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Dettaglio seduta n.264 del 24/10/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale in attuazione della legge 6/12/1973, n. 853


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Giovana, Lo Turco, Gerini, Minucci.
Il Presidente della Giunta chiede di scusarlo per un'ora e mezza, ma è presente il Vice Presidente Debenedetti.
Stamane abbiamo invertito l'ordine del giorno mettendo al primo posto l'esame del progetto di regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale in attuazione della legge 6.12.1973 n. 853.
Modalità di approvazione del regolamento di contabilità del Consiglio.
"Il regolamento di contabilità del Consiglio è esplicitamente richiesto dalla legge 852 del 1973 sull'autonomia funzionale e contabile dei Consigli regionali delle Regioni a Statuto ordinario che all'art. 3 comma 2 rinvia alla disciplina degli stanziamenti per alcuni capitoli al regolamento interno del Consiglio Regionale, mentre all'art. 4 la stessa legge, al secondo comma stabilisce che i regolamenti interni dei Consigli disciplinano le modalità di assunzioni di deliberazioni di spesa e le modalità di stipulazione di convenzioni e contratti, ed infine all'art. 5 richiede esplicitamente che il regolamento interno dell'assemblea stabilisca le norme per la rendicontazione delle spese da parte della Presidenza.
Il regolamento contabile è quindi una parte del regolamento interno del Consiglio e come tale è approvato con le stesse modalità di questo. In merito l'art. 23 dello Statuto al capitolo IV stabilisce che il Consiglio approva a maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati alla Regione, a scrutinio palese, articolo per articolo, e con votazione finale, il proprio regolamento. Si ritiene quindi che il regolamento di contabilità debba essere approvato con la procedura di cui sopra".
Il relatore è il Presidente della I Commissione Consigliere Garabello.
Do la parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo, relatore

Signor Presidente, la relazione consiste essenzialmente in una ricapitolazione che sarebbe eccessivo chiamare storica, potremmo dire cronistica degli avvenimenti che hanno contraddistinto l'attività del Consiglio Regionale.
Il 4 giugno 1973 il Consiglio approvò una deliberazione intestata "Norme per l'applicazione del D.P.R. 1171 del 1970 e della circolare del Ministro per le Regioni n. 272 relativa alla autonomia contabile del Consiglio Regionale". Tale approvazione avvenne dopo una presentazione consiliare e una completa rielaborazione in sede di I Commissione che port al voto favorevole del Consiglio; tali norme hanno guidato l'attività finanziarla e contabile dell'Ufficio di Presidenza fino all'emanazione della legge 6.12.1973 n. 853 "Autonomia contabile e funzionale del Consiglio Regionale delle Regioni a statuto ordinario".
Tale legge, su alcuni argomenti sui quali prima il Consiglio aveva deliberato, ma su cui vi era una parziale incertezza sotto il profilo giuridico, provvide a chiarire alcuni aspetti di fondo. In base a questo fu presentato, da membri dell'Ufficio di Presidenza, un progetto che fu discusso ed approvato dalla I Commissione e la cui discussione non fu conclusa in sede di Consiglio Regionale.
Il 10 luglio 1974 una proposta sostanzialmente analoga alla precedente venne presentata dai cinque componenti dell'Ufficio di Presidenza (Viglione, Fassino, Sanlorenzo, Franzi e Gerini) la I Commissione la esaminò in collaborazione con i proponenti, in particolare con il Consigliere segretario Franzi, chiedendo anche consulenze ed orientamenti all'Assessorato al Bilancio della Giunta che si pronunciò, con la solita solerte puntuale collaborazione del ragioniere generale, su alcuni aspetti di natura formale che dettero comunque possibilità alla I Commissione, con qualche lieve modifica soprattutto per non mettere in difficoltà le successive determinazioni del Consiglio in merito all'organizzazione degli uffici, di approvarla senza voti contrari e senza astensioni.
Pertanto la sostanza del documento è assolutamente paragonabile a quello che già nel 1973 il Consiglio approvò, vi sono alcune maggiori precisazioni relative alle aperture che la legge del dicembre 1973 consente e pertanto la I Commissione ritiene di esprimere parere favorevole al testo che è stato distribuito ai Consiglieri.



PRESIDENTE

Il regolamento deve essere approvato articolo per articolo per alzata di mano e con votazione finale sempre per alzata di mano. E' una questione assai semplice perché vi sia il numero necessario per l'approvazione: quattro sono in congedo quindi è 24 il numero necessario.
Titolo I - Disposizioni generali Capo I Art. 1 - Autonomia funzionale e contabile.
Al fine di assicurare l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale, in applicazione dell'ultimo comma dell'articolo 23 dello Statuto, viene istituito nell'ambito del Bilancio della Regione, nel Titolo I di cui all'articolo 3 del D.P.R. 3 dicembre 1970, n. 1171 (spese correnti), Sezione I (Amministrazione generale) Categoria "Servizi degli organi statutari" una apposita rubrica da intestare alla Presidenza del Consiglio Regionale.
Alla gestione dei fondi attribuiti al Consiglio ai sensi del precedente comma provvede, in applicazione del Regolamento consiliare, l'Ufficio di Presidenza secondo le norme seguenti.
Poiché non vi sono emendamenti si passi alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Anno finanziario e previsione di spesa.
"Agli effetti della gestione dei fondi attribuiti al Consiglio, l'anno finanziario comincia il 1° gennaio e termina il 31 dicembre.
L'Ufficio di Presidenza determina il fabbisogno annuale delle spese occorrenti per il funzionamento del Consiglio e dei relativi Uffici. Il Presidente del Consiglio Regionale indica tale fabbisogno alla Giunta entro il 10 agosto, per le correlative iscrizioni nel Bilancio della Regione' dell'anno successivo." Qualcuno desidera parlare? Si passi alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 24 favorevoli 22 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 - Rendiconto.
"Il rendiconto delle spese sostenute, accompagnato da motivata relazione, è sottoposto all'esame, in sede referente, della Commissione Programmazione e Bilancio, di cui all'art. 22 dello Statuto.
Al conto consuntivo è allegato anche il conto consuntivo dei fondi di previdenza e solidarietà dei Consiglieri Regionali.
Detto rendiconto, corredato dal parere della Commissione di cui al primo comma è sottoposto all'Assemblea entro il 31 marzo e le risultanze saranno incluse nel rendiconto generale della Regione".
Poiché non vi sono emendamenti si passi alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 24 favorevoli 22 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 - Ripartizione della previsione di spesa.
"La previsione di spesa di cui alla rubrica prevista dal primo comma dell'articolo 1 è ripartita nei seguenti sei capitoli, da inserire nel Bilancio regionale: Capitolo I - Spese per le indennità di carica e di missione spettanti ai componenti del Consiglio Regionale.
Capitolo II - Spese di rappresentanza del Presidente del Consiglio Regionale.
Capitolo III - Spese postali, telefoniche, di cancelleria, di resocontazione, di stampa, di documentazione , e biblioteca e in genere di economato; spese per attrezzature ed arredamento.
Capitolo IV - Spese per il personale addetto al Consiglio Regionale.
Capitolo V - Contributi per il funzionamento del Gruppi consiliari.
Capitolo VI - Compensi, onorari, e rimborsi per consulenze prestate da Enti o privati a favore del Consiglio Regionale; convegni, indagini conoscitive, studi e ricerche.
L'Ufficio di Presidenza, con propria deliberazione, provvede a predisporre un bilancio interno relativo alle entrate e alle uscite del Consiglio Regionale, suddividendo in articoli i diversi capitoli, e ne dà notizia alla Commissione Programmazione e Bilancio".
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 24 favorevoli 22 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Articolo 5 - Storni - Variazioni di Bilancio "L'Ufficio di Presidenza determina gli storni di fondi tra i capitali di competenza, nonché le variazioni che comportino un aumento o una diminuzione del fabbisogno totale destinato al Consiglio, indicandoli al Presidente della Giunta Regionale per i provvedimenti conseguenti." Non vi sono emendamenti.
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 24 favorevoli 22 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Capo II Articolo 6 - Riscossione e versamento delle entrate.
"Approvato e reso esecutivo il Bilancio della Regione, i fondi iscritti nei capitoli di Bilancio di cui all'art. 4 saranno messi globalmente a disposizioni del Presidente del Consiglio Regionale mediante titoli di spesa intestati al Presidente stesso.
I fondi sono accreditati in conto corrente intestato al Presidente del Consiglio Regionale presso l'Istituto Bancario prescelto dall'Ufficio di Presidenza per gestire il servizio di cassa del Consiglio.
La convenzione da stipularsi con l'Istituto Bancario deve prevedere l'immediata comunicazione degli accreditamenti; il Presidente del Consiglio Regionale ne ordina le dovute registrazioni contabili".
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Capo III Articolo 7.
"All'ufficio di Presidenza spetta il sindacato sul merito e sulla legittimità della spesa".
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Articolo 8 - Impegni di spesa.
"Gli impegni di spesa, di qualsiasi importo, sono deliberati dall'Ufficio di Presidenza nei limiti degli stanziamenti dei capitoli di Bilancio.
In caso di urgenza, gli impegni di spesa possono essere assunti con determinazione del Presidente che deve informare l'Ufficio di Presidenza nella prima riunione.
Gli schemi di provvedimenti che comportino impegni di spesa debbono essere vistati, prima di essere sottoposti per l'approvazione all'Ufficio di Presidenza, dal Funzionario responsabile del competente ufficio del Consiglio, per l'accertamento della disponibilità nei capitoli di competenza e per la prenotazione della spesa.
Ove i capitoli risultino esauriti, o di insufficiente disponibilità, il Funzionario responsabile dell'ufficio competente ne riferisce al Presidente, formulando proposte per l'adozione delle determinazioni previste dall'articolo 5.
L'Ufficio di Presidenza, con propria deliberazione può procedere a variazioni fra articoli dello stesso capitolo, senza alterare lo stanziamento complessivo.
Le deliberazioni di spesa sono comunicate, oltre che all'ufficio competente per l'esecuzione, all'ufficio di contabilità del Consiglio che cura la registrazione dell'impegno nelle scritture contabili." Non vi sono emendamenti. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Articolo 9 - Liquidazioni.
"La liquidazione delle spese relative a forniture, lavori e prestazioni, in esecuzione e nei limiti degli impegni adottati ai sensi dell'articolo 8, è disposta dal Presidente del Consiglio, previa deliberazione dell'Ufficio di Presidenza.
Alle proposte di liquidazione l'ufficio contabilità del Consiglio allega le fatture e, ove occorresse, le attestazioni di regolare esecuzione delle forniture, dei lavori e delle altre prestazioni, nei tempi, modi e quantità pattuite." Qualcuno chiede la parola? Si procede alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Articolo 10 - Ordinazione di pagamenti.
"Al pagamento delle spese si provvede con mandati firmati dal Presidente del Consiglio o, in sua assenza, da uno dei Vice Presidenti nonché dai funzionari preposti al servizio a ciò incaricati con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza." Poiché nessuno chiede la parola, si passi alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Articolo 11 - Contenuto dei mandati "Ogni mandato deve contenere le seguenti indicazioni l'esercizio cui si riferisce la spesa ordinata il numero d'ordine progressivo il numero e la denominazione del capitolo e dell'articolo cui va imputata la spesa con la relativa disponibilità residua la denominazione del creditore o dei creditori e di chi per loro fosse legalmente autorizzato a dare quietanza e le modalità di pagamento la causale del pagamento la somma da pagare (in cifre e in lettere) con l'indicazione di eventuali ritenute la data di emissione il numero e la data del provvedimento di liquidazione." Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Articolo 12 - Registrazione dei mandati.
"I mandati debbono essere compilati in unico originale, numerati progressivamente ed emessi in ordine cronologico.
I mandati emessi sono registrati nei documenti contabili indicati nell'articolo 21." Se nessuno chiede la parola si procede alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Art. 13 - Pagamento delle spese.
"L'Istituto Bancario incaricato del servizio di cassa, effettuati i pagamenti delle spese, rimette mensilmente al Presidente del Consiglio Regionale i mandati quietanzati insieme ad un estratto del conto corrente.
L'ufficio di contabilità, ricevuti i mandati stessi, vi allega i documenti di impegno, le fatture liquidate a norma dell'art. 9 ed ogni altro documento giustificativo della spesa, curandone la conservazione per il rendiconto e il controllo da parte della Commissione Programmazione e Bilancio.
Il pagamento delle spese impegnate entro il 31 dicembre ha luogo entro il 31 gennaio successivo.
I mandati non estinti entro tale ultima data sono restituiti dall'Istituto Bancario incaricato del servizio di cassa al competente ufficio del Consiglio Regionale, che provvede a rimetterli in conto residui.
I mandati di cui al comma precedente fanno parte della documentazione del rendiconto." Se non vi sono emendamenti passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Articolo 14 - Pagamenti di spese particolari.
"Al pagamento delle indennità mensili spettanti ai Consiglieri Regionali e dei contributi attribuiti ai Gruppi Consiliari si provvede sulla base dei ruoli compilati dall'Ufficio di Presidenza, con mandato recante le relative modalità di quietanza.
Al pagamento di somme a qualsiasi titolo dovute a favore di collaboratori esterni si provvede con mandato, sulla base di deliberazioni di impegno dell'Ufficio di Presidenza." Qualcuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 2 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Articolo 15 - Funzionamento dei Gruppi consiliari.
"Il funzionamento dei Gruppi consiliari ed il relativo finanziamento sono regolati da legge regionale.
I contributi mensili sono accreditati su appositi conti correnti bancari aperti dai singoli Gruppi." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Articolo 16 - Spese di rappresentanza.
"Al capitolo spese di rappresentanza sono imputate le spese relative ad esigenze di rappresentanza del Presidente del Consiglio Regionale.
Rientrano tra tali spese quelle relative ad accoglienza di delegazioni in visita e quelle relative a mostre, rassegne, iniziative e manifestazioni di carattere sociale e culturale, acquisto di pubblicazioni ed altro materiale illustrativo ed artistico da offrire a visitatori e studiosi come documentazione della realtà regionale." Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Articolo 17 - Spese per prestazioni e consulenze di Enti o privati a favore del Consiglio Regionale.
"Per lo svolgimento di funzioni che richiedano prestazioni qualificate e consulenze esterne, l'Ufficio di Presidenza determina l'affidamento dei relativi incarichi e le modalità di svolgimento degli stessi, assumendo i conseguenti oneri di spesa." Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Articolo 18 - Personale del Consiglio.
"Il personale addetto ai servizi del Consiglio è amministrato dall'Ufficio di Presidenza." Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Titolo II - I contratti Capo I Articolo 19 - I contratti "La stipulazione delle convenzioni e dei contratti che comportino una entrata od una spesa nel bilancio interno del Consiglio, viene effettuata dal Presidente del Consiglio stesso, previa deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, secondo le forme e le modalità della legge di contabilità generale dello Stato.
I contratti sono redatti in forma privata salvo i casi in cui la legge prescrive l'atto pubblico, oppure quando sia disposto dall'Ufficio di Presidenza.
Restano escluse dall'osservanza delle disposizioni di cui al comma precedente le entrate o le spese a favore o a carico del bilancio interno del Consiglio secondo i capitoli di spesa indicati all'articolo 4 che importino un ammontare non superiore a L. 500.000.
I contratti devono contenere l'indicazione delle persone legalmente autorizzate a riscuotere e quietanzare." Nessuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26: favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
Titolo III - Gli uffici e le strutture Capo I Articolo 20 - Compiti dell'ufficio di contabilità del Consiglio.
"L'ufficio di contabilità del Consiglio: a) provvede alla tenuta delle scritture cronologiche e sistematiche necessarie a far risultare, in ogni particolare, la situazione delle entrate, la situazione delle spese per ciascun capitolo e articolo del bilancio interno con il movimento di cassa complessivo, nonché la situazione dei fondi di previdenza e solidarietà b) fornisce gli elementi occorrenti per la determinazione del fabbisogno annuale della spesa e per il rendiconto c) segnala le esigenze di storno di fondi e di variazione agli stanziamenti d) vigila e riferisce sull'andamento del servizio di cassa.
Ogni trimestre detto ufficio compila la situazione riassuntiva delle entrate e delle spese e la trasmette all'Ufficio di Presidenza, il quale ne informa la Commissione Programmazione e Bilancio".
Poiché nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
Art. 21 - Scritture contabili.
"Presso l'ufficio di contabilità del Consiglio sono istituiti i seguenti registri contabili: a) registro cronologico degli ordini di introito e dei mandati di pagamento b) partitario delle entrate e delle spese.
Nel registro cronologico si trascrivono tutte le operazioni di entrata ed uscita non appena disposte.
Nel partitario si aprono conti per ogni capitolo e per ogni articolo e vi si annotano tutte le operazioni di impegno e di spesa." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26: favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Articolo 22 - Modo di tenuta delle scritture contabili.
"Nei registri e nei documenti contabili sono vietate raschiature e lacerazioni. Non devono essere lasciati spazi bianchi, e non possono esservi interlinee o trasporti in margine. Le correzioni debbono essere fatte in modo che la parola e le cifre errate rimangano leggibili.
Ogni correzione è autenticata con la firma di chi l'ha disposta".
Qualcuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26: favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Capo II Articolo 23 - Economo "E' istituito un servizio di economato del Consiglio Regionale.
L'incarico di economo è attribuito, con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, ad un dipendente facente parte del personale del Consiglio Regionale.
L'economo, in base a deliberazioni dell'Ufficio di Presidenza o di autorizzazioni del Presidente, a seconda dei casi a) provvede all'acquisto, alla conservazione ed alla distribuzione degli stampati, della carta, degli oggetti, di cancelleria, degli strumenti tecnici e di quanto altro possa occorrere per il funzionamento degli uffici b) assume la consegna di tutti i beni mobili degli uffici del Consiglio e ne redige l'inventario. Tale inventario è parte di quello generale della Regione c) provvede alla tenuta del giornale di cassa relativo alla gestione del fondo economale di cui all'articolo seguente e del bollettario delle ordinazioni.
Fino a quando non saranno state emanate norme di legge sulla tenuta dell'inventario generale dei beni mobili della Regione, l'economo provvederà alla tenuta di un elenco descrittivo di tutti gli arredi macchinari, automezzi ed ogni altro bene mobile non di immediato consumo in uso presso gli uffici del Consiglio, con l'indicazione del valore di acquisto." Non vi sono emendamenti. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
Articolo 24 - Fondo economale.
"L'economo dispone di un Fondo economale la cui misura è stabilita con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza.
Tale Fondo può essere utilizzato per: a) acquisti, forniture, lavori occorrenti al funzionamento degli Uffici.
Quando per dette spese è previsto un ammontare non superiore a L.
300.000 (trecentomila) ed in conseguenza di esigenze di liquidazione immediata, l'economo procede direttamente, fatte salve le autorizzazioni di cui al comma successivo b) spese relativa all'ordinario funzionamento degli Uffici, quali: telegrafo, telefono, energia elettrica, gas, acqua, carburanti, valori bollati, svincoli ferroviari, trasporto di materiali, giornali, riviste e periodici, anche in abbonamento, imposte, tasse, diritti vari e premi di assicurazione c) liquidazione di trattamenti di trasferta e di missione ai membri dell'ufficio di Presidenza, ai Consiglieri regionali ed al personale addetto ai servizi del Consiglio, anticipazioni sulle spese da sostenere per ogni singola trasferta o missione.
L'erogazione di ogni spesa sul fondo economale, ove non sia già prevista da deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, deve essere preceduta da autorizzazione scritta del Presidente o di un componente dell'Ufficio di Presidenza a ciò delegato.
Nel caso di urgenza, per l'acquisto di materiale di consumo, nonché per altre spese minute, l'economo è autorizzato a provvedere direttamente nell'ambito della somma di L. 100.000 (centomila).
Gli uffici, per le loro occorrenze debbono far pervenire all'economo apposite richieste.
L'economo avrà cura di costituire, per i materiali di più frequente richiesta, congrue dotazioni di magazzino, in modo da fronteggiare le ordinarie necessità degli uffici.
Per ogni pagamenti effettuato, l'economo deve farsi rilasciare regolare quietanza dal creditore o in calce al buono che dispone la spesa o in calce alla fattura o mediante documento equipollente." Qualcuno chiede la parola? Nessuno. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
Articolo 25 - Rendiconto e reintegro Fondo Economale.
"Ogni mese l'economo trasmette all'Ufficio di Presidenza il rendiconto delle gestioni del fondo economale, con l'imputazione delle spese effettuate ai singoli capitoli ed articoli del bilancio interno del Consiglio Regionale. L'Ufficio di Presidenza, accertata la regolarità del rendiconto, dispone, con apposita deliberazione, il reintegro del fondo economale." Poiché nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 27: favorevoli 25 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
Articolo 26 - Spese per attrezzature ed arredamenti.
"L'Ufficio di Presidenza provvede nell'acquisto dell'attrezzatura ed arredamento necessari per gli uffici del Consiglio Regionale, nell'ambito degli stanziamenti previsti in Bilancio".
Se nessuno chiede la parola si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 26 è approvato.
Articolo 27 - Biblioteca.
"Gli acquisti di libri e pubblicazioni destinati alla Biblioteca sono effettuati su proposta della Commissione per la Biblioteca, nei limiti dello stanziamento annuale di Bilancio, secondo le norme stabilite dal presente regolamento".
Vi sono emendamenti? Nessuno.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 26 favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 27 è approvato.
Articolo 28 - Alienazione.
"L'alienazione a qualunque titolo di materiale di proprietà del Consiglio Regionale è autorizzata dall'Ufficio di Presidenza quando il valore registrato in inventario superi le L. 500.000 (cinquecentomila).
Per i materiali di minor valore l'autorizzazione è concessa dal Presidente del Consiglio stesso con motivata autorizzazione scritta".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25: favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 28 è approvato.
Titolo IV - Norme finali Articolo 29 - Controlli.
"Il controllo contabile sugli atti dell'Ufficio di Presidenza che importino spese sui fondi ad esso attribuiti dal Bilancio Regionale è esercitato unicamente dalla Commissione Programmazione e Bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 25 favorevoli 23 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
L'art. 29 è approvato.
Do ora la parola per dichiarazione di voto al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, è doveroso giustificare ed illustrare le ragioni del voto contrario dato ai 29 articoli sin qui esaminati dal MSI Destra Nazionale.
Nel progetto di regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale, acquistano particolare rilevanza l'art. 16 e in subordine l'art. 17: l'art. 16 precisa che fra le spese di rappresentanza del Presidente del Consiglio Regionale, rientrano quelle relative all'accoglienza di delegazioni visita nonché quelle relative a mostre rassegne, iniziative e manifestazioni ecc. Si tratta, senza fare alcun specifico riferimento, di una normativa che attribuisce alla Presidenza del Consiglio Regionale ampi poteri e larghe disponibilità per così dire di manovra. E noi nulla avremmo da eccepire se nel progetto di regolamento stesso non incontrassimo all'art. 7 una norma che così suona: "All'Ufficio di Presidenza spetta il sindacato sul merito e sulla legittimità della spesa".
Abbiamo detto che la nostra parte politica nulla avrebbe da eccepire a quanto si pretende statuire con gli articoli 16 e 17, in tanto in quanto potremmo benissimo accettare il libero gioco tra maggioranza e minoranza sennonché proprio il citato art. 7 ci obbliga ad una necessaria e doverosa puntualizzazione. E' evidente che a questo punto il discorso deve acquistare un taglio politico e deve spostare l'accento sullo stesso Ufficio di Presidenza che non è, così come al contrario dovrebbe essere rappresentativo di tutti i gruppi presenti in questa assemblea. Ne consegue ovviamente che l'Ufficio di Presidenza, che ha il sindacato libero sulle spese particolari previste dagli artt. 16 e 17, non è peraltro soggetto al controllo che alcuni gruppi, o un Gruppo in particolare, non possono esercitare sull'Ufficio di presidenza stesso non facendone parte organica.
Noi abbiamo in più occasioni sottolineato che la particolare composizione dell'Ufficio di Presidenza, quale si è voluta dare in questa Regione, non soltanto non è coerente nei confronti della situazione che si registra a livello parlamentare, noto essendo che negli Uffici di presidenza della Camera e del Senato tutti i Gruppi politici sono rappresentati; ma è, ad avviso nostro, poco rispettoso nei confronti di questa medesima assemblea. Sta di fatto che l'Ufficio di Presidenza è qui diventato un organo di parte dal quale - e lo diciamo con una certa amarezza - la Destra Nazionale non può sentirsi né rappresentata n garantita.
Ed allora, quando al nostro esame viene portato un progetto di regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale che è affidato per il sindacato di merito all'ufficio di presidenza, dal quale la Destra Nazionale è faziosamente esclusa, è evidente che la Destra Nazionale altro non può fare che respingere, come ha già fatto sui singoli articoli, il regolamento stesso, con ciò essendo coerente anche nei confronti di quella legge 6.12.1973 n. 853 che a livello parlamentare la Destra Nazionale ha fatto oggetto di critica, sottolineando in particolare l'abnormità che il controllo contabile sugli atti dell'Ufficio di Presidenza sia sottratto al controllo di merito della Corte dei Conti.
Questo spiega e giustifica le ragioni del voto contrario che noi abbiamo espresso sui singoli articoli e che adesso riassumeremo nel voto contrario al regolamento stesso contemplato nella sua interezza.



PRESIDENTE

Sono così ultimate le dichiarazioni di voto.
Pongo in votazione l'intero testo del "Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale in attuazione della legge 6.12.1975 n. 853", per alzata di mano.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 27; favorevoli 25 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri. L'intero testo del regolamento è approvato.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Rendiconto delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio Regionale per l'anno 1973


PRESIDENTE

"Rendiconto delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio Regionale per l'anno 1973".
La I Commissione comunica: "Mi pregio comunicarle che nella seduta odierna la I Commissione permanente ha preso in esame il rendiconto delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio nell'anno 1973 ed ha espresso parere favorevole al rinvio al Consiglio Regionale, per l'approvazione".
La parola al relatore, Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, le norme relative all'autonomia contabile del Consiglio Regionale, approvate nell'adunanza del 4 Giugno 1973, stabiliscono all'art. 3 che: "Il rendiconto delle spese sostenute accompagnato da motivata relazione, è sottoposto all'esame, in sede referente, della Commissione programmazione e bilancio, di cui all'art. 22 dello Statuto.
Detto rendiconto, corredato dal parere della Commissione di cui al precedente comma, è sottoposto all'assemblea entro il 31 marzo e le risultanze saranno incluse nel rendiconto generale della Regione".
La I Commissione ha incaricato, oltre al relatore, i Consiglieri Dotti e Raschio per un esame preventivo del documento delle scritture contabili operazione che è stata eseguita nelle riunioni del 3 aprile e del 21 ottobre 1974.
Le risultanze finali che sono state accertate sono: somme messe a disposizione dal 10.4.1974 L. 811.349.220 spese effettivamente sostenute L. 627.241.122 residui per somme impegnate e non liquidate entro il 31.12.1973 L.
121.724.817 economie L. 62.383.281.
A riguardo delle economie si deve rilevare che la somma maggiore è risultata sul capitolo I "Spese per indennità di carica e di missione spettanti ai componenti del Consiglio Regionale"; tale differenza tra stanziamento e risultanza finale è dovuta al fatto che si avevano due Consiglieri segretari anziché quattro, come statutariamente possibile; un Consigliere segretario rivestiva altresì la carica di Presidente di Commissione; mentre un Vice Presidente venne eletto soltanto nel mese di aprile 1973. Altre somme relative al personale dipendente dal Consiglio per mancanza di regolamenti interni sono state onorate direttamente dalla Giunta.
La I Commissione, esaminati i lavori della Sottocommissione cui ho fatto cenno, raccomanda pertanto l'approvazione del rendiconto delle spese per l'anno 1973.
In occasione dell'esame dei fondi di gestione e delle spese sostenute dall'Ufficio di Presidenza, la Sottocommissione ha anche esaminato la posizione dei fondi di previdenza e di solidarietà dei Consiglieri regionali, fondi che derivano dalle trattenute che vengono effettuate, in base alla legge che ci siamo noi stessi dati, ai singoli Consiglieri. Il fondo di previdenza ammontava, al 31.12.73 a L. 123.537.897 e il fondo di solidarietà a L. 35.369.895.
E' ancora opportuno osservare che gli ex Consiglieri: on. Giovanni Furia, prof. Cesare Rotta, geom. Giovanni Borello e on. Paolo Vittorelli hanno inteso valersi delle disposizioni previste dagli artt. 9 e 10 di poter completare, con l'erogazione personale diretta, il ciclo contributivo del quinquennio di loro competenza, come la legge istitutiva del fondo di solidarietà e di previdenza prevede. Pertanto, oltre ai versamenti dei Consiglieri in carica, questo fondo viene avvantaggiato dai contributi dei predetti Consiglieri.
Queste notizie è stato ritenuto da parte della Commissione e del suo Presidente Garabello, che fossero portate a conoscenza del Consiglio.
Pertanto si chiede che venga approvato il rendiconto delle spese sostenute dalla presidenza del Consiglio Regionale per l'anno 1973.



PRESIDENTE

Apro la discussione sulla relazione illustrativa al rendiconto 1973.
Nessuno chiede di intervenire? Leggo allora le risultanze: Leggo ora la deliberazione da porre in votazione: "Il Consiglio Regionale, visto il D.P.R. 3.12.1970 n. 1171, relativo al coordinamento del sistema di classificazione delle entrate e delle spese delle Regioni a Statuto ordinario, con le norme della legge 1.3.1964 n. 62 vista la circolare del Ministro per le Regioni del 24 luglio 1972 n.
200 viste altresì le norme per l'applicazione del predetto D.P.R. e della citata circolare, relative all'autonomia contabile del Consiglio Regionale dallo stesso approvata nella adunanza del 4.6.1973 considerato che l'art. 3 delle predette norme stabilisce che: 'Il rendiconto delle spese sostenute, accompagnato da motivata relazione è sottoposto all'esame in sede referente, della Commissione Programmazione e Bilancio, di cui all'art. 22 dello Statuto. Detto rendiconto, corredato dal parere della Commissione di cui al precedente comma, è sottoposto all'Assemblea entro il 31 marzo e le risultanze saranno incluse nel rendiconto generale della Regione' considerato che, con deliberazione 13.3.1973 n. 64 l'Ufficio di Presidenza aveva approvato la rendicontazione delle spese relative all'esercizio finanziario 1973 udita la relazione della Commissione consiliare per la programmazione ed il bilancio che riferisce altresì sulla situazione al 31 dicembre 1973 dei fondi di previdenza e solidarietà di cui alla legge 30 ottobre 1972 n.
11 approva la rendicontazione delle spese sostenute dal Consiglio Regionale per l'anno 1973, presentata dall'Ufficio di Presidenza nelle seguenti risultanze finali: somme messe L. 811.349.220 a disposizione spese effettive L. 627.241.122 residui passivi L. 121.724.817 Economie L. 62.383.281 Stanziamento Cap. I 541.500.000 Cap. II 25.500.000 Cap. III 226.000.000 Cap. IV 265.000.000 Cap. V 82. 000.000 Cap. VI Fondo Economale 1.260.000.000 Somme messe a disposizione 387.130.390 25.500.000 209.804.225 1.314.605 61.600.000 120.000.000 6.000.000 811.349.220 Spese effettive 330.896.259 3.064.502 167.175.481 782.602 61.200.000 120.000.000 6.000.000 627.241.122 Residui passivi 228.649 22.435.000 40.096.034 15.134 58.122.278 121.724.817 Economie 56.005.482 498 2.532.710 516.869 400.000 2.927.722 62.383.281 Qualcuno desidera ancora intervenire per dichiarazione di voto? Nessuno.
Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione con la quale si approva il rendiconto delle spese sostenute nel 1973 dalla Presidenza del Consiglio Regionale.



(Si procede alla votazione per alzata di mano)



PRESIDENTE

Presenti e votanti 26 Consiglieri; favorevoli 24 Consiglieri; contrari 2 Consiglieri.
E' approvato.
Comunico ai Consiglieri che non erano presenti che ci siamo ripromessi di fare per ultima la "Costituzione Comitato Regionale sui problemi della commercializzazione e del consumo" perché la Giunta voleva ancora esaminare la composizione del Comitato.


Argomento: Economato e Servizi di tesoreria

Esame proposta di legge n. 113 relativa al servizio di tesoreria della Regione Piemonte


PRESIDENTE

Esame proposta di legge n. 113 relativa a "Servizio tesoreria della Regione Piemonte".
Come loro sanno i proponenti Consiglieri Curci e Carazzoni in data 17 ottobre avevano scritto questa lettera: "Illustre Presidente, l'11 luglio Le inoltrammo formale richiesta perché la proposta di legge regionale n. 113, presentata dal gruppo MSI Destra Nazionale e intitolata 'Servizio di tesoreria della Regione Piemonte' in esame alla I Commissione permanente dal 16 ottobre 1973, fosse iscritta all'ordine del giorno dei lavori del Consiglio Regionale.
Successivamente in sede di conferenza dei Presidenti (vedasi lettera prot.
4603 del 16 luglio) accettammo di dare a tale nostra richiesta il valore di un semplice sollecito, ma non avendo ottenuto, pur con questa dimostrazione di buona volontà, alcun risultato concreto, oggi ci vediamo costretti a ritornare sulla nostra precedente posizione e a chiederLe ufficialmente che ai sensi dell'art. 11 del secondo stralcio di norme del regolamento, la proposta n. 113 venga iscritta all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio e discussa nel testo presentato".
Darei ora la parola al Presidente della I Commissione Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

In merito alla proposta di legge 113 presentata dal Gruppo MSI-Destra Nazionale e relativa all'istituzione di un servizio di tesoreria della Regione, di cui i proponenti hanno richiesto l'iscrizione all'ordine del giorno e la conseguente presentazione in aula, a nome della I Commissione debbo fare alcune dichiarazioni.
Anzitutto devo rilevare che il merito della proposta non si discosta sostanzialmente da un disegno di legge presentato molto tempo prima dalla Giunta Regionale, allora presieduta dal dr. Calleri; a seguito di un dibattito in Commissione, il disegno di legge era stato ritirato dalla Giunta per ulteriori approfondimenti. La proposta presentata dal MSI-Destra Nazionale non era mai stata affrontata dalla I Commissione anche in relazione al fatto che nel frattempo erano intervenuti, in sede di Commissione, scambi di idee con i rappresentanti della Giunta Regionale per cui si era concordato che la Giunta avrebbe presentato una relazione alla Commissione ed al Consiglio, ed un conseguente disegno di legge che tenesse conto di altri fattori e non solo di quelli sinteticamente contenuti nel precedente progetto.
Evidentemente la I Commissione, non avendo il bene di riscontrare la frequenza da parte del Commissario rappresentante il Gruppo del MSI-Destra Nazionale (che sarebbe stato informato di questi scambi di idee) può anche capire che venga sollecitata, dopo quasi un anno, la presentazione in aula della proposta di legge.
Sulla base di dette considerazioni la I Commissione ha ritenuto di non entrare nel merito del provvedimento e pertanto propone unanimemente al Consiglio Regionale il non passaggio agli articoli della legge.



PRESIDENTE

Potrebbe essere o un ordine del giorno o una richiesta verbale, però se non si passa agli articoli deve essere contenuto in un documento.
La parola al proponente Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Potrei dire che parlo per mozione d'ordine. Vorrei solo un chiarimento: vorrei capire se l'intervento del Consigliere Garabello, Presidente della I Commissione, si riassume e si concreta in una richiesta pregiudiziale di sospensiva della discussione e quindi di rinvio, oppure nella formalizzazione di un ordine del giorno per il non passaggio agli articoli: tanto per sapere, intervenendo, se devo parlare contro una cosa o contro l'altra cosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

In rapporto al dibattito avutosi in Commissione, ritengo di presentare con altri rappresentanti di vari Gruppi un ordine del giorno per il non passaggio agli articoli della proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Forse è la prima volta che affrontiamo la questione in questi termini ed io direi che la presentazione dell'ordine del giorno per il non passaggio agli articoli può avvenire correttamente a chiusura della discussione. La discussione non è ancora iniziata e non è che preventivamente si debba sapere se si chiede o meno il non passaggio agli articoli.



PRESIDENTE

Il regolamento prevede due ipotesi.
Il Consigliere Bianchi comunque ha precisato che preferisce che la discussione abbia luogo e se poi si dovrà presentare un ordine del giorno lo si presenterà.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, io mi scuso, ma credo di essere giustificato dalla mancanza di precedenti in argomento, ma pur ascoltando attentamente anche l'intervento ultimo del Consigliere Bianchi, non ho esattamente capito, e d'altra parte non è mia intenzione fare perdere tempo al Consiglio Regionale, se si debba a questo punto precedere da parte nostra, come mi sembrerebbe doveroso mancando una relazione, all'illustrazione della proposta di legge; o, se non si debba, più semplicemente, discutere nel merito di una richiesta non ancora formalizzata attraverso la presentazione di un ordine del giorno, ma già chiaramente anticipata dal Consigliere Garabello, per il non passaggio agli articoli. E' evidente che Consigliere Bianchi, mi consenta - la questione è abbastanza chiara: qualunque cosa noi possiamo dire al riguardo, la conclusione sarà inevitabilmente la votazione su quell'ordine del giorno.
Se questa è una prassi consentita, io ritengo di dover addirittura entrare nel merito della discussione sull'ordine del giorno considerandolo come già presentato, esimendomi dalla presentazione di una relazione illustrativa anche nella considerazione che la proposta di legge n. 113 risulta essere già stata distribuita a tutti i gruppi politici rappresentati in questa assemblea, per cui vi è motivo di ritenere che le ragioni da noi addotte per giustificare il provvedimento di istituzione di una tesoreria regionale, siano a conoscenza dei Consiglieri componenti l'assemblea.
E allora ripeto, proprio per un atto di cortesia nei confronti dell'assemblea, noi riteniamo che non si debba equivocare sul problema e meriti invece di essere direttamente affrontata la questione nei termini in cui è stata qui posta dal Presidente della I Commissione che ha tentato di argomentare una richiesta di non passaggio agli articoli.
A questo punto noi ci permettiamo ricordare ai colleghi Consiglieri che la proposta di legge n. 113 è stata assegnata alla I Commissione consiliare sin dal 16 ottobre 1973; in tutto questo arco di tempo, che ormai supera l'anno, non è mai stata fatta oggetto di considerazione alcuna.
Per essere chiari, noi non crediamo che questo sia avvenuto per caso o perché altre più urgenti incombenze pressavano i commissari componenti la I Commissione, crediamo piuttosto ed invece che questo sia avvenuto per una precisa e discriminante scelta politica, quella medesima scelta politica che spinge questa assemblea - a cominciare dall'esecutivo in carica - a considerare ed a privilegiare quale sola opposizione qui esistente quella comunista, emarginando ed ignorando invece l'opposizione della Destra Nazionale ed i contributi critici che anche questa parte politica può dare e che - ci sia consentito - in più di un'occasione ha dimostrato di potere e di sapere dare.
Ecco allora che se ci poniamo in questa ottica la richiesta del non passaggio agli articoli avanzata dal Consigliere Garabello già acquista una sua precisa dimensione pretestuosa quanto meno; e noi crediamo di non potere accettare neanche il richiamo - un richiamo, per la verità, garbato e cortese - che ci è stato fatto, vale a dire che sarebbe dovuto essere nostro compito quello di farci parte diligente nel sollecitare, (anzich pretendere con un richiamo alle norme del regolamento che la proposta di legge venisse inserita all'ordine del giorno) l'esame in sede di Commissione; ma che questo noi non abbiamo saputo fare in quanto abbiamo il mal vezzo di non partecipare, o di partecipare poco attivamente ai lavori delle Commissioni Consiliari.
Consigliere Garabello, questa è un'accusa che non ha neppure il pregio dell'originalità, anche se ha il pregio della verità, intanto in quanto ci è già stata buttata in faccia da altre parti indifferentemente, vuoi dai banchi liberali, vuoi dai banchi comunisti. E noi allora siamo ben lieti di approfittare di questa occasione per fare al riguardo una precisazione che ci sembra essere opportuna e che vorremmo fosse definitiva.
Noi vogliamo anzitutto dire, a scanso di equivoci, che quanto noi facciamo o non facciamo come Consiglieri Regionali, non ci porta a sentirci responsabili nei confronti tanto di questa assemblea, quanto ci porta invece a sentirci responsabili soltanto nei confronti del nostro mondo umano, nei confronti cioè degli elettori della Destra Nazionale perché è ad essi e ad essi soltanto che noi rispondiamo e risponderemo della nostra condotta. E vogliamo poi sottolineare il grottesco di una situazione che da un lato ci presenta come una forza eversiva, una forza alla quale pertanto deve essere negato ogni diritto, ma dall'altro lato ha la pretesa di ricordarci i nostri doveri, quasi noi dovessimo essere soltanto gli scolaretti ubbidienti di un sistema che ogni giorno tende a linciarci moralmente quando non anche fisicamente.
Ecco quindi perché noi non riteniamo assolutamente accettabile questo tipo di richiamo; se anche nelle Commissioni non prevalesse una discriminante politica, noi pensiamo che la I Commissione, al di là della nostra presenza fisica, avrebbe potuto e avrebbe dovuto prendere in considerazione questo argomento che è certamente argomento non secondario se è vero, come è vero, che dell'istituzione di una tesoreria regionale si sta ormai parlando da molto tempo e se è vero, come è vero, che su questo specifico argomento, guarda caso, tutti i gruppi politici qui rappresentati hanno espresso il loro consenso e la loro adesione: così è stato per i partiti di centro sinistra la cui Giunta, allora presieduta dal dr. Calleri come ricordato dal Consigliere Garabello - si era infatti fatta promotrice di uno specifico disegno di legge al riguardo sin dal luglio 1972, disegno di legge che poi stranamente e senza che mai ne fosse dato di conoscere la vera e reale motivazione, venne ad essere ritirato. E così è stato per l'opposizione comunista se è vero, come è vero, che il servizio di tesoreria regionale è stato più volte sollecitato negli interventi del Consigliere Raschio e da ultimo anche esplicitamente richiesto in una interpellanza del Consigliere Sanlorenzo, discussa in quest'aula nel luglio di quest'anno.
Per cui non è dato di esattamente comprendere quali siano le vere e reali ragioni in forza delle quali, sino a questo momento, la Regione Piemonte - ultima forse nell'arco delle Regioni italiane - non abbia ancora provveduto alla soluzione di questo problema, che pure è indispensabile per una migliore organizzazione dei servizi contabili interni. Non è dato di comprendere abbiamo detto e non vogliamo con questo dare credito o dare corpo a talune maliziose voci che certamente sono state raccolta da tutti i Consiglieri Regionali e che, pur senza assumercene una specifica responsabilità, noi riteniamo di dover qui sottolineare se non altro per chiedere se è vero per esempio che negli ultimi giorni di vita della Giunta Calleri vennero fatti prelievi di circa 50 miliardi dalla tesoreria provinciale, per essere distribuiti alle varie Casse di Risparmio del Piemonte; per chiedere se è vero che una grande banca di credito nazionale un anno fa aveva fatto un'offerta di gestire i servizi di tesoreria anticipando, senza interessi, gli scoperti di cassa della Regione Piemonte per chiedere se è vero che un'altra grande banca si era offerta di rilevare il pacchetto completo dei prestiti di conduzione del settore agrario (800 milioni di conguaglio interessi, pari ad un esborso di anticipazione di otto miliardi), offerta fatta nella primavera di quest'anno all'Assessore all'Agricoltura Chiabrando; e per chiedere infine - perché anche questo ci sembra essere particolarmente interessante e rilevante - quale interesse è stato pagato sinora su quei miliardi che a quanto pare sono stati stornati in favore della Cassa di Risparmio.
Ecco, queste sono voci che noi ci auguriamo abbiano ad essere smentite ma che lasciano un margine di pettegolezzo - non abbiamo timore di usare questo termine - e che dovrebbero essere fugate e dissipate ove, come da noi sollecitato, la Regione Piemonte si decidesse al fine a fare un proprio servizio di tesoreria, cosa che - lo abbiamo ricordato poc'anzi - quasi tutte le Regioni italiane già hanno fatto, ma che stranamente la nostra non si è ricordata di fare.
Ora noi restiamo fedeli ad un concetto, concetto secondo il quale la base vera di ogni buon governo, in una società civile, è una corretta amministrazione quale sarebbe garantita proprio da una istituenda tesoreria regionale. Non è stato fatto, eravamo in presenza di una chiara carenza e la Destra Nazionale ha inteso ovviare a questa mancanza, ha presentato una sua proposta di legge, ma questa è rimasta giacente e disattesa per lungo tempo, per oltre un anno, dinanzi alla Commissione competente; oggi ci si viene a dire, con un certo candore; non la possiamo accettare, ma non siate impazienti perché la Giunta Regionale ha promesso la presentazione di un proprio disegno di legge e quanto prima questo adempimento verrà ad essere assolto. Ma noi ci chiediamo: è forse mancato il tempo per assolvere a questo medesimo adempimento nel corso di tutti questi mesi? E' forse mancato il tempo, anche senza volere risalire molto addietro, dal luglio di quest'anno, allorquando - come ricordate correttamente, gliene diamo atto dal Presidente del Consiglio - il nostro Gruppo fece un richiamo specifico al regolamento per chiedere (come nostro diritto) che questa proposta di legge fosse inserita nell'ordine del giorno dei lavori del Consiglio Regionale e poi accettò, come atto di buona volontà, di trasformare questa esplicita richiesta soltanto in una semplice sollecitazione? Ebbene, se l'esecutivo in carico aveva o ha questa ferma determinazione di procedere lungo questa direzione, di arrivare all'istituzione di una tesoreria regionale, noi chiediamo alla Presidenza della I Commissione, ai rappresentanti dell'esecutivo in carica perché allora, ancora oggi, non si sia provveduto in questo senso, perché allora non si sia presentato specifico ed apposito disegno di legge al riguardo.
Ecco perché noi non possiamo evidentemente, stante la forza del numero che ci schiaccia in quest'aula, sperare in un esito diverso di questa discussione. Noi ci andiamo accalorando nel sostenere le nostre tesi che verranno ad essere respinte da voi, colleghi Consiglieri; ma vorremmo una spiegazione più approfondita di quanto non sia la presentazione, di un semplice e freddo ordine del giorno che appunto con la forza del numero si limiti a dire che la proposta di legge della Destra Nazionale non ha da essere esaminata. Diteci perché, diteci soprattutto come farete, tra qualche settimana o tra qualche mese, a presentare una proposta di legge che non potrà non ricalcare sostanzialmente le linee della nostra, come potrete in quell'occasione approvare ciò che adesso respingete.
Colleghi Consiglieri, noi vi lasciamo responsabili di questa decisione che state per prendere, ma crediamo che la nostra iniziativa, crediamo cioè che il ricorso all'applicazione del regolamento, ricorso che abbiamo fatto pur essendone scontate le conclusioni, per lo meno sia servito sul piano politico ad una dimostrazione che può anche avere un valore simbolico, che può anche avere una portata solo accademica, ma che tuttavia noi riteniamo di dovere ugualmente esprimere. Crediamo cioè che questa iniziativa sia valsa a dimostrare che la Destra Nazionale, contraria all'attuazione dell'ordinamento regionale e legittimamente orgogliosa dell'opposizione ferma ed intransigente che ha condotto contro la riforma regionalista, oggi tuttavia prende atto di una realtà quale è, quale è venuta a configurarsi prende atto cioè dell'esistenza della Regione ed indirizza il proprio impegno a fare sì che la Regione stessa abbia a potere funzionare nel migliore, o al limite, nel meno peggio dei modi possibili.
Noi questo crediamo di avere dimostrato con il nostro richiamo al regolamento e con questa nostra iniziativa. Non vi sarebbe stata altra ragione perché proprio la Destra nazionale proponesse e si impegnasse per l'istituzione di una tesoreria regionale. Questo abbiamo fatto a dimostrazione, appunto, che il nostro impegno oggi è legato alla realtà del momento, che il nostro impegno oggi prende atto della realtà regionale che è venuta a costituirsi per decisione o per colpa altrui e che, come dicevamo, il nostro sforzo, apprezzato o non apprezzato (e non ha molta importanza che lo sia in quest'aula, quanto invece che lo sia fuori di quest'aula) sta nel tentativo di dimostrare che queste Regioni che sono state fatte forse male, forse improvvidamente, forse affrettatamente, oggi ci sono e che quindi tanto vale cercare di farle funzionare nel miglior modo possibile. Ma è una dimostrazione, questa, che non ci sembra, colleghi degli altri gruppi, che voi vogliate dare: non capiremmo altrimenti perch vi state accingendo a votare contro la nostra proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, colleghi, preliminarmente vorrei dire alcune cose sulla polemica che è stata accesa dal Consigliere Carazzoni poc'anzi.
Io credo che il Consigliere Carazzoni - al quale non si può certo negare intelligenza, acutezza e capacità di esporre bene le proprie opinioni - non possa meravigliarsi, né scandalizzarsi e neppure dolersi che il mio Gruppo, ad esempio, non si affianchi mai al suo quando si tratta di proposte politiche, o di indirizzi amministrativi, o di prese di posizione che attengono alla linea politica che la Regione segue nel suo operare. Noi però siamo sempre attenti agli argomenti come tali, da qualunque parte provengano, e, nel caso specifico, crediamo che questo tipo di polemica (che mi ha costretto a queste precisazioni sul nostro atteggiamento politico di fondo) non avrebbe dovuto aver luogo, perché tutti sanno come la Giunta avesse 'a suo tempo ritirato una proposta di legge che è stata poi ricalcata da questa che i Consiglieri Curci e Carazzoni hanno ripresentato. Sappiamo tutti come, sia in sede di Consiglio, sia in sede di Commissione, la Giunta abbia ritenuto che il problema dovesse essere ulteriormente approfondito, anche perché attualmente il servizio è assicurato molto efficacemente e in termini di convenienza, sicuramente difficile da ottenere in misura maggiore. La Giunta si rende però conto che questa materia, questo servizio dovrà trovare una sua definizione, una sua regolamentazione con una legge che richiede proprio per queste ragioni, un approfondimento.
Nel caso specifico quindi la presentazione dell'ordine del giorno che adesso leggerò e poi le consegnerò, signor Presidente, ha una motivazione che attiene alla linea che la Giunta ha seguito, che il Consiglio è sembrato largamente condividere, non tanto forse ancora in funzione dei traguardi finali, ma quanto meno in vista dell'opportunità di riesaminare in modo approfondito la materia, di vedere gli insegnamenti che vengono dall'esperienza che si viene facendo col sistema che è stato introdotto e che è estremamente agile dal punto di vista economico-finanziario e sicuramente non pregiudizievole agli interessi della Regione.
L'ordine del giorno che viene presentato per il non passaggio agli articoli non è quindi dettato da faziosità tale da respingere una proposta in sé tecnicamente valida ed ispirata all'interesse della Regione, ma è unicamente dettato dalla volontà di tener ferma quella che era una posizione già assunta. Ma non volendo apparire ipocrita - perché l'accusa potrebbe essere facile - ripeto quello che ho detto all'inizio, che con questo non smentisco affatto quella che è la posizione e la linea che il mio Gruppo tiene e cioè di non affiancarsi mai ad iniziative di natura politica, di indirizzo, di scelta che vengono fatte dal Gruppo del MSI Destra Nazionale.
Leggo quindi l'ordine del giorno signor Presidente: "Il Consiglio Regionale, sentito il parere della I Commissione in merito alla proposta di legge n. 113 preso atto che in sede di detta Commissione ed in Consiglio la Giunta Regionale ha comunicato la propria intenzione di addivenire ad un approfondito esame della questione per avanzare una proposta di legge in proposito decide il non passaggio agli articoli della predetta proposta di legge n. 113".
Oltre alla mia firma ci sono quelle di Vera, Calsolaro, Rossotto Raschio, Garabello.



PRESIDENTE

L'Assessore Paganelli ha chiesto di fare una dichiarazione in ordine a questo problema.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

No, l'Assessore Paganelli ha chiesto la parola per fare due brevissime precisazioni in riferimento all'intervento del Consigliere Carazzoni.
Per quanto riguarda la gestione amministrativa della Regione, la stessa è stata sino ad oggi regolamentata da un decreto ministeriale, emanato appositamente per consentire la gestione delle Regioni, che fa riferimento alla contabilità generale dello Stato. Quindi la gestione amministrativa della Regione è avvenuta tutta su questa base.
Per quanto riguarda l'altro argomento, quello del deposito dei fondi temporaneamente eccedenti, evidentemente il Consigliere Carazzoni non era presente alla seduta di un mese e mezzo fa allorquando il Presidente della Giunta fece in proposito un'ampia relazione. Non si tratta affatto di un prelievo di 50 miliardi dalla tesoreria per versarlo alle Casse di Risparmio, ma di tutta una serie di deliberazioni che la Giunta ha adottato man mano che si verificava l'eccedenza di fondi, depositando queste somme in un arco notevole di banche, fra cui anche le Casse di Risparmio.
Come ha già precisato il Presidente, in occasione dell'ultima deliberazione la Regione pur senza mettersi in una situazione tale da essere elemento di spinta fruisce oggi di tassi dell'11 per cento per quanto riguarda le Casse di Risparmio e l'Istituto Bancario San Paolo (che sono gli istituti che più hanno rapporti con gli Enti locali) e del 12% con le altre banche. Si tratta di una serie di depositi che sono stati man mano regolarmente deliberati dalla Giunta Regionale.



CARAZZONI Nino

Il decreto al quale lei faceva riferimento è quello del Ministero del Tesoro del 5.6.1970?



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

No, è quello del Ministro Malagodi, quindi non penso che possa essere del 1970.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno letto, di non passaggio al voto degli articoli, per alzata di mano.
L'ordine del giorno è approvato.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di legge n. 161 relativa all'istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona


PRESIDENTE

Esame proposta di legge n. 161 relativa a "Istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona".
Ecco che arriva, puntualissimo, il Presidente della Giunta.
La parola al relatore Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia opportuno che mi limiti alla lettura, anche se questo può arrecare motivo di noia, della relazione da me scritta per conto della IV Commissione alla fine del mese di luglio. Sarei lieto di poter ulteriormente improvvisare ed arricchire di elementi il dibattito, ma ritengo che la lettura esprima un concetto che rivela la difficoltà in cui ei si trova di fronte a proposte di legge che pervengono dall'esterno della Regione e che investono materia su cui la Regione sta elaborando proprie iniziative; comunque queste iniziative si legano alla risoluzione di grossi problemi a livello nazionale.
La proposta di legge regionale n. 161, presentata dal Comune di Settimo Torinese col titolo "Istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona" trae certamente lo spunto dalla esasperata constatazione della lentezza con cui avanza in Italia la riforma sanitaria e dei servizi sociali con la conseguente impossibilità di dare tuttora una risposta moderna alle richieste dei cittadini per la tutela della salute e del mantenimento in un idoneo tessuto sociale quando per varie ragioni vengono meno la loro efficienza o la loro autonomia.
Il ritardo delle riforme non consente infatti una unitaria identificazione degli obiettivi dell'assistenza sanitaria e di quella sociale ed impedisce l'utilizzazione razionale delle risorse esistenti troppo spesso impiegate in modo disordinato o dispersivo ed al di fuori delle avanzate concezioni già fatte proprie dai paesi più progrediti.
I presentatori della proposta di legge pongono l'accento particolarmente su tale aspetto del problema e propongono il discorso ampio del servizio sociale unico per la completa tutela sanitaria e sociale del cittadino lungo tutto il periodo dell'esistenza, dalla nascita alla vecchiaia.
La lunga relazione di accompagnamento, ricca di dati statistici e di chiare interpretazioni socio-politiche degli stessi, indica i momenti di collegamento fra servizio sanitario ed assistenziale coprendo tutto l'arco degli interventi incrociati nei due settori con particolare riferimento all'ambiente di lavoro, alla medicina scolastica, alla tutela sanitaria e sociale della maternità e della infanzia, alle situazioni particolari come la vecchiaia, l'igiene mentale ecc.
E' evidente l'intento di ricercare gli strumenti per regolamentare una materia estremamente complessa ed attualmente affidata a molteplici iniziative spesso contrastanti le une con le altre e spesso inadeguate alle finalità per cui operano.
Si tratta d'altra parte di iniziative che fanno capo ad Enti o Istituzioni la cui determinazione o il cui funzionamento sono regolati da diversi canali legislativi di cui non è facile il superamento o per i quali è ardua la configurazione di un momento unitario quale sarebbe possibile solo con il varo delle leggi di riforma.
I proponenti ritengono d'altra parte che possa sopperire, nell'attesa il ruolo dell'Ente Regione le cui competenze, pur nei limiti delle funzioni trasferite dai decreti delegati, dovrebbero consentire di trovare lo spazio per interventi legislativi anche in assenza delle leggi quadro e di riforma.
Si riconosce, nella relazione, che le competenze regionali non coprono l'intero arco dei settori di intervento che si dovrebbero soddisfare ed emerge pertanto il prevalente significato di stimolo e di avvio rappresentato dalla proposta di legge stessa la cui caratteristica, è detto, "è quella di enunciare alcuni principi e di indicare gli obiettivi da conseguire". Gli uni e gli altri non scaturiscono certo da improvvisazioni semplicistiche o da intuizioni più o meno felici ma sono il risultato di un vasto e matura discorso portato avanti dalle forze sociali e politiche e da quelle sindacali nell'intento di offrire una cornice avanzata di un quadro complessivo entro cui collocare le riforme sanitaria ed assistenziale. Purtuttavia occorre riconoscere che non si supera, come dimostra l'articolato della proposta di legge, il momento delle buone e indubbiamente giuste indicazioni di tendenza, determinando quindi più una direzione di studio e di ricerca che una effettiva ed organica prospettiva di attuazione.
Ciò evidentemente va detto in senso generale perché la proposta di legge è precisa nella determinazione degli organismi cui deve essere affidata la gestione unitaria dei due servizi, quello sanitario ed assistenziale.
Sotto questo profilo si conferma l'intenzione, già posta in luce nella presente relazione, di anticipare tempi e modi della riforma con la valorizzazione dei compiti di base, degli Enti Locali, i Comuni, e dei loro Consorzi, ai quali la Regione delega, al completo, le proprie funzioni in materia sanitarie ed assistenziale.
I Comuni, secondo la proposta di legge, operano attraverso i Comitati sanitari e sociali di zona fino all'approvazione della riforma sanitaria o di quella dell'assistenza ed i compiti dei Comitati sono fondamentalmente quelli di avviare e favorire sul rispettivo territorio la partecipazione delle Comunità locali alla preparazione delle riforme sanitarie e dei servizi sociali e assistenziali.
I Comitati di zona vengono eletti dai Consigli Comunali interessati alle zone di competenza dei Comitati stessi che sono determinate dagli azzonamenti proposti dai Consigli Provinciali in base alla ripartizione della popolazione e dopo un iter che implica l'approvazione definitiva dei piani di azzonamento da parte del Consiglio Regionale. Le spese per il funzionamento dei Comitati sanitari e sociali di zona sono a carico della Regione.
Questa è, in compendio, la fase "istituzionale" prevista dalla proposta di legge nell'articolato di cui ai titoli I e II, intesa dunque come premessa prioritaria e determinante degli Enti Locali ed alquanto limitativa nei confronti degli interventi della Regione, i cui compiti si esauriscono nella delega, nell'approvazione piuttosto formale dei piani di azzonamento e nel finanziamento dei Comitati.
Le indicazioni sono pertanto concrete e dettagliate ed individuano due momenti essenziali di avvio della regolamentazione dei settori in attesa di riforma e cioè l'azzonamento e la costituzione dei Comitati che rappresentano l'attuazione, a livello di servizi unificati, delle preannunciate Unità di base operative.
I titoli III e IV della proposta di legge riguardanti A) prime iniziative dei Comuni e dei Consorzi dei Comuni in materia sanitaria e sociale e finanziamenti relativi da parte della Regione Piemonte B) Interventi nei settori: della medicina e dell'igiene del lavoro della tutela prenatale e dell'età evolutiva; delle prestazioni domiciliari dell'affidamento a scopo educativo; delle comunità-alloggio; delle comunità di quartiere; dell'assistenza sanitaria, ospedaliera e farmaceutica; della tutela della salute mentale, delle case-albergo - devono necessariamente essere considerati come linee di una programmazione degli interventi la cui definizione resta, almeno per il momento, inevitabilmente generica ed espressione soprattutto di volontà politica di operare.
Vengono elencate tutte le necessità di intervento sia preventivo che curativo e riabilitativo nei vari settori, viene definito un corretto rapporto d'integrazione fra interventi sanitari, sociali ed assistenziali con particolare riferimento alle fasce meno protette dell'infanzia e degli anziani, ma le disposizioni appaiono più un insieme di finalità che una effettiva realtà operativa.
Quanto al titolo V, "Eliminazione delle barriere architettoniche" l'ipotizzato intervento della Regione poggia indubbiamente su competenze ben individuate e con riferimento a leggi regionali già esecutive.
L'insieme delle considerazioni fatte induce pertanto la IV Commissione a richiedere al Consiglio Regionale un ampio ed approfondito dibattito che affronti i temi generali e di indirizzo contenuti nella proposta di legge n. 161 presentata dal Comune di Settimo Torinese ed esprima la disponibilità del Consiglio stesso per l'attuazione delle due richieste di fondo che sono preliminari ad ogni tipo di intervento e cioè la definizione delle zone e la istituzione dei Comitati sanitari e sociali relativi.
E' possibile che il dibattito avvenga in concomitanza con la preannunciata presentazione da parte del Governo della legge di riforma ed in tal caso ogni provvedimento legislativo potrebbe trovare il quadro generale entro cui collocarsi con maggiore incisività e certezza operativa ma potrebbe anche continuare l'attuale fase di attesa per il superamento della quale la proposta n. 161 offre elementi di indubbio interesse.
In tal caso la Regione, nei suoi vari Organi, è chiamata ad assumere le proprie responsabilità in materie la cui fondamentale importanza è sentita da tutti i cittadini e per le quali non è possibile protrarre oltre almeno quegli interventi che predispongono gli strumenti necessari per potere rapidamente operare.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione. Per ora si sono iscritti a parlare i consiglieri Berti e Fassino. Darei pertanto la parola al consigliere Berti.



BERTI Antonio

La relazione del relatore della IV Commissione tiene conto di un dibattito che già si è aperto su questa legge nella Commissione stessa, e naturalmente anche dei dibattiti che sui problemi della Sanità più volte si sono svolti in questo Consiglio Regionale. Tiene conto del fatto che su questi argomenti le conclusioni sono sempre state piuttosto difficili.
Ricordo però in particolare che il Consiglio Regionale del Piemonte in una occasione ha operato concordemente, quando si è trattato della istituzione delle unità di base, su cui ci sarebbero tuttavia da fare considerazioni circa l'attuale stato di applicazione e che per tutti i membri di questo Consiglio Regionale costituisce uno dei settori in cui più ampio, più forte, direi, è il contrasto fra le posizioni della Giunta e le posizioni del nostro Gruppo consiliare.
Non è mia intenzione ripetere ora considerazioni che altre volte già sono state fatte su questo aspetto pur negativo. Credo si debba dire molto sinteticamente che la situazione al Consiglio Regionale del Piemonte è venuta via via migliorando dal punto di vista del confronto tra maggioranza ed opposizione, sino ad assumere in questi ultimi tempi aspetti che si sono concretizzati in una accettazione, da parte della maggioranza, non soltanto di considerazioni politiche, ma essenzialmente anche di emendamenti tant'è che il lavoro delle Commissioni si caratterizza, nella maggior parte dei casi, come un lavoro proficuo, mai viziato da confusioni fra maggioranza e opposizioni, ma sempre di ricerca di contributi positivi, che, mi pare di poter affermare, in una situazione politica come quella attuale del nostro Paese costituisce un fatto di cui occorre tener conto. Certamente, la presenza delle Regioni è per il Paese un fatto nuovo per certi aspetti per quanto riguarda i rapporti fra le varie forze politiche del Consiglio. Si giunge certamente anche, sulla base del confronto, alla determinazione di posizioni nettamente contrapposte, e a questo punto la maggioranza si assume le sue responsabilità e l'opposizione le sue.
In apertura del nostro intervento in questo dibattito mi duole dover affermare che nel settore della Sanità il discorso è peraltro ancora difficile. Dico "ancora" perché noi non abbandoniamo le speranze, tesi come siamo ad un discorso di critica costruttiva ma comunque sempre mirante a concretizzare le proposte in qualcosa di positivo, pur non rinunciando ovviamente, alla nostra azione critica e di denuncia dei limiti e dei ritardi, di riuscire a raggiungere l'obiettivo di avere un discorso confronto fatto di argomenti e non di questioni non valide.
L'ordine del giorno riguarda in particolare una legge, e pertanto potrebbe sembrare una perdita di tempo portare in questo dibattito argomenti che vanno al di fuori di questa legge, uno spaziare nelle varie questioni che ci sono e quindi non arrivare all'argomento preciso. Mi limito a ricordare che noi siamo in questo campo alla vigilia dell'assunzione di pesanti responsabilità, quali pervengono alla Regione dal decreto, trasformato poi in legge dal Parlamento, dell'agosto scorso cioè l'affidamento alla Regione dell'assistenza ospedaliera, un settore che presenta caratteristiche altamente negative nel nostro Paese per lo stato debitorio e di inefficienza per quanto riguarda il servizio prestato, e che va esaminato dalla Regione con grande responsabilità. Credo di poter affermare che questo regalo che ci viene fatto costituisce un banco di prova per le Regioni, che devono tuttavia dimostrare di essere comunque in grado di gestire più positivamente di quanto sia stato in precedenza quel che ci viene oggi malamente assegnato dallo Stato e che potrebbe, se non assunto con la necessaria responsabilità, costituire un grave handicap nella vita delle Regioni italiane, essenzialmente per il tipo di servizio che viene trasferito e soprattutto per lo stato di sfacelo che peserà soprattutto sul piano finanziario, sul piano debitorio.
E' noto che i 2700 miliardi che il decreto (o decretone, se si preferisce chiamarlo così) doveva reperire per coprire i debiti ecc. ecc.
in effetti non ci sono, e neanche gli altri 500 miliardi. Si parla adesso di 20 miliardi, ma siamo ormai ridotti in uno stato che mentre da una parte evidenzia chiaramente le gravi manchevolezze del Governo, dall'altra pone le Regioni, e quindi maggioranza e opposizione, di fronte ad una responsabilità ben precisa. Quindi, il discorso che noi facciamo a proposito di questa legge, e per gli aspetti in essa contenuti - che sono da una parte, come ha già detto anche il relatore Cardinali, aspetti che anticipano alcuni elementi di quella riforma sanitaria che, data per molto vicina, rischia, con l'attuale crisi di Governo e le prospettive molto incerte, di andare in porto chissà quando, per cui acquistano, se mai maggior vigore e attualità la proposta del Comune di Settimo ed oggi anche quella di Nichelino (che mi risulta che la stessa Commissione Sanità del Comune di Torino ha esaminato e in linea di massima assunto come elemento di indirizzo positivo), anche perché il loro contenuto riflette singole proposte e decisioni che hanno già costituito oggetto di deliberazioni (vedi la istituzione delle unità di base, e comunque proposte, zonizzazioni ed altre questioni di cui il nostro Consiglio si è largamente occupato e che ha visto largamente impegnata la stessa IV Commissione). E' possibile dunque prendere come punto di riferimento la proposta di legge, pur collocandola in un contesto anche più ampio quale credo debba porsi alla nostra attenzione nel momento in cui affrontiamo ancora queste questioni.
Limiterò il mio intervento a tre punti: la questione di metodo, quella di merito, e infine alcune proposte che facciamo alla Giunta.
Questione di metodo. Nel corso dell'esame in IV Commissione vi è stata anzitutto una lettera della Giunta che invitava la Commissione a non esaminare la legge dal momento che su di essa il parere della Giunta era negativo. Successivamente vi è stato un incontro della Commissione con i presentatori della legge, in cui sono emerse le posizioni più diverse: alcune decisamente positive, come la nostra, nei confronti di questa legge altre positive in linea di larga massima, ma ancora con tentennamenti su aspetti singoli, in generale una tendenza a cogliere alcuni degli aspetti positivi presenti nella legge, frenata però da perplessità per il parere negativo della maggioranza ad andare a decisioni legislative in rapporto alle questioni proposte dalla legge di Settimo. Siamo infine giunti, credo per una assunzione di responsabilità politica almeno di una parte della maggioranza, a questa presentazione che ne ha fatto Cardinali, che dimostra chiaramente la coscienza di non poter opporre un "no" ad una proposta, e per il tipo di proponente, che noi abbiamo detto sempre di voler privilegiare, cioè il proponente esterno, in cui si esercita il massimo di partecipazione fino a livello legislativo, e per il contenuto delle proposte che sono oggetto di largo dibattito delle varie forze politiche di impegno delle singole politiche. Appare da questa relazione la volontà di non contrapporre un "no" per il "no" ma di andare a ricercare attraverso un dibattito, qualche punto di convergenza con le proposte che sono qui state fatte dal Comune di Settimo e da quello di Nichelino.
A questo proposito voglio solamente ricordare che noi abbiamo, credo giustamente, tutti quanti attribuito al proponente esterno un grande valore, perché abbiamo inteso con questa norma dello Statuto dare concretezza alla intenzione, allo spirito dimostrato in fase statutaria quello della partecipazione svolta non soltanto in fase consultiva ma a cui si dà il potere di presentare proposte di legge. Se noi non rispondessimo nel modo più positivo possibile alle istanze che ci vengono dall'esterno che rappresentano quindi una volontà di base evidente, reale, se non dessimo una risposta il più possibile positiva - risposte che sono positive in quanto sono compatibili con le competenze e con i problemi e il dibattito politico aperto nel Paese -, noi mancheremmo a quell'impegno che ci siamo assunti proprio nel momento in cui abbiamo dato il diritto alle forze sociali, politiche, sindacali esterne di essere presenti nella vita regionale con della proposte proprie.
In questo spirito io invito le varie forze politiche a considerare la proposta di legge che stiamo discutendo. Questo dibattito, badate, va al di là dei singoli aspetti della proposta di legge, direi che acquista un valore politico anche più ampio, nella misura in cui ogni forza politica si rende conto che la risposta che qui si sta per dare a questa legge è una risposta anche politica. Quindi, noi chiediamo alle varie forze politiche della maggioranza - dalla Democrazia Cristiana ai socialdemocratici ai repubblicani al Partito socialista italiano - di riflettere circa il "no" che hanno dato sino ad oggi in rapporto a questa legge. Come già abbiamo fatto, noi diciamo qui che non ci interessa un parere negativo, anche se ci consentirebbe di dire ai lavoratori che la maggioranza ha detto "no" alle loro istanze: il nostro obiettivo è vedere che cosa è possibile fare di quanto è contenuto in questa legge.
Devo dire che la riunione svoltasi lunedì dei Capigruppo con la IV Commissione non ha prodotto risultati apprezzabili, salvo evidenziare la volontà di non arrivare alla richiesta da parte della maggioranza di un non passaggio agli articoli, che equivarrebbe al "no", ma di tentare attraverso il dibattito di giungere a qualcosa di positivo.
Non aggiungo altro a questo proposito. Credo che i dibattiti svolti in quest'aula su questa questione, prima di quello ora in corso, anche con le forzature e gli scontri, siano ben presenti alla attenzione di tutti e che pertanto non occorra richiamarli: tutti si rendono conto che su questa questione ci giochiamo qualcosa di molto più importante del "sì" o del "no" ad una proposta che viene dal Comune di Settimo.
Noi facciamo una prima richiesta, la più importante, credo, che riguarda ancora il problema di metodo ma che può rapidamente diventare sostanziale, che si istituisca quel comitato che è previsto dal decreto convertito in legge, in cui all'art. 20 si dice che, sia pure per l'esame della istituzione delle mutue è prevista la costituzione di un comitato che può assumere anche l'esame delle questioni sanitarie. Mi pare che questo sia un terreno di aggancio estremamente positivo per una maggioranza che voglia cogliere qualcosa di concreto. In sostanza, noi crediamo che, se la Giunta si impegna a costituire molto rapidamente questo Comitato - previsto dalla legge, tra l'altro, e che è stato richiesto da lungo tempo da noi dal Comune di Settimo con la sua proposta, dai Sindacati quando ci fu la delibera per l'unità di base -, non come Comitato di tecnici, a cui demandare il compito di esaminare aspetti tecnici della questione, ma come Consiglio sanitario regionale, del resto previsto nella stessa proposta di riforma sanitaria che il ministro Colombo ha presentato al Consiglio dei Ministri, e costituirne un organismo democratico in cui sono presenti forze sindacali sociali, operatori sanitari ecc. ecc., noi diamo alla gestione ed alla costruzione della politica sanitaria ospedaliera della Regione Piemonte una base di partenza più democratica. E mi pare che la maggioranza non possa non cogliere questa possibilità che le viene offerta addirittura dalla legge, tenuto anche conto che noi andiamo ormai rapidamente verso la costituzione di un organismo per i prezzi, di un Comitato regionale per la politica dei trasporti, e quindi c'è una volontà già espressa in altri due settori, Pare a noi che, se la Giunta si impegna a costituire molto sollecitamente questo Comitato, con il significato di un Comitato politico attraverso il quale costruire la politica sanitaria della Regione Piemonte noi mettiamo un punto fermo. All'interno di questo Comitato è possibile impostare a grandi linee la politica della Regione, verificare le posizioni che si assumono, e, credo, far venir meno, per così dire, una delle critiche essenziali che da tempo costituiscono uno dei motivi di scontro fra noi e l'Assessorato alla Sanità.
Aggiungo che con la costituzione di un Comitato di questo genere non facciamo una grossa innovazione. Come altre volte ho detto, prima della Regione avevamo il Comitato regionale per la programmazione ospedaliera che era un comitato già largamente rappresentativo. Se mai errore c'è stato, è stato quello di non mantenerlo in vita dopo la costituzione della Regione, questa volta con una dirigenza munita di poteri qual è la Regione.
Ma, io dico, si sarebbe ancora in tempo per riguadagnare il terreno perduto. La validità di questo Comitato mi sembra ancor maggiore oggi che la Regione sta per assumersi l'impegno della gestione della legge 386; una gestione difficile, complicata, che probabilmente porterà a scontri. Se era necessario formare il Comitato per i motivi politici che ho detto prima, mi sembra indispensabile gestire la legge 386 con la massima partecipazione che non è soltanto partecipazione nel senso di venire a dire cosa fare, è anche assunzione di responsabilità da parte di chi partecipa alla gestione.
Dato che sulle parole si sottilizza sempre, preferisco precisare che quando parlo di gestione democratica non tolgo niente alle responsabilità che sono proprie dei vari organismi del Consiglio (Giunta, Consiglio, Commissioni) e anche degli organismi che partecipano alla formazione. Cioè, ferme rimanendo tutte le competenze, pare a me che questa sia una delle questioni più importanti che stanno di fronte a noi. Ecco, se questo si fa, è possibile rinviare all'interno di questo Comitato alcuni dei problemi che sono aperti tuttora davanti a noi. E noi chiediamo alla Giunta una risposta precisa su questo punto.
Quanto alla questione di merito, i problemi sollevati dalla legge di Settimo sono diversi. Non starò qui ad illustrare tutti questi problemi: mi limiterò a citarne alcuni, quelli che mi sembrano più significativi e che riflettono questioni su cui già ci siamo impegnati.
La legge di Settimo propone come elemento fondamentale di intervento la costituzione delle zonizzazioni sanitarie, cioè la suddivisione del territorio piemontese in zone sanitarie, come prefigurazione delle unità sanitarie locali. Il lavoro non è quindi valido soltanto in sé, non è fine a se stesso, ma tende a precostituire una ipotesi di organizzazione che dovrebbe ricevere veste ufficiale, per così dire, dalla riforma sanitaria.
Su questa questione noi abbiamo avuto dei dibattiti, che io ho già illustrato, mi pare, qualche mese fa e che ora cito soltanto, per memoria.
In IV Commissione fu presentata una proposta di zonizzazione da parte dell'Assessorato, successivamente ritirata in seguito ad osservazioni critiche svolte dalla Commissione stessa, con impegno di ripresentazione entro un mese: ebbene, dal marzo scorso - sono trascorsi praticamente sette otto mesi - ancora non è pervenuta alcuna proposta all'attenzione.
La proposta di legge di Settimo, a questo punto, oltre che suggerire dei criteri, invita il Consiglio Regionale a prendere atto che già esiste una proposta di zonizzazione sanitaria, quella fatta dalla Provincia di Torino, e ci invita quindi a dar forza legale a questo tipo di distribuzione sanitaria nella zona dal punto di vista territoriale, e contemporaneamente ad affrontare uno studio da sottoporre ai Comuni per la suddivisione di tutto il territorio. E questa proposta, secondo me, è valida in primo luogo perché tende a recepire, per quanto giusto, una proposta che viene da organismi esterni, dal basso, diciamo così, e quindi costituisce un metodo che può essere permanente per noi e portare alla formazione di zonizzazioni sanitarie nella cui formulazione i Comuni hanno avuto una parte determinante.
Mi si dirà che la proposta della Provincia di Torino è fatta soltanto per la psichiatria, ma chi ha esaminato quello studio (la Provincia ha pubblicato recentemente un documento in proposito, che non sto naturalmente ad illustrare qui) avrà potuto rendersi conto che in premessa, precisando i criteri di massima per la zonizzazione e le questioni di metodo che sono state seguite in quella occasione, ci si propone di sviluppare una zonizzazione suscettibile di soddisfare anche le esigenze degli altri interventi sanitari. Infatti, i vari aspetti del servizio psichiatrico (prevenzione, cura, riabilitazione) sono congiunti a quelli più ampi e generali del servizio sanitario inteso a perseguire e garantire la salute della popolazione. In sostanza, la proposta della Provincia di Torino, per i criteri presi a base della formulazione della stessa, secondo noi, si presenta valida anche come zonizzazione sanitaria vera e propria per gli altri aspetti di intervento. Settimo propone quindi di partire da questa proposta, e per certi versi la Giunta, anche in relazione al contrasto che la Provincia di Torino aveva avuto con il Coreco su questa questione, ha in effetti esercitato più volte una iniziativa positiva perché tale proposta fosse accolta. Quindi, un assenso c'è già in quella direzione.
Mi si osserva che a tale proposta della Provincia di Torino si sarebbe opposto il Comune di Torino. A prescindere da questi contrasti.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Veramente, ho detto solo che il Comune di Torino ha fatto presente di non essere stato chiamato a discutere la questione.



BERTI Antonio

Prendo atto di questa precisazione, che configura una posizione più positiva della precedente. Dunque, il Comune di Torino non è contrario: vuole soltanto verificare. A me pare tuttavia che la soluzione lombarda potrebbe servirci di ottimo orientamento. La Lombardia, che ha già fatto da tempo, com'è noto, come altre Regioni, le zonizzazioni, ha lasciato alla città il compito di decidere sulla propria zonizzazione, intervenendo invece su tutto il resto della Regione. E' una linea di intervento che mi pare possa consentire di dar forza di legge ad una proposta che viene dalla Provincia di Torino, superando rapidamente anche i possibili ostacoli dilatori eventualmente frapposti dal Comune di Torino. Importante mi sembra fissare i criteri. Quando parlo di criteri, ritorno ad una questione di metodo che ha costituito sempre motivo di contrasto con l'Assessore: il tipo di consulenza. Vorrei fosse chiaro che non è mia intenzione colpire le persone che forniscono consulenze all'Assessore, e nemmeno mettere in causa il diritto della Giunta di servirsi dei consulenti che ritiene più validi.
Quello che noi critichiamo è il tipo di consulenza, e quindi il tipo di proposta che la Giunta ci espone sulle questioni della Sanità, per il merito delle proposte. Noi siamo dell'avviso che proposte che emergono soltanto dal mondo dei medici, per quanto interessanti possano essere, sono incomplete. Oggi l'esperienza dimostra che l'intervento sanitario non pu essere svolto ed impostato essenzialmente dal punto di vista sanitario ed ospedaliero, ma ha aspetti connaturati con l'assetto del territorio, con le previsioni di sviluppo economico. Le proposte, come ad esempio questa della zonizzazione, vanno formulate da un collettivo, da una equipe in cui accanto al medico vi sia anche l'esperto di urbanistica, di assetto del territorio, direi, in ultima analisi, che occorre sia presente chi il territorio sta studiando per ripartirlo in zone omogenee, per ognuna delle quali è fissato un certo tipo di sviluppo, certamente in un contesto più ampio ecc. ecc.
Cioè, l'esperienza dimostra che gli interventi, in ogni campo, ma soprattutto in questo - come del resto in quello dei trasporti - non hanno una elaborazione settoriale: hanno bisogno di un apporto altamente specialistico, ma che si svolga in un quadro in cui ci sono altri tipi di apporto. Ecco perché noi critichiamo e contestiamo il tipo di scelta: pare a noi che questo tipo di consulenza, fatto per lo più di medici, sui quali non vogliamo esprimere alcun giudizio, sforni, in sostanza proposte largamente incomplete. Ecco perché quando, per esempio, si propone la distribuzione della Regione Piemonte in zone sanitarie, noi siamo convinti che una proposta di questo tipo non può essere fatta soltanto da un esperto, sia pur bravo, o da un medico o da un gruppo di primari o di altri medici, ma che occorra costituire un gruppo di studio. E siamo convinti che la Provincia di Torino ha agito molto bene quando, per determinare la zonizzazione sanitaria del proprio territorio, ha costituito un gruppo di esperti che comprende, oltre all'esperto di Sanità, l'esperto di viabilità ovvero dei trasporti, l'esperto di urbanistica ospedaliera, cioè persone che, unendo gli sforzi, possono elaborare proposte che oggi si presentano rispetto al quadro che viene offerto, come le più valide.
Come vedete, cerco di dare una intonazione molto costruttiva a questo mio intervento, astenendomi dal muovere accuse, dall'addossare responsabilità. Responsabilità che potrebbero però emergere qualora dovesse permanere questa posizione, a fronte di argomentazioni che mi pare difficile controbattere, anche perché noi partiamo da esperienze di altri enti, per esempio la Provincia di Torino (non mi rifaccio neanche alle altre Regioni di cui tanto si parla: parlo di una Provincia che fa parte della Regione Piemonte e delle esperienze che in essa si sono compiute, e invito a prendere atto della visione metodologica e dei criteri con i quali si è costruita, per esempio, una zonizzazione sanitaria). La proposta di Settimo recepisce pienamente questa esperienza della Provincia, e la propone al Consiglio Regionale.
Noi, quindi, chiediamo che si accolga la richiesta del Comune di Settimo di procedere alla costituzione delle zone sanitarie della Regione Piemonte, sulla base dell'esperienza fatta dalla Provincia di Torino. La Giunta potrebbe prendere l'impegno di costituire un gruppo di esperti a cui assegnare il compito, partendo da proposte già anche esistenti, in possesso della Giunta, di presentare nel più breve tempo possibile - un mese, un mese e mezzo o anche più, se occorre, - una proposta di zonizzazione al Consiglio Regionale. Se questo avvenisse, noi potremmo anche non votare sulla legge, non costringere la maggioranza a dire "no", ma chiuderemmo la discussione con un ordine del giorno in cui la maggioranza si impegni e per il Comitato e per la zonizzazione in modo estremamente preciso.
Accoglieremmo, quindi, nella sostanza, la proposta del Comune di Settimo che credo sia largamente condivisa da altri Comuni (mi pare che lo stesso Comune di Torino si appresti a deliberare in questo senso).
Ci avviamo così a costituire due parametri importanti: da una parte questo di carattere territoriale, che è comunque valido per le, scelte parziali che la Regione di volta in volta è chiamata a pronunciare fino a quando non ci sarà il Piano ospedaliero e sanitario, e quello del Comitato di gestione democratica, che assicura una partecipazione effettiva degli utenti alla costituzione di una politica di intervento nel campo della salute. Ecco due altri elementi che noi sottoponiamo alla maggioranza; non più soltanto alla Giunta, ma alla maggioranza, perché vogliamo che tutte le forze politiche, persino i gruppi di forze politiche, siano molto chiari in proposito. Non si chiede l'impossibile, si chiedono cose concrete realizzabilissime. Di fronte ad un "no" a queste richieste noi non potremmo dedurre se non una volontà chiaramente reazionaria di respingere qualsiasi proposta che venga non soltanto dal gruppo di opposizione ma anche da forze democratiche esterne.
Un secondo punto della legge di Settimo è quello tanto contrastato delle unità di base. Signor Presidente, signori Consiglieri, noi su questa questione abbiamo detto, il giorno in cui l'abbiamo approvata - ricordo la mia dichiarazione di voto - che costituiva una delle questione più importanti: era la prima Regione d'Italia a fare questo, in ossequio all'art. 6 dello Statuto, all'impegno che ci siamo assunto, e che meritava di dare concretezza immediata a questo. Purtroppo, trascorsi un anno e cinque-sei mesi dal giorno di approvazione della delibera, nel luglio dell'anno scorso, unità di base non mi pare ne siano state costituite. Non voglio insistere su questo tasto, anche perché non è mia intenzione cercare spunti polemici, o meglio, mi riservo di farlo se la risposta della Giunta e della Maggioranza mi ci costringerà: mi interessa soltanto, in questo primo intervento, fare una proposta costruttiva. Diciamo, per ora, che sono intervenute difficoltà che hanno impedito di giungere alla costituzione di una qualche unità di base: ma la realtà è questa, nuda e cruda, e credo che nessuno ne possa essere orgoglioso. Io dico che è maturata in questo anno in forma abbastanza evidente, una situazione per la quale noi riteniamo di avere i maggiori motivi di critica nei riguardi dell'Assessore. Intanto non si è riusciti a mantener vivo quel rapporto Giunta-Sindacati che pure aveva prodotto la deliberazione. Non dimentichiamo che a quella deliberazione si era arrivati dopo una serie di riunioni, di incontri fra rappresentanti della Giunta e rappresentanti del Sindacato; quindi attraverso un momento di estremo interesse dal punto di vista politico. E noi diciamo, assumendo la posizione dei Sindacati, che così è stato perch la composizione del Comitato di gestione indicata in questa deliberazione non riflette lo spirito fondamentale di essa, che si impernia su due elementi di principio importanti: la partecipazione alla gestione di questa legge delle forze sindacali e quella degli, operai delle fabbriche. Pare a noi, per tutte le considerazioni che abbiamo potuto fare nei mesi trascorsi, che in effetti sia venuta a mancare da parte della Giunta anzitutto la volontà di privilegiare questo accordo con i sindacati, in secondo luogo di rendere marginale - così appare da una proposta di deliberazione ultima che la Giunta ha inviato ai Comuni per certe convenzioni che dovrebbero portare alla istituzione delle unità di base la partecipazione dei Comuni, emarginazione di cui sono pienamente convinti anche i molti Comuni interessati. Rispetto invece al carattere fondamentale che in approvazione di delibera è stato dato al fatto, quando abbiamo scritto nella deliberazione che le unità di base sono istituite attraverso deliberazione dei Comuni, noi non abbiamo voluto compiere soltanto un atto formale ma abbiamo voluto sancire da una parte la funzione di indirizzo e coordinamento della Regione e dall'altra il diritto fondamentale dei Comuni di essere essi stessi autori, costruttori e partecipi della costruzione di questo intervento nel campo delle fabbriche che operano nel loro territorio. E questo non si è verificato. Perché sulla espressione della delibera "d'intesa con la Regione" si è costruito un castello secondo cui non sono valide tutte quelle deliberazioni e iniziative che nei singoli Comuni sono state assunte senza preventiva autorizzazione della Giunta e dell'Assessorato. La Giunta dice: sono io che devo programmare la istituzione, dopo di che mi convenziono con i Comuni ed essi istituiscono.
Secondo noi questo equivale ad una sottovalutazione della funzione primaria dei Comuni. Io dico che se i Comuni hanno della iniziativa in questo campo e, in accordo con le loro fabbriche e i gruppi di fabbrica e i gruppi sindacali, deliberano la istituzione di unità di base, non resti alla Regione che prendere atto positivamente di questo fatto, perché fa crescere dal basso una politica sanitaria di intervento nelle fabbriche; ne prende atto, certamente le coordina, perché avvengano unitariamente in tutto il territorio, ma le favorisce, le fa andare avanti. Secondo me, invece, da parte dell'Assessorato, per una concezione che ha della funzione di coordinamento della Regione, in effetti si sono frapposti considerazioni interventi eccetera che ci portano a questo quadro, la cui responsabilità è della Regione, per cui le unità di base non sono state istituite.
Noi proponiamo dunque questo terzo intervento postulato nella legge di Settimo e di Nichelino come uno degli impegni da assumere. Anche perch l'Assessorato, la Giunta, gli strumenti li ha acquistati, e a questo punto occorre distribuirli. Mi risulta che al C.T.O. il suo primario, non il dott. Bruno, quello della Medicina del lavoro, sempre tanto affezionato all'Assessore, al quale invidio questa validissima spalla (sarebbe bene forse che se ne procurasse altre, anche perché questa mi sembra un po' troppo interessata al settore, poiché c'è dentro) ha detto chiaramente: la Regione istituisce le prime dieci, a Novara, Alessandria, non so bene in quali altre città.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Sono città importanti!



BERTI Antonio

D'accordo, ma ci sono altre città che, essendo meno importanti, sono però sedi di grandi gruppi industriali, di quei diecimila operai di cui si parla, che hanno da tempo deliberato, che aspettano un intervento della Regione. Non vorremmo mica metterci a contrastare il Comune di Settimo, che ha proposto questa legge, e credo sia stato il primo Comune ad intervenire nella fabbrica, e nel suo bilancio ha stanziato dei fondi anche a questo fine. Quindi, l'intervento della Regione non può non partire da quelle situazioni che da tempo hanno affrontato il problema e che, indubbiamente vogliono stabilire una intesa con la Giunta Regionale per arrivare a determinazioni immediate, che salvino però questi due principi: il Comune non può essere un ente notaio, che tiene il registro degli strumenti che la Regione gli dà o l'inventario degli interventi ecc. ecc. ma un ente dirigente: e, in secondo luogo, che salvi il diritto degli operai, dei gruppi di fabbrica ad assolvere una funzione dirigente nella formulazione dei questionari ecc. ecc. Ecco due questioni che, mi rendo conto, non possono essere risolte in questo dibattito.
Potrebbe, credo, da parte nostra bastare (non so se basterà per il Comune di Settimo, ma per conto nostro potrebbe bastare), oltre agli altri due, un impegno: quello a riesaminare questo singolo aspetto della questione con i Sindacati, con le forze politiche. E giungo ancora alla proposta iniziale: se si costituisce quel comitato di cui parlavo all'inizio, potrà benissimo avvenire in quella sede una verifica politica dello stato di attuazione e là si potranno forse superare le difficoltà che si creano quando il discorso è soltanto tra Giunta e Sindacati.
Vengo all'ultima questione, il problema delle deleghe, proposta dal Comune di Settimo. E' un problema che si discute da tempo. Il programma della Giunta del Presidente Oberto assume un impegno preciso in questo senso: dice che entro l'anno, se ben ricordo, o comunque entro questa legislazione, la Regione deve costruire una politica di deleghe. Ora, noi chiediamo alla Giunta, al suo Presidente, per quanto riguarda il problema delle deleghe: è una materia che presenta certe complessità, perché si tratta di vedere quali sono i settori che devono essere delegati ai Comuni quali a consorzi di Comuni, quali a comunità montane, quali ai comprensori quando ci saranno, secondo un impegno già assunto e recentemente confermato, vedere quali altre competenze devono rimanere alla Regione (e devono essere quelle di un indirizzo di coordinamento o di questioni che attengono a tutto il territorio della Regione), ma fissare alcuni principi e l'impegno di definire con i Comuni proponenti, in quel Comitato (ecco un altro argomento, arrivando a discorsi concreti: come si imposta, quali questioni si possono lì concretizzare) una politica di trasferimento delle deleghe, ripeto, a Comuni singoli o a Comuni associati (noi saremmo più propensi ai Comuni associati).
Mi rendo conto di non aver trattato tutte le questioni aperte dalla politica sanitaria, dalla riforma ecc. ecc. Partendo da questo contesto ho però proposto all'attenzione della maggioranza e della Giunta alcuni punti importanti. Se la Giunta è disponibile a fissare per le quattro indicazioni che io ho dato e le altre che verranno da altri Gruppi, forse dal nostro Gruppo stesso, impegni anche con tempi di larga massima in un ordine del giorno, io credo che l'auspicio che il Presidente ha fatto l'altro giorno di arrivare attraverso un dibattito ad evitare un non passaggio agli articoli richiesto dalla maggioranza potrebbe verificarsi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Fassino. Ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, sulla proposta di legge presentata dal Comune di Settimo che è all'ordine del giorno per il dibattito odierno debbo subito dire, a nome del mio Gruppo, che, se anche l'impostazione della relazione introduttiva, per quanto orientata verso certe supervalutazioni che noi non condividiamo del tutto, può apparire accettabile, a nostro avviso il dispositivo legislativo che segue non corrisponde ai propositi, né - e lo diciamo sommessamente, perché questo dovrebbe dirlo, se mai, la Giunta - riteniamo che siano facilmente reperibili le necessarie coperture finanziarie per attuarlo. Mancando infatti la legge-quadro di riforma dell'assistenza sanitaria, come è stato evidenziato molto bene dal relatore della IV Commissione, la Regione stessa può soltanto operare concretamente nel campo dei poteri ad essa trasferiti con i decreti 4 e 9 del 1972.
Può quindi essere giustificata l'ansia di voler fare, ed è accettabile in conseguenza, il criterio di creare le premesse, se mai, per un indirizzo futuro, ma soltanto a condizione che ovviamente tale indirizzo non sia poi smentito dalla legge-quadro, se e quando essa verrà (sono state espresse anche in questa sede perplessità a tale proposito), anche se poi taluni concetti della proposta di legge del Comune di Settimo, come ad esempio quello di decentrare l'attività assistenziale agli Enti locali, o quello di unificare i compiti di assistenza pubblica e di assistenza sanitaria possono essere considerati esatti, e magari centrati, mentre, al contrario i creandi Comitati sanitari e sociali di zona, secondo noi, dovrebbero avere soltanto un valore se mai promozionale, e non già decisionale e tanto meno di controllo.
E così, se atto preparatorio utile può essere la zonizzazione del territorio, di cui il collega Berti ha parlato prima e molto ampiamente, di cui in altre occasioni si è già parlato, arbitrari sono, secondo noi, i criteri indicati, proprio e sempre perché manca la legge-quadro di riferimento cui accennavo prima.
E ancora, se è giusto il criterio di creare degli organismi di coordinamento, da controllare tuttavia da parte della Regione, non è accettabile a nostro avviso il controllo popolare previsto dall'art. 11 comma 2, della proposta di legge. Non dimentichiamo, Colleghi, che quando si giunge all'approvazione dell'attuale legge ospedaliera, nel '68, se non vado errato, si ritenne da parte di molti, e forse troppo ottimisticamente di aver compiuto un passo in avanti verso la tanto invocata riforma dell'assistenza sanitaria, nonostante i contrasti, nonostante gli interessi divergenti che ne ostacolavano allora, e, non nascondiamocelo, ne ostacolano ancora oggi, una soluzione equa.
E allora riconosciamo obiettivamente che l'errore fondamentale del quale ancora si scontano le conseguenze consiste proprio nell'aver attuato la riforma ospedaliera prima di quella generale dell'assistenza sanitaria e non commettiamone quindi un altro oggi localmente noi, qui alla Regione.
Non si costruisce un edificio cominciando dall'ultimo piano, quando si sa che le fondamenta non reggono, né si può pretendere che una legge ospedaliera possa resistere per un tempo ragionevole quando essa sia basata su presupposti ipotetici di un certo indirizzo di riforme sociali, già aleatorie al tempo della sua elaborazione, sicuramente mutabili con il progredire della società e con l'estrema variabilità - il termine mi pare fin troppo eufemistico - del potere politico in Italia.
Sta di fatto che oggi la legge ospedaliera è un po' come un mastodontico edificio che manca di sufficienti ed ordinate vie di collegamento con il centro urbano vivo ed operante; un edificio di cui non si sa ancora quanto potrà essere conservato, quanto potrà essere migliorato, o, diciamo pure, in che misura dovrà essere invece demolito. E tutte le disfunzioni derivanti dall'attuale situazione ospedaliera non potranno essere considerate e valutate se non nel quadro della già citata riforma generale dell'assistenza sanitaria, perché altrimenti l'attuale sistema corre irrimediabilmente, a nostro avviso, verso lo sfacelo. N possiamo affermare, d'altronde, che l'ultimo disegno di legge di riforma sanitaria, quello che, se non erro, passa sotto il nome di "progetto Rumor", possa indurci quanto meno a bene sperare nel futuro, trattandosi, a nostro avviso, di un progetto che ricalca a grandi linee quelli precedenti e che anzi, rispetto a questi, è indubbiamente peggiorato sotto molti aspetti.
Una legge-quadro deve recepire in modo chiaro - e il progetto Rumor cui mi riferivo lo fa - il principio del decretamento (già Berti parlava della delega, e io in questo mi associo a lui) non solo dallo Stato alle Regioni che è sancito dalla Costituzione, ma anche dalle Regioni agli Enti locali (Comuni, Province e Comprensori), a quelli pubblici già costituiti (ospedali) o da costituirsi (unità sanitarie locali). Gli Enti ospedalieri per le loro differenti esigenze e le specifiche caratteristiche, dovranno mantenere la loro configurazione di enti pubblici amministrativamente e giuridicamente autonomi; le unità sanitarie locali dovranno essere concepite come organi politici amministrativi autonomi, tecnicamente organizzati, in modo da rispettare, settore per settore, le finalità di ciascun momento assistenziale. Ed infine le amministrazioni degli ospedali e delle unità sanitarie locali dovranno essere il più possibile sburocratizzate e spoliticizzate. In una parola, un servizio sanitario che superi il vecchio concetto assicurativo di rischio e che ponga l'assistenza sul piano di un dovere sociale di tutela della salute non può che essere auspicato, ma la sua organizzazione non deve essere né morbidamente paternalistica né pesantemente gerarchica, secondo il nostro punito di vista.
Fermo restando, quindi, il nostro giudizio non positivo sulla proposta di legge presentata dal Comune di Settimo, cui riconosciamo il merito di aver avviato una iniziativa, anche se poi non approviamo il sistema scelto per realizzarla, riteniamo che questo dibattito possa essere utile al fine di dare avvio a quello indubbiamente più completo, più approfondito che seguirà prossimamente, io penso, sulle proposte di legge che la Giunta dovrà presentare in Consiglio a seguito dall'affidamento dell'assistenza ospedaliera e che in Commissione sono già state preannunciate.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Sono state anche presentate.



FASSINO Giuseppe

.e, possiamo anche dirlo, sono già state presentate direttamente alla Presidenza (non avendone dato ancora comunicazione ufficiale qui la Giunta non volevo darle come già presentate), e che noi ci auguriamo possano contribuire a risolvere questi difficili problemi, i più difficili problemi di oggi, forse, che potremo dirimere soltanto se non verranno a mancare quelle basi indispensabili che purtroppo hanno già in passato, non soltanto in Piemonte ma anche altrove, fatto fallire tante buone intenzioni. Spero soprattutto che non ci si limiti a fare subire da parte della nostra Regione quello che l'amico Berti prima definiva regalo, cioè il trasferimento alle Regioni di quanto lo Stato, o le Mutue, non hanno voluto o saputo risolvere, con tutte le ovvie conseguenze che ne sono conseguite che renderebbero allora altrettanto difficile a noi, Regione Piemonte condurre in porto quanto ci siamo proposti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, vorrei aggiungere alcune considerazioni a quelle che il dibattito, così positivo e sereno finora, del che sono veramente compiaciuto, ha già portato all'esame del Consiglio. Positivo e sereno perché, contrariamente a quanto aveva detto all'inizio il collega Berti anche recenti incontri che non sono riusciti a mettere assieme esattamente un iter di lavoro, cosa sempre spiacevole, sono serviti però, secondo me, a chiarire qualche punto su una questione di rapporti fra la minoranza e la Giunta, se vogliamo più in generale fra le Commissioni e la Giunta: se questi embrioni di accordo saranno coltivati da parte di tutti con spirito collaborativo, a mio modo di vedere, porteranno a frutti positivi, mi auguro, entro un lasso di tempo abbastanza ridotto.
Vorrei dire anche, con il relatore, di cui ho apprezzato il documento che il fatto che la risposta del Consiglio alla presentazione della proposta di legge del Comune di Settimo non sia intervenuta a tamburo battente, consentendo così un certo approfondimento, è da considerare un elemento positivo. Il Consiglio, infatti, oggi non si trova, su un argomento tanto delicato, tanto importante - nello stesso tempo reso più delicato e più importante dal fatto che, come ha osservato poco fa il collega Berti, i proponenti sono i Comuni, cioè i rappresentanti dei cittadini nelle Comunità locali, quelli ai quali ci rivolgiamo tante volte che dovranno anche essere, per Costituzione, per Statuto, depositari di gran parte dell'attività della Regione - con una risposta che, se fosse stata data con immediatezza, forse un po' in termini di contrapposizione avrebbe potuto peggiorare una situazione che invece in questo quadro pu essere suscettibile di sviluppi positivi.
Ho colto infatti nella relazione la volontà di non porre il Consiglio Regionale in un certo senso a muro a muro nei confronti dei Comuni proponenti, in quanto, anche se è accettabile l'ipotesi di non passare all'approvazione immediata di questa legge, è opportuno e significativo che non si addivenga ad una rottura con i proponenti attraverso un non passaggio agli articoli, ma piuttosto si sappiano recepire alcuni elementi di fondo che la legge contiene e che successivamente potranno svilupparsi anche attraverso iniziative della Giunta stessa e provenienti dall'interno del Consiglio Regionale.
Direi quindi che questa meditazione che è avvenuta nel lasso di tempo intercorso fra la presentazione della proposta ad oggi ha consentito un certo approfondimento; anche perché nel frattempo la Giunta, su argomenti più specifici, in rapporto anche alla recente legge 386, ha presentato proprio ieri, assegnandoli alle Commissioni, come ha fatto il Presidente del Consiglio in data odierna, alcuni disegni di legge già attuativi di alcuni contenuti di riforma, e di quelli più preoccupanti. Ed è stato ricordato giustamente che, certo, in linea di principio noi vogliamo poter svolgere integralmente le funzioni che la Costituzione ci ha assegnato come questo dono piovuto dal cielo, ma con una visione organica e soprattutto con adeguata disponibilità finanziaria, per non trovarci in avvenire eventualmente travolti da una impostazione frettolosa. Il fatto che comincino ad arrivare proposte e disegni di legge da parte della Giunta proprio in attuazione di questa parte iniziale, più urgente ed anche più preoccupante, della riforma sanitaria, ha indubbiamente un suo significato che noi dobbiamo saper rilevare.
Nella parte iniziale della relazione ho rilevato un fatto che mi pare noi non dobbiamo mai perdere di vista: questa creazione, auspicata dai Comuni, e che ormai è patrimonio non solo della letteratura ma del dibattito politico, del dibattito tecnico, la unificazione in un unico servizio sociale degli aspetti sanitari e degli aspetti che ormai non si dovrebbero più chiamare assistenziali (anche se allo stato attuale della legislazione sono ancora tali), questo importante, fondamentale elemento della difesa della salute nel complesso della persona, nel complesso della comunità, è indubbiamente il primo, indispensabile, portato di un sistema di sicurezza sociale.
Il relatore parlava appunto in proposito di interventi incrociati nei due settori, sanitario ed assistenziale. Ora, io penso che sia un elemento indubbiamente positivo che le comunità locali ci portino a meditare su questo punto, e ci mettano in condizioni di non perderlo mai di vista quasi facendone una stella polare del nostro sistema di riforma nel settore dell'attività di servizio sociale. Teniamolo dunque presente, ed in questo senso accomuniamo nella discussione che oggi si svolge sia l'aspetto sanitario che l'aspetto più ampiamente sociale assistenziale, affinch quelle innovazioni che non hanno ancora trovato concretizzazione nella nostra Regione, a mano a mano che saranno effettuate, lo siano in una direzione giusta, in direzione di una riforma completa, di una prefigurazione di quanto dovrà realizzarsi. E' stato ricordato qui, a tutti quanti ce ne rendiamo conto, che il nostro dibattito odierno ha limiti nel fatto che, mentre da un lato non c'è la riforma sanitaria, perché ci sono soltanto delle proposte (anch'io temo che la crisi politica rallenti, se non addirittura faccia ripartire da zero, lo studio di una riforma sanitaria), va tenuto presente contemporaneamente che la legge per la riforma del trattamento assistenziale, oggi basato essenzialmente su forme categoriali superate, certamente non adeguate ai tempi, non ha ancora trovato in Parlamento un avvio alla stretta finale, anche se difficoltà ed inciampi riguardano soltanto più alcuni punti, sia pur significativi perché già la stessa Commissione parlamentare ha risolto alcuni problemi di fondo che non debbono essere trascurati. Ci muoviamo, dicevo, in questa fase di "de jure condendo", di speranza, direi, di una legislazione statale.
Però credo che i Comuni, che ci hanno rivolto l'invito, e noi stessi dibattendo i problemi assistenziali e di servizio sociale, dobbiamo porci in condizione di trovare spazio per una concreta, anche se prudente ed attenta, prefigurazione della riforma. Ai Comuni che chiedono la zonizzazione noi dobbiamo rispondere sollecitamente con un progetto di zonizzazione dei servizi sociali e sanitari nella nostra regione.
Io non so, collega Berti, se la deliberazione della Provincia di Torino debba essere necessariamente il momento finale per il territorio della provincia di Torino: lo ritengo però un responsabile atto di politica amministrativa da parte dell'Amministrazione provinciale. Certo, se la Provincia di Torino si trova ad un certo momento in difficoltà con il Comune capoluogo perché non sono state concordate esattamente le ripartizioni territoriali, perché il Comune ha un suo tipo di ripartizione della città in zone statistiche e la Provincia va oltre, certo occorre trovare un punto di incontro. E' ovvio che la Regione, a questo punto, non tanto come arbitro ma come elemento primario di programmazione, deve dire la sua, naturalmente non limitandosi alla Provincia di Torino e cercando nel limite del possibile che anche i portati delle deliberazioni che vengono dagli Enti locali minori trovino un loro spazio, proprio per non mortificare particolarmente coloro che già stanno andando avanti, che stanno concretamente operando per risolvere i problemi.
Si è parlato anche di progetti di zonizzazione che erano già venuti e che non hanno trovato accoglimento e sono stati ritirati. Noi sappiamo peraltro che l'Assessorato ha fatto compiere un ulteriore studio. Vi è una proposta. Berti ha chiesto: si nomini un comitato tecnico - non tecnico in senso stretto, ma comprendente le varie discipline che possono confluire.
Personalmente, non ho nulla in contrario; però, ritengo che contemporaneamente noi dovremo chiedere alla Giunta, all'Assessore in modo particolare, che se c'è una proposta essa venga portata alla discussione non con l'intenzione di bocciarla, ma di emendarla per quanto è necessario.
Però, discutiamo su delle carte, discutiamo su degli elementi, discutiamo cioè, sul portato di studi che siano già stati compiuti. Tutto è perfettibile: può darsi che particolarmente questa proposta sia suscettibile di perfezionamenti; però, portiamola avanti. E raccomando anche qui, in rapporto al discorso di prima, che vi sia il sostanziale concerto - il che nella Regione non è in uso come sistema di presentazione delle leggi - del settore sanitario con il sistema assistenziale, in una visione già più volte auspicata di carattere dipartimentale su determinati problemi che deve portare, pur in una certa distinzione essenzialmente amministrativa di compiti, ad una sostanziale identità di vedute fra i due Assessorati.
Il progetto di zonizzazione venga dunque portato alla Commissione. Se sarà necessario, sentiremo anche pareri di esperti di vario livello, di varia natura, di varie discipline. Io, per parte mia, faccio soltanto fin d'ora una raccomandazione, che ritengo però pregiudiziale in un lavoro di programmazione: si operi in modo che la forma di zonizzazione proposta quale che essa sia, rientri nelle maglie della più generale programmazione regionale , basata sui comprensori o aree ecologiche. E' chiaro che le zone sanitarie, che le zone del servizio sociale dovranno avere dimensioni più limitate di quella comprensoriale, perché il territorio dev'essere tale da garantire al cittadino la possibilità di una rapida fruizione degli strumenti assistenziali vicino alla propria abitazione. Però, questa maglia più ristretta non deve perdere di vista la maglia principale, e questo vale per i distretti scolastici, vale per ogni forma di passaggio al territorio di qualche problema che non può discostarsi, in una visione di programmazione di settore, da un disegno generale di programmazione. Se non si farà così, la Regione darà un esempio di distruzione del lavoro che essa stessa porta avanti, evidentemente con grave pregiudizio della funzione di guida che deve avere rispetto al territorio nei confronti degli Enti locali.
Le raccomandazioni che vorrei fare sono dunque: non fermare il progetto, farlo proseguire, portarlo in discussione, sottoporlo a critiche nella maniera più stringente, più valida, più seria possibile, con riferimento alla programmazione regionale. Con ciò sarà accolto un primo punto delle proposte che vengono dai Comuni. Anche perché la zonizzazione non è una innovazione: è un argomento di cui si è parlato molto, e che oggi può forse finalmente trovare il suo avvio.
Veniamo al secondo punto che i Comuni hanno proposto alla nostra attenzione: quello dei Comitati. E' una proposta che ha evidentemente lati positivi e lati negativi: lati positivi quanto può determinare un primo avvio di creazione di una mentalità, di un discorso, di una compenetrazione di interessi a livello dei Comuni, a livello delle singole zone; per evidentemente, in questo momento questi Comitati si troverebbero a funzionare un po' sul vuoto, cioè in mancanza di un effettivo potere organizzativo. Certamente, ci sono contenuti politici, chiaramente politici, in questo potere, e ci sono contenuti chiaramente amministrativi però, rischiamo forse, per la difficoltà di far entrare rapidamente in funzione tali forme zonali, di frustrare anche lo stesso impegno di coloro che potrebbero essere chiamati a far parte dei Comitati.
Mi pare, però, che la portata del progetto Colombo, che prevede appunto un Comitato regionale sanitario, di cui abbiamo anche discusso in una particolare riunione, possa trovare accoglimento. Quindi, spero che la Giunta voglia dire qualche cosa in proposito, anche perché il discorso poi dovrà essere approfondito sulla natura del Comitato, che sono anch'io dell'avviso che non possa essere un comitato tecnico in senso strettissimo ma non potrà prescindere, evidentemente, da contenuti tecnici, e quindi deve cercare una composizione fra le esigenze di natura più strettamente tecnica e quelle di natura territoriale oltre che quelle anche di natura politica e di rappresentanza delle forze sociali.
Farò un breve accenno alla famosa questione della delibera sull'unità di base, che in qualche ambiente è particolarmente discussa. Mi spiace sia assente il Consigliere Lo Turco, che fu quello tra noi che guidò il Consiglio Regionale, in sede statutaria, ad assumere determinati impegni sulla salute, perché proprio dal suo ambiente di lavoro vengono sollecitazioni per una definizione di questo problema. Mi sono reso conto anche perché ho partecipato ad assemblee di lavoratori, che si debba fare quanto possibile per riaprire la discussione. Ho sentito spesso la Giunta accennare a certe difficoltà proprio a stabilire un dialogo. Ecco, possiamo ammettere che ci siano queste difficoltà: siamo tra forze diverse, fra rappresentanze di diverso livello ed anche di diverso scopo, da una Giunta Regionale ad un sindacato ai Comuni e così via. Però, se questa difficoltà esiste a stabilire il dialogo, ad approfondirlo per arrivare a conclusioni se esistono delle incomprensioni, o, vorrei dire, divergenze nella interpretazione delle cose che abbiamo scritto, entriamo nel merito.
Io agli operai di Settimo della Pirelli ho preannunciato che avrei rivolto una sollecitazione alla Giunta, viste le difficoltà che la Giunta incontra nei rapporti con i sindacati e per qualche aspetto anche con i Comuni, affinché non avvenga che ciascuno segua la sua strada, e non si giunga alla fine alle conclusioni che unanimemente abbiamo deciso con la nota delibera in Consiglio Regionale, ma si ritorni a discutere, si cerchi una via d'uscita.
Perché una Regione, che, pur avendo avuto il coraggio - ad un certo momento ci vuole anche del coraggio per fare qualche riforma, per cambiare qualche cosa nelle cose che contano - di prendere certe iniziative, di determinare un chiaro elemento di avanzamento per i problemi della salute in fabbrica, si ferma di fronte a difficoltà obiettive, da qualsiasi parte esse provengano, non si può dire che dia prova di tutto il coraggio necessario.
Pertanto, sapendo che la cosa sta a cuore al Presidente della Giunta all'Assessore ed alla Giunta nel suo complesso, mi faccio portavoce di questa richiesta: che ci si rimetta ancora una volta a discutere, per stabilire un elemento di comprensione reciproca dal quale possano essere tratte conclusioni positive.
Ho voluto dare, con questo intervento, un contributo personale, anche se probabilmente non ho detto gran che di nuovo o di particolare. Mi sembra che il dibattito si svolga in un clima meno teso che in altre circostanze e che non ci sia dubbio sulla volontà di tutti in questo Consiglio di trovare una strada concreta di soluzione dei problemi. Per parte mia, la sento, questa volontà, come la sentono tutti qui, e la sentono particolarmente coloro che sono più vicini, giorno per giorno, al mondo del lavoro ed alle attività dell'amministrazione locale. Penso che se si continuerà con un rapporto molto schietto, molto aperto, sereno, se possibile, anche di scontro se necessario però in estrema chiarezza, certi problemi potranno essere risolti, certe situazioni potranno essere superate.
La IV Commissione ha all'esame provvedimenti importanti: quelli recenti, anche urgenti, presentati dalla Giunta. E' un luogo, un'occasione di dibattito, di ricerca di soluzioni concrete. Spero che essa abbia presto da prendere in considerazione anche la proposta di zonizzazione che l'Assessorato ha elaborato, che diventi anche quella elemento di confronto elemento di critica, elemento dal quale può uscire una prospettiva per i problemi che ci stanno a cuore. In fondo, la Regione, si dice da tutti, ha molti compiti, ed agli effetti dell'attività sanitaria, di difesa della salute, li ha in forza della Costituzione; ma ha anche grosse limitazioni nella mancanza delle leggi-quadro, nel fatto che i decreti delegati hanno le restrizioni che tutti conosciamo, nel fatto che certe decisioni del Governo, mentre sono valide in linea di principio, trovano poi seri ostacoli, di cui un esempio e quello degli ospedali. Per poterci assumere al più presto questi poteri, mentre dobbiamo richiedere che il legislatore nazionale, che il Governo nazionale faccia la sua parte nei confronti delle Regioni, dobbiamo però predisporre le cose in maniera tale che, in parte prefigurando, in parte cominciando ad attuare, si arrivi a far sì che i cittadini sentano che la Regione promuove un avanzamento, un progresso nel modo di affrontare il problema della tutela della salute.
Conosciamo tutti i mille motivi che causano il cattivo funzionamento del sistema sanitario, di protezione della salute. Facciamo in modo, per che non si possa dire che la Regione, anziché essere elemento promotore alla fine è diventata un qualche cosa che sta in mezzo, a complicare ulteriormente le cose, il che non è nelle intenzioni di alcuno di noi mettiamoci in condizione di dimostrare il contrario, facendo sì che la nostra comunità sia effettivamente avvantaggiata dalla nostra azione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la relazione del collega Cardinali considera con la dovuta attenzione la proposta di legge presentata a suo tempo dal Comune di Settimo: dalla lettura di essa emerge in modo abbastanza evidente un giudizio politico sostanzialmente positivo.
Io non credo che sia attuale, e neppure ipotizzabile, una risposta negativa alla proposta di legge e neppure credo - e lo hanno detto i colleghi della maggioranza che sono intervenuti in questo dibattito - che la maggioranza di questo Consiglio si proponga di formulare una risposta negativa alla proposta di legge oggi in discussione.
La relazione del Consigliere Cardinali evidenzia, soprattutto, le due richieste preliminari contenute nella proposta di legge, quella della definizione delle zone e quella relativa all'istituzione dei Comitati sanitari e sociali.
E' indubbio che la definizione delle zone è del tutto preliminare e che essa in particolare qualifica una scelta della politica della Regione che concentra sull'Ente locale, e soprattutto sul Comune, tutte le attività e le iniziative disperse tra i vari enti.
Sul problema della zonizzazione del territorio regionale siamo consenzienti, così come riteniamo che si debba senz'altro dare l'avvio alla soluzione dell'iniziativa. Nel frattempo ci sembra che potranno essere elaborati i criteri, e i metodi per la costituzione delle unità locali dei servizi sanitari e sociali.
Io non conosco e non ho avuto - forse perché non faccio parte della IV Commissione - lo studio della Provincia di Torino relativo alla zonizzazione in materia psichiatrica; mi sembra però che esista un'altra iniziativa interessante della Provincia di Torino in materia di prevenzione: quella della costituzione a zone di dispensari del Consorzio provinciale antitubercolare. Esso non avrebbe più soltanto funzioni antitubercolari, ma espanderebbe la sua attività a tutti i settori della prevenzione, in particolare a quello della medicina scolastica che io ritengo il più importante.
Non vi è dubbio che alla base dei principi della riforma vi è appunto la concezione dell'unità locale come cellula periferica autosufficiente del sistema, basata sul concetto di comprensorio. Mi richiamo a quanto diceva prima il collega Garabello che faceva riferimento anche ad altre istituzioni pubbliche come i distretti scolastici, e ad un insieme di servizi sanitari sotto un'unica direzione tecnica che esplichi tutte le forme di intervento di base per la tutela della salute, comprendendo l'ospedale e i servizi sociali funzionalmente collegati alla sanità.
Così come l'unità locale, là dove coincide con le dimensioni comunali deve essere amministrata dal Comune, là dove comprende il territorio di più Comuni va amministrata - e mi riferisco a quanto diceva, in apertura di dibattito il collega Berti - su basi consortili; così come là dove è al di sotto delle dimensioni comunali, deve coincidere con il quartiere. Il sistema deve essere democratizzato con le forme di partecipazione diretta dei cittadini; è nostra opinione che la responsabilizzazione dei cittadini alla spesa sanitaria non consista tanto nel senso dell'introduzione di meccanismi di compartecipazione del singolo all'atto della prestazione sanitaria, quanto nel senso di partecipazione attiva alla gestione ed al controllo del sistema.
E' nostra convinzione che l'attuazione della riforma non dipenda dagli adempimenti degli enti mutualistici o degli organi dello Stato, ma dalla capacità delle Regioni di realizzare il presupposto per il trasferimento delle funzioni.
Ritengo pertanto di dare l'adesione del mio gruppo ad un'iniziativa politica che trovi, in un ordine del giorno che preveda precisi e chiari adempimenti a termine, la sua concreta impostazione.
In questo senso quindi la proposta di legge del Comune di Settimo trova in questo modo il suo accoglimento, attraverso la predisposizione delle strutture che creino quei presupposti essenziali di base per un'effettiva funzionalità ed operatività della riforma dei servizi sanitari e sociali.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta mi ha chiesto di poter fare subito le sue dichiarazioni perché poi ha un incontro per la questione della Venchi Unica.
Non credo vi siano opposizioni, quindi do la parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Naturalmente il mio intervento sarà completato dalle precisazioni che l'Assessore farà a nome suo e a nome della Giunta. Vorrei sottolineare questo aspetto perché qualche volta si polemizza in questa materia proprio per una forma di minore facilità di comprensione, questione che è stata sollevata anche dal Consigliere Garabello: non tutti siamo sempre ugualmente disponibili nel tratto con le persone, non sempre siamo simpatici o antipatici e quindi non sempre si possono stabilire quei dialoghi, quei colloqui come nell'intimo ciascuno vorrebbe cercare di fare.
Quando l'Assessore Armella parla lo fa non soltanto a titolo personale come Assessore che ha avuto la delega in una materia tanto importante e che impegnerà enormemente in questi ultimi mesi dell'attività tutta intera la Regione ed il Consiglio Regionale, ma proprio per le determinazioni che dovranno essere assunte ai fini di creare quegli strumenti che possono portare avanti i primi passi della riforma sanitaria, dico i primi passi perché il di più è tutto legato ad una legge di carattere generale che ancora manca, per cui non è neanche possibile stabilire una forma di regolamentazione o di legiferazione che sia propria della Regione. Quindi perfezionerà il mio discorso.
Io ho voluto fare questa dichiarazione, prima di assentarmi per sviluppare ancora il tema della Venchi Unica, per alcune precisazioni di carattere generale e politico da farsi a tutti coloro che sono intervenuti la Giunta non ha inteso, non intende dire no ad un'iniziativa di legge che viene portata innanzi nello spirito fondamentale del nostro Statuto, come una iniziativa dell'Ente locale; sono stati rispettati dei termini - quelli fissati dall'art. 52 dello Statuto - ad un certo momento il Consiglio ha preso in esame la proposta di iniziativa popolare entro due mesi dalla relazione della Commissione, può essere sbordato un pochino questo termine comunque l'ha presa in esame e la Giunta è ben lieta che questo sia avvenuto, si perfezioni, anche se evidentemente sarà difficile, per delle ragioni concrete, arrivare ad una valutazione in termini obiettivi della legge articolo per articolo. Guai se la Giunta non si rendesse conto della grossa responsabilità che assumerebbe dicendo un no preclusivo che sarebbe prima di tutto contro lo Statuto e in secondo luogo contro le norme programmatiche della sua attività, fondata essenzialmente nei termini della consultazione, dell'informazione, del recepimento delle iniziative che vengono popolarmente e che vengono dagli Enti locali.
Se la Giunta avesse mai voluto dire no (e in fondo avrebbe fatto male invece ha auspicato, come è stato ricordato dal Capogruppo comunista, una certa soluzione al dibattito di questa sera e che spero, mi auguro sia accolta) avrebbe avuto uno strumento regolamentare per farlo: si sarebbe appellata all'articolo 7 del regolamento, seconda parte dello stralcio, e avrebbe detto che era inaccettabile la messa in discussione della legge perché non è passata, per la disamina, alla prima Commissione, là dove tutte le leggi che implichino in qualche maniera impegni di bilancio devono passare. Non l'abbiamo voluta scegliere deliberatamente questa strada proprio perché ci saremmo nascosti dietro al dito e anche perché avremmo slittato di otto giorni.



BERTI Antonio

Avrebbe solo rimandato di otto giorni.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Appunto, avremmo slittato di otto giorni. Questo è per dare una spiegazione pulita, chiara, direi anche limpida di conoscenza di norme statutarie e regolamentari e del perché, avendo fatto una certa proposta che ripeto, mi auguro sia accettata, non ci siamo fermati a questo scoglio scoglio che non vuole però costituire precedente, sia detto in termini molto chiari perché non è che la Giunta dica che si possono portare avanti degli elementi legislativi senza un impegno di bilancio, senza che siano passati preventivamente all'esame della Commissione di bilancio.
Qui a me preme soltanto fare alcune rapidissime precisazioni, con una puntualizzazione, non dico rettifica, ma puntualizzazione: forse la parola ha tradito il pensiero del Capogruppo comunista quando ha detto che sono privilegiate le iniziative legislative che vengono dall'esterno, dagli Enti locali. No, il compito primo della presentazione di legge spetta ai Consiglieri regionali, non si privilegia, ma si pone sullo stesso piano di capacità di iniziativa l'Ente locale e si è voluto contare su questa forma di collaborazione che ad un certo momento può essere data.
Sono state formulate alcune richieste che impegnano evidentemente la collegialità della Giunta e si è detto: Comitato ex art. 20 della legge molto allargato, molto ampliato, non composto soltanto da tecnici, ma arricchito da altre esperienze, con elementi che vengano dagli Enti locali per la disamina completa e complessiva. Il Consigliere Berti faceva parte con me di quel Comitato regionale della programmazione ospedaliera che aveva, tra i molti altri inconvenienti (il limite delle possibilità e delle capacità che derivavano dalla norma legislativa) anche quello molto grosso da essere pletorico. Io sono un poco contrario a tutti i Comitati, a tutte le Commissioni nelle quali ci sono molte parti, non perché le molte parti non siano in grado di dare ciascuna una propria idea, un proprio apporto ma perché si verifica, ineluttabilmente, che il discorso terminato questa sera in sede di Commissione e ripreso dopodomani è da riprendere totalmente da capo perché cinque di quei componenti della Commissione che partecipavano ai lavori non ci sono più, mentre altri cinque che non c'erano alla prima intervengono. Non sono naturalmente dell'idea di colui che diceva che le Commissioni dovrebbero essere sempre composte in un numero dispari e possibilmente al di sotto del numero tre, per dire che ciascuno deve fare la Commissione con se stesso e decidere, ma dico che devono essere ragionevolmente rapportate a quelle che sono le esigenze.
Qui però vorrei ricordare che l'art. 20 prevede: "Ai fini del coordinamento dell'attività degli enti mutualistici, dei lavoratori autonomi o dipendenti, con la programmazione regionale e con l'attività degli enti ospedalieri, ogni Regione istituisce un Comitato regionale quindi è un compito specifico limitato a questa funzione; in relazione a quella che è la norma di legge che reca come titolo 'Norme per l'estinzione dei debiti degli enti mutualistici' ha pertanto uno scopo ed una funzione sua propria".
Il secondo capoverso di questo art. 20 recita: "Il Comitato, nominato dalla Regione e presieduto dall'Assessore alla Sanità (badino che anche qui vi è un'altra improprietà, ci sono dei colleghi avvocati che non potranno non darmi ragione; non c'è l'Assessorato alla Sanità come non c'è l'Assessorato al turismo eppure ci sono delle norme legislative che metterebbero in serio imbarazzo, ove si volessero applicare, quando in ipotesi non ci fosse la delega ad un Assessore per quella determinata materia che la legge nazionale indica in questo modo) ha facoltà di proposta e deve essere sentito sulle questioni attinenti al miglioramento dei servizi sanitari degli enti mutualistici nell'ambito della Regione"; ma evidentemente questa facoltà è nei limiti della norma legislativa di carattere generale alla quale è subordinata la creazione di questo Comitato.
C'è un altro disegno di legge relativo all'istituzione del servizio sanitario nazionale, che è quello a cui evidentemente facciamo riferimento e nel quale crediamo e crediamo anche noi, che però, è, al momento attuale fermo allo stato di disegno di legge e non ancora tradotto in norma di legge, che ha all'articolo 8 la costituzione del Consiglio sanitario regionale che risponde proprio all'intendimento ed ai propositi che il Consigliere Berti ha voluto portare innanzi chiedendo la costituzione del Comitato ex art. 8, perché con la legge regionale viene istituito il Consiglio sanitario regionale quale organo consultivo e di proposta alla Regione in materia sanitaria. "Nella sua composizione deve essere assicurata la presenza di rappresentanti degli Enti locali, in numero non inferiore alla metà dei componenti, garantendo la rappresentanza delle minoranze ecc.". E' una previsione, mi pare, molto corretta quella dell'art. 8 di questo disegno di legge e non c'è pertanto che augurarci che molto rapidamente il disegno di legge venga.



BERTI Antonio

Guardi che si può anticipare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se lei mi lascia dire arriviamo anche a questo.
Sono state fatte qui delle proposte in termini molto chiari, molto ampi da parte del Capogruppo comunista, condivise personalmente dal Consigliere Garabello; la Giunta non può non raccogliere queste istanze, le esaminerà in una delle sue prossime riunioni e sarà in grado di rispondere successivamente al Consiglio, credo io, perché su mia proposta si dirà di vedere di allargare questo Comitato per anticipare quello che sarà il Consiglio regionale sanitario previsto dall'art. 8 del disegno, in maniera da accogliere le istanze che sono state fatte e anche per aiutare a fare un passo innanzi rapidamente, in attesa che la legge fondamentale che anch'io temo subirà degli altri ritardi, inevitabili, possa essere abbellita.



BERTI Antonio

Bisogna dire sì, lo facciamo, non siamo più d'accordo che si rimandi l'esame a chissà quando, questa è la risposta che noi aspettiamo.



OBERTO Gianni, Presidente della 'Giunta Regionale

Scusi, Consigliere Berti, io ho detto più di una volta che non sono un Presidente presidenziale, ma sono un Presidente che crede nella collegialità; ho detto abbastanza chiaramente che porterò nella prima seduta di Giunta l'esame della questione presentandola in termini positivi per quanto riguarda l'un tredicesimo dei tredici che votano in Giunta.
Questo è l'impegno che personalmente posso prendere, caldeggiandolo ritenendo che la Giunta sarà di questa opinione, ma sbaglierei grosso se io questa sera, senza avere consultato previamente la Giunta, prendessi un impegno che vada oltre a quello che mi è consentito. Io ritengo - ripeto che la Giunta, soprattutto valutando gli apporti derivati da questo dibattito, con i Capogruppo e con la Commissione ad hoc, studierà il modo per arrivare alla composizione di questo Comitato.
Il secondo punto sul quale devo dare una precisazione che sarà, penso ulteriormente perfezionata dal collega Armella, e quello sulla zonizzazione territoriale. Il Consigliere Berti sa quanto io creda a questo: la zonizzazione che si è creata in Provincia è praticamente partita dall'ultimo anno di gestione, di mia Presidenza in Provincia, ne abbiamo parlato più di una volta in sede di Consiglio Provinciale e successivamente, lentamente si è realizzata. Accostare però il fatto ormai recepito di questa zonizzazione territoriale (parlo per adesso di zonizzazione territoriale) formulata dalla Provincia di Torino non per tutto il complesso sanitario, ma per un settore specifico che è quello dell'assistenza psichiatrica, è cosa ben diversa dal dire che analogamente tout court, possa farsi la zonizzazione per altri settori della sanità.
Facciamo bene attenzione, il settore sanitario psichiatrico è di competenza specifica della Provincia, la quale fa la zonizzazione, sentendo il parere dei Comuni che vengono zonizzati; commette un'improprietà quando non si avvicina al Comune di Torino per sentire il suo pensiero in questa materia, ma ha chiaramente una competenza specifica alla zonizzazione del settore psichiatrico.
Che cosa vogliamo dire con questo, che noi respingiamo il criterio della zonizzazione? Abbiamo avuto occasione di parlare in questo Consiglio più di una volta, ne abbiamo riparlato anche recentemente in Giunta l'Assessore Armella ha presentato alla Giunta una prima bozza di questa zonizzazione, la Giunta la sta esaminando ed approfondendo e la porteremo all'esame del Consiglio non appena il tutto sarà perfezionato, anche sotto un profilo giuridico. Mentre per la zonizzazione della sanità psichiatrica non nasce il problema giuridico della sua gestione perché vi è l'Ente Provincia debitamente a ciò preposto, per questa zonizzazione non penso che si possa fare capo a ogni singolo Comune compreso nella zonizzazione, ma dobbiamo fare capo ad un consorzio di Comuni e studiare, giuridicamente per non ripetere degli errori che sono occorsi anche recentemente approfondire questo tema per creare un consorzio che gestisca questa zonizzazione alla quale sostanzialmente - e qui posso veramente impegnare la Giunta perché lo argomento è stato già esaminato, per lo meno delibato in Giunta - certamente arriveremo.
Gestione. Ecco come si innesta con il problema giuridico al quale ho fatto riferimento prima: questa gestione dovrà essere fatta dall'Ente Comune come tale, dall'Ente Comune consorziato con la partecipazione di altre forze di lavoro, rappresentanti del mondo sindacale, della fabbrica? E' un argomento che deve essere esaminato, proposto al Consiglio il quale farà la sua scelta.



BERTI Antonio

C'è una proposta del Comune di Settimo per i Comitati sanitari che ricalca pari pari la legge approvata dal governo della Lombardia. Che cosa volete studiare ancora?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io cerco di citare il meno possibile le leggi delle altre Regioni perché.



BERTI Antonio

Ma lei non mi deve dire che occorre studiare la legislazione, ha già un'esperienza davanti a sé, io non mi accontento del "ni", dovete dire sì o no.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Consigliere Berti, io non ritengo che una Regione faccia molto bene a citare le leggi di altre Regioni, prima di tutto perché bisogna avere l'esperienza relativa, all'applicazione di quelle leggi, non basta farle e magari formalmente bene per poi inapplicarle, come capita in moltissime Regioni le quali si trovano di fronte ad un documento legislativo che non possono realizzare in termini concreti e precisi. Senza contare che quando ci rifacciamo a quello che altre Regioni fanno, se esageriamo in questo mortifichiamo lo spirito della nostra autonomia, perché se le Regioni sono state create così come sono state create, è perché ciascun organo legislativo regionale esamini i problemi alla luce delle proprie esigenze vi saranno le esigenze particolari della Regione Piemonte, della Regione Lombardia, della Regione Lazio.
Unità di base. Qui bisognerà che precisiamo che ultimamente era stata fatta una convocazione con i sindacati (questo per stabilire il rapporto che noi crediamo di dover continuare ad avere...)



BERTI Antonio

Parole, parole!!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Mi perdoni Consigliere Berti, io sto rispondendo essenzialmente a lei perché poi devo assentarmi, se non le interessano le risposte io non gliele do; comunque informo il Consiglio che con i sindacati era stato stabilito un incontro al quale però non hanno potuto o non hanno voluto partecipare successivamente è stata fissata un'altra riunione, c'è una lettera (fortunatamente una lettera e non soltanto una telefonata) con la quale i sindacati ne chiedevano il rinvio. Mi domando se si può imputare al Presidente della Giunta, all'Assessore Armella o a chi altri il ritardo di questo incontro. Le cose vanno un momentino valutate, calcolate prima di fare degli addebiti.
Siamo perfettamente d'accordo che le unità di base debbono essere gestite in questa direzione, ci sono dei programmi, devono essere esaminati, discussi insieme e portati o attraverso ad una norma di legge o attraverso all'approvazione del Consiglio, ma d'intesa, Consigliere Berti e d'intesa non è accettare quello che gli altri dicono, è quanto meno mettere paro a paro quello che l'uno e l'altro dicono, in maniera da trovare un punto di incontro e non l'accettazione di quella che è una pretesa, magari giusta, che conseguentemente se giusta viene accettata.
Ora, l'intesa non è semplicemente il coordinamento che si vorrebbe demandare alla Regione, ma è il concordare con qualcuna delle norme presiedendo poi la Regione a questa opera di coordinamento.
Le deleghe. Certamente, abbiamo assunto l'impegno che in questo turno di legislatura porteremo avanti il discorso delle deleghe in termini concreti. Nei giorni scorsi per esempio ho incontrato i Presidenti delle Province e con loro abbiamo delibato in una seconda riunione (e ne abbiamo preventivato una terza per la metà di novembre) quanto sia possibile delegare alle Regioni nelle varie materie. Quando avremo fatto la zonizzazione, quando avremo creato lo strumento che gestisce la zonizzazione e cioè il consorzio dei Comuni, verrà chiara e netta la capacità e la possibilità della delega che la Giunta Regionale che ho l'onore e la responsabilità di presiedere ritiene di portare innanzi come punto d'onore del suo programma perché il problema non riesca nuovo a chi dovrà continuare la nostra attività.
C'è stato forse un poco di calore nel mio discorso suscitato dal suo intervento del sì e del no. Io credo nel Vangelo, so che nel Vangelo c'è proprio quella espressione "sia sì, sì, sia no, no" ma evidentemente quando si può dire "sì" ragionatamente, oppure "no" ragionatamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, il dibattito che è stato sollecitato e che ha spaziato su tutti i temi in materia di sanità e direi anche di assistenza perché la legge di Settimo propone le due materie strettamente connesse tra loro, è stato originato da un lavoro a fondo portato avanti in Commissione sulla legge e sulla difficoltà oggettiva di arrivare in Consiglio con una posizione chiara da parte della maggioranza.
La relazione, che condividiamo, del Consigliere Cardinali, ha il merito di aver visto i lati positivi, gli spiragli aperti che la proposta di legge di Settimo pone, ora occorre riprendere il discorso per vedere che tipo di rapporto politico si riesce a creare in Consiglio.
Io comprendo la posizione del liberale Fassino quando dice no alla legge di Settimo facendo una serie di scelte precise: l'ospedale deve essere ospedale autonomo gestito così com'è, i Comitati sanitari sociali vogliono dire un controllo della democrazia diretta sul meccanismo di funzionamento della sanità e dell'assistenza: dalla sua posizione politica il Consigliere Fassino dice no ed è perfettamente comprensibile. Meno comprensibile è il non trovare una risposta chiara alle puntualizzazioni che nella legge di Settimo sono state poste, quanto meno ai problemi che la legge di Settimo ha posto a questo Consiglio e per risolvere i quali, in una chiave strettamente costruttiva e non in chiave polemica o di rottura abbiamo scelto la strada, credo unica nella vita del Consiglio Regionale di arrivare in Consiglio con un dibattito sulla relazione, ma senza portare la legge perché troppo densa di contenuti, di proposte, di aspetti positivi, di aspetti che si possono anche modificare, ma per portarla in Consiglio occorre una maggioranza che si schieri intorno ai contenuti politici e sociali della legge stessa.
Io credo che bene abbiano fatto i Consiglieri (mi riferisco in modo particolare all'intervento del mio Capogruppo) ad abbracciare tutti gli aspetti della politica sanitaria, perché tutti questi aspetti sui quali la Regione può intervenire, sia con atti amministrativi, che con atti legislativi, sono contenuti all'interno di quella legge o quanto meno vi sono proposte di indirizzo abbastanza importanti. Con il ridurre il dibattito, come mi pare ad un' certo punto si stia facendo, su questa importante proposta di iniziativa popolare ritenendo che la legge, frutto di elaborazione di un Comune, discussa dai Consigli di fabbrica, discussa dalla popolazione, sia soltanto uno stimolo perché si faccia qualche cosa in materia di sanità, vuol dire però restringere troppo l'arco del discorso.
E allora vorrei toccare due punti, per rispondere all'intervento del Consigliere Garabello e per sollecitare una risposta dall'Assessore.
Nella proposta di legge di Settimo si parla di zonizzazione sanitaria.
Il discorso si è spostato prendendo come punto di riferimento la zonizzazione fatta dalla Provincia di Torino e qui si è aperto un dibattito: la zonizzazione è riferita soltanto all'assistenza psichiatrica è traducibile in termini di zonizzazione sanitaria per i servizi sanitari e sociali? Insomma, questa zonizzazione che cos'è? Io vi richiamo a quanto il Comune di Settimo ha richiesto nella sua proposta di legge: la zonizzazione per i servizi sanitari e sociali una proposta che viene fatta dalla Provincia alla Regione Piemonte e sulla quale la Regione è incaricata di aprire un dibattito, una consultazione con le comunità, per poi arrivare alla formulazione della zonizzazione. Ecco perché siamo distanti, secondo me, dal modo di impostare i problemi in materia di zonizzazione, qui c'è una grande partecipazione di carattere collettivo e della società amministrata. Ben venga la zonizzazione che presenterà l'Assessore; ma apriamo un dibattito per vedere in quale direzione ci muoviamo.
Meno d'accordo posso essere quando non si comprende che la zonizzazione non risolve tutto il problema della politica sanitaria e sociale, esiste anche una gestione della politica sanitaria e sociale che passa attraverso a quei comitati sanitari e sociali di zona che hanno funzioni di gestione di intervento.
Non si può dire che il Comitato sanitario e sociale di zona se fosse istituito avrebbe poche cose da fare perché non avrebbe materia su cui intervenire, perché sarebbe una etichetta senza un terreno reale di intervento; occorre invece comprendere che questo problema, si risolve quando noi passiamo al punto delle deleghe in materia di servizi sanitari e sociali e in tutte le materie di competenza della Regione.
Io in parte sono d'accordo che si debba creare un clima di collaborazione e di lavoro comune, in modo particolare con riferimento alla problematica che investirà la Regione in forma molto responsabile, molto difficile, qual è la gestione della legge 386. Quasi tutti gli intervenuti hanno fatto riferimento a questo disegno di legge che ci passa la patata calda della gestione dell'assistenza ospedaliera, che impone delle scelte alla Regione, che presenta la necessità di essere, come Regione, già in posizione riformatrice anche sul piano dell'assistenza ospedaliera.
A questo punto non si può non vedere come, quali e quanti problemi possano essere risolti proprio nel campo della gestione della 386 se si dispiegasse completamente nella comunità regionale il meccanismo della delega e della costituzione dei comitati sanitari e sociali. E non si pu dire che questo non è possibile, perché occorre aspettare la legge di riforma; ci sono esempi concreti, abbiamo richiamato la legge lombarda iniziative di altre Regioni che hanno scelto questa strada e che si è resa possibile: è un momento nel quale si chiama la collettività amministrata ad essere responsabile, gestrice essa stessa in prima persona delle responsabilità politiche nelle materie di competenza della Regione che saranno delegate a questa comunità, quindi è possibile aprire gli spazi prima, precorrere l'avvento della riforma sanitaria in questa direzione.
A me è parso molto strano che il Presidente Oberto, nel rispondere a norme della Giunta, si sia riferito all'art. 20 della 386 dicendo che si prevede un Assessorato alla sanità che non è previsto istituzionalmente.
Noi non ci dobbiamo preoccupare di questo, io ho visto il disposto legislativo: si parla del Comitato presieduto dall'Assessorato alla sanità e si può anche dire che l'Assessorato alla sanità non esiste istituzionalmente, ma quello che interessa dal punto di vista politico è che questo Comitato - che interviene in materia sanitaria, sì, là dove permane ancora la competenza delle mutue, specialmente in tutto il campo della specialistica - si ponga come un qualche cosa che sappia raccogliere gli indirizzi politici di riforma sanitaria che devono andare avanti.
Uscendo da questo dibattito facciamo una scelta politica e ridiamo la possibilità al confronto nella Commissione delle proposte che la legge di Settimo ha portato avanti. Questo interessa! In Commissione si è verificata l'unanimità sul tipo di relazione che è stata letta dal relatore Cardinali ma ciò indica un invito specifico a scendere nel merito delle proposte fatte dal Comune di Settimo, proposte tutte possibili. Pensiamo a quanto avanzata sia stata la delibera sull'unita di base, è un fatto concreto che oggi esiste, ma se non esistesse qualcuno ci verrebbe a dire che non è possibile perché non c'è competenza, invece si è resa possibile perché la volontà politica a quel momento era matura per produrre quella deliberazione; quindi è sempre una scelta di volontà politica che deve essere fatta in questa come in ogni direzione.
Io quindi richiedo che da questa discussione, che non preclude ovviamente una posizione di no e sì nei confronti della legge di Settimo nel suo complesso, quanto meno esca un impegno sulle proposte che la legge di Settimo ha fatto e che sono: zonizzazione, metodo per arrivare alla zonizzazione, tipo di gestione delle unità sanitarie e sociali. Sono scelte sulle quali la Commissione ha richiesto che il Consiglio si pronunciasse per poter entrare nel merito della legge stessa portando le modificazioni le correzioni, le eliminazioni di parti che non possono essere immediatamente recepite, ma deve dare un segno positivo.
Assessore Armella, nell'incontro che c'è stato in Giunta lunedì le ho dato atto di essersi mosso con una certa rapidità circa la gestione della 386; le leggi sono presentate, non ne conosco il contenuto, saranno esaminate, però è un fatto positivo, la cosa che mi preoccupa però è che queste leggi non siano soltanto una gestione burocratica della 386, perch pur nell'ambito di quel decreto legislativo, così pericoloso per la vita stessa delle Regioni (perché le Regioni sono chiamate a un atto di alta responsabilità, devono dimostrare di saper gestire un servizio così malamente amministrato nel Paese, tant'è vero che abbiamo una situazione deficitaria e di debito che praticamente è unica nei paesi della CEE), noi dobbiamo avere in mente il modo per porci con strumenti nuovi nel campo della politica anche di assistenza ospedaliera.
E qui come si lega tutto il problema? Si lega per esempio anche alla delibera del pronto soccorso, cioè al modo in cui vogliamo vedere gli interventi decentrati della Regione: diminuire le ospedalizzazioni inutili fare in maniera che la persona che ha avuto un incidente, con un intervento sul posto possa evitare il ricovero ecc.; bisogna portare un miglioramento generale sul piano della gestione ospedaliera su tutta la gestione della 386.
Questi strumenti la legge di Settimo li pone, ha il pregio di porre delle scelte, degli indirizzi precisi che la Regione può esaminare per portare avanti il disegno di legge.
Noi siamo convinti che si debba trovare la massima unitarietà per risolvere i problemi dei servizi sanitari e sociali, abbiamo bisogno di un dibattito che a fianco di queste proposte ne ponga altre che si collochino però tutte sulla strada generale di una riforma che è in atto e che, se prendiamo per buono il disegno di legge di riforma sanitaria, già oggi ci pone nella condizione di prevedere o precostituire gli strumenti necessari.
Il mio intervento si limita a questa parte e riallacciandomi alla relazione del Consigliere Cardinali vuole porre, in termini quanto mai stimolanti, la Giunta, il Consiglio di fronte ai problemi che quella legge ha evidenziato.



PRESIDENTE

Non essendovi più nessun Consigliere iscritto a parlare, do la parola all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

E' chiaro che anche se gli Assessori non sono previsti in termini rappresentativi esterni del nostro Statuto, però è evidente che sul piano operativo si pone necessariamente una puntualizzazione delle responsabilità relative alle diverse branche, ai diversi settori dell'attività della Regione.
Per quanto riguarda il dibattito di oggi bisogna obiettivamente riconoscere che, pur prendendo spunto dal progetto di Settimo che non potrebbe venire messo in discussione - per i motivi noti e su cui non vale la pena di ritornare - non è chiaramente soltanto il passaggio alla I Commissione che si impone alla nostra attenzione, ma la vastità degli argomenti, la loro puntualizzazione. Altri meriti della relazione Cardinali, fra i tanti che sono stati enunciati, sono quelli: di avere colto l'essenza del problema della sanità; di una visione in termini operativi di unificazione che non può non avvenire attraverso strumenti legislativi nazionali e regionali, che non può non avvenire in tempi che anche quando siano rapidissimi, devono tenere conto di una situazione che sarà superata ma non in un colpo solo; di avere altresì enucleato questo limite del progetto che è quello che delle affermazioni di principio, su cui largamente si concorda, non per colpa sua, non per deficienza degli estensori (perché bisogna dare atto di un grosso sforzo, io che ormai opero da qualche tempo in questa attività devo obiettivamente riconoscere che nessun organismo, nessun ente, nessun gruppo ha sinora portato una visione così globale dell'intero settore della sanità) non riesco ad arrivare ad approdare al punto perché da delle indicazioni generali su cui tutti concordano, passa di colpo a delle conclusioni senza degli strumenti legislativi operativi che possano avere qualche validità.
Ma vorrei esemplificare un punto: si parla di delega ai Comuni in materia sanitaria e si dice che attraverso questa si svolge nei Comuni tutta l'attività sanitaria della Regione, ma questa attività sino al 31.12.1973 è quella espressa nel decreto delegato n. 4, è quella espressa nelle voci di bilancio, è l'assistenza attraverso i consorzi antitubercolari, è la promozione dei centri di medicina sociale, è il controllo attraverso il CORECO, è, in definitiva, qualcosa di molto poco direi pochissimo di fronte a questo vastissimo settore che è invece coperto dalle mutue che erogano l'assistenza, che è coperto in parte dai Comuni che hanno già l'igiene pubblica, dalle competenze dell'ufficiale sanitario, del Sindaco, del medico provinciale; proprio noi Regioni continuiamo ad affermare che abbiamo avuto una certa soddisfazione nel vedere l'accoglimento da parte governativa, sappiamo tutti qual è stato lo sforzo del laboriosissimo parto della legge 386 per superare il divario tra questa sanità pubblica così limitata e quella curativa fatta dal sistema assistenziale mutualistico. E questo sforzo non può non passare attraverso questi strumenti legislativi. Mettiamo che noi oggi, invece di discutere i singoli articoli accogliessimo la proposta di delega di tutte le nostre funzioni, anche quelle delegate a noi, senza distinzioni, superando tutti gli scogli di ordine giuridico ecc. considerando possibili anche le cose che non lo sono, che cosa avremmo delegato in definitiva? Non avremmo delegato che quel pochissimo che è indicato nel decreto delegato n. 4 anche quello motivo di discussione perché sappiamo come sia stata difficile, laboriosa e insoddisfacente la sua formulazione.
In realtà, se tutto quello che fa il Ministero della Sanità fosse stato trasferito a noi e noi potessimo delegarlo ai comuni, noi trasferiremmo forse una percentuale del 2% di quella che è l'assistenza sanitaria che si fa nel Paese. Ho detto il 2%, sarà il 5%, è una misura in termini rappresentativi anche in denaro, ma in definitiva sarebbe soltanto questo.
Io ho apprezzato il fatto che anche il Comune di Settimo e le forze che hanno collaborato a questa attività non siano pervenuti alla formulazione finale a cui è pervenuto il Consiglio immediatamente, ma siano andati per gradi facendo delle elaborazioni diverse, quanto meno due, nella prima si diceva: per reperire 5/6 miliardi, come possiamo fare? Riduciamo sopprimiamo, trasferiamo tutti i capitoli di spesa indicati nel bilancio della Regione in tema sanitario.
Una volta, in una riunione con i sindacati, ho fatto presente: badate che se noi sopprimessimo questo non potremmo neppure fare queste poche cose che sono indicate nel decreto; e la formulazione finale è quella costituiamo un fondo di cinque miliardi, lasciamo gli stanziamenti che ci sono e costituiamone un altro di cinque miliardi. Se anche si potesse fare soltanto l'assistenza ospedaliera in questa Regione costerà dai 250 ai 300 miliardi, aggiungiamo la preventiva, la riabilitativa ecc. e vediamo a quale somma si arriva. A questo punto possiamo dire se i cinque miliardi hanno un significato. I cinque miliardi non hanno in effetti un significato, sarebbero mille lire per abitante mentre se ne spendono certamente più di 20.000 soltanto per la farmaceutica e questo che cosa vuole indicare? Vuole indicare che il trasferimento di tutte le funzioni nei limiti in cui sono indicate dal decreto n. 4, che è quello che costituisce in fondo il contenuto della nostra attività, rappresenta poco invece può rappresentare molto per la nostra attività promozionale, molto di quello che politicamente noi rappresentiamo, nell'attività sanitaria.
Per entrare nel merito dei singoli argomenti e per non tirarla troppo alla lunga, intanto constato la singolarità di questo dibattito che prende spunto da quel progetto, ma si estende a ben altro, per cui non si pu prendere la singola norma del progetto e nello stesso tempo dire che non è il progetto in discussione. E' un dibattito, con buona pace di tutti certamente preparatorio, promozionale, propedeutico di quella che poi sarà l'azione della Regione e che si sostanzierà fra non molto se non altro perché abbiamo delle scadenze immediate e che non è soltanto il trasferimento dell'assistenza ospedaliera con il quale si metterà in moto un meccanismo su cui la Regione avrà tantissime cose da dire; sono dei provvedimenti di legge che occorre prendere per la 386: ripartizione del fondo il cui ammontare non conosciamo, come non conosciamo ancora la quota spettante alla Regione Piemonte, disciplina del ricovero ospedaliero divieto e quindi disciplina per la costituzione di nuove divisioni con servizi, costituzione del Comitato di cui all'art. 20 su cui in effetti la Giunta non ha ancora preso alcuna determinazione e io stesso non ho ancora avuto modo di fare alla Giunta alcuna proposta.
Orbene, su questo lavoro che dovremo fare, effettivamente giochiamo non soltanto la nostra responsabilità, ma la credibilità della Regione. Si nota però una certa perplessità, una certa difficoltà, si dice che ci hanno trasferito la patata calda, dono non gradito, ma anche la Regione è stata qualificata mi pare da Vittorelli come un figlio non voluto, non so in quale occasione; qui siamo di fronte a qualche cosa che tutti vorrebbero quanto meno accettare con beneficio d'inventario e le Regioni non possono dare luogo a questo inventario , esse accettano le cose così perché non ne possono fare a meno, ma non si avvicinano con leggerezza, con scetticismo a questo enorme problema che messo in termini di bilancio costituisce più del doppio dell'attuale bilancio della Regione, e proprio per questo dimostrano di avere un alto senso di responsabilità.
Trasferimento dell'assistenza ospedaliera (per entrare nel merito) non significa soltanto che dal 1° dell'anno le mutue non pagheranno più gli ospedali, che peraltro per larga parte non riuscivano già più a pagare, ma significa anche organizzare un servizio che tenga conto del fatto che solo l'assistenza ospedaliera è trasferita. Bene, è stato detto: non è stata trasferita la specialistica e quindi potremo avere da parte delle mutue la tendenza a scaricare sugli ospedali coloro che hanno necessità soltanto di prestazioni specialistiche che si possono fare fuori dall'ospedale. Ma avremo anche da affrontare il problema di coordinare il tutto con l'altro settore, che poi diventa indubbiamente un settore unico, quello dell'assistenza, perché è chiaro che lo stesso problema si presenterà per le case di riposo, già si presenta nelle discussioni che avvengono tra Comuni, case di riposo, per questa tendenza a restringere la spesa e quindi a scaricare sugli ospedali il problema dei lungo degenti; significa per noi dare una risposta che sia credibile e nello stesso tempo dare non meno di quello che nel disordine del passato si riusciva a dare.
Stamane sentivamo qui le richieste, le segnalazioni di quelli che sono di certe Casse mutue aziendali che hanno di più oggi di quello che dà normalmente l'assistenza dell'INAM, e sono quelli della SIP, dell'ENEL, i giornalisti, gente che ci dice: ma è possibile che attraverso quello che deve essere un progresso si dia l'assistenza a un livello inferiore di quello che sinora abbiamo avuto? E' possibile che la legge imponga questo che non sia stato previsto, pensato, o sia stato volutamente deciso deliberato, trasferito, legiferato in norma cogente, vincolante? Non è soltanto un problema di interpretazione, è certamente politico, è un problema di credibilità: è possibile che il passaggio alla Regione oltre a dare questa enorme difficoltà d'ordine finanziario debba portare anche a questa conseguenza di non potere dare più quello che costoro avevano per loro decisione, per il denaro che spendevano, - per le maggiori contribuzioni? E' quindi un numero notevole di difficili problemi che ci si presentano. C'è anche la difficoltà di valutare esattamente tutte le questioni. Chi è in grado di dirci qual è oggi l'onere dell'assistenza indiretta, il rimborso, qual è il ruolo che hanno giocato le mutue con le case di cura private? C'è questa facile constatazione che le case di cura private costano meno e l'altrettanto facile risposta che gli ospedali hanno dei servizi costosi a cui le case di cura private non provvedono: pediatria, pronti soccorsi e via via. E' tutta materia a cui il Consiglio Regionale deve mettere mano. E quindi io capisco l'esigenza che a questo debba corrispondere un impegno che non si limiti ad un impegno esterno, ma che si concretizzi con una presenza positiva in termini di consulenza comitati, ecc. che è poi il discorso che è già stato in parte fatto.
Il nostro impegno è che, nonostante tutto questo, cosa deve avvenire? Che col 1° gennaio l'assistenza deve essere erogata dalle Regioni, che nessuno al 1° gennaio manchi di assistenza, che non si possa dire che per ritardi burocratici, per insipienza politica, per insensibilità ecc. la Regione crolli di fronte a quello che è certamente un compito che in termini così limitati nessun organo o ente della pubblica amministrazione ha mai affrontato o risolto. Non sia per difetto della nostra azione che si possa dire che si è aggiunto disordine a disordine, non già sovrapposizione, ma che addirittura non si sia pervenuti a dare quello che la gente in fondo, proprio perché il momento della Regione è un momento di rinnovamento, di maggiore impegno, di novità del nostro sistema, si attende.
Zonizzazione. E' inutile ricordare che è stata predisposta, che è andata in Commissione, che si è ritenuto di rivederla e che si è anche atteso qualche tempo per vedere il disegno di legge relativo alla riforma sanitaria, che c'era da parte nostra dichiarata volontà, un determinato proposito (in ogni occasione si è detto) che al momento della presentazione da parte del Governo non ci sarebbe stato più nessun motivo di remora per presentare il progetto di zonizzazione.
Ora si dice che può essere utilizzato un metodo più partecipativo, meno partecipativo nella formazione della zonizzazione. Vorrei chiedere un esame sereno che possa superare una divergenza che mi pare in definitiva quasi non esista; il problema è di acquisire la zonizzazione di Torino, cioè della provincia di Torino, mi pare che la proposta non potesse essere limitata ad un significato così strumentale, né io voglio dare questo significato, né fare un processo alle intenzioni di alcuno. Certo, nel progetto di Settimo la presenza dell'amministrazione provinciale compare unicamente nella proposta di zonizzazione. Non dico neppure che pare un sistema un tantino macchinoso perché lo stesso relatore finisce col dire se ben ricordo, che l'approvazione finale da parte della Regione diventa un atto prevalentemente formale quando la zonizzazione sia già formulata.
Mettiamola nei giusti termini, una proposta di zonizzazione può essere sul tavolo della IV Commissione per il suo esame e poi venire in aula in termini molto brevi, diciamo dopo il viaggio del Presidente, 15 giorni.
Ma non è questo il punto: la consultazione, la presenza, la partecipazione delle Province può essere attuata in quella sede, non vedo un solo motivo per cui un Ente che ha una così larga circoscrizione territoriale come la Provincia, che è naturalmente l'anello di collegamento tra i vari Comuni, in una regione così vasta come la nostra, non debba partecipare a questa attività. La IV Commissione determinerà, non ci sono problemi a questo proposito, dobbiamo trasmettere, immediatamente, questo progetto alle Province, deve trasmetterlo la IV Commissione, il Consiglio attraverso la IV Commissione, vuole sentire i presidenti delle Province gli Assessori, i Consigli dopo che c'è stata in seno ai Consigli comunali una discussione in proposito. E' cosa chiara che si può risolvere con un minimo di volontà operativa, senza farne motivo di divergenza e di discussione.
Io so - mi pare di averlo già detto in altra occasione - che la zonizzazione fatta dalla Provincia di Torino è stata fatta non per il ricovero, ma per l'assistenza psichiatrica con l'intenzione, che credo fosse anche dichiarata, che costituisse la base per l'assistenza generale.
Non è neppure il caso di ironizzare tra l'assistenza psichiatrica e l'assistenza generale perché è ovvio che ormai è comunemente accettato che non ci devono essere alcuni limiti tra l'una e l'altra se non quelli derivanti dalla specialità della cura. D'altra parte, dopo avere dichiarato, proclamato, dopo che è nell'intenzione di tutti non dico di escludere, ma addirittura di ritenere che i Comuni siano, come sono, i destinatari di questa attività ed anzi gli autori, i protagonisti dell'assistenza come lo stesso disegno di legge vuole, dire al Comune di Torino (primo Comune della Regione, la sua dimensione comprende un quarto della popolazione del Piemonte) che non deve partecipare a questa discussione, che non deve parlare, è una proposta che penso da nessuna parte di questo Consiglio possa esser, legittimamente avanzata. Spesso succede che dietro a queste amministrazioni ci siano delle forze politiche che agiscono e possa accadere, come in effetti accade e non soltanto per gli Enti locali, ma per i sindacati e via via che si possano provocare delle concorrenze, ma non è detto che debbano essere necessariamente delle divergenze. Noi abbiamo detto l'altro giorno nella riunione dei Capigruppo che con la proposta di zonizzazione abbiamo lasciato aperto il problema del Comune, non della Provincia, del Comune di Torino proprio per questa esigenza fatta presente dall'Amministrazione comunale.
A me pare in definitiva, al di là di queste indicazioni settoriali, che il problema della zonizzazione vada visto, preventivamente non fosse altro per le sue direttive, dal Consiglio Regionale; non può il Consiglio Regionale, qualsiasi siano le decisioni, o le indicazioni, o le proposte che possono prendere le Province, i Comuni, non dare queste preventive indicazioni: i limiti delle zone intese come misura, la quantità numerica della popolazione in relazione ai vari territori di maggiore o di minore densità, che cosa si vuole prefigurare non tanto sul piano della gestione in questo momento, quanto sul piano del contenuto di quella che sarà la futura assistenza concentrata nelle unità sanitarie locali, perch attraverso questo si dà l'indicazione della dimensione e della delimitazione delle future unità sanitarie locali. E poiché non c'è nessuno che dica il contrario e cioè che l'organo deve esprimere con legge la costituzione dell'unità sanitaria locale, è il Consiglio Regionale, non pu non partire che dal Consiglio Regionale e non da una singola Provincia o da un singolo Comune l'indicazione delle proposte generali sui principi direttivi su cui queste unità sanitarie locali devono prefigurarsi.
Con ciò al momento attuale il discorso della zonizzazione può essere ritenuto esaurito, salvo ovviamente riprenderlo nel merito con il testo di fronte e con la discussione e i dibattiti che indubbiamente ne seguiranno.
Con taluni che sono intervenuti in Consiglio efficacemente sarei dell'opinione che prima va fatta la zonizzazione e che il problema della gestione è in relazione a quello che in queste circoscrizioni si può fare.
Problema della gestione: ha fatto bene la tale Regione o ha fatto bene la talaltra, ha accontentato una parte, ci sono state delle illusioni, ci sono delle delusioni, si è realizzato effettivamente, non si è realizzato niente e le cose sono rimaste al di là da venire in quelle Regioni che l'hanno fatto; sono cose da accertare e noi possiamo decidere serenamente non in base a queste esperienze, pure importanti, ma in base alla considerazione che oggi certamente, mantenendo l'autonomia non dico funzionale e contabile del Consiglio, ma l'autonomia di gestione, di operatività degli ospedali, l'esistenza delle mutue, per la specialistica per la farmaceutica, per l'ambulatoriale, per la domiciliare, l'esistenza del laboratorio di igiene e profilassi della Provincia, dei compiti dell'ufficiale sanitario, la sovrapposizione di un organismo che effettivamente non avrebbe niente da amministrare potrebbe provocare, in un settore delicatissimo come quello della sanità, degli ulteriori motivi di disturbo.
In definitiva questi comitati costituiti là dove ci sono tutte queste organizzazioni, stabilimenti di cura, enti che deliberano e hanno da amministrare del denaro, che cosa dovrebbero fare? Il problema se l'è posto il Comune di Settimo tanto che come ben ha messo in evidenza il relatore Cardinali, si dice non possono non limitarsi a un'azione di studio, a un'azione dl proposta, a una promozione di incontri tra queste diverse attività. Orbene, a questo punto il primo passo, quello più importante quello da non lasciare assolutamente sfuggire, è proprio l'attività della Regione che deve informare tutto questo: non si può parlare di una attività di organi periferici dove la riorganizzazione, la razionalizzazione non è superabile, è necessaria, indispensabile, se non dando un contenuto a quello che poi sarebbe il contenuto della delega, sarebbero le disposizioni del nostro Statuto in definitiva, non si può parlare genericamente di attribuzioni se non dando queste direttive. E noi dobbiamo, non dico lasciarci sfuggire questa occasione perché sarebbe troppo poco, non dobbiamo minimamente non considerare questo e non agire di conseguenza.
Quindi l'opinione che io ritengo di poter modestamente esporre forte dell'esperienza che questo lavoro mi ha consentito di fare, è quella di procedere rapidamente alla zonizzazione e attraverso l'opera che noi dovremmo fare per la 386, individuare quelle che sono le direttive che la Regione dovrà dare.
Io non sono contrario, anzi, sono favorevole a proposte che abbiano un contenuto concreto senza rimanere nel generico di spinte che non hanno e che non possono dare delle risposte alla gente che le attende.
Unità di base, cioè igiene del lavoro. Noi abbiamo preso questa deliberazione oltre un anno fa; non ero preparato a questa discussione e non ho portato nessun documento, ma fornirò al Consiglio, se la Presidenza e i Capigruppo vorranno affrontare questa discussione, gli elementi per giudicare quello che è stato un lavoro di cui possiamo vantarci, quasi inorgoglirci perché la nostra è l'unica Regione che ha così deliberato. La delibera è stato un fatto nuovo per tutti ed è stato un fatto nuovo in Italia. Chi ne parlò con entusiasmo (non io) in Consiglio, disse che è ben fatta perché ci sono Regioni, Comuni e sindacati. E noi vogliamo ancora che ci siano Regioni, Comuni e sindacati. Abbiamo utilizzato questo tempo per avere le attrezzature e non è stato facile. Si può anche ironizzare, ma non è neppure forse il caso di entrare in polemica, bisogna però puntare l'attenzione sulla partecipazione, sull'insistenza di una consulenza gratuita; disinteressata anche ai fini del lavoro futuro di quelli che sono venuti alla Regione, che si sono sentiti impegnati in questa attività e che sono stati consulenti graditi dei sindacati e molto spesso anche da loro proposti.
D'altronde hanno anche l'autorità scientifica per farlo, io ed i colleghi di Giunta non abbiamo delle competenze specifiche e tecniche professionali in tutte le materie, in particolare in queste che esigono lunghi studi e annose attività di esperienza.
Abbiamo acquistato il materiale necessario non per sottrarre ai Comuni del denaro, intendiamoci bene, ma per garantire un criterio uniforme nell'intero territorio, proprio perché questo era ciò che aveva detto il Consiglio deliberando in quella seduta. Non siamo neppure arrivati a completare il parco di attrezzature, abbiamo pensato che sono destinatari i Comuni.
Qualche volta nella polemica è stato detto che i Comuni sanno ciò che occorre fare, ma ho l'impressione che non lo sappiano neppure quelli che hanno studiato molto, quindi figurarsi se a livello di Consiglieri estemporanei possono venire delle migliori indicazioni.
Il secondo punto è di avere, come è stato rilevato, un linguaggio comune di coloro che fanno questi accertamenti, questi rilievi e possano trasmetterne i risultati per parlare tutti insieme lo stesso linguaggio e per consentire che l'informazione l'elaborazione dei dati servano effettivamente a tutti e non si ricaschi invece nella facile politica del "ti do quattro soldi e poi non ha importanza se non ne viene nulla".
Le delibere sono venute e noi siamo molto grati ai Comuni che hanno deliberato in anticipo, anche se non c'è stata l'intesa, ma ad un certo punto un minimo di programmazione e di coordinamento va pur fatto: se possiamo farne dieci all'inizio, non possiamo farle tutte e dieci in una provincia o in due province, non possiamo farne sorgere a Santhià e a Livorno Ferraris ad esempio e non a Vercelli o a Biella, il minimo coordinamento di organizzazione sul territorio è pur necessario; non possiamo lasciare delle intere zone vuote perché lì sono meno attivi. Ma poi ancora occorre che ci sia questo linguaggio comune, questa rilevazione e quindi per forza occorre che ciò avvenga in modo che sia fatto d'intesa con la Regione. Ma che un problema di questo genere - che indubbiamente qualifica questa Regione, che ci ha qualificati quando abbiamo votato quell'articolo dello Statuto, quando abbiamo assunto concordemente questo quando è stato deciso all'unanimità facendo dei sacrifici , sacrificando gli uni o gli altri per arrivare a queste conclusioni - possa immiserirsi sul significato dell'intesa mi pare molto poco, se c'è la volontà di superare le difficoltà. Certo che se le circolari che arrivano dal Ministro Bertoldi dicono che è l'Ispettorato del Lavoro che deve dirigere tutto (e noi abbiamo risposto di no); se si fanno riunioni e i sindacati ei scrivono: non veniamo perché c'è la crisi di Governo, rinviatela indubbiamente bisogna pensare ad un certo punto che questa non è un'attività elettorale, non è un'attività che possa servire a soddisfare delle legittime esigenze che possano uscire dalle nostre Amministrazioni comunali, non è solo questione di prestigio, è proprio un'attività che ci qualifica se la facciamo seriamente, dando dei risultati positivi altrimenti sarebbe estremamente semplice risolvere il problema, si prendono i 500 milioni che nel nostro bilancio abbiamo messo sotto quella determinata voce, si distribuiscono un tanto per Comune e facciano quello che vogliono e poi magari avremo delle delibere dei Comuni come ad esempio questa in cui si dice: attrezzature per svolgere l'attività igiene del lavoro: 1) sala per dibattiti. Noi diciamo benissimo, se la fa il Comune la sala per i dibattiti, certo non interverremo noi a finanziarla perch dobbiamo finanziare invece il termometro o l'apparecchiatura che registri il microclima, o i rumori ecc. Non è il caso di dire: sono arrivato primo e l'ho fatto in questo determinato modo; se i Comuni ritengono di poter fare di più nell'ambito delle loro attività facciano pure (Asti ha iniziato) non abbiamo che da prenderne nota se qualcuno ritiene, come alcuni Comuni (non dico quali) di svolgere un'attività visitando i lavoratori, costituendo dei libretti e poi cadendo perché non potevano sostituire mutue, INAM, ecc.
anziché limitarsi a quello che in questa delibera sarebbe importantissimo se in breve tempo riuscissimo a realizzarla, non possiamo che inchinarci di fronte alla loro volontà presa autonomamente nell'ambito delle Amministrazioni comunali, ma dobbiamo mantenere necessariamente la unitarietà di questa delibera e la azione operativa corrispondente. La quale azione operativa - e vorrei concludere sull'argomento - è soltanto quella che si può ottenere agendo a tre livelli di accertamenti: di unità di base, dei centri provinciali, del centro regionale che nascano assieme e che lavorino costantemente assieme, altrimenti l'accertamento fatto a livello locale non ha un significato se non è trasmesso ed elaborato e confrontato con altri, non si scoprono le malattie che nessuno oggi conosce, le affezioni che nell'ambiente di lavoro si possono determinare se non c'è un'attrezzatura scientifica e nello stesso tempo se non c'è la partecipazione di quelli che lavorano e che ci diano le indicazioni necessarie.
Noi abbiamo ritenuto di fare questo, saremo stati compresi o non compresi, non crediamo di aver perso del tempo, anche se abbiamo cercato in ogni modo l'accordo, siamo pronti oggi - avendo certe attrezzature per il 90%, altre che devono venire dall'estero - a cominciare con dieci unità, a proseguire, consentendo il bilancio e l'apprestamento dei tecnici, con altre dieci unità.
Dico solo apprestamento dei tecnici, non è un problema se dobbiamo assumerli noi o se deve assumerli il Comune, il problema è che siano preparati, non medici, abbiamo detto periti chimici che facciano il corso di addestramento . Abbiamo quei pochi per le richieste immediate (IPCA di Ciriè, Marchesotti ecc.) e li mettiamo a disposizione dei Comuni, ma gli altri devono subire questo iter, non si può fare diversamente. Questa è una convinzione che ci siamo fatti, definitiva, svolgendo questo lavoro.
Ho espresso il mio pensiero, non ho la presunzione di dire che possa essere il pensiero di tutti, mi lusingo e spero di aver dato qualche elemento di giudizio sull'attività che la Regione deve svolgere in questo momento e nei giorni che seguiranno.
Di fronte al trasferimento dell'assistenza ospedaliera che oggi è quello che consideriamo un pericolo incombente, qualcosa che ci sta rovinando addosso, non abbiamo l'atteggiamento di quelli che ritengono sia cosa da nulla, ma nello stesso tempo non proviamo smarrimento perché se la nostra Regione ha amministrato non male, anche a livello ospedaliero checché se ne dica, a differenza di altre Regioni (possiamo confrontare i dati del costo, le 20.000 lire di media nostre sono certamente un livello stupefacente, inferiore di un terzo delle 30.000 lire delle altre Regioni e non soltanto quelle lontane, la nostra quantità di posti letto è certamente insufficiente in certe zone, come Torino, non abbiamo il 12/13 per mille denunciato da altre Regioni per l'attività che hanno svolto in questi ultimi tempi, siamo al 7 e in qualche caso anche sotto al 6%) vuol dire che non abbiamo svolto un'attività che possa far pensare che non abbiamo il senso di responsabilità necessario in Piemonte per affrontare questo trasferimento. Non abbiamo quindi un atteggiamento di smarrimento di fronte a questo che qualcuno ritiene sia una montagna che ci rovina addosso abbiamo la consapevolezza che è una cosa difficile, ma anche la ragionevole convinzione che si possa affrontare e che si possa riuscire se non a risolvere tutto quanto, almeno a impedire che succedano in questo settore ulteriori guai nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Sono le 19,35, se i Consiglieri consentono pochi minuti di sospensione e i Capigruppo vogliono riunirsi per vedere l'ulteriore prosecuzione dei lavori mi fanno cosa gradita. Sospendo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 19,40, riprende alle ore 20,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella riunione dei Capigruppo e della Giunta, data la complessità degli argomenti che restano ancora da discutere e data l'ora tarda, si è ritenuto di proseguire la seduta, come già si era fissato nella precedente riunione dei Presidenti di Gruppo, lunedì alle ore 15 con gli argomenti che sono ancora all'ordine del giorno. In più si è stabilito di mettere anche in discussione la mozione per la RAI-TV perché, come ho detto all'inizio della seduta, il 30 novembre scade la convenzione e quindi è opportuno che il Consiglio assuma le sue decisioni.
Il Consiglio è convocato per lunedì 28 ottobre alle ore 15 per la prosecuzione dell'ordine del giorno oltre alla mozione sulla RAI-TV.
Le interrogazioni e le interpellanze le leggeremo lunedì.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,20)



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