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Dettaglio seduta n.271 del 28/11/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Comunicazioni del Presidente Esame disegno di legge n. 197: "Regolamentazione delle iscrizioni in appositi ruoli dei soggetti non assistibili da enti o casse mutue".
Esame disegno di legge n. 203: "Disposizioni provvisorie concernenti le strutture e gli organici degli enti ospedalieri".
Esame disegno di legge n. 204: "Norme in materia di assistenza ospedaliera" Esame disegno di legge n. 205: "Norme per il finanziamento della spesa per l'assistenza ospedaliera".
Esame disegno di legge n. 214: "Disposizioni finanziarie per l'acquisto della sede del Consiglio Regionale del Piemonte" Esame disegno di legge n. 178: "Concessione di contributo annuo agli Istituti storici della Resistenza in Piemonte e all'Archivio nazionale cinematografico della Resistenza di Torino".
Se nessuno ha delle osservazioni da fare, l'ordine del giorno è approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri: Giovana, Lo Turco, Zanone, Calleri Bono, Nesi.


Argomento:

b) Progetto di legge. Presentazione e assegnazione a Commissione


PRESIDENTE

Presentazione proposta di legge: n. 225 relativa a "Istituzione dell'ufficio del difensore civico" presentata dai Consiglieri del Gruppo liberale in data 27.11.1974. Verrà assegnata alla Commissione competente in data odierna.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

c) Incontro con una delegazione dei lavoratori del complesso Valle Susa


PRESIDENTE

Delegazione dei lavoratori della Valle di Susa. Martedì 26 ho ricevuto una delegazione formata dai rappresentanti dei Consigli di fabbrica degli stabilimenti di Lanzo, Susa, Collegno, Mathi, Perosa, Strambino e Rivarolo appartenenti al complesso Valle Susa dipendente dal gruppo Montefibre.
Erano presenti all'incontro i Consiglieri Bianchi e Besate per i rispettivi Gruppi.
Il rappresentante delle Confederazioni sindacali di categoria Luciani ha espresso la viva preoccupazione delle maestranze per il comportamento contraddittorio della proprietà che ha posto in cassa integrazione 1465 dipendenti dai quali, fino a pochi giorni prima, pretendeva un numero elevato di ore straordinarie.
Da tenere presente che il Valle Susa sarebbe in grado, con poca spesa e in brevissimo tempo, di tornare alla lavorazione del cotone, ora nuovamente prodotto competitivo nei confronti delle fibre sintetiche e di riprendere quindi il lavoro a pieno ritmo.
Si tratta pertanto di salvare il posto di lavoro per un gran numero di operai, in particolar modo per le donne specializzate nel lavoro di filatura che molto difficilmente troverebbero la possibilità di inserirsi in stabilimenti con altro tipo di produzione.
E' particolarmente grave, nel quadro generale della crisi economica regionale, il caso Valle Susa in quanto esso fa parte di un complesso a partecipazione statale che minaccia tuttavia di compiere, a danno dei lavoratori, manovre speculative.
I rappresentanti dei Gruppi politici presenti si sono espressi in appoggio alla situazione aziendale.
Mi sono impegnato a portare in Consiglio Regionale la questione al fine di interessare l'assemblea a questo rilevante problema che rischia di aggravare ulteriormente la già difficile situazione occupazionale per la Valle di Susa e per le zone interessate.
Qualche Consigliere desidera intervenire sulle dichiarazioni? Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Soltanto per confermare quanto ieri, in apertura di seduta, ho avuto occasione già di anticipare e che confermo dopo che il Presidente del Consiglio Regionale ha dato ufficialmente notizia della visita che è stata fatta da parte dei rappresentanti sindacali e degli operai del Cotonificio Valle di Susa, per rappresentargli la situazione della quale certamente la Giunta, attraverso l'Assessorato al Lavoro e personalmente attraverso il suo Presidente si occuperà nei prossimi giorni.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame disegno di legge n. 197: "Regolamentazione delle iscrizioni in appositi ruoli dei soggetti non assistibili da Enti o Casse Mutue"


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 197: "Regolamentazione delle iscrizioni in appositi ruoli dei soggetti non assistibili da Enti o Casse Mutue".
La IV Commissione, a mezzo del suo Presidente, comunica: "Mi pregio comunicarle che la IV Commissione permanente ha portato a termine l'esame del disegno di legge n. 197 relativo alla "Regolamentazione delle iscrizioni in appositi ruoli dei soggetti non assistibili da Enti o Casse mutue".
Le trasmetto pertanto copia del disegno di legge in oggetto integrata dalla relazione del Consigliere Falco che è stata distribuita".
Do pertanto la parola al relatore Consigliere Falco.



FALCO Giovanni, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'art. 12 del D.L. 12 luglio 1974, n. 264, convertito nella legge n. 386 del 18/8/1974 precisa che i compiti in materia di assistenza ospedaliera degli Enti, anche previdenziali, che gestiscono forme di assistenza contro le malattie nonché delle Casse Mutue Aziendali, sono trasferiti alle Regioni a Statuto ordinario e speciale.
Le Regioni erogano le relative prestazioni in forma diretta e senza limiti di durata agli iscritti e familiari che ne abbiano titolo avvalendosi degli Enti Ospedalieri.
Con lo stesso art. 12 si stabilisce che la data operativa del trasferimento dei suddetti compiti verrà fissata entro il 31 dicembre p.v.
con decreto del Ministero della Sanità di concerto con quello del Lavoro del Tesoro e della Previdenza Sociale.
La suddetta legge n. 386 mentre prevede il ricovero gratuito, abolisce la retta di degenza ed in sostituzione di essa istituisce il Fondo Nazionale Ospedaliero da ripartire a cura delle Regioni agli Enti Ospedalieri ed agli altri Istituti di cura.
Hanno diritto all'assistenza ospedaliera gratuita, senza limiti di durata, gli assistiti da Enti Mutualistici, Casse Aziendali nonché i non abbienti a carico dei Comuni.
Ai sensi dell'articolo 23 della suddetta legge i soggetti non assistibili dagli Enti e Casse Mutue possono ottenere l'assistenza ospedaliera mediante l'iscrizione in appositi ruoli pagando l'importo pari alla spesa media capitaria annua rilevata dall'Inam per l'anno 1974 e dalle Regioni di residenza per gli anni successivi.
In base alle suddette disposizioni innovative è stato predisposto il disegno di legge regionale che disciplina le modalità di iscrizione negli appositi ruoli dei soggetti non assistibili e degli altri adempimenti ad essi connessi.
Lo schema di legge in questione consta di numero otto articoli.
L'articolo 1 precisa quali sono i soggetti che possono iscriversi nei ruoli per avere diritto alle prestazioni ospedaliere gratuite, le modalità di pagamento della quota capitale e l'obbligo degli esattori di versare le relative entrate al bilancio dello Stato per essere assegnate al fondo nazionale ospedaliero l'articolo 2 stabilisce che gli interessati per ottenere l'iscrizione nei ruoli devono presentare un'istanza alla Regione Piemonte.
Vengono anche stabilite particolari facilitazioni per i soli lavoratori stagionali all'estero che rientrano nel territorio nazionale l'articolo 3 indica le modalità per la compilazione e la presentazione della domanda di iscrizione nei ruoli, gli enti presso i quali può essere presentata, nonché gli obblighi che l'iscritto assume con la sottoscrizione della domanda stessa l'articolo 4 stabilisce che ai richiedenti l'iscrizione nei ruoli dell'Amministrazione Regionale rilascia subito un apposito documento comprovante il diritto all'assistenza ospedaliera gratuita l'articolo 5 precisa le modalità di compilazione dei ruoli ed il contenuto dei medesimi l'articolo 6 precisa che i ruoli vengono vistati dal Presidente della Giunta Regionale e resi esecutivi dall'Intendenza di Finanza e quindi consegnati agli Esattori, competenti per territorio, per la riscossione e per il conseguente versamento - previa convenzione - al Fondo Nazionale Ospedaliero l'articolo 7 precisa che gli iscritti nei ruoli devono pagare per l'anno 1975 la quota capitale pari all'importo della spesa media annua sostenuta dall'Inam per l'anno 1974.
Inoltre viene stabilito che per gli anni 1976 e 1977 la quota capitaria di cui sopra sarà maggiorata o ridotta di una quota percentuale pari alle variazioni del costo della vita verificatosi nella Regione durante gli anni precedenti l'articolo 8 precisa i casi in cui è consentita la cancellazione anticipata dei ruoli.
La IV Commissione, in apposita seduta, ha esaminato il disegno di legge in parola, ed in considerazione che trattasi di provvedimenti indispensabili ed urgenti per l'avvio della riforma sanitaria, voluti dalla legge n. 386 del 12/8/1974, ritiene di proporne l'approvazione al Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La discussione è aperta. La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, egregi Consiglieri, io desidero fare alcune considerazioni sul disegno di legge che dobbiamo esaminare: la prima, di carattere preliminare, è che la legge 386 può essere una valida base per l'attuazione della riforma sanitaria (e di questo discuteremo immediatamente dopo avere esaminato i disegni di legge presentati dalla Giunta) a condizione di poter attuare compiutamente tutti i presupposti in essa contenuti e perché ciò avvenga è assolutamente indispensabile che il Governo mantenga gli impegni assunti, tra cui quello di emanare il decreto che trasferisce compiutamente alla Regione la competenza in materia di attuazione del disegno di legge che stiamo esaminando.
Il disegno di legge n. 197 è dunque il primo provvedimento attuativo delle disposizioni previste dalla legge 386 "Norme per l'estinzione dei debiti degli enti mutualistici nei confronti degli enti ospedalieri, il finanziamento dell'assistenza ospedaliera e l'avvio della riforma sanitaria". Ecco perché ho voluto fare questa brevissima premessa, si tratta di un primo provvedimento, perché la 386, come d'altra parte si comprenderà dal titolo che ho ricordato, contiene una serie di altri impegni per cui se è attuata compiutamente può essere considerata non semplicemente un provvedimento di carattere congiunturale ma come una base valida per l'avvio di quella riforma sanitaria che ormai è diventata indispensabile affinché la 386 possa rappresentare un'occasione positiva per la Regione nella sua applicazione e non debba invece risolversi nella sola gestione da parte delle Regioni del settore ospedaliero il che significherebbe, in ultima analisi, la gestione dei debiti delle mutue che è il settore più difficile e complicato; perciò è importante che contestualmente all'approvazione della legge 386 sia stata presentata in Parlamento la proposta per la riforma sanitaria, della quale però noi dobbiamo auspicare e sollecitare l'immediata approvazione.
Nel merito della 197, già illustrata dal Consigliere Falco, voglio fare solamente alcune considerazioni. Innanzi tutto desidero rilevare che il disegno di legge ha colto solo in parte l'occasione che ci veniva offerta dall'art. 12 della 386, per attuare compiutamente la piena potestà che alla Regione deriva dall'art. 117 della Costituzione di dettare non solo norme regolamentari, ma di andare oltre ed istituire un qualche cosa di nuovo che costituisca una premessa vera e propria per la riforma sanitaria. Mi riferisco per esempio alla richiesta che abbiamo avanzato in sede di Commissione che fosse colta questa occasione per introdurre il principio dell'istituzione (insieme con l'attuazione dei ruoli e quindi l'iscrizione di tutti coloro che hanno bisogno di assistenza ospedaliera) del libretto sanitario; era un'occasione per istituire quegli strumenti che ci consentono di andare verso la riforma sanitaria, soprattutto tenendo conto della necessità di evitare il settorialismo e quindi di introdurre i criteri necessari a mantenere unita la prestazione di carattere sanitario che dobbiamo dare ai cittadini e non solo quella di carattere ospedaliero.
Un altro aspetto non positivo, contenuto però nella legge 386 e che noi abbiamo proposto di superare con la legge regionale, è quello rappresentato dalla quota capitaria. Già il Consigliere Falco ci ricordava che per avere diritto all'assistenza ospedaliera coloro che non sono assistiti oggi da mutue o che non sono compresi negli elenchi dei Comuni possono iscriversi nei ruoli che andiamo istituendo in questo disegno di legge, versando una somma che per il 1975 è rappresentata dalla quota stabilita dalle Regioni adeguandola al costo della vita.
A noi pare che sarebbe stato opportuno introdurre una modifica affinch venisse considerato quello che il lavoratore sarà tenuto a pagare indipendentemente dalla propria volontà, e cioè: il lavoratore e il datore di lavoro continuano a versare in percentuale sulla retribuzione la quale ha una dinamica diversa dalla dinamica del costo della vita. A nostro parere sarebbe stato opportuno introdurre nel disegno di legge un'integrazione di quelli che sono i contenuti della 386, per far sì che coloro che si iscrivono volontariamente ai moli che andiamo istituendo versino delle quote più o meno analoghe a quelle che verserà il lavoratore.
Ritengo però necessario richiamare a tutti noi gli aspetti positivi contenuti nel disegno di legge regionale, intanto perché vengono snellite le procedure per il ricovero, inoltre perché estende il diritto all'assistenza ospedaliera a tutti i cittadini che siano o no assistiti dalle mutue e rappresenta quindi una base importante per la futura riforma sanitaria nel senso che tutti i cittadini devono avere diritto all'assistenza, cominciando a stabilire il principio del diritto all'assistenza ospedaliera.
In ogni caso si tratta di un primo provvedimento che siamo chiamati ad adempiere in attuazione del dispositivo della 386; è un primo passo che ci accingiamo a compiere, vedremo per i successivi disegni di legge che cosa intendiamo fare per anticipare i contenuti della riforma sanitaria oltre che per adempiere ai compiti che ci vengono trasferiti dallo Stato in attuazione della 386.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare, per cui do la parola all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Questa legge, a nostro avviso, è importante perché estende l'assistenza sanitaria ospedaliera praticamente a tutta la popolazione, cioè a quella parte della popolazione che era ancora esclusa dal sistema mutualistico il quale copriva praticamente i lavoratori dipendenti, si era esteso ai lavoratori autonomi, era integrato dall'assistenza agli iscritti negli elenchi dei Comuni, ma c'era ancora una fascia, costituita da giovani diplomati in attesa di impiego, ma soprattutto da anziani, impoveriti dai casi della vita, dalla svalutazione, dall'imprevidenza di persone a cui la fortuna non ha arriso e che si trovano a dovere sopportare spese di ospedali che sono diventate enormi in relazione ai loro scarsi redditi o a patrimoni diventati pressoché insignificanti.
Una legge come questa estendendo l'assistenza a tutti garantisce una copertura che in passato non c'era. Si dirà: ma proprio mentre con la 386 si cerca di ridurre la spesa si estende l'assistenza ad altre categorie. Si tratta, si può dire, di un errore simile a quello compiuto in passato quando si è caricato sulle mutue l'assistenza a nuove categorie di persone non prima assistibili e senza provvedere tempestivamente ai mezzi necessari E' il caso di rilevare che questo errore di valutazione è stato compiuto anche dai sindacati che hanno detto e scritto che questa era una legge che favoriva le persone abbienti, andando invece contro ai lavoratori che pagano parte dei contributi assistenziali; è un errore perché in un sistema sanitario nazionale non si può pensare che ad un servizio generalizzato per tutta la popolazione, con tendenza a diventare un servizio gratuito, pagato con le imposte, fiscalizzato come usualmente si suol dire. Estendendo il servizio a tutti compiamo un passo in direzione del servizio nazionale e quindi dei migliori criteri riformistici; andando per questa via facciamo anche qualche cosa d'altro di utile e di opportuno, cioè riduciamo tutta quella burocratizzazione che esisterebbe qualora una parte della popolazione dovesse essere soggetta a particolari controlli, pagamenti e così via.
Chi ha letto il testo di legge avrà notato che su questa strada si è posta la Giunta proponente sburocratizzando il sistema e richiedendo, per l'iscrizione nei ruoli, soltanto il certificato di residenza nel territorio della Regione Piemonte: noi non chiediamo altro che questo, l'iscrizione nei registri anagrafici della Regione Piemonte affinché la domanda possa essere presentata agli ospedali come si richiede il ricovero, senza necessità di costituire altri uffici in sede regionale o in sede periferica se non quelli strettamente necessari in sede regionale per compilare i moduli che devono essere mandati alle Intendenze di Finanza e alle Esattorie.
Limitata così la formalità per l'iscrizione, coloro che sono ricoverati d'urgenza hanno la possibilità, anche successivamente, di essere iscritti nei ruoli e dal momento della presentazione della domanda hanno diritto all'assistenza quasi gratuita. Il pagamento avverrà attraverso il sistema delle iscrizioni a ruolo, come per le imposte dirette. La spesa capitaria Inam oggi non è elevata per quanto non sia stata ancora stabilita verosimilmente potrà variare dalle 40 alle 50.000 lire all'anno. E' vero che così facendo saranno immediatamente favoriti quelli che non hanno assistenza, ma noi siamo convinti che si tratta di categoria di persone tra le più disagiate.
E' intenzione della Giunta proporre che l'intera popolazione sia provvista di libretto sanitario, pare inopportuno limitare l'istituzione del libretto sanitario esclusivamente agli iscritti nei ruoli speciali, che sono la parte minore della popolazione, e soltanto quando accedono agli ospedali, perché per lo più si tratta di persone anziane, mentre la riforma, sancita e raccolta anche nel progetto di legge governativo, tende alla istituzione del libretto sanitario sin dalla nascita dell'individuo.
L'istituzione del libretto sanitario vuole essere uno strumento per la medicina preventiva e necessariamente deve servire alla popolazione più che ai ricoverati; non vuole quindi essere la reiezione di un principio soltanto fa rilevare la inopportunità che sia introdotta in una legge di questo genere.
Non ho capito le osservazioni in relazione all'aumento o alla diminuzione della quota capitaria; la quota capitaria Inam corrisponde alla somma che l'Inam ha speso, o doveva spendere per ogni suo assistibile, per l'assistenza ospedaliera, escluse pertanto: l'indennità economica che si paga agli assistenti, l'assistenza domiciliare, la specialistica, la farmaceutica, cioè la pura assistenza sanitaria ospedaliera. Non bisogna fare perciò riferimento al costo del ricovero, o al costo medio per ogni ricoverato assistito dall'Inam, bisogna fare invece riferimento alla spesa dell'Inam ripartita per il numero degli assistibili, almeno questa è la nostra interpretazione e non abbiamo smentite al riguardo, e pertanto è a questo che occorre agganciarsi e non ad altri parametri che porterebbero ad un discorso molto più lontano. L'incasso di questa somma l'Amministrazione regionale non lo fa per sé, sarebbe assurdo in un sistema sanitario che si avvia ad essere nazionale, ma lo fa confluire, accreditandolo, o versandolo, al fondo sanitario nazionale, quello costituito con la legge 386, per garantire il finanziamento (e ci auguriamo che lo garantisca) dell'assistenza ospedaliera generale.
La Giunta proponente, pertanto, raccomanda al Consiglio l'approvazione della legge, con le modifiche che la Commissione ha ritenuto di introdurre con unanimità di consensi.



PRESIDENTE

Se nessuno intende fare dichiarazioni di voto passiamo alla votazione dei singoli articoli.
Comunico che mi sono giunti quattro emendamenti.
Articolo 1 - Soggetti ammessi all'assistenza ospedaliera non assistibili da Enti o Casse Mutue.
"I soggetti non assistibili dagli Enti o Casse Mutue anche aziendali residenti nel territorio della Regione Piemonte, possono ottenere l'assistenza ospedaliera con la iscrizione in appositi ruoli mediante pagamento di un importo pari alla spesa media capitaria annua, di cui al successivo art. 7.
Tale iscrizione è operante per un triennio con decorrenza dalla data della richiesta. L'esazione delle quote avviene con la procedura prevista per la riscossione delle imposte dirette ed è affidata, con apposita convenzione, alle esattorie delle rispettive giurisdizioni le quali devono versare le relative entrate al bilancio dello Stato per essere assegnate al fondo per l'assistenza ospedaliera di cui all'art. 14 del Decreto Legge 8 luglio 1974, n. 264 convertito dalla legge del 17 agosto 1974, n. 386".
Il Consigliere Bianchi propone un emendamento modificativo puramente formale: "Sostituire nel comma secondo la dizione 'le relative entrate al bilancio dello Stato per essere assegnate' con 'le somme riscosse allo Stato, che le assegna'".
Pongo in votazione per alzata l'emendamento Bianchi: è approvato all'unanimità. Pongo in votazione l'art. 1 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30, hanno risposto "sì" 29 Consiglieri; si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 - Iscrizione negli appositi ruoli "I soggetti non assistibili dagli Enti o Casse Mutue che intendono usufruire dell'assistenza ospedaliera devono chiedere, con istanza diretta al Presidente della Giunta Regionale, l'iscrizione negli appositi ruoli di cui all'art. 1.
La richiesta di iscrizione nei ruoli comporta il pagamento della quota capitata dovuto per l'anno in corso alla data della richiesta.
L'assistenza ospedaliera è erogata ai richiedenti dal giorno della presentazione della domanda.
Qualora la domanda venga presentata nel corso dell'anno, il pagamento dovuto per detto anno corrisponderà a tanti dodicesimi quanti saranno o mesi successivi alla domanda, compreso quello della presentazione.
Per i lavoratori stagionali all'estero, che rientrano nel territorio nazionale, l'importo è commisurato al periodo medio di permanenza nel territorio nazionale della categoria cui appartiene il beneficiario. Per detti lavoratori l'iscrizione nei ruoli in questione è operante soltanto per tale periodo".
Vi è un emendamento del Consigliere Gandolfi: "Sopprimere il quarto comma".
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

L'emendamento l'ho presentato solo per sottolineare all'Assessore Armella ed ai colleghi che il quarto comma si può presentare a degli abusi nel senso che invogliamo gli aventi diritto a presentare domanda proprio solo nel momento in cui si presenta la necessità di usufruire di assistenza ospedaliera. E' ben vero che in genere si tratta di gente con scarse disponibilità finanziarie, ma potrebbero esserci delle persone che disponibilità finanziarie ne hanno, quindi mi domando se non convenga limitarsi a ciò che dice il secondo comma e cioè che l'iscrizione a ruolo comporta il pagamento della quota relativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Noi siamo contrari all'emendamento presentato dall'Assessore Gandolfi in quanto tende ad imporre il pagamento al momento del ricovero dell'avente diritto per tutto l'anno.
Prendendo le dichiarazioni fatte dall'Assessore Armella in base alle quali questa legge opera a favore anche dei non abbienti, noi riteniamo che sia assolutamente ingiusto imporre all'assistito che si ricovera nel mese di dicembre il pagamento per tutti gli altri undici mesi.
Questa è una discussione che abbiamo fatto in sede di Commissione e che abbiamo accettato nello spirito della 386 per estendere l'assistenza gratuita e tenendo conto di un fatto essenziale: che la quota capitaria annua di 40.000 o 50.000 lire (o quella che è) toccherà soltanto a chi richiede l'assistenza, ma il nucleo familiare è tutto investito, al momento che richiede l'assistenza, a pagare pro capite questa somma, quindi sarebbe estremamente dannoso e creerebbe delle forti sperequazioni tra la popolazione assistita l'accoglimento di un emendamento di questa natura.
Noi siamo quindi contrari. In modo particolare devo dire che queste sono leggi complesse, sulle quali ci possono anche essere degli errori di carattere materiale sui quali la Commissione si è rotta le ossa per circa venti giorni e arrivare oggi a far piovere emendamenti su emendamenti sui quali si è già discusso in Commissione e si è già raggiunto un determinato accordo, mi pare che sia una cosa che rallenti i lavori del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Accolgo le dichiarazioni del collega e ritiro l'emendamento, devo per dire che non posso accettare le considerazioni che si fanno sui lavori della Commissione perché allora bisogna abolire la possibilità di presentare emendamenti in aula.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'intero testo dell'art. 2 così com'è stato formulato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: presenti e votanti 35; hanno risposto "sì" 35 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 - Compilazione domanda d'iscrizione.
"La domanda d'iscrizione contenente nome e cognome, data e luogo di nascita, professione o mestiere, luogo di residenza, nonché l'impegno di pagare la quota capitaria per un triennio, dovrà essere sottoscritta dal richiedente e, in caso di minori o interdetti, dall'esercente la patria potestà o dal tutore.
Alla domanda dovrà essere allegato il certificato di residenza rilasciato in data non anteriore a tre mesi, in mancanza del quale la stessa non potrà essere presa in considerazione.
La domanda dovrà essere inoltrata all'Amministrazione regionale anche tramite gli Enti Ospedalieri che ne cureranno, sotto la responsabilità del funzionario preposto alla ricezione delle domande, la tempestiva trasmissione all'Amministrazione regionale.
La domanda sarà presentata in duplice esemplare di cui uno restituito dall'ufficio ricevente con l'attestazione dell'avvenuta presentazione.
La mancata presentazione della domanda non può consentire il rifiuto di prestazioni ospedaliere d'urgenza. In tal caso la presentazione della domanda ha effetto dal momento del ricovero. Il ricoverato, prima del dimissionamento, o gli eredi in caso di decesso, devono essere resi edotti del diritto del ricoverato all'iscrizione, con effetto retroattivo, nei ruoli di cui alla presente legge".
Poiché nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 34; hanno risposto "sì" 34 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato all'unanimità.
Articolo 4 - Attestato del diritto alle prestazioni ospedaliere ai richiedenti l'iscrizione nei ruoli.
"Ai richiedenti l'iscrizione nei ruoli di cui al precedente art. 1 l'Amministrazione regionale rilascia apposito documento comprovante il diritto all'assistenza ospedaliera gratuita".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 34; hanno risposto "sì" 34 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato all'unanimità.
Articolo 5 - Compilazione ruoli "I ruoli dei soggetti non assistibili da Enti o Casse mutue devono essere compilati distintamente per Comuni di residenza interessati.
I ruoli, per ciascun iscritto, devono contenere: nome e cognome dell'iscritto, data e luogo di nascita, indirizzo, importo, singola quota capitaria ripartita in sei rate bimestrali, nonché il riepilogo generale".
Vi è un emendamento aggiuntivo dell'Assessore Gandolfi: "Si propone di aggiungere, al termine del predetto articolo, la frase 'detti ruoli dovranno essere resi pubblici mediante esposizione in Municipio, per dare la possibilità agli interessati di fare correggere eventuali errori, con domanda da presentarsi entro trenta giorni dall'affissione'".
La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Voglio solo chiedere se è stata considerata la possibilità che i ruoli possano contenere errori ed omissioni e una procedura per eventuali rettifiche.
L'emendamento ha questo significato.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Non si è voluto proporre una specifica norma, lasciando alla legislazione generale il ricorso sugli atti amministrativi che consente sempre il reclamo all'amministrazione che ha fatto l'iscrizione a ruolo e quindi con possibilità di correggere errori materiali o di altro genere; in caso di ricorso giurisdizionale vi è il termine di 60 giorni previsto dalle norme relative.
Faccio sommessamente rilevare che questo emendamento in realtà è limitativo in relazione al diritto degli iscritti a ricorrere, perché pone una presunzione di conoscenza, che è quella dell'affissione all'albo pretorio, comunque della posizione in Comune, mentre nella generalità il ricorso avviene nel momento in cui l'individuo ha conoscenza effettiva cioè da quando riceve il ruolo che gli viene notificato a casa.
L'esposizione in Municipio pone invece una presunzione di conoscenza che per lo più non si ha perché nessuno passa tutti i giorni in Municipio per vedere se c'è qualche iscrizione che lo riguarda; in secondo luogo pone questo termine di 30 giorni che forse complicherebbe ancora le possibilità di ricorso.
A mio avviso, pareva più opportuno non stabilire una procedura specifica per il ricorso contro i ruoli, affidandosi alle norme generali sul reclamo e ricorso contro gli atti amministrativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Chiedo al Consigliere Gandolfi se può ritirare l'emendamento perché in fondo il pregio di questa legge, diversa dalle altre (203-204-205) sulle quali vi sono problemi di contenuto, è quello di avere stabilito uno snellimento assoluto delle procedure e questo comporta un aggravio delle procedure stesse.



GANDOLFI Aldo

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'art. 5 nel testo originale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 35; hanno risposto "sì" 35 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Articolo 6 - Esecutività dei ruoli e consegna agli esattori.
" I ruoli di iscrizione dei soggetti non assistibili da Enti o Casse mutue, vistati dal Presidente della Giunta Regionale, sono resi esecutivi dall'Intendente di Finanza.
Successivamente l'Amministrazione regionale provvede - previa stipulazione di apposita convenzione - alla trasmissione dei ruoli all'esattore competente per territorio per la riscossione e per il conseguente versamento delle relative entrate al bilancio dello Stato al fine della loro assegnazione al Fondo Nazionale Ospedaliero".



BIANCHI Adriano

Lei ha letto bene "dall'Intendente di Finanza", ma è scritto "Intendenza", non vorrei che restasse l'equivoco.



PRESIDENTE

Allora va corretto, perché in effetti è scritto "Intendenza" ma è "Intendente". E' una correzione del tutto formale.
Pongo in votazione l'art. 6.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 34; hanno risposto "sì" 34 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Articolo 7 - Pagamento quota capitaria per iscrizione nei ruoli.
"I soggetti non assistibili da Enti o Casse mutue che chiedono l'iscrizione nei ruoli di cui al precedente art. 1, devono pagare per l'anno 1975 la quota capitaria pari all'importo della spesa media annua rilevata dall'Inam per l'anno 1974.
Per gli anni 1976 e 1977 la quota capitaria di cui sopra sarà maggiorata o ridotta di una quota percentuale pari alla somma delle variazioni del costo della vita verificatesi nella Regione Piemonte durante ciascuno degli anni precedenti e sarà determinata con deliberazione della Giunta Regionale".
Vi è un emendamento Gandolfi: "Si propone di sostituire al secondo capoverso la frase 'pari alle variazioni del costo della vita' con la frase 'pari alle variazioni del costo medio della degenza'".
Desidera illustrarlo? La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Volevo solo fare osservare che rischiamo, con i tassi di inflazione che ci sono, per il 1977 di far pagare delle quote altissime che probabilmente non corrisponderebbero agli aumenti del costo effettivo di degenza. Almeno ce lo auguriamo.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

C'è una certa logica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, noi siamo contrari all'accoglimento di questo emendamento, l'agganciamento dell'adeguamento della quota capitaria al costo della vita era un correttivo che la Giunta, ampliando i termini della legge 386, aveva determinato per gli anni 1976/77. Il ragionamento strettamente economicistico fatto dal Consigliere Gandolfi reggerebbe se le spirali della retta di degenza negli ospedali non fossero quelle che sono.
Oggi questa spirale sale con un ritmo di gran lunga superiore a quello dell'indice medio del costo della vita. In questo modo agganciamo l'adeguamento della quota capitaria alla cattiva amministrazione della gestione ospedaliera e all'incremento non controllabile, non controllato dell'aumento della retta di degenza.
In questo caso noi emettiamo una norma in bianco nei confronti della collettività e per questa ragione siamo contrari all'accoglimento dell'emendamento. Noi non abbiamo presentato un emendamento diverso dall'impostazione data dalla Giunta appunto perché ritenevamo che l'agganciamento al costo della vita poteva contemplare due interessi: quello di non gravare troppo sulle famiglie dei non abbienti e quello di non dare un'assistenza quasi gratuita.
Noi chiediamo all'Assessore Gandolfi di rendersi conto che questo agganciamento della quota capitaria è legato al tipo di spirale inflattiva che la retta di degenza ha e lo invitiamo a ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola a Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Io ho l'impressione che la legge 205 che dovremo votare sia finalizzata a contenere e ad arrestare la crescita dei costi di degenza; se ci riusciremo o no è un altro discorso, ma il costo della vita ormai sale del 30% all'anno e ho l'impressione che il ragionamento del collega che ha parlato a nome del Gruppo comunista sia sbagliato. Quello che è certo è che con i tassi di inflazione che abbiamo, nel 1977 ci ritroveremo a chiedere un importo quasi doppio di quello del 1975, mentre dovremmo augurarci che con l'approvazione della legge 205 il meccanismo di crescita così disordinata e rapidissima dei costi di degenza sia contenuto. La mia proposta è proprio nello spirito delle indicazioni del collega Vecchione.
Comunque vorrei sentire il parere del Collega Armella che è determinante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Vorrei fare alcune osserva anzitutto quando si fa, in un contratto o in una legge, riferimento al costo della vita si dovrebbero anche indicare i modi di rilevazione: perché il costo della vita, se in Piemonte determinato da chi, in che modo, perché diventa un termine di riferimento molto elastico.
In secondo luogo, sentite le contrapposte considerazioni che hanno un contenuto di validità entrambe, si potrebbe, se si vuole proprio tutelare il cittadino, introdurre il criterio del minor costo rispetto al costo della vita o, come l'ha definito Gandolfi, il costo dell'ospedale. Forse è un po' laborioso da stendere, però in questo caso si evitano sia gli inconvenienti che teme Gandolfi, sia quelli denunciati da Vecchione.



PRESIDENTE

Cioè il minor costo fra l'ISTAT e il costo medio della degenza? Posso modificarlo in questo modo?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Proviamo a scriverlo.



PRESIDENTE

"Pari alla minore variazione fra il costo medio della degenza e della vita indice ISTAT".



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Gli indici ISTAT sono indicati per provincia.



PRESIDENTE

Va bene, ma si fa la media. La parola al Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto

Sull'indice ISTAT non c'è nessun dubbio perché è quello che vale per tutta la nazione e sul quale vengono fissate le diverse variazioni della contingenza.



GARABELLO Enzo

Ma quello nazionale?



DOTTI Augusto

Quello nazionale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Però sono medie, si sa benissimo che in Piemonte, in Lombardia l'indice del costo della vita aumenterà notevolmente rispetto ad altre regioni.



DOTTI Augusto

Non lo so, comunque per "indice del costo della vita" si intende quello nazionale ISTAT.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Si complicano tutti questi strumenti che sono già di per sé complicati.



BELTRAMI Vittorio

Non abbiamo assolutamente fiducia nell'azione riequilibratrice del Governo! Di La Malfa soprattutto!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Tutto sommato l'emendamento Gandolfi mi pare medi molto meglio tutti gli altri inconvenienti che sono stati sollevati.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Anche sulla scia della legge la quale ha fatto una indicazione al costo della degenza, in quanto costa della spesa capitaria.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Mi permetterei di chiedere al Consigliere Gandolfi di presentare gli emendamenti in Giunta, in maniera che si eviti impiego di tempo al Consiglio.



GANDOLFI Aldo

Lei ha ragione signor Presidente, ma sa anche con quanta fretta abbiamo discusso queste cose in settimana.



GARABELLO Enzo

Mi pare che, tutto sommato, se si opta per la scelta di quella delle due soluzioni che è più favorevole, secondo un criterio salomonicamente giusto ed opportuno, si possa benissimo accogliere la tesi sostenuta dal Consigliere Dotti visto che non esiste un indice ufficiale regionale, che gli indici provinciali non ci servono, non rimane che riferirsi all'indice nazionale, nonostante le preoccupazioni che ha il Presidente.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se mai, direi di fare la media delle provinciali, così da avere una specie di media regionale. Ma sarebbe una complicazione...



GARABELLO Enzo

...perché la media non può essere ovviamente una media aritmetica dev'essere una media ponderale, difficile a farsi.
A questo punto, allora, dato lo spirito che caratterizza il dibattito tanto varrebbe accettare l'emendamento Gandolfi, che indica per lo meno una soluzione aritmeticamente più determinabile, al di là delle valutazioni.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta accoglie l'emendamento Gandolfi.



PRESIDENTE

Se nessuno più chiede la parola, metto in votazione per alzata di mano l'emendamento Gandolfi, che così suona: "Pari alle variazioni del costo medio della degenza".
Chi intende approvare questo emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Prima di passare alla votazione dell'articolo, vorrei fare una domanda.
Nel primo capoverso si parla di "quota capitaria pari all'importo della spesa media annua rilevata dall'Inam per l'anno 1974". L'Assessore, per la verità, è stato chiarissimo, e anche la legge credo non possa in linea generale consentire dubbi: tuttavia, essendo evidente che qui ci si riferisce alla spesa media annua ospedaliera, e non all'assistenza sanitaria in genere, non sarebbe il caso di precisarlo nel testo?



PRESIDENTE

Cioè lei proporrebbe di dire: "Quota capitaria pari all'importo della spesa media annua per assistenza ospedaliera rilevata dall'Inam per l'anno '74".



CARAZZONI Nino

Altrimenti si potrebbe pensare alla spesa sanitaria in genere.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

La frase ricalca esattamente il testo della legge, e pertanto non apporterei la minima modifica. Essendo un servizio, diciamo, che si fa per il fondo nazionale, oltre tutto, non mi sentirei di correre rischi di alcun genere. Io ho dato questa interpretazione, e credo non se ne possa dare un'altra. La rilevazione è stata fatta dall'Inam, è evidentemente esplicitata da un provvedimento ministeriale: non andiamo a incidere su quello che devono fare gli altri, noi facciamo solo la legge per poter effettuare la riscossione.



BELTRAMI Vittorio

Art. 13 del "decretone".



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Sarebbe logico che il Consiglio discutesse per quanto concerne gli anni successivi, quando sarà la Regione a determinare: ma per il periodo precedente, la spesa capitaria è rilevata dall'Inam, che la rende pubblica e imposta da un provvedimento ministeriale, non da un provvedimento nostro.



CARAZZONI Nino

Io avevo semplicemente posto questo quesito: non è possibile che abbiano ad insorgere equivoci od errate interpretazioni, confondendosi tra assistenza ospedaliera e assistenza sanitaria in genere? La sua risposta alla domanda è negativa?



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Non è possibile, perché la rilevazione è fatta da Roma.



CARAZZONI Nino

La ringrazio del chiarimento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'art. 7, emendato, secondo la proposta del Consigliere Gandolfi, con le parole: "Pari alle variazioni del costo medio della degenza".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37; hanno risposto "sì" 28 Consiglieri; si sono astenuti 9 Consiglieri. L'art. 7 è approvato.
Articolo 8 - Cancellazione dai ruoli.
"La cancellazione anticipata dai ruoli di cui all'art. 1 può essere consentita soltanto nei seguenti casi: a) quando l'iscritto abbia acquisito il diritto alle prestazioni sanitarie da parte di un Ente o Cassa Mutua b) quando l'iscritto viene a trovarsi in condizioni economiche per le quali ha diritto all'assistenza sanitaria gratuita, ai sensi degli articoli 16 e seguenti del R.D. 19/7/1906 n. 466, nonché gli articoli 4 e 5 del T.U.
leggi sanitarie 27/7/1934 n. 1265, ed è iscritto nei relativi elenchi del Comune di residenza c) in caso di morte dell'iscritto la cancellazione dei suddetti ruoli è effettuata su richiesta dell'iscritto, o degli aventi causa in caso di morte, o anche d'ufficio accertata l'esistenza delle condizioni di cui sopra".
Non sono stati proposti emendamenti. Nessuno chiede di parlare. Pongo pertanto in votazione per appello nominale l'art. 8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38; hanno risposto "sì" 38 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato all'unanimità.
Prima di passare alla votazione finale qualcuno desidera fare qualche dichiarazione di voto? Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Il nostro "sì" ai vari articoli di questo disegno di legge è derivato dal fatto che da parte nostra si è ritenuto di attribuire ad esso un carattere prevalentemente tecnico, di mera attuazione della legge. Siccome però l'emendamento accolto dalla Giunta è da noi ritenuto peggiorativo, noi ci asterremo su questa legge.
Prima che si proceda alla discussione delle altre tre leggi, che entrano di più nel merito ed a nostro avviso hanno un carattere eminentemente politico, chiederei una riunione dei Capigruppo per avere risposta su alcune questioni rimaste aperte.



PRESIDENTE

Chiede di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Il Gruppo liberale esprimerà voto favorevole a questo disegno di legge perché si tratta, in fondo, di esecuzione di disposizioni legislative nazionali, interpretate esattamente nei limiti della correttezza e della disponibilità.



PRESIDENTE

Concluse le dichiarazioni di voto, pongo in votazione per appello nominale l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39; hanno risposto "sì" 30 Consiglieri, si sono astenuti 9 Consiglieri; Il disegno di legge n.
197 è così approvato.
E' stata formulata una richiesta di sospensiva per una riunione dei Capigruppo e del Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non sarebbe meglio sentire prima la relazione, per avere una visione d'assieme?



BERTI Antonio

Mantengo la richiesta.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per qualche minuto. Convoco i Presidenti dei Gruppi e il Presidente della Giunta, unitamente all'Assessore alla sanità.



(La seduta, sospesa alle ore 11,25, riprende alle ore 12,15)


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame disegni di legge n. 203, 204, 205 relativi all'assistenza ospedaliera


PRESIDENTE

Iniziamo l'esame dei disegni di legge 203, 204 e 205. Vi è una relazione unica, che è già stata distribuita.
La riunione della conferenza dei Presidenti dei Gruppi con il Presidente della Giunta e l'Assessore alla sanità ha affrontato alcuni temi attinenti alle leggi. Ne riferiranno nel corso del dibattito i singoli Capigruppo e il Presidente della Giunta. Darei per intanto la parola al relatore, Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, i tre disegni di legge presentati dalla Giunta Regionale e vagliati dalla IV Commissione - n. 203 dal titolo: "Disposizioni provvisorie concernenti le strutture e gli organici degli enti ospedalieri", n. 204, "Prime disposizioni in materia di assistenza ospedaliera", e n. 205, "Norme per il finanziamento della spesa per l'assistenza ospedaliera" - costituiscono indubbiamente l'insieme delle norme per l'applicazione della legge 386. Io credo sia opportuno portare brevissimamente l'attenzione su questa legge 386, anche perché quello che scaturisce dalla legge stessa motiva e spiega le ragioni e l'articolazione dei tre disegni di legge presentati.
La legge 386, come ricordava questa mattina la collega Fabbris, ha come intitolazione: "Estinzione dei debiti degli enti mutualistici Finanziamento della spesa ospedaliera - Avvio della riforma sanitaria".
Ora, io credo che, dopo una attenta lettura della 386, mentre appaiono chiare le prime due intenzioni, non appare obiettivamente altrettanto chiara l'ultima, di un avvio della riforma sanitaria, laddove ho l'impressione che a livello parlamentare, come qualche volta capita anche a livello della nostra Regione, le intenzioni prevalgano sulla reale organicità delle proposte. Ora, non c'è alcun dubbio che un avvio della riforma sanitaria è certamente costituito da alcuni degli elementi della 386; vale a dire dalla estinzione degli enti mutualistici e dalla loro graduale eliminazione con trasferimento oggettivo alle Regioni delle mansioni da essi finora svolte. E' evidente che in questo contesto di norme, alcune delle quali scritte in termini perentori, che non lasciano molto spazio alla interpretazione, non poteva che inserirsi una serie di provvedimenti della Regione che tenessero conto di alcuni elementi di fondo.
Un elemento di fondo era rappresentato da scadenze ravvicinate, quali la data del 1? gennaio 1975 a partire dalla quale, ci piaccia o no competerà a noi di gestire l'assistenza ospedaliera; un altro dalla necessità di emettere un insieme di norme che prevedessero e anticipassero gli strumenti idonei a conseguire questo risultato; c'era infine l'impegno forse principale, quello relativo al reperimento della somma occorrente per gestire l'assistenza ospedaliera.
Senza dubbio, i tre provvedimenti legislativi sono stati approntati in ottemperanza ad altrettante disposizioni contenute nella 386. In primo luogo, la salvaguardia intesa come momento di blocco, se si può usare questa espressione, di una situazione; il quale blocco rappresenta la premessa indispensabile per ogni politica di riforma, perché è indubbio che se non si blocca la situazione allo stato attuale (e in proposito potremmo lamentare che non si sia magari fatto molto in questi ultimi anni) non si potrà procedere ad alcuna innovazione. In secondo luogo, il trasferimento puro e semplice dell'assistenza ospedaliera alle Regioni, con le implicanze e le norme che queste richiedono, un tipo di assistenza nuova, e cioè senza limiti temporali per quel che riguarda i ricoveri (e qui indubbiamente vi è un aspetto positivo, vi è un altro elemento di avvio alla riforma sanitaria). In terzo luogo, il finanziamento, il riparto del fondo nazionale. E' chiaro, ripeto, che si è voluto con questi tre disegni di legge dare corpo a ciò che prevede l'art. 6 della legge 386: il provvedimento n. 203 all'art. 12, il 204 all'art. 17, e il provvedimento 205.
Ora, credo che si debba rilevare senz'altro che la presentazione dei decreti di legge da parte della Giunta Regionale è stata scarna ed estremamente tirata all'osso per l'attuazione di questo tipo di norme.
Direi, se mi può essere consentita la battuta, che nei disegni di legge della Giunta Regionale non ci si è preoccupati di aspergere di soavi liquori l'orlo del vaso per propinare all'egro fanciullo, come dice il poeta, succhi amari che gli danno forza nel momento in cui, ingannato, egli li beve. Qualcuno ascriverà ciò a merito della Giunta, qualche altro a demerito, ma credo che nessuno possa negare che i tre disegni di legge rappresentano la pura e semplice attuazione di questo disposto dalla 386.
A questo proposito la IV Commissione ha ritenuto di fare delle consultazioni. Dobbiamo ammettere che non si è trattato di consultazioni a respiro normale, dati i tempi stretti, le scadenze imminenti. Pur tuttavia abbiamo sentito le forze interessate al problema dell'applicazione della legge 386, abbiamo sentito i sindacati, i quali hanno respinto tout court nell'insieme, i tre disegni di legge della Giunta Regionale, chiedendo una cosa secondo me assolutamente lecita, ma non pertinente al momento legislativo regionale, e cioè di proseguire quella consultazione e quella trattativa diretta con la Giunta Regionale, che ha certamente finalità che possono in parte coinvolgere anche questo momento legislativo ma certamente tendono ad altre esplicazioni di altri provvedimenti che realmente devono far sì che si metta ordine nella situazione generale della sanità nella nostra Regione.
Abbiamo poi sentito gli enti ospedalieri, e da questa consultazione è emersa fondamentalmente la preoccupazione per il loro stato finanziario, e quindi la convinzione che il provvedimento 205, sul quale in modo particolare hanno soffermato la loro attenzione, rappresentanti una prospettiva di risoluzione, almeno a partire dal 1? gennaio 1975, dei grossi impegni di carattere finanziario che su loro incombono.
Abbiamo sentito anche le organizzazioni del personale, le quali hanno ritenuto che questi disegni di legge potessero essere il momento di un inserimento di norme contenute nel contratto nazionale che è stato stipulato ma non ancora ratificato, e che soprattutto hanno richiesto che fossero presenti nei tre disegni di legge anticipazioni in merito a questo contratto nazionale.
La IV Commissione, sulla scorta di questo tipo di consultazioni, si è trovata di fronte ad un testo che, come ho detto, era scarno e puntava all'essenziale, ma che era conseguente alle ripetute dichiarazioni formulate anche qui, in Consiglio Regionale, da parte del Presidente della Giunta, con le quali si assicurava la disponibilità e soprattutto l'intenzione nei tempi brevissimi di istituire il Comitato di cui all'art.
20 della legge 386, ampliato e dilatato rispetto alla strutturazione così come previsto dalla stessa legge. E' stato forse questo, in tutte le consultazioni, e soprattutto nel dibattito in IV Commissione, il punto focale attorno al quale in realtà si è fatta ogni discussione e si è arrivati alla determinazione dell'articolato.
La relazione scritta che ho presentato fa riferimento a ciò che è arrivato in conclusione del dibattito nella IV Commissione, ma occorre onestamente affermare che questa conclusione è stata incompleta perché fino all'ultimo momento non sono stati chiariti alcuni punti e soprattutto non è stata precisata risposta ad alcune richieste, tal che io non so se questa possa essere definita una relazione della sola maggioranza, o addirittura una relazione del solo presentatore, del solo relatore. Dico questo perch mi risulta che nelle more della stesura della relazione stessa sono pervenute notizie di intenzioni di richiedere modifiche da parte della Giunta degli atteggiamenti per quello che riguarda soprattutto l'importo dei cento miliardi che era contenuto nel disegno di legge 205 e che chi vi parla non aveva alcun motivo per non riprendere pari pari così come era stato prospettato.
Questo ho voluto mettere in evidenza in accompagnamento ad una relazione che è stata stesa ma che teneva conto evidentemente di determinati articolati, per dimostrare che si è trattato di un momento applicativo di una legge nel quale abbiamo fatto tutti sforzi (da qualcuno se ne sono pretesi e se ne pretendono tuttora, io credo legittimamente ulteriori) per addivenire ad un inserimento che anche in questi decreti legge di un avvio di una riforma sanitaria, anche se, a mio modo di vedere lo riconosco molto schiettamente, vi sono proprio nel momento in cui abbiamo inserito queste specifiche richieste delle contraddizioni. Mi riferisco soprattutto alla 203, che è la legge di salvaguardia: perché è palese che la 203, in ossequio a quanto, dicevo, è richiesto dalla legge 386, dice di no a qualsiasi ristrutturazione nuova, a qualsiasi ampliamento, ed è evidente che dice di no perché è legato il tutto al momento della riforma sanitaria. Ora, ritenere che un Comitato possa affiancare l'organo regionale, la Giunta Regionale, nella determinazione di quelle che dovrebbero essere assolute eccezioni in attesa del piano ospedaliero, della risoluzione di problemi sui quali non c'è alcun dubbio che siamo in ritardo, mi pare che non possa essere sotto questo profilo pensabile. Né può avere validità la richiesta dei sindacati che preventivamente vengono sentiti dagli Enti locali e le forze sociali: interpellare le forze sociali, gli Enti locali può certamente essere opportuno nel momento in cui si formula un piano, non nel momento in cui si gestisce una serie di no, o si ammette a mala pena qualche timido sì.
Quindi, anche sotto questo profilo, io vorrei mettere in risalto che vi sono aspetti nei tre disegni di legge per cui, mentre si possono accogliere, e in effetti si accolgono, proposte che tendono ad affiancare alla Giunta organismi che diano obiettivamente un contributo di consulenza di proposta e anche di controllo, appare opportuno che questi organismi che mi pare siano costituendi possano essere investiti di problemi di ben più vasto respiro, come quello di collaborare con l'Esecutivo della Regione per la elaborazione di un piano ospedaliero, per tutti quei problemi che erano del resto emersi ultimamente, e non molto tempo fa, in una ampia discussione svoltasi in quest'aula, quando si era esaminata la proposta di legge del Comune di Settimo Torinese.
La 204 contiene l'insieme delle norme che stabiliscono le modalità con cui la Regione intende gestire il ricovero e la assistenza ospedaliera.
Direi che le novità sono rappresentate dalla responsabilizzazione dell'Ente ospedaliero nel momento in cui si effettua il ricovero. So che ci sono anche delle richieste di formare dipartimenti particolari, vuoi di emergenza vuoi di accettazione, e mi risulta che anche il problema della istituzione del dipartimento in senso generale, credo a questi fini, è all'esame e rientra negli impegni che la Giunta Regionale ha assunto.
La 204 concerne il problema delle case di cura. La legge a questo proposito è chiara, non lascia adito ad interpretazioni: anche le case di cura, nella misura in cui sono convenzionate con gli enti mutualistici trasferiscono alla Regione l'onere del mantenimento degli impegni assunti.
Abbiamo però detto e scritto nell'articolato che ciò avviene soltanto entro un arco di tempo, di sei mesi in pratica, lungo il quale sarà formulato il tipo di convenzione che le Regioni faranno a loro volta con questi enti. E ritengo che nel momento di queste convenzioni dovranno emergere tutti gli aspetti non solo di controllo ma anche di indirizzo per la funzione che possono assumere, ammesso che debbano assumere, anche le case di cura private e gli enti non strettamente ospedalieri della nostra Regione.
Il disegno di legge n. 205 è il più tecnico di tutti, e direi che la Commissione non si è arrischiata ad affrontare in senso critico, e quindi a modificare, il meccanismo con il quale si avviano gli enti ospedalieri a formulare i loro bilanci, un meccanismo la cui complessità ci incuteva un indubbio timore reverenziale. Credo che nei dispositivi del disegno di legge n. 205 ci sia una valutazione adeguata circa la fissazione dei criteri per la ripartizione del fondo nazionale. Perché non mi pare ci sia molto da eccepire su una ripartizione fatta in base a costi che rappresentano, come costi fissi, costi variabili, costi di carattere speciale, o spese di carattere generale, le reali quote di spesa degli enti ospedalieri, e ciascuno di questi elementi a sua volta è riferito a parametri obiettivi, quali i posti letto assunti come medie ponderali ovviamente fra le caratteristiche dei posti letto di ciascun ospedale e le durate di degenza per quel che riguarda le spese variabili.
E' rimasta però in sospeso - e credo che questa sia la conclusione che posso trarre in questo momento, non sapendo che cosa abbia significato in merito a quanto dico la riunione dei Capigruppo - la richiesta formulata dalla minoranza in IV Commissione di affiancare alla Giunta Regionale anche nell'ultima fase di ripartizione dei fondi il Comitato di cui all'art. 20.
Ho voluto fare queste precisazioni e queste puntualizzazioni perch credo non sia possibile, sulla base di questi disegni di legge, fare il processo alle intenzioni, a ciò che non è stato attuato fino a questo momento dalla nostra Regione. Si tratta di una realtà che merita tutto un discorso, e io penso che questo discorso debba aprirsi in termini concreti al più presto; ma ritenere che si possa tutto questo discorso trasformarlo tout-court nell'ambito dei tre disegni di legge rappresenta a mio avviso un qualche cosa che contrasta e con quanto la legge 386 prevede e soprattutto con le finalità e gli stessi tempi di attuazione che stanno davanti alla Regione.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che si sono iscritti a parlare i Consiglieri Vecchione, Rossotto, Garabello, Carazzoni, Gandolfi, Calsolaro.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, ci troviamo a dover affrontare una situazione ospedaliera in stato di collasso, sia per il tipo di gestione aziendalistica, sia per i rapporti con le Mutue e per la spirale inflazionistica che le rette di degenza hanno determinato. Si parla complessivamente di un deficit a livello nazionale di 5.500 miliardi. Ora tutti questi dati ci devono far pensare, perché questa materia è stata trasferita alla Regione, a tutte le Regioni, e ciò determina il tipo di rapporto, il tipo di confronto sul quale ci dobbiamo misurare. Nel sottobosco clientelare del sistema ospedaliero si trova e si ritrova la ragione della incapacità di conduzione amministrativa, della incapacità della ricerca di qualificazione professionale del servizio e degli stessi operatori sanitari.
A fronte di questa situazione troviamo delle esigenze giuste prospettate e sostenute proprio dai lavoratori, i quali hanno chiesto non solo la qualificazione professionale, ma con le loro lotte hanno portato avanti la grande proposta di una riforma dei servizi sanitari e sociali del Paese.
Il contesto ospedaliero che abbiamo di fronte è negativo sotto molteplici profili: l'improduttività assoluta del sistema, l'abbassamento del livello di assistenza, l'incontrollabilità del potere baronale l'espandersi delle case di cura private, la dequalificazione del personale sanitario, il potenziamento dei carrozzoni mutualistici come centri di potere burocratico e come causa del processo inflazionistico. Tutto ciò ha già determinato nel nostro Paese due interventi urgenti, nel '70 con il "decretone" per il ripiano di quei deficit, nel '74 con i decreti finanziari, l'uno e l'altro finalizzati a ripianare quella situazione.
Panni caldi, che sono stati messi su una piaga ormai purulenta.
Di fronte a questo triste e preoccupante quadro del nostro sistema ospedaliero e sanitario, le lotte dei lavoratori hanno proposto qualcosa di completamente diverso: la prevenzione, la cura e la riabilitazione, tre momenti essenziali e collegati, sui quali occorre misurarsi in ogni intervento in questa materia; la eliminazione del sistema mutualistico; la eliminazione dell'aziendalismo ospedaliero e dei centri di sottogoverno; la prevenzione come momento essenziale della riforma e la istituzione e il rafforzamento dei presidi extraospedalieri. Di qui la concezione dell'unità sanitaria locale, della funzione degli Enti locali, che dovranno essere i titolari di una gestione diretta con la popolazione dei servizi sanitari.
Di qui il superamento, quindi, della settorializzazione degli interventi in materia sanitaria e in materia ospedaliera; di qui il concetto, che è stato richiamato anche dal relatore Cardinali, della zonizzazione e della programmazione in materia ospedaliera.
In questo quadro si è collocata la legge 386.
Una legge che, emanata il 17 agosto dal Parlamento in conversione di un decreto del luglio, rappresenta evidentemente un fatto sul quale le Regioni non possono non misurarsi. E' la prima legge che stabilisce il trasferimento di un settore enorme, di tutto il settore della assistenza ospedaliera, alla competenza delle Regioni. Le Regioni si sono ripetutamente lamentate di non ricevere la pienezza dei poteri nelle materie loro delegate: in questo caso abbiamo invece un trasferimento integrale di un intero settore, un settore enorme.
Quali i dati politici immediati in positivo relativi alla 386? L'avvio è ovvio, dello scioglimento delle Mutue, di rilevanza enorme dal punto di vista politico e che caratterizza effettivamente in senso positivo tale legge; il trasferimento alle Regioni dell'assistenza ospedaliera e dei relativi poteri, sia amministrativi che legislativi; la eliminazione del sistema delle rette e della politica delle banche in rapporto agli enti ospedalieri (oltre a quella sugli Enti locali), che ha determinato la situazione in cui questi oggi si trovano, una spirale senza fine che attraverso gli interessi passivi ha portato a livelli elevatissimi le rette di degenza; il regime dei divieti per cui occorre aver elaborato la programmazione prima di fare qualcosa sulle strutture, sui servizi (i colleghi Consiglieri ricorderanno che una proposta legislativa di questo genere venne fatta dal nostro Gruppo ancor prima dell'entrata in vigore della 386, nel gennaio del 1974, anticipando quindi la concezione politica che portò poi il legislatore centrale ad introdurre questo sistema).
Il dato negativo, signori Consiglieri, risulta subito evidente: viene trasferita alle Regioni la materia nella quale c'è il fallimento totale, da parte delle Mutue e da parte dello Stato.
Ma la 386 non può esser vista puntando il dito sull'elemento negativo ma puntandolo sulle aperture che essa dà, sulla possibilità che la 386 offre alle Regioni di intervenire in materia di assistenza ospedaliera. Ed è bene che sia chiaro subito - perché questo è un equivoco che va eliminato dal campo della nostra discussione - che la 386 non è la riforma sanitaria: la 386 è e può costituire l'avvio per introdurre elementi, principi contenuti, modalità della riforma sanitaria, è un punto di partenza dal quale ci si muove con un punto di riferimento, che può essere anche il progetto Vittorino Colombo, che devono in ogni caso essere le istanze che i lavoratori avanzano, che deve essere quello che la comunità ha portato avanti nel proprio discorso in questo settore.
Operare, quindi, nell'ambito della 386 vuol dire, anche nella Regione Piemonte, in una regione che non ha alcuna programmazione ospedaliera alcuna programmazione sanitaria, che è arretrata sul piano dei contenuti in questo campo, incominciare ad aprire un discorso reale di riforma in materia sanitaria, in assenza di una programmazione, con la necessità di una programmazione. Ed è parso a tutti una necessità operare sulla base della 386. Ma occorre operare bene, questo è il presupposto, perché su una situazione fallimentare non se ne deve innestare un'altra, altrimenti opereremmo in senso distorto e contrario a quello che dovremmo fare.
Le proposte di leggi regionali 203-204 e 205 hanno suscitato nel settore un ampio interesse. Possiamo dire che si è capito o si è visto il dato politico che in queste leggi esisteva: non sono leggi tecniche di attuazione - lo ha riconosciuto in parte il Consigliere Cardinali - ma leggi attraverso le quali si potevano operare e si devono operare delle scelte. E l'attenzione della comunità, l'attenzione delle organizzazioni sindacali, l'attenzione degli operatori sanitari del Piemonte su queste leggi è stata molto forte, molto ampia. Il dibattito pubblico che si è aperto anche sui giornali ha dimostrato come queste non siano leggi tecniche ma leggi che, pur non potendo risolvere l'intero ventaglio dei problemi in materia sanitaria, impongono un'attenzione particolare, delle scelte concrete, qualificanti, per la Regione, e soprattutto impongono di necessità che non si vada indietro rispetto al punto di prospettiva finale verso il quale dobbiamo muovere. Di qui le ragioni, indubitabili nel rapporto che esiste fra l'articolazione, il pluralismo delle forze politiche della durezza, certe volte, dello scontro, della necessità di un lavoro assiduo anche per superare punti di frizione. E (questo è il primo punto che io devo dire in positivo), in questo confronto durissimo che si è dovuto portare avanti, in qualche caso s'è riusciti a portare avanti bene il confronto politico nell'interesse delle comunità. Non siamo ancora al confronto completo, al confronto dialettico, al confronto nel quale forze sociali vengono sentite e vengono consultate nel modo giusto, ma siamo andati avanti con un rapporto che sostanzialmente ha portato le forze politiche che siedono sui diversi banchi del Consiglio a realizzare alcuni punti sui quali la discussione si è aperta.
Sul metodo della consultazione devo subito dire che, considerata proprio l'importanza che la comunità attribuiva a queste leggi, la consultazione è stata strozzata tanto che non credo si possa parlare di una avvenuta e reale consultazione. Rileggendo stamane i verbali di questa specie di consultazione si notano tre posizioni: taluni hanno accettato supinamente i progetti di legge, dicendo che per loro andavano bene, ma invitati a dire se erano entrati nel merito, hanno risposto: "Veramente non abbiamo avuto il tempo di leggerli". Questa non è certo una risposta che deponga a favore del modo in cui si è consultata la comunità e del modo come la comunità si colloca in sede di consultazioni. Mi riferisco al caso del Presidente dell'Ospedale di Alba, di quello dell'Ospedale di Alessandria, a quello del vostro collega Borello, a quello del signor Tamietto della Coldiretti. Interessante è stata invece la posizione assunta da quelle forze che avevano voluto e dovuto prender conoscenza delle leggi in tempi brevi, ed hanno fatto delle proposte sensate, sulle quali era possibile aprire un confronto. La maggior parte degli interpellati, poi, di fronte a queste leggi ci ha risposto: non siamo in grado di pronunciarci perché il testo ci è stato consegnato mezz'ora prima della consultazione, o non ci è stato consegnato affatto.
Mi pare grave, infine, che siano stati esclusi dalla consultazione su queste leggi i Comuni, le Comunità montane, che sono punti essenziali di riferimento ogni volta che noi parliamo di prevenzione, di riforma sanitaria, di Unità sanitaria locale. Escludere dalla consultazione i Comuni, ai quali il progetto Vittorino Colombo dà una importanza essenziale, determina oggettivamente una scelta politica che, sul piano del metodo, non possiamo accettare.
Ho già detto del dato positivo del lavoro, della fatica cui si è sobbarcata la Commissione e della necessità di risolvere anche in tempi relativamente brevi tutti i problemi che le quattro leggi ponevano: è ovvio pertanto che in queste condizioni ci potranno anche essere, ho sentito in aula stamane, alcuni emendamenti correttivi di forma. Io credo che i Consiglieri debbano tener presente che giungiamo in aula quando uno dei tre disegni di legge, la 205, non si può neanche dire licenziata, perch attendiamo ancora delle risposte. Del resto i lavori della Commissione IV si sono parzialmente conclusi nell'arco di dodici-tredici ore di lavoro continuato nella giornata di mercoledì. Il tutto, quindi, va considerato anche sotto questo profilo in sede di dibattito in aula.
Ora, su questi disegni di legge, signor Presidente e signori Consiglieri, noi rileviamo che si sono fatti alcuni passi avanti rispetto alla proposta iniziale presentata dalla Giunta. La 203, ad esempio, così come era formulata, non faceva riferimento, nel regime dei divieti, alle inderogabili esigenze delle comunità locali, che sono invece specificamente contemplate nella 386. Orbene, questo profilo nella Commissione è stato introdotto, in un senso che noi valutiamo positivamente. Non era prevista nel vecchio progetto di legge, il primo presentato dalla Giunta, la possibilità della verifica sul regime dei divieti alla autorizzazione da parte della Giunta, verifica o con la Commissione consiliare o con gli Enti locali, o con il Comitato di cui all'art. 20. Questo è intervenuto durante i lavori della Commissione, e va ascritto, a mio modo di vedere all'attività positiva che la Commissione ha svolto. Non ultimo, su questa legge, lo spostamento dell'art. 5 in modo da farlo diventare articolo 2: questa è una questione concettuale di un certo rilievo, in quanto il regime dei divieti passa sostanzialmente come punto essenziale dal quale poi trae dispiegamento l'intero testo legislativo.
Se, quindi, la 203 ha avuto questo risvolto, senza che peraltro venisse accolta una serie di nostre richieste che si indirizzavano proprio nella linea anticipatrice di riforma, nell'intento sostanziale di portare avanti su questo punto il discorso della Regione, nella delimitazione, per esempio, del potere dei divieti in ordine alle case di cura private - e su questo discuteremo o singoli emendamenti - ecco, dico, su questo punto qualcosa il confronto in Commissione ha prodotto.
Sulla 204 c'è un primo cambiamento rispetto al progetto della Giunta, e questo risulta anche recepito sostanzialmente dalla relazione che il Consigliere Cardinali ha fatto, penso a nome della maggioranza, quando ha detto che in fondo si tratta di un primo avvio, ed è nella intitolazione del testo legislativo, laddove in luogo di "Norme sull'assistenza ospedaliera" afferma "Prime disposizioni in direzione dell'assistenza ospedaliera", il che determina un impegno da parte di tutto il Consiglio Regionale, da parte della Giunta nel suo complesso a muoversi per giungere in breve a produrre un disegno organico, per intervenire globalmente in questo settore.
Vi sono, ovviamente, sulla 204 dei risvolti chiaramente negativi. Non vengono introdotti, o non vengono accettati in quanto trasferibili in impegni legislativi, degli impegni che la Giunta aveva assunto in Commissione. Mi riferisco in modo particolare alla istituzione del Dipartimento di accettazione, del Dipartimento di emergenza. Colleghi Consiglieri, questo chiediamo non soltanto per una questione nominalistica o per avere una bandiera da sventolare. Il Dipartimento di accettazione del Dipartimento di emergenza sono visti nella proposta complessiva fatta non solo a livello di progetto di riforma, ma anche a livello della conquista raggiunta dai lavoratori con il contratto del 23 giugno '74, come momenti di lavoro di equipe e soprattutto come momenti di filtro necessario, indispensabile per diminuire la spedalizzazione. La diminuzione della spedalizzazione è un punto centrale del tipo di gestione che noi possiamo fare in tema di assistenza ospedaliera. Se gli ospedali continueranno a ricevere gente che non ha necessità di spedalizzazione, ma può essere curata domiciliarmente in altro modo, noi spingiamo avanti come Regione la linea fallimentare che ha già causato tanti guasti. Dovete convincervi che il Dipartimento di emergenza e il Dipartimento di accettazione hanno una funzione specifica importante, politica, in materia di assistenza ospedaliera.
Nella 204, non posso fare a meno di rilevarlo, vi è l'articolo relativo alle Case di cura. Prima ancora che su questo, vorrei richiamare l'attenzione dei Colleghi Consiglieri sull'emendamento che abbiamo presentato in merito alle camere speciali. Dev'essere chiaro che noi non intendiamo che il ricovero nelle camere speciali di prima e di seconda classe sia negato a coloro che vi hanno diritto in forza di convenzioni determinando un peggioramento di trattamento per lavoratori che erano riusciti ad ottenere questa più favorevole situazione pur nella disfunzione generale del servizio. Noi abbiamo presentato l'emendamento in questa chiave: valido e fermo il diritto di chi l'ha ottenuto ad essere ospitato nelle camere speciali, la destinazione delle camere speciali della I e II classe dev'essere fatta - di qui la necessità di nuovo della istituzione del Dipartimento di accettazione e di emergenze - in relazione alle esigenze di cure dell'assistito, e non per ragioni di censo. La necessità di chi ha bisogno di cure, di tranquillità per le sue condizioni di salute non dev'essere postergata al fatto che egli non è in grado di pagare la camera speciale. Questo principio si sarebbe dovuto introdurre in questa legge. Vedi, Cardinali, qui c'era una scelta. So che l'Assessore ha detto in Commissione di essere d'accordo su questo punto, ed io credo fosse in buona fede nel fare tale affermazione, però l'accordo si deve estrinsecare nella introduzione in una norma legislativa.
Mi pare infine che molto importante sia il problema che avevamo in limiti molto ristretti, di spazio, per così dire, per muoverci sulla questione della Case di cura private. Qui effettivamente nel progetto legislativo originario l'equivoco era enorme perché l'art. 9 era formulato in modo tale da riconoscere a tutti, anche agli iscritti nei ruoli speciali, il diritto ad andare in casa di cura convenzionata e non, con onere relativo a carico della Regione, così che la 386 non prevedeva affatto in quanto ammetteva questo diritto soltanto per gli iscritti agli enti mutualistici che avessero per convenzione il diritto al ricovero nelle case di cura. In Commissione si è sostanzialmente raggiunto l'accordo per una modifica. Si è modificato anche, con la nostra battaglia, in positivo e il relatore Cardinali vi ha fatto cenno - per quanto concerne l'impegno al convenzionamento con la casa di cura privata, e l'articolo si apre proprio con un impegno di questa natura. Ciò vuol dire che per muovere in direzione del convenzionamento con le case di cura occorre avere degli schemi, dei parametri di base: la casa di cura, per essere integrata nel servizio ospedaliero, non può non avere i requisiti essenziali che devono essere determinati perché sia integrata, perché non sia un albergo, non sia un luogo dove si specula, non sia un luogo dove il medico dell'ospedale corre a svolgere un'attività privata assai più intensa di quella che sostanzialmente presta all'interno dell'ente pubblico.
Ecco, sostanzialmente, i due aspetti positivi che noi troviamo, fra i molti negativi, nella 204. Il lavoro svolto dalla Commissione, per quanto estenuante, lungo, difficile sia stato, a qualche risultato ha effettivamente portato.
Più difficile, signori Consiglieri, diventa il discorso sulla 205 visto che in proposito non c'è ancora la risposta da parte della Giunta. In questo disegno di legge si fissano i criteri di finanziamento degli enti ospedalieri, si precisano dei parametri, dei costi fissi, variabili, dei costi speciali, si danno elementi integrativi sui costi, affidando il tutto da gestire alla Regione, alla Giunta, anzi. Veramente, in un primo tempo nell'articolo si parlava di "Regione", tanto che avevamo pensato ad un afflato di democrazia sotto questo profilo; ma l'Assessore ci ha poi detto che si era trattato di errore dattilografico ed ha fatto correggere in "Giunta Regionale". Forse, in realtà, i funzionari che avevano preparato quel testo avevano proprio pensato che si trattasse di fatto così importante da richiedere il coinvolgimento della Regione. Trattandosi di una materia così delicata - il finanziamento dei singoli enti ospedalieri non mi pare si possa mettere tutta la questione nelle mani della Giunta con la possibilità di determinare la strozzatura di un ente a vantaggio dell'altro, indipendentemente dalla volontà di scegliere queste strade: questa situazione va rivista, nel quadro di una verifica sulla base della programmazione.
E' un assurdità quella che sto dicendo sulla programmazione? No signori Consiglieri. La 205 voi non la potreste approvare, perché vi osta chiaramente la legge 386. La 386, all'art. 17, prevede appunto l'intervento legislativo, quello che è stato fatto con la 205, ma dice: "Qualora entro il termine stabilito non venga emanata la legge di cui al precedente comma ovvero non sia stato presentato il programma ospedaliero regionale, ci si regola con i programmi di cui al comma precedente". Noi non siamo contrari anche a forzare questa norma ed arrivare ad una 205 organica democraticamente gestibile (parlerò alla fine del Comitato), ma è evidente che il legislatore non era impazzito quando ha scritto proprio "programmazione ospedaliera regionale": l'aveva scritto perché a quel momento, con la programmazione ospedaliera regionale, si erano visti i punti di intervento, le zone, gli ospedali sui quali si doveva concentrare una certa attenzione, determinare certe specialità, certi costi, e ciò in quanto solo così il tutto era articolato in una programmazione di carattere regionale. Quando questo non c'è, il legislatore cosa dice? Studiate per presentarla, la programmazione, ma nel frattempo proseguite sulla falsariga di prima, senza bruciarvi le mani con criteri rigidi. Ed è su questo punto che la comunità ci ha risposto - parlo dell'Ospedale di Ivrea - con una lunga documentazione dicendo che questi criteri non sono validi, o - parlo dell'Associazione Artigiani Casa - che afferma essere questa legge una programmazione occulta, se i criteri non vengono sostanzialmente gestiti bene.
E veniamo a parlare dell'art. 20, che costituisce, a quel che ho sentito, un punto politico essenziale, sul quale si può costruire ovviamente un qualcosa di positivo nell'ambito di questa legislazione sanitaria. Creare un Comitato come quello previsto all'art. 20 della 386 con ampiezza di poteri, con una funzione di programmazione quale la legge 386 prevede e consente, un Comitato tecnico-politico, con esperti all'interno, che possa affiancare la attività della Giunta - con la verifica ovviamente del Consiglio, con la verifica con le comunità locali con la verifica con le organizzazioni sindacali - equivale a mettere in moto un meccanismo attraverso il quale siamo in grado di controllare man mano la traiettoria seguita dal proiettile che noi mettiamo in moto, ed evitiamo di operare al buio.
Queste, signori Consiglieri, erano sostanzialmente le considerazioni che al termine di questo lungo lavoro di Commissione intendevo sottoporre al Consiglio. Gli emendamenti presentati vanno in questa direzione, non forzano la legge in modo tale da farla diventare la riforma sanitaria. Non c'è alcun emendamento per la istituzione dell'unità sanitaria locale dei servizi sanitari e sociali: non c'è perché abbiamo ritenuto che non si debba introdurre questa tematica in sede di applicazione della 386 cionondimeno nell'esplicare la 386 occorre aprire degli spazi, in modo tale che essi costituiscano impegni, forme di lavoro, indicazioni, proiezioni di una programmazione regionale che dovrà un giorno non lontano venire sul terreno dei servizi sanitari e sociali per la costituzione delle Unità Sanitarie Locali, di Comitati sanitari e sociali di zona, della riforma sanitaria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di pronunciarsi sui tre disegni di legge, 203-204-205, il mio Gruppo intende fare alcune precisazioni.
Noi ci troviamo a dover fissare una regolamentazione in funzione della legge 386, che ha trasferito alle Regioni il pesante fardello di un settore in stato fallimentare com'è quello ospedaliero perché qualcosa ancora una volta non ha funzionato in tutto quello che è stato un disegno di volontà.
Si è parlato a lungo di riforme: un esponente politico dello stesso Partito dell'amico Assessore Gandolfi ha definito le riforme delle necessità. In qualsiasi settore ci si muova, però, ci si rende conto di quanto queste necessità siano state disattese. Ma soffermiamoci sul settore specifico che abbiamo oggi in esame, il mondo ospedaliero, non possiamo fare a meno di constatare che l'attuale stato di cose è derivato dal fatto che si è voluto dar inizio alle riforme partendo dal tetto anziché dalle fondamenta: la legge Mariotti, la 130, i decreti legge 129, 131, 132, tutto quanto si è deciso fra il '68 e il '69 ha determinato una situazione di sconvolgimento nelle finanze delle amministrazioni ospedaliere di cui oggi consideriamo tutti gli effetti negativi, che tanti problemi suscitano. Non si conosce esattamente l'ammontare degli interventi necessari per ripianare i deficit al 31 dicembre '74: nella legge 386, al primo articolo, si parla di 2700 miliardi, ma mi pare che il Convegno nazionale della FIARO abbia indicato una cifra dell'ordine di 4500 miliardi. Apprendiamo oggi dai giornali che finalmente il Ministro del Tesoro ha messo in moto una prima tranche di possibili interventi per 1900 miliardi, ridurrà in pratica, come disponibilità liquida, a 1750 miliardi, per via dello scarto cartelle che l'operazione comporta. Rapportate alle esigenze da soddisfare, si tratta soltanto di un 40% di quanto occorre.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Ma li danno alle banche.



ROSSOTTO Carlo Felice

Le quali, così, possono godere un interesse del 10% e depositarli di nuovo alla Banca d'Italia, perché lì rimangano. Un piccolo giro di conto fra Tesoro e Banca d'Italia. Questa è una situazione che impone ancora una volta al mio Gruppo, così come in sede nazionale è già stato dichiarato, un certo tipo di logica, di un intervento soltanto destinato ad alleviare la gravità di una situazione posta, per un errore di logica, a monte della risoluzione del problema. Perché, affrontando la riforma ospedaliera nel modo in cui si è fatto, senza rendersi conto che la riforma sanitaria presupponeva una partenza dalla base, presupponeva un filtro, come diceva giustamente il collega del Gruppo comunista che mi ha preceduto, costituito da una efficace ed efficiente assistenza domiciliare, con una forte responsabilizzazione da parte della classe medica, per limitare la spedalizzazione ai casi di vera necessità, non considerandola come scarico di responsabilità ben più gravi ma che rientrano nelle sue funzioni, si è determinata quella situazione che ben conosciamo, si è determinata quell'assurdità successiva per cui le rette riconosciute dagli Enti pubblici, tipo ultimamente le Regioni, non venivano considerate valide dagli enti mutualistici, donde tutta una situazione di dissesto.
In questo quadro, ovviamente, il giudizio del mio Partito, che non impegna la volontà che nasce da questo Consiglio Regionale cui compete attuare le disposizioni governative, non può che rimanere quello che già esprimemmo in sede nazionale: si è affrontata in modo errato questa necessità primaria che il Paese manifestava imperiosamente; errate sono quindi le conseguenze, e il nostro atteggiamento rimane così di estrema perplessità.
Ma esistono degli elementi positivi in questi disegni di legge, di cui indubbiamente nel confronto in Commissione si sono evidenziati e migliorati i testi nelle singole parti; sono anche state valutate proprio in riferimento a quanto accennavo prima, alla espansione dei servizi richiesti agli ospedali, che ha poi determinato questo aumento eccessivo di costi dovuto in parte alla facilità con cui vengono effettuati i ricoveri.
E devo dire che la soluzione prospettata dalle organizzazioni sindacali e fatta propria in Commissione, e ancora questa mattina in aula, da parte del Gruppo comunista, della istituzione di un Dipartimento di accettazione e un Dipartimento di emergenza, per quanto voglia essere una proposta di soluzione di questo problema nella fase attuale della nostra legislazione legata al momento in cui viviamo, temporanea, non potrebbe che portare ad un ulteriore appesantimento. A nome del Gruppo, dico invece che la soluzione adottata nell'art. 2 della 204, questo tentativo di attribuire maggiori responsabilità agli organi medici, facendo partecipare, nel momento dell'accettazione del ricoverato, non soltanto il medico di guardia, ma, in caso di contestazione, il direttore sanitario, per quanto possa sembrare labile, dà già al medico di guardia, che fino ad oggi ovviamente, se c'era un posto letto libero lo metteva a disposizione senza indugio, per non correre il rischio di essere accusato di scarsa sensibilità, la possibilità di avere le spalle coperte da chi, per la sua stessa preparazione professionale, deve conoscere e valutare la materia del contendere. Può dunque rappresentare già un avvio di un certo tipo di filtro di maggior efficacia.
Ulteriormente proseguendo, l'affiancare, nel caso di contestazione oppure di accertamento, anche l'opera del medico curante, è un altro tentativo per permettere a colui che rappresenta gli interessi della collettività, nel momento in cui, nell'esercizio delle funzioni di accettazione di questo ente ospedaliero, decide nell'uno o nell'altro senso, di avere un dialogo con chi i termini tecnici conosce e può valutare la fondatezza dei motivi di rifiuto.
Questo è, secondo me, un modo snello e rapido di incominciare a creare dei filtri che, ad ogni modo, saranno presupposto ad una efficace realizzazione di quella riforma sanitaria di cui si continua a parlare, per la quale ogni caduta di Governo fa riproporre la prospettiva di un nuovo disegno di legge, ma che, in sintesi, vuol dire affrontare il problema dell'assistenza sia curativa, sia di prevenzione, sia di riabilitazione in fase di servizio domiciliare, di rapporto diretto nei confronti di colui che ha bisogno dell'assistenza sanitaria ma ancora nell'ambito delle proprie possibilità familiari.
In Commissione c'è stata una discussione sull'abolizione delle camere speciali, su una certa disparità di trattamento che viene determinata in funzione economica, ma su questo credo che tutti i membri della Commissione, come le forze politiche qui presenti, sentono la necessità di un servizio più efficiente, nei confronti del cittadino ricoverato, ma ancora una volta, per quelli che sono i desideri ottimali a cui la nostra azione tende, si devono porre delle considerazioni oggettive per quello che è il rischio che un certo tipo di servizi nei confronti di coloro che hanno un censo superiore può determinare, mentre come amministratori pubblici regionali vogliamo evitare l'incentivazione delle attività ospedaliere privatistiche le quali si avvarrebbero di persone che, disponendo di un reddito maggiore, vi potrebbero accedere, pretendendo questa maggiore tranquillità in funzione del censo e non delle loro particolari condizioni fisiche.
E' quindi di nuovo un giudizio negativo che può essere dato per non avere recepito quel qualche cosa di etico-sociale valido che tutti abbiamo sentito, ma che invece come funzionalità di legge, per evitare conseguenze peggiori, per quelle che sono anche le finanze, per i criteri economici che ancora devono essere posti a base della nostra azione e per non permettere che aumentino strutture verso le quali siamo contrari, siamo portati a considerare valida la soluzione data dal disegno di legge in discussione.
Infine esistevano due problemi di fondo che sono stati portati in discussione e sui quali la Giunta aveva fatto delle riserve: uno è la realizzazione del famoso Comitato dell'art. 20 con i compiti specifici che come legislazione regionale vogliamo attribuirgli. Stamattina, nella riunione tra i Capigruppo e la Giunta, si è attuato un impegno politico al quale il mio Gruppo accede circa il riconoscimento della funzione che al Comitato verrà data.
Ricordiamoci la scena disgustosa alla quale abbiamo assistito in Consiglio Regionale. Noi abbiamo affrontato organizzazioni sindacali di lavoratori in condizioni economiche e con prospettive di lavoro drammatiche, abbiamo trovato persone altamente responsabili che nel pieno dei loro diritti dialogavano con noi rispettando le nostre funzioni di loro rappresentanti, ma tale situazione non si ripeté in quell'incontro con le organizzazioni sindacali del mondo sanitario. Questo ci deve fare riflettere sulla necessità di creare filtri tra le istanze che possono essere errate e quelle che possono essere giuste, che vengono proposte dalla base.
E' indubbio che il discorso di democrazia vale in quanto c'è responsabilizzazione e l'allargare il Comitato non è creare un carrozzone nel quale si possono disperdere infinite voci, ma è proprio responsabilizzare più che si può le voci vive, in numero determinato, in numero preciso perché ci siano queste realtà immediatamente filtrate.
Un altro punto che profonde preoccupazioni aveva destato nel mio Gruppo era l'art. 14 in cui anticipavamo una erogazione di cento, miliardi (che sono tutte le disponibilità finanziarie che la nostra Regione aveva). A parte l'impegno assurdo da un punto di vista politico perché correvamo a liberare lo Stato, un certo periodo di tempo, da impegni che sono a carico del Governo centrale, a parte questo errore direi di politica regionale che deve pretendere la propria autonomia e che invece attraverso questa logica di fare nostri gli oneri che sono dello Stato, la nostra autonomia consente al Governo centrale di uccidere le nostre possibilità, a parte la valutazione anche giuridica di quanto poteva essere messo da noi in un disegno di legge evidenziando quello che era già impegnato in tutti gli altri disegni di legge soltanto perché questa disponibilità di cassa ancora sussisteva, mi pare che nell'incontro della Giunta è stato valutato anche un altro aspetto, prettamente di psicologia politica: noi davamo l'impressione alla comunità, mentre eravamo alla ricerca del miliardo e mezzo - due miliardi in più per affrontare problemi gravi ed importanti come quelli dell'edilizia, di avere, una disponibilità di cento miliardi disponibilità che invece non esiste, perché sono impegnati presso gli istituti bancari e sono a sostegno di un'economia regionale per cui non si può pensare di falcidiarli mensilmente a colpi di 20/22/24 miliardi, senza contare che ridurrebbero quelle capacità contrattuali cui gli Assessori Paganelli o Simonelli più volte hanno fatto riferimento per poter ottenere condizioni migliori nelle trattative per l'accensione di mutui. Di qui la necessità di evitare che la Regione Piemonte desse già per scontato che il Governo centrale non assolve ai suoi obblighi e imporre invece chiaramente come voce politica del Consiglio Regionale unita a quella degli altri Consigli Regionali e delle forze che vogliono la difesa delle autonomie che il Governo centrale deve provvedere alla ripartizione del fondo nazionale non in un'unica soluzione, ma anticipando quello che nei limiti della spesa generale del Governo centrale è minima cosa, mentre da parte nostra implica tutte quelle conseguenze negative a cui ho accennato: riduzione di liquidità, mancanza di credibilità nei nostri confronti.
Indubbiamente l'avere risolto questi due punti, chiarendo che il tutto giocherà sul bilancio del 1975 ove già fin d'ora questi capitoli d'entrata e di uscita della spesa trasferita dallo Stato devono essere indicati e con la possibilità di interventi immediati nei limiti del gioco che è consentito alla Giunta per poter rispondere alle pressanti richieste che dal 1^ gennaio possono emergere, è una soluzione che rispecchia e salva il principio di autonomia della Regione nei confronti del Governo centrale rispecchia e salvaguarda i diritti fondamentali di una corretta amministrazione.
Ciò nonostante nel quadro generale, pur approvando esplicitamente con voto favorevole quegli articoli che hanno indubbiamente migliorato la legge (voglio ricordare, specialmente sulla 203, una diversa collocazione e individuazione delle possibilità di modifica delle strutture organiche attuali nonostante il blocco previsto dalla 386 che permette una maggiore tranquillità da parte nostra che non si dilatino, contrabbandandole come interventi necessari, delle soluzioni che tali non siano e quindi con la possibilità di un controllo diretto del Comitato di cui si è parlato) da parte del Partito è stato espresso in sede nazionale un atteggiamento negativo per la logica che si è voluta seguire per affrontare i problemi del mondo sanitario.
E per questi motivi, pur riconoscendo che queste leggi sono in attuazione di una legge nazionale nei confronti della quale eravamo contrari, da parte nostra ci sarà l'astensione finale sui tre disegni di legge.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, non sfugge alla nostra attenzione ed al nostro senso di responsabilità l'importanza, la delicatezza, vorremmo dire la drammaticità di questo momento che attraverso l'esame dei progetti di legge n. 203, 204 e 205 predisposti dalla Giunta Regionale porta la Regione a compiere un primo passo lungo la strada della regolamentazione dell'assistenza sanitaria. E proprio perché consci e consapevoli che si tratta di un impegno qualificante che abbraccia una problematica vastissima e che comporta oneri di eccezionale entità, a noi sembra che questa discussione debba avere, come sua logica premessa, una verifica della situazione nella quale viene compiuto quel primo passo cui facevamo prima cenno. Per farlo non occorreranno certo lunghi discorsi, poiché basta dire che noi ci muoviamo (e dobbiamo farlo con tutta fretta perché la scadenza del 1.1.1975 batte ormai alle porte) in pieno caos, nella più completa incertezza legislativa, poco o nulla sapendo di come la Regione potrà effettivamente operare, privi di qualsiasi garanzia circa la consistenza e la ripartizione di quel fantomatico fondo nazionale che dovrebbe assicurare il finanziamento della spesa dell'assistenza ospedaliera, con gli ospedali affollati da una moltitudine di lungo degenti che dovrebbero essere altrove collocati e giunti ormai al collasso economico.
E se questa è la situazione, quale obiettivamente risulta e quale noi crediamo possa e debba essere riconosciuta da qualsiasi parte politica allora ci dobbiamo chiedere perché si sia giunti a tanto, e soprattutto dobbiamo domandarci dove e di chi siano le colpe, dove e di chi siano le responsabilità.
Alla prima domanda risponde già in modo chiaro e sufficientemente inequivoco lo stesso relatore, quando riconosce, a pag. 6 della relazione che questi tre disegni di attuazione della legge statale 386 sono presentati "in attesa della riforma sanitaria ed in assenza di validi strumenti di programmazione". E allora diventa consequenziale e facile dare una risposta anche alla seconda domanda, una risposta politica ovviamente che porta a rilevare ed a denunciare le gravissime carenze riscontrate e riscontrabili in questa materia a livello nazionale come a livello regionale; a livello nazionale, dove da anni - ed è certo questo uno dei molti e forse il più clamoroso fallimento del centro sinistra - ci si sta baloccando con progetti di riforma sanitaria, in attesa dei quali l'assistenza ospedaliera è scaduta ad un livello tale da fare classificare il nostro Paese fra gli ultimi del così detto mondo civile. E in questa attesa, con la legge statale 386, si viene ad addossare alla Regione la gestione degli ospedali, in realtà scaricando sulla Regione stessa soprattutto o soltanto la gestione dei debiti delle mutue. Ma sulle responsabilità che si sono accumulate a livello nazionale, a livello governativo ci pare davvero superfluo insistere oltre, tanto sono evidenti macroscopiche innanzi agli occhi di tutti noi.
Accanto a queste vi sono però poi - ed è qui che noi calchiamo il tono della nostra denuncia - quelle della Regione, la quale si trova adesso a dare attuazione alla legge statale 386 in condizione, per quanto attiene alla situazione ospedaliera, di assoluta incertezza e precarietà, non avendo provveduto per tempo, come pure avrebbe dovuto fare, come anzi era suo preciso dovere fare, al varo di un piano regionale di programmazione ospedaliera.
Noi abbiamo detto "come era suo preciso dovere fare" ed infatti non si può tacere che la legge statale 132 del febbraio 1968 commetteva specificamente, questo incarico alla Regione, che non assolvendolo si è così resa responsabile di una evidente ancorché macroscopica inadempienza.
La quale poi, nella realtà pratica, ha prodotto in Piemonte la conseguenza di un completo blocco del pur indispensabile rinnovo ospedaliero, blocco sotto il profilo delle attrezzature edilizie, blocco in ordine alle attrezzature ospedaliere, blocco per ciò che si riferisce ai quadri del personale dipendente. E così in questi anni di colpevole vuoto, sia per effettiva necessità, sia per scelte demagogiche, sia sotto la spinta di interessi clientelari, tutti gli ospedali si sono mossi per così dire a ruota libera ed oggi la Regione, proprio per mancanza di chiari indirizzi programmatori, è necessariamente costretta a farsi carico di una situazione pazzesca, dove vi è in vita un numero di enti ospedalieri del tutto sproporzionato e dove vi è un'enorme massa di personale ausiliario anche superfluo, il tutto in aperta e stridente contraddizione con il principio ispiratore del piano ospedaliero, secondo il quale vi dovrebbero essere pochi ospedali ma formidabilmente attrezzati e portati al massimo dell'efficienza. Un esempio per tutti: la provincia di Novara dove a fronte di una popolazione di 500.000 abitanti vi sono ben 11 ospedali, là dove le statistiche di tutto il mondo (mi consenta l'Assessore, glieli potrei enumerare)...



BELTRAMI Vittorio

La provincia di Novara ha fatto sempre da sé.



CARAZZONI Nino

Sì, ma era detto in tono dispregiativo per i Novaresi, quella frase famosa venne male interpretata.
Vi è quindi questo numero di ospedali là dove tutte le statistiche concordano nel riconoscere come valido il rapporto: un ospedale per un minimo di 200.000 assistiti e sino a un massimo di 500.000 assistiti.
E allora non aveva torto l'ex Ministro della Sanità Vittorino Colombo il quale il 16 novembre scorso, parlando a Bolzano in un rapporto informativo con gli operatori del settore ospedaliero, riconosceva testualmente che in Italia per la sanità si spende in modo sbagliato. Il fatto si è che si continua a spendere in modo sbagliato. Anche in Piemonte con i progetti n. 203-204-205 nel cui merito noi adesso non intendiamo entrare, anticipando soltanto il nostro giudizio globale che e negativo per il progetto 203 e parzialmente negativo per i progetti 204 e 205, non si può fare altro, proprio per la carenza di interventi programmatori che sin qui siamo andati denunciando, che bloccare la situazione, così come riconosceva lo stesso relatore.
Ma noi chiediamo: che senso avrebbe il blocco, cioè la presa d'atto di una realtà quale essa è e che è disastrata e drammatica, se non fosse accompagnata da un'indicazione chiara e precisa, anche in termini temporali, della volontà di superare questo blocco e fare qualcosa per porre finalmente mano, come già si sarebbe dovuto fare, come altre Regioni hanno pur fatto (ci basti citare l'esempio della Lombardia) ad una legge di programmazione ospedaliera.....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per carità, ma citiamo le cose...



CARAZZONI Nino

Citiamo le cose quali sono: la Regione doveva fare un piano di regolamentazione ospedaliera, non l'ha fatto, esisteva una legge statale che commetteva questo incarico alla Regione.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Sulla base di una legge statale, di parametri statali, l'ha riconosciuto anche il Ministro tante volte, l'ha persino detto la Commissione sanità di quest'anno.



CARAZZONI Nino

Comunque sia, se da parte della maggioranza non esistono difficoltà ad accedere a questo principio, io penso che non si voglia qui discutere o contestare l'assoluta necessità, la chiara esigenza di mettere ordine in questo settore. Allora noi pensiamo anche che non sussisteranno difficoltà da parte della maggioranza stessa, a valutare positivamente un ordine del giorno che noi ci siamo indotti a presentare e che a termini di regolamento chiederemo sia messo in votazione prima del passaggio al voto sugli articoli, al termine della discussione generale: e con il quale si prenda un preciso impegno, in ordine di tempo, sull'attuazione da dare alla programmazione regionale ospedaliera.
Questo, al di là della portata delle leggi in esame, è ad avviso nostro il nodo che occorre sciogliere in via preliminare e per il quale appunto noi abbiamo assunto l'iniziativa prima riferita. E, questa è, oltre al contenuto tecnico dei progetti in discussione, (contenuto tecnico anche se ha degli aspetti innovativi e che resta comunque nel quadro di attuazione di una legge statale) la valutazione politica di fondo che noi abbiamo ritenuto di dovere premettere in questa circostanza a qualsiasi altra considerazione di merito.



PRESIDENTE

Ha termine, con l'intervento del Consigliere Carazzoni, la seduta del mattino.
Nel pomeriggio si riprenderà alle ore 15,15: parleranno Gandolfi Calsolaro, Garabello. Inizieremo con Garabello.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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