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Dettaglio seduta n.274 del 12/12/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente Esame disegno di legge relativo a: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1973" Esame disegno di legge n. 215: "Norme per l'applicazione dell'imposta sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile".
Se nessuno ha delle osservazioni da fare l'ordine del giorno si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Il processo verbale dell'adunanza del 5 dicembre 1974 è stato distribuito ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Vi sono osservazioni? Non ve ne sono, quindi si intende approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione urgente dei Consiglieri Berti - Rivalta - Minucci in merito all'acquisizione delle aree della Mandria, di Stupinigi e delle Vallere


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni e interpellanze.
Vi è un'interrogazione urgente dei Consiglieri Rivalta - Berti Minucci: "I sottoscritti Consiglieri, richiamandosi all'ordine del giorno 24.5.1973 con il quale il Consiglio Regionale ha attribuito alla Giunta l'impegno di procedere all'acquisizione delle aree de La Mandria, di Stupinigi e delle Vallere per destinarle a parchi pubblici; alla delibera del 19.7.1973 con la quale il Consiglio Regionale autorizzava la Giunta a concludere le trattative per l'acquisto di una prima parte de La Mandria; e alle dichiarazioni del Presidente della Giunta che a più riprese, su nostra richiesta, ha dato assicurazione sull'adempimento degli impegni assunti considerato che i tempi con cui viene data esecuzione all'ordine del giorno citato si protraggono oltre ogni ragionevole previsione interrogano la Giunta ed il suo Presidente per essere messi a conoscenza, in modo particolareggiato, delle modalità dei termini contrattuali con cui sino ad oggi sono state condotte le trattative e chiedono di conoscere quali sono le ragioni che hanno indotto sino ad ora ad evitare il ricorso alla procedura di esproprio di cui si era stabilito di avvalersi, se necessario, per acquisire tempestivamente al demanio regionale le aree de La Mandria, di Stupinigi e delle Vallere".
Risponde il Presidente della Giunta avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Il Consiglio Regionale ricorderà di avere autorizzato la Giunta - come del resto nell'interrogazione è sottolineato - a proseguire ed a concludere le trattative per l'acquisto della tenuta de La Mandria con una sua deliberazione del 19 luglio 1973. In quella delibera si stabilisce che il relativo prezzo venga definito, per terreni, in base al valore di esproprio indicato per le varie colture in atto dall'art. 16 della legge 22.10.1971 la 865, con l'aumento del 10% previsto dall'art. 12 di tale legge, nel caso di cessione volontaria, e per i fabbricati, invece, in base ai valori correnti di mercato.
In seguito a tale determinazione la Giunta, tenuto conto della vastità del complesso da acquistare e della complessità delle valutazioni da compiere, con sua deliberazione del 31.10.1975 affidava a due consulenti tecnici l'incarico di effettuare misurazioni, accertamenti catastali stime, valutazioni e di formulare infine proposte per consentire la sollecita definizione delle trattative per l'acquisto della tenuta.
Rifaccio un momento la storia per poter essere logico nello sviluppo delle argomentazioni.
I due consulenti tecnici, nel corso dell'espletamento che avevano avuto incarico di fare, constatavano e segnalavano l'impossibilità di addivenire a stime precise dei terreni, sulla base dei dati catastali, e ritenevano conveniente, anche economicamente, una rilevazione topografica da farsi in tempo breve suggerendo di far seguire appunto questo rilievo aerofotogrammetrico della zona oggetto dell'acquisto.
La Giunta riteneva di accogliere la proposta e con una sua deliberazione del 29 gennaio 1974 autorizzava tale rilievo e ne affidava l'esecuzione ad una ditta specializzata. Questa però è stata in grado di consegnare gli elaborati soltanto il 9 luglio scorso, avendo dovuto attendere che il competente Ministero autorizzasse l'uso.
Sulla base di questi elaborati i consulenti tecnici hanno predisposto la stima della tenuta, che è stata consegnata agli uffici regionali competenti nello scorso settembre. Dall'esame di questa stima e da indicazioni che sono state fornite dagli stessi consulenti tecnici, è emersa la necessità di designare anche un consulente legale che accompagnasse e assistesse l'Amministrazione regionale nell'esame e nella risoluzione dei molti problemi di natura giuridica che la complessa trattativa presenta. Proprio al fine di accelerare questo lavoro di indagine e l'acquisizione di questi elementi, su mia proposta la Giunta ha convenuto di affidare all'Assessore Paganelli - che è oltre tutto competente per ragioni di delega che gli è affidata essendo Assessore al patrimonio e costituendo l'acquisizione de La Mandria certamente un momento patrimoniale della Regione - il quale ha preso contatto con questo consulente legale che è stato nominato con regolare delibera della Giunta del 24.9.1974 e proseguono i contatti con i rappresentanti del proprietario della tenuta, con i suoi legali al fine di stabilire il prezzo secondo i valori di stima indicati dai consulenti tecnici della Regione. Fatto di cronaca, o di storia, come si vuol dire.
Per quanto si riferisce al problema di Stupinigi, continuano le trattative con l'Ordine Mauriziano (e ancora pochi giorni addietro ho avuto occasione di intrattenermi su questa materia con il Presidente dell'Ente ospedaliero) e con l'Università proprio per la determinazione e la specificazione del territorio che viene destinato, come è stato ritenuto essere opportuno fare, per l'insediamento delle due facoltà di Agraria e di Veterinaria, pertanto anche i lavori in questa direzione proseguono per gli accertamenti obiettivi e per renderci conto poi che cosa resta per trasformare quella realtà territoriale in un parco naturale così come il Presidente Calleri aveva prospettato fin da due anni fa e come il Consiglio Regionale ha ritenuto opportuno che la Giunta faccia per arrivare ad una conclusione.
Le trattative per le Vallere, invece, sono ancora in uno stato fluido mancando molti elementi per potere perfezionare concretamente il dialogo ed il colloquio con la proprietà. Anche questo argomento è però oggetto di attenta considerazione da parte della Giunta e credo che, nello spazio di un mese si possa dare, a questo proposito, una risposta più precisa ed esatta agli interroganti.
E questo è l'aspetto storico. Nasce l'altro aspetto che con carattere di urgenza l'interrogazione sottolinea e dice in buona sostanza: perché non provvedete, se le cose vanno così per le lunghe, ad un esproprio anzich continuare il discorso per la trattativa privata? L'argomento è estremamente delicato per talune incertezze, per taluni dubbi di natura squisitamente giuridica, al di là di quella che è la volontà politica che è stata più volte manifestata anche da me in questo Consiglio, di arrivare comunque ad ottenere la disponibilità del territorio de La Mandria ove venissero meno le possibilità di farlo attraverso le trattative dirette con una procedura di esproprio; ed è proprio sul problema relativo alla possibilità o alla non possibilità, alla certezza di potere o al dubbio, da valutarsi, che questa strada non sia perseguibile che abbiamo approfondito (il collega Paganelli, l'ufficio legislativo e legale della Regione ed io stesso) anche nei rapporti che abbiamo avuto con la proprietà, che cosa si presenti di fattibile o di non fattibile in punto di espropriazione.
I signori Consiglieri sanno perfettamente che alla Regione, in base all'art. 117 della Costituzione, spetta una competenza legislativa nelle materie dell'urbanistica, dei lavori pubblici di interesse regionale e del turismo. Lo Statuto della Regione Piemonte all'art. 5, che è stato richiamato per prospettare l'utilizzazione dello strumento dell'esproprio dichiara che la Regione nella politica di programmazione adotta le misure necessarie a conservare e a difendere l'ambiente naturale e nell'ambito delle proprie competenze istituisce parchi e riserve naturali e tutela il paesaggio.
Il discorso statutario è quindi chiaramente dichiarativo di una volontà, indicativo di un'attribuzione che la Regione si dà statutariamente senza peraltro approfondire la tematica propria dello sviluppo dell'operazione di acquisizione attraverso l'esproprio.
Il decreto delegato che è previsto dall'art. 17 della legge del maggio 1970, n. 281, relativo ai provvedimenti finanziari per l'attuazione delle Regioni a Statuto ordinario e in materia urbanistica il decreto del Presidente della Repubblica del 15.1.1972 n. 8, prevedono il trasferimento alla Regione dell'approvazione dei piani territoriali di coordinamento (art. 5 della legge del 1942, la 1150), la determinazione dell'estensione del piano intercomunale (art. 12 della stessa legge), la sua approvazione la redazione e l'approvazione dei piani territoriali paesistici (art. 5 legge del 1939 n. 1497).
L'attenzione della Giunta è stata richiamata su questa considerazione che nessuna di queste materie può ricomprendere l'acquisizione al patrimonio regionale di parchi pubblici. La questione si sta esaminando proprio sotto il profilo giuridico, difatti diciamo: il piano territoriale di coordinamento dà delle direttive da seguire nel territorio considerato stabilendo le zone vincolate, ma non ha alcun effetto ablativo della proprietà (infatti la sua creazione presuppone una procedura molto macchinosa e si discute addirittura se presupponga una disciplina di territorio estesa a tutta la regione), ma ha il solo effetto di vincolare i Comuni a conformare il piano loro al piano regionale.
Il piano intercomunale è certamente promosso dalla Regione, ma è redatto dal Comune, pertanto necessita dell'adozione, nelle forme previste per i piani regolatori generali e non dà anche qui alla Regione alcun potere ablativo.
Il piano territoriale paesistico (terza ipotesi) stabilisce le condizioni di godimento da parte dei privati degli immobili che siano ricompresi nel territorio in base all'art. 23 del regolamento del 1940, ma anch'esso non consente la sottrazione al privato della proprietà del bene.
E' pertanto quanto meno dubbio - nonostante la dizione chiara dell'art. 5 del nostro Statuto - che in base al decreto delegato (si noti bene) che è successivo all'emanazione dello Statuto, competano alla Regione poteri espropriativi di una zona che essa ritenga meritevole di assurgere a caratteristica di parco pubblico.
Si tenga conto poi che in base a una dottrina autorevole l'individuazione delle competenze regionali va fatta con criterio oggettivo e non con criterio teleologico, cioè di connessione di rapporto tra un punto ed un principio, La Regione pertanto non può ricomprendere (ad avviso di giuristi, aspettiamo il parere definitivo che non dovrebbe tardare molto e l'avv. Paganelli probabilmente avrà avuto ancora in questi giorni dei contatti in materia) nei suoi poteri le attività che possono far sentire i loro effetti sull'urbanistica, sul turismo o sui lavori pubblici, ma non sono di per sé urbanistiche, o turistiche, o attinenti ai lavori pubblici pertanto è dubbio che la Regione possa espropriare un bene solo perch l'espropriazione potrebbe servire all'assetto del territorio e l'espropriazione in sé e per sé, non essendo ricompresa nelle materie trasferite, non trapassa - e questo è stato già osservato - alla Regione soltanto perché essa potrebbe avere caratteristica ausiliaria o servente rispetto all'urbanistica, o ai lavori pubblici; o al turismo.
Con sentenza (che certamente gli interpellanti conoscono) della Corte costituzionale, del 24.7.1972, vi è stata la reiezione di un ricorso che la Regione ligure aveva avanzato contro il D.P.R. del 15.1.1972 n. 8 al quale mi sono riferito nella prima parte della risposta. In sostanza la Regione ligure protestava perché non erano state trapassate alle Regioni le competenze date dalla legge del 29.6.1939 agli organi per l'imposizione di vincoli generici e il divieto anche di modificare l'aspetto esteriore dei luoghi. La Corte Costituzionale ha detto, in quella sentenza, che il termine "urbanistica" è dalla legge delimitato (riporto testualmente l'espressione della sentenza) "all'assetto e all'incremento edilizio dei centri abitati" e solo in questo ambito, pertanto, sussiste una competenza regionale. La conservazione e la valorizzazione delle bellezze naturali di insieme e delle bellezze panoramiche ed ambientali resta allo Stato.
Pertanto non è facile - ripeto, a prescindere da quella che e la volontà politica chiaramente manifestata fin dalla prima proposizione fatta in Consiglio Regionale dal Presidente Calleri e sempre seguita da me e dalla Giunta anche successivamente - attuare in concreto l'espropriazione a favore della Regione Piemonte, degli immobili della tenuta La Mandria.
Aspetto squisitamente giuridico, al quale si aggiunge però una valutazione di carattere pratico e sostanziale che, ad avviso mio e della Giunta induce alla scelta sin qui condotta innanzi, cioè della trattativa diretta che in definitiva potrebbe in concreto dimostrarsi più rapida certamente di un'operazione di esproprio e nella sostanza identica come punto di valutazione finanziaria economica dei beni da acquisire per destinarli a parco naturale. Pertanto, quando queste argomentazioni di natura giuridica dovessero lasciare ancora qualche perplessità (e certamente a mio avviso lasciano qualche perplessità perché la materia è ancora da approfondire) le considerazioni alle quali ho fatto cenno di convenienza nella tutela e nella realizzazione dell'interesse pubblico, stanno a favore della prosecuzione delle trattative in corso. D'altra parte il Consiglio Regionale, con la delibera del 1973 ha autorizzato la Giunta Regionale a proseguire e a concludere le trattative per l'acquisto di parte della tenuta La Mandria definendone il prezzo sulla base dei valori di esproprio indicati dalla legge 1865 del 1961, con l'aumento previsto dall'art. 12 della stessa legge per l'accettazione volontaria da parte dell'espropriato nonché sulla base di una stima dei fabbricati ai valori di mercato. La stima dei fabbricati sta completandosi, questo valore è facilmente determinabile; l'altro credo sia altrettanto determinabile e l'aumento è previsto anche dalla legge, nel caso di una conclusione di trattative dirette, nella misura di un aumento del 10% di quella che è la determinazione prevista dall'art. 865.
Ripeto che la pratica è personalmente e attentamente seguita dall'Assessore Paganelli e da me, come l'impegno che la delibera della Giunta ha affidato e ancora recentemente si sono avuti dei contatti personali con la proprietà la quale si è dichiarata disposta ad accettare il prezzo determinato secondo la norma della 865 chiedendo la maggiorazione di quella somma che la legge stessa prevede.
Ritengo pertanto che questo problema non sia trascurato, anche se presenta delle difficoltà che inducono e comportano dei ritardi e delle impazienze che sono lamentate nell'interrogazione, ma che sono fatte proprie anche dal Presidente e dalla Giunta che vorrebbero chiudere questa vicenda in termini concreti prima che si esaurisca il mandato di questa legislatura.



PRESIDENTE

Interviene, per gli interroganti, il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Immagino che il Presidente della Giunta non si aspetti da me una dichiarazione positiva alla risposta che mi ha dato. Infatti devo dichiarare di essere completamente insoddisfatto per una molteplicità di motivi che vanno anche al di là della vicenda, e che riguardano più in generale il modo con cui questa Giunta opera.
Intanto dalla risposta è emerso il segno distintivo della crisi che sta attraversando il nostro Paese. Il Presidente della Giunta ci ha mostrato un quadro di questa nostra Italia in cui nessuno è responsabile; in cui è impossibile operare per rispondere ai problemi sociali che vengono posti con forza nelle grandi città come Torino; sarebbe impossibile, nel nostro Paese, trovare uno sbocco, attraverso una via legislativa, per poter dare a una conurbazione come quella torinese, dove vivono due milioni di abitanti un polmone di verde. Questo è il segno, se vogliamo marginale, ma tipico di una situazione di crisi sociale, politica e legislativa.
Di questa situazione sono individuabili le responsabilità soggettive.
Se anche le responsabilità non fossero regionali (cosa che io non ammetto e poi dirò qualcosa in proposito), se il tutto dipendesse da una legislazione nazionale, le forze di maggioranza che sono qui a governare la nostra Regione non sono forse le stesse forze di maggioranza che dal 1945 governano il nostro Paese, con oscillazione di qualche Partito? Da quattro anni è istituita la Regione, che cosa hanno fatto per attribuirle delle competenze in una materia che è così qualificante, e che riguarda problemi drammatici soprattutto per le grandi città? Il P.C.I. ha presentato una proposta di legge per trasferire la competenza piena dell'istituzione dei parchi alle Regioni: i Partiti di maggioranza che risposta danno a questa proposta di legge? Cosa fanno per mandarla avanti e per discuterla? Hanno presentato delle proposte di legge analoghe? No, non risulta. Non solo, ma non consentono che in Commissione parlamentare proceda la discussione sulla nostra proposta di legge.
Ecco allora il segno di una grave crisi che si manifesta anche attraverso queste situazioni. E quando noi diciamo che siamo forza di governo, non assumiamo posizioni che possano essere tacciate di presunzione; siamo forza di governo perché ci dimostriamo capaci di proposte valide per risolvere i problemi del Paese.
E vengo ai problemi della direzione regionale.
Il Presidente della Giunta ci ha fatto il discorso dell'impotenza. Noi non lo possiamo accettare. Il nostro è un Partito che esprime la volontà e l'esigenza di risolvere i problemi di larghi strati della popolazione e per questo il nostro è un Partito che non accetta situazioni di impotenza. Pu accettarle la D.C., ma noi non possiamo acconsentire che l'impotenza della D.C. diventi l'impotenza di una istituzione come la Regione. La risposta del Presidente della Giunta ci ha tracciato un quadro, immutabile dell'impotenza della Regione.
La risposta è caratterizzata da una volontà, che io voglio sperare sia soltanto personale del Presidente della Giunta, di immergersi, avvilupparsi nelle formule di una legislazione sorpassata, per legarsi le mani, per chiudersi gli occhi. Ciò porta a non vedere che c'è bisogno di interpretare le leggi in forma innovativa; l'istituzione della Regione impone che tutte le leggi siano viste in una visione innovativa. La costituzione della Regione non può ammettere che tutto sia rimasto invariato: la legislazione sui parchi e sull'urbanistica è del 1942; da allora è avanzato un processo di aggiornamento interpretativo, che dovrebbe aver fatto un salto di qualità con l'istituzione della Regione.
Credo che sia un atteggiamento personale, questo, del Presidente della Giunta.....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No no, è un atteggiamento responsabile, non è impotenza, è ricerca del mezzo, dello strumento.



RIVALTA Luigi

Allora, se è di tutta la Giunta, ancora peggio, ma credo sia una posizione politica completamente sbagliata quella di...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una posizione giuridica.



RIVALTA Luigi

.... di nascondersi dietro alle leggi, di cercare tutti i cavilli di una vecchia struttura legislativa per non fare. Non è così che si amministra, non è così che si assume la responsabilità della gestione del nuovo istituto regionale. Responsabilità della gestione del nuovo istituto regionale vuol dire cercare anche attraverso l'uso delle vecchie leggi, la possibilità di comportamenti innovativi, fare modificare le interpretazioni, la dottrina, la giurisprudenza. C'è un'evoluzione che deve essere promossa responsabilmente dalla Regione. A questo compito il Presidente della Giunta, in questo caso come in altri, si è dimostrato assolutamente incapace o addirittura concettualmente non disponibile. Ci significa non percepire l'importanza del ruolo che la Regione deve svolgere.
Mi si dice che la Regione non ha nessuna competenza specifica. Io dico: intanto la Regione cerchi di trovare competenze anche indirette per intervenire. Noi le avevamo anche indicate: nel 1972 abbiamo presentato una legge per l'istituzione del parco delle Vallere. Non avete voluto assolutamente giudicare quella legge; era una legge che intanto dava una possibilità di intervento alla Regione. Nell'elenco che il Presidente della Giunta ha letto circa le competenze trasmesse con decreto delegato n. 8 alla Regione, non ha incluso quella che consente alla Regione di imporre i termini per la formazione dei piani particolareggiati, in esecuzione dei piani regolatori. Lei alza le spalle come se si trattasse di una cosa non importante, ma qui c'è la dimostrazione...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non pertinente, non "non importante".



RIVALTA Luigi

...che lei cerca i cavilli per giustificare la sua non volontà di agire e non cerca invece le condizioni che le darebbero una possibilità certa di intervenire.
Se per esempio per Moncalieri non si fosse ricorso all'artificio che ha usato il Presidente Calleri, con il quale si è cancellata l'indicazione di destinazione della zona delle Vallere (per cui ora la variante al piano regolatore introdotta prevede zona bianca), ma si fosse data la destinazione a parco come noi chiedevamo, all'approvazione di quella variante la Regione avrebbe potuto imporre al Comune di Moncalieri, entro una certa data, (di pochi mesi e non dei tanti che già son passati) di formulare il piano particolareggiato, e attraverso a questo di procedere all'esproprio di quelle aree. Ecco una strada che avrebbe consentito alla Regione di arrivare rapidamente per le Vallere all'espropriazione di quei terreni. Ma qui si continua a dire, a distanza di due anni da quando noi abbiamo posto il problema, che le trattative sono fluide per le Vallere che ci sono contatti con la proprietà, che la soluzione è prossima.
Ricuperiamo quei ritardi, introduciamo nel piano regolatore di Moncalieri l'indicazione di "zona parco" alle Vallere; imponiamo al Comune di Moncalieri di fare il piano particolareggiato, e attraverso a questo si procede all'esproprio.
Lo stesso ragionamento vale per La Mandria e per Stupinigi. Per quel che riguarda gli strumenti urbanistici di Venaria e Druento, ad un'interrogazione da noi presentata, ha risposto l'Assessore Benzi poche settimane fa. In quei piani le aree de La Mandria sono destinate ad area verde. Il piano regolatore è approvato. Si fissino i tempi per il piano particolareggiato, e attraverso a questa via si passi all'esproprio.
Quindi strade percorribili ce ne sono, soltanto che non si vogliono prendere in considerazione.
Inoltre la legge 865, all'art. 9, dice chiaramente che la procedura di esproprio è consentita anche per l'istituzione dei parchi. Non è forse questo un elemento innovativo, che viene ad inserirsi su vecchie leggi, e introduce nuove possibilità? Questa possibilità non è assolutamente stata presa in esame.
Per non dire poi di Stupinigi dove ogni iniziativa stagna da più di un anno e mezzo. Qui si tratta di un rapporto tra amministrazioni pubbliche tra l'altro politicamente governate dalle stesse forze, per cui, se si volesse, si potrebbe procedere rapidamente. Invece no, e qui il Presidente della Giunta ci presenta una serie di difficoltà, e pone addirittura la Giunta a rimorchio dei tempi imposti dai consulenti tecnici che si è data.
Ebbene, nell'ottobre del 1973 è stato dato l'incarico ai consulenti tecnici per fare una stima; questi hanno impiegato tre mesi per dire che la stima non si può fare senza disporre di un rilievo topografico. Sono convinto che il rilievo topografico serva: bisognerà conoscere in maniera particolareggiata quel terreno nel momento in cui attueremo il parco. Oggi però non è indispensabile; le stime si sono sempre fatte attraverso ai documenti catastali. Mi sembra molto strano richiedere a gennaio il rilievo topografico. Tra l'altro l'area torinese è dotata di un rilievo aerofotogrammetrico da cui era possibile rilevare le indicazioni topografiche.
Non solo, ma a luglio del 1974, i tecnici dicono che è bene consultare dei giuristi; e la Giunta dilaziona sino al settembre '74 il ricorso ai giuristi. Ma la Giunta ha un potere di iniziativa che comprende anche la capacità di giudizio giuridico, che cos'è questo demandare ai tecnici e farsi trascinare per un anno dalle loro incertezze? Noi vogliamo una Giunta che sia capace di prendere responsabilmente le decisioni; e certo per questo può sentire i tecnici, ma non può farsi trascinare da loro e giustificarsi attraverso loro.
Ecco quindi che di fronte alla risposta che ci ha dato il Presidente della Giunta, considerata l'importanza che ha il problema di acquisire delle aree a parco nell'area torinese, dobbiamo dichiararci completamente insoddisfatti. Dobbiamo anche dire che questa risposta è anch'essa il segno della incapacità di questa maggioranza.



PRESIDENTE

Vi è un'interrogazione del Consigliere Carazzoni relativa alla necessità di dare alla stampa gli atti del quinto simposio internazionale ma Carazzoni è assente perché gli è nato un maschietto, quindi gli verrà data risposta scritta.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Ferraris - Marchesotti - Revelli sulle iniziative per ottenere la revoca dell'aumento dei prezzi dei fertilizzanti deliberato dal C.I.P


PRESIDENTE

C'è un'interpellanza dei Consiglieri Ferraris, Marchesotti, Revelli.
Revelli ha avuto un incidente, ma vedo che c'è Ferraris.
"Iniziative per ottenere la revoca dell'aumento dei prezzi dei fertilizzanti deliberato dal C.I.P.".
Desidera illustrarla? La parola all'interpellante Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Prendo la parola anche se il testo dell'interpellanza è sufficientemente ampio, articolato e chiaro sia per quanto riguarda la sostanza del problema, sia per quanto riguarda le iniziative proposte.
Anzitutto voglio lamentare il fatto che si è atteso fino ad oggi a discutere un'interpellanza che porta la data dell'8 ottobre e che sollecitava un intervento tempestivo, o quanto meno una pronta iniziativa da concertarsi tra le Regioni, per un'autorevole presa di posizione ed un intervento diretto ed immediato sul CIP e poi sul governo.
Per quanto riguarda la sostanza i fatti sono noti, l'interpellanza si riferisce all'aumento che è stato definito dai giornali, dalle organizzazioni uno scandalo, un colpo di mano, un premio all'aggiottaggio stabilito in data 4 ottobre, quando il Governo era già dimissionario, a favore della Montedison e dell'ANIC-ENI: per i concimi fosfatici il 40% e per gli azotati dal 4 al 6%.
Si tratta di un ulteriore aumento che è venuto ad aggiungersi a quelli stabiliti 6/7 mesi prima e che erano già stati del 123% per i fosfatici del 41% per gli azotati, del 30% per i potassi. Ma la cosa grave è che l'aumento è stato deciso senza discuterne con il Comitato Tecnico del CIP quando non c'era neppure più l'autorità politica per farlo ed è venuto dopo che una serie di manovre avevano fatto sì che questi prodotti sparissero, o quasi, dal mercato, quando tutti sapevamo che vi era una manovra intesa ad imboscare le scorte, ad esportarle, mentre queste due importanti aziende che agiscono in una situazione di monopolio, non consegnavano (specie alle cooperative) o consegnavano soltanto alla Federconsorzi la quale ha usato la stessa politica.
Non sto a sottolineare la gravità della cosa e le conseguenze sul piano di un'ulteriore incentivazione alla lievitazione dei prezzi, alla riduzione dei redditi agricoli e via di seguito, ma data la situazione venutasi a determinare, con questa interpellanza, volevamo sollecitare un'immediata iniziativa da parte della Regione affinché con le altre Regioni, definisse una vera e propria politica dei fertilizzanti, un vero piano di produzione che desse tutte le garanzie per quantità e qualità e soprattutto per un severo controllo dei prezzi.
Noi abbiamo chiesto (riteniamo sia ancora possibile se non è stata fatta) un'azione che tenda a coordinare anche quella delle altre Regioni per sostenere le rivendicazioni delle organizzazioni affinché il controllo dei prezzi, delle quantità e delle qualità venga fatto in una riunione periodica fra Governo, rappresentanti di queste aziende che lavorano in regime di monopolio, organizzazioni professionali, con l'assistenza appunto delle Regioni.
Sono cose che avrebbero dovuto essere già state fatte, sono ansioso di sapere se qualcosa si è ottenuto e se il ritardo non è stato del tutto vano



PRESIDENTE

Ha la parola l'Assessore all'agricoltura, Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Se c'era un argomento su cui la Giunta era pronta a rispondere da tempo era proprio questo, anche perché c'è stata una serie di interventi, in proposito, ma da alcune sedute, per accordi intercorsi tra i Capigruppo non si è dato corso alle risposte ed interrogazioni ed interpellanze.
Sul prezzo dei concimi l'Assessorato ha svolto alcune azioni di cui dirò, però, come è noto, il Comitato prezzi purtroppo, con provvedimento 5.10.74, ha dovuto riconoscere aumenti del prezzo base dei fertilizzanti: per iperfostati minerali l'aumento si aggira sul 40% ed è conseguente all'aumento da 20 a 83 dollari la tonnellata delle fosforiti di importazione dall'Algeria; per la calcioceramide il prezzo franco vagone frontiera Brennero è stato aumentato del 50% per gli aumenti richiesti dalle fabbriche tedesche, le quali pretendono pure il pagamento anticipato della merce. Molto minori risultano invece gli aumenti di prezzi per gli azotati semplici, che oscillano sul 12%. Il contenimento di tale maggiorazione di prezzo è conseguenza della decisione del Governo di bloccare il prezzo del metano industriale.
Da quanto sopra esposto emerge che sono stati gli aumenti in campo internazionale ad aver fatto maggiormente lievitare i prezzi. I produttori agricoli però, dovendo subire un ulteriore aggravio dei costi di produzione, hanno manifestato, tramite le loro organizzazioni l'opposizione ai continui aumenti dei fertilizzanti chiedendo nel contempo misure collaterali compensative, come l'esonero dall'IVA, il blocco delle esportazioni dei fertilizzanti ecc.
Anche la Regione ha operato in tal senso: infatti, alla richiesta presentata recentemente al CIP di Torino dalle Associazioni commercianti di fertilizzanti di aumento delle spese di trasporto e di facchinaggio per la calcioceramide e per gli iperfosfati minerali, con pronto ed opportuno intervento è riuscita a bloccare, almeno per adesso, tale richiesta.
Inoltre è stato richiesto dal Ministero dell'Agricoltura, nel novembre scorso, il blocco temporaneo delle esportazioni di fertilizzanti condizionato al rifornimento prioritario del mercato interno.
Infine è stato chiesto al CIP di svolgere attenta vigilanza onde evitare, come è già avvenuto, che attraverso particolari accorgimenti possano essere immessi sul mercato prodotti che eludano ad arte la disciplina dei prezzi.
Al fine di seguire il mercato dei fertilizzanti e di altri mezzi di produzione, l'Assessorato ha impostato il servizio di rilevazione dei prezzi delle varie province del Piemonte e con il prossimo notiziario daremo dati e notizie sull'andamento dei prezzi dei concimi in tutta la Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

L'Assessore dice che la Giunta era pronta a rispondere, io contesto l'affermazione che in questo periodo di due mesi non si siano discusse interpellanze, credo ci sia stato un solo Consiglio in cui non sono state discusse.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Due.



FERRARIS Bruno

Partiamo dall'8 di ottobre, facciamo un Consiglio ogni giovedì; mi pare che c'era tempo per farlo.
Non sto ad insistere sulla dinamica, la colpa è sempre degli arabi, ma noi lo contestiamo, anche se riconosciamo che per le fosforiti c'è stato un aumento dei prezzi appunto nella misura indicata dall'Assessore.
Ha però operato e continua ad operare, come del resto per i settori che attengono ai carburanti, la manovra delle esportazioni. Prendo atto delle iniziative assunte, ma ancora non ci siamo. Noi abbiamo chiesto che, vista la dinamica scandalosa, che del resto è stata oggetto di ricorsi al Consiglio di Stato, questa decisione del CIP venga revocata per poi semmai attuarla rispettando tutte le normative previste dalla legge che regola il funzionamento del CIP.
Si tratta quindi di esprimere intanto la nostra opposizione al provvedimento e poi la sostanza finale dell'interpellanza (che mi pare non sia stata colta dall'Assessore) è se siamo o no d'accordo di sostenere lo sforzo delle organizzazioni per ottenere un incontro triangolare o quadrangolare a livello centrale che veda gli industriali del settore, il Governo e le organizzazioni (noi diciamo anche la Regione in funzione di assistenza, perché non è nostra competenza) per arrivare ad un controllo dei prezzi.
Non mi pare che dalla risposta dell'Assessore, questa, che è la questione fondamentale, emerga con la necessaria forza e che ci sia la volontà di giungere ad iniziative concrete che certo non possono essere portate avanti solo dalla nostra Regione, si tratta di studiarle con gli altri Assessorati all'agricoltura e portarle in uno dei prossimi incontri con il Ministro.


Argomento: Boschi e foreste

Interpellanza dei Consiglieri FABBRIS - RIVALTA - FERRARIS sulla costruzione di una "pista forestale" attorno al Monte Becco e al Monte Cucco. Necessità della consultazione degli Enti locali interessati, prima della realizzazione dell'opera


PRESIDENTE

Interpellanza Fabbris - Rivalta - Ferraris: "Costruzione di una "pista forestale" attorno al Monte Becco e al Monte Cucco. Necessità della consultazione degli Enti locali interessati, prima della realizzazione dell' opera".
Desiderano illustrarla? La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io desidero illustrare brevemente questa nostra interpellanza per ricordare a tutti noi i termini della cosa, che mi sembrano molto importanti.
Noi abbiamo presentato l'interpellanza raccogliendo le istanze degli Enti locali (Comunità montane e Comuni interessati) che protestavano contro la decisione di costruire una nuova strada. Io mi permetto brevemente di ricordare le motivazioni per le quali c'è stata questa levata di scudi nel Biellese che ha provocato addirittura le dimissioni del Presidente del Consorzio di bonifica contro questa decisione: si tratta di una strada non necessaria, in quanto già ne esiste un'altra di collegamento fra i due santuari, quello di Oropa e quello di San Paolo; in ogni caso si tratta non solo di una strada non necessaria, ma addirittura di un'opera pericolosa in quanto l'apertura preliminare di una pista forestale senza l'apprestamento di opere a difesa del suolo e per lo smaltimento delle acque meteoriche può rappresentare un grave pericolo per la vallata.
Inoltre le Comunità locali hanno individuato come opere prioritarie da realizzare non tanto questa strada di collegamento tra i due santuari quanto invece delle strade di arroccamento alle frazioni che ne sono ancora prive.
In ultimo la Comunità montana dell'alta Valle Cervo prima di tutto e i Comuni della vallata, nonché la Comunità della bassa Valle Cervo, hanno chiesto che in base alla legge sulla istituzione delle Comunità montane vengano attribuite a questi organismi tutte le competenze in materia e in ogni caso di essere consultati dalla Regione Piemonte prima che venga adottato un qualsiasi provvedimento. Mi sembra che siano nel loro pieno diritto. Il risultato è stato che dopo questa valanga di proteste in quella vallata l'Ispettorato forestale è intervenuto apportando una modifica al tracciato precedente. Il fatto grave però che io intendo denunciare è che quando l'Ispettorato forestale (e questa è la motivazione che ha determinato le dimissioni del Commissario del Consorzio di bonifica della vallata) è intervenuto, è andato dal Presidente della Comunità montana dell'alta Valle Cervo quasi a dirgli: non saremo mica matti a fare in maniera che vadano stornati in altre parti i finanziamenti, il progetto c'è, il finanziamento anche e sono già stati appaltati i lavori. Stiamo attenti a quel che facciamo.
Ora la valanga di proteste ha fatto sì che l'Ispettorato forestale accogliendole, abbia operato una variante nel tracciato precedente che tiene in considerazione una parte delle preoccupazioni delle Comunità, per non le coglie completamente poiché l'auspicio di quella Comunità era che questa strada, in ogni caso, non si dovesse fare e i fondi destinati a quest'opera dovessero comunque essere stornati a favore di altre opere ritenute prioritarie rispetto a questa.
Io spero che l'Assessore nel frattempo abbia potuto raccogliere tutti i dati e gli elementi necessari a tranquillizzarci, ogni caso penso valga la pena sottolineare questo metodo che esclude gli Enti locali da ogni decisione, anche quando essi rivendicano non solo la competenza, ma la possibilità di essere consultati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

In questa faccenda la Regione Piemonte è stata coinvolta dall'esterno perché erano ancora pratiche ministeriali sulle quali comunque siamo riusciti a fare luce. Infatti il Ministero dell'Agricoltura aveva interessato in proposito l'Ispettorato regionale delle foreste perch esprimesse un parere in merito alla propria possibilità di ultimare una pista così detta forestale intorno al Monte Cucco e al Monte Becco in provincia di Vercelli. L'Ispettorato regionale ha fatto i necessari accertamenti e preso contatti con gli uffici periferici dai quali è emerso che la costruzione di quella strada è osteggiata da alcune amministrazioni locali, per cui si è fatto partecipe, come ufficio periferico del Ministero dell'agricoltura, dei desideri espressi dalle predette amministrazioni dando parere contrario alla proposta ministeriale.
Allo stato attuale delle cose non si ritiene che il Ministero dell'Agricoltura e Foreste possa disporre di ulteriori finanziamenti in quanto la materia in esame è ora trasferita alle Regioni ai sensi del D.P.R. n. 11 del 1972, non si esclude però che in avvenire, se la Comunità montana della basse Valle del Cervo nella sua democratica autonomia decidesse qualche opera, questa potrà essere fatta ed in questa sede eventualmente l'argomento potrà essere preso in considerazione.
Desidero però aggiungere che la Regione, con fondi propri (e questo rientra nei suoi programmi) ha assegnato a questo Consorzio di bonifica 135 milioni dei bilanci 1972 e 1973, i quali però sono stati impegnati per altre opere, volute e progettate dal Consorzio di bonifica, che nulla hanno a che vedere con questa.
Per quanto riguarda la consultazione, da quando ho assunto l'incarico ho riunito e consultato sistematicamente i Consorzi di bonifica per cui i fondi sono distribuiti in base ad accordi che intervengono preventivamente con Consorzi di bonifica e con le Comunità montane ove hanno le competenze.
La prossima settimana avrò una riunione di tutti i Consorzi per la distribuzione dei fondi 1974; questa consultazione fa seguito ad un'altra avvenuta un mese fa nella quale abbiamo gettato le basi del programma per la ripartizione dei fondi. Noi non abbiamo altre notizie su eventuali fondi ministeriali, sappiamo che l'iniziativa di cui ha parlato la Consigliera Fabbris è bloccata e non si ritiene che possa proseguire appunto per il parere contrario che l'Ispettorato regionale delle foreste ha dato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Chiedo soltanto una cosa, soprattutto al Presidente: non riteniamo che sia ora di comportarci, nei confronti di questi restanti Consorzi di bonifica, ai termini dell'art. 17 della legge sulla montagna? Elaborando ed approvando la legge della montagna abbiamo inserito un art. 17 che prevede che le Comunità montane subentrino ai Presidenti dei consigli di valle; dal momento che non sono molti i consorzi di bonifica montana non è il caso di provvedere al loro scioglimento ed al trasferimento delle loro funzioni alle Comunità montane? Così risolveremmo un grosso problema e anche quelli della partecipazione, altrimenti ci troveremo sempre di fronte a organismi antidemocratici che non consultano ed assolvono funzioni pubbliche che sono invece degli Enti locali e in montagna delle Comunità montane. Credo che questo sia la sostanza di tutto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Semplicemente per rispondere al Consigliere Ferraris che l'altra sera il Presidente e la Giunta hanno ricevuto la delegazione regionale dell'UNCEM piemontese, al completo. Tra le altre cose è stato discusso ed esaminato anche il problema del Consorzio di bonifica che ritengo in uno spazio relativamente breve troverà una sua soluzione che mi auguro sarà di soddisfazione per tutti.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Besate - Revelli - Vecchione relativa alla partecipazione della Giunta al Consiglio di Amministrazione dell' I.S.E.F. e riorganizzazione dell'Istituto


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Besate - Revelli - Vecchione: "Partecipazione della Giunta al Consiglio di amministrazione dell'ISEF e riorganizzazione dell'Istituto".
Desiderano illustrarla? La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Ho chiesto di anticipare questa interpellanza per ragioni strettamente personali.
Prima di tutto dobbiamo tenere presente che si tratta dell'istituto che forma gli insegnanti di educazione fisica per le scuole medie inferiori e superiori artistiche del Piemonte e anche della Liguria. La nascita di questi istituti è posteriore al 1958, in base alla legge n. 88, quindi è una nascita abbastanza ritardata, ma meglio tardi che mai.
La legge istituisce l'obbligatorietà dell'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole secondarie e artistiche, problema che pone immediatamente quello della formazione degli insegnanti di educazione fisica. In Italia non esistevano istituti di questi genere, salvo quello di Roma ereditato dalla vecchia accademia della Farnesina di Orvieto collegato con l'Opera Balilla.
La maggioranza parlamentare di allora (eravamo negli anni '50) non si preoccupò però di istituire istituti di grado universitario di tipo statale, lasciò all'iniziativa di Enti pubblici di costituire istituti di grado universitario, ma pareggiato.
In Piemonte l'iniziativa è stata assunta dalla provincia di Torino, dal Comune di Torino, dalla Camera di Commercio e dall'Unione Industriale e dall'Università in base alla legge. Vennero presi così degli impegni per il mantenimento dell'istituto. In realtà l'istituto ha sempre avuto una vita grama, i ragazzi per svolgere gli esercizi e le lezioni teoriche si devono spostare da un capo all'altro di Torino in situazioni molto precarie, nello stesso tempo gli allievi sono andati aumentando al punto che in base alla legge, che lo consente, vige tuttora la prassi di limitare il numero degli allievi la cui partecipazione avviene dopo domanda e concorso. D'altro canto la vita stessa dell'istituto si è andata facendo sempre più precaria sia per il modo in cui è gestito, sia per la mancanza di attrezzature e di mezzi finanziari Non scendo in particolari ma intendo dire che lo statuto attualmente è molto burocratico e autoritario e che nei tre anni di corso, al termine dei quali si rilascia il diploma, devono essere svolti ben 36 esami, una media di dodici esami all'anno e siccome nei primi sei mesi non si danno esami nei due e mezzo successivi c'è una valanga di lavoro da svolgere che crea una situazione insostenibile sia per gli allievi, sia per gli insegnanti.
Recentemente il Comune di Torino, uno dei promotori, ha disdetto la sua partecipazione al mantenimento dell'istituto, tuttavia le cose continuano ad andare avanti più o meno bene. A sua volta l'ISEF aveva richiesto, fin dal tempo della Giunta Calleri, la partecipazione della Regione come Ente promotore o sostenitore. Noi riteniamo che gli Enti promotori (e nel testo dell'interpellanza li abbiamo voluti elencare con precisione) non possano ad un tratto lavarsene le mani, non si mette in piedi un istituto di questa importanza, che ha questa funzione sociale e formativa, per poi tirarsi indietro. Se il Comune di Torino ha dato la disdetta, per proporre la discussione, la verifica dell'istituto, bene ha fatto, ma se vuole caricare ad altri (vedi la Regione) gli oneri finanziari è un atto di furberia che non ha ragione di essere a livello di un Ente tanto importante come il Comune capoluogo della Regione.
Per quanto riguarda la Provincia di Torino, essa non ha dato disdetta però pone il problema di fatto, ricordiamo che è presentatrice di una legge regionale concernente le attività sportive ed il tempo libero che richiedono la presenza di insegnanti, operatori, animatori per cui è almeno da auspicare che partecipando la Provincia di Torino a questi problemi, si senta altrettanto partecipe delle sorti dell'ISEF e della sua riqualificazione Per quanto riguarda la Regione la nostra opinione è che essa non debba e non possa surrogare un Ente che intenda squagliarsela, sia finanziariamente che formalmente. Il ruolo della Regione deve essere quello di verifica, di coordinamento e di promozione per riqualificare la funzione dell'ISEF in attesa della riforma universitaria. Difatti il testo di riforma universitaria arrivato, dopo l'approvazione del Senato, alla Camera dei deputati, prevedeva la trasformazione di questi istituti pareggiati in istituti statali, poi la riforma non è andata in porto, com'è noto, per lo scioglimento del Parlamento e le cose sono rimaste al punto di prima.
Rimane sempre l'obiettivo della riforma universitaria, ma intanto occorre provvedere, in questo periodo transitorio, avendo presenti gli obiettivi della riforma e precorrendoli nei limiti in cui le leggi vigenti lo consentano. L'educazione fisica è diventata una necessità in tutte le scuole, dagli asili nido alle scuole materne, alle scuole elementari, alle medie, dirò di più: tutti hanno diritto di svolgere, per la propria salute attività fisiche sotto la direzione di gente capace e preparata e non soltanto di improvvisati istruttori che leggono su un manualetto che cosa si deve fare; senza prima studiare le caratteristiche fisiche di ognuno soprattutto per quanto concerne i bambini nell'età scolare.
Quindi, prima di tutto riqualificazione delle funzioni dell'ISEF.
Verifica della qualificazione e formazione degli insegnanti nei limiti delle leggi. Oggi, al termine dei tre anni di corso, viene rilasciato un diploma. Noi non abbiamo la facoltà di modificare le leggi dello Stato, le quali rimarranno tali fino a quando non ci sarà la riforma universitaria ma è evidente che, per la piena libertà concessa dalla legge stessa nella formazione dello statuto, nel rispetto del T.U. delle leggi universitarie nella liberalizzazione del piano di studi che è già avanzato anche nelle facoltà e nei corsi di laurea universitari veri e propri, è possibile rivedere il piano di studi (che oggi prevede 36 esami) e concentrarlo in modo tale da arrivare a dare una formazione di tipo nuovo, in accordo con gli insegnanti, con gli studenti, con gli esperti e vedere eventualmente (questo è possibile da parte della Regione) con gli Enti locali di promuovere dei corsi brevi post-diploma, di qualificazione, che consentano agli insegnanti di specializzarsi.
In particolare riteniamo che la Regione, nella sua azione promozionale di verifica, debba puntare, con la revisione dello statuto, a un nuovo tipo di governo dell'ISEF, un governo partecipativo, strutturato in forma nuova tanto più che dal punto di vista della legge questo è possibile perché lo statuto, rivisto e approvato dal Presidente della Repubblica, lo permette.
Verificato tutto questo la Regione, facendosi promotrice di questa azione, dovrà esaminare con gli Enti locali e non soltanto con quelli torinesi, la possibilità di una partecipazione finanziaria che consenta di dare a questo istituto le strutture necessarie alla formazione degli insegnanti e di prendere i necessari accordi con l'Università per le lezioni teoriche. La revisione dello statuto e quindi del piano di studi e del corso di formazione post-diploma darà al Piemonte la possibilità di rispondere all'esigenza di un'educazione fisica che partendo alla prima infanzia segua l'uomo durante le fasi della sua vita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, signori Consiglieri, in merito all'interpellanza presentata dai Consiglieri Besate, Revelli e Vecchione sui provvedimenti che la Giunta Regionale intende adottare in ordine alla situazione dell'ISEF di Torino, posso comunicare che questa risposta può avere esclusivamente carattere interlocutorio, per le ragioni addotte dal Consigliere Besate.
Lo scorso anno, come è risaputo, il Comune di Torino denunciava le convenzioni con la quale si era impegnato a contribuire al funzionamento di detto istituto. In seguito a ciò veniva richiesto l'intervento della Regione e si proponeva la modifica dello statuto e quindi la stipulazione di una nuova convenzione. Allora la Giunta Regionale non aveva ritenuto di intervenire in termini finanziari in quanto trattandosi di un istituto non statale non se ne ravvisavano le competenze e anche per il fatto che ci avrebbe comportato degli oneri di carattere finanziario che non poteva assumere.
Il problema è ancora attuale, io ho avuto modo di interessarmene personalmente nella primavera scorsa e dirò che non è stato possibile allora, stabilire un incontro nel quale ci fosse la partecipazione responsabile dei rappresentanti degli Enti firmatari della convenzione (mi riferisco al Comune di Torino, alla Provincia di Torino, all'Unione industriale e alla Camera di Commercio). Le riunioni fatte alla presenza in qualche caso, di semplici funzionari, non sono sufficienti per stabilire determinate cose.
Io ritengo che l'azione di coordinamento la Regione la possa e la debba svolgere per le ragioni che sono state, a mio giudizio, brillantemente esposte dal Consigliere Besate. E' fuor di dubbio che gli insegnanti di educazione fisica, con il proliferare della scuola, specialmente in questo ultimo decennio, scarseggiano o quanto meno scarseggiano quelli buoni. Io conosco personalmente, come penso anche loro, insegnanti di educazione fisica delle scuole medie che non sempre sono in grado non solo di insegnare, ma di eseguire essi stessi elementari esercizi ginnici. Di qui la necessità che vi siano scuole che producano questi tipi di docenti.
La Regione è certamente interessata perché è un problema di interesse generale, quindi sarà nostra cura, pur non essendo firmatari della convenzione essendone esclusi, assumere l'iniziativa perché vengano poste sul tappeto le formalità e il comportamento che gli Enti che già ne fanno parte sono disposti a tenere, in modo da regolamentare tutta la materia non sulla base di una partecipazione puramente burocratica e finanziaria, ma con una programmazione anche per ciò che concerne il funzionamento della scuola, le materie che si insegnano, le modalità degli esami per far sì che la scuola produca ottimi elementi a beneficio e della scuola in genere e della società, anche se i cittadini non frequentano più la scuola.
Con questo impegno la Giunta risponde che è nostra intenzione, nel giro di poco tempo, al massimo un mese o due, riproporre il tema con i risultati che si saranno raggiunti con questa iniziativa di coordinamento che la Regione intende svolgere in questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Prendo atto dell'impegno della Giunta manifestato attraverso l'Assessore Borando di affrontare il problema nei termini esatti in cui egli li ha qui espressi, che approviamo senz'altro.
Quello che mi resta da dire è che occorre prendere l'impegno di riportare il problema concretamente all'esame - non so se del Consiglio della Giunta, della Commissione o di qualche altro organismo idoneo, ma credo che l'argomento valga la pena di essere portato in Consiglio trattandosi di un istituto universitario di grande importanza; attualmente sono 600 i frequentanti, sarebbero molti di più, ma l'accesso è permesso solo a chi è in possesso del diploma di scuola media superiore. L'avvio di una politica regionale in questo campo, che coinvolga gli Enti locali e le altre forze sociali presenti in Piemonte, è così necessaria che, come ho già detto, ha visto persino la Provincia di Torino presentare un progetto di legge.
E allora, se questa è la sensibilità delle assemblee elettive, questa sensibilità si trasformi in una politica vera e propria del settore del quale l'ISEF è una parte importante, necessaria e imprescindibile.
In questo senso prendo atto positivamente dell'impegno della Giunta e siamo disponibili per la più completa collaborazione.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa, con le assicurazioni che ha dato l'Assessore Borando a nome del Governo regionale.
Lo Turco - Revelli - Raschio - Bono - Vecchione: "Intervento della Regione per regolarizzare la situazione in merito alla determinazione del prezzo dello zucchero". Risponde l'Assessore Conti.
Vi sono anche altre due interpellanze di Revelli e Lo Turco, ma Revelli ha avuto un incidente di macchina e non è presente, d'altronde manca anche l'Assessore Conti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Potrei rispondere io, ma se c'è questo impedimento...



RASCHIO Luciano

Noi siamo pronti, l'interpellanza è fatta da quattro Consiglieri, ce ne sono due presenti.



PRESIDENTE

Sì, ma due sono solo di Lo Turco e Revelli. Quest'ultimo stava venendo per discuterle in Consiglio ma ha avuto l'incidente e quindi direi che si potrebbe rispondere la prossima settimana.
Per quella dello zucchero se il Presidente della Giunta intende rispondere al posto dell'Assessore può farlo, oppure può rinviare alla prossima settimana.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io sarei disponibile, ma non vorrei che per l'assenza di Revelli, che poi in fondo è colui che ha proposto il problema che riguarda essenzialmente la provincia di Cuneo, suonasse come una scortesia.
Se gli altri sono d'accordo di assumere la responsabilità che non...



PRESIDENTE

Si tratta di due problemi urgenti e se il gruppo intendesse sostituirsi ad uno degli interroganti...



MARCHESOTTI Domenico

No, non siamo d'accordo.



PRESIDENTE

Carazzoni e Curci sono assenti, quindi avranno risposta scritta.


Argomento: Cave e torbiere

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo in merito all'autorizzazione all'apertura di cave per lo sfruttamento dei giacimenti di ghiaia e sabbia nel Comune di Varallo Pombia in violazione alla fascia di rispetto del Ticino. Orientamento ed eventuali iniziative della Giunta Regionale


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo: "Autorizzazione all'apertura di cave per lo sfruttamento dei giacimenti di ghiaia e sabbia nel Comune di Varallo Pombia in violazione alla fascia di rispetto del Ticino.
Orientamento ed eventuali iniziative della Giunta Regionale".
La parola al Vice Presidente Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore ai parchi naturali

Devo innanzi tutto fare presente che per quanto riguarda la prima parte mi limiterò a leggere la relazione predisposta dall'Assessore Paganelli, il quale ha dovuto allontanarsi improvvisamente.
La relazione dice: Ritengo sia necessario chiarire anzitutto che l'attività estrattiva in genere non è subordinata ad alcuna autorizzazione né da parte della Regione, né da parte di altri Enti.
L'art. 45 (R.D. 29.7.1927 n. 1443) stabilisce infatti che le cave sono lasciate in disponibilità del proprietario del suolo e che solamente quando questi non intraprende la coltivazione o non dà ad esse sufficiente sviluppo, si può iniziare la procedura per il rilascio della concessione.
Questa situazione determina indubbiamente dei gravi problemi che gli Assessori regionali competenti hanno ripetutamente evidenziato e rende urgente l'approvazione, da parte del Parlamento, di una legge quadro (un progetto di legge in tal senso è stato recentemente approvato dalla Commissione Industria della Camera) che consenta alle Regioni di adottare una normativa di dettaglio in linea con le più vive ed indifferibili esigenze di concreta riforma del settore (tutela del paesaggio e dell'ambiente, delle condizioni geologiche ed idrogeologiche, della stabilità delle zone circostanti).
Venendo al Comune di Varallo Pombia, devo precisare che la cava in questione venne data in concessione, con decreto del marzo 1969 e che attualmente risulta quasi tutta sfruttata. L'esercente, non riuscendo soprattutto per questioni di prezzo - ad acquistare direttamente gli appezzamenti circostanti necessari per la prosecuzione dei lavori, si è rivolto all'Amministrazione regionale chiedendo la concessione mineraria di detti terreni. L'Amministrazione regionale, accertata la coltivabilità di tali appezzamenti, si è trovata nella necessità di dare applicazione all'art. 45 del citato testo legislativo.
Pertanto, con provvedimento del Presidente della Giunta, si è dato inizio alla procedura di legge prefissando ai proprietari interessati il termine di tre mesi per iniziare opportuni lavori di escavazione.
A questo punto devo informare che nella seduta di Giunta del 9 scorso è stata adottata una delibera con la quale si respinge la domanda di concessione inoltrata dal signor Galli Vanone Giacinto, che è proprio l'istanza per la quale pendeva l'istruttoria.
Vale la pena che io aggiunga qualche precisazione trattandosi di un settore che, pur non appartenendo al mio Assessorato, ha una stretta connessione con il turismo.
Il problema è di una certa gravità: si è constatato che la legge dello Stato, anche in relazione al Codice Civile, consente al proprietario del suolo di sfruttare, senza autorizzazione alcuna da parte di nessun ente, il terreno. L'autorizzazione è collegata viceversa alla concessione che l'imprenditore può chiedere per sfruttare terreni appartenenti ad altri proprietari. E' fin troppo evidente che in questo stato di legislazione si rende indispensabile e urgente intervenire con una normativa regionale.
Per quanto mi riguarda, attraverso anche agli opportuni contatti con l'Assessorato competente, ho proposto (ed è già in fase di elaborazione concordata con l'Assessore Paganelli) un disegno di legge che imponga quanto meno l'autorizzazione all'apertura di cave di qualsiasi tipo, o in concessione ad altri; ritengo che questo tipo di normativa sia legittimo e non contrasti con i principi fondamentali che le Regioni sono tenute a rispettare nei riguardi della legislazione statale, proprio perché si chiede una autorizzazione, noi non diciamo che è vietata la coltivazione delle cave, sic et simpliciter, ma imponendo l'obbligo dell'autorizzazione mi pare che, indipendentemente dall'iter della legge quadro, possiamo adottare questo tipo di provvedimento.
Per venire alla seconda parte dell'interrogazione, colgo l'occasione per informare il Consiglio che l'Amministrazione regionale non è stata inattiva in questo settore, anzi, per quanto riguarda la salvaguardia dell'ambiente nella zona del Parco del Ticino abbiamo ottenuto risultati più concreti che non la Lombardia con l'adozione della legge; la legge lombarda, tutti lo sappiamo, ha fatto riferimento all'elaborazione del piano territoriale di coordinamento imponendo dei limiti di edificabilità allo 0,03%. Noi abbiamo seguito il procedimento inverso intanto per un motivo politico di estremo rilievo: quello di aver coinvolto le Amministrazioni locali nella prefigurazione di quanto si doveva fare per la salvaguardia dell'ambiente. Fin dalla primavera scorsa, attraverso successivi contatti, ci eravamo fatti premura di predisporre un tipo di delibera che costituisse variante agli strumenti urbanistici adottati dai singoli Comuni, prefigurando una zona ed individuandola come zona F nella quale una parte del territorio, dice la legge, può essere destinata solo ad insediamenti di interesse generale; è quindi più restrittiva dell'indice messo dalla Regione lombarda che prevede lo 0,03, lo considera praticamente zona agricola, mentre con queste deliberazioni è possibile utilizzare quel territorio soltanto per iniziative di interesse generale. Questa è stata una scelta politica e mi corre l'obbligo di rivolgere ai Comuni interessati un ringraziamento per la collaborazione prestata, per il senso di responsabilità dimostrato e anche per la solerzia con cui hanno operato, il che dimostra che quando ci si muove con buona volontà per ottenere dei risultati concreti, si può trovare, al di fuori della Regione, una collaborazione che sicuramente agevola il raggiungimento di queste finalità.
Devo dire, a titolo di informazione, che degli undici Comuni interessati soltanto uno, stranamente, non ha aderito alla richiesta, il che peraltro non compromette il significato politico degli atti deliberativi degli altri dieci Comuni.
Ora il problema, in termini concreti, si delinea in questo modo: abbiamo da un lato uno studio dell'IRES, dall'altro lo studio predisposto dall'Amministrazione Provinciale e ci sono soprattutto le deliberazioni assunte dai singoli Consigli Comunali. Le linee di demarcazione si differenziano, io però posso affermare che abbiamo già ormai concretamente individuato una linea di demarcazione che sostanzialmente recepisce quella indicata dai Comuni e che imporrà forse qualche leggera modifica per un coordinamento migliore, ma che credo non comporterà problemi particolari.
Colgo l'occasione per riprendere il discorso che è stato fatto stamane non dico per rispondere alle osservazioni fatte dal collega Rivalta, ma sicuramente la normativa in materia è estremamente difficile e individuare dei modi di intervento per quanto riguarda la costituzione dei parchi non si è dimostrato semplice e agevole. Informo il Consiglio che proprio stamane a Firenze si tiene un convegno di Assessori regionali per approfondire ulteriormente questo argomento; mi duole di non aver potuto essere presente, ma dovevo rispondere a queste interrogazioni.
Io ritengo che, al di là dello strumento già individuato del piano territoriale di coordinamento (e questo ho avuto occasione di dichiararlo in sede di Commissione congiunta della II e della V) nel momento di individuazione di strumenti concreti di intervento per la salvaguardia di determinate zone, la Giunta si sia dichiarata disponibile in un certo senso ad aggredire la legislazione dello Stato correndo i rischi che corriamo questo sarebbe il mio personale punto di vista e mi riferisco in particolare al vincolo paesaggistico che, come è già stato detto, è ritenuto di competenza statale. Peraltro direi che la legislazione regionale, se si limitasse a denunciare degli obiettivi e a non fare riferimento a strumenti operativi concreti, non sarebbe uno strumento legislativo idoneo a perseguire gli obiettivi che ci prefiguriamo. Mi pare quindi che il modo di procedere sia quello di agganciarsi ai piani territoriali di coordinamento e di individuare altri strumenti operativi che nell'attesa che il piano di coordinamento venga elaborato costituiscano un mezzo di salvaguardia dell'ambiente.
Per quanto riguarda la zona del Parco del Timo, la Giunta sta ultimando un disegno di legge nel quale è prevista l'elaborazione di un piano territoriale di coordinamento limitato agli undici Comuni che deve essere collegato al più ampio piano che riguarderà l'area del Novarese, ma io ritengo sia indispensabile individuare un piano territoriale di coordinamento limitato agli undici Comuni. Per questo ho già avuto dei contatti, non solo, ma stiamo lavorando con la sezione urbanistica proprio per predisporre questo piano che sarà recepito nel disegno di legge che la Giunta intende proporre quanto prima.
Mi pare di avere, sia pure brevemente, detto le cose essenziali informando il Consiglio sulla situazione del Parco del Ticino e sugli intendimenti operativi della Giunta nel settore più ampio dei parchi.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Io devo intanto ringraziare gli Assessori per l'impegno che hanno profuso nel rispondere alla quantità di questioni implicite ed esplicite dell'interrogazione che di per sé sembrava riferirsi soltanto ad un giacimento di sabbia e di ghiaia del Comune di Varallo Pombia, ma in realtà voleva esattamente porre tutti quei problemi che l'Assessore ha qui illustrato.
In sostanza voleva avere un risultato concreto sull'episodio ricordato e che ha provocato atteggiamenti assai difformi fra i vari soggetti (mi pare che persino il Presidente della Giunta sia sottoposto ad un procedimento giudiziario per una questione di questa natura); quella questione quindi aveva una sua rilevanza, la Giunta Regionale ha deliberato di non concedere l'autorizzazione che era stata richiesta e questo è un risultato positivo sulla questione specifica. Ma certamente l'interrogazione faceva riferimento ad una questione più generale e che mette la nostra Regione, come tutte le altre Regioni, in difficoltà ad operare con sicurezza giuridica e con strumenti adeguati qualora questi episodi si moltiplicassero stante il fatto che, come ha detto l'Assessore vi è praticamente licenza di scavare qualora il terreno sia di proprietà individuale e soltanto quando non è di proprietà individuale la licenza ha bisogno di un'autorizzazione. Se la Giunta è intenzionata a predisporre un progetto di legge che cerchi di dotare la Regione di quegli strumenti operativi di intervento che possano darci un reale potere contrattuale in questa direzione, non possiamo fare altro che chiedere che il progetto sia al più presto presentato e approvato e costituisca uno dei punti interessanti di questa ultima fase della legislatura.
La terza cosa che mi interessa del discorso è l'annuncio di un progetto di legge in avanzata fase di elaborazione che dovrebbe comprendere il piano di coordinamento territoriale per quanto riguarda tutta la fascia del Ticino.
Sono anch'io d'accordo che se portiamo a termine un'operazione di questa natura il risultato finale sarà più concreto di quello della Regione lombarda, il problema però è proprio di tempo, di contenuti e anche di metodologia perché in questa fase le cose starebbero così: 1) c'è uno studio originario dell'IRES che ha fatto una fine misteriosa perché ordinato, pagato e fatto è poi letteralmente scomparso dalla circolazione per cui persino i Comuni che hanno avuto il piacere di sapere che è stato redatto non l'hanno mai ricevuto ufficialmente in consegna da chi lo aveva ordinato e pagato, cioè l'Amministrazione Provinciale di Novara. Sono cose che succedono nel nostro Paese dove spariscono non solo i dossier segreti, ma anche i piani che vengono ordinati e pagati. Ma questa è una vicenda di cui ci siamo già occupati con l'Assessore Fonio in un convegno che si è svolto a Novara e che appartiene alla fantapolitica.
Tuttavia lo studio dell'IRES c'è, ancorché misterioso ed è piuttosto interessante.
2) C'e una politica dell'Amministrazione provinciale che si è espressa se non erro, con l'incarico affidato ad un architetto di fare uno studio sull'argomento.
3) C'è quel progetto di delibera regionale che è stata assunta dai Comuni, tutti meno uno diceva l'Assessore, e che qualora sia stata deliberata secondo le norme restrittive che qui sono state indicate, pu costituire un'eccellente base per fare il piano di coordinamento territoriale; ma a questo punto mi pare che siano mature le condizioni per mettere a confronto i tre soggetti che finora si sono occupati della materia e cioè: l'IRES che ha preparato lo studio, l'Amministrazione provinciale che ha una sua politica e i Comuni che hanno questa delibera già approvata.
La mia proposta è che si tenga al più presto, prima ancora di definire la struttura ultimativa del progetto di legge che l'Assessore ci annunciava, una riunione dei soggetti interessati: Comune, Amministrazione provinciale e IRES, in modo da metterli a confronto e fare quindi una consultazione preventiva al progetto di legge, più interessante perch potremmo arrivare a far sì che il progetto di legge, dopo che ha trovato un punto di sintesi sulle varie posizioni, abbia poi un sollecito iter; non è necessario fare una consultazione a posteriori che avrebbe in questo caso un esito meno efficace perché il Comune ha già deliberato. In caso di elaborazione del progetto di legge forse si può arrivare a questo piano di coordinamento che sarebbe estremamente interessante.
Per concludere devo però dire che questa linea che l'Assessore ci ha enunciato, appare assai diversa dal tipo di risposta che il Presidente della Giunta ha dato al collega Rivalta sull'argomento prima in discussione, noto questa differenza di atteggiamento e di taglio e spero si uniformi ad un livello più alto, ma tendenzialmente sulla linea che qui è stata espressa dall'Assessore Debenedetti.



PRESIDENTE

Direi di fare il quadro della situazione per quanto concerne le altre interrogazioni Del primo elenco, accantonata l'interrogazione del Consigliere Rossotto, cui verrà data risposta scritta non essendo presente il proponente, accantonate le due del Consigliere Nesi, per lo stesso motivo scartando altresì l'interrogazione del Consigliere Calsolaro, per la quale d'altronde era già richiesta per iscritto risposta all'Assessore Fonio, e l'altra pure del Consigliere Calsolaro per la quale il proponente dichiara di accontentarsi di risposta scritta, non rimane che discutere l'interrogazione Besate-Fabbris circa il rinnovo del Consiglio d'amministrazione dell' Asilo infantile a Brandizzo.
Del supplemento dovremmo invece discutere: l'interrogazione sulla determinazione del prezzo dello zucchero, in merito alla quale risponderà il Presidente della Giunta l'interrogazione Soldano-Visone: "Concessione contributi integrativi ai Comuni delle zone collinari", cui risponderà l'Assessore Borando l'interrogazione, pure del Consigliere Menozzi: "Risoluzione della controversia insorta nella riserva di caccia 'Armarolo'" infine, quella del Consigliere Calsolaro: "Provvedimenti a tutela dell'ambiente del progettato Parco naturale montano dell'Orsiera Rocciavrè", su cui risponderà il Consigliere Debenedetti.
Il Consigliere Visone mi ha pregato di mettere per prima in discussione la sua interpellanza, avendo necessità di allontanarsi per un impegno.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica - Opere idrauliche ed acquedotti

Interpellanza dei Consiglieri Soldano - Visone sulla concessione di contributi integrativi ai Comuni delle zone collinari premontane e montane per il trasporto degli alunni della scuola dell'obbligo


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dai Consiglieri Soldano e Visone, letta in Consiglio il 21 novembre: "Concessione contributi integrativi ai Comuni delle zone collinari premontane e montane per il trasporto degli alunni della scuola dell'obbligo".
Il presentatore desidera illustrarla? Ha facoltà di parlare il Consigliere Visone.



VISONE Carlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggetto dell'interpellanza sono certe sfasature che si notano nell'applicazione della legge sull'assistenza scolastica. Infatti, per quanto riguarda in modo particolare i trasporti, possiamo costatare come l'aver suddiviso matematicamente la somma disponibile dividendo la somma per il numero degli allievi, particolarmente nei piccoli Comuni, nelle zone collinari premontane e montane, dove gioca molto la distanza degli allievi dalla scuola, comporti notevoli sfasature e soprattutto desti perplessità nei Comuni e negli Enti che gestiscono questi trasporti. Anzi, si paventa che a brevissima scadenza i trasporti in queste zone abbiano a cessare evidentemente con grave disagio per gli allievi e conseguentemente per lo stesso funzionamento della scuola.
Scopo di questa interpellanza era dunque richiamare l'attenzione della Giunta e dell'Assessorato in modo particolare su questo problema, perché si tenga conto delle situazioni pregresse, degli impegni che la Regione aveva in passato assunto per queste zone, e si trovi la possibilità di concedere contributi straordinari affinché in questi Comuni il problema dei trasporti sia tenuto in particolare considerazione e non si debba verificare la deprecata ipotesi della cessazione di questo servizio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Borando per la risposta.



BORANDO Carlo, Assessore all'assistenza scolastica

Signor Presidente, signori Consiglieri, la legge regionale n. 27, come ognuno sa, prevede, all'art. 2, la destinazione di 3800 milioni destinati ai Comuni delegati per le funzioni primarie dell'assistenza scolastica ed in particolare i trasporti e le mense.
Bisogna dire subito che vi sono dei Comuni dove è più importante il problema dei trasporti ed altri dove è altrettanto importante il problema delle mense. Volendo raggiungere l'obiettivo del cosiddetto tempo pieno della scuola, scuola a tempo pieno, diventano importanti tanto l'uno quanto l'altro.
Prima si davano a discrezione dei contributi la dove le necessità erano più macroscopicamente emergenti. La legge non poteva che prevedere un meccanismo di distribuzione quasi aritmetica per consentire di trattare tutti i Comuni e tutti i cittadini dei Comuni della Regione Piemonte allo stesso modo, anche se nella legge è previsto un meccanismo che privilegia del solo 10 per cento i Comuni situati in zone montane oppure quelli con popolazione non superiore ai mille abitanti. Tuttavia, questa differenziazione non favorisce in misura adeguata questi piccoli centri, le cui necessità sono grandi. E' vero che ogni tanto salta fuori la polemica in virtù della quale, per esempio, il Comune di Torino, il quale negli anni scorsi otteneva circa 130-140 milioni è asceso ad un contributo che sfiora il miliardo e 350 milioni. E' però altrettanto vero che il Comune di Torino dice: sì, mi date più di un miliardo in più rispetto allo scorso anno, ma la cifra che noi destiniamo alla scuola a questo titolo è di sei miliardi e mezzo. Al che noi potremmo rispondere: se li pagavate prima, potete continuare a pagarli ora. Però, è una soluzione non tanto semplice.
Vi sono poi i Comuni, della cintura torinese, che si erano incamminati a grandi passi verso la prestazione dell'assistenza di mensa: essi, proprio per un problema contingente di disoccupazione, di messa in cassa integrazione di operai, reclamano oggi più che mai che l'assistenza mensa venga mantenuta. E vi sono altresì i Comuni di montagna: quindi, siamo ai poli opposti, dai grandi centri dove c'è l'esasperazione della concentrazione demografica andiamo alle zone dove si assiste al fenomeno inverso: un territorio molto vasto, con popolazione molto disseminata, dove i problemi di trasporto hanno importanza enorme. Ancora l'altra sera la Giunta regionale, in un incontro con l'UNCEM, con le Comunità montane, ha potuto rilevare quanto grande, quanto importante sia il problema in questo settore, esposto insieme agli altri dall'UNCEM. Quindi, bisogna far fronte all'una e all'altra cosa. Vi è poi una terza categoria di Comuni, quelli cui accennano gli interroganti, e sono i cosiddetti Comuni di campagna o di collina, tipici di alcune zone, per esempio di quasi tutta la zona astigiana e di alcune zone della provincia di Cuneo, che non sono montani e non sono cittadini, e finiscono con l'avere tutte le caratteristiche negative dei Comuni montani, per i quali è in cantiere un aiuto particolare.
Bisognerà quindi tener conto di tutto ciò, senza far coltivare eccessive illusioni, perché le disponibilità finanziarie non sono molto abbondanti. La Giunta si è impegnata ad ovviare in qualche modo, almeno per quanto concerne il presente, a queste difficoltà, rimediandovi poi successivamente in sede di revisione della legge, fra due o tre mesi, cioè dopo quattro-cinque mesi di applicazione. Quando saranno emerse tutte le carenze, sarà possibile, con il patrimonio di esperienza derivante dalla fase applicativa, procedere ad una legislazione modificata che vagli queste storture e faccia un pochino più di giustizia.
Per quanto concerne la situazione attuale, per la quale bisogna intervenire prontamente, a parte i contributi previsti dalla legge e già in via di distribuzione, per precise disposizioni e per precise deliberazioni adottate dalla Giunta, posso dare alcune comunicazioni in merito alle richieste presentate dai Consiglieri Soldano e Visone e relative ad "urgenti provvedimenti al fine di ovviare alla carenza di servizio di trasporto degli alunni esistente nei piccoli Comuni collinari".
Nella legge regionale di variazione al bilancio che abbiamo approvato la settimana scorsa, per l'anno 1974, è stato integrato il capitolo 232: "Spese e rimborsi per il trasporto gratuito degli alunni delle scuole dell'obbligo", per un importo di 600 milioni, che derivano da 300 milioni che erano nel bilancio della Pubblica Istruzione e che sono stati risparmiati su altri capitoli, e 300 milioni - questo è stato il massimo sforzo che la Giunta ha potuto compiere - da sottrarsi dal fondo comune privando, per parlar chiaro, altri settori ai quali erano in un primo tempo destinati questi fondi. Di questi 600 milioni, 50 saranno riservati agli interventi a favore di Comuni per l'acquisto di scuolabus: molti Comuni avevano provveduto all'acquisto di questi scuolabus, per svolgere il servizio in modo autonomo, ma per effetto dei ripetuti aumenti di listino degli automezzi in questi ultimi tempi hanno finito con il trovarsi nell'impossibilità di far fronte agli impegni: si tratta, quindi, di piccole integrazioni, un milione-un milione e mezzo-due milioni; gli altri 550 milioni saranno destinati ai Comuni singoli o alle Comunità montane come contributo straordinario per i servizi di trasporto.
La Giunta Regionale approverà inoltre quanto prima un articolo di legge di variazione di bilancio - occorrerà una leggina, anche di un solo articolo - relativo alla somma di altri 250 milioni, sempre come risparmio del settore dell'istruzione pubblica, che dal capitolo 1018, "Fondo occorrente per far fronte ad oneri derivanti da provvedimenti legislativi in corso", verrà stornata con una dicitura particolare al capitolo 236 "Contributi straordinari a favore di Comuni singoli o Comunità montane per l'assistenza a favore degli alunni della scuola dell'obbligo".
In totale, altri 850 milioni (300 + 300 + 250) saranno destinati a supplire alle carenze di trasporto in particolare delle Comunità montane e dei piccoli Comuni di campagna e di zona collinare e a far fronte alle spese di assistenza scolastica nel settore della mensa di alcuni Comuni della cintura torinese che si trovano in condizioni precarie proprio anche in relazione alla situazione occupazionale e di minor reddito delle popolazioni che qui più che in altri posti si è verificata.
Quanto prima si procederà a stabilire il meccanismo per la distribuzione di questi fondi. In sede di predisposizione degli atti deliberativi riguardanti i suddetti contributi si terrà senz'altro presente la situazione di questi piccoli Comuni in relazione anche all'ammontare dei contributi erogati nel decorso anno scolastico '73-'74.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Visone.



VISONE Carlo

Prendo atto di quanto l'Assessore ha detto. Vorrei ribadire la necessità che i provvedimenti enunciati siano presi al più presto possibile, proprio perché, desidero sottolineare ancora, il problema è estremamente grave ed è assai urgente risolverlo.
L'Assessore Borando ha citato il bilancio del Comune di Torino. Io vorrei citare il caso di un altro Comune, il primo che mi viene in mente Olmo Gentile: questo Comune che ha un bilancio di 5 milioni, in base alle nuove disposizioni per la ripartizione dei fondi in fatto di trasporto allievi, dovrebbe, per continuare ad offrire agli allievi che vi sono sul suo territorio la possibilità di essere trasportati gratuitamente alla sede scolastica, integrare la somma con un milione e 200 mila lire. Dobbiamo tener conto delle obiettive difficoltà in cui si trovano questi piccoli Comuni. Essi hanno bisogno di ricevere al più presto una parola rassicurante per quanto riguarda i trasporti. E' giusto che le Comunità montane siano tenute presenti; però si tenga conto che gli stessi loro gravissimi problemi si presentano in centinaia di piccoli Comuni, pressoch tutti quelli dell'Astigiano, moltissimi della provincia di Cuneo, anche se non possono essere considerati montani ed avere o vantaggi che la legge prevede per questi, in quanto non sono ubicati al di sopra di una certa altitudine.
Ringrazio comunque dell'impegno e rinnovo la preghiera che queste disposizioni vengano portate al più presto a conoscenza degli interessati in quanto penso che se sarà data loro la garanzia di un intervento, faranno uno sforzo per non lasciar mancare il servizio, facendo assegnamento anche sulla buona volontà di chi effettua materialmente i trasporti.


Argomento: Caccia

Interrogazione del Consigliere Menozzi in merito alla risoluzione della controversia insorta nella riserva di caccia "Armarolo". Regolamentazione del problema delle riserve di caccia al fine di evitare il ripetersi di gravi e spiacevoli episodi


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dal Consigliere Menozzi, letta in Consiglio in data 7 novembre '74: "Risoluzione della controversia insorta nella riserva di caccia "Armarolo". Regolamentazione del problema delle "riserve di caccia" al fine di evitare il ripetersi di gravi e spiacevoli episodi".
La risposta compete all'Assessore Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

Penso non sia necessario ricostruire le vicende di questa riserva. Mi limiterei a comunicare che con provvedimento della Giunta Regionale adottato la settimana scorsa la riserva è stata praticamente abolita.
L'istruttoria ha richiesto parecchio tempo, anche perché c'erano aspetti di carattere giuridico piuttosto complessi in relazione al funzionamento del Consorzio dato che, al limite, tutte le vicende erano riconducibili al funzionamento di questo Consorzio, in cui erano intervenute disdette revoche di disdette, quindi si era creata una situazione che atteneva più che altro all'autorità giudiziaria ordinaria.
Comunque, la Giunta, constatato che questo consorzio non funzionava così come la legge prescrive, ha ritenuto che ciò potesse costituire motivo di non rinnovo della concessione di riserva, e quindi ha accolto il ricorso dei ricorrenti contro la delibera adottata dal Comitato caccia il 29 gennaio '74, revocando praticamente la concessione per la riserva.
Questa la sostanza della decisione. Se lo si desidera posso essere più preciso in ordine alle motivazioni.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Mi dichiaro soddisfatto della risposta fornita dall'Assessore Debenedetti. Prendo atto con compiacimento della decisione adottata dalla Giunta di annullare una riserva che, per il suo carattere, lasciava adito a molti dubbi; anzi, in questi ultimi anni la situazione era venuta per deteriorarsi a tal punto da diventare fonte e motivo dell'increscioso episodio verificatosi il 20 ottobre scorso, con l'invasione, seppur pacifica, della riserva in questione.
Se ci sia stato dolo o no, nei confronti degli articoli 1 e 43 del Testo Unico, non è problema che competa a questo Consiglio Regionale: riguarda la Magistratura. A me pare comunque che il provvedimento adottato sia da approvare, perché a noi, dal punto di vista politico, competeva e compete interpretare quel fatto del 20 ottobre, anche se di modesta entità come un gesto di disobbedienza civile. Di fronte ad un tale comportamento non possiamo certamente fermarci agli effetti ma dobbiamo risalire alle cause, che sono inevitabilmente da ricercarsi in una normativa che deve essere rivista e in una regolamentazione lacunosa, che fa acqua da tutte le parti. Inoltre, anche il concetto globale di riserva, in rapporto al quale dopo tutta l'evoluzione che si è sviluppata dalle sue origini ai giorni nostri, penso sia opportuno che nella interpretazione di detto concetto occorra un ripensamento e una revisione di ordine generale. Direi che è anche auspicabile che il Consiglio Regionale e la Giunta, per quanto ad essi compete, possano arrivare a rendersi promotori di una revisione di detta normativa, per renderla più consona agli aspetti che è venuto assumendo lo sport della caccia in questi tempi, in quanto, non è più prerogativa di pochi eletti del secolo scorso, ma è diventato uno sport popolare.
Occorre soprattutto rivedere l'aspetto gestionale delle riserve. Noi vedremmo di buon grado delle riserve a gestione associata, dando eventualmente la priorità agli Enti locali e tra questi ai Comuni che ritenessero di poterle gestire in proprio, rinnovando così gli aspetti negativi che ci presentano molte riserve le quali nulla più hanno a che vedere con l'attività venatoria, in senso sportivo, perché sono invece diventate prevalentemente covi di speculazione, in cui vige la legge del "do ut des" con relative conseguenze. Comunque, mi compiaccio nuovamente con la Giunta per la decisione adottata di dichiarare nulla quella riserva.



PRESIDENTE

L'interrogazione è stata discussa.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere CALSOLARO sui provvedimenti a tutela dell'ambiente del progettato parco naturale montano dell'Orsiera Rocciavrè


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dal Consigliere Calsolaro, letta in Consiglio il 27 novembre '74: "Provvedimenti a tutela dell'ambiente del progettato parco naturale montano dell'Orsiera Rocciavrè".
La parola all'Assessore Debenedetti per la risposta



DEBENEDETTI Mario, Assessore ai parchi naturali

Il progettato parco montano dell'Orsiera-Rocciavrè costituisce un insieme paesaggistico e naturalistico di notevole interesse, estendentesi sui territori di nove Comuni: Coazze, in alta Val Sangone, Roreto Fenestrelle ed Usseaux in Val Chisone, Villarfocchiardo, S. Giorgio Bussoleno, Mattie, Meana nella bassa Val di Susa. I territori di questi Comuni convergono sui due massicci dell'Orsiera e del Rocciavrè, dai quali prende il nome il progettato parco. Il territorio si estende per circa 12.000 ettari ed è compreso fra quote varianti da mille metri sino ai 2878 metri del monte Orsiera.
Ciè premesso, devo comunicare che nell' elaborazione del piano territoriale di coordinamento questa zona è già individuata come parco naturale. C'è peraltro, a mio avviso, da apportare e da concordare con la Sezione urbanistica una rettifica della delimitazione in quanto sulla base del documento già predisposto, se non vado errato, verrebbe esclusa una zona della Val Chisone che noi riteniamo sia senz'altro da aggregare al parco.
Provvederò, per quanto mi compete, a sollecitare l'iter del piano territoriale di coordinamento, e credo che sia questo lo strumento più concreto per addivenire appunto alla creazione di questo parco.
Ci consta che ci sono iniziative tendenti alla costruzione di insediamenti residenziali, ma peraltro sulla base di una verifica possiamo affermare che generalmente si tratta di progetti riguardanti zone esterne limitrofe al confine del parco, così come sarebbe prefigurato, come nel caso di Usseaux, e di zone poste sul confine del parco stesso, come nel caso di Pian Cervetto, in comune di Bussoleno. In questa fase noi stiamo cercando di delimitare in modo definitivo il confine, allo scopo di salvaguardare un ambiente naturale di rilievo, una salvaguardia però che sia possibilmente a carattere definitivo, valida sotto il profilo dell'omogeneità e quindi comprendente anche alcune zone che nel progetto non sarebbero state incluse.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore della risposta, della quale mi dichiaro soddisfatto.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Asili nido

Interrogazione dei Consiglieri BESATE-FABBRIS sul rinnovo del Consiglio di Amministrazione dell'Asilo Infantile di Brandizzo


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Besate e Fabbris: "Rinnovo del Consiglio d'Amministrazione dell'Asilo infantile di Brandizzo".
E' competente a rispondere l'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

L'interrogazione dei Consiglieri Besate e Fabbris è relativa al funzionamento dell'Asilo infantile di Brandizzo, che è un'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza.
Già precedentemente all'interrogazione, e cioè in data 11 novembre corrente anno, un funzionario dell'Assessorato ha espletato una visita ispettiva a tale Ente, volta ad acquisire elementi relativi al suo funzionamento e ad appurare i motivi del ritardo dell'invio della documentazione necessaria al fine di procedere agli adempimenti di competenza, relativi al rinnovo dell'Amministrazione.
Da tale visita è emerso che la struttura edilizia dell'asilo - tre aule, refettorio, sala giochi, cucina, giardino - è sufficiente al numero medio di frequentanti, che si aggira sulla settantina; limitato è il numero del personale dipendente, costituito da due insegnanti abilitate, da una assistente e da una bidella; è stato inoltre rilevato che il bilancio preventivo triennale 1973-'75 e divenuto esecutivo, non avendo il CO.RE.CO.
espresso alcun rilievo Il ritardo del rinnovo del Consiglio d'Amministrazione, come ho già affermato rispondendo per iscritto all'interrogazione del Consigliere avv.
Calsolaro, è stato causato da un disguido postale. Infatti il Presidente dell'Ente, in data 31/10/1974 , con nota prot. 456, comunica di non aver mai ricevuto la lettera dell'Assessorato prot. 608 in data 3/5/1974 con cui si richiedeva la documentazione necessaria. La lettera del Presidente è conseguente ad un nostro sollecito datato 17 ottobre.
Sono comunque in grado di assicurare che tutta la documentazione occorrente è ora in possesso dell'Assessorato e che è già stato inviato al Prefetto di Torino l'elenco dei Consiglieri nominati, secondo quanto previsto dallo Statuto, affinché provveda alla designazione del Presidente ai sensi dell'art. 9 dello stesso.
Mi sembrano importanti alcune considerazioni fatte nell'interrogazione sul problema del numero dei posti di Scuola materna esistenti nel Comune di Brandizzo.
Concordo con gli interroganti che il numero dei posti di Scuola materna necessari per il Comune stesso possa aggirarsi sulle 200 unità, infatti il numero dei bambini dai tre ai sei anni residenti supera le 300 unità quindi, pur limitando la percentuale dei posti occorrenti sui potenziali utenti al 70%, si determina una previsione superiore ai 200 posti.
Pertanto, sta all'autonoma decisione del Consiglio comunale di tale Comune inoltrare domanda al Provveditorato agli Studi per l'istituzione di una seconda Scuola materna, in base alla legge 28 marzo 1968 n. 444.
In tal caso posso assicurare, dopo d'aver discusso il problema anche con l'Assessore Borando, che la Giunta regionale segnalerà agli organi competenti l'esigenza del Comune di Brandizzo di ottenere l'istituzione di una Scuola materna statale.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Besate.



BESATE Piero

Sono soddisfatto solo parzialmente, e vi spiego il perché.
Dall'ultima parte della risposta dell'Assessore abbiamo dedotto con soddisfazione la disponibilità della Giunta ad appoggiare una domanda del Comune di Brandizzo per l'istituzione di altre Scuole materne nel Comune stesso, al fine di sopperire almeno in parte la prevedibile esigenza, che del resto già si manifesta ma non può essere fronteggiata per la limitata capienza dell'attuale istituzione.
Non abbiamo né possibilità né competenza per accertare i motivi del ritardo del rinnovo del Consiglio d'Amministrazione, per giustificare il quale l'attuale Amministrazione dell'asilo adduce un disguido postale: resta comunque il fatto che l'attuale Amministrazione è perfettamente consapevole di essere scaduta il 31 dicembre '72 e purtuttavia, nonostante tutte le pressioni esercitate dal Comune, dai genitori, dalle stesse insegnanti, i suoi componenti non si son mai dati molto da fare per promuovere il rinnovo della equipe dirigente. C'è voluto un intervento del Comune, della Regione, della Prefettura per portare questo problema alla sua maturazione.
Secondo noi, è necessario che la Regione stessa segua presso la Prefettura l'andamento della procedura di nomina del Presidente, del rinnovo dell'Amministrazione il più presto possibile, altrimenti andrà a finire che anche per il nuovo anno scolastico continuerà ad operare la vecchia Amministrazione, con tutte le relative conseguenze sul funzionamento dell'asilo.
L'Assessore ha fatto presente che l'istituzione è sufficiente per il numero di frequentanti attuale, di 70-75 bimbi. Va però considerato che si tratta di una sufficienza forzata, nel senso che molti genitori che vorrebbero mandare i loro figli debbono astenersene per la limitata capienza dell'asilo. Non parliamo poi dei contenuti dell'insegnamento o dell'attività pedagogica attualmente svolto nell'asilo: le insegnanti attuali, tutte dotate di preparazione adeguata allo svolgimento delle loro mansioni, non possono far molto appunto a causa della loro insufficienza numerica, dello squilibrio nel rapporto fra insegnanti e alunni. Cosicch l'asilo ha attualmente una funzione molto aderente alla sua denominazione originaria, che equivale a struttura di custodia piuttosto che scolastica.
E siamo in un Comune di circa settemila abitanti, fortemente industrializzato, appartenente comunque alla cerchia industriale di Torino per cui sia la funzione di assistenza sia la funzione educativa di una scuola materna, anzi di più scuole materne, appaiono fondamentali e da attivare urgentemente.
Ci dichiariamo dunque soddisfatti per l'impegno preso dall'Assessore a nome della Giunta, ma riteniamo che la Regione, la Giunta debba seguire anche presso la Prefettura con assiduità incalzante la procedura per la nomina di una nuova Amministrazione, di un nuovo Presidente.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi sociali

Assicuro che interverrò.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Comitati Provinciali Prezzi

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco-Revelli-Raschio-Bono-Vecchione relativa all'intervento della Regione per regolarizzare la situazione in merito alla determinazione del prezzo dello zucchero


PRESIDENTE

Interpellanza Lo Turco-Revelli-Raschio-Bono-Vecchione, letta in Consiglio il 17/9: "Intervento della Regione per regolarizzare la situazione in merito alla determinazione del prezzo dello zucchero".
Qualcuno dei presentatori desidera illustrarla? La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Rispondo, anche a nome dell'Assessore Conti - oggi impegnato a Roma per trattative concernenti il problema della Emanuel, come dirò successivamente nelle comunicazioni -, essenzialmente perché l'interpellanza è piuttosto vecchia, in quanto risale come datazione al 17 settembre '74 (non so quando sia stata presentata e letta in Consiglio Regionale).
Vorrei, prendendo lo spunto da questo rilievo, far presente come spesso e anche questa mattina ne abbiamo avuto la riprova - interpellanze ed interrogazioni subiscano rinvii da una seduta all'altra, per l'assenza o degli interpellanti e interroganti o dell'Assessore, per cui prima di avanzare doglianze, che apparentemente risulterebbero giustificate, di ritardi, occorrerebbe analizzare sempre attentamente il complesso di circostanze per cui si risponde in una certa adunanza non essendosi risposto prima.
Il problema che si solleva ha formato oggetto di uno studio accurato dell'Assessorato e credo anche personalmente dell'Assessore Conti, di cui mi propongo di far avere copia agli interpellanti per metterli in grado di approfondire il tema, apparendo a me sufficiente un breve cenno al problema ed a quanto in ordine al problema la Giunta e l'Assessore intendono fare.
Questo non è evidentemente un problema di competenza regionale, ma la Regione ormai si occupa di tutto e deve occuparsi di tutto, facendosi soprattutto cinghia di trasmissione perché il potere centrale senta le osservazioni, le esigenze, le richieste della periferia, che arrivano sempre al banco della Regione.
I Consiglieri interpellanti sanno perfettamente, perché lo scrivono anche nell'interpellanza, e lo sanno tutti i Consiglieri regionali, che la determinazione del prezzo dello zucchero viene fatta dal Comitato interministeriale prezzi; così come abbiamo appreso tutti che la più recente determinazione di questi prezzi ha suscitato critiche anche vivaci specialmente per quanto attiene alla fase commerciale del trapasso di questo prodotto.
La situazione del commercio dello zucchero, che intorno al settembre data alla quale risale l'interpellanza, si è fatta sentire abbastanza delicata in tutta Italia e in tutto il Piemonte, ha avuto una particolare acutizzazione ed accentuazione nella provincia di Cuneo, anche perché là si sono verificati due fatti che indubbiamente hanno determinato una situazione di allarme e di preoccupazione. La stampa piemontese non ha mancato di sottolineare la situazione venutasi a creare con l'arresto, in data 14 settembre, di tre alimentaristi di Marene, e il 28 settembre di altre cinque donne titolari di negozi alimentari in Savigliano, Monasterolo e Genola. Con intervento a livello prefettizio e attraverso il Comitato interprovinciale prezzi, era stato allora comunicato ai commercianti della provincia di Cuneo, fra cui queste persone, un elenco di grossisti disposti a fornire lo zucchero a prezzi che avrebbero lasciato al dettagliante un margine variante dallo 0,68 alle 5 lire e in certi casi alle 10 lire il chilogrammo. La maggiorazione di prezzo, per quanto si riferisce agli episodi di Savigliano e Genola risultava di 10-15 lire il chilogrammo.
Naturalmente, questi arresti facevano moltiplicare le proteste dei commercianti, che avevano di già obiettivamente un contenuto. Da parte di taluni di essi si era venuti infatti nella determinazione di non mettere in vendita lo zucchero perché acquistandolo ad un certo prezzo, cioè quello fissato dal CIP, essi vendevano in perdita: qualcuno si rassegnava ad accettare la situazione per non perdere la clientela, e qualche volta faceva ricorso a queste maggiorazioni, che, se sono oggettivamente, e ancor più soggettivamente, giustificate, non possono assolutamente essere ammesse da chi, ricevuta segnalazione di vendita a prezzo maggiorato rispetto a quello determinato, deve far rispettare la legge.
L'interpellanza, prendendo le mosse da un fatto particolare, per quanto riguarda lo zucchero, punta il dito sul problema di carattere generale della determinazione dei prezzi, che viene fatta a livello di Comitato interministeriale prezzi, evidentemente qualche volta non tenendo conto delle esigenze di differenziazione fra una Regione e un'altra, proprio in relazione a taluni aspetti particolari di ciascuna Regione. E questo pone pertanto il problema, del resto ancora più acuto per quanto si riferisce ai Comitati provinciali prezzi, ai quali la Regione è invitata a presenziare come ascoltatrice, senza avere alcuna veste particolare per intervenire che a livello del CIP si modifichi tutta la struttura attraverso la quale si giunge alla determinazione, ascoltando e sentendo rappresentanti di Regione.
Ma il problema è indubbiamente molto grosso e le cause del disagio che preoccupano gli operatori del settore zucchero ed i consumatori sono certamente assai numerose. Io le accenno soltanto, ripeto, proponendomi di invitare l'Assessore a consegnare copia del suo ampio documento agli interpellanti: c'è, intanto, il grosso problema che si riferisce alla importazione: poi ce n'è un altro che si riferisce alla produzione interna agricola delle bietole, remunerazione del produttore delle bietole conservazione, trasformazione industriale della bietola in zucchero. E' una grossa questione, questa della trasformazione, con riferimenti a tutto un settore che involge i produttori e che in definitiva poi si ribalta sulla possibilità di vendita e pertanto per quelli che sono i problemi della commerciabilità del prodotto; e quando si arriva al momento della commerciabilità è ancora da porre mente ai due tempi di questa commerciabilità, a quella relativa all'ingrosso e a quell'altra, di cui ci occupiamo per i casi che sono stati segnalati, della commerciabilità al minuto, l'una e l'altra in un certo senso interdipendenti e che meritano di essere approfondite nello studio per poter presentare dei suggerimenti precisi.
Per quello che specificamente si riferisce alla provincia di Cuneo assunte informazioni a quella Camera di Commercio, sembra che la disponibilità di zucchero presso i depositi sia sostanzialmente sufficiente alle necessità; ma le vendite non avvengono come sarebbe desiderabile appunto perché il margine di utile concesso ai dettaglianti sarebbe troppo esiguo e in alcuni casi addirittura nullo e talune vendite verrebbero semplicemente fatte, come accennato, per non perdere la clientela.
Sempre secondo le notizie assunte alla Camera di Commercio cuneese pare che il costo di immissione al consumo sia più elevato in quella provincia che in altre per il maggior numero di passaggi della merce che è reso necessario dalla vastità della circoscrizione, per via delle maggiori difficoltà di comunicazione in molte zone montane e di collina e per il grande numero di piccoli centri dislocati in zone periferiche. Per cui ritiene l'Assessore Conti, a nome del quale anche do questa sintesi di una risposta più ampia che potrà essere verificata ancora anche successivamente, si dovrebbe proporre ai dettaglianti che facciano degli acquisti collettivi in modo da ridurre il danno che deriva dall'acquisizione diretta per ogni singolo venditore.
E' proposito dell'Assessorato trasmettere a tutti i Prefetti del Piemonte il testo del documento che è stato elaborato. Sono già in corso comunque, contatti con i competenti organi governativi, ai quali si manderà anche il testo di questo lavoro redatto dall'Assessorato al Lavoro.
Direttamente il contatto sarà preso con il Comitato interministeriale dei prezzi, per riferirci al tema specifico oggetto dell'interpellanza ma anche per una valutazione più larga del problema come ho avuto occasione di dire all'inizio della mia risposta, perché cioè il CIP senta nella determinazione definitiva, per le caratteristiche diverse che possono verificarsi da Regione a Regione, anche gli organi regionali prima di assumere delle decisioni.



PRESIDENTE

Chiede di parlare, per conto degli interpellanti, il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Innanzitutto, ritengo significativo il fatto che il Presidente della Giunta abbia preso personalmente la parola su questo argomento, essendo assente l'Assessore al Commercio, per dare risposta sul grosso problema dei prezzi, in generale, fissati dal CIP: noi Consiglieri di minoranza lo interpretiamo come una ulteriore riprova della volontà del Presidente della Giunta di seguire attivamente tutto quanto si è dibattuto in sede di Consiglio regionale e di tener fede agli impegni successivamente assunti come Consiglio Regionale.
Mi sia concesso di fare ancora alcune considerazioni sulla questione.
Questa interpellanza venne presentata il 17 settembre e registrata il 20 settembre. Le cose che noi abbiamo in essa denunciato hanno poi avuto un seguito veramente grave, anche sul piano della libertà del cittadino: alcuni dei commercianti incarcerati per aver venduto lo zucchero ad un prezzo maggiorato di poche lire al chilogrammo, come il Presidente della Giunta ha poco fa riferito, comprando dello zucchero in carcere in cui si trovavano si son visti chiedere un prezzo superiore a quello che essi avevano praticato e per cui erano stati arrestati. Il caso è stato poi addirittura dibattuto alla Rai-Tv, attraverso il "Gazzettino del Piemonte".
E' vero che non si tratta di cose che dipendano dalla Regione, ma certo ripugna veder privare un cittadino della sua libertà in simili circostanze e con tali motivazioni. Qui calzerebbe il discorso sulla riforma anche carceraria, sulla riforma di tutto quel contorno di vergognosa speculazione parassitaria che grava attraverso il momento oppressivo, talvolta medioevale, sul carcerato. Accantono questo discorso, al quale sono per certo che il signor Presidente della Giunta è sensibile, ma è un discorso che bisognerà portare avanti, per giungere ad una nuova strumentazione democratica, direi così, vigile fin che si vuole ma profondamente innovatrice nell'ambito delle carceri, mossi anche da questa esperienza oltre che da quelle dolorose vissute di recente in alcune carceri del nostro Piemonte.
Fatta questa premessa, noi rivolgiamo alcune richieste al Presidente della Giunta.
Anzitutto, che ci sia in questi giorni, ora che abbiamo un nuovo Governo, una riaffermazione politica da parte della Regione Piemonte tramite la sua Giunta, per una riforma del Comitato interministeriale prezzi. Questo discorso è stato evidenziato anche da altri Consigli delle diverse Regioni italiane. Occorre un coordinamento di questa attività politica, perché, secondo noi, l'on. Moro, al momento di assumersi di fronte al Parlamento la responsabilità del Governo del Paese, ha espresso l'intendimento di migliorare profondamente l'attività del Comitato interministeriale prezzi, dotandolo e arricchendolo di una sua capacità anche di indagine che fino ad oggi purtroppo non esiste. Si è quindi reso conto il Governo - in modo ancora insufficiente, però, secondo il nostro parere di Gruppo di opposizione - di come il CIP debba almeno essere rivisto. Noi chiediamo, e lo chiedono diverse Regioni, non solamente un rafforzamento tecnico e qualitativo del Comitato interministeriale prezzi ma una sua profonda riforma, che veda le Regioni, nella persona fisica del Presidente della Giunta Regionale, impegnate direttamente nella formazione dei nuovi Comitati prezzi. Questo il primo discorso, che è reale se lo facciamo proprio adesso, in queste settimane, dopo che l'on. Moro si è assunto l'impegno, anche serio, almeno pare, su questo punto.
La seconda richiesta è che si porti avanti l'iniziativa, limitata ma di per sé stessa interessante, che la Regione Piemonte ha preso in queste settimane con la costituzione del Corecom, cioè il Comitato regionale per la commercializzazione e la distribuzione dei prodotti. Perché? Intanto questo Comitato, deve essere messo in funzione e prendere conoscenza dello studio di cui il Presidente della Giunta ci ha parlato, ad esempio, in merito al problema dello zucchero. Avrà così modo già in queste settimane di operare, visto che stiamo assistendo in Piemonte allo svilupparsi di tante iniziative, indubbiamente importanti, di associazionismo fra i commercianti, che da un lato danno anche un certo tono alla battaglia contro il costo della vita e dall'altro ci impegnano a vedere anche un decentramento dell'organismo nell'ambito dei capoluoghi di provincia, dove i Comuni si sono dichiarati disposti a creare un comitato di questo tipo in ausilio a quello regionale. Penso di non essere fuori tema nel dire queste cose, sulla base della risposta del Presidente della Giunta, che dimostra che su queste questioni, ad esempio, il Consiglio Regionale piemontese non è rimasto inoperoso: ci rimane ancora parecchia strada da percorrere purtroppo, ma è una strada giusta quella che abbiamo imboccato.
Ultimo punto: la situazione bieticola. Bisogna veramente prendere la zappa a due mani e vangare profondamente verso il nuovo Governo, perch prenda in attento esame tutta la situazione bieticola in Italia. Tre anni fa venne qui discussa una interpellanza del collega Marchesotti e mia a proposito della chiusura dello zuccherificio di Spinetta Maregno, a sette chilometri da Alessandria. Era uno zuccherificio importante, in una plaga come quella dell'Alessandrino che ha una spiccata vocazione bieticola e granaria; eppure, è stato chiuso, per portare tutto a Casei Gerola, ai limiti della nostra provincia nella zona di Voghera. Si sosteneva allora la necessità di ridimensionare le colture bieticole, con una imposizione addirittura attraverso gli Ispettorati agrari, attraverso circolari precise emanate dal Ministero dell'Agricoltura. La produzione era in Italia di 14 milioni di quintali annui, mentre il fabbisogno si aggirava sui 12-13 milioni di quintali di zucchero; oggi la produzione di zucchero è ridotta a 9 milioni di quintali, contro un fabbisogno salito a 16-17 milioni. Perch questo balzo in avanti del consumo? Perché non siamo più all'epoca in cui si viveva per lo più di pane e pasta, anche se una parte ancora molto importante di popolazione, in specie di lavoratori della nostra Italia e particolarmente del Sud continua ad essere costretta a nutrirsi a base di cereali; fortunatamente abbiamo assistito ad un progredire qualitativo dell'alimentazione, con un maggior consumo di carne e zucchero.
La Giunta Regionale deve diffondere il concetto che questa battaglia per un potenziamento della bieticoltura deve passare attraverso la difesa degli interessi dei coltivatori diretti, dei contadini, che esercitano purtroppo questa attività per nulla remunerativa, da un lato, e dall'altro attraverso una lotta accanita per rimuovere le strozzature di carattere monopolistico che abbiamo in Italia, costituite da grosse società capaci di determinare il prezzo dello zucchero e quindi anche la maggiore o minore presenza del prodotto nel nostro Paese. Questi monopoli zuccherini sono tra i più reazionari, i più retrivi che si possano immaginare: la loro azione economica e politica accettata dai governi ha condizionato per gran parte lo stesso sviluppo bieticolo italiano al fine di accaparrare e gestire le massicce importazioni dall'estero del prodotto, al punto che oggi lo zucchero è, insieme alla carne, uno dei fattori di maggior peso per la passività della bilancia commerciale del nostro Paese.
La ringrazio, quindi, signor Presidente della Giunta, di questa informazione. Tengo a far presente ancora che sarebbe necessario un pensiero da parte anche della stessa Giunta Regionale su questa questione della situazione bieticola, con un intervento apposito operato subito presso il nuovo Governo, perché si abbiano impegni anche in favore del Piemonte, signor Presidente, che è sempre stata una Regione delle più importanti in fatto di produzione della barbabietola.



PRESIDENTE

Anche questa interpellanza è discussa.
Abbiamo così passato in rassegna una ventina fra interpellanze ed interrogazioni, il che costituisce un buon lavoro.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Beltrami, Curci, Falco, Giletta Giovana, Rossotto, Revelli, Cardinali, Paganelli, Conti, Fassino e Carazzoni.


Argomento:

b) Apposizione visto del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Hanno ottenuto il visto governativo: la legge: "Proroga efficacia classificazione alberghiera - Nuovo termine per la presentazione delle domande", di cui all'art. 11 della Legge regionale 12 agosto n. 23 la legge regionale 7/11/'74: "Assistenza ai lavoratori dell'industria affetti da tumori".


Argomento:

c) Progetti di legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono stati presentati: il disegno di legge n. 228: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1973", già oggi portato in discussione la proposta di legge n. 229 relativa a "Modifiche alla legge regionale 13/8/'73 n. 21 per l'esercizio della caccia nella Regione Piemonte" presentata dal Consigliere Gerini il disegno di legge n. 230, relativo a: "Convalida del decreto del Presidente della Giunta regionale 30 ottobre '74, relativo a prelievo di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste".


Argomento:

d) Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

L'Assessore Borando ha dato risposta scritta alla interrogazione del Consigliere Sanlorenzo relativa alla condizione di impiego della signora Silvia Lambertenghi, insegnante presso il Centro di formazione professionale di Novara.


Argomento: Varie

e) Quinto anniversario della strage di Piazza Fontana a Milano


PRESIDENTE

Ricorre oggi una data che ci ricorda i tragici fatti avvenuti cinque anni or sono a Milano, in Piazza Fontana. In quella circostanza, per un vile attentato, persero la vita numerosi cittadini e lavoratori.
La vicenda che ne seguì può essere ricordata come uno degli episodi più oscuri e sconcertanti avvenuti in questi ultimi anni. La reticenza nelle indagini, la lentezza nello scoprire responsabili e mandanti, le imputazioni avvenute e solo dopo lungo tempo ritrattate, costituiscono una pagina certamente non chiara e non ricollegabile a quei principi di giustizia e democrazia che vorremmo fossero costantemente obiettivo di quanti operano per la difesa dei diritti fondamentali della nostra Costituzione.
In tutti questi anni abbiamo ricordato i fatti di piazza Fontana come un punto di riferimento tragico di quella strategia del terrore e della eversione che condanniamo con fermezza e sulla quale vorremmo venisse fatta luce, individuando soprattutto i mandanti e quanti reggono e manovrano le file dell'eversione.
Molti altri gravi fatti sono avvenuti. Dopo la strage di Milano, altre stragi sono state compiute o tentate, altri interrogativi inquietanti ed oscuri restano aperti. I Consigli Regionali si sono espressi con chiarezza affinché quanti hanno la responsabilità facciano il possibile per spezzare le trame nere e per garantire la salvaguardia e la sicurezza dei cittadini e di tutti democratici.
Una ulteriore occasione per esprimere questa volontà delle autonomie regionali si presenterà presto a livello nazionale, nelle due giornate di Reggio Calabria, in cui si svolgerà il Convegno sul ruolo delle Regioni contro il neofascismo e verrà inaugurata la Mostra della Resistenza dell'antifascismo e della deportazione.
Crediamo che la manifestazione di Reggio Calabria, organizzata dai Consigli Regionali del Piemonte, della Lombardia e della Calabria costituisca una occasione ed un momento di impegno politico, morale e sociale per ribadire la condanna dei cittadini e delle istituzioni contro quelle spinte eversive che hanno trovato una tragica concretizzazione cinque anni or sono, il 12 dicembre '69, con le bombe di piazza Fontana.
Terminano qui le mie comunicazioni. Il Presidente della Giunta deve fare a sua volta alcune altre comunicazioni.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera - Fondi sanitari

Comunicazioni del Presidente della Giunta


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Si sono incontrati alla Regione Presidenti, Assessori, tecnici del settore sanitario ospedaliero; un incontro da cui sono scaturiti risultati positivi perché si è raggiunta piena concordanza sull'atteggiamento da assumere per evitare che si verifichino gravi pericoli, rischi che potrebbero intaccare, in un certo senso, la stessa vitalità dell'istituto regionale.
Il discorso era stato appena accennato, ma in modo responsabile, in quest'aula, al termine del dibattito relativo alle quattro leggi che il Consiglio Regionale ha approvato per rendere possibile l'applicazione della legge nazionale, dal collega Paganelli, il quale aveva immediatamente posto l'occhio sulle conseguenze che si avrebbero qualora la Regione si impegnasse ad assumere l'onere del pagamento di stipendi, di salari, di acquisti di materiale per gli ospedali a partire dal gennaio 1975, cioè dal momento in cui questo settore sarà affidato alla Regione.
Nel corso di questa riunione è stata sottolineata la drammaticità anche se questa espressione ha ormai perso di efficacia, poiché ormai tutto è dramma - della situazione che si viene a creare ai tanti di dicembre in previsione di quella che sarà la scadenza del 27 gennaio '75 e successivamente del 27 degli altri mesi. Si è rilevato che l'intervento assicurato da parte governativa per quanto attiene alla situazione a monte e cioè il pagamento dei debiti che gli ospedali hanno assunto nei confronti delle banche, in carenza della corresponsione degli importi dalle Mutue che ammontano a parecchie centinaia di miliardi in ogni Regione, in pratica non risolveva la questione se non per una parte, e cioè quella di indurre i tesorieri degli ospedali ad accettare dei buoni, convertibili ovviamente in moneta nel tempo, con una scadenza notevole, mentre non affrontava l'altro problema, non meno grave, della corresponsione di quanto dovuto ai molti fornitori degli ospedali, i quali pertanto continuano giustamente ad insistere per vedersi corrisposto quanto loro spetta.
Su questo primo punto i partecipanti alla riunione, rappresentanti di dodici Regioni e delle due Province autonome di Trento e Bolzano, hanno sottolineato la necessità che a livello governativo si rappresenti questa situazione. Poi il problema è stato affrontato proprio in quelli che sono i compiti più specifici della Regione: se la Regione Piemonte, ad esempio, è stata la sola, pare, delle dodici-tredici rappresentate a dichiararsi disponibile ad accettare un impegno per il mese di gennaio, slittabile come massimo a febbraio (ma, per le considerazioni che si sono venute facendo anche questo slittamento a febbraio diventa veramente molto preoccupante per la finanza regionale), tutte le altre Regioni hanno assunto un atteggiamento negativo, dicendo che la Regione non interviene con anticipazioni proprie, sostituendosi a compiti dello Stato, per pagare a gennaio, febbraio, marzo, cioè nel tempo che presumibilmente sarà scoperto di una partecipazione effettiva dell'organo centrale, corrispondendo le somme necessarie per i pagamenti. Molte Regioni non potrebbero anticipare neppure volendolo, per la ragione assorbente ed esclusiva che mancano loro i mezzi per poterlo fare; altre avrebbero invece la possibilità di farlo ma non intendono assoggettarsi ad un esborso cui non sono tenute, e sostengono che dev'essere lo Stato a provvedere, come deve provvedere, al finanziamento, che è deplorevole che ai tanti di dicembre quel fondo globale che e destinato proprio ad affrontami i problemi ospedalieri non sia ancora arrivato nemmeno all'acquisizione dei dati tecnici minuti per poterlo fare in termini concreti.
E in questo modo elevano una protesta contro l'inadempienza da parte dell'organo centrale, che ha voluto sgravarsi della grossa responsabilità del settore sanitario ed ospedaliero, passandolo alle Regioni - un passaggio che era stato insistentemente richiesto per una gestione che dovrebbe essere, anche in questo Consiglio è stato sottolineato, diversa anche da parte degli amministratori dei vari ospedali, alcuni dei quali possono condividere le responsabilità di altri per il metodo ed il sistema della conduzione - senza però provvedere contemporaneamente e contestualmente, come purtroppo molte volte è avvenuto, ad esempio per il settore dei trasporti, a mettere a disposizione della Regione i mezzi finanziari per poter portare avanti un discorso con la conseguenza che ferma restando la critica rivolta all'organo centrale, a questa si aggiungerà fatalmente la critica fatta alle Regioni, che si troveranno in una condizione addirittura peggiore perché non potranno più rivolgersi nemmeno ipoteticamente, neppure congetturalmente o concettualmente, alle Mutue, che non provvedono più a questo bisogno. Sarà allora, non esito ad affermarlo, il clamoroso fallimento della riforma ospedaliera e sanitaria proprio nel momento in cui la Regione assume le sue responsabilità in questa direzione.



FABBRIS Pierina

Con il pericolo dell'affossamento della stessa Regione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una conclusione alla quale arriverò fra breve.
Si è pertanto tutti stati concordi che la Regione Piemonte, che si era fatta promotrice di questo incontro, anche alla luce del fatto che è la sola, penso, certo la prima che ha approvato le leggi sanitarie per l'applicazione della legge fondamentale, prendesse accordi per avere un incontro con il signor Presidente del Consiglio, l'on. Moro, con il Ministro delle Regioni, che è evidentemente interessato al problema, con il Ministro della Sanità, on. Gullotti, in modo da prospettare questa situazione, chiedendo intanto la ripartizione del fondo nazionale, perch ciascuno conosca il suo titolo di credito e per vedere se questa ripartizione è fatta in modo da coprire le esigenze di ciascuna Regione; in secondo luogo, di reclamare in termini assoluti la corresponsione a partire dal mese di gennaio della quota di riparto, e, ove ciò non fosse possibile siamo tutte persone che badano al concreto e che si rendono conto delle difficoltà che si possono incontrare anche in un momento particolarmente difficile dal punto di vista lavorativo (nell'imminenza delle feste di Natale, Capodanno, Epifania eccetera) - in termini definitivi, che quanto meno il Tesoro, che è già stato anzi interessato al problema, disponga la corresponsione di acconti alle singole Regioni che si avvicinino a quella che ipoteticamente potrà essere la cifra che a ciascuna spetterà sul piano del riparto. Ove questo non avvenisse, si arriverebbe, come ha sottolineato la Consigliera Fabbris, come ha detto l'assemblea che ho presieduto all'affossamento della Regione. Perché? Perché gli istituti bancari del Piemonte, che fanno da tesorieri agli Ospedali piemontesi, hanno chiaramente detto, aderendo ad una istanza che il Presidente della Giunta a nome della Giunta ha rivolto loro affinché rendessero tranquilla la situazione di dicembre per quanto attiene alla corresponsione del salario e prima, tra il 15 e il 20 del mese, della tredicesima mensilità cominciando dalla Cassa di Risparmio di Torino per passare all'Istituto San Paolo di Torino e a tutte le Casse di Risparmio del Piemonte, che avrebbero ancora accettato questo impegno, aumentando le loro ragioni di credito avvertendo però chiaramente che se non si fosse stabilito un diverso discorso, con la Regione nuovo ente gestore dei servizi ospedalieri, si doveva escludere rigorosamente l'ipotesi di un qualsiasi ulteriore apporto finanziario delle banche per il funzionamento degli ospedali. Questo discorso mi è stato ripetuto, due o tre giorni fa, dal Presidente, che non aveva potuto essere presente a quella riunione, della Cassa di Risparmio di Torino, che evidentemente è la maggiore interessata, per il numero di ospedali ed enti anche non ospedalieri ai quali somministra spesso delle anticipazioni di fondi.
Faremo presente questa situazione in un incontro, che è già stato sollecitato anche alla Presidenza del Consiglio, essendo assente il Presidente Moro, attraverso il sottosegretario Salizzoni, con un colloquio mio diretto e con l'intesa che nella giornata di oggi ci sarebbe stata una risposta per la fissazione e la determinazione.
Ma perché la Regione assume questa posizione, che non è di contrapposizione allo Stato ma di sollecitazione affinché esso adempia ai suoi compiti, ai suoi doveri? Se così non si facesse, nel mese di febbraio noi correremmo il rischio di non riuscire a pagare né gli ospedali né i nostri dipendenti, e allora vi sarebbero due situazioni veramente drammatiche, quella ospedaliera e quella della Regione.
Vorrei aggiungere a tutto questo la considerazione, apparentemente interessata per ciascuno di noi ma aderente alla realtà, dello screditamento che alla Regione deriverebbe proprio alla vigilia della consultazione elettorale. Non pongo certo questo argomento come motivo di fondo alla valutazione complessiva che del problema dobbiamo dare; ma questa Regione, che ha faticato ad andare avanti in questi cinque anni, che riuscirà a realizzare forse ancora qualche cosa in questi cinque mesi concreti di attività che le rimangono, che ha avuto molte difficoltà e le ha superate, si troverebbe, proprio nel momento in cui poteva decollare con una presa di coscienza della soluzione di un grosso problema come quello ospedaliero e sanitario, bloccata nell'espletamento delle sue attività e delle sue funzioni non per colpa propria, e la già non eccessiva credibilità dell'opinione pubblica nei suoi riguardi (non per mancanza di informazione ma perché non ci si trova molto gusto a conoscere i problemi a studiarli, ad esaminarli da parte dei cittadini; però ad un certo momento si tirano le somme e si dà un giudizio) si ridurrebbe ulteriormente.
Poco fa il Presidente della Regione Sicilia, on. Bonfiglio, che è stato uno dei partecipanti più vivaci alla riunione dei Presidenti e degli Assessori delle varie Regioni, con la presenza dei tecnici che i vari Assessorati si sono portati per averne illuminazioni, insieme all'Assessore alla Sanità della Romagna poco fa mi cercava al telefono per darmi indicazioni e per sollecitare, probabilmente per avere la risposta che mi manca ancora da parte del Presidente del Consiglio.
Ho ritenuto opportuno informare il Consiglio di questa situazione. E' una semplice informazione, che ricalca, del resto, quel che è stato detto.
La stampa piemontese, la stampa nazionale, hanno ampiamente sottolineato questa situazione. Io metterò tutto l'impegno che mi è possibile. Voglio sperare fermamente che non ci troveremo in una situazione che porterebbe veramente a conclusioni tristi e preoccupanti. Terrò informati i Capigruppo non appena vi siano notizie relativamente all'incontro: l'Assessore alla Sanità, Armella, ha seguito tutto il dibattito, tutto questo problema affianca l'opera che il Presidente della Giunta fa come rappresentante della Regione e naturalmente darà tutto il suo apporto alla soluzione concreta del problema.
Intendo fare ancora alcune brevi comunicazioni.
In relazione al problema della Fiat, quanto ai rapporti con i dipendenti per cui vengono a cessare i momenti lavorativi fino alla data del 7 gennaio, sorgeva un delicato problema per quanti, desiderando ritornare per questo periodo abbastanza lungo di tempo ai loro paesi d'origine, per lo più nel Meridione e nel Veneto, si trovavano di fronte invece all'esigenza di rientrare prima del 2 gennaio, dovendo far riprendere la frequenza alla scuola ai figli appunto il 2 con cinque giorni di anticipo sulla ripresa di lavoro. Interessato in proposito, ho fatto un passo presso il Provveditore agli Studi, il quale si è avvalso della potestà di concedere due giorni di vacanza nell'arco di tempo dell'anno scolastico, scegliendo il 2 e 3 gennaio.
Questa mia comunicazione è diretta soprattutto a rispondere all'interrogativo proposto anche da alcuni giornali se questo sia stato fatto veramente a scopo sociale o non piuttosto al fine di favorire gli albergatori di montagna consentendo la protrazione della vacanza a coloro non certamente dipendenti Fiat, che andranno a trascorrere le festività in montagna. Ribadisco che mi sono deciso a quel passo unicamente per aderire alla richiesta di contribuire alla soluzione di questo problema che si presenta a molte famiglie di dipendenti Fiat. Se questo poi coincide con un vantaggio, che sempre si riflette sulla vita economica del Paese, per gli albergatori, si tratta di una pura coincidenza, non certamente di scopo ricercato o voluto.
Il problema della Venchi Unica è ancora in alto mare non si riesce in concreto a capire nulla di preciso. Tuttavia, nei prossimissimi giorni mi riprometto di riallacciare, con l'Assessore al lavoro Conti, i contatti e di riprendere il discorso con il Consiglio d'Amministrazione che è stato nominato il solo interlocutore possibile e accettabile in questo momento essendo caduta, credo definitivamente, la vicenda che ha nome Vassallo anche in relazione alla decisione presa dal Tribunale di Milano, o dalla Procura della Repubblica, della archiviazione della denuncia che era stata da lui proposta per una presunta irregolarità penalmente apprezzabile, non consegna del pacchetto azionario (42 mila azioni) di cui ci ha sempre parlato.
Emanuel. Sono sul tavolo della valutazione da parte del Presidente della Giunta due ipotesi, e l'Assessore al Lavoro oggi è appunto a Roma per esaminarle, con implicazioni che possono trovare soluzione soltanto a livello ministeriale. In rapporto ad esse il Presidente della Giunta ritiene di poter dire - senza dare maggiori precisazioni, dal momento che i due interlocutori hanno insistito perché la loro identità non sia rivelata prima che si sia giunti ad una conclusione della trattativa - che ha fondati motivi per prevedere, se non si verificheranno gli stravolgimenti che sempre debbono ipotizzarsi, che questa volta finalmente una soluzione possa concretamente realizzarsi. E' una previsione fondata, non una certezza: la certezza è che sicuramente l'Assessore, il Presidente, i Ministeri interessati - che in questo momento non sono soltanto quello del Lavoro ma anche quello dell'Industria, per implicazioni e competenze specifiche che in quella sede devono trovare soluzione - si stanno occupando attivamente della cosa.
Un'ultima comunicazione riguarda la possibilità, in prospettiva, di redigere il nostro bilancio con relazione a quello che è il fondo comune per le Regioni. A questo proposito il Ministro del Tesoro, con il Ministro delle Finanze, il 30 ottobre, ha provveduto con decreto a ripartire fra le Regioni a Statuto ordinario il Fondo comune, quello di cui all'art. 8 della legge 16 maggio '70. La somma complessiva ripartita è di 588 miliardi e 553 milioni, con un aumento limitatissimo, di due miliardi e 201 milioni, in percentuale lo 0,5, rispetto alla somma disponibile per l'annata passata.
Ciò evidentemente crea motivi di seria preoccupazione da parte di chi contava e sperava che la somma fosse quest'anno assai più consistente.
Noi abbiamo avuto a mezzo telegramma la notizia il 20 novembre - di cui avevo dato immediata comunicazione alla Giunta, e se non ricordo male ne avevo parlato anche in Consiglio - che la somma assegnata alla Regione Piemonte e di 52 miliardi 105 milioni 479.444 lire, di soltanto 935 milioni (l'1,8%) superiore a quella per il '74.
E' una cifra per la quale non possiamo non manifestare la nostra insoddisfazione. Tuttavia, la Regione Piemonte da questa ripartizione non esce neanche tra le più toccate, perché mentre, per esempio, il Molise ha un aumento del 10,7% e la Campania del 4,5%, la Toscana e le Marche hanno subito addirittura una riduzione, rispettivamente del 9,1% e del 7,3%.
Ma la preoccupazione più profonda non è tanto quella del riparto, che certamente è stato fatto con quello che poteva essere a disposizione rispettando delle norme di legge e dei dati finanziari obiettivi e in definitiva anche, Assessore Simonelli, credo, quello che è stato l'apporto di discussione fatto da te e da me nelle riunioni interministeriali, quanto piuttosto quella di capire se veramente vi è una volontà di farle vivere queste Regioni, dando loro l'autonomia necessaria, autonomia politica, che può essere veramente tale soltanto se è accompagnata dall'autonomia finanziaria. Il problema, cioè, è di vedere se questo aumento del fondo complessivo, del fondo comune che costituisce in definitiva il pilastro di tutti i bilanci regionali, debba restare fissato nella misura che appare da questa comunicazione.
La dimensione del Fondo comune, inadeguata, nel '74 e stata aumentata del 3,68% e con lo 0,5% di quest'anno si dilata in media del 2,50% l'anno mentre il costo della vita, il costo dei servizi pubblici, la remunerazione del personale è cresciuta nella misura che tutti conosciamo. L'argomento del Fondo comune è stato seguito con un'attenzione veramente scrupolosa dai Presidenti delle Giunte regionali e dagli Assessori regionali al Bilancio.
Già nel luglio '74, in sede di Commissione consultiva interregionale per la programmazione economica, presenti il Ministro del Tesoro e il Ministro del Bilancio, avevamo dichiarato che il maggior difetto dell'art. 8 della legge 281 è quello di avere istituito un congegno ancorato a poche imposte statali, che si sono rivelate, tra l'altro, scarsissimamente dinamiche, ed avevamo proposto un congegno ancorato a tutte le imposte sociali (e quindi anche a quelle sorte con la riforma tributaria, che si sono dimostrate e si dimostrano certamente più forti, e soprattutto più dinamiche). Inoltre avevamo proposto che, in attesa della riforma generale della legge 281 fosse approvato un provvedimento-ponte da valere per il 1975 e tale da elevare il Fondo comune di almeno il 25% rispetto all'assegnazione del 1974.
In favore di questo provvedimento-ponte si era pronunciato il Ministro del Bilancio, alla presenza del Ministro del Tesoro. Il verbale di quella seduta testimonia la validità di questa affermazione con le seguenti parole: "Dopo l'unanime richiesta della riforma della legge sulla finanza regionale, in modo da rendere più cospicue le risorse finanziarie dei nuovi enti e almeno da renderle determinabili con criteri più flessibili, onde far corrispondere i loro incrementi all'incremento generale delle entrate dello Stato; dopo aver discusso i problemi di un generale impegno di contenimento della spesa; considerate le condizioni critiche in cui versa la situazione economica del Paese..." - una realtà che anche noi non possiamo ignorare, poiché siamo degli operatori politicamente responsabili facciamo parte della compagine dello Stato regionale, del modo nuovo di esercitare compiti e poteri di governo, una realtà che deve essere valutata con criteri diversi -, il Ministro del Bilancio si impegnava a presentare in Parlamento "entro il più breve tempo possibile" il progetto di riforma della 281, che annunciava comunque l'adozione di una modifica dell'art. 8 del Fondo comune attraverso una di quelle norme transitorie definite nella prassi come leggi-ponte, precisando inoltre che con la legge-ponte di modifica del Fondo comune si sarebbero applicati quei nuovi criteri di costituzione e formazione dell' art. 8 con inizio dall'esercizio 1975.
La cosa tardava a verificarsi, e a Bologna si incontravano gli Assessori alle Finanze, per esaminare insieme i termini relativi alla presentazione dei bilanci di previsione per l'esercizio finanziario 1975 alla luce delle assicurazioni che erano state date e alla luce di quella che era in concreto la realtà. Assumevano degli impegni, rinnovavano l'istanza dell'incremento almeno nella misura del 25% per l'assegnazione 1975, motivando anche sulle difficoltà nella presentazione del bilancio '75, che comprometterà seriamente il rispetto degli impegni assunti con atto legislativo ed in ogni caso impediscono la copertura finanziaria a qualsiasi iniziativa nuova o di rifinanziamento di leggi scadute, mentre dicevano gli Assessori - è opportuno avviare a positiva soluzione i problemi del consolidamento del fondo per i programmi regionali di sviluppo dell'attivazione del fondo relativo ai contributi speciali, ritenendo infine necessaria una presa di posizione da parte delle Giunte e dei Consigli regionali.
Il nostro Assessore al Bilancio, per la nostra Regione, ha recato agli incontri, sia a quelli di Roma a livello interministeriale, sia a quello a livello interassessorile di Bologna, un apporto indubbiamente qualificato e qualificante, precedentemente illustrato alla Giunta, dimostrando e ribadendo che il vero problema da risolvere non è tanto il riparto fra le Regioni quanto la dimensione del Fondo comune, l'entità del malloppo su cui le Regioni nel loro contesto e complesso possono contare per l'esplicazione della loro attività, comunque non trascurando certamente anche il problema relativo alla ripartizione, e indicando che la perequazione dovrebbe essere concepita come riparto di una quota in più a favore di determinate Regioni anziché come un semplice strumento di riequilibrio socio-economico.
In questi giorni abbiamo avuto la conferma che alcune Regioni hanno predisposto il bilancio (la vostra Giunta Regionale si riunisce appositamente lunedì della entrante settimana per portare innanzi, e ritengo concludere, la impostazione del bilancio 1975) attenendosi all'impegno di iscrivere l'aumento del 25% sulla quota assegnata per il 1974. La Giunta Regionale della Toscana si è rimessa al proprio Consiglio per la decisione, nei tempi e nei modi che esso vorrà, sulla presa dl posizione da comunicare al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri del Tesoro e del Bilancio Presidente del Consiglio toscano ha cercato ieri di mettersi in contatto con me, ma la linea telefonica cadeva continuamente.
Qual è la nostra posizione? Posso dirvi, concludendo, che anche la nostra Regione prepara il bilancio in base alla previsione di un fondo comune maggiorato del 25%, allineandosi così alla volontà manifestata dalle altre Regioni, e manterrà fede all'impegno di chiedere al Governo quella legge-ponte che intanto potrebbe consentire una certa tranquillità per il 1975.



PRESIDENTE

Hanno così termine le dichiarazioni del Presidente della Giunta. Apro la discussione.
Chiede di parlare, il Consigliere Vecchione. Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Sostanzialmente noi condividiamo le dichiarazioni che ha fatto il Presidente della Giunta in materia di politica sanitaria, del trasferimento dell'assistenza ospedaliera dal Governo alle Regioni, perché sono state portate avanti da mesi nell'ambito di quel difficile rapporto di lavoro che abbiamo dovuto affrontare e in Commissione e in Consiglio. Sarebbe stato forse necessario che a questa linea di conduzione su questo problema si fosse addivenuti prima, nel qual caso molti punti sarebbero stati risolti.
Non a caso, poco fa, ho alzato gli occhi verso la tribuna del pubblico, per vedere se l'Assessore Armella fosse ancora là. Ci sono infatti due problemi: uno di forma, che, essendo queste dichiarazioni molto importanti la presenza dell'Assessore accanto al Presidente della Giunta mi avrebbe dato maggior tranquillità; l'altro di contenuto, perché oggi una impostazione diversa ci propone, e giustamente, il Presidente della Giunta.
Ora, a noi pare che, sebbene emerga finalmente il problema politico di fondo sul trasferimento dell'assistenza ospedaliera - riprendo qui l'interruzione della mia compagna e collega Fabbris in riferimento alla grave situazione in cui le Regioni si sarebbero venute a trovare se si fossero accollata una spesa di quella entità e al pericolo che incomberebbe sull'istituto regionale stesso qualora lo Stato non provvedesse ad erogare immediatamente a tutte le Regioni la loro quota di riparto del fondo nazionale -, problema che noi oggi guardiamo fondamentalmente per il 1975 ma al quale dovremmo pensare anche in rapporto al domani, vi sia ancora una disinformazione generale, a livello di opinione pubblica. Gli organi di stampa - è una richiesta che rivolgo, proprio perché l'istituzione regionale mantenga il suo significato - devono anche spiegare alla gente in che cosa consiste il meccanismo attraverso il quale la Regione si trova ad avere questo grosso fardello sulle spalle, questo grosso sacco nel quale non sa ancora sostanzialmente cosa potrà trovare. Bisogna riuscire a creare nella gente il convincimento che quella delle Regioni è una lotta non diretta contro lo Stato ma affinché lo Stato mantenga gli impegni che sostanzialmente si è assunto nell'agosto '74 con la previsione del reperimento sul mercato finanziario dei 2700 miliardi. In un momento nel quale le cartelle fondiarie stanno andando come stanno andando, la via perseguita pare difficilmente praticabile, ma è importante e impegnativo spiegarne il perché.
Ritorniamo al discorso di merito. Accantonata la soluzione, puramente demagogica, del dire per l'immediato: prendiamo cento miliardi della Regione e diamoli agli Ospedali, e così faremo opera di bene, noi dobbiamo prospettarci il problema con riferimento al domani. La situazione nel settore ospedaliero è andata sempre peggiorando dal 1970 al '74: già il "decretone" del '70 aveva lo scopo di ripianare i deficit delle Mutue anche se fin da allora si era detto che quel rimedio non sarebbe servito a niente, si sarebbe rivelato una pezza calda sopra una vena aperta, un cerotto che non risolveva assolutamente nulla; ora, nel 1974, ci troviamo di nuovo di fronte alla necessità di ripianare debiti che sono aumentati in una spirale inflattiva che non si è fermata.
A questo punto diciamo: ben vengano questi 2700 miliardi, anche se sappiamo che sono insufficienti, ma occorre che i costi siano rivisti, e modificare profondamente la struttura ospedaliera e sanitaria, altrimenti coloro che ci succederanno in questi banchi nel prossimo Consiglio Regionale discuteranno per un anno o due non i 5500 miliardi ma i 10500 miliardi e via di questo passo, in una spirale ascendente senza fine.
Mi richiamo qui, signor Presidente, proprio alle indicazioni che le ha mosso il Consigliere Rivalta in rapporto alla questione dei parchi, sulla necessità di assumere una volontà politica nelle scelte che si debbono fare, senza lasciarsi imbrigliare da posizioni giuridiche o paragiuridiche burocratiche o paraburocratiche. Le cito un esempio: il comportamento di un suo collega Presidente del Consiglio al tempo in cui anche lei era Presidente del Consiglio, quando scoppiò il colera a Napoli. Per i soliti conflitti di competenza fra vari enti nessuno riusciva a procurarsi il vaccino: allora il Presidente del Consiglio si assunse la responsabilità di acquistare il vaccino a prezzi competitivi con tutte le industrie farmaceutiche che c'erano in Italia. Eppure, questo Presidente del Consiglio è tuttora a piede libero ed ha svolto un'opera essenziale politica, di tamponamento di una crisi epidemica di quella entità e di quella portata, evitando che si estendesse a tutta Italia.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Mi auguro che non scoppi il colera in Piemonte, ma sia certo che se dovesse succedere travalicherei anch'io le leggi, che altrimenti non travalico.



VECCHIONE Mario

Le leggi si possono travalicare, quando ci sono necessità urgenti e impellenti come quelle che ci sono state, come quelle che esistono ora da noi per esempio per quanto concerne la degenza temporanea. Alle Molinette sta scoppiando appunto la questione della degenza temporanea, cioè di reparti inesistenti, con letti sistemati nei corridoi. A questo punto signor Presidente, visto che abbiamo toccato il nodo politico di fondo della necessità che la Regione faccia proprio tutto il meccanismo dell'assistenza ospedaliera e sanitaria e intervenga nella materia trasferita, è indispensabile che noi facciamo un'analisi specifica dei costi, all'interno del meccanismo dell'assistenza ospedaliera, per giungere ad una riforma ospedaliera reale, che possa portare ad una deospedalizzazione, ad una razionalizzazione del sistema sotto questo profilo. Credo sia proprio questo che sostanzialmente le banche le hanno chiesto avvertendo che se non si fosse fatto nulla in una certa direzione esse sarebbero state costrette a bloccare la concessione di fidi: a me di quanto chiedono le banche importa fino ad un certo punto, poiché sappiamo bene che gli istituti di credito in questi ultimi anni hanno tratto il maggior profitto possibile dagli Enti locali, dagli Enti ospedalieri seguendo un certo tipo di politica. Richiamo l'episodio citato da lei signor Presidente, dichiarandomi d'accordo sulle comunicazioni che lei ha fatto, per rimarcare la assoluta necessità di cominciare a mettere ordine nel settore sanitario e ospedaliero, valendoci, ove occorre, dei nostri poteri legislativi, in maniera da evitare che questa emorragia, che prima era emorragia dello Stato, emorragia delle Mutue, non diventi emorragia di tutto il sistema regionale. Altrimenti si arriverebbe veramente all'affossamento, non quest'anno, ma negli anni prossimi, dell'istituto regionale nel suo complesso, responsabile di non aver risposto a quanto i lavoratori, la gente si attende.



PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare, hanno termine gli interventi sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge relativo a "Rendiconto finanziario della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1973" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del: "Rendiconto finanziario della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1973". Chiede di parlare il Presidente della I Commissione, Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, la I Commissione ha preso ieri in esame questo rendiconto, in due sedute, prima di un gruppo di Consiglieri incaricati dell'esame più strettamente tecnico, successivamente in seduta plenaria.
Alla seconda seduta era presente anche l'Assessore al Bilancio. Nel corso della discussione sono emerse perplessità rispetto all'attribuzione dei fondi di risulta, cioè dell'avanzo di amministrazione, perplessità non di natura tecnica di bilancio ma di natura politica. Credo pertanto di interpretare il pensiero della Commissione nel richiedere che ci sia offerta la possibilità di giungere ad un chiarimento a livello politico al di fuori dell'aula. In questo momento non saremmo in grado di passare al voto.
Naturalmente, la Commissione è ben conscia della necessità che il rendiconto sia approvato, se non in questa, assolutamente nella prossima seduta. Mi auguro quindi che fra la Giunta ed i Gruppi consiliari possano intervenire, all'interno e all'esterno della Commissione, i chiarimenti opportuni.
Qualora la Presidenza del Consiglio, la Giunta ed i Colleghi Consiglieri non avessero difficoltà, avendo sentito ventilare la probabilità che il Consiglio si riunisca il giorno 23 dicembre, cioè il lunedì successivo alla settimana prossima, in cui ci sarebbero difficoltà di ordine tecnico per lo svolgimento della seduta, al fine di consentire il massimo di questi chiarimenti su questo problema e su altri che certamente sorgeranno (intendo il bilancio del 1975 ed una eventuale legge di esercizio provvisorio), riterrei opportuno convocare la Commissione I per venerdì pomeriggio, in modo che, avendo una settimana di tempo per tutti i chiarimenti possibili, la Commissione stessa possa tranquillamente prendere le sue determinazioni. Riterrei anche opportuno che a detta riunione proprio per le implicazioni che vi sono, la Giunta fosse rappresentata oltre che dall'Assessore al Bilancio, anche dal Presidente. Rimango a disposizione per qualsiasi decisione in merito.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per poter dare una risposta anche dal punto di vista tecnico dovrei avere conferma che si prevede la convocazione del Consiglio non prima del giorno 23.



PRESIDENTE

Nella seduta di giovedì scorso ci eravamo impegnati a ritrovarci a livello di conferenza di Capigruppo con il Presidente della Giunta oggi alle 15,30, nella sede di via Maria Vittoria 18, proprio per decidere il calendario dei lavori, in funzione anche del fatto che nelle giornate di mercoledì, giovedì e venerdì non sarà possibile tenere seduta dovendo riunirsi qui il Consiglio Provinciale, e che pertanto bisognerà scegliere fra le giornate di martedì e lunedì seguenti, le sole giornate in cui la sala è disponibile prima di Natale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Quindi, vi è la possibilità di prevedere almeno due sedute di Consiglio, che sono necessarie per poter procedere ai nostri adempimenti.
Come loro sanno, infatti, il bilancio verrà esaminato dalla Giunta lunedì e poi passato al Presidente del Consiglio perché lo assegni alla Commissione ma la discussione in aula non potrà avvenire che verso la metà di gennaio (occuperà due o tre giorni); e l'approvazione del bilancio, che è legge dovrà avvenire entro il termine di trenta giorni, cosicché si arriverà alla metà di febbraio ad avere il bilancio veramente e definitivamente approvato. Per non precluderci la possibilità di fare pagamenti nel mese di gennaio dovremo quindi presentare una proposta di esercizio provvisorio, al che si deve provvedere dopo che sia stato presentato il bilancio.



PRESIDENTE

Ricordo ancora che i Presidenti dei Gruppi sono convocati oggi alle 15,30 nella sede di via Maria Vittoria unitamente al Presidente della Giunta. In quella sede, che è la sede naturale, verranno prese le necessarie decisioni in ordine alle due giornate o alla giornata di Consiglio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Solo con questa assicurazione la Giunta dichiara di accogliere l'istanza, formulata dal Presidente della Commissione, di un rinvio dell' esame del disegno di legge regionale "Rendiconto generale della Regione Piemonte", che sarebbe bene venisse approvato prima di avviare il discorso sull'esercizio provvisorio.



PRESIDENTE

Purtroppo non è possibile fare oggi la discussione dal momento che la Commissione, che d'altronde non poteva neanche in una sola seduta esaurire un argomento così importante, non ha provveduto a trasmettere la sua relazione. Lavorando intensamente la settimana prossima, avrà senz'altro modo di completare quanto di sua competenza.



RASCHIO Luciano

La Commissione non può fare miracoli, signor Presidente della Giunta. I suoi componenti - Dotti, Rossotto e Raschio - hanno potuto iniziare solo ieri, alle 8,30, l'esame del conto consuntivo per il 1973, e l'hanno ripreso al pomeriggio, presente l'Assessore Simonelli, traendo quindi le loro deduzioni. Però debbo dire che ci si è limitati ad un esame "a scandaglio", perché in tre o quattro ore di mattina non era certo possibile analizzare il consuntivo punto per punto.
Non si può pertanto muovere appunto alla Commissione per non aver trasmesso la sua relazione: essa deve avere più tempo per fare anche una riflessione su tutta la materia in campo, pronta evidentemente, maggioranza e minoranza, a rispondere entro questo mese, e quindi nei termini dovuti alle sollecitazioni affinché l'avanzo di amministrazione possa essere utilizzato nel mese di dicembre.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Rinviamo allora alla conferenza dei Capigruppo anche questo problema.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Esame disegno di legge n. 215: "Norme per l'applicazione dell'imposta sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile"


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 215: "Norme per l'applicazione dell'imposta sulle concessioni statali dei beni del demanio e del patrimonio indisponibile".
La relazione è stata presentata e distribuita ai Consiglieri. Darei la parola al relatore Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Con la legge regionale n. 1 vennero istituiti i tributi propri della Regione, tra i quali l'imposta sulle concessioni statali. Però, questi tributi avrebbero dovuto decorrere dal I gennaio '73, perché si potesse fare una breve ricognizione dei canoni sui quali si dovevano applicare i tributi regionali. Constatato che oltre il 90 per cento delle concessioni riguardavano le utenze irrigue e per forza motrice delle acque pubbliche con un altro disegno di legge, il n. 61, del novembre '72, la Regione stabilì che si dovevano colpire con il tributo regionale solamente la ricerca mineraria, l'utilizzo e l'esercizio delle miniere e delle cave, la ricerca e la coltivazione delle sorgenti termali e minerarie. Però, a questa legge il Commissario di Governo non appose il visto, in quanto ritenne che solamente g canoni relativi alle concessioni per l'esercizio delle miniere potevano sopportare il tributo regionale. Di qui la necessità di questa legge, composta di tre soli articoli, affinché il tributo regionale colpisca solamente, ripeto, l'esercizio delle miniere.
Quanto alla motivazione della mancata apposizione del visto, il Commissario di Governo sostiene che la ricerca mineraria non può formare oggetto di imposizione regionale, perché non comporta l'occupazione di beni demaniali o patrimoniali dello Stato; così pure non è applicabile il contributo alle concessioni per l'esercizio delle cave e alle concessioni per la ricerca e la coltivazione delle sorgenti termali e minerali trattandosi di beni che fanno già parte del patrimonio indisponibile della Regione. Si tratta, in fondo, di cosa di poco conto, in quanto che in questo modo il tributo regionale si applica a canoni di circa sei milioni nel loro complesso, per cui, portando al 300 per cento il tributo regionale, si moltiplica per tre volte il canone statale, e si dovrebbero incassare una ventina di milioni. Evidentemente, in questo modo rimangono escluse tutte le altre concessioni, soprattutto per quello che riguarda le utenze irrigue e per forza motrice delle acque demaniali.



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore. Non vi sono altre richieste di parola, e pertanto possiamo passare all'articolato.
Considerato che vi sono più di dieci membri del Consiglio in congedo (ma il massimo contemplato dal conteggio è appunto dieci, pari ad un quinto dei membri del Consiglio), la votazione richiede la presenza di almeno ventun Consiglieri. Siamo in venticinque, quindi è possibile votare.
Articolo 1 - Oggetto dell'imposta.
"L'articolo 3 della Legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1, è sostituito dal seguente: 'L'imposta regionale sulle concessioni statali per l'occupazione e l'uso di beni del demanio e del patrimonio indisponibile dello Stato, di cui all'art. 2 della legge 16 maggio 1970, n. 281, si applica alle concessioni per l'esercizio e la coltivazione delle miniere site nel territorio della Regione Piemonte'".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Si proceda allora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti n. 26 Hanno votato sì n. 26 Consiglieri L'art. 1 è pertanto approvato.
Articolo 2 - Ammontare dell'imposta.
"In attuazione dell'art. 4 della Legge regionale 29 dicembre 1971 n. 1 l'ammontare dell'imposta di cui al precedente articolo 1 è determinato nella misura del 300 per cento del canone di concessione".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 27 Hanno risposto sì n. 27 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 - Disposizioni transitorie "Nella prima applicazione della presente legge, qualora il canone di concessione sia stato versato nell'anno 1972 anche per un periodo relativo all'anno 1973, l'imposta regionale è commisurata alla parte di canone che concerne tale periodo".
Non sono stati proposti emendamenti Nessuno chiede di parlare? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 27 Hanno risposto sì n. 27 Consiglieri.
Anche l'art. 3 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 28 Hanno risposto sì n. 28 Consiglieri.
Il disegno di legge è dunque approvato.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

Diamo lettura delle interpellanze ed interrogazioni pervenute.



FRANZI Piero, Segretario

Interrogazione Fabbris-Rivalta-Vecchione, con richiesta di risposta scritta, rivolta al Presidente della Giunta, per sapere quali misure intenda adottare per attrezzare l'Assessorato all'Assistenza in modo che il Consiglio possa conoscere e seguire costantemente l'iter di attuazione del programma di realizzazione degli asili-nido finanziati dalla Regione Interrogazione urgente Rivalta-Vecchione-Fabbris, rivolta al Presidente della Giunta, per sapere quali iniziative intenda assumere ai fini di rispondere positivamente alla richiesta formulata dai Comitati di quartiere di Torino e dei Comuni della cintura torinese Interrogazione Bono, rivolta al Presidente, per sapere se la Giunta intenda assumere iniziative atte a scongiurare la difficile situazione occupazionale dell'Alto Novarese, se pensi di intervenire per corrispondere alla richiesta avanzata dai lavoratori, nei rapporti inter-confine, per portare avanti un piano di sviluppo immediato in grado di garantire particolarmente nelle zone di frontiera i posti di lavoro Interpellanza urgente di Bruno Ferraris per ottenere la revoca del procedimento di licenziamento degli 850 dipendenti della IB-MEI di Asti Interrogazione Menozzi-Visone diretta al Presidente della Giunta e all'Assessore al Lavoro, per conoscere quando e come intendono e possono intervenire nella vicenda denunciata circa gli 850 posti alla IB-MEI Interrogazione Carazzoni, rivolta al Presidente della Giunta, per chiedere quale sia il suo pensiero in ordine all'iniziativa riguardante l'istituzione di un fondo a disposizione dei sindacati Interrogazione Fabbris-Besate, rivolta al Presidente della Giunta e all'Assessore competente per conoscere quali misure intendano adottare relative alla Direzione Texilane Interrogazione Raschio-Vecchione-Fabbris, in cui si richiede una completa documentazione sull'applicazione della legge per conoscere le indicazioni prese dall'Assessorato relative all'utilizzazione di 150 milioni del capitolo 530 sulla somma di 400 milioni stanziati per contributi agli enti per l'assistenza domiciliare agli anziani.



PRESIDENTE

Sono state lette le interpellanze, interrogazioni e mozioni pervenute.
Ricordo una volta ancora la convocazione dei Presidenti dei Gruppi e del Presidente della Giunta, fissata per oggi alle 15,30 nella sede di via Maria Vittoria 18. In essa sarà fissata la data della prossima convocazione del Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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