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Dettaglio seduta n.263 del 24/10/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interrogazioni e interpellanze Comunicazioni del Presidente Nomine: nel Comitato tecnico consultivo di cui all'art. 7 L.R. n. 10 nel Consiglio di Amministrazione dell'ESAP nove esperti in problemi agricoli nella Commissione tecnico-consultiva - cinque esperti in materia turistica nel Consiglio di Amministrazione dell'IRES nove componenti nel Collegio sindacale dell'IRES nel Comitato Regionale per gli studi sulla programmazione nella Commissione di controllo sull'Amministrazione Regionale Costituzione Comitato Regionale sui problemi della commercializzazione e del consumo.
Esame proposta di legge n. 113 relativa a "Servizio di tesoreria della Regione Piemonte".
Esame proposta di legge n. 161 relativa a "istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona".
Esame progetto di regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale in attuazione della legge n. 853.
Rendiconto delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio Regionale per l'anno 1973.
Esame disegno di legge della Giunta Regionale relativa a "Variazioni di bilancio della Regione per l'anno finanziario 1974".
Progetto pilota per l'area metropolitana torinese. Approvazione del Consiglio Regionale.
Se nessuno ha delle osservazioni da fare, l'ordine del giorno si intende approvato.
Per stabilire l'ordine dei lavori di oggi, chiederei al Consiglio se è possibile procedere alle interrogazioni e interpellanze, alle comunicazioni del Presidente e poi invertire l'ordine del giorno passando alla "Istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona".
In attesa che i gruppi si esprimano su questo punto, inizierei con l'approvazione dei verbali.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I verbali delle adunanze del 17 ottobre sono stati distribuiti all'inizio della seduta odierna.
Se nessuno ha delle osservazioni da fare si intendono approvati.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta, Berti e Bono in merito alla costruzione di un bacino artificiale nella Conca del Nivolet. Iniziative per il blocco del progetto


PRESIDENTE

Interrogazioni ed interpellanze. Poiché il Presidente della Giunta oggi è molto impegnato per la questione della Venchi Unica e dovrà assentarsi chiede se è possibile passare per prima l'interpellanza alla quale deve rispondere.
Passiamo allora all'interrogazione dei Consiglieri Rivalta-Berti-Bono: "Costruzione di un bacino artificiale nella conca del Nivolet (Parco del Gran Paradiso). Iniziative per il blocco del progetto".
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io sono lieto che ci sia stata questa interrogazione, anche perché dà modo di sensibilizzare l'intero Consiglio Regionale su un argomento di altissimo rilievo qual è quello della sopravvivenza in termini concreti e realistici di quella grossa ricchezza nazionale, che è per due quinti collocata territorialmente nell'ambito della Regione Piemonte, il Parco Nazionale del Gran Paradiso.
La Giunta ha avvertito, con sensibilità vivissima, l'esigenza di consentire la vita a questo Ente nazionale che è però dagli organi centrali costantemente dimenticato e che vive miseramente non riuscendo a corrispondere le indennità, non riuscendo a dare il trattamento pensionistico ai propri dipendenti e la Giunta Regionale in mia assenza la cosa ha un rilievo anche maggiore proprio perché dimostra come ciascuno dei componenti della Giunta abbia sentito questo problema - ha affrontato l'aspetto del bilancio deficitario del Parco Nazionale del Gran Paradiso erogando un contributo cospicuo che consente di chiudere il bilancio preventivo del 1974 in pareggio.
Accanto a questi problemi di ordine finanziario che stimolano evidentemente la necessità di una partecipazione della Regione Piemonte alla gestione del Parco Nazionale del Gran Paradiso, cioè ad un intervento diretto della Regione, così come avviene in altre realtà parchigiane dell'Italia settentrionale, a prescindere da questo problema che dovrà trovare una sua soluzione in termini legislativi, (come è stato prospettato personalmente al Ministro dell'Agricoltura, ricevendo anche degli affidamenti in questo senso) vi sono dei problemi esterni che insidiano la vita e la sicurezza del Parco. Tra gli altri, ritornante, vi è quello dell'invaso tenuto nel bacino del Nivolet, al piano del Nivolet. E' un argomento che ritorna da sette-otto anni in forma ricorrente, ogni tanto viene fuori.
Quest'estate nella zona sono stati notati dei rilevamenti, delle prese di posizione da parte di funzionari dell'ENEL che hanno determinato nuovamente il sospetto che qualche cosa si muova in senso non certamente favorevole alla conservazione del Parco, ma per una ipotizzata realizzazione del bacino di invaso al Nivolet, che sarebbe veramente una iattura, la distruzione del Parco del Gran Paradiso in quanto altererebbe ecologicamente il territorio e annullerebbe qualsiasi attività che si volesse ancora fare per la conservazione di questo patrimonio in una zona amplissima come quella del Nivolet, che credo molti dei Consiglieri conoscano.
Il Consiglio di Amministrazione del Parco è naturalmente immediatamente insorto, sono state prese delle posizioni con ordini del giorno del Consiglio di Amministrazione, sono state elevate proteste e diffide a non consentire che si eseguano comunque ulteriori lavori per questa ipotizzata realizzazione, non si sono ricevuti degli affidamenti, cioè delle risposte scritte, ma indubbiamente si è con l'occhio aperto per evitare che qualunque pericolo che è allo stato potenziale adesso si estrinsechi in una qualche realtà.
Nel dare queste assicurazioni agli interroganti che ringrazio per avere portato alla ribalta del Consiglio Regionale, sia pure attraverso alla forma dell'interrogazione, il problema, prendo impegno, credendo di interpretare quello che è il pensiero non soltanto della Giunta, già espresso in quell'atto positivo concreto, ma dell'intero Consiglio Regionale, per rendermi interprete presso l'Enel, presso il Ministero dell'Agricoltura e presso il Presidente del Consiglio di questo fermo proposito del Consiglio Regionale di impedire che si verifichi questa supposta creazione dell'invaso che credo sarebbe la rovina e la distruzione del Parco del Gran Paradiso.
Credo con questo di aver dato una risposta ampia e completa all'interrogazione che, ripeto, è tra le più opportune alle quali abbia avuto occasione di rispondere.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Mi dichiaro soddisfatto della risposta del Presidente della Giunta alla nostra interrogazione, in quanto le preoccupazioni che erano in essa contenute sono largamente condivise dalla Giunta e dal suo Presidente, del che non avevamo dubbi. Pensiamo quindi che la dichiarazione del Presidente di essere presente nelle discussioni per impedire la costruzione di questo bacino abbiano un esito positivo.
Vorrei soltanto richiamare l'attenzione sul fatto che su questa materia non può essere competenza del solo Presidente della Giunta. In generale tutti gli infrastrutturali, e quindi anche quelli dell'Enel, devono essere ricondotti alla pianificazione e alla programmazione regionale, per concordare in questo ambito le linee di intervento.
Infine, la sensibilità che il Presidente della Giunta mostra nei confronti del Parco del Gran Paradiso, deve essere estesa al più generale problema della costituzione dei parchi della nostra regione. Il parco del Gran Paradiso è una realtà e va difesa; c'è però il problema di costruire nuove realtà, del valore di quella del Gran Paradiso, in altre zone del Piemonte, difendendo in questo modo il patrimonio ambientale faunistico e floristico, che è sottoposto attualmente a processi di degradazione e distruzione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco-Revelli sulla grave situazione nel comprensorio monregalese a seguito della decisione della Valeo e della Ferodo di mettere in cassa integrazione i dipendenti o procedere ad alcuni licenziamenti


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco-Revelli: "Grave situazione nel comprensorio monregalese a seguito della decisione della Valeo e della Ferodo di mettere in cassa integrazione i dipendenti o procedere ad alcuni licenziamenti". Risponde l'Assessore Conti.



CONTI Domenico

Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione. La Valeo S.p.A. è la consociata italiana di un gruppo multinazionale francese che produce frizioni per auto ed in parte minore per trattrici agricole oltre ai relativi ricambi. I clienti principali sono le grandi aziende automobilistiche italiane, in particolare la Fiat, con una parte ridotta della produzione (circa il 10% ) che viene esportata.
Nello stabilimento di Mondovì sono occupate 563 persone di cui 89 impiegati. La riduzione di orario attualmente in atto interessa pressoch tutti gli operai attraverso circa 420 persone che sono state poste in cassa integrazione a 32 ore settimanali.
La motivazione addotta dall'azienda si rifà alla riduzione degli ordini conseguenti alla crisi dell'auto nei suoi vari aspetti; la durata del provvedimento, secondo quanto dichiarato dall'azienda, è strettamente connesso all'evoluzione della riduzione della produzione alla Fiat, anche se si pensa che possa avere una durata minore.
Le Organizzazioni sindacali hanno interessato l'Assessorato al Lavoro alla situazione dei lavoratori dell'azienda con un telegramma, lamentando in particolare che i provvedimenti siano stati assunti senza una preventiva discussione tra le parti interessate; le Organizzazioni sindacali hanno richiesto pertanto che l'Assessorato intervenisse, invitando l'azienda a rendersi disponibile alle trattative.
I rappresentanti della Valeo, convocati presso l'Assessorato, dopo aver motivato secondo le linee su esposte il ricorso alla cassa integrazione, su richiesta specifica, si sono dichiarati disponibili a incontrare le Organizzazioni sindacali per discutere insieme la situazione aziendale e le sue prospettive. Si ritiene pertanto che questo incontro possa avvenire nei prossimi giorni presso le sedi abituali sindacali.
Naturalmente sono state anche poste delle domande relative all'avvenire dell'azienda, anche come presa di posizione della stessa per fronteggiare la crisi.
L'azienda a questo proposito ha espresso la sua volontà di operare in ogni modo per mantenere gli attuali livelli occupazionali.
Circa le possibilità di una diversificazione della produzione eventuali interventi in produzioni che interessano componenti relative ad altri mezzi di trasporto, dipenderanno dall'evoluzione della domanda di questi beni e dalle scelte delle aziende produttrici di mezzi di trasporto.
L'Assessorato intende comunque approfondire, in successivi incontri con i responsabili della Valeo il problema della diversificazione produttiva pur nell'ambito dei componenti per mezzi di trasporto, consapevole che solo attraverso un processo di maggiore articolazione dell'apparato industriale si può in definitiva salvaguardare i livelli occupazionali ed il potenziale produttivo della Regione.
Per la Ferodo di Mondovì è da rilevare che si tratta di una Società a capitale inglese e produce anch'essa componenti per auto, in particolare dischi e pastiglie per frizione, una linea di produzione destinata a servire le industrie produttrici di veicoli pesanti. I dipendenti sono 430 336 operai di cui 274 interessati alla riduzione dell'orario di lavoro riduzione attuata in forma diversa in questo caso, per cui 94 operai sono a 32 ore settimanali, 41 a 24, 87 a 16 e 52 a 8 ore di lavoro settimanali.
Le Organizzazioni sindacali, manifestando la loro opposizione al provvedimento, in un incontro presso l'Assessorato hanno anch'esse rilevato come l'estrema articolazione del provvedimento stesso e la riduzione dell'orario a solo otto ore settimanali per un elevato numero di operai manchino di giustificazioni obiettive, tanto più che per una riduzione di produzione poteva ancora essere utilizzata, a loro giudizio, la settimana di ferie del 1974.
La preoccupazione espressa dalle Organizzazioni sindacali è quella che l'azienda miri in realtà ad ottenere una consistente riduzione di organico come del resto precedentemente prospettato dall'azienda stessa.
Inoltre le Organizzazioni sindacali hanno condannato il rifiuto della Società a discutere i provvedimenti ed hanno chiesto l'intervento dell'Assessorato al fine di indurre la Ferodo ad aprire un colloquio nel quale discutere sulla situazione.
I responsabili della Società, sentiti presso l'Assessorato, hanno motivato il ricorso alla cassa integrazione con la caduta di ordini in dipendenza della crisi dell'auto e la diversità delle riduzioni dell'orario di lavoro con la particolare struttura produttiva dell'azienda articolata su tre linee, ciascuna delle quali avrebbe risentito in misura diversa dalla riduzione della domanda e richiederebbe del personale addestrato appositamente.
Circa la situazione occupazionale della Ferodo i responsabili dell'azienda hanno confermato di avere in un primo momento sostenuto ed annunciato la necessità della riduzione del personale di circa 50 unità, ma di avere poi riveduta la propria posizione a seguito dell'intervento degli amministratori locali monregalesi. Con il ricorso alla cassa integrazione il problema dovrebbe, a giudizio dell'azienda, essere per il momento superato.
Su richiesta dell'Assessorato che si andasse all'incontro con le organizzazioni sindacali, l'azienda ha chiesto di potere approfondire il problema e si è impegnata a dare una risposta in poche, ma finora non l'ho ancora ricevuta.
Sulle prospettive dell'azienda di cui è stata sottolineata la particolare specializzazione produttiva per l'immediato futuro, il rappresentante del Consiglio di Amministrazione presente all'incontro si è riservato di far conoscere tra qualche settimana le linee d'azione possibili secondo cui si muoverà la Ferodo italiana anche in relazione alle scelte che saranno effettuate dal gruppo multinazionale di cui la Società fa parte.
Circa il richiamo fatto dagli interpellanti su quali siano le iniziative che si intende assumere al fine di creare le condizioni per una ripresa produttiva e garantire i livelli occupazionali nel monregalese, va detto che, come per altre aree della regione, particolarmente toccate dalla crisi in atto, sarà impegno dell'apposito Comitato interassessorile di esaminare la situazione economica ed occupazionale sotto i vari aspetti definendo nell'ambito dei provvedimenti predisposti dalla Giunta per fronteggiare l'attuale congiuntura, le iniziative possibili che si riterranno più idonee per il raggiungimento degli obiettivi indicati dai Consiglieri interroganti.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Revelli



REVELLI Francesco

Signor Presidente, prendo atto delle cose che ci ha detto l'Assessore Conti, ma vorrei fare una precisazione su una questione anche di metodo se si vuole: qua si rischia - almeno per quanto riguarda la situazione del monregalese, ma credo si possa estendere a tutte le fabbriche che abbiamo oggi in Piemonte - di non chiarire il ruolo che anche muovendoci con delle interpellanze noi chiediamo alla Regione. Sarebbe una posizione scorretta da parte di un Consigliere Regionale muoversi sul terreno non giusto.
Di fronte a una sollecitazione del Sindacato possiamo anche chiedere che ci sia il peso politico della Regione nel favorire l'apertura di una trattativa e tutta la parte iniziale della risposta di Conti mi sta bene; i sindacati fanno la loro parte e così deve fare l'Ente locale al di la di quello che fa la Regione, cioè deve entrare in un rapporto diretto nel favorire queste cose, anche se non abbiamo i poteri di mediazione previsti.
Ma il centro essenziale è quello dello sviluppo e qui la Regione ha dei compiti specifici, oltre al peso politico ha anche dei poteri di intervento, anche se limitati; però il coordinamento generale è anche di una volontà politica rispetto a queste questioni. Della questione del monregalese discutiamo da cinque anni e questo sta a confermare che era giusto quanto avevamo detto, una crisi iniziata nel '70 è andata sempre più peggiorando e oggi colpisce questo comprensorio in modo particolare. Noi chiediamo per esempio che ci sia una valutazione, rispetto alle possibilità di sviluppo, da parte del Comitato interassessorile a cui si è riferito Conti circa la funzione da un lato di gruppi multinazionali presenti don medie aziende, o anche con aziende di minori dimensioni come la Valeo e la Ferodo e dall'altro invece circa l'avvenire di piccole e medie aziende chiamiamole autonome, non multinazionali, legate all'imprenditoria locale.
E allora credo che al di là del primo passo giusto che è stato fatto andando verso un'area attrezzata (lo ricordava Paganelli in un'intervista degli scorsi giorni sulla Gazzetta del Popolo) ci sia qualcosa di più da fare senza voler privilegiare questa area rispetto alle altre, come volontà politica complessiva da parte della Giunta Regionale. Ci sono delle aziende che si stanno dislocando all'interno della provincia di Cuneo, aziende che hanno delle prospettive, anni di lavoro davanti a sé, senza che ci sia un minimo intervento programmatorio, senza che si sia acquisito come punto di riferimento la Regione con i suoi poteri di intervento. E' grave dare alla Regione dei ruoli che non le competono, però non si può non sottolineare che c'è un forte ritardo nei compiti che la Regione deve assumersi e quindi deve avere una maggiore informazione e la deve avere non soltanto dalle opposizioni ma anche dai partiti di maggioranza che hanno la responsabilità del governo. La DC per esempio non sa che aziende di Bra o di altre città girano comune per comune per chiedere dove possono insediarsi e solo dopo mesi si scopre che stanno svolgendo delle trattative; è il caso della CMB di Bra che è andata a chiedere a Cherasco, a Cavallermaggiore e in varie altre parti mentre avrebbe la possibilità di insediarsi in un'area attrezzata come il monregalese e a condizioni più favorevoli. Io capisco le difficoltà dell'Assessore Conti a rispondere a richieste immediate dei Sindacati, ma questi sono compiti istituzionali della Regione. Se dobbiamo lasciare in mano al Sindaco del paesino tale e tal'altro, o in certi casi come è successo addirittura andare al CO.RE.CO. a chiedere che cosa si deve fare nei confronti di una richiesta di insediamento industriale, allora veramente contribuiamo a stravolgere quella che è la funzione della Regione.
Io sono soddisfatto della risposta data dall'Assessore Conti alla prima parte dell'interpellanza, è già importante perché favorisce una ripresa della trattativa ed un confronto serio con delle aziende che invece hanno un metodo intimidatorio, inammissibile, in risposta alla seconda parte invece c'è poco. Per esempio il Sindaco di Mondovì od altre autorità avrebbero potuto, se interpellati, dirvi queste cose.
C'è poi la crisi della Valeo e della Ferodo del gruppo multinazionale la Ferodo chiude lo stabilimento ma ne sta costruendo un altro in una località in cui la Fiat costruirà camion. E questo è un problema anche più generale che ci interesserà nella questione della trattativa Fiat, così come non si può continuare a dire che le vicende della Fiat non interessano zone periferiche perché anzi nel momento della crisi sono state colpite anche delle zone che si credeva non avessero problemi, come nel cuneese dove sta scoppiando la bomba dell'agricoltura che viene ad incidere su tutto il territorio regionale.
Ripeto, io sono soddisfatto di quante possibilità di riaprire le trattative potremo avere, però non posso che essere estremamente critico non solo rispetto all'operato della Giunta, ma verso quelle forze politiche che non svolgono la loro funzione. Cosa fanno i Consiglieri Regionali democristiani di Cuneo, di Mondovì? Non se ne accorgono di queste cose? Non possiamo avere un Sindaco di Cavallermaggiore che in ultima istanza telefona al P.C. per sapere che cosa ne pensa e per chiedergli se deve accettare o no l'insediamento di una fabbrica con 300/400 operai a Cavallermaggiore, oppure a Cherasco. Occorre riaffermare i compiti di istituto della Regione. Voi venite a dire che la Regione non risolve i problemi della Venchi Unica, può anche darsi, ma dove si può bisogna agire altrimenti la Giunta Regionale è responsabile di non avere espresso una volontà politica.
Io richiamo fermamente alla concezione giusta e chiara dell'istituto e non posso che essere drasticamente insoddisfatto, a censurare l'operato della Giunta richiamandola a fare il proprio dovere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Mi si consenta una breve risposta al Consigliere Revelli.
Io vorrei precisare che i compiti istituzionali della Regione sono quelli di agire, relativamente agli insediamenti industriali, attraverso alle sue competenze e cioè attraverso provvedimenti di carattere urbanistico di regolazione dell'assetto del territorio, perché questa è l'unica base di possibilità operative che possa dare concretezza a problemi così importanti come quelli di una politica industriale attraverso l'assetto del territorio.
D'altra parte la Regione ha già preso ripetutamente posizione nei confronti della programmazione industriale nazionale, intanto chiedendo che questa programmazione in qualche modo venga definita ed esigendo di potervi partecipare e anche di poter operare attraverso il meccanismo per esempio degli incentivi.
REVELLLI Se la Giunta si pronuncia...



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Ma non è compito della Giunta dire ad esempio alla CMB devi andare lì? Revelli, diciamo le cose come sono, non è suo compito questo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

Prego di lasciar continuare l'Assessore.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Io mi limito a queste precisazioni perché non ci venga addossata, senza fondamento, l'accusa di non avere agito in base ai poteri istituzionali della Regione.



REVELLI Francesco

Ma ha agito in base al vostro sistema di potere perché quando andate a dire certe cose dovete dirle anche come forze politiche, dovete svolgere il vostro ruolo. E' questa la realtà, non arrabbiarti Paganelli perché è così.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Andremo a discuterne.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Interpellanza del Consigliere Menozzi in merito alla vendite dirette al pubblico dei prodotti agricoli da parte degli agricoltori. Disposizioni retributive emanate dal Ministero dell'Industria


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Menozzi: "Vendita diretta al pubblico dei prodotti agricoli da parte degli agricoltori. Disposizioni restrittive emanate dal Ministero dell'Industria".
Risponde l'Assessore Conti.
Se l'interpellante non chiede di illustrarla darei la parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore al commercio, fiere e mercati

La Giunta ha esaminato con molta attenzione l'interpellanza proposta dal Consigliere Menozzi e a suo giudizio il problema ha una complessità che va evidenziata per poter assumere una posizione, non limitando unicamente l'intervento ad una sorta di sollecitazione interpretativa delle leggi vigenti. Pertanto, per raccogliere nuovi elementi, per capire bene l'orientamento dell'interpellanza, pregherei il Consigliere Menozzi di volercela illustrare perché nel più breve tempo possibile la Giunta sia messa nella condizione di dare una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

E' ovvio che se ho ritenuto opportuno presentare una interpellanza anziché una semplice interrogazione è proprio perché sapevo di affrontare una questione assai complessa e delicata.
Prendo atto della necessità evidenziata dall'Assessore di approfondire ulteriormente il problema e la interpreto come un senso di responsabilità dell'Assessore e della Giunta tutta. Non posso però non far rilevare che trattandosi di interpellanza presentata il 18 giugno, sono venuti nel frattempo maturando fatti che rendono quanto mai attuale e direi urgente un pronunciamento non tanto perché questo possa essere risolutivo e determinante, trattandosi di materia di competenza statale più che regionale, ma, come avevo chiesto nell'interpellanza, per vedere impegnata la Giunta e per essa l'Assessore competente a chiarire quanto c'è da chiarire e per non intralciare un processo di iniziative assai positive che si va manifestando come quella del collocamento diretto al consumo dei prodotti agricoli in generale e delle carni in specie.
Ed illustriamo quali sono le nostre convinzioni, d'altro canto suffragate dall'esperienza acquisita e da alcuni pronunciamenti emessi da esperti in materia.
La legge 9.2.'63, meglio conosciuta come la legge 59 e successive modificazioni, dette norme per la vendita al pubblico in sede stabile dei prodotti agricoli da parte di produttori coltivatori diretti.
Nell'illustrare l'interpellanza oggetto di discussione, deve essere posta subito la domanda: perché il legislatore ha avvertito la necessità di emanare una simile normativa? La ragione appare evidente; si trattava di facilitare al produttore la collocazione dei suoi prodotti senza impastoiarlo nella legislazione che regola l'attività commerciale vera e propria e soprattutto per sottrarlo, seppure in parte, alla spietata logica economica dell'intermediazione, consentendogli nel contempo di intessere un rapporto diretto col consumatore.
E', questa, un'aspirazione del mondo rurale che si poneva anche nel secolo scorso e che purtroppo non si è ancora riusciti a realizzarla appieno. Se poi pensiamo allo stato dell'agricoltura e alla attuale grave crisi economica, che investe tutto il paese, la citata legge appare quanto mai illuminata venendo ad assumere una molteplice validità. Chi può non rilevare che attraverso la 59 è possibile far conseguire un maggior reddito ai produttori con conseguente stimolo ad una maggiore e migliore produzione non solo sotto l'aspetto quantitativo, ma anche qualitativo? C'è una duplice possibilità per il consumatore: quella di acquistare prodotti alimentari ad un minor costo e con una maggiore garanzia di genuinità.
Il problema delle sofisticazioni oggi non si limita ad un determinato settore alimentare, ma ha raggiunto dimensioni tali da non lasciare indenne nessun settore.
Si è poi riusciti ad attuare una lotta contro le speculazioni con la funzione calmieratrice che un'attività di vendita diretta esplica sul mercato ed abbiamo visto, non appena si apriva uno spaccio di vendita in forma associata, diminuire il prezzo della carne di 400/500 e anche mille lire al chilo, a seconda dei pezzi e delle varietà che venivano esitati.
E direi che non si può non vedere nella 59, per quanto si riferisce alle carni, uno stimolo verso l'associazionismo per arrivare a disporre di un quantitativo di carne atto ad alimentare spacci e punti di vendita. Dopo anni di quasi totale inoperosità della legge, da alcuni mesi a questa parte assistiamo al sorgere di iniziative che si richiamano proprio alla 59.
Questa legge aveva operato in passato per consentire una specie di collocamento diretto dei prodotti al consumo in forma arcaica, vendita che si limitava alle esigue eccedenze di prodotto necessario all'autoconsumo ma che comunque non è indice di un concetto di commercializzazione e di distribuzione come lo dobbiamo interpretare oggi, cioè nel senso di facilitare, attraverso le forme associative, la trasmissione diretta tra produttore e consumatore e nel contempo dare anche ai produttori associati quel potere contrattuale che non hanno mai potuto acquisire attraverso la vendita singola dei loro prodotti. Però, come accade in generale, ma in modo particolare quando si tratta di legislazione agraria, varata una legge si è soltanto all'inizio e una volta ancora il diavolo è venuto a metterci la coda: stavolta la funzione del diavolo la sta facendo il Ministero dell'Industria e Commercio il quale, con una nota del 30.4:74 (di cui conservo copia integrale) rispondendo a un quesito postogli dalla Camera di Commercio di Vercelli proprio in tema di vendita di carni da parte dei produttori diretti e allevatori, scriveva quanto segue: "Al riguardo si fa presente che la citata legge 59, successivamente modificata con le leggi. con quel che segue, la quale consente ai produttori agricoli di vendere direttamente i propri prodotti in sede stabile senza munirsi della licenza di commercio, riguarda unicamente, come è stato precisato con circolare n. ecc.; di questo Ministero, i prodotti ottenuti per culture od allevamento e quelli che abbiano subito una prima trasformazione purché quest'ultima, per le sue caratteristiche ed i limiti entro cui si svolge, possa considerarsi compresa nell'attività agricola così come normalmente e tradizionalmente essa va intesa".
Questo è un paragrafo che non so a chi intendesse destinare il Ministero dell'Industria e Commercio; cosa vuol dire "così come normalmente e tradizionalmente essa va intesa?". Anche la carne rientra fra quei prodotti che è possibile collocare in commercio direttamente e si tratta ovviamente di bestiame macellato, perché non mi risulta che il cannibalismo abbia raggiunto dimensioni tali nel nostro paese da farci divorare gli animali vivi; è sempre stata norma e tradizione che il bestiame sia macellato. Come l'uva va trasformata in vino per chi desidera bere vino e non mangiare uva, penso che anche gli animali debbano essere abbattuti per essere collocati direttamente al consumo.
"Detto Ministero pertanto ritiene, per quanto è di propria competenza che in base alle leggi su indicate sia possibile la vendita diretta di bestiame bovino, suino, ovino e caprino vivo o macellato, mentre la vendita al pubblico delle carni di queste specie animali, poiché implica una serie di operazioni di preparazione e di conservazione, che sembrano esulare dalla attività agricola, debba essere sottoposta alla legge 11.6.71 n. 426 e cioè sulla disciplina del commercio".
Anche questo è veramente strano, come se nel settore dei vini fosse consentita la vendita dell'uva e non anche quella del vino solo perch l'uva viene sottoposta ad un determinato processo di trasformazione o di conservazione; o, se fermandoci al concetto che viene successivamente espresso, una volta trasformato in vino l'uva, non potesse essere sottoposta ad invecchiamento ed eventualmente imbottigliato solo perché si tratterebbe di affrontare operazioni che a detta del Ministero, esulano dalla preparazione e conservazione che rientra nel disposto della legge 59.
"In applicazione allo stesso criterio non potrà, a maggior ragione essere consentita ai sensi della citata legge n. 59 la vendita da parte di allevatori di suini, di insaccati freschi, la cui preparazione richiede un'ulteriore attività di trasformazione". E qui ho già risposto col commento di prima. E continua sostenendo che nella fattispecie la 59 concede la possibilità ai produttori di collocare direttamente i loro prodotti avvalendosi soltanto di un'autorizzazione che deve essere rilasciata dal Sindaco, mentre il Ministero questa possibilità la esclude.
Il Ministero non ha fatto riferimento alla legislazione che regola il rispetto delle norme igienico-sanitarie e soprattutto trattandosi di smerciare merce assai deperibile è implicito che il Sindaco, concedendo l'autorizzazione, si deve cautelare che la vendita della carne avvenga in spacci che presentino tutti i requisiti, anche quello della garanzia igienico-sanitaria. Io mi domando: come fa il Ministro a richiamarsi alla 426? Leggendo la lettura su citata è il caso di chiedersi se per caso al Ministro o ai suoi burocrati non sia sfuggito il disposto dell'art. 45 della tante volte disturbata 426, il quale recita testualmente: "Le disposizioni della presente legge (ripeto, mi riferisco all'art. 45 della 426) non si applicano ai titolari di imprese agricole, singole ed associate, le quali esercitino attività di alienazione di prodotti agricoli di cui all'art. 2135 del Codice Civile, della legge 25.3.1959 n. 25 e della legge 9.2.73 n. 59".
Vi dispenso dal darvi lettura del 2135 Codice Civile il quale non fa che riaffermare il diritto del produttore a collocare direttamente il proprio prodotto al consumo avvalendosi della relativa normativa.
Stando così le cose 1) non dovrebbe essere difficile l'intervento della Giunta e dell'Assessore Conti, come invocato nell'interpellanza, presso il Ministro competente per dissipare gli equivoci che con quella circolare si sono avuti, in quanto la legislazione inequivocabilmente concede l'invocato diritto ai produttori 2) che la legge sul commercio, la 426, all' art. 45 fa salva la precedente legislazione e con esso il diritto dei produttori 3) è pacifico che i produttori nel dar vita a certe iniziative debbano rispettare le norme di carattere igienico-sanitario che tra l'altro non sono di competenza del Ministero della Industria e Commercio.
Io penso che pur nella complessità del problema non esistano difficoltà interpretative tali, se c'è un minimo di buona volontà politica, da non poter arrivare al chiarimento che si attendono i produttori e con essi gli Enti locali.
Difatti, fino ad oggi che cosa si è rilevato? Che dei piccoli comuni dove non esistono macellerie private, o ne esiste una soltanto, il Sindaco ha preso il coraggio a due mani (che è stato poi un coraggio modesto) e ha dato l'autorizzazione ad aprirla.
Nei capoluoghi invece, ove la presenza delle macellerie private raggiunge certe dimensioni, è indubbio che i Sindaci sono titubanti e difatti alcune iniziative languono proprio perché essi si sono dichiarati disponibili a facilitare l'apertura di questi punti di vendita, però fanno il discorso della licenza commerciale, discorso che non è possibile recepire perché cadrebbero tutti quegli scopi e quelle finalità che i produttori intendono perseguire.
Se non è possibile governare una materia come questa, nell'attuale situazione politica dobbiamo pensare che allora il discorso della ingovernabilità deve investire tutto il paese. A me sembrano problemi che con un briciolo di buona volontà si possono superare.
Ringrazio l'Assessore Conti per l'impegno che si è assunto di un ulteriore approfondimento e sono certo che vorrà recepire l'urgenza che il problema pone per uscire dalle secche che domani potrebbero addirittura tramutarsi in paralisi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Ferraris sulla grave crisi occupazionale in provincia di Asti. Iniziative per la continuità dell'attività produttiva


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Ferraris: "Grave crisi occupazionale in provincia di Asti. Iniziative per la continuità dell'attività produttiva".
Risponde l'Assessore Conti.
Desidera illustrarla?



FERRARIS Bruno

No, data l'ora rinuncio.



PRESIDENTE

Allora do senz'altro la parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

In relazione all'interpellanza in discussione, in cui si chiede di conoscere i provvedimenti che la Giunta intende attuare per garantire i livelli occupazionali e la continuità dell'attività produttiva nella provincia di Asti, la Giunta fa presente al Consigliere interpellante che la definizione di interventi possibili alla Regione può derivare solo da una possibile analisi della situazione economica ed occupazionale nell'area di Asti, considerata in relazione alla situazione della Regione nel suo complesso.
Già in una risposta ad una interrogazione od interpellanza del Consigliere Visone, era stato espresso l'impegno della Giunta nei tempi e nelle modalità possibili di un esame particolareggiato da parte del Comitato o della Commissione interassessorile anche per ciò che attiene l'area di Asti che sappiamo particolarmente colpita dalla situazione di crisi.
Quindi nello sviluppo degli incontri programmati, la Giunta, tramite la Commissione interassessorile con gli esponenti sindacali e imprenditoriali dei vari settori e delle diverse aree della Regione, si occuperà quanto prima anche della situazione dell'astigiano.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Ricordavo anch'io la risposta già data dal collega Visone a suo tempo.
Egli, riferendosi in particolare alla vicenda della Perlino, aveva allargato già allora lo sguardo ad altre situazioni di aziende in difficoltà. Quelle situazioni si sono poi aggravate fino a raggiungere le dimensioni attuali. Ci sono attualmente dodici e forse più aziende, anche di un certo rilievo, che hanno posto in cassa integrazione, o instaurato la procedura per farlo, i propri dipendenti.
Quel che è più grave è che sono in crisi non soltanto tutte quelle aziende che in un modo o nell'altro sono direttamente collegate alla produzione automobilistica e alla Fiat - anche se poi sono non di rado di proprietà della ITT, il che fa sì che siano comprese nel grosso discorso che è aperto a livello regionale che è all'ordine del giorno, per le quali (torno a riferirmi ad Asti) le soluzioni possono essere trovate in quel quadro ma anche fuori di quel quadro, in quanto almeno alcune aziende, la principale, e per professionalità e per strutture, era e può essere ancora in grado di ricercare soluzioni autonome, ad esempio ciclo o altro (ma non voglio addentrarmi ora nel discorso sulla Fiat e sul settore automobilistico, un discorso che è stato fatto e che dovrà essere ancora ripreso) - ma una serie di altri settori che non hanno alcun rapporto diretto con l'auto: dal settore dell'abbigliamento, a quello dei cartoni, a quello metalmeccanico, che presentano situazioni affatto chiare, anche perché susseguenti a crisi di direzione aziendale, e perché si tratta di aziende collegate ad altre che operano in altri Paesi.
La sua affermazione, Assessore Conti, che "gli interventi possono solo derivare da una approfondita analisi della situazione, da condurre con gli Imprenditori, con i Sindacati, con gli Enti locali di Asti", poteva certamente costituire una risposta valida, corretta, alcuni mesi fa. Adesso che tutto ci sta cadendo addosso, se la risposta rimane ancora questa io non so quando interverremo. Aspettiamo che tutto sia esploso? Gli astigiani in genere non hanno mai ecceduto nel presentare interpellanze su questo tema, anche se in tutto questo periodo le fabbriche o aziende andate in crisi, che hanno dovuto essere ristrutturate, sono state parecchie. In genere questi problemi sono stati risolti, o si è tentato di risolverli, a livello locale, in particolare attraverso l'intervento del Comune, ove io stesso porto, quando occorre, questi problemi, o dell'Amministrazione provinciale. Oggi, però, la dimensione è tale che occorre un immediato intervento da parte della Regione, da parte quindi, dell'Assessore competente affinché si intervenga prima che tutto sia irrimediabilmente pregiudicato, in una provincia che, già colpita dalla crisi agricola, è anche direttamente danneggiata dalla decisione della Fiat attraverso quegli otto o diecimila lavoratori che si recano quotidianamente a lavorare nell'azienda torinese.
Io non posso dichiararmi soddisfatto della risposta che "si farà": devo avere assicurazione che "si fa", si fa subito, che intercorrono già di fatto contatti per giungere ad una soluzione, ad individuare prospettive concrete di soluzione del problema.



PRESIDENTE

L'interpellanza è stata discussa.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione del Consigliere Cardinali in merito alla pratica attuazione della legge sull'inquadramento del Personale regionale


PRESIDENTE

C'è un'ultima interrogazione, presentata dal Consigliere Cardinali in data 17 ottobre: "Pratica attuazione della legge sull'inquadramento del Personale regionale".
Risponde l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Da tre settimane ormai i rappresentanti della Giunta designati a far parte della Commissione paritetica (per la precisione, con chi vi parla i colleghi Simonelli e Benzi), tengono riunioni congiunte con i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL. Si sono già avuti cinque incontri, e si è fissato un calendario settimanale che ne prevede tre ogni settimana fino ad esaurimento dei lavori.
Era necessario sgombrare preliminarmente il terreno da una serie di quesiti che emergevano dalla interpretazione della legge, relativamente agli articoli 63 - "Benefici per gli ex combattenti ed assimilati" 64 - "Inquadramento del personale di ruolo comandato" 66 - "Ricostruzione economica della carriera" 68 - "Conferimento di posti in soprannumero" 69 - "Inquadramento del personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato" 71 - "Inquadramento di personale non di ruolo".
Debbo dire con una certa soddisfazione che ieri sera si è finalmente concluso questo lavoro di chiarimento, il che quindi ci consente di procedere d'ora in avanti alle operazioni vere e proprie di inquadramento.
Nella seconda parte dell'interrogazione vi sono alcune raccomandazioni che io ritengo ovvie. Ripeto però al Consigliere Cardinali che era veramente indispensabile questo lavoro di chiarimento per poter fissare dei criteri in virtù dei quali si dovrebbero evitare gli inconvenienti che si potrebbero temere circa privilegi, discriminazioni che è abbastanza facile pensare ci possano essere. Non è un lavoro semplice, dato che il nostro Personale è composto di elementi provenienti da diverse parti - avventizi comandati, trasferiti -: però, l'avere stabilito questo modo di procedere penso che ci permetta di ridurre al minimo quegli inconvenienti, se non di eliminarli completamente.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Ringrazio l'Assessore Borando, e con lui la Giunta, per la risposta che documenta come il lavoro sia stato avviato e quindi l'attesa del personale possa concludersi rapidamente.
L'interrogazione rispecchiava ovviamente una certa preoccupazione, un certo malumore da parte del Personale, il quale aspira ad avere al più presto un inquadramento che permetta di risolvere molti casi, di dare una risposta ai grossi punti interrogativi che esistono soprattutto per coloro i quali non hanno ancora una definizione precisa.
Le assicurazioni date dall'Assessore mi sembrano più che soddisfacenti.
Io mi auguro che si lavori non soltanto a ritmo intenso ma ispirandosi a principi di giustizia, per cui chiunque non abbia demeriti o meriti particolari sia pienamente convinto di essere trattato come tutti gli altri.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Esaurite così interpellanze ed interrogazioni, passiamo al punto terzo dell'ordine del giorno, "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Per l'odierna seduta hanno chiesto congedo i Consiglieri Gerini, Giovana Lo Turco, Minucci, Simonelli.


Argomento:

b) Progetti di legge. Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Presentazione ed assegnazione progetti di legge: la proposta di legge n. 201, relativa a "Istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona", presentata dal Comune di Nichelino in data 18 ottobre '73, è stata assegnata alla IV Commissione in data 23 ottobre '74 la proposta di legge n. 202, relativa a "Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate", presentata dal Comune di Vercelli in data 22 ottobre '74, è stata assegnata alla II e alla VII Commissione per l'esame congiunto nella stessa data (le sopracitate proposte di legge sono state dichiarate ammissibili dall'Ufficio di Presidenza in data 23 ottobre '74) il disegno di legge n. 203, relativo a "Disposizioni provvisorie concernenti le strutture e gli organici degli Enti ospedalieri", presentato dalla Giunta Regionale in data 23 ottobre '74, è stato assegnato alla IV Commissione in data 24 ottobre '74 il disegno di legge n. 204, relativo a "Norme in materia di assistenza ospedaliera", presentato dalla Giunta Regionale in data 23.10.'74, è stato assegnato alla IV Commissione in data 24 ottobre '74 il disegno di legge n. 205, relativo a "Norme per il finanziamento della spesa per l'assistenza ospedaliera", presentato dalla Giunta Regionale in data 23 ottobre '74, è stato assegnato alla IV Commissione in data 24 ottobre '74.


Argomento:

c) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Sono state date le seguenti risposte scritte ad interrogazioni: da parte dell'Assessore Vietti all'interrogazione del Consigliere Nesi relativa alla situazione verificatasi nell'Istituto Poveri Vecchi di Torino da parte dell'Assessore Debenedetti all'interrogazione del Consigliere Carazzoni relativa alle azioni di promozione turistica all'estero da parte dell'Assessore Chiabrando all'interrogazione del Consigliere Nesi relativa ai rapporti Regione-Cooperativa "Cuneo Carne" di Fossano.


Argomento: Commemorazioni

d) Commemorazione del Presidente del Consiglio Regionale del Veneto, Vito Orcalli


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, nei giorni scorsi è improvvisamente mancato il Presidente del Consiglio Regionale del Veneto, Vito Orcalli.
Dopo aver partecipato attivamente alla Resistenza, combattendo come partigiano, Orcalli svolse successivamente il suo impegno politico nelle file della Democrazia Cristiana, portando un contributo di intelligenza e di capacità, e divenne così uno dei dirigenti del Partito: fu Segretario provinciale della Democrazia Cristiana, poi Segretario Regionale. Infine assunse la Presidenza del Consiglio Regionale del Veneto. Fu convinto sostenitore delle autonomie regionali e si impegnò nel suo lavoro quotidiano ad elevare il prestigio ed il significato dell'Assemblea Regionale, potenziandone il ruolo politico e l'impegno nei confronti di tutta la comunità.
La morte ha colto il Presidente Vito Orcalli mentre era anche Presidente del Comitato Regionale costituitosi con il proposito di ricordare e far rivivere, nel trentennale della Liberazione, gli ideali della Resistenza. Con lui scompare pertanto un sostenitore capace ed impegnato delle autonomie regionali ed un uomo della Resistenza. Noi ci inchiniamo alla sua memoria. Già abbiamo fatto pervenire le nostre condoglianze al Consiglio Regionale del Veneto.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

e) Comunicazione sull'incontro con i lavoratori della RAI-TV


PRESIDENTE

In concomitanza con lo sciopero e le manifestazioni indette dai dipendenti della Rai-Tv il giorno 18 ottobre, una delegazione di lavoratori del Centro di produzione radiotelevisiva di Torino, nel corso di un incontro cui partecipavano l'Assessore Conti, il Vicepresidente Sanlorenzo e i Consiglieri Berti, Besate, Ferraris, Marchesotti, Rivalta, ha illustrato le ragioni della lotta che essi hanno in corso, riguardante sia la difesa dei livelli occupazionali e la vertenza sulla contingenza insieme alle altre categorie di lavoratori, sia la realizzazione del contratto collettivo di lavoro nell'imminenza dello scadere della concessione per i servizi radio-televisivi alla Rai. In particolare, i lavoratori e gli esponenti sindacali hanno sottolineato la necessità che le forze politiche nazionali affrontino con la massima urgenza il problema della riforma della Rai-Tv alla luce delle recenti sentenze della Corte costituzionale, dandovi soluzione entro il 30 novembre prossimo, per scongiurare il pericolo di mantenimento dello stesso regime di monopolio pubblico dell'informazione radiotelevisiva.
Alle forze politiche regionali la delegazione ha chiesto un più concreto impegno sull'argomento e un approfondimento in sede consiliare del tema della riforma della Rai-Tv, sulla base del documento conclusivo approvato a conclusione del Convegno di Milano della scorsa settimana.
A chiusura dell'incontro ho ringraziato i lavoratori per l'utile riunione, sottolineando come il problema di una riforma democratica e decentrata della Rai-Tv sia stato ripetutamente all'attenzione dell'Assemblea e dei suoi organi. Mi sono inoltre impegnato ad informare il Consiglio circa i contenuti dell'incontro, affinché sia possibile la sollecita iscrizione da parte della conferenza dei Capigruppo del problema Rai-Tv all'ordine del giorno del Consiglio per un dibattito approfondito.
Sono così esaurite le comunicazioni del Presidente.
Chiede di parlare il Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Chiederei all'Assessore Paganelli di volerci cortesemente ragguagliare in rapporto agli incontri che vi sono stati fra lavoratori e Presidente del Consiglio, con la partecipazione anche della Giunta, in merito al punto cui si è giunti nei contatti intercorsi fra la Direzione della Montedison, la Giunta ed una rappresentanza della I Commissione e successivamente fra la stessa Giunta ed i Sindacati.
Stante l'importanza eccezionale che ha per la Regione Piemonte la soluzione positiva delle intese del 7 aprile '73, credo sarà opportuno tenerci reciprocamente informati in modo ufficiale, con scadenza pressoch settimanale, dandone notizia al Consiglio, sull'andamento di questa vertenza, di questi impegni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Vi sono stati due incontri, il primo l'11 e il secondo il 18 ottobre.
Il primo incontro, dell'11 ottobre, ha avuto come protagonisti i rappresentanti della Giunta, della I Commissione, degli Enti locali delle tre zone interessate, di Vercelli, Verbania, con il Consorzio del Basso Toce, ed Ivrea, e i dirigenti della Montedison e della Montefibre; il secondo, avvenuto il 18 ottobre, ha visto da una parte i rappresentanti della Giunta Regionale, il collega Conti ed il sotto scritto, e dall'altra i Sindacati, la rappresentanza regionale e le tre rappresentanze locali.
Nell'incontro dell'11 ottobre, in merito al quale è stato diramato un ampio comunicato-stampa, sono stati puntualizzati due aspetti della complessa vicenda Montefibre: l'aspetto dello stato dei lavori per quanto riguarda le ristrutturazioni previste nel vecchio accordo del 7 aprile '73 tra la Montefibre ed i Sindacati, e che hanno poi visto la Regione parte attiva per tutti gli aspetti di questa realizzazione, e l'aspetto che si è manifestato in questi ultimi tempi, quello della messa in cassa integrazione di un notevole numero di dipendenti della Montefibre, che si aggiungono a quelli già in cassa integrazione in riferimento a tutto il rapporto della ristrutturazione.
In questa riunione si è appunto esaminata la situazione nelle singole zone: Basso Toce, Ivrea, Vercelli. In particolare, si è visto che, mentre non sussistono particolari situazioni, per quanto riguarda l'aspetto della ristrutturazione, per Ivrea (solo per Vercelli si è prospettato qualcosa) il grosso nodo resta pur sempre quello della zona di Verbania e del Basso Toce. L'aspetto invece ultimo, contingente, della cassa integrazione per una necessità di diminuzione della produzione che ci è stata prospettata dai rappresentanti della Montefibre, riguarda invece tutto lo stato dell'occupazione della Montefibre in Piemonte.
Da parte dei rappresentanti della Regione, ed in particolare dei rappresentanti della Giunta, si è preso atto delle dichiarazioni venute dai rappresentanti della Montefibre; visto che non erano presenti né l'ing.
Grandi né il dott. Gritti, abbiamo sottolineato l'opportunità che la continuazione del discorso con la Regione abbia luogo sempre al massimo livello o comunque sempre con persone aventi capacità e potere decisionale altrimenti i rapporti con questi grossi gruppi finiscono con il difettare di continuità di decisione e di continuità operativa.
Per quanto riguarda la situazione della collocazione in cassa integrazione in rapporto alle ultime situazioni, ci siamo limitati a prendere atto delle dichiarazioni della Montefibre. Per quanto riguarda invece, tutto il problema della ristrutturazione, che da parte della Montefibre oggi è legato alla concessione da parte degli organi governativi dei finanziamenti agevolati, la Giunta Regionale si è impegnata ad intervenire a livello governativo, non per sostenere quelle che sono semplicemente le richieste della Montefibre ma per fare un intervento affinché il Governo possa concedere quei finanziamenti che nel quadro della ristrutturazione e nel quadro di tutto il rapporto con Montefibre e Montedison ritiene necessari perché la ristrutturazione si attui.
Quanto è stato oggetto dell'incontro dell'11 ottobre è stato esaminato nel successivo incontro del 18 ottobre con i Sindacati. Anche qui si è fatto un ampio esame della situazione, ed i Sindacati hanno dato assenso per l'azione che la Giunta Regionale intende svolgere a livello governativo, cioè di un intervento perché le agevolazioni da parte del Governo ci siano ma siano sottoposte ad un controllo effettivo per quanto riguarda la loro congruità in rapporto alla ristrutturazione e per quanto riguarda tutti i meccanismi della ristrutturazione stessa.
L'incontro tra la Giunta Regionale ed il Governo, benché sollecitato non ha potuto ancora avvenire, per la nota situazione di crisi.
Materialmente forse un incontro si sarebbe anche potuto fissare, o si potrebbe ancora fissare: ma da parte del Ministero dell'Industria ci è stato precisato che in questo momento sarebbe certamente difficile ad un Ministro dimissionario assumere decisioni, impegni. Non manchiamo comunque di tenerci costantemente informati sulla situazione, e, come giustamente ha detto il Consigliere Sanlorenzo, che ha introdotto questo discorso l'occasione settimanale può essere molto utile per fare il punto sulla situazione.
Debbo a questo proposito fare ancora una comunicazione. La Montedison in questa settimana, ci ha usato, a suo dire, un particolare riguardo, in quanto ci ha comunicato preventivamente, forse con qualche ora di anticipo rispetto alla comunicazione ai Sindacati, che intendeva mettere in cassa integrazione 1400 dipendenti per quanto riguarda il complesso del Vallesusa. Pur ringraziando della comunicazione, abbiamo replicato che non ritenevamo che questo fosse il rapporto privilegiato che la Regione deve avere con la Montedison, la Montefibre, perché una sia pur preventiva comunicazione, data senza possibilità di discussione, di verifica, metteva direi, non in una situazione di privilegio ma in una situazione addirittura di difficoltà la Regione. Ed anche in rapporto a questa vicenda ci siamo semplicemente limitati a prendere atto della comunicazione che riguarda la messa in cassa integrazione nuovamente di un folto gruppo di dipendenti esprimendo la nostra meraviglia per il fatto che questa messa in cassa integrazione riguarda oltre tutto, dipendenti di stabilimenti nei quali, a quanto risulta, fino a qualche giorno prima venivano addirittura richieste ore di lavoro straordinario.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

In merito alla parte delle comunicazioni del Presidente che concerne l'incontro con i lavoratori della Rai-Tv, desidero semplicemente rammentare che il Gruppo comunista, che in quell'incontro era fortemente rappresentato, si è impegnato con i lavoratori della Rai-Tv a richiedere l'iscrizione all'ordine del giorno del Consiglio del dibattito sulla situazione della Rai-Tv per quanto attiene alla organizzazione dell'azienda e per quanto riguarda la riforma della Rai-Tv e la funzione delle Regioni ed in particolare della partecipazione della Regione Piemonte a tutta questa vicenda istituzionale che interessa l'intero Paese.



PRESIDENTE

Se non vi sono opposizioni, mi permetterei di prospettare questa sera al termine dei lavori, tale esigenza ai Capigruppo, affinché all'interno del Consiglio si dibatta quanto prima il problema della Rai-Tv.
Tutti i Consiglieri sanno infatti che il 30 novembre verrà a scadere la convenzione con la Rai-Tv, per cui entro tale termine dovrebbe essere disposta una adeguata riforma. Speriamolo, comunque, anche per le vicende di Governo.


Argomento: Commercio - Comitati Provinciali Prezzi

Costituzione del Comitato Regionale sui problemi della commercializzazione e del consumo


PRESIDENTE

Propongo ora, come già avevo annunciato all'inizio, di passare invertendo l'ordine del giorno, al punto quinto, "Costituzione Comitato Regionale sui problemi della commercializzazione e del consumo".
In merito agli altri punti all'ordine del giorno, informo i Consiglieri, perché sappiano regolarsi sul prosieguo dei lavori, che il "Progetto pilota per l'area metropolitana torinese" all'esame della II e anche della I Commissione.
Che il disegno di legge relativo a "Variazioni al bilancio della Regione per l'anno finanziario 1974" è stato consegnato soltanto stamane, e quindi dovrà ora essere sottoposto al vaglio della I Commissione, per cui in Consiglio se ne discuterà soltanto giovedì prossimo.
Vi sarebbero pertanto da effettuare oggi: l'esame del progetto di legge su "Servizio di Tesoreria della Regione Piemonte" l'esame della proposta di legge n. 161 relativa a "Istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona" l'esame del Progetto di regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale l'esame del Rendiconto delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio Regionale per l'anno 1973.
Proporrei per questo pomeriggio, quindi, di procedere subito all'esame del "Progetto di regolamento per l'autonomia.", che comporta semplicemente una votazione per alzata di mano, e quindi non richiede molto tempo; e poi di passare all'esame, più approfondito, circa il "Servizio di tesoreria" e i Comitati sanitari.
Se non vi sono opposizioni, passerei dunque al punto quinto: "Costituzione Comitato Regionale sui problemi della commercializzazione e del consumo".
Darei la parola al relatore Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la VII Commissione ha esaminato la bozza di delibera della Giunta Regionale proposta al Consiglio Regionale in merito alla istituzione del Comitato Regionale per i problemi della commercializzazione e del consumo, Comitato per il quale avremmo coniato, per brevità, la sigla Corecom.
La delibera della Giunta parte dal presupposto di realizzare alcuni obiettivi più volte ribaditi anche in questo Consiglio Regionale e fatti oggetto di molti ordini del giorno. Si tratta, evidentemente, di adeguarsi il più possibile non solo a ciò che è contenuto nei disposti delle leggi 426 e 325, ma anche a quanto è detto nello Statuto Regionale, che stabilisce, all'art. 4, che "la Regione opera in particolare per coordinare le attività commerciali ed agevolare l'organizzazione razionale del sistema di distribuzione per la tutela del consumatore, avvalendosi delle proprie competenze in concorso con lo Stato e gli Enti locali".
E' evidente che questa programmazione ha delle finalità da realizzarsi in un domani lontano, ma ne ha anche per l'immediato, soprattutto per quello che ha attinenza al problema dei prezzi, a come questi prezzi possono essere contenuti e soprattutto a come ne possa essere fermata la vertiginosa ascesa. Ebbene, queste finalità a lungo termine e a breve termine sono quelle che si prefigge il Comitato, il quale evidentemente tenderà a realizzare momenti di incontro, momenti di valutazione, momenti di intervento in cui la Regione possa essere presente nella determinazione di questi importanti fattori.
La VII Commissione, esaminato il testo della delibera, concordando con le finalità che sono espresse nella delibera stessa, è di divergente opinione per quello che riguarda la composizione del Comitato del Corecom circa il numero dei componenti. Sono divergenze scarsamente sostanziali che comunque verranno illustrate in questa seduta dai Gruppi che le hanno sollevate.
Non mi pare sia il caso di aggiungere altro: mi limito a caldeggiare la costituzione di questo Comitato, che risponde ad una esigenza già da tempo evidenziata dal Consiglio Regionale e che ha obiettivi che non possono sfuggire evidentemente all'attenzione dei consumatori, i quali si aspettano molto in questa direzione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Cardinali, Presidente della VII Commissione per la sua relazione.
Proporrei ora al Consiglio questo metodo di discussione, al fine di evitare ripetizioni: far precedere la discussione da un intervento esplicativo dell'Assessore, che potrà riservarsi una eventuale replica al termine.
Non essendovi obiezioni, do la parola all'Assessore.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Signor Presidente, signori Consiglieri, il mio intervento sarà breve anche perché di questo argomento si è già parlato a lungo in un apposito dibattito avvenuto nel quadro dell'esame della situazione fatto dalla Giunta e dal Consiglio.
Desidero anzitutto ricordare in sintesi come si sia addivenuti, diciamo storicamente, nella evoluzione della Giunta, dalla definizione di un Comitato Regionale prezzi, presente nel programma della Giunta, ad un Comitato Regionale per i problemi della commercializzazione e del consumo.
Affermato tale impegno e realizzati rapporti più approfonditi anche con le altre Regioni, e nel medesimo tempo essendo stati interessati gli Assessori Regionali nelle loro riunioni periodiche alla modifica della legislazione vigente per ciò che attiene al CIP e ai CPP, è risultato inopportuno addentrarci in campi già di competenza del CIP e del Comitato prezzi, ad evitare conflitti di competenze e assunzioni di provvedimenti illegittimi e che quindi avrebbero potuto essere in qualche modo respinti e per evitare che l'iniziativa riuscisse non funzionale. Rimaneva comunque ferma l'esigenza di intervenire in qualche modo per il contenimento dei prezzi, perché poi questa era, diciamo, l'anima della presa di posizione della Giunta.
Naturalmente, come Giunta, tramite appunto l'Assessorato al Commercio nelle riunioni che vi sono state a livello interassessorile si è cercato di portare un contributo proprio in ordine alla modifica di tutta la legislazione vigente nel settore commerciale (le fiere e i mercati l'orario dei negozi, il controllo dei prezzi), sollecitando da parte del Governo l'adozione di un provvedimento organico che fosse in qualche modo una legge-quadro e che permettesse una sicura collocazione legislativa ed operativa delle Regioni in accordo con il Governo, collegando il problema dei prezzi al problema della riforma del settore distributivo e collegando la riforma del settore distributivo alla politica economica generale.
Poiché il problema dei prezzi è un problema che innanzitutto tocca la struttura fortemente inflattiva del settore distributivo, e se vuol riuscire a provvedimenti utili bisogna che si colleghi a tutto il settore economico: provvedimenti slegati sui prezzi, o semplicemente su alcune articolazioni del sistema distributivo, senza riferimenti precisi interrelazioni adeguate con tutto lo sviluppo economico, rischierebbero di essere più negativi che positivi, anche se magari nell'immediato si potrebbero ottenere risultati contingenti parziali in qualche località ove essi potessero essere assunti. Non va dimenticato, peraltro, che il problema del commercio ha degli addentellati che oltrepassano addirittura l'ambito nazionale e trovano in sede europea notevoli dibattiti ed interventi e provvedimenti che possono condizionare notevolmente addirittura gli interventi nazionali, senza riferimento poi ai provvedimenti di carattere regionale.
E' stata dunque approfondita tutta questa serie di problemi, anche rilevando il fatto che le altre Regioni, che pur avevano già lodevolmente adottato iniziative nel campo dei prezzi, erano comunque ferme e lamentavano una impossibilità di agire, tant'è che di comune accordo si era convenuto di insistere, data la necessità di rinnovare la legislazione relativa al controllo dei prezzi, ed agire nella direzione della modifica della legislazione complessiva, anche rilevando le inefficienze della 426 tali da mettere in forse la possibilità di una efficace programmazione e ristrutturazione del settore.
Ci siamo mossi, dunque, in questa direzione. Ci è sembrato allora che il problema dei prezzi andasse appunto anche in sede regionale, perché non possiamo fare delle affermazioni di modifica di legislazione e poi adottare contraddittoriamente delle iniziative in sede regionale. Abbiamo avvertito l'esigenza anche in sede regionale di collegare il problema dei prezzi al problema della programmazione commerciale al problema della ristrutturazione del settore distributivo, naturalmente queste cose viste in connessione stretta con lo sviluppo socio-economico della Regione.
E allora si è addivenuti appunto Ali a decisione di presentare al Consiglio una proposta di delibera per la formazione di questo Comitato Regionale per i problemi della commercializzazione e del consumo. Dando innanzitutto a questo Comitato un quadro di riferimento. Io credo che sia indispensabile, infatti, avere un quadro di riferimento nel quale poter discutere le varie proposte, esaminare le diverse situazioni ed ancora raccogliere dati ed informazioni. Il quadro di riferimento a quello offerto dallo Statuto e dalle leggi in qualche modo vigenti, la 426 in particolare cioè la programmazione del settore commerciale, con la relativa nazionalizzazione, o, se si preferisce questo termine, ristrutturazione, o ammodernamento, presi come termini equivalenti, con un preciso significato funzionale ed anche politico, del settore. In seno al Comitato evidentemente le iniziative andranno discusse, proposte e valutate con questi riferimenti: anche quelle iniziative che potrebbero avere attuazione prima che venga definito un quadro programmatico generale devono muoversi in quell'orientamento. Poi affidando a questo Comitato anche la consegna per quella che era già l'attesa del Consiglio Regionale e in qualche modo una presa di posizione della Giunta, cioè la sua operatività nella direzione del contenimento dei prezzi.
L'espressione "controllo dei prezzi" significa molte cose. Tecnicamente e giuridicamente parlando, il controllo dei prezzi è una sorta di intervento del tutto impossibile alla Regione, perché raggruppa in sé una serie di provvedimenti che vanno dal blocco dei prezzi alla determinazione di essi, all'amministrazione, come si dice, dei prezzi basata su precise competenze di definizione, quindi anche di imposizione eccetera che la Regione non può avere. La Regione può agire in questo caso o con interventi di modifica di struttura o promuovendo iniziative che passano attraverso l'accordo dei settori allo stato attuale più direttamente interessati al problema commerciale. Quindi, modifiche di struttura e interventi che naturalmente si basino sostanzialmente su accordi. Naturalmente, è stata rilevata più volte la necessità di non intervenire, per il problema dei prezzi, unicamente nella fase finale della loro determinazione: spesse volte la stortura non sta tanto nella fase finale della definizione quanto invece in momenti precedenti, che tra l'altro la 425 non considera per quello che attiene ai piani di adeguamento e di sviluppo del settore.
E' stato lamentato da più parti che una legge che vorrebbe programmare a livello comunale la rete distributiva, il servizio distributivo sia stata impostata come se il problema consistesse unicamente di punti di vendita e non ci fossero invece a monte da considerare ben altri problemi della intermediazione commerciale e del collegamento fra questa intermediazione e la produzione, e perciò il problema degli approvvigionamenti. Quindi, oltre ad un quadro di riferimento, si offre anche una metodologia di lavoro.
Poi, naturalmente, il Comitato per i problemi della commercializzazione potrebbe essere una sorgente di dati diversamente molto difficilmente conseguibili, dato lo stato attuale della legislazione in materia. Questi dati possono venire in larga parte dalla consultazione democratica più che non da indagini, esami eccetera per le quali la Regione abbia degli effettivi poteri di farsi consegnare determinate cose e determinate indicazioni. Quindi, è anche una sorgente importantissima di dati, di notizie, di esigenze che devono in qualche modo ricevere una risposta a livello appunto di programmazione.
Soprattutto, diciamo, con il Comitato si intende anche per il settore commerciale conseguire un più pieno adempimento del dettato statutario, già menzionato dal relatore Cardinali a proposito di questa proposta di delibera al Consiglio. Dettato statutario in cui è detto - mi si consenta di ricordarlo al Consiglio - che "la Regione, avvalendosi delle proprie competenze in concorso con lo Stato e gli Enti locali, opera in particolare per quel che attiene al nostro argomento - a coordinare le attività commerciali e ad agevolare l'organizzazione razionale del sistema di distribuzione per la tutela del consumatore". Viene fissato un ruolo particolare per gli Enti locali, in quanto governati da assemblee elettive e quindi espressione la più ampia e completa delle esigenze della collettività. Gli Enti locali devono evidentemente avere una parte importante non puramente nell'erogare gli aiuti eccetera ma nel contribuire a determinare una politica commerciale, la programmazione commerciale ed interventi che facilitino la ristrutturazione del settore commerciale.
Comitato aperto, perciò, anche a tutti gli apporti, come dice lo Statuto che provengono dalle forze sociali, dalle organizzazioni interessate.
Il Comitato è stato proposto in questo spirito, nel convincimento della Giunta che con questo ci sia una risposta più adeguata all'impegno relativo assunto con la denominazione di Comitato Regionale prezzi.
La composizione del Comitato risulta evidentemente alquanto cospicua ma d'altra parte non c'erano altre possibilità, almeno a giudizio della Giunta: o realizzare una partecipazione la più vasta possibile, che permettesse di avvalersi dell'apporto innanzitutto degli Enti locali e poi delle forze sociali e delle organizzazioni operanti nel settore, anche in vista di raccogliere dati ed informazioni completi da un lato e dall'altro di poter avere una base per favorire eventuali incontri, accordi per iniziative anche di carattere contingente pure in una prospettiva di programmazione che potessero favorire la politica di contenimento dei prezzi.
Quindi, il Comitato, oltre che abbastanza pesante per quel che attiene al numero dei suoi componenti, risulta anche composito. E' evidente che si tratta di partecipazioni a diverso titolo: la rappresentanza degli Enti locali, per esempio, è altra cosa dalla rappresentanza dei lavoratori, e altra ancora dalle rappresentanze di certe categorie operanti nel settore.
Naturalmente, dovrà guidare i lavori del Comitato quanto la stessa Carta statutaria definisce a proposito del ruolo che viene riconosciuto agli Enti locali di cui si parla di concorso e alle altre forze di cui si parla di apporti, con particolare riguardo, però, alle organizzazioni sindacali, che in questo caso hanno una funzione di rappresentanza proprio del destinatario di tutto quanto lo sforzo e la politica regionale in materia di programmazione, e cioè il consumatore, la tutela del consumatore. E' evidente che questa rappresentanza non si esaurisce a livello sindacale perché anche le forze politiche, direi in modo preminente, dovrebbero essere l'espressione degli interessi della comunità, e in questo caso atteso il dettato statutario, dovrebbero essere l'espressione degli interessi e delle esigenze del consumatore.
Si pensa di poter superare la macchinosità effettiva del Comitato con un lavoro di preparazione adeguato. Per questo è in particolar modo impegnato - e qui torna il discorso più volte richiamato - l'Assessorato competente, il quale dovrebbe assicurare da un lato la funzionalità tecnica e il servizio di segreteria.
Naturalmente, questa iniziativa occorre che sia valutata nel complesso della situazione generale. E' una iniziativa che viene proposta con coraggio e con fiducia, tuttavia senza troppe illusioni relativamente ai poteri effettivamente conferiti alle Regioni. (Questo lo diciamo soltanto come precisazione, non certo come motivo di freno per quella che può essere l'attività di questo Comitato). Naturalmente, negli ambiti ristretti delle competenze e dei mezzi a disposizione rimane l'impegno di operare con tutta la diligenza e l'intelligenza possibili per migliorare la situazione di questo settore così importante per la vita del nostro Paese, della nostra Regione, un miglioramento di cui si avverte la necessità soprattutto sotto il profilo dell'aumento dei prezzi e del potere inflattivo che il settore ha (si calcola che le distorsioni del settore producano una inflazione per conto proprio, mi pare dell'ordine del 5-6%).
Sotto questa spinta, di operare per la difesa dei salari e dei bilanci familiari, delle pensioni, sotto l'assillo di fare in modo che il settore distributivo si configuri come un servizio di pubblica utilità che da un lato si collega alla produzione, stimolandola in qualche modo, e dall'altro serve alle esigenze della comunità destinataria appunto dei beni di consumo, sentendo la responsabilità politica di operare in qualche modo viene preso questo provvedimento, anche se per una maggior sicurezza di efficacia, per una possibilità più concreta di rispondere alle attese ribadiamo la necessita di una modifica sostanziale della legislazione vigente. Naturalmente, il Comitato, nel suo funzionamento, trasferirà i documenti che andrà man mano elaborando da un lato alla Giunta e dall'altro alla Commissione competente.
Si augura, il Comitato, di poter contare sull'appoggio di tutti, anche basato sulla difficoltà di operare con un qualche successo di significato durevole, di significato veramente strutturale, non puramente contingente effimero e la Giunta, nel fare questa proposta, si augura di poter contare sull'apporto di tutte le forze rappresentate nel Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, intervenendo su questa proposta di delibera, che dopo ripetuti e sempre disattesi impegni finalmente la Giunta si è decisa a predisporre ed a presentare all'esame del Consiglio resisterò alla tentazione di ricapitolare le nostre prese di posizione sul problema del controllo dei prezzi e sui problemi più generali della riforma della distribuzione, temi che, del resto, abbiamo avuto ripetutamente occasione di illustrare e che mi pare siano stati ancora ampiamente trattati qui, nel corso delle sedute del 12 e del 17 settembre, dai miei compagni Raschio, Sanlorenzo e, se non sbaglio, anche Minucci. Si era poi concluso, per la terza volta a quel che mi ricordo, che questo Comitato si dovesse fare, dando ad esso una denominazione più ampia, diversa e direi anche più pregnante, se intendiamo appunto operare nel senso non soltanto di interventi di carattere congiunturale, di politiche anche saltuarie, di interventi saltuari in situazioni come quella che si è andata verificando in modo sempre più vorticoso dall'anno scorso e che è tuttora in atto, cioè per interventi diretti congiunturali sul livello dei prezzi.
Ma la delibera, nelle sue finalità, sia pure scarna com'è, mi pare - è un apprezzamento che ho già avuto modo di esprimere nella riunione della Commissione in cui si è esaminato il testo, e voglio ribadirlo ancora qui recepisce proposte che noi avevamo presentato ancora alla fine del '71-'72 quando avevamo svolto l'ampio dibattito sulla 426, che erano pure state introdotte in un ordine del giorno ma che poi non avevano trovato alcuna concreta applicazione, e cioè quella di darci un organismo che contribuisse, allargando la partecipazione, ad una migliore interpretazione, e soprattutto applicazione, della 426, nel senso di cogliere, come ebbi a dire in quella circostanza, l'occasione di quella legge, che, pur senza essere taumaturgica - è anzi ancora difettosa, e sarà opportuno riprenderla prossimamente in modo da inserirla in una nuova legge generale, in un testo unico sul commercio -, veniva ad innovare qualcosa, a creare la possibilità di una ristrutturazione di questo settore, sempre naturalmente secondo il significato che noi attribuiamo alla espressione "ristrutturazione e rinnovamento del commercio".
Dicevamo allora che si trattava di cogliere l'occasione per affermare una strategia di sviluppo del settore commerciale che avesse come perno l'associazionismo economico fra i dettaglianti, l'espansione ulteriore della cooperazione di consumo, laddove già c'è qualcosa di consistente, la sua costruzione dove nulla ancora di consistente c'è. Quindi, un rinnovamento che si attuasse, certo, attraverso fa concentrazione dei punti di vendita, un aumento delle dimensioni medie degli esercizi, ma un rinnovamento che fosse fondamentalmente opera degli operatori del settore di quelli indicati, e non di forze esterne, non del capitale finanziario non della grande distribuzione.
Sotto questo aspetto, la prima delle due finalità della delibera si collega perfettamente a quel discorso, e io ritengo che sia quello un binario fondamentale continuativo su cui lavorare. Per quanto riguarda invece tutto il discorso che abbiamo portato avanti in momenti diversi anche in correlazione alla esasperazione dei problemi di mercato, cioè quello della necessità di uno strumento che servisse ad intervenire per quanto riguarda il controllo dei prezzi, per quanto riguarda anche misure di carattere immediato, come il censimento delle scorte, il reperimento di derrate, la delibera evidentemente dice poco. Io confido molto, però, nella inventiva, nella fantasia, nell'apporto di idee e di contributi che sarà compito e dell'Assessore e di coloro che con questa delibera noi veniamo ad investire.
Evidentemente, si poteva, sotto questo aspetto, avere una visione più ampia. Noi, almeno, abbiamo concepito inizialmente questo strumento come uno strumento per acquisire dati in modo da poter fare da una parte una certa azione di pressione, una certa battaglia nei Comitati prezzi, che pure esistono e che sono ancora quelli che decidono; dall'altra parte, una popolarizzazione, divulgazione, e per costruire operando su quanto esiste.
In alcune Regioni si è fatto e si fa anche il discorso di strumenti ad hoc di società: io ho sempre manifestato personalmente, e ancora oggi manifesto, molte perplessità. Può darsi che l'aggravamento della situazione esiga anche interventi del genere, che però sono sempre appunto da vedere con molta attenzione e con molta cautela, mentre invece è possibile, come del resto abbiamo detto molte volte, operare, coordinare quanto esiste di strutture, di strumenti - dai mercati generali, dai macelli pubblici ai mercati carne - e soprattutto coordinare e sostenere e sorreggere quanto già esiste di strutture sul piano della cooperazione acquisti collettivi.
Proprio stamattina è stata illustrata una interpellanza che in qualche modo si collega a questi problemi: la questione delle vendite dirette della legge 59, di come appunto il Ministro De Mita ha fino ad ora cercato di applicarla in modo restrittivo, e tutta una serie di iniziative che si tratta di guidare, di suscitare, di sollecitare, di sorreggere. Ovviamente a quel fine occorrerà anche giungere quanto prima all'approvazione della legge per interventi di carattere finanziario a favore di queste strutture.
Credo che presto, nelle prossime settimane, il Consiglio doterà la Regione anche di uno strumento legislativo e quindi finanziario che sorregga lo sforzo. Ma intanto c'è una funzione di coordinamento immediato.
Del resto, i giornali, la "Stampa Sera" ancora ieri, di questi giorni danno dovizia di informazioni appunto sullo svilupparsi di queste strutture dei gruppi associati, catene di negozi aderenti a questo e a quell'altro, che se tutti coordinati possono consentire di attuare delle politiche di riequilibrio, di prezzi concordati o controllati, a seconda della misura dell'intervento specifico della Regione. Quindi, quanto non c'è nella delibera, per questo secondo aspetto dell'intervento in materia di prezzi credo che non sia escluso, ma sia invece sottinteso come da costruire con coloro che chiameremo a comporre il Comitato.
Non amplio l'orizzonte di questo intervento a tutta la situazione.
Auspico che vada avanti questa iniziativa, che è anche emanazione, frutto della pressione delle Regioni per giungere alla riforma della legislazione e quindi per consentire e creare nuove competenze alla Regione, in particolare per quanto riguarda la materia del controllo dei prezzi.
Mi limiterò ad un altro gruppo di considerazioni di merito.
Un primo motivo di perplessità (dato anche atto degli aspetti positivi), che ho voluto prima illustrare in Commissione, risiede nel fatto che il Comitato, così come è stato composto - e comprendo la difficoltà di scelte diverse -, non mi sembra del tutto idoneo a perseguire le finalità stesse, o comunque a perseguire soprattutto la finalità principale, quella che riguarda la programmazione, in quanto questo è un compito fondamentale delle forze politiche, delle forze che rappresentano la generalità degli interessi collettivi, e non quelle che, pur magari facendo politiche che vanno nell'interesse della collettività, hanno però come compito istituzionale la difesa dei propri interessi, degli interessi delle proprie categorie, per non parlare della presenza in organismi di questo tipo della grande distribuzione, e via di seguito. Certo, se ci diamo tutti una strategia che vada ad equilibrare in un modo diverso la rete senza le forze esterne, la presenza di rappresentanti della grande distribuzione, se ci può essere utile quando si tratta di discutere e contrattare norme di carattere contingente per questa o quell'altra politica, per curare l'approvvigionamento di zucchero in caso di carenza, o di altro prodotto non mi pare possa giovarci per quanto riguarda i compiti più generali di ausilio alla Giunta, di partecipazione all'attività dell'Assessorato, per ciò che riguarda invece la ristrutturazione. Ciò indipendentemente dal discorso, che pure è valido, che ha specificato l'Assessore, relativo alla complessità o alla eccessiva ampiezza del Comitato.
Forse sarebbe stato bene studiare meglio l'articolazione del Comitato e operare nella direzione di invitare determinati elementi in relazione ai temi specifici da discutere. Per esempio, per quanto riguarda i compiti di carattere più contingente - è una idea che mi è venuta solo ora, e di cui quindi non ho parlato nel corso della riunione di Commissione, ragion per cui mi scuso anche ai miei compagni ed agli altri membri della Commissione abbiamo discusso molto, nel corso delle riunioni di Commissione, sulla rappresentanza delle Camere di Commercio, tre o uno, come sosteniamo noi mentre qualcuno sostiene o uno o sei (il numero di sei è stato indicato dal solo Assessore). Forse sarebbe stata, ripensandoci, molto più utile la presenza degli Ispettorati all'alimentazione, perché in una politica concreta di quegli interventi noi abbiamo bisogno di avere l'AIMA, per esempio. Vogliamo la produzione agricola, e pertanto abbiamo detto: chiamiamo pure anche gli industriali, ma l'AIMA è lo strumento fondamentale per politiche di questo tipo. La presenza dell'AIMA in che modo l'abbiamo? E' rivendicazione politica delle Regioni e di altre forze politiche di arrivare alla sua regionalizzazione, ad un collegamento fra Regione ed AIMA. Ma attualmente l'unico decentramento dell'AIMA è rappresentato - se non sbaglio, e in tal caso l'Assessore mi corregga, - dagli Ispettorati all'Alimentazione. Ecco una presenza che invece potrebbe essere utile, o all'interno o come organismo chiamato assieme ai produttori agricoli assieme agli industriali e via di seguito ad intervenire. Non vorrei scandalizzare nessuno, ma, chiamati in quella sede, mi va bene anche la Federconsorzio, ad esempio. Se chiamo gli industriali, chiamo coloro che hanno i magazzini, che hanno. Effettivamente, la Federconsorzi è quella che oggi ha ancora i maggiori centri di ammassamento dei prodotti.
Noi vogliamo per questo sistema di interventi avere il contatto con gli industriali, possiamo averlo anche con loro. Però, certo, non vedo né la Federconsorzi, né l'Aima, perché non verrebbe, nel Comitato - che discuterà i problemi della riforma del Commercio e via di seguito. Quindi, si poteva forse meglio strutturare la Commissione, il Comitato, questo Corecom - se sarà accettato questo nome, che è nato in sede di Commissione, non dalla fantasia dell'Assessore -, in modo che corrispondesse ai due compiti in modo più adeguato e da non avere una eccessiva rappresentanza di interessi settoriali in quella sede dove più che altro si discutono le linee, le proposte concrete di carattere programmatorio e strutturale.
Ad ogni modo, per concludere - visto che mi sono dilungato più del previsto -, gli emendamenti che noi presentiamo vanno nella direzione, in ogni caso, di sveltire le cose e di ridimensionare il Comitato, così com'è stato proposto. Per cui proponiamo che i tre rappresentanti delle Camere di Commercio si riducano ad uno, espressione di tutte le Camere di Commercio nominato dall'Unione Regionale delle Camere di Commercio; proponiamo, come abbiamo già fatto in Commissione, che sia ridotto il numero dei rappresentanti delle Organizzazioni sindacali dei commercianti a posto fisso, portandoli da quattro a tre come gli altri siamo contrari alla presenza in questa sede della grande distribuzione che potrebbe, se mai, essere inclusa in forma di invito di volta in volta proponiamo infine che sia esclusa la rappresentanza dell'Unione volontari operanti nella Regione, così come quella delle Associazioni di categoria agenti e rappresentanti di commercio, che è un sindacato, tra l'altro, frammentato, che in ogni caso non vedo quale ruolo possa svolgere nell'assolvimento delle funzioni relative alle prime due finalità infine, chiediamo che i "tre esperti nel settore della mercatistica dei prezzi, della urbanistica commerciale e della distribuzione nominati dalla Giunta" siano nominati sì dalla Giunta ma su designazione del Consiglio Regionale.
Raccomanderei al Consiglio di prendere in esame questi pochi emendamenti e, se possibile, anche quella proposta un po' fuori tempo che ho avanzato ora soltanto, non scritta nell'emendamento: vedere se non sia opportuno rivedere meglio i due tipi di componenti (perché dopo queste componenti abbiamo quelle che chiamo industria, organizzazione della produzione agricola, e, se non sbaglio, c'è anche l'artigianato) l'AIMA, la Federconsorzi. E allora la grande distribuzione evidentemente va lì, e non dove è stata collocata precedentemente.



PRESIDENTE

Chiede di parlare ancora l' Assessore Conti. Ne ha facoltà.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

A nome anche del Presidente della Giunta, il quale vorrebbe essere presente alla conclusione di questa discussione, propongo di rinviare ad oggi pomeriggio l'espressione del parere della Giunta sulle proposte di emendamento che sono state avanzate. Così sarà possibile fare una breve riunione di Giunta per un esame delle proposte ed una presa di posizione.
In questo frattempo io avrò la possibilità di valutare tecnicamente il problema della integrazione con la partecipazione dell'AIMA eccetera e quindi di parlare in risposta anche alla ulteriore proposta di emendamento fatta dal Consigliere Ferraris. Mi pare doveroso però fare subito una osservazione: non è che ci siano dei partecipanti di Serie A e di Serie B nel Comitato, ci sono soltanto alcuni che si prevede di non dover interpellare continuamente, anche quando vi siano problemi non di loro specifica competenza, ma solo tutte le volte che siano toccati i loro interessi, i loro problemi, pur essendo tutti membri di Serie A.



PRESIDENTE

L'Assessore Conti ha chiesto che si rinvii al pomeriggio la conclusione della discussione sulla deliberazione di costituzione del Comitato, per dar modo alla Giunta di esprimere il suo parere in ordine all'eventuale accoglimento degli emendamenti relativi alla composizione.
Richiamandomi alla proposta già da me fatta in merito all'ordine dei lavori di questo pomeriggio, collocherei questo argomento all' ultimo posto, per procedere secondo la linea indicata: anzitutto il "Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio Regionale" (da approvare per alzata di mano, e per cui la discussione non dovrebbe essere ampia, dato il consenso unanime di tutti i Gruppi) poi la proposta di legge per il "Servizio di tesoreria della Regione Piemonte" quindi la proposta di legge per la "istituzione e regolamentazione dei Comitati sanitari e sociali di zona" infine le nomine.
Raccomanderei vivamente ai Consiglieri la puntualità: se riprendessimo i lavori esattamente alle 15 potremmo portarli a termine ad un'ora ragionevole.



(La seduta ha termine alle ore 12,30)



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