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Dettaglio seduta n.262 del 17/10/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri: Calleri di Sala, Fassino, Garabello Giovana, Lo Turco, Minucci, Rossotto, Vera.


Argomento:

b) Progetti di legge. Presentazione e assegnazione a commissioni


PRESIDENTE

Presentazione ed assegnazione progetto di legge n. 198 relativo a "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio Regionale del Piemonte in materia di elaborazione ed attuazione della politica comunitaria" presentato dai Consiglieri Bianchi, Calsolaro, Vera, Visone, Zanone assegnato all'VIII Commissione; n. 199 relativo a "Proroga dell'efficacia della classificazione alberghiera 1973/74" presentato dalla Giunta Regionale e assegnato alla VII Commissione; n. 200 "Istituzione dell'Albo Regionale dell'Associazione Pro Loco", presentato dalla Giunta Regionale e assegnato alla VII Commissione.


Argomento:

c) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Risposte scritte ad interrogazioni ed interpellanze: da parte dell'Assessore Benzi all'interpellanza del Consigliere Carazzoni, relativa alla richiesta di intervento circa la situazione urbanistica della Valle Vigezzo da parte dell'Assessore Benzi all'interpellanza del Consigliere Beltrami in merito alla nomina delle Commissioni Provinciali per l'assegnazione degli alloggi da parte del Presidente della Giunta Oberto all'interrogazione del Consigliere Nesi, relativa alla scoperta di esplosivo in Val di Susa da parte dell'Assessore Benzi all'interrogazione del Consigliere Carazzoni in merito all'azione in corso da parte del Commissario per la liquidazione degli usi civici nei Comuni di Recetto e San Nazaro Sesia.


Argomento: Commemorazioni

d) Commemorazione del maresciallo dei Carabinieri Felice Maritano


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, nella notte del 15 ottobre, a Milano, nel corso di un conflitto a fuoco, ha perso la vita un maresciallo dei Carabinieri Felice Maritano, già comandante della stazione di Rivarolo a Genova ed attualmente in servizio a Torino, nel quadro delle indagini che si stanno svolgendo sulle brigate rosse e sul rapimento del magistrato genovese Mario Sossi.
Felice Maritano è stato ucciso nel corso di un'operazione da lui diretta, mentre si trovava appostato presso un appartamento di Milano, di recente scoperto dai Carabinieri e che si era rivelato un arsenale di armi e munizioni, nel quale un giovane, armato, nella notte si accingeva ad entrare.
Il maresciallo ucciso era nato a Torino, aveva 55 anni ed era entrato giovanissimo nell'Arma dei Carabinieri; dopo l'8 settembre venne fatto prigioniero ed internato in un campo di concentramento in Germania. Al ritorno in Patria continuò a distinguersi nel suo servizio per doti di umanità e di capacità. Per questi motivi veniva distaccato da circa sei mesi alla Sezione antiterrorismo di Torino.
Di fronte a questa nobile figura di uomo che ha dedicato la sua vita con capacità ed intelligenza alla tutela dell'ordine pubblico e della democrazia, il Consiglio Regionale del Piemonte intende inchinarsi associandosi al lutto ed al cordoglio espresso dalle più alte autorità dello Stato italiano.
Condanniamo questo assassinio, questo nuovo crimine che ha troncato la vita del maresciallo Maritano, ma che è compiuto contro tutta la comunità democratica che ancora una volta si sente colpita nella volontà di esprimersi in una convivenza civile.
Il drammatico episodio che ha portato a questa nuova vittima umana genera un ulteriore elemento di tensione e di allarme nel Paese. Chiediamo rapidità e chiarezza affinché questi individui e bande criminali che seminano morte e sgomento, vengano isolati e venga tolta loro ogni possibilità di agire facendo chiarezza sulle persone, sull'attività prevedendo ulteriori azioni criminose.
Auspichiamo che le autorità competenti portino a termine quanto prima le indagini, individuando e colpendo i responsabili di questo e degli altri gravissimi fatti avvenuti negli ultimi mesi ad opera di criminali che si autodefiniscono "brigate rosse", ponendo termine ad ogni spiraglio di violenza.
Esprimiamo il più profondo cordoglio alla famiglia del maresciallo Felice Maritano, la cui nobile figura ed attività il Consiglio Regionale del Piemonte sente il dovere di ricordare.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

e) Situazione all'azienda "Venchi Unica"


PRESIDENTE

Comunicazione sulla Venchi Unica: martedì 15 ottobre ho incontrato una delegazione di sindacalisti e lavoratori della Venchi Unica. Erano presenti alla riunione: il Consigliere Franzi dell'Ufficio di Presidenza, i Capigruppo Bianchi, Berti, Vera, Zanone.
La delegazione ha esposto i gravi problemi della Venchi Unica, azienda che raggruppa anche i marchi Talmone e Maggiora e che ha attualmente 1600/1700 dipendenti ed è costituita come S.p.A. Attualmente, a seguito del crack di Sindona che deteneva il pacchetto di controllo, l'azienda si trova con una assoluta mancanza di credito bancario e di liquidità economica pur presentando una situazione produttiva e di mercato in espansione.
La delegazione ha pertanto sollecitato l'impegno del Consiglio Regionale affinché intervenga per la salvaguardia della occupazione e dell'azienda e per garantire la continuità della produzione.
Ho espresso la piena solidarietà ai lavoratori e l'assicurazione dell'impegno del Consiglio Regionale per la soluzione dei problemi prospettati.
Nel corso della riunione è stata altresì assicurata un'azione tendente a definire la situazione della proprietà ed a sollecitare un intervento sugli istituti bancari piemontesi di diritto pubblico per sbloccare la situazione finanziaria.
Al termine della riunione ho dato assicurazione ai lavoratori della Venchi Unica che avrei sottoposto all'attenzione del Consiglio Regionale i problemi inerenti all'azienda.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

f) Revoca della riunione del Comitato d'intesa Regioni, Province, Comuni


PRESIDENTE

Comunico al Consiglio Regionale che, a seguito della revoca della manifestazione che doveva svolgersi a Roma domani 18 ottobre, organizzata dal Comitato d' intesa Regioni, Province, Comuni, ho ritenuto di esprimere nella sede competente, il più profondo dissenso sulla decisione assunta e sul modo in cui si è pervenuti alla detta revoca.
Il difficile momento attraversato dal Paese è tale infatti da non consentire decisioni del genere che hanno quale risultato immediato quello di contribuire ad alimentare un senso di sfiducia dell'opinione pubblica nei confronti di quanti hanno responsabilità politiche ed amministrative.
Ritengo inoltre che tale riunione sarebbe stata particolarmente positiva, proprio in relazione al delicato momento politico, per richiamare, l'attenzione sul ruolo che le autonomie possono svolgere per contribuire ad uscire dalla crisi attuale.
La decisione di revocare la manifestazione, presa nonostante le profonde divergenze esistenti nel Comitato d'intesa, risentendo di influenze politiche ben precise è un atto lesivo dell'autonomia degli Enti locali e contrasta con la linea che normalmente, come autonomie regionali intendiamo portare avanti combattendo l'immobilismo ed il vuoto politico sui grandi problemi del Paese. Opereremo pertanto per porre in essere quanto prima iniziative che vedano Regioni, Province e Comuni riuniti per discutere ed intervenire sui problemi attuali e per riprendere il discorso che è stato inopinatamente interrotto


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

g) Problemi del costo della vita e dell'occupazione


PRESIDENTE

Le comunicazioni che hanno aperto la seduta odierna del Consiglio Regionale non possono non farci ulteriormente meditare sul difficile momento che il Paese sta attraversando, sulle tensioni che quotidianamente vengono alimentate da episodi preoccupanti e drammatici, sul generale senso di disagio che si avverte nell'opinione pubblica di fronte alle ormai numerose rivelazioni ed ammissioni ufficiali di tentativi recenti di porre fine allo stato democratico.
Inoltre la grave crisi economica, che investe molti settori, va estendendosi e purtroppo ogni giorno si sostanzia di nuovi elementi. Nello stesso tempo il Paese risente di una crisi politica che ha portato a nuove dimissioni del governo Rumor, crisi la cui soluzione ed i cui sbocchi non possiamo ancora oggi prevedere con chiarezza. Sta per concludersi uno sciopero nazionale proclamato dalle Organizzazioni sindacali sui grandi problemi ricollegabili in generale all'aumento del costo della vita ed all'occupazione, problemi che sono particolarmente sentiti nella nostra regione, colpita dalle difficoltà dell'industria Fiat che hanno portato alla cassa integrazione per decine di migliaia di lavoratori. Ma la crisi tende ad allargarsi, ho ricordato prima l'azienda Venchi Unica ed i problemi dei suoi 1600 lavoratori; una gravissima situazione si sta verificando nel Monregalese, nelle scorse settimane la Valeo ha deciso di mettere in cassa integrazione i suoi dipendenti, analogo provvedimento viene previsto per la Ferodo; decide di piccole e medie aziende della nostra regione, collegate direttamente o indirettamente alle grandi aziende, si trovano in situazione di estrema difficoltà che non tarderanno ad evidenziarsi con ulteriori possibili ricorsi a cassa integrazione chiusura di aziende, licenziamenti.
Il Consiglio Regionale nella scorsa seduta ha già avuto modo di esprimere la sua profonda preoccupazione sulla questione Fiat, sulle negative influenze economiche e sociali determinate in tutta la regione e per le ripercussioni sui livelli generali di occupazione, Riteniamo pertanto indispensabile ribadire la necessità di avviare a livello nazionale una politica economica atta a determinare una ripresa sottolineare l'urgenza di operare scelte idonee ad uscire dalla crisi.
E' evidente che tutto ciò è strettamente collegato alla presenza e all'operatività di un governo che guidi il Paese in questo momento rispondendo alle istanze democratiche delle istituzioni decentrate e dei lavoratori che in questo momento sono particolarmente colpiti.
Ci preoccupa pertanto, il riferimento a voci di scioglimento delle Camere per ricorrere ad elezioni anticipate che potrebbero creare disorientamento nell'opinione pubblica e rischierebbero di non essere capite dai lavoratori e dal Paese, che potrebbe interpretarle come un sintomo di impotenza, debolezza o incapacità delle forze politiche di fronte all'attuale pur complessa situazione.
Auspichiamo pertanto che, senza giungere a soluzioni di questo tipo, si possa avviare un processo politico ed economico di ripresa che il Paese attende e per il quale ogni ritardo verrebbe a gravare ulteriormente sui lavoratori e sulle masse popolari.
E' aperta la discussione sulle dichiarazioni del Presidente.



BERTI Antonio

Prima di intervenire sulle comunicazioni proporrei che sulla questione della Venchi Unica, di cui ci siamo occupati nella riunione dei Capigruppo tenuto conto che la settimana scorsa si è svolto un dibattito sui problemi della Fiat ecc., il Presidente della Giunta - che ha svolto una sua iniziativa personale sulla situazione dell'azienda - ci mettesse al corrente dei risultati a cui è pervenuto, dopo di che noi potremo fare delle osservazioni in merito.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Mi proponevo di fare delle dichiarazioni, ma, avendo sentito che si intendeva aprire la discussione sulla relazione del Presidente, me ne ero astenuto. Visto però che si chiede che io faccia ora la mia esposizione aderisco molto volentieri alla sollecitazione.
Sottolineo, in primo luogo, che non si è trattato di una iniziativa del tutto personale, ma di una iniziativa che ho espletato per preciso mandato avuto dalla Giunta Regionale, da me interessata al problema, non soltanto in questi ultimi giorni ma fin da quando la situazione alla Venchi-Unica si è imposta alla attenzione ed alla responsabile considerazione del governo regionale del Piemonte.
L'Assessore al Lavoro, Conti, che ha la delega per questi problemi, ha preso immediatamente contatto ed ha intavolato discussioni con i rappresentanti dei lavoratori della Venchi Unica, con i rappresentanti dei sindacati, con le Organizzazioni sindacali interne dello stabilimento. Ha anche avuto incontri con i rappresentanti di un certo gruppo, interessato ad un eventuale rilievo della Venchi-Unica. Le trattative si sono protratte a lungo, senza sortire un esito fausto, perché il rappresentante del gruppo interessato a tale rilievo ad un certo momento ha dichiarato che rinunciava all'acquisto, non essendosi riusciti fino a quel momento a determinare la possibilità di acquisizione del pacchetto di azioni, rappresentante il 42 43%, che praticamente controlla l'attività del Consiglio d'Amministrazione di una qualunque società, data l'entità numerica delle azioni stesse.
L'Assessore Conti, dopo avermi messo al corrente di questa situazione ha accompagnato da me, alla sede della Regione, un gruppo di lavoratori, i rappresentanti dei sindacati, i quali hanno rivolto a me personalmente istanza di assecondare per quanto possibile una eventuale soluzione del problema. In quella circostanza, senza essere del tutto compreso, feci presente che il discorso doveva in ogni caso essere sviluppato sempre con i rappresentanti dei lavoratori della Venchi-Unica e dei sindacati, che era estremamente difficile che il Presidente della Regione potesse affrontare il problema andando lui alla ricerca di un possibile acquirente, e che pertanto doveva esserci una spinta sollecitatoria anche da parte di chi era direttamente interessato alla soluzione.
Dissi in quella sede, ed ho ripetuto anche successivamente, che i nodi da sciogliere per la questione Venchi-Unica erano diversi. Il primo era quello dell'acquisizione del pacchetto controllante il Consiglio di Amministrazione, in mancanza di che sarebbe stato impossibile portare avanti un discorso di ristrutturazione dell' azienda e di sua cessione. La cosa aveva implicazioni non indifferenti, anche perché non si era in grado di accertare in termini tranquilli ed assoluti neanche dove questo pacchetto si trovasse materialmente: c'era chi lo diceva in possesso di un banca svizzera, c'era chi sosteneva che detentore, se non possessore materiale, ne fosse il banchiere Sindona, c'era chi affermava, ancora, che il pacchetto azionario fosse nella disponibilità della Banca Privata Italiana, banca correlata evidentemente alla persona fisica dello stesso Sindona.
Ho dovuto pertanto fare innanzitutto questa disamina, ottenendo, come primo momento per poter continuare l'approccio, che si è portato ad una fase abbastanza avanzata, se non di conclusione definitiva, nella seduta di ieri, di appurare dove si trovava il pacchetto azionario: si è saputo che varcati o no i confini della Svizzera, ad un certo momento il pacchetto azionario era in Italia, e quindi disponibile. Ma disponibile a chi? A quella Banca Privata sulla quale la Banca d'Italia esercita il controllo avendo provveduto alla nomina di un liquidatore nella persona del dott.
Ambrosiani, in attesa che il Tribunale ordinario intervenisse per dichiarare la Banca Privata in stato di decozione. Questa dichiarazione il Tribunale di Milano, che ne aveva competenza territoriale, l'ha fatta l'altra sera, e la sentenza dovrebbe essere stata depositata ieri, o al massimo questa mattina. Non ne sono ancora a conoscenza nei termini concreti: so però per certo che nella parte dispositivi, effettivamente, la Banca Privata è dichiarata in stato di decozione. Quindi, è perfettamente valido il provvedimento della Banca d'Italia, ed è regolare la nomina dell'amministratore liquidatore, il quale liquidatore, contattato, ha dichiarato a coloro che erano interessati al rilievo della Venchi-Unica di essere autorizzato ad informare che il pacchetto azionario era disponibile al prezzo simbolico di una lira, anche se ovviamente le azioni rappresentavano qualcosa di ben diverso da tale valore.
Ottenuta questa prima dichiarazione, ho sviluppato la trattativa tenendone al corrente i Colleghi di Giunta nei limiti del possibile (perch il Gruppo in questione, che nel pomeriggio di lunedì è emerso chiaramente essere la Società Nuova Pantanella, non desiderava si manifestasse pubblicamente il suo interesse all'affare, per un complesso di circostanze e di motivi che si possono capire, al di là di quello che può essere un giudizio di valutazione critico da parte di un organismo politico com'è il Consiglio Regionale). Ovviamente, la Società intendeva proporre una istanza di salvataggio della Venchi-Unica, ma in limiti che garantissero a lei una certa attività di lavoro successivo remuneratorio, quella remunerazione che spetta a tutti coloro che si occupano di vicende di questo genere.
Nel corso dei colloqui con i sindacati e con i lavoratori era stato invitato a prendere contatti con il Ministro Giolitti, che era già stato precedentemente da me avvicinato in occasione della sua visita a Torino per l'inaugurazione della Mostra della Tecnica e della Montagna, e che aveva detto che si sarebbe a sua volta interessato presso gli Istituti bancari tramite il Governatore della Banca d'Italia, perché fossero mantenuti i fidi da parte delle banche. I dipendenti della Venchi-Unica ed i sindacati ritenevano infatti che il nodo principale da sciogliere fosse quello relativo all'ottenimento di una dichiarazione di disponibilità da parte degli Istituti bancari a riprendere il movimento dei fidi bancari, che era stato ad un certo momento fermato. (Ma, sia detto tra parentesi, questa disponibilità sarebbe assolutamente insufficiente se non intervenissero altri elementi ed altri fattori).
Una terza questione che doveva trovare soluzione perché il discorso potesse svilupparsi in termini obiettivamente chiari, con possibilità concrete di conclusione, era quello relativo al patrimonio immobiliare della Venchi Unica ed in modo più esplicito al terreno sul quale la Venchi Unica sorge: piazza Massaua-via De Sanctis. Vi sono state in proposito anche polemiche giornalistiche, con illazioni e induzioni di vario genere.
Io ho dovuto approfondire la questione, per poter portare avanti la trattativa nei confronti del gruppo che si era fatto innanzi. Ho così appreso prima di tutto che sui beni della Venchi-Unica vi sono due iscrizioni ipotecarie: una, dell'ordine di grandezza di circa tre miliardi risalente al 1970-'71, l'altra, per alcune centinaia di milioni, molto più recente, ad opera di un creditore. Il che è un elemento che dev'essere tenuto attentamente presente, perché il portatore di un credito garantito ipotecariamente che ne volesse ottenere il soddisfacimento lo potrebbe fare dalla sera al mattino mediante una ingiunzione, un pignoramento, procedendo in base ai titoli che ha già acquisito.
Si doveva pure tenere in considerazione la effettuabilità di un eventuale trasferimento, già ipotizzato nel passato e reso opportuno per lo meno da talune considerazioni di ordine tecnico, dello stabilimento dalla sede di piazza Massaua-via De Sanctis alla zona di Caselle o altrove; un discorso ancora tutto sub judice, perché intanto bisognerebbe sentire se Caselle od altro Comune è disposto ad accettare l'impianto di uno stabilimento, e la stessa Regione avrebbe la sua parte di diritto-dovere di intervenire. E quindi una delle componenti, anche se non esplicitata in termini assoluti, che muoveva quel gruppo finanziario, il cui rappresentante aveva avuto contatti con l'Assessore Conti, doveva essere proprio la possibilità di disporre del terreno, perché, vendendo il terreno, si sarebbero realizzati quei tanti miliardi che occorrevano per mettere, o rimettere, in movimento l'attività aziendale e affrontare i problemi del futuro.
A questa prospettiva si oppone, ostacolandola gravissimamente, una certa disposizione, legata ormai ad un piano regolatore che dettai determinate norme ed è in connessione anche con una espressione di volontà politica manifestatasi molto chiaramente, anche attraverso dichiarazioni fatte dai rappresentanti dei quartieri alla stampa, secondo cui quel terreno, ove non fosse più occupato come attualmente dalla Venchi-Unica non potrebbe essere utilizzato per la speculazione edilizia.
Con l'avv. Memmo, che rappresentava la Società Nuova Pantanella, nel pomeriggio di giovedì si aprì un nuovo dialogo e un nuovo discorso, perch si prospettò l'intervento da parte di detta società con l'apporto di denaro fresco, accontentandosi della piena disponibilità del pacchetto azionario indipendentemente dalla questione, relativa al terreno (il patrimonio immobiliare della Venchi Unica ha avuto nel bilancio '73 una rivalutazione dell'ordine di grandezza di un miliardo e 114 milioni).
Apparivano, pertanto, sciolti i nodi che avevano impedito fino a quel momento, intendo dire al pomeriggio di lunedì, un discorso ulteriormente approfondito. Mancava soltanto, e manca ancor oggi, come dichiarazione scritta, l'assenso di competenza del Governatore della Banca d'Italia a che il liquidatore della Banca Privata desse il nulla osta perché del pacchetto azionario (42%) fosse data disponibilità al gruppo subentrante.
A questo punto ho ritenuto opportuno convocare le banche. Devo dire che a ciò ero stato sollecitato nel corso della settimana precedente, e con grande insistenza, da parte dell'Assessore Conti, che si faceva portatore di istanze pressanti ricevute dai lavoratori, dai sindacati. Io avevo ritenuto di disattendere tali istanze fino al momento in cui avessi trovato la maniera di giungere a soluzioni che consentissero un discorso molto chiaro, molto aperto, con le sedici banche interessate al problema della Venchi-Unica. Maturata questa situazione, ho convocato per le 14,30 di ieri le banche. Ne sono intervenute quattordici, ma le due assenti ho ragione di ritenere che possano essere sfuggite, nel giro di telefonate per convocare ad una convocazione che sia arrivata al vertice direzionale (si tratta del Banco Ambrosiano e della Banca Immobiliare, successivamente comunque contattate e messe al corrente di quel che si era detto).
Ho nel frattempo ripreso il discorso con il Ministro Giolitti in persona del suo Capo di Gabinetto, il quale mi ha assicurato di aver fatto dei passi presso gli Istituti bancari e che non avrebbe mancato di farne altri, al fine di cercar di sensibilizzare gli Istituti bancari a questo problema.
Nella riunione di ieri le banche hanno fatto coralmente una dichiarazione di largo interesse e di disponibilità ad affrontare serenamente il problema, con la prospettiva di risolverlo in termini positivi, nel senso di poter dare nuova vita ai fidi, così come erano stati concessi all' inizio del bilancio del 1974, sempre che si fossero verificate le condizioni utili a portare il discorso ad una conclusione positiva, discorso che i dirigenti locali delle banche dovevano sottoporre all'esame degli organi centrali bancari che possono disporne.
Dopo questa dichiarazione generale, che a me è parsa molto interessante, molto giusta - e la sottolineo proprio per questo -, in carattere con un discorso che abbiamo altre volte fatto, e che porterebbe se lo dovessimo approfondire, a riconsiderare ancora una volta quello che il Consigliere Nesi aveva evidenziato in un intervento che io non ho dimenticato e che penso neppure i Colleghi avranno dimenticato, sulla riforma della struttura del sistema bancario, un discorso molto vasto e che tuttavia può essere richiamato opportunamente in questa sede, il dott.
Mulas, che, oltre tutto, è stato un alto dirigente della Banca del Lavoro ha avuto la possibilità di contattare più agevolmente i colleghi d'un tempo direttori di banca, ed ha loro illustrato i termini della questione. Un equivoco iniziale ha minacciato ancora una volta di far naufragare il tutto (capitano sempre di queste cose): siamo stati criticati per la legge sul personale, mi si consenta questa riapertura, e io non ho avuto difficoltà a dichiarare che era stata fatta affrettatamente, che le circolari non spiegavano. Sono incidenti che capitano dappertutto: abbiamo letto sui giornali di ieri e di ieri l'altro che i due rami del Parlamento, con tutti gli uffici legislativi a loro disposizione, hanno varato una legge in tema di affitti che lascia scoperti 58 giorni...



BERTI Antonio

Ma è questione superata ormai.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Il fatto che sia stata superata non toglie che l'errore tecnicamente sia stato commesso, e si è trattato indubbiamente di errore molto grave.
Il discorso è poi rientrato, riconoscendosi espressamente, apertamente anche attraverso un documento verbalizzato da parte del dott. Mulas e confermato anche dal direttore amministrativo della Venchi-Unica, che ha presenziato e partecipato a tutti i lavori, che le proposte stavano nei termini che avevo esposto ai direttori di banca, e cioè: messa a disposizione della Venchi-Unica di un miliardo e mezzo di denaro fresco, da farsi immediatamente da parte della Società Nuova Pantanella al momento stesso della conclusione del rapporto disponibilità dichiarata e comprovata, con autorizzazione del Governatore della Banca d'Italia, del pacchetto azionario di controllo che le banche hanno ritenuto elemento indispensabile per poter sviluppare successivamente il discorso subingresso di questa Società Pantanella, con la precisazione (vogliano i signori Consiglieri tenerlo presente) che il dott. Mulas si diceva portatore non soltanto degli interessi propri della nuova società, ma anche di un altro gruppo finanziario interessato alla vicenda, non ha detto chiaramente come e da chi composto, cosa che del resto non credo interessi molto al Presidente della Giunta, alla Regione: quello che importa loro è sapere che l'operazione possa portare ad una conclusione felice.
A questo punto le banche hanno rivolto alcune precise domande e al rappresentante della Società Pantanella e al direttore amministrativo della Venchi-Unica. Sono interrogativi che arrivano fino alla richiesta di conoscere i nomi di coloro che dovranno costituire il nuovo Consiglio d'Amministrazione. Le banche vogliono evidentemente sapere anche personalmente con chi avranno a che fare, non si accontentano di conoscere la ragione fiscale, il bilancio; vogliono conoscere coloro che saranno responsabilizzati alla continuità dell'attività di una industria che certamente e tra le più quotate del settore in Italia, e non soltanto in Italia, e che rappresenta per Torino una grossa realtà, che ha tradizioni che soprattutto dà lavoro a 1600-1700 persone, le cui famiglie vivono momenti di ansia, e che ieri hanno ricevuto la corresponsione dei salari nella misura soltanto del 50%, in un momento come questo e con prospettive certo non liete.
Il dott. Mulas si è impegnato a rispondere in brevissimo tempo, e lo stesso impegno ha assunto il direttore amministrativo. I lavori sono stati pertanto aggiornati, in una previsione che io non definisco né pessimistica né ottimistica, ma che è certo realistica e concreta. Perché realistica e concreta? Perché attraverso il dibattito che si è sviluppato si è stabilito un punto fermo: per poter salvare la Venchi-Unica, in prospettiva immediata e in prospettiva di tempo successivo, occorrono dieci miliardi. Fino ad ora si brancolava nel buio, nell'incertezza, si portavano avanti istanze, si facevano ipotesi solutive, ma non si conosceva esattamente quell'elemento fondamentale. Devo aggiungere - e questo mi potrebbe consentire un certo cauto ottimismo - che le banche, di fronte a questa cifra, non si sono assolutamente spaventate: avevano evidentemente già fatto delle valutazioni per conto loro, ed hanno dichiarato che restavano disponibili per lo sviluppo successivo del discorso, ancorando le risposte definitive a quelle che avrebbero dato il dott. Mulas da una parte e il direttore amministrativo della Venchi-Unica dall'altra.
La mia esperienza personale, anche professionale, mi ha sempre insegnato che non bisogna fidarsi di una sola ipotesi, per cui ho un altro filone di discorso avviato per il caso in cui dovesse rompersi questo, che mi pare tuttavia abbastanza ben costruito e avviato. Si sa che quando la figlia è sposata si fanno avanti pretendenti e fidanzati a centinaia.
Ebbene, proprio nel pomeriggio di oggi sono stato chiamato telefonicamente da un altro gruppo finanziario, che si è detto interessato alla soluzione del problema. E' evidente però che non mi è possibile camminare su più binari, per cui devo attendere che si concluda, in termini brevissimi, la trattativa con la Società Pantanella, che tra l'altro ha avuto il grosso merito, con il suo intervento, di sbloccare e chiarire la situazione.
Ho riferito succintamente questa situazione alla Giunta, la quale ha espresso parere favorevole alla linea che è stata seguita e mi ha conferito il mandato di proseguire in questa direzione. Continuerò dunque la mia attività, assieme a quella che svolge, in quanto delegato a questo specifico settore e campo, l'Assessore al Lavoro.
Peraltro, devo informare il Consiglio che ad un certo momento i lavoratori della Venchi Unica e le forze sindacali che li rappresentano hanno preso la decisione di "presidiare" la sede della Regione, in via Magenta. Ad evitare che possano insorgere complicazioni, facendo correre rischi anche delicati e gravi, ho chiesto alla cortesia dell'Assessore Conti che lui o suoi funzionari restino a loro volta continuativamente a colloquio con coloro che presidiano gli uffici, ritenendo che, se le cose continuano così, si possa non parlare di una certa figura giuridica che qualificherebbe il fatto in termini molto preoccupanti e difficili, che potrebbero costringere il Presidente della Giunta a compiere un ingrato dovere. L'Assessore Conti mi ha dato questa assicurazione, anche se al limite delle sue forze, e mi ha assicurato che alcuni funzionari del suo Assessorato mantengono questo rapporto costante di dialogo.
E' indubbio, signori Consiglieri, che questo particolare momento angustia profondamente il Presidente della Giunta e la Giunta (io vorrei che fosse ben presente a tutti questo aspetto collegiale: io sono un Presidente che tiene molto a questa collegialità, e qualche piccolo eventuale ritardo nelle decisioni va fatto risalire a questa mia esigenza non a indecisione, perché non voglio prendere delle determinazioni, come potrei fare, io solo, in quanto penso che la Regione dev'essere costruita in un organismo collegiale del governo regionale). Il governo regionale dicevo, è seriamente, vivamente preoccupato, oltre che per la vertenza Venchi-Unica, per le altre dieci-dodici-quattordici vertenze aperte in Torino e fuori Torino. Il Presidente del Consiglio ha accennato a quanto sta accadendo nella zona del Monregalese, ma potrei aggiungere tante altre situazioni. Questa mattina si è discusso su una situazione nel Vercellese.
E ve ne sono tante altre.
E' necessario - e mi congedo con questa considerazione, pronto e disponibile a dare tutte le ulteriori precisazioni che fossero richieste che ci mettiamo proprio dinanzi a questa responsabilità: quali sono i nostri compiti, quali sono i limiti delle nostre possibilità di intervento.
Non illudiamo nessuno, perché non vogliamo dare cocenti delusioni, ma certo facciamo tutto quello che è possibile, come volontà politica, come espressione politica, perché questi problemi, che sono innanzitutto problemi sociali, e pertanto politici, trovino da parte della Regione il conforto di un'azione che soddisfi, alle soglie dell'inverno, anzi sempre non soltanto alle soglie dell'inverno, le esigenze dei lavoratori, degli impiegati, che attendono qualche volta qualcosa di più di quello che è possibile.
La Regione ha rasentato anche l'impossibile. Al di là di questo non si può andare. Non mi sentirei mai di ingannare il mio prossimo facendo delle promesse, dando delle assicurazioni che non avessi la ampia previsione di essere in grado di mantenere. E la Giunta non può non essere su una identica posizione.
Pertanto, confortato, io penso, da quello che potrà essere successivamente ancora detto dai singoli Consiglieri e dal Consiglio nel suo contesto, ribadisco l'impegno che la Giunta da circa un mese porta innanzi in trattative difficili, delicate, sviluppandole anche nella direzione nuova a cui ho fatto riferimento oggi.
Nel concludere vorrei sottolineare un altro aspetto, prendendo occasione da questo discorso: quello del coordinamento delle iniziative.
Accade con troppa frequenza che, evidentemente spinti tutti dal desiderio di fare qualche cosa di concreto, ci si muova contestualmente contemporaneamente, qualche volta correndo il rischio di creare situazioni che non fanno approdare ad un risultato finale positivo ma determinano difficoltà di componimento di situazioni che debbono essere valutate collegialmente, responsabilmente. Intendo dire che la Regione dovrebbe, in tutte le vertenze che si riferiscono al mondo del lavoro, essere veramente la guida anche per altri organismi certamente interessati (come si pu pensare che il Comune di Torino non sia interessato alla Venchi-Unica e al problema della Fiat? Come si può pensare che la Provincia di Torino, che la Provincia di Cuneo non abbiano un interesse diretto a quanto accade nel Monregalese?). L'assunzione di impegni fatta senza coordinazione porta a conseguenze gravi, come la Giunta ha dovuto constatare più d'una volta, e si traduce in definitiva nell'approdo a risultati non positivi e non vantaggiosi per coloro che vorrebbero avere dalla Regione tutto quello che la Regione può loro dare.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta, avv. Oberto, delle sue dichiarazioni. Invito i Consiglieri che lo desiderassero a voler intervenire sulle dichiarazioni del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Nel corso dell'incontro dell'altra sera avevamo ascoltato dalle Organizzazioni sindacali la spiegazione della situazione, a completamento degli aspetti che già conoscevamo, per esserci occupati tempo fa della questione della Venchi-Unica, e avevamo, come tutti gli altri Gruppi presenti, espresso anche il nostro impegno ad operare perché si giungesse rapidamente ad una soluzione giusta. Avevamo anche espresso orientamenti e proposte, del resto qui esposti nelle sue comunicazioni dal Presidente, che avevamo pregato di farsi portavoce delle esigenze dei lavoratori presso il Presidente Oberto.
Devo dare atto all'avv. Oberto di aver fatto una esposizione molto precisa su tutti i passi che sono stati compiuti, mettendo così noi, i lavoratori, i sindacati esattamente al corrente di tutto quanto è avvenuto in rapporto a questa vicenda e quindi anche di poter fare delle considerazioni in materia.
Come abbiamo sempre affermato, noi operiamo in una situazione estremamente preoccupante per motivi che sono stati sottolineati drammaticamente dalla posizione che ha assunto la Fiat. Per questo abbiamo rilevato in altra seduta che il ruolo che la Regione, il Presidente, la Giunta ed il Consiglio devono assolvere, in quanto se lo sono assunto nel fissare lo Statuto della Regione Piemonte, è oggi tanto più importante in quanto in questo momento il Governo è in crisi, e quindi manca un interlocutore che, ove l'avesse voluto (non sempre è stato così, per la verità), avrebbe potuto far da mediatore. Questo compito deve accollarselo la Regione, al di là delle sue competenze. E' un impegno politico preciso che ci dobbiamo assumere, e in questi termini noi ci eravamo espressi durante il dibattito sulla situazione Fiat chiedendo al Presidente della Giunta ed alla Giunta di portare fino in fondo questo ruolo, non più, mi si consenta, soltanto di mediazione, ma ad un certo momento anche di scelta.
Noi abbiamo la volta scorsa sottolineato la validità essenziale di quel passo dell'ordine del giorno proposto dalla Giunta, e fatto nostro qui in Consiglio, in cui la Giunta dichiara di essere al fianco delle masse lavoratrici: è una scelta importante, che merita di essere evidenziata perché non soltanto sono queste che pagano sulla loro pelle ma anche perch è in gioco l'economia generale del Paese, del cui attuale stato di dissesto la responsabilità non ricade certo sulle masse dei lavoratori, ma sulle forze economiche e politiche che hanno diretto il nostro Paese.
Credo di poter dire che in questo momento lei quel ruolo che le abbiamo chiesto di assumere lo sta svolgendo, e glie ne do atto. Resisto alla tentazione di andare a monte della situazione per ricercare, per quanto riguarda la Venchi-Unica in particolare, cause e responsabilità del dissesto, responsabilità che sono vaste e coinvolgono forze economiche banche, forze politiche: in questo momento mi sembra che l'obiettivo più importante sia quello di vedere come uscire dalla situazione e garantire continuità e prospettive di lavoro ai 1600 dipendenti della Venchi-Unica.
Limito dunque entro questo ambito il mio breve intervento sottolineando soltanto che si tratta di operare avendo anche coscienza - e stamattina è stato detto chiaro da quanti hanno parlato alla Venchi-Unica che nel nostro Paese, per andare avanti, occorre anche far pulizia di certi intriganti, di figure molto tristi di cui si è constatato in questi giorni il peso negativo avuto sul Paese, attraverso connivenze che devono essere condannate e che in ultima analisi danneggiano la massa dei lavoratori. Il nome del finanziere Sindona risuona da vari giorni nei discorsi, campeggia nei titoli dei giornali: si tratta di un personaggio di cui sarà bene discutere, un giorno o l'altro, per appurare come abbia potuto accumulare tanto potere, come abbia potuto intrigare in quel modo. Ecco perché quando sento parlare di banche, sia pure in forma positiva, come il Presidente della Giunta ha fatto un momento fa, mi sento estremamente preoccupato: è un mondo che non ha dimostrato di saper operare onestamente, o almeno, se l'espressione è troppo forte, al di fuori del sottobosco, delle cose non conosciute. Quello che si legge sui giornali (ad esempio, nell'"Espresso" che ho qui davanti a me) ci fa capire che si tratta di un mondo certamente infido, che opera alle spalle dei cittadini italiani e di cui forse non sono ancora emersi tutti gli aspetti negativi, se è vero, e certamente lo è, che, come dice "La Stampa", Sindona è implicato anche nelle "trame nere".
Limitandomi a questa considerazione, desidero indirizzarle una richiesta, signor Presidente. I lavoratori l'altra sera ci hanno detto - e hanno detto anche a lei, hanno ripetuto questa mattina, nel corso della manifestazione - che essi chiedono in questo momento prima di tutto una decisione che assicuri fa continuità del lavoro. Questa continuità mi sembra che oggi possa essere garantita attraverso un accordo che preveda una immissione immediata di liquidità tale da consentire alle banche l'apertura di crediti di fido. Mi consenta una battuta polemica in questo dibattito che non vuol essere polemico: è doveroso da parte delle banche essere disponibili a dare questo aiuto, visto che almeno mezzo miliardo di denaro pubblico dovrà esser destinato a coprire i "buchi" del banchiere Sindona. I lavoratori non tollererebbero, e noi con essi, su decisioni di questo genere indugi che pare non ci siano quando si tratta di intervenire in situazioni troppo note per aver bisogno di ulteriori illustrazioni.
Mi consenta di ripetere qui quello che ho detto anche l'altra sera ai Capigruppo: tra le banche noi consideriamo a parte quelle di diritto pubblico, e sosteniamo che, se un impegno ci deve essere da parte di tutte le banche, una funzione sociale di primo piano dev'essere svolta dalle banche di diritto pubblico, in cui operano amministratori delegati dalle forze politiche, funzione sociale quale in questo momento può essere proprio l'apertura di credito e di fido bancario nei confronti di una azienda che fortunatamente, pur trovandosi in questa situazione, è solida ha possibilità di lavoro, commesse, mano d'opera qualificata, e quindi presenta tutte le caratteristiche di un'azienda capace di continuare a produrre, di migliorare ancora, e quindi di contribuire anche al riassetto economico della nostra provincia e del Piemonte.
Le chiedo, dunque, di operare in stretto rapporto con i lavoratori. Lei ha illustrato qui una possibilità di soluzione, e ha detto che se questa venisse meno vi sarebbero altre strade da battere. Pur dandole fiducia, io dico che la soluzione che sortirà dai contatti che lei ha non potrà essere assunta, sia pure con la sua mediazione, soltanto tra la Giunta ed i gruppi finanziari che si fanno avanti: dovranno essere chiamati a discutere anche i lavoratori, che costituiscono un interlocutore fondamentale in questo caso. Quindi, tutte le basi di accordo per il rilancio dell'azienda, sia pure messo a punto attraverso una fase di mediazione sua, devono, prima di essere avviati a conclusione, discusse a fondo con i rappresentanti dei lavoratori, i quali devono ricevere assicurazione che qualunque operazione non prescinda dal mantenimento della piena occupazione. E' un principio che abbiamo sempre sostenuto apertamente e che ho ritenuto di dover ora riaffermare.
In questo senso noi le assegniamo ancora questo ruolo, invitandola appunto a mantenere stretto il rapporto, oltre che con le forze politiche del Consiglio, in particolare con i rappresentanti dei lavoratori della fabbrica, che non vogliono limitarsi a rimanere in attesa di decisioni altrui, ma intendono essere protagonisti di una operazione che li interessa in primo piano.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Brevemente, signor Presidente, per dare atto al Presidente Oberto ed alla Giunta del modo efficace, corretto con il quale hanno affrontato questo gravissimo problema di crisi particolare di un'azienda (mi riferisco alla Venchi-Unica), aggiuntosi agli altri molteplici casi in più diretta connessione con la situazione di crisi generale che ci preoccupa.
La completezza della relazione, di cui è già stato dato atto, ci tranquillizza sulle modalità di soluzione, sulla serietà degli interventi sui modi di assunzione delle responsabilità da parte di chi si appresta ad intervenire, sul carattere che è riservato nel momento della mediazione, ma trasparente per le conclusioni che l'operazione deve avere; garanzia per noi e soprattutto per i lavoratori, per i rappresentanti dell'Azienda, per coloro che fanno dipendere la loro vita di ogni giorno dalla continuità della Venchi-Unica.
L'intervento delle banche, non di quelle strumentalizzate da speculatori finanziari, ma dei grandi istituti a livello nazionale, che per quanto sempre portati, per così dire, ad intervenire con cautela e con passi felpati non hanno dato fin qui, nel loro complesso, motivo di sospetto o timore, ma anzi sono una garanzia perché il loro impegno e la loro responsabilità, anche sociale e politica, sono più evidenti. La presenza, la partecipazione massiccia a questa fase dei maggiori istituti bancari segna, a mio parere, oltre che un successo particolare del Presidente della Giunta e dell'Assessore al Lavoro - quest'ultimo veramente sottoposto, mi si consenta di dargliene atto personalmente, ad una forma di usura, senza che riceva, con ogni probabilità, tutti i compensi di carattere psicologico che meriterebbe, per cui mi sento in dovere di esprimergli solidarietà a nome del Gruppo, convinto però di interpretare i sentimenti anche di altri settori dell'assemblea - è indice di un mutamento di clima, nel senso che questi istituti, già freddi, già distaccati cominciano ad acquisire una sensibilità politico sociale, ad avvertire, al di là del fatto economico, del fatto finanziario, il peso e l'importanza del fatto sociale e del fatto politico.
Che poi le soluzioni debbano essere sempre rigorosamente ancorate il più possibile ad una visione realistica, chiara, corretta dal punto di vista economico e finanziario è quello che da tutti si chiede, è ciò che si depreca che manchi quando succedono le cose che sono successe alla Venchi Unica proprio per l'assenza di questa chiarezza, di questa assunzione di responsabilità.
Io auguro vivamente che un lavoro così correttamente e sapientemente condotto possa, adesso che è sulle soglie del successo, giungere a coronamento. E, se può servire, il nostro Gruppo ribadisce qui la piena solidarietà, l'impegno, la sua pressione politica a questo fine. Lo facciamo, come già altre volte, sommessamente, senza ricerca di enfasi e di approvazioni, certi di adempiere ad un dovere rigoroso cui ci spinge il mandato che abbiamo ricevuto, cui ci guidano la nostra sensibilità e la nostra coscienza di uomini. Io penso che il Presidente della Giunta Regionale, non solo in forza dell'attuale situazione di crisi politica e nazionale, che tutti ci auguriamo sia positivamente, rapidamente e fattivamente conclusa, ma proprio perché la Regione è cresciuta di statura cammin facendo, ed ha mostrato di saper svolgere un ruolo, abbia, in nome di tutti noi, in nome dei lavoratori, in nome dei cittadini del Piemonte una autorità, un prestigio, quando si muove su questo terreno, che gli consenta di superare anche difficoltà e problemi che non riguardano strettamente competenze, strumenti e mezzi che sono direttamente a sua disposizione.
Io spero che dal complesso dei problemi gravi che avremo in continuità nei prossimi tempi da affrontare sia rimosso rapidissimamente quello della Venchi-Unica che peraltro ha anche un peso ed una dimensione tali da stravolgere l'economia di una città di notevoli dimensioni. La Venchi-Unica rappresenta, con i suoi 1800 dipendenti, tutta la popolazione lavorativa di una cittadina di 10-15 mila abitanti, come la mia Tortona, che a me sembra già grande, con tutti i riflessi indiretti che comporta.
Quindi, la vicenda che la riguarda è un fatto di una importanza sociale e politica enorme, che non dev'essere trascurato pur nell'ampiezza delle dimensioni torinesi, dove giustamente il problema Fiat qualche volta sembra campeggiare, essere tutto. Ricordiamoci che qui c'è una grossissima comunità, che c'è un problema di grande portata, come del resto hanno mostrato di aver compreso tutti coloro che sono intervenuti.
Se il Presidente della Giunta e l'Assessore al Lavoro, la Giunta e chi altri si interessa di questi problemi riterranno che la pressione per superare qualche momento di incertezza, o di freddezza, o di valutazione troppo strettamente tecnica o tecnicistica comporti un impegno politico anche più vasto, indubbiamente ci sentiremo tutti impegnati a svilupparlo.



PRESIDENTE

Hanno così termine gli interventi per la prima parte delle mie comunicazioni, quella riguardante specificamente la Venchi-Unica.
Sulle altre due mie comunicazioni - quella in merito al Convegno delle autonomie che doveva svolgersi il giorno 18 e quella sulla situazione della crisi di Governo e della eventualità di elezioni anticipate - qualche Consigliere intende intervenire? Chiede di parlare il Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Condivido in pieno il rammarico per la decisione di disdire l'appuntamento fissato per il 18 di questo mese. In precedenza già il Consiglio aveva avuto modo di associarsi alle espressioni di preoccupazione del suo Presidente, all'aprirsi della crisi di Governo, allorché egli aveva parlato facendo eco alle dichiarazioni del Presidente della Giunta Lombarda. In effetti, le cose sono andate come noi avevamo paventato: anche se oggi abbiamo un incaricato a formare il nuovo Governo è stato sciolto l'impegno per un convegno delle autonomie, che, unico nel suo genere finora, era stato fissato per il 18 di questo mese ed aveva lo scopo di concordare una serie di rivendicazioni da presentare al Governo in carica se fosse rimasto in carica, o al Governo che doveva nascere, ritenute essenziali dalle autonomie per poter continuare a vivere, a svolgere la loro funzione.
La deplorazione che il Presidente del Consiglio ha fatto per la mancata realizzazione di questo convegno, espressa al livello massimo cui pu essere espressa dal Consiglio, mi pare racchiuda in sé la volontà, i desideri, le speranze e la protesta al tempo stesso di tutti noi. Tuttavia credo che le altre considerazioni che il Presidente del Consiglio ha svolto e i contenuti unitari che le Regioni, i Comuni e le Province avevano da esprimere nella manifestazione del 18 potrebbero essere da noi riassunte in un documento che avrebbe un certo valore se venisse approvato oggi, proprio nel momento in cui si sta passando dalla fase degli incarichi agli uomini politici per formare il Governo alla fase di discussione interna fra i partiti per formulare il programma di governo.
Il nostro Gruppo ha preparato una traccia di queste rivendicazioni traendole tutte da documenti ufficiali più volte approvati in riunioni comuni non di associazioni di Comuni, di Province e di Regioni ma dalle Regioni stesse e in documenti similari già approvati da altri Consigli Regionali. Credo che, per il ruolo che abbiamo sempre avuto in vicende di così vasta portata, dobbiamo riuscire ad esprimere una manifestazione di volontà politica unitaria e positiva.
Pertanto, il nostro Gruppo sottoporrà a tutti gli altri Gruppi un suo testo come base, documento, ipotesi di lavoro, e su questo testo si potrà lavorare, senza che si debbano interrompere i lavori consiliari, ad evitare ulteriori perdite di tempo. Al termine della seduta, se sarà stato raggiunto un accordo, si potrebbe licenziare una presa di posizione del Consiglio.



PRESIDENTE

Sta bene. Allora, proporrei di proseguire nell'ordine del giorno, in attesa che sia concordato questo testo.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame disegno di legge n. 195 sulle norme per l'assistenza dialitica domiciliare


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'o.d.g.: "Esame disegno di legge n. 195: "Norme per l'assistenza dialitica domiciliare".
Relatore su questo disegno di legge è il Presidente della IV Commissione, Vittorio Beltrami. Da tale Commissione mi è giunta la seguente dichiarazione: "Mi pregio comunicarle che la Commissione ha portato a termine l'esame".
Non occorre il parere della I Commissione, nel caso specifico, poich non sono previsti impegni di spesa.
Ha facoltà di parlare il relatore Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Il disegno di legge della Giunta Regionale tende a dare sicurezza di norma all'esercizio della dialisi domiciliare, al fine di consentire l'equilibrato sviluppo di una attività tanto importante, assicurando al medico che indirizza il paziente a tale trattamento, ai parenti, al paziente stesso precise garanzie in ordine alle modalità di comportamento.
Le manifestazioni connesse a questo settore della dialisi, della nefrologia di fatto hanno colto di sorpresa le organizzazioni preposte al controllo della salute pubblica, creando scompensi, disagi e squilibri proprio per il crescere prorompente di una domanda davanti allo svilupparsi delle offerte che la scienza medica ha fatto alla società, ai pazienti e agli ammalati.
Infatti, la disponibilità del mezzo artificiale (necessario inizialmente anche agli stessi candidati al trapianto) assicura la sopravvivenza alla maggior parte dei pazienti, senza altra alternativa mentre la mancanza di questo presidio è causa diretta della morte del paziente, a brevissimo termine, e ciò in quanto queste malattie, che comportano una grave insufficienza renale, provocano l'accumulo nel sangue di scorie tossiche, la cui azione nociva all'organismo, a gravi livelli di accumulo, causa la morte. Queste scorie, gran parte delle quali restano tutt'ora sconosciute, possono essere allontanate dal paziente mediante processi dialitici, attraverso membrane dell'organismo (dialisi peritoneale) e artificiali (emodialisi, più comunemente nota con il termine di "rene artificiale").
Al momento attuale, l'utilizzazione clinica della dialisi peritoneale è limitata al trattamento di parte dei casi acuti ed a quello del tutto iniziale o d'emergenza di qualche caso cronico con particolari problemi.
Il rene artificiale, che rimane il presidio fondamentale di trattamento dell'uremico, acuto e cronico, rappresenta un sistema di depurazione esterno all'organismo e viene collegato periodicamente al paziente.
La sua applicazione può essere prevista fondamentalmente in due forme di trattamento.
La prima è la dialisi occasionale a tempo determinato praticata ai pazienti in uremia acuta, con blocco renale transitorio. Questi malati sono quasi sempre coinvolti in altre gravi lesioni organiche, ed il loro ricovero, per quanto possibile, va accentrato nei servizi aggregati alle Divisioni di nefrologia per motivi diagnostici, di trattamento e di specializzazione.
Ma il problema in termini di rilevanza di dimensioni, di urgenza di intervento e di esigenza di un relativo piano organico, è insorto dopo il 1960, quando particolari accorgimenti tecnici hanno permesso l'applicazione del rene artificiale anche all'uremia cronica, creando quindi, con la emodialisi periodica a tempo indefinito, la prima concreta possibilità di sostituzione artificiale di un organo interno a lungo termine.
I criteri di accettabilità degli ammalati sono andati via via ampliandosi, ottenendo risultati apprezzabili e dilatando l'ammissione al servizio dei pazienti anche in età impegnativa, oppure investiti da malattie sistemiche. Se ciò costituisce motivo di successo, innegabilmente dà luogo all'evidenziarsi della esigenza di far fronte alle maggiori richieste di utenza. Ogni anno 60 pazienti hanno bisogno di dialisi; poi salvo quelli che muoiono, restano in dialisi e l'anno successivo ne arrivano altri 60. La statistica europea fissa al 20% i dializzati che muoiono ogni anno; da noi, in Piemonte, i decessi non superano il 5%. Si dice che sia tuttora vivente qualche individuo che ha iniziato la dialisi dodici anni fa. Il più alto tasso di mortalità si verifica nei primi tre o quattro mesi, causa l ritardato ricovero o l'insufficienza di posti.
Ritenuto mediamente il decesso attorno al 5% l'anno, ne discende una sopravvivenza teorica di 25 anni, evidentemente frustrata a livello di indice per il subentro di altre malattie che investono anche i soggetti normali.
Da qualche parte, anche all'interino della Commissione, è stato posto l'interrogativo se non fosse più valido accentuare l'attenzione, piuttosto che su questo risvolto, della utilizzazione del "rene artificiale" direttamente al trapianto. La verità è che il trapianto non si fa senza la dialisi. Il trapiantato viene scelto nel pool dei pazienti dializzati perché l malato che va in insufficienza renale non subisce subito il trapianto, ma va in dialisi ed aspetta che sia disponibile, diciamo, il cadavere più simile a lui (a meno che non si faccia il trapianto tra famigliari), e questa attesa può durare da sei mesi a tre anni.
Esiste poi l'inconveniente che il trapianto, nel 50% dei casi, viene rigettato, o causa la morte nel primo anno, ed allora il paziente viene ripreso in dialisi. La dialisi rimane dunque sempre alternativa o copertura per assicurare la sopravvivenza.
Il numero dei reni disponibili permette, poi, il trapianto solamente al 20% dei malati in dialisi, quindi il trapianto non risolve da solo il problema.
In Italia, nel 1973, è stato sottoposto a trapianto soltanto il 4% dei pazienti in dialisi. Il giorno in cui si riuscirà ad effettuare il trapianto di reni di scimmia il problema sarà superato, ma, in questo momento, il trapianto è un aiuto alla dialisi.
Il trapianto sarà la meta futura particolarmente per alcune indicazioni, quali, ad esempio, la giovane età del paziente e l'impossibilità di creare validi accessi vascolari per particolari condizioni anatomiche; ma oggi non si vive senza la dialisi.
I problemi connessi alla dialisi sono molti e differenti. Tra l'altro non è più sufficiente solo assicurare la sopravvivenza del paziente, ma occorre anche garantirgli una vita tollerabile, con il miglior reinserimento possibile su di un piano sociale e lavorativo. In questo senso la dialisi non è più concepibile semplicemente in senso ospedaliero vero e proprio, o ambulatoriale, o di dialisi limitata, o del cosiddetto "self service", ma va facendosi sempre più strada la dialisi domiciliare ed è quanto investe il progetto di legge che viene sottoposto all'approvazione del Consiglio Regionale.
Proposta sin dal 1963, la dialisi domiciliare si è rapidamente diffusa nei Paesi anglosassoni, in alcuni dei quali oltre il 60% dei pazienti è ora trattato con questa modalità.
I risultati della dialisi a domicilio hanno pienamente confermato l'attuabilità anche nel nostro Paese. Si tratta di condotta operativa autonoma, affidata al paziente, con l'aiuto subordinato di un partner, ed eseguita nel domicilio del paziente stesso, con ritmo ed orari concordati con i sanitari.
I vantaggi sono molteplici: da quelli della spesa, a quello del recupero sociale del paziente, non soggetto così a trattamenti in ore che può impegnare anche per lo stesso lavoro, e a logoranti spostamenti, il recupero clinico, si dice, è migliore, è possibile evitare infezione da virus di epatite, e, oltre tutto, si consente una utilizzazione per casi acuti di particolare interesse nei reparti nefrologici degli ospedali e il ricovero.
Quello che il paziente compie è l'atto materiale della dialisi, ma il paziente rimane controllato costantemente, anche per via telefonica, dal Centro ospedaliero dal quale dipende questo tipo di assistenza, ed è obbligato a far visite periodiche al Centro. Si dice che con questo tipo di dialisi il malato è praticamente sicuro di evitare grosse complicazioni, al 98-99%. Si dice addirittura che vi sia stato maggior numero di decessi fra i dializzati negli ospedali che non fra quelli assistiti a domicilio.
Quindi, addirittura si afferma che la sopravvivenza dei paziente in dialisi domiciliare, dopo cinque anni, è del 75%, mentre quella dei pazienti in dialisi ospedaliera è del 50%.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Il fatto è che i più gravi vanno all'ospedale e muoiono.



BELTRAMI Vittorio, relatore

Questo è anche vero. Comunque, esiste la possibilità di un forte sviluppo dell'assistenza a livello domiciliare.
Il costo è evidenziato nella tabella che non sto a leggervi, unita alla relazione, che dimostra come una dialisi ospedaliera comporti circa 67.000 lire, mentre la dialisi domiciliare richiede circa la metà di tale importo.
Il costo del personale sanitario incide per 33.000 lire entro l'ospedale contro 4.700 quando l'assistenza è svolta a casa del malato.
Purtroppo, non tutti i pazienti presentano condizioni cliniche e psico attitudinali tali da far consigliare questa modalità di trattamento. E' stato comunque dichiarato autorevolmente che il paziente a domicilio ha grosse possibilità di ripresa, l'ammalato deve sentirsi sicuro e persuaso: se non si sente non lo si può forzare; dobbiamo essere sicuri dell'ambiente familiare entro cui si sviluppa questo particolare processo. Occorre un perfetto affiatamento psicologico tra paziente e partner. Occorre, poi, da ultimo, rafforzare i contatti con tutti i datori di lavoro, perché la dialisi domiciliare consente evidentemente all'ammalato di tenersi impegnato anche lungo la giornata e quindi si suggerisce, ed è un appello che può essere rivolto agli stessi datori di lavoro, di far accettare come normale il malato dializzato, che in Italia porta un numero di circa 3.000 3.000 persone che sono anche riunite in una organizzazione.
Le esigenze che ho indicato, le altre che i colleghi potranno rilevare da una più attenta lettura della relazione dovrebbero indurre ad una approvazione dei tredici articoli dei quali è composto questo disegno di legge. Altre Regioni hanno già imboccato, talune precedendoci, decisamente questa strada: l'Abruzzo, la Toscana, il Veneto e la Lombardia. Queste ultime tre Regioni, dopo aver varato una legge che fissava i principi, sono passate ad un regolamento che è stato emanato entro un periodo congruo. Nel caso nostro la completezza del provvedimento si ritiene sufficiente anche per il risvolto regolamentare, per cui la IV Commissione ne caldeggia l'approvazione al Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore e dichiaro aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Le considerazioni e l'atteggiamento nostri nei confronti di questa proposta di legge partono prima di tutto, direi essenzialmente, dal fatto che non si tratta di "gente malata", come si dice comunemente: coloro che hanno bisogno di dialisi sono malati la cui condizione è quasi disperata.
Dopo aver sentito e letto gli appelli, le richieste di intervento ed anche le proteste quando questi interventi mancano, avvengono in ritardo, si è radicata in noi la convinzione che a proposito di interventi di questo tipo non debbono valere le considerazioni che in generale si fanno quando, a proposito di interventi nelle strutture sanitarie, si sostiene la esigenza di parametri, in generale ci si riferisce al Piano ospedaliero, o quanto meno, come abbiamo più volte sostenuto, a circoscrizioni sanitarie entro cui collocare gli interventi.
Questa premessa ci consente di escludere da questo nostro intervento tutte le considerazioni che altrimenti faremmo, e che del resto ripetono interventi che in generale abbiamo fatto sull'esigenza di andare ad un modo di operare programmato.
Come ho già affermato in altre occasioni, personalmente il problema dell'emodialisi mi ha particolarmente interessato, e dal punto di vista umano e dal punto di vista anche dello sviluppo che la scienza ha avuto in questo campo di estremo interesse, come del resto in altri. Naturalmente confermo il nostro voto positivo su questa legge: non possiamo essere insensibili, o ritardare una decisione che è così insistentemente richiesta e che riguarda persone che hanno bisogno di queste decisioni e dal punto di vista dell'intervento vero e proprio e anche da quello della spinta psicologica che ad essi può venire da una decisione che consenta interventi in questo campo. (Ci sono molti altri campi, nella medicina, altrettanto disperati, ma in questo momento affrontiamo questo, che è indubbiamente uno dei più gravi).
Vogliamo tuttavia fare alcune considerazioni, che abbiamo del resto svolto in Commissione ma che desideriamo riesporre nel momento di approvare la legge, sulle quali però non insistiamo per i motivi che ho detto prima ma anche perché da una consulenza, quella del prof. Vercellone, che abbiamo avuto con la Commissione, sono venuti alcuni elementi di interesse, del resto illustrati dal relatore Beltrami, che ci hanno fatto capire che occorre votare questo provvedimento di legge.
E' un provvedimento che, come vedete, non impegna capitoli di spesa non impegna la finanza regionale. Questa legge credo si qualifichi essenzialmente come una copertura legale data a coloro che si propongono di intervenire con la dialisi domiciliare. Questo sistema,infatti, presenta indubbiamente dei rischi: noi ci rendiamo conto tuttavia che non si pu per evitare i rischi, non operare, ci rendiamo conto che questi rischi bisogna correrli, visto che in molti casi sono stati superati con esito piuttosto soddisfacente, in un contesto in cui purtroppo chi è malato in questo modo non ha vita lunga, e quindi si tratta di interventi che devono comprendere tutte queste valutazioni.
Le perplessità derivavano dal fatto che noi pensavamo che il servizio di dialisi, di purificazione del sangue, non potesse essere svolto in modo adeguato se non attraverso una equipe di personale sanitario altamente specializzato: perché nel corso della operazione di purificazione del sangue possono determinarsi complicazioni drammatiche, che soltanto la presenza di una tale equipe può permettere di eventualmente superare. Di qui la richiesta, di fronte al sorgere qua e là di vari centri di emodialisi, che la Giunta, l'Assessorato verificassero che questi Centri di emodialisi fossero comunque perfettamente attrezzati degli apparecchi occorrenti e dotati del personale necessario.
Mi ha in un certo senso sorpreso la proposta di assistenza di dialisi a livello domiciliare, che, come si vede dalla legge, dovrebbe essere svolta da un partner dell'ammalato, quindi non dalla equipe. Questo sovverte un po' una forma di intervento che a me pareva pienamente acquisita e in certo qual senso la modifica. Ci è stato spiegato che nel corso del servizio il contatto tra il Centro di emodialisi e l'ambiente domiciliare è continuo, e in caso di un eventuale peggioramento o di un momentaneo impedimento il rapporto dovrebbe conseguire interventi di carattere immediato e tempestivo, tali da evitare ogni rischio. E' certo che la equipe, nella misura in cui è presente, non ha bisogno di essere avvertita per arrivare: è anche vero, però, che la dialisi domiciliare, non comportando più l'andirivieni dell'ammalato, che è certamente uno degli aspetti più drammatici di questa malattia, da questo punto di vista costituisce un grosso vantaggio. Ad un elemento di rischio fa dunque riscontro un elemento di vantaggio.
C'è poi anche il problema del partner. Il partner è una persona che si vota a questo compito. Ci spiegava proprio il prof. Vercellone che in certi casi questo sistema ha dato anche luogo a crisi in famiglia, perché a lungo andare il partner non si è adattato a questa vita di sacrificio - trovarsi in casa due-tre volte la settimana per fare il lavoro di dialisi, che richiede tre-quattro ore. E' un sistema che comporta variazioni nella vita di una famiglia e che evidentemente può anche comportare, in qualche caso certamente deprecabile, lacerazioni che non vanno certo a vantaggio né del malato né di chi gli vive accanto.
In ultima analisi, poi, c'è il fatto che alcuni avanzano addirittura obiezioni di carattere legale, se è esatto dir così, circa la possibilità di abilitazione del partner ad eseguire certe operazioni che sarebbero consentite solo ad operatori abilitati, in questo caso a medici. Il partner è in genere una persona comune, cui sono state impartite determinate istruzioni, o che ha conseguito, al limite, un diploma di infermiere o qualcosa del genere, abilitato a svolgere quelle funzioni. Sono obiezioni che si avanzano, pare a me superate dal fatto che in altre Regioni la legge è stata comunque approvata, il che dovrebbe comunque garantirci.
Esposti tutti gli elementi di carattere umano e di carattere funzionale da cui noi partiamo per valutare i rischi e i vantaggi che sono connessi a questa pratica della dialisi domiciliare, dopo aver preso atto dell'affermazione che in altre parti del mondo, in Inghilterra ad esempio le esperienze dimostrerebbero che la dialisi domiciliare consegue risultati anche più importanti della dialisi fatta presso l'ospedale, mi pare di poter concludere in questo modo: autorizziamo con questa legge la messa in atto della dialisi a livello di domicilio; autorizziamo quindi la formazione del personale, dei partner necessari a questo fine; ma ciò non ci induca a trascurare la costruzione, già in atto e che si lamenta avvenire in ritardo, dei Centri di emodialisi. Perché una cosa mi pare assodata: che la dialisi domiciliare ha una sua validità anche e soprattutto se vi è un rapporto il più completo possibile con il Centro di emodialisi più vicino, oserei dire.
Quindi, autorizziamo questa esperienza, questo servizio a livello di domicilio, ma realizziamo il più rapidamente possibile la messa in funzione di Centri di emodialisi, secondo proposte che del resto sono già state avanzate, e controlliamo che questi siano pienamente operanti e dotati del personale sanitario occorrente per rispondere appunto alle esigenze che questo servizio deve soddisfare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'alto significato sociale e morale di questa proposta di legge non sfugge certo al nostro Gruppo. Ci pare tuttavia doveroso accennare, in sede di esame, non soltanto all'intenzione che ha dettato questa proposta di legge ma anche al suo contenuto normativo.
Da questo punto di vista, viene spontaneo il confronto con le leggi analoghe che sono già state votate e promulgate in altre Regioni e che, per la verità, presentano una struttura del tutto diversa dalla nostra; si tratta, sia nel caso della Lombardia che in quello del Veneto, degli Abruzzi e della Toscana, di leggi limitate ad un paio o a tre-quattro articoli, in cui ci si limita a prevedere la istituzione dei corsi di addestramento, rinviando in alcuni casi ad appositi regolamenti della Giunta Regionale le modalità di esecuzione della dialisi domiciliare.
La proposta di legge della Giunta, nel testo che è stato approvato in Commissione, dà invece al problema una normativa più completa; il che sotto un certo punto di vista può costituire un pregio della legge regionale piemontese rispetto alle altre, ma da un altro punto di vista, ovviamente solleva una serie di problemi anche di natura giuridica sui quali varrebbe la pena riflettere.
A me pare - dopo aver effettuato un esame, lo confesso, piuttosto affrettato di questo provvedimento, in assenza del collega Fassino, che rappresenta il Gruppo liberale nella Commissione per la Sanità - che un aspetto delicato di questa legge sia proprio la figura del coterapeuta o partner, che è stata poco fa richiamata dal Consigliere Berti. Qualche incertezza può sorgere sulla figura di questo coadiutore e sulla sua compatibilità con l'ordinamento delle leggi sanitarie, che non consentono la delega di materie sanitarie che comportino rischi anche gravi come è quella del trattamento dialitico. Da questo punto di vista, mi chiedo se non sarebbe opportuno precisare nella legge piemontese, così come lo è stato in quella veneta, che la prestazione del partner debba avvenire senza scopo di lucro, escludendo quindi qualsiasi conferimento di natura professionale a coloro che frequentano questo corso di addestramento; nel qual caso sarebbe anche opportuno correggere l'art. 3, nel senso di parlare non di "terzo che si impegna ad assistere il malato" ma piuttosto di "terzo che è designato dal malato ad assisterlo". Questa osservazione non sarà tradotta dal Gruppo liberale in un emendamento formale, ed e soltanto una raccomandazione, se così si può dire, che vorrei consegnare alla Giunta Regionale che sarà incaricata della attuazione di questa legge, affinché la tenga nel conto che crederà opportuno e, se lo riterrà opportuno, esamini la possibilità di un tale emendamento anche nel corso del presente dibattito.
Qualche osservazione si potrebbe fare anche sull'art. 7 della legge per quanto riguarda la scelta delle apparecchiature da parte del medico incaricato dell'addestramento; ciò potrebbe essere in contrasto con il decreto presidenziale che assegna il compito della proposta di acquisto di apparecchi ed attrezzature sanitarie all'Amministrazione da parte del direttore sanitario degli ospedali, e non quindi del medico incaricato dell'addestramento, e che va ulteriormente correlata alla legge del 1968 n.
132 la quale prevede che per l'acquisto di attrezzature scientifiche che rivestano particolare importanza diagnostica e terapeutica debba anche essere raccolto il parere del Consiglio dei sanitari. Anche per questo aspetto mi limito ad una raccomandazione all'Assessore, grato per quanto egli vorrà comunicarmi in sede di dichiarazioni della Giunta prima della votazione della legge.
Noi riteniamo peraltro, per le medesime ragioni che sono state poco fa qui presentate dal Consigliere Berti, che, data la natura del problema, e i suoi aspetti umani che sono davvero drammatici, sia obbligatorio per tutti non frapporre ostacoli alla sollecita approvazione di questa proposta di legge. Quindi, nel consegnare alla Giunta le osservazioni su cui mi sono soffermato, dichiaro fin d'ora che il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Non posso che associarmi alle considerazioni positive svolte principalmente dal relatore, dichiarando che il mio Gruppo vota con totale soddisfazione questo provvedi mento legislativo, col quale si dà risposta ad un problema che tocca non solo questioni di alto livello tecnico scientifico ma anche profonde questioni di natura umana.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, noi daremo voto favorevole a questo progetto di legge, riconoscendone il pregnante significato e dal punto di vista sociale e dal punto di vista morale.
Tuttavia, sia pure soltanto sotto forma di interrogativi che ci permettiamo presentare all'Assessore, vorremmo chiedere se questa iniziativa di legge, che ha indubbiamente un profondo contenuto innovativo e d'avanguardia, se è vero come è vero che il trattamento dialitico domiciliare finora è praticato solo nei Paesi anglosassoni, pur non comportando oneri di spesa per la Regione in oggi, non possa in un domani rappresentare un costo non indifferente per la Regione stessa.
Perché è vero che la legge che è sottoposta ora al nostro esame si limita a dettare una normativa per l'applicazione del trattamento dialitico domiciliare, facendo carico delle relative spese agli ospedali; ma è altresì vero che, com'è noto, dal 1° gennaio del prossimo anno gli ospedali passeranno a carico delle Regioni.
Sarebbe quindi opportuno poter conoscere sin da ora, magari anche soltanto a titolo di documentazione, e di curiosità, quali oneri dovremo avviarci a sostenere.
Da questa domanda ne discendono altre. Non era forse il caso di attendere la più volte invocata, auspicata e promessa riforma sanitaria per procedere su questa strada? Non è che noi personalmente abbiamo molta fiducia nella riforma stessa, ma poiché più volte questa ci è stata preannunciata di prossima realizzazione, ci domandiamo se non fosse il caso pur riconoscendo la drammaticità della situazione dei malati che si trovano ad aver bisogno dell'assistenza dialitica - di attendere la normativa che la riforma stessa potrà al riguardo dettare. In quanto potrebbe risultarne che provvedimenti assistenziali di questo genere vadano posti, che so, a carico della medicina di Stato, o a carico delle mutue, o a carico delle unità sanitarie locali. Sono perplessità che abbiamo ed alle quali gradiremmo ricevere risposta da parte dell'Assessore competente.
Altra domanda. Qui si parla di un corso di preparazione, che deve seguire il partner per poter applicare la terapia dialitica domiciliare.
Quale la durata, quale il costo del corso? Anche di qui discendono problemi di carattere economico-finanziario che, anche se non intendiamo far pesare sulla valutazione del progetto di legge, al quale abbiamo già preannunciato il nostro voto favorevole, pensiamo possano formare oggetto di qualche ulteriore chiarimento da parte della Giunta proponente di questo disegno di legge.
Ripetiamo che abbiamo voluto semplicemente formulare delle domande riconoscendo anche una nostra scarsa competenza al riguardo; domande che non attengono alla sostanza e alla validità dell'iniziativa legislativa ma che pensiamo possano e debbano avere risposta da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

Se più nessun Consigliere intende intervenire, darei la parola all'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

E' anzitutto doveroso ringraziare la Commissione per la rapidità con cui ha esaminato e approvato, adottando alcune molte limitate integrazioni il testo proposto dalla Giunta Regionale in tema di dialisi domiciliare.
Dirò subito che molte perplessità che ancora esistono sono state raccolte, esaminate, ponderate in occasione sia della formulazione del progetto di legge che ha avuto varie stesure, sia dell'esame effettuato dalla Commissione, sia in occasione della consultazione che è stata incentrata, come or ora è stato ricordato, dall'incontro con il prof.
Vercellone il quale in questa materia è certamente molto esperto e svolge un'attività ricca di esperienza.
Quello della dialisi è già di per sé un grosso problema e stiamo facendo uno sforzo per avere il numero dei posti sufficienti negli ospedali, per assicurare un letto attrezzato e le apparecchiature corrispondenti agli insufficienti renali che si trovano in quello stato gravissimo che è stato ricordato. Sottoposti a dialisi, questi malati non muoiono, c'è una riduzione, una vera caduta del tasso di mortalità per cui il numero di ammalati sottoposti alla dialisi cresce man mano che il tempo passa e si presentano i nuovi che si aggiungono a quelli già sottoposti a questo trattamento.
La Giunta ha disposto tempestivamente i fondi con un criterio di priorità rispetto ad altri interventi, facendone carico alla quota di riparto del fondo per le attrezzature, sennonché non è facile, nonostante le molte sollecitazioni e i contatti continui, ottenere che gli ospedali destinatari di questi fondi, che sono quelli che devono impiantare e gestire il servizio, si adeguino tempestivamente ai nostri programmi.
Non è solo questione di denaro, lo abbiamo constatato e non è forse qualche volta neppure questione di buona volontà, quando la richiesta si fa pressante occorre avere anche le attrezzature murarie, i locali (come ad Asti) il personale idoneo medico e paramedico, considerato che questo è un lavoro molto impegnativo e che non è accettato con facilità da tutti quelli che si dedicano alla medicina. Di qui i ritardi sui nostri programmi, che non sono enormi, ma sono comunque sensibili. Le pressioni che facciamo nei confronti delle amministrazioni che sono tempestivamente avvertite, che hanno avuto incontri con l'Amministrazione Regionale, con i tecnici, con il prof. Vercellone ecc. sono costanti, ciò nonostante non sempre si riesce ad ottenere, nei termini previsti, la messa in funzione degli impianti che si vanno acquistando.
Nuovi centri stanno aprendosi, a Novara a Rivoli, si è potenziato quello di Asti, ad Alessandria comincerebbe a funzionare un doppio turno ma l'aumento della richiesta è sempre più forte delle previsioni, che pure sono fatte con un criterio approssimativo ma abbastanza preciso.
E questa è una prima delle constatazioni che impone di cercare anche altri sistemi.
Si dice che è una questione di spesa, ma io vorrei mettere un pochino in disparte questo discorso. Abbiamo denunciato costi che ci sono stati indicati da esperti, la Commissione consiliare li ha recepiti e riportati nella relazione; ci auguriamo che corrispondano alla realtà. Questi costi dovrebbero costituire un risparmio rispetto a quelli della dialisi negli ospedali, ma il problema non è neppure quello, l'insufficiente renale che ha bisogno della dialisi è un ammalato particolare che ha una necessità a cui bisogna provvedere indipendentemente dal costo. Ci sono in tutti gli ospedali degli ammalati che costano di più rispetto ad altri, c'è il grande ustionato che costa certamente cinque o sei volte più di un ammalato della generalità dei casi, ci può essere il bambino tetanico che costa di medicinali più che non il consumo di tutto l'intero reparto. Si tratta di interventi che esigono spese elevate e che una struttura con intendimenti sociali deve e non può non mettere nei propri bilanci. Le spese che si fanno per l'assistenza ospedaliera e sanitaria molto spesso sono meno produttive di quelle che in realtà potrebbero essere: l'enorme consumo dei medicinali, la permanenza in ospedali per periodi anche lunghi di accertamento, la permanenza in ospedali di lungo degenti ricoverati in reparti per acuti, una serie insomma di circostanze, di fatti, di disfunzioni. Il continuo aumento della richiesta porta a considerare che non è tanto il costo di ammalati che hanno bisogno di cure particolari quello che deve spaventare, quanto piuttosto la razionalità di un sistema che contenga, che limiti, che riduca le spese meno necessarie per non fare mancare l'indispensabile a coloro che ne hanno bisogno.
Il costo viene indicato inferiore perché non ha l'enorme peso del personale, però il costo finale si potrà calcolare quando il provvedimento farà la sua strada, si potrà così vedere quello che costano in effetti le equipe che dovranno essere rinforzate negli ospedali perché possano seguire l'ammalato a casa e tutto il resto. E' difficile dire oggi quanto costa ogni singolo reparto, è uno sforzo che l'Amministrazione Regionale dovrà fare e sta già in parte facendo,avviando questa indagine dal momento che è sancito dalla legge che col 1° gennaio deve assumersi il finanziamento degli ospedali; a questo punto, soppresse le mutue, non potrà non preoccuparsi di quello che succede nell'interno degli ospedali in relazione al loro funzionamento e alle relative spese.
Per venire al merito di alcune osservazioni che sono state fatte particolarmente dal Consigliere Zanone, che si incentrano in via direi quasi di raccomandazione sugli artt. 3 e 7, devo rilevare che, per quanto riguarda l'art. 3, l'assistente è certamente una persona che noi abbiamo immaginato sia di scelta, di gradimento del paziente (l'ha rilevato anche il Consigliere Berti); d'altronde è specificato nello stesso art. 3, sol che si prosegua nella lettura e si consideri che le domande devono essere sottoscritte dal paziente e dalla persona che intende assisterlo.
Indubbiamente con una libera scelta da parte del paziente. Se si vuole si può fare,ma sarebbe una ridondanza, una ripetizione quella di fare un emendamento aggiuntivo là dove si dice "per i casi di trattamento senza l'assistenza di personale designato dall'ospedale, le domande devono indicare, oltre alle generalità del soggetto, quelle del terzo" e qui potremmo aggiungere "ritenuto idoneo dal paziente" o "scelto" o "indicato dal paziente". Sarebbe un'ulteriore precisazione che conformerebbe il concetto, che peraltro risulta dall'ultima parte dello stesso articolo.
Per quanto riguarda l'art. 7 e cioè le scelte delle apparecchiature, mi rendo perfettamente conto che siamo andati più secondo un indirizzo pratico che non secondo un esame, forse non abbiamo tenuto conto della normativa esistente; indubbiamente occorre seguire la procedura normale seguita dagli ospedali, ma ciò su cui si voleva porre l'accento era il fatto che si dovesse sentire il medico incaricato dell'addestramento perché, anche se insieme al direttore sanitario, è lui in effetti che manda avanti questo servizio.
In sede di disposizioni di questa osservazione intesa come raccomandazione bisognerà certamente tenere conto in modo particolare.
Quel che vorrei escludere è che si debba attendere la riforma per fare questo, anzi, dirò che è un'esigenza talmente impellente che occorre provvedere subito, con i rischi, con le perplessità, con le difficoltà psicologiche che comporta, con tutto quello che è stato messo in luce da coloro che hanno preso la parola, ma che non ci deve preoccupare al punto da portarci alla paralisi nella nostra azione.
Noi constatiamo che a Torino la dialisi domiciliare si fa da qualche tempo; Torino non è stata seconda a nessuno fin dall'inizio di questa attività (peraltro cominciata all'estero e portata qui). A questo punto c'è da chiedersi se sarebbe opportuno lasciare senza una normativa un'attività che egualmente si svolge. Non è escluso che sia già stata proposta in sede nazionale una normativa di questo genere, però sappiamo quanto lento sia in sede nazionale l'iter di certe iniziative; in alcune Regioni, probabilmente sulla stessa richiesta (è verosimile almeno) di coloro che se ne occupano è stata adottata e lasciare il Piemonte senza un provvedimento legislativo sia pure regionale, sarebbe proprio mettere in uno stato di minorità, quasi di difficoltà coloro che, non senza molto impegno, non senza rischi svolgono un'attività meritoria ma che ha delle effettive difficoltà per il funzionamento.
A questo punto pare addirittura necessario produrre questa normativa in modo che sia completa ed è per questo che abbiamo preferito non lasciare a disposizioni successive ed integrative un testo di legge, è per questo che abbiamo proposto un testo completo in cui ci fosse anche la specificazione di quello che in pratica bisogna fare. Ciò pare a noi che riduca il rischio, che riduca la possibilità di errori e che dia un maggiore impegno a coloro che se ne occupano, tutelandosi non tanto per i rischi personali che possono correre, perché questo neppure lo pensiamo, quanto piuttosto per dare la certezza che la Regione con sensibilità ha affrontato il problema, anche se con le relative incertezze, di adeguarsi alla necessità di un lavoro che non ci può non svolgere.
Con questo la Giunta rinnova il ringraziamento a coloro che a questo progetto di legge hanno lavorato e ne raccomanda anch'essa la approvazione.



PRESIDENTE

Terminata la discussione generale, passiamo alla votazione dei singoli articoli.
Disegno di legge regionale n. 195 "Norme per l'assistenza dialitica domiciliare".
Art. 1 - La dialisi domiciliare viene realizzata senza la presenza di personale medico in locali riconosciuti idonei.
La condotta operativa può essere affidata direttamente al paziente che si avvale dell'apporto collaborativo di un assistente da lui designato e ritenuto idoneo dal responsabile del servizio di addestramento.
In caso di condotta operativa parzialmente autonoma, l'ente ospedaliero mette a disposizione il personale di assistenza.
Non vi sono emendamenti. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - "Gli Enti ospedalieri presso i quali sono in funzione servizi di dialisi svolgono corsi di addestramento per l'apprendimento delle tecniche necessarie alla esecuzione della dialisi domiciliare.
L'istituzione dei corsi è subordinata all'autorizzazione della Giunta Regionale in conformità alle previsioni della programmazione ospedaliera ed all'esistenza presso l'Ente che intende istituirli dei requisiti necessari per la gestione del corso e per il controllo dell'esercizio dell'attività della dialisi domiciliare.
I Consigli di Amministrazione degli Enti ospedalieri designano su proposta del Direttore Sanitario, sentito il responsabile del servizio di emodialisi, un medico con esperienza pratica di emodialisi di almeno due anni quale responsabile della direzione del corso".
Se non vi sono emendamenti si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - "Le richieste di ammissione ai corsi di cui all'articolo 2 devono essere presentate al responsabile del servizio di dialisi domiciliare di cui si intende frequentare il corso.
Per i casi di trattamento senza l'assistenza di personale designato dall'ospedale, le domande devono indicare oltre le generalità del soggetto quelle del terzo che si impegna ad assistere il malato nel corso del trattamento terapeutico; le domande devono essere sottoscritte dal paziente e dalla persona che intende assisterlo".
Nessuno chiede la parola? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - "La valutazione della esistenza dei requisiti necessari per l'ammissione al corso è effettuata dal responsabile del Servizio di emodialisi, in collaborazione con il medico responsabile dell'addestramento alla dialisi domiciliare se questi è persona diversa dalla precedente". Non vi sono emendamenti. Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - "II responsabile del Servizio di emodialisi, in collaborazione con il medico incaricato dell'addestramento alla dialisi domiciliare determina le materie teorico-pratiche del corso e le modalità del loro svolgimento in relazione anche al tipo di apparecchiatura emodialitica utilizzata per il trattamento domiciliare.
I corsi sono svolti da personale medico, paramedico ed infermieristico esperto nell'esecuzione del trattamento dialitico, sotto La direzione del responsabile preposto alla direzione del corso".
Nessuno chiede la parola? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - "Al termine del corso di addestramento, il personale docente accerta l'idoneità del paziente e dell'eventuale assistente ad effettuare la dialisi domiciliare.
I pazienti ed i loro assistenti riconosciuti idonei, possono eseguire le pratiche della dialisi domiciliare applicando le tecniche apprese previa autorizzazione del responsabile del servizio che ha organizzato l'addestramento stesso.
L'autorizzazione è limitata all'assistente addestrato presso il Centro ed alla sede extra ospedaliera concordata al termine del periodo di addestramento.
In caso di giudizio, di inidoneità del paziente o dell'assistente o di rinuncia degli stessi ad effettuare la dialisi domiciliare il paziente sarà trasferito per il trattamento dialitico nel più vicino centro ospedaliero indicato dal servizio, compatibilmente con le possibilità ricettive di esso".
Nessuno chiedendo la parola si procede alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30.
hanno risposto SI 30 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - "La scelta delle apparecchiature da usarsi per la dialisi domiciliare spetta al medico incaricato dell'addestramento, sentito il parere del responsabile del Servizio di emodialisi, qualora questi sia persona diversa dalla prima, nonché quello del direttore sanitario dell'Ospedale".



BELTRAMI Vittorio, relatore

Per restare entro margini sopportabili anche in ordine a quanto è stato detto dal collega Zanone, se il Consiglio fosse d'accordo (non ho avuto possibilità di trovarmi con i colleghi della Commissione) mi sembra che sarebbe sostenibile modificare l'art. 7 in questo modo: "La scelta delle apparecchiature da usarsi per la dialisi domiciliare è proposta dal direttore sanitario dell'ospedale con il parere del medico incaricato dell'addestramento e del responsabile del servizio di emodialisi se questi è persona diversa dalla prima".
Questo al fine di non incappare in quei pericoli a cui accennava il Consigliere Zanone.



PRESIDENTE

Mi vuole fare pervenire l'emendamento sostitutivo? Non vi sono richieste di parola sull'emendamento letto dal Consigliere Beltrami? L'Assessore Armella?



ARMELLA Angelo, Assessore alla Sanità

Approvo.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento sostitutivo dell'art. 7 per alzata di mano.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione l'art. 7 così emendato, per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 - "Gli Enti ospedalieri presso i quali sono istituiti i corsi di cui all'art. 2 devono garantire l'assistenza tecnica e medica necessaria alla dialisi domiciliare, ed assicurare che il Centro Dialisi tenga liberi alcuni letti ed attrezzature indispensabili per far fronte ad impedimenti temporanei dell'assistenza domiciliare".
Nessuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 - "Le sedute di dialisi devono avvenire secondo i giorni e gli orari concordati con il Servizio. Le sedute che si discostino dall'orario stabilito devono essere preventivamente concordate, oppure, in caso di emergenza, tempestivamente segnalate.
Il Centro non risponde delle conseguenze di una mancata reperibilità se le sedute avvengono in orari non approvati dal Centro.
I pazienti devono condurre il trattamento secondo le metodiche apprese durante il corso, accettando inoltre eventuali variazioni ritenute necessarie dai medici responsabili del programma od imposte dagli sviluppi del programma stesso. Non sono consentite variazioni se non preventivamente concordate con il servizio.
I pazienti devono segnalare qualsiasi evento che sopravvenga al trattamento praticato. In caso di incidente occorre prendere immediato contatto con il Centro per l'adozione dei rimedi più idonei".
Se nessuno chiede la parola si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 31.
Hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 -"I pazienti in trattamento dialitico domiciliare hanno l'obbligo di sottoporsi ai controlli clinico-laboratoristici e tecnici prescritti dal Servizio di Emodialisi che ha rilasciato l'autorizzazione e di attenersi scrupolosamente alle istruzioni inerenti al 'controllo tecnico clinico' predisposto dal Servizio.
I pazienti sono tenuti al corretto uso ed alla buona conservazione degli apparecchi e dei materiali ricevuti, nonché alla loro restituzione con i materiali inutilizzati al termine della terapia o nel caso in cui cessi il rapporto con il Servizio ospedaliero che li ha forniti. Essi rispondono dei danni da loro provocati per incuria".
Qualcuno desidera la parola? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti: 32.
Hanno risposto SI: 32 Consiglieri.
L'articolo 10 è approvato.
Art. 11 -"Il responsabile del Servizio di emodialisi, in base al giudizio espresso dal medico incaricato della sorveglianza dei pazienti può interrompere il trattamento domiciliare per esigenze cliniche ed organizzative e quando la inosservanza delle istruzioni da parte del paziente possa risultare pericolosa per la sua incolumità. Anche il paziente può richiedere, con domanda scritta, la sospensione del trattamento domiciliare. In entrambi i casi la decisione implica il trasferimento per il trattamento dialitico, al più vicino Centro ospedaliero scelto dal Servizio, compatibilmente con le disponibilità ricettive".
Nessuno chiede la parola? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti: 29.
Hanno risposto SI: 29 Consiglieri.
L'articolo 11 è approvato.
Art. 12 - "Il trasferimento del trattamento domiciliare in sede diversa da quella per la quale si era ottenuta autorizzazione fa decadere la precedente autorizzazione.
L'interessato dovrà inoltrare nuova istanza allo stesso Servizio di emodialisi o ad altro Servizio dotato di un Centro di Assistenza domiciliare per ottenere, un'ulteriore autorizzazione".
Non vi sono emendamenti, si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti: 32.
Hanno risposto SI: 32 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Art. 13 - "L'Ente ospedaliero è tenuto alla stipulazione di contratti assicurativi per i danni comunque derivanti dalla utilizzazione delle attrezzature e dei materiali." Qualcuno desidera parlare? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti: 31.
Hanno risposto SI: 31 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Si proceda ora alla votazione dell'intero disegno di legge: "Norme per l'assistenza dialitica domiciliare".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti: 32.
Hanno risposto SI: 32 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 195 è approvato.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Ordine del giorno per una rapida soluzione della crisi governativa


PRESIDENTE

Mi è giunto l'ordine del giorno che era stato preannunciato: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, di fronte all'apertura della crisi di governo e alle ripercussioni che questo fatto potrà produrre nella già difficile situazione del Paese se non si perverrà sollecitamente ad una soluzione efficace e costruttiva della crisi, ricorda che precise scadenze di particolare interesse per le Regioni e le autonomie locali, attendono il Governo ed il Parlamento nei prossimi mesi quali: la riforma della finanza pubblica nel suo complesso, in relazione alle spese sia dello Stato, sia delle Regioni, sia degli Enti locali l'immediata presentazione al Parlamento, in adempimento degli impegni presi, dei disegni di legge concordati con le Regioni sulla finanza regionale e sulla contabilità delle Regioni la discussione del bilancio dello Stato per il 1975, che deve essere preceduta da incontri delle Commissioni bilancio e tesoro con le Regioni per discutere le voci che interessano le medesime, aumentando il fondo comune (art. 8 della legge finanziaria) almeno del 25%, confermando il fondo di sviluppo (art. 9) nella misura almeno del bilancio dello Stato 1974, iscrivendo un fondo di applicazione (art. 12) in relazione anche al fatto che il bilancio dello Stato per il 1975 presenta un aumento di circa il 20% sia in entrata che in uscita il completamento del trasferimento delle funzioni delle Regioni per il riordinamento dell'Amministrazione centrale e periferica dello Stato la riforma della RAI-TV da deliberare entro il 30 novembre, che veda la concreta partecipazione delle Regioni alla gestione ed al controllo di tutti i programmi.
Esprime l'esigenza e quindi la fiducia che siano rimossi irrigidimenti o situazioni capaci di avvalorare l'ipotesi di elezioni politiche anticipate, poiché una tale evenienza avrebbe per effetto la paralisi per lungo periodo di tempo dell'attività del Governo e del Parlamento, proprio quando più urgente è la necessità di decisioni rapide e tempestive sul piano economico e sociale ed iniziative legislative sul terreno delle riforme per la difesa delle istituzioni democratiche minacciate dalla crisi economica e sociale, dell'ordine pubblico e dell'azione eversiva di marca fascista.
Auspica quindi che l'impegno delle forze politiche, secondo i loro ruoli e le loro responsabilità, conduca ad una rapida conclusione della crisi per consentire il naturale svolgimento della legislatura nazionale e quindi la conclusione della legislatura regionale alla sua scadenza. E' infatti interesse preminente della società nazionale che il Parlamento, il Governo centrale e le Regioni individuino una precisa strategia che nei prossimi mesi metta a fuoco, con sempre maggior vigore, i temi delle libertà democratiche, con particolare riferimento a quelle delle autonomie del governo locale ed il quadro degli atti di governo per un'efficiente amministrazione della cosa pubblica, onde pervenire al superamento delle condizioni di crisi e garantire che il confronto elettorale regionale avvenga in un clima di maggiore salvezza e credibilità delle istituzioni".
F.to Berti, Bianchi, Cardinali Simonelli, Zanone.
Qualcuno chiede di parlare su questo ordine del giorno? Per dichiarazione di voto, il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, il Gruppo della Destra Nazionale darà voto contrario a questo ordine del giorno non solo e non tanto per i richiami puntualmente presenti anche in questo documento, alla davvero divertente storiella delle trame nere che con poco senso della misura e con scarso rispetto del ridicolo si osa ancora una volta portare avanti in quest'aula proprio nel momento in cui, da tutte le parti, chiaro risulta che semmai dichiarazione avventata e scellerata venne pronunciata a livello politico questa fu quella di quell'ignobile Ministro dell'Interno Taviani il quale qualche settimana fa osò dichiarare che le trame si coloravano soltanto di nero. Ecco, non solo per questa ragione voteremo contro, perché il richiamo che si è voluto fare in questo documento da solo si condanna, proprio nel momento in cui le forze dell'ordine cadono sotto il piombo dei brigatisti rossi, anche se poi non si trova occasione, spunto e parola per ricordarlo in questo Consiglio comunale...



(Voci di alcuni Consiglieri: Consiglio Regionale!)



CARAZZONI Nino

Ecco, riprendetemi sempre sulle questioni di forma, mai sulle questioni di sostanza, io di questo sono ben lieto! Ma votiamo contro, soprattutto, perché l'ordine del giorno è eccessivamente elusivo...



BESATE Piero

E' demoplutobolscevogiudaico.



CARAZZONI Nino

No, questa è un'espressione che usavano gli ex fascisti che numerosi siedono in questo Consiglio Regionale, io non l'ho mai usata prima, non vedo perché dovrei usarla adesso, anche perché fascista non lo sono mai stato per ragioni anagrafiche.



PRESIDENTE

Lei era ancora un bambino!



CARAZZONI Nino

Esatto, qualcuno invece che aveva l'età della ragione faceva il fascista in tempi comodi, salvo poi fare l'antifascista oggi che è più comodo fare dell'antifascismo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' molto peggio fare il fascista oggi!



CARAZZONI Nino

Difatti io rappresento la Destra Nazionale, signor Presidente, non si impanchi a giudice per cortesia e mi lasci proseguire.
Devo dire che noi votiamo contro questo ordine del giorno perché è un documento, al di là delle osservazioni fatte prima, sostanzialmente elusivo, insignificante e non affronta il merito dei problemi, si limita a sottolineare che, stante la crisi di governo, vengono ad essere disattesi taluni impegni precisi che da parte dell'attuale classe dirigente, da parte di questo governo da tempo avrebbero dovuto essere assolti.
Noi non possiamo accedere su questa strada, non ci limitiamo ad una deplorazione di fatti, avremmo votato l'ordine del giorno - fatte salve le riserve in premessa - se il documento avesse portato un'esplicita condanna nei confronti di un governo e di una classe dirigente che hanno voluto questa riforma regionale e che oggi mettono in pratica le Regioni nell'impossibilità di funzionare, privandole dei mezzi propri per andare avanti.
Pubblica "La Notte", ultima edizione di oggi, una dichiarazione del Presidente della Regione Lombardia, on. Golfari.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Golfari.



CARAZZONI Nino

Golfari. Ecco, sempre sulle questioni di forma, Presidente, o di accento...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La forma fa parte della sostanza!



CARAZZONI Nino

. non mi richiami mai sulle questioni di sostanza.
Dice in quella dichiarazione: "Bisogna prendere atto che il rapporto Governo-Regioni è caduto, il confronto sul bilancio statale 1975 si è risolto in un nulla di fatto e le Regioni si sono viste assegnare mezzi inferiori rispetto all'anno precedente".
E allora perché non si dice nell'ordine del giorno che qui è stato presentato, a firma dei gruppi della maggioranza, che tutto questo rappresenta una precisa inadempienza da parte di questo governo e di questa classe dirigente, perché non si dice che dopo avere avuto il mostriciattolo delle Regioni, con un ordinamento che doveva insegnare un modo nuovo di fare politica, poi in realtà tutto si è fatto, tutto si va facendo per affossare le Regioni stesse? Si parlava prima di una legge di contenuto sanitario, ma forse che qualcuno di noi ignora che proprio la prevista riforma che dal 1.1.1975 passerà a carico delle Regioni, gli Enti ospedalieri con il loro carico pazzesco, gravoso, enorme di debiti, sarà proprio un mezzo per affossare definitivamente questa riforma regionale? Ed allora proprio dalla parte nostra, che si è opposta alla riforma regionale, ma che oggi prende atto di quella che è la realtà e che ha il coraggio di dire che oggi che le Regioni sono state fatte tanto vale cercare di farle funzionare bene, esattamente come invece (ripeto ancora una volta) questa classe dirigente sta non facendo e cerca invece di affossarle, ecco, proprio da parte nostra si dice che non è possibile avallare ordini del giorno che vengono proposti soltanto per sottolineare un simbolico unanimismo, ma che in realtà sono destinati ad essere soltanto pezzi di carta che resteranno chiusi nel cassetto del Presidente del Consiglio o del Presidente della Giunta.
A queste commedie la Destra Nazionale non si presta e per questo darà voto contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Molto brevemente, signor Presidente, in ordine ad alcune questioni di sostanza.
Dal punto di vista delle pregiudiziali politiche credo di dovere affermare che anche l'ordine del giorno ricorda come ci siano gravi questioni di ordine pubblico, quale quella costituita dall'attività delle brigate rosse, così come ci sono più vasti e più pericolosi disegni, anche se accompagnati con atti ancor più gravemente criminali, che sono di natura eversiva e di natura fascista.
Io credo che non dovrebbe essere molto coerente con un'impostazione della Destra Nazionale che si vuole qualificare come forza politica democratica inserita nel quadro costituzionale, il fare un rilievo di questa natura.



CURCI Domenico

E' per parzialità.



BIANCHI Adriano

Non è parzialità, perché è proprio inserito questo punto che impedisce ogni parzialità, ma qualifica e classifica ogni fatto, secondo un giudizio politico di proporzione e di valore e di valutazione.
Ritengo poi che proprio oggi anche, in ordine ad impegni che non attengono neanche ai compiti istituzionali della Regione si sia ancora una volta dimostrato che questa così svillaneggiata classe politica non è poi così assente dai propri doveri e non è in una posizione di chi abdica all'impegno di fare della Regione un momento per la costruzione di uno Stato più ordinato e più efficiente.
Infine quest'ordine del giorno non risolve problemi di natura superstorica di carattere cosmico, soltanto, di fronte al problema che la crisi pone e che preoccupa ogni cittadino e ogni uomo politico responsabile, ricorda come c'erano anche delle scadenze che riguardavano gli sviluppi della politica delle autonomie degli Enti locali e in un momento di particolare sensibilità, quando si auspica, si pensa e si spera che si formi un nuovo e, mi auguro, efficiente governo, questo abbia presente, attraverso la sollecitazione che noi facciamo, che ci sono anche queste esigenze.



PRESIDENTE

Se più nessuno chiede la parola, metto in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno di cui ho dato lettura.
L'ordine del giorno è approvato a maggioranza.


Argomento: Commercio - Commercio

Costituzione Comitato coordinamento prezzi


PRESIDENTE

Proseguiamo con i nostri lavori: Costituzione Comitato coordinamento prezzi.
La conferenza dei Capigruppo, con il Presidente della Giunta, aveva posto l'esigenza di mettere questo punto all'ordine del giorno, ma non ho notizia rispetto all'intendimento della Giunta.
Sospendo solo pochi minuti perché il Presidente della Giunta è chiamato al telefono dal Ministro Toros.



(La seduta viene sospesa per pochi minuti)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il Presidente della Giunta desidera fare alcune dichiarazioni relative alla costituzione del Comitato coordinamento prezzi.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Il problema è stato portato per poter essere puntualizzato nei lavori del Consiglio di oggi pomeriggio, ma stamane la Giunta è stata assorbita da altre cose e in modo particolare sulla questione della Venchi Unica per cui non le è stato possibile prendere in esame la delibera che è pronta pertanto chiederei l'aggiornamento alla seduta di giovedì venturo.



PRESIDENTE

Qualcuno desidera intervenire sulle dichiarazioni rese dal Presidente della Giunta? In sostanza si propone di rinviare a giovedì prossimo l'esame del problema.



FERRARIS Bruno

Con la garanzia che nel prossimo Consiglio questa delibera sia messa in discussione. Possibilmente sia fornita ai Gruppi qualche giorno prima, così sarà possibile un esame preliminare.



PRESIDENTE

Vi è quindi l'impegno di portare la questione giovedì prossimo e anche l'Assessore dichiara che sarà pronto per quella data.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Passiamo ora alle nomine: vorrei che si stabilisse un termine nel quale le nomine si fanno tutte.



VISONE Carlo

31 Dicembre.



PRESIDENTE

No, sono state iscritte e bisogna farle, ne abbiamo passate altre che coinvolgevano problemi molto più grossi di questo quindi richiamerei tutte le forze politiche presenti a volere, il prossimo giovedì, procedere a queste nomine. Anzi, per giovedì prossimo non metterei all'ordine del giorno troppi argomenti proprio per dar luogo a queste nomine. Al limite le pongo in votazione e si metterà scheda bianca, ma è mio obbligo procedere, è un obbligo che ho sempre assolto e anche questa volta intendo assolverlo.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Signor Presidente, noi eleviamo la nostra protesta, ma molto debolmente tenuto conto che l'ora è tarda e non vorremmo guastare i sonni di quelli che dormono su questioni che invece sono urgenti.
La questione dell'artigianato è urgente, io chiedo quale partito vuole assumersi la responsabilità di protrarre oltre questa nomina che è indispensabile per distribuire i crediti agli artigiani. Noi diamo ancora otto giorni di tempo invitando i partiti che pongono queste difficoltà a superarle rapidamente, in modo che fra otto giorni le nomine vengano comunque messe in votazione.
Per quanto riguarda le nomine dell'IRES, chiederei che fosse fatta una verifica per vedere se gli Enti esterni hanno proceduto a nominare i loro rappresentanti, perché mi pare che avessimo detto in una riunione dei Capigruppo che per le sue nomine la Regione dovesse tener conto anche di quanto si verificava fuori.
Spostiamo quindi di otto giorni, ma facciamo anche questa verifica.



PRESIDENTE

Io direi che allora giovedì sarà bene passare alle nomine oltre che per l'artigianato, anche per gli altri Enti, altrimenti le trasciniamo per troppo tempo, sono all'ordine del giorno e si devono fare.
Assicuro il Consigliere Berti che domani stesso faremo gli accertamenti per vedere se gli Enti esterni hanno proceduto alle nomine.



BERTI Antonio

Al fine di ottenerle qualora non le avessero fatte.



PRESIDENTE

Naturalmente.
Vi è ora una richiesta del MSI di richiamare in aula una vecchia proposta di legge relativa all'istituzione della Tesoreria e chiede ai sensi di regolamento che giovedì prossimo sia iscritta all'ordine del giorno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Qual è la situazione attuale di questa proposta di legge?



PRESIDENTE

E' all'esame della I Commissione che però non ha ancora affrontato il problema, per lo meno l'ha affrontato ma non l'ha ancora risolto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Bisognerà allora richiamare la I Commissione a voler dire qualche cosa.
Che cosa portiamo all'esame del Consiglio?



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Non è ancora delibata dalla Commissione.



PRESIDENTE

Non ha importanza questo perché il regolamento prevede che...



(Il Consigliere Carazzoni commenta)



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma questo è ostruzionismo puro perché non si può discutere un argomento di quel genere senza avere il parere della Commissione.



CARAZZONI Nino

Perché non è ostruzionismo puro quello di avere portato una proposta di legge in Commissione da oltre un anno senza che la Commissione stessa l'abbia ancora presa in esame?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lei fa parte di quella Commissione? C'è qualcuno del suo Gruppo che ne fa parte?



CARAZZONI Nino

L'abbiamo sollecitata più volte.



PRESIDENTE

A questo riguardo devo dire che vi è stato un impegno ad esaminare tutte le proposte di legge e a dare loro una soluzione, da parte e dei Presidenti di Commissione e dei Gruppi e questo impegno noi intendiamo assolverlo perché ci è stato assicurato che le Commissioni avrebbero portato avanti l'esame di tutti i problemi.
Se loro ritengono di iscriverlo, lo iscriviamo, ma se volessero attendere ancora qualche giorno vi sarà una soluzione anche da parte della Giunta al problema.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Tenendo presente che la Giunta ha all'esame un disegno di legge che si propone di presentare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Prendo la parola quale membro della I Commissione in assenza del Presidente Garabello, del Vice Presidente Rossotto e anche del Consigliere Dotti, e sento il dovere di riferire che questo problema lo abbiamo esaminato non più tardi dell'altra settimana e abbiamo ritenuto, di fronte alla dichiarazione ufficiale che ci è stata fatta dall'Assessore Simonelli e cioè che la Giunta avrebbe esaminato nei prossimi giorni un disegno di legge sulla tesoreria, di attendere ancora alcuni giorni prima di prendere decisioni e di addivenire poi all'esame del progetto di legge della Giunta e di quello del MSI-Destra Nazionale al fine di riferire poi in Consiglio.
Questo è stato l'impegno della scorsa settimana e se i Consiglieri del MSI, invece di ciarlare tanto, venissero qualche volta alle riunioni della I Commissione di cui fanno parte con un membro.



CARAZZONI Nino

Usa altri termini.



RASCHIO Luciano

Con quel che hai detto prima è già un favore che ti faccio usando questi termini. Ripeto, se i Consiglieri del MSI, invece di ciarlare tanto venissero in Commissione queste cose sarebbero già state chiarite.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, noi ci permettiamo solo di ricordare che un'analoga richiesta, formulata con un preciso richiamo al disposto regolamentare, era stata già dal nostro Gruppo presentata sul finire dell'estate scorsa, allorquando - lo ricordiamo per inciso - l'urgenza del problema era stata autorevolmente sottolineata in quest'aula da coloro che usi a ciarlar non sono, bensì a produrre fatti concreti: mi riferisco ai colleghi, per così dire, del Gruppo comunista che proprio in quella circostanza avevano presentato, a firma del Consigliere Sanlorenzo un'interpellanza sostenendo come non fosse più possibile andare innanzi senza l'istituzione di un apposito servizio di Tesoreria regionale.
Trovandoci noi con un progetto di legge depositato innanzi alla competente Commissione sin dal settembre-ottobre 1973, in quella circostanza inoltrammo formale richiesta scritta all'Ufficio di Presidenza perché a sensi di regolamento la proposta di legge stessa fosse iscritta all'ordine del giorno del prossimo Consiglio Regionale. Durante la riunione dei Capigruppo il rappresentante della Destra Nazionale venne cortesemente pregato di trasformare quella richiesta in un puro e semplice sollecito. E siccome - mi consenta il Presidente della Giunta - non siamo qui a fare dell'ostruzionismo, come poco fa ci ha voluto contestare...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' un diritto-dovere della minoranza!



CARAZZONI Nino

Esatto, e allora cerchiamo di esercitarlo questo diritto-dovere.
Il rappresentante della Destra Nazionale, in quella circostanza aderì a ritirare la richiesta ufficialmente presentata ed a trasformarla in semplice sollecito, con l'impegno di tutti gli altri Gruppi che si sarebbe arrivati, in un breve volgere di tempo, all'esame in Commissione della proposta di legge stessa. Sono trascorse le settimane, sono trascorsi i mesi, siamo arrivati a metà di ottobre e la proposta di legge, sia pure con tutte le giustificazioni di carattere generale che sono state qui ricordate...



RIVALTA Luigi

Ma tanto voi siete fuori dal tempo!!



CARAZZONI Nino

Ma noi siamo fuori dal tempo, siamo fuori dal gioco, siamo fuori dagli archi costituzionali, siamo fuori da tutto quello che vuoi tu, caro Rivalta, ciò nonostante, fintanto che siamo qui, in forza di 90.000 voti parliamo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Caleranno, caleranno!!



CARAZZONI Nino

Poi li faremo questi discorsi.
A questo punto, avendo già una volta aderito ad una richiesta di differire quello che in fondo è un nostro (riconosciuto or ora dal Presidente della Giunta) più che legittimo dovere, non riteniamo di poter concedere ulteriori dilazioni. Quindi insistiamo perché il regolamento sia rispettato, sia finalmente rispettato ci permettiamo aggiungere e che alla prossima seduta del Consiglio Regionale questo argomento venga iscritto all'ordine del giorno, fermo restando che, portato in aula, ogni Gruppo politico si assumerà le proprie responsabilità, naturalmente compresa quella di respingere la proposta di legge stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Poiché mi sono sempre ispirato - sia pure cum granu salis - a un principio che ritengo assolutamente valido, e cioè che la verità è rivoluzionaria, bisognerebbe che tutto il Consiglio avesse presente il quadro che è stato sottoposto ai Presidenti di Commissione del complesso dei progetti di legge giacenti presso ciascuna Commissione e del tentativo che è stato operato dalla Presidenza del Consiglio di mettere in opera quel meccanismo che consentirà di adempiere all'impegno che il Presidente qui ha ricordato, e cioè di arrivare alla fine della prima legislatura regionale in modo tale che tutti i progetti di legge siano, in ogni caso, approvati respinti, ritirati, ma comunque abbiano esaurito l'iter previsto dal regolamento e dallo Statuto.
I Consiglieri comprenderanno bene l'importanza eccezionale che ha questa vicenda: sarebbe intanto la prima volta che succede in qualsiasi assemblea legislativa del nostro Paese. Il nostro Parlamento, come voi sapete, tutte le volte che si scioglie, sia quando si scioglie all' epoca giusta, sia quando si scioglie in epoche precedenti, constata la giacenza non esaurita di centinaia, di migliaia di progetti di legge.
Se le Regioni, nel loro primo quinquennio riuscissero in realtà, o la nostra Regione riuscisse nel primo quinquennio invece a non registrare tutto questo, sarebbe di per sé un fatto che valorizza l'istituzione regionale e un fatto qualitativamente nuovo nella vita democratica. Per perché tutto questo avvenga occorrono parecchie condizioni; alcune sono state poste nella riunione dei Presidenti di Commissione e sono state così illustrate: occorre che i Presidenti di Commissioni elaborino, nel giro di una settimana (questo discorso è stato fatto cinque o sei giorni fa) il loro preciso programma di lavoro, d'intesa con tutti i membri della Commissione, di modo che riescano a dirci, di ogni progetto di legge quello che riescono a esaurire prima, quello che viene in via di priorità subito dopo, quello che non possono esaminare perché manca il parere della Giunta, quello che non riescono a esaminare perché mancano addirittura i proponenti che dovrebbero illustrarlo e in ambedue i casi ho fatto qui riferimento alla Giunta e proprio al Gruppo che ha sollevato una questione di questo genere, perché è vero quel, lo che è stato detto qui, il Consigliere della Destra Nazionale sovente, quasi sempre non è presente in Commissione ed è assai difficile pensare che vi siano altri Gruppi che possano sollevare in Commissione le istanze che loro ritengono di avanzare in quella sede; appellarsi al regolamento può essere un artificio, ma andiamo alla sostanza delle cose: quanti sono i progetti di legge giacenti presso le Commissioni da sei mesi, un anno e che sono fermi o per ragioni politiche, o per mancanza del parere della Giunta, o perché vi sono altri progetti in elaborazione che potrebbero confluire e dare vita a un processo positivo? Sinora ciò che ha presieduto ai lavori di questo Consiglio è stato un tentativo di arrivare a delle intese che permettessero il più sollecito funzionamento dell'attività legislativa, una produzione legislativa rapida, qualche volta è stato detto anche troppo rapida qualche volta imperfetta ma certo in grado di rispondere alle attese e alle iniziative dei Gruppi.
Perché tutto ciò possa succedere però, occorre che tutte le Commissioni, entro questa settimana, consegnino al Presidente del Consiglio il calendario dei loro lavori con le loro priorità. Poi occorre che i Capigruppo, sulla base di queste priorità decidano sul piano politico le scelte che intendono compiere per permettere alla maggioranza di svolgere la sua funzione e alle minoranze di svolgere la loro attività di partecipazione e di controllo e di contributo costruttivo. Se ciò succede in questa settimana, sarà finalmente possibile, per la prima volta, fare un programma di lavori trimestrali del Consiglio Regionale, con precisione e con garanzia che tutto ciò che è iscritto all'ordine del giorno di ciascuna seduta verrà davvero discusso ed esaurito in quella seduta.
E' certo che i numerosi progetti di legge presentati, su cui gli stessi Gruppi non giurano più per i ritardi che la Giunta ha nel dare il suo parere, devono essere esaminati con estrema tempestività.
Io ho avanzato una proposta ai Presidenti di Commissione che ritengo necessario rendere pubblica, che può apparire provocatoria e tendente ad ottenere qualcosa di più, ma io la ripeto: ho avanzato la proposta che le Commissioni, per accelerare i ritardi che ci sono nel lavoro del Consiglio si riuniscano mattina, pomeriggio e sera per quindici giorni di seguito perché così facendo (come ha fatto il Parlamento italiano nel mese di agosto) è possibile dare un colpo di accelerazione, di liquidazione, di approvazione dei vari progetti di legge che sono giacenti presso le Commissioni.
Se noi facessimo una cosa di questo genere, se non proprio nei termini in cui io la propongo, tuttavia in un periodo di crisi come l'attuale credo che daremmo un contributo ed un esempio alla comunità regionale di cui c'è molto bisogno per ridare fiducia nella possibilità di uscire dalla crisi generale del Paese.
Per intanto facciamo ciò che i Presidenti di Commissione si sono impegnati a fare, che la Giunta credo debba impegnarsi a fare, che il Consiglio e la Presidenza del Consiglio sono senz'altro disposti a fare perché non è scritto nei libri dello Statuto che le sedute del Consiglio debbano essere solo una alla settimana, ma se facciamo difficoltà a trovare i punti all'ordine del giorno da iscrivere di giovedì in giovedì anche perché le Commissioni non abbondano nel licenziare progetti di legge che potrebbero essere licenziati, la programmazione diventa assai difficile.
Il dibattito di questa sera ci permette di puntualizzare anche queste proposte e ciò comporta una partecipazione dei Consiglieri, una direzione politica delle Commissioni, un'attività individuale che credo sia quanto mai opportuno richiamare in questa sede se vogliamo che il nostro Consiglio produca tutto ciò che ha la potenzialità di produrre e che ha giacente nelle Commissioni e già in grado di essere esaminato, approvato o respinto.



PRESIDENTE

Mi pare che la puntualizzazione del Consigliere Sanlorenzo sia esatta e quindi lo andremo a verificare di giorno in giorno.
Loro insistono?



CARAZZONI Nino

Sì.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Niente da opporre.



PRESIDENTE

Mi pare che non vi siano altri argomenti.
Prego il Consigliere Segretario di dare lettura delle interpellanze e interrogazioni pervenute al Consiglio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni (annuncio)


FRANZI Piero, Segretario

Interpellanza dei Consiglieri Fabbris, Rivalta e Ferraris sulla protesta dei Comuni del Biellese contro il finanziamento da parte del Ministero dell'Agricoltura e Foreste per la costruzione di una pista forestale.
Interpellanza urgente sulla situazione occupazionale della Provincia di Asti presentata dal Consigliere Ferraris.
Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo relativa alla creazione di un'industria per il trattamento di solventi.
Interpellanza urgente dei Consiglieri Lo Turco e Revelli sulla situazione occupazione nel Monregalese.
Interrogazione relativa alla carenza di incubatrici per neonati presentata dai Consiglieri Rivalta e Berti.
Interrogazione urgente relativa alla costruzione di un bacino artificiale nella Conca del Nivolet, presentata dai Consiglieri Rivalta Berti e Bono.
Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo relativa all'apertura di cave di sfruttamento dei giacimenti di sabbia nel Comune di Varallo Pombia.
Interpellanza urgente relativa all'aumento dei fertilizzanti autorizzato dal CIP, presentata dai Consiglieri Ferraris, Marchesotti e Revelli.
Mozione dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti sulla situazione nell'agricoltura.



PRESIDENTE

Ha così termine la lettura delle interpellanze e delle interrogazioni.
Esaurito così l'ordine del giorno, dichiaro chiusa la seduta comunicando che il Consiglio è convocato per giovedì prossimo alle ore 9,30 e alle ore 15.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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