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Dettaglio seduta n.282 del 30/01/75 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Incontro con una delegazione dei dipendenti degli Enti locali del Piemonte


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Poc'anzi, con il Presidente della Giunta e con i rappresentanti dei Gruppi, ho ricevuto i delegati dei lavoratori degli Enti locali del Piemonte, i quali hanno chiesto al Consiglio di prendere atto di un loro ordine del giorno. In questo documento essi: "ribadiscono la volontà di lotta per conquistare l'applicazione integrale del contratto nazionale e dell'integrativo regionale, sia nella parte economica che in quella normativa che in quella politica, entro il 5 di febbraio; la modifica della Legge comunale e provinciale, per ottenere maggiore autonomia politica tra gli Enti e per dotarli dei finanziamenti necessari ad erogare i servizi richiesti dalla collettività: trasporti edilizia, servizi scolastici, verde pubblico, sanità; il mutamento degli indirizzi politici governativi nei confronti degli Enti locali, oggi costretti unicamente a tamponare le storture ed i vuoti creati dal potere politico centrale; l'assunzione da parte delle Amministrazioni e degli Enti delle delibere applicative del contratto, con particolare riferimento al problema dei fuori ruolo; l'approvazione da parte dei CO.RE.CO. di tutte le delibere applicative chiedono a tutte le forze politiche democratiche, ai Gruppi parlamentari, alle Associazioni ed agli Enti di impegnarsi nella lotta per cambiare radicalmente l'attuale situazione di crisi degli Enti nella direzione indicata dal movimento generale dei lavoratori e dalle Confederazioni sindacali ribadiscono il rigoroso impegno democratico ed antifascista dei lavoratori della categoria e si impegnano a prendere iniziative concrete perché le trame fasciste vengano bandite e sradicate completamente dal nostro Paese.
Inoltre, i lavoratori degli Enti locali fanno proprio l'ordine del giorno della Federazione regionale unitaria CGIL-CISL-UIL che esprime la netta opposizione all'estensione ai magistrati dei privilegi remunerativi dei superburocrati, considerando tale atto una palese violazione al le norme costituzionali di uguaglianza e democrazia sostanziale fra i cittadini".
Non essendo possibile affrettatamente esaminare il problema, si è convenuto, presenti i rappresentanti dei Gruppi, di convocare la conferenza dei Capigruppo, unitamente al Presidente della Giunta, per farlo in un secondo tempo, a breve scadenza, per poi portarlo in discussione in Consiglio regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Relazione della Giunta regionale sui problemi occupazionali (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue ora il dibattito sulla relazione della Giunta regionale in merito ai problemi occupazionali.
Avrei iscritti a parlare: Fonio, Sanlorenzo, Besate, Garabello e Carazzoni. Darei la parola anzitutto al Consigliere Carazzoni, che ha pertanto facoltà di parlare.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, l'ampio dibattito iniziato stamane, e che sicuramente verrà proseguito oggi pomeriggio, sulla situazione occupazionale in Piemonte, con riferimento particolare allo stato di crisi del settore Montefibre, non lascia, per la verità, più molto spazio, al punto in cui già è giunto, per considerazioni aggiuntive.
Onestà di giudizio e senso di responsabilità vogliono che anche da parte nostra venga riconosciuta la tempestività e l'opportunità di questa discussione, che è stata imposta, praticamente, dalle preoccupanti considerazioni emerse a seguito dell'incontro Donat Cattin Cefis e confermate poi dalla lettera dell'Amministratore delegato della Montefibre che qui è stata letta stamane dal Presidente della Giunta.
Onestà di giudizio e senso di responsabilità suggeriscono anche che pure da parte nostra sia obiettivamente ammessa e sottolineata la cura sensibile con la quale l'Esecutivo in carica ha sempre seguito l'evolversi della vicenda, adoperandosi, sia pur limitatamente all'ambito delle proprie competenze, delle proprie possibilità, per favorire soluzioni positive.
Ma onestà di giudizio e senso di responsabilità ci costringono anche a fare qualcos'altro, cioè a riesaminare criticamente i ruoli interpretati in questa amara vicenda Montefibre dai Sindacati, dall'Azienda, e infine, e soprattutto, dallo Stato, e per esso dal Governo che lo rappresenta.
I Sindacati , anzitutto. Ecco, noi abbiamo letto attentamente il documento che la Triplice ha portato al nostro esame, e dobbiamo dire che non ci sentiamo di condividere tutte le drastiche affermazioni che in esso si fanno: non possiamo dimenticare, infatti, che se la situazione è giunta al punto di rottura attuale - punto di rottura per la Montefibre, ma anche per la Fiat, come per cento e cento altre medie e piccole industrie - ci si deve al fatto che negli anni trascorsi questi stessi Sindacati che oggi si agitano per non essere coinvolti nelle decisioni aziendali, si sono schierati in prima linea a lottare contro le aziende, disinteressandosi dei problemi dell'assenteismo o delle cause che ne erano all'origine, e tenendo in non cale gli oneri crescenti che gravavano sui ritmi di produzione. Non li abbiamo mai sentiti, in sede politica, impostare un programma attraverso le forze politiche cui molti di essi sono legati; un programma che, basato su autentiche, realistiche riforme sociali, venisse a liberare le aziende dai pesi soffocanti che ora le gravano e che sono, al tempo stesso, improduttivi per i lavoratori. Questo ci sembra, per obiettività di giudizio, da doversi dire.
Poi, al pari della Fiat, anche la Montefibre, pur essendo un Gruppo a rilevante partecipazione pubblica, è stata lasciata libera di agire come meglio credeva, anche se poi a farne le spese, in ultima analisi, sono sempre stati, come sono tutt'oggi, migliaia e migliaia di lavoratori. Noi rappresentanti della Destra Nazionale, non siamo certo teneri con questo Stato e con le forze politiche che questo Stato sostanziano, ma non possiamo credere che al giorno d'oggi, nel 1975, sia valido un atteggiamento imprenditoriale che rifiuta di dialogare con le forze politiche e sociali, che si arrocca dietro i cancelli delle fabbriche. E' un atteggiamento fuori del tempo e fuori luogo, tenuto da uomini e con uomini che della vecchia classe dirigente hanno la presunzione ma non certo la tempra o il carattere.
Dunque, Cefis, come Agnelli, d'altra parte, oggi vuole lo scontro duro con le forze politiche. Mettendo in cassa integrazione migliaia e migliaia di dipendenti, entrambi dimostrano di volere la paralisi dei Sindacati, in sostanza. Vogliono, cioè, prendere le distanze, qui giunte le cose, da un mondo politico che hanno sempre compromesso, ricattato, assoggettato alle proprie imposizioni, e da un Centro-Sinistra che nella Fiat come nella Montefibre, in Cefis come negli Angelli, ha trovato i suoi alibi di illuminismo neo-capitalistico.
Infide, lo Stato, il terzo attore della vicenda Montefibre, sicuramente il più squalificato personaggio che oggi si aggira in Italia, il primo responsabile di una situazione che in Piemonte vive adesso un momento emblematico. Lo Stato, violentato in tutti i centri di potere, è rimasto sempre impotente nei confronti della grande industria, di cui, anzi, per anni ha subito la politica, pur non credendo - e questo va rilevato - nella imprenditorialità privata, e pur auspicando e cercando modelli di sviluppo nei quali la partecipazione statale all'attività industriale certamente non è seconda ad alcuno dei sistemi pianificati e centralizzati di stampo sovietico. Uno Stato che, impotente a condizionare, a pilotare la politica industriale, ha subito quella degli altri senza neppure essere in grado di seguirla, di aiutarla, di favorirla, anzi, frapponendo continui ostacoli dalle mancate riforme sociali alle leggi demagogiche e contraddittorie che regolano le Società per azioni, la Borsa il sistema di prelievo fiscale.
La, sua non esistenza era, in fondo - va detto anche questo con chiarezza nel desiderio, nei voti, nei programmi di tutti i centri di potere italiani, Fiat e Montefibre in testa. E finora, dobbiamo amaramente rilevare, questo Stato si è attenuto perfettamente alle regole del gioco anzi, aggiungiamo che addirittura con il Centro-Sinistra è riuscito ad esprimere, per così dire, la filosofia della non esistenza.
Parlando della vicenda Montefibre noi crediamo che queste debbano essere le considerazioni di fondo nelle quali la situazione stessa ha da essere inquadrata. Perché, colleghi Consiglieri, sembra a noi che soltanto ponendosi in questa ottica, soltanto esaminando il problema da questa angolazione, si potrà esattamente capire che cosa sta accadendo, si potrà cioè capire perché i Sindacati strepitino e urlino ma non abbiamo poi, in sostanza, altra arma da offrire ai lavoratori esasperati se non quella abbondantemente spuntata, dello sciopero generale; si potrà allora capire perché Montefibre, cioè Montedison, possa tranquillamente irridere agli impegni che pure ha liberamente sottoscritto ed accampare oggi scuse chiaramente immotivate e pretestuose, quali quelle che abbiamo visto elencare nella lettera che l'Amministratore delegato, dott. Antonio Belloni, ha fatto pervenire al Consorzio industriale Basso Toce. Perché non è accettabile, senza entrare a fondo nel merito di questa questione - che noi abbiamo sfiorato soltanto, facendo considerazioni di carattere generale quali ci sembravano essere imposte dal punto cui ormai era giunta la discussione consiliare -, che ci si venga oggi a dire che gli impegni non possono essere più mantenuti in tanto in quanto non sono stati concessi i cosiddetti interventi di sostegno previsti dalla legge 464.
Stamane, il collega Franzi ha dimostrato, tanto per cominciare, che questo, se mai, è un problema che si riferisce soltanto all'area di Verbania, ma non certo ai problemi relativi alle aree di Vercelli e di Ivrea. Ma noi diciamo che anche per l'area di Verbania non è accettabile una simile impostazione, se è vero, come è vero, che la situazione era perfettamente a conoscenza preventiva della stessa Montefibre. E allora è inutile che si stia tutti quanti a girare intorno alla questione, e non si denunci, invece, come noi riteniamo di dover fare, chiaramente che la posizione oggi assunta dalla Montefibre è immotivata e pretestuosa, e diventa motivata e non più pretestuosa solo se si accetta che Montefibre non vuol più mantenere gli impegni assunti in quanto ha deciso, a livello nazionale, di disimpegnarsi dal settore fibre tessili per concentrare la sua attività unicamente nel settore chimico. Questa è la verità vera questa è la realtà. La Montefibre può fare tutto questo con estrema tranquillità in tanto in quanto, per tutte le considerazioni che siamo andati prima svolgendo, è sempre stata lasciata libera di difendere i propri interessi come meglio riteneva. E ancora in questa logica diventa allora comprensibile perché lo Stato, cioè il Governo, accusato di inadempienza, accusato nella stessa lettera della Montefibre di colpevoli silenzi, messo, in una parola, sul banco degli imputati, poi non abbia la forza, la capacità, la possibilità, la volontà, soprattutto, di reagire, e altro atteggiamento non sappia e non possa scegliere che quello del silenzio.
Colleghi Consiglieri, se guardiamo alla vicenda Montefibre secondo questa impostazione, l'impostazione che noi abbiamo cercato di rapidamente delineare qui, ecco, allora, come prima dicevamo, tutto diventa chiaro logico, spiegabile. E queste sono le denunce che in premessa devono essere fatte, non possono essere taciute.
A questo punto cosa può fare la Regione? La Regione è un potere politico, anche se noi, che ancor oggi non siamo convinti o entusiasti sostenitori di questo istituto, tante volte abbiamo l'impressione che il potere politico regionale sia molto limitato, o, per lo meno, molto compresso dal centro stesso.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Ancora, però, dà delle prospettive.



CARAZZONI Nino

Staremo a vedere. Noi siamo abituati, signor Presidente, a giudicare la realtà dei fatti, e il giorno in cui la realtà del fatti richiederà una nostra revisione di giudizio non mancheremo di esternarla anche pubblicamente, assumendocene tutte le responsabilità.
La Regione ha un potere politico, che deve necessariamente gettare in modo pesante in questa vicenda. Perché? Deve gettarlo per salvare, che so? la democrazia, o per il prestigio delle istituzioni? No, signori Consiglieri, queste sono soltanto affermazioni. Deve gettarle, queste sue possibilità, deve farlo pesare, questo suo impegno politico, perché qui stiamo sfiorando il dramma. Io credo che nessuno si nasconda, e che innanzi alla mente di tutti sia chiara la situazione qual è: ed è una situazione pesante sicuramente ad Ivrea, pesantissima sicuramente a Vercelli, ma incandescente nell'Alto Novarese.
Non è la prima volta che noi alziamo da questi banchi grida di allarme sul progressivo e costante disinvestimento industriale dell'Alto Novarese.
Ma se Montefibre non terrà fede agli impegni assunti, se cioè noi assisteremo, per quanto riguarda l'economia dell'Alto Novarese, ad una conclusione drammatica di questa vicenda, allora veramente dev'essere chiaro innanzi alla responsabilità di ciascuno di noi che la situazione dell'Alto Novarese potrà facilmente diventare incontrollabile. Non si possono, onestamente e obiettivamente, quali che siano le posizioni politiche che noi qui teniamo, lasciare migliaia e migliaia di lavoratori per mesi e mesi sotto la minaccia della cassa integrazione, o addirittura della disoccupazione E allora, stiamo attenti. Noi non pensiamo che la Regione possa fare molto: certo, però, può gettarsi con tutto il suo impegno per lo meno nel pretendere - questa ci sembra una richiesta logica e fondata - che a livello nazionale il Ministro dell'Industria si faccia parte diligente e sollecita nel convocare con tempestività i rappresentanti della Montedison così come i rappresentanti degli Enti locali interessati e delle Organizzazioni sindacali, perché una volta per tutte siano chiarite le intenzioni di questo grande Gruppo, che - lo ripetiamo con una particolare sottolineatura - ha rilevante partecipazione pubblica, e perché si smetta di illudere continuamente la classe lavoratrice, che non può essere ulteriormente tenuta in fase di attesa e di angosciosa aspettativa.
Questo ci sembra essere un richiamo alla responsabilità di tutti.
Perché, badate, la situazione è incandescente; e una situazione incandescente può facilmente sfuggire al più attento e responsabile dei controlli. Il giorno in cui le masse, esasperate, sollecitate a tentazioni che forse oggi sono presenti solo allo stato latente, dovessero veramente travolgere gli ultimi residui di questo Stato, noi non sappiamo bene chi dovrà raccoglierne l'eredità. Si dice: il Partito comunista. Stiamo attenti, crediamo che neppure il Partito comunista abbia intenzione di portare la situazione ad un simile punto di rottura.
E' quindi un appello al senso di responsabilità di tutti quello con cui noi concludiamo queste nostre annotazioni di massima sul problema Montefibre, che evidentemente è presente, con tutta la sua urgenza e la sua drammaticità, alla nostra attenzione ed alla nostra sensibilità.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Signor Presidente, signori Consiglieri, contrasta, a dire il vero, con le unanimi dichiarazioni di gravità della situazione l'assenza di gran parte della Giunta al dibattito in corso. Sarebbe opportuno cominciare a richiamare tutti alla coerenza fra le cose che dicono e le cose che fanno: non è ammissibile che mentre il Consiglio discute di un argomento di cui si riconosce a parole la gravità, l'incandescenza, la drammaticità, sui banchi della Giunta siano presenti solo i soliti tre cavalieri che rappresentano in qualche modo il Consiglio e la Giunta regionale del Piemonte...



MARCHESOTTI Domenico

Vorrai dire commendatori o grandi ufficiali, non certo soltanto cavalieri.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Anche commendatore della Repubblica popolare comunista polacca.



SANLORENZO Dino

Molto bene.
E' assente, dicevo, gran parte della Giunta; di un partito non c'è nemmeno un rappresentante; un altro Partito di maggioranza è scarsamente rappresentato (e, d'altra parte, brilla quasi sempre per le assenze).
Manca, dunque, la coscienza delle cose che bisogna poi fare per superare questa grave congiuntura.
Però, questa situazione non è grave per tutti nella stessa maniera. E' grave soprattutto, bisogna averne coscienza, per i seicento operai che da diciannove mesi sono a zero ore. Diciannove mesi sono un mese meno di venti, ma sono anche diciotto mesi più di uno, e sono un mese dopo l'altro in cui cresce il senso di frustrazione, di rabbia contenuta di una popolazione non abituata a far niente, una popolazione che ha inventato le aziende, ha inventato l'industria, quando gran parte delle terre che vi hanno mandati in questo Consiglio regionale conoscevano la pastorizia conoscevano l'analfabetismo, o l'arretratezza culturale e civile. Gran parte di coloro che da diciannove mesi sono a cassa integrazione sono i discendenti di coloro che hanno fondato l'industria tessile in Piemonte.
E' grave, poi, la situazione, per i lavoratori di Vercelli, di Ivrea di Pallanza; grave per quelli che lavorano e per i 7700 che hanno appreso pochi giorni or sono che potrebbero essere lasciati a casa, quando hanno sentito il Presidente della Montedison annunciare ufficialmente, e poi farcelo sapere addirittura con documenti ufficiali, che ha segnalato al Governo, come già aveva segnalato nel 1972, una esuberanza di personale di 14.000 unità, di cui 10.300 in Piemonte. Tale esuberanza è valutabile oggi a seguito degli interventi di cui si può dar carico autonomamente alla Montedison, a circa 7.700 unità. E' un preavviso di licenziamento.
Grave per chi ora lavora, per chi non lavora, per chi sente dire che per lui non c'è più posto. Ma non è grave nello stesso modo per tutti i protagonisti di questa vicenda. Non è certamente grave, la situazione, per il Presidente della Montedison. Egli deve guardarsi sia dai nemici sia da quelli che si dichiarano amici - e qui uso la parola "amico" nel senso in cui la si usa normalmente nella Democrazia Cristiana, dove si sa che per definizione tutti sono amici -, ma, vivaddio, non è ancora in cassa integrazione, e nemmeno penso sia prossimo ad esservi messo da qualcuno.
Non è grave nemmeno per tutti quei Ministri che hanno risposto, o non hanno risposto affatto, quando, volta per volta, in questi lunghi anni - perch si tratta di una vicenda cominciata nel 1972, e che il Gruppo comunista ha sollevato per primo in questo Consiglio regionale, riportando qui un dibattito che era apparso soltanto sui giornali e sull'"Espresso" di allora sono stati investiti della questione, cioè i ministri Taviani, Rumor, De Mita, Bertoldi, Mancini, Tanassi, Gullotti, Colombo e Donat Cattin. Bisogna cominciare a parlare non soltanto di Stato, di Regione, di Parlamento Consigliere Carazzoni, e nemmeno di ministri e di ministeri, ma citare nomi e cognomi, fissare con chiarezza le responsabilità degli uomini e dei Partiti, specialmente quando le cose arrivano a questi estremi.
Ciascuno di questi signori può dire che in questi anni è stato, sì ministro interessato al problema, ma ora non lo è più; ciascuno di questi può dire che è stato, volta per volta, messo in area di parcheggio; uno pu persino obiettare di essere stato licenziato e mandato in crociera; e tutti possono affermare che la situazione è, sì, oggettivamente grave, ma che la responsabilità è sempre di quelli che sono venuti dopo, e che dovevano caso mai, dare le risposte che essi non avevano avuto tempo di dare perch nel frattempo c'era stata una crisi di Governo (in effetti, dal '72 ad oggi ci sono state quattro crisi di Governo, che, per il tempo che hanno fatto perdere, hanno sempre messo in condizione i Ministri che dovevano rispondere di dire che non lo potevano fare perché erano incaricati soltanto dell'ordinaria amministrazione).
La questione, a quanto pare, non è grave nemmeno per la Montedison nel suo complesso. Infatti, dal bilancio della Montedison oggi reso noto dai giornali si evince che il fatturato per il '74 ha raggiunto i 3.986 miliardi di lire, con un aumento del 71% rispetto al 1973. E' un aumento cospicuo, che certamente non si è verificato per tutte le altre grandi aziende del nostro Paese, come ben sappiamo noi in Piemonte. Se poi si va ad analizzare i dettagli di questo incremento, si vedrà che la petrolchimica è aumentata del 107% i prodotti per l'agricoltura di produzione Montedison dell'83%, che c'è stato un incremento del 25% nel settore della grande distribuzione, e pure del 25% nel settore farmaceutico; nel settore delle fibre, invece, c'è stata una flessione.
Da quanto si è potuto leggere questa mattina sui giornali si deduce che persino gli azionisti della Montedison possono oggi considerare non tanto grave la situazione, comunque certamente meno grave di due giorni fa, o che in certi periodi passati: le azioni della Montedison hanno avuto da ieri ad oggi un balzo in avanti di 17 punti in Borsa, a Milano. Per quel tanto di pubblico che c'è, e sempre dovrebbe esserci, nella Montedison, e per la nostra politica generale come Partito comunista, noi non citiamo affatto questi dati con senso di rammarico: siamo invece ben contenti che sia possibile dire in questo momento che la Montedison va meglio che nel passato, che sta uscendo dalla crisi profonda in cui l'avevano precipitata altre gestioni fallimentari, e particolarmente condannabili anche dal punto di vista penale - noi auspichiamo che sia fatta luce completa sui "fondi neri" della Montedison e che vadano in galera anche i Ministri che eventualmente vi siano compromessi: sapete bene che in questo il nostro Partito si è sganciato dagli altri, che non hanno voluto portare alle estreme conseguenze l'acclaramento su questo punto, e si batte perché anche per questa vicenda si precisino nomi e cognomi e responsabilità consideriamo obiettivamente positivi i dati del fatturato Montedison e la risalita delle quotazioni in Borsa.
Solo che su questa vicenda della Montedison, il Partito comunista interpretando il pensiero della classe operaia, di cui rappresenta tanta parte, considera inaccettabile - e propone alle forze politiche di questo Consiglio, oggi, di unirsi nel considerare altrettanto inaccettabile, nel condannare - una procedura, un metodo, dei contenuti di un'azione complessiva di politica economica della Montedison, del Governo, dei Governi, che faccia pagare ai lavoratori i costi delle inefficienze, delle insufficienze, dei ritardi, dei giochi di potere e delle responsabilità che è assolutamente indispensabile, a questo punto, precisare ed individuare.
Per dare un contributo ad individuare queste responsabilità, il nostro parere è che la responsabilità della Montedison e dei dirigenti della Montedison, e del Presidente della Montedison, sono prima di tutto quelle che si evidenziano dalle dichiarazioni dell'Assessore Paganelli. Egli ci ha rivelato oggi non qualcosa di scontato, non qualcosa di ovvio, ma qualcosa di estremamente grave. In effetti, l'Assemblea regionale piemontese e i lavoratori del Piemonte vengono a conoscenza da questa mattina che la Montedison rimette in discussione la possibilità di realizzare i nuovi investimenti e insediamenti, a prescindere dalla concessione o meno dei finanziamenti agevolati, giudicando la Società, oggi, scarsamente realistico il programma che essa stessa aveva predisposto.
"Scarsamente realistico". Sono solo due parole, ma due parole che abbiamo visto dai dati che ho citato prima - mettono in discussione l'occupazione non solo dei 7.700 che possono essere licenziati, ma di 10.000 operai in Piemonte sui 14.000 occupati, e mettono in discussione anche tutti i piani di ristrutturazione, di investimento industriale in Piemonte e fuori del Piemonte, di cui, come Regione Piemonte, vogliamo occuparci avendo invitato qui le Regioni del Sud il 7 e l'8 di questo mese.
"Scarsamente realistico". Sarebbe oltremodo interessante conoscere il nome di colui, o di coloro, che hanno pronunciato quelle parole. E' ancora un elemento di oscurità, nella relazione dell'Assessore Paganelli, e noi chiediamo che sia al più presto chiarito. Vogliamo sapere, in sostanza, se questa definizione del programma della Montedison sia stata data dal Presidente della Società, lo stesso che ha firmato quel programma. In caso affermativo, si potrebbe o chiedergli di dare le dimissioni o avanzare la proposta che sia ricoverato in un ospedale psichiatrico, visto che è stato proprio lui a proporre tale programma.
Ma questo sarebbe ancora assai poco rispetto alla drammaticità della situazione. Perché chi ha presentato il programma Montedison? Chi ha per tre anni portato avanti questo programma, con lettere, siglando accordi effettuando anche una parte di investimenti di denaro pubblico? Chi ha impegnato Regione, Comuni (i Comuni di Verbania, di Vercelli, di Ivrea) a fare piani urbanistici; ha impegnato l' Assessore all'Urbanistica ad accelerare tutte le pratiche perché fossero licenziati? Chi ha mandato, il 22 di questo mese, quella lettera che ci è stata letta questa mattina, e di cui abbiamo poi avuto possibilità di conoscere tutti i dettagli, quella lettera che non è una dichiarazione di disponibilità, Presidente Oberto, ma una dichiarazione di guerra, con la quale si dice, sostanzialmente, che non è più possibile fare altro, dopo le violazioni che tutti avrebbero commesso nei confronti degli accordi firmati, e ci si dichiara sì disponibili, ma a sanzionare la fine di un patto, anzi, a stracciarlo unilateralmente. Chi è che ha detto a colui che l'ha firmata di inviare questa lettera? Qui comincia a venir fuori un elemento di questo inghippo. Perché la lettera non è firmata dalla Società Montedison, è firmata dalla Montefibre.
Se le ho chiesto il nome di chi firmava questa lettera è perché compariva per la prima volta, nelle trattative ufficiali al massimo livello che la Regione aveva finora svolto, il nome dell'amministratore delegato del comparto Montefibre quale responsabile; quasi che noi avessimo portato avanti, come Regione Piemonte, fin dall'inizio, un discorso con quel dettaglio della Montedison che è la Montefibre, e quindi, in sostanza andando male oggi la Montefibre, il discorso andasse risolto fra la Regione e la Montefibre, non tra la Regione e la Montedison.
E in realtà le cose stanno proprio così. Qui c'è un elemento della manovra, qui c'è una questione che va chiarita. Come mai Montefibre e non Montedison? Come mai la Regione non si è quasi mai trovata a trattare, dal momento in cui le cose hanno cominciato a diventare difficili, con la stessa persona, ma ha avuto sempre a che fare con persone diverse? Noi abbiamo avuto all'inizio un rapporto, come Regione, con l'ing. Grandi, che era l'amministratore delegato della Montedison (credo lo sia ancora, non so se lo resterà a lungo), quando abbiamo fatto le consultazioni fra Regione e grandi aziende pubbliche e private. Dopo che a Pallanza, rispondendo a me che, unico rappresentante, in quel momento, insieme al Consigliere Bono del Consiglio regionale, l'avevo invitato esplicitamente e pubblicamente dinanzi a migliaia di operai, a venire, nella sua qualità di amministratore delegato della Montedison, se la Regione l'avesse invitato, a fare la verifica cui lui si era dichiarato disponibile nel primo incontro fatto qui, alla Regione Piemonte, egli aveva affermato testualmente: "Se questo può servire di garanzia, mi metto personalmente a completa disposizione della Regione Piemonte per tutti i contatti, e quindi sono completamente disponibile ad essere chiamato quando necessario, quando cioè da parte della Regione possano insorgere perplessità, dubbi o timori", quando fu ravvisata la necessità che fosse presente, proprio perché i momenti stavano diventando drammatici - bisognava cogliere l'atmosfera che c'era fra quei lavoratori -, e l'11 ottobre ci ritrovammo in sede regionale per fare il punto della situazione comparve un'altra persona (l'ing. Grandi, si disse era occupato in altre faccende), un assistente del presidente, Lupo. Ma si trattava pur sempre, fino a quel punto, di un rappresentante del presidente della Montedison; la Montefibre era rappresentata, sì, ma dal capo del personale. Ed è chiaro che in quel confronto, ad esporre la linea dell' azienda, era ancora la Montedison.
La questione non è formale, perché la Montedison può cercare - e forse sta già facendolo, forse è questa la sostanza della manovra interna di copertura - di scaricare su un settore, su un gruppo di uomini una responsabilità che è stata assunta invece dalla presidenza della Montedison. E la Regione deve chiedere di discutere con la Montedison, non con la Montefibre. La questione va presa in mano immediatamente. Noi non dobbiamo avere, nei prossimi giorni, contatti con i capi del personale, con gli aiutanti del presidente: noi possiamo, come Regione, avere per interlocutore o il presidente della Montedison o l'amministratore delegato della Montedison, se vogliamo a livello politico incominciare ad individuare con chiarezza quella che a questo punto è chiaramente una controparte non soltanto dei Sindacati ma anche della Regione Piemonte. La Regione deve esigere che il Governo e il CIPE sciolgano subito tutti i nodi, le oscurità e le manovre che stanno dietro questa vicenda.
La mia proposta è quindi che la Regione, il Consorzio del Toce, i Sindaci dei Comuni interessati si incontrino al più presto non con il solo Ministro dell'Industria. Io sono convintissimo che il Ministro dell'Industria attualmente in carica sia pieno di buona volontà, e per essere piemontese e per appartenere ad una corrente che è particolarmente sensibile agli interessi dei lavoratori, ad una soluzione positiva della vicenda. Ma noi abbiamo da salvare il posto di lavoro a quattromila operai non la coscienza di qualche ministro. Noi abbiamo bisogno di garantirci che il rapporto della Regione Piemonte avvenga con gli interlocutori validi allora bisogna mettere da una parte del tavolo la Regione Piemonte, il Governo - anzi, non il Governo genericamente ma i Ministri che sono attualmente rappresentati nel CIPE, perché l'Assessore Paganelli sa benissimo che uno degli appigli cui si rivolge la Montedison è una certa deliberazione del CIPE, presa ad un certo punto, che modificava i criteri di applicazione della 464 -, e dall'altra la presidenza della Montedison.
Bisogna esigere, in sostanza, che questo incontro si svolga, e rapidamente.
E per "rapidamente" intendo esattamente l'opposto di quanto hanno fatto i Governi in merito a questa vicenda fino a questo punto, perché non pu certo l'avverbio "rapidamente" attagliarsi a quanto è stato fatto nei tre anni che sono intercorsi da quando la vicenda è stata sollevata a quando la vicenda è giunta in questo modo alla verifica ed al controllo del Consiglio regionale.
E qui dobbiamo mettere l'accento su una responsabilità che non è più della Montedison soltanto. Enormi spazi sono stati lasciati alla manovra della Montedison dalla vacanza di responsabilità dei Governi. La Montedison ha buon gioco a dire che non ha ricevuto risposta alle lettere che il suo presidente inviò il 20 marzo '74 agli onorevoli Giolitti, Rumor, De Mita Bertoldi, Mancini, Tanassi, Gullotti e Colombo, perché questa è la verità.
Così pure può dire a ragione che non ha avuto risposta alle lettere dell'11 aprile '74. E' evidente che a questo punto l'interlocutore diventa vago, le responsabilità finiscono con l'essere dello Stato, e si può persino lasciare spazi non soltanto alla Montedison ma anche a quelle forze che possono permettersi in questo Consiglio regionale di tentar di interpretare qualche parte della comunità regionale in questo discorso...



CARAZZONI Nino

Sarebbe il colmo!



SANLORENZO Dino

Eh sì, sarebbe davvero il colmo! Perché tu dici che il Partito comunista non è interessato in questo momento ad andare al di là di certe pressioni, perché non sa bene cosa avverrebbe il dopodomani; noi, invece sappiamo molto bene come sarebbe riempito il vuoto causato da una certa esasperazione che si creasse su questo piano in Piemonte e in Italia sappiamo molto bene quali forze voi rappresentate nel colmare questo vuoto e nel sostituirvi a quelle che oggi è la Repubblica italiana. Voi sapete molto bene che potete far qui finta di occuparvi di queste questioni,ma nello stesso tempo augurarvi che giungano alle estreme conseguenze, perch soltanto una crisi economica e sociale senza sbocchi finirebbe con l'aprire uno spazio alla vostra attività e al vostro disegno. Penso comprendiate che queste sono cose che sappiamo benissimo anche noi, e pertanto capirete voi stessi che non si può, di fronte a questa situazione, né giocare, n scaricare soltanto le responsabilità, né tardare a fare ciò che si deve fare.
Non si può continuare con il sistema di non rispondere alle domande alle pressioni, alle manovre della Montedison, o rispondere soltanto implicitamente, non esplicitamente, con quella modifica degli orientamenti del CIPE nell'applicazione della 464, che dice, in sostanza: preferiamo privilegiare gli interventi al Sud, facciamo il tetto dei 6 miliardi degli investimenti (così che da una parte sorge la sensazione che ad un certo punto la 464 sarà rifinanziata o che qualche altro intervento legislativo verrà a colmare ciò che invece non si vuol più colmare, e si lascia quindi lo spazio per continuare in questa manovra, e dall'altra non si fa niente non ci si assume la responsabilità di dire: badate, la nostra politica economica e un'altra, quei piani andavano bene quando sono stati fatti, nel 1973-'74, adesso la situazione è diversa, facciamo altre scelte, ce ne assumiamo la responsabilità, firmiamo questa responsabilità, cambiamo tutto, e lo cambiamo mentre ancora siamo in tempo). E la controparte continua a scrivere libri, e adesso che ha comperato tutta una serie di giornali fa anche in modo che quei giornali parlino bene di lui, trova modo di scaricare le responsabilità sullo Stato, sui Governi che vanno e che vengono, e alla fine viene a dirci brutalmente che non manterrà fede agli impegni in alcun caso, né senza incentivi né qualora gli incentivi fossero concessi, perché il discorso è talmente cambiato che anche quei progetti non valgono più.
E qui c'è anche una responsabilità della Giunta regionale, sia pure d'altro genere. E' vero che la Giunta è stata solerte nell'approvare gli strumenti urbanistici, e in questo senso ha operato bene. Ma ha lasciato passare senza fare alcun passo avanti gli ultimi tre mesi e mezzo. Perch dall'incontro che abbiamo avuto con la Montedison, dell'11 ottobre 1974 quando già la situazione era incandescente, ad oggi sono passati tre mesi e mezzo. E non si può lasciar passare tanto tempo senza ottenere alcun risultato. Non dico senza chiedere, perché non dubito che voi abbiate chiesto, anche se sarebbe più opportuno fare una documentazione di come avete chiesto, quanto avete chiesto, con quale tempestività, con quale insistenza, giorno per giorno, avete chiesto ciò che bisognava chiedere. Ad ogni modo, se nella replica qualcuno vorrà dare gli elementi precisi e date di questo punto si potrà valutare meglio.
A questo punto il discorso deve diventare ancor più preciso: non deve investire soltanto la Giunta regionale, ma il Partito che ha la maggioranza relativa in questa Giunta. Il discorso, quando arriva a queste svolte, deve diventare precisissimo anche sulle forze politiche. Perché c'è la crisi di Governo. Non vorrete, spero, che della crisi di Governo si facciano carico le forze politiche che non ne sono state né protagoniste né causa, diretta o indiretta. Non vorrete che la nostra parte si accolli la responsabilità dei ritardi derivanti dalle crisi di Governo ripetute, di cui la colpa ricade non sulla classe politica italiana in genere, ma su certe forze politiche che hanno governato l'Italia, e continuano a governarla, e che rifiutano, accampando ogni sorta di pretesti, di governarla in un modo diverso, con l'ingresso e con la partecipazione, in una Italia trasformata di quelle forze che potrebbero cambiarne il volto. Non vorrete che noi ci accolliamo la responsabilità del fatto che voi avete perso tre mesi e mezzo perché non avete trovato un ministro, perché non siete riusciti a far venire un ministro quando era ora di farlo venire, perché non siete riusciti a convocare le riunioni. Questa responsabilità noi la respingiamo l'addebitiamo a voi, a voi.
E vi rimproveriamo qualcosa di più preciso ancora. I personaggi che sono stati implicati in questa Vicenda sono tutti importanti. Ma hanno uomini importanti anche in Piemonte, nelle varie correnti della Democrazia Cristiana; uomini di cui hanno bisogno, nella dialettica che hanno nei loro Partiti, affari loro; uomini che contano. Perché non è vero che voi non contate: voi contate, e come! Contate come Partito, come correnti, come rappresentanti di una Regione importante del nostro Paese. Si tratta di vedere come fate valere questa vostra autorevolezza, cosa avete fatto per far sentire il peso politico che avete, se siete stati davvero uniti in questo impegno. Direi che non lo siete stati e non lo siete molto, perch altrimenti oggi ci sarebbero qui presenti anche l'Assessore Borando e il Consigliere Beltrami. Essi, che certo pensano di tornare a Verbania e ad Omegna a chiedere i voti dei lavoratori di Pallanza, oggi non hanno avvertito nemmeno il dovere di essere presenti qui, a discutere di una questione che riguarda non Pallanza o la provincia di Novara soltanto ma la programmazione in Piemonte e il futuro della nostra Regione, in qualche misura il futuro del nostro Paese.
Noi dobbiamo andare ancora più a fondo nella nostra disamina. Alla D.C.
noi contestiamo una serie di responsabilità su tutta la questione. Perch Cefis non è un iscritto al Partito comunista, ma amico personale del Segretario del Partito di maggioranza relativa. Perché la maggioranza dei Ministri che contano in questa vicenda sono democratici cristiani. Perché i Sindaci di Ivrea e Vercelli sono democratici cristiani (se c'è qualcosa da rimproverare al Sindaco di Verbania, che non è invece democratico cristiano, ma non credo ci sia, siamo qui per affrontare il dibattito sulle responsabilità specifiche che eventualmente ci fossero, discutiamo pure di tutto e di tutti). E fanno anche parte dei Partiti di maggioranza alcuni uomini che hanno alimentato, quando erano in discussione i problemi che dovevamo risolvere noi come Regione, le faide da Vandea dei contadini dell'Alto Novarese: sono stati uomini dei Partiti di maggioranza, nel momento in cui alla Regione Piemonte si faceva qualcosa per accelerare l'iter delle pratiche urbanistiche, ad aizzare i contadini contro l'insediamento, a tenere comizi, riunioni; uomini che oggi fanno parte addirittura della corrente dei morotei (sapete quanta poca importanza abbiamo sempre dato alla nomenclatura delle correnti, e oggi ne diamo meno che mai, perché preferiamo badare sempre alla sostanza delle cose). E proprio quel giornale la cui sopravvivenza abbiamo giustamente cercato e tuttora cerchiamo di garantire, ha pubblicato corrispondenze che alimentavano queste faide, corredate di fotografie che mostravano gruppi di contadini protestare, brandendo i forconi. E vi chiediamo conto della responsabilità che come Partito di maggioranza avete in questa vicenda, in cui vi presentate con tante facce diverse, che dovete chiarire dentro di voi, nel vostro interno, altrimenti la questione non si chiarirà mai.
La responsabilità è grande anche per il fatto che non è soltanto in gioco, come tutti capiscono, una fabbrica, un gruppo di operai, seppure importanti, un settore industriale, quello delle fibre tessili: è in discussione la Regione, la sua credibilità, la sua capacità di contare, di agire, di operare, di programmare ciò che dipende in parte da lei. E la cosa è tanto più grave in quanto era possibile operare - noi pensiamo sia ancora possibile operare - per portare a buon fine tutto quello che era stato impiantato, in quanto qui c'era un rapporto corretto, sul piano formale, fra Comuni, Sindacati, Regione, Governo, e c'era persino all'inizio, un corretto rapporto formale con la parte industriale, pubblica o privata che sia, come si voglia definire la Montedison oggi. Era ed è qui in gioco, infatti, un modello di programmazione economica regionale il cui insuccesso metterebbe in discussione la relazione che voi presentate al bilancio '75, dove parlate di piano regionale di sviluppo, e affermate di volerlo approvare prima della fine di questa legislatura, dove dite che la programmazione continua ad essere il punto di riferimento... Ma punto di riferimento su che cosa, quando su questa questione sono in discussione gli ideali, i principi, i contenuti, la sostanza immediata di tutto questo discorso? E c'è in discussione anche qualcosa di più grave. Mi riferisco a un punto che ha toccato il Consigliere missino, e di cui dovreste preoccuparvi vivamente. Non fidatevi troppo della mansuetudine dei deboli. Proprio perché dovreste conoscere molto bene il Vangelo (il Consigliere Bianchi qualche volta ci ha ricordato l'ammonizione: guai alla collera dei mansueti!) voi non dovete credere che il senso di responsabilità del Partito comunista non abbia confini. Voi che forse non immaginate che cosa voglia dire fare diciannove mesi in cassa integrazione, che in gran parte non avete certo fatto la gavetta a dirigere i Sindacati o partecipato all'attività che si svolge davanti alle fabbriche in occasione degli scioperi, facili e meno facili, dovreste sapere che in questi diciannove mesi il Partito comunista e la classe operaia hanno esercitato un autocontrollo nei confronti di questa vicenda che è al limite della responsabilità; perché, superato un certo limite, c'è complicità, e noi non assolviamo nessuno e non vogliamo essere complici di alcuno. Quando degli operai che per diciannove mesi fanno cassa integrazione chiedono delle risposte chiare, le risposte vanno date. E le forme di lotta devono sempre essere graduate in relazione agli obiettivi che si vogliono perseguire. Ma non tutte le forme di lotta sono state sinora esperite in questa vicenda.
Orbene, nessuno pensi di andare in carrozza alla campagna elettorale nessuno pensi di poter fare tranquillamente i discorsi conclusivi della legislatura senza essersi misurato fino in fondo, a tutti i livelli, su una questione di questa natura: perché il Partito comunista, per quello che da esso dipende, non lo consentirà. I Sindacati faranno quello che crederanno opportuno, ma noi non lasceremo ad alcuno la possibilità di tergiversare o sgattaiolare, a nessuno, quale che sia la sua parte politica, quale che sia il colore della corrente, quale che sia la nomenclatura del Partito. Ognuno deve assumersi a questo proposito le sue responsabilità.
Gli appuntamenti sono molto imminenti. Noi proponiamo che vi si vada a tempi accelerati. Un confronto con le altre Regioni sul complesso problema della Montefibre e della Montedison è già di fronte a noi il 7 e l'8: se fosse possibile, sarebbe bene tenere l'incontro che proponiamo con gli interlocutori prima di questa data. Comunque, non dovrà svolgersi molti giorni dopo, perché anche i giorni contano nella situazione politica del problema. Se il Presidente intende convocare i parlamentari va benissimo, è sempre utile avere il conforto dei parlamentari. Ma qui il rapporto va diretto, con le parti in causa. Perché ormai si tratta di decidere: tutte le questioni sono state istruite, tutto il piatto è di fronte a coloro che dovrebbero cibarsene e servirsene, non si tratta che di prendere delle decisioni.
E mi permetta, Consigliere Vera: in questo caso non c'è nemmeno la contrapposizione fra le decisioni del Nord e quelle del Sud, perché noi siamo perfettamente consapevoli che la linea che bisogna proporre e seguire in questa vicenda è una linea non incompatibile del Sud nei confronti del Nord e del Nord nei confronti del Sud. La questione degli insediamenti e degli investimenti Montefibre e Montedison va vista alla luce di una nuova politica economica, questo sì, che sia fatta di investimenti invece che di restringimenti, che punti alla crescita di una domanda invece che alla deflazione, che punti ad una utilizzazione di tutti i posti di lavoro invece che all'aumento del numero dei disoccupati, che punti ad una politica radicalmente inversa a quella che finora è stata perseguita dall'on. Colombo e in parte dal Ministro La Malfa. Si tratta qui dì un confronto di linee di politica economica che noi dobbiamo essere uniti nel rivendicare, che nei documenti siamo stati uniti nel rivendicare, ma che adesso è alla prova dei fatti Questa è, a mio giudizio, la questione che è di fronte alla Giunta: è un terreno di fiducia su cui la Giunta deve misurarsi se vuol essere ancora sostenuta dalle forze che l'hanno appoggiata nel Consiglio, se vuole che il rapporto fra le forze dell'opposizione e quelle della maggioranza si mantenga nei termini di un corretto dialogo di opposizione e maggioranza.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario

Il Gruppo socialista non può che esprimere la più profonda preoccupazione ed indignazione per questa nuova fase peggiorativa in cui la politica della Montedison pone i lavoratori di Verbania e dell'Alto Novarese, accanto a quelli di Ivrea e di Vercelli. Se già prima temevamo per la sorte dei nostri lavoratori, quando la Montefibre poneva alla base di ogni accordo tante, troppe condizioni, quali tutti ben conosciamo e che sono già state qui lungamente ricordate, compresa quella di poter fare ricorso alla legislazione di sostegno (vedi la legge 464 ormai prosciugata), figuriamoci oggi, quando sentiamo dire che essa Montefibre non crede più neanche nei propri programmi sostitutivi! E non si può non ricordare che quando qualcuno osava discutere tali programmi non solo sembrava che si volesse ingerire in cose che non lo riguardavano, ma poco mancava che fosse accusato di una specie di reato di lesa maestà, di lesa competenza economica.
Non si può, quindi, che condividere e sottoscrivere il termine di "leggerezza" che il collega Paganelli ha usato nel definire tale comportamento; come non si può che condividere la riprovazione già espressa dallo stesso Assessore all'Industria.
Alla luce di quanto oggi è stato qui già amplissimamente illustrato specie con riferimento all'ultimo intervento, quello del collega Sanlorenzo, ma soprattutto dalla lettera del Consorzio del Basso Toce e dalla relazione Paganelli, ritengo che non sia davvero sprecato l'aggettivo di drammatica per la svolta in cui ci troviamo. E questo non solo in riferimento alle migliaia di lavoratori che già da diciannove mesi sono in cassa integrazione ed a tutti gli altri cui va tutta e piena la nostra solidarietà, ma per le conseguenze generali che deriverebbero all'economia della nostra Regione, della quale parlava nella sua parte conclusiva il collega del Partito comunista.
Gli altri colleghi che sono intervenuti hanno pure ampiamente sottolineato la gravità, per la nostra Regione, del fatto che alla crisi dell'automobile si aggiunga quella del settore delle fibre tessili, cui ovviamente la Montedison sembra rinunciare a favore di quello chimico. Io aggiungo solo che andando avanti di questo passo ogni nostro discorso sul piano dello sviluppo regionale rischia di diventare, oltre che lungo assurdo e privo di qualsiasi presupposto.
Non vorrei aggiungere allarmismo alle tante consistenti preoccupazioni che già ci sono, e spero ancora che siano infondate le voci secondo le quali la Montefibre avrebbe già formalmente disdetto tutti i contratti per la costruzione degli stabilimenti di Mergozzo. Qui sono state dette moltissime cose, sui bilanci della Montedison, sugli investimenti ingenti che vengono fatti in altri settori da una società a grande partecipazione pubblica, e la drammaticità della situazione la riscontriamo nelle stesse conclusioni cui noi tutti arriviamo in questi interventi.
D'accordo con Paganelli, incontriamoci con la Montefibre, discutiamo le cause del verificarsi o meno delle clausole sospensive degli accordi dell'aprile 1973, discutiamo dei nuovi programmi della Montedison. Ma è evidente che a questo punto è venuta meno in tutti ogni residua fiducia, e che l'unica soluzione possibile è vista e indicata da tutti coloro che sono intervenuti nel dibattito nel riuscire a responsabilizzare finalmente lo Stato, che fino ad oggi è stato latitante o quasi, come qualcuno ha già detto, e come tutti hanno ampiamente e lungamente dimostrato.
Tutti, ad eccezione, per la verità, dell'ultimo intervenuto Consigliere Sanlorenzo, hanno dato atto oggi dell'impegno posto dalla Giunta per la soluzione di questo gravissimo problema. Per conto nostro non resta che intensificare questa attività, che renderci sempre più controparte diretta dello Stato per questo problema, che non è solo questione di vita per migliaia di lavoratori ma al quale è connesso l'intero sviluppo, come già detto, il futuro della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Besate. Dopo di lui non rimane iscritto a parlare che il Consigliere Garabello. Penso quindi che l'intervento del Consigliere Garabello potrà concludere il dibattito.
Mi è stato preannunciato un ordine del giorno, da esaminare però, prima che in Consiglio, in una riunione dei Presidenti dei Gruppi. Pertanto, dopo gli interventi Besate e Garabello, sospenderemo per alcuni minuti la seduta, per la puntualizzazione dell'ordine del giorno.
La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Io intervengo, signor Presidente, non soltanto perché la Montefibre ha uno dei suoi più importanti stabilimenti in Vercelli, ma perché la situazione di Vercelli rispecchia quella di Verbania e non soltanto specificamente quella di Montefibre, ma del Cotonificio Valle di Susa, di Collegno, di Borgone, di Sant'Antonino di cui Montedison, attraverso Montefibre, detiene il cento per cento delle azioni. Perché vedete, sarebbe veramente sciagurato se parlando del problema della Montedison e di Montefibre in particolare, si pensasse di poter risolvere uno soltanto dei problemi che sorgono sul territorio piemontese dove Montefibre e i gruppi associati hanno disseminate le proprie fabbriche; può darsi che la soluzione non avvenga contemporaneamente per tutti i problemi nello stesso momento, ma è evidente che la soluzione politica deve avere un momento unitario, come unitaria è stata la lotta.
Quando il 16 gennaio i lavoratori della Montedison sono scesi in lotta in questo stesso palazzo il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta regionale hanno ricevuto una delegazione di quei lavoratori, tra i quali vi erano anche i lavoratori di Montefibre e del Cotonificio Valle Susa. Certamente ognuno di noi intervenendo metterà l'accento sulla zona alla quale è maggiormente collegato (Sanlorenzo sottolineerà la situazione di Mergozzo-Verbania, io quella di Vercelli), ma è evidente che ognuno di questi problemi (che poi hanno una loro fisionomia territoriale e politica) è parte di uno stesso problema.
La Montefibre di Vercelli è la vecchia Chatillon nata a Vercelli nel 1924, quindi da 50 anni in quella città, in seguito è passata alla Edison e poi alla Montedison assumendo quindi il nome di Montefibre, raggiungendo il massimo dell'occupazione, di 3200 dipendenti, che in una città di 56.000 abitanti rappresenta il 6% della popolazione complessiva (vecchi, gente valida, bambini, neonati). E' lo stabilimento che ha guidato e anche limitato lo sviluppo di Vercelli, è un po' l'industria del Vercellese.
Nel momento in cui esplose il piano di smantellamento, cioè nel 1972/73, i dipendenti erano 3.018: questa cifra è molto importante perch rappresentava il livello di mantenimento dell'occupazione concordato tra i Sindacati e Montefibre. Il piano di Montefibre era di ridurre a mille i dipendenti dello stabilimento di Vercelli, cioè licenziarne due su tre, ma quel mille era solo una finzione (rammentate per favore questa cifra) perché 700 dovevano essere impiegati, tecnici o amministrativi e siccome una fabbrica non può vivere con 300 operai e 700 impiegati, è chiaro che voleva dire in pratica la liquidazione completa dell'occupazione e quindi dell'attività Montefibre a Vercelli.
Voi sapete che la lotta dei lavoratori ha portato all'accordo del 7 aprile 1973 e per Vercelli l'accordo prevedeva i seguenti importanti impegni: il mantenimento dei 3.018 occupati ripartiti in una nuova fabbrica di Vercelli per 600 dipendenti; un copertificio che doveva entrare in funzione ad una data certa, in collegamento con la cessazione di uno scaglione a cassa integrazione; una nuova fabbrica per 800 dipendenti (confezioni per bambini) anche questa in funzione per una data certa, con la scadenza di un altro scaglione a cassa integrazione. In totale, quindi nuove attività produttive per 1.400 occupati che avrebbero utilizzato il prodotto stesso in verticale della Montefibre; 1.600 nel vecchio stabilimento opportunamente ristrutturato, con l'eliminazione del reparto "elion" con 700 dipendenti e di altri reparti per ulteriori 700 e la introduzione del poliesteri nel vecchio stabilimento. Contemporaneamente l'accordo prevedeva che i lavoratori venissero posti in cassa integrazione a scaglioni, a determinate scadenze, con l'istituzione di corsi di riqualificazione, in modo che alla scadenza dell'integrazione venivano rioccupati nelle nuove fabbriche.
Il Comune ha provveduto regolarmente alla consegna dei terreni, in base alla convenzione esecutiva del piano di lottizzazione approvato dall'Assessorato all'urbanistica della Regione. L'importanza dell'accordo è chiaro; il mantenimento dell'occupazione nel quadro generale della diversificazione nella Regione piemontese e in quello di un'ulteriore articolazione interna della Montefibre alleggerendo il settore fibre e la sua utilizzazione verticale; mantenimento dell'occupazione in aree di degrado socio-economico.
Che cosa è andato avanti di quell'accordo? Le scadenze della cassa integrazione e la non sostituzione dei pensionabili e dei dimissionari che nel frattempo ci sono stati. Infatti, dei 3.018 ne sono rimasti 2.750 quindi in questi due anni soltanto 268 sono andati in pensione o hanno dato le dimissioni, il che dimostra che quella è manodopera giovane e non dà le dimissioni perché non sa dove andare a lavorare tanto la situazione generale è difficile.
Dei 2.750 però 900 sono in cassa integrazione, di cui 300 a zero ore e questo avviene da 19 mesi a questa parte. In pratica nelle 24 ore entrano ad orario pieno soltanto 1.450 dipendenti (ecco perché ho detto state attenti alla cifra mille): a maggio, secondo l'accordo, il reparto "elion" (700/750 dipendenti) chiuderà per sempre e con questo si avrà a Vercelli in realtà, l'attuazione della cifra minima di 1000 dipendenti come era nel piano della Montefibre-Montedison, senza che si sia mosso un dito da parte di quest'ultima per la istituzione di nuove attività sostitutive: questo è il problema veramente pesante, insostenibile, intollerabile di quella zona.
I nuovi stabilimenti non sono incominciati, il Comune ha consegnato i terreni e stanziato quanto di sua competenza in applicazione della convenzione esecutiva del piano di lottizzazione. Montefibre dunque non pu nemmeno inventarsi i fantasmi di provocazione che ha inventato con la lettera al Consorzio del Basso Toce, tipo consegna del terreno e condizionamento ai finanziamenti agevolati perché a tutt'oggi nella zona in cui verrà costruito il nuovo stabilimento ci sono grossi cartelli, ormai sbiaditi, con scritto "Nuovo stabilimento Montefibre", ma dello stabilimento non c'è nemmeno la progettazione.
Infine sono venute le dichiarazioni di Cefis e quanto ci ha detto stamattina l'Assessore Paganelli che già è stato commentato da Sanlorenzo: o i quattrini agevolati o niente, o addirittura, nemmeno con questi diamo garanzie. Va bene, la situazione è difficile, c'è la crisi, ma nel 1973 data dell'accordo - la situazione pur non essendo rosea, non era nemmeno quella di oggi. Se fossero state rispettate le scadenze gli stabilimenti sarebbero già stati costruiti, invece Cefis si è dato agli esercizi spirituali della compravendita del "Corriere della Sera" e del "Messaggero", ha messo in atto società di pubblicità per intervenire nel campo dell'informazione, sappiamo come ha condizionato pesantemente la riforma della Rai, della Sipra ecc. Ma chi c'è dietro a Cefis? Noi parliamo di Cefis, pensiamo che sia Cefis, ma non scherziamo, se Cefis fa queste cose vuol dire che ha qualcuno di molto potente - o che si ritiene tale dietro di sé.
Ecco perché allora dicevo che quanto la Montefibre ha mandato alla Regione ed al Consorzio del Basso Toce sulla situazione di Mergozzo, è falso, come è falsa la situazione dei Cotonifici Valle Susa dove ci sono 1.464 dipendenti in cassa integrazione. Ne abbiamo discusso quando i dipendenti del Valle Susa di Borgone e Sant'Antonino, ritornando dalle ferie nell'agosto del 1972, si sono trovati i cartelli che annunciavano la chiusura degli stabilimenti, senza nessun preavviso. Questo è il loro modo di fare. Alla Montefibre di Susa non era possibile riassumere i dipendenti perché il Comune non permetteva l'ampliamento dello stabilimento, quindici giorni dopo che cosa fa la Montefibre C.V.S.? Mette in cassa integrazione i dipendenti di Susa per superproduzione, altrettanto fa a Collegno e a Borgone. Questo è giocare con la pelle dei lavoratori, è giocare con i quattrini della collettività, non è possibile che i poteri pubblici assistano a questo avventurismo politico mestatorio, intorpidatorio del clima politico, morale, civile del paese. A che gioco giocano costoro? Noi abbiamo detto nell'assemblea di Vercelli in primo luogo che il problema Montefibre vercellese non è qualcosa di particolare, ma pu trovare soluzione solo nel quadro dell'attuazione unitaria dell'accordo, i distinguo della Montedison non trovano udienza a Vercelli, se lo tolgano di testa, non pensino di giocare agli Orazi e Curiazi perché i lavoratori hanno imparato da lungo tempo a restare uniti, sanno che dividersi durante l'attuazione di un accordo significherebbe lasciare campo libero e non applicare nemmeno una virgola dell'accordo stesso, né per Vercelli, né per Mergozzo, Ivrea, Sant'Antonino, Rivarolo, Susa.
L'assemblea di Vercelli ha ritenuto che l'atteggiamento di Cefis investa gli indirizzi e gli orientamenti generali della politica del Governo; noi comunisti riteniamo che il Governo abbia i mezzi per accertare la consistenza delle posizioni assunte dalla Montedison; si tratta di un gioco per intorpidire le acque, per salvare la propria testa dalle oscure manovre di misteriosi azionisti spalleggiati da chissà chi per dare l'assalto alla presidenza della Montedison, è un gioco di forze che vogliono far saltare l'attuale dirigenza, che vogliono realizzare i piani di ristrutturazione selvaggia sulla pelle dei lavoratori di tutte le zone del Piemonte e del Paese, tutte queste cose messe insieme? Non sono questi gli interrogativi a cui vogliamo rispondere, noi diciamo che il Governo non può stare inerte, deve intervenire, se Cefis "bluffa" il Governo deve imporgli il rispetto degli accordi, se non "bluffa" e ci sono difficoltà effettive deve accertare le responsabilità, fare pulizia, se è in grado di farla, e noi chiediamo che venga fatta; deve intervenire per creare le condizioni atte all'attuazione degli accordi.
Noi partiamo dalla consapevolezza della gravità oggettiva della situazione generale, ma proprio per questo diciamo che non possiamo aspettare che passi il temporale, il contadino di un tempo quando c'era il temporale si riparava sotto l'albero col pericolo di essere colto dal fulmine, per uscire da una crisi come questa non si può attendere che passi il temporale e torni il bello, occorrono politiche precise e l'intervento sulla Montedison fu un atto preciso di politica nazionale per andare verso la soluzione generale della crisi, fu una delle componenti indispensabili.
E' stato scritto, giustamente, che ha un avvenire e che quindi è una ricchezza, un patrimonio del Paese nel sistema industriale produttivo italiano e nel sistema scientifico. Non si tratta di andare ad abboccamenti con questo o quel Ministro, ma con il responsabile della politica del Governo, vale a dire con il capo del Governo, con il Presidente del Consiglio perché questa non è una vertenza sindacale di ordinaria amministrazione, sia pure di fronte ad una ristrutturazione selvaggia, è una vicenda della grande politica nazionale che coinvolge il Governo nella sua responsabilità generale.
In questo quadro le responsabilità della D.C. sono già state sottolineate dal collega e compagno Sanlorenzo. La Regione non pu collocarsi - ecco quello che vogliamo dire - come Ente solidaristico o sostenitore della lotta dei lavoratori, dei Sindacati, degli Enti locali anche questo ci vuole, certo, e noi lo abbiamo sempre sollecitato, però in questo caso non può farsi viva ogni qualvolta c'è una spinta dei lavoratori o degli Enti locali, questa della Montedison è una di quelle questioni che devono entrare permanentemente nella politica della Regione come uno degli elementi prioritari sui quali la Regione deve avere una sua strategia, un suo piano di intervento a tutti i livelli.
Questo è l'orientamento generale, il concetto di fondo di questo dibattito e il Governo ha i mezzi per fare rispettare dalla Montedison gli accordi, in un modo o nell'altro, accertando tutte le responsabilità perché sarebbe veramente un "bla bla bla" parlare di piano di diversificazione in Piemonte se poi si lascia che un complesso della mole della Montefibre-Montedison, che in Piemonte costituisce il secondo gruppo per importanza e numero di dipendenti, venga meno agli impegni assunti. La situazione è così esplosiva e delicata che non è assolutamente possibile cavarsela solo con qualche assicurazione ed è per questo che riteniamo sia urgente la riunione dei parlamentari piemontesi promossa dal Presidente della Regione per trovare una soluzione complessiva definitiva.
I successivi incontri con il capo del Governo, con il CIPE, con i Ministri interessati attengono alla responsabilità del Consiglio dei Ministri e del suo Presidente, ma bisogna chiarire la reale consistenza della posizione Montedison per creare le condizioni politiche ed eventualmente anche economiche per l'attuazione del piano occupazionale previsto da quell'accordo che è una grande conquista non soltanto dei lavoratori, ma dell'intera Comunità regionale piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello, poi ci sarà la replica dell'Assessore Paganelli; il Presidente della Giunta mi ha detto che vorrebbe intervenire a chiusura della discussione.
Ha la parola il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, il dibattito di oggi, partendo dalle dichiarazioni del Presidente della Giunta e dell'Assessore all'Industria, ha chiarito, ha messo in perfetta luce (sempre che ce ne fosse bisogno) nei termini generali, la gravità della situazione in rapporto agli orientamenti ed ai problemi del gruppo Montedison-Montefibre.
Il Consigliere Bono, rappresentante del Verbano, ci ha fatto presente che questa situazione a Verbania si prospetta addirittura tragica. Gli interventi preoccupati che si sono esplicati in quest'aula non hanno bisogno di molti commenti, dirò che anche nell'intervento immaginifico come del resto gli è costume, ma certamente documentato e impegnato del collega Sanlorenzo, mentre su alcuni punti meriterebbe approfondimenti di altri natura, l'inquadramento dei problemi è quello che tutti sentiamo.
Vorrei fare presente un aspetto che qui è già stato ricordato da quasi tutti e che mi pare estremamente importante per l'impegno della Regione la quale, volente o nolente (direi volente) è parte in causa in questa discussione. Nella lotta che sostengono i lavoratori, negli incontri, nelle dichiarazioni, negli scritti dei rappresentanti del gruppo finanziario la Regione è parte in causa perché ha sposato al momento giusto (quando le prospettive erano più positive per la verità) questa causa vedendo in essa grossi elementi positivi sul piano della programmazione regionale e in particolare di quel processo di diversificazione che intanto si attuava all'interno del gruppo ammodernandolo e ristrutturandolo e nello stesso tempo complessivamente intervenendo decisamente in un campo diversificato dell'industria piemontese. Quindi è chiaro che la Regione non si può tirare indietro, deve continuare ad assumersi tutte le responsabilità e devo dire che, almeno per quanto ci riguarda, questa adesione è certamente ben più larga di quello che io posso direttamente rappresentare. Le posizioni assunte dalla Giunta e le proposte che vengono fatte sono largamente condivise; quindi il Consiglio Regionale, accentuando aspetti diversi ed in qualche caso portando il discorso addirittura fuori dello stretto argomento, è però solidale con la Giunta e tutt'al più, con la sua pressione, col suo stimolo vuole puntualizzare meglio il tipo di intervento che la Regione sta attuando e si impegna ad attuare successivamente.
Detto questo direi che vi è un punto sul quale non possiamo demordere e che chiarisce la posizione rigida, severa della Regione nei confronti della Montedison: ci sono degli accordi liberamente stipulati, devono essere rispettati. Io capisco e accetto anche, in una dialettica di questa natura la proposta della Giunta di opporre una dialettica seria che vada a valutare le situazioni, i mutamenti che sono avvenuti, però, ripetiamo, gli accordi devono essere rispettati. Le difficoltà suggeriscono eventuali proposte di correzione, di integrazioni, di migliorie al limite, benissimo se ne deve discutere apertamente, ma non si può disattendere alla sostanza di quei patti, di quegli accordi che sono stati siglati, firmati e di cui noi, in quel momento non formalmente parte in causa, lo siamo diventati moralmente e politicamente.
Io chiedevo stamane se sono emerse delle linee precise perché ho sentito dire che si doveva attuare un coordinamento sindacale generale del gruppo Montedison; se è necessario lo verifichiamo, lo esaminiamo, ne diamo anche un giudizio, però poi non dobbiamo avere nessuna esitazione a procedere, ad andare avanti.
C'è un'altra cosa che rilevo, non tanto marginalmente ed è la lettera di un personaggio che è nuovo alla dialettica sul problema Montedison.
Sanlorenzo ha fatto dei rilievi a questo proposito.
Ciò che io noto è piuttosto il fatto che una lettera dove viene ricordata l'esistenza di un certo punto del Protocollo aggiuntivo, cioè la clausola che consente di sciogliere il patto per inadempienza, venga rivolta al Consorzio per lo sviluppo del Basso Toce, cioè con quella, che indipendentemente dall'azione che il Consorzio ha svolto, è indubbiamente la parte più debole nel discorso perché non è il Governo, non è, al limite la Regione, non sono le Organizzazioni sindacali; a meno che questa lettera sia stata inviata a tutti per opportuna conoscenza, come abbiamo già avuto modo di discutere stamani sul metodo con cui è giunta al Presidente della Giunta regionale e alla Regione tramite suo.
Quello che dobbiamo affermare è che non è possibile procedere in questo modo, giocando a sfogliare il carciofo e cominciando proprio dalla parte più debole non in senso istituzionale, perché il Consorzio è pur sempre un Ente pubblico, ma sostanziale perché il Consorzio è formato da amministratori locali che vivono con la paura di quello che sta accadendo e di quello che può accadere dei loro amministrati, dei cittadini, dei lavoratori di quella zona. Fortunatamente è stata inviata la lettera al Presidente della Giunta per cui il Consiglio ne ha potuto prendere atto tirare certe conseguenze e quindi proporre delle conclusioni. Peraltro la relazione dell'Assessore conteneva già la sostanza di questo argomento che non era caduto, come del resto è doveroso e giusto, nel vuoto.
A questo punto non possiamo che giungere ad una conclusione che e quella che ricava la Giunta nella relazione Paganelli di cui mi permetter di rileggere poche righe perché mi pare che, con molta serenità di giudizio, ma nello stesso tempo con estrema severità, dica le cose che qui sostanzialmente sono state dette da tutti: "Per parte nostra, mentre rimproveriamo la linea tenuta dalla Montedison che nel corso di questi anni è venuta mano a mano a porre sempre nuovi problemi senza una sicura linea di azione, dichiariamo che non esiste un pregiudiziale rifiuto a considerare ancora in qualche caso possibilità alternative, a condizione che esse si dimostrino fondate sul piano produttivo e occupazionale e siano di rapida attuazione. La situazione di Ivrea, ma soprattutto di Vercelli e Verbania, le centinaia di operai da lungo periodo in cassa integrazione non consentono ulteriori indugi, una soluzione definitiva deve essere fissata con estrema chiarezza nelle prossime settimane, facendovi prontamente seguire l'avvio e la ripresa dei lavori necessari".
Associandomi alla proposta della Giunta, fatto proprio questo atteggiamento da tutti i Consiglieri, occorre un incontro che sia veramente qualificato, non dobbiamo consentire, responsabilmente, alla Montedison di giocare su diversi tavoli sfogliando il carciofo: qui c'è bisogno di un incontro ai massimi livelli di tutti gli organi responsabili, convocato dal Governo, con la partecipazione dei ministri interessati all'argomento e sul tavolo si deve mettere tutto. Non è possibile che di un problema si dia un'interpretazione diversa da quella concordata, che non si dica esattamente come lo si interpreta, si mettono in moto il Governo e gli Enti locali e non si fa che questo elenco di doglianze di natura, se vogliamo formale, pure importanti e pure da risolversi, ma non tali da mettere in crisi un discorso come quello della ristrutturazione Montefibre. Occorre andare attorno ad un tavolo di trattativa. La chiamo trattativa perché la Regione è parte in causa, ha fatto bene ad inserirsi e come tale deve occupare uno dei lati del tavolo, e deve occuparlo vicino a coloro con i quali ha lavorato, anzitutto alle Amministrazioni locali. Ecco Sanlorenzo potremo discutere fino a domani sulla responsabilità, però se c'è una cosa verso cui non bisogna essere ingenerosi è l'atteggiamento, il senso di responsabilità dei Sindaci delle città ed io non faccio nessuna differenza hai ricordato quello di Verbania, quello di Ivrea, quello di Vercelli, non credo che il loro atteggiamento sia criticabile perché hanno preso le posizioni giuste per le loro popolazioni, hanno attuato in termini amministrativi ciò che andava attuato; e così pure non vorremmo che si facesse una messa in mora di tutto un quadro politico che anche a livello della Regione ha svolto con estremo senso di responsabilità il suo compito in parte imperfettamente (tu hai fatto addirittura l'elenco dei nomi) e in parte sta completando il suo impegno per giungere ad una soluzione del problema. Quindi si ammette evidentemente un attacco di una forza di opposizione nei confronti della principale forza di maggioranza, per dobbiamo anche ammettere (e penso che Sanlorenzo meno immaginifico e più concreto nel confermare quelle cose che riterrà di confermare, potrà darne atto) che vi è un impegno complessivo che non è di maniera e non è semplicemente per creare genericamente delle situazioni di consenso. Sono problemi gravi, difficili, ciascuno deve fare la sua parte.
Concludo ricordando che responsabilmente la Regione è intervenuta tempestivamente, con impegno per la parte amministrativa e per la parte politica, così deve continuare a fare per la fase particolarmente politica forse meno amministrativa. Nella prima fase si è riusciti a realizzare una larga convergenza; questo ha favorito la pressione degli Enti locali, ha favorito una collocazione delle Organizzazioni sindacali in rapporto con noi che è stata certamente produttiva. Per conto mio sarò lieto se superati gli aspetti polemici che ogni vicenda può avere, riusciremo a trovare un punto di incontro che consenta un modo univoco di combattere questa battaglia.
Le proposte che sono venute le dovremo definire in un documento che abbiamo già preparato e che al momento opportuno sarà presentato, dopo di averlo confrontato con tutti, augurandoci che possa essere approvato dall'intero Consiglio e che si possa addivenire all'incontro che è stato qui da tutti richiesto, in cui si metteranno le cose sul tavolo con estrema franchezza da parte nostra, da parte di tutti e soprattutto da parte della Montedison che parla, dice, scrive ma non precisa mai i propri atteggiamenti; mi auguro che in quella circostanza, trovandoci uniti possiamo portare avanti il discorso in maniera estremamente concreta.
Per parte nostra non abbiamo rifiutato mai, a livello di Giunta e di Consiglio, non soltanto dichiarazioni, ma anche un fattivo impegno.
Intendiamo che questo impegno, come diceva la dichiarazione iniziale dell'Assessore Paganelli, venga portato a termine nel giro delle prossime settimane, ma per quanto riguarda l'innesco dei meccanismi necessari per giungere a questo incontro si deve iniziare immediatamente, in modo che i tempi non vadano per le lunghe, perché, almeno per il Consiglio regionale le settimane cominciano ad essere tempi lunghi tenuto conto delle cose che giustamente stamattina ci diceva il Presidente Oberto.
Mi auguro che, spogliato degli aspetti polemici che pure sono presenti ci sia nel Consiglio regionale unanime atteggiamento di sostegno per le iniziative della Giunta, un unanime atteggiamento per combattere questa battaglia difficile, grave, tragica, di cui ci rendiamo tutti perfettamente conto e che dobbiamo, per conto delle nostre popolazioni, particolarmente di quelle più interessate, ma anche nel quadro generale della sistemazione programmatica del Piemonte, assolutamente superare e non in senso negativo ma con una vittoria.



PRESIDENTE

Poiché non ho altri iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione generale e do la parola all'Assessore Paganelli per la replica.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Signor Presidente, signori Consiglieri, mentre questo dibattito sta per avere la sua conclusione e lo concluderà il Presidente della Giunta regionale, io che ho avuto la ventura di presentare la relazione introduttiva su cui questo dibattito si è sviluppato, ritengo molto brevemente di fare qualche puntualizzazione.
Mi è stata fatta una specifica domanda da parte del Consigliere Sanlorenzo, il quale si è soffermato su due parole che si trovano nella mia relazione "scarsamente realistico", riferite al programma di ristrutturazione che Montefibre aveva a suo tempo predisposto. Queste parole "scarsamente realistico" sono mie, raccolte però da sensazioni, da discussioni, da informazioni che sono venute dal Ministero dell'Industria e mi è parso doveroso introdurle in questa relazione perché oggi avremmo potuto continuare il discorso sulla mancanza dei finanziamenti della 464 sapendo già che se per ipotesi fosse possibile superare questo scoglio, ci saremmo trovati di fronte l'altro. Io non so se le parole pronunciate dal Presidente della Montedison siano state esattamente queste, ma è evidente che una comunicazione di massima sulla revisione dei programmi a suo tempo impostati al Ministro dell'Industria è stata fatta. Da parte mia non so se l'ho tradotta bene o male con le parole "scarsamente realistico" ma credo che la sostanza sia quella e la sostanza doveva essere introdotta nel dibattito di oggi.
Amministratore delegato.
Va detto obiettivamente che gran parte delle trattative che si sono susseguite in questi anni sono state portate avanti dall'Amministratore delegato della Montefibre, dr. Gritti, cambiato il dr. Gritti ecco l'attuale Amministratore delegato.



SANLORENZO Dino

Come mai è cambiato?



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Questo non lo so Consigliere Sanlorenzo.
La Montedison in tutta la vicenda interviene due volte: la prima per fatto proprio, perché l'accordo del 7 aprile 1973 non è soltanto firmato dai rappresentanti della Montefibre, ma è anche firmato da quelli della Montedison; la seconda per fatto nostro, perché allorquando la Regione venne invitata ad intervenire presso il Governo per sollecitare i finanziamenti della 464, la Regione stessa si è rifiutata, nella persona dei rappresentanti della Giunta, di seguire un discorso così semplicistico ma ha dichiarato che il rapporto tra il Governo e la Montedison era così ampio che doveva essere visto nella sua generalità e non ci siamo pertanto mai prestati a fare il discorso semplicistico dei finanziamenti legati agli insediamenti di Verbania, di Ivrea e di Vercelli.
I ritardi. Il Consigliere Sanlorenzo ha addebitato alla Giunta il ritardo degli ultimi tre mesi e mezzo. Noi respingiamo questa affermazione e dico anche il perché.
Stabilite delle linee di principio, stabiliti degli accordi, per la gestione di questi accordi e per il controllo sulle realizzazioni nelle singole località, noi siamo sempre intervenuti ed anche ultimamente e prima ancora che giungesse la lettera relativa al Consorzio del Basso Toce siamo intervenuti perché l'allarme in questo caso ci era stato lanciato da Vercelli.
Noi abbiamo costantemente seguito il problema della ristrutturazione Montefibre in Piemonte attraverso il contatto continuo che gli Enti locali ci portavano. Quando c'è stato dato l'allarme siamo intervenuti perché da vicino avevamo la possibilità di constatare lo svolgersi delle situazioni: ecco perché riteniamo di respingere questo addebito che il Consigliere Sanlorenzo ci fa per quanto riguarda gli ultimi tre mesi e mezzo.
L'ultimo punto che voglio trattare riguarda una affermazione del Consigliere Besate: qual è l'impegno della Giunta regionale in questo momento? Noi diciamo che l'impegno della Giunta regionale è quello di sempre e non è solo un'attestazione solidaristica. E' ingiusto dirci questo: se vi è un punto su cui ci sono state sin dall'inizio idee chiarissime è stato quello della ristrutturazione della Montefibre nel Piemonte e su questa linea abbiamo sempre marciato senza tentennamenti e non solo con l'ordine del giorno che voleva esprimere solidarietà a chi era così duramente colpito. Noi abbiamo sempre camminato avendo presente il problema programmatorio, il problema della ristrutturazione industriale nella nostra Regione e di salvaguardia dell'occupazione. Questo ritengo sarà ancora il filo conduttore che ci ispirerà in quelle che saranno le azioni che nei prossimi giorni, con tutta la rapidità che il caso richiede certamente compiremo e sulle quali penso il Presidente della Giunta regionale potrà dire qualche cosa.



PRESIDENTE

Conclude il dibattito il Presidente della Giunta e poi sospenderei alcuni minuti per la preparazione del documento conclusivo.
Ha la parola il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, molto brevemente, riprendendo quanto ha detto l'Assessore Paganelli e cioè che noi non siamo qui soltanto ad esprimere una solidarietà che tuttavia esprimiamo, è la prima manifestazione, quella della solidarietà, che è data da uomini ad altri uomini, da uomini impegnati nella conduzione della vita pubblica, ad altri uomini i quali lottano e combattono per mantenere il loro posto di lavoro, di guadagno del pane per sé e per le loro famiglie. Sarebbe certamente troppo poco manifestare questa solidarietà, ma sarebbe anche in fondo nasconderci di fronte ad una situazione se non la esprimessimo in termini espliciti chiari e positivi, talché si muove per quella costruzione, per quell'apporto concreto al quale ha fatto riferimento l'Assessore Paganelli.
Il Consiglio Regionale oggi non è soltanto la cassa di risonanza di lamentele che sono state portate qui con diversi toni, più o meno vibrati di voce, di propositi, di censure, di condanne e di proposte, il Consiglio regionale ha oggi nuovamente preso coscienza in termini precisi e categorici di una situazione che nessuno esita a definire, perché tale è veramente preoccupante e drammatica. Forse è la prima volta che il Consiglio regionale nella sua unanimità di fondo trova il consenso per dare delle linee di indicazione alla Giunta, seppure la Giunta ne avesse bisogno. Quello che ha detto Paganelli mi esime da un'ulteriore presa di posizione per respingere addebiti che possono essere mossi in questo campo e in questa materia alla Giunta la quale ha sempre sentito la responsabilità anche nel momento squisitamente programmatorio, nel momento in cui il problema del piano di Mergozzo era alla ribalta ed impegnava responsabilmente la Giunta ed in persona prima il suo Presidente.
Ecco perché queste cose devono essere dette con lo stesso tono vibrato con cui alcune accuse sono state mosse, perché si eviti qualunque possibilità di equivoco.
Ma, sgomberato il terreno da questo, proprio anche perché dobbiamo mirare a qualcosa di concreto che deve essere costruito attraverso ad una fermezza logica e non attraverso ad una mozione degli animi, dei sentimenti e nemmeno al surriscaldamento personale, detto questo l'impegno della Giunta è quello dell'altro ieri, di ieri e di oggi: fare in maniera che il problema non diventi veramente tragedia nel dramma. Si tratta di alcune migliaia di persone, di lavoratori, conseguentemente di famiglie che sono in uno stato di orgasmo, di agitazione, di preoccupazione per il mantenimento del loro posto di lavoro e del guadagno e conseguentemente del pane.
La Regione Piemonte, come altre Regioni, ma per circostanze del tutto particolari e peculiari la Regione Piemonte in modo specialissimo, si presenterà a quel giudizio al quale ha fatto riferimento in certa misura il Consigliere Sanlorenzo per quanto attiene alla sua partecipazione alla soluzione dei problemi del lavoro con le carte assolutamente agosto confortata da quella che è stata anche l'azione di pungolo che è venuta dal Consiglio Regionale, ma per un'intima coscienza di coloro che hanno la responsabilità del Governo regionale e che anche non avendo delle attribuzioni specifiche come norme di Statuto e di regolamento, il primo problema che devono affrontare su un piano politico e morale è quello della solidarietà in termini concreti ed operativi con quanti vivono del lavoro e hanno il posto di lavoro minacciato.
Noi ci presenteremo, sotto questo profilo Consigliere Sanlorenzo, alle prossime competizioni sicuramente tranquilli perché abbiamo coscienza di aver fatto tutto quello che abbiamo potuto e saputo fare. Lei ha avuto un accenno abbastanza vivace e polemico: non basta chiedere, non basta dire bisogna ottenere. Consigliere Sanlorenzo, quante cose lei dice, chiede ottiene! L'ottenere viene dall'altra parte la quale a volte è disponibile e a volte non è, disponibile, è certo che anche quando non si ottiene non si abbandona il posto, si insiste ancora per arrivare, come si è arrivati...



SANLORENZO Dino

Abbiamo cacciato diciannove compagni dal Partito perché non camminavano come dovevano camminare. Voi cacciate diciannove ministri e saremo pari.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta regionale

Veda, lei è un pezzo grosso del Partito e quindi ha anche la possibilità di cacciar via dal Partito quanti crede di cacciar via, io invece sono un pezzo piccolissimo, non ho nessuna potestà di cacciar via nessuno, men che meno poi di cacciar via dei ministri! Bisogna sempre metterci nelle condizioni di fare le cose che si possono fare. Lei li ha potuti cacciar via, io non lo posso fare. Bisogna stare nel piano delle cose che sono fattibili e possibili.
Comunque, lasciato da parte questo aspetto polemico della cosa, andiamo alla netta e precisa sostanza.
Volete fare un documento? Facciamolo, ma prima del documento, come responsabile del Governo regionale, a nome della Giunta, nella certezza assoluta di averne la piena e totale adesione, l'impegno che assumo è sulla scorta di quelli che sono stati i suggerimenti e gli interventi portati dal Consiglio, nella giornata di domani (dopo una mezza giornata di pausa e di riflessione nel corso della quale intenderei convocare gli Assessori Paganelli, Conti e Simonelli che sono coloro i quali conducono avanti in questo settore le cose della Regione) di mettermi a contatto col Presidente del Consiglio dei Ministri on. Moro e nuovamente con il Ministro dell'Industria per rappresentare quella che, in sintesi, è stata la richiesta di tutti quanti i Gruppi. Non sarei dell'opinione di convocare i parlamentari, cosa che è estremamente difficile, complessa anche per i molteplici impegni che noi abbiamo, mirerei immediatamente al punto esatto se del caso - consultandomi domani con i tre colleghi di Giunta avvicinando anche prima l'amministratore delegato della Montefibre il quale in quella lettera dichiara la disponibilità ad un colloquio, intanto per conoscere più esattamente, al di là di quelli che sono i termini contenuti nella lettera, quale sia la vera posizione di questa disponibilità denunciata nella lettera stessa. Insistendo evidentemente non soltanto per essere ricevuti dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell'Industria ma di essere presenti, così come è stato sollecitato, non direi quale parte, ma quale elemento che ha ragione di dire la propria nel momento in cui si prenderanno delle risoluzioni al colloquio che verrà stabilito perché possiamo renderci interpreti di quelle che sono le esigenze regionali, conoscendo più approfonditamente probabilmente di altri i termini della questione, per collocare con tutto il peso di questa giornata di dibattito lungo, pesante finché si vuole, ma certamente utile (non è stato impiegato male) per poter far sentire come la Regione si occupi di questi problemi del mondo del lavoro in un momento in cui la Fiat: non è detta l'ultima parola; Lancia: non è detta l'ultima parola; Emanuel: non è detta l'ultima parola; la stessa Venchi Unica ha delle prospettive ancora di grosse difficoltà, mentre nell'Alessandrino, nell'Astigiano, nel Vercellese, nel Cuneese, in modo particolare a Mondovì, vi sono tanti campanelli di allarme che determinano la Giunta a preoccupanti contatti con le popolazioni, con i lavoratori, con i Sindacati al fine di vedere di mettere un poco di ordine.
In quell'incontro Nord-Sud a livello di Presidenti di Giunte regionali delle Regioni del Sud con il Presidente del Consiglio della Regione Piemonte, l'Ufficio di Presidenza, i Capigruppo (che hanno ricevuto già un invito a partecipare) con i tecnici eventualmente di altre Regioni, si puntualizzerà molto probabilmente anche questo aspetto, che non sarà il solo ad essere calcolato, certamente, ma che entrerà nella valutazione di una disamina complessiva dei grossi problemi che mettono a contatto nord e sud in un momento così delicato e difficile.
La situazione dal punto di vista tecnico-giuridico, mi consentano mentre tutti preziosi sono stati gli interventi, è stato in maniera particolare e peculiare e questa è la mia impressione sottolineata dall'intervento del Consigliere Franzi il quale ha fatto tutta una disamina sulle interpretazioni delle varie clausole relative alla convenzione per dare, attraverso ad un'interpretazione giuridica da lui costruita mi pare correttamente, delle linee indicative che domani saranno considerate verificate al fine di prendere le ulteriori determinazioni.
Ringrazio di questo dibattito, assumo questo impegno, nel pomeriggio di domani certamente, a livello di contatto telefonico, solleciterò con tutta l'urgenza del caso l'incontro con il Presidente del Consiglio. C'è chi ha detto: con tutti i ministri, CIPE, ecc. E' evidente, questa richiesta io la faccio, ma è il Presidente del Consiglio che poi determina tutte queste cose, anche in relazione ad una molteplicità di impegni. Io sono stato tre giorni a Roma e in una circostanza del tutto fortuita ho incontrato quattro ministri nello stesso tempo, ma il ministro che desideravo più di ogni altro incontrare non è stato possibile vederlo per la molteplicità degli impegni. Quindi il CIPE sarà presente, non sarà presente, ma quando il dialogo è fatto con il Presidente del Consiglio mi sembra che la cosa sia impostata nei termini essenziali; questo almeno è quello che io mi propongo di fare, ripeto, sentito ancora il parere dei miei collaboratori più diretti di questa materia.
Vorrei veramente concludere questo dibattito richiamando cortesemente l'attenzione, responsabilmente, di tutto il Consiglio. Sono fatti estremamente importanti e gravi, così come è grave il problema del quale ci siamo occupati marginalmente stamattina ricevendo due altre rappresentanze di lavoratori per due stabilimenti anch'essi in crisi; così com'è grave l'agitazione dei dipendenti degli Enti locali. Ma la Regione, accanto a questi problemi, ne ha altri che sono le leggi, le determinazioni che dobbiamo assumere in uno scorcio di tempo che è terribilmente breve se vogliamo costruire qualche cosa per arrivare, anche in questa direzione Consigliere Sanlorenzo, tutti, maggioranza e opposizione, alla resa di conto della competizione elettorale con qualche cosa di fatto, non dobbiamo assolutamente perdere altro tempo perché perdere una settimana di lavoro del Consiglio ritardare l'approvazione di una legge significa mettere in crisi questi ultimi mesi dell'attività della Giunta la quale, avendo questa situazione denunciata già dal mese di novembre dell'anno scorso e ripetutamente ancora dopo, non vuole assumersi in proprio delle responsabilità che semmai dovrebbero essere assunte dal Consiglio.
Penso che il Consiglio mediterà su questo spirito di responsabilità e aiuterà certamente perché le leggi camminino, vadano avanti parallelamente alla soluzione degli altri problemi per i quali diamo tutto il nostro impegno.



PRESIDENTE

Sospenderei la seduta per cinque minuti per convocare i Presidenti dei Gruppi e il Presidente della Giunta per vedere la conclusione, dopo passeremo ai disegni di legge n. 191 e 241, sulle provvidenze speciali per il risanamento delle acque.



(La seduta, sospesa alle ore 18,30, riprende alle ore 19)


Argomento:

Programma dei lavori delle prossime sedute


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vorrei comunicare che nella Conferenza dei Capigruppo unitamente al Presidente della Giunta è stato deciso che il Consiglio sia riconvocato in seduta notturna mercoledì 5 a partire dalle ore 18: saranno discusse prima le due leggi per il riscaldamento e per l'intervento a favore del Comune di Torino per provvedere alla sistemazione degli alloggi, poi inizieremo la discussione per la legge sulle acque.
Il Consiglio proseguirà giovedì dalle ore 9,30 fino alle ore 20 proseguendo nell'ordine del giorno.
I Capigruppo inoltre hanno concordato il testo dell'ordine del giorno a conclusione del dibattito sull'occupazione Montedison.
E' stato deciso inoltre che nella seduta di questa sera si prosegua con l'approvazione dello Statuto della Comunità montana Alta Valle Orba e Valle Erro. A chiusura della seduta riconvocherò i Presidenti dei Gruppi ed il Presidente della Giunta, per alcune decisioni in merito ad una modificazione della legge di istituzione dell'IRES.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Approvazione Statuto della Comunità montana Alta Valle Orba e Valle Erro


PRESIDENTE

Possiamo intanto passare al punto quarto "Approvazione Statuto della Comunità montana Alta Valle Orba e Valle Erro".
Il relatore è il Presidente della VIII Commissione Consigliere Visone al quale do la parola.



VISONE Carlo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, lo Statuto della Comunità montana Alta Valle Orba e Valle Erro presentato oggi al Consiglio regionale costituisce l'ultimo atto del lungo iter di lavoro che ha impegnato, dal febbraio dello scorso anno, la Commissione VIII nell'esame degli atti fondamentali delle Comunità montane.
La Commissione, anche in quest'ultimo caso, pur con i motivi di perplessità che, come avranno modo di esprimere in questa sede, sono stati avanzati nel corso del dibattito dai rappresentanti del Gruppo consiliare P.C.I. circa quanto disposto alla lettera h) dell'art. 5 laddove viene prevista la possibilità della Comunità montana di sottoscrivere azioni e quote in società private aventi scopi propri della Comunità stessa, ha ritenuto lo Statuto rispondente ai dettami della legge 1102 e della legge regionale sulla montagna e lo ha licenziato, a maggioranza, con parere favorevole, rassegnandolo al vostro esame con la fiducia di poter raccogliere larghe convergenze.
E' pertanto in questa occasione che voglio porgere i miei ringraziamenti ai Consiglieri, membri della Commissione, che hanno partecipato ai lunghi lavori portando un notevole contributo, spesso frutto del loro personale bagaglio di esperienze amministrative, all'esame degli Statuti, atti fondamentali delle Comunità montane attraverso i quali esse: esprimono la loro struttura e la loro funzione essenzialmente programmatoria e di coordinamento nel territorio.
E' alla luce di queste considerazioni che l'VIII Commissione ha desunto i principi fondamentali da seguire nelle analisi degli Statuti delle Comunità montane.
Ed in questo spirito devo dare atto ai Presidenti delle Giunte delle varie Comunità della loro collaborazione nel momento in cui la Commissione ha richiesto loro precisazioni e puntualizzazioni.
Le uniche difficoltà sono sorte nel momento in cui le deliberazioni delle Comunità sono state rinviate dal Comitato di Controllo con motivazioni sul contenuto e nel merito degli Statuti.
In quest'occasione e nel momento in cui, nella fase successiva all'approvazione del Consiglio regionale, la Commissione di Controllo sugli atti della Regione aveva espresso motivi di perplessità in merito al contenuto di alcune norme e disposizioni degli Statuti, la Commissione VIII ha avuto modo di esprimere nel corso dei precedenti dibattiti in Consiglio la propria opposizione ad un simile procedimento contestando ai CO.RE.CO. e alla Commissione di Controllo sugli atti della Regione la possibilità di poter esaminare gli Statuti dal punto di vista del contenuto.
Superate per buona volontà di tutti queste difficoltà gli Statuti sono stati approvati con Decreto del Presidente della Giunta e divenuti operanti.
Ora che le Comunità si sono date il loro strumento istituzionale si accingono a predisporre i piani-stralcio, stanno vivendo, pur con una intensità diversa a seconda delle zone, una vita particolarmente vivace con una positiva presa di coscienza della gravità dei problemi e della loro urgenza.
Se una constatazione vi è da fare è che le Comunità non si sono fatte trascinare ma hanno costituito in modo più o meno intenso una autentica forza traente. Il giudizio nostro nel suo insieme non può non essere positivo.
Di conseguenza, il nostro impegno è doverosamente teso a conseguire lo scopo civile che tutti siano consci che i montanari piemontesi devono avere piena cittadinanza e partecipazione attiva e concreta nella loro regione!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Vorrei soltanto richiamare le ragioni per le quali a questo Statuto come ad altri precedentemente, diamo il voto contrario in quanto prevede all'art. 5 lettera h) la possibilità per la Comunità montana di partecipare a sottoscrizione di azioni di società private.



PRESIDENTE

Leggo la bozza di deliberazione: "Il Consiglio regionale del Piemonte, vista la legge 3.12.1971 n. 1102 recante 'Nuove norme per lo sviluppo della montagna' viste le norme del titolo III della legge regionale 11.8.1973, n. 17 ed in particolare l'art. 10, il quale stabilisce che 'lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta regionale su conforme deliberazione del Consiglio regionale' visto lo Statuto approvato in data 14.12.1974 dalla Comunità montana Alta Valle Orba e Valle Erro e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera (per alzata di mano) di approvare lo Statuto della Comunità montana Alta Valle Orba e Valle Erro".
Pongo ai voti per alzata di mano la deliberazione di cui ho dato lettura.
La deliberazione è approvata.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione occupazionale negli stabilimenti Montedison-Montefibre


PRESIDENTE

Prego il Consigliere Bianchi di dare lettura dell'ordine del giorno.



BIANCHI Adriano

"Il Consiglio regionale del Piemonte a seguito delle dichiarazioni rese dal Presidente della Giunta e dall'Assessore all'Industria, e del conseguente dibattito consiliare sulla situazione degli stabilimenti del gruppo Montedison-Montefibre del Piemonte e sulle proposte operative avanzate stigmatizzata severamente la mancata attuazione degli impegni assunti dal gruppo in accordi sindacali regolarmente stipulati, anche con l'intervento della Regione, attuato con la adesione di tutte le forze politiche considerato che la forte presenza di capitale pubblico della Montedison costituisce una ulteriore ragione di impegno per il Governo ad intervenire per scegliere, decidere perché il gruppo Montedison sia esclusivamente orientato ad operare nell'interesse nazionale considerato che il gruppo stesso avanza a sua giustificazione la mancata attuazione di impegni degli Enti locali e del Governo di fronte al pericolo che la Montedison possa addirittura decidere unilateralmente la rinuncia all'attuazione del programma convenuto indipendentemente dal finanziamento agevolato dà mandato alla Giunta regionale di attuare, in collegamento con le Organizzazioni sindacali e con gli Enti locali interessati immediata riunione con il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Governo, per un confronto che consenta di accertare, anche in sede di CIPE, tutte le responsabilità e le effettive intenzioni di tutte le parti in causa, al fine della positiva soluzione della grave questione esprime la più viva preoccupazione per condizioni dei lavoratori specie per quelli in cassa integrazione e di cui è in discussione la conservazione del posto di lavoro - assicurando tutto l'impegno della Regione per il rispetto degli accordi ed il superamento della grave situazione in atto".



PRESIDENTE

Vi sono osservazioni? Pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno di cui il Consigliere Bianchi ha dato lettura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.
Convoco i Capigruppo e il Presidente della Giunta e ripeto che il Consiglio è convocato mercoledì alle ore 18 per una seduta notturna, indi giovedì alle ore 9,30 fino alle ore 20.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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