è un altro punto sul quale occorre fare la massima chiarezza, perch non è vero che le cose si svolgano come il Presidente della Giunta ci riferisce nella relazione. Si dice che dalla data di presentazione delle delibere presso il Comitato di controllo decorrono venti giorni. Ora questo non è esatto, dato il comportamento dei Comitati di controllo: questi, quando ricevono le delibere, non appongono immediatamente il timbro con la data del ricevimento, ma aspettano per timbrare di essere in grado di esaminarle. Quindi, i venti giorni possono diventare quaranta, sessanta cento, dato che il funzionario si arroga una discrezionalità assoluta circa la data da cui far decorrere i termini. Questo è un grosso abuso di potere da parte dei funzionari dei Comitati di controllo. La decorrenza va collocata, invece, dal momento in cui la delibera giunge al CO.RE.CO.
Rimane sicuramente scoperto, signor Presidente, il controllo relativo agli Enti ospedalieri. Sempre dalla relazione del Veneto, che richiamo nella pubblicazione fatta dalla rivista del Consiglio regionale veneto apprendiamo che tutte le sezioni hanno il controllo sugli Enti ospedalieri.
Mi sono riletto gli atti dei nostri dibattiti consiliari, e ricordo che l'allora Presidente Calleri disse: "Per il controllo sugli Enti ospedalieri assicuriamo che non appena le Sezioni decentrate si saranno messe in moto ed avranno potuto organizzarsi, sarà immediatamente trasferito loro anche il controllo sugli atti degli Enti ospedalieri, in quanto è necessaria la presenza dei medici provinciali in ogni Sezione ecc. ecc.". Noi riteniamo che questo nodo, che ancora permane, debba essere sciolto, e subito. Perch la legge l'altra volta noi l'abbiamo portata, lei l'ha vista, e non ci sono possibilità per uscirne.
Rimane il problema del costo dei Comitati di controllo. Noi abbiamo votato contro tutte le proposte di legge che hanno prospettato l'istituzione dei circondari ai fini della istituzione dei Comitati di controllo, persuasi che in quel modo il controllo sarebbe diventato più pesante, più macchinoso, quale noi non vogliamo sia, ma soprattutto avrebbe portato a costi estremamente elevati. Il costo medio per l'esame di una delibera è di 3000 lire, invero spropositato. Noi, insomma, buttiamo via un miliardo, un miliardo e duecento, un miliardo e trecento per l'esercizio del controllo su una massa di delibere per le quali il controllo veramente non ha più alcun significato, alcun senso. E questo in relazione al fatto che i Comitati di controllo sono così numerosi in Piemonte, e che per avere una funzione si devono riunire in qualche modo. Bisogna anche considerare bene se è proprio necessario che si riuniscano tre volte la settimana, non due, non una. Si deve porre attenzione a questo particolare aspetto.
Inoltre, abbiamo delle sproporzioni enormi nell'ambito del funzionamento dei Comitati di controllo. Contro un carico di 3700 atti pro capite che pu toccare al Comitato di controllo di Cuneo abbiamo un carico di 554 atti pro capite per quanto riguarda il Comitato di controllo di Casale. Fra i Comitati di controllo che sono scarichi di atti posso citare Mondovì Ivrea, Alba e Pinerolo. Alcuni Comitati si lamentano perché il personale è scarso. Potrei capirlo per Comitati con un carico di 3-4 mila atti pro capite, non per gli altri. Il problema è allora di spostare del personale di arrivare a stabilire veramente la mobilità del personale. A che servono ad esempio, due direttivi a Casale, o a Ivrea, ad Alba, a Pinerolo? Ne basta uno specie a confronto come ad esempio Asti, che ha un carico di 1789 delibere pro capite ed un solo direttivo. Si pone pertanto tutto un problema di ristrutturazione e di riorganizzazione.
Ma a monte di questo c'è il problema centrale, che nella relazione non è risolto, sul quale quindi credo che il dibattito debba continuare, del concetto dell'autonomia, che il Presidente della Giunta riafferma quando sostanzialmente ritiene di non dover andare a delle riunioni fra il Presidente della Giunta e il Suo Esecutivo e i Comitati di controllo....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Di promuovere riunioni.



VECCHIONE Mario

Di promuovere riunioni, perché in questo modo si correrebbe il rischio forse di infrangere un certo tipo di autonomia. Su questo genere di discorso potrei anche essere in parte d'accordo, ma tenendo presente che i Comitati di controllo hanno una funzione che dev'essere strettamente legata alla volontà politica che si porta avanti con la riforma della Regione, con il sistema delle autonomie. Non sono poi d'accordo con il Presidente della Giunta allorché egli dice, sempre nella sua relazione, che il discorso del rapporto della norma costituzionale, cioè della valutazione se certe norme siano ancora valide in funzione della Costituzione, non compete ai Comitati di controllo, ma alla Corte Costituzionale. La Corte Costituzionale ha indubbiamente il compito di valutare la manifesta infondatezza o la fondatezza delle eccezioni di incostituzionalità sollevate, ma chi deve valutare la legittimità della delibera che ha di fronte deve per forza fare il raffronto fra la norma che si applica e la norma primaria, che è la norma della Costituzione, e così vale per l'applicazione dello Statuto del lavoratori, e così vale per la normativa contrattuale che i lavoratori portano avanti nell'ambito dei loro contratti, e così vale anche (sono presenti stamani i rappresentanti degli Enti ospedalieri) per il contratto degli Enti ospedalieri. Valgono, sostanzialmente, le disposizioni che esistono nell'ordinamento giuridico,nell'ordinamento costituzionale.
Affermare, invece, che il Comitato di controllo è chiuso in una visione di stretta valutazione se la norma di legge esista, ma senza considerare se questa norma di legge sia in contrasto con la Costituzione, vuol dire chiudere gli occhi su una realtà in movimento da quando e nata la Costituzione.
Questo - sostanzialmente - il passo innanzi che occorre ancora fare sul quale il dibattito deve trovare una soluzione: non solo imporre una ristrutturazione dei Comitati di controllo, non solo imporre una valutazione del perché debbano essere esaminate dai Comitati tante delibere che assolutamente non richiederebbero valutazione alcuna e si potrebbero fermare di gran lunga al livello della archiviazione degli atti da parte dei funzionari, ma dico, soprattutto richiamare tali Comitati a vedere la deliberazione in modo particolare, alla luce delle norme che esistono nel nostro ordinamento e che si collegano al momento della Costituzione, e della autonomia, che è il punto centrale sul quale noi dobbiamo insistere l'autonomia di cui la Regione è figlia, così come sono punti essenziali Comuni che operano all'interno di questa autonomia.
Va da sé che questo discorso si può concretizzare soltanto se noi ritroviamo un collegamento reale, ma politico, nei confronti degli organi di controllo.
Ora, le cose sono andate in questo senso anche per certe scelte di personale che si sono attuate nella nomina dei rappresentanti dei Comitati di controllo. Queste scelte si sono dimostrate funzionali del meccanismo di recupero che attraverso i Comitati di controllo vengono fatti su deliberazioni o scelte politiche degli Enti locali e forse anche delle stesse forze politiche che si esprimono nella Regione. Ma non è soltanto un problema di persone: è soprattutto un problema di volontà politica e di agganciare ad una dipendenza funzionale con la volontà del Consiglio regionale questi organi che esprimono manifestazioni tanto importanti nel tessuto regionale.
Concludendo, il nostro giudizio su questa relazione è un giudizio parzialmente positivo per quanto vi è stato accolto di proposte che erano state avanzate da tempo, fin dal momento in cui si cominciò ad istituire e a regolamentare il funzionamento dei Comitati di controllo; ma occorre fare ancora qualche passo innanzi; ciò è assolutamente necessario, assolutamente importante, per poter cogliere veramente il nuovo e controllare davvero che questi Comitati di controllo non vadano oltre la volontà politica delle Regioni, degli Enti locali, dei lavoratori. Diversamente noi prospettiamo alla gente, alla Comunità regionale, un aspetto, una figura, una faccia della Regione che non controlliamo e che rappresenta invece un centro di potere particolarmente forte e che occorre rimuovere.
Proprio perché il centro di potere si sta rafforzando, insistiamo perché il Comitato di controllo sugli atti degli Enti ospedalieri sia decentrato a tutti i singoli Comitati di controllo. Questo impone la legge questo è fatto nella maggior parte delle Regioni, in tutte quelle, direi dove si è attuato un decentramento dei Comitati di controllo. Questo occorre fare anche da parte nostra.



PRESIDENTE

Riterrei di dare ora la parola al Presidente della Giunta per le sue comunicazioni. Seguiranno la discussione sulle comunicazioni del Presidente e la prosecuzione della discussione sulla relazione in merito all'attività dei Comitati di controllo.
La parola al Presidente della Giunta, avv. Oberto.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Senza voler anticipare quello che potrà essere opportunamente detto nella riunione dei Presidenti di Gruppo in merito alle due leggi che non hanno ottenuto il visto governativo, né voler assumere la veste di difensore d'ufficio del Commissario di Governo, sento il dovere di precisare che quella che fa il Commissario di Governo è la comunicazione di una decisione assunta dal Consiglio dei Ministri; egli pertanto non è che l'ambasciatore di quelle notizie che non hanno fatto certamente piacere oggi, al Consiglio regionale, come non sono piaciute, ieri sera, al Presidente della Giunta, quando le ha ricevute.
Mentre per la legge sulle acque la motivazione può avere una almeno immediatamente apparente logica, quella per l'altra mi sembra ne abbia molto meno. Comunque, di questo discuteremo. Il proposito della Giunta è di esaminare la questione, per quanto di competenza propria, già nella seduta fissata per lunedì pomeriggio, e ritengo che proporrà al Presidente del Consiglio ed al Consiglio di mettere immediatamente all'ordine del giorno di una prossima seduta l'argomento, per prendere le decisioni del caso. E' evidente che se dovesse andare per le lunghe l'applicazione della proposta che abbiamo fatto come iniziativa della Giunta, di intervenire per sopperire ad esigenze particolari di categorie specifiche, che sono quelle appunto dei pensionati meno ben trattati, noi arriveremmo addirittura dopo Pasqua ad un intervento che doveva avere invece un carattere di particolare urgenza pertinente nel tempo, e cioè nel periodo invernale.
Ho voluto fare questa anticipazione perché mi sembra sia opportuno che i nostri collaboratori esterni, intendo i giornalisti, chiariscano immediatamente all'opinione pubblica questo nostro dissenso sulla motivazione della decisione governativa, che anche giuridicamente mi sembra assolutamente non accettabile perché la nostra legge non impinge minimamente nell'argomento strutturale della legislazione per il trattamento pensionistico, anzi, prende per dato positivo e certo un trattamento pensionistico, e, rilevate delle condizioni che sono non eque e non buone, si inserisce per dare un contributo straordinario. Ripeto, ho solo abbozzato il discorso, con riserva del suo approfondimento.


Argomento: Personale del servizio sanitario

a) Sciopero dipendenti ospedalieri


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Desidero informare il Consiglio - ma i singoli Consiglieri già lo sanno, perché passano qualche volta in piazza Castello non solo per venire alla sede del Consiglio ma anche a quella della Giunta - di un appesantimento notevole della situazione ospedaliera, con scioperi che sono stati proclamati e stanno attuandosi, con scadenza prevista al 20 di questo mese di marzo. Lo speravo vivamente di essere in grado stamattina di dare ai colleghi Consiglieri ed ai rappresentanti dei lavoratori ospedalieri che sono venuti ieri l'altro ed anche ieri presso la sede della Regione, una risposta concreta. Ma l'Assessore Armella, che ieri l'altro era a Roma e che ha dovuto fermarsi, a quel che sembra, anche ieri, per continuare l'esame a livello governativo e con la partecipazione di altri Assessori alla sanità delle Regioni italiane, non è rientrato, e non abbiamo quindi potuto avere notizie precise in ordine alla posizione che a livello governativo dev'essere assunta.
Il Consiglio regionale sa bene che si tratta essenzialmente della richiesta di applicazione del contratto nazionale, che, siglato, non ha però ancora avuto la totale approvazione. E' a livello governativo che il problema deve pertanto trovare soluzione: la Regione si dichiara, come si è dichiarata anche in passato, disponibile a favorire tutte le soluzioni che possono sbloccare la difficilissima situazione in cui si trovano gli Ospedali del Piemonte, non soltanto per la carenza dei fondi e per il ritardo nella rimesso dei fondi da parte dell'organo centrale per la corresponsione dei salari e il pagamento degli approvvigionamenti, ma anche proprio per tutto quel lavoro di strutturazione, o di ristrutturazione, che dev'essere fatto seguendo anche le indicazioni che il Consiglio regionale ha dato perché vi sia non soltanto un collocamento della Regione come ufficiale pagatore ma un collocamento della Regione - confortata del parere di quella Commissione che, sia pure con una certa difficoltà, abbiamo realizzato - per dare un assetto ed una struttura nuova a questo servizio ospedaliero che fa parte, come elemento intermedio, di tutta la tematica della riforma sanitaria.
Secondo quello che è ormai lo stile di queste agitazioni di protesta fatte con richiami non sempre soltanto simbolici, non sempre soltanto fatte con contatti personali, sono stati anche collocati striscioni e manifesti all'ingresso della sede regionale (gli edili, che hanno evidentemente capacità diverse da quelle degli ospedalieri, avevano addirittura dato la scalata ai balconi della Regione per issarvi dei teloni). Che si ricorra a questi sistemi è cosa estremamente comprensibile, ma dà luogo anche a situazioni delicate. Vi sono degli atteggiamenti che possono rendere difficile la continuazione, o la riapertura, di un dialogo. Per questo ieri sera ho ritenuto di dover invitare a livello regionale uno dei rappresentanti sindacali dei dipendenti ospedalieri ad un colloquio chiarificatore, per dirgli: siamo perfettamente d'accordo sull'opportunità di mantenere aperto il dialogo, però facciamolo in una forma che non costituisca motivo di turbativa, non personalmente per il Presidente o per gli Assessori ma proprio per una forma esterna, vorrei dire senza offesa per nessuno, civile di questi contrasti. Tanto più quando, come nel caso degli ospedalieri, la Regione fa da intermediario fra una volontà governativa sulla quale sta premendo e coloro i quali sono direttamente interessati ad avere qualche cosa, e, pertanto, proprio per questa scomoda posizione di cuscino, finisce con il non ottenere niente da una parte e il sentirsi addosso tutta la partecipazione, a volte manifestata in questi termini, dall'altra parte.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Ristrutturazione industriale

b) Situazione aziendale in Provincia di Torino


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Vi è stato un incontro con i Sindacati regionali, i quali hanno indicato delle situazioni particolarmente dure e difficili in otto o nove stabilimenti di media rilevanza nella zona di Torino - essenzialmente Moncalieri, nella zona torinese -, ed hanno chiesto un intervento della Regione presso l'Unione Industriale al fine di portare questa Unione al tavolo di un dibattito per esaminare contestualmente questi problemi, che comporterebbero dei licenziamenti, numericamente forse non molto rilevanti ma pur sempre licenziamenti, e quindi delle turbative nella vita individuale, nella vita familiare dei lavoratori.
Vorrei aprire una piccola parentesi: ieri sera ho avuto occasione di partecipare ad un incontro che si è tenuto a Biella, al quale erano presenti molti Sindaci e molti Amministratori del Biellese. Anche là, al termine del dibattito sulla funzionalità della Regione, sui cinque anni di attività della Regione, si è inserito il discorso particolarmente delicato della occupazione. Quello che a Torino e nella zona torinese è già realtà purtroppo concreta sta per diventarlo anche là. E alcuni Sindaci hanno chiesto l'interessamento e l'intervento della Regione al fine di evitare che si verifichi nel Biellese quella situazione tristissima che noi già verifichiamo nel Torinese, che è in questo momento acuta nell'Astigiano ed è in attesa, per quanto si riferisce alla Montefibre-Montedison, negli altri centri che conosciamo.
Il Presidente dell'Unione Industriale è venuto, accompagnato dal suo direttore, e mi ha fatto presente che la Organizzazione industriale ravvisa una differenza fondamentale tra la situazione di crisi denunciata dai rappresentanti del mondo sindacale, con riferimento a quello che è l'indotto, o addirittura a quello che è la Fiat, a quello che è la Lancia dicendo che qui ci si trova in una situazione assolutamente diversa, perch non vi è il minimo collegamento, se non quello temporale, che metta insieme l'una e l'altra delle varie fabbriche. Non hanno rifiutato l'incontro ma hanno affermato la presa di posizione ferma e decisa da parte dell'Unione Industriale, di non recedere dalla linea di condotta che i titolari delle aziende hanno prospettato, fino a giungere alla richiesta dell'intervento della forza pubblica per far sgomberare da parte di coloro che dovrebbero essere licenziati gli stabilimenti stessi. Ho naturalmente fatto i passi necessari in relazione a questa seconda parte del problema ed ho conferito ieri sera affrettatamente con un rappresentante sindacale, invitandolo a voler venire da me in questi giorni perché si possa esaminare insieme la situazione e determinare una linea di condotta da tenere in relazione a questa risposta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

c) Incontro con le rappresentanti di Organizzazioni femminili e con il Comitato di difesa del fanciullo


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Informo il Consiglio che vi è stata una riunione nella sede della Giunta regionale, con la partecipazione dei rappresentanti dei vari Partiti politici dell'arco costituzionale, con le rappresentanti delle Associazioni femminili, si è costituito un Comitato nel quadro della celebrazione dell' "anno della donna", proponendosi lo studio e la elaborazione di un documento (per il che sono ancora avviati momenti preliminari per arrivare ad una conclusione); studi che verifichino qual è la condizione del mondo femminile, la condizione della donna in Piemonte, con riferimento in modo particolare alla realtà 1945-1975. Non facendo peraltro una ricerca semplicemente di indagine, di dati statistici, non riferendosi al passato se non per un semplice collegamento al problema di questi trent'anni, e per dare invece un volto chiaro, una espressione precisa di quella che è la situazione femminile in Piemonte. Lo studio si propone, naturalmente, di avere anche delle linee indicative per la soluzione, tenendo conto delle conclusioni di un precedente incontro promosso dalla Regione, che aveva studiato questo problema della situazione del mondo femminile, soprattutto in campo occupazionale.
Un altro elemento di turbativa, particolarmente grave, è quello che è stato denunciato dal Comitato di difesa del fanciullo, e di cui mi ha preannunciato analoga denuncia il Presidente Pianelli, che regge un'altra Organizzazione alla quale sono affidati dei minori, la Benefica. Da parte dell'Organo centrale si ritarda in modo spaventoso la erogazione delle somme che servono per il mantenimento dei fanciulli: il Comitato di difesa del fanciullo è in credito di parecchie decine di milioni, con riferimento ai trimestri terzo e quarto del 1974 e del trimestre in corso 1975. Sono intervenuto immediatamente presso il Ministro della sanità Gullotti, e spero di aver raggiunto telegraficamente, non avendolo potuto fare via filo, il Ministro del tesoro e il Ministro degli interni, rappresentando loro anche la gravità consequenziale della situazione, che potrebbe portare alla chiusura di questi Istituti, di questi Enti. E i bambini a chi verrebbero affidati? Ho ritenuto opportuno informare il Consiglio di questa situazione.
Sono disponibile per un incontro al fine di non occupare molto spazio di tempo in seduta del Consiglio - in cui riferire ai Presidenti dei Gruppi ed a quanti altri Consiglieri possano essere interessati alla cosa circa la partecipazione alla Conferenza nazionale dell'emigrazione e ai collegamenti che a questo argomento possono essere fatti in relazione all'iniziativa che la Regione Piemonte aveva portato innanzi con il Convegno con le Regioni del Sud concordando eventualmente la giornata in cui tutto questo possa avvenire.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

d) Funzionari statali ospiti della Regione


OBERTO Gianni,Presidente della Giunta regionale

Sono ospiti della Regione dodici funzionari statali che dovranno assumere quanto prima il loro posto di lavoro al Ministero del lavoro: sono stati mandati a fare delle esperienze conoscitive. Dopo aver soggiornato qualche tempo presso la Olivetti di Ivrea per prendere contatto con il mondo del lavoro, sono venuti in visita alla Regione, ieri, oggi, e domani per rendersi conto della realtà regionale, della strutturazione degli uffici regionali.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

e) Celebrazione trentennale della Resistenza


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Intendo infine confermare quello che avevo già avuto occasione di dire: che la Giunta regionale promuoverà nel quadro delle celebrazioni complessive del trentennale della Liberazione, una propria iniziativa, che è in corso di elaborazione con il Presidente dell'Unione delle Province piemontesi, con il Sindaco della Città di Torino nella giornata di domani di cui riferirò i particolari nella prossima riunione di Consiglio.



PRESIDENTE

Qualcuno intende parlare sulle comunicazioni del Presidente? Il Consigliere Marchesotti. Ne ha facoltà.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

f) Sciopero del personale regionale


MARCHESOTTI Domenico

Vorrei sapere dal Presidente della Giunta se vi è qualche ragione particolare per la quale egli abbia ritenuto di non dover informare il Consiglio in merito all'agitazione del personale e alle sue eventuali conclusioni. Nella precedente seduta di Consiglio avevo chiesto che il Presidente oggi ci informasse su questa questione, mi era parso di capire che Oberto fosse d'accordo. Poiché oggi non l'ha fatto, vorrei sapere come intende regolarsi.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Mi è semplicemente sfuggito l'appunto che mi ero segnato in fondo alla pagina: "Sciopero dipendenti regionali e inquadramento". Provvedo senz'altro a dare le informazioni preannunciate.
Lo sciopero si è svolto, poiché non è stato possibile ottenere dai dipendenti la sua sospensione (d'altronde, ovviamente, la Giunta non ha rivolto in modo esplicito una tale richiesta).
La Giunta, come si era proposta anche prima della dichiarazione dello sciopero, quindi non in conseguenza della astensione dal lavoro, ha continuato ad occuparsi della questione ed ha provveduto in due sedute (concluderà i lavori nella seduta di lunedì, convocata espressamente per restare nel termine) all'inquadramento di circa 900 dipendenti. Si è inoltre determinata a fissare dei criteri per l'applicazione dell'art. 72 informando i Sindacati sui criteri prescelti: farà di ciò oggetto di una ulteriore informazione con la Commissione paritetica, in maniera da avere....



BENZI Germano, Assessore, membro della Commissione paritetica per i problemi del personale

Ieri sera abbiamo già tenuto una riunione in argomento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Nella giornata di lunedì, pertanto, si prenderanno delle determinazioni e delle decisioni. Ritengo che l'Assessore Simonelli abbia, per incarico della Giunta, preso contatto con il Presidente del Consiglio, perché anche il Presidente del Consiglio dev'essere consultato per averne le indicazioni che si riferiscono al personale del Consiglio.
Ci si sta adoperando, dunque, per la risoluzione del problema, Certo trattandosi di oltre 900 delibere di inquadramento, da fare individualmente, occorre anche tempo per la materiale stesura di queste delibere. Nella giornata di lunedì saranno prese le determinazioni relative all'applicazione dell'art. 72. E' proposito mio personale e della Giunta di far uso parsimonioso di questa facoltà, che è demandata dall'art. 72, ma si ritiene di risolvere delle situazioni di fatto che hanno bisogno di un accreditamento perché i lavori possano svolgersi da parte di coloro che sono investiti o incaricati di funzioni superiori a quelle che loro competono per il ruolo in cui sono inquadrati, possano andare innanzi anche in relazione al periodo di amministrazione cosiddetta ordinaria che seguirà al momento in cui il Consiglio regionale dovrà sospendere i suoi lavori e la Giunta resterà in carica appunto per gestire l'ordinaria amministrazione.



PRESIDENTE

Dò ora la parola al Consigliere Cardinali. Seguiranno gli interventi di Berti, Ferraris e nuovamente Marchesotti.



CARDINALI Giulio

Parlerò molto brevemente in merito alle dichiarazioni del Presidente della Giunta relative allo sciopero degli ospedalieri.
Alla base di questa agitazione, certamente preoccupante, perché investe un settore del quale oggi siamo direttamente responsabili, vi sono motivazioni che obiettivamente hanno una indubbia validità. Gli ospedalieri, come tutti sappiamo, si battono per il rispetto erga omnes del loro contratto nazionale. E' assurdo che, dopo che i lavoratori hanno conquistato, a conclusione di accesi confronti, un certo tipo di contratto la non applicazione in effetti del contratto riproponga questa conflittualità permanente che noi consideriamo uno degli elementi negativi della vita sociale italiana ma di cui non possiamo certamente far colpa ai lavoratori dal momento che essi sono a ciò costretti.
Ho partecipato alla riunione che durante lo sciopero si è tenuto all'Ospedale Maggiore di Novara, e posso dirvi che, nonostante le parole gravi che sono state lanciate contro la Regione, a conclusione di un intervento in cui mi sono espresso grosso modo sulla falsariga di quanto ha detto il Presidente della Giunta questa mattina, sono stato anche applaudito dall'assemblea: ciò significa che i lavoratori hanno tuttora fiducia nel nostro intervento, e si attendono da noi un'azione tempestiva e soprattutto chiaramente precisata.
Ecco, il mio timore è che ci sia nelle abitudini dell'Assessorato alla sanità - forse in relazione un po' al temperamento anche dell'Assessore che lo regge - un atteggiamento un po' particolare nella trattazione di questi argomenti, che hanno poi come riscontro un impegno personale dell'Assessore, mi pare, oltre tutto, a detrimento della sua salute, non molto florida in questo periodo. Mi risulta, comunque, che l'Assessore, a Roma, insieme con tutti gli altri Assessori alla Sanità, ha ottenuto un chiaro impegno del Governo per un incontro con i Sindacati - che dovrebbe concretizzarsi oggi o domani, comunque in questi giorni - per la risoluzione del problema del contratto e soprattutto per lo sfrondamento eventuale dal contratto di quegli elementi che erano giudicati in contrasto con la legislazione vigente.
In ogni modo, il problema sembra destinato ad arrivare a rapida conclusione. Se questo è l'atteggiamento assunto dell'Assessorato insieme con tutti gli altri Assessorati alla sanità, penso sia nostro compito chiarirlo immediatamente, non solo ai lavoratori ma anche all'opinione pubblica, e in questi termini, cioè nell'ambito di ciò che nel contratto debba essere attuato erga omnes - e soprattutto senza che si facciano delle scelte che potrebbero far sospettare che si appoggino particolari categorie più forti sul piano del potere e della finanza all'interno degli ospedali si debbano dare disposizioni immediate ai Comitati di controllo perch venga meno la ripulsa aprioristica, o per lo meno venga inquadrata ogni deliberazione anche degli ospedali che accettano queste situazioni nei termini che la Regione ha precisato e praticamente accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Sulla questione degli ospedalieri interverrò a proposito dei controlli poiché alcune delle questioni che sono oggetto oggi dell'agitazione del personale dipendono anche dall'atteggiamento che i Comitati di controllo hanno rispetto alle delibere che gli Enti amministrativi assumono.
In questo intervento mi limiterò essenzialmente a riprendere il tema della occupazione, che fra i tanti problemi presenti è certamente il più drammatico, quello che ci richiama alle maggiori preoccupazioni e responsabilità.
Nell'incontro del Presidente della Giunta e dell'Assessore con i Capigruppo, e dei Capigruppo con le Organizzazioni sindacali, di cui ha parlato nelle sue comunicazioni il Presidente, è emersa una situazione veramente seria, che credo debba essere - per quanto già altre volte sia stato fatto - portata in Consiglio, anche al di là di quanto ha già detto il Presidente.
La drammaticità emerge dall'atteggiamento dell'Unione Industriale quella di Torino, credo, per adesso -, la quale ha di fatto richiesto l'apertura di procedure di licenziamento; non soltanto, ma (e questo è l'aspetto che più mi preoccupa stamattina), nell'incontro con il Presidente della Giunta ha riaffermato di voler richiedere l'intervento della forza pubblica....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Non l'Unione Industriale, ogni singola azienda.



BERTI Antonio

Comunque, è un indirizzo: si tratta di vedere se l'Unione Industriale condivide o no l'atteggiamento dei proprietari delle aziende. Certo, le Organizzazioni sindacali i rapporti li hanno avuti con l'Unione Industriale.
....per far sgomberare quelle aziende che i lavoratori hanno occupato in assemblea permanente nell'intento, secondo me sacrosanto, di difendere nell'unico modo cui possono ricorrere il proprio posto di lavoro.
Questo segna l'inizio di una fase nuova e molto più preoccupante nella già seria e drammatica situazione di crisi dell'occupazione in Piemonte.
Poiché sino ad oggi, in un contesto nazionale caratterizzato dall'accordo fra Sindacati ed imprenditori sul salario garantito, che il Governo ha accettato, e che dev'essere ratificato, diciamo così, con una legge che noi auspichiamo il Parlamento applichi il più rapidamente possibile, tutte le questioni aperte nelle varie aziende sono state risolte con accordi, nel senso che Sindacati ed imprenditori si sono messi d'accordo perché siano anticipati quei salari garantiti che la legge nazionale dovrà poi ratificare. Ciò nell'intento di non inasprire una situazione che è già molto tesa e in cui si inseriscono le azioni reazionarie che oggi si evidenziano in ogni parte d'Italia con scopi ben definiti, azioni che certi gruppi di forze politiche oggi ritengono di poter compiere per accrescere la tensione nel nostro Paese, nel quale basta la fiammella di un fiammifero per provocare una esplosione. Perché soprattutto quando è in discussione il posto di lavoro è chiaro che le tensioni sono contenibili fino a un certo punto, oltre il quale ciascuno ha ragione di esporre le proprie rivendicazioni nel modo che riterrà in quel momento più opportuno per difendere il suo diritto al lavoro.
Questo ci hanno fatto presente i Sindacati, che responsabilmente ci hanno posti al corrente di quanto fanno per evitare che certi stati di tensione abbiano ad esplodere in forme più drammatiche, nel contempo denunciando però che se l'Unione Industriale vuol procedere alla prova di forza i lavoratori saranno costretti ad accettare la sfida, con conseguenze che credo tutti possiamo immaginare. Essi si sono rivolti pertanto al Consiglio regionale, alle forze politiche, per una riaffermazione di posizioni già assunte nell'ordine del giorno del 12 febbraio, in cui noi abbiamo fortemente, energicamente affermato che siamo contro ogni licenziamento.
La manovra dell'Unione Industriale tenta di conseguire un secondo obiettivo, quello di dividere i lavoratori. Si nota infatti un atteggiamento particolarmente benevolo nei confronti dei lavoratori della grande industria, nei con fronti dei quali opera immediatamente la cassa integrazione, a livelli elevati, e si aprono procedure di sostegno che escludono ogni possibilità di licenziamento e sorreggono contemporaneamente dal punto di vista finanziario i lavoratori momentaneamente privati del posto di lavoro, cosicché, le ristrutturazioni che certe aziende oggi compiono in rapporto alla mutata situazione economica del nostro Paese non mettono in causa né il posto di lavoro né il salario dei lavoratori; un atteggiamento per contro sostanzialmente assai meno favorevole nei riguardi dei lavoratori della piccola e media industria, settore già in crisi, che va, come noi comunisti abbiamo ampiamente sostenuto nel dibattito sul bilancio, trovando d'accordo tutto il Consiglio regionale, sostenuto e potenziato nelle sue strutture produttive, e che pertanto non può esser posto in crisi per quanto riguarda oggi i problemi dell'occupazione.
I Sindacati, dicevo, si sono rivolti a noi - e la richiesta della presenza anche delle forze politiche non deriva da sfiducia nell'azione della Giunta ma tende a rafforzarla con una posizione conforme delle forze politiche rappresentate in Consiglio -, chiedendoci di riaffermare, il che oggi noi facciamo, che non può essere assolutamente consentita alcuna iniziativa, né tanto meno procedura, di licenziamenti, né assolutamente pu essere ammesso il ricorso alla forza pubblica. In questo senso deve emergere un chiaro impegno politico del Consiglio regionale, senza il minimo cedimento: facciamo sentire al Prefetto, facciamo sentire al Governo, facciamo sentire soprattutto agli industriali, che il Consiglio regionale del Piemonte prove di forza non ne vuole, ma vuole la risoluzione delle questioni di lavoro.
Colgo l'occasione per rilevare che non tutte le denunce di situazioni di crisi sono da considerare fondate: ci sono fabbriche che hanno commesse hanno lavoro, hanno ordinazioni, eppure improvvisamente entrano in crisi ( il caso della Cimat, della Mulier, e via dicendo). Tutto ciò non si spiega se non con l'intenzione dei datori di lavoro di cogliere questo momento per procedere a licenziamenti.
La situazione italiana, dicevo, per motivi economici e politici, non ha bisogno di prove di forza, visto che già sono in tanti a darsi da fare per esasperare lo stato di tensione nel nostro Paese.
Ho voluto dire queste cose cogliendo l'occasione delle sue comunicazioni, signor Presidente, che ci danno modo, con consuetudine assai positiva, di verificare di settimana in settimana la situazione nel campo occupazionale e anche di prendere posizione in forma più seria qualora come in questo caso, ci si trovi di fronte ad aggravamenti. Siamo rimasti con l'impegno di un incontro dell'Unione Industriale con le forze politiche: se lei lo ritiene opportuno potremmo farlo, per far sentire eventualmente anche di persona ai rappresentanti dell'Unione Industriale che su questo terreno non si può andare, né in Piemonte né in altre parti del nostro Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchesotti, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Credo, signor Presidente, che si sarebbe potuto evitare lo sciopero del personale della Regione, se la Giunta fosse stata più tempestiva e sensibile ai problemi che venivano maturando in questi mesi a seguito del rapporto stabilito per legge con il personale. Qualcosa sembrava fosse possibile rilevare positivamente dalla relazione di Dotti sul bilancio presentato in Consiglio, infatti si diceva in quella relazione: "Purtroppo non bastano una legge sul personale e alcune lodevoli iniziative di aggiornamento culturale se poi la generalità degli organi accusa una cronica insufficienza; non c'è che dire, la spesa del personale andava postillata allo scopo di impegnare l'intero Consiglio a creare un corpo di funzionari di prim' ordine, finché siamo in tempo; nell'impegno dell'intero Consiglio ogni Consigliere avrebbe potuto trovare meditazione e critica costruttiva del proprio operare".
La Giunta, invece, si è orientata ad applicare l'articolo 72 della legge del personale 12.8.74 n. 22, mancando sia della legge sulle strutture, sia di una qualsiasi piattaforma di riferimento.
Sorgono così, signor Presidente, due problemi, uno giuridico, l'altro politico. Infatti, l'art. 72 prevede innanzi tutto un'ipotesi di eccezionalità, il che vuol dire che deve riguardare un limitato numero di casi del personale; la formulazione dell'art. 72 poi, sembra presupporre due momenti successivi: il primo, l'inquadramento secondo gli articoli 62 per il personale trasferito, 64 per il personale comandato, 71 per il personale non di ruolo, il secondo, l'eventuale inquadramento con la norma fissata dall'art. 72. Infatti, già il primo comma dell' art. 72 parla di "mansioni o funzioni superiori alla qualifica di inquadramento", il che fa pensare che tali mansioni e funzioni debbano essere individuate a seguito di un primo inquadramento e se in base ad esso risultano inferiori a quelle effettivamente svolte, si procede, in un secondo tempo, all'applicazione appunto dell' art. 72.
A ulteriore conferma, il secondo comma stabilisce che il nuovo inquadramento ha effetto dalla data del primo inquadramento.
L'inquadramento, in applicazione dell'art 72 deve perciò tenere conto di alcuni requisiti di anzianità per l'accesso alla qualifica superiore requisiti fissati dall'art. 4 della legge e dell'art. 65 che li riduce al 25 E' evidente pertanto che un'applicazione dell'art. 72 comporterebbe come conseguenza una prefigurazione delle strutture degli uffici della Regione, che quando verranno definiti non lo saranno più sulla base di una logica funzionale, ma sulla base di una situazione di fatto che l'applicazione dell'art. 72 avrà in concreto creato.
Va ricordato inoltre, affrontando il secondo problema, quello politico che la Giunta è inadempiente nella presentazione della legge sulle strutture come fissato dall'art. 1 della legge n. 22 sul personale.
E' ben vero che l'art. 72 lascia alla Giunta la discrezionalità, ma senza una legge sulle strutture e senza un qualsiasi quadro di riferimento come nel nostro caso, una decisione della Giunta senza un accordo con i Sindacati, senza informare ed impegnare il Consiglio, come d'altra parte la relazione Dotti suggeriva, può passare o magari in concreto passa, al di là della volontà stessa di chi applica l'art. 72, proprio perché i fatti sono questi, dalla discrezionalità all'arbitrio. Quindi io credo che la Giunta prima di applicare l'art. 72 anche in quei casi in cui fosse necessario debba da un lato trovare l'accordo con i Sindacati e con la Commissione paritetica, dall'altro impegnare tutte le forze politiche del Consiglio perché un giudizio oggettivo sia dato e perché la soluzione sia equa e giusta evitando assolutamente che dalla discrezionalità si possa, anche non volendolo, passare all'arbitrio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, con riferimento ai problemi dell'occupazione, su cui si è già soffermato il collega Berti, ed in particolare nell'Astigiano che come lei ben sa, sono particolarmente drammatici (e non soltanto perché io abbia visto in tribuna una folta delegazione di operai della IB-MEI che evidentemente sono qui per rincorrere lei o l'Assessore al lavoro Conti) chiedo di sapere quali novità ci sono anche in merito a questa vicenda che si sta trascinando nel vago, in mezzo ad una ridda di ipotesi o di proposte di soluzione confuse e contraddittorie che non approdano a nulla di concreto. Facendomi carico delle preoccupazioni dei Sindacati, delle forze politiche di Asti, di quel Comitato di coordinamento, facendomi carico soprattutto dello stato di esasperazione delle maestranze, vorrei ottenere da lei assicurazioni sullo stato delle trattative in corso a livello ministeriale e quindi sulle prospettive di soluzione a breve termine.
Ritengo ancora di dover sottolineare che la soluzione che si impone per dare sicurezza ed affidamento, deve comportare, certo, una serie di problemi quali la riconversione e via di seguito, ma deve comportare anche un mutamento di proprietà e di direzione di questo stabilimento, oltre che ovviamente il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
Le sarei veramente grato di una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, ho sentito solo in parte le comunicazioni del Presidente della Giunta, ma ritengo mio dovere inserirmi nel discorso che riguarda le situazioni del mondo del lavoro per fare alcune osservazioni.
Indubbiamente stiamo vivendo, da qualche tempo, nel quadro della crisi generale, in una fase piuttosto strana, l'ha rilevato Berti poco fa e credo che abbia ragione: vi sono non poche aziende di piccolo o medio calibro in cui scoppia una crisi improvvisa che non pare giustificata dalla situazione aziendale, particolarmente dalla produzione delle commesse, dalla possibilità di lavoro. Parrebbe che ci sia un disegno per cui approfittando di un quadro di crisi più generale, determinate aziende cercano di modificare qualcosa al loro interno, senza preoccuparsi di quello che è esattamente il quadro occupazionale. Io ritengo sia giusto richiedere alla Giunta regionale e alle forze politiche e ai Gruppi consiliari della Regione, dei rapporti molto chiari con le associazioni rappresentative degli industriali. Se a noi (lo diceva Berti e io lo condivido) sembra esistere uno strano inserimento di crisi particolare in una crisi generale, bisogna scoprirlo: non è questo il momento in cui aziende, che potrebbero (magari anche con difficoltà che potranno essere particolarmente di tipo finanziario), mandare avanti con una certa tranquillità la loro produzione e l'occupazione operaia, si mettano in crisi in maniera più radicale di altre che, pur dovendo ristrutturare la loro produzione, si pongono il problema in termini molto più corretti senza farlo pagare con licenziamenti, con nuova disoccupazione. Il quadro politico ed economico non consente queste cose; ritengo che non bisogna drammatizzarlo, come qui non è stato fatto da nessuno, però se c'è qualche cosa sotto deve venire fuori.
Noi abbiamo detto in quest'aula che i rapporti che abbiamo avuto recentemente con l'organizzazione rappresentativa degli industriali a Torino ci ha soddisfatti per la maggiore franchezza che da qualche tempo si riscontra e noi non abbiamo nessuna difficoltà a riconoscerlo. La franchezza però occorre in tutto, non soltanto nelle fughe in avanti, ma soprattutto nelle cose di oggi perché l'oggi è caldo e non bisogna che diventi bollente.
Un secondo aspetto è quello per cui aziende, singole o in gruppo (e quindi la cosa diventa preoccupante) chiedono o intendono chiedere l'intervento della forza pubblica. Io credo che si possa da tutti, in questo Consiglio, particolarmente con la testimonianza di chi ha una certa consuetudine a partecipare alle convocazioni dei Consigli di fabbrica delle maestranze di stabilimenti, dare testimonianza che con questa nuova forma di protesta e di presenza i lavoratori stanno difendendo il loro posto di lavoro. Noi abbiamo detto che in questo momento il compito fondamentale della Regione è difendere il posto di lavoro nell'interno degli stabilimenti e dobbiamo riconoscere che la Giunta si sta impegnando molto concretamente, giorno per giorno, in questa direzione. Ma la testimonianza accanto a quella di carattere generale, a cui dobbiamo aderire con tutto il nostro impegno, è anche dell'assoluto civismo che i lavoratori dimostrano di questa fase di assemblea permanente, non abbiamo mai visto stabilimenti in disordine, macchine rotte e altre cose che denotino un atteggiamento non corretto nei confronti della proprietà, anche perché i lavoratori credo abbiano piena consapevolezza che l'assetto di uno stabilimento riguarda sì la proprietà, ma riguarda anche coloro che vi lavorano e che in questo senso sono compartecipi della proprietà. Non credo che recentemente ci siano stati episodi per cui si possa dire che i lavoratori, anche in assemblea permanente, abbiano compiuto all'interno degli stabilimenti delle azioni che vadano al di là della loro presenza, che siano da condannare in quanto contrarie al buon comportamento, non dico neppure al Codice penale.
In questo senso, signor Presidente, penso che un intervento qualificato come quello del Presidente della Giunta e della Giunta stessa nei confronti delle autorità che hanno responsabilità di ordine pubblico, deve essere volto a fare considerare con estrema attenzione un possibile intervento della forza pubblica, perché potrebbe essere veramente un'epoca pericolosa.
Ci rendiamo conto tutti che teoricamente potrebbero accadere delle cose che domani potrebbero scopertamente richiedere l'intervento della forza pubblica, ma è soltanto una possibilità, se c'é una cosa che tutti quanti dobbiamo rimarcare è il modo di comportarsi sul lavoro, è l'assoluto civismo, la correttezza che i lavoratori dimostrano durante le loro manifestazioni più delicate, più dure, più pesanti anche psicologicamente perché portate avanti per necessità, per difendere il posto di lavoro.
Io sono certo che le autorità preposte hanno questa stessa preoccupazione e sensibilità. Il fatto che interveniamo noi autorevolmente, con la Giunta, con il suo Presidente, è un elemento che dovrebbe dare ulteriore tranquillità alle autorità, mentre un atto che di per sé potrebbe anche non essere criticato su un piano strettamente e squisitamente giuridico, formale, indirettamente, al di là di tutte le volontà, potrebbe rendere pericolosa la situazione che è pesante, che è difficile, ma che ha in sé, se sono vere le considerazioni che facevo prima, anche possibilità di una certa soluzione, di una certa ripresa. Per cui preoccupiamoci e interveniamo, ma soprattutto facciamo sì che da questa situazione non vengano fuori situazioni più pesanti, più difficili che in qualche caso potrebbero anche essere irreparabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Per la verità, signor Presidente, e me ne rendo conto, sollevo un argomento di cui hanno dato notizia i giornali ma che non faceva parte delle dichiarazioni del Presidente della Giunta, per cui mi rivolgo alla sua cortesia perché mi dica subito qualcosa (poiché la prossima settimana non c'è Consiglio) sulla questione delle squadre di optometristi che secondo le notizie dei giornali e da dichiarazioni che sono state riportate da gente responsabile, nel Comune di Torino andrebbero a fare il dépistage sulla vista; si tratta di squadre di professionisti in un settore che non è riconosciuto in Italia, è una professione regolata da leggi del '27 e del '28 e della legge generale sulla sanità. Se lei ritiene di esser in grado di dire subito qualcosa io sviluppo in un minuto l'argomento e lei mi risponde, se invece non ha sottomano tutti gli elementi per rispondere dovrò presentare un'interrogazione, però la cosa è urgente perché la cosa è già in atto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Non è che rifiuti, ma non ho gli elementi e la mia risposta non pu essere che ad orecchio perché ho partecipato ad un convegno nel corso del quale gli artigiani hanno sollevato questo problema che riguarda soprattutto gli optometristi.
Il problema io non l'ho approfondito e non sono in grado di dare una risposta soddisfacente.



BESATE Piero

Allora presento un'interrogazione scritta, con l'impegno di una risposta molto rapida.



FASSINO GIUSEPPE



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Io voglio riallacciarmi nella mia breve dichiarazione a quanto è stato già oggetto di discussione da parte dei Consiglieri Berti e Garabello.
Noi siamo molto preoccupati - e l'abbiamo più volte segnalato nel corso degli anni passati - dell'aggravamento della crisi economica anche se, come ho detto nel mio intervento sul bilancio, esistono dei barlumi di speranza che si possono concretizzare con la concorde volontà di tutte le forze democratiche politiche, delle componenti sociali che operano nel nostro Paese e che possono portare a queste speranze, a diventare concrete realtà.
Ad ogni modo è indubbio che, specialmente nell'area ecologica torinese si sta conoscendo la crisi delle piccole e medie industrie, dopo quella che ha investito la grande azienda, madre di tutte le attività economiche della nostra Regione - verso la quale si sono rivolte critiche per il suo modo di condizionamento - e la necessità di modificare le strutture economiche industriali e produttive piemontesi non soltanto in dipendenza di questo grosso complesso.
E investendo le piccole aziende è molto più facile che il rapporto che lega le due parti che compongono il mondo del lavoro, possa spezzarsi in modo grave, e evidenziare fatti che pongono in essere lesione di diritti dai quali mi pare che non si possa assolutamente derogare con situazioni di principio o dichiarazioni di volontà politica. La volontà politica è quella componente che fa modificare le leggi ma finchè queste esistono non mi risulta che nella nostra Costituzione la volontà politica sia legge.
Con queste premesse io pregherei la Giunta e il Presidente di porre estrema attenzione a queste situazioni, perché se è più grave la crisi che investe un complesso come quello della Fiat, essa è più controllabile proprio per l'importanza del complesso e della maggiore responsabilizzazione che le forze politiche e sociali vi pongono, è estremamente più pericoloso quando queste situazioni investono aziende di 50/100 dipendenti dove è facile che situazioni che di fatto portano, come è stato detto dal collega Garabello, ad una civile difesa dei diritti e di imposizione del problema all'attenzione delle pubbliche autorità che si manifesta in assemblee previste dalle norme di legge, anche se a volte leggermente dilatate, che il nostro Paese si è dato con lo Statuto dei lavoratori, proprio perché in aziende piccole e meno controllabili possono essere fonti di inserimento di elementi provocatori che determinano situazioni di tensione che possono ricadere e sull'una e sull'altra parte.
Ed è in questa ottica che da parte della Giunta bisogna essere pronti ad intervenire con il dibattito, con la partecipazione, con la corresponsabilizzazione delle forze politiche che qui esistono e proprio per la gravità che ci può essere, ad intervenire anche in maniera non dico decisa, ma ferma e consapevole per evitare che in quelle che sono delle giuste o per lo meno riconoscibilmente giustificabili denunce di situazioni di crisi, non si vengano ad inserire elementi che non vogliono e non possono riconoscere nella legge quel giusto vincolo e quel giusto cardine che essa e per l'ordinamento democratico.
E' indubbiamente un momento pericolosissimo per le nostre strutture e perché con le crisi economiche le democrazie possono conoscere la loro fine è pertanto opportuno - come è stato osservato dal collega Berti che la sua componente politica non potrà che considerare come provocatorio qualsiasi intervento fermo e deciso che voglia ristabilire certe situazioni pregresse a situazioni di fatto che si sono verificate - stare attenti (e questo sento il dovere di farlo come rappresentante liberale) a che situazioni di crisi non siano fonte di infiltrazioni di processi sui quali si possa instaurare un maggiore discredito per quella che è l'autorità, per quello che è il principio della nostra democrazia e dello stato di diritto sui quali noi fondiamo ancora oggi la nostra credibilità. Fare rispettare a tutti le leggi non è provocazione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i ritardi nella risoluzione di certe vertenze, a volte possono trovare una loro giustificazione per la complessità delle vertenze medesime, per le dimensioni che esse assumono ma in certi casi non sono assolutamente giustificabili ed io ritengo che il ritardo che si va registrando nella vertenza degli ospedalieri, la cui conflittualità si va sempre più accentuando, non trovi giustificazione alcuna se è vero, come è vero, che le richieste degli interessati non possono essere disattese. E nella fattispecie direi che, oltre agli aspetti umani che la vertenza medesima implica, non si possano ignorare i delicati compiti demandati agli operatori del settore, compiti che non dovrebbero essere mai sottovalutati dai pubblici poteri e proprio per l'indispensabilità del servizio a cui sono chiamati gli ospedalieri dovrebbero trovare volontà e forza per eliminare o al massimo contenere i gravi disagi causati dal perdurare di certe vertenze.
Pertanto mi associo al collega Cardinali nell'invocare l'impegno e l'interessamento del Presidente della Giunta e dell'Assessore,come d'altro canto sempre lodevolmente esplicato nel passato, in analoghe circostanze.
Concludo evidenziando anch'io l'esigenza che nel quadro generale dell'attuale precaria situazione occupazionale non si abbia a sottovalutare la situazione che si va delineando nelle cosiddette Province periferiche soprattutto in quelle più piccole, vedi per esempio la mia dove sussiste sempre anche quella della IB-MEI che manifesta ogni giorno di più la sua gravità ed alla quale si è richiamato anche il collega Ferraris.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere, signora Fabbris.



FABBRIS Pierina

Sull'informazione che ci ha dato il Presidente sull'azione svolta nei confronti del Centro per chiedere i mezzi finanziari a favore dell'Ente per la protezione del fanciullo, vorrei dire solo due parole perché l'argomento è importante e ci porterebbe lontano.
Io ritengo sia necessario ribadire che ci troviamo in una situazione transitoria in cui esistono ancora degli Enti che svolgono determinate funzioni (per esempio questo) che dovrebbero essere di competenza dei Comuni, delle Province, delle Regioni; in questi giorni si sta appunto discutendo, a livello nazionale, lo scioglimento degli Enti inutili ed il passaggio delle loro funzioni agli Enti locali.
Io, proprio perché siamo in una situazione transitoria, penso che si debbano assicurare in questo momento specifico i mezzi per far funzionare il Centro, nello stesso tempo però ritengo che la nostra Regione debba svolgere la sua attività anche in altre due direzioni: sollecitare il Governo ad attuare rapidamente la riforma del settore dell'assistenza; in secondo luogo, in attesa che questo si verifichi, sollecitare, a livello nazionale, perché vadano avanti tutte quelle misure alternative che sono già in atto in alcuni Comuni (per esempio nel Comune di Torino) tendenti a far sì che le persone ospiti degli Istituti trovino inserimento nella società attraverso l'affidamento familiare, o attraverso l'istituzione di piccole comunità e che non debbano vivere la vita che oggi sono costrette a vivere all'interno degli Istituti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Desidero assicurare la signora Fabbris che l'Assessore Vietti si sta occupando dell'affidamento a nuclei familiari che è molto appetito ma che comporta rischi notevoli e deve essere approfondito molto attentamente.
Comunque certamente la Giunta anche in questa direzione farà tutto il possibile per risolvere il problema, che ha delle implicazioni grossissime.
Vorrei dire al Consigliere Cardinali ed al Consigliere Menozzi che non sono in grado di aggiungere nulla se non l'impegno costante di occuparci della questione ospedaliera in tutte le sue implicazioni, non ultime quelle relative alla situazione in cui si trova attualmente il personale.
L'Assessore, che è stato a Roma per l'esame della questione, è rientrato ed in questo (mi dicono) è a Rivoli dove si inaugura un nuovo centro di emodialisi, per mezzogiorno può essere qui in seduta.



BERTI Antonio

Avremmo dovuto esserci anche noi perché eravamo invitati, ma siamo qui.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Comunque, se rientra per mezzogiorno avrà degli elementi che potr comunicare ai Consiglieri interroganti.
Vorrei dire al Consigliere Marchesotti che sempre le cose possono essere o non essere (ne avete parlato nel vostro giornale); anche questo sciopero del personale poteva essere o non essere, è stato, io non mi sono neanche preoccupato di esaminare esattamente come sia stato, guardando a occhio nudo ho visto che del personale ce n'era moltissimo, dovrei dedurre pertanto che non era sentita l'esigenza di arrivare allo sciopero quando c'erano state delle assicurazioni, degli impegni precisi assunti dalla Giunta e in atto nello stesso momento in cui si esercitava questa facoltà o questo diritto di sciopero.
Sul punto dell'art. 72 vorrei vivamente pregarla di rettificare quel concetto che la Giunta debba, la Giunta non deve assolutamente nulla, è una sua facoltà discrezionale, la Giunta sentirà l'opportunità - e l'ha sentita, senza che ci siano state delle sollecitazioni - di fornire come elemento conoscitivo ai rappresentanti dei Sindacati e dei dipendenti le linee secondo le quali intende muoversi. Il dovere no perché vorrebbe dire andare contro la legge che responsabilizza, con questo criterio discrezionale, il Presidente e la Giunta e pertanto credo che noi seguiremo questo indirizzo che consente sempre, nell'applicazione corretta della legge, di informare coloro i quali sono portatori di interessi in questa direzione.
Il problema più delicato e più grave - lo sintetizzo molto - è quello che è stato sottolineato dai Consiglieri Berti, Garabello e Rossotto, in ordine all'intervento regionale.
Mi pare che la Giunta, il suo Presidente, il Consiglio, hanno un binario sul quale muoversi ed è l'ordine del giorno che è stato votato qui il 12 febbraio, o revochiamo quello, o ne mortifichiamo lo spirito, o andiamo al di là delle linee che ci siamo indicate, o altrimenti la linea è tracciata lì.
Che cosa mi proporrei di fare, salvo una rimeditazione perché non sono mai deciso alle cose improvvise. Mi proporrei di accogliere due suggerimenti: il primo, quello di sentire ancora una volta, con la partecipazione dei Presidenti dei Gruppi consiliari, l'Unione Industriale per esaminare su un piano più politico che non tecnico (ma l'aspetto tecnico deve anche essere valutato, tant'è che ho chiesto la situazione dei vari stabilimenti per essere in grado di conoscere le effettive posizioni e situazioni) la situazione, che è pesantissima; io condivido il punto di vista di Garabello che molte volte son proprio le piccole cose quelle che possono determinare delle scintille e provocare gli incendi.
Contemporaneamente, facendomi anche forte di quello che è stato il pensiero manifestato dai tre Consiglieri intervenuti in questa materia riprenderò contatto con le autorità dalle quali dipende l'uso, l'impiego della forza il quale, (vorrei essere preciso perché non nascano delle distorsioni) non è sollecitato, non è condiviso dall'Unione Industriale perché estranea a questa posizione, almeno fino al momento in cui hanno conferito con me, ma è sollecitato da alcune aziende le quali propongono in questi termini il problema: se non posso lavorare io deterioro ulteriormente la situazione aziendale ed anziché esserci la prospettiva di 10/15 licenziamenti, si crea la prospettiva della chiusura dello stabilimento. Cosa che dovrà evidentemente essere verificata con quella cautela e con quel rispetto delle leggi che è stato sollecitato dal Consigliere Rossotto.
Tutto questo mi auguro di poterlo fare entro pochissimi giorni, in maniera che non si verifichi il peggio.
Il Consigliere Ferraris mi ha chiesto espressamente quali novità vi siano per la IB-MEI e a questo interrogativo si è associato il Consigliere Menozzi. Loro risiedono in Asti e pensavo che avessero più notizie di quelle che ho io, e assente l'Assessore Conti che segue personalmente la cosa, mi sono fatto parte diligente cercando il Sindaco per poter essere in grado di dare una risposta, ma non è in sede, non sanno dire in Consiglio comunale nulla di particolare che non sia la riconferma dell'impegno preso e mantenuto in termini precisi dal Sindaco stesso per evitare licenziamenti e per portare innanzi il discorso che sta diventando, per quello che mi risulta, un discorso eminentemente di carattere economico-finanziario, cioè reperimento di finanziamenti, in maniera che l'azienda possa superare il momento d'impasse ed evitare conseguentemente dimissioni dal posto di lavoro.
Assicuro i Consiglieri Ferraris e Menozzi che nella giornata ancora cercherò di procurarmi altre informative per essere in grado, anche a livello personale, di dare le notizie che potrà avere, mentre assicuro che la Giunta continua la sua vigilanza in ordine a questo specifico problema come a tutti gli altri problemi che investono così drammaticamente la vita del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Hanno così termine, con le dichiarazioni e la replica dal Presidente gli interventi sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta.
Passerei nuovamente al quarto punto: "Relazione annuale del Presidente della Giunta regionale sull'attività dei Comitati di controllo".
Il Presidente della Giunta chiede però alcuni minuti di sospensione. Se il Consiglio non ha nulla da obiettare sospendiamo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 11,35, riprende alle ore 11,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dò la parola al Presidente della Giunta che desidera ancora fare una comunicazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Fortunatamente è una comunicazione che apre un ulteriore spiraglio. E' stato detto stamattina che ci sono degli spiragli aperti: questa notte è stato raggiunto l'accordo, in sede di Unione Industriale, con la partecipazione dei Sindacati, per quanto mi riferisce allo stabilimento della Mulier. Questo significa chiaramente che vi sono delle possibilità quando ci sia la buona volontà che sorregga e quando si sente la spinta dell'organo regionale che si interessa del problema non per il gusto di interessarsene, ma per mettersi al servizio della popolazione.
Ho ringraziato i Sindacati che hanno voluto venire a riferirmi di questa cosa, mentre mi hanno fornito altri elementi per rendere possibile probabilmente martedì mattina, un incontro a livelli di Capigruppo, Unione Industriale e Sindacati. Informerò il Presidente del Consiglio perch voglia a sua volta pregare i Capigruppo a volersi trovare, sempre che sia confermato.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Dibattito sulla relazione annuale del Presidente della Giunta regionale sull'attività dei Comitati di controllo (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con la relazione annuale del Presidente della Giunta regionale, sull'attività dei CO.RE.CO.
Abbiamo già sentito il Consigliere Vecchione, ora sentiamo il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Intervenendo sull'attività dei Comitati di controllo, colgo l'occasione per parlare anche dei problemi riguardanti l'agitazione dei dipendenti degli ospedali.
Io credo, signor Presidente, che l'attività dei CO.RE.CO. richieda una decisione da parte del Consiglio regionale e comunque una presa di posizione. Non può non essere sottolineato il fatto (e la vertenza degli ospedalieri lo dimostra) che le deliberazioni presentate dagli Enti che applicano parte del contratto degli ospedalieri, sono oggetto di esame discrezionale da parte dei CO.RE.CO. e proprio ieri in IV Commissione l'Assessore Armella ci ha detto che i vari Comitati di controllo hanno atteggiamenti diversi: per esempio il Comitato di controllo del Piemonte si dimostra il più fiscale nel senso che ritiene nulli più di 40 articoli del contratto, mentre in altre Regioni, bontà loro, i Comitati di controllo sono meno fiscali. Ciò dimostra in modo palese che i CO.RE.CO. si attribuiscono un potere discrezionale che assolutamente non hanno e questo richiama subito un giudizio politico sulla loro attività.
Aggiungo ancora che per quanto riguarda l'agitazione degli ospedalieri della cui validità tutti hanno dato atto, vanno considerati gli aspetti più importanti di questa lotta, che non sono soltanto normativi, ma propongono elementi di riforma sanitaria.
Noi abbiamo discusso molto, quando abbiamo portato in Consiglio le quattro leggi per l'attuazione della 386, del rapporto esistente tra queste leggi, la loro gestione ed il contratto di lavoro dei dipendenti degli ospedali ed in questo senso si sono mossi questi ultimi perché le leggi recepissero quegli aspetti del contratto che sono per certi versi anticipatori di una riforma sanitaria che è nelle aspettative di tutti, da molto. E non possiamo non cogliere questa occasione per rilevare ancora le gravi responsabilità del Governo che, pur avendo annunciato l'impegno prioritario della legge per la riforma sanitaria, continua a disattendere una delle questioni più grosse ed importanti, senza la quale tutta una serie di problemi profondamente sentiti dagli utenti, e dagli operatori sanitari, non possono avanzare.
In questo contesto nazionale in cui, ripeto, gravi sono le responsabilità delle forze politiche che gestiscono il Governo, si chiede quindi alle forze politiche regionali di volersi fare interpreti, di attuare quei contenuti di riforma che sono nel contratto degli ospedalieri.
E ad un certo punto non si può prendere a pretesto che il contratto non è firmato da una componente, poiché si tratta della parte più reazionaria contraria alla riforma sanitaria che colpisce i loro interessi; la scelta a cui siamo chiamati è proprio questa. Occorre inoltre far sapere alla gente che determinate responsabilità dei CO.RE.CO. non possono essere attribuite al Consiglio regionale, perché è vero che i CO.RE.CO. sono organi della Regione, ma in effetti, a meno che si dimostri il contrario, le loro decisioni sfuggono completamente al controllo del Consiglio regionale; in effetti noi, forze politiche, soprattutto di opposizione, siamo chiamate a rispondere degli atti dei Comitati di controllo senza avere la minima possibilità di intervenire in quello che fanno. E quindi il giudizio politico, che non può non esserci nel momento in cui lei fa una relazione signor Presidente, è quello di prendere atto che in queste condizioni non si può più andare avanti. Noi siamo decisamente contrari a che i Comitati di controllo si attribuiscano poteri discrezionali, sono soltanto organi esecutivi e questa volontà politica il Consiglio regionale la deve chiaramente fare intendere, e ove sorgessero problemi di discrezionalità in rapporto a interpretazioni delle leggi, occorre che il Consiglio regionale e la Giunta facciano sentire, attraverso prese di posizione pubbliche qual'è la loro volontà politica affinché gli atteggiamenti fiscali o meno dei CO.RE.CO. siano sempre coerenti alla volontà espressa dalle forze politiche presenti in Consiglio. Oggi questo non avviene, nella fattispecie i Comitati di controllo di Torino, della Provincia, convinti come sono di operare in fase giurisdizionale, si attribuiscono poteri che non hanno. E hanno ragione quelli che in ultima analisi dicono che questi controlli sono vessatori, che sono un peso sull'attività dei Comuni, degli Enti, è così si possono ricercare delle attenuanti nel fatto che le leggi vigenti sono quelle e che occorrono leggi nazionali per consentire loro, sul piano della legge, di operare in modo diverso, ma siamo ormai tutti adulti in fatto di attività politica per non sapere che tutte le leggi hanno una loro interpretazione e che le interpretazioni servono una volontà politica.
Io chiedo che questo dibattito non si concluda qui. Ritengo che la relazione purtroppo annuale, sull'attività dei Comitati di controllo debba essere formulata sentendo anche il pensiero dei Comuni per avere un quadro complessivo di come si svolge questo controllo, al fine di concludere con un documento in cui il Consiglio regionale rilevi, dal punto di vista politico innanzi tutto, qual'è il giudizio che noi diamo.
E mi si consenta di porlo in termini benevoli e di battuta: il costo dei Comitati di controllo è di un miliardo lei ha detto, e anche di più abbiamo fatto un conto, ogni pratica esaminata costa tremila lire. Mi sorge il dubbio, poiché ogni seduta del CO.RE.CO. vale parecchie decine di biglietti da mille, che vi sia un eccesso burocratico, un eccesso di esame io mi figuro che ogni pratica, per farla durare più a lungo sia esaminata nei minimi particolari perché più tempo occorre per esaminarle, più sedute si fanno, più soldi si incassano. E noi eravamo partiti col dire che con le Regioni il controllo veniva eliminato. Ho l'impressione che questi Comitati di controllo non trascurino il minimo particolare delle pratiche dei Comuni, che le esaminino ben profondamente.
Lei ha dato atto ai funzionari che lavorano e io non mi permetto di dire il contrario, non vorrei che lavorassero troppo, è veramente il caso di dirlo in questo momento, noi siamo preoccupati del fatto che il controllo costi più di un miliardo alla Regione, costa troppo. Occorre quindi intervenire dal punto di vista delle responsabilità del Parlamento e del Governo in ordine alle leggi di riforma, ma anche in ordine a posizioni che il Consiglio regionale deve assumere perché il controllo sia più snello, più rapido e nel contenuto le cose che ha detto Vecchione mi trovano completamente d'accordo.
Concludendo, signor Presidente, ho voluto fare queste affermazioni perché la sua relazione, molto puntuale dal punto di vista tecnico, ha bisogno anche di un giudizio politico, secondo me, e non possiamo non sottolineare che l'attività dei Comitati di controllo e un elemento di freno allo sviluppo delle autonomie locali. Andiamo a ricercare tutto quello che è oggettivo, e cioè il coacervo di leggi operanti, le difficoltà ecc. ma vogliamo ricercare tutto quello che è soggettivo e che dipende dalla personalità di questi uomini investiti di responsabilità, che improvvisamente si sentono chissà quale autorità in materia. Dobbiamo far sentire loro che sono soltanto degli esecutori.
E per questo la mia richiesta, signor Presidente, è che il dibattito sui CO.RE.CO. avvenga più spesso. E' vero che c'è una legge che dice una volta all'anno, ma è una questione di volontà politica questa, noi dobbiamo fare in modo che la gente si renda conto di come stanno le cose, anche per evitare forme di pressione che certe volte non vanno rivolte alla Regione che non ha responsabilità specifiche in materia.
La richiesta di un maggior dibattito da parte del Consiglio regionale è collegata alla vertenza degli ospedalieri. Sarebbe opportuno su questa questione concludere con una espressione di volontà politica a cui i rappresentanti dei CO.RE.CO. si devono attenere.
Solo così noi forze politiche ci sentiremo investiti delle responsabilità di quello che fanno i CO.RE.CO. altrimenti (e ho voluto fare questo intervento anche perché fosse chiaro a tutti) non ci sentiamo di assumere queste responsabilità e non possiamo che demandarle alla Giunta che in effetti e per quello che può ha delle possibilità di intervento sui rappresentanti politici che operano nei CO.RE.CO.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare dichiaro chiusa la discussione generale sulla relazione annuale del Presidente della Giunta sull'attività dei Comitati di controllo e do la parola al Presidente per la replica.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Brevemente, per dire che accolgo, anche se era anticipata e scritta già da me, la richiesta che la relazione che ho fatto al Consiglio venga comunicata anche alle varie sezioni dei CO.RE.CO; riterrei però opportuno di corredarla altresì degli interventi che l'hanno accompagnata e sottolineata, in parte riconoscendone l'ampia validità, in altra parte sottolineando invece la necessità di fare ancora un passo avanti per puntualizzare meglio questo lavoro che i CO.RE.CO. vanno facendo.
Proprio per questo vorrei sottolineare l'aspetto del costo dei Comitati regionali. Io sono stato un po' in forse se darne pubblicamente notizia, ma ho superato quel momento di esitazione perché in definitiva mi sembra giusto che l'opinione pubblica sia a conoscenza di tutto ciò che accade e come operi, anche sotto questo profilo, la Regione.
Non mancherò di sollecitare il Governo, come è stato richiesto, perch voglia provvedere a dare quelle definizioni che ancora mancano, in maniera da rendere più semplice e più spedito lo svolgimento da parte del CO.RE.CO., i quali certamente non hanno poteri giurisdizionali: c'é una persona che diceva date a uno qualunque tanto così di potere e potete essere certi che poi se ne piglia quanto gli è possibile.
Non condivido il punto di vista che è stato sottolineato con un'espressione piuttosto icastica: controlli vessatori. Non ho conoscenza di casi concreti. Qualche volta e mi pare proprio in occasione della relazione fatta l'anno scorso, avevo puntualizzato come un Segretario comunale il quale si era levato proprio vindice di questo concetto vessatorio puntando il dito contro un certo Comitato di controllo perch aveva annullato sette deliberazioni, dimostri che l'annullamento era fondato su vizi di legittimità che non possono certamente essere tollerati.
L'eccesso burocratico, la funzionalità dei CO.RE.CO. Attraverso ad un collaboratore sto appunto esaminando se vi sia la possibilità di un certo snellimento numerico e quantitativo delle sedute. Debbo tuttavia dire al Consiglio che anche in questo, pur essendo la Regione che in definitiva fa gli esborsi e quindi paga, una certa discrezionalità di comportamento deve essere lasciata al Presidente della sezione, ai componenti del CO.RE.CO., i quali potrebbero vedere, in una limitazione, posto che continuino invece a chiedere un allargamento di dotazione di strumenti e di personale, una limitazione imposta dalla Regione. Comunque, l'argomento che è stato sollevato non cade, viene esaminato e portato innanzi.
Uno degli argomenti ai quali vorrei dare una risposta abbastanza precisa e anche di impegno è quello che è stato sollevato dai due Consiglieri intervenuti, circa l'esercizio del controllo sugli atti degli Enti ospedalieri. I Consiglieri ricorderanno un mio preciso impegno assunto in occasione di quella relazione, se la memoria non mi tradisce, o avendo avuto comunque occasione di parlare dei CO.RE.CO., in questo Consiglio, di trasferire al più presto alle singole sezioni dei Comitati di controllo anche in materia ospedaliera. Era imminente e diventò poi una realtà quella riforma sanitaria che ha posto la Regione al centro di alcuni problemi come quelli della gestione non ancora diretta dei vari Consigli di amministrazione, attraverso alle erogazioni di quelle somme. In quella circostanza ricordo perfettamente che avevo detto che avrei avuto caro confortato poi dal parere della Giunta, di non determinare immediatamente il trasferimento della competenza alle sezioni per verificare che cosa sarebbe accaduto con la trasformazione della gestione ospedaliera.
Siamo ormai al terzo mese di questa gestione e non escludo che esaminata in Giunta la cosa, si possa già nel mese di aprile prendersi una decisione per affidare alle varie sezioni l'esame delle delibere ospedaliere e anche di quelle degli Enti di pubblica assistenza e beneficenza essendovi alcune infermerie che vengono portate ancora innanzi in questa direzione. Pertanto non è modificato l'atteggiamento della Giunta, vi è stato un rinvio che ha avuto la sua legittimazione in questa ragione.
E' stata, dal Consigliere Vecchione in modo particolare, sollevata la questione se sia o no rilevabile, in sede di controllo, il vizio di legittimità dell'eccesso di potere. E qui io non vorrei allungare molto il discorso se non richiamandomi a quello che è il contenuto della relazione e soprattutto alla ormai costante linea della stragrande maggioranza della dottrina e di quella che è una giurisprudenza che noi giuristi solitamente diciamo essere consolidata quando, per un certo numero di casi decisi per un dato periodo di tempo, resta conforme ed è uniforme.
Mi sembrerebbe di poter dire al collega Vecchione che invece è semmai da valutare il modo in cui questo rilievo viene effettuato, cioè la congruità della critica e dell'esercizio della critica. E qui posso anche concordare, personalmente, ma mi ritorna in mente il principio che ho affermato del non volere intervenire prevaricando quella che è, a mio modo di vedere almeno, l'autonomia dell'esercizio della funzione di controllo con delle linee indicative che siano proprie del Presidente della Giunta o della Giunta stessa, cioè dell'organo esecutivo che interviene nei confronti di questo controllo. E' un argomento che va ulteriormente approfondito, fermo nel primo punto, opinabile e pertanto da esaminare sul secondo punto.
Il Consigliere Vecchione e mi pare anche Berti ad un certo momento hanno detto: ma è possibile che il Comitato di controllo possa esercitare una valutazione sulla costituzionalità o meno di una legge? Certo che i quesiti hanno due impostazioni: una squisitamente politica e l'altra squisitamente giuridico-procedurale vorrei dire. Che cosa si ha da intendere per controllo di legittimità? Quando ci fossimo chiariti in termini precisi, con dei confini bene delimitati, in che cosa consista il controllo di legittimità, probabilmente risolveremmo con molta semplicità gli altri due interrogativi. Io ritengo che per controllo di legittimità abbia da intendersi la verifica della conformità degli atti deliberativi da parte del Comitato di controllo alla legislazione vigente, al momento in cui è stata assunta la deliberazione.
Questa norma non è che venga ad essere caducata, resta invece tale e impegnativa fino al momento in cui non interviene la dichiarazione di incostituzionalità che sfugge, evidentemente, come potestà di sollevare il conflitto relativo alla costituzione dell'organo di controllo....



BERTI Antonio

Posso farle una domanda? Quel che dice è molto importante, tuttavia se il controllo di legittimità è questo, inevitabilmente diventa controllo di merito; la legittimità consiste nel fatto che la deliberazione sia stata assunta nelle forme giuriste, altrimenti è finito, entra sempre nella questione di merito.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Si affineranno anche loro, stanno affinandosi anche nel modo di comportamento, leggeranno probabilmente queste relazioni e gli interventi che sono stati fatti, avranno un richiamo che mi pare debba restare nella fase di richiamo indiretto, semmai sollecitati da loro ad una interpretazione ci dichiareremo disponibili al dialogo per vedere di risolvere uniformemente perché il pericolo più grave e che vi sia una sezione che giudica - ho detto "giudica" non lasciandomelo scappare, ma riferendomi proprio a quella determinazione che è stata qui richiamata e di cui dirò concludendo, subito dopo - che assume un certo atteggiamento e prender una certa decisione difformemente da quella che può essere invece la decisione di altri. E' un grosso problema, che non è soltanto di CO.RE.CO., piemontesi, mi consta che altre Regioni hanno allo studio questa situazione, approfondiremo ulteriormente e ne informerò il Consiglio.
Il Consigliere Vecchione mi ha passato il testo di quella decisione che lui ha chiamata "sentenza" anche per la forma conclusiva del provvedimento che si riferisce alla sezione decentrata di Pinerolo. Me l'ha passata stamattina, non ho ancora avuto il tempo di leggerla con una certa attenzione, mi riservo di farlo e di dare a lui ed al Consiglio una risposta concreta. Ma fin da questo momento mi sembra di dover rilevare che gli organi di controllo non possono emettere provvedimenti giurisdizionali questo lo affermo perché volendo mandare gli atti di questo dibattito ai Comitati di controllo, ne abbiamo precisa e ferma notizia, per quel tanto che può valere sotto l'aspetto di un amministratore del diritto, di un operatore del diritto, ma con il conforto delle affermazioni che sono emerse nel dibattito - devono usare, anche formalmente, dei termini che non possano indurre in errore. Il dire e lo scrivere "decide"- è indubbiamente improprio, certamente equivoco, manifestazione forse freudiana di un complesso di volontà, ma certamente non accettabile. Dovrebbe intendersi questo "decide" soltanto nella manifestazione di una volontà che conclude la decisione dell'organo collegiale.
Credo di avere così dato, sia pure sommariamente, risposta a quanto è stato detto, con l'impegno di ulteriore approfondimento e di partecipazione agli organi di controllo del testo della relazione, dei dati relativi e del dibattito che ne è seguito.



PRESIDENTE

Ha così termine l'esame della relazione annuale del Presidente.
Se il Consiglio consentisse potremmo anche trovare una soluzione: inviare la relazione all' VIII Commissione che è quella che ha gli affari istituzionali e la stessa potrà successivamente inviarla a tutti i Comuni affinché la esaminino e facciano le osservazioni che potranno essere recepite in seguito. Mi pare un metodo corretto. Mi propongo di inviare questa relazione alla Commissione la quale in una riunione potrà determinare l'ulteriore seguito.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Chiedo solo che ciò avvenga a conoscenza del Presidente della Giunta perché è il Presidente della Giunta che è tenuto a fare la relazione, ha preso degli impegni e vorrebbe che questi impegni fossero assecondati; non è una questione di competenza.



PRESIDENTE

Ma la relazione è sua Presidente.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

D'accordo, me ne rendo conto, ma ho preso un impegno, sollecitato vorrei adempierlo quanto meno.



BERTI Antonio

Ho visto nelle leggi comunicate oggi che quella relativa agli interventi a favore dei Consorzi tra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi è assegnata alla V Commissione. Poiché riguarda non solo aspetti di piano ma anche di opere pubbliche, ritengo che anche la II Commissione debba esaminare questa proposta, dovrebbe quindi essere assegnata anche alla II Commissione.



PRESIDENTE

Senz'altro, bisogna solo vedere se vogliamo applicare il metodo dell'intercommissione come per i comprensori; ne parlerò con i Presidenti di Gruppo.
Ritiene il Consiglio di riconvocarsi al pomeriggio, oppure di proseguire? Si tratterebbe di affrontare il piano pluriennale degli asili nido però sono quasi le dodici e trenta.
Va bene, riconvoco il Consiglio per le ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,15)



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