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Dettaglio seduta n.294 del 06/03/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine dei giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute.
Interpellanze ed interrogazioni.
Comunicazioni del Presidente.
Esame progetto di legge n. 101 presentato dai Consiglieri Nesi Simonelli, Viglione, Fonio, Calsolaro: "Concessione di un contributo annuo per il finanziamento dell'Istituto universitario di Studi europei di Torino".
Istituzione Commissione tecnica regionale (art. 6 L.R. 8.11.1974 n.
32): designazione di cinque esperti nelle materie chimiche o biologiche o di medicina igienistica o di ingegneria.
Istituzione del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti (art.
2 L.R. 30.12.1974 n. 41): nomina di nove esperti di Economia e Tecnica dei trasporti.
Esame disegno di legge n. 189: "Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate".
Relazione annuale Presidente della Giunta regionale sull'attività Comitato di controllo.
Esame progetti di legge n. 231 della Giunta regionale e 184 del Comune di Nichelino concernenti: "Integrazione a carico della Regione del fondo speciale per gli asili-nido" ed esame linee di piano pluriennale degli asili nido.
Se nessuno ha delle osservazioni da fare l'ordine del giorno si intende così approvato.
Vi è solo un problema: non conosco la posizione dei Gruppi per quanto riguarda l'esame del progetto di legge n. 101 presentato dai Consiglieri Nesi, Simonelli, Viglione, Fonio, Calsolaro, lo si vedrà nel corso della discussione.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle adunanze del 20, 21 e 25 febbraio 1975 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.
Capisco che è difficile leggerli in questo breve lasso di tempo, ma se vi saranno delle rettifiche da fare i Consiglieri, rileggendoli meglio potranno dirlo e nelle prossime sedute potremo ovviare agli eventuali inconvenienti. Per ora si intendono approvati.


Argomento:

Interpellanze ed interrogazioni

Argomento: Cave e torbiere - Opere pubbliche

Interpellanza del Consigliere Franzi concernente l'escavazione di ghiaia e sabbia dall'alveo del fiume Sesia nel territorio di Albano Vercellese. Intervento della Regione per evitare erosioni.


PRESIDENTE

Vi è una sola interpellanza, del Consigliere Franzi "Escavazione di ghiaia e sabbia dall'alveo del fiume Sesia nel territorio di Albano Vercellese. Intervento della Regione per evitare erosioni". La parola all'Assessore Petrini per la risposta.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici ed infrastrutture

Signor Presidente, dirò in sintesi ciò che il Consigliere Franzi chiede di conoscere.
se il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente sono a conoscenza delle ingenti escavazioni di ghiaia e sabbia nell'alveo del fiume Sesia, in fregio alla sponda destra nel territorio del Comune di Albano Vercellese. Chiede inoltre l'intervento del Presidente della Giunta o dell'Assessore competente affinché le estrazioni avvengano, previ accertamenti degli uffici del Genio civile competente, con criteri tali da non provocare dissesti di sponda. Chiede, infine, che si intervenga per la realizzazione di idonee opere di difesa a protezione della sponda destra.
Premesso che la competenza in materia è residuata allo Stato, ai sensi del decreto 15.1.1972, n. 8, ritengo tuttavia opportuno fornire i seguenti elementi nell'intento di porre a disposizione dell'interrogante e del Consiglio regionale, i ragguagli necessari per la conoscenza della situazione.
Il rilascio delle concessioni e prestazioni di materiale alluvionale dal fiume Sesia, nel tronco compreso fra Romagnano e Vercelli, avviene a cura degli uffici del Genio civile di Novara e di Vercelli, secondo le rispettive competenze territoriali. In particolare, ricadendo il Comune di Albano Vercellese in Provincia di Vercelli, le estrazioni oggetto dell'interpellanza vengono eseguite su concessione del Genio civile di Vercelli stesso.
Le autorizzazioni sinora rilasciate da entrambi gli uffici in tutto il tronco del fiume Sesia in questione avvengono sulla base di piani di escavazione, approvati dal Magistrato per il Po. Alla data odierna risulta in essere una sola autorizzazione rilasciata dal Genio civile di Vercelli.
Premesso che, come detto, i piani generali di estrazione vengono approvati dal Magistrato per il Po di Parma e quindi dovrebbero conseguire ad operazione ultimata, generali miglioramenti di tutta la regimazione idrica del fiume Sesia, non può escludersi in via generale che l'operazione di estrazione autorizzata, nonché altre da ritenersi abusive, vengano a provocare i temuti inconvenienti.
A tale scopo sono stati invitati i competenti suddetti uffici del Genio civile a esercitare la massima possibile sorveglianza affinché le estrazioni avvengano secondo i migliori criteri di idraulica fluviale.
E' opportuno inoltre precisare che a monte delle disposizioni contenute nel testo unico 25.7.1904 n. 523, sono parimenti incaricati nell'esercizio del controllo, ai fini del rispetto delle norme di polizia idraulica, anche gli agenti giurati dei Consorzi idraulici e gli agenti giurati delle amministrazioni comunali.
Per quanto attiene alla richiesta per la realizzazione di opere di difesa della sponda destra del fiume Sesia nel territorio di Albano Vercellese, si riconferma quanto già detto in precedenza; in particolare le opere di difesa lungo il fiume Sesia nel tratto in questione sono classificate di terza categoria ai sensi del T.U. 25.7.1904 n. 523 e pertanto all'esecuzione delle stesse deve provvedere lo Stato o il Consorzio regolarmente costituito, secondo le rispettive competenze.
Al riguardo, in ogni caso, sono state date istruzioni agli uffici del Genio civile, competenti di accertare le effettive situazioni e sono in corso gli studi per l'eventuale progettazione anche delle opere necessarie nel quadro del piano generale di estrazione approvato dal Magistrato per il Po.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Prendo atto dell'interessamento del collega Petrini, Assessore ai lavori pubblici, a questo preoccupante problema che interessa non solo il territorio del Comune di Albano, ma il territorio di tutti i Comuni della sponda destra del fiume Sesia.
In modo particolare la segnalazione mi era stata fatta dal Sindaco di Albano, preoccupato perché si vede spogliato della proprietà comunale di cui è titolare il Comune. L'Assessore dice che sono abusivi in quanto la concessione è una sola. Pare invece che le concessioni siano rilasciate anche dal Genio civile di Novara, per cui possono essere gli escavatori della sponda sinistra che vengono verso la sponda destra a scavare ghiaia ed il flusso delle acque si ribalta sui territori della sponda destra.
Che il corso d'acqua del fiume Sesia sia di terza categoria è verissimo, tuttavia penso che rientri nelle possibilità della Regione quanto meno sollecitare il Magistrato del Po perché si assuma l'iniziativa di richiedere al Ministero dei lavori pubblici adeguati stanziamenti per completare quei lavori di regimazione delle acque che erano stati iniziati alcuni anni fa. Avrei voluto fosse presente anche il collega Fonio perch quale Presidente del Consorzio idraulico del Sesia, sino a qualche mese fa benché a perfetta conoscenza del problema in quanto aveva direttamente iniziato una consistente azione di sistemazione idraulica e di regimazione del corso d'acqua del Sesia.
Comunque rinnovo il ringraziamento al collega Petrini, raccomandandogli di seguire il problema per evitare che per abusi un Comune si veda spogliato delle proprietà che contribuiscono a migliorare le condizioni dell'economia comunale.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.
Passiamo alle interrogazioni.
Interrogazione del Consigliere Nesi: "Chiusura dello stabilimento di Divignano della S.s.S. De Giorgio. Iniziative per la difesa dei livelli occupazionali".
Risponde l'Assessore Conti però non c'è l'interrogante quindi diamo la risposta scritta.
Interrogazione del Consigliere Nesi: "Notizie circa l'attuazione delle convenzioni stipulate dalla Regione con gli Istituti bancari per i prestiti all'artigianato".
In rappresentanza del Presidente l'Assessore Paganelli farà una comunicazione nel momento in cui arriveremo alle comunicazioni.
All'interrogazione verrà data risposta scritta.
Interrogazione dei Consiglieri Carazzoni e Curci: "Ristrutturazione degli organici delle truppe alpine" E' un problema che avrebbe dovuto affrontare il Presidente Oberto, ma per stamani ha chiesto congedo e sarà qui solo nel pomeriggio. Mancano anche gli interroganti, semmai all'inizio della seduta del pomeriggio vedremo di esaurire anche questo argomento.
Interrogazione del Consigliere Nesi: "Iniziative della Regione in ordine al problema dei trasporti urbani di Biella e del Biellese".
Poiché manca anche l'Assessore Gandolfi, si rinvia.



FABBRIS Pierina

Desidererei avere, se fosse possibile, copia della risposta scritta che sarà data all'interrogazione.



PRESIDENTE

E' rinviata perché manca anche l'Assessore e quindi se lei intende innestarsi in questo discorso non avrà che da presentare un'interrogazione.
Interrogazione dei Consiglieri Rossotto-Zanone-Fassino-Gerini: "Paralisi della giustizia penale per lo sciopero dei Magistrati".
Intanto la paralisi non è solo della giustizia penale, e non si tratta dello sciopero dei magistrati, è sbagliata la dizione. L'interrogazione invece rispondeva esattamente al problema e si riferiva agli ufficiali giudiziari, non ai magistrati.
Anche qui manca il Presidente Oberto, vedremo all'inizio della seduta pomeridiana ciò che sarà possibile fare.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Comunicazioni del Presidente.


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri: Chiabrando, Debenedetti, Giovana Zanone; Oberto solo per la mattinata.


Argomento:

b) Presentazione ed assegnazione disegni di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati in data 25.2.1975 i seguenti disegni di legge dalla Giunta regionale: n. 258 - "istituzione dei parchi e delle riserve naturali;" n. 259 - "interventi a favore di Consorzi tra Enti locali per lo smaltimento dei rifiuti solidi", e sono stati rispettivamente assegnati alle Commissioni VII e V.


Argomento:

b) Presentazione ed assegnazione disegni di legge

Argomento:

c) Violenze fasciste avvenute in tutt'Italia e in special modo a Roma


PRESIDENTE

Voglio stamani ricordare solo due fatti: l'uno riguarda specificamente le violenze fasciste che in questo momento stanno avvenendo a Roma. Come i Consiglieri sanno, in questi giorni una serie di rinnovate violenze fasciste sono avvenute in altre parti d'Italia, specificamente anche a Napoli, ma a Roma con particolare intensità colpendo quartieri popolari istituzioni democratiche, sedi dei Partiti.
Noi le condanniamo con fermezza e chiediamo che il Governo voglia intervenire con efficacia e rapidità, in modo da garantire la vita delle istituzioni stesse e tutti quegli organismi, associazioni, sedi dei Partiti che in questi giorni sono stati attaccati dalle squadracce fasciste.


Argomento:

d) Sciopero dei dipendenti della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Il secondo avvenimento di oggi è quello dello sciopero dei dipendenti regionali. Non sto qui a ricordarne i motivi perché tutti i Consiglieri li conoscono, però è un problema che va affrontato con rapidità e celermente risolto. Quindi se un invito vi può essere al Governo regionale è quello di provvedere quanto più rapidamente possibile e per quanto riguarda l'inquadramento e per quanto riguarda le mansioni e la presentazione del disegno di legge per la strutturazione degli uffici regionali. Sono cinque anni allo scadere della legislatura e mi pare che i dipendenti possano legittimamente aspettarsi dalle forze politiche questo atto che praticamente consentirebbe loro di avere una propria configurazione all'interno dell'istituzione regionale.
Le comunicazioni del Presidente hanno così termine.
L'Assessore Paganelli vuole fare una comunicazione per quanto concerne quel problema che non è stato possibile discutere nell'interrogazione.


Argomento: Artigianato

Comunicazioni della Giunta regionale circa l'attuazione delle convenzioni stipulate dalla Regione con gli Istituti bancari per i prestiti all'artigianato


PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria e artigianato

Signor Presidente, effettivamente lei mi ha sollecitato a dare una comunicazione al Consiglio che ritengo quanto mai utile ed opportuna.
Se si fosse discussa l'interrogazione presentata dal Consigliere Nesi circa l'attuazione della legge di prestiti all'artigianato il Consiglio sarebbe venuto a conoscenza dello stato di attuazione di questa legge, ma poiché il documento avrà la sorte della risposta scritta, ritengo opportuno fornire ai colleghi qualche dato.
Si tratta di una legge che si è messa in movimento e sono state esaminate dal Comitato tecnico 555 pratiche per un ammontare di poco inferiore ai cinque miliardi di investimenti; di questi cinque miliardi ne è effettivamente stato erogato agli articoli circa uno perché evidentemente vi sono anche dei tempi tecnici dall'esame del Comitato alla delibera di Giunta, la quale deve seguire la sorte di tutte le delibere e quindi avere il visto del Commissario di Governo, dopo di che se ne dà comunicazione alle banche.
Abbiamo cercato di limitare il tempo al minimo ma per tutte queste operazioni ci vogliono circa due mesi. Comunque la legge è in movimento e gli artigiani stanno ottenendone i primi benefici.
Il Comitato funziona bene e non si limita solo ad un esame burocratico delle pratiche, ma cerca anche di darsi degli indirizzi i quali verranno verificati dopo un trimestre di attività del Comitato.
Il Comitato ha iniziato a funzionare alla fine di dicembre e alla fine di marzo si farà il punto perché è intendimento della Giunta rappresentata dall'Assessore all'artigianato che lo presiede, far sì che allorquando si dovrà fare la relazione annuale questa non sia solamente una relazione burocratica di ciò che è stato fatto, ma possa offrire lo spunto alla Giunta e al Consiglio che ci sarà in quel momento per effettuare eventuali modifiche della legge che possano migliorarne il contenuto e le procedure.
A completamento debbo anche dire che dopo un periodo di stasi di alcuni mesi, l'artigiancassa ha avuto dei limitati finanziamenti ed ha ripreso l'esame delle pratiche e l'erogazione dei contributi. Sostanzialmente, per quanto riguarda l'artigianato, nel meccanismo delle agevolazioni si pu dire che in questo importante settore (che nella nostra Regione ha un'incidenza primaria) c'è stata una certa ripresa.



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore di queste sue comunicazioni che ritengo significative ed importanti.
Vi sono Consiglieri che desiderano intervenire? Nessuno. Chiudiamo così il punto sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale - Università

Esame proposta di legge n. 101 presentata dai Consiglieri Nesi, Simonelli Viglione, Fonio e Calsolaro "Concessione di un contributo annuo per il finanziamento dell'Istituto universitario di studi europei di Torino" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di legge n. 101 presentata dai Consiglieri Nesi, Simonelli, Viglione, Fonio, Calsolaro "Concessione di un contributo annuo per il finanziamento dell'Istituto universitario di studi europei di Torino".
A questo punto il Consiglio che cosa ritiene di fare? La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Vorrei solo chiedere alla Giunta (ma sono certo che la richiesta sarà accolta) l'assicurazione che nel corso della giornata la breve informazione sull'andamento delle trattative che riguardano l'occupazione in Piemonte soprattutto per quanto concerne la Montedison, sarà correttamente svolta magari oggi pomeriggio, dal Presidente della Giunta Oberto, in quanto sappiamo che ieri c'è stato un incontro e qualsiasi forma di intervento di informazione, può essere estremamente utile in un momento come questo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli:



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Nessuna difficoltà, chiederei soltanto che avvenisse nel pomeriggio alla presenza del Presidente, anche per avere dal collega Conti, che ieri è stato a Roma, le ultime informazioni.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per una breve riunione dei Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 10,20, riprende alle ore 10,45)


Argomento: Nomine

Istituzione Commissione tecnica regionale (art. 6 legge regionale 8.11.1974, n. 32): designazione di cinque esperti nelle materie chimiche o biologiche o di medicina igienistica o di ingegneria


PRESIDENTE

La seduta riprende con il punto quinto dell'ordine del giorno: "Istituzione Commissione tecnica regionale (art. 6 legge regionale 8.11.1974 n. 32): designazione di cinque esperti nelle materie chimiche o biologiche o di medicina igienistica o di ingegneria".
Procediamo alla votazione che, ricordo, per queste nomine si effettua con scheda limitata a 3 (e 2) nomi.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti: n. 30 hanno riportato voti: VIAZZO Giuseppe n. 18 CERETI Carlo n. 18 VERCELLONE Massimo n. 18 SAPETTI Carlo n. 12 PIETRI Massimo n. 12


Argomento: Nomine

Istituzione del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti (art 2 legge regionale 30.12.1974, n. 41): nomina di nove esperti di economia e tecnica dei trasporti


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto sesto dell'ordine del giorno: "Istituzione del Comitato regionale di coordinamento dei trasporti (art. 2 della Legge regionale 30/12/1974, n. 41): nomina di nove esperti di economia e tecnica dei trasporti".
Procediamo alla votazione. Ricordo che il voto è limitato a due terzi dei componenti previsti, quindi a sei.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti: n. 30 hanno riportato voti: NIGRA Martino n. 18 PATRIA Renzo n. 18 CATTANEO Paolo n. 18 MASPOLI Giuseppe n. 18 CRAVERI Piero n. 18 BULLA Riccardo n. 18 BAJARDI Sante n. 12 RADICIONI Raffaele n. 12 DOMINICI Alfredo n. 12


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Esauriti così anche questi due punti all'ordine del giorno, vorrei che il Consiglio mi precisasse come intende procedere.
Ricordo, per quanti non fossero ancora in aula, che il progetto di legge n. 101: "Concessione di un contributo annuo per il finanziamento dell'Istituto universitario di Studi europei di Torino", è stato inviato per l'esame alla I Commissione, in quanto questa in proposito non si è mai espressa.
Chiede di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà



RIVALTA Luigi

Visto che sono insorti degli equivoci, che hanno determinato irritazione per il modo in cui oggi sono stati avviati i lavori del Consiglio, preciso che il nostro intendimento è che si proceda secondo la successione contemplata nell'ordine del giorno. Pertanto, essendo stati esauriti i punti 5 e 6, non resta che passare all'esame del punto 7.



PRESIDENTE

Desidero si sappia che questo era anche l'intendimento del Presidente che aveva insistito in ogni modo appunto perché si procedesse alle nomine ora effettuate.



RIVALTA Luigi

Mi è stato spiegato, e proprio per darle atto ho voluto fare questa precisazione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

A proposito della legge che lei ha citato, per la concessione di un contributo annuo in favore di quell'Istituto di studi europei che nessuno sa bene cosa sia, nella Conferenza dei Capigruppo di ieri noi non abbiamo soltanto constatato che la I Commissione non si era mai espressa, ma che neanche la III Commissione, cui il disegno di legge è stato affidato, ha mai concluso i suoi lavori, perché è mancato il parere della Giunta.
Inoltre, ieri, nella Conferenza dei Capigruppo, è emerso il parere pressoché unanime che questo progetto di legge abbia bisogno di una rielaborazione e vada collocato in un contesto completamente diverso.
Quindi, se noi non discutiamo questa mattina questo progetto di legge come convenuto ieri nella Conferenza dei Capigruppo, non è soltanto perch la I Commissione non si è riunita e non lo ha esaminato, ma per un giudizio politico abbastanza netto e preciso. Questo credo avesse il dovere di dire anche il Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Il disegno di legge è stato richiamato in aula dai proponenti. Per farlo depennare dall'ordine del giorno non basta un giudizio politico negativo: occorre che siano gli stessi presentatori a ritirarlo per una eventuale rielaborazione. Se il ritiro non avviene, dev'essere posto in discussione in modo che il Consiglio possa esprimersi su di esso con un voto. Fino a questo momento, anche se sono al corrente di pareri discordi rispetto a questa proposta, posso dire soltanto che, essendo stato chiamato dal Capogruppo socialista, il disegno di legge rimane nell'ordine del giorno, a meno che i proponenti decidano il suo rinvio alle Commissioni.
Per parte mia - sono anch'io fra i presentatori - non avrei alcuna difficoltà al rinvio, ma non conosco l'opinione dei miei compagni di Gruppo.



BERTI Antonio

E' una questione sulla quale è bene essere molto chiari I proponenti la legge, richiedendo la iscrizione di questo punto all'ordine del giorno, visto che erano stati da tempo superati i termini fissati dal Regolamento, hanno esercitato un loro diritto, come del resto avevamo fatto noi alcune sedute fa per l'iscrizione all'ordine del giorno delle leggi sull'agricoltura.
A questo punto vi sono due possibilità che una valutazione politica complessiva induca i proponenti a ritirare la proposta per rielaborarla oppure che essi, come è loro diritto, chiedano che su questa legge si svolga il dibattito e intervenga la votazione. In quest'ultimo caso il mio Gruppo non ha nulla a ridire, ma preannuncia che, così com'é, la proposta non avrà il voto del Partito comunista.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Io intervengo soltanto sul piano procedurale, non sulla questione sollevata dal collega Berti.
Alla I Commissione vengono sempre passati, per l'esame in sede consultiva, tutti i progetti di legge che comportano spesa, all'atto dell'assegnazione alla Commissione di merito per la relazione. Per sveltire i lavori del Consiglio, in passato la I Commissione aveva anche provveduto a dare pareri sulla parte finanziaria indipendentemente dal dibattito nella Commissione di merito, Poiché ciò ha comportato in molti casi inconvenienti, particolarmente quando si trattava di progetti di legge per i quali si passa da un anno all'altro dalla proposta all'approvazione, si è deciso di non esaminare più progetti preventivamente rispetto alle decisione delle Commissioni di merito. Solo per questo motivo la I Commissione non ha preso in esame il progetto in questione: in quanto mai da altre Commissioni permanenti che avevano l'incarico referente è stata comunicata la conclusione del dibattito in proposito.



PRESIDENTE

Se il disegno di legge richiamato in aula non viene ritirato dai presentatori, perché possa essere proposto alla votazione del Consiglio deve essere passato, comunque, al vaglio della competente Commissione finanziaria, che si deve pronunciare in merito alla sua recepibilità.
Seguendo una procedura invero inconsueta, chiedo agli altri presentatori della legge se non ritengono sia opportuno rimandarla per un riesame in Commissione, così che possa essere praticamente depennata dall'ordine del giorno dei lavori odierni. Per quanto mi riguarda personalmente, sono favorevole a questa soluzione; però vorrei sapere che ne pensano gli altri proponenti. Lei, Consigliere Fonio, è d'accordo?



FONIO Mario

Anch'io non posso prendermi l'arbitrio di pronunciarmi a nome degli altri proponenti.
Data la situazione, anche secondo me non si può che far richiamo alla necessità di un esame della I Commissione. Pur prendendo atto delle valutazioni del Capogruppo comunista, con tutte le conseguenze del caso nella situazione quale si presenta al Consiglio stamattina personalmente non mi sento di decidere, in rapporto a queste valutazioni di merito, di ritirare il progetto di legge.
C'è stata una richiesta per l'iscrizione all'ordine del giorno; se manca formalmente il parere della I Commissione si rimanga in questo ambito; la legge avrà poi la sorte che deriverà dal risultato della votazione.



PRESIDENTE

Mi sembra allora che la decisione dei presenti fra i proponenti socialisti sia di depennare questo punto dall'ordine del giorno odierno e di mandare la proposta alla I Commissione.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate - Artigianato

Esame disegno di legge n. 189 "Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate."


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 189: "Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate".
La II Commissione scrive: "Si trasmette in allegato copia del disegno di legge n. 189: 'Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate', assegnato a questa Commissione in sede referente ed esaminato dalla Commissione stessa in data 19.2.'75, con parere favorevole".
C'è inoltre una relazione verbale in cui si dice che la I Commissione l'ha approvato.
Passiamo ora alla discussione. La parola al relatore, Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Signor Presidente colleghi Consiglieri, il disegno di legge n. 189 della Giunta regionale, che ha come argomento "Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate" è certamente un disegno di legge che viene da lontano.
Fin dal momento in cui questa Regione ha iniziato la sua attività è apparso a tutti evidente la realtà di una industria piemontese imperniata essenzialmente sulla produzione automobilitica, e quindi tale da determinare situazioni di marcato squilibrio fra le varie aree piemontesi.
L'attrazione esercitata dall'industria dell'automobile ha infatti concentrato nell'area torinese una serie di attività indotte di piccole e medie industrie legate a quella dell'automobile. Anche se possiamo ammettere che si è trattato più che altro di una concentrazione, che non ha raggiunto purtuttavia i limiti della congestione, non c'è alcun dubbio che questo fenomeno si è rivelato abbastanza esiziale nei confronti di altre aree piemontesi per le quali l'attività industriale è diventata piuttosto asfittica ed ha attraversato indubbi momenti di crisi.
Credo si possa senz'altro affermare che individuammo tutti, fin dall'inizio, le aree in cui questa situazione si andava verificando distinguendo le aree che tuttavia tenevano (parlo di quella di Novara riferendo sempre il discorso a qualche tempo fa, perché oggi la situazione è purtroppo in evoluzione come tutti ben sappiamo, e dell'area alessandrina vera e propria) da quelle che mostravano chiari segni di decadimento comunque non in grado di contribuire ad eliminare le notevoli differenze fra i redditi della Provincia di Torino e quelli di altre Province piemontesi. Era quindi apparso immediatamente necessario un intervento della Regione per creare una diversificazione e soprattutto per spingere con i mezzi di cui la Regione era ed è in possesso affinché vi fosse un riequilibrio a livello territoriale per questo tipo di attività. Dobbiamo riconoscere anche che le competenze della Regione in materia industriale sono competenze che andiamo per necessità man mano acquistando, ma non ben chiarite, anzi non comprese affatto fra le materie di competenza di cui parla l'art. 117 della Costituzione. Purtuttavia, la Regione ha ritenuto sempre che si dovessero effettuare interventi tali da portare sulla base di determinate linee programmatiche a raggiungere i risultati che si volevano raggiungere. D'altra parte, lo stesso intervento che la Regione ha fatto all'epoca dell'insediamento della Fiat a Crescentino e successivamente della Lancia a Verrone (e fu un intervento tendente a ridurre gli effetti negativi di questo tipo di orientamenti, o comunque ad inquadrarli in una valutazione generale programmatica della Regione) dimostrano chiaramente la sensibilità che si è sempre avuta da tutte le forze politiche del Consiglio per questo tipo di problema. Mi sembra sia apparsa anche chiara a tutti la necessità di intervenire su un terreno effettivo, su un terreno di possibilità concrete, rappresentato sotto questo profilo, in mancanza di una contrattazione che legasse la possibilità delle autorizzazioni alla chiara individuazione anche della localizzazione, alla forma che, direi abbiamo seguito, e che in realtà abbiamo ripreso anche al momento della discussione sul bilancio, della incentivazione programmata, e credo che in questo caso ci troviamo di fronte ad una vera e propria azione programmatica in questo senso.
Il primo disegno di legge, ricorderò brevemente, aveva una tendenza generalizzata: faceva riferimento alla possibilità di contribuire alla costruzione di aree industriali attrezzate, demandando a certi criteri di priorità selezionatori all'interno di una valutazione successiva le richieste. Il secondo disegno di legge presentato dalla Giunta ha il merito di aver individuato in termini chiari le aree su cui intervenire, con altrettanto chiari obiettivi di programmazione, tenendo conto, cioè, dei dati che si stanno verificando in quelle aree e degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Non starò a fare la lunga discussione che hanno fatto competentemente gli esperti che hanno, penso, in accordo con l'Assessorato all'industria fatto questo tipo di valutazione. Dirò semplicemente che i parametri seguiti sono stati fondamentalmente due, apparentemente in contraddizione fra loro: il criterio di intervenire nei settori di autentico decadimento che avevano evidentemente anche conseguenze sulle caratteristiche degli insediamenti, sullo spopolamento di determinate aree, e contemporaneamente quello di predispone un punto, una linea di indirizzo verso la quale far convogliare le iniziative industriali del Piemonte. E questi parametri avevano indicato, in ordine di importanza, il Casalese, l'area di Mondovì e l'area di Borgosesia.
A questo punto, durante la consultazione effettuata per la legge insieme con la II Commissione, si è inserita la richiesta, direi drammatica, della proposta di legge del Comune di Vercelli, che la faceva non per sé ma per tutta l'area ecologica vercellese. Noi conosciamo le difficoltà in cui tuttora si dibatte l'area vercellese, che per ragioni anche geografiche è in un certo senso tagliata fuori dalle grandi linee di traffico autostradale e che ha subito in questi ultimi anni un decadimento notevole, anche se i parametri che si possono attribuire all'area vercellese erano quantitativamente al di sotto di quelli stabiliti per le altre tre aree. I Commissari della II e della VII Commissione hanno tuttavia riconosciuto insieme con la Giunta l'opportunità di questo ulteriore inserimento e il conseguente aggiornamento degli impegni finanziari. Lo scopo non era evidentemente di ripartire uno stanziamento su un numero imprecisato, o comunque in aumento, di aree, ma di assicurare l'efficienza per ciascuna delle aree che si indicavano. E' venuto fuori così il disegno di legge n. 189, che viene portato oggi all'attenzione e alla votazione del Consiglio regionale. E' un intervento finanziario diretto, molto preciso, perché assegna contributi dell'ordine del 70% per singoli Comuni e del 100% per Consorzi di Comuni tendendo cioè a privilegiare unione di diverse forze di Enti locali, intervento certamente destinato ad incidere nella realizzazione di queste aree industriali attrezzate.
A questo punto potremmo domandarci tutti - e la domanda è emersa anche nel dibattito in Commissione - quale destino potrà avere questa legge. Non credo ci debbano essere timori sotto questo profilo, perché l'azione che viene intrapresa in questo momento si pone correttamente sul filo di una programmazione che è il nostro compito; potremo avere nell'immediato successi meno marcati, potremo forse vedere diluita nel tempo quella che è una aspettativa che invece gradiremmo fosse realizzata subito, ma non ci siamo certo mossi in una direzione sbagliata, in una direzione in cui non si possa realizzare un obiettivo concreto. Anche dal punto di vista della individuazione delle aree, della destinazione quindi, dei fondi alle quattro aree, mi pare non possa sussistere dubbio sulla aspettativa che da parte degli Enti locali interessati alle aree stesse c'é per questa legge.
Noi auspichiamo che il travaglio economico, la grave crisi che ci sta investendo sia vicina a risolversi e che anche per il Piemonte si stia approssimando il momento di un ulteriore decollo: ma non può trattarsi di un decollo tradizionale, bensì di un decollo indirizzato, programmato, che tenda cioè a realizzare obiettivi coerenti con una programmazione regionale. La programmazione regionale, nello spingere le attività produttive in queste aree che sono state chiaramente individuate chiaramente scelte, è coerente, ripeto, con l'ipotesi generale del riequilibrio territoriale, e quindi del riequilibrio produttivo e, se vogliamo, del riequilibrio sociale, perché ci sarà certamente una conseguenza sociale anche in questa direzione.
Non sto a descrivere i termini concreti dell'articolato della legge che sono certamente a conoscenza di tutti i colleghi. Potranno forse emergere osservazioni, che anche nel dibattito fra le due Commissioni erano state avanzate, in merito alla incompletezza di alcuni deterrenti o di controllo o di verifica nel momento attuativo. Direi che non possiamo sotto questo profilo accentuare termini molto marcati nello stabilire limiti tempi, termini, o, se volete, modalità di controllo, pena lo stesso ritorcersi nei confronti della Regione dell'iniziativa che si intende invece realizzare. Sono invece chiarite in termini precisi le modalità di presentazione delle richieste di finanziamento, di approvazione dei progetti e di attuazione graduale delle stesse aree, con indicazioni molto precise sul piano tecnico, anche se, diremo così, basate sul minimo di standards urbanistici in questa direzione.
Ripeto, concludendo, che si tratta di una legge che dimostra estrema fiducia in primo luogo negli Enti locali e nei loro Consorzi - una fiducia che certamente non è mal riposta - anche proprio sul piano dell'attuazione della costruzione di queste aree. Noi riteniamo che questi Enti non potranno disattendere le aspettative regionali e contribuiranno non solo ad individuare poli di sviluppo alternativo nella Regione Piemonte ma anche a documentare che la Regione ha una visione propria, una visione che non scaturisce da ambizioni dittatoriali ma frutto di larghe consultazioni insieme con tutti gli Enti locali interessati, e che ha quindi obiettivi verso i quali la comunità piemontese dovrà contribuire a far procedere lo sviluppo produttivo.
Le aree per ora sono quattro, ma la legge non ha certamente esaurito in esse il proprio compito: sarà evidentemente l'esperienza, che ci auguriamo positiva, a dirci se e in qual misura si possa estendere il campo degli interventi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

La discussione su questa legge, per la costituzione di aree attrezzate industriali, costituisce per noi un fatto di grande interesse. Intanto perché si tratta di un intervento che si pone con una certa concretezza nella direzione di recuperare ad uno sviluppo almeno sufficiente aree depresse della nostra Regione. Sotto questo profilo, costituisce un impegno ad operare al fine di invertire la tendenza, fino ad oggi registrata, ad una concentrazione di popolazione e di attività nell'area torinese. E' una legge di interesse generale, pertanto. Anche se non compiutamente, si raccolgono in essa una serie di impostazioni, di proposte politiche e culturali che noi abbiamo fatto, e facciamo da tempo; intorno ai problemi dello sviluppo e della pianificazione regionale. Ma, oltre ad elementi di interesse generale, costituisce una risposta specifica a quanto noi abbiamo richiesto come intervento concreto a questa Giunta.
Ricorderete che da tempo noi non solo sosteniamo la necessità di impostare sul piano generale un diverso sviluppo regionale, ma chiediamo fatti concreti in direzione delle aree esterne a quella torinese. In questo senso abbiamo espresso le nostre proposte ogni qual volta si è trattato di decidere la ripartizione di finanziamenti (così, ad esempio, per l'applicazione della legge sulla casa). Proprio nel campo specifico dello sviluppo industriale abbiamo chiesto che si promuovessero iniziative per la formazione di aree attrezzate nelle zone di Casale, di Mondovì e della Valsesia. Avrete tutti presente il giornale che noi abbiamo distribuito in occasione della formazione dell'ultima Giunta di Centro-Sinistra, che ha costituito, sia pure in modo non formale, una controproposta al programma di attività che ci era stato allora presentato. Proprio in quel nostro documento di linee programmatiche (e che avevamo intitolato: le cose che si possono fare nei diciotto mesi che ancora ci restano di legislatura), le zone di Casale, di Borgosesia e di Mondovì erano indicate come le aree su cui bisognava dare concretezza a questa linea di sviluppo industriale decentrato rispetto a Torino. Queste tre aree erano state scelte da noi come punto di riferimento per una prima iniziativa, sulla base degli indici socio-economici, che mostravano una grave situazione, passibile di ulteriore recesso socio-economico, da cui potrebbe essere impossibile un recupero futuro. Quindi, una scelta ancorata non soltanto ad un rapporto empirico con questa realtà, al rapporto di conoscenza che ci dà la nostra azione politica, ma anche fondata su alcuni dati di lettura oggettiva della situazione regionale.
Nel corso della discussione in Commissione siamo stati proponenti dell'inserimento anche dell'area di Vercelli, sia per l'attuale aggravamento della situazione che si sta generando in quell'area, sia perché, in effetti, gli stessi indici parametrici, che alla data del censimento permettono di misurare la situazione economica e sociale nelle varie aree ecologiche del Piemonte, mostrano come l'area di Vercelli, pur trovandosi in situazione lievemente meno peggiore delle altre tre aree Casale, Borgosesia, Mondovì è in effetti l'area, dopo queste tre, in situazione più grave.
Avevamo pure sostenuto e richiesto in Commissione che insieme all'inserimento dell' area di Vercelli, per questo primo intervento di costituzione di aree attrezzate, ci fosse anche quello dell'area di Savigliano-Fossano-Saluzzo, in quanto presenta situazioni analoghe a quelle dell'area di Vercelli. Ma l'area di Savigliano-Fossano-Saluzzo non è stata inserita. Noi ce ne rammarichiamo, perché non vediamo differenze fra l'area di Savigliano-Fossano-Saluzzo e quella di Vercelli. Pensiamo che rapidamente dobbiamo promuovere iniziative per recuperare, attraverso l'attrezzatura di aree industriali, l'area di Savigliano-Fossano-Saluzzo come altre aree piemontesi che sono in situazione di difficoltà.
La politica di piano, che finora non è stata attuata, ma che vogliamo si attui rapidamente, deve supplire alle carenze che oggi esistono nella politica di sviluppo industriale, e deve consentire di inserire in modo organico in questa politica di riequilibrio territoriale le altre aree ecologiche che sono in situazione difficile: penso, ad esempio, alle aree del Cuneese, che certamente non presentano condizioni di sviluppo economico e sociale positivo.
Ciò detto, tuttavia non dobbiamo dimenticare l'area di Torino. E' un'area che presenta un intenso sviluppo, su cui dobbiamo intervenire con la formazione di aree attrezzate, nell'ambito delle linee del piano territoriale, per poter controllare appieno i processi che vogliamo promuovere di localizzazione di nuovi pur limitati insediamenti industriali e di rilocalizzazione di quelli esistenti. La politica di costituzione delle aree attrezzate non può dunque fermarsi alle quattro aree oggi individuate, ma va estesa - e a questo punto diciamo "organicamente" all'interno di una politica di piano regionale - a tutte le aree, compresa quella di Torino, nel caso specifico per controllare lo sviluppo industriale, farlo localizzare, all'interno dell'area, là dove riteniamo più opportuno, promovendo processi di rilocalizzazione di quelle industrie che nella conurbazione torinese si ritiene di non dover più mantenere, ma che è necessario rilocalizzare nella stessa area ecologica di Torino.
Troviamo elementi di interesse in questa legge, perché nel lavoro in Commissione - le cose che ho detto hanno già espresso in parte questa mia convinzione - ci siamo sentiti parte attiva e propositiva: non soltanto per la nostra richiesta iniziale di formulare progetti di aree attrezzate in quelle aree, ma anche come partecipi della sua elaborazione. Si è visto sotto questo profilo, che ove ci si confronta sui problemi della realtà regionale, valutati senza remore, senza tentazioni clientelari, che quando si promuove una valutazione oggettiva della realtà; il lavoro in Commissione diventa proficuo; il lavoro delle forze politiche che esprimono effettivamente le forze popolari, le forze attive della nostra Regione trovano punti di contatto, punti di convergenza, punti di azione comune, il che non può che rendere più rapido il lavoro (tutto sommato, dobbiamo considerare che la fase di esame di questa legge, dall'autunno scorso ad oggi, sia stata, rispetto ad altre, abbastanza veloce) e portare a risultati che dobbiamo ritenere positivi. In questo modo si riesce a far esprimere, a livello del dibattito e dalle scelte nella Commissione e nel Consiglio, quell'unità di intenzioni che esiste a livello della realtà e della comunità regionale.
Però, pur essendo portatrice in sé di questi elementi positivi, questa legge ha ancora delle carenze, delle insufficienze, delle difficoltà da superare. Ci siamo resi conto in Commissione, che per andare avanti è necessario procedere ad una definizione dei settori produttivi che vogliamo si dislochino nelle aree in attuazione, ai fini di una politica di diversificazione produttiva regionale. L'attuazione di queste aree attrezzate, la loro entrata in funzione, la loro gestione, presuppone che la Regione sia in grado di indirizzare in quei luoghi nuove industrie. Il problema non è solo urbanistico.
Nella legge vi è poi incertezza nella definizione delle modalità d'uso dei suoli, - ma a ciò si potrà trovare rimedio nella convenzione di destinazione dei lotti all'industria. Le leggi nazionali impongono che almeno una aliquota venga concessa in diritto di superficie; il riferimento alla legge nazionale comporta pertanto che una parte di queste aree vengano concesse in diritto di superficie, e una parte in proprietà. Noi propendiamo perché queste aree siano concesse totalmente in diritto di superficie; cioè che esse non possano diventare di proprietà privata, ma vengano a far parte del patrimonio pubblico inalienabile (in questo caso degli Enti locali e dei loro Consorzi che devono attuare e gestire queste aree attrezzate).
Esistono poi limiti anche dal punto di vista del finanziamento soprattutto in relazione al rapido aumento dei costi delle opere infrastrutturali che ci sono stati in questi mesi: se sei o sette mesi fa si poteva pensare che il finanziamento coprisse una parte sostanziale delle opere infrastrutturali previste, forse oggi non è più così, e non lo sarà nei prossimi mesi, nel prossimo anno, quando dovrebbero entrare in esecuzione le opere promosse da questa legge. Pensiamo comunque che non sia questa una ragione per una contrapposizione a questa legge: potremo successivamente rifinanziarla, colmando le carenze di finanziamento che eventualmente si fossero generate.
Un elemento positivo che riconosciamo nella legge, in cui vediamo il risultato del contributo che noi abbiamo dato in generale nel definire le modalità di intervento della Regione, è costituito dal fatto che l'investimento che la Regione promuove, nel caso di Consorzi di Comuni, è del 100% della spesa necessaria per le opere. Quindi, sotto questo profilo nella misura in cui il Consorzio dei Comuni opera, c'è la garanzia di un finanziamento totale, senza possibilità di rinvii e di ritardi, dovuti a difficoltà di finanziamento dei soggetti chiamati a compartecipare con la Regione.
Un altro elemento di incertezza invece, si ha per quel che concerne i tempi. La legge è stata congegnata in modo che vengano ridotti i tempi morti per passaggi e procedure burocratiche. Ma poiché la legge coinvolge altri soggetti, sarebbe stata necessaria una precisazione di scadenze. La legge avrebbe dovuto esprimere un programma temporale anche della sua attuazione, per indurre e imporre delle responsabilità agli altri soggetti che sono chiamati ad operare in base ad essa. Ma penso che si potrà eliminare questa manchevolezza attraverso il regolamento che sarà necessario formulare per precisare la procedura di attuazione della legge.
Grave è invece l'elemento di incertezza costituito dal fatto che queste aree verranno scelte - poiché così imporrà di fare l'urgenza che tutti riconosciamo - al di fuori di una effettiva pianificazione territoriale delle aree ecologiche in cui si deve operare. E' questo il momento per incominciare a promuovere la pianificazione territoriale, insieme a quella economica e sociale, dei comprensori interessati. Ma ci troviamo comunque a dover scegliere in assenza di una pianificazione territoriale che ci avrebbe invece consentito di limitare al massimo gli errori di ubicazione delle aree industriali. E qui non possiamo non denunciare, una volta ancora, il ritardo dell'azione della Giunta regionale, dell' Assessorato competente, a promuovere la pianificazione territoriale di coordinamento nelle varie aree ecologiche.
Sarà quindi necessario, e imporrà forse dei ritardi, vagliare la scelta delle aree, quando verranno indicate dai Comuni, in modo da cercar di limitare al massimo gli errori che si possono commettere per una insufficienza di azione pianificatrice territoriale. Al di là di queste incertezze che noi vogliamo rimarcare e che a nostro avviso non sono affatto marginali, questa legge sotto i vari profili che ho indicato dell'impegno concreto, della scelta di una inversione di tendenza dello sviluppo rispetto a quello che si è avuto nel passato, rappresenta qualcosa di sostanzialmente positivo.
Rileviamo questo carattere positivo essenzialmente con riferimento a quegli Assessorati che l'hanno promossa, mentre non ha il conforto - e come dicevo prima, l'assenza della pianificazione territoriale nell'area ecologica lo dimostra - di un analogo atteggiamento da parte di tutti gli Assessorati. Direi che questa legge individua e fa emergere, per gli aspetti contradditori che contiene, una disorganicità di comportamento da parte della Giunta regionale. A questa legge non si affiancano, infatti scelte coerenti dal punto di vista delle infrastrutturazioni generali del territorio, dal punto di vista delle politiche di intervento settoriale ho citato quella della pianificazione urbanistica ma potremmo citarne altre, per esempio quella dei lavori pubblici, quella dei trasporti. Per dare sostanza a questa politica di costruzione delle aree attrezzate, per impedire che esse divengano delle isole in un ambito territoriale che non è in grado di contenerle, è necessario sostenerle, renderle attive attraverso una politica di piano comprensoriale e regionale.
Sotto questo profilo credo quindi sia necessario e giusto richiamare l'attenzione degli altri Assessorati perché la loro politica assuma questo carattere, questo tipo di impegno programmatorio, si coordini con le scelte che sono state fatte. Se gli altri Assessorati promuoveranno dispersioni di spesa, non coerenti con le scelte che stanno alla base di questa legge, si potrebbe vanificare la politica che questa legge intende promuovere.
Sostanzialmente, mentre qui emerge una scelta di indirizzo fra le varie aree ecologiche, una scelta di priorità, negli altri Assessorati ci troviamo di fronte ad una politica di finanziamento e di spesa che non fa differenziazioni; e ad un atteggiamento passivo della Regione nei confronti della richiesta di contributi. Così quella che finisce ad avere la prevalenza - noi più volte abbiamo cercato di documentarci in proposito, ma non ce ne è mai stato dato modo - è, non credo di sbagliare nel sostenerlo l'area torinese, che, proprio per la forza che ha acquisito con lo sviluppo abnorme del passato, riesce, anche in questa corsa alla concessione dei contributi ad avere la preferenza ed a sopraffare le altre aree ecologiche.
In questa legge c'è un indirizzo di tipo diverso, e io credo che a questo indirizzo diverso e al carattere di scelte prioritarie che questa legge promuove debbano uniformarsi le attività degli altri Assessorati.
Manca, in generale, la politica di piano, per cui, come dicevo, prima questa iniziativa assume il carattere di una iniziativa di emergenza e di urgenza. Condividiamo che si debba anche operare in questo modo; ma anche questo carattere di emergenza e di urgenza è l'indice di carenze della politica della Regione. Se il piano di sviluppo fosse già elaborato, non ci troveremmo a dover giustificare come intervento di emergenza e di urgenza questa legge;, essa sarebbe stata congegnata in modo da costituire strumento di attuazione del piano di sviluppo.
Il provvedimento che si sta promuovendo è essenzialmente di natura urbanistica, mentre il centro dell'attenzione è l'industria e lo sviluppo economico. Dobbiamo, credo, prendere atto tutti, senza farci alcuna illusione, che questo è un provvedimento essenzialmente, sostanzialmente di carattere urbanistico; che offre certamente dei vantaggi anche per l'operatore economico (i vantaggi derivano dal trovarsi in un' area organizzata e quindi con costi di gestione della stessa attività industriale indubbiamente minori); vantaggi anche per il singolo operatore industriale, perché lì può trovare dei servizi esterni all'attività industriale (e nella legge sono appunto elencati), che sono quelli, per esempio, delle mense, dell'infermeria, dei servizi di manutenzione, dei servizi generali, della gestione generale dei servizi necessari, che possono costituire possibilità di riduzione delle tensioni sociali e giusta risposta alle rivendicazioni dei lavoratori, da un lato, e dall'altro delle economie di scala nella gestione dell'attrezzatura; lì può essere attuata una politica di cooperazione fra le varie industrie piccole e medie, di scambio di attività, di formazione di mano d'opera qualificata, di commercializzazione dei prodotti.
Ma tutti questi vantaggi, che emergono da questa politica essenzialmente di natura urbanistica, che tende a far concentrare un insieme di industrie, non sono elementi di per sé sufficienti a far sì che le industrie vadano effettivamente a localizzarsi in quelle zone. I vantaggi che una industria può trovare nell'area torinese, per il complesso di fattori che in essa sono presenti quanto a vita economica, sociale e culturale, sono comunque enormemente più forti di quelli che noi possiamo offrire con la costituzione di queste aree attrezzate.
Non siamo, cioè, in presenza di interventi urbanistici per la formazione di aree industriali in zone di sviluppo. Certo, in una zona di forte sviluppo è sufficiente l'intervento di carattere urbanistico per orientare l'insediamento delle industrie; cioè le industrie sono, per un processo economico generale, per il loro interesse aziendale, orientate a localizzarsi in aree di forte sviluppo; e all'interno di quella localizzazione è possibile con una politica urbanistica imporre l'ubicazione che dal punto di vista sociale si ritiene più opportuna. Qui siamo in presenza invece di aree di sottosviluppo, o di assoluta mancanza di sviluppo, per cui non è sufficiente la politica urbanistica a generare una domanda di insediamento industriale. In questo caso è necessario contemporaneamente (e qui richiamo di nuovo la disorganicità della politica che emerge da parte della Giunta), per indurre le industrie ad insediarvisi, far sì che sia incentivato lo sviluppo economico globale dell'area: quindi, sviluppo dell'agricoltura, sviluppo dei servizi sociali sviluppo generale della vita sociale e culturale di quella comunità politica della casa, politica dei trasporti.
E' necessario, cioè, affiancare a questa politica urbanistica una politica economica che globalmente promuova lo sviluppo di queste aree. In particolare, poi, per quanto riguarda l'attuazione reale di queste aree industriali e la effettiva possibilità di insediarvi industrie, si tratta da parte della Regione di assumere iniziative politiche nei confronti della piccola e media industria. Abbiamo detto in varie occasioni, non solo noi ma il Consiglio, che si tratta di favorire lo sviluppo della piccola e media industria autonoma dall'auto, al fine di promuovere una diversificazione produttiva nella nostra Regione. Si tratta, allora, sulla base di questa linea, di seguire la formazione di queste aree attrezzate con una specifica azione della Regione. E' necessario un intervento della Regione, per esempio, che favorisca l'insediamento delle piccole e medie industrie attraverso anche una opportuna politica di credito. Gli Istituti di credito della nostra Regione devono essere sollecitati ad operare coerentemente alle scelte che la Regione ha fatto e sta facendo: essi devono finanziare quelle piccole e medie industrie che scelgono sulla base delle indicazioni della Regione, di localizzarsi in queste aree e che scelgono di intervenire nei settori di diversificazione produttiva.
Dobbiamo sotto questo profilo recuperare un ritardo che è ormai di anni (che noi abbiamo denunciato più volte) nel rapporto tra la Regione e il sistema di credito (a parte il fatto che dobbiamo svolgere un'azione politica per una modifica del sistema di credito, facendoci promotori di una riforma legislativa nazionale); ma intanto dobbiamo costituire una base di forza per una contrattazione fra Regione e Istituti di credito regionali, per far sì che gli Istituti di credito della nostra Regione svolgano la loro politica finanziaria conseguentemente alle scelte della Regione. L'assenza della tesoreria è certamente un elemento di debolezza.
Più volte l'abbiamo affermato e, nell'ultima discussione sul bilancio, il collega Sanlorenzo l'ha sottolineato con estremo vigore: è necessario che la Regione si faccia parte attiva in questo rapporto fra piccola e media industria e banche, diventando centro di raccolta e di organizzazione delle richieste di credito. Proprio in funzione della effettiva attuazione delle aree industriali, diventa estremamente importante che la Regione riesca a giocare questo ruolo; solo nella misura in cui la Regione diventa capace di imporre alle banche una politica coerente con le proprie scelte di priorità, garantisce che la costituzione di nuove aree industriali attrezzate, che oggi con questa legge si avvia, diventi un fatto concreto.
Un'altra delle sollecitazioni, delle richieste che noi abbiamo fatto ancora in quest'ultimo dibattito sul bilancio, è quella della costituzione di una struttura di assistenza tecnica e mercantile. Sotto questo profilo è necessario dare alle piccole e medie industrie un aiuto che consenta un processo di ristrutturazione tecnologica e l'incremento della produttività.
Sappiamo, poiché ce l'ha detto egli stesso in Commissione, che l'Assessore Paganelli è sensibile all'esigenza della creazione di questi strumenti, ed ha l'intenzione di promuovere queste iniziative. Ma vogliamo qui rilevare che, proprio per diversi atteggiamenti e comportamenti di altri Assessorati, non abbiamo alcuna garanzia che le intenzioni dell'Assessore Paganelli, e dell'Assessore Simonelli, si traducano in azione e producano effetti concreti. I ritardi con cui su questi problemi ci si è misurati nel passato non ci consentono di essere ottimisti.
Riteniamo che la Giunta, sotto questo profilo, non sia in grado - non l'ha dimostrato finora - di affrontare compiutamente e organicamente l'insieme dei problemi. Non ci illudiamo quindi, e non vogliamo illudere nessuno; in particolare non vogliamo illudere le popolazioni di queste aree ecologiche che con l'approvazione di questa legge tutto o quasi tutto sia stato fatto.
Noi diciamo che con l'approvazione di questa legge si compie un passo positivo, anche tendenzialmente significativo di un nuovo modo di agire della Regione, ma un passo estremamente limitato rispetto alla globalità degli interventi e dell'azione che si debbono fare e sviluppare affinché si attuino realmente gli insediamenti industriali.
In conclusione, anche se esprimiamo un giudizio positivo su questa legge per il modo in cui si presenta, per la politica nuova di sviluppo industriale nella nostra Regione che essa presuppone, a causa dei limiti del contesto di politica regionale in cui viene ad operare, e di cui è responsabile la Giunta, limiti che fanno rischiare che essa rimanga inoperante, rimanga un esempio fra i tanti di iniziative vanificate, ci asterremo nella votazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Brevi cenni di valutazione e di doveroso apprezzamento per questa legge che ci apprestiamo ad approvare con larga convergenza di considerazioni e che realizza criteri e si inquadra nella metodologia della programmazione.
E' un tipo di intervento che si segnala anche per la sua tempestività nel momento di gravi crisi, di modificazione, di trasformazione della nostra struttura industriale e che suona come momento costruttivo ottimistico, propulsivo da parte della Regione.
E' poi un'indicazione corretta perché procede a delle localizzazioni industriali che rispondono a valutazioni, a ricerche, a indicazioni di studi che sono stati elaborati nel corso di anni.
E' una soluzione che non è esauriente perché non dà tutte le risposte che in questo settore sono chieste - e già dal relatore e adesso dall'intervento analitico e completo del Consigliere Rivalta sono state date delle risposte a questo riguardo - ma ci basta intanto sottolineare la validità delle scelte che vengono compiute, il suo carattere, la sua spinta al decentramento e alla diversificazione dello sviluppo industriale, stante anche la destinazione alla piccola e media industria.
Ha poi un carattere propulsivo e qui sta anche il momento di rischio di incertezza che in tutte queste iniziative sussiste, ma proprio la scelta di utilizzare degli strumenti che hanno una forza propulsiva in ordine allo sviluppo, alla ripresa industriale, la ritengo qualificante; ritengo che debba essere anche abbastanza tranquillante perché stanno a monte di questa indicazione un complesso di ricerche e di indicazioni che sono sostanzialmente concordi e che costituiscono la base culturale, di studio delle linee di sviluppo dell'economia piemontese e delle scelte che in queste linee di sviluppo deve compiere la Regione per ottenere risultati di sostegno in determinati settori: piccola e media industria, indirettamente artigianato e quello della diversificazione e della localizzazione.
L'altra è costituita dall'effetto incentivante, di sollecitazione che la creazione di questi strumenti, chiamiamoli urbanistici, tecnici esercita sull'insediamento e sullo sviluppo industriale. Quindi credo che possiamo con sufficiente realismo e concretezza approvare questa legge senza timori esagerati in ordine ai rischi sull'utilizzazione delle strutture, degli impianti che saranno realizzati.
Ha infine, un carattere esemplare o meglio di esemplificazione rispetto alle ulteriori iniziative che i comprensori, ambiti intercomunali e gli stessi Comuni dovranno e potranno prendere per la soluzione dei problemi dell'artigianato; esemplare anche sotto il profilo urbanistico in ordine al corretto, economico ed efficiente uso del territorio e delle sue risorse.
Non voglio aggiungere cose che sono di lettura immediata e diretta nella legge, ma voglio esprimere da questo banco l'apprezzamento per chi ha operato per la preparazione di questa legge, cioè per la Giunta ed in particolare per l'Assessore Petrini che le ha dato inizio e per l'Assessore Paganelli che l'ha portata a conclusione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Simonelli, ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Signor Presidente, a nome del Gruppo socialista, esprimo piena adesione a questa legge sulla quale crediamo si sia manifestato - e la discussione di poc'anzi ne ha dato prova - un largo consenso tra le forze presenti in Consiglio, e giustamente, perché è una legge che realizza il primo passo sulla via di alcuni degli obiettivi più importanti che questa Regione si è data fin dal suo sorgere e cioè sulla via del riequilibrio territoriale e dell'indirizzo delle localizzazioni produttive nel Piemonte.
La politica delle aree industriali attrezzate è ormai praticata da più di mezzo secolo nei paesi industriali, con risultati alterni e ha, di volta in volta, visto prevalere nelle legislazioni dei diversi paesi un momento urbanistico o un momento economico; essa è stata, di volta in volta, o il modo per garantire il controllo sull' uso del suolo ed impedire il proliferare localizzazioni industriali che alterassero un ordinato assetto territoriale, oppure una politica volta a sviluppare aree depresse, a creare, accanto ad altri, un incentivo preciso per garantire processi di localizzazione industriale in territori che non conoscevano un adeguato sviluppo.
A me pare che alla luce di queste esperienze e quindi anche di un materiale di analisi e di approfondimento che ci è stato consegnato da queste esperienze ormai, ripeto, di vari lustri (di cui in Italia l'esempio più macroscopico sono state le aree di sviluppo industriale e i nuclei di industrializzazione della legislazione speciale per il Mezzogiorno) possiamo oggi tranquillamente ritenere che per quanto riguarda la necessità della Regione Piemonte questi due obiettivi debbano essere entrambi perseguiti, cioè che una politica di aree industriali attrezzate in Piemonte debba avere, come sua finalità, il raggiungimento tanto di obiettivi di natura territoriale ed urbanistica, quanto di obiettivi di natura economica, ossia i due momenti debbono essere strettamente legati da un discorso che affronti la globalità dei problemi posti dalla localizzazione industriale.
Sotto questo profilo il disegno di legge che oggi il Consiglio è chiamato ad approvare rappresenta un punto interessante di approdo, anche se non definitivo e credo sia giusto rilevare - come ha fatto il Consigliere Rivalta poc'anzi - come resteranno aperti alcuni problemi anche quando il disegno di legge sarà approvato. E del resto nella relazione presentata si fa espressa menzione non solo al carattere di urgenza in base al quale la legge viene presentata per far fronte ad alcune particolari situazioni di necessità, ma anche al carattere sperimentale che essa viene ad avere e quindi al relativo rinvio ad un momento ulteriore di approfondimento e di precisazione di una politica regionale di intervento in questo settore.
Certo questa legge presenta alcuni elementi di indubbio interesse e, se mi è consentito, anche di coraggiose scelte in ordine alla determinazione di aree industriali attrezzate come il fatto che si siano individuate poche aree sulle quali concentrare l'intervento prioritario. Proprio perché si è detto che questa legge aveva, alla sua origine, delle ragioni di urgenza e quindi la necessità di intervenire in modo adeguato su alcune delle realtà più minacciate dalla crisi economica (e questa individuazione è stata fatta prima che la crisi avesse gli sviluppi gravi che sta assumendo, ma conserva oggi tutta la sua validità anzi, semmai ne ha ancora di maggiore) e il fatto che si siano limitate a quattro le aree territoriali nel Piemonte quelle certamente caratterizzate da fenomeni di ristagno e di riconversione, che sono quelle nelle quali abbiamo ritenuto, mi pare giustamente, di concentrare gli interventi - e già indice di una scelta coraggiosa e giusta che è stata fatta in via preliminare.
Così come è giusta la scelta fatta di privilegiare, attraverso questa legge, il momento consortile e quindi gli incentivi differenziati, limitati al 70% per i singoli Comuni, portati al 100% per i Consorzi di Comuni, si è data un'indicazione chiara e precisa volta ad incentivare la costituzione di organismi consortili tra i Comuni, che è altro fatto di notevole rilievo.
Un ulteriore elemento positivo è il limite, la dimensione adeguata che si è data a queste aree, esclusi i territori montani, dei 300.000 mq.
resistendo a sollecitazioni, anche legittime nell'ottica comunale, che sono state fatte in sede di consultazione da taluni Comuni, proprio per salvaguardare un principio fondamentale; un intervento di questo tipo concentrato su poche aree e con questa volontà di impatto su realtà che necessitano di interventi di emergenza, deve essere fatto non con interventi a pioggia o con sovvenzioni a piccole aree, ma con interventi su aree che abbiano delle dimensioni adeguate.
Un ultimo elemento, anch'esso di coraggiosa scelta nella determinazione di questa politica, è quello che limita ad una sola area attrezzata per ogni comprensorio l'intervento possibile, anche qui imponendo agli stessi Comuni e ai Consorzi di Comuni di operare delle scelte sullo sviluppo del loro territorio.
Questi elementi, ripeto, largamente positivi, contenuti nella legge, il fatto che le aree individuate siano quelle che gli studenti della programmazione hanno già messo in evidenza, come le aree di ristagno e di declino (abbiamo ritenuto più importante intervenire sulle aree di ristagno e di declino che non sulle aree propriamente sottosviluppate, cioè sulle aree che presentano le maggiori carenze in termini di addetti alla industria) hanno una loro filosofia, una loro finalità ben precisa, non quella di intervenire nelle realtà depresse del Piemonte, ma di intervenire in quelle zone nelle quali esiste un certo tessuto industriale, in cui esiste già un'occupazione, dove però ci sono fenomeni non di buona tenuta del sistema industriale presente, fenomeni di riconversione in atto fenomeni di crisi, che si stanno manifestando e che necessitano di un intervento prioritario per la salvaguardia dei livelli occupazionali e per la riqualificazione del tessuto industriale che è già presente. Tutti questi elementi portano a far concludere, con tranquillante sicurezza, che non si tratta di un'iniziativa legislativa che tampona delle esigenze, al di fuori di una logica più generale, ma di un'iniziativa che si muove tutta nella logica della programmazione e del piano regionale di sviluppo e che sotto questo profilo anticipa quelle più ampie indicazioni che nasceranno dal piano regionale di sviluppo, nel quale si colloca perfettamente.
Certo, restano dei problemi aperti, alcuni dei quali potranno essere risolti in sede regolamentare; per esempio un discorso più sofisticato sul tipo di servizi e di attrezzature all'interno di queste aree potrà essere un discorso da regolamento, così come il discorso della tipologia, degli insediamenti, della stessa lottizzazione e dell'eventuale divisione tra la piccola e media industria e l'artigianato, tutti problemi che potranno essere successivamente approfonditi.
Restano anche dei problemi di inserimento di questa legge in una politica di guida e di indirizzo delle localizzazioni industriali, che Rivalta in particolare indicava poco fa. E mi pare che dobbiamo, a questo proposito, vedere la legge collegata con alcuni altri adempimenti legislativi che il Consiglio è chiamato a fare nei prossimi tempi. Per esempio con l'istituzione della Finanziaria regionale e con l'istituzione dei comprensori, che sono due strumenti che devono essere legati al discorso delle aree industriali attrezzate.



BERTI Antonio

Oltre al piano.



SIMONELLI Claudio

Naturalmente, oltre al piano al cui interno si devono muovere tutti gli strumenti.
Ma c'é tutto un discorso, giusto, di politica industriale, nei limiti in cui la Regione riesce a farla, che postula anche la fornitura di una serie adeguata di servizi alla industria, anche attraverso alle aree industriali attrezzate, ma anche attraverso un'attività promozionale e di servizio. E credo che sia la Finanziaria lo strumento più adeguato per realizzare questi risultati, così come attraverso i piani comprensoriali si mette a fuoco la possibilità di legare la politica delle aree industriali con tutte le altre iniziative portate avanti a livello di singola area.
Non solo, ma emerge anche l'esigenza di collegare ad una normativa regionale di carattere generale le stesse iniziative spontanee, dal basso di realizzazione di aree industriali che i Comuni in qualche caso sono venuti prendendo. Ci sono delle iniziative comunali per la realizzazione di aree che non hanno queste caratteristiche, per esempio le aree artigianali delle quali si sta occupando il Comune di Alessandria, che non possono rientrare nell'ambito di questa legge, ma che rappresentano un tentativo che va nella direzione di razionalizzare l'uso del territorio è di sviluppare certe localizzazioni di attività produttiva. Allora probabilmente avremo anche l'esigenza, una volta sperimentato il funzionamento di questa legge, di dare una disciplina generale di tipo regionale anche alle aree industriali che nascono non su iniziative di questo tipo, ad esempio alle aree di dimensioni minori che all'interno dei piani regolatori possono essere gestite dai Comuni e che hanno probabilmente la necessità di essere coinvolte tutte in una disciplina organica della Regione.
Queste necessità, che dovranno essere messe a fuoco in futuro postulano anche che si affronti, nei termini che anche dal punto di vista tecnico-giuridico saranno possibili, il problema di arrivare ad avere forme più penetranti sul controllo delle localizzazioni, attraverso strumenti amministrativi di autorizzazione all'insediamento, attraverso quella famosa licenza di autorizzazione, a quel famoso documento di conformità al programma che nella nostra legislazione non c'è se non incidentalmente per le grandi localizzazioni, quelle superiori ai sette miliardi di lire che devono essere preventivamente autorizzate dal CIPE. Ora stiamo studiando l'Assessore Paganelli in primo luogo - la possibilità di vedere forme di questo genere da introdurre anche nella legislazione regionale.
Dunque c'è un'ampia materia per andare avanti lungo questa strada però, ripeto, questo primo adempimento non è soltanto una frettolosa anticipazione rispetto a una politica che si deve precisare anche in futuro, questa è una legge che vuole avere un carattere sperimentale, vuole saggiare la possibilità per la Regione di imprimere un certo indirizzo nella politica delle localizzazioni industriali, ma sta tutta in piedi cioè ha gambe sufficientemente robuste per reggerne l'impalcatura, si muove in un quadro molto più vasto che postula altri adempimenti, ma ha una sua logica che la sorregge e che la rende, noi ci auguriamo e ne siamo sicuri produttiva di effetti già in questo primo triennio.
E da questo punto di vista ribadendo, come è ovvio, il voto favorevole del Gruppo socialista, dobbiamo dire che su questa legge particolare crediamo di poter esprimere con legittima soddisfazione non solo un plauso all'Assessore Paganelli e alla Giunta nel suo complesso (in questo caso mi sdoppio) ma un apprezzamento ai contenuti di questa legge che riteniamo una delle più importanti che in questa prima legislatura siano state sottoposte e, ci auguriamo, approvate dal Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, la legge che il Consiglio si accinge ad approvare viste le dichiarazioni che erano state in precedenza fatte, è una buona legge che si pone in quella logica di politica di piano che il Consiglio si è dato nel suo Statuto e che più volte abbiamo richiamato come fondamento della nostra azione. Indubbiamente la carenza del piano di sviluppo carenza che sempre più fa sentire la sua mancanza - lascerà scoperta quella che può essere negli obiettivi che ci eravamo prefissi di riequilibrio territoriale, di diversificazione produttiva di attività prettamente produttiva della Regione Piemonte, la parte della diversificazione e corporazione di questa legge. Noi qui abbiamo individuato nei poli sui quali si deve concentrare l'attività industriale e la possibilità della sua realizzazione dipenderà dal taglio che daremo al piano di sviluppo e quali interventi cercheremo di realizzare.
Nell'individuazione di queste aree il Gruppo liberale giudica un errore l'aver premiato zone che sono decisamente in netto regresso. Se vogliamo attuare in concreto un'opera di riequilibrio territoriale dobbiamo tenere in conto quelli che sono già fattori in positivo che si verificano in certe zone e questo è indubbiamente valido per la zona di Casale, di Mondovì, di Vercelli; il dubbio rimane per la zona di Borgosesia dove esiste un sistema di vita e di rapporti che lascia dei dubbi che si possa realmente attivare un processo di riequilibrio territoriale.
E' stato detto da più parti che l'elemento positivo di questo disegno di legge è che si è incominciato a ragionare in termini di programmazione è opportuno però valutare tutte le carenze che esistono nel momento in cui lo variamo e compiere successivamente i passi necessari perché ciò avvenga.
E allora è anche necessario che il Consiglio regionale tenga sempre d'occhio la zona di maggiore capacità di aggregazione che esiste nella Regione Piemonte, Torino con i suoi Comuni circonvicini, ed è qui che nel momento stesso in cui andiamo a indicare le zone dove si deve concentrare l'attività industriale nuova, deve essere compiuta una precisa azione politica amministrativa, cioè nell'area metropolitana torinese, per poter favorire l'uscita delle aziende che ne determinano quella congestione quell'irrazionalità di vita e di sistemi che portano ai contrasti socio economici che tutti quanti abbiamo conosciuto e che si possono ricordare per tutti gli interventi che abbiamo fatto per evitare situazioni drammatiche.
Nel contempo c'è la necessità che la Regione operi affinché il Comune di Torino, nel momento stesso in cui si avvia ad un rinnovo di amministrazione, favorisca l'uscita di piccolissime aziende che determinano, con la loro possibilità di lavoro quel certo tipo di congestione, e il favorire vuol dire mettere a loro disposizione idonei strumenti urbanistici che possono essere utilizzati per questo tipo di decentramento industriale, perché soltanto contemperando in chiare linee di programmazione l'immediato interesse che si ricollega con questa maggiore razionalizzazione che noi permettiamo ai settori produttivi operanti, o che vogliono divenire operanti nella nostra Regione, c'è la possibilità per loro di trovare condizioni indubbiamente migliori, per cui in questo tipo di trasferimento non abbiamo soltanto ad avvalersi dei benefici che la collettività pone a loro favore, ma anche di quelli che naturalmente possono pervenire loro dal parziale utilizzo del suolo che lasciamo libero in Torino.
Individuata così la necessità di un piano di sviluppo, purtroppo chiuderemo la legislatura con la grave e pesante responsabilità di non aver portato a compimento questa opera che ci eravamo impegnati a fare e su questa carenza hanno indubbiamente inciso il problema congiunturale, la crisi che ha investito tutto il mondo occidentale e particolarmente la nostra Regione per le sue caratteristiche industriali produttive. Ottenuto il piano di sviluppo che potrà facilitare il tipo di diversificazioni industriali che si andranno a realizzare, occorrerà tener presente che l'atto successivo al piano di sviluppo dovrà essere quello di chiara indicazione di una politica di intervento urbanistico su tutto l'assetto regionale, così come il Consiglio regionale è riuscito ad imporlo, almeno in termini di impegno, per il piano di coordinamento territoriale dell'area metropolitana di Torino. Soltanto nel giusto rapporto di un piano di sviluppo che indichi quali tipi di attività produttiva la Regione vuole premiare, in che modo e attorno a questi poli si può organizzare il rapporto lavoro-vita civile e culturale si possono creare le condizioni di vita che permettono veramente l'inizio di un riequilibrio. Ed è indubbio che questa legge (che come ho detto è tecnicamente una buona legge) rappresenta anche un serio adempimento di quelli che sono stati gli oneri e gli impegni che abbiamo assunto nei confronti della collettività regionale imponendo una politica di programma che deve tendere ad un più omogeneo riequilibrio territoriale e ad una spinta della Regione Piemonte alla ricerca delle fonti della propria ricchezza, del proprio lavoro in settori moderni, in settori che si possono diversificare in positivo da quelle che sono attività ormai ampiamente mature.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, questo disegno di legge presentato dalla Giunta regionale ha una sua qualificante caratteristica che noi vogliamo subito cogliere, vale a dire - se non abbiamo interpretato male lo spirito con il quale si è portato avanti il documento in esame - la volontà di considerare lo sviluppo industriale come un mezzo per il riequilibrio del territorio regionale, riducendo da un lato il saggio di crescita dell'area torinese e favorendo, per così dire, dall'altro lato, il rilancio dei centri minori, di quei centri cioè che, pur avendo un elevato capitale fisso sociale, hanno subito traumi di notevole gravità in questi ultimi tempi.
E allora noi riteniamo senz'altro positivo il fatto che la Regione dia inizio a una politica di localizzazioni industriali, anche perché il tema ha di recente acquistato un grande rilievo così nel mondo politico come nel mondo imprenditoriale: l'insediamento delle industrie è, fuor di ogni dubbio, uno dei fattori condizionanti se non addirittura determinanti per l'assetto del territorio, così come una programmata distribuzione dei centri produttivi è la condizione necessaria ed indispensabile per la salvaguardia dell'ambiente. Oggigiorno le conseguenze di una mancata razionale programmazione nel settore delle localizzazioni industriali ha portato a danni evidenti. Così da una parte noi possiamo vedere gli operatori privati che in conseguenza del disordine urbanistico che si è venuto a creare trovano sempre maggiore difficoltà nel reperire aree per nuovi insediamenti, sono costretti a procedure defatiganti per ottenere l'approvazione dei progetti e devono sopportare costi assai elevati. Così pure sono gravi, dall'altra parte, gli effetti indiretti che portano a scaricare negli ambienti di lavoro la tensione sociale determinata dalla carenza di trasporti o di servizi sociali essenziali.
Ci sembra dunque che questo sia obiettivamente un problema che dobbiamo porre alla nostra attenzione e che, giustamente, la Giunta regionale ha ritenuto di dovere affrontare.
Detto questo come introduzione di carattere generale, non possiamo peraltro tacere alcuni motivi di perplessità che l'esame del progetto di legge evidenzia.
Innanzi tutto - e ci pare che questo, sia pure con valutazione diversa sia stato sostenuto da più parti - è motivo di dubbio e di incertezza il fatto che questo disegno di legge nasca sganciato, per così dire, dal piano di sviluppo regionale. Si è affermato, e può essere vero, che è pur sempre un disegno di legge che si colloca nella logica del piano, ma questa affermazione lascia sempre spazio all'incertezza e al dubbio intanto in quanto può essere sì un momento effettivo di programmazione, ma meglio molto meglio sarebbe stato (e qui si sottolineano le responsabilità dell'esecutivo e della maggioranza) se si fosse collocato opportunamente in un piano di sviluppo già varato. Così come (e lo agganciamo a questo primo motivo di perplessità) se il progetto di legge fosse stato portato avanti essendosi già provveduto alla costituzione di strumenti di supporto indispensabili, quale ad esempio la Finanziaria regionale di cui ci sembra abbia giustamente parlato prima il collega Simonelli.
Un secondo motivo di perplessità è dato dai criteri di scelta. Noi ci rendiamo perfettamente conto - e non vogliamo fare della facile demagogia al riguardo - che questo è un piano progetto-pilota che nasce per sollecitazioni dovute alla gravità del momento che si verifica in talune zone, ci rendiamo altresì conto che i criteri di scelta, come tutti i criteri di scelta, possono essere discussi e restano discutibili, pur tuttavia non possiamo nasconderci che vi sono altre zone di questa nostra Regione dove un intervento analogo sarebbe stato quanto mai opportuno. E' ben vero, e lo si è detto, che la strada per successivi interventi resta aperta, ma ci sembra anche questa una considerazione che, almeno dal punto di vista nostro, si debba fare, vale a dire la considerazione che questa legge interviene in determinate aree, ma purtroppo non ne considera altre.
Terzo motivo di perplessità è dato dalla dotazione dei fondi messi a disposizione per gli interventi previsti. Questa dotazione è stata già adeguatamente rivalutata rispetto agli stanziamenti previsti nei precedenti progetti di legge che si sono succeduti in questi anni, ciò nondimeno sembra a noi restare ancora di limitata portata: i duemila milioni previsti per i tre esercizi, tenuto conto soprattutto della data che reca il progetto di legge, che è molto arretrata nel tempo, devono fare pensare che forse non si avranno disponibilità sufficienti per i numerosi interventi tenuto conto dell'aumento del costo delle opere che nel frattempo è venuto avanti.
Infine, un quarto motivo di perplessità è dato dalle dimensioni stesse delle aree. A nostro avviso i 300.000 mq. previsti non sono una grande disponibilità contemplata e allora noi diciamo che il progetto di legge avrebbe dovuto molto meglio sottolineare che con questa iniziativa si andavano a favorire, e dovevano essere favoriti solamente gli insediamenti industriali; pensiamo invece che, proprio attraverso questa formula della dimensione dell'area, si faccia spazio anche gli insediamenti di tipo artigianale che meritano sì di essere sostenuti, meritano di essere incentivati, ma se questo era lo scopo di favorire soprattutto l'industria (e il progetto si intitola giustamente, "Iniziative per interventi per la costruzione di aree industriali attrezzate") la dimensione poteva essere prevista in termini superiori, ferma restando la necessità scontata che comunque si debbono favorire le piccole e medie industrie.
Noi abbiamo così brevemente riassunto quelle che sono le incertezze che ci hanno guidato nella lettura di questo progetto di legge, ma dobbiamo peraltro richiamarci alla considerazione introduttiva e cioè che è senza dubbio - non diciamo, come il collega Rossotto, una buona legge - ma una legge che merita di essere considerata con attenzione. Noi la consideriamo con attenzione, non ne diamo un giudizio negativo, ma semplicemente per quell'ordine di motivi finora seguito, per le perplessità che abbiamo sottoposto e denunciato, il Gruppo della Destra nazionale si asterrà in sede di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, desidero portare, a nome del Partito repubblicano, una parola di apprezzamento sul disegno di legge che ci accingiamo a votare col quale andiamo (mi sembra che qualcuno l'abbia già sottolineato) da interventi generici e indifferenziati, a interventi che hanno delle chiare finalizzazioni, delle chiare destinazioni per quanto riguarda il territorio. E questo è un grosso passo avanti che ha bisogno di una serie di atti da parte della Regione e la realizzazione della Finanziaria regionale a disposizione degli Enti locali potrà agevolare questo tipo di interventi sul territorio che hanno bisogno della predisposizione di progetti globali (mi sembra che Rivalta prima lo avesse accennato) cioè andiamo ad investire una dinamica nella quale la predisposizione dell'area attrezzata deve essere accompagnata dalla realizzazione di servizi adeguati come il problema abitativo residenziale i servizi sociali, i trasporti.
Da questo punto di vista vorrei solo sottolineare che nell'ambito della Giunta ci si è già sforzati di muoversi in questo senso, come potevamo quel progetto che è stato presentato e sul quale ci proponiamo di muovere un'energica pressione a livello nazionale sull'ammodernamento delle Ferrovie secondarie del Vercellese e del Novarese, è stato fatto tenendo d'occhio anche proprio le esigenze specifiche nel campo dei trasporti dell'area di Borgosesia, cioè la necessità di potenziare un sistema di trasporti che sia di supporto a una ripresa di decollo industriale dell'area, e questo sarà uno dei temi della prossima legislatura.
Un'ultima considerazione che vorrei fare è che questo tipo di impostazione ha comunque l'esigenza di una cornice che è quella dei piani territoriali di coordinamento di cui discuteremo col disegno di legge di istituzione dei comprensori. Io vorrei ribadire, a nome del mio Partito quello che ho già avuto occasione di dire in un dibattito precedente: una politica attiva regionale sul piano urbanistico è essenziale; la predisposizione di piani territoriali - ovviamente non solo per l'area metropolitana - ma anche per le altre aree piemontesi, è essenziale; la dimensione comprensoriale è necessaria ma non sufficiente nel senso che noi riteniamo che i piani territoriali di coordinamento per il Piemonte debbano essere tre o quattro, cioè debbano investire grandi aree di dislocazione di attività...



RIVALTA Luigi

Il piano di sviluppo regionale deve contenere linee di organizzazione territoriale.



GANDOLFI Aldo

Nella dimensione comprensoriale si articolano dei piani urbanistici specifici che stanno, secondo noi, al di sotto della dimensione del piano territoriale di coordinamento. Lo dico perché è questo in fondo un altro dei tasselli che stiamo mettendo in piano nell'avvio di una politica di programmazione regionale e riteniamo che su questi temi che sono politici e tecnici assieme, si debba fare ancora un grosso cammino di approfondimento e di articolazione di iniziative attive della Regione.
Comunque queste non sono riserve, ma direi che sono il corredo di valutazioni che portiamo nella discussione di questo disegno di legge rispetto al quale riteniamo di poter dare un consenso intonato ad una particolare soddisfazione perché, ripeto, ci muoviamo da una prassi di interventi indiscriminati e senza destinazione sul territorio, ad interventi ad hoc, attraverso disegni di legge, in particolari aree chiaramente individuate in base a criteri di programmazione. E' un grosso passo in avanti e non possiamo non salutarlo con soddisfazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera



VERA Fernando

Il fatto che il disegno di legge n. 189 sia stato accompagnato da un'approfondita relazione del collega e compagno Cardinali, mi esimerebbe dall'intervenire, tuttavia, come già hanno fatto altri Gruppi politici desidero dichiarare la nostra approvazione, più che il consenso direi la valutazione estremamente positiva da parte nostra a questo disegno di legge, accompagnata da una brevissima osservazione.
Noi riteniamo che il documento presenti alcuni aspetti positivi ed un pericolo: gli aspetti positivi sono indubbiamente quelli di un contributo a nuovo decollo dell'attività industriale piemontese e contemporaneamente di una prima iniziativa volta ad un riequilibrio regionale, che è uno degli orientamenti delle linee della politica regionale nostra; il pericolo (come già rilevava la II Commissione quando se ne è discusso e il collega Benzi è forte di una sua esperienza specifica in questo campo) è che si creino delle infrastrutture destinata a rimanere inutilizzate per una carenza di domanda da parte degli industriali e indubbiamente è un pericolo che non va sottovalutato, che comporta una responsabilità e di controllo e di coordinamento da parte delle Regioni nei confronti delle iniziative dei Comuni a livello comprensoriale.
Pur non sottovalutando questo pericolo, noi riteniamo che l'Amministrazione regionale abbia la possibilità di evitare che, come per esempio è avvenuto in alcune zone del meridione, si creino delle strutture destinate ad essere divorate dalle intemperie, dal decadimento dei materiali, cosa che indubbiamente comporta un giudizio negativo sulle capacità previsionali delle classi politiche che le hanno volute e realizzate; noi riteniamo che questo pericolo possa essere ampiamente controbattuto dalla capacità della Giunta regionale di controllare e di coordinare queste iniziative e che rispetto a questo pericolo siano rilevanti gli aspetti positivi di cui dicevo ed il nostro Gruppo dà una valutazione positiva ed un voto favorevole alla legge n. 189.



PRESIDENTE

Siamo giunti ormai al termine degli interventi.
L'Assessore Paganelli desidera intervenire, ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Signor Presidente, signori Consiglieri, la Giunta regionale vede con soddisfazione il momento nel quale si passa alla votazione di questa legge lo vede con soddisfazione, ma senza trionfalismi che sarebbero certamente fuori posto e la nostra convinzione è che questa legge possa essere un passo avanti nella politica di indirizzo e di programmazione che noi seguiamo.
E' stato detto che questa legge viene varata sotto una spinta di urgenza, che è innegabile nella realtà regionale, ma io ritengo di poter riprendere un concetto avanzato poco fa dal collega Simonelli parlando dai banchi del Consiglio: indubbiamente questa legge ha anche una spinta di urgenza, ma si colloca chiaramente, senza tentennamenti e senza dubbi nella linea di programmazione che dovrà caratterizzare la seconda legislatura regionale.
Voglio riprendere dal dibattito alcune annotazioni; cercherò di essere il più breve possibile.
Innanzi tutto un appunto per quanto riguarda l'inserimento della quarta area, quella di Vercelli. La Giunta regionale è lieta che questo disegno di legge sia andato avanti in un momento in cui ha potuto raccogliere l'istanza che da tutte le forze politiche, dalle forze sindacali, dalle forze imprenditoriali è stata avanzata perché venisse inserita anche questa quarta area E' lieta che ciò abbia potuto trovare accoglimento, ma, se mi è consentita una considerazione che non vuole essere polemica, questo è avvenuto senza che siano state necessarie delle cruente battaglie.
Io direi che i disegni di legge sono tre: ve ne è stato uno iniziale di larga massima, ve ne è stato un secondo che aveva individuato le tre aree infine vi è questa ultima stesura. La Giunta regionale nel primo disegno di legge che individuava le aree su cui operare, era stata mossa da considerazioni di carattere scientifico, da indici di carattere socio economico. In quel momento gli indici avevano dato la preferenza a tre aree: quelle che la Giunta regionale aveva indicato nel suo disegno di legge.
Successivamente una situazione di eccezionale gravità (ha detto "drammaticità" il relatore collega Cardinali) ha posto alla nostra attenzione anche l'area di Vercelli e noi, recependo l'istanza che partiva unanimemente da quella Provincia (d'altra parte questo è il significato della consultazione) siamo stati lieti di poterla indicare come quarta area del disegno di legge che oggi dovrebbe diventare legge.
Sono già stati avanzati, da parte dei colleghi intervenuti, dei rilievi che hanno messo in evidenza le luci e le ombre di questo disegno di legge Vorrei sottolineare anch'io, riprendendo alcuni spunti del dibattito tre punti che ritengo abbiano una notevole importanza in quella che è l'ultima stesura del disegno di legge: innanzi tutto il perfezionamento delle procedure nell'ultima fase di studi e di discussioni. Ci siamo particolarmente dedicati all'approfondimento delle procedure, proprio perché volevamo raggiungere il massimo di rapidità e riteniamo che queste procedure, attraverso opportuni meccanismi, siano state rese più rapide, e che soprattutto quelle per ottenere i finanziamenti per le aree industriali attrezzate siano state opportunamente collegate con le necessarie procedure urbanistiche.
La seconda considerazione, che è già stata fatta ma che mi pare di dover riportare all'attenzione dei colleghi, è quella del privilegio che è stato fatto per i territori delle Comunità montane. Superando le difficoltà sulla estensione dell'area, su cui tanti si sono soffermati, noi abbiamo ritenuto di dover consentire per questi territori una articolazione dell'area, pur permanendo la unicità della gestione.
Un terzo elemento è quello del finanziamento, che per i Consorzi dei Comuni può giungere sino al 100%, non mettendo, come giustamente rilevava il collega Rivalta, ulteriori remore nella realizzazione di queste aree.
Il collega Cardinali ha parlato del destino di questa legge. Da più parti, anche durante la consultazione e in Commissione (ricordava Vera un appunto fatto con tanta attenzione dal collega Assessore Benzi) si è detto che il rischio di questa legge è di restare eventualmente inoperante. In questo caso il rischio sarebbe di maggiore gravità perché non si tratterebbe soltanto di una legge che resta inoperante, ma di una legge che consente di fare aree industriali che poi restano inattive. E' un rischio che bisognava correre. Certo, siamo agli inizi di quell'inversione di tendenza che deve essere operata sulla linea della programmazione. Sino ad ora l'attività di pianificazione, se così la vogliamo chiamare, ha seguito quella che è stata la domanda; con questa legge noi cerchiamo di invertire la tendenza e di prevedere in anticipo dove localizzare la domanda; sapendo che ci sono dei rischi (e ci sono, innegabilmente) dobbiamo proporci di non lasciare questa legge, una volta votata, a sé stante, ma di seguirla passo passo.
E' evidente che non basterà l'opera di indirizzo dell'Amministrazione regionale, ma al suo interno ci dovrà essere il più ampio collegamento perché l'insieme venga valutato non con considerazioni settoriali, bensì con una politica economica che si vuole mettere in movimento. Ci vorrà anche una opera attiva dei Consorzi dei Comuni: non basterà ricorrere a questa legge, il fare di tutto perché le aree industriali attrezzate vengano effettuate, ma ci vorrà soprattutto (io me l'ero segnato e mi fa piacere che lo abbia detto anche il collega Rivalta) quella che chiamiamo la politica del credito, politica che io non ritengo sia legata al fatto di avere o meno una tesoreria, ma che dovrà stabilire una disponibilità e delle agevolazioni nei finanziamenti per la piccola e media industria.
Credo che valga qui, nello specifico caso, l'intervento che Berti ha fatto durante la discussione sul bilancio invocando appunto il legame che ci deve essere tra la politica bancaria regionale e la politica dell'Amministrazione regionale; è evidente che quest'ultima non potrà svilupparsi, particolarmente nella seconda legislatura, se non ci sarà uno stretto collegamento di indirizzi tra le due politiche e se, a sua volta l'Amministrazione regionale non avrà messo in atto uno strumento assolutamente indispensabile - ed al quale ci dedicheremo con maggiore intensità subito dopo l'approvazione di questa legge con l'intenzione di farla approvare in questa ultima fase di legislatura - cioè la istituzione della Finanziaria regionale. La politica regionale avrà successo nella misura in cui ci sarà la convergenza fra questi indirizzi che ho richiamato.
Voglio ancora sottolineare che con l'approvazione di questa legge ci vuole anche l'impegno - impegno che noi ci assumiamo per il periodo in cui avremo ancora la responsabilità di Giunta regionale e che certamente dovranno assumere coloro che succederanno in questi incarichi - di seguire passo passo l'applicazione della legge e se del caso anche di apportare quelle modifiche legislative che saranno necessarie; abbiamo già esperimentato ciò nell'operatività di un'altra legge, quella del credito agevolato agli artigiani: quando si è verificata, già nella fase di esecuzione, la necessità di modificare la legge, questa è stata modificata ed ha potuto partire.
Io credo che se ci fossimo fermati a perfezionare ancora questa legge la stessa sarebbe rimasta nel cassetto: invece oggi viene in evidenza e l'impegno di tutti - debbo dire che questo impegno è stato largamente confermato nella discussione di stamani in Consiglio regionale - è quello di essere attenti ad introdurre anche le eventuali modifiche che dovessero essere necessarie.
Ritengo ancora di raccogliere, prima di chiudere, tre brevissimi spunti. Il collega Rivalta ha detto che anche altre aree avrebbero potuto giustamente essere inserite in questa legge ed ha citato quella di Saluzzo Savigliano-Fossano E' evidente - lo abbiamo detto nella relazione di Giunta ed è stato ripreso dal collega Cardinali il quale dice che con questa scelta non vogliamo escludere assolutamente altre aree su cui vi sono situazioni di depressione e di caduta - che si doveva arrivare a delle scelte e che non potendo avere una disponibilità finanziaria più ampia potendo in questo momento inserire al massimo ancora un'area, correttamente (e credo che nessuno mi possa accusare di campanilismo) la scelta dovesse essere operata innanzi tutto per Vercelli. Questo non vuol dire che altre aree non debbano avere l'attenzione dell'Amministrazione regionale ed in questo senso vi è l'impegno contento nella relazione della Giunta.
Per quanto riguarda un altro argomento che è stato toccato sempre da Rivalta, cioè la scelta programmatica all'interno delle aree, ritengo che queste aree che sono state indicate si stiano muovendo non campanilisticamente, ma proprio in questa direzione. Dalle notizie che abbiamo si stanno facendo degli studi, ci si sta muovendo non in una direzione settoriale, ma programmatoria e ritengo quindi che questa legge abbia anche il merito, se così vogliamo dire, di aver suscitato il superamento di campanilismi ed una visione programmatoria all'interno delle aree.
Ancora un'osservazione sull'intervento del collega Carazzoni. Egli ha detto che il progetto ha un'intitolazione di aree industriali attrezzate per l'industria e poi si introduce anche l'artigianato e che ciò avrebbe potuto avere una incidenza diversa sull'estensione globale dell'area. E' evidente che il nostro disegno di legge, che trae la sua competenza regionale, come giustamente è stato rilevato, dalla materia urbanistica perché noi diversamente non avremmo potuto operare, ha come finalità l'istituzione di aree industriali attrezzate e non ha (altro argomento che è stato sollevato in Commissione, dove si è parlato anche ampiamente di aree che debbono essere attrezzate per l'artigianato) la finalità diretta per l'artigianato. Noi abbiamo voluto inserire la possibilità per non trovarci domani di fronte a delle difficoltà. E' pensabile che certe localizzazioni industriali possano anche richiamare localizzazioni artigianali e quindi non è che la legge voglia incentivarle, ma escludere questa possibilità sarebbe stato certamente un errore.
Voglio concludere brevemente, ringraziando innanzi tutto il collega Petrini che è stato l'iniziatore, a suo tempo, di questo disegno di legge che ha avuto poi tutta una serie di successive modificazioni e di successivi apporti; il collega Simonelli (che ha voluto anche intervenire nella discussione) con il quale, essendo lui Assessore alla programmazione si è stretto un continuo contatto dando vita in sostanza a quel concetto di dipartimento che deve ispirare l'attività regionale; il relatore Cardinali sempre attento e puntuale; i colleghi che sono intervenuti; le Commissione II e VII. Effettivamente, come è stato notato, nelle Commissioni si è fatto un buon lavoro: da parte della Giunta nulla rifiutando e da parte di tutti i Gruppi portando contributi che sono stati notevoli anche quando sono venuti dall'opposizione.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione.
Essendo le 13,10 rinvierei al pomeriggio, prima però ho due adempimenti: l'uno è che il Presidente della I Commissione mi prega di convocare la Commissione stessa alle 15,15 per l'esame del disegno di legge 231 sugli asili nido; l'altro è che le rappresentanze delle Confederazioni sindacali del personale della Regione mi hanno chiesto di promuovere un incontro con i rappresentanti dei Gruppi, oggi pomeriggio anche alle 15,15.
Se non vi sono difficoltà sarebbero così convocati: la I Commissione alle 15,15; i rappresentanti dei Gruppi politici per le 15,15 per incontrare le rappresentanze delle Confederazioni sindacali del personale della Regione, il quale ha votato un documento di cui darò lettura all'inizio della seduta pomeridiana.
Il Consiglio è riconvocato per le ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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