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Dettaglio seduta n.273 del 05/12/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interrogazioni ed interpellanze Comunicazioni del Presidente Esame disegno di legge n. 214: "Disposizioni finanziarie per l'acquisto della sede del Consiglio Regionale del Piemonte" Esame disegno di legge n. 178: "Concessione di un contributo annuo agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte ed all'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino" Se nessuno ha delle osservazioni da fare l'ordine del giorno si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali del 27 e 28 novembre 1974 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni si intendono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione urgente dei Consiglieri Besate e Berti sulla ripresa occupazionale alla Emanuel


PRESIDENTE

Darei la precedenza all'interrogazione urgente dei Consiglieri Besate e Berti: "I sottoscritti interrogano la Giunta Regionale per sapere quali iniziative urgenti intenda attuare ai fini di sollecitare la ripresa occupazionale alla Emanuel, anche in considerazione che le Partecipazioni statali, l'ENI, l'EGAM non hanno, finora, espresso volontà, o possibilità di intervento, malgrado la lunga fase esplorativa e di contatti condotta dall'ex Ministro del Lavoro on. Bertoldi.
In particolare chiedono di sapere se la Giunta Regionale è a conoscenza delle insistenti voci circa l'interessamento alla Emanuel da parte di un non meglio precisato gruppo piemontese e se tali voci esprimono un fatto reale e, in tale caso, se esistono prospettive reali, ed in quali tempi, di un programma di ripresa occupazionale.
Infine chiedono di sapere quali passi intenda muovere la Giunta Regionale per assicurare la copertura dell'assistenza malattia, prossima alla scadenza, ai lavoratori della Emanuel".
Risponde l'Assessore Conti, che ha la parola.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Signor Presidente, signori Consiglieri, il caso della Emanuel è stato portato a suo tempo all'esame del Ministro del Lavoro, se non vado errato su richiesta di un gruppo di Parlamentari piemontesi. Il Ministro Bertoldi se ne era occupato direttamente nei mesi scorsi, annunciando che a livello governativo era stato ottenuto un affidamento per una soluzione a mezzo dell'intervento delle Partecipazioni statali.
La Regione è stata invitata a partecipare alle riunioni che si sono svolte sino al 14 u.s. Successivamente la vertenza si è sviluppata senza che la Regione fosse invitata agli ulteriori incontri. Interpellato in proposito il Ministero, si è saputo che detti incontri avevano avuto un carattere meramente interlocutorio.
Nelle settimane scorse, durante la crisi di governo, una delegazione di Parlamentari e di Consiglieri del Partito comunista ha chiesto un incontro al Vice Presidente della Giunta, essendo il Presidente in quei giorni all'estero, e all'Assessore al lavoro per sollecitare una ripresa di contatti con il Ministro del Lavoro allo scopo di accertare lo stato della vertenza.
Il Ministro, interpellato direttamente, precisava che la soluzione fondata sull'intervento delle Partecipazioni statali non aveva potuto in alcun modo concretizzarsi e non si vedeva come, nello stato di crisi di governo, si sarebbe potuto riproporre il problema. Inoltre, il Ministro accennava al fatto di avere raccolto una notizia relativa all'interesse da parte di un operatore o gruppo di operatori piemontesi, per il rilevamento della Emanuel. Mi rivolgeva perciò un invito a svolgere a nome suo ricerche in proposito.
Secondo quanto mi consta fino a questo momento, non si tratta ancora di un vero e proprio acquirente, ma di persona o gruppo di persone con un certo interesse per l'azienda e che tuttavia starebbero ancora esaminando le loro possibilità di subentrare. Siamo perciò ancora nel campo delle ipotesi, che potrebbero anche concretizzarsi in breve tempo, ma che sinora rimangono tali.
Intanto però il tempo stringe poiché con il 18 dicembre cessa la copertura mutualistica per i lavoratori essendo trascorsi i termini di legge, mentre stanno per esaurirsi le possibilità di sostenere finanziariamente i lavoratori che hanno continuato e continuano la lotta per il posto di lavoro.
I contatti avuti con la sede locale dell'INAM non hanno consentito di sbloccare la situazione con una proroga dell'assistenza mutualistica e pertanto sono stati investiti del problema gli organi governativi affinchè prima della suddetta scadenza possa essere trovata una soluzione. Della questione è stato anche interessato il giudice delegato al fallimento particolarmente per quanto attiene al pagamento di un acconto sulla liquidazione spettante ai lavoratori. Per quest'ultimo intervento restiamo in attesa di una risposta positiva che è già stata preconizzata come assai difficile, dato lo stato della legislazione in materia.
In ogni caso, allo stato attuale della situazione, occorre ribadire che il problema Emanuel deve essere ripreso al più presto in sede romana, dove peraltro e stato portato, anche perché le linee di intervento precedentemente colà impostate possano essere coerentemente perseguite con il massimo di efficacia possibile, onde possa trovare finalmente uno sbocco positivo una vertenza tanto difficile e giunta ormai ad un punto di crisi.
Già sono in corso contatti affinché si giunga al più presto alla suddetta ripresa, come avvio di soluzioni concrete però e non come mera ripresa di dialogo.
L a Giunta e l'Assessore al lavoro in particolare non intendono affatto rimanere in una posizione di attesa passiva, ma si stanno attivamente adoperando in questo senso, data anche l'estrema urgenza di interventi che l'attuale situazione comporta e che i lavoratori e le organizzazioni sindacali, da mesi impegnati con notevoli sacrifici per la salvaguardia dell'occupazione e la difesa del complesso aziendale, attendono.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli interroganti, il Presidente della Giunta ha chiesto di fare alcune dichiarazioni.
Ha la parola l'avv. Gianni Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Intendo puntualizzare la cosa, che già è stata esaurientemente esaminata attraverso alla risposta che l'Assessore al lavoro ha fornito per rilevare ancora una volta come sia estremamente difficile e complesso portare innanzi l'esame, per approdare a cose concrete, di problemi di lavoro come questo della Emanuel al quale la Giunta, anche per bocca del Presidente, desidera dare assicurazione del massimo e costante interessamento.
Dicevo che è difficile arrivare ad un approdo quando vi sono delle divaricazioni e delle diversificazioni di interlocutori, il tutto poi si aggrava quando uno degli interlocutori non si rende parte diligente per informare il precedente interlocutore che il dialogo continua, si hanno delle sorprese o dei vuoti addirittura, come quello che è stato denunziato dall'Assessore Conti quando ripete che dalla metà di agosto praticamente la Regione è stata tagliata completamente fuori, in maniera ufficiale, dalle trattative che si risollecitano oggi come ripresa a livello del Ministero.
Bisognerebbe che in questa materia si mettesse un poco di ordine altrimenti si perde un'infinità di tempo, si corre il rischio di impostare il problema in termini diversi per giungere ad una soluzione favorevole ai lavoratori che portano innanzi la loro rivendicazione con una presa di posizione ferma, che dura ostinatamente da parecchi mesi, ma che viene distorta quando non vi è questa omogeneità di trattative.
Tutto questo evidentemente non induce ne il Presidente della Giunta, n la Giunta e men che meno l'Assessore al lavoro a perseguire delle soluzioni per conto proprio per la eventualità che si prospetti l'opportunità di presentare queste soluzioni. Al Presidente della Giunta - e l'Assessore ne è al corrente - è stata presentato da qualche tempo un'ipotesi di rilievo in un settore privatistico; anche qui bisogna che le cose siano molto chiare: o si vuole una soluzione a livello di partecipazione pubblica, o si accetta anche un'eventuale soluzione, che sia naturalmente di garanzia per il momento occupazionale, per la destinazione futura dell'azienda, di natura privatistica. Bisogna fare una scelta, non è possibile restare sui due binari se non con il rischio di non arrivare in tempo all'approdo di una stazione, bisogna che questo discorso sia esplicitato attraverso i rapporti che i sindacati continuano ad avere con il Presidente della Giunta, con la Giunta stessa, con l'Assessore al lavoro, ma dobbiamo sapere come camminare.
Ho voluto aggiungere questo argomento perché gli interroganti abbiano materia per esprimersi anche in questa direzione. Noi impieghiamo molto tempo, noi non arriviamo alle conclusioni perché vi sono delle diversificazioni, bisogna avere chiara una visione. In relazione a queste proposte che esistono come ipotesi, ma anche già come ipotesi discusse con chi rappresenta questi interessi, bisogna che il Presidente della Giunta che l'Assessore al lavoro sappiano che quando portano avanti questo discorso di soluzione privatistica non troveranno un diniego da parte delle rappresentanze dei lavoratori Emanuel e dei sindacati che li rappresentano.
Questa chiarificazione era indispensabile altrimenti, ripeto, si corre il rischio di arrivare fatalmente a quella scadenza (che è grave) dell'INAM ed alla quale, apprendo, l'Assessore si è personalmente interessato ed a cui aggiungerò il mio interessamento personale per vedere se è possibile sbloccare questa posizione che e oggetto della seconda parte dell'interrogazione.



PRESIDENTE

Ha la parola l'interrogante Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Dalle vostre risposte emergono due questioni: la prima è la conferma della drammaticità della situazione Emanuel, che è la più importante e credo che prima di ogni altra cosa dobbiamo esprimere tutta la nostra solidarietà e la nostra ammirazione per questi operai altamente specializzati che difendono la loro fabbrica non riscuotendo praticamente il salario ormai da tre mesi. Questa è la cosa più preoccupante di cui ci dobbiamo fare carico. Il fatto poi che stia per finire l'assistenza mutualistica aggrava ancora la soluzione del problema che potrebbe essere collegata a quella della fabbrica, ma se per disgraziata ipotesi non si fosse in tempo per il 18 a risolvere la questione della ditta bisognerà fare tutti i passi necessari per ottenere una proroga. Io non lo credo impossibile se si interessano a ciò anche i nuovi ministri.
Signor Presidente, lei ha chiesto la nostra opinione: scelta di carattere pubblico o scelta di carattere privatistico? Le dirò, se si fosse al punto di dover scegliere tra l'una e l'altra soluzione, la situazione sarebbe molto meno drammatica perché ai lavoratori in fin dei conti interessa mantenere gli attuali livelli di occupazione all'interno della fabbrica, che poi la soluzione sia pubblica o privata mi sembra di poter affermare che non è la cosa più importante. La cosa grave è che sia la soluzione pubblica che quella privata sono pure ipotesi, noi in questo momento non siamo chiamati a scegliere tra l'una e l'altra perché per quanto riguarda la prima abbiamo avuto in un primo tempo delle promesse e poi delle dichiarazioni di non possibilità di accordo; per quanto concerne la seconda alla quale starebbe lavorando la Giunta, si parla di pura ipotesi, lo ha detto lei.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Desidero precisare che "ipotesi" significa che la parte interessata non vuole essere scoperta fino al momento in cui non saprà per certo che una soluzione privatistica sarebbe accettata, salva la discussione naturalmente della sostanza della soluzione stessa. Questo lo dico per non travisare il pensiero.



BERTI Antonio

Io credo che occorra affermare che i lavoratori le strade le tentano tutte, non possono rinunciare a rivolgersi allo Stato per una soluzione pubblica in attesa che ne emerga un'altra. Io sono d'accordo con lei quando afferma che se si ritiene la Regione l'interlocutore valido, deve essere sempre presente, anche quando ci si rivolge poi allo Stato, se si sceglie la Regione come interlocutore tutti i passi ulteriori devono essere fatti con la Regione e con questo organo discutere tutte le soluzioni, verificare quali disponibilità vi sono per la soluzione pubblica, quali per la soluzione privata. Del resto gli stessi lavoratori vengono alla Regione sempre più convinti dei poteri che ha, direi anche al di là dei poteri che in effetti la Regione ha,ed io sono lieto di sentire che la Giunta vuole essere l'interlocutore, conscia che quando si assume questo ruolo di interlocutore unico le questioni le deve portare a compimento. Non si possono però accettare delle soluzioni che non mantengono il posto di lavoro, forse ci sono situazioni in cui i poteri del governo sono più importanti, direi più presenti di quelli della Regione...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Quando hanno avuto bisogno dei quattro miliardi si sono rivolti alla Regione e li hanno ottenuti dalla Regione.



BERTI Antonio

Certamente, ma guardi che io sono l'ultimo a dire che la Regione non deve intervenire, ho sempre posto come compito fondamentale della Regione quello di essere presente con i lavoratori per risolvere le loro questioni ma mi rendo anche conto che certe soluzioni sono collegate a decisioni del Governo. Quindi, ripeto, sono più che mai convinto che la Regione deve essere continuamente impegnata anche quando ci si rivolge ad altre autorità politiche, quale può essere il Governo.
Colgo tuttavia dal suo intervento e dalla successiva precisazione un elemento non di certezza, ma positivo; lei dice: questi privati non vogliono essere nominati se non sono sicuri che lavoratori accettano una soluzione privatistica. Espressa in questi termini, una soluzione quasi sicura c'è, basta che i lavoratori siano d'accordo. Io credo che la cosa migliore sia di verificarlo subito, se i lavoratori si dichiarano d'accordo per qualsiasi soluzione, purché mantenga i livelli di occupazione , lei pu marciare. Lei afferma che...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io ho una proposta.



BERTI Antonio

...il fantomatico acquirente è reale, ma vuole avere la conferma che i lavoratori sarebbero disponibili, quindi la inviterei a verificare subito con i lavoratori (sono qui), si può combinare addirittura in mattinata un incontro e ci diranno esattamente quale è la loro posizione.
Tuttavia, per le parti che rimanessero ancora aperte, in particolare per la questione della mutua, occorre rivolgersi al Ministro.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Già fatto.



BERTI Antonio

E anche per le altre questioni come la Venchi Unica per esempio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Un giornale di questa mattina dà presente l'Assessore a Roma in un incontro con il Ministro Donat-Cattin, per questa cosa, mentre ieri è stato in Giunta.



BERTI Antonio

I nuovi ministri cercano tutti di dimostrare che si danno da fare, noi speriamo che lo facciano davvero, ma di propagande ne abbiamo avute molte e ne abbiamo abbastanza, sul Val di Susa e sulle altre fabbriche di impegni ne hanno assunti tutti i ministri, ma noi vogliamo dei fatti e più di noi li vogliono i lavoratori. E' per questo che io dico: una delegazione composta dal Presidente della Regione, dall'Assessore, da un gruppo di operai e da una nostra rappresentanza, vada a Roma, discuta con i ministri per la parte che a loro compete, la Regione presenti, se l'ha, una soluzione e vengano investite anche le organizzazioni nazionali se e il caso E non si colga questo come un elemento di sfiducia verso il Presidente o verso l'Assessore, ma in certe situazioni occorrono anche iniziative di questo tipo.



PRESIDENTE

Se il Presidente della Giunta crede, mentre discutiamo le altre interpellanze potrebbe ricevere la delegazione dei lavoratori per verificare quanto è stato discusso.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Devo rispondere ancora ad altre interpellanze. Non ricordo in occasione di quale incontro sono venute cinque o sei persone, abbiamo discusso tranquillamente e siamo arrivati ad una conclusione, quindi preferirei farlo nel pomeriggio, penso che questa seduta finisca verso l'una, vengono in Regione cinque o sei, esaminiamo tranquillamente la cosa; in pochi si riesce più facilmente a capirci e a raggiungere dei risultati.



PRESIDENTE

Facciamo per le ore 16?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Alle 17 ho un'ora a mia disposizione perché poi ho il problema del riscaldamento, presenti di nuovo i sindacati.



PRESIDENTE

Va bene, allora alle ore 17 in Piazza Castello, alla sede del Governo Regionale, il Presidente della Giunta si incontrerà con una delegazione di sei persone per trattare questo urgente problema a cui la Giunta ed il Consiglio più volte hanno prestato la loro attenzione.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Visone relativa all'aumento del contributo regionale sui saggi di interesse relativi a mutui contratti dai Comuni con la Cassa Depositi e Prestiti e con Istituti Bancari


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Visone: "Aumento del contributo regionale sui saggi di interesse relativi a mutui contratti dai Comuni con la Cassa Depositi e Prestiti e con Istituti Bancari".
Desidera illustrarla? La parola al Consigliere Visone.



VISONE Carlo

Signor Presidente, l'interpellanza è già talmente chiara e l'argomento conosciuto che non penso sia il caso di illustrarla.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici

Rispondo all'interpellanza urgente con la quale il collega Consigliere dr. Carlo Visone, a conoscenza che con decreto ministeriale 18.10.1974 il saggio di interesse sulle somme che la Cassa Depositi e Prestiti concederà a mutuo ai Comuni, è stato determinato nella misura del 9 per cento, e considerato che il normale accesso al credito presso gli Istituti bancari viene concordato dai Comuni ad un saggio di interesse notevolmente più alto, ha chiesto di conoscere se la Giunta ritenga necessario ed urgente predisporre opportuni strumenti legislativi onde aumentare adeguatamente il contributo regionale sui saggi di interesse fin qui previsti dalle attuali disposizioni legislative.
Già prima che con il D.M. sopra citato il saggio di interesse sulle somme che la Cassa Depositi e Prestiti concederà a mutuo venisse elevato dal 6 al 9 per cento, la Giunta Regionale che operando in materia di lavori pubblici in base alla vigente normativa statale aveva ed ha individuato alcune incongruenze o discriminazioni inammissibili, aveva intrapreso lo studio di provvedimenti legislativi idonei a superare questi inconvenienti prevedendo tra l'altro il livellamento dei contributi costanti trentacinquennali fissati in misure percentuali diverse dalla vigente legislazione. Postosi con l'emanazione del predetto decreto ministeriale il problema dell'adeguamento dei contributi, la Giunta ha subito rilevato la necessità di proporre contributi rateali possibilmente più elevati e sta definendone la misura che dovrebbe essere maggiore sui mutui concessi da istituti di credito diversi dalla Cassa Depositi e Prestiti e senza tuttavia incentivare il ricorso al finanziamento da parte di detti istituti.
Assicuro comunque che la Giunta segue il problema segnalato dal collega interpellante, con la dovuta attenzione, al fine di mettere al più presto gli Enti locali del Piemonte in condizioni di realizzare le opere pubbliche di cui hanno bisogno.
Mi auguro pertanto, di poter, quanto prima, in questa stessa aula ritornare concretamente sull'argomento per gli Enti locali del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Visone.



VISONE Carlo

Ringrazio l'Assessore e la Giunta per la risposta e per l'impegno che è stato qui evidenziato.
Una preghiera è che, stante l'urgenza, si arrivi al più presto ad un provvedimento legislativo che tenga conto di quanto discusso.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interpellanza dei Consiglieri Vecchione-Fabbris sulla mancata apposizione del visto da parte del CO.RE.CO. ad alcune delibere di Enti ospedalieri che recepivano il contratto unico di lavoro


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Vecchione-Fabbris: "Mancata apposizione del visto del CO.RE.CO. ad alcune delibere di Enti ospedalieri che recepivano il contratto unico di lavoro".
Vogliono illustrarla? La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, per la prima parte credo che vi sia stato un ampio dibattito e quindi replicherò soltanto sulla base delle risposte del Presidente.
Soprattutto interessa il secondo aspetto: il decentramento ai Comitati di controllo e alle sezioni decentrate di controllo sugli Enti ospedalieri.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' stato sottolineato opportunamente che una parte considerevole di questa interpellanza ha avuto già dal Presidente della Giunta una risposta nel corso del dibattito relativo ai problemi ospedalieri di assistenza sanitaria; tuttavia riterrei opportuno, anche ai fini del recepimento degli atti, che la cosa venga puntualizzata con una risposta specifica all'interpellanza.
Il motivo che ha dato luogo all'interpellanza è, difatti l'annullamento da parte del Comitato regionale di controllo sugli Enti ospedalieri delle deliberazioni di alcuni Enti ospedalieri concernenti il recepimento integrale dell'accordo nazionale di lavoro stipulato tra la FIARO e la Federazione dei lavoratori ospedalieri, che risale al marzo 1974. L'accordo nazionale regola il rapporto di lavoro dei dipendenti degli Enti ospedalieri ed è costituito sia da innovazioni e riforma al vigente ordinamento ospedaliero e quindi di carattere non economico, sia da istituti normativi di carattere economico.
In proposito va rilevato che le principali fonti giuridiche di tale rapporto sono le due leggi 12.2.1968 n. 132 e il decreto del Presidente della Repubblica 27.3.1969 n. 130.
Questo concetto ha trovato conferma nella decisione del 21.12.1973 n.
1188, secondo la quale gli accordi nazionali non hanno di per sé valore normativo. Tuttavia, a norma dell'art. 40, ultimo capoverso, della legge 132 e dell'art. 33 del D.P.R. n. 130, soltanto il trattamento economico e gli istituti normativi di carattere economico del rapporto di lavoro sono stabiliti dai singoli Enti ospedalieri con deliberazione soggetta ai controlli di legge, previo accordo nazionale tra i sindacati e le associazioni rappresentanti degli Enti ospedalieri. Ne consegue che costituendo per gli aspetti non di carattere economico del rapporto di lavoro, unica fonte di legge, soltanto le normative richiamate, qualunque regolamentazione di esso fatta in contrasto con tali disposizioni citate e praticamente illegittima.
Per questo il Comitato di controllo ha annullato i relativi atti deliberativi concernenti soltanto l'applicazione delle disposizioni dell'accordo non riguardante l'aspetto economico, che io ho ma credo che l'interpellante abbia al pari di me copia dei provvedimenti ai quali si riferisce l'interpellanza stessa.
Peraltro è opportuno tenere presente che l'accordo nazionale del giugno 1974 rinvia ad un accordo regionale tra la FIARO e le organizzazioni sindacali, rinvia per l'individuazione di eventuali qualifiche tipiche ed atipiche del personale ospedaliero non medico per le quali l'inquadramento nei relativi livelli funzionali non sia stato previsto nei due artt. 34 e 38 dell'accordo nazionale predetto.
Ne consegue che, per quanto attiene all'individuazione delle qualifiche, l'accordo regionale si presenta come complementare ed integrativo di quello nazionale, subordinando quindi l'applicazione del primo - a mio avviso - al momento in cui verrà definito quello nazionale.
Altro motivo di annullamento di alcune deliberazioni è la mancanza dell'indicazione dell'ammontare della spesa e del mezzi per farvi fronte prescrizione che è contenuta nella 284 del T.U. del marzo 1934 (la legge della quale discutiamo per la sua vetustà e che continua imperterrita ad essere presente) che deve peraltro trovare applicazione in mancanza di specifiche disposizioni in materia a norma dell'art. 56 della legge del 12.2.1968 n. 132. Illegittimità di natura squisitamente formale che, quando costituiva peraltro unico motivo di illegittimità, non è stato rilevato dal competente organo regionale di controllo.
Per quanto attiene invece alla seconda parte, che è quella che interessa specificamente per quanto ha detto il Consigliere Vecchione nell'interpellanza, e cioè la mancata attribuzione del controllo sugli atti degli Enti ospedalieri alle sezioni decentrate (anche di questo si era fatto cenno in occasione di un dibattito, forse anche incidentalmente, in questo Consiglio) tutti i componenti del Consiglio sono a conoscenza che era intenzione, motivata e radicata, dell'Amministrazione Regionale, di attuarla entro la fine del mese di dicembre, in maniera da consentire alle sezioni del controllo di nuova istituzione di avviare la propria attività prima di vedersi attribuita un'ulteriore incombenza e per vedere anche quale giurisprudenza si veniva formando a livello unitario di approvazione o di non approvazione delle delibere.
Peraltro ci troviamo di fronte alle recenti disposizioni che sono contenute nel decreto legge dell'8 luglio 1974, n. 264 (convertito poi in legge nell'agosto 1974) e che si riferiscono alla strutturazione dei servizi ospedalieri e in modo particolare al finanziamento della spesa per l'assistenza ospedaliera; questo ha indotto la Giunta a considerare l'opportunità di soprassedere, per il momento, al previsto decentramento del controllo, al fine di sperimentare - in questa prima fase di applicazione della nuova normativa - una valutazione globale e uniforme dei provvedimenti da parte del Comitato di controllo dovendo tener conto che l'applicazione della spesa a carico del fondo regionale impone delle valutazioni che abbiano veramente un carattere unitario.
Mi pare di avere dato la ragione di questo non ancora avvenuto ritardo perché siamo in termini fino al 31 dicembre, ma di questa prospettiva che la Giunta si pone di rinviare ancora un momento il decentramento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, siamo insoddisfatti della risposta data sull'uno e sull'altro punto.
Sul primo punto la sua risposta ha un carattere quasi fotografico della situazione relativa all'annullamento delle deliberazioni, mentre nel citare alcuni passi relativi al piano normativo della deliberazione non può non rilevare come nel contratto sia spesso rimandato ad accordi a livello regionale tutto il meccanismo che dovrebbe reggere la gestione del contratto. Il Comitato di controllo, sotto un profilo strettamente formale legandosi a quella parte che non ha voluto firmare il contratto nazionale cioè l'ANPO e alla CIMO, ha tentato di recuperare la grossa conquista che i lavoratori avevano fatto con il contratto unico della FLO.
Detto questo, che è un appunto sul comportamento del Comitato di controllo di Torino che ha un potere così vasto su tutti gli atti degli Enti ospedalieri del Piemonte, passiamo alla seconda risposta, cioè al perché a sette mesi di distanza da un impegno preciso che la Giunta aveva assunto nel dibattito sui Comitati di controllo all'indomani della formazione della nuova Giunta che regge oggi la Regione Piemonte, siamo rimasti fermi e all'impegno non si è dato seguito.
Non è possibile ritenere valida la risposta per cui, passando l'assistenza ospedaliera alla Regione, questo dovrebbe comportare di per s che il controllo rimanga centralizzato: il controllo sparirà quando spariranno gli Enti ospedalieri (diciamo fra due o tre anni, o quello che sarà), ma in questo momento il controllo va necessariamente articolato perché è la legge ospedaliera, la 132 che lo richiede; all'istituzione di una sezione decentrata si deve trasferire immediatamente il controllo sugli atti degli Enti ospedalieri ed è chiara la ragione politica per cui questo non si fa, perché l'atteggiamento del Comitato di controllo di Torino è strettamente legato nel merito alla parte più retriva, alla parte baronale del sistema ospedaliero ed è lì che si scontrano le lotte dei lavoratori, è lì che si scontrano le delibere di quegli enti che vanno ad approvare o a recepire il contratto ed è chiaro che invece se si andasse, come la legge impone, a una articolazione del controllo attraverso le sezioni decentrate si potrebbero aprire delle giuste e dialettiche contrapposizioni.
Per questo, a sette mesi di distanza dal momento in cui si è assunto quell'impegno, chiediamo che lo stesso venga mantenuto, che il decentramento ci sia; è una richiesta unanime di tutti i Presidenti di Comitati di controllo decentrati; invece c'è l'accentramento di potere da parte di una, due o tre persone nell'ambito del Comitato regionale di controllo di Torino.
Per questo, signor Presidente la richiamo agli impegni che lei ha assunto che sono non solo politici, ma derivano espressamente da una disposizione di legge (la 132) che il decentramento si impone.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vuole darmi il testo della norma del 132 che impone questo?



VECCHIONE Mario

Senz'altro, ma adesso non l'ho con me.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non importa, anche dopo.



PRESIDENTE

Vi sarebbe ora l'interpellanza sulla prevenzione contro il pericolo della droga, ma l'Assessore alla sanità purtroppo è ammalato, ha un'infezione in gola, e non può esprimersi con chiarezza, quindi rinviamo alla prossima seduta.
Besate Piero, Fabbris e Nesi sono in congedo, quindi le loro interrogazioni vengono rimandate.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Dovrebbe dire al Consigliere Nesi che c'è un'incompetenza territoriale per quanto riguarda l'asportazione di uranio dal laboratorio dell'Euratom di Ispra, perché Ispra è in provincia di Varese e non di Novara, quindi è competenza semmai della Regione Lombarda. Non vorrei invadere il campo altrui.



PRESIDENTE

Probabilmente l'interrogazione si riferiva al fatto che se ne occupò il giudice torinese, non si è certo trattato della non conoscenza che Ispra non è in Piemonte.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Comunicazioni del Presidente Sono in congedo i Consiglieri: Fabbris, Falco, Gerini, Giovana, Lo Turco, Marchesotti, Minucci, Nesi, Simonelli, Chiabrando, Besate.
Comunico al Consiglio che è mancata la mamma del Vice Presidente Sanlorenzo, al quale ho già mandato i sensi del più vivo cordoglio di tutto il Consiglio Regionale.


Argomento:

b) Apposizione visto del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Apposizione visto del Commissario del Governo: alla legge regionale del 7.11.1974 concernente "Erogazione di fondi per competenze derivanti al personale delle aziende concessionarie di autolinee dall'estensione del trattamento economico e normativo degli autoferrotramvieri"


Argomento:

c) Progetti di legge. Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Presentazione e assegnazione progetti di legge: proposta di legge n. 226 relativa a "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio Regionale del Piemonte per la istituzione di uffici di organi circondariali delle amministrazioni dello Stato ed enti parastatali nel circondario di Biella" disegno di legge n. 227 relativo a "Intervento straordinario a sostegno dei redditi più bassi in relazione al pesante rincaro del costo della vita e in particolare del riscaldamento", presentato dalla Giunta Regionale in data 2 dicembre 1974, assegnato alla IV e alla I Commissione.


Argomento:

d) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Risposte scritte a interrogazioni: da parte dell'Assessore Benzi al Consigliere Carazzoni, relativa alla Commissione assegnazione alloggi della provincia di Vercelli da parte dell'Assessore Vietti al Consigliere Calsolaro, relativa ad informazioni inerenti all'asilo infantile di Brandizzo da parte dell'Assessore Debenedetti al Consigliere Bono circa le riserve di caccia in Piemonte.


Argomento: Varie

e) Sanguinosa rapina a Torino


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, ieri sera, a poca distanza da questo luogo, è avvenuto un feroce delitto: una giovane lavoratrice (possiamo dire che sono sempre i lavoratori a pagare), Maria Grazia Venturini, è stata uccisa ed una sua collega di lavoro ferita, nel corso di una sanguinosa rapina.
La città è sgomenta per questo nuovo episodio di violenza criminale che si innesta in un crescendo di fatti criminosi che turbano profondamente i cittadini e creano uno stato di tensione e di paura.
Anche i recenti inasprimenti di pena per i reati di rapina e di sequestro di persone, non sono stati sufficienti a frenare l'ondata criminale; è chiaro però che molti di questi fatti si intrecciano ancora una volta con una sorta di delinquenza politica e spesso ne sono il supporto, cioè vi sono, alla loro base, quelle stesse forze che vogliono tenere il Paese in uno stato perenne di paura e di tensione ed impedire quell'azione riformatrice che sola potrà eliminare, alla radice, le cause di questa allarmante situazione generale.
Chiediamo che le indagini siano intensificate al massimo e che sia garantita ai cittadini tranquillità di vita e gli sia restituita la fiducia nelle istituzioni.
Per parte sua il Consiglio Regionale farà ogni sforzo in quella direzione.
Alla famiglia della giovane lavoratrice Venturini esprimiamo il nostro più profondo cordoglio.


Argomento: Varie

f) Nuova profanazione del cippo eretto in memoria di Duccio Galimberti a Centallo


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, per la terza volta in pochi anni i fascisti si sono vigliaccamente accaniti contro il cippo eretto a Tetti Croci di Centallo, nel punto in cui venne trucidato Duccio Galimberti. L'episodio ha suscitato lo sdegno di tutti gli antifascisti e di tutti i democratici che hanno immediatamente pubblicamente espresso duri giudizi di condanna, ai quali ci associamo.
Il Presidente della Giunta Oberto ha già manifestato l'esecrazione della Regione per questa grave provocazione fascista, a nome del Governo regionale, avvenuta alla vigilia del 30° anniversario della morte del Comandante delle formazioni partigiane piemontesi.
Lo svolgimento a Cuneo sabato 7 e domenica 8 delle manifestazioni indette dalla Regione Piemonte e dal Comune di Cuneo per fare il punto sull'indagine conoscitiva in corso sull'attività di eversione fascista e per celebrare la figura di Duccio Galimberti, assume perciò un significato politico ancora maggiore divenendo anche una ferma risposta delle istituzioni democratiche piemontesi alla profanazione fascista del cippo di Centallo.
Hanno così termine le comunicazioni del Presidente.
Il Presidente della Giunta ha chiesto di poter fare alcune dichiarazioni, ne ha facoltà.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Intanto mi associo anche qui in Consiglio, come ho fatto ieri dopo la seduta della Giunta, al cordoglio da esprimersi al Vice Presidente del Consiglio, Sanlorenzo, per la scomparsa della mamma.
Mi associo anche, a nome della Giunta, al cordoglio per la morte della giovane impiegata uccisa durante una sanguinosa rapina. Ieri abbiamo cercato di avere delle notizie precise di come possono accadere fatti come quelli che sono stati denunziati e che sono costati la vita ad una giovane diciannovenne che era chiamata dai compagni di lavoro "la bambina" anche per la sua espressione. Ci chiediamo come questi fatti possano accadere nel cuore della nostra città, non solo alla periferia, non soltanto dove pu essere più difficile una vigilanza particolare.
Anche noi faremo - come ha proposto il Presidente del Consiglio quanto è possibile perché si intensifichi notevolmente la vigilanza, in maniera da poter prevenire delitti che turbano sempre l'opinione pubblica e la coscienza dei singoli.
E' stato, dal Presidente del Consiglio, ricordato lo scempio che si è verificato per la terza volta sulla strada di Centallo, dove degli scriteriati ripetono la manifestazione della loro ira contro il monumento che ricorda Duccio Galimiberti. La pietra non riceve offesa, chi la riceve è l'uomo che è ricordato dalla lapide e se l'ostinazione a divellere quella croce e quella pietra continua, sarà maggiore la volontà di coloro che onorano la memoria di Duccio Galimberti di ricostruire e di ricostituire quello che ricorda il gesto compiuto, nel momento della difficile lotta di liberazione, da questo piemontese che è stato dichiarato eroe nazionale della Resistenza.
Abbiamo, di questo, parlato ieri sera in Giunta ed ho creduto di esprimere in questi termini, come il Presidente del Consiglio ha ricordato in un telegramma al Sindaco della città di Cuneo, medaglia d'oro: "Lo sdegno non basta, la protesta nemmeno e la condanna astratta non ripara. Occorre assolutamente prevenire, estirpando, costi quel che costi la gramigna. Ora bisogna scoprire e punire i sacrileghi che con il favore della notte hanno recato offesa non tanto al cippo che lo ricorda, ma a Duccio Galimberti, eroe nazionale e in lui, nel suo nome e nel suo ricordo a tutta la Resistenza eroica della cui generosità squallidi rapaci notturni credono di poter continuare ad abusare. Bisogna farla finita democraticamente, certo, nell'ambito delle leggi, ma finita per sempre. Mi inchino reverente alla memoria di Duccio Galimberti a nome del Piemonte democratico e libero e come tale antifascista".
Vorrei aggiungere, avendo la parola, alcune altre comunicazioni.
Ieri è stato ripreso contatto con i sindacati, a livello regionale, del Piemonte e fissati già incontri con gli Assessori ai trasporti per l'esame di quel particolare problema; con l'Assessore all'assistenza per quanto attiene al problema del riscaldamento (incontreremo questa sera i sindacati); con l'Assessore Armella, ieri assente per indisposizione, oggi fisseremo l'incontro con i sindacati; infine con l'Assessore Benzi per il problema della casa (l'incontro è già fissato). Subito dopo i sindacati saranno ricevuti dalla Giunta per fare il punto sull'intera situazione piemontese che in questo momento ha avuto una schiarita con la soluzione almeno parziale dei problemi che riguardavano i lavoratori della FIAT e l'azienda stessa e che indubbiamente consente di guardare questo mese di dicembre che poteva essere caldissimo, con una prospettiva meno preoccupante, ma certamente sempre carica di una grossa intensità di preoccupazione.
Ricordo che domani avrà luogo qui alla sede di Piazza Castello una riunione di Presidenti e di Assessori delle Regioni d'Italia per l'esame del problema relativo al finanziamento degli ospedali e ho innestato un altro argomento che è stato consentito attraverso le telefonate fatte dai Presidenti delle Regioni e dagli Assessori competenti, che è quello di una disamina collegiale relativa al decreto legge che è stato portato innanzi in questi giorni sul problema della RAI e della TV da parte del governo e che è di implicazione notevole di interessi per la nostra Regione.
Debbo poi fare un'altra comunicazione al Consiglio per avere il suo assenso ad un allungamento di termini di un mese per quanto attiene alla formazione del piano territoriale di coordinamento. Ho voluto dare a questa richiesta un contenuto estremamente obiettivo e di informazione perché a ragion veduta questa proroga di un mese possa essere valutata e dal Consiglio accordata alla Giunta.
Come è a tutti loro noto, signori Consiglieri, alla decisione di procedere alla formazione del piano territoriale di coordinamento dell'area torinese, si è pervenuti a fronte di alcune grandi scelte di giudizio politico che la Regione si trovava e si trova a dover operare in ordine ad interventi infrastrutturali ed edificatori di notevole rilievo che si collocavano in quest'area e potevano, in diverso modo, incidere sull'assetto del territorio e sulle dinamiche socio-economiche.
Sappiamo tutti di quali opere si tratta: tangenziale est, autostrada del Frejus autostrada Torino-Pinerolo, seconda pista di Caselle metropolitana torinese, insediamento Ca' Bianca di Borgaro; anzi, era stato proprio quest'ultimo problema che aveva determinato, attraverso interrogazioni ed interpellanze, la Giunta ad accogliere le proposte relative alla costituzione di un Comitato che studiasse rapidamente la possibilità della formazione del piano territoriale di coordinamento insieme alla sezione urbanistica e all'IRES.
L'urgenza e la rilevanza di queste scelte ha portato ad anticipare la redazione del piano territoriale e ad ampliarne le dimensioni spaziali; in termini rigorosamente logici, la sequenza del processo pianificatorio avrebbe dovuto partire dalla predisposizione del piano di sviluppo socio economico dell'area, in connessione con la costituzione del comprensorio per poi passare al piano territoriale che costituisce la proiezione spaziale di un piano di sviluppo.
La necessità e la volontà di esprimere un giudizio politico sulle grandi infrastrutture, che non si fondasse su considerazioni settoriali, ma avesse alla sua base una solida analisi scientifica e l'indicazione di un articolato ventaglio di alternative tra cui operare le opzioni politiche più coerenti con gli indirizzi assunti in ordine alla programmazione regionale, ha portato all'impegno di formare questo piano territoriale prima applicazione a livello nazionale (anche questo aspetto deve essere sottolineato) dell'art. 5 della legge urbanistica del 1942.
In questo contesto sono evidenti i molti e complessi problemi che si sono posti nel corso della redazione del piano territoriale che in qualche misura, o meglio, nella misura più ampia possibile, doveva farsi carico anche delle scelte che in modo più proprio e pertinente avrebbero dovuto essere compiute a livello di piano di sviluppo per essere poi recepite ed organizzate nell'aspetto spaziale del piano urbanistico: dimensione ed incremento demografico, sviluppo dell'industria e dei servizi sociali ruolo dell'agricoltura, sistema dei trasporti (per citare soltanto alcuni temi) sono tutte scelte che avrebbero costituito le strutture del piano di sviluppo, ma che hanno dovuto essere affrontate già in questa fase di lavoro che ha di gran lunga superato lo stretto momento urbanistico.
Proprio per questa peculiare natura del piano territoriale, si è superata la stretta dimensione della conurbazione torinese per assumere tutta l'area come oggetto dell'attività pianificatoria.
E' ben vero che questo che veniamo costruendo è ancora prevalentemente un piano di vincoli nel senso che deve proporsi di evitare ulteriori compromissioni del processo di sviluppo, ma anche il porre dei vincoli deve avvenire in relazione con l'individuazione di alcuni grandi obiettivi delle linee generali secondo cui vogliamo che si configuri l'area torinese.
E la definizione di questi obiettivi comporta a sua volta un'approfondita ricognizione della situazione esistente, delle tendenze che in essa si manifestano, della fattibilità di tendenze diverse o alternative.
La riduzione del grado di polarizzazione dello stretto nucleo metropolitano e la promozione subdominanti esterni al nucleo stesso per esempio, è un obiettivo che per essere assunto - come intendiamo fare in rispondenza alla più generale politica di riequilibrio territoriale e per poter concretare nella realtà - richiede attente esplorazioni delle diverse variabili in campo, della manovrabilità che esse presentano, dei percorsi che debbono essere seguiti e delle politiche da mettere in atto.
Lo stesso giudizio sulle grandi infrastrutture non può essere avulso dalla definizione più ampia dell'assetto socio-territoriale a cui vogliamo pervenire. Su ciascuna di esse, quindi, occorre, da un lato una valutazione sulla funzionalità dell'opera, ai fini che si propone e sul rapporto costo benefici che presenta; da un altro un giudizio sulle conseguenze che ne possono derivare sull'area nel suo complesso.
Per fare anche qui un solo esempio, per quanto riguarda la metropolitana, la Giunta, tramite l'Assessorato ai trasporti ha svolto una rigorosa analisi di fattibilità a cui nel piano territoriale dovrà affiancarsi una valutazione che, oltre questo ordine di analisi, dovrà considerare gli effetti che possono avere i diversi sistemi di trasporto sulla configurazione dell'area ed in particolare la loro capacità di concorrere al ruolo polarizzante di Torino, modificando il sistema delle convenienze territoriali che influisce attualmente sulle scelte di localizzazione residenziale, industriale e dei servizi.
Credo che questi rapidi, ma precisi cenni, siano sufficienti ad evidenziare la complessità dei problemi che in questi mesi sono stati affrontati. L'IRES e la Sezione urbanistica hanno compiuto un'approfondita ricognizione delle strutture territoriali dei processi demografici sociali ed economici e possono già essere prospettate prime indicazioni di alternative e di riorganizzazione dell'area. Il piano che si viene formando ha un'ampiezza di prospettive e una portata ben superiori a quanto potevamo pensare inizialmente facendo riferimento, non esclusivo, ma preminente, ai problemi che ho ricordato all'inizio.
Questa mole di lavoro, l'accurato metodo scientifico con cui è stato svolto, la stessa predisposizione di strumenti di analisi assai avanzati e tecnicamente molto sofisticati, hanno richiesto più tempo di quanto si era preventivato. Non credo d'altra parte che per un puntiglioso e formale rispetto delle scadenze possiamo oggi stravolgere il lavoro compiuto per chiudere frettolosamente questo capitolo che può e deve essere uno dei più significativi della prima legislatura regionale.
Come la I e la II Commissione consiliare potranno vedere dal materiale che verrà loro consegnato nei prossimi giorni, (il ritardo è dovuto semplicemente all'esigenza della stampa e del documento IRES e del documento della Sezione urbanistica che è stato presentato ieri all'esame del Comitato interassessorile e degli esperti che portano avanti l'esame del complesso problema, ma ritengo che per lunedì questi documenti possano essere dati alla I e alla II Commissione dai singoli Assessori i quali ieri hanno potuto servirsi soltanto dei due testi disponibili) si stanno delineando con chiarezza le ipotesi di assetto dell'area su cui dovremo esprimere il nostro giudizio politico, il quale potrà avere un fondamento una capacità ed una ricchezza interpretativa che nascono appunto dalla rigorosa metodologia che è stata seguita. Portare fino in fondo questo lavoro, secondo l'impostazione che abbiamo fissato, individuare una gamma di alternative, esplorare ciascuna di esse, definirne tutte le conseguenze compiere una scelta comporta un allungamento dei tempi di qualche settimana, non più in là, comunque, del 31 gennaio 1975.
Credo che il Consiglio convenga sull'opportunità di consentire questa breve dilazione al termine che ci eravamo dati del 31 dicembre, che mentre non compromette la situazione e le prospettive, permette di completare la formazione del piano territoriale in termini corretti, sotto il profilo politico e insieme sotto quello culturale e scientifico. La I e la II Commissione sono del resto già convocate per le ore 15 del giorno 13 dicembre, dopo cioè che abbiano potuto avere la visione dei documenti che verranno trasmessi.
Una delle ragioni che induce a questa richiesta, che confido il Consiglio vorrà accogliere, è anche quella che il mese di dicembre ci troverà molto impegnati per l'esame, la discussione, la trattazione e penso l'approvazione della legge sul bilancio. Confido pertanto che questa richiesta che a nome della Giunta responsabilmente ho fatto, sia accolta dal Consiglio Regionale



PRESIDENTE

Hanno così termine le comunicazioni del Presidente della Giunta.
Apro la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Sull'ultimo punto delle comunicazioni del Presidente Oberto, per dichiarare tutto il nostro rammarico e denunciare la gravità di questo ulteriore ritardo nella formulazione del piano territoriale di coordinamento.
Ricordo qui che il 14 giugno, quando sulla base della nostra mozione il Consiglio aveva impegnato la Giunta all'elaborazione del piano di coordinamento, si era fissato il termine di 90 giorni, ormai largamente scaduto: scadeva il 14 settembre e con la nuova scadenza del 31 gennaio proposta oggi si tratterà di un periodo di circa 200 giorni.
Questo procedere per successive dilazioni non riguarda soltanto il piano territoriale: richiamo qui ad esempio la questione dei parchi de La Mandria e di Stupinigi e del Centro di calcolo; si sta evidenziando un atteggiamento dilatorio che è divenuto metodo di lavoro della Giunta. Noi non possiamo assolutamente accettare un atteggiamento di questo genere poiché questi ritardi non sono stati motivati da ragioni oggettive. Per quel che riguarda il piano territoriale di coordinamento derivano da un comportamento soggettivo della Giunta, e lo dimostra il modo in cui sono stati condotti finora i lavori: la formazione di Commissioni spurie esterne al Consiglio che non hanno fatto altro che complicare l'approccio ai problemi; le incertezze con cui la stessa Commissione interassessorile dirige lo svolgimento dell'elaborazione, tant'è che negli incontri con le Commissioni competenti I e II ci siamo trovati per due volte di fronte relazioni contrapposte dell'IRES e dell'Assessorato - procedura questa che certamente non facilita...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, ma è arrivato l'Assessore Benzi.



RIVALTA Luigi

Ma io rispondevo alle comunicazioni del Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sì, ma io avevo piacere che l'Assessore sentisse che voi siete contrari al prolungamento al 1° gennaio.



RIVALTA Luigi

Ho denunciato la gravità di questo ritardo ed il rammarico che dobbiamo esprimere; non mi sono ancora espresso sulla questione della scadenza al 31 gennaio, denuncio soltanto il fatto che questi ritardi dipendono da un comportamento soggettivo e non sono imputabili solo a delle ragioni oggettive. Certo, la formulazione di un piano territoriale di coordinamento è un lavoro complesso, ma rimane il fatto che il modo con cui la Commissione interassessorile porta avanti il lavoro, la mancanza di coordinazione della partecipazione dell'Assessorato e dell'IRES non fanno altro che generare ritardi, e costringono le Commissioni permanenti anziché discutere su una proposta, ad intervenire per cercare di far chiarezza fra le contraddizioni interne ai lavori dell'Assessorato. Questa è una delle componenti del ritardo, dietro alla quale si possono anche mascherare le volontà politiche contrarie a procedere.
Dichiarata la gravità di queste ulteriori dilazioni (piano territoriale di coordinamento, Mandria, Centro di calcolo), voglio affermare che per noi rimane importante il fatto che si arrivi rapidamente al piano territoriale di coordinamento. Non diamo il nostro consenso alla dilazione richiesta, ma vogliamo ancora una volta assumere un atteggiamento costruttivo affinch possibilmente prima del 31 gennaio, il piano venga formulato, nel rispetto delle caratteristiche attribuite ad esso nel momento in cui si era discusso in Consiglio Regionale: un piano di vincolo, per un intervento urgente, che consenta di controllare i processi territoriali per formulare una nuova stesura, improntata su delle basi metodologiche più complesse, del tipo di quelle che ha richiamato il Presidente Oberto; ma questa metodologia ancora da definire, la assumeremo al momento della rielaborazione del piano territoriale di coordinamento.
Oggi si tratta di arrivare ad una prima proposta, ad una prima adozione di piano territoriale che anche se non approntato su basi metodologiche corrette, sia decisivo, per controllare lo sviluppo dell'area torinese e della regione piemontese, nel prossimo futuro. Sotto questo profilo, deve essere detto chiaramente no a tutte quelle infrastrutture a cui faceva cenno il Presidente Oberto; al di là delle posizioni che ciascun Partito può avere nei confronti di uno sviluppo economico incentrato su queste infrastrutture, è comunque certo che la loro realizzazione non può essere prevista nel periodo più prossimo.
Un piano di vincolo può rapidamente essere definito se limitiamo la sua portata ad un periodo temporale; la nostra azione può essere corretta se l'impostiamo in questo senso. Ulteriori dilazioni sono chiaramente da attribuire ad una volontà politica di non arrivare al piano territoriale di coordinamento.
Concludo dicendo che dobbiamo lavorare per accelerare al massimo i tempi e far sì che il piano territoriale sia pronto al più presto, prima del 31 gennaio. Durante questo periodo deve essere mantenuta fede agli impegni assunti il 14 giugno e che sono contenuti nell'ordine del giorno votato all'unanimità in quell'occasione:, non devono essere concesse dall'Amministrazione regionale, dall'Assessorato all'urbanistica in particolare, nessun consenso, nessuna approvazione, nessun nullaosta ad opere infrastrutturali o ad insediamenti residenziali o industriali, a lottizzazioni o piani particolareggiati che abbiano un carattere significante nell'incrementare quantitativamente lo sviluppo dell'area torinese.
Richiamo a questo proposito quanto riportato l'altro giorno dai giornali, secondo cui il Consiglio comunale di Robassomero avrebbe approvato tre lottizzazioni, di cui una pare addirittura incidente all'interno de la Mandria, cioè di uno di quegli ambiti territoriali per cui fin dal maggio 1973 si è decisa la destinazione a parco pubblico.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

In sede di Consiglio comunale?



RIVALTA Luigi

Sì, e io lo richiamo qui, perché, in base agli impegni assunti il 14 giugno, l'Assessorato all'urbanistica respinga, come è suo compito, le richieste di autorizzazione a lottizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, occorre prendere atto della documentata richiesta che fa il Presidente della Giunta e quindi per parte mia, pur ritenendo valide molte delle argomentazioni del collega Rivalta, penso che si metterebbero la Giunta e il Consiglio in una condizione di stallo se non si aderisce a questa richiesta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non è una posizione di stallo.



GARABELLO Enzo

Di non conclusione dei lavori.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' che abbiamo sentito ieri in Giunta la necessità di essere estremamente chiari e fare questa dichiarazione, potevamo arrivare al 31 dicembre con un niente di fatto, saremmo stati mortificati davanti a noi ed avremmo mortificato il Consiglio, abbiamo preferito dire al Consiglio che c'è questa necessità di una proroga di un mese che ha anche dei riscontri obiettivi, una macchina di cui si serve l'IRES per elaborare i dati è ferma e prima di 8/10 giorni non potrà essere utilizzata.



GARABELLO Enzo

Io ne ho dato atto perché mi rendo conto benissimo della situazione.
Voglio soltanto fare un rilievo che non è relativo alla richiesta di rinvio, bensì al fatto che il rinvio stesso deve essere utilizzato, a mio modo di vedere, da parte della Giunta e degli uffici per assicurare una maggiore unitarietà di impostazione. Non è sfuggita alle due Commissioni che si sono riunite una certa differenza nell'affrontare alcuni problemi e un diverso livello di lavoro per cui ad esempio sono stati già offerti alle Commissioni dei documenti che vanno oltre al compito stabilito nell'ordine del giorno del Consiglio Regionale, mentre non sono completi altri che stanno a monte e che sono senz'altro parte del piano di vincoli.
Pertanto raccomando vivamente, proprio per giungere al termine nuovo fissato a lavoro concluso e mettere in condizione il Consiglio Regionale di prendere le proprie deliberazioni, raccomando al Presidente della Giunta all'Assessore competente, di compiere questo lavoro con estrema attenzione e al Comitato interassessorile di vigilare attentamente sulla preparazione che viene dai tecnici, in modo che non ci si trovi ancora nella condizione di non giungere al termine dei lavori con sufficiente concretezza, cioè avendo fatto tutto quel che occorre, anche se rimangono delle cose da fare nella fase successiva.
Per quanto riguarda l'accenno fatto dal collega Rivalta al contenuto dell'ordine del giorno e relativo al normale svolgimento dell'attività urbanistico-edilizia nei Comuni interessati, credo che l'Assessorato farebbe cosa gradita alle due Commissioni se nella prossima riunione potesse consegnare una memoria su quanto, nell'ambito dell'area territoriale in questione, è stato definito dagli uffici urbanistici della Regione, a conferma che non è stato non dico violato perché la parola sarebbe troppo grossa, ma che non si è usciti dal binario che il Consiglio Regionale aveva stabilito con il noto ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dotti



DOTTI Augusto

Effettivamente credo che le dichiarazioni del Presidente Oberto abbiano sorpreso la I e la II Commissione perché il Consiglio non aveva deliberato di arrivare al piano di coordinamento territoriale dell'area metropolitana torinese considerata come area ecologica, ma semplicemente alla presentazione di un piano di vincoli. L'approfondito studio che verrà presentato al 31 gennaio è certamente gradito al Consiglio e alla I Commissione, però il piano di vincoli avrebbe unicamente dovuto colpire le grandi infrastrutture; in fondo eravamo più o meno tutti d'accordo nella individuazione di queste grandi infrastrutture, le abbiamo citate ripetutamente in Consiglio Regionale, cosa che poteva essere fatta nel breve termine di 90 giorni. Oggi questa proroga ci sorprende perché si vuole andare al di là di un piano territoriale di vincoli e allora faremo qualcosa di più approfondito ma di imperfetto perché non sarà né un piano di vincoli, né un piano territoriale di coordinamento, abbiamo bisogno anche del piano di sviluppo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' un piano di vincoli ulteriormente ragionato.



DOTTI Augusto

Si, d'accordo, ma vogliamo fare qualcosa di più che non era richiesto e nel medesimo tempo non siamo in grado di farlo in modo perfetto perch mancando il piano di sviluppo dell'area territoriale metropolitana torinese saremo sempre carenti al 31 gennaio.
Io mi auguro che questo studio possa andare avanti, ma non facciamo le cose più grosse di quello che sono in realtà e che sono richieste dalla necessità politica di una decisione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Benzi.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica

Io mi trovo in difficoltà nel rispondere a due o tre interpretazioni.
Il nostro lavoro forse è più completo di quello che il Consiglio si aspettava, ma per prendere delle decisioni che vincolino veramente tutte le aree della zona ecologica piemontese si è partiti dal presupposto che dobbiamo avere in mano tutti i dati necessari.
Il collega Rivalta dice: mi sono accorto che l'IRES e l'urbanistica non sempre sono in parallelo. E' vero, io stesso sono intervenuto a questo proposito, ma è anche vero che si tratta di due cose diverse: uno procura tutti i dati necessari per svolgere il lavoro, l'altra invece tratta esclusivamente la parte urbanistica, però si sono fusi e in questi giorni alle due Commissioni arriveranno i due ultimi (spero) volumi che riguardano sia lo studio dell'IRES, sia il nostro. Sono volumi di circa 400 pagine ed è il primo lavoro di questo genere svolto in Italia.
L'ordine del giorno concordato nel giugno scorso non si riferiva chiaramente solo ai vincoli, era uno studio sull'assetto del territorio ecologico da cui dovevano discendere tutte le altre conseguenze: territorio sovraffollato, verde pubblico da difendere, nuove installazioni in base alla popolazione, Senza fare questa precisa ricerca avremmo preso un provvedimento che sarebbe stato imperfetto; anche se quel che faremo non sarà perfetto, lo sarà certamente di più che non limitarsi soltanto ai vincoli. Io credo che un mese in più farà sì che in base ai dati dell'IRES potremo stabilire i nuovi insediamenti industriali e residenziali e tutte le altre cose che devono portare allo sfollamento dell'area di Torino.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Considero pertanto che il Consiglio, sia pure con le riserve che sono state fatte, accetta la proposta della protrazione dei lavori fino al 31 gennaio 1975.
Ringrazio.



PRESIDENTE

La vedo piuttosto come una comunicazione al Consiglio, altrimenti dobbiamo arrivare al voto; una comunicazione che i lavori per il coordinamento avranno termine improrogabilmente al 31 gennaio 1975.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame disegno di legge n. 214: Disposizioni finanziarie per l'acquisto della sede del Consiglio Regionale del Piemonte


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 214 "Disposizioni finanziarie per l'acquisto della sede del Consiglio Regionale del Piemonte".
Il relatore è il Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente, per dare esecutorietà alla nostra delibera di acquisto della sede del Consiglio Regionale, è necessario istituire due capitoli, uno per l'acquisto dell'immobile e un secondo per l'acquisto degli arredamenti e delle attrezzature. Abbiamo un articolo unico che istituisce i due capitoli, il 1049 e il i 039.
Non avrei altro da dire.



PRESIDENTE

Apro la discussione su questo disegno di legge.
La parola al Presidente Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei soltanto sollevare un dubbio, lo risolva il Consiglio: se questo articolo unico che si definisce "ai fini dell'acquisto di un immobile con annessi arredamenti ed attrezzature della sede del Consiglio Regionale" abbia una dizione sufficiente e se non debba essere esplicitato "per l'acquisto di Palazzo Lascaris con l'arredamento ecc." altrimenti l'acquisto di un immobile non identificato in un testo di legge non so se sia una dizione sufficiente, è da valutarsi, lo veda un momento il Consiglio



PRESIDENTE

Ritengo che l'osservazione esatta.



DOTTI Augusto, relatore

Ma qui si tratta del bilancio e nel bilancio non si indicano mai esattamente la via, il numero delle stanze, ecc.



PRESIDENTE

Ma il Presidente diceva di individuare già come fatto conseguente alla nostra deliberazione l'acquisto di Palazzo Lascaris in Torino,Via Alfieri.



DOTTI Augusto, relatore

Ma ai fini del bilancio non è necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Non credo ci sia molto da aggiungere alle considerazioni da noi già fatte quando siamo stati chiamati a deliberare l'acquisto di sedi, vuoi per la Giunta, vuoi per il Consiglio Regionale.
Noi ribadiamo la posizione che abbiamo espresso sin dall'inizio della vita del Consiglio Regionale: riteniamo sia profondamente sbagliato che i palazzi storici di proprietà del demanio non possano essere sfruttati per l'attività del Consiglio Regionale. Siamo sempre più convinti che alla scelta dell'acquisto si sia giunti per necessità sì, ma senza mai avere approfondito la possibilità di avere a disposizione i palazzi storici. Noi siamo dell'opinione che, naturalmente dando degna sede al Prefetto (il quale tuttavia ha funzioni limitate in quanto tutto il settore controlli è stato spostato in sezioni decentrate) era possibile disporre di tutto il palazzo della Prefettura, di tutta l'ala nuova di Via XX Settembre e probabilmente persino dell'Archivio di Stato, quello di fronte al Regio e in cui c'era persino il posto per costruire un'aula. Noi questo lo abbiamo sempre sostenuto, dovete darcene atto e la nostra convinzione è che si sia troppo presto ceduto agli ostacoli, quali ad esempio - mi si consenta di usare una parola sbagliata - gli "abusivi" presenti nell'ala nuova di Palazzo Reale i quali non hanno titoli per avere dallo Stato quei locali comunque abbiamo sempre dichiarato che non volevamo metterle sul lastrico queste famiglie, ma provvedere ad esse con una degna sistemazione, tenuto conto che parte di questi inquilini sono alte personalità e funzionari dello Stato i quali possono benissimo andare, come ognuno di noi, ad abitare in alloggi privati o propri se hanno i soldi per comperarseli. Noi continuiamo a dire che è un'infamia che lo Stato obblighi le Regioni e gli uomini politici che le governano a non opporsi a questa carenza di intervento da parte dello Stato, spendendo così dei miliardi che potevano essere risparmiati.
Prendiamo atto che allo stato attuale delle cose è praticamente impossibile rinunciare a dare una sede al Consiglio Regionale del Piemonte il quale, per l'attività che svolge e che svolgerà e per le iniziative sempre più importanti che assume, ha bisogno di una sede più funzionale che consenta di dare maggiore dignità a questo istituto che oggi invece è relegato in quella specie di buco.
Abbiamo anche sempre affermato che a noi non interessa il lusso di cui si è fatto grande spreco invece in altri palazzi, persino con scarso gusto (almeno dal mio punto di vista); alludo al palazzo della Giunta in piazza Castello che poteva avere a disposizione un maggior numero di uffici anziché avere uffici amplissimi che non servono. Questo dà anche la dimostrazione che chi deve intervenire deve essere una persona con la competenza necessaria.
La mia impressione è che gli architetti, i professionisti di cui ci siamo serviti fino ad oggi non avevano la preparazione (in questo campo bene inteso) che invece tecnici di altre Regioni hanno dimostrato di avere.
Per questo complesso di ragioni chiediamo alla Giunta di riprendere in considerazione i palazzi storici di proprietà del demanio che possono essere utilizzati dalla Regione, dall'Università e da altri istituti pubblici a cui occorrerà dare una sede. Noi comunque, coerenti con l'atteggiamento di sempre, votiamo contro l'acquisto della sede, mentre prendiamo atto della necessità che la maggioranza ha di risolvere il problema.
Devo solo aggiungere che nella riunione dei Capigruppo di ieri sono emerse alcune esigenze che occorre affrontare subito: ci è stato comunicato che le pratiche tecniche sarebbero ancora in corso perché di competenza del Presidente, anziché dell'Assessore. La questione è marginale, l'importante è che il Presidente della Giunta rapidamente, nelle prossime giornate definisca tutte le incombenze di carattere tecnico per la firma del contratto e per le altre questioni, affinché si possano iniziare immediatamente, secondo quanto abbiamo sentito ieri e secondo il piano operativo che sarà presentato, i lavori necessari.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Per delle ragioni diverse da quelle esposte dal collega Berti, anche noi avevamo espresso delle perplessità su un certo tipo di scelta che vedeva i vari uffici regionali sparsi per la città di Torino. La nostra tesi era che per le esigenze di funzionalità della Regione, sarebbe stata necessaria la massima concentrazione degli uffici in un unico grande edificio, cosa che ritengo sarebbe stata possibile realizzare sulle aree disponibili della città di Torino E' una valutazione che si potrà fare probabilmente tra qualche decina d'anni, quando la Regione avrà consolidato le sue funzioni, ma il mio convincimento resta che la valutazione rispetto alle scelte che abbiamo fatto, non sarà positiva. Comunque esiste l'esigenza, l'ha già detto Berti e sono d'accordo con lui, di giungere, prima della fine della legislatura alla soluzione del problema della sede del Consiglio Regionale acciocché la nuova legislatura non si trovi, come ci siamo trovati noi, a discuterne per anni, fino al limite dell'esasperazione o anche - scusatemi l'espressione del ridicolo. Per queste ragioni approviamo la scelta di Palazzo Lascaris e la legge che viene proposta per l'acquisto del palazzo stesso.
Concordo con l'osservazione del Presidente Oberto circa l'opportunità che nella legge venga indicato che lo spostamento di fondi di bilancio è relativo all'acquisto e all'arredamento di quella sede.
Ciò che mi pare sia da sottolineare è l'esigenza di iniziare il più presto possibile i lavori di sistemazione dell'edificio che, come abbiamo constatato ieri nella riunione dei Capigruppo, richiede una seria impostazione perché non è assolutamente pensabile che possa essere utilizzato dal Consiglio Regionale così come è strutturato.
La raccomandazione che faccio quindi alla Giunta è che in tempi brevissimi si proceda all'immissione nella sede di Palazzo Lascaris di tutti gli uffici che vi possono essere immessi in modo che nell'arco di un paio d'anni la sede sia funzionale, tenendo conto delle mie obiezioni iniziali in ordine a questo tipo di scelta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Mi riferisco all'osservazione del Presidente della Giunta.
La I Commissione ha esaminato la relazione ed ha approvato l'articolo unico senza alcuna variante. Quanto chiesto dal Presidente della Giunta mi pare implicito, tenuto conto che il Consiglio ha già preso opportune deliberazioni in tal senso; del resto di Palazzo Lascaris, o meglio della sede della Camera di Commercio, se ne parla nella relazione. Io comunque non vedo nessuna difficoltà a cambiare nella quarta riga il termine "un immobile" con "immobile denominato Palazzo Lascaris in Torino, Via Alfieri" E' già stato rilevato da Dotti che essenzialmente questa legge istituisce i due capitoli di bilancio di spesa necessari per operare qualsiasi soluzione per me va bene, non vedo nessuna difficoltà a portare quella piccola modifica richiesta dal Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Vi sarebbe allora un emendamento in questo senso "dell'immobile Palazzo Lascaris in Torino, Via Alfieri n. 15".
Dichiaro chiusa la discussione generale e do la parola al Presidente della Giunta



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Solo per una puntualizzazione. Non è che si sia abbandonata l'idea di reperire degli altri edifici anche storici, senonché ci si impaurisce sempre di più per una complessità di problemi che sorgono. Non so se il Consigliere Berti ha potuto vedere l'altra sera alla Televisione l'intervento fatto da Giulio Einaudi sulla Venaria, uno dei palazzi che è stato prospettato come possibile sede della Regione, a prescindere dalla distanza. Lì si sono spesi, nel 1961, credo dei miliardi e oggi, se si dovesse mettere mano la dentro, la spesa sarebbe molto ma molto maggiore di quella che abbiamo affrontato comperando il palazzo di piazza Castello e di quella che affrontiamo acquistando Palazzo Lascaris.
La Regione certamente non compera per vendere, ma se lo facesse per costituire un demanio patrimoniale eventualmente utilizzabile non esito ad affermare (posso avvalermi di do un giudizio più volte espressomi dall'Assessore Paganelli) che il palazzo di Piazza Castello potrebbe essere venduto raddoppiando la spesa fatta e per Palazzo Lascaris vi sono delle sollecitazioni continue e costanti da parte di terzi, per l'acquisto, per cui desidero a questo proposito assicurare che per quanto di competenza mia e della Giunta accelereremo i tempi.
C'è una certa disaffezione da parte mia a trattare con gli organismi centrali che si occupano soprattutto di questi problemi perché creano sempre tali e tante difficoltà che una certa esperienza mi induce a ritenere che fra sei anni probabilmente saremmo ancora al punto di discussione, ma siccome effettivamente la Regione avrà bisogno non soltanto di una sede consiliare degna, adeguata e, sono d'accordo con Vera, ci vorranno un paio d'anni per avere il tutto sistemato, ma è urgente avere per il giugno 1975 già sicuramente sistemata l'aula consiliare perch essendo 60 i Consiglieri che saranno chiamati ad operare, qui - a prescindere che la Provincia non è più tenuta a concederne l'uso - non potrebbero essere collocati. Quindi la prima linea di indicazione è certamente quella di costituire l'aula.
C'era un'area, c'è ancora, non so se il Consiglio vuole esaminarla, se la Giunta, confortata anche da un parere del Consiglio, può muoversi in questa direzione, per me era da sempre l'area ottimale ed è quella del gas in Corso Regina Margherita dove sarebbero potuti sorgere quattro o cinque grossi edifici che avrebbero potuto recepire tutti i servizi della Regione dalla Giunta al Consiglio, agli Assessori che avranno sempre più bisogno di spazio, ivi compreso l'archivio che ad un certo momento sloggerà anche da Piazza Castello alcuni degli uffici che sono stati creati.
Quanto poi a quella garbata indicazione relativa al lusso ed al gusto io ero anche un po' (sul lusso) della sua opinione Consigliere Berti, gusto no, direi di no, è una cosa indubbiamente di notevole rilievo e pregio, ma in questo scorcio di tempo di quasi un anno ormai che lo abito, ho avuto occasione di sentire le persone che sono venute, apprezzare e dire che in definitiva la Regione ha anche bisogno di una certa dignità esterna, di quella dignità esterna che lei riconosce come esigenza al Consiglio Regionale nel momento in cui, senza andare al lusso, ma con una proprietà civile e culturale, si dà una sede che sia congrua.
Qualcuno mi ha stimolato a fare in fretta, io accetto questo stimolo corro già sempre in fretta e qualche volta anche con paura di cadere, ma questa volta correrò ancora più in fretta in modo da mettere il Consiglio in condizione di poter avere la sua sede.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Vorrei fare alcune precisazioni che mi vengono sollecitate dall'intervento del Presidente Oberto, non con spirito polemico, ma con spirito di collaborazione.
Noi non possiamo accettare di ragionare come un qualsiasi speculatore un qualsiasi agente immobiliare: la valorizzazione degli edifici è in gran parte conseguente all'aumento dei valori della rendita; essa è una delle componenti dei processi inflattivi. Non possiamo assolutamente porci all'interno di un processo di questo genere che è tra l'altro quello che dobbiamo contrastare se vogliamo impostare un nuovo sviluppo economico senza sprechi e senza dispersioni.
Certo che se oggi dovessimo comperare il palazzo di Piazza Castello lo pagheremmo di più, ma non possiamo operare secondo questi presupposti snatureremmo la funzione della Regione per quel che riguarda lo sviluppo territoriale, lo sviluppo urbanistico e lo stesso sviluppo economico.
L'altro punto riguarda gli edifici storici. Non sono fra quelli che assumono acriticamente il problema del recupero degli edifici storici e dei monumenti. Siamo un Paese di grandi tradizioni che possiede molte risultanze storiche: dobbiamo farcene carico, tenendo conto che non possiamo orientare in questa direzione tutte le risorse che sarebbero necessarie. Stanno di fronte a noi problemi di occupazione quali quelli dibattuti stamattina (Emanuel e altre fabbriche), che devono avere la loro giusta e prioritaria soluzione.
Ma nessuna società, nessuna cultura può vivere senza assorbire e utilizzare le risultanze storiche, senza farle proprie e porle alla base del proprio sviluppo. Per questo occorre un impegno della Regione, e dello Stato, per una linea (anche di lungo periodo) che ci consenta di ricuperare gli edifici storici. Intanto si tratta di non buttare a mare i soldi che si investono nel recupero, come è avvenuto per esempio per la "Sala di Diana" a Venaria, quando si ricupera la "Sala di Diana" come si è fatto dieci anni fa, e poi la si abbandona, lasciandola addirittura sottoposta alla azione delle intemperie, perché il vento ha distrutto le finestre, si determina soltanto uno sperpero di denaro. Si deve procedere al recupero degli edifici per utilizzarli, perché soltanto così si mantengono. In questo senso deve procedere la Regione. Quella dell'ala nuova di Palazzo Reale è un'occasione. Sarebbe stata, e potrebbe ancora essere, una soluzione non costosa per sistemare gli uffici regionali: si tratta di un edificio della fine '800, inizio '900, che doveva essere adibito a Ministero. E' stato costruito nella forma più semplice, dal punto di vista funzionale; un corridoio con ai lati degli uffici.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Bello fuori, ma brutto dentro.



RIVALTA Luigi

Dentro si può restaurare senza molta spesa, ci sono 140 stanze: se si dovessero spendere due milioni per stanza (che vuol dire spendere una cifra che e più del 50% del costruire il nuovo) si spenderebbe in tutto mezzo miliardo, e non tre o quattro miliardi. Una economia consistente.
Con tutto questo non disconosciamo l'opportunità di discutere anche altre soluzioni, come quella riportata alla fine del suo intervento dal Presidente Oberto, relativa alla acquisizione dell'area del gas. Ma questi discorsi vanno approfonditi organicamente, come noi ormai chiediamo da due o tre anni: dobbiamo valutare quali sono i fabbisogni effettivi della Regione (non cercare la soluzione giorno per giorno) e su questa base delineare e confrontare le possibili soluzioni, fra cui quelle dell'utilizzo di palazzi antichi o di aree nuove come quella del gas.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

Una brevissima dichiarazione perché da più parti si è fatto cenno alla rapidità di utilizzo di questo palazzo.
E' vero che da parte dell'Ufficio di Presidenza sono state fatte delle sollecitazioni per entrarne in possesso e fare i lavori necessari, ma penso che per correttezza bisognerà attendere che sia stipulato il regolare atto non si può entrare in un palazzo che non è stato ancora regolarmente acquisito e fare degli impianti. Occorreranno 15/20 giorni: intanto vediamo di farci approvare la legge il più sollecitamente possibile per pervenire alla stipula dell'atto notarile, ma non vedo come si possa già oggi predisporre tutta una serie di deliberazioni relative ad un palazzo che non è ancora stato acquistato. Con tutta la buona volontà di fare il più in fretta possibile, perché le richieste sono giustissime: ci sono però delle questioni di forma, che ieri ho anche portato all'attenzione della Giunta perché proprio ieri è arrivato un promemoria del Consigliere Franzi, e la Giunta ritiene che si possa operare solo il giorno dopo che è stato stipulato il regolare atto notarile.



PRESIDENTE

Articolo unico.
E' autorizzato l'utilizzo di una quota di lire 3.432.251.000 dell'avanzo finanziario accertato alla chiusura dell'esercizio 1972, in base al relativo rendiconto, ai fini dell'acquisto di un immobile, con annessi arredamenti ed attrezzature, per la sede del Consiglio Regionale del Piemonte.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 saranno conseguentemente istituiti: il capitolo n. 1039 con la denominazione "Spesa per l'acquisto di un immobile destinato a sede del Consiglio Regionale del Piemonte, con gli annessi uffici e servizi", con lo stanziamento di 3 miliardi e 230 milioni.
il capitolo n. 1049, con la denominazione "Spesa per l'acquisto di arredamenti e di attrezzature per la sede del Consiglio Regionale del Piemonte" e con la dotazione di lire 202.251.000.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Vi è un emendamento aggiuntivo proposto dal Presidente della Giunta avv. Oberto: "Dopo la parola 'immobile' aggiungere 'Palazzo Lascaris - Torino - Via Alfieri n. 15'".
Chi intende approvare l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo ora in votazione l'articolo unico.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri L'articolo unico è approvato.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Esame disegno di legge n. 178: Concessione di un contributo annuo agli Istituti Storici della Resistenza in Piemonte ed all'Archivio Nazionale cinematografico della Resistenza di Torino


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 178: "Concessione di un contributo annuo agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e all'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino".
La III Commissione ha espresso parere consultivo favorevole.
La Commissione ha espresso parere favorevole.
Relatore è il Consigliere Visone, Presidente della VIII Commissione.
Ha la parola il Consigliere Visone.



VISONE Carlo, relatore

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, tra i contenuti più significativi emersi nel corso delle riunioni e delle manifestazioni organizzate dalla Regione per celebrare il trentennale della Resistenza vi è, senza dubbio l'affermazione della inderogabile necessità di un ruolo attivo della Regione nell'impulso e nel coordinamento delle iniziative volte a consolidare nel tempo e ad inculcare nelle coscienze dei giovani lo spirito che ispirò ed animò la Resistenza.
Più precisamente e più particolarmente l'ordine del giorno conclusivo dell'Assemblea antifascista degli Enti piemontesi, riunita l'8 agosto scorso a Palazzo Madama, riconoscendo alla Regione un ruolo primario nell'impegno a svolgere sempre più intensamente l'attività di organizzazione delle iniziative antifasciste, invitava la Regione a dare continuità e impulso alla lotta antifascista anche attraverso la promozione, l'articolazione e l'assistenza delle iniziative a livello locale.
In questo spirito un momento importante e determinante della presenza della Regione è costituito dagli Istituti storici della Resistenza in Piemonte, membri tutti associati all'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, riconosciuto dalla Legge 16 gennaio 1967, n. 3.
Nel 1949 fu costituito a Torino un Istituto storico per la Resistenza su iniziativa di un gruppo di studiosi che, avendo partecipato personalmente alla lotta di liberazione in Piemonte, si proponevano di raccogliere e ordinare i documenti, i cimeli e le testimonianze, così da conservare alle future generazioni un materiale prezioso per l'obiettiva indagine di uno dei periodi più interessanti della nostra storia nazionale.
Esso riuscì a salvare dalla dispersione archivi di Comitati di Liberazione Nazionale e di formazioni partigiane, diari, lettere, stampa clandestina, pubblicazioni rare, documenti di ogni genere.
Negli anni seguenti si sono costituiti gli Istituti storici della Resistenza di Cuneo e di Novara e più recentemente di Vercelli.
L'attività degli Istituti, peraltro documentata, si articola in diversi settori: raccolta del materiale da offrire alla consultazione degli studiosi, pubblicazione di collane di monografie sulla Resistenza in Piemonte, collaborazione sul piano scientifico ad Istituti superiori ed universitari, promozione ed organizzazione di mostre, corsi di lezioni conferenze e seminari di studio su temi della Resistenza.
Possiamo affermare senza dubbio che gli Istituti storici rappresentano nella vita del Piemonte, un efficiente ed obiettivo centro di documentazione e di ricerca per questo periodo così vitale della storia contemporanea della nostra Regione.
Purtroppo gli Istituti hanno cominciato a funzionare e funzionano con mezzi estremamente limitati. Nel corso degli ultimi anni, pur se le entrate sono gradualmente aumentate entro certi limiti, l'attività si è accresciuta in misura anche superiore fino a riunire archivi di documenti ricchi di molte migliaia di dossiers e a costituire biblioteche dotate di diverse migliaia di volumi e importanti collezioni di stampa clandestina.
In ogni modo, se parecchie cose sono state fatte, a molte altre si è dovuto rinunciare.
Le attuali entrate di bilancio rendono possibile in futuro solo una precaria "ordinaria amministrazione", che non basta a far fronte adeguatamente ai compiti istituzionali di questi Enti, né tanto meno a renderne possibile l'auspicato sviluppo. Uno dei terreni su cui gli Istituti contano di sviluppare la loro azione è quello della scuola, come è emerso nel corso della consultazione indetta dalla VIII Commissione su questo disegno di legge.
L'obiettivo è quello di giungere ad un apprendimento critico della storia della Resistenza e generalmente contemporanea attraverso la discussione e la ricerca.
Oltre a questo una delle esigenze più sentite è quella di dotare di una indispensabile ed adeguata base bibliografica le singole biblioteche che per la scarsità di mezzi, vedono in pregiudicato anche il loro costante aggiornamento.
Basterebbero queste due esigenze a farci capire l'importanza dell'aiuto che la Regione deve concedere agli Istituti se oltre a queste non si presentassero altre iniziative, ugualmente da perseguire, che rendono la presenza della Regione addirittura determinante ed indispensabile.
Signori Consiglieri, per dare alle celebrazioni del trentennale della Resistenza quel necessario senso di continuità nel tempo e di profondità nella coscienza delle giovani e delle future generazioni, sembra giusto che anche la nostra Regione, come altre hanno già fatto per analoghi Istituti riconosca agli Istituti storici piemontesi per quanto già operato e quanto si dimostrano in condizione di fare nel corso degli anni che verranno, il merito e il prestigio della loro attività e pertanto assicuri loro un adeguato contributo stabile per garantire loro i mezzi al livello delle attuali e delle future esigenze.
In questo intendimento la Giunta Regionale ha presentato in data 3 luglio scorso il disegno di legge n. 178: "Concessione di un contributo annuo all'Istituto storico della Resistenza in Piemonte".
In quella occasione la Giunta Regionale intendeva riconoscere all'Istituto storico della Resistenza di Torino un contributo annuo di L.
50.000.000.
L'Istituto stesso, secondo un piano logico di coordinamento delle iniziative e dei rendimenti scientifici, avrebbe dovuto provvedere con detto contributo a finanziare per i lavori concordati annualmente, gli altri Istituti storici provinciali e locali esistenti in Piemonte, nonch l'Archivio cinematografico della Resistenza, ad esso collegato.
La Commissione VIII, in accordo con la Giunta Regionale, con l'apporto dei gruppi politici presenti al dibattito e in armonia con le risultanze emerse nel corso della consultazione degli Istituti storici ha riformulato il testo del disegno di legge presentato dalla Giunta.
Il contributo annuo viene elevato da 50 a 60 milioni e articolato in una quota fissa di cinque milioni per le spese generali e di gestione e in una quota variabile determinata per ciascun Istituto sulla base dei programmi di attività di ricerca e di studio effettuati nel corso dell'anno presentati alla Giunta Regionale entro il 31 ottobre.
A questo riguardo a maggioranza dei consensi dei gruppi consiliari del PCI, PSI e PLI è stato richiesto l'inserimento al 1° comma dell'art. 3 della disposizione che richiede il parere della Commissione Affari Istituzionali prima che la Giunta Regionale assegni il contributo integrativo (faccio rilevare che questo è passato a maggioranza).
Ad eccezione di questa disposizione il testo modificato ha ottenuto l'unanimità dei consensi in sede di dibattito in Commissione.
Sono sicuro, pertanto, signori Consiglieri, che il Consiglio Regionale vorrà approvare questa proposta di legge che onorerebbe la tradizione civile, patriottica e studiosa della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Sanlorenzo, ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Io credo che la maniera migliore per il nostro Consiglio di approvare questa legge sia quella di parlarne poco e di votarla all'unanimità, con quelle scarne motivazioni che sono appena necessarie, dato che il progetto di legge parla da solo.
Io penso che sia un modo giusto per ricordare non soltanto Duccio Galimberti o Antonicelli, ma per onorare tutti coloro che, noti o ignoti hanno dato il loro contributo alla Resistenza piemontese. Operare, lavorare con impegno, con onestà e rigore è sempre la cosa migliore per onorare coloro che hanno dato molto e quelli che hanno dato meno alla lotta per la democrazia e per rispondere a coloro che continuano, giorno per giorno, in Piemonte, in Italia con la strategia della paura. Quella di novembre è stato uno dei mesi caldi della tensione che è certamente manovrata se ha potuto produrre nel mese della crisi di Governo, nel mese che ha toccato particolari momenti di acutezza della crisi economica, episodi come quelli della strategia della delinquenza organizzata, dei sequestri di persona e del terrorismo telefonico che paiono contraddistinguere i nuovi metodi scelti da coloro che vogliono utilizzarli per travolgere le istituzioni democratiche.
Questa legge contribuisce in qualche misura non soltanto a ricordare il passato, ma a mettere le nuove generazioni, i giovani piemontesi in condizioni di studiare il passato per capire bene il presente, per fare in modo da rinnovare criticamente anche gli ideali della Resistenza e farne il cemento con il quale fare uscire il nostro Paese dalla crisi grave profonda di cui la soluzione della crisi politica non è che una possibile premessa.
Credo sia anche una legge modello, in qualche misura, perché è la prima volta che in Consiglio Regionale, per stanziare 60 milioni, si prevede una legge; molti decreti della Giunta - dei quali non voglio qui discutere n la bontà né l'opportunità - a volte decidono somme che vanno ben al di là di 60 milioni, tuttavia questo dimostra che si può discutere e fare una legge anche per una lira se è necessario, se serve; la metodologia che è stata applicata in questo caso mi pare esemplare perché è una legge scritta da molti, fra il primo progetto di legge che è stato presentato e l'ultimo che viene all'approvazione del Consiglio Regionale non c'è nessuna parentela se non il motivo ideale ispiratore che ci ha visti uniti sin dall'inizio. La legge è stata scritta dalle forze del Consiglio Regionale dalla Giunta, dagli Istituti storici della Resistenza, non è stata idillica nella sua formulazione perché non è stata idillica né la Resistenza, non lo è stato il contributo autonomo delle forze che l'hanno rappresentata e quando ci sono problemi di qualsiasi natura, la dialettica si riproduce, ma la dialettica ha trovato un punto di approdo che mi pare abbia un certo significato perché la struttura della legge prevede criteri che dovrebbero in qualche modo sempre essere presenti quando la Regione legifera. Vi è infatti, di questi 60 milioni, una quota fissa che serve alle strutture degli Istituti storici della Resistenza, agli impianti, alle esigenze di funzionamento perenne e vi è invece una quota variabile che è messa in relazione a ciò che questi Istituti fanno, o intendono fare, o faranno o hanno anche in parte già fatto e queste due presenze danno la misura di una partecipazione non acritica, non da sovvenzione caritatevole, non da assistenza, ma promozionale in cui la Regione si conquista il diritto dovere di intervenire con il suo contributo, con il suo aiuto, con la sua collaborazione, anche con la sua partecipazione per determinare gli indirizzi di questi istituti culturali. La partecipazione della Regione è indispensabile nella misura in cui, pur con questo modesto contributo, si fa fare un salto di qualità agli Istituti storici della Resistenza meritevoli per il fatto di essere sorti, per l'attività che hanno svolta con pochi mezzi a disposizione e questi pochi mezzi, che noi mettiamo ulteriormente a disposizione, rappresentano quasi tutto l'ammontare dei bilanci annuali che avevano a disposizione per produrre opere, ricerche studi e anche sussidi audiovisivi, tecniche cinematografiche per le scuole gli enti, le organizzazioni che vogliono ricordare e far conoscere, non solo gli ideali, ma i fatti della Resistenza 1943/45 e di quella che precede questo periodo.
In effetti noi possiamo dare vita, con questo contributo, a dei centri culturali e creare un modello per altri interventi, per altri centri culturali del Piemonte che definiscano in modo molto preciso il tipo di rapporto che la Regione deve avere con questi studi, ossia un ruolo di promozione, non di tutela, un ruolo di partecipazione, di rafforzamento delle componenti autonome che sono state alla base del battesimo di questi strumenti e che quindi possono avere dalla Regione l'aiuto corretto che possiamo dare.
Perché dico che può essere un esempio? Perché dobbiamo - come abbiamo detto recentemente nel dibattito in questo Consiglio, come ha detto il Presidente della Giunta - forse avviarci a legiferare in modo nuovo e fra i modi nuovi che vengono previsti dai meccanismi della legge c'è anche quello che non passeranno sei mesi fra l'approvazione della legge e la sua operatività, per cui una volta vistata dal Commissario di Governo, verrà resa subito operante ed destinatari della legge, ne avranno un immediato beneficio.
Sono tutti principi che dovremmo tenere presenti anche per leggi di ben altra portata economico-sociale, ma certo di non maggiore contenuto ideale e significato politico.
Credo che possiamo trovare anche in questa legge il tipo di collaborazione che abbiamo avuto in questi ultimi due o tre mesi di vita del Consiglio Regionale, ritrovando così quella unità indispensabile specialmente in questa ultima fase della prima legislatura se la vogliamo concludere meglio di quanto non siano stati gli anni tormentati che abbiamo vissuto dal 1970 ad oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, pensiamo che nessuno si attenda da parte nostra l'annuncio di un voto favorevole a questo progetto di legge infatti, rinunciando alla possibilità di sorprendervi o magari di stupirvi vi confermiamo subito che la Destra Nazionale voterà contro la proposta di concedere un contributo annuo di 60 milioni di lire agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte. Tutto normale allora. Ma noi vogliamo anche dirvi i motivi di fondo di questa nostra posizione ed è qui che, senza avere peraltro la pretesa di fare delle dichiarazioni scoccanti tuttavia abbiamo la speranza, se volete la presunzione, di potervi dire qualcosa di nuovo, qualcosa che forse non vi attendete di sentire dire da noi, qualcosa che valga a rompere, ad andare al di la di quel cliché falso e menzognero che con l'aiuto della televisione, della radio, della stampa di regime voi cercate di appiccicarci addosso.
Ed allora noi vi diciamo che in linea di principio potremmo anche votare insieme a voi e concordare nella concessione del contributo che vi apprestate a deliberare , perché qualunque sia il giudizio che possiamo dare sulla Resistenza (ed è per essere chiari, un giudizio pesantemente critico e dissenziente), ciò non di meno ci rendiamo ben conto che essa è entrata nella storia d'Italia, che è un momento di vita di questa nostra Patria, che è eredità storica, non importa adesso se positiva o negativa comune per tutti noi e per le generazioni che verranno, per cui sarebbe immotivato e sciocco negare questa realtà e non convenire sulla necessita doverosa che di quel periodo, come di tanti altri, si ricostruiscano e si illuminino con obiettività tutti gli aspetti.
Vedete, colleghi, le posizioni politiche che noi oggi teniamo con consapevolezza, con scelta meditata e motivata, molti anni fa, ancora giovanissimi, andammo ad assumerle per un moto irrazionale forse, ma spontaneo, di ripulsa, di rigetto nei confronti di chi pretendeva farci credere che la storia d'Italia si fosse fermata al 1922 e si fosse ripresa soltanto nel 1945. Tutto questo ci sembrò sin da allora inaccettabile perché sin da allora capivamo che vi sono periodi storici che non possono essere cancellati: nel bene o nel male, nelle luci o nelle ombre la storia non fa salti, come la natura, né ammette tagli faziosi .
Allo stesso modo noi intendiamo collocarci adesso nei confronti del periodo storico che va sotto il nome di Resistenza ed è qui che nasce il nostro dissenso: è possibile la ricostruzione serena, obiettiva spassionata di quegli anni tragici? Certamente no sino a quando la ricerca e la documentazione verranno costruite sull'assurda e manichea distinzione secondo la quale da questa parte stava tutto il male e da quell'altra tutto il bene, che gli eroi erano tutti al di là e gli assassini tutti di qua che gli uni erano martiri e gli altri erano soltanto criminali giustiziati.
Come dicevamo, noi potremmo anche accedere al principio di uno stanziamento per la ricostruzione completa e imparziale di un momento della nostra storia contemporanea, ma non ce la sentiamo di seguirvi lungo la strada delle rievocazioni a senso unico le quali poi, lungi dal servire alla migliore comprensione di quel momento, vengono soltanto ad approfondire il solco, la divisione non tra i vinti e i vincitori di allora, ma tra gli italiani di oggi.
Ecco perché la Destra Nazionale darà voto contrario, per dire no al dispendio di fondi pubblici che noi riteniamo essere male impiegati, ma soprattutto per dire no alla discriminazione, per dire no alla faziosità per dire no alla seminagione dell'odio, per dire no, insomma, alla ricostruzione artefatta della storia.



PRESIDENTE

Più nessuno desidera intervenire? Dichiaro allora chiusa la discussione generale e do la parola al Presidente della Giunta avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'ispiratore vero di questa iniziativa è scomparso nei giorni passati ed io ho avuto il rammarico di non poterlo salutare quando sostò, morto ma vivo, in Piazza Castello.
L'ispiratore è stato il sen. Antonicelli il quale uscendo da Palazzo Madama il giorno in cui questo Consiglio Regionale, che avevo allora l'onore e la responsabilità di presiedere, volle celebrare in forma solenne e degna la manifestazione del 25 di aprile con una seduta che resterà nella storia del Consiglio Regionale, nella storia non acritica anche attraverso alle parole che sono state dette, il sen. Antonicelli mi diceva allora che la Resistenza, come fatto storico, sarebbe certamente vissuta fino a che fosse rimasto in vita uno dei resistenti, anche uno soltanto, ma che era fatale che tutti si scomparisse, che era assolutamente necessario che nel quadro celebrativo del fenomeno della Resistenza, del fatto della Costituzione italiana, vi fosse anche chi segnasse sulla carta la storia le vicende liete, tristi, drammatiche, serene, colme di incertezza e di inedia di quanto era accaduto in quel tempo. E Antonicelli mi parlava allora come resistente, come Presidente di quel C.L.N. piemontese che io come Presidente della Provincia volli ricordato in una lapide che è collocata nell'atrio della Provincia di Torino che fu la prima sede del C.L.N. regionale piemontese al termine della tragica vicenda dopo il 25 di aprile del 1945. Mi disse che sarebbe stato alto il prestigio del Consiglio Regionale piemontese se avesse assecondato attraverso alla contribuzione di un Istituto storico regionale che allora già esisteva a Torino e per la visione piemontese, se si fosse fatto sentire promotore, stimolatore aiutante per la pochezza degli strumenti e dei mezzi, perché si scrivessero delle pagine di storia.
Mi diceva Antonicelli: vedi, questa manifestazione, anche per quello che tu hai detto e per come lo hai detto, interpretando veramente la volontà dei Consiglieri Regionali presenti, sarebbe poca cosa; i pellegrinaggi, le visite ai campi di battaglia, il formarsi là dove sono state combattute le ore tragiche della Resistenza finirebbero per essere poca cosa se la storia di quei fatti, di quelle vicende non si scrivesse. E mi parlava - quasi presago di quello che io avrei dovuto quest'oggi rispondere all'intervento del Consigliere Carazzoni che, me lo consenta, è divaricato nella sua impostazione e le dirò il perché - quasi presagendo che sarebbe venuto il giorno in cui, discutendosi di questa legge, vi sarebbe stato chi avrebbe indicato come non accettabile il metodo ed il sistema della storia, del fenomeno della Resistenza quale si è sin qui praticato.
E mi diceva: no, la storia dovrà essere scritta con la "S" maiuscola riconoscendo anche eventuali errori, anzi, gli errori che sono stati commessi in questa vicenda.
Era un uomo che come uomo nulla allontanava di sé di quanto potesse essere la carica dell'umanità; ma, mi diceva, deve essere storia, al di sopra della cronaca, al di sopra della esaltazione, la storia che immerge il bisturi e che va a vedere il bene e il male dove si trovano e che li enuncia.
Consigliere Carazzoni, non c'è stato, non ci può essere il salto dal 1922 al 1940, anche di quello parlerà la storia, la storia parla di Caligola e di Nerone, la storia parlerà anche di Mussolini e dirà di lui e del fascismo il bene che può esserci e tutto il male sciagurato che è stato compiuto in quegli anni. La storia la si intende così, come accesso alla verità che è maestra della vita e che non può essere rinunziata in nessun caso.
Ecco perché è divaricante il suo intervento quando dice: noi potremmo anche approvare in un certo senso questa legge e il principio e la validità che l'hanno ispirata, ma ci allontaniamo perché acriticamente ed aprioristicamente neghiamo agli storici della Resistenza la statura dello storico che dovrebbe essere anche contro se stesso ove la cosa fosse necessaria.
Ecco perché, accogliendo quella sollecitazione, predisposi un disegno di legge e quando lo presentai alla Giunta la trovai unanime dicendo che essa riteneva di partecipare in quel modo come atto proprio di iniziativa del Governo regionale alla celebrazione delle manifestazioni che il Consiglio Regionale ha promosso (e anche qui mi spiace di dovermi citare) attraverso la mia Presidenza, continuata egregiamente dal Presidente Viglione e dall'Ufficio di Presidenza.
Abbiamo presentato quel disegno di legge e - collega Sanlorenzo certo, questa come altre leggi del passato e forse più ancora del futuro sarà espressione di un'attenta e profonda critica collaborazione di tutte le forze di opposizione e di maggioranza, di Governo regionale e di Consiglio Regionale. Ho avuto occasione di dirlo altra volta: le leggi migliori sono quelle che non vengono trafficate all'ultimo momento, ma sono elaborate in sede di Commissione dove è possibile l'opera di cesello l'impiego del bulino, l'approfondimento in piccola brigata assumendo delle responsabilità che non debbono essere distorte poi in un momento successivo.
E io non ho la minima esitazione ad affermare che è vero che questo disegno di legge presentato da chi in questo momento parla a nome della Giunta, ha avuto un'elaborazione anche più lunga di quella che forse si poteva presumere, tormentata elaborazione con apporto concreto di suggerimenti ed esce quindi come rispondente all'iniziativa primigenia della Giunta e come collaborazione della Commissione, mi auguro, attraverso all'approvazione della legge, attraverso all'apporto ed alla collaborazione dello stesso Consiglio.
Noi oggi scriviamo una pagina di cultura e di civiltà perché - se me lo consente, Consigliere Carazzoni - queste cose hanno da essere sceverate criticamente, ma scritte; ci sono delle cancrene nelle quali bisogna mettere coraggiosamente il bisturi per asportarle. Non scriviamo per quanti hanno partecipato a quelle pagine di vita che si chiamano Resistenza scriviamo per gli altri, perché quando non ci sarà più chi ricorderà che cosa è stato il campo di concentramento, quando non ci sarà più un comandante partigiano che dica ai propri figli ed ai cittadini italiani le cose che si sono verificate, ci siano delle pagine di storia che entrino finalmente nella scuola italiana dove Nerone, Caligola ed altri ci sono e ancora non c'è la Resistenza.
Ecco la necessità, l'esigenza profonda di creare questo impatto della storia della Regione Piemonte che ha scritto delle cose che sono veramente sublimi e superbe commettendo anche degli errori che, signori Consiglieri tutti voi mi date testimonianza, sono stati già riconosciuti coraggiosamente, lealmente, in più di una circostanza e in più di un'occasione, anche per iscritto.
Questa è la storia che noi chiediamo agli Istituti regionali della Resistenza che essi scrivano attraverso all'apporto di tutte le considerazioni che potranno essere suggerite, perché i giovani di domani quelli che oggi non sanno niente, se vogliono possano sapere, in maniera che non si debba applicare al nostro Paese quella tremenda invettiva che Bertrand Russel un giorno pronunciò: guai a quei popoli per i quali la storia deve ripetersi per la seconda volta. E la vogliamo scritta con la "S" maiuscola. E dirò anche, a questo proposito, la ragione che ha indotto il Presidente della Giunta Regionale - e lo ha spiegato ai colleghi della Giunta - ad accettare per questo disegno di legge e per questa legge, una consultazione da farsi attraverso ad una Commissione: è stata proprio la natura specifica di questa legge, senza che ciò costituisca assolutamente principio per quelle che potranno essere vicende di altre leggi. E' la natura particolare di questa legge, l'esigenza di sentire una pluralità di voci sulle linee indicative di scelte e di studio che ha indotto il Presidente - e lo ripete qui - a superare il dissenso che in sede di Commissione si è verificato e che il relatore (che ringrazio) ha evidenziato in tutte lettere nella sua relazione di oggi.
E' un fatto molto importante, io non avrei negato il valore che poteva avere il loro voto, il suo voto, non lo avrei negato perché sarebbe stata indicazione di un desiderio di acquisire conoscenza e verità, non potrei accettarlo più dopo le dichiarazioni che sono state fatte di soldi buttati al vento e soprattutto di sfiducia in coloro che serviranno anche in questo settore la Regione Piemonte consegnandoci una storia che noi gelosamente conserveremo.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione dei singoli articoli del disegno di legge n. 178: "Concessione di un contributo annuo agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e all'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino".
Art. 1.
La Regione, al fine di assicurare un regolare sviluppo della attività scientifico-culturale degli Istituti storici della Resistenza formalmente costituiti ed operanti in Piemonte e l'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino stanzia annualmente in bilancio la somma di L.
60.000.000.
Qualcuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2.
La Giunta Regionale assegna annualmente, con atto deliberativo, un contributo finanziario di lire cinque milioni ai singoli Enti di cui all'articolo precedente per le loro esigenze funzionali.
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3.
La Giunta Regionale, sentita la Commissione Consiliare per gli Affari Istituzionali, assegna annualmente, con atto deliberativo, un contributo integrativo sulla somma residua, il cui ammontare verrà determinato per ciascun ente, sulla base delle attività di ricerca e di studio effettuate nel corso dell'anno.
A tal fine gli Istituti storici della Resistenza formalmente costituiti ed operanti in Piemonte e l'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino, trasmettono alla Regione entro il 31 ottobre di ogni anno una dettagliata relazione sull'attività svolta e sui programmi di attività.
Qualora, in base ai programmi presentati dai singoli Enti, emergano esigenze immediate di finanziamento, potranno essere corrisposti, con atto deliberativo della Giunta Regionale, acconti non superiori a lire due milioni.
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Semplicemente per una dichiarazione di voto signor Presidente.
Ho visto nell'art. 3 che la Commissione consiliare ha introdotto una modificazione al testo precedentemente proposto per cui l'atto deliberativo della Giunta Regionale deve essere preceduto da una consultazione con la Commissione.
Io voglio precisare che voto il testo così come proposto dalla Commissione in via eccezionale dato il carattere della materia trattata, ma in via di principio non mi sembra accettabile che si introduca, per un atto amministrativo di competenza della Giunta, un principio di consultazione con la Commissione consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ho già fatto in proposito una dichiarazione e la rinnovo: è un'accettazione per la natura particolare della materia che non costituisce assolutamente precedente invocabile e sarà sempre discutibile in tutto per altri eventi.



PRESIDENTE

Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4.
Per l'anno 1974 il contributo sarà erogato in unica soluzione, sulla base dell'attività svolta nel corso dell'anno da ciascun Ente.
Se nessuno chiede la parola si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art 5.
All'onere annuo di L 60.000.000 derivante dall'attuazione della presente legge si provvede per l'anno 1974, mediante una riduzione di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 304, con la denominazione "Contributo agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e all'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino" e con lo stanziamento di L. 60.000.000.
Nel bilancio dell'anno 1975 ed in quello degli anni successivi, sarà iscritto al capitolo n. 304, con la denominazione e con lo stanziamento di cui al precedente comma.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Prima della votazione finale vi sono ancora dei Gruppi che desiderano fare dichiarazioni di voto? La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, questa legge ampiamente rimaneggiata nei lavori della Commissione, presenta alcuni aspetti organizzativi che potrebbero essere oggetto di un'ulteriore discussione e che tuttavia, a nostro avviso, passano in secondo piano di fronte alle ragioni ideali e alle scelte di valore prima etico che politico eloquentemente richiamate poco fa dal Presidente della Giunta Regionale.
Devo dire che nei lavori della VIII Commissione si è posto il problema della nuova configurazione che questi Istituti storici della Resistenza, di natura disparata e composita trattandosi in alcuni casi di consorzi fra Enti locali, in altri casi di associazioni private, vengono ad assumere con il riconoscimento di un contributo permanente da parte della Regione. E mi pare che questo sia un elemento da non sottovalutare ai fini della conservazione di quel prezioso patrimonio di testimonianze che, quale che sia la scelta politica di ciascuno di noi, costituisce un patrimonio inalienabile, soprattutto in Piemonte.
Noi riteniamo quindi, nell'esprimere il voto favorevole del Gruppo liberale a questa legge, che l'importanza del provvedimento non si limiti allo stanziamento (di per sé modesto) che essa contiene, ma anche nella nuova veste e nella più adeguata rappresentanza che gli Istituti storici della Resistenza vengono ad assumere con questo riconoscimento regionale.
Essi serviranno a potenziare quelle funzioni di ricerca storica su cui si è soffermato il Consigliere Carazzoni, ricerca storica che non è mai giustiziera del passato, è sempre giustificatrice del passato; anche se questo passato - me lo consenta il Consigliere Carazzoni - è ancora troppo attuale per consentire quel distacco e quella neutralità che egli, credo inopportunamente, ha qui sollecitato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Il Gruppo socialista approva questa legge alla cui elaborazione ha partecipato sia attraverso ai suoi rappresentanti nella Giunta Regionale sia attraverso i suoi Consiglieri nella Commissione VIII, presieduta dal relatore collega Visone.
Dichiara altresì di esprimere il proprio pieno consenso alle nobili dichiarazioni che sono state fatte poc'anzi dal Presidente della Giunta Oberto; ritiene che questa legge rappresenti un momento qualificante dell'attività culturale della Regione che rinnova così, anche legislativamente, la sua piena partecipazione al filone storico ed ideale della Resistenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Noi esprimiamo il nostro voto favorevole alla proposta di legge e contemporaneamente l'auspicio, ma vorrei dire la certezza, che il tipo di studi e di attività (grazie anche all'aiuto venuto dalla Regione) che gli Istituti storici della Resistenza promuoveranno, terranno veramente fede a quella che è la denominazione di "Istituti storici", evitando delle frange retoriche o riducistiche che non sono evidentemente quelle che interessano e che attengono ai valori ideali della Resistenza.
Nel fare un'analisi storica di questo fenomeno della storia del nostro Paese, io ritengo che gli Istituti storici procederanno con obiettività nella loro funzione, non credo però che potranno porre sullo stesso piano (come mi pare sostanzialmente vorrebbe il collega Carazzoni) quella che è stata la Resistenza da una parte e quelle che sono state le forze che la Resistenza ha combattuto e che alla stessa si opponevano e non soltanto per la considerazione che faceva prima il collega Zanone - cioè per la relativa vicinanza temporale a quel periodo che ancora lascia ulcerate le ferite che la lotta che ha insanguinato soprattutto le vallate del nostro Piemonte ha inferto - ma anche perché non è possibile porre sullo stesso piano le due scale di valori, al di là di quelli che possono essere stati eccessi e violenze che nessuno nega ci siano stati da una parte e dall'altra, in quanto da una parte vi era la difesa di un ordine di valori che poi si compendiano nelle parole libertà e democrazia e che ponevano idealmente in comune gli uomini della Resistenza con le forze che o nelle vesti di eserciti regolari, o nelle vesti di organizzazioni resistenziali, in tutti i paesi civili dell'Europa combattevano il nazismo; e dall'altra, sia pure con quella buona fede che nessuno vuole disconoscere, vi era la difesa di una scala di valori che attengono ai periodi più bui e più lontani della razza umana e che noi riteniamo che la storia dell'uomo debba tendere a superare, che aspiri a superare.
Ritengo anche importante l'iniziativa perché sia pure in senso lato come altre iniziative assunte dalla Regione sul piano della rievocazione della Resistenza, della liberazione, si rivolge soprattutto ai giovani e fatto importante, (l'ha detto molto bene il Presidente Oberto) non intendiamo tanto fare un'opera di commemorazione tra coloro che il fenomeno hanno vissuto, ma un'opera di divulgazione, di analisi storica del fenomeno nei confronti delle generazioni che non l'hanno vissuto le quali, vivendo accanto a coloro che (sia pure anche essi in buona fede) erroneamente si pongono a difensori di quel tipo di valore che è stato sconfitto nella lotta resistenziale, tendono a distruggere tutto nella vaga ipotesi di ricostruire tutto, disconoscendo in questo modo quanto gli uomini usciti dalla liberazione hanno costruito nel Paese creando la democrazia in questi travagliati trent'anni di storia nazionale e quindi si pongono sullo stesso piano di coloro che vorrebbero restaurare un tipo di regime e un tipo di valore che noi non possiamo accettare che riteniamo ripudiati dalla lotta popolare che ha portato alla liberazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Soldano.



SOLDANO Albertina

A nome del mio Gruppo e a titolo personale sono lieta di esprimere voto decisamente, consapevolmente favorevole.
I motivi che determinano tale voto sono già stati ampiamente richiamati ed illustrati, in modo particolare, dal Presidente della Giunta ed anche da altri Consiglieri che hanno preso la parola prima di me. Ritengo comunque ancora di dover richiamare qualche considerazione particolare.
Anzitutto l'iniziativa si colloca in modo corretto nel quadro della celebrazione del trentennale della Resistenza che opportunamente la Regione ha ritenuto di dover realizzare durante quest'anno. In secondo luogo, al di là di questa adesione, è indubbio che oggi occorre coordinare tutta un'attività di ricerca e di riordinamento di documenti che risultano preziosi non soltanto per conoscere un periodo di storia che potrebbe anche essere definita soltanto locale, ma che invece in un contesto più ampio ed organico, assurge ad importanza nazionale. Quindi è l' adempimento di un dovere quello per cui noi riteniamo che si debba arrivare ad un approfondimento in merito.
Una ricerca storica non può mai essere avulsa da una raccolta sistematica, da un confronto, da un vaglio ordinato di documenti che qua e là si possono raccogliere. In modo specifico, poi, sentiamo il dovere di fornire alle giovani generazioni un tipo di attività culturale indispensabile per scoprire certi elementi che risultano validi per l'acquisizione di conoscenze anche in senso responsabilmente critico. Si tratta di un passato recente che deve ancora essere approfondito; però è altrettanto vero che è un passato che non deve essere trascurato: sarebbe cosa gravissima se, da parte nostra, si commettesse questa omissione.
Occorre prendere atto - e questo affermo anche come componente della III Commissione consiliare - che sinora si è studiato l'arduo tema della Resistenza o si sono compiute ricerche, molte volte a prezzo di gravi sacrifici personali, da parte di pochi volenterosi o di pochi Enti che hanno sentito l'impegno di contribuire efficacemente all'opera di studio e di ricerca.
Pertanto, per una doverosa ricerca della verità, e per una riscoperta e un'affermazione sempre più responsabile e maturata di valori autenticamente umani e civili, per queste due ragioni fondamentali il nostro Gruppo esprime consapevolmente voto affermativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, nell'esprimere il consenso del Partito repubblicano a questo provvedimento,vorrei sottolineare quel che mi sembra era già stato indicato dal Presidente Oberto, cioè che questo provvedimento ha certamente un significato politico, ma ne ha uno grandissimo di carattere culturale.
Noi ci auguriamo che con questo aiuto, che non è probabilmente grande cosa ma è certamente consistente, possano riprendere e svilupparsi in Piemonte degli studi di carattere storiografico di cui, tutto sommato, la produzione culturale piemontese, pur avendo offerto cose pregevoli, è ancora relativamente povera, cioè una produzione culturale di carattere storiografico sulla Resistenza piemontese ha ancora larghi margini di lavoro e molte cose da fare e da produrre.
Noi ci auguriamo che questo aiuto, non particolarmente consistente ma certamente tangibile, serva a far riprendere agli Istituti storici della Resistenza una produzione culturale che ha ancora molta linfa a cui attingere e ancora molto lavoro da fare.
Con questo augurio particolare diamo voto favorevole.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.
Comunico che oggi alle 15,30 vi è la riunione dei Presidenti dei Gruppi unitamente al Presidente della Giunta per decidere su alcuni argomenti molto importanti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione occupazionale alla Venchi Unica


PRESIDENTE

E' giunto un ordine del giorno alla Presidenza: "Il Consiglio Regionale, a conoscenza del persistente stato di incertezza tuttora in atto presso la Venchi Unica in merito all'assetto della proprietà che tra l'altro rende assai precaria la continuità del lavoro e del salario dei lavoratori preso atto dell'intervento annunciato dai giornali del Ministro dell'Industria, sentito l'Assessore Regionale al Lavoro ritiene necessaria la continuità di impegno della Giunta in accordo con le organizzazioni sindacali nei confronti del Governo, Ministro del Lavoro e altri Ministri competenti per rendere risolutivo il suo intervento per il definitivo assetto della proprietà, con una soluzione economicamente e politicamente valida della questione che garantisca i livelli di occupazione, il mantenimento dei diritti acquisiti e la regolare corresponsione della retribuzione ai lavoratori".
F.to Garabello, Vera, Calsolaro, Berti.
Qualcuno desidera intervenire sull'ordine del giorno? La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Non avendo apposto la firma su questo ordine del giorno mi asterrò per motivi che voglio enunciare.
La situazione alla Venchi Unica ha una vicenda a monte della quale i giornali hanno parlato ed è opportuno che vengano messe in luce, non soltanto a livello di assemblea dei soci, ma anche a livello di opinione pubblica, le manovre che esistono. Questo chiarimento però non mi pare sia di competenza del Consiglio Regionale.
Il motivo dell'astensione invece è che di fronte a queste situazioni di crisi aziendali che si stanno verificando nel nostro Paese, non è sufficiente il continuo intervento del Consiglio per garantire il livello occupazionale perché questo presuppone tutta una politica di conservazione delle strutture industriali che esistono, o lo scaricamento delle stesse a carico della collettività la quale, nella situazione economica che ben conosciamo, non ha la possibilità di intervenire tempestivamente in questo settore.
Il problema va visto nell'ambito di interventi congiunturali che abbiano sempre riferimento agli interventi strutturali che si sono posti sempre da parte di questo Consiglio Regionale nella sua maggioranza come opportunità di politica di piano, di ristrutturazione, di diversificazione.
Non è con appelli generici come quello che stiamo facendo che possiamo risolvere problemi di questo tipo.
Questo è il motivo dell'astensione del Gruppo liberale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno per alzata di mano: è approvato con due astenuti.
Il Consiglio con ogni probabilità sarà riconvocato per giovedì prossimo.
Diamo ora lettura delle interrogazioni e interpellanze pervenute alla Presidenza.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


FRANZI Piero, Segretario

Interrogazione del Consigliere Zanone sulle licenze edilizie rilasciate dal Comune di Caluso.
Interpellanza dei Consiglieri Marchesotti, Raschio sul duro attacco ai livelli di occupazione ed ai salari nell'Alessandrino.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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