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Dettaglio seduta n.277 del 23/12/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta sullo stato di attuazione del programma regionale (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Sono in congedo i Consiglieri: Armella, Fabbris, Giovana, Petrini.
Stamani abbiamo chiuso la seduta con le dichiarazioni del Presidente della Giunta. Chiederei ora se il Consiglio ritiene di procedere alla votazione del rendiconto generale (lasciata in sospeso stamani), oppure se preferisce proseguire con il dibattito.
Se i Consiglieri non avessero difficoltà potremmo procedere con il dibattito e poi votare insieme gli articoli dei disegni di legge.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, gli interventi di Rivalta e di Raschio, stamani, col conforto delle cifre hanno già posto al Consiglio alcune delle più importanti considerazioni politiche che noi facciamo sulle questioni poste all'ordine del giorno. E' quindi mia intenzione fare solo alcune puntualizzazioni, in particolare sul lavoro della Regione Piemonte, sugli impegni di carattere programmatico e di calendario che sono stati, nel corso dell'anno assunti dalla Giunta come: il bilancio 1975, i comprensori il piano di coordinamento territoriale, il centro di calcolo, il piano di sviluppo economico regionale.
Questi impegni sono di quelli di cui non si può giustificare la mancata realizzazione con riferimento alle carenze dello Stato, ai ritardi, perch di estrema rilevanza politica, qualificanti per l'azione della Regione Piemonte, tali da, se portati a termine, contribuire seriamente a realizzare le linee che il Presidente della Giunta ha ripreso nella sua dichiarazione stamattina e che risultano molto più chiaramente nella dichiarazione programmatica di febbraio e nella relazione al bilancio di previsione 1974, documento che come si ricorderà anticipava alcune linee del piano di sviluppo economico.
Sono pertanto impegni da realizzarsi nel corso del 1975, da impostarsi per quanto riguarda il bilancio 1975 e risultanti, in modo che non ammette equivoci, dal calendario dei lavori del nostro Consiglio Regionale, in particolare da un documento presentato dal Presidente della Giunta nel corso di una riunione in cui vennero fissate persino le date entro cui si sarebbero discussi determinati argomenti.
La verifica pertanto che stamani abbiamo fatta nei confronti del consuntivo sulla base di dati e di cifre che richiamano considerazioni e conclusioni di carattere politico generale e locale, viene qui ora posta da me in rapporto ad esigenze precise, specifiche che tra l'altro richiamano in causa l'effettiva capacità operativa della Giunta, su questioni che ripeto, sono le più qualificanti per il Consiglio Regionale.
Il bilancio 1975, i comprensori, il piano di coordinamento territoriale, il centro di calcolo, il piano di sviluppo economico regionale sono di così grande importanza che non essendo stati realizzati non ci consentono - e stamattina lo abbiamo fatto - di accedere ad un giudizio che qui è stato dato dal Consiglio Regionale della Regione Piemonte; so che c'è una distinzione fra l'attività del Consiglio e quella della Giunta, ma il problema di fondo e che all'opinione pubblica occorre dare una visione esatta, per quanto spiacevole in certi casi essa possa essere della realtà delle cose.
Si noterà che questi cinque punti così importanti non risultano tra le realizzazioni e impostazioni portate nel consuntivo del 1974, pur essendo state fissate dalle scadenze precise.
Altre questioni sono aperte come risulta dal discorso del Presidente e certamente altre verifiche anche più ampie si faranno in Consiglio Regionale nei mesi che ci restano prima della campagna elettorale; la prima sarà indubbiamente il bilancio 1975 in cui richiameremo il precedente documento alla luce di quanto ci verrà presentato - la seconda immagine sarà un generale consuntivo dei quattro anni, che praticamente introdurrà i temi che ognuno di noi porterà avanti, con le forze politiche proprie nella campagna elettorale.
Ma non è un discorso elettorale quello che vogliamo fare qui, le questioni che ho citato non hanno un'impostazione elettorale, dovevano essere affrontate, presentate e concluse entro le date che la stessa Giunta aveva precisato al Consiglio Regionale, ed io le vorrei trattare in modo molto succinto e, per quanto mi sarà possibile, il più concreto possibile.
Il Presidente della Giunta ha ampiamente trattato il problema della Regione nella realtà politica attuale. Devo dire che noi, anche quando trattiamo questioni di carattere settoriale, non rinunciamo mai a vedere come le stesse si collocherebbero in un diverso contesto istituzionale, in una diversa situazione politica. Il tentativo di assumere le carenze istituzionali ed i ritardi da parte dello Stato, la situazione politica generale ed economica così come essa si presenta, potrebbe risultare come una specie di fuga rispetto alle questioni importanti a cui la maggioranza deve rispondere. Non c'è giustificazione ai ritardi che dipendono soprattutto dalle carenze e dai limiti, non dall'incapacità signor Presidente, ma dall'inefficienza degli organismi della Regione, della Giunta in particolare.
Il riferimento alla situazione politica generale va fatto, ma non si può - come mi pare si voglia fare - presentare una realtà in cui (e si dà anche atto dell'attività dell'opposizione, è già un passo avanti rispetto a qualche anno fa) si tende ad assolvere praticamente le forze locali politiche da responsabilità che invece a nostro avviso esse hanno, per ricondurre tutto il discorso, sulle carenze che accompagnerebbero la vita delle Regioni e che sono note, sono state oggetto di dibattito.
Si dia atto che il nostro partito alle Regioni crede come momento fondamentale di rifondazione dello Stato, di uno Stato pluralistico, noi crediamo seriamente alle Regioni e non perdiamo quindi occasione di ripeterlo in tutte le sedi, sottolineo, in tutte le sedi, anche in quelle in cui siamo presenti ma dove il problema dell'istituto come elemento rinnovatore dello Stato con tutte le sue difficoltà e quindi con le compatibilità che il caso richiede non è ancora stato assimilato. Ma noi che non sfuggiamo mai a questo discorso diciamo anche che questo non può n assolvere le forze politiche locali, né far dimenticare le carenze ed i cinque punti cui ho accennato in gran parte dipendono da inefficienze, da ritardi locali.
Credo che un tentativo di andare alla campagna elettorale, come quello di riversare sullo Stato le carenze che invece si riscontrano a livello locale, sia un tentativo destinato a non avere molta fortuna. Secondo me le forze politiche devono stare attente, la gente non è disposta ad essere presa in giro, ma ha bisogno di sapere esattamente come stanno le cose deve capire dove stanno i ritardi, quali sono i mali veri: a conclusione di questo mio discorso dirò quali sono in Piemonte, a Torino i mali veri che inquinano la capacità (quando esiste), la volontà delle forze politiche di operare nel senso e nella direzione giusta.
Al dibattito in corso noi abbiamo dato nobiltà, credo che vogliano prendere atto i Consiglieri della maggioranza e la Giunta che il dibattito sul consuntivo stamani è uscito da un metodo puramente contabile (a cui non si dà alcun valore perché è difficile che non ci siano le voci che combaciano, tante uscite, tante entrate con le singole pezze giustificative); l'intervento del Gruppo comunista stamani ha dato alla discussione del consuntivo della Regione una validità di carattere politico che mi sembra debba essere assunta in modo permanente. Noi diciamo che il discorso sul consuntivo deve essere svolto in base ad una relazione politica della Giunta affinché il giudizio sia di carattere politico, per vedere come sono andate le cose in rapporto agli impegni. E ci possono essere a questo punto difficoltà di carattere oggettivo e soggettivo ed è di questo che occorre farsi carico assumendone in pieno le responsabilità girare attorno non mi sembra il metodo più opportuno.
Una cosa mi pare risulti chiara e anche se ne abbiamo già parlato desidero porla in modo anche più esplicito in questa occasione; se sono valide le considerazioni che si fanno sulla giacenza di decine di miliardi nelle banche a causa di leggi non operanti, si potrebbe obiettare che era necessario trovare dei correttivi per tutte le leggi. Una cosa mi sembra emerga con estrema chiarezza: il modo nuovo di fare le leggi. Non è un segreto, lo avete detto voi, nelle interessanti relazioni c'è molta differenza tra il dire e il fare, tra quello che avete scritto nel febbraio ed il modo concreto di operare. Potrei fare come il mio compagno Raschio stamani che ha letto alcune dichiarazioni di Simonelli quando era all'opposizione per confrontarle con l'atteggiamento di oggi, io mi limito a dire che le relazioni presentate all'atto della formazione del centro sinistra avevano un certo interesse di cui noi abbiamo dato atto, pur rilevando la carenza di interventi specifici in questa direzione. Ma nel documento che accompagnava la seconda relazione, quella più ampia, più impegnata, si parlava di progetti operativi che la Giunta considera prioritari e che si impegna a realizzare o quanto meno ad iniziare subito e si diceva che devono essere davvero operativi, cioè non studi di massima ma indicazioni di cosa fare, come farlo, di attuazione e costi. Nei limiti del possibile si dovranno anche indicare le leggi per la loro realizzazione. Questo è il modo nuovo di fare le leggi.
Io faccio questo intervento perché il Consiglio voglia prendere atto (e anche come anticipazione a considerazioni che farò subito dopo) che se le leggi così come le abbiamo fatte non hanno operato, emerge come elemento fondamentale l'imperativo di trovare il mezzo per farle. Già in I Commissione e credo in questo stesso Consiglio ho espresso l'opinione del nostro Gruppo; noi pensiamo che occorra procedere con delle leggi che indichino non soltanto i problemi ma anche le loro fasi di attuazione. In poche parole, la Regione deve uscire da una funzione di semplice indirizzo per assumersi dei compiti di carattere operativo, ma non nel senso che si sostituisce ai Comuni o alle Province, bensì si fa carico di promuovere le leggi e di seguirle in modo che le stesse operino in maniera concreta, con dei tempi che in linea di massima saranno rispettati. Questo non vuol dire come qualcuno dice che la Regione si sostituisce ai Comuni e alle Province no, incalzerà l'azione dei Comuni perché i provvedimenti di legge vengano attuati nei tempi fissati.
Questa mi sembra una cosa importante e già altra volta ho fatto rilevare che noi comunisti abbiamo incominciato a presentare la legge per la casa in cui superiamo tutta una serie di iter procedurali per indicare addirittura le zone in cui occorre intervenire, superando le Commissioni che dovrebbero decidere, indicando modalità, procedure in modo da consentire, in un rapidissimo volgere di tempo, di giungere all'attuazione di questa legge.
Questa è una delle questioni che sottoponiamo alla vostra attenzione: fare leggi di tipo diverso, dove all'enunciazione dei principi seguono anche programmi di attuazione e impegni di controllo e di carattere operativo; si vedrà come ci sia un rapporto diretto tra questa capacità di fare le leggi e l'istituzione di comprensori, si vedrà come il ritardo con il quale questi strumenti sono stati fatti o non sono stati fatti, comporti delle difficoltà e come i cinque punti di cui parlavo all'inizio e che erano oggetto di impegni precisi, siano tutti collegati.
Sarei lieto se qualche Gruppo volesse contestare la validità di quanto sostengo, ma non credo perché ho sentito le opinioni di altri in Commissione e mi pare dello stesso Presidente, ma se qualcuno ci fosse sarebbe bene che evidenziasse il suo atteggiamento. Se invece, quanto sostengo è vero, noi vediamo il pericolo della situazione così come pare enunciarsi. Noi siamo, credo, in procinto di vedere la presentazione di alcune altre leggi: si parla di una legge sullo sport in cui, partendo da un'inchiesta Doxa (mi fa piacere che la Regione si serva di istituti di ricerca per compiere delle analisi) si stanzia un miliardo, si noti, solo per il 1975; si parla di una legge per i lavori pubblici il cui stanziamento non è ancora precisato, ma che dovrebbe operare nel 1975, io immagino prima dell'8 giugno 1975.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

O subito dopo.



BERTI Antonio

Gli annunci dovrebbero essere dati prima.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lei parlava di operatività.



BERTI Antonio

Si parla anche di una specie di testo unico che dovrebbe stanziare circa 46 miliardi di contributi per l'agricoltura, quando lo stesso Assessore all'agricoltura, ad una tavola rotonda organizzata dalla rivista "Piemonte" ha affermato la necessità di operare ancora, magari all'insegna di contributi, ma entro i piani di zona agricoli affinché ogni contributo ogni intervento, ogni iniziativa abbia una sua efficacia, una sua organicità. Noi invece ci vedremo presentare una proposta di legge con un così elevato stanziamento, credo (la vedrò più a fondo con i miei compagni) essenzialmente incentrata sui contributi. Recentemente abbiamo avuto delle avvisaglie sulla fine che possono fare leggi di questo tipo che potrebbero operare in un campo che non produce sostanziali modifiche delle strutture (se il tempo me lo consentirà e se lo riterrò necessario più avanti citer ancora dalla sua relazione, come a proposito di interventi in agricoltura ci si propone di operare interventi di carattere organico sulle strutture per portare eventualmente addirittura non soltanto delle migliorie, ma delle impostazioni di carattere culturale).
Noi vediamo quindi con una certa preoccupazione questa intensa attività, che ha un chiaro carattere elettorale, sentiamo che in questi ultimi mesi potrebbe scatenarsi una specie di lotta per la conquista della segnalazione personale, o politica, di gruppo o di corrente. Anche per questo noi diciamo che saremo anche più severi nella nostra azione di opposizione, attenti a che si perseguano le linee che voi stessi avete fissato per iscritto, e non tollereremo interventi a carattere puramente occasionale; questi, anche se, di volta in volta, e considerati fine a se stessi, non sono mai del tutto inutili, distruggono però l'attività della Regione, volta invece ad intervenire con investimenti capaci di produrre a lungo termine, oltre che a medio e breve termine, dei risultati di carattere produttivo, come notoriamente si dice.
Un intervento nuovo, signor Presidente, consiste anche nell'abrogare leggi che si dimostrino improduttive. Se dopo due o tre anni una legge non ha prodotto - e stamani si è parlato qui, a proposito del consuntivo '73 di stanziamenti di cui non è stata utilizzata una lira - i risultati sperati, essa va abrogata, o almeno trasformata, per destinare le somme a nuovi obiettivi, a nuovi programmi. Ecco un tema che noi proponiamo alla vostra attenzione e che indubbiamente va assunto con tutta la necessaria forza ed impegno perché può costituire una svolta necessaria nel lavoro delle Regioni. Non ci si può limitare a prendere atto che il lavoro è improduttivo. Perché il punto di partenza per una verifica, signor Presidente, non può essere soltanto quello del numero delle cose che abbiamo fatto: occorre partire dalla analisi socio-economica del Piemonte dalla situazione esistente, dai propositi di intervenire con la capacità di produrre miglioramenti in quella situazione.
Se la crisi è di carattere strutturale, se essa (non voglio mai citare qui quello che diciamo noi in proposito, ma sempre dare atto di quel che avete scritto voi) ha i caratteri che sono precisati in questa stessa relazione del bilancio '74, quindi una crisi che investe le strutture produttive, aggravate poi dalla crisi energetica e dalla crisi del mercato dell'auto, occorre verificare l'utilità delle linee che sono state indicate per uscirne (diversificazione produttiva, interventi nei servizi sociali) modificare il meccanismo di sviluppo per produrre un nuovo tipo di domanda ecc. ecc., cose scritte, che voi conoscete benissimo. E la verifica dev'essere fatta in rapporto ai risultati che si sono ottenuti domandandosi: siamo riusciti noi, Regione Piemonte, ad intervenire sensibilmente con le iniziative politiche e legislative assunte per modificare il quadro della situazione quale essa risulta dall'analisi compiuta? Credo si possa affermare senza tema di smentite che, vuoi per ritardi di carattere oggettivo, vuoi perché la crisi c'é veramente ed ha dimensioni di carattere mondiale, vuoi per le inefficienze sulle cose che si potevano fare e non sono state fatte, la verifica diventa un qualcosa di molto più impegnativo e molto più profondo e chiama in causa le responsabilità delle forze politiche. Perché non c'è, non ci può essere distinzione netta, badate, fra forze politiche regionali e nazionali. E ritornando a quello che dicevo prima, noi non permetteremo che ci si rifugi, da parte della maggioranza, nelle carenze di livello nazionale perché è una situazione del Paese determinata dalle stesse forze politiche anche se queste, quando si trovano ad operare ad un livello più decentrato più periferico, sentono maggiormente le difficoltà e le carenze della situazione e sono più portate a denunciarle. La denuncia non può essere intesa soltanto come scarico di responsabilità: dev'essere intesa e assunta come impegno per modificare quello che si fa a Roma, nel Governo, nei Ministeri.
Anche quando si assumono iniziative di carattere propagandistico si nota questo tono. Noi abbiamo ricevuto l'altro giorno la rivista curata non so se da tutta la Democrazia Cristiana, comunque da un Gruppo molto qualificato di Consiglieri regionali di quel partito " Tre Colonne".
Notiamo, fra l'altro, anche da questo che l'informazione viene data nell'imminenza della campagna elettorale, secondo il solito metodo di intervenire sempre dopo. Comunque, meglio tardi che mai. Noi abbiamo notato in questa rivista, che è fatta bene, senza accenti anticomunisti, toni, mi si consenta, moderatamente trionfalistici. Mi pare appaia evidente che ci sia una linea che tende a massimizzare, a sottolineare con accenti trionfali quello che è stato fatto dalle forze politiche locali di maggioranza, girando la colpa di quello che non va a chissà chi, a chissà quali altre forze politiche che governano il Paese.
Caro Bianchi, quando si scrive nella rivista - voi potete naturalmente scrivere quello che volete: la mia è una osservazione moderatamente polemica, perché poi ognuno la campagna elettorale la conduce come vuole...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale.

In realtà, tutti possiamo scrivere quello che vogliamo.



BERTI Antonio

Indubbiamente, avvocato Oberto. Possiamo scrivere e dire, e io dico..



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Questa è una gran cosa.



BERTI Antonio

Però, non è giusto limitarsi a dire che sono state fatte 50 leggi oppure che 35 miliardi sono stati destinati per l'agricoltura, tanto per cominciare; oppure che è stato creato l'Ente di sviluppo agricolo. Voi dovete avere il coraggio di dire alla gente che sono state sì fatte 50 leggi o 60 o quante sono, ma che la gran parte di esse non ha inciso nella situazione, o non ha inciso nella direzione che si riprometteva. Si veda per esempio, quella che ha portato allo storno di cinque miliardi dalla destinazione per premi di allevamento del bestiame a quella per premi per l'ingrasso delle bestie, perché la gente aveva preferito scegliere quest'ultima strada. Dobbiamo pur dire che, non si sa bene per quali fattori, la legge non ha operato nella direzione giusta, e comunque che cinque miliardi erano rimasti fermi, tanto che oggi si toglie il denaro da una direzione certamente giusta, quella di intervenire sull'allevamento del bestiame per la produzione di latte selezionato ecc. ecc. per destinarlo ad una funzione forse utile al produttore ma certamente meno valida dal punto di vista di un intervento della Regione che produce delle trasformazioni agrarie. Ho voluto citare un caso singolo. Ma che dire dell'Ente di sviluppo agricolo, che, costituito un anno fa, non opera ancora? Il problema è dunque di essere chiari, onesti con la gente. Una forza politica deve avere la capacità, se è forza di avvenire, di non nascondere niente. Bisogna dire: abbiamo istituito l'Ente di sviluppo agricolo; dopo un anno questo non funziona ancora; di ciò ci facciamo carico e siate certi che lo faremo funzionare. Oppure: abbiamo fatto tante leggi, la maggior parte delle quali non operano, vediamo di modificarle in modo che abbiano ad operare. E così via per ogni altro intervento che meriti di essere criticato. Altrimenti avremo altre relazioni come quella sua di stamattina avv. Oberto, in cui c'è una parte di analisi della situazione generale della Regione ecc. ecc. indubbiamente interessante, c'é anche una elencazione di impegni, ma non c'è una analisi reale, concreta, quale ci si deve attendere. Qui non siamo per farci della propaganda o per ascoltare comizi. Lei, avvocato Oberto, ci vorrà dare atto che noi dalla mezza all'una e mezza l'abbiamo seguita senza muoverci. Le dirò che il suo discorso, a differenza da altri da lei fatti, era molto generico, e tendeva ad andare fuori tema. Ci sono delle questioni che vanno approfondite, su cui bisogna dare risposte vere. Non si può sfuggire alla realtà quale essa risulta dall'attività che noi stiamo svolgendo.
Lei, per esempio, avvocato Oberto, ha parlato dei rapporti fra Stato e Regione parlando del suo incontro con il sen. Morlino, e delle parole del Governo Moro. Ma il Governo Rumor si era impegnato assai più dell'attuale quando aveva detto: vogliamo garantire il decollo delle Regioni. Decollo però non c'é stato, e lei oggi si ritrova qui a contestare lo Stato ed il Governo in merito alle leggi sanitarie. Certo che la perigliosità di navigazione del Governo Moro rende la situazione politica italiana del tutto incerta, al punto da mettere in forse le elezioni regionali. Lei pensi a quel che è avvenuto l'altro giorno: duecento parlamentari democristiani assenti dall'aula, il Governo Moro salvo per un voto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Contano meno le assenze che non i franchi tiratori.



BERTI Antonio

Sono tutti della stessa parte, però. Io dico che la dimostrazione che le forze politiche hanno capito la gravità della situazione dovrebbe venire da un ben diverso comportamento. Dopo quattro mesi di inattività, dopo quel che c'è stato nel Paese, come si può giustificare un'assenza così massiccia di parlamentari al momento del primo voto qualificante? Dicevo stamattina a Minucci che ho la sensazione - non escludo che sia errata - che il mio partito avesse detto ad una decina di parlamentari di uscire dall'aula perché sennò il Governo sarebbe caduto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Forse più di dieci.



BERTI Antonio

Il che dimostra quali sono i problemi che stanno di fronte a noi.
Diventa un problema di uomini, di forze politiche serie, di moralità, di senso dello Stato, di senso del civismo, ad un certo momento. Quindi l'affidamento al Governo Moro, ai rapporti che lei ha avuto con Morlino per il futuro delle Regioni, mi creda, è molto labile e molto insicuro: occorre l'impegno delle forze politiche di maggioranza per questo, e le dimostrazioni che abbiamo avuto in questi giorni non sono tali da farci pensare che questa strada sarà seguita.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per questo mi sono rivolto anche ai partiti.



BERTI Antonio

Allora, faremo scrivere sui giornali che il Presidente democristiano della Regione, Oberto, ha severamente censurato i duecento deputati della Democrazia Cristiana che erano assenti l'altro giorno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Questo lo scriverà certamente l' "Unità", indipendentemente dal suo invito.



BERTI Antonio

Lo dica lei, invece. Vede che non lo dice?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io ripeto ancora una volta che deploro le assenze e più ancora i franchi tiratori. Ribadisco con l'autorità e la responsabilità di Presidente della Regione che credo fermamente che soltanto la presenza l'impegno e l'assunzione di responsabilità a viso aperto, possono ancora salvare in questo momento la vita del nostro Paese



BERTI Antonio

Indubbiamente, questo lo ha detto. Ma, guardi, è talmente inascoltato che stamattina ad ascoltare l'esposizione della sua relazione qui c'erano sei Consiglieri democristiani su venti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Probabilmente perché sanno già quello che penso.



RIVALTA Luigi

Anche noi lo sapevamo, eppure siamo rimasti ad ascoltare. Ce ne deve almeno dare atto.



BERTI Antonio

Riprendendo il filo del mio intervento, in questa atmosfera prenatalizia, le dirò, avvocato Oberto, che mi ha sorpreso sentirle, nel vantare anche i primati e la funzione guida della Regione Piemonte, mettere in primo piano quanto fatto nel settore della Sanità...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Perché è il settore nel quale più di recente siamo giunti ad una soluzione.



RIVALTA Luigi

Una soluzione che abbiamo spinto noi, tutto sommato...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ve ne ho dato atto, Consigliere Rivalta. Si può dire tutto di me, meno che io manchi di lealtà.



BERTI Antonio

Veda, avvocato Oberto, certo la Regione Piemonte ha fatto le leggi subito. Però si tratta di leggi cui siamo obbligati da parte dello Stato: la 386 doveva essere attuata.
Mi consentirà anche di dire che siamo arrivati a quelle leggi attraverso un dibattito e che lei, fortunatamente - le voglio dare atto di questo -, il giorno dopo di essersi assentato da quest'aula nel momento cruciale, per esempio, del dibattito sulle leggi, è andato a fare una conferenza-stampa, in cui ha detto: noi non diamo neanche una lira, tocca allo Stato provvedere. Ma questa era la posizione nostra: voi eravate partiti col piede sbagliato, cari signori.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

L'avevamo dichiarato anche noi.



BERTI Antonio

Certo, l'avevate dichiarato anche voi... E' per questo che la discussione sulle leggi è stata idilliaca, tranquilla, senza alcuno scontro. Eravamo tutti d'accordo su quelle leggi, no? Se volete vantare dei primati, fatelo riferendovi ad altri settori, in cui potete vantare di aver fatto qualcosa di molto concreto, non al settore della Sanità, che è il settore rimasto più indietro, per cui ci sono soltanto le quattro leggi varate. Ci vuole un po' il senso della misura, altrimenti la cosa va assunta anche in termini diversi.
E colgo l'occasione, avv. Oberto, per ricordarle che a conclusione dell'approvazione di quelle quattro leggi c'era stato un impegno preciso: entro quindici giorni il Comitato sanitario. Ebbene, questo non è stato ancora costituito.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Speravo potesse esserlo oggi, ma è assente l'Assessore...



BERTI Antonio

Guarda caso, è sempre assente nei momenti opportuni. Neanche il Comitato, dunque, si fa entro i termini fissati. Altro che funzione guida della Regione Piemonte in questo settore! Le altre Regioni i Comitati li hanno formati tre anni fa.
Comunque, non voglio continuare a battere su questo tasto, perché non voglio dilungarmi eccessivamente, anche se gli spunti da lei offerti sono numerosissimi (ma li riprenderemo indubbiamente in un altro momento) e mi preme arrivare subito alle questioni, una fondamentalmente, che mi interessano di più.
In merito alla questione del personale, che lei, signor Presidente, ha trattato, mi limito a dire che probabilmente finiremo questo primo ciclo legislativo senza aver definito l'organizzazione degli uffici, che è una delle questioni più importanti.
Ci viene proposto l'esercizio provvisorio per due mesi, e le motivazioni addotte sono che il bilancio non ha potuto essere preparato in tempo dato il ritardo con il quale lo Stato ha proceduto alla ripartizione del fondo per le Regioni. Noi abbiamo già detto in Commissione e ripetiamo qui che non siamo d'accordo su questo. Lei era stato esplicito nel fissare per il bilancio preventivo '75 la data del 25 ottobre. Se sono fondate le critiche al Governo sul ritardo nel dividere i fondi, va anche detto che era possibile comunque preparare un bilancio preventivo iscrivendo la stessa cifra dell'anno scorso, riservandosi di effettuare successivamente l'eventuale variazione in aggiunta (e di destinazioni per i fondi ulteriori ce ne sarebbero state a decine) ed aprendo un dibattito molto vasto attorno a questo primo documento.
Lei si è richiamato all'attività della Commissione, a cui sarebbe affidato il compito di lavorare ora molto velocemente per portare in aula al più presto il bilancio preventivo. Posso assicurarle, avv. Oberto, che per quanto ci riguarda, noi ci sentiremo molto impegnati e sapremo essere attivi perché il bilancio venga predisposto sollecitamente. Diciamo per anche che questo non può andare a detrimento della consultazione, la più ampia possibile, che occorre fare attorno a questo bilancio, che ha un significato particolare essendo l'ultimo di questa legislazione.
Ma se il bilancio è una cosa importante, io credo che più importanti ancora, per l'attività della Regione, siano le questioni della strumentazione e della politica di piano (e tali sono state sin dall'inizio considerate), capaci di conferire all'iniziativa della Regione un carattere totalmente diverso, quello dell'uscire dalla politica del giorno per giorno, come è scritto anche in questo documento, per collocare ogni intervento, anche di carattere settoriale, e per non scadere nel settorialismo, come è scritto, una capacità di rifarsi a parametri fissati nella politica di piano e da attuarsi con degli strumenti di carattere organico. Qui sta il nodo fondamentale: il modo nuovo di essere della Regione in questo contesto politico si misura dalla capacità di dotarsi di questi strumenti politici fondamentali. E invece. Vediamoli singolarmente.
Il comprensorio. Lei ha già detto stamattina che la Regione Emilia si sta dando ora i comprensori, con molto ritardo. E' vero. Noi a suo tempo abbiamo aperto una polemica con i nostri compagni dell'Emilia, perché essi vedevano una strutturazione diversa. Tuttavia, ci si vorrà dare atto che dal 1972 è stata presentata a questo Consiglio Regionale una proposta di legge del nostro Gruppo sulla cui validità nessuno ancora ha sollevato obiezioni, ma anzi si sono avuti da ogni parte ampi riconoscimenti. Le varie leggi che la Lombardia, la Toscana, l'Emilia eccetera oggi stanno varando assumono come elemento fondamentale la proposta di legge avanzata dal Gruppo Consiliare comunista del Piemonte. Ebbene, dopo che lei stesso aveva fissato la data del 18 novembre per il dibattito, un primo dibattito in Consiglio Regionale sui comprensori, alle porte di gennaio siamo ancora in alto mare. Lei che è senza dubbio politicamente onesto non potrà non rilevare autocriticamente queste carenze. Perché c'era ampia possibilità di arrivare prima a questo fondamentale strumento. Non sto qui a speculare sul fatto che più volte nella conferenza dei Capigruppo io le ho chiesto dei comprensori, e lei più volte mi ha detto che l'Assessore al Bilancio non avrebbe presentato la proposta in Giunta che quindici giorni fa. Per l'Assessore in I Commissione ha invece affermato che da due mesi praticamente la Giunta è in possesso di questa proposta di legge. Un documento base, assunto con ordine del giorno, tra l'altro, dal Consiglio per discutere ed approvare rapidamente i comprensori, comunque, c'era, ed è la nostra proposta di legge. Successivamente, ne avevamo presentata un'altra, quella per i Comitati di coordinamento circondariali, ai quali in effetti vanno affidati, secondo la nostra proposta aggiuntiva, i compiti che sono propri dei comprensori. Noi insistiamo invece sui comprensori.
Sappiamo bene che a questo proposito ci sono difficoltà, sollevate probabilmente dai Presidenti delle Province, che, se non sbaglio, sono tutti del suo partito.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lei come lo sa? Ci sono infiltrazioni.



BERTI Antonio

Io so tutto... Chissà, forse fra i Presidenti ce n'e uno che, sotto sotto, è iscritto al nostro partito, una quinta colonna...
Fuor di scherzo, le difficoltà per i comprensori sono difficoltà che nascono nel vostro partito in rapporto al ruolo dell'Ente Provincia; o meglio, non soltanto nel vostro partito, ma in altri partiti si pone un problema di istituzioni, di costituzione, di modo di arrivare a modificare mentre probabilmente nel vostro si pensa soprattutto al fatto che questo può mettere in discussione il potere di certi personaggi. Si tratta di questioni di cui bisogna render conto non soltanto agli elettori ma al Consiglio Regionale, perché ognuno sia edotto della reale situazione, delle remore che vengono dall'interno del vostro partito, perché in realtà il problema delle Province è un problema grosso. Abbiamo mandato a tutti i componenti il Consiglio, con una lettera di accompagnamento recante gli auguri per un santo Natale, perché durante le vacanze di fine anno possano cimentarsi culturalmente, il testo della relazione di Berlinguer al nostro Comitato centrale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non l'ho ancora avuto. Ma la relazione Berlinguer l'ho già letta per intero sull' "Unità", e l'ho anche tenuta da parte. Lei invece non legge il "Popolo", con le dichiarazioni di Moro...



BERTI Antonio

"Il Popolo"? Cos'é? Ma, visto che già conosce il rapporto Berlinguer mi consenta di metterla alla prova: cosa dice Berlinguer a proposito delle Province e di riforma dello Stato?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Glielo dirò nel rispondere agli intervenuti. E' comunque semplicissimo il concetto: che le Province devono essere trasformate, modificate, molte dovranno assumere la veste di comprensori...



BERTI Antonio

Berlinguer, veramente, ha posto un altro problema: il problema della riforma delle istituzioni, del Parlamento, dei due rami del Parlamento. Ha fatto una grossa proposta politica di rinnovamento generale, in cui si colloca anche il problema delle Province. Questo è un discorso che occorrerà, penso, verificare; meglio se lo faremo in un dibattito aperto pubblico, politico, per rendere evidente che la dimensione è quella comprensoriale, entro cui si collocano anche le Province, per ruoli determinati.
A questo punto, fatta la denuncia, non possiamo che prendere atto che un altro degli impegni fissati non è stato mantenuto.
Centro di calcolo. Avvocato Oberto, lei varie volte, rispondendo ad una mia domanda in Commissione di Capigruppo, ha detto che l'Università non forniva i nomi per un Comitato che avrebbe dovuto proporre, operare, ecc.
ecc. Avvocato Oberto, i nomi sono stati dati da tempo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Evidentemente non ci siamo intesi: dicevo che non dava il proprio parere sull'intendimento espresso dalla Giunta (predisporre il testo di una convenzione); poi lo ha dato e adesso stiamo proprio esaminando...



BERTI Antonio

Lei però aveva anche detto che mancavano i tre nomi... Ma non perdiamo tempo in questioni marginali. Quel che io intendo dire è che per il Centro di calcolo, deciso in luglio, occorre una deliberazione, che avrebbe dovuto essere presa a distanza di una settimana; giorno per giorno siamo arrivati alla fine dell'anno e la deliberazione sul Centro di calcolo ancora non c'è. Una deliberazione, lei ricorderà, con cui si dica che la Regione intende istituire un consorzio così, così e così, per fare queste cose.
Dopo di che si dà mandato alla Giunta di operare. Questo occorre fare. Noi arriviamo alla fine dell'anno e la deliberazione per il Centro di calcolo non c'è. Eppure questo è un altro degli elementi di estrema qualificazione della Regione Piemonte.
Piano di sviluppo economico regionale. L'impegno di farlo entro il 1974 era stato assunto nella sua relazione come impegno non dal punto di vista diciamo così, solo politico, ma come strumento fondamentale per costruire una nuova politica di intervento, quella necessaria per modificare lo stato delle cose. Questa realtà non si è verificata. E la maggioranza non può non farsi carico del fatto che sia stato mancato anche questo grosso appuntamento. Noi vorremmo ora conoscere le intenzioni della maggioranza circa il destino di questo piano, così importante per la vita della nostra Regione.
E vengo all'ultimo punto, quello del Piano di coordinamento territoriale, che, secondo me, è esemplificativo, e per quanto riguarda il merito della questione e per quanto riguarda il metodo. A nostro giudizio la elaborazione di questo piano, così come si è presentata, soprattutto nelle ultime riunioni della I e II Commissione con la Giunta, mette in luce una situazione che desta in noi gravi preoccupazioni. Loro ricorderanno che il Piano di coordinamento territoriale dell'area di Torino è sorto sulla base del dibattito apertosi in conseguenza del movimento di sindaci sindacati, popolazioni, che hanno messo in causa tutta una serie di destinazioni territoriali della Regione Piemonte, in particolare dell'area metropolitana di Torino: seconda pista di Caselle, Torino-Pinerolo Immobiliare di Borgaro, tangenziale ecc. ecc La decisione di fare un Piano di coordinamento sorse proprio come risposta a queste istanze, che vanno pertanto considerate come uno degli approcci fondamentali alla decisione che dev'essere portata in quest'aula.
Si è parlato quindi di un piano di vincoli, da presentarsi entro novanta giorni, per un successivo momento, e si è detto anche che le due elaborazioni non erano necessariamente disunite, ma l'una aveva un primo momento decisionale, la seconda un momento più lontano e che conferiva al Piano di coordinamento territoriale una sua organicità più ampia, in un contesto di piano definitivamente fissato.
Sulla base di questo si è dato mandato alla Giunta di iniziare attraverso una Commissione interassessorile, i suoi lavori.
Nel corso di varie riunioni tra il Comitato interassessorile e le due Commissioni, I e II, si è fatto il punto e si è discusso sugli studi che venivano svolti da una parte dall'Ires, dall'altra parte dall'Assessorato all'Urbanistica. Come è già emerso in un precedente dibattito, credo anche dalle dichiarazioni del Consigliere Garabello, Presidente della I Commissione, oltre che dalle nostre, si è notata in questo periodo una certa disparità di vedute. Comunque, si sono profilate due linee diverse: una, quella presentata dall'Ires su basi che potremmo dire scientifiche partendo da una analisi della situazione così come essa si presenta, e naturalmente dalla situazione economica più in generale, delinea determinati obiettivi, prendendo anche come base fondamentale le linee già acquisite dal Piano di assetto del territorio della Regione Piemonte, che appunto decentra la vita, diciamo così, nelle aree depresse del Piemonte l'altra, un'attività di ricerca, di impostazione dell'Assessorato, se volete un po' meno scientifica, tesa a studiare il problema ed a collocare su delle carte la situazione così come essa veniva verificandosi con queste ricerche e questi studi. Lei è al corrente, avvocato Oberto, perché era presente, che ad un certo punto noi abbiamo posto il problema di andare a verificare. Dopo che il primo termine di novanta giorni era stato disatteso, dopo che quattro mesi sono trascorsi senza alcun fatto nuovo quando già si profilava il pericolo di andare - trattandosi di un primo piano di coordinamento e di vincoli, si noti - ad un primo momento decisionale per poter proseguire sulla linea di un piano molto più impegnato, essendosi posto con forza questo argomento, di dare intanto una risposta alle domande che aveva posto il movimento, di cui si era fatto interprete il Consiglio Regionale, e che riguardavano la destinazione delle grandi infrastrutture e dei grandi insediamenti, tipo quello di Borgaro, si sono palesati, secondo noi in modo abbastanza chiaro, i pericoli, le disattenzioni, le preoccupazioni che in questo momento esistono per una decisione che non riguarda soltanto la Provincia di Torino ma tutto il Piemonte, e per il modo di elaborare, per il contenuto di questa elaborazione e per i riflessi che esso può avere sulla politica degli investimenti.
Tale é, per esempio, la questione dell'Immobiliare di Borgaro. Difatti noi abbiamo sentito parlare, nel corso di questo scambio di idee, di probabile rinuncia alla Torino-Pinerolo, chiaramente dimostratasi un doppione dell'arteria esistente, quindi inutile oltre che carente di finanziamento (varrebbe la pena aprire un discorso sulla situazione dell'Ativa); di probabile rinuncia alla tangenziale est, alla Rivoli-Susa persino il problema della metropolitana è stato posto in termini che noi giudichiamo coraggiosi. Mi si consenta questa espressione, perché ci vuole effettivamente una certa dose di coraggio civile e politico, bisogna riconoscerlo, a mesi di distanza dalla decisione di realizzare il primo tronco della metropolitana, sordi a contestazioni anche concrete che venivano da una parte come la nostra, per esempio, oltre che dai quartieri da altri interessati, dopo aver fatto compiere studi di comparazione fra il costo e l'utilità dei servizi, o quello passante o quello del primo tronco ad ammettere di avere sbagliato e assumere una posizione contraria, facendo così risparmiare miliardi alla collettività. Vedete che noi non esitiamo a dare atto di quegli atteggiamenti positivi che rileviamo.
La questione di Borgaro, per la verità, non viene menzionata. Anzi nello studio dell'Assessorato l'insediamento di Borgaro viene dato per acquisito. Questa è una denuncia che da questi banchi intendo fare. Noi corriamo il pericolo di veder sorgere alle porte di Torino un complesso di costruzioni in cui dovrebbero stabilirsi quarantamila abitanti, con previsione di una crescita tale da arrivare nell'86 a trecentomila abitanti, fra incremento demografico ed incremento immigratorio, in contrasto con tutte le elaborazioni che sono state fatte.
Signor Presidente, come lei sa, io ho affermato in Commissione, e lo ribadisco qui in aula, che attorno a questa questione non esistono problemi di urbanistica o di assetto del territorio; e ho avanzato il dubbio che attorno a questa questione ruotino interessi di altro tipo. Del resto proprio un vostro Consigliere ha detto onestamente la verità sulla questione di Borgaro. Una verità che non ha niente di scandaloso: quei terreni sono stati venduti alla condizione che vi si potesse costruire; se non vi sarà tale possibilità, i soldi dovranno essere restituirti. Non saprei dirvi a chi. Certo che le resistenze per questo tipo di insediamento sono tali e tante da far nascere fondati timori e da indurci a rivolgere una domanda a tutti i Gruppi. Che cosa intende fare, collega Simonelli e collega Fonio, il Partito socialista in merito alla questione di Borgaro? Che cosa intende fare la Democrazia Cristiana? Come dobbiamo giudicare quanto ha dichiarato il Presidente della Regione nella recente riunione della Commissione, e cioè di temere di esser messo in mora dato il ritardo con il quale questo piano si sta costruendo, e pertanto costretto a dare il lasciapassare alla speculazione? Dovremo forse pensare che il ritardo con il quale si arriva al Piano di coordinamento territoriale è provocato ad arte? Persino lo sciopero dei dipendenti dell'Ires può essere diretto a metterci in mora.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

No, Berti, sei fuori strada.



BERTI Antonio

Signor Presidente, sono possibili soltanto due risposte a questo: la prima è l'impegno assoluto, come da ordine del giorno del Consiglio Regionale, a non concedere alcuna autorizzazione ad insediamenti che non siano puramente marginali; la seconda, concludere il più rapidamente possibile il Piano di coordinamento territoriale, nello spirito espresso dall'ordine del giorno: piano di vincoli subito, in un secondo momento destinazione delle aree per gli insediamenti.
Ho voluto concludere con questo argomento il mio intervento perché a questa questione noi pensiamo sia legata la stessa crisi del Consiglio comunale di Torino. Certo, questo agitarsi del Partito socialdemocratico, i cui apporti culturali alla vita politica torinese sono sempre ancora da vedere, è tale da preoccuparci. In questo momento essi, che hanno gestito da sempre il Comune di Torino, sentono il bisogno di verifiche programmatiche, quando la metropolitana è messa in causa, quando è in causa Borgaro, per esempio.
Certo, anche qui non siete tutti uguali. Nella vita politica torinese sono presenti uomini e gruppi di potere che inquinano il modo di far politica nella nostra Provincia, nella nostra Regione; uomini e gruppi di potere che concepiscono la gestione in termini di puro potere, di spartizione di potere. Occorre emarginare queste forze e questi gruppi dalla vita politica, per restituire appunto alla vita politica della nostra Regione, del nostro Piemonte, della Provincia di Torino, del Comune di Torino, un modo diverso, più serio, più onesto, in cui c'é soltanto confronto, in cui c'è soltanto dibattito, al di là di interessi che invece emergono in modo molto chiaro ancorché travestiti da pseudo-qualificazioni scientifiche.
Questo è il problema che sta di fronte a noi. E la verifica, signor Presidente, è anche una verifica di costume, di saper scegliere i propri alleati, i propri uomini. A quegli uomini che all'interno di questi Partiti hanno un ruolo positivo noi diciamo: state attenti, che se la Regione Piemonte, per la parte che le compete, si dovesse render complice di questi atti, il che noi ci auguriamo non avvenga, il peso non ricadrebbe inevitabilmente soltanto su di essi, ma sulle istituzioni, e non ne sarebbe certo favorito il determinarsi di un clima diverso, di una situazione politico-istituzionale diversa, atta a restituire ai cittadini la fiducia in questo fondamentale bene che essi si sono conquistato con la Costituzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, nella relazione di cui ha dato lettura questa mattina, il Presidente della Giunta ha ritenuto di dover rivolgere il suo ringraziamento alle minoranze che, pur con angolazioni diverse, assolvendo il loro compito di opposizione, hanno concorso a rendere efficace l'attività legislativa del Consiglio. Io desidero, a nome del Gruppo liberale, ricambiare, visto che siamo in periodo di convenevoli al Presidente e ai componenti della Giunta, il ringraziamento per l'attività che essi hanno svolto e per il rapporto senza dubbio corretto che mantengono con i Gruppi di opposizione, e fra essi con il Gruppo liberale.
Credo non si tratti soltanto di uno scambio di complimenti prenatalizi ma di una valutazione nel merito, perché noi cogliamo pienamente nella sua esposizione la dichiarazione che l'avv. Oberto ha voluto fare sul massimo impegno con cui il Presidente ed i singoli Assessori operano per l'esercizio del loro mandato. Pur dando atto al Presidente ed a ciascuno degli Assessori dell'eccezionale onerosità del loro compito e dei sacrifici personali cui essi si sobbarcano per gestirlo, in condizioni tanto difficili, pur riconoscendo le difficoltà oggettive, i vincoli esterni, i limiti delle competenze della Regione, dobbiamo dire, non per una critica facile, aprioristica, ma per una constatazione oggettiva, che il risultato ottenuto quest'anno dalla Giunta di centro-sinistra è stato inferiore alle aspettative. C'è infatti, al di fuori di questo Consiglio, forse anche fra noi, un malcelato senso di stanchezza, che si avverte se si mette a confronto il clima dei primi anni del 1970-'71, dei dibattiti preparatori della grande aspettativa con cui la comunità regionale si rivolgeva nei confronti di questo nuovo Ente, e il giudizio che oggi in genere il cittadino piemontese da su questo Ente che non è ancora riuscito a definire bene le sue funzioni, le sue mansioni, la sua concreta utilità.
Questo senso di stanchezza e di delusione si è fatto più acuto, più evidente proprio in questi mesi di continuo peggioramento della situazione economica. Ciò dipende senza dubbio dal riconoscimento che il Presidente della Giunta ha fatto implicitamente nella sua relazione di questa mattina quando ha ricordato che la Regione ha scarsi strumenti a sua disposizione per poter incidere sulla congiuntura; e questo in un momento in cui la cittadinanza proprio questo chiederebbe agli Enti pubblici.
Se gli strumenti regionali per questo tipo di intervento sono deboli e molto parziali, se quindi l'azione regionale deve essere piuttosto di carattere strumentale, se il modo di governare della Regione è programmare se la logica degli interventi regionali è una logica di interventi programmati, se in questo si qualifica la Regione come Ente di governo e come sede di legislazione decentrata, noi dobbiamo chiederci in primo luogo, alla luce della relazione del Presidente Oberto, che cosa in concreto si è programmato nel corso del 1974. Siamo sempre, signor Presidente e colleghi Consiglieri, alle generalità sulla diversificazione produttiva,sull'equilibrio territoriale, e ai rinvii per quanto riguarda le decisioni di carattere concreto.
Il collega Berti, nell'ampio intervento che ha svolto poc'anzi, ha voluto ricordare quello che sta avvenendo intorno al piano territoriale di coordinamento per l'area metropolitana torinese. Concordo con il Consigliere Berti che le conclusioni non potranno non tener conto che questo tentativo di pianificazione del territorio è stato voluto e deliberato come risposta alle scelte che si dovevano fare su alcune grandi infrastrutture. E vorrei ricordare, per obiettività, non per rivendicazione di primati, né temporali né politici, che il Gruppo liberale non ha certo atteso alcun altro parere per constatare la superfluità di una infrastruttura come l'autostrada Torino-Pinerolo; e che anche sulle altre grandi infrastrutture che sono state ricordate - di cui si discuterà prossimamente in questo Consiglio - sulla stessa rivista del Consiglio Regionale, io stesso ho scritto che tutto ciò che non corrispondeva all'urgenza della situazione economica regionale doveva quanto meno essere rinviato a tempi migliori e comunque bisognava utilizzare questi tempi per dare alla Regione un piano, che non fosse però soltanto l'indicazione degli obiettivi generici, e quindi unanimistici, della diversificazione produttiva, del decentramento territoriale, del riequilibrio fra le aree della Regione, ma un documento di direttive politiche tale da qualificare e da imprimere davvero un orientamento concreto all'azione amministrativa degli organi regionali.
Devo ricordare, quindi, che nel discorso programmatico con cui il Presidente Oberto presentò, mi pare il 15 gennaio, in quest'aula, gli intendimenti della nuova Giunta di centro-sinistra, si dichiarava come impegno prioritario e qualificante della Giunta l'intenzione di arrivare all'approvazione del Piano regionale di sviluppo entro il 1974. Nella graduatoria degli impegni della Giunta che sono stati disattesi credo che a questo spetti senz'altro il primo posto. Quindi, è pur vero che occorre contrastare il pericolo degli interventi settoriali - e questo pericolo è nelle cose, non nascondiamoci che esso corre il rischio di aggravarsi con l'approssimarsi della fine della legislatura -, ma mettiamo a confronto le dichiarazioni, gli intendimenti, con l'operare politico concreto. E' passata una settimana dal giorno in cui questo stesso Consiglio ha approvato un pacchetto di leggi per l'estensione dell'assistenza farmaceutica ad alcune categorie di lavoratori autonomi. Ci rendiamo conto credo che il collega Rossotto nell'intervento che fece su questo argomento abbia avuto modo di precisare la nostra posizione in merito delle ragioni che possono giustificare questo tipo di legislazione assistenziale, ma non c'è dubbio che si tratta proprio di un tipo di legislazione frammentaria ed episodica, proprio quello che invece si dice che le forze politiche dovrebbero scartare compiendo una scelta difficile dolorosa, ma necessaria.
In assenza, quindi, di un piano di sviluppo regionale, forse l'unica soluzione operabile era ed è quella di programmare per settori, di stabilire delle priorità e di darsi una programmazione su una serie di servizi sociali che possano essere organizzati sul territorio soprattutto utilizzando aggregazioni o consorzi di carattere comprensoriale fra gli Enti locali.
A questo proposito debbo ricordare che dinanzi alle Commissioni ed al Consiglio vi sono proposte di legge di iniziativa liberale (ricordo, fra tutte, quelle per gli impianti sportivi, quelle per i parchi e le riserve naturali, quelle per i musei, le biblioteche ed i servizi di carattere culturale), che si collocano in una logica ed in un metodo di programmazione settoriale, e che noi chiediamo proprio per questo arrivino ad un loro compimento entro la fine della legislatura, Così come vi sono anche delle proposte liberali di carattere che definirei garantista, si tratti delle procedure per arrivare all'approvazione degli strumenti urbanistici al fine di dissipare una buona volta quelle ricorrenti ipotesi alle quali il Consigliere Berti accennava poco fa, o si tratti di istituire un organo a tutela dei cittadini nei confronti dell'amministrazione pubblica, come è il cosiddetto difensore civico.
Dico questo per venire ad un punto che mi sembra essenziale, vale a dire alla concezione che il Consiglio Regionale deve darsi sugli orientamenti della propria attività legislativa. E' pur chiaro che la Regione, questa grande riforma, di cui si è tanto parlato, e di cui si continuerà presumibilmente a parlare per il futuro, si può comprendere e si può riconoscere come una riforma di grande entità nell'ordinamento dello Stato se essa sviluppa appieno, fra le proprie diverse funzioni, quella di carattere legislativo decentrato. L'esperienza di questi anni ci conduce ad una conclusione di questo genere: che, in fin dei conti, la vera funzione innovatrice dell'ordinamento regionale consiste nella capacità decentrata di carattere legislativo.
Il Presidente Oberto ha fatto stamattina richiamo a figure di grandi regionalisti del passato, le cui opinioni hanno tuttora una loro validità e possono servire di orientamento. Alle citazioni fatte dal Presidente Oberto mi permetterei di aggiungere quella di quel grande, sfortunato precursore del regionalismo che fu Minghetti, per tentare un raffronto, in forma molto concisa, fra il regionalismo ipotizzato da Minighetti ed il regionalismo che noi abbiamo attuato in questi anni. E' noto come le materie fossero quasi le stesse; anzi, Minghetti era molto più generoso nell'attribuzione di materie alla Regione di quanto non sia poi stata l'Assemblea costituente con l'art. 117.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma c'era Cavour a contrastarlo.



ZANONE Valerio

C'era Cavour che lo contrastava e c'era anche il pericolo che il regionalismo di allora desse spazio al revanscismo reazionario delle regioni borboniche e forse quindi non era del tutto sbagliato anche il contrastare la regionalizzazione dell'anno 1861. Ma ciò che mi pare utile dal punto di vista comparativo, è che le Regioni di allora dovevano essere Enti amministrativi, ma con competenza unica sul territorio nelle materie loro attribuite, perché allo Stato si manteneva soltanto la funzione di normazione e di controllo. Viceversa si sono fatte delle Regioni, queste che hanno un'attribuzione amministrativa la quale si incrocia quotidianamente con le funzioni residue dello Stato. E proprio per questo mi sembra si debba concludere che il lato più importante oggi del funzionamento delle Regioni non sta nella loro funzione amministrativa, che è intricata con il regime di compresenza destinato fatalmente ad attardarla ed a complicarla in molti suoi aspetti, ma dovrebbe consistere nella funzione di carattere legislativo.
Ma allora facciamo un'analisi della legislazione regionale piemontese di questi anni e vedremo che in gran parte questa competenza legislativa della Regione è stata utilizzata per attribuire dignità di legge a provvedimenti che sarebbero, per la loro natura intrinseca, dei provvedimenti di amministrazione, di rifinanziamento, di spesa; abbiamo fatto dell'amministrazione ed abbiamo chiamato questi provvedimenti amministrativi "leggi regionali".
Noi riteniamo invece (questo è quanto meno il criterio che il nostro Gruppo ha seguito nelle sue non abbondanti proposte di legislazione regionale) che le leggi regionali debbano proprio caratterizzarsi per una loro funzione non meramente integrativa dell'ordinamento statale, ma innovativa e concorrente con l'ordinamento statale ovviamente nel quadro dei principi stabiliti dall'ordinamento e quindi nel quadro della legittimità.
Certo tutto questo è difficile in un rapporto tra Stato e Regioni quale è quello che il Presidente Oberto ha ricordato nella sua relazione di questa mattina. Non spenderò troppe parole sulle inadempienze dello Stato su ciò che si doveva fare e non è stato fatto e che non essendo stato fatto ha ritardato ed ostacolato un più sollecito avvio degli Enti Regione; non lo ricorderò perché l'esperienza è comune a noi tutti e forse su questo troveremmo (credo avesse ragione Berti poco fa quando diceva qualcosa di analogo) un punto di consenso troppo facile. Ci sono le inadempienze dello Stato, ci sono le inadempienze del Governo, della maggioranza parlamentare ci saranno, presumo, le future inadempienze del Governo Moro nato debole subito caratterizzato da un modo di intendere rapporti che non è certo quello che noi preferiamo, perché non riteniamo che un Governo che nasce debole si irrobustisca istituendo nuovi Ministeri per decreto legge; è un Governo che, sin dalle sue prime prove, ha dovuto subire delle amare constatazioni circa la maggioranza che lo sostiene, perché tra i deputati D.C. che sono deplorati dal Presidente Oberto per la loro assenza dalla Camera e i deputati comunisti che sono stati elogiati dal Presidente Oberto per il medesimo motivo..



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ne ho preso atto soltanto, non mi permetto di fare degli elogi.



ZANONE Valerio

Mi pare che ne abbia preso atto con malcelata gratitudine.. Bisogna pure dire che è stata la permanenza dell'astensione del Gruppo liberale quella che ha impedito (almeno questo consta dai risultati della votazione) che il Governo cadesse proprio sull'esercizio provvisorio prima ancora di iniziare la sua attività.
Però questo Governo con quali orientamenti si muove nella politica regionale? Sono quelli che il Presidente Oberto ha inserito nelle prime pagine della sua relazione, ricordando che prima del rinnovo dei Consigli Regionali, cioè prima del mese di, giugno, questo Governo provvederà: alla disciplina del trasferimento alle Regioni dei poteri di amministrazione centrale e degli Enti pubblici nazionali; alla riforma della legge finanziaria; alla modifica della contabilità regionale e all'approvazione delle più importanti leggi cornice, senza specificare quali siano. Si tratterebbe quindi di fare in sei mesi quello che non si è potuto fare nel corso di cinque anni. Non è una previsione arrischiata quella che rispetto ai ritardi della Giunta Regionale piemontese, i ritardi del Governo Moro in materia di politica regionale, saranno ben più gravi nel prossimo futuro quando andremo al riscontro della campagna elettorale.
Siamo d'accordo però che non dobbiamo addebitare tutto ai ritardi, alle mancanze ed alle inadempienze dello Stato, dobbiamo anche vedere se nel funzionamento della Regione non si rivelino alcune tendenze che possono essere oggetto di una valutazione autonoma. Io ne riscontrerei due che non ci rassicurano: la prima è una certa ipertrofia degli organi collaterali chiamiamoli così, cioè il tentativo di risolvere i problemi più spinosi che la Regione deve affrontare nel suo procedere, attraverso la formazione di organismi collaterali rappresentativi delle istanze categoriali (che sono istanze molto importanti, ma sempre sezionali, che tendono a distorcere l'oggettività, la generalità dei problemi) e che si è tradotta in una serie di provvedimenti - penso al Comitato regionale per il commercio e la distribuzione, sulla cui utilità noi abbiamo sollevato dei dubbi fin dal primo momento, penso anche all'Ente di sviluppo agricolo che quando entrerà in funzione si troverà sullo "scacchiere operativo" (per rifarci ai termini da scuola di guerra richiamati stamattina dall'avv. Oberto) a incrociarsi subito con i comprensori, con gli organi di decentramento territoriale e porrà quindi in essere, immagino, delle situazioni in cui l'Assessorato all'agricoltura avrà il suo da fare per venirne a capo.
Una parola anche, visto che siamo in tema di Enti regionali, sulla società finanziaria. Ne parliamo da anni e si era partiti, per dichiarata volontà del Gruppo socialista che non vedo presente in questo momento, con l'intenzione di fare una società finanziaria pubblica che servisse a finanziare gli investimenti utili per lo sviluppo economico, soprattutto in termini infrastrutturali. Mi pare invece che l'avv. Oberto nella relazione di stamattina ne abbia parlato in riferimento ai finanziamenti delle industrie in crisi, il che certamente ridurrebbe il numero dei telegrammi che la Giunta Regionale attualmente invia ai vari Enti di gestione pubblica per venire incontro alle difficoltà delle industrie in crisi, ma sottoporrebbe la gestione della Finanziaria pubblica al rischio molto evidente di fare dei cattivi affari. Il problema è sufficientemente chiaro se lo si mette a confronto con lo spettro incombente delle analoghe Società delle Regioni a statuto speciale (pensiamo per tutte, alla Sicilia dove questo modo di ricorrere al risanamento di industrie in crisi attraverso le Finanziarie pubbliche ha avuto gli effetti disastrosi che sono ben noti).
Il secondo indirizzo che sostanzialmente mi pare è stato cercato, con buoni fondamenti all'origine, ma che non ha avuto successo, per ragioni soprattutto di carattere esterno alla volontà della Regione, è l'intenzione di avviare una politica di trasferimenti che servisse a moltiplicare la capacità di spesa degli Enti locali. Su questo il collega Rossotto ha già parlato stamattina: non c'è dubbio che di fronte alla restrizione creditizia prodotta dalla politica della Banca d'Italia, la politica regionale di servire da moltiplicatore alla spesa per investimento degli Enti locali non si è avviata. In realtà una politica economica a livello regionale si può fare soltanto nel quadro di una efficiente politica economica a livello nazionale, ma poiché nel 1974, nonostante le formule di centro-sinistra che si sono succedute, la politica economica nazionale non l'ha fatta il Governo, ma l'ha fatta il Governatore, non possiamo certo meravigliarci che questo tipo di difficoltà abbia impedito di avviare una politica di investimenti quale quella che era sperata.
Dedico gli ultimi minuti del mio intervento ai rapporti tra le forze politiche quali sono desumibili dalla relazione del Presidente della Giunta, il quale ha, credo tre o quattro volte, nella sua esposizione fatto un insistente riferimento ad una formula del passato politico italiano e cioè alla formula del centro-sinistra.
Credo davvero che, almeno nella sua conformazione di origine quadripartita, il centro-sinistra sia una formula che appartiene al passato; non a caso il Presidente del Consiglio, nelle sue dichiarazioni programmatiche ne ha parlato come di un obiettivo, di una intenzione arrivando, nel suo notorio eufemismo, persino a definirla un respiro. Ha detto: il nuovo Governo quantitativamente è una piccola coalizione, ma qualitativamente ha il "respiro" della politica di centrosinistra. Don Basilio direbbe che il centro-sinistra è "un venticello".
Non so se questa formula che si è così disgregata a livello nazionale a livello regionale conservi ancora una sua effettiva validità e ciò che mi induce a dubitarne è anche il riferimento che dobbiamo fare alle politiche locali ed ai fatti di totale disgregazione che qualificano in questo momento, ad esempio, il Consiglio Comunale della città capoluogo della Regione. Dove, è pur vero quello che diceva il Consigliere Berti, che la logica della spartizione barbarica del potere è quella che in fin dei conti ha ridotto nella situazione attuale il Consiglio...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non è che i barbari spartissero molto, prendevano tutto!!



ZANONE Valerio

Adesso direi che c'é un eccesso di mediazione che rende più difficile ciò che allora era più facile.
E' vero che c'è la logica di spartizione del potere, ma è anche vero che c'è, al di sotto di questo fatto, una caduta di credibilità dell'accordo tra le forze politiche che componevano in origine il centro sinistra quadripartito, proprio per il fatto che quelle forze politiche si sono sapute organizzare non in base ai propri obiettivi programmatici dichiarati, ma soltanto su quella certa logica. E quindi anche nel fatto che l'ultimo elemento di collegamento sia rimasta la spartizione del potere e che su questo si rompano le Giunte, cadano le maggioranze è una dimostrazione, al di là di tutte le considerazioni di carattere etico politico, personale che si possono fare, della sostanziale obsolescenza di questa formula del centro-sinistra.
Noi ci prepariamo quindi ormai a concludere una legislatura in cui i liberali come Partito di opposizione potrebbero avere qualche facile opportunità di propaganda; è così facile oggi criticare l'azione pubblica si trovano consensi dappertutto ed è così evidente quella che l'on. Moro ha definito una sproporzione fra l'azione del Governo e le domande, le attese della comunità regionale. Eppure, ciò che più preme perché a nostro avviso concerne la sostanza del problema, non è tanto la dialettica dei rapporti fra i Partiti, la dialettica fra il centro-sinistra e le sue componenti interne, fra la maggioranza e l'opposizione, fra la destra e la sinistra quanto il rapporto fra l'insieme dei Partiti e la realtà sociale, del Paese come della Regione.
Forse sarà capitato anche ad altri colleghi ciò che mi è capitato più volte in questi anni e in questo luogo, di chiedersi se questa realtà complessa, difficile, contraddittoria che si chiama oggi il Piemonte, si rispecchi e si esprima in questo Consiglio con sufficiente adeguatezza. Mi sono chiesto ciò molte volte e fra dubbi persistenti sono arrivato, per quanto mi concerne, ad una certezza di carattere provvisorio e cioè che la complessità del Piemonte, le sue tensioni, i suoi conflitti sociali, la complessità della sua situazione economica e civile non si riducono tutti e non possono essere soltanto compresi in riferimento allo schematismo delle formule politiche e non possono essere interpretati soltanto in base ai rapporti dei Partiti, alle etichette che ciascuno di noi ha ricevuto o ha accettato di destra e di sinistra, di progresso o di conservazione. Certo non sono per sminuire il significato di queste attribuzioni, né per sminuire il ruolo dei Partiti, né per sottovalutare gli aspetti sostanziali del loro confronto, in cui credo, ma credo ancora di più che oggi il problema centrale su cui anche i Partiti si devono misurare, non soltanto nei loro rapporti reciproci, ma nella loro generalità di formazioni politiche, sia questa crisi di legittimità che attraversa il sistema della rappresentanza. C'è una crisi di legittimità, oggi nel sistema della rappresentanza; ciascuno di noi ha quotidiane e purtroppo non incoraggianti occasioni per riscontrare questo fenomeno indubbio e questo forse è oggi l'elemento fondamentale di tutte le politiche, quello di riuscire a recuperare la propria legittimità nei confronti della popolazione rappresentata. Ci auguriamo che la Giunta nei prossimi mesi riesca a funzionare meglio, proprio per contribuire al superamento di questa crisi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, devo intervenire anch'io brevemente in questo dibattito non tanto per portare valutazioni differenti rispetto al bilancio che del lavoro della Giunta ha fatto il Presidente nelle sue dichiarazioni programmatiche, che non possono ovviamente non trovarmi coerente e solidale, quanto piuttosto per il fatto che nel corso di questo dibattito - come era anche logico data la situazione che stiamo vivendo e date le scadenze alle quali ci avviamo e che hanno i loro riflessi per la gravità dei problemi che dobbiamo affrontare nei prossimi mesi - si sono registrati toni e problematiche che hanno investito una serie di considerazioni di carattere più generale di impostazione e di orientamento dell'attività politica non solo della Regione, ma anche del Governo nazionale, sulla quale ritengo doveroso che ogni forza politica consegni una sua valutazione al Consiglio.
Mi sembra che i problemi che abbiamo di fronte siano fondamentalmente di tre ordini: il primo è una valutazione della validità degli interventi settoriali fin qui svolti e delle prospettive legislative che abbiamo in alcuni settori. Questa è la valutazione di politica amministrativa che ogni forza politica in questa sede ha più volte dato e sulla quale non ritengo di dovere intervenire. E' chiaro che in ognuno dei settori della vita regionale (agricoltura, trasporti, assistenza sociale, edilizia popolare) l'azione della Regione deve essere volta a stimolare energia, a mettere in moto meccanismi diversi di ristrutturazione, di qualificazione della spesa pubblica ed ovviamente l'azione della Regione e delle maggioranze che si sono espresse all'interno della Giunta si misurerà sui risultati che complessivamente potremo produrre alla fine di questa legislatura, in questi singoli campi di intervento.
Io vorrei centrare piuttosto l'attenzione su due altri ordini di problemi che mi sembrano quelli che, in definitiva, possono significare qualcosa di diverso sul piano dei dibattiti e anche della qualificazione del lavoro e della presenza della Regione come Ente istituzionale nel Piemonte.
Il primo di questi due piani politici sui quali desidero intrattenermi è entrato già in alcuni interventi ed è quello della politica di organizzazione e di assetto del territorio. Direi che col piano territoriale di coordinamento abbiamo veramente portato la Regione in una fase nuova, qualitativamente diversa, di iniziativa politica, cioè gli interventi settoriali di cui parlavo prima rischiano di avere poco significato sul piano dei risultati che la Regione può produrre, se non sono collocati in una cornice che ne definisca la ripartizione sul territorio e quindi la loro utilizzazione, cioè l'utilizzazione delle politiche settoriali nel quadro più generale della politica di programmazione regionale. E questo è solo la politica urbanistica che lo può fare, cioè una politica che assegni certe funzioni e certi ruoli alle varie parti del territorio, e cerchi di creare degli equilibri diversi all'interno del territorio. Da questo punto di vista mi sembra tra tutte le decisioni che abbiamo preso (dobbiamo veramente considerare che siamo la prima Regione italiana che ha deciso di imboccare una strada di questo genere) quella di varare un piano territoriale di coordinamento per l'area metropolitana è la più importante, più qualificante, quella che in prospettiva può significare veramente la modificazione delle condizioni di dibattito e di decisione politica non solo all'interno del Consiglio Regionale, ma più in generale per quello che riguarda tutta la politica degli Enti locali nella nostra Regione. E segna anche un fatto nuovo da un altro punto di vista perché indubbiamente, nel momento in cui si imbocca una strada di questo genere, portiamo ad un livello qualitativamente diverso anche i dibattiti, il confronto e le decisioni politiche. Se è vero quello che diceva il collega Berti prima, cioè che la politica di Torino città e provincia è stata determinata nei suoi aspetti negativi da accordi o da soluzioni di potere che in questi anni si sono intrecciati al di sotto di quello che è il confronto aperto tra le forze politiche, è evidente che la decisione di imboccare questa strada, cioè lavorare con criteri e decisioni di carattere scientifico, tecnico e culturale verificate pubblicamente, è una decisione che riporta il confronto politico ad un livello che non permette più questo tipo di cose. E vorrei dire ai colleghi del Gruppo comunista che le loro obiezioni, le loro riserve sul ritardo nell'elaborazione del piano territoriale di coordinamento mi sorprendono perché noi ormai siamo ad un passo dal completare un certo tipo di analisi che potranno poi vederci divisi sul piano delle ipotesi di localizzazione di posti di lavoro o di insediamenti di carattere residenziale nell'area metropolitana e fra area metropolitana ed il resto di Torino ma che nella misura in cui ci permettano di arrivare ad un confronto serio, preciso definitivo sul fatto che i posti di lavoro all'86 vadano insediati in poli lontani da Torino piuttosto che vicini e secondo certe quantità piuttosto che certe altre, sposta completamente il discorso politico e la possibilità di prendere decisioni politiche elevando il livello del dibattito delle scelte e portandolo ad un livello completamente diverso.



BERTI Antonio

La preoccupazione è che nel frattempo avvenga qualche fatto...



GANDOLFI Aldo

Ecco, ma ci deve essere anche la preoccupazione contraria, cioè che non portando a compimento integralmente questo lavoro e affrettando i tempi non si favorisca invece il fatto che queste decisioni finiscano per essere prese senza avere un quadro di riferimento generale sufficientemente completo. Il rischio che abbiamo di fronte è che se si affretta, si semplifica eccessivamente il lavoro di analisi tecnico-scientifica che andiamo facendo sulle ipotesi e le alternative socio-economiche, ci si pu ritrovare a riprendere le decisioni di cui si parlava prima: tangenziali metropolitana, pista di Caselle, autostrada, Borgaro, e così via nelle condizioni precedenti, che finiscono di non essere più frutto di decisioni di potere, magari anche in senso buono, prese unilateralmente da parte di chi ha certe leve del potere in mano, in base a delle valutazioni non oggettive, ma ancora frutto di decisioni soggettive, o sotto la spinta di eventi o di valutazioni molto superficiali, epidermiche indotte dall'esterno rispetto alle quali manca un quadro di riferimento.
Quindi mi sembra che il dato che può qualificare come risultato politico questa legislatura, è la possibilità di portare a compimento naturalmente in tempi brevi e in condizioni di operatività, questo tipo di lavoro che è quello che ci può portar fuori dalla dimensione che da molte parti è stata stigmatizzata, e giustamente, come dimensione di decisioni al di fuori di una logica corretta di confronto e di dibattito politico.
Altrettanto importante è iniziare un lavoro analogo sulle altre aree piemontesi, cioè nella misura in cui il piano territoriale di coordinamento per l'area metropolitana significa un piano, entro certi limiti di vincolo e di definizione di un ruolo per l'area metropolitana rispetto al resto del Piemonte, il problema immediatamente successivo è quello di intervenire con piani territoriali di coordinamento, cioè una politica urbanistica attiva su tutto il resto del Piemonte. Dovremo approfondirlo. Mentre per l'area metropolitana il comprensorio e il piano territoriale di coordinamento si prestano ad una effettiva coincidenza, non so se la logica di una politica urbanistica attiva, di organizzazione del territorio piemontese, permetta di fare quindici piani territoriali di coordinamento, tanti quanti sono i comprensori o le aree ecologiche, o se non si debba, ferma restando la validità del discorso dei comprensori, pensare a due o tre piani territoriali di coordinamento per il resto del Piemonte come grandi piani direttori di organizzazione di infrastrutture, di localizzazione e di insediamenti industriali o di particolari insediamenti residenziali.
Comunque questo è un discorso che dovremo approfondire nei prossimi mesi.
Ma se questo è l'elemento fondamentale che caratterizza la vita politica della Regione nei prossimi mesi e darà un significato ed un valore a quello che abbiamo fatto, un terzo elemento politico fondamentale che le forze politiche e sociali del Piemonte devono affrontare in questo momento è non tanto quello della situazione Fiat per quello che oggi ci costringe a registrare, ma quello delle necessità di riconversione dell' apparato industriale della Fiat. Se una cosa è certa è che la caduta della domanda di prodotti automobilistici che abbiamo registrato in Italia e si sta registrando in tutto il mondo, è destinata ad essere un dato permanente (nella misura in cui possiamo considerare permanente al giorno d'oggi certe cose); non c'è dubbio che per quattro o cinque anni almeno ci troveremo di fronte ad una flessione della domanda rispetto ai dati registrati negli anni '60, per due ordini di ragioni: 1) perché i nuovi prezzi delle materie prime rallenteranno inevitabilmente, al di là delle singole politiche che faranno gli stati nazionali, i ritmi di sviluppo dei Paesi industrializzati, se non li bloccheranno e si sa benissimo che la motorizzazione è legata, secondo certi parametri e certi coefficienti, allo sviluppo del reddito nazionale 2) perché l'aumento del prezzo del petrolio colpirà particolarmente questo settore.
E allora, se c'è un problema prioritario per il Piemonte nei prossimi anni (e da parte di alcune forze politiche è già stato sottolineato) è di valutare come la Fiat e le piccole e medie industrie che gravitano attorno alla Fiat possano utilizzare un potenziale industriale che oggi esiste, che sicuramente in mancanza di alternative è destinato a lavorare a livelli percentuali di utilizzazione piuttosto bassi. Questo è un argomento che riguarda innanzi tutto i lavoratori e gli imprenditori impegnati nel settore, ma non può certo trovare assenti, anzi, deve trovare estremamente presenti e attive le forze politiche; è un problema generale che interessa e deve interessare tutta la comunità regionale per quello che pu comportare o non comportare per il futuro del Piemonte. Qui non si tratta più, come si faceva nel passato, di ipotizzare un certo ruolo motore della Fiat o dell'industria automobilistica al servizio di tutto il Piemonte, ma al contrario, di assicurarsi che una recessione marcata di questo settore industriale non pregiudichi certe possibilità e non faccia arretrare troppo il Piemonte rispetto ad altre Regioni che hanno delle possibilità o delle potenzialità di tipo industriale completamente diverse. E a questo naturalmente si ricollega anche il ruolo che le grandi imprese del nostro Paese (la Fiat innanzi tutto) devono avere rispetto ad altri discorsi che sempre abbiamo fatto e dobbiamo tenere presenti: quelli dell'industrializzazione del Mezzogiorno.
E' chiaro che da questo punto di vista non è accettabile perch semplicistica e comunque non compatibile con gli interessi generali del Paese (ecco il discorso che da qualche mese è stato fatto dalla stessa Fiat) un'utilizzazione che io chiamerei autarchia del potenziale della Fiat nel senso di una disponibilità dell'azienda a colmare un certo deficit delle proprie entrate intervenendo nel settore delle concessioni di opere pubbliche; è una soluzione veramente troppo facile, sarebbe oltretutto sprecato un certo potenziale tecnologico e scientifico che la Fiat ha accumulato per una soluzione che nella misura in cui volesse essere stimolata può vedere interlocutori validi a livello di imprenditorialità nel settore edilizio.
Il problema per noi, per l'economia nazionale, per il Piemonte, è un altro: se le condizioni di riequilibrio dell'Italia rispetto all'estero in questa diversa situazione di scambi internazionali, di costo delle materie prime - come ha riconosciuto il Governo e come ha riconosciuto un largo arco di forze politiche sindacali che in passato disconoscevano questi fatti - passano necessariamente attraverso un riequilibrio dei rapporti di scambio con l'estero, cioè anche attraverso ad un potenziamento delle esportazioni di prodotti industriali finiti di alto livello tecnologico, la Fiat in questo settore ha un ruolo da giocare e quello che le forze politiche, lo Stato, la Regione, gli Enti pubblici debbono stimolare, è un discorso serio e approfondito che deve vedere anche momenti di sollecitazione da parte dei poteri pubblici di riconversione di un alto potenziale di livello tecnologico e scientifico nel senso della produzione di beni (in passato l'IRES aveva fatto questo discorso) di investimento durevoli ad alto contenuto tecnologico associati a particolari livelli di elettronica, che pure in Piemonte sono presenti, e tutti orientati a conquistare delle capacità di inserimento dell' industria italiana sui mercati internazionali nei confronti sia dei paesi a più alto livello di industrializzazione, sia dei paesi in sviluppo dove ce n'è necessità.
Questo è il terzo punto fondamentale sul quale il dibattito delle forze politiche nei mesi prossimi deve farsi più serrato, più incisivo e, se fosse necessario, anche più deciso nello stimolare degli orientamenti consapevoli da parte delle forze imprenditoriali della nostra Regione.
Tutti gli altri non è che non siano discorsi importanti, lo sono meno a mio avviso: ad esempio quello dei rapporti tra Stato e Regione è un discorso importantissimo, ma qui mi sembra che dobbiamo acquistare senso che forse non c'è mai stato, ma non ci può essere adesso una distinzione tra Stato e Regioni o una contrapposizione tra Stato e Regioni, (mi sembra che il Presidente lo abbia sottolineato questo concetto) come non ci pu essere una distinzione tra finanza locale e finanza statale; è una unitarietà di visione di una serie di problemi economici e finanziari dello Stato a tutti i livelli che dobbiamo cercare di ritrovare, perché è solo uno sforzo coerente e consapevole a tutti i livelli che può ricreare delle condizioni diverse di gestione della cosa pubblica e di possibilità di intervento degli Enti pubblici.
Da questo punto di vista secondo me sono importanti anche gli accenni che sono stati fatti ai problemi di revisione di assetti istituzionali come ad esempio il comprensorio-Provincia. Io direi che l'accenno di Berti alla relazione di Berlinguer è pertinente ed importante, ma anche quel tipo di indicazioni non sono sufficienti, non mi sembra pensabile che si possano andare a creare all'interno della Regione quattro livelli di competenze istituzionali, si può passare attraverso fasi intermedie di ristrutturazione, ma è chiaro che nella misura in cui individuiamo i comprensori come elemento cardine di una politica di programmazione e di interventi sul territorio, in prospettiva è la funzione della Provincia che non solo deve essere rivista, ma deve essere completamente riconsiderata e se necessario, abolita. Questi sono problemi importanti di cornice, ma meno importanti di quelli che prima ho citato, cioè la qualificazione e la propulsione degli interventi settoriali che la Regione ha fatto o deve fare: sei mesi ci possono permettere ancora aggiustamenti ed interventi qualificati.
La conclusione di questa prima fase di politica urbanistica attiva che abbiamo iniziato e che deve produrre qualcosa di nuovo non solo per l'area metropolitana, ma per tutte le aree piemontesi, e i problemi di riconversione industriale che sono il grosso fatto politico che la comunità piemontese nel suo complesso deve riuscire ad affrontare, sono i nodi sui quali non si misurerà tanto la capacità o la validità di una maggioranza in Consiglio Regionale, ma veramente la capacità e la validità dell'istituto regionale come nuovo Ente di direzione della comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, essendo intervenuto questa mattina cercherò, come dice la motivazione della medaglia d'oro dell'Arma del Genio a cui appartengo, di riallacciare i fili onde passa l'intelligenza regolatrice non della battaglia, ma del discorso. In questo mi aiuta molto la relazione del Presidente della Giunta che approvo incondizionatamente e non soltanto perché appartengo alla maggioranza, alla quale appartengo, per buona pace del collega Raschio, sia che mi trovi da quella parte dell'emiciclo, che da quest'altra parte.
Io ritengo che il Presidente della Giunta nella sua relazione abbia detto cose molto interessanti. Incominciamo, ma molto brevemente, da quelli che sono i rapporti con lo Stato.
Credo si possa ritenere - mi pare che ne abbiamo tutti la percezione che sia in corso di superamento un certo riflusso antiregionalistico che aveva investito il nostro Parlamento e direi che questo ritorno, questa resipiscenza è determinata dalla realtà in cui viviamo e che obbliga obiettivamente lo Stato a riconoscere non soltanto il ruolo delle Regioni ma a ricercare nelle intelligenze regionali, nelle capacità regionali mezzi di sostituzione a finalità che non è in grado da solo di esercitare. Questo ruolo, che viene quindi riaffermato, deve portarci ad impostare un corretto dialogo con lo Stato, così come del resto la Regione Piemonte lo ha sempre impostato, fin dall'inizio, cercando di impegnare il Governo al mantenimento dei propri impegni e direi che l'impegno maggiore al quale dobbiamo spingere il Governo a tener fede è quello delle leggi cornice. Io credo che al di fuori di questa realtà finiremmo col trovarci con una serie di materie nelle quali sarà difficile operare, o per lo meno sarà difficile districarsi.
Un'altra affermazione - condividibile in pieno - nella relazione del Presidente della Giunta, è quella che la nostra azione regionale debba svilupparsi soprattutto nei campi di competenza. Io credo che il Presidente sappia per esperienza che quest'ultimo anno è stato gravoso per lui e per la Giunta molto più forse per i settori non di nostra competenza che per quelli di competenza specifica, anche se vi sono delle realtà sociali che indubbiamente non possono vedere assente l'Ente pubblico.
E' chiaro che l'incidenza regionale nell'ambito delle strutture ha più possibilità di svilupparsi che non nell'ambito della congiuntura esistente.
Io penso tuttavia che noi abbiamo sempre operato, in questo Consiglio Regionale, per adeguare la modificazione strutturale agli intendimenti di incidere anche nella congiuntura. D'altra parte credo che anche sotto questo punto di vista lo scivolamento del piano regionale di sviluppo non possa essere da imputare alla mancanza di adempimento da parte della Giunta o del Consiglio Regionale, bensì allo scivolamento straordinario che la realtà fa, giorno per giorno, per cui direi che anche persone più qualificate sul piano scientifico si trovano, nel momento in cui propongono le loro prospettive di piano, come coloro i quali costruiscono castelli di carta sulla solidità dei quali non vi è molto da contare.
Abbiamo del resto operato in un settore di intervento sforzandoci di mantenere sempre i punti fondamentali delle linee programmatiche acquisite.
Accennava il collega Gandolfi agli interventi di carattere diciamo così di ristrutturazione dell'indirizzo industriale che oggi diventa quanto mai fondamentale di fronte al permanente declino del problema dell'auto. Io credo che la legge sulle aree attrezzate - che il Consiglio Regionale potrà votare quanto prima - rappresenti un contributo fattivo per un indirizzo di questo tipo.
Evidentemente anche gli altri atti concreti citati dal Presidente della Giunta ci trovano perfettamente consenzienti, sono atti di tendenza, ma sono suffragati dalle azioni che abbiamo fatto: la diversificazione produttiva, l'agricoltura, i trasporti, la casa.
Io vorrei aggiungere, a questo punto, una nota mia personale che si lega ad un'esperienza che ho vissuto recentemente in un incontro a Bruxelles con alcune delegazioni della CEE: io ho l'impressione che nel momento in cui la CEE è arrivata al concepimento dei piani regionali ed ha inserito il suo discorso non in una visione unitaria degli stati associati ma in una visione delle aree che realmente li costituiscono, il discorso tra la CEE e le Regioni possa diventare valido. Non sono qui a proporre una delegazione degli esteri della Regione Piemonte, ma a suggerire la presenza ripetuta di validi funzionari presso i vari settori della CEE, perché non c'è nessun dubbio che il movimento che si sta determinando in campo comunitario è un movimento che trova sciaguratamente assente il mostro Paese, lo trova assente sul piano dell'agricoltura. Sono di un anno fa il discorso e gli interventi che abbiamo fatto sulle norme comunitarie su invocazione da parte del Parlamento dell'accettazione delle stesse. Nel momento in cui i 400 miliardi stanziati per l'Italia per gli interventi di carattere regionale dovranno mettere in movimento soprattutto la validità degli strumenti esistenti (e non è detto che la Regione Piemonte debba avocare a sé stessa, ma può indirizzare in modo opportuno i termini in cui si possa utilizzare il fondo) se, ripeto, non saremo presenti con dei piani organici correremo il rischio di mancare anche questo ennesimo autobus.
Con questo breve intervento ho voluto in sostanza esprimere tutta la considerazione, l'appoggio e l'approvazione da parte del Gruppo socialista democratico alla relazione del Presidente della Giunta la quale si conclude con una serie di impegni: sono impegni ricorrenti, alcuni dei quali obiettivamente, dobbiamo riconoscerlo, sono anche scivolati di tempo, ma sui quali credo che la Giunta sia intenzionata a portare avanti un proprio discorso di realizzazione.
Se dovessi dare un'indicazione mia personale direi che fra tutti gli impegni all'ordine del giorno ce ne sono due soprattutto, importanti: uno è, credo, di rapida attuazione e ne parlerò dopo. Il primo è la Finanziaria pubblica. Io credo, signor Presidente della Giunta, che la Finanziaria pubblica sia il solo strumento di cui avremmo avuto un estremo bisogno in questi ultimi mesi, il solo strumento che ci avrebbe permesso di orientarci in quel mare assurdo del credito e degli interessi bancari che oggi minaccia di soffocare la nostra economia e ne impedisce il rilancio.
Il secondo è il piano territoriale di coordinamento. Lo credo che al di fuori di qualsiasi forma di speculazione che si possa fare nei confronti di questa o quella forza politica, a nome del mio Partito io dico il piano di coordinamento deve essere un piano di vincolo; nel momento in cui il piano di vincolo ha stabilito che in un certo senso tutto resta fermo, è competenza della programmazione regionale decidere in una direzione o nell'altra. Non ci sentiamo di dire no a priori a iniziative solo perch hanno la caratteristica dell'iniziativa privata. Così, come non ci sentiremmo di dire no o sì ad iniziative che avessero un'altra caratteristica, se non la commisurassimo prima alla realtà dei fatti, se non la verificassimo negli obiettivi che intendiamo perseguire e se non la valutassimo nell'ambito di una nostra programmazione, di una nostra visione per quel che riguarda l'area torinese.
Io credo che nel momento in cui il piano territoriale di coordinamento avrà posto i termini di una situazione di alt, di stop e una determinata modificazione di realtà di carattere urbanistico, noi saremo in grado di affrontare il problema in termini che certamente allontaneranno qualsiasi sospetto o qualsiasi possibilità di connivenze od altro.
Signor Presidente, non ho altro da aggiungere, se non incitare la Giunta e gli Assessori a proseguire nel loro lavoro che è un lavoro che insieme a tutto il Consiglio è al servizio di questa comunità piemontese per la quale cerchiamo di operare nel miglior modo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, la posizione del mio Gruppo di fronte alle dichiarazioni rese dal Presidente della Giunta a conclusione del dibattito che abbiamo seguito con tutta l'attenzione consentitaci, si può intanto riassumere in alcuni punti: 1) noi ribadiamo oltre all'impostazione di principio, le linee di azione quanto alla realizzazione e alla difesa delle autonomie locali che abbiamo espresso nel recente dibattito-incontro a Palazzo Madama e alle quali il Presidente della Giunta ha voluto, con un riferimento ampio storico e culturale, dare sostanza e contenuti nella sua relazione 2) riteniamo che il lavoro svolto in quest' anno sia stato di mole notevole e di contenuti concreti e seri, anche se la situazione obiettiva e le difficoltà in cui ci muoviamo non consentono toni trionfalistici, né in assoluto, né in via moderata e mi dispiacerebbe se gli accenti, pur cortesi, amabili e di apprezzamento in ordine ad un piccolo lavoro che ha dei modesti scopi, che si avvale di mezzi limitati, avesse raggiunto questo risultato negativo 3) abbiamo la consapevolezza, che è emersa da tutti gli interventi e della quale ci siamo fatti eco anche con dichiarazioni personali, come il dramma del momento consista nella difficoltà di tradurre in fatti concreti atti legislativi e politici che sono riconosciuti e riconoscibili complessivamente come portatori di un'alta validità.
Infine, ancora una dichiarazione politica che si esprime nella dichiarazione della Giunta, nell'intervento del Presidente della Giunta nell' intervento dell'Assessore Paganelli e che può essere anche una sintesi dei nostri interventi svolti fino a questo momento e cioè che l'ultima fase dell'attività legislativa della Regione non potrà e non dovrà essere caratterizzata da interventi e decisioni di carattere particolare e settoriale, ma dovrà essere concentrata su alcune realizzazioni di fondo di natura strutturale, di natura politica che sono state ricordate ancora dal Presidente.
Il dato politico più rilevante, più preoccupante, è il divario accresciuto tra il momento deliberativo ed il momento della realizzazione in concreto dei provvedimenti.
Io non credo che la Giunta sia incapace di fornire elementi di informazioni sufficienti; siamo effettivamente incalzanti, ci sono anche responsabilità storiche, nodi che vengono al pettine, quello che si vuole ma credo che fosse obiettivamente superiore alle forze in campo fare molto di più e molto meglio di quanto si sia fatto in quest'anno. Io penso che almeno in questo momento, siamo sollecitati tutti alla sincerità e non abbiamo difficoltà ad accogliere inviti in questa direzione. E' vero che ci sono responsabilità politiche, che non si possono scindere quelle regionali da quelle nazionali, accetto questo concetto, ma è altresì vero che non si possono scindere (e questo è il dramma) il tormento di ciascuno di noi, le responsabilità personali da quelle dei Gruppi delle forze politiche, delle istituzioni in cui siamo collocati.
Ebbene, di fronte a questo specifico problema diciamo, perché lo sentiamo, che non accettiamo come un fatto storico non modificabile che un quadro legislativo, un quadro di prassi amministrativa, un quadro di strutture burocratiche esistenti debba necessariamente essere la strada, il veicolo attraverso il quale passare per giungere a conclusioni positive.
Quando si operano dei divari crescenti di questa natura si arriva a frustrazioni tali per cui, se si dovesse andare ancora un poco oltre, si preparerebbero rivolgimenti delle istituzioni perché sono le istituzioni che vengono direttamente investite di un giudizio di assoluta inefficienza di non funzionalità rispetto alle attese popolari, alle attese della società che si muove e che cammina.
E quindi, senza pretendere di alzare i toni e di allargare molto il discorso, credo che valga la pena (e se sarà necessario lo formulerò anche come mozione per iscritto, ma penso che la Giunta sia perfettamente sensibile e il suo Presidente in particolare a questa sollecitazione), non per liquidare una questione con la costituzione della solita Commissione ma credo valga la pena che la Giunta costituisca un Comitato al suo interno e che, con un lavoro di breve termine e di intensa applicazione, studi e proponga al Consiglio una serie di norme, di interventi, oppure anche di indicazioni di soluzioni da valersi per tutta l'ulteriore legislazione regionale, al fine di superare questo drammatico blocco che è aggravato in maniera particolare, contingente, speriamo, dalla situazione finanziaria.
Oggi lo stato di frustrazione deriva dal fatto che si dispongono stanziamenti, ma in funzione di interventi che presupponevano la possibilità degli Enti locali e dei cittadini, ai quali le leggi venivano presentate con le loro provvidenze, di attingere regolarmente al credito.
Ora, la stretta creditizia falsa, modifica, altera totalmente tutto il quadro di una serie di provvidenze. Noi non possiamo neppure modificare in prospettiva la legislazione in funzione di un fatto che consideriamo abnorme, patologico e che è necessario superare, ma dobbiamo prevedere gli strumenti per agire nei tempi brevi perché in questi tempi, anche se la Regione non ha amplissimi poteri, amplissime possibilità, il suo intervento anche di natura psicologica e politica sul momento congiunturale non è e non può essere trascurabile.
Al riguardo di queste situazioni che investono l'attività operativa delle istituzioni sul piano economico, nei vari settori della vita sociale ed in quelle di carattere politico generale, voglio fare solo un richiamo ad un'osservazione del Consigliere Zanone, sempre acuto, penetrante nei suoi interventi. Egli dice: il Governo Moro è nato debole in questa situazione, la critica va al centro-sinistra ecc. A mio avviso il dramma sta nel fatto (e qui esprimo un giudizio strettamente personale) che il Governo è nato, fortissimo, perché il Paese sentiva la drammaticità del momento, l'esigenza di certi interventi, l'esigenza di una tempestiva azione dall'appoggio di larghe forze, non solo di quelle sindacali, nei loro vertici, ma di larghe forze sociali, di larghe forze democratiche ed ha avuto una larghissima maggioranza parlamentare e ciò nonostante si rivela già inizialmente debole. Ma che cosa è questo se non un radicale contrasto tra il Paese legale e il Paese reale, foriero di sciagure per l'intero Paese? Di questo noi non possiamo che prendere coscienza pubblicamente, chiaramente assumendoci le responsabilità e denunciando queste cose. Se il Governo è forte per gli appoggi che vengono ottenuti in Parlamento, deve essere forte nell'agire; l'ipocrisia che eventualmente nasconde le adesioni insincere deve cadere, deve essere messa a nudo. E questo deve valere a livello di tutti gli altri momenti dell'attività istituzionale.
Sui provvedimenti che ci attendono dirò qualche cosa per sottolineare la nostra posizione: intanto la mancata attuazione fino a questo momento ed i ritardi, del resto lievi, che riguardano certi impegni, datati, del Presidente: stiamo attenti a non datare le cose perché la realtà si muove e magari mentre noi pensiamo a quattro mesi dato che la cosa più importante da fare è quella che abbiamo preso l'impegno di fare, nel frattempo sopravvengono altre questioni molto più brucianti che ci fanno slittare.
I comprensori: se c'è un problema che, per la complessità che riveste per il carattere non solo riformatore, ma quasi rivoluzionario di tutta la struttura amministrativa ed istituzionale, richiedeva meditazione preparazione e studio, è proprio questo. Non è per nulla che le perplessità ci sono state in ambienti, in settori diversi, perché introdurre un quarto livello di Ente locale puramente e semplicemente sarebbe stato produrre una situazione statica e criticabile come quella dell'impostazione napoleonica della nostra struttura amministrativa. Fare delle entità prive di poteri solo come riferimento, è un altro motivo di frustrazione. Considerare i comprensori solo come un momento di riferimento dell'attività di programmazione, solo come una categoria d'ordine razionale, anche questo sarebbe stato un motivo di perplessità. Noi diciamo che stiamo camminando e siamo decisi ad arrivare all'attuazione dei comprensori, ma ci ricordiamo di un dato essenziale: si è parlato di comprensori sempre in contrapposizione alle rigide definizioni territoriali delle tradizionali strutture amministrative. Ora, se noi faremo dei comprensori un qualcosa già di definito, un qualcosa di stampato sul territorio senza che abbiano in sé la possibilità di dilatarsi, di restringersi, di modificarsi senza che si debba ricorrere a riforme istituzionali fondamentali, crederemo di aver fatto un atto di riforma e non avremo fatto altro che ricalcare dei vecchi schemi, solo adoprando dei nuovi termini. La difficoltà sta proprio in questo, nel creare un tipo nuovo di struttura amministrativa di riferimento amministrativo che abbia in sé la capacità di adeguarsi per dimensione ed essere funzionale rispetto ai problemi che è destinato a risolvere e questo collegamento crea anche il problema delle Province.
Queste, si utilizzano come punto di riferimento decisionale, istituzionale rispettano l'elaborazione e la preparazione che riguarda i comprensori, si adeguano a questi anche territorialmente o assumono esse stesse quella elasticità che il comprensorio deve avere. Questo è il problema che affronteremo in concreto nel mese prossimo.
Quanto al piano territoriale di coordinamento per l'area metropolitana anche qui non siamo di fronte a veri ritardi di natura politica perché il lavoro fondamentale è già stato fatto, siamo nel momento delle scelte conclusive per le quali il nostro atteggiamento è di assoluta obiettività e serenità: mi sembra che la formula di Don Rodrigo "questo matrimonio non s'ha da fare" possa anche essere applicata in senso opposto "questo matrimonio s'ha da fare" e cioè non esistono Comuni privilegiati e non esistono Comuni o aree sulle quali si debbano aprioristicamente precostituire delle posizioni positive o negative. Noi crediamo di non avere interessi distorcenti da rappresentare a questo riguardo, andiamo con tutta tranquillità e serenità ad affrontare questo dibattito. Io sono sicuro che se ogni forza politica resisterà alla tentazione di strumentalizzare in un modo o nell'altro qualsiasi di questi argomenti, la Regione Piemonte arriverà rapidamente a definire il piano di coordinamento dell'area metropolitana in modo corretto, esemplare, costruttivo, sì da fornire anche il termine di riferimento per gli ulteriori piani di coordinamento territoriale che dovranno investire la restante parte del territorio regionale, perché su questo si possa correttamente operare.
Tra le cose da fare resta la Finanziaria. Certo, gli entusiasmi, nel momento in cui manca la materia prima per costituire delle Finanziarie possono anche essere raffreddati. Noi ricordiamo che la Finanziaria ha sempre avuto per finalità, nei nostri disegni generali, principalmente quella di servire come strumento per la realizzazione di infrastrutture non quella di natura economico- industriale a sostegno diretto di attività economiche o di aziende, perché abbiano il senso delle proporzioni e finanziarie e di competenza.
Avendo partecipato come spettatori ad una grossa manifestazione di artigiani, molto responsabile, molto consapevole e molto preparata tenutasi ieri ad Alessandria, abbiamo raccolto la sollecitazione a procedere sulla via della costituzione dell'Ente di sviluppo dell'artigianato, secondo i disegni di un Ente che sia strumento di sostegno tecnico ai fini della commercializzazione, ai fini della preparazione professionale, ai fini dell'organizzazione di questo settore che rivela, proprio in momenti di crisi, la sua straordinaria importanza oltre che la sua natura esemplare in ordine alla tanto conclamata ormai adesione di tutti ad un tipo di società pluralistica. Necessità quindi di procedere in questa direzione, avendo coscienza che la questione ritorna dalla base come una richiesta ed una indicazione costruttiva, mentre si poteva avere in un primo momento l'impressione che solo delle sollecitazioni di carattere simmetrico, rispetto ad altri settori potessero indurci ad operare in questa direzione.
Penso che se sapremo sottrarci, nei limiti in cui è umanamente concepibile, alle tentazioni che l'ultimo periodo elettorale propone cercheremo di farlo anche con un nostro contributo personale il più distaccato possibile - gli impegni che la Giunta ha ribadito qui e che sono gli impegni di tutto il Consiglio, potranno essere realizzati con una concentrazione di sforzi e anche cercando magari di dare carattere più concreto, più realizzatore, particolaristico ad alcuni provvedimenti sui quali si è già lavorato, al fine di garantirne la finalizzazione di carattere regionale - la Regione i cui limiti sono stati denunciati, ma la cui funzione ormai viene sempre più riconosciuta a livello nazionale, delle forze politiche e del mondo culturale, potrà iniziare la seconda legislatura partendo da una base di esperienze, di realizzazioni, di indicazioni legislative, cioè dall'esistenza di una istituzione che è in cammino, che è pronta a dare le risposte che le popolazioni si attendono.
E non dobbiamo neanche esagerare fino all'autolesionismo con i tempi di realizzazione delle leggi: le leggi non sono semplici atti amministrativi le leggi sono chiamate ad operare nel tempo e quindi, mentre l'ansia ci prende nel vedere che i problemi diventano sempre più gravi e i nostri provvedimenti vanno a scadere quando la fase più acuta rischia di essere superata, la legislazione in generale ha una finalità che non si ferma al momento contingente. Quando invece i provvedimenti sono destinati ad operare nel tempo contingente, sono anch'io d'accordo che occorre fare tutti gli sforzi di fantasia, di capacità tecnica, di innovazione perch possano immediatamente rispondere, progettualmente rispondere alle necessità alle quali intendono provvedere.
In questa situazione io credo che con la consapevolezza di avere lavorato con serietà, con la consapevolezza della gravità dei problemi, con la coscienza dell'impegno che ci è richiesto sul piano personale e sul piano politico, noi possiamo presentarci con serenità alle soglie del nuovo anno; almeno singolarmente ciascuno di noi per avere adempiuto e con l'impegno di adempiere al nostro dovere ed al mandato che ci è stato affidato dagli elettori.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se i Consiglieri che sono intervenuti nel dibattito me lo consentono vorrei rimandare le risposte dettagliate al momento in cui discuteremo del bilancio, là dove potranno essere collocate anche delle precisazioni più pertinenti e più complete di quelle che potrebbero essere fatte questa sera se non a scapito dell'impiego di un lungo tempo perché le domande, le richieste, le istanze, le critiche che sono state rivolte sono molteplici e meriterebbero tutte una particolare attenzione ed un lungo tempo di risposta.
Mi limiterei quindi a due o tre concetti fondamentali e rapidi, ad evitare che possano sorgere delle distorte interpretazioni (che certamente non erano neanche nell'intenzione di chi queste critiche, con un estremo garbo, ha mosso in questa sede e nemmeno nell'elogio e nel consenso espresso dai Consiglieri Cardinali e Bianchi) di una supina accettazione di una partecipazione di solidarietà all'organo della Giunta perch appartenenti loro alla maggioranza della quale la Giunta è espressione.
Vorrei che proprio nessuno (adesso la tribuna del pubblico è vuota, ma poco tempo fa quando parlava lei Consigliere Berti, c'era qualcuno) ricavasse dalle critiche mosse la sensazione che la Giunta, che il suo Presidente stiano a lungo in contemplazione con le mani in mano, inoperosi è vero invece che vi è una grossa distrazione da quelli che sono gli impegni specifici, le funzioni specifiche della Regione per un complesso di altri motivi di grossa attenzione ai quali noi non possiamo essere assenti ma che sottraggono - lo creda Consigliere Berti, e lei lo sa perché è vicino a questi incontri - che portano via delle intere giornate, delle intere settimane e due lavori in uno è estremamente difficile poterli fare.
L'approfondimento dello studio di un disegno di legge, di una proposta di legge, dell'impostazione di un programma, la valutazione di circostanze che emergono via via attraverso i contatti che si hanno con le varie forze richiedono un tempo di riflessione e di meditazione abbastanza ampio.
Quindi questa sottolineatura mi sembrava necessaria ed importante darla.
Vi è stata una martellante presa di posizione per certe date slittate.
Il mio poeta più caro, Gozzano, ha dei versi stupendi sulle date: "Le date adoro le date purché da molto passate e molto di là da venire". E io qui oggi mi sono sentito dire dal Consigliere Berti, ma non soltanto da lui che tre o quattro date sono slittate e che la Giunta è pertanto mancata come una fidanzata all'appuntamento che pure si era auto- determinata di dare fissando il 16 ottobre, il 4 di gennaio. Cercherò di essere, in avvenire, meno preciso per evitare di sentirmi rimbrottare; il latino è abbastanza facile "Infandum, regina, iubes renovare dolorem". Mi creda Consigliere Berti, c'è tanta tristezza nel Presidente che le parla, tutte le volte che una data slitta, ma certamente questo slittamento non è dovuto ad incapacità, a cattiva volontà, ma a quel complesso di circostanze che inducono, sia pure a malincuore, a rinviare le cose, ma a rinviarle sempre con il proposito di giungere al risultato in termini più concreti e più precisi e più pertinenti, a decisioni maggiormente responsabili perch maggiormente si è acquisito l'elemento per formularle.
Questo vale soprattutto, a mio avviso, per quello che si riferisce al piano territoriale, del quale si è largamente parlato da tutti gli intervenuti. E' certo, ha subìto due rinvii. Alle rampogne venute qui io devo anche aggiungere le rampogne venute su giornali della mia parte, senza avere avuto un approfondimento delle ragioni di questi ritardi. I primi ad essere addolorati, a non essere soddisfatti del ritardo nella spesa siamo proprio noi, gli operatori diretti che, avendo previsto di potere fare questa spesa ci troviamo remorati e quindi si aggiunge al dolore personale anche questo richiamo che ci viene dall'esterno e che formalmente è corretto anche se nella sostanza va limitato molto nella sua efficacia di rampogna.
Il modo nuovo di fare le leggi. Il Consigliere Berti questo l'ha ricordato come un'affermazione fatta a suo tempo da chi parla questa sera che si era proposto, che si propone, che intende mantenere fede a questo impegno tutte le volte che la possibilità di fare in modo nuovo la legge sia fattibile. Il richiamo alla carenza della legge cornice, della legge quadro non è una fuga alla responsabilità regionale, ma è un'indicazione dell'impossibilità operativa, del modo nuovo di fare le leggi perch mancando le leggi quadro, le leggi cornice, le leggi di principio abbiamo dovuto, mortificandoci un poco tutti, mortificandosi lo stesso Consiglio Regionale, fare un complesso di leggi, pure importanti e pure utili, che non sono delle leggi di largo respiro, ma che vanno soltanto a coprire delle esigenze volta a volta rappresentate e che hanno avuto tuttavia e avranno sempre di più dei vantaggi attraverso la loro applicazione, che non è oggi possibile e ancora una volta per dei motivi indubbiamente non addebitabili alla Giunta, ma derivati da un complesso di circostanze, da questa stretta creditizia che ha impedito a moltissimi degli Enti destinatari di questi benefici di fare degli appalti, di mettere in cantiere delle opere e pertanto di attingere a istituti bancari il finanziamento, aiutato questo finanziamento dall'intervento delle disposizioni legislative della Regione.
C'è stata una proposta che potrà essere approvata (l'iniziativa non è soltanto di competenza della Giunta, ma anche del Consiglio) quella di abrogare delle leggi inattive; ciascuno può assumere la responsabilità meditando attentamente su questa abrogazione, se la cosa debba avere la sua efficacia valutata al 1975, o se per avventura queste leggi oggi inoperanti non possano invece diventare operanti nel tempo successivo. Le leggi fatte hanno sempre un contenuto di validità intrinseca e soprattutto determinano sempre una certa aspettativa in coloro i quali sono i destinatari di queste disposizioni della legge.
Il collega Bianchi mi ha tolto motivo di intervenire sull'accenno fatto alle "Tre colonne",ma vorrei ancora, con lo stesso spirito molto natalizio con il quale l'ha fatto Berti oggi...



BERTI Antonio

C'è un ristorante che si chiama "Sette colonne".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Dov'è?



BERTI Antonio

A Caselette.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Allargheremo lo spazio e faremo sette colonne anche nella nostra rivista.
Siccome diceva che c'é un certo aspetto trionfalistico, vorrei prendere lo spunto per dire che c'è un mio articolo per niente trionfalistico sul problema dei comprensori, ma estremamente responsabile, e una specie di appartenenza alla confraternita dei flagellanti perché proprio ci si rammarica che questo non abbia potuto andare avanti in tempo, che cosa ha da essere questo comprensorio, come deve essere strutturato, qual è l'esatta finalità che gli si deve dare.
Io accetto anche la critica di un discorso in un certo senso generico la mia esposizione di quella che è stata l'attività di quest'anno della Giunta non è scesa nei minuti particolari perché ha voluto darsi un respiro mi sia consentito - più ampio, più di validità dell'istituto regionale più della valutazione di quelli che sono i compiti dell'istituto regionale che non proprio per quanto attiene alla specificazione del movimento quotidiano del nostro comportarci.
La Provincia. Credo che ne parleremo molto ampiamente quando discuteremo della legge sul comprensorio, la sede sarà collocata là. E' un Ente che ha indubbiamente dato dei grossi servizi alla comunità e alla collettività, è un istituto che, come tutti gli istituti, come tutti gli uomini del resto, può trovare una fase di invecchiamento. Vedremo valuteremo, nel momento in cui si creeranno i comprensori se vi saranno per esempio delle possibilità di definire Province-comprensorio, o se vi potranno essere delle Province che attraverso ad una riforma che non sta evidentemente nelle nostre mani, ma in quelle dell'organo parlamentare nazionale perché si tratta di modificare la legge istitutiva dei Comuni e delle Province abbiano la capacità e la funzionalità di "governare" (lo metto tra virgolette per non essere frainteso) l'attività che uno o più comprensori staranno per svolgere quando li avremo definiti nelle linee di azione e nei termini territoriali.
Mi pare a questo proposito di poter accogliere, nella disamina che ancora in Giunta faremo, l'osservazione del Consigliere Bianchi circa la caratteristica della rigidità territoriale o meno del comprensorio, di una certa elasticità, di una certa maniera diversa di concepirsi un Ente come quello del comprensorio; lo esamineremo e lo vedremo. Certamente sono mancati degli appuntamenti slittati di poco, ma ci saranno delle risposte al momento opportuno (è detto sinteticamente nella mia relazione di questa mattina) agli interrogativi posti, valide sotto il profilo responsabile politico, valide sotto il profilo responsabile tecnico.
Un quotidiano di Torino ha dato notizia, con uno spicco notevole proprio questa mattina, di che cosa può accadere tutte le volte che la Regione prende una certa determinazione che vada nella direzione di imporre dei vincoli ai Comuni; vero è che là sottilmente si vuole evidenziare che il tutto è avvenuto con una disposizione legislativa venuta innanzi senza una grossa consultazione con gli Enti interessati, ma si denuncia come forma di iattanza o di iugulazione da parte della Regione nella disponibilità di questa limitazione delle licenze urbanistiche; bisogna guardarsi da questo.



BERTI Antonio

Noo! Il sindaco di Finale che si è dimesso vorrei vedere come c'era dentro!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Appunto, bisogna vedere. Io accenno alle cose così come emergono da notizie che vengono dai giornali e che qualche volta consentono di fare dei raffronti.
Il Consigliere Zanone ha sostanzialmente ripetuto alcuni aspetti critici relativamente al piano territoriale la cui data è stata disattesa.
Io vorrei prendere qui l'occasione per dire: rinvieremo la riunione che avevo fissato per il 3 gennaio perché vi sono delle impossibilità da parte di Consiglieri di parteciparvi, vorrei pregare le Commissioni, vorrei pregare quanti fanno parte di questo Comitato interno alla Giunta di essere però disponibili in tempi brevi perché anche questi slittamenti molte volte hanno dei motivi che non debbono essere addossati alla volontà del Presidente della Regione o alla Giunta, ma ad un complesso di circostanze che rendono estremamente difficile la disponibilità di tutte le persone che partecipano ad una certa composizione di Commissione o di Comitato di essere presenti sempre.
Vorrei dire a Zanone e per lui a chi vorrà dirgliela, che nossignore non intendiamo minimamente istituire la Finanziaria come motivo di aiuto e di supporto ad un'industria in crisi o ad un'agricoltura in crisi, come motivo medicamentale nel momento in cui vi sia una certa flessione; nella mia relazione è stato detto che noi concepiamo la Finanziaria come volano di movimento per quella che è l'attività vera e propria della Regione nel compimento dei propri impegni e delle proprie destinazioni di programma.
Ringrazio i colleghi Gandolfi e Cardinali che sono intervenuti soprattutto il Consigliere Cardinali per quell'accenno fatto ai contatti senza avere naturalmente un Assessore agli Esteri che non è nella nostra competenza, ma di avere un orecchio e magari qualche cosa di più alla CEE al MEC per le cose che capitano in quella direzione, in maniera che la Regione, proprio perché ha molti rapporti anche di esportazione e di importazione, non venga a trovarsi in una situazione di disagio.
Accolgo senz'altro la proposta del Consigliere Bianchi (ne parleremo domani in Giunta) di fare quel piccolo Comitato interno per vedere di superare i blocchi che permangono di questa stretta creditizia. Il discorso è stato impostato anche già a livello nazionale e se non vi sono state fino a questo momento delle precise risposte in termini categorici, è stato tuttavia nello stesso discorso del Presidente del Consiglio Moro che ho questa mattina citato nella parte che si riferisce alle Regioni, esaminato e prospettato come tempo e motivo per un certo allentamento di questa stretta creditizia in una certa direzione che toccherebbe proprio quello che si riferisce alla spesa dell'Ente pubblico ed alla realizzazione di vantaggi per la comunità.
Con la riserva che ho fatto all'inizio, di approfondire ulteriormente gli interventi in sede di discussione di bilancio, ringrazio quanti sono intervenuti e arrivato a questo punto ricambio al Presidente del Consiglio a nome personale e a nome della Giunta, gli auguri che ci ha voluto fare.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge n. 228 "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1973" (seguito)


PRESIDENTE

Vi sono dichiarazioni di voto sui tre disegni di legge? Nessuna.
Disegno di legge regionale n. 228. "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1973".
La I Commissione ha espresso parere favorevole.
Art. 1. - Approvazione del rendiconto generale.
Il rendiconto generale della Regione per l'anno finanziario 1973, è approvato con le risultanze di cui alla presente legge.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Hanno risposto no n. 12 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2. - Entrate di competenza dell'esercizio finanziario 1973.
Le entrate tributarie, le entrate per quote di tributi statali, le entrate extra tributarie, le entrate per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali, le entrate per rimborso di crediti ed accensione di prestiti le entrate per contabilità speciali, accertate per la competenza dell'esercizio finanziario 1973, risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 140.101.498.077.
Le entrate di cui al primo comma sono state riscosse in L.
79.990.856.151 e sono rimaste da riscuotere in L. 60.110.641.926.
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 38 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 12 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3. - Spese di competenza dell'esercizio finanziario 1973.
Le spese correnti, le spese in conto capitale, le spese per il rimborso di prestiti e le spese per contabilità speciali, impegnate per la competenza dell'esercizio finanziario 1973, risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in L. 135.988.142.553.
Le spese di cui al precedente comma sono state pagate in L.
67.572.065.553 e sono rimaste da pagare in L. 68.416.077.000.
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 38 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 12 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4. - Riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza.
Il riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza dell'esercizio finanziario 1973 risulta stabilito dal rendiconto consuntivo come segue: Entrate complessive L. 140.101.498.077 Spese complessive L. 135.988.142.553 ___________________ Differenza L. 4.113.355.524 Entrate tributarie entrate per quote da tributi statali ed entrate extra tributarie L. 71.048.531.848 Spese correnti L. 41.246.826.047 __________________ Differenza L. 29.801.705.801 Poiché non vi sono emendamenti, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 38 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 12 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5. - Residui attivi dell'esercizio finanziario 1973 I residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1973 risultano stabiliti dal rendiconto consuntivo per la competenza propria dell'esercizio medesimo, in L. 60.110.641.926 (articolo 2 della presente legge).
Poiché nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - Residui passivi dell'esercizio finanziario 1973.
I residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1973 risultano stabiliti dal rendiconto consuntivo, per la competenza propria dell'esercizio medesimo, in L. 68.416. 077.000 (articolo 3 della presente legge).
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7. - Risultato finanziario.
L'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1973 è stabilito dal rendiconto consuntivo, per la competenza propria dell'esercizio medesimo in L. 4.113.355.524 (art. 4 della presente legge).
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 7 e approvato.
Art. 8. - Disposizioni speciali.
Sono approvate le eccedenze di impegni di cui ai capitoli n. 1009, n.
1010 e n. 1422 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio finanziario 1973, in relazione alle maggiori entrate, di pari ammontare accertate nei corrispondenti capitoli n. 69, 70 e 114 dello stato di previsione dell'entrata per lo stesso esercizio finanziario.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9. - Utilizzazione dell'avanzo finanziario.
E' autorizzata l'utilizzazione dell'avanzo finanziario, di cui all'articolo 7 della presente legge: per la quota di L. 1.513.355.524, ai fini dell'integrazione straordinaria dello stanziamento di cui al capitolo n. 45 del bilancio per l'anno 1974, istituito ai sensi della legge regionale 12 agosto 1974, n.
22 per la quota di 300 milioni, ai fini dell'integrazione straordinaria dello stanziamento di cui al capitolo n. 232 del bilancio per l'anno 1974 per la quota di 1300 milioni, ai fini dell'integrazione straordinaria dello stanziamento di cui al capitolo n. 1335 del bilancio per l'anno 1974 per la quota di 1000 milioni, ai fini dell'integrazione straordinaria dello stanziamento di cui al capitolo n. 1220 del bilancio per l'anno 1974.
Il Presidente della Giunta Regionale autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Se nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 14 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? Passiamo ora alla votazione dell'intero disegno di legge n. 228.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto si n. 22 Consiglieri Hanno risposto no n. 13 Consiglieri Il disegno di legge n. 228 è approvato.


Argomento: Esercizi provvisori

Disegno di legge n. 233: "Esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 1975"


PRESIDENTE

Disegno di legge n. 233: "Esercizio provvisorio del bilancio per l'anno 197 5" Art. 1. - E' autorizzato, ai sensi dell'articolo 79 dello Statuto regionale, l'esercizio provvisorio del bilancio per l'anno finanziario 1975, fino a quando la relativa legge di approvazione non sarà entrata in vigore e comunque non oltre il 28 febbraio 1975.
Per l'esercizio provvisorio si osservano lo stato di previsione dell'entrata e lo stato di previsione della spesa, nonché le relative norme contenute nel disegno di legge di bilancio, presentato dalla Giunta Regionale al Consiglio Regionale.
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2. - La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'articolo 45, sesto comma, dello Statuto.
Poiché nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 36 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Passiamo ora alla votazione dell'intero disegno di legge n. 233.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri.
L'intero disegno di legge n. 233 è approvato.


Argomento: Variazioni di bilancio

Disegno di legge n. 235: "Seconda variazione al bilancio della Regione per l'anno finanziario 1974"


PRESIDENTE

Disegno di legge n. 235: "Seconda variazione al bilancio della Regione per l'anno finanziario 1974" Art. 1. - Variazioni all'entrata.
Nello stato di previsione dell'entrata del bilancio per l'anno finanziario 1974, saranno introdotte le variazioni di cui alla tabella A) annessa alla presente legge.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le variazioni di bilancio di cui al precedente comma.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

E' una dichiarazione di voto.
Noi ci asteniamo su questa legge in quanto la variazione stanzia dei fondi per interventi all'edilizia residenziale. Naturalmente affermiamo che non ci accontentiamo di questo stanziamento ed invitiamo la Giunta a riflettere sui risultati dei lavori della I Commissione, da cui sono emerse delle indicazioni che consentirebbero, ove esistesse la volontà politica di aumentare gli stanziamenti della casa ben oltre i sei miliardi di cui si è parlato, in quanto risulta che le disponibilità a contrarre mutui della Regione sono a tutt'oggi di circa 130 miliardi.
Disponendo di questa notevole cifra, noi pensiamo che oltre ai due e qualcosa di cui si parla nella variazione, sia possibile arrivare quanto meno alla proposta da noi formulata.



PRESIDENTE

Nessun altro desidera parlare? Pongo in votazione l'art. 1.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 3 Consiglieri Si sono astenuti n. 11 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2. - Variazioni alla spesa.
Lo stanziamento di cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno 1974 è aumentato di 2.850 milioni ai fini della copertura degli oneri derivanti da provvedimenti legislativi in materia di edilizia pubblica residenziale.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, la variazione di bilancio di cui al precedente comma.
Se nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Ha risposto no n. 1 Consigliere Si sono astenuti n. 13 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3. - Entrata in vigore della legge.
La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del sesto comma dell'articolo 45 dello Statuto.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Ha risposto no n. 1 Consigliere Si sono astenuti n. 13 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.



TABELLA A

Variazioni allo stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1974.
IN AUMENTO Rubrica n. 1 - Giunta Regionale Capitolo n. 4 Tasse sulle concessioni regionali (articoli 6, 7 e 8 della legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1) 500 milioni Capitolo n. 45 Interessi attivi sulla disponibilità di cassa sulla giacenza dei fondi economali e sulle aperture di credito agli uffici periferici 2.350 milioni ______________ Totale delle variazioni in aumento 2.850 milioni Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 4 Consiglieri Si sono astenuti n. 10 Consiglieri La tabella A è approvata.
Pongo ora in votazione l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto si n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 4 Consiglieri Si sono astenuti n. 10 Consiglieri.
L'intero disegno di legge n. 235 è approvato.


Argomento:

Interrogazioni ed interpellanze (annuncio)


FRANZI Piero, Consigliere Segretario

Interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta del Consigliere Vecchione concernente l'operazione di polizia avvenuta nei locali del Consultorio psico-medico-sociale del settore 3°-Torino est.
Interrogazione con richiesta di risposta scritta del Consigliere Zanone concernente l'aggressione da parte delle "Brigate Rosse" alle sedi del Sindacato italiano dell'auto e degli operai che le frequentano.
Interrogazione urgente con richiesta di risposta scritta dei Consiglieri Sanlorenzo e Ferraris rivolta a conoscere quali provvedimenti la Giunta Regionale intenda prendere e quale scelta di politica agraria e cooperativistica intenda perseguire in merito alla situazione venutasi a creare alla Società Produttori latte di Novara.
Interrogazione del Consigliere Beltrami in ordine alle disposizioni impartite dalla Direzione della navigazione del Lago Maggiore per trasferire 17 dipendenti dalla sede di Verbania a quella di Arona.
Interrogazione dei Consiglieri Bono e Ferraris in merito al Decreto ministeriale 28 ottobre 1974 "Trasferimento delle foreste demaniali alla Regione Piemonte" ed alla consistenza dei trasferimenti stessi.
Interpellanza del Consigliere Sanlorenzo concernente alcune richieste dei pendolari che utilizzano la linea Novara-Varallo e Novara-Borgomanero Domodossola, per ottenere un servizio migliore e più rispondente alle esigenze degli stessi.



PRESIDENTE

Ringrazio i Consiglieri per questa faticosa giornata e tolgo la seduta.



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



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