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Dettaglio seduta n.28 del 01/03/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



(La seduta, convocata per le ore 15 inizia alle ore 17)


Argomento:

Ritardo nell'inizio dei lavori


PRESIDENTE

I signori Consiglieri sono pregati di prender posto. La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, devo esprimere la più profonda amarezza per le vicende di questa giornata. Credo che, nonostante tutto il rispetto che si deve ai travagli dei Gruppi ed ai rapporti fra i Gruppi, il Consiglio non si possa permettere il lusso, in una fase come questa, di subire tali ritardi e tali intralci alla propria azione. Vorrei raccomandare vivamente con la massima umiltà ma anche con la massima fermezza, a tutti i Gruppi di voler cooperare affinché queste situazioni possano essere superate e non abbiano più a ripetersi.
Avevamo considerato un punto d'onore per il nostro Consiglio quello di iniziare puntualmente le riunioni, di attenersi ai programmi concordati nelle conferenze dei Capigruppo, di dare prova di serietà. Perché si possa riprendere tale lodevole consuetudine, dobbiamo però fare uno sforzo notevole per invertire la tendenza che ha cominciato a manifestarsi nella giornata odierna.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio


PRESIDENTE

Desidero, prima che si proceda nei nostri lavori, dare lettura al Consiglio di un ordine del giorno emesso in data di oggi dall'Assemblea dei Segretari comunali della provincia di Torino, che però riflette una agitazione in corso in tutto quanto il Paese: "I Segretari comunali della provincia di Torino, in sciopero a tempo indeterminato, presentano vive rimostranze per l'umiliante e discriminatorio trattamento, dal lato morale, sindacale, giuridico, e chiedono sollecita definizione dell'ordinamento economico e di carriera sulla base delle proposte presentate dalle organizzazioni di categoria, e avvertono che l'agitazione non potrà essere sospesa senza concreti provvedimenti".
Senza voler entrare nel merito dei motivi di questa agitazione, credo che dal massimo organo amministrativo della nostra Regione debba partire una espressione di solidarietà verso questa categoria che costituisce il pilastro su cui regge l'amministrazione locale del nostro Paese, nella speranza che venga data una sollecita e giusta definizione alle rivendicazioni della categoria medesima.
Desidero anche, a nome del Consiglio, inviare un saluto alla Regione della Valle d'Aosta, che ieri ha compiuto il venticinquesimo anno della propria autonomia, ricordando che dall'autonomia della Regione valdostana e partito quel movimento verso la creazione di Regioni autonome da cui è scaturita anche la Regione autonoma del Piemonte. Agli amici della Valle d'Aosta, che hanno aperto la strada verso l'autonomia regionale, verso questo grosso salto di qualità nella creazione di una struttura politica ed amministrativa più democratica del nostro Paese, esprimendo, credo, i sentimenti di tutto il Consiglio, invio il più fervido e caloroso messaggio di saluto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Discussione di un'interrogazione


PRESIDENTE

Era stata presentata questa mattina dai Consiglieri Garabello e Bertorello (ma è rimasta poi la sola firma del Consigliere Bertorello essendo stato fatto rilevare da un collega che il Consigliere Garabello fa parte della Giunta tuttora in carica e non può interrogare se stesso) una interrogazione urgente, sulla quale il Presidente della Giunta mi ha detto di essere in grado di fare una dichiarazione. Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

La determinazione assunta dal Consiglio comunale di Volpiano sabato sera è stata portata a conoscenza degli organi regionali con l'interrogazione formulata dal Consigliere Bertorello. E' evidente che la Giunta dovrà assumere una posizione che è innanzitutto una posizione di solidarietà nei confronti del Consiglio di fabbrica e nei confronti dei Sindacati in ordine al problema che essi hanno posto alla Società Bugnone.
Conseguentemente, sarà cura della Giunta che si verrà a formare, svolgere tutte le indagini necessarie per appurare la rilevanza del problema e soprattutto per veder di premere affinché esso sia risolto nella direzione che tutti auspichiamo, cioè nel giusto riconoscimento dello spazio che dev'essere dato anche all'interno della fabbrica alle organizzazioni sindacali, pure in ordine alle motivazioni di carattere giuridico che con lo statuto dei lavoratori hanno evidentemente avuto una loro consacrazione a livello di legislazione nazionale.
La Giunta ribadisce questa solidarietà e senz'altro procederà alla costituzione di una commissione al suo interno affinché vengano espletate le indagini necessarie per appurare la rilevanza del problema e condurlo alla necessaria e giusta soluzione.



PRESIDENTE

L'interrogante ha facoltà di dire se è soddisfatto o no della risposta.
Procederemo quindi nei nostri lavori.



BERTORELLO Domenico

Mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale


PRESIDENTE

Al secondo punto dell'ordine del giorno abbiamo: "Elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale".
Era stata concordata fra i Capigruppo una procedura che mirava ad armonizzare le norme dello Statuto con le norme della legge del '53. Ma fino a questo momento, tranne un documento che è stato sottoposto ai vari Gruppi nei giorni scorsi, non mi è pervenuta alcuna richiesta sottoscritta da almeno un terzo dei Consiglieri, come prevede lo Statuto ai fini della indicazione del documento politico e dei candidati alla presidenza della Giunta ed alla formazione della Giunta stessa. Suppongo che i Gruppi abbiano qualche comunicazione o qualche dichiarazione da fare per spiegare al Consiglio le ragioni di questa lacuna.
Sto aspettando che qualcuno chieda di parlare.
Ha chiesto ora di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, io pensavo - e credo che questo fosse anche il pensiero della maggior parte dei componenti di questo Consiglio Regionale che la Democrazia Cristiana avesse qualcosa da dire su questo problema, e per questo, prima di chiedere la parola, ho atteso che, come di consuetudine, il Capogruppo della Democrazia Cristiana, o il nuovo Capogruppo, o chi per lui, spiegasse le ragioni per le quali vi è stata questa lunga attesa. Debbo dire che sono rimasto colpito dal silenzio del collega Bianchi, anche perché in genere egli in questi momenti difficili sa trovare le parole giuste, anche se a pronunciarle spesso è mosso più dal suo dovere di Capogruppo che dal suo personale sentire.
In assenza di qualsiasi comunicazione da parte del Gruppo che esprime il 40 per cento di questo Consiglio Regionale, ho il dovere di dire io alcune cose, e lo farò - anche se questo è cosa insolita per me, e per certi aspetti non piacevole - non solo a nome del Gruppo che ho l'onore di presiedere ma anche a nome dei Gruppi del Partito socialdemocratico italiano e del Partito repubblicano italiano.
Ripeto, non è facile per me, proprio per le posizioni politiche che ho espresso sempre in questo Consiglio Regionale, e che al di fuori del Consiglio Regionale, nella vita pubblica, credo di rappresentare con dignità, fare delle dichiarazioni che prescindano da un rapporto diretto con la Democrazia Cristiana. Ma i fatti e le vicissitudini di queste settimane, credo impongano a tutti, oltre che la massima assunzione di responsabilità, anche una chiarezza che è anche più doverosa in momenti difficili come questi. Credo sia la prima volta che io parlo qui, in questo Consiglio Regionale, non riferendomi ad un testo scritto, e ciò anche perché questa situazione, che io ho fatto tutto quanto era umanamente possibile per evitare, mi trova impreparato. Quindi, i colleghi vorranno scusarmi se il mio discorso conterrà ripetizioni ed imperfezioni. Desidero innanzitutto leggere il comunicato che le tre Segreterie regionali del Partito socialista italiano, del Partito socialdemocratico italiano e del Partito repubblicano italiano hanno oggi sottoscritto: "Le Segreterie regionali del P.S.I., del P.S.D.I., e del P.R.I., in relazione agli ultimi sviluppi del processo di formazione della Giunta e delle strutture regionali, si dichiarano concordi nella definizione dell'impegno politico di centro sinistra qual è contenuto nel documento predisposto per il Consiglio Regionale e che è il risultato degli approfondimenti e degli incontri avvenuti negli ultimi quarantacinque giorni tra le delegazioni dei quattro partiti di centro sinistra. Le Segreterie regionali, peraltro prendono atto dell'atteggiamento del Partito democristiano, che pretende in violazione di quanto esplicitamente concordato, posizioni di predominio in taluni importanti settori di intervento regionale.
Le Segreterie dei tre partiti denunciano infide come questo ultimo pretesto, sollevato solo negli ultimi giorni, nasconda chiaramente la volontà della D.C., ed in particolare del Presidente designato, di rinviare ulteriormente la formazione della Giunta Regionale, per questioni legate agli equilibri fra le proprie correnti. Nel sottolineare questo tipo di responsabilità del Partito di maggioranza relativa, il P.S.I., il P.S.D.I.
e il P.R.I. dichiarano di non essere disponibili per altre soluzioni che non siano il centro sinistra organico. Dichiarano altresì di essere assolutamente contrari ad una Giunta monocolore".
A questo punto le mie dichiarazioni potrebbero essere finite, perché io penso che da esse i colleghi che hanno avuto la fortuna di non vivere queste lunghe e defatiganti trattative, di non partecipare a questa spesso, per certi versi, scoraggiante fatica, possano ricavare la sensazione non soltanto della amarezza personale ma dello sconforto politico. Ma credo che non sarà inutile qualche riferimento ai fatti non per scarico di responsabilità, e che in questo momento da parte nostra non vi è l'intenzione di fare, per non creare difficoltà ulteriori ad una eventuale possibilità futura di ricostituire quello che adesso è rotto, ma per alcuni rilievi sul metodo, perché il metodo con cui si fa un governo sia esso una giunta di un piccolo comune o un governo nazionale; è fondamentale.
Ricordavo oggi - scusate se mi permetto una volta tanto di fare un richiamo personale - le trattative svolte nel 1963 per costituire il primo Governo di centro sinistra. Io facevo parte, con Giolitti, allora, della delegazione economica; per la Democrazia Cristiana c'era Ferrari Aggradi e c'erano Visentini per il Partito repubblicano e Tremelloni per i socialdemocratici. Anche allora le trattative furono lunghissime defatiganti; però non ricordo di essermi mai trovato così a disagio né in quella occasione né in tutte le altre occasioni in cui ebbi poi modo di trattare con i partiti di maggioranza (l'ultima, pochi mesi fa, per la formazione di una legge importante, quella sui Fondi comuni di investimento, quando vi furono scontri violentissimi fra i partiti della maggioranza: è noto a tutti, tutti i giornali ne hanno parlato); non ho mai avuto come ora l'impressione, che credo tutti noi abbiamo avvertito, di dover andare a chiedere, a piatire, di dover costruire sulla sabbia, di non avere un qualcosa di solido su cui far perno Abbiamo preparato un abbozzo di programma, poi un abbozzo di accordo. Ho scritto due lettere io personalmente, tutto per cercar di arrivare ad ancorare la trattativa a punti fermi sui quali trovare o non trovare un accordo. Abbiamo assistito al tentativo di non precisare, di rinviare, e non conosciamo nemmeno in questo momento, debbo dirlo in coscienza, con esattezza l'elenco degli Assessorati. Mi dicono che ci siano delle divergenze non sui nomi, che potrebbero anche essere materia di discussione all'ultimissimo momento, ma sulla ripartizione. Ci siamo trovati, quindi, in una posizione umiliante non ho difficoltà a dirlo, nella quale da molti anni non mi capitava di ritrovarmi, e questo ha comportato naturalmente degli irrigidimenti da parte di tutti: irrigidimenti da parte nostra, poi successivamente ricerche per superare questi irrigidimenti, convinti come siamo che la linea che era stata tracciata in questo Consiglio Regionale e durante la formazione dello Statuto fosse una linea da seguire, una linea che era nostro impegno nostro dovere, seguire. Per queste ragioni, anche sui penosi tentativi che sono stati fatti ripetutamente di isolare la mia persona all'interno del Partito Socialista, di trovare differenziazioni laddove differenziazioni non vi erano, di pescare quella frase nel contesto di un discorso per parlare di estremismi, abbiamo sorvolato, per il sincero desiderio di giungere ad un accordo.
Se tutto questo è stato inutile, di questo insuccesso sappiamo di poter dire che non abbiamo alcuna colpa; e lo affermo in questo momento sia come capo del Gruppo del P.S.I. sia a nome del P.S.D.I. e del P.R.I. Abbiamo spesso aspettato per ore inutilmente che ci si accordasse per ritoccare una frase, abbiamo aspettato anche al di là di quello che sarebbe stato compatibile con il prestigio dei partiti che rappresentiamo, la ricerca di una contrattazione, di un punto. Spesso tutto questo è stato scambiato forse - ecco dove vi è stato errore, probabilmente - per debolezza, per ambizione di posti, per ricerca affannosa di un accordo a qualsiasi costo.
Tutti i partiti hanno nel loro seno gravi problemi, tutti i partiti hanno nel loro seno agitazioni, che nascono da motivazioni ideali, spesso ma, com'é umano, hanno in sé anche delle ragioni di giusta ambizione personale. Non facciamo tanti sacrifici - credo che in questo senso la classe politica possa rivendicare la sua onorabilità - soltanto per il posto di assessore: li facciamo perché crediamo in alcune cose, e crediamo di essere più bravi di altri a portare avanti certe cose da certe posizioni. Questo tutti noi, al di là delle nostre differenziazioni, penso dobbiamo rivendicare di fronte all'opinione pubblica e di fronte alla stampa. E' quindi umano e comprensibile che abbiamo, ciascuno di noi nessun partito escluso, dei problemi. Ma ci sono, io penso, dei limiti al di là dei quali il prestigio dei partiti, la coscienza di rappresentare centinaia di migliaia di elettori, la coscienza di rappresentare dei simboli che ripetono la loro vita da decenni di lotte, prendono giustamente il sopravvento.
Forse questo è uno di quei momenti nei quali, al di là della nostra utilità personale, al di là della piccola e giusta ambizione personale (e in questo senso mi rivolgo a tutti) deve valere la coscienza di rappresentare qualcosa di più grande di noi. E nel momento in cui noi prendiamo atto della dura presa di posizione che la Democrazia Cristiana fa con il suo mutismo, con il pugno duro di chi sa di poter contare sul 40 per cento dei componenti il Consiglio Regionale, noi diciamo con altrettanta chiarezza, ma senza alcuna durezza, che ci sono momenti nei quali non conta tanto avere venti o tredici o quindici Consiglieri ma conta quello che sono questi Consiglieri e quello che questi Consiglieri regionali, o questi Deputati, portano con sé.
Per queste ragioni noi abbiamo coscienza di aver fatto quello che dovevamo. E diciamo ad una parte della Democrazia Cristiana in particolare senza con questo voler assolutamente entrare nei giochi interni di quel partito, il che non è stato mai nelle nostre intenzioni e non ci interessa che il silenzio del Capo del Gruppo della Democrazia Cristiana non è senza significato in questo momento.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, non ho nessun altro iscritto a parlare.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Si agitano in me in questo momento una ridda di sentimenti che mi impediscono di essere sereno, per l'affronto che abbiamo subito in questa giornata da parte di alcuni Gruppi della maggioranza, che ci hanno obbligati a stare qui per lunghe ore, disponendo a proprio arbitrio del nostro tempo, mentre essi trattavano per risolvere problemi che sono sul tappeto da mesi.
Tutti sanno, e noi ne abbiamo parlato più volte, come la maggioranza di centro sinistra alla Regione piemontese si sia formata sin dall'inizio quale somma di contraddizioni mai sciolte, in cui a problemi di carattere politico quasi mai esplicitati si sono aggiunti problemi di assegnazione di posti che noi abbiamo denunciato e che esplodono anche oggi, nel momento in cui tutto pareva risolto.
Eravamo venuti a questa assemblea, alla luce delle ultime conclusioni alla luce anche di un documento che ci è stato dato, con la convinzione di poter aprire un discorso costruttivo, dando atto di quanto quel documento conteneva di positivo circa una azione fattiva di tutte le forze del Consiglio per far avanzare la Regione, alla quale la gente ancora oggi si rivolge, alla quale i Segretari comunali si rivolgono, perché ormai c' speranza solo in questo nuovo istituto per affrontare problemi vecchissimi che nessuno ha mai risolto, con la precisa intenzione di portare comunque un contributo costruttivo, per precisare, sui vari problemi, contenuti o no nella relazione che ci è stata data, la posizione del Gruppo comunista positiva per certi aspetti, per certe questioni, di critica costruttiva per altri problemi che sono all'attenzione del Consiglio e che devono costituire, com'è affermato nel documento stesso, materia di discussione per le forze che si accingevano a costituire la maggioranza, per presentare successivamente un programma, così ci era stato dichiarato, ed emergeva credo, chiaramente dal documento costruito anche con le idee, con i consigli che in questa seduta sarebbero emersi dalle forze di opposizione.
Dire che quanto è accaduto ci ha colti di sorpresa è dire troppo poco.
Ho già detto una volta che se noi fossimo per il tanto peggio tanto meglio prenderemmo atto della ennesima dimostrazione di irresponsabilità politica che le forze di maggioranza, in particolare alcune componenti di esse anzi, a quel che ha detto il Consigliere Nesi, una componente della maggioranza, oggi hanno dato, di fronte ai problemi, di fronte alle aspettative; e una volta di più potremmo dire all'opinione pubblica, ai lavoratori con i quali siamo in contatto di che cosa è fatta la classe dirigente del nostro Paese, e documentare questa nostra denuncia, questa nostra affermazione con i dati di fatto che emergono da questi lunghi mesi di trattativa, da cui non è mai affiorata una proposta di soluzione dei problemi che pure qui dentro sono stati portati e che la gente ci addita continuamente. Ma noi non siamo per il tanto peggio tanto meglio, e la nostra amarezza, i nostri sentimenti di rammarico oggi sono anche perch noi, comunque, la Giunta la volevamo, pronti a cogliere quell'elemento di apertura, di ricerca di rapporti con tutte le forze del Consiglio e del Piemonte, come elemento comunque positivo per andare avanti, pur di operare.
Ora, invece, dopo mesi e mesi di crisi, voi arrivate qui con una dichiarazione di rottura. Era tempo, mi vien voglia di dire, che si addivenisse ad una chiarificazione. Ma è pensabile che allo stato attuale delle cose si giunga a questa situazione, della impossibilità di raggiungere un accordo per l'assegnazione di una commissione Sanità a questo o a quel partito? E' pensabile che uomini politici che hanno senso di responsabilità che loro deriva dall'essere uomini politici investiti di una responsabilità per scelta degli elettori, possano pregiudicare il ruolo della Regione, la sua capacità di entrare immediatamente in funzione, una funzione più volte auspicata come necessaria ed urgente, per una presidenza di commissione? E come non cogliere il contrasto di questa, che è l'unica argomentazione che pare emerga, con la volontà ancora espressa nel documento, ove non si accenna a commissioni e si parla di un discorso aperto nell'assemblea, che la struttura ed il funzionamento del Consiglio siano discussi e siano emanazione del Consiglio? Come non cogliere anche alla luce di questa affermazione la contraddizione di fondo che emerge quando invece non ci si presenta in Consiglio, e tutti i problemi, dalla composizione alla presidenza delle Commissioni, sono risolti dall'a alla zeta all'interno della maggioranza? Ne deriva motivo di incertezza anche rispetto ad affermazioni che pure hanno un contenuto positivo.
Questo il quadro che ci si offre. Noi siamo, signor Presidente colleghi, profondamente preoccupati. Lo siamo anche perché questa lunga crisi, e purtroppo la soluzione verso cui si va, non so quale, certamente negativa allo stato attuale delle cose, si verifica in una situazione di estremo pericolo. Io chiedo a tutte le componenti della maggioranza se sono coscienti che è oggi in corso un attacco alle istituzioni repubblicane gravissimo, che a Reggio Calabria, che all'Aquila ha assunto le proporzioni drammatiche di cui sapete. Non è in voi la sensazione che quanto emerge dalla situazione piemontese oggettivamente è un attacco alle istituzioni e si pone a quel livello? Domenica mattina alcune forze eversive del Piemonte hanno indetto una manifestazione in piazza San Carlo per l'ordine, per tutte le parole d'ordine che noi sappiamo, e non vi è stato il minimo accenno all'antifascismo come elemento essenziale per portare ordine. Non vi rendete conto che il quadro che voi offrite, oggettivamente, crea spazio per queste iniziative, le favorisce, dà ad esse potere ed anche diritto di indicare all'opinione pubblica che l'assemblea non funziona per questioni di potere e di posti? Dico queste cose con tono appassionato perché mi vengono dal profondo dell'anima, e sento che sono cose essenziali. Non è in voi pure questa sensazione? Non avvertite senso di responsabilità? Le conclusioni che si possono trarre da questo stato di cose non sono che due: o veramente in voi vi è soltanto un problema di politica e di capacità di operare in rapporto alle posizioni di potere che si ottengono attraverso assessorati presidenze di commissioni eccetera; oppure c'é un intento preciso, di far funzionare il meno possibile la Regione affinché progredisca una linea accentrata che ha prodotto le conseguenze negative che tutti sappiamo e che oggi, pur dopo la costituzione della Regione, sta ancora operando e producendo altre conseguenze negative. Il fatto che si valuti la capacità di far politica soltanto in funzione dei posti di potere che si hanno dimostra che è inequivocabilmente menzogna, in buona o cattiva fede l'affermazione di voler operare a livello dell'assemblea, con le commissioni, ed è fortemente in contrasto con quella istanza che tutti abbiamo riconosciuto che emerge dalle lotte operaie, per cui la volontà popolare dev'essere determinante nella formazione delle scelte, delle decisioni, attraverso il ricorso alla partecipazione esterna: questa indicazione di fondo, che i lavoratori hanno considerato prima con un certo distacco, ma poi, durante la fase statutaria, con molto interesse, per il modo in cui essa veniva portata avanti alla Regione, con particolare attaccamento e speranza, è chiaro che contrasta con il fatto di giudicare che l'unico modo per far politica è disporre di assessorati.
Noi non siamo della maggioranza, non vogliamo far parte di questa maggioranza, non abbiamo assessori, ma riteniamo di avere comunque un ruolo nella formazione delle scelte politiche e sociali, perché noi questo ruolo ce lo assumiamo in contatto con la gente: ecco il vero modo di dirigere e di fare politica. Quando si hanno assessorati, quando si hanno presidenze di commissione, si deve cercare essenzialmente di operare attraverso questo per tenersi meglio in contatto, per poter meglio sondare l'opinione della gente. Oppure è l'altra la questione di fondo: una linea di immobilismo voluta che si maschera con questioni, permettetemi di dire, abbastanza marginali, e allora il problema è ancora più serio. Quei pericoli ricorderete che li abbiamo denunciati all'atto della dichiarazione di voto sullo Statuto, quando, prendendo atto della volontà unitaria che si manifestava in quella assemblea, del contributo fattivo che da tutti i Gruppi era venuto per la elaborazione di uno Statuto democratico, abbiamo detto: attenti, la Regione ha dei nemici che lavorano, alcuni apertamente altri nascostamente, con un unico obiettivo, quello di ritardare per quanto possibile l'intervento, la capacità di lavorare di un organismo capace con la sua attività di far fallire, di spezzare le strutture di uno Stato che oggi e fino ad oggi è stato sempre asservito alle forze padronali, di dare avvio ad un altro modo di gestire il potere nel nostro Paese, di vanificare i piani dei grandi gruppi padronali. Questo immobilismo, questa manovra collocandosi nell'attuale fase, in cui è in atto la controffensiva padronale per fermare la spinta che viene dal Paese, è certo che rende ancora più gravi le responsabilità di quegli uomini, di quelle forze politiche che in questa direzione stanno andando.
Ecco perché noi, signor Presidente, colleghi, mentre denunciamo a voce alta questa situazione, diciamo anche che l'opinione pubblica ha diritto di sapere a chi ne va attribuita effettivamente la responsabilità. Tutti gli uomini della maggioranza devono sentire l'esigenza morale, prima di tutto di dire come si colloca ognuno di essi rispetto a questa situazione. E' una questione di stile, è una questione di essere uomini prima di tutto, di non soggiacere ad un andazzo che è contrario alle aspirazioni che emergono dal nostro Paese, dal nostro Piemonte.
Noi esprimiamo tutto il nostro sdegno, la nostra indignazione, e diciamo che occorre comunque uscire da questa situazione. Attendiamo di sentire cosa hanno da dire gli altri Gruppi, che invitiamo ad essere finalmente sinceri, a dire le cose come stanno affinché l'opinione pubblica sia messa finalmente al corrente di come stanno le cose. Da queste dichiarazioni trarremo anche indicazioni per come procedere rapidamente tempestivamente, affinché alla Regione sia data una configurazione che corrisponda alle attese ed alle aspettative dei piemontesi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, signori colleghi, avverto tutto il peso e la gravità di questo momento, senza peraltro voler concorrere a raffigurarlo più drammatico di quanto non sia, quanto meno in relazione alla nostra realtà.
Parlo a titolo personale, perché sulle cose che sto per dire - non so bene quante ne dirò di quelle che premono dentro di me - non ho avuto modo formale di consultarmi con i miei colleghi, e pertanto non intendo con una improvvisazione di questo genere impegnarli o rappresentarli. Vorrà dire che se quanto da me detto è condiviso da qualcuno di essi anche solo nel fondo dell'animo lo rappresenta, in caso contrario costituisce soltanto un mio modesto apporto personale.
Io sono venuto alla Regione - facendo una scelta che mi costava, al punto medio, o più che medio, della vita in cui sono giunto, un punto in cui ciascuno ha già fatto tutta una impostazione della sua attività - con grave sacrificio, ma con una carica che qualcuno ha avuto talvolta la benevolenza di rilevare, di sottolineare, di entusiasmo, di fiducia, direi proprio di fede nelle possibilità di questo istituto. L'ho visto veramente mentre sentivo con profonda amarezza e sconforto caricare di colpe la classe politica, come la prova che, in un momento di difficoltà generale per il Paese, di difficoltà generale di credibilità per i partiti, per le forze politiche, si aveva la capacità di decisione e la capacità del colpo d'ala che faceva uscire da una fase involutiva ed apriva prospettive nuove di consolidamento delle istituzioni, di riavvicinamento delle istituzioni al Paese, alle realtà sociali nuove che si muovevano in termini che qualche volta potevano apparire non solo di conquista di posizioni più avanzate, ma contestative ed obiettivamente distruttive nei confronti di situazioni istituzionali invecchiate e rigide.
Tutti insieme abbiamo dato un apporto che credo non sia stato da poco nella fase statutaria, trasfondendo in pochi articoli - ma quanto è stato fatto credo sia sufficientemente significativo - la nostra volontà politica, la chiarezza delle nostre impostazioni, la volontà di distinguere bene i ruoli delle forze politiche, e nello stesso tempo una sensibilità nuova, che voleva trovare nuove formule, e cioè la chiarezza e la fermezza delle dialettiche fra le opposizioni e le maggioranze, tra le forze politiche che hanno origini, posizioni, finalità radicalmente diverse e difficilmente conciliabili, e nello stesso tempo uno sforzo perché si potesse vedere, al di là delle forze politiche, le forze sociali presenti nel Paese, e tutte chiamarle, integrarle, impegnarle in un lavoro costruttivo capace di far fare un decisivo passo avanti alle istituzioni.
Come in tutte le vicende umane ci sono stati momenti di tensione e momenti di difficoltà, ma abbiamo concluso in termini notevolmente positivi la vicenda statutaria.
La Giunta, già lo dicemmo altra volta, soffrì di una situazione di frustrazione, un po' di logoramento, costretta a svolgere un ruolo difficile, quello di essere un termine di riferimento per il Consiglio, per la maggioranza, in una fase costituente come questa, dovendo confessare a se stessa ed ad altri la carenza di poteri, di mezzi, di possibilità di incidere nella realtà esterna, Ma si capì benissimo che la costituzione della Giunta aveva una funzione in vista di un corretto svolgimento della dialettica in questo Consiglio ai fini del compimento dell'iter costituente, prima parte della via costituente della Regione. Approvato lo Statuto - recentemente abbiamo dato l'ultima spinta, l'ultimo avvio -, si aprì la discussione per costituire il governo operativo, il primo governo effettivo della Regione, quello destinato a realizzare lo Statuto, a dare configurazione concreta agli organi della Regione, a dare una spinta per l'acquisizione di competenze, per l'assunzione di contatti vivi, contatti avvertiti, decisivi con l'opinione pubblica, con le categorie sociali impegnate ad affrontare problemi di grande difficoltà.
Le trattative per costituire questa Giunta sono state difficili e facili al tempo stesso. Forse entrano in gioco, in questi frangenti, come negli organismi umani, delle tossine, dei veleni, delle entità che circolano, che non si riesce a fermare, a bloccare, nei punti giusti, che portano lontano, fuori dalle mete che si perseguono. Facili, ho detto perché in un momento nel quale veniva messa qua e là in discussione, non certo da noi, la efficacia e la validità della formula di centro sinistra si potè constatare con relativa facilità che in Piemonte sussistevano tutte le ragioni per costituire, e ricostituire, una maggioranza di questo tipo: oltre il 60 per cento dell'elettorato rappresentato, un complesso di realtà culturali, politiche, di omogeneità verificate, l'opportunità di dare una base solida al Governo regionale. Quando si devono affrontare situazioni nuove come queste è certo comprensibile che possano presentarsi momenti di difficoltà, di tensione, di diffidenza; perché non si hanno per riferimento degli istituti già ben delineati, già collaudati, la cui efficacia, la cui incisività, il cui significato nei confronti della realtà politica esterna siano già stati sperimentati. Di qui la cautela, la necessità di chiarire lo schema istituzionale, di vedere come la Giunta poteva funzionare, avendo presenti, per evitarli, tutti i rischi, tutti i pericoli, tutte le insufficienze e le deficienze degli Enti locali tradizionali dello Stato di qui i problemi della collegialità, i problemi della ripartizione degli Assessorati, dell'importanza delle materie, del modo di aggrupparle, ed anche del modo di attribuirle alle forze politiche per dare alle azioni una accentuazione particolare secondo le aspirazioni di ogni Gruppo.
La Democrazia Cristiana, in queste trattative, obiettivamente, ha fatto più di una volta, secondo la sua valutazione, grossi sacrifici. Riconosce obiettivamente che sacrifici e rinunce sono stati fatti anche da altre forze politiche. Ed è motivo proprio di amarezza, di rammarico, il constatare che il cammino di queste forze politiche subisce una battuta grave, in modi ed in termini preoccupanti di arresto, dopo che si è verificato l'accordo, non solo di carattere generale e di natura politica che era alla base e non è mai stato messo in discussione. Accordo sulla struttura e sui modi di lavorare della Giunta, dopo che si è raggiunta l'intesa sui rapporti istituzionali fra la Giunta e il Consiglio, che si sono considerati e ci si è accordati - se ci fossimo avviati in quella discussione avremmo dovuto chiarire molte cose su questo punto - sul significato da dare ai rapporti tra la maggioranza e la minoranza, tra il Governo e l'opposizione anche rispetto alla questione delle Commissioni dove peraltro tutte le forze politiche sono presenti, mentre in Giunta sono presenti solo le forze di maggioranza. Ci si è arenati nel momento in cui era già stato distribuito il documento che sanzionava questo importante accordo politico.
Io respingerei, dunque, gli interrogativi, le accuse di insensibilità di mancanza di senso di responsabilità della classe politica, delle forze politiche, i dubbi sulla capacità di avvertire la gravità del momento, la serietà dei problemi. Chi non avverte la gravità del momento e del vuoto politico che anche la Regione deve concorrere a coprire? Chi non sa che in funzione delle attese che la Regione ha creato e delle prospettive nuove le Prefetture sono, con il loro apparato, che aveva una notevole importanza nel reggere in qualche modo la vita periferica dell'Amministrazione pubblica, in uno stato di smobilitazione psicologica? Sono stati citati poc'anzi i Segretari Comunali, che per caso sono oggi largamente presenti in aula: io mi compiaccio del fatto che essi siano presenti, per che indica che guardano alla Regione con interesse, anche se mi dispiace molto che siano presenti in una fase così delicata. Ma la forza della democrazia sta in questo, in cui io vedo l'unico motivo di consolazione, amaro, nel presente momento: se si ha il coraggio di mettere in piazza tutte le proprie insufficienze e le proprie ferite, si ha anche la capacità, voglio crederlo, di riconquistare le posizioni, di riprendere l'iniziativa, di superare i momenti di stanchezza, di incomprensione e di disagio.
Quando ci apprestavamo ad annunciare la costituzione della Giunta - ed io mi ero preparato alcuni appunti, ormai inutili, per l'intervento di presentazione della Giunta e del programma - è sorto, all'ultimo momento un problema che era in discussione da giorni ma che non sembrava dovesse essere tale da condurci a questo stato di estremo disagio, a questa situazione di incomprensione, a questa difficoltà, a questa messa in mora che io ritengo sia momentanea e temporanea, delle istituzioni.
Orbene, non vorrei essere frainteso. Ci sono dei momenti nei quali ciascuno ha il dovere di assumersi le proprie responsabilità: però, quando l'essere leali, onesti, o assumere responsabilità non costa niente è segno che queste cose, questi valori non valgono niente; quando costa qualche cosa,vale forse la pena di assumerle. Nessuna delle persone coinvolte in questa vicenda e in questa trattativa è, a mio avviso, in posizione non dico di malafede, ma di possibile sospetto di malafede: sembra impossibile ma è pura verità. Noi sappiamo che il Presidente della Giunta, nella trattativa con gli altri partiti, non ha assunto formali impegni in ordine ad una dannata posizione che riguarda una commissione, quella della sanità.
Ma io, in quanto uno dei protagonisti di questa vicenda, devo dar atto, per questa lealtà che può costare, che costa, che gli altri interlocutori, dal modo in cui si sono svolte le trattative, dal modo in cui la vicenda è andata sviluppandosi, hanno potuto legittimamente fare affidamento che una determinata soluzione fosse acquisita; e ad un certo punto - ecco come è nato l'equivoco - si sono risentiti di fronte alla ripresa della discussione, alla contestazione, come per un atto di imperio e di slealtà che non c'era, posso testimoniarlo, e, me ne sono convinto in queste ultime ore di estremo disagio, di estrema tensione, non poteva essere supposto. Io devo dar atto, per quanto mi riguarda, che questo affidamento c'é stato: c'é stato nei fatti, nei fatti concludenti, che sono più delle parole, a volte.
Da una voce dell'opposizione ci è venuta, in termini accorati e vibrati, una domanda: è possibile che per una questione di questo genere si possano mettere in mora le istituzioni? Ecco, il dramma sta tutte qui: in una questione che, non essendo di eccezionale e di vitale importanza, ne involge altre che comportano lo stabilirsi o meno di quella fiducia, di quel rapporto che è indispensabile anche tra le persone, tra gli uomini per andare avanti e per costruire insieme qualche cosa. Io penso, confido voglio credere - perché il non verificarsi di questo auspicio sarebbe, per me e penso per ciascuno di noi, la prova di una sconfitta comune, di un traguardo comune assolutamente mancato - che questo momento di sfiducia, di scoramento, di dispetto, di disagio, di distacco reciproco, che può essersi determinato possa e debba essere superato, Fin qui le parole pronunciate ancorché dure, penso non abbiano pregiudicato questa possibilità. Se diversamente fosse, se dovessimo constatare che la nostra partecipazione non è valida, non è sufficiente, non è producente al raggiungimento dei fini che ci sono comuni, sappiamo che esistono molti modi efficaci, molti modi validi per continuare ad assumere le nostre- responsabilità di fronte alla famiglia, alla società, alle forze politiche che ci hanno espresso.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Giovana, Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non posso non far eco alla protesta vibrata che ha elevato dianzi il collega e compagno Berti a nome del suo Gruppo per l'affronto e, aggiungo io, per gli inganni che hanno contraddistinto questa vicenda nei confronti non soltanto della minoranza ma di tutto il Consiglio Regionale. Quattro mesi (lo ricordava stamane il Presidente del Consiglio) di trattative, quattro mesi di richieste di pazientare, qualche volta con l'assunzione di atteggiamenti di altezzosa irrequietezza di fronte alle istanze, che oggi si dimostrano più che fondate, dell'opposizione perché si arrivasse almeno a sapere di che cosa si discuteva, per giungere alla conclusione di dare alla Regione Piemonte il suo Governo. Quattro mesi di richieste di pazientare dicendoci che è complicato fare qualcosa di nuovo, che ci vuole inventiva, ci vuole riflessione, ci vuole meditazione, e facendo appello anche al nostro senso di responsabilità come rappresentanti della minoranza del Consiglio invitandoci a considerare il peso della faticosa gestazione e a non volerlo accrescere con una continua e pressante richiesta di accorciare i tempi.
Per la parte che mi compete, dal giorno in cui ho avuto occasione di prendere la parola per la prima volta in quest'aula ho detto che noi, per la lunga esperienza politica acquisita, e non per un processo indiziario non nutrivamo alcuna fiducia che la creazione, l'avanzamento, la messa in funzione reale dell'istituto regionale potessero venire da quelle forze che per venticinque anni si erano nei fatti opposte a che l'istituto regionale nascesse ed avevano fatto e stavano facendo una politica che nei loro atti quotidiani andava in una direzione completamente contraria alla possibilità della nascita effettiva dell'istituto regionale e dello stimolo a tutte le forme di autonomia e di autogoverno periferico. E mi sarebbe facile e comodo, in questo momento, rivendicare a quella parte politica di cui io sono componente le ragioni, lontane ma non troppo, del perché noi, con dolore, lasciando alle spalle un patrimonio di fatiche e di esperienze nelle quali avevamo personalmente pagato per anni, uscimmo dal Partito socialista italiano non condividendo la sua scelta di una ricerca non già di dialogo con i cattolici ma di collaborazione con la Democrazia Cristiana in quanto tale. Mi sarebbe facile oggi dire che allora avevamo ragione che, alla verifica dei fatti, non solo in questo momento nella Regione Piemonte ma nella più vasta realtà nazionale, la formula di centro sinistra ha dimostrato tutta la sua inconsistenza, tutta la sua impossibilità di essere un momento ed una fase traente per il rinnovamento della società italiana e per l'avanzamento della classe lavoratrice. Ma non desidero - e vorrei che i colleghi lo credessero - fare questa rivendicazione strumentalmente.
Spesso si è fatta e si fa la caricatura della piccola parte politica alla quale io appartengo, la quale è peraltro una componente di quella immensa cosa che è il movimento operaio italiano ed internazionale, al quale siamo anche nei momenti di dibattito interno con le altre componenti inscindibilmente legati. Non è questo il discorso che voglio fare: desidero dire, invece, che, forse anche per la mia inesperienza di eletto in un'assemblea dopo trent'anni di milizia politica, la vicenda di oggi mi lascia strabiliato. Meno passionale, forse anche per origine territoriale del mio collega e compagno Berti, ma altrettanto colpito, preoccupato oserei dire affranto dalla meschinità di questa vicenda, io mi permetto di dire, soprattutto, in primo luogo ai colleghi ed ai compagni del P.S. che oggi essi e noi tutti abbiamo fatto una ennesima e tristissima verifica di come la maggioranza democristiana che guida il Paese, e che costituisce anche la componente più massiccia di questo Consiglio Regionale, non abbia in sé la necessaria volontà ed unità politica per dare garanzie in alcun senso che la Regione diventi, come noi vogliamo, come la gente aspetta come i lavoratori attendono, un elemento determinante è nuovo della realtà sociale, politica ed economica del Paese.
Certo, non ignoriamo - l'ho ricordato altre volte e desidero ripeterlo che la Democrazia Cristiana ha in sé uomini che sentono queste istanze uomini che sono, almeno a parole, disponibili per una battaglia di rinnovamento, Ma è tanto più amaro, per noi, constatare oggi che questi uomini, come io credo, perché ho grande stima della sincerità e dell'onestà del collega Bianchi, e non ho mai mancato di esprimerla da questi banchi si limitano ad una penata e penosa difesa d'ufficio di una causa che è tremendamente persa. Io posso anche comprendere il dramma personale del collega Bianchi, ma debbo dire che di fronte ai fatti politici i nostri drammi di coscienza, i momenti che tutti noi nella vita possiamo aver passato o passare come persone singole per delusioni personali non hanno alcun significato: ciò che ci vuole e chiarezza e responsabilità di fronte alla gente che sta fuori di qui. Altrimenti, saremmo un'assemblea chiusa di notabili che si rimescolano in una circolazione chiusa problemi, idee ed interessi, e invece noi rappresentiamo non noi stessi, non le nostre famiglie, non i nostri successi o i nostri insuccessi, ma, ciascuno per la parte che gli compete, rappresentiamo delle responsabilità di fronte alla gente che sta fuori di quest'aula, di fronte a quei cittadini che ci stanno sentendo e guardando impegnati in una sacrosanta lotta per i loro interessi come altri milioni di cittadini che lottano e si muovono nella realtà sociale e politica italiana.
Non è sufficiente, quindi, dare delle testimonianze di amarezza personale. Occorre che noi, credo tutti, a qualsiasi parte si appartenga se abbiamo coscienza vera del momento che la democrazia italiana e la Repubblica italiana attraversano, dei problemi e delle responsabilità che l'essere qui nella Regione ci pone, diamo una testimonianza di chiarezza di coraggio nelle scelte e di piena assunzione dei compiti che rispondono alle nostre vedute ideali ed alle ragioni per cui siamo stati mandati in quest'aula a discutere, a ricercare ed a deliberare. Ecco che allora il discorso non è soltanto il discorso delle amarezze, non è soltanto il discorso della protesta. Ecco perché io ho usato prima la pesante espressione "inganno": inganno che è ravvisabile in tutte le vicende di questi mesi, inganno, egregi colleghi, che risale ancora a pochi giorni or sono come fatto documentato e stampato. Perché in questo esangue documento che ci è stato presentato, nel quale peraltro potevano anche esserci elementi di interessante confronto e discussione, sta scritto, alla pagina 2, che esiste la solidale collaborazione dei quattro Gruppi consiliari di centro sinistra.
Ci dice il collega Bianchi che esisteva, esistono i dati di questa solidale collaborazione, la quale sarebbe saltata per questioni che noi chiamiamo "di poltrone", sollevando irritazione nei banchi della maggioranza ma che più che mai oggi ci testimoniano che anche di poltrone si trattava, e in misura probabilmente preponderante. Ma la verità è che c'é in questo dissenso, in questo dissidio, in questo scollamento della maggioranza, innanzitutto la polverizzazione di un patto di alleanza che non regge più nella realtà nazionale. In secondo luogo (questo è il dato ed ha ragione il collega Berti, che potrebbe anche qui fornirci dei facili elementi polemici ma che invece ci preoccupa tutti), un pericolo per le istituzioni repubblicane. Checché ne dicano coloro i quali non conoscono n la nostra ideologia né le basi della nostra politica, abbiamo profonde radici nella concezione democratica dello Stato, siamo interessati - forse mi permetteranno i compagni comunisti di dire queste cose anche a nome loro, e penso che dello stesso avviso saranno anche i compagni socialisti anche perché questa Repubblica, questa democrazia l'abbiamo fatta soprattutto noi, l'hanno fatta i lavoratori delle sinistre, i comunisti, i socialisti, che per questa Repubblica e questa democrazia si sono battuti e si battono ogni giorno. Proprio nel momento in cui questa Repubblica e questa democrazia soffrono pericoli gravissimi, abbiamo il riscontro delle dimissioni nazionali, e in questo momento anche regionali, della classe politica dirigente. Certamente, non c'é il fascismo alle porte, certamente non c'é, a mio avviso, una prospettiva che sarebbe kafkiana di ascesa al potere dell'on. Almirante, come su qualche muro di varie città si auspica ma è indubbio che è in atto un piano di eversione....



(Il Consigliere Curci tenta di interrompere per protestare)



RASCHIO Luciano

Ma sta zitto, federale di Torino, fa silenzio, brigata nera, buffone!



GIOVANA Mario

Collega Curci, come già disse una volta il collega Minucci, credo che i nostri rapporti si siano risolti il 25 aprile 1945. Non accetto, quindi, la polemica su questo piano...



PRESIDENTE

Colleghi, lasciate proseguire il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Dicevo, c'é un piano chiaramente preordinato ed organizzato dalla destra eversiva; non solo, ma ogni giorno abbiamo nei fatti la riprova che questo piano trova solidarietà attive e passive nei gruppi dirigenti della maggioranza, in alcuni partiti, in alcune forze che sono determinanti nel patto di centro sinistra.
Ecco perché io, tra l'altro, mi sono meravigliato, lo devo dire con molta franchezza, collega e compagno Nesi, del fatto che il Capogruppo del P.S.I. abbia accettato di leggere la dichiarazione nella quale era presente il pensiero di due forze politiche che sono notoriamente elementi motori delle peggiori resistenze reazionarie le quali, all'interno del blocco di potere con la Democrazia Cristiana, tendono a far sì che nessun processo di rinnovamento si apra nel Paese, non solo, ma che il contropiede padronale passi con l'appoggio delle forze dello Stato. Ho provato molto stupore per tutto questo e devo dire che a questo punto l'impressione generale che ne ricavo - ma credo che sarà anche l'impressione generale che ricaverà la gente comune, della quale io mi onoro di far parte, se i grandi giornali di informazione daranno (ma è poco probabile) una seria e pulita illustrazione di quello che succede - è di una paurosa confusione, di una fuga generale dalle proprie responsabilità. Questo è inaccettabile, questa è una responsabilità, egregi colleghi dei partiti che dovevano formare la maggioranza di centro sinistra, che non avete soltanto rispetto ad un fallito accordo per un Esecutivo regionale ma che avete di fronte ad un quadro più generale politico, ad una realtà più generale politica che va ogni giorno deteriorandosi e che chiede ad ogni democratico sincero, ad ogni repubblicano sincero, di essere schierato in prima fila, ma con posizioni chiare, con responsabilità precise, di fronte ai problemi non solo della legalità repubblicana ma dell'apertura di una nuova fase nella realtà sociale e politica italiana, senza la quale la legalità repubblicana non si può consolidare e non può emarginare definitivamente i fenomeni della destra eversiva.
Giunti a questo punto, non ci si può rispedire una cartolina di auguri e di auspici a vicenda, dicendo: le cose stanno così, tutti proviamo amarezza, ma non dobbiamo drammatizzare, perché anche questo momento di difficoltà lo risolveremo in qualche modo. Chi lo risolverà, come, su quali basi? Ecco gli interrogativi cui dovete rispondere. Sono interrogativi che noi vi abbiamo già più volte rivolto nel corso di questi mesi, ai quali non avete mai risposto, se non con richieste di dilazioni e di rinvio. Oggi si è arrivati al punto che dilazioni e rinvii non sono più possibili. Noi abbiamo un alto senso della responsabilità comune, e non vogliamo fare nessun atto, nessun gesto che sia un puro sfruttamento demagogico di quanto accade; ma abbiamo anche il diritto e il dovere di dire fuori di qui come stanno le cose e di dire qui che da questo momento dovete decidere, o dentro o fuori, da una situazione che voi avete portato ad essere quasi senza via d'uscita, dovete assumervi tutte queste responsabilità, nel bene e nel male, dovete essere voi a dire una parola decisiva in questo senso.
In caso contrario, è chiaro che non soltanto sarete giustamente posti in stato d'accusa per il vostro irresponsabile comportamento, ma si avrà uno scadimento di tutto l'istituto regionale, di un altro istituto elettivo qual è quello della Regione nel nostro Paese, e ne soffriremo tutti quanti.
Non voglio concludere con altre frecciate polemiche di parte (come le ha definite il Presidente Calleri, mi pare nel corso del dibattito televisivo) ma con un appello ad una responsabilità che, se volete, è comune: noi siamo pronti a criticare, ma anche pronti (lo abbiamo dimostrato durante tutta la fase statutaria ed anche nelle vicende scarsissime, dei lavori di commissione che fino ad ora abbiamo potuto vedere operanti) a dare il nostro contributo nei momenti in cui riscontriamo la possibilità di un incontro fattivo operante per gli interessi della classe lavoratrice che noi difendiamo.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, cari colleghi, sentendo parlare gli oratori dei banchi di opposizione verrebbe voglia di dedicare il discorso soltanto a loro, ma credo non sia cosa utile. Utile è invece cercare di individuare una strada che consenta di uscire da questa impasse. Il nostro Gruppo non è abituato a dire parole grosse, non raccogliamo del resto neanche le accuse perché abbiamo dei documenti attraverso cui parliamo, soprattutto il documento del nostro ultimo congresso in cui sono state affermate con chiarezza estrema le posizioni del nostro partito in merito ai problemi del Paese. Vorrei quindi portare il discorso sul tema che ci sta angustiando: questa seduta perduta ai fini della costituzione dell'organismo esecutivo della Regione e che in realtà ha sorpreso tutti; noi stessi eravamo venuti convinti di arrivare a una conclusione positiva, tanto più che avevamo visto il documento, non programmatico ma di presentazione da parte del Presidente della Giunta e ritenevamo che raccogliesse degli elementi sui quali, in realtà anche l'opposizione del partito comunista ha riconosciuto esistevano notevoli punti di interesse. Uno di questi, fondamentale, era quello dei rapporti tra maggioranza e minoranza, Io ho la convinzione che i partiti del centro sinistra nel condurre la loro trattativa si siano sì preoccupati di fare un certo tipo di valutazioni e quindi di inserirsi in quella che tutti abbiamo riconosciuto essere la realtà della Regione, ma abbiano proceduto con la metodologia tipica di queste circostanze, una metodologia che quando abbandona il terreno delle discussioni programmatiche o politiche si porta inevitabilmente sui problemi concreti di questa o di quella presenza. E io non credo che ci sia scandalo ad affermare una cosa di questo genere; è del resto i) contrasto che il collega Bianchi ha riconosciuto con le sue parole quando in realtà si è trovato di fronte a una situazione che è ben lontana da quel modello di funzionalità della Regione ed è una valutazione che è sua, ma credetemi, è anche nostra.
Proprio per questo motivo credo che se facciamo un esame di coscienza e ci rendiamo conto che queste metodologie sono in contrasto con le cose in cui crediamo e che abbiamo affermato e che molte volte intervengono fattori che non hanno carattere di potere, ma sono interpretativi di un certo tipo di indirizzo e che oltre tutto personalità di notevole spicco finiscono con l'avere un peso determinante nell'indicare certe soluzioni, al punto di non accettare con sufficiente umiltà le critiche o le cose che siano in contrasto con le loro convinzioni, credo che superando tutto questo possiamo arrivare a una conclusione della situazione.
Il P.S.D.I., come abbiamo già avuto occasione di dire, ha partecipato alle trattative conscio della forza che rappresentava e dei limiti di questa forza, ma anche deciso a portare un contributo che affrontasse i problemi alla radice e li ponesse in termini di concretezza e non facesse naufragare ogni cosa nel campo della disputa su questioni di principio.
Abbiamo dato anche prova di notevole spirito di conciliazione: avevamo chiesto una certa commissione, non era disponibile, non ne abbiamo fatto un dramma perché convinti che non sono questi i dati che possono stabilire il peso e la partecipazione. Dicevo oggi a un collega che con ciò che abbiamo scritto nel nostro Statuto è tanto importante un assessore quanto un consigliere dotato di iniziativa e capace di mobilitare gli Enti locali e la stessa popolazione piemontese per portare un contributo all'attività e alla legislazione della Regione. Ora ci troviamo di fronte a una situazione di contrasto tra compagni socialisti e la D.C. su una controversia da poco se vogliamo essere (e qui mi rivolgo alla maggioranza) sufficientemente onesti da togliere di mezzo tutti gli altri elementi che possono, in un modo o nell'altro, influire su questo tipo di decisione.
Noi abbiamo dovuto questa mattina, checché ne dica Giovana, far fronte comune con i partiti laici, non per porci in contrasto con la D.C. ma perché siamo stati presi in contropiede da una insolita metodologia e ci siamo trovati nella necessità quindi di reagire in modo concorde; ma è evidente che cerchiamo e cercheremo fino al limite del nostro sforzo di rasserenare l'atmosfera tra i partiti di centro sinistra per due considerazioni: in primo luogo perché siamo convinti che nel nostro Consiglio Regionale non ci sia una forza alternativa a quella che è in grado di esprimere il centro sinistra e sono convinto che il collega Berti mi potrà confermare non soltanto lo sdegno, ma anche la delusione che oggi provano i colleghi del P.C.I. per la fumata nera. In secondo luogo perch non ci sono divergenze di carattere programmatico o politico tra i partiti di centro sinistra. Quando nel documento si dice "i quattro partiti riconoscono unanimi" è la pura verità, cioè si riafferma un concetto che è stato stabilito nelle lunghe trattative che abbiamo condotto e che a mio modo di vedere non dobbiamo considerare perdute.
Ho detto che occorre essere sinceri perché personalmente (e credo di poterlo affermare anche a nome del mio Gruppo), devo respingere alcune affermazioni che non hanno attinenza con la formazione della Giunta e che non possono riguardare interferenze tra i partiti. Ed è proprio su questa considerazione che riteniamo che il discorso del centro sinistra debba essere immediatamente ripreso, al di là della delusione rappresentata dal ritardo che dobbiamo subire; noi riteniamo che la possibilità che la nostra Regione abbia la sua guida esista tuttora, basta un minimo sforzo di buona volontà e certamente arriveremo in porto.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo intervenire anch'io per dare anzitutto l'attestazione di adesione al documento che, a nome dei tre partiti, l'amico Nesi ha letto in apertura di questa seduta e per precisare perché ritengo che la chiarezza delle posizioni politiche lo richieda in maniera più precisa e articolata la posizione del P.R.I. in questa vicenda.
Ritengo però di dover iniziare con una serie di considerazioni innanzi tutto riferite agli interventi che i colleghi Berti e Giovana hanno fatto a nome dei Gruppi di estrema sinistra di questo Consiglio. Io forse amo un po' più la polemica di quanto l'ami Cardinali e quindi qualche parola ritengo di poterla spendere, rilevando che in realtà con i loro interventi Berti e Giovana (interventi di cui devo riconoscere la sincerità, l'onestà e il calore) nei quali hanno portato certi motivi polemici, ancora una volta si siano preoccupati delle posizioni polemiche che possono essere più produttive per i loro partiti al di fuori di questo Consiglio più che delle posizioni concretamente costruttive all'interno dello stesso.



BERTI Antonio

Dovevamo esultare perché non avete fatto la Giunta?



GANDOLFI Aldo

Se mi lasci finire ti spiegherò che cosa intendo dire.



BERTI Antonio

Dovevamo battervi le mani!



GANDOLFI Aldo

Il problema non e se fare o non fare la Regione, ma come farla, in che modo, con articolazione di quali forze, con quali dichiarazioni di volontà all'interno di una Regione che ha già iniziato a camminare. E direi che l'accusa di mancanza di volontà regionalista indiscriminata alle forze di centro sinistra dobbiamo respingerla: vi sono innanzi tutto [orze di centro sinistra che sono regionaliste da molto più lungo tempo di quanto lo siano certe forze dell'opposizione di estrema sinistra e questo non va dimenticato.
Direi poi che un certo tipo di dichiarazioni i Giovana su volontà reazionarie o di freno nostre come del P.S.D.I., sono artifici polemici. La forza che ho l'onore di rappresentare direi che è almeno 150 anni che vuole la Repubblica e offre almeno quanto voi delle sue difficoltà. Il problema Giovana, è un altro; è che noi Abbiamo una diversa concezione della strategia che devono avere le forze di sinistra e voi ci potete accusare di fare una politica reazionaria, ma noi siamo collegati idealmente politicamente al patrimonio ideologico, politico e programmatico che grandi forze di sinistra hanno portato avanti, dal partito laburista in Inghilterra a larghi settori delle forze democratiche americane che hanno dimostrato con Roosevelt e con Kennedy di saper fare una politica democratica avanzata nei loro Paesi, (Rispondendo ad un'interruzione del Consigliere Giovana). Caro Giovana, direi che proprio l'analisi marxiana a cui vi ricollegate dovrebbe insegnarvi che non c'é peggior politica di sinistra che una politica di sinistra sbagliata e fino a prova contraria queste forze a cui idealmente ci colleghiamo sono forze che hanno prodotto avanzamenti democratici che voi non potete negare. Ciò che ci divide semmai, è una diversa concezione strategica e programmatica, ma non potete negare che sia una concezione che, con strutture sociali e storiche molto simili alle nostre, ha fatto fare dei passi avanti notevoli al mondo occidentale, cosa che voi dovete ancora dimostrare di riuscire a fare.



BERTI Antonio

Difatti voi in Italia avete tale ampiezza di adesioni....



GANDOLFI Aldo

Prego Berti di non interrompermi come io non ho interrotto lui.



BERTI Antonio

Polemizzi....



PRESIDENTE

Consigliere Berti, lasci proseguire.



GANDOLFI Aldo

Puoi eventualmente intervenire dopo se hai qualche cosa da dire.



PRESIDENTE

Queste interruzioni non sono pertinenti al dibattito, prego di sospenderle. Prosegua Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Grazie. Dette queste cose, devo intervenire invece nel merito delle questioni più politiche e concrete legate al Consiglio Regionale. Cardinali da questo punto di vista ha già detto alcune cose che io mi limito a sottolineare, anche per dovere di precisazione. Un altro elemento che non è stato colto è che nel momento in cui è stato fatto genericamente debito ai partiti di centro sinistra di fare delle questioni di potere, il Capogruppo socialista ha fatto riferimento invece a una questione di metodo e non a una questione di posizione, di potere; in molte occasioni io ho manifestato motivi di dissenso anche politico con l'amico Nesi, questa invece è un'attestazione di concordanza che gli devo dare. Il problema di metodo come lo ricordava Cardinali, qual é? Che una situazione nella quale noi dobbiamo obiettivamente dare riconoscimenti di buona fede a entrambe le parti e che nelle ultime battute delle trattative che sono state condotte direi non lasciava dubbi, per come si svolgevano, che ci fosse una precisa attribuzione di responsabilità a una delle componenti del centro sinistra su una certa soluzione consiliare, l'abbiamo vista rimettere in gioco e con la stessa onestà con la quale Bianchi ha fatto la sua dichiarazione, noi abbiamo dovuto dare atto della piena buona fede e legittimità delle posizioni che il P.S.I. ha ritenuto di dover prendere in questa situazione.
Che e diventata per questo un problema di metodo e non di posti, nel senso che non si riteneva possibile rimettere in discussione cose che 'nel corso della trattativa erano già state decise nel quadro di una soluzione globale, Ma c'è un fatto sul quale vorrei portare la discussione ed è un discorso che faccio con molta umiltà anche agli amici della D.C. pronti ad assumerci, per quello che ci compete, la nostra parte di responsabilità: è la situazione in cui ci siamo trovati stamattina. Perché se è vero, come è vero (e noi non ne eravamo al corrente) che negli ultimi giorni le divergenze erano riaffiorate come elemento che poteva rimettere in gioco tutta la soluzione che era stata concordata tra i partiti di centro sinistra ci sembra che spettasse a chi aveva la maggiore responsabilità nella conduzione delle trattative, cioè il gruppo dirigente della D.C. di non farci trovare all'inizio di questa seduta in una situazione di tale incertezza per cui si andava alla ricerca di collegamenti, di informazioni di possibilità di decisioni comuni. Avrebbe dovuto essere provocato, con un certo anticipo su questa seduta, per lo meno un accordo che ci permettesse come maggioranza di presentarci in maniera decorosa, seria, come sempre abbiamo cercato di fare. E la cosa ci ha colpiti in modo tanto più grave in quanto questa doveva essere la seduta conclusiva, Abbiamo perciò creduto di cogliere (e ci scusiamo se il nostro e un processo alle intenzioni) una già decisa volontà di arrivare comunque a una soluzione di rinvio del Consiglio Regionale e dell'elezione della Giunta, senza tentare in ultima istanza le possibilità di accordo che ci potevano essere. Queste sono le ragioni politiche e psicologiche sul metodo che ci hanno portati alla dichiarazione siglata dal P.S.I., dal P.S.D.I. e dal P.R.I. E' un atto politico e come tale molto importante perché sanziona e cristallizza una situazione che possiamo dire di rottura all'interno dei partiti di centro sinistra ma non certamente una situazione insuperabile, può essere superata con sforzi e atti di volontà che nei prossimi giorni si potranno precisare. Per tutte queste ragioni però oggi i tre partiti hanno siglato questo documento e ribadiscono di non essere disponibili ad altre soluzioni che non siano quelle di un centro sinistra organico.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vedrò di risparmiare al Consiglio sia le risorse dell'ironia (alle quali il semplice confronto fra la situazione in atto e la mozione che ci è stata distribuita qualche giorno fa ci rinvierebbero naturalmente, ma che ci sembrano ingenerose dopo la dichiarazione pronunciata dal collega Bianchi) sia l'espressione di stati d'animo emotivi che hanno avuto un certo peso negli interventi di altri colleghi e che gli ultimi oratori hanno alquanto sdrammatizzato.
Il collega Nesi, parlando a nome di un fronte laico che si è costituito oggi per la circostanza e le cui contraddizioni interne sono state giustamente rilevate da Giovana (se pure su motivazioni che non sono in grado di condividere), ha fatto una radiografia spietata della necrosi della formula di centro sinistra che investe oggi il Consiglio Regionale come ha investito ieri il Parlamento nazionale; e che a livello di Consiglio Regionale l'iniezione di rinvigorimento che si è voluta tentare nell'ultima riunione, con l'approvazione di due nuovi posti di assessore secondo un metodo ed uno stile che ci hanno trovati e ci trovano estremamente perplessi, non è tuttavia riuscita a risanare. La dichiarazione di Nesi accredita, circa la crisi della Giunta Regionale, la valutazione più negativa, quella che per rispetto dei colleghi noi non avevamo neppure voluto pronunciare fino ad ora: cioè che il lungo protrarsi dei dissensi e delle trattative tra i quattro partiti abbia avuto il suo momento preminente, prima di accordo e oggi di rottura, su questioni di predominio, come è stato detto; quindi di potere e di spartizione di potere tra i partiti e fra le correnti.
Ed ora cosa andiamo a dire alla comunità regionale la quale attende che dopo quattro mesi la Regione esca dal suo letargo invernale? Andiamo a dire che la maggioranza non esiste più, ma in questa sede dobbiamo anche aggiungere qualche altra cosa: se non esiste più una maggioranza sulla formula politica, esiste sempre (per un obbligo di mandato dal quale nessuno può ritrarsi) una maggioranza relativa, la quale se vuole usarlo dispone del terzo dei Consiglieri che occorrono per proporre la mozione politica per la formazione di un nuovo esecutivo regionale. Lo Statuto così come l'hanno voluto a suo tempo i quattro partiti di centro sinistra obbliga noi come minoranza ad attendere le determinazioni di questa maggioranza relativa, ma la obbliga anche a formulare le proprie determinazioni. E questo è un compito che spetta al partito di maggioranza relativa, alla D.C.: ed ha ragione nuovamente Giovana, qui siamo chiamati a discutere non sui drammi personali, siamo chiamati a discutere in termini di posizioni politiche sulle quali il partito di maggioranza relativa ha oggi delle responsabilità che non può eludere.
Il collega Gandolfi, parlando poco fa, ci ha rinviati alle consolazioni della storia; io devo dire che noi non apparteniamo, in quanto partito, ad una forza regionalistica della prima ora; apparteniamo ad un movimento politico che ha correttamente impostato, nel corso di una vicenda secolare i problemi di decentramento, ma ad un partito che sul piano dell'azione parlamentare ha condotto una campagna contro la regionalizzazione così come è stata fatta in Italia. Però, se il problema è quello di rispondere a certi timori che sollevava Berti nel suo intervento, devo dire che non è questo il tipo di dialettica e di critica nei confronti della regionalizzazione per il quale ci eravamo attrezzati.
Anche nei suoi aspetti problematici, noi ci disponevamo e restiamo predisposti a essere nella vicenda regionale oppositori del potere anche se sappiamo bene, per diretta esperienza (per rifarci a una formula andreottiana) che il potere logora ma logora soprattutto quelli che non ne dispongono. Ma se oggi ci troviamo in qualche difficoltà è perché devo confessare che non ci eravamo preparati all'ipotesi che ora si pone, cioè di essere oppositori di un'istituzione assente. Come liberali diciamo che questa istituzione corre il rischio di rimanere tale fino a quando si continuerà a dichiarare, come è stato fatto ancora poco fa, che non esiste un'alternativa al centro sinistra, cioè non esiste un'alternativa ad una formula che ad opera dei suoi stessi promotori si è irrimediabilmente deteriorata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calleri, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Signor Presidente, signori Consiglieri, anch'io, come tutti i Consiglieri qui presenti, sono venuto alla Regione nella intima e profonda convinzione del significato storico (scusate se uso questo aggettivo che sono solitamente desueto ad usare) della fondazione dell'istituto regionale, come uno dei momenti attraverso il quale la democrazia cresce si espande e affonda le sue radici nel Paese, tra le popolazioni, ne raccoglie più da vicino le esigenze, ne porta avanti e ne rappresenta le istanze sapendole correttamente interpretare ed articolandole soprattutto nel quadro di una nazione a così diversi livelli di sviluppo qual è la nostra, sapendole interpretare in modo più adeguato e più aderente alla realtà.
Il problema del come ciascuno di noi personalmente o le forze politiche nel loro insieme si pongono di fronte all'istituto regionale, appartiene alle motivazioni che ciascuno di noi dà nell'interno del Consiglio, ma appartiene soprattutto alla responsabilità che ciascuna delle forze e ciascuna delle persone qui presenti assume di fronte agli impegni che ha preso nei confronti del proprio elettorato, nei confronti del Paese e della Regione: è un problema che riguarda certo la strutturazione degli organi regionali, ed il modo con cui questi intendono risolvere le questioni esistenti - a livello della nostra Regione - di carattere legislativo così come di ordine amministrativo, ma soprattutto (e ciò che più ci interessa) questioni relative ad un effettivo spostamento di potere nella soluzione dello sviluppo della nostra regione. E non a caso abbiamo detto e ripetuto quando ci siamo, come D.C., presentati all'interno di questo Consiglio come desiderassimo fare di questa Regione uno degli elementi, se non l'elemento fondamentale, perché questo spostamento in realtà si determinasse e perché la Regione assumesse il ruolo di guida nello sviluppo e nella crescita democratica del Piemonte, superando gli schemi di sviluppo spontaneo che in realtà sin qui si sono determinati e superando quindi quegli squilibri che lo sviluppo spontaneo ha con sé recato nel corso di questi ultimi venticinque anni.
Noi pensavamo che per far questo occorrebbero certo la collaborazione e l'impegno di tutte le forze presenti nell'interno del Consiglio Regionale ma che a queste forze occorresse la proposta di un modello e nell'interno del Consiglio Regionale venisse il confronto sui modelli da proporre in ordine a questa finalità che la Regione assume come forza propria di guida e che questa proposta di modello venisse attraverso la convergenza su di esso di forze che a seguito di un'esperienza di carattere nazionale, dopo anni di collaborazione e dopo un confronto spesse volte anche duro e dialettico, riuscissero a trovare una componente sulla quale costituire una piattaforma e su di essa collocarsi per costituire la Giunta che è precisamente l'organo che deve fare queste proposte. Il che significa che il senso maggiore di responsabilità è di queste forze che devono costituire la maggioranza e devono determinare questa piattaforma da offrire alla discussione, al confronto, al dialogo che noi abbiamo dichiarato essere dialogo aperto e, appunto perché tale, capace di cogliere suggerimenti, di cogliere e di fare proprie indicazioni che provengono anche al di fuori di esse; questa Giunta, per essere responsabile, deve proporsi non soltanto di costituirsi come tale, ma deve anche assumere la responsabilità di credere in una sua prospettiva ed essere convinta di poter portare avanti questo disegno senza che, fin dall'inizio, si determinino delle rotture (ed io non posso non condividere l'opinione espressa tanto dall'amico Consigliere Berti, quanto da Giovana e da Zanone), deve essere capace di proporsi, deve essere capace di guidare. Certo l'opinione che avete espressa, se veramente lo s contro si verificasse su motivazioni a carattere di potere, sarebbe giusta, ma non sono queste le motivazioni. Le motivazioni hanno un carattere diverso e siccome io sono stato, a titolo personale, tirato in ballo, a titolo personale debbo pure rispondere, anche perché credo che proprio per la funzione di Presidente della Giunta che ho fin qui rivestita e per il fatto di essere stato proposto come Presidente della futura Giunta, spetti a me dare una risposta che prima di essere una risposta che investe lo stato d'animo e i sentimenti di altri colleghi del mio partito investe innanzi tutto la mia coscienza di uomo politico, di persona che deve rispondere, non soltanto della costituzione della Giunta, ma delle prospettive che a questa si aprono e della collaborazione che all'interno di essa è possibile realizzare e portare avanti nella fase costituente della Regione, in questa fase in cui accanto a problemi di programma abbiamo anche dei problemi di strutturazione degli organi della Regione stessa; non vi è alcun particolare per quanto possa sembrare secondario che sia realmente secondario, tutto diventa una questione di carattere ed importanza preminente.
Ed allora devo dire che è guardando in questa prospettiva che sono sorte delle preoccupazioni. Siamo tutti sufficientemente smaliziati come uomini politici per non comprendere assai bene che non può avvenire una divergenza di questo tipo, semplicemente per motivi di attribuzioni di presidenze o meno. Credo che si farà a tutti sufficiente credito per ritenere che non sia questo il motivo. Il motivo è un altro, è la preoccupazione che sempre ci si collochi nell'interno di una collaborazione in termini di rapporti di forza e di braccio di ferro, che sono rapporti lesivi di qualsiasi collaborazione che voglia veramente essere capace di creare qualche cosa di nuovo, capace di portare avanti dei disegni, capace di confrontarsi con le tesi che emergono dall'interno del Consiglio Regionale, capaci di confrontarsi realmente con i problemi che pure esistono nell'ambito della nostra comunità regionale e che esplodono spesse volte con drammaticità, con urgenza e che esigono da noi risposte chiare persuasive ma soprattutto esigono da noi l'impegno di una reciproca comprensione, E credo di dover dare atto a tutte le forze che ci sono in Consiglio, per avere compreso e per non avere voluto forzare la mano in occasioni di travagli che nell'interno di forze politiche che collaborano a livello nazionale possono verificarsi.
Ebbene, sono queste le motivazioni che noi diamo, che io d personalmente di queste difficoltà. E siccome il problema mi riguarda anche in prima persona, e siccome queste motivazioni sono di carattere politico ma sono anche valutazioni che possono essere distorte da un'ottica personale (ciascuno di noi ha una propria ottica), ho dichiarato ai colleghi della D.C. (i quali mi hanno sempre gentilmente sostenuto unanimemente alla presidenza della Giunta) che non volevo affatto frappormi alla costituzione della medesima nella giornata di oggi, rendendomi perfettamente conto delle obiettive difficoltà in cui si sarebbe trovato il Consiglio Regionale di fronte a ciò che da taluni è stato chiamato inganno da altri sgarbo che le forze di maggioranza sembrerebbero avere recato allo stesso Consiglio. Se ciò è avvenuto, è avvenuto al di fuori di ogni volontà di questo genere e quindi vi preghiamo davvero di non volere così interpretare queste difficoltà, lo ho dichiarato ai miei colleghi della D.C. di voler tenere conto nella loro valutazione della rinuncia a presentare la mia candidatura alla presidenza della Giunta Regionale per le motivazioni che vi ho detto. Di fronte alle responsabilità alle quali la Giunta che si va formando va incontro, essa deve cominciare ad operare deve formulare delle proposte capaci di portare innanzi una politica a livello regionale.
Sarà un'ottica personale distorta, egregi colleghi, che obbedisce a valutazioni che possono anche essere al di fuori dell'esperienza del mio stesso partito, le cui valutazioni io non soltanto rispetto, ma comprendo e capisco. Non a caso ho chiesto anche a loro di comprendere e di capire le mie. Ogni volta si fa il processo alle intenzioni, per cui se Calleri afferma una cosa o chiede che le dimissioni della Giunta invece di essere presentate l'8 gennaio siano posticipate di qualche tempo perché il partito socialdemocratico ha il suo congresso da fare e sembra umilmente (lo dico anch'io con umiltà e senza nessuna iattanza), che sia il caso di rinviare (come si rinvia sempre per dei congressi di partito) sembra che Calleri in realtà altro non voglia fare che appoggiare (non si sa per quale diabolico disegno) questo suo amico torinese del P.S.D.I. che risponde al nome dell'on. Terenzio Magliano e i suoi amici all'interno del partito. E sembra che oggi Calleri abbia inteso irrigidirsi (e dò atto volentieri al collega ed amico Cardinali di averlo voluto sottolineare anche se non l'ha reso esplicito) sempre per questo diabolico disegno. Eh no, io credo che quando si fa il processo alle intenzioni, già a quel momento si precluda la possibilità di un discorso aperto, di un confronto aperto, anche perché se dei dubbi possono sorgere, è bene esporli a colui che è il destinatario naturale degli stessi anziché farglieli discutere alle sue spalle. Io invece queste cose devo sempre venirle a sapere per vie traverse, metodo che ritengo non sia il migliore (per rifarmi ad una delle considerazioni fatte dall'amico e collega Gandolfi), per creare il clima di collaborazione che pure e necessario per poter dare alla Regione quella spinta, quello stimolo, quell'indirizzo che è nell'intenzione di tutti noi dare responsabilità alla quale nessuno di noi ovviamente si vuole sottrarre.
Orbene, io credo - desidero dichiararlo qui in modo esplicito - che la maggioranza di centro sinistra sia una maggioranza organica da portare avanti, ma appunto perché organica, caro collega Gandolfi, non bisogna ricordarsi del fronte laico soltanto quando si tratta di attaccare Calleri bisogna ricordarsene anche quando Calleri lo sostiene in occasioni in cui magari qualcuna delle forze del centro sinistra non voleva un centro sinistra del tutto organico e ne voleva tenere tranquillamente il partito repubblicano al di fuori. Perché allora questo fronte laico potrebbe anche significare il mettere in cantiere qualche cosa che vuole arrivare al divorzio e se questa è la volontà del fronte laico credo che io sar l'ultimo a prenderne atto....



GANDOLFI Aldo

Deve darmi atto che io non ho parlato di "fronte laico"....



CALLERI Edoardo

Il fronte laico c'é nella realtà, mi pare che avendo fatto una dichiarazione dei tre partiti laici si possa chiamare così. Questo perch voi avete sempre dichiarato che sia la D.C., sia il partito comunista sono di fatto due partiti clericali.
Ed allora questo tentativo di voler distinguere nell'interno della D.C.
tra i progressisti che sarebbero rappresentati dal collega Bianchi (al quale va tutta la mia stima proprio perché non abbiamo mai avuto alcuna difficoltà a rivelarci le nostre reciproche differenti valutazioni con estrema lealtà e senza nessun complesso) e questo consolidato reazionario che sarebbe Edoardo Calleri, il quale non si sa bene quale strano diabolico disegno persegua (certamente nei meandri di qualche sede particolare quale potrebbe essere via A. Avogadro o qualcuna di quelle sede di cui il P.S.D.I. dispone) ma naturalmente vuole ritardare tutte queste cose, vuole creare delle condizioni di difficoltà, forse perché non crede alla Regione e quindi vuole fare da elemento frenante: è un tentativo un po' maldestro.
Ebbene, signori Consiglieri, proprio per lealtà nei confronti di tutti i Gruppi sento di dover esprimere qui con estrema chiarezza queste posizioni mie personali, questa mia ottica personale di valutazione, queste considerazioni che ho ritenuto di dover fare al mio Gruppo, escludendo qualunque mio impegno personale rispetto alla soluzione della crisi di oggi; io ho detto chiaramente che si può prescindere dalla mia designazione per arrivare ad una definizione della formazione della Giunta sulla base del documento che è stato presentato, che sarà si, caro collega Giovana esangue, ma è un documento sufficiente all'indicazione di talune linee aperto (proprio perché esangue) al contributo pingue di altre forze politiche qui presenti per dare modo alla Giunta di avere questi contributi, di poterli valutare filtrandoli attraverso un'ottica ovviamente non reazionaria quale potrebbe essere la mia e portandoli all'interno del suo programma come metodo di lavoro, ma soprattutto come piattaforma di confronto operativo per lo svolgimento dell'attività degli organi regionali.
E vi e un piccolo particolare che vorrei ricordare prima di chiudere proprio per non dare a questo intervento una dimensione personale ma per dargli la dimensione politica che esso ha. Io credo che non si possa dire che si e fatta la trattativa nella presunzione che certi incarichi andassero a Tizio piuttosto che a Caio Che poi non sono degli incarichi di potere, ma di responsabilità politica, perché se il potere fosse quello che hanno gli uomini politici, che e anche rl potere di rimanere fuori casa giornate e giornate, di non avere la possibilità di vivere decentemente come vivono i comuni mortali che non hanno questa terribile malattia che è la politica, se questo fosse potere e non responsabilità sarebbe veramente una cosa grave. Invece e questione di responsabilità. Io capisco che questa divergenza si sia manifestata e su un equivoco, posso anche esserne convinto, e che vi sia un grosso contenuto di buona fede ne sono più che certo, a patto che questa buona fede sia in andata e ritorno e non soltanto in andata. Vorrei ricordare che quando ancora eravamo abituati a studiare qualcosa di latino vi era un detto "stultum est dicere putabam". Forse non si ha proprio tutto il diritto, sulla base di una presunzione, di credere che essa sia la totale e definitiva verità.
Ho ritenuto di dover dire queste cose in Consiglio innanzi tutto in funzione delle responsabilità che il Gruppo della D.C. come tale e i colleghi della D.C. come tali ed io personalmente riteniamo di avere, senso di responsabilità che abbiamo avuto, abbiamo e vogliamo avere nei confronti di tutte le forze presenti in Consiglio. E' una volontà che vogliamo portare innanzi ma che deve avere come difesa totale ed assoluta la chiarezza delle impostazioni, perché è dalla chiarezza delle impostazioni che veramente la Regione può trarre linfa ed alimento per proseguire nel discorso di rinnovamento, di guida che la democrazia nelle sue varie componenti e nei suoi istituti rappresentativi (e l'istituto regionale è un istituto rappresentativo della democrazia) intende concretizzare all'interno della nostra comunità regionale come articolazione all'interno della più vasta comunità nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Debenedetti, ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Rinuncio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Sanlorenzo, ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Signor Presidente, signori Consiglieri, se questo fosse un consesso letterario e se fossimo nell'Ottocento e se a questo consesso fosse stato invitato lo scrittore Dostojewski, forse potremmo trarre un utile insegnamento nella redazione di un nuovo capitolo del libro "Umiliati ed offesi". E dopo le parole del Presidente Calleri mi è venuto persino il dubbio che il nostro Capogruppo Berti, che aveva veramente parlato con senso di indignazione profonda per le cose come si erano svolte, dovesse alla fine quasi chiedere scusa per le parole che aveva detto, forse aveva sbagliato lui a lamentarsi del fatto che oggi si è venuti qui a discutere la soluzione di una crisi di Giunta che dura da tre mesi ufficialmente, da cinque mesi sostanzialmente (qualcuno disse sin dall'inizio della costituzione della Regione che la Giunta stessa nasceva in crisi). Ma mi pare che l'andamento del dibattito nelle sue fasi conclusive in realtà ci richiami alla Regione: non siamo un consesso letterario ma un consesso politico, non siamo nel 1800 ma nel 1971 dopo tanti mesi di crisi di questa Regione e non c'e Dostojewski ma ci sono cinque milioni di piemontesi che hanno il diritto di chiedere alla Regione Piemonte di essere intanto coerente fra lo Statuto che si è data e la prassi di vita politica che deve darsi.
Molte cose interessanti sono state dette sul piano umano, anche sul piano politico, ma dai Gruppi che hanno qui ribadito l'intenzione di ripercorrere la strada che hanno percorso fino adesso, non è venuta nessuna indicazione concreta di come superare la crisi che essi hanno provocato e che non sanno risolvere. Il collega Bianchi è venuto a dirci, a ripeterci a titolo personale, con una sincerità di accenti di cui ancora una volta non abbiamo motivo di dubitare, che la sua carica di entusiasmo iniziale sta per scadere, che ci sono delle tossine, dei veleni che si sono sviluppati in questo Consiglio Regionale. Tutti abbiamo atteso che ci indicasse quali erano le tossine e quali i veleni, ma dopo questa affermazione il collega Bianchi si è fermato. Ci ha informati che la D.C. ha fatto grossi sacrifici. Io non so se li ha fatti grossi o piccoli, è questione che riguarda la D.C.; forse deve essere un grosso sacrificio l'avere il 60 per cento degli Assessori pur avendo soltanto il 40 per cento nel Consiglio ma ad ogni modo questo riguarda la D.C. Ci ha informati sulla necessità di mettere i documenti nel cassetto, quelli che erano già pronti per essere illustrati in questo Consiglio, e non ho motivo di dubitarne, questo è veramente accaduto, anch'io avevo preparato un intervento che metterò nel cassetto perché parlava di programmazione e bisogna parlare d'altro. Ma poi, come ha concluso il Consigliere Bianchi? Dicendo che lui è molto amareggiato, molto sfiduciato, ma che qui nessuno è in malafede e quindi siccome nessuno è in malafede, non c'è altro da fare che attendere, dare fiducia. E non ha nemmeno avanzato una proposta politica concreta utile alla soluzione della crisi dicendo per esempio rinviamo di otto giorni perché davvero sarebbe stato difficile sostenerlo. Otto giorni per far che cosa? O sei giorni, o cinque giorni, per risolvere quale problema? Di fronte a questo anche l'amarezza legittima del collega Bianchi si è arrestata, ha concluso il suo dire e si è seduto.
Il collega Cardinali si è alzato con il piglio di chi dice: "adesso dico io le cose come stanno a questa opposizione che si lamenta, in realtà lo sappiamo noi le cose come stanno". E ci dice che per uscire da questa impasse bisogna cambiare metodologia. L'interesse di tutti si è acceso in quel momento: "bisogna cambiare metodologia". Ha fatto un accenno alle personalità di notevole spicco che hanno avuto in questa vicenda un ruolo particolare e qui l'interesse è diventato spasmodico in tutti noi; chi sono queste personalità di notevole spicco? Ma quando poi ha cercato di indicarci quale metodologia nuova bisognasse seguire per risolvere i problemi non risolti nel passato il Consigliere Cardinali è stato privo di indicazioni risolutive. E quando si è trattato di individuare le personalità di notevole spicco, abbiamo atteso tutti che queste personalità fossero chiamate con nome e cognome (minimo indispensabile dopo tre mesi di crisi ufficiale, cinque mesi sostanziale, otto mesi latente); ha polemizzato addirittura con il nostro sdegno e con la nostra delusione e ci ha detto invece che bisogna riprendere la stessa strada, farla giungere in porto. Questa sarebbe la proposta politica che il Consigliere Cardinali avanza.
Il Consigliere Gandolfi ci ha intanto comunicato che lui è un regionalista di antica data, che vuole la Repubblica da 150 anni, che gli piace la polemica perché è costruttiva. Dichiarazioni fondamentali, senza le quali davvero questo Consiglio oggi non poteva concludere i suoi lavori (senza contributi di questa natura come si fa a risolvere la crisi del centro sinistra? ) nella chiarezza assoluta delle posizioni che hanno sempre contraddistinto il P.R.I. coerente in ogni momento a una strategia generale (per cui tutti attendevano che avesse preso subito lo spunto dalla posizione di La Malfa su scala nazionale per oggi, qui, comunicarci che aveva intenzione di uscire pure lui dalla maggioranza, e invece no, ha detto che ci vuole rimanere! ) tanto che persino il Presidente Calleri ha potuto fare bella figura ricordando al Consigliere Gandolfi che la coerenza di posizioni non è poi tutto sommato, ciò che caratterizza il Partito repubblicano. Il Consigliere Gandolfi ci ha detto infine che i partiti laici hanno individuato nella D.C. la responsabile della situazione attuale. Finalmente qualcosa di nuovo è venuto fuori. Non è ancora l'indicazione di come bisogna uscire dalla crisi, ma è un contributo dicendo per lo meno la colpa di chi è. Ma qui ha avuto ragione il Consigliere Zanone quando ha sostenuto: "se voi dite che la colpa è della D.C., se voi individuate tutti questi elementi di carenza, dovete anche dire come pensate di uscirne". E se dite di pensare di uscirne soltanto ripercorrendo la strada del centro sinistra, o voi ci indicate concretamente il modo e i tempi per uscirne, oppure dobbiamo tutti ragionevolmente pensare che forse bisogna cominciare a battere una strada diversa. E io questo non lo dico perché il P.C.I. vuole una strada diversa (lo sapete che vogliamo una strada profondamente diversa), lo dico perch voglio che rispondiate alle domande che tutti in questo momento ci poniamo: come pensate di uscire da una situazione di questo genere, in quali modi e in quali tempi? Questo sì, prima della fine del dibattito voi dovete dircelo, non possiamo andare via di qui questa sera senza che ci diciate i tempi e i modi con i quali pensate di uscire dalla crisi che avete provocato.
Il Presidente Calleri è poi intervenuto, buon ultimo, per dire: ora rispondo io a quelli che mi hanno attaccato adesso e che mi hanno attaccato prima e vediamo di sistemare le cose per benino. Ha detto, come al solito anche delle cose interessanti: ha parlato di spostamenti di potere come elemento basilare della nascita delle Regioni (e chi non e d'accordo con la necessita di spostare i poteri per cambiare le cose nella nostra Regione? ). Ha parlato di significato storico delle regioni. E anche qui ci mancherebbe altro che non fossimo d'accordo. Ha proposto addirittura un confronto sui modelli da cui dovrebbe sorgere la terza fase costituente, la seconda fase costituente, quello che volete voi. E ha soprattutto escluso che lo scontro finora avvenuto fra i partiti del centro sinistra fosse originato da questioni di potere. No, la questione del potere non c'entra per il Presidente Calleri. A questo punto tutti quanti abbiamo il diritto di porci la domanda: quali sono le ragioni della crisi? Proviamo a riassumere queste ragioni deducendole dalle cose che avete detto.
Dunque: la ragione della crisi non è certamente il fatto che sia mancato il tempo per risolverla, su questo non è il caso di insistere nessuno l'ha sollevato: sono passati tre mesi, cinque mesi, otto mesi. Non potete accusare l'opposizione di sinistra, ma devo dire neanche le altre opposizioni di aver avuto un atteggiamento ostruzionistico per esempio provocando sistematiche votazioni applicando la legge Scelba che rendessero più complesso il sistema di trattative dei partiti che presumevano di rappresentare la maggioranza, questo non è accaduto. Non potete nemmeno dire che lo Statuto, che tutti quanti abbiamo approvato, abbia rappresentato un ostacolo per risolvere i contrasti politici col centro sinistra perché di fronte a un ostacolo reale che voi avevate provocato fissando un certo numero di assessori avete seguito la tattica che fu seguita dal Governo italiano nei confronti dei pensionati, quando di fronte al problema di aumentare le pensioni si pensò di ridurre il numero dei pensionati facendoli crepare prima. Di fronte a un problema politico che rendeva difficile la formazione della Giunta avete modificato lo Statuto creando un precedente di un certo interesse, Pensate se tutte le volte che vi fosse un problema politico dovessimo cambiare lo Statuto per risolverlo sarebbe una cosa estremamente pericolosa per la prospettiva "storica" della Regione, per i "cambiamenti di potere". Quindi neanche lo Statuto è stato un impaccio a risolvere la crisi del centro sinistra. Forse allora le ragioni stanno nel fatto che non c'é l'accordo programmatico? No, questo l'hanno escluso tutti, l'accordo programmatico - dice il Consigliere Cardinali - c'é, c'é su tutto, c'e un documento di nove cartelle che dice che c'è l'accordo programmatico e il Presidente Calleri lo conferma. Solo che aggiunge: non dovete pensare però che pur essendoci l'accordo programmatico ci sia una questione di divisione di posti, questo no. C'é il problema che il partito di maggioranza relativa non abbia avuto la possibilità, nella formazione della Giunta, di rappresentare tutte le correnti del proprio partito? Neanche questo. Mi pare che fosse già stato risolto quando avevano sei assessori adesso non credo che sia più complicato dal fatto che pare ne abbiano sette.
E allora qual è il motivo della crisi? Possibile che non possa venire in mente che il motivo della crisi sta nel fatto che la formula a cui voi continuate ad aggrapparvi sopravvive a se stessa e fa pesare ormai da lunghissimo tempo gli echi di una sopravvivenza nella vita politica regionale e nazionale? Possibile che elencando con le vostre stesse parole la documentazione del fallimento di questa crisi, non scaturisca dai gruppi stessi la consapevolezza del fatto che bisogna anche porsi il problema di ricercare una strada nuova? Possibile che questo problema debba essere a questo punto non considerato dai Gruppi che all'interno della maggioranza di centro sinistra dicono di voler perseguire obiettivi di rinnovamento e di effettivo spostamento a sinistra della situazione politica del Paese? Io il discorso del Presidente Calleri l'avrei valutato diversamente se alla fine avesse tradotto in termini politici il suo ragionamento e avesse detto: per dare una prospettiva nuova e storica alla costituzione della Regione, per cambiare gli equilibri di potere, per realizzare una realtà nuova nella politica della Regione dobbiamo anche porci il problema in termini politici. Ma questo non l'ha detto, si è limitato a dare una risposta interna al suo partito, E allora da questo punto di vista è insufficiente anche il documento dei tre partiti laici, che il centro sinistra ci ha letto questa sera, perché quando si dà la responsabilità alla D.C. si individua forse l'elemento centrale della causa della crisi.
Quando si dice che non si vuole un monocolore si individua forse qualche cosa che preoccupa molte forze politiche del nostro Paese non solo a questo livello ma a livello nazionale, ma quando si dice che si vuole perseguire la strada di un centro sinistra organico, o è un prezzo che le forze più avanzate del centro sinistra pagano ancora pur di poter almeno individuare nella D.C. la causa della crisi, oppure è qualcosa a cui non crede più nessuno. A meno che voi questa sera qui, a questo punto del dibattito vi alziate in piedi e diciate i tempi e i modi che intendete perseguire per uscire dalla situazione in cui voi avete messo il Consiglio Regionale.
Questa indicazione è legittima, è indispensabile perché un dibattito di questa natura se non vuole essere fine a se stesso deve portare a un confronto fra tesi e antitesi ma poi deve portare a una sintesi e la responsabilità dobbiamo assumercela tutti di fronte all'opinione pubblica all'elettorato, di fronte al problema centrale che la democrazia italiana in questo momento pone a tutte le forze politiche, non risolto da quel documento che abbiamo approvato nel Consiglio Regionale che è un documento nobile ed importante, ma che deve essere presente a noi stessi. Perché dopo che abbiamo approvato quel documento, Consiglieri, dopo che in questa sede qualche Consigliere aveva ancora indugiato nell'attesa degli opposti estremismi, è successo il fatto più grave che la democrazia italiana abbia conosciuto negli ultimi dieci anni: è successo l'assalto a tutti i partiti antifascisti all'Aquila. E quando da questa tribuna ricordavamo a qualcuno di voi che si illudeva o si era illuso di poter utilizzare il movimento squadrista contro il movimento operaio per poi assorbirlo, forse qualcuno pensava a un'analogia che non ha senso. Ma non sono passati sei giorni e la dimostrazione lampante che gli opposti estremismi erano una formula non solo vuota di contenuto ma pericolosissima per la democrazia italiana è stata dimostrata dai fatti, dall'assalto contemporaneo, premeditato organizzato contro la sede del P.C.I. (certo, lì si è anche incendiata la sede, lì si è bruciato tutto) ma anche contro la sede della D.C., anche contro la sede dei partiti di democrazia laica che in quel momento hanno capito che la storia degli opposti estremismi non valeva niente. Abbiamo detto che nessuno è immunizzato dai vuoti di potere e dai pericoli che lo squadrismo fascista e le forze che gli stanno dietro possono portare alle istituzioni repubblicane. Abbiamo allora la coscienza di ammettere che operare nel modo in cui le forze che si presumono maggioranza hanno operato fino a questo punto per la soluzione della crisi della Regione Piemonte è che voi lo vogliate o no, che ne siate consapevoli o no, un contributo oggettivo a quelle forze che all'Aquila, a Reggio Calabria e altrove stanno portando avanti con fredda determinazione un disegno reazionario che potrebbe coinvolgere tutti. Questa presa di coscienza deve essere di tutti i partiti antifascisti e oggi la si ha non solo votando gli o.d.g. ma rispondendo politicamente, a questo punto del dibattito, al quesito di come si esce dalla crisi che voi avete provocato e avete imposto alla Regione più a lungo di quanti siano i limiti consentiti dai rapporti e dalla dialettica fra i partiti.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Ritengo che non essendo stata presentata, con la sottoscrizione di un terzo dei Consiglieri di questo Consiglio Regionale, la proposta prevista dallo Statuto per la formazione della Giunta, non volendo certo il Consiglio giungere a soluzioni affrettate, ma con meditazione, sia' utile a questo punto del dibattito sospendere la seduta e riunire i Capigruppo in maniera da permettere loro una consultazione per giungere poi a proposte che possono essere accettate da tutto il Consiglio.
La seduta è sospesa per un numero indeterminato di minuti, spero quanto più brevemente sia possibile. Sono convocati i Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 19,30, riprende alle ore 20,50)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
La conferenza dei Capigruppo ha discusso la situazione che è emersa dal dibattito che si è svolto questo pomeriggio in Consiglio, ed è addivenuta all'idea di rinviare il Consiglio a martedì 9 mattina alle ore 10. I Gruppi partecipanti possono, se lo ritengono, motivare le ragioni della loro adesione a questa decisione che è stata presa all'unanimità.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Dichiaro che il nostro Gruppo ha subito il rinvio a quella data perch non era possibile fare altrimenti. Naturalmente noi ci presenteremo il 9 mattino ma dichiariamo che a ciò siamo costretti per le conseguenze a cui ci hanno portato oggi l'atteggiamento della D.C. Abbiamo anche chiesto, e invitiamo tutte le forze politiche ad impegnarsi in questo senso e in modo particolare quelle forze politiche del centro sinistra che maggiore sensibilità devono avere alla chiusura della crisi, di fare in modo che la riunione di martedì 9 sia effettivamente conclusiva. A questo scopo abbiamo chiesto che prima di tale data a tutti i Gruppi del Consiglio sia consegnato il documento firmato da tutti i partiti, che formano la maggioranza, in modo che non ci siano ancora contestazioni. E' chiaro che se dovessimo arrivare qui martedì senza che siano ancora risolti i problemi che sono sorti (e ciò sarebbe dimostrato dal fatto che il documento non ci è stato consegnato) ci riserviamo di assumere tutte le iniziative veramente importanti che a questo riguardo si possono assumere per favorire la ripresa dell'attività del Consiglio.



GIOVANA Mario

Mi associo alla dichiarazione del collega Berti.



NESI Nerio

Anche il Gruppo del P.S.I. considera questo tentativo che si farà di giungere ad una soluzione concordata entro martedì 9 come l'ultimo tentativo prima di arrivare al disimpegno. Per quanto ci riguarda non abbiamo niente in contrario, anzi, ci impegnamo, nei limiti delle nostre forze, a fare in modo che ci sia un documento scritto firmato, un elenco degli assessorati scritto e firmato, un elenco delle commissioni scritto e firmato.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare?


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Ordine del giorno sul problema dell'utilizzazione delle acque del Tanaro


PRESIDENTE

Prima di togliere la seduta prego il Consigliere Rotta di dare lettura di un o.d.g. che è stato sottoscritto da sette Consiglieri di questo Consiglio Regionale.



ROTTA Cesare, Segretario

Dà lettura del seguente ordine del giorno: "I sette Consiglieri regionali Falco - Viglione - Fassino - Soldano Revelli - Ferraris Paganelli, presenti all'Assemblea delle popolazioni dell'Alta Val Tanaro preso atto della discussione dell'assemblea e delle proposte che sono state formulate si impegnano domani, in occasione della riunione del Consiglio Regionale piemontese ad investire la Presidenza e la Giunta del grave problema che assilla la popolazione della Valle Tanaro e delle altre zone rivierasche affinché la Regione Piemonte, in concorso con gli altri enti preposti (Province Comuni, Consorzio Tanaro e Consiglio di Valle, ecc.) assuma immediatamente tutti i poteri che la Costituzione le affida in materia di acque promuova urgente incontro con la Regione Liguria parimenti interessata e già investita del problema, per chiedere l'immediata sospensione di ogni provvedimento che possa compromettere l'organica soluzione del problema 'utilizzazione acque del Tanaro'".



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta desidera prendere la parola? Era destinato ad essere sottoposto a votazione questo o.d.g.? Domando ai presentatori quale fosse l'intendimento.



FALCO Giovanni

Questo è il nostro pensiero, bisognerebbe che il Consiglio si pronunciasse.



PRESIDENTE

Se nessuno chiede la parola lo pongo in votazione. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano E' approvato all'unanimità.
Il Consiglio è convocato martedì mattina 9 marzo alle ore 10 con il medesimo o.d.g.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,55)



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