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Dettaglio seduta n.261 del 17/10/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interrogazioni ed interpellanze Comunicazioni del Presidente Esame disegno di legge n. 195: "Norme per l'assistenza dialitica domiciliare" Costituzione Comitato coordinamento prezzi Nomine: nel Comitato Tecnico consultivo di cui all'art. 7 L.R. 9.4.1974 n. 10 tre esperti in materia di artigianato nel Consiglio di amministrazione dell'ESAP (art. 4 L.R. 24.4.1974 n.
12) - nove esperti in problemi agricoli nella Commissione tecnico-consultiva di cui all'art. 5 L.R. 12.8 1974 n. 23 - cinque esperti in materia turistica nel Consiglio di amministrazione dell'IRES art. 4 L.R. 2.9.1974 n. 29 nove componenti nel Collegio sindacale dell'IRES art. 10 L.R. 2.9.1974 n. 29 nel Comitato regionale per gli studi sulla programmazione art. 18 L.R.
2.9.1974 n. 29 - nove componenti nella Commissione di controllo sull'amministrazione regione art. 41 legge statale 10.2 1953 n. 62: sostituzione di membro supplente dimissionario nella terna degli esperti in discipline amministrative.
Se nessuno ha da fare osservazioni l'ordine del giorno si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle adunanze del 10 ottobre 1974 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se non vi sono osservazioni anche i verbali sono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Besate-Franzi sulla situazione occupazionale della "Pettinature Lane" di Vercelli


PRESIDENTE

Interrogazioni ed interpellanze.
L'Assessore Conti si è dichiarato disposto a rispondere all'interrogazione sulla Pettinatura Lane Vercelli del Consigliere Besate e del Consigliere Franzi.
La parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

I primi sintomi di difficoltà della Pettinatura Lane di Vercelli si avvertono fin dall'inizio degli anni '70, allorché l'azienda, fino ad allora impegnata esclusivamente nella lavorazione della lana, comincia a risentire dei mutamenti nella domanda del mercato che sta sempre più dimostrando la propria preferenza per le fibre sintetiche rispetto a quelle naturali. Di conseguenza viene deciso di affrancare al reparto di pettinatura della lana un secondo reparto per la lavorazione delle fibre sintetiche che viene poi sviluppato nel corso degli anni successivi.
All'inizio del settembre 1974, quando si manifesta nuovamente una assai grave crisi, sono occupati nel reparto lana 131 operai e in quello fibre diverse 239; la forza lavoro dell'azienda è completata da 81 operai addetti ai servizi, 27 equiparati e 47 impiegati tecnici ed amministrativi, nel complesso 525 persone.
Le attività dell'azienda - il cui fatturato prima della crisi si aggirava sui 350 milioni mensili - consisteva nella pettinatura della lana sucida, naturalmente importata dall'estero e nella prima trasformazione in semilavorati dei fasci di fibre sintetiche, anche questi in gran parte provenienti dall'estero in quanto questo tipo e qualità non reperibili sul mercato italiano in quantità sufficiente.
Va inoltre considerato che tutta l'attività della azienda consiste nella lavorazione di prodotti per conto terzi, i quali di solito forniscono direttamente la materia prima da trasformare, ritirando poi semilavorati. I committenti fanno capo, nella misura di circa l'80%, nel mercato interno italiano.
La situazione di crisi è stata portata a conoscenza del Consiglio di fabbrica il 26 agosto u.s.. L'azienda quindi ha annunciato 192 licenziamenti così ripartiti: 131 operai nel reparto lana, di cui 83 donne 38 operai dei servizi; 23 equiparati ed impiegati.
Nel mese di settembre si sono svolti alcuni incontri fra le organizzazioni sindacali e l'azienda e 28 impiegati hanno ricevuto la lettera di licenziamento, mentre per gli altri la procedura dovrebbe concludersi il 19 ottobre. Per i licenziati sarà richiesta l'applicazione dell'integrazione speciale di cui alla legge 1115.
In un incontro presso l'Assessorato, le organizzazioni sindacali hanno comunicato di avere sollecitato l'intervento del Ministro del Lavoro ed hanno chiesto l'appoggio a questa loro istanza.
In data 4 ottobre ed ancora successivamente l'Assessorato al lavoro ha sollecitato l'intervento del Ministero; un ultimo sollecito è stato fatto nella giornata di lunedì scorso. Apprendo dai giornali che finalmente l'incontro avrà luogo, su convocazione del Ministro del Lavoro, nella giornata di oggi, anche perché è prossima la scadenza annunciata del 19 di ottobre per l'applicazione dei provvedimenti ventilati da parte dell'Azienda.
Le motivazioni addotte dell'azienda, interpellata da questo Assessorato, circa le cause della crisi, sono molteplici ma così sintetizzabili: per quanto riguarda la chiusura del reparto lana questa dipenderebbe essenzialmente da cause di carattere generale legate alla minore preferenza per le fibre naturali rispetto a quelle sintetiche; dai maggiori costi diretti ed indiretti della lavorazione in Italia rispetto all'estero; dalla evoluzione del mercato internazionale della lana che ha visto nel passato forti oscillazioni, con interventi di accaparramento a livello internazionale e dalle difficoltà di approvvigionamento di materie prime.
In definitiva la prima fase della lavorazione della lana non sarebbe più congeniale alla nostra situazione economica e concorrenziale.
per le difficoltà relative al reparto di fibre sintetiche; queste dipenderebbero oltre che da cause di carattere generale analoghe a quelle sopra richiamate, anche da alcune specifiche motivazioni: in particolare la formulazione del decreto ministeriale 2.5.1974 sulle merci assoggettate a deposito per l'importazione, sarebbe tale da penalizzare in modo consistente l'industria italiana, trasformatrice di fibre sintetiche.
Infatti, mentre sono soggetti al deposito doganale del 50% del valore i fasci da fiocco di fibre tessili artificiali sintetiche, che costituiscono la principale materia prima consumata dal settore tessile italiano così detto laniero, risultano esclusi dal deposito i semilavorati ottenibili attraverso la trasformazione di detti fasci effettuata appunto dalle nostre pettinature di fibre chimiche. Di conseguenza risulta assai più conveniente agli utilizzatori portare direttamente i semilavorati che non le materie prime su cui grava il deposito, anziché affidare queste ultime per la loro lavorazione alle nostre aziende, che in tal modo si vedono sottratta una quota rilevante di attività.
Mentre dunque per il reparto lana la chiusura risulta conseguenza, in definitiva, di una trasformazione delle condizioni di competitività tra le aziende italiane e quelle straniere del settore e quindi non ci sono prospettive di ripresa, secondo le affermazioni dell'azienda, le difficoltà del reparto fibre sembrano invece dipendere in larga misura da una situazione contingente e pertanto eliminabile qualora se ne abbia, ai livelli competenti, la volontà.
Certo è che la Pettinatura Lane di Vercelli si trova in una situazione estremamente delicata, dimostrata tra l'altro dal sensibile calo del fatturato di questi ultimi mesi e che ancora una volta viene pagata con la riduzione dei posti di lavoro e dell'occupazione, fatto tanto più grave se si considera che l'area vercellese è scarsamente industrializzata e che le poche grandi imprese presenti sono ad orario ridotto.
Nell'incontro avuto presso l'Assessorato tuttavia il titolare della Pettinatura Lane ha comunque dichiarato che sta valutando la possibilità di utilizzare i locali lasciati liberi dalla cessazione dell'attività del reparto lana per l'insediamento di nuove attività produttive di tipo tessile o forse anche orientate verso altri settori.
L'Assessorato assicura il suo impegno per seguire e favorire, nel limite delle proprie possibilità, la concretizzazione di queste nuove iniziative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Ringrazio il Presidente del Consiglio e la Giunta di avere permesso la discussione di questa interrogazione che non figurava...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Che io non conosco, che non ho dinanzi a me materialmente e protesto perché si arriva addirittura a sovvertire un ordine del giorno facendo discutere un'interrogazione che non è conosciuta dal Presidente della Giunta, il quale probabilmente è interrogato.



BESATE Piero

Non sapevo che la sua inquietudine era dovuta a questo fatto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei avere il testo dell'interrogazione.



BESATE Piero

Io so che la Giunta era in grado di dare la risposta fin dalla seduta precedente, una volta tanto che la Giunta si è dimostrata sollecita...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io non l'ho, nessuno me l'ha data; questo è un modo illecito di portare avanti i lavori del Consiglio.



BESATE Piero

La Giunta si era dimostrata sollecita



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non si era dimostrata sollecita di niente perché il Presidente della Giunta comunica tempestivamente al Presidente del Consiglio i testi delle interrogazioni e interpellanze per cui si è pronti a rispondere. Io non ho nemmeno il testo dell'interrogazione.



BESATE Piero

Signor Presidente, non se la prenda con me, stiamo discutendo...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Mi dia il testo dell'interrogazione.



BESATE Piero

L'interrogazione, lei lo sa, io non la presento al Presidente della Giunta, l'ho presentata al Presidente del Consiglio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Me la diano materialmente.



BESATE Piero

Ci sarà stato un disguido, non lo so.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Besate, proporrei questo metodo allora...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non c'è l'interrogazione, è questo il fatto e voglio andare a fondo.



BERTI Antonio

L'Assessore però ha risposto!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sì, ma verbalmente, l'interrogazione però non l'ha neppure lui.



BESATE Piero

Però non si possono cancellare 200 licenziati!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Chi cancella? Qui si cancella un'interrogazione che al Presidente non è stata presentata Il Presidente del Consiglio non è in condizioni di poterla dare, gli interroganti non sono in grado di poterla dare, questa è la situazione.



BESATE Piero

Come? Gli interroganti non sono in grado di poterla dare?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Me la dia allora.



BESATE Piero

Signor Presidente, io sarei in grado di dargliela, ma a questo punto non gliela dò perché, forma per forma, siccome l'ho presentata all'Ufficio di Presidenza non la do al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'Ufficio di Presidenza non l'ha iscritta.



BESATE Piero

Va bene, comunicheremo agli operai della Pettinatura Lane che, per un disguido formale, non si tratta questo problema.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Comunichi quello che vuole, questa è una forma stupidamente ricattatoria.
Chiedo sia dato atto a verbale di questa situazione per dedurre tutte le conseguenze.



BESATE Piero

Non si agiti, è il Presidente del Consiglio che presiede la seduta fino a prova contraria!



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Besate, vorrei ricordare che in altre occasioni, su fatti urgenti è stata ammessa la risposta...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Conti Domenico, tu ce l'hai l'interrogazione?



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

La sto cercando fra i miei incartamenti.



PRESIDENTE

Scusi, vorrei spiegare il motivo per cui ho ritenuto di fare così: in altre occasioni, quando interpellanze o interrogazioni assumevano carattere di urgenza e ci si dichiarava disposti a rispondere, anche se non erano all'ordine del giorno si e data la risposta...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma si interpellava almeno il Presidente.



PRESIDENTE

L'Assessore mi ha detto di essere pronto a rispondere e io ho creduto bene di disporre così. L'interrogazione giungerà fra poco, se il Consigliere Besate ha la bontà di attendere qualche minuto la leggiamo e se la Giunta si dichiara disposta a continuare la discussione si continua, se la Giunta non si dichiara disposta a continuare non c'è niente di male.
Questo principio però bisognerà applicarlo anche in occasione di altri problemi urgenti.
Prego il Consigliere Besate di voler attendere pochi minuti, intanto possiamo continuare con le altre interrogazioni.



BERTI Antonio

Chiedo una riunione dei Capigruppo, perché la reazione del Presidente della Giunta mi sembra troppo seria e spropositata rispetto all'accaduto chiedo quindi una riunione immediata per chiarire questo fatto.



PRESIDENTE

Chiederei che su questa proposta volessero esprimersi i Gruppi.



BERTI Antonio

E' mio diritto a norma di regolamento.



PRESIDENTE

Si, lo so, ma abbia la bontà di consentirmi di chiedere.
Se nessuno fa eccezione sospendo la seduta e convoco i Capigruppo ed il Presidente della Giunta.



(La seduta, sospesa alle ore 12,15, riprende alle ore 12,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Nella riunione dei Capigruppo e del Presidente della Giunta si è esaminata la questione regolamentare se l'interpellanza o l'interrogazione dichiarata urgente e presentata tempestivamente a sensi di regolamento possa essere introdotta nella discussione ancorché non sia elencata nel solito documento che la Giunta manda al Presidente del Consiglio.
La questione non è stata risolta anche perché, come loro sanno, c'è una Commissione per il regolamento che deve elaborare il nuovo regolamento e che si occuperà anche di questo.
Si è quindi ritenuto, stante il carattere di urgenza e la dichiarata urgenza del documento in contestazione, di discuterne ugualmente rimandando ad una successiva riunione dei Capigruppo la determinazione esatta della portata regolamentare rispetto all'iscrizione sia delle interrogazioni che delle interpellanze.
La questione quindi, sia pure momentaneamente, è risolta e si è ritenuto di proseguire nella discussione dell'interpellanza.
Ha la parola il Consigliere Besate.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Chiedo di parlare.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Nulla concesso a quello che può riferirsi all'interpretazione dei regolamenti, nulla negato di quella che e una prassi costantemente seguita poiché altre volte sono state presentate delle interrogazioni e delle interpellanze alle quali il Consiglio o i Capigruppo hanno riconosciuto il carattere di urgenza e sia sotto la mia Presidenza di Consiglio, sia sotto la mia Presidenza di Giunta ho sempre consentito che si facessero, sotto questo profilo il Presidente della Giunta, nulla concesso sulle altre due fasi, è d'accordo che si discuta, attesa l'urgenza verificatasi attraverso all'incontro dei Capigruppo.



BESATE Piero

Signor Presidente, io non farò alcun riferimento all'incidente che è stato sollevato, perché di fronte alla situazione drammatica della Pettinatura Lane Vercelli, ai lavoratori interessa conoscere la sostanza dell'azione condotta dalla Regione.
Attraverso l'opera dell'Assessorato al Lavoro la Giunta in questa occasione ha manifestato un'attenzione veramente degna di rilievo. Il fatto che, comunque, oggi, al Ministero del Lavoro, si sia pervenuti all'incontro, grazie all'azione dei lavoratori, dei sindacati e della Giunta (interessata dal sottoscritto e dal collega Franzi) dimostra che comunque, anche per la sostanza della risposta data dall'Assessore Conti in una situazione tanto difficile come quella della fabbrica di Vercelli una certa prospettiva è possibile cogliere anche nelle intenzioni della direzione della fabbrica che si scostano notevolmente, bisogna dirlo, da quelle manifestate, oltre un mese fa, quando l'annuncio del provvedimento non era accompagnato da nessuna prospettiva o volontà di rilanciare l'occupazione nella Pettinatura Lane.
Detto questo, rimane sempre il fatto molto grave della situazione occupazionale di Vercelli oltre che della Pettinatura Lane, e che richiederà certamente nuovi interventi della Regione in considerazione del fatto che della situazione occupazionale già la Giunta e la Presidenza del Consiglio erano state interessate anche in rapporto al disegno di legge che concerne l'attrezzatura delle aree per gli insediamenti industriali, in una zona che va dal casalese al vercellese, alla Val Sesia, che si trova schiacciata tra la spinta milanese che si arresta a Novara e la spinta torinese che si arresta sulla fascia di Crescentino-Livorno Ferraris.
Credo quindi che, trattandosi di un problema che oltre ad avere avuto rilievo provinciale, regionale e nazionale, e al centro della situazione politica italiana (il fatto che abbiamo discusso nell'altra seduta i problemi economici e produttivi del Piemonte mi esime dal trattare questioni di carattere generale, perché a quelle posizioni mi rifaccio) tuttavia resta sempre da mettere in evidenza come nel vercellese questa situazione assume un'importanza ed un'incisività veramente esplosive.
Questa fabbrica era una delle colonne portanti dell'occupazione: oggi ha 500 dipendenti, ma soltanto sette-otto anni fa ne occupava 1200; anche la Montefibre è stata oggetto di attenzione da parte della Giunta e dei sindacati recentemente, come pure la Pirelli.
Per lasciare al collega Franzi, cofirmatario dell'interrogazione, il tempo di dire la sua opinione, concludo invitando la Giunta a segui, re dopo l'incontro di Roma, la situazione della Pettinatura Lane di Vercelli al fine di mantenere a quei lavoratori quanto è previsto dalla legge 1115 se avverranno le sospensioni e quel reparto verrà abolito, venga messa in funzione la nuova attività che la direzione ha detto di prevedere per dare occupazione ai lavoratori in un prossimo futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Prendo atto con piacere del lavoro svolto a livello di Giunta dell'interessamento personale del Presidente e dell'Assessore Conti e mi auguro che questo interessamento voglia essere ancora assicurato per il futuro, perché Vercelli merita tutta l'attenzione della Giunta. Dopo la città di Torino penso che Vercelli sia la città che ha le maggiori difficoltà occupazionali della nostra Regione. E' una situazione che, come già detto dovrà essere rivista e la rivedremo, mi auguro, in occasione dell'esame del disegno di legge 189 sull'urbanizzazione delle aree industriali.
Non credo che ci siano altre considerazioni da fare per non andare al di là del tema dell'interrogazione.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta-Berti-Vecchione in merito alle informazioni suddivise per Comuni di appartenenza delle aree interne della tenuta della Mandria sottoposta a lottizzazione


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta-Berti-Vecchione: "Informazioni suddivise per Comuni di appartenenza delle aree interne della tenuta della Mandria sottoposta a lottizzazione".



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica ed assetto territoriale

Signor Presidente, signori Consiglieri, in evasione all'interrogazione sopra citata, si comunica quanto segue: il territorio della tenuta La Mandria interessa i Comuni di Venaria, La Cassa, Robassomero, Druento e Fiano.
In particolare l'estensione delle aree di ciascun comune sopra citato comprese nella tenuta, risulta essere il seguente: Comune di Venaria 4.967.000 mq.
Comune di La Cassa 1.940.000 mq.
Comune di Robassomero 731.000 mq.
Comune di Druento 15.600.000 mq.
Comune di Fiano 3.535.000 mq.
Per quanto attiene all'estensione delle aree interne alla tenuta che sono state, a tutt'oggi, sottoposte a lottizzazione, si sono rilevati i seguenti dati: Comune di Venaria - nessun insediamento Comune di La Cassa - nessun insediamento Comune di Robassomero - 60 ha Comune di Druento - nessun insediamento Comune di Fiano - 248 ha I dati relativi alla cubatura consentita attraverso le lottizzazioni alla cubatura di cui è già stata rilasciata licenza edilizia ed alla cubatura per cui è già stato concesso permesso di abitabilità, sono stati riassunti nel modo seguente: Venaria nessuna cubatura e nessuna licenza di nessun genere; idem per La Cassa; Robassomero cubatura consentita 38.850 mq.; Druento nessuna cubatura e nessuna licenza; Fiano cubatura consentita 340.000 mq., cubatura di cui è già stata rilasciata licenza 49.000 mq., cubatura per cui è stato rilasciato permesso di abitazione 10.949 mq.
Gli usi a cui sono attualmente destinate le varie parti in cui è suddivisa la tenuta, a parte quella residenziale prima descritta, sono: Venaria: destinazione agricola a verde pubblico.
La Cassa: uso agricolo con preesistenza edilizia a carattere industriale (pista per prova auto).
Robassomero: destinazione a campo golf, prato, bosco e laghetto.
Druento: verde pubblico a livello interurbano, verde naturale di protezione paesaggistica ed ambientale, attrezzature per il tempo libero a livello interurbano.
Fiano: la superficie libera risulta destinata a campo golf.
Occorre inoltre ricordare che la tenuta "La Mandria" è compresa tra i parchi a riserve naturali di interesse nazionale e pertanto l'Amministrazione Regionale, nell'ambito del piano territoriale di coordinamento, ha intenzione di tutelare particolarmente detto territorio anche alla luce della possibilità di trasformarla in un parco regionale per cui è stata già presa apposita deliberazione da parte del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

La nostra interrogazione era stata formulata per conoscere ciò che è avvenuto e che sta avvenendo all'interno de "La Mandria".
In considerazione dell'impegno assunto quasi due anni fa, di acquisire la Mandria, chiedo alla Giunta di dare sollecita esecuzione al mandato, e per individuare chi è che realmente sta operando per distruggerla. La nostra interrogazione è del 6 maggio, ed in quei giorni i giornali torinesi stavano accusando il Comune di Venaria di distruggere il parco de "La Mandria", a causa di un'iniziativa di lottizzazione che ai margini di quel parco era stata prospettata, e che suppongo sia stata dalla Regione sospesa in attesa del piano territoriale di coordinamento..
Dando atto della compiutezza della risposta dell'Assessore, voglio qui sottolineare che il Comune di Venaria, pur avendo in quella tenuta circa cinque milioni di mq, di area, non ha lottizzato un solo mq.; le amministrazioni di Venaria e di Druento sono le due amministrazioni di sinistra della zona coinvolte in quell'attacco: si diceva che avevano contribuito alla distruzione de "La Mandria", invece sono i due unici Comuni che all'interno dei loro piani regolatori hanno destinato interamente le aree appartenenti a "La Mandria" a verde pubblico nell'accezione "agricola e verde pubblico" Venaria, "a verde pubblico" Druento.
Quindi, la risposta dell'Assessore Benzi toglie qualsiasi equivoco su chi ha finora operato a distruggere "La Mandria" e sui pericoli che la tenuta corre; i pericoli esistono e stanno negli altri comuni. Si evince dalla risposta dell'Assessore, che il Comune di La Cassa addirittura ha destinato aree de "La Mandria" per insediamenti industriali.
Ciò sottolinea l'esigenza di arrivare (anche per questo esempio de "La Mandria") rapidamente al piano territoriale per modificare le indicazioni sbagliate che esistono negli strumenti urbanistici di alcuni Comuni.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta-Berti-Vecchione sui provvedimenti per salvaguardare la collina torinese dalle iniziative edificatrici


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta-Berti-Vecchione: "Provvedimenti per salvaguardare la collina torinese dalle iniziative edificatrici".



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica ed assetto territoriale

Signor Presidente, signori Consiglieri, in evasione all'interrogazione dei Consiglieri Rivalta, Berti e Vecchione, nella quale si richiedevano indicazioni sugli strumenti urbanistici dei comuni facenti parte del territorio collinare (da Moncalieri al confine della provincia di Torino) e sulle iniziative che si intendevano assumere al fine di salvaguardare la collina torinese da ulteriori compromissioni, si fa presente quanto segue.
Il comprensorio collinare preso in esame è suddiviso in una trentina di comuni e si estende per una superficie di quasi 30.000 ha. Per le sue caratteristiche generali, la collina torinese assume la funzione prioritaria di aree destinate al complesso di attività connesse con il "tempo libero".
A questo proposito occorre ricordare che le aree attrezzate o attrezzabili per il tempo libero e le aree verdi libere reperibili nell'ambito metropolitano risultano essere a grandi linee: 1) il complesso Venaria - La Mandria 2) il complesso di Stupinigi 3) il complesso collinare La collina torinese deve quindi essere considerata come un'unità ambientale di fondamentale importanza per l'intera area metropolitana torinese tramite il piano territoriale di coordinamento, la cui elaborazione è stata deliberata dalla seduta del 14.6.1974 l'Amministrazione Regionale potrà effettivamente ed efficacemente influire sulla destinazione del comprensorio collinare attraverso la revisione ed il coordinamento degli strumenti urbanistici comunali in vigore, così come affermato nel secondo comma dell'art 6 della legge 17.8.1942 n. 1150: "i Comuni, il cui territorio sia compreso in tutto o in parte nell'ambito di un piano territoriale di coordinamento, sono tenuti ad uniformare a questo il rispettivo Piano regolatole comunale".
In questo spirito è intendimento della Giunta di tutelare, a mezzo del piano territoriale di coordinamento, il territorio collinare, anche alla luce della appetibilità dello stesso, come si evince dalle non irrilevanti preesistenze edilizie, ed individuare tutti quegli insediamenti suscettibili di determinare gravi squilibri sotto molteplici aspetti (ambientali, paesistici, sociale, economico ecc.).
La situazione degli strumenti urbanistici adottati, approvati o restituiti per rielaborazione nonché i dati relativi all'estensione delle aree residenziali ed agricole, alle cubature teoricamente edificabili all'estensione delle aree destinate a verde pubblico e sintetizzata in alcune tabelle che mi sembra più opportuno consegnare agli interroganti anziché leggere: si tratta di sei pagine di dati a carattere statistico Comune per Comune che lo darà all'amico Consigliere Rivalta ed in un'occasione successiva potrò dare tutte le delucidazioni che mi saranno richieste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

L'interrogazione è quindi completata da una documentazione scritta che riporta le cifre. La verificherò; suppongo sia soddisfacente.
La mia richiesta era volta a conoscere la situazione degli strumenti urbanistici dei comuni collinari e la domanda è stata posta prima ancora che si prendesse la decisione di fare il piano territoriale - poiché la collina torinese (con La Mandria e Stupinigi, e con la collina di Rivoli) deve essere parte del sistema di parchi interurbani dell'area metropolitana.
Viene qui accolto dalla Giunta la proposta di utilizzare a questo fine la collina torinese. In questo senso, e nella interrogazione era stato fatto presente, e per l'elaborazione del piano territoriale di coordinamento si tratta di accogliere, pur valutandole criticamente, pur aggiornandole se necessario, le indicazioni di costituzione di parco del sistema collinare torinese che sono già state date dalla provincia di Torino, nel proprio piano per le attività turistiche elaborate prima ancora che si istituissero le Regioni (1968/69), e dal Comune di Torino (elaborazione che era stata presentata in una seduta presieduta dall'Assessore Cardinali).
Sottolineo quindi l'esigenza che questi due lavori, peraltro simili come impostazione, anche se di diverso livello di elaborazione , vengano presi come base per le indicazioni riguardanti la collina torinese da inserire nel piano territoriale, che entro la fine di novembre deve essere presentato al Consiglio.
Questa interrogazione porta la stessa data di quella precedentemente discussa, il 6 maggio. In quei giorni era stata data notizia sui giornali che il Comune di Moncalieri si apprestava a concedere lottizzazioni sulla sua collina per 5.000 vani.
L'impegno di rimandare la lottizzazione al piano territoriale ha fermato questa operazione. Il Comune di Moncalieri (che ha avuto quale sindaco, per molti anni, l'ex Presidente della Giunta Regionale, e che oggi è ancora amministrato dalla D.C.) nel proprio ambito comunale ha degradato l'ambiente collinare e si prestava ad un'ulteriore distruzione concedendo 5000 vani di costruzione su quel terreno.
Assumo la risposta dell'Assessore Benzi come impegno per eliminare definitivamente questi pericoli di degradazione che sono in atto.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione dei Consiglieri Berti-Bono-Rivalta-Vecchione sulla richiesta di informazioni in merito agli insediamenti turistici nella zona di San Sicario di Cesana Torinese


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Berti-Bono-Rivalta-Vecchione in data 11/7: "Richiesta di informazioni in merito agli insediamenti turistici nella zona di San Sicario di Cesana Torinese".
La parola all'Assessore Benzi, competente a rispondere in argomento.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica ed assetto territoriale.

In relazione alla interrogazione n. 133 dei Consiglieri Regionali Berti, Bono, Rivalta e Vecchione, relativa a chiarimenti riguardanti l'espandersi di insediamenti turistici nella zona di San Sicario di Cesana Torinese, presentata in data 10/7/'74, si comunica quanto segue.
Per quanto attiene alla entità degli insediamenti previsti in San Sicario di Cesana dal Programma di fabbricazione approvato dal Provveditorato alle Opere pubbliche del Piemonte il 3/5/'69, si rileva che su una superficie territoriale di ettari 47,4600 sono comprese zone territoriali omogenee di tipo "A", in cui si prevede il solo risanamento conservativo, e zone territoriali omogenee di tipo "C" residenziali di espansione semintensiva per un totale di 6.778 abitanti insediabili.
Le suddette zone ed i relativi indici sono più dettagliatamente analizzati nell'allegata tabella n. 1, che trasmetterò poi al collega Rivalta. Dallo strumento urbanistico consultato si rileva inoltre che tali zone, tangenti al concentrico, sono confinanti con terreni destinati a "zone di interesse agricolo-turistico" (indice di fabbricabilità 0,03 mc/mq.).
La variante al Programma di fabbricazione indicato, adottata con deliberazione consiliare n. 101 del 22/5/1971 ed approvata con decreto del Provveditorato regionale alle Opere pubbliche n. 18489 del 24/7/1971, non ha apportato variazioni né al numero degli abitanti né alle superfici residenziali previste dallo strumento urbanistico precedente; ha modificato invece la normativa in riferimento soprattutto all'obbligo del Piano di lottizzazione per l'85% della superficie fondiaria interessata, in base alla seguente suddivisione: zona RE 11 obbligo di P. di Lot. per ha 11 zona RE 12 obbligo di P. di Lot. per ha 7 zona RE 13 obbligo di P. di Lot. per ha. 3,91 zona RS 4 obbligo di P. di Lot. per ha 11,9 per un totale di ha 33,81.
Sempre nell'ambito della suddetta variante, sono stati zonizzati i terreni che nella regolamentazione del 1969 erano destinati a zona di "interesse agricolo-turistico" (indice di fabbricabilità 0,04 mc/mq; indice di densità: 3,75 abitanti per ettaro).
La superficie di questo comprensorio è relativa alla zona "Fraiteve Ovest" ed include il "Clos de la Mais" e il "Clos de la Chapelle" estendendosi per un totale di ha 114,4669 Si rileva, quindi, che la nuova destinazione è di tipo residenziale, con le seguenti caratteristiche: Località Clos de la Chapelle - si estende per m 175,862 e comprende attrezzature pubbliche e di uso pubblico, nonché edifici a prevalente carattere per attrezzature alberghiere turistiche; per tutta la zona è imposto un unico Piano di lottizzazione, per un insediamento totale di 500 abitanti stagionali.
Località Clos de la Mais - secondo nucleo della realizzazione turistica suddetta, da realizzarsi in tempi successivi prevedibili in 8-10 anni, con superficie totale di mq. 968.807, obbligo di lottizzazione per 80.000 mq di superficie minima, con un insediamento di 4.500 abitanti stagionali.
In sintesi, con la variante al Regolamento edilizio con annesso Programma di fabbricazione approvata con Decreto provveditoriale n. 18489 Urb. in data 24/7/1971, per la zona "Fraiteve Ovest" si hanno i seguenti dati: Clos de la Chapelle superficie totale territoriale ha 17,5862 superficie fondiaria ha 7,15 superficie residenz. lorda ha 7,9637 superficie spazi pubblici ha 9,6225 indice fabbr. fondiaria mc/mq 0,90 Clos de la Mais superficie totale territoriale ha 96,8807 superficie fondiaria ha 50 superficie residenziale lorda ha 52,4078 superficie spazi pubblici ha 44,4729 indice fabbr. fondiaria mc/mq 0,70.
La conseguente cubatura prevista è di 414.350 mc ed è così, ripartita: Clos de la Chapelle mc 64.350 Clos de la Mais mc 350.000 per un totale di mc 414,350.
Attualmente, gli insediamenti relativi a lottizzazioni già stipulate riguardano unicamente quelli previsti dalla Società SEFO in località San Sicario - Clos de la Chapelle -, aventi una superficie totale di mq.
175.862. La cubatura prevista è di mc 50.000 corrispondenti a circa 500 abitanti insediabili. Per questa lottizzazione il nulla osta relativo è stato rilasciato dal Presidente della Giunta Regionale in data 1614/1973.
Per quanto riguarda gli insediamenti già realizzati, si sono rilevati i seguenti dati: a) per iniziativa privata - n. 15 case uni-bifamiliari b) per iniziativa Soc. SEFO n. 1 albergo di 1 categoria con 50 posti letto n. 1 Skiloge n. 2 residence in via di ultimazione lavori mentre, per gli insediamenti in corso di realizzazione, si ha: c) per iniziativa privata: n. 2 licenze per case uni-bifamiliari d) per iniziativa Soc. SEFO: n. 1 albergo della gioventù di 200 posti letto (tipo economico) n. 1 residence.
Per la zona completa di San Sicario sono state rilasciate n. 21 licenze edilizie.
Si rileva inoltre che la capacità insediativa, come risulta al precedente punto 3) e relativamente alle realizzazioni di cui sopra corrisponde a 500 posti letto di cui 300 per alberghi e 200 per i residence.
Sempre in riferimento a richieste di autorizzazione a lottizzare terreni siti nella zona di San Sicario, è già stata autorizzata, previo parere della Sezione urbanistica regionale, la stipula della convenzione per la lottizzazione presentata dalla Società Nord Alp, interessante una superficie di mq 4.767 per una volumetria di mc 2.983 corrispondente a circa 40 abitanti. Si è solo a conoscenza che con deliberazione consiliare n. 377 in data 27/7/1974 è stata adottata una lottizzazione della Società SEFO per la zona del Clos de la Mais per 2.700 posti letto, parte dei quali destinati ad insediamenti per pubblici servizi.
In risposta alla richiesta sugli insediamenti esistenti o in programma nei Comuni di Cesana, Sestriere, Pragelato, Oulx, Sauze d'Oulx e Bardonecchia, si rinvia ad alcune tabelle che sono allegate a questa risposta e possono essere consegnate agli interroganti.
Già l'Assessorato allo sviluppo della Provincia di Torino coordinando le proposte delle comunità di valle (alta, media, bassa Valle di Susa), ha redatto uno Studio preliminare al Piano di sviluppo, ai sensi degli artt. 5 e 6 della legge 3/12/1971 n. 1102, a carattere di indagine conoscitiva come base per la elaborazione del Piano di sviluppo economico sociale della zona, e in questo spirito, in armonia con le linee di programmazione ed urbanistiche formulate nell'elaborando Piano territoriale di coordinamento dell'area ecologica torinese, il suddetto Piano di sviluppo dovrà disciplinare l'attività edificatoria a scopo turistico in funzione della creazione di nuovi centri con riferimento alle esigenze di carattere turistico-ricettivo ed economico-agri colo cui l'alta Valle di Susa, per la sua particolare posizione, è influenzata.
Al testo della mia risposta sono allegate sette-otto pagine in cui tutti i comuni della zona sono fotografati in rapporto alla loro attuale situazione edilizia: piani approvati o non, popolazione esistente insediata eccetera. Prego il collega Rivalta di esaminarle e di volermi poi dire il suo parere in proposito.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Desidero richiamare l'attenzione sul fatto che, nel computo degli abitanti insediabili l'Assessorato si è attenuto, a rapporti abitanti cubatura di tipo cittadino: negli insediamenti montani l'indice è molto più basso, per cui gli insediamenti in posti letto, possono essere il doppio di quelli denunciati.
La zona oggetto della nostra interrogazione è parte di un più ampio comprensorio che va da Salice d'Ulzio al Sestriere, e che ha Bardonecchia come appendice. E' una zona in cui si sono sviluppati, e si stanno sviluppando, in misura del tutto superiore a quelle che potrebbero essere le capacità ambientali di recepimento, insediamenti di carattere turistico di edilizia di lusso, che ripete in quelle zone le stesse tipologie abitative di città.
In queste operazioni di speculazione si sono inseriti processi mafiosi come abbiamo constatato a Bardonecchia. E' di questi giorni la denuncia di situazioni analoghe (con gli stessi personaggi che avevano operato a Bardonecchia) a Sauze d'Oulx, dove stanno per aprirsi, o si sono aperti ben 64 cantieri. In questo campo la crisi edilizia non esiste. La crisi edilizia che interessa tutto il resto del territorio regionale e nazionale non tocca queste zone di interesse turistico. Questi operatori ottengono dalle banche quei finanziamenti che per realizzare l'edilizia abitativa sono invece negati L'Assessore ci ha dato, con la sua risposta, un primo quadro, che riguarda l'insediamento di San Sicario. Probabilmente questo, dal punto di vista degli strumenti predisposti, è un insediamento che si configura diverso da quelli di Salice d'Ulzio e di Bardonecchia, in quanto le persone che operano in questo caso danno di per se stesse garanzia di saper escogitare soluzioni di tipo architettonico ambientale valide. Rimane per da discutere l'opportunità di procedere a così ampi insediamenti turistici in un momento in cui la nostra economia ha bisogno di indirizzare altrove le proprie risorse. E rimane il problema più generale, per la testata della Valle di Susa, di eliminare la speculazione e le forme di intervento mafioso che infestano questa zona.
Vorremmo quindi che l'analisi della situazione edilizia della zona (condensata forse nelle tabelle che l'Assessore non ci ha letto) diventasse la base per un intervento della Regione diretto a modificare i processi in atto, e a impedire la distruzione dell'ambiente, le speculazioni e la distorsione dell'uso delle risorse. Cogliamo quindi la risposta a questa interrogazione come l'occasione per la raccolta di informazioni che ci devono servire per intervenire.
Sotto questo profilo l'Assessore non ha risposto alla seconda domanda che noi abbiamo formulato nell'interrogazione: l'impegno di fermare tutte le lottizzazioni fin quando non sia stato definito il piano territoriale per questa zona.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

Ma in effetti è così



RIVALTA Luigi

La risposta dell'Assessore che rimanda al Piano urbanistico delle Comunità di valle, ci è sembrata sotto questo profilo elusiva della nostra domanda, per il semplice fatto che il Piano urbanistico delle Comunità di valle non è imperativo sui Comuni, a meno che non assuma il carattere di piano territoriale. Abbiamo, però, per ragioni fondate, convenuto che il Piano territoriale sia riferito all'area ecologica.
E' al Piano territoriale che dobbiamo riferirci e non allo strumento urbanistico delle Comunità di valle, che non è vincolante sui Comuni.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione presentata in data 26/7 del Consigliere Nesi: "Situazione della Soc. Elli Zerboni. Impegni assunti per il mantenimento degli attuali livelli occupazionali"


PRESIDENTE

Essendo assente il Consigliere Nesi, mentre l'Assessore Conti è presente e pronto a rispondere, la risposta verrà inviata all'interrogante per iscritto.


Argomento: Caccia

Interrogazione dei Consiglieri Bianchi-Franzi in merito alle rilevazioni ed agli studi al fine di ovviare eventuali danni causati dall'apertura della caccia ritardata rispetto a quanto stabilito dalle Regioni finitime


PRESIDENTE

Interrogazione presentata in data 17/9 dai Consiglieri Bianchi e Franzi: "Rilevazioni e studi al fine di ovviare agli eventuali danni causati dall'apertura della caccia ritardata rispetto a quanto stabilito dalla Regioni finitime".
La parola all'Assessore Debenedetti per la risposta.



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

Signor Presidente, ritengo utile ed opportuna l'interrogazione presentata dar colleghi Bianchi e Franzi, perché offre l'occasione per fornire al Consiglio alcune precisazioni ed alcuni dati in ordine alla prima esperienza fatta in relazione all'applicazione della legge regionale sulla caccia, la legge 21. Utile ed opportuna anche perché in questa materia si è avuto modo di constatare scarsità di informazione e da parte degli organi della stampa e anche forse da qualche componente del Consiglio Regionale.
Mi pare che l'interrogazione si articoli su due punti essenziali: il problema della data di apertura e il problema dell'afflusso dei cacciatori con conseguente problema indotto degli eventuali provvedimenti limitativi.
Seguirò questa distinzione anche nella mia risposta.
Per quanto riguarda la data di apertura, è noto che nel corso del '72 ancor prima di varare la sua legge regionale, la Giunta aveva adottato un provvedimento a carattere eccezionale, con il quale sì spostava l'apertura dell'esercizio venatorio dall'ultima domenica di agosto al 15 settembre.
Questo provvedimento sottintendeva una motivazione che non starò ad illustrare ora compiutamente in quanto è gia stata oggetto di discussione ma che a grandi linee si riferiva ad alcuni aspetti tecnici (l'immaturità della selvaggina all'ultima domenica di agosto, la necessità di assicurare una adeguata tutela degli interessi degli agricoltori) ed al fatto che, a mio avviso è decisivo, che il tempo consentito per l'esercizio venatorio anche con la posticipazione dell'apertura al 15 settembre, sarebbe stato un tempo ragionevolmente utile ed obiettivamente idoneo ad una pratica corretta dello sport - se tale vogliamo considerarlo - venatorio. Ed aveva anche un altro fine: incominciare a dettare una normativa che tendesse ad una protezione graduale e della selvaggina migratoria, che, com'è noto, è in paurosa diminuzione. Questo è un aspetto di carattere non solo piemontese ma direi nazionale, mondiale. Esistono in argomento preoccupazioni notevolissime, sottolineate e rappresentate dal Fondo mondiale della natura, per cui la Regione Piemonte ha ritenuto opportuno collocarsi, subito, con i primi atti, in questa ottica direi protezionistica in relazione alla salvaguardia della selvaggina migratoria.
Questo provvedimento, che in sé impedisce, per il periodo fine agosto primi di settembre l'esercizio della caccia alla migratoria, ha sollevato notevolissime obiezioni da parte delle categorie interessate. Ma, del resto, questa decisione è stata assunta responsabilmente, e con la consapevolezza che in questo settore non avremmo certamente soddisfatto tutte le richieste dei cacciatori. Mi pare, peraltro, che ciò denoti un particolare senso di responsabilità nella Regione Piemonte, che ha avuto tra l'altro, il conforto di plausi, di riconoscimenti a livello nazionale proprio per questa sua impostazione.
Per quanto riguarda la differenziazione della data d'apertura rispetto alle altre Regioni, devo dire che ancor prima delle ferie estive, se non vado errato nel mese di giugno, mi ero fatto promotore di un incontro, qui a Torino, con i rappresentanti della Lombardia, Romagna e della Toscana proprio per affrontare questo tema specifico. In quella sede avevamo fatto presenti le esigenze della Regione Piemonte, successivamente rispecchiate nel testo della legge, ed avevamo sottolineato l'opportunità di considerare, da parte delle altre Regioni, la possibilità di arrivare ad una uniformazione di data di apertura. Se anche in quella sede ci erano state date assicurazioni, fatte promesse, evidentemente la Regione Lombardia, per ragioni che sono fin troppo evidenti, ma che solo lei sa, ha ritenuto opportuno anticipare la data d'apertura al 25 agosto. Non voglio commentare la validità del provvedimento assunto da un'altra Regione: mi limito a ricordare che questo provvedimento ha scatenato una vivacissima reazione da parte di tutta la stampa, anche perché in pratica poi si è consentito l'esercizio venatorio nel cosiddetto Parco del Ticino. Quindi non credo che da questo confronto la Regione Piemonte esca male. La data di apertura anticipata al 25 agosto avrebbe sicuramente travolto la linea politica che la Regione Piemonte ha adottato in materia ed avrebbe sicuramente prodotto effetti negativi di gran lunga superiori. Del resto l'esperienza lombarda, che è anche trapelata attraverso gli organi di stampa, ci insegna qualcosa in materia.
Secondo punto dell'interrogazione: l'afflusso dei cacciatori. I Colleghi del Consiglio ricorderanno che questo argomento era già stato discusso all'epoca del varo della legge regionale c'era chi sosteneva allora l'opportunità di introdurre norme tendenti a limitare il numero dei cacciatori attraverso diversi criteri, arrivando anche alla discriminazione fra cittadini di una regione rispetto a cittadini di un'altra regione. Ma l'Assessorato ha ritenuto di portare avanti un altro tipo di azione tendente alla riduzione dei cacciatori. Io ricordo che in occasione del dibattito ebbi a dire che il complesso di norme che adesso ricorder introdotte nella legge, doveva proprio portare, nelle nostre speranze, ad una diminuzione di questo afflusso di cacciatori. Ora abbiamo a disposizione i dati e possiamo fare dei raffronti. Quindi, non norme discriminatorie, ma norme di carattere sostanziale, dirette a condizionare ad individuare alcuni tipi di divieti che avrebbero sicuramente inciso sul fenomeno della presenza di cacciatori in Piemonte.
Abbiamo, pertanto, introdotto una serie di divieti che a mio avviso hanno dato risultati estremamente positivi.
E' notorio che sia i lombardi che i genovesi in prevalenza praticano una caccia diretta non tanto alla selvaggina stanziale protetta quanto l'uccellagione, la caccia ad uccelli, o uccelletti, e quella era una caratterizzazione del principale flusso di ingresso in territorio della Regione Piemonte da parte dei cacciatori genovesi e lombardi. Con quella legge abbiamo introdotto il divieto dell'uccellagione, abbiamo proibito l'uso dei richiami vivi, abbiamo proibito gli appostamenti fissi, abbiamo proibito la cosiddetta caccia primaverile. Abbiamo poi previsto limitazioni in fatto di giorni, di tempo e anche di carniere. Poi, con un provvedimento amministrativo, anzi con più provvedimenti amministrativi, abbiamo imposto il divieto assoluto di caccia a circa 70 specie, per la maggior parte proprio specie di uccelli che, è vero, sono in via di diminuzione, e che costituivano oggetto di caccia soprattutto da parte di genovesi e lombardi.
A questo punto ritengo interessante per il Consiglio conoscere alcuni dati. Faccio una premessa: noi, con la legge regionale, abbiamo esteso a tutto il territorio della Regione il regime di caccia controllata, che in precedenza vigeva in alcune province a livello generale, in altre all'incirca su metà del territorio. E' necessaria questa precisazione perché i dati che leggero vanno ovviamente riferiti a questa situazione obiettiva. Cominciamo dalla Provincia di Alessandria. C'è stato un anno, il 1968, in cui la Provincia di Alessandria ha avuto tutto il territorio sottoposto a regime di caccia controllata. Verificando quanti cacciatori hanno esercitato la caccia in provincia di Alessandria in quell'anno si è trovato che erano esattamente 66.862. Dopo la emanazione della legge regionale il loro numero è passato a 39.390 nel '73 e al 43.000 nel '74. Mi pare non siano corrette, pertanto, certe dichiarazioni da parte di organi di stampa, e forse anche di qualche Assessore regionale non bene al corrente di questi dati (mi riferisco all'intervista rilasciata dal collega Simonelli); da quanto ho detto emerge chiaramente l'entità della diminuzione del numero dei cacciatori che si è ottenuta con l'applicazione della legge regionale, circa 20.000 unità in meno in rapporto al 1968.
In provincia di Asti, dove tutto il territorio era sottoposto a regime di caccia controllata, abbiamo avuto 21.285 cacciatori nel '70, 21.336 nel '71, 15.913 nel '72. Dopo la emanazione della legge regionale: '73, 9536 '74, 8.970.
In provincia di Cuneo i cacciatori, che erano nel '72 11.610, si sono ridotti nel '73 a 6.342 e nel '74 a 6.529.
E' un fenomeno che si riscontra anche in tutte le altre province.
Potrei citare anche Novara (che aveva solo metà del territorio sottoposto a regime di caccia controllata, per cm i primi dati, quelli che si riferiscono ad epoche precedenti a quella della emanazione della legge regionale, riguardano solo meta del territorio, mentre si pu legittimamente supporre che nella restante meta del territorio a caccia libera i cacciatori fossero in numero anche superiore): 15.000, 16.000, 18 000. Dopo l'adozione della legge regionale, per tutta la provincia sono 18 000, 19 000, 19.500 quest'anno.
Lo stesso vale per Torino: per metà del territorio provinciale i cacciatori erano, dal '70 in avanti, 23.000, 28.000, 33.000; con la legge regionale sono scesi a 24.900, e sono 25.043 nel '74, per tutto l'ambito provinciale.
Mi pare che questi dati ci consentano di dire con soddisfazione che quanto meno sotto questo aspetto la legge regionale ha sortito risultati positivi. Certamente, esistono ancora fenomeni che vanno corretti, vi sono zone di concentrazione particolare, in relazione alla maggior capacità faunistica della zona, poiché è naturale che i cacciatori si riversino in preferenza nelle zone in cui la selvaggina è più abbondante. Ma, per quanto riguarda la responsabilità della Regione, non dobbiamo dimenticare che noi con la nostra legge regionale, abbiamo in sostanza affidato la delega alle Amministrazioni Provinciali, e per essa ai Comitati provinciali della Caccia, di gestire la caccia controllata, in collaborazione, come sta scritto all'art. 10, con le Associazioni venatorie. Che cosa vuol dire questo? Che a livello provinciale si dovranno adottare provvedimenti concreti di riequilibrio del territorio atti a far sì che il ripopolamento venga effettuato con criteri di obiettività, senza concentrazioni in particolari zone a spese di altre. Quindi, in definitiva, l'organizzazione del territorio, sotto il profilo faunistico, è competenza dell'Amministrazione Provinciale.
Per il resto, per quanto contenuto nell'interrogazione, dovrei dire che il problema del ripopolamento la Regione lo ha visto in termini realistici imponendo alle Amministrazioni Provinciali di destinare un decimo del territorio proprio alla costituzione di zone di ripopolamento e cattura.
Purtroppo, le Amministrazioni Provinciali non hanno ancora provveduto a dare attuazione a questa norma, tant'è che la Regione quest'anno è stata costretta ad adottare centinaia di provvedimenti di carattere eccezionale sulla base dell'art. 20, per proteggere determinate zone che si spera poi vengano dall'Amministrazione Provinciale trasformate in zone di ripopolamento e cattura.
Anche su questo argomento, amico Simonelli, mi pare che gli strali non debbano avere a bersaglio la legge regionale, ma se mai il modo in cui i Comitati caccia provinciali gestiscono la caccia controllata su queste basi.
Mi pare di poter concludere informando che la Regione ha già realizzato nove grandi oasi di protezione ed ha provveduto a tre ampliamenti di oasi esistenti.
Ritengo di aver dato una risposta esauriente, che mi auguro soddisfi gli interroganti. Credo che questi dati, che ci consentono di fare sotto alcuni aspetti una verifica della legge regionale, potranno essere utili a tutto il Consiglio per ripensamenti sulla materia.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Ho apprezzato la chiara e particolareggiata illustrazione che l'Assessore Debenedetti ha fatto, prendendo lo spunto dalle poche e concise domande che erano state poste dall'avv. Bianchi e da chi vi parla.
A noi premeva sostanzialmente avere due indicazioni: sul numero dei cacciatori entrati nella Regione Piemonte, e soprattutto sui risultati dell'esperimento, ormai biennale, di applicazione della legge regionale per quanto riguarda il sistema di caccia controllata. Ma ci interessava avere queste notizie sulla base dell'esperienza dell'Assessore, anche perché noi avevamo, e abbiamo, qualcosa da eccepire su quel che ha detto l'Assessore.
Circa la data di apertura della caccia, è pur vero che spostarla di un mese significa ritardare l'invasione da parte dei cacciatori dei terreni coltivati; e significa altresì salvaguardare la selvaggina migratoria almeno la migratoria estiva. Però, a noi interessa soprattutto, in quanto rappresentanti dei produttori agricoli, che si arrivi ad escogitare accorgimenti legislativi attraverso i quali impedire ai cacciatori di addentrarsi nei terreni coltivati.
Con la legge regionale, si sono introdotti divieti specifici per quanto riguarda la proibizione di cacciare a certe speci.



DEBENEDETTI Mario, Assessore alla caccia

C'è, nella legge regionale, una norma ad hoc.



FRANZI Piero

Però, non mi pare sia rispettata, e chi vive in campagna queste cose purtroppo, le costata tutti i giorni. E' pur vero che in provincia di Alessandria il numero dei cacciatori è passato da 66.000 a 48.000, e che analoghe diminuzioni vi sono state per Asti e le altre Province. Ma questo è stato anche in conseguenza di quella tassa aggiuntiva che viene richiesta per l'esercizio della caccia in zone a caccia controllata. A noi interesserebbe che con la legge regionale si trovasse il modo di limitare l'esercizio della caccia ai cacciatori piemontesi, così come la Regione Emilia è riuscita a trovare un accorgimento legislativo per riservare il diritto di caccia solo ai cacciatori di quella regione (mi riservo di accertare quale); e soprattutto che fossero salvaguardati in modo completo e non solo formale i raccolti pendenti dei produttori agricoli. L'invasione dei terreni da parte di cacciatori è continua e costante: tutte le zone rivierasche dei fiumi , in particolare quelle confinanti con la provincia di Pavia e con altre province della Regione Lombardia, nei periodi immediatamente susseguenti alla apertura della caccia sono sistematicamente invase, con ingentissimi danni alle colture agricole pendenti.
Mentre, mi dichiaro completamente soddisfatto della chiara illustrazione fatta dall'Assessore, vorrei chiedere all'Assessore l'impegno di trovare il modo di rivedere la legge e di adeguarla alle esigenze reali dell'agricoltura, perché poi in effetti è l'agricoltura a subire i danni per questo stato di cose, come in effetti hanno dimostrato le esperienze effettuate in questi due anni di caccia controllata.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.
Interrogazione del Consigliere Nesi: "Richiesta di informazioni sugli eventuali rapporti intercorrenti tra la Regione e la Cooperativa 'Cuneo carne'".
E' assente l'interrogante, mentre l'Assessore è presente e sarebbe pronto a rispondere. La risposta sarà pertanto inviata per iscritto.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Interrogazione dei Consiglieri Berti-Rivalta-Sanlorenzo sulle compatibilità di incarichi e iniziative per garantire la piena disponibilità di tempo degli Assessori Regionali


PRESIDENTE

Interrogazione Berti-Rivalta-Sanlorenzo del 3/10: "Compatibilità di incarichi e iniziative per garantire la piena disponibilità di tempo degli Assessori Regionali". Risponde il Presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei intanto dire agli interroganti che, essendo trascorso poco tempo, non avrei potuto neppure raccogliere impressioni e giudizi per una risposta concreta.
Fuor di celia, debbo dare atto all'Assessore Chiabrando di aver sempre dedicato tutta una particolare attività al suo Assessorato e di averla continuata anche in questi ultimi tempi. D'altronde, c'è un esempio altissimo, di questi giorni, almeno a quel che si legge sui giornali, di compatibilità fra due importanti cariche, con possibilità di dare tempo pieno all'una ed all'altra, visto che, a quel che si dice, colui che è destinato a diventare prossimamente il nuovo Presidente del Consiglio continuerà a svolgere le mansioni di segretario del Partito della Democrazia Cristiana.
Però, il punto essenziale dell'interrogazione, che per il resto indulge alla battuta, sta in una domanda che è apparentemente, e non soltanto apparentemente, sottile: se questo sia o no per essere praticamente utile all'esercizio dell'Assessorato, all'esercizio dell'attività della Giunta e allo stesso esercizio dell'attività del Consiglio. Io sono personalmente convinto che se il Consiglio - che ha pure degli esempi estremamente validi di presenza di uomini responsabili ad altissimo livello nella vita politica e nella vita di Partito - fosse maggiormente rappresentato all'interno probabilmente molte situazioni che qualche volta stentano a trovare una loro soluzione la troverebbero più rapidamente.
Pertanto, esprimo all'Assessore Chiabrando tutta la mia solidarietà di Presidente della Giunta. Egli era pronto a rispondere, questa mattina, ad una interrogazione: mi pare di poter cogliere anche questo motivo così contingente a dimostrazione del fatto che effettivamente il suo lavoro continua a farlo, indipendentemente dal nuovo incarico, dal quale penso che egli stesso possa desiderare di essere sollevato il più presto possibile per il che vi è anche il termine di scadenza del Congresso, già fissato, se non vado errato, per il 1° dicembre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti, interrogante.



BERTI Antonio

In sede di replica alla risposta data dalla Giunta ad una interrogazione dovrò astenermi dall'affrontare i problemi che l'assunto dell'interrogazione stessa pone.
Certo, in essa, a parte il tono ironico che lei ha sottolineato insieme a qualche battuta, ci sono anche considerazioni molto serie. Lei lo ha avvertito, signor Presidente. Ma la sua risposta non ci ha soddisfatto perché lei ha preferito non approfondire il tema. Non mi accontenter pertanto di questa interrogazione: vedremo poi se non sia il caso di aprire un dibattito mediante la presentazione di una mozione in cui si chiami in causa l'attività della Giunta.
Certo, se tutti i Consiglieri, di qualsiasi Gruppo, anche del nostro fossero sempre presenti, questo non potrebbe che giovare all'attività del Consiglio ancorché tutti i Consiglieri disponessero delle doti necessarie perché ve ne sono che, per quanto sempre presenti, è come se non ci fossero. Questo è un argomento che è meglio affrontare in modo diverso: c'è chi, pur venendo alle sedute solo di tanto in tanto, dà ai lavori del Consiglio contributi che altri non sarebbero in grado di dare neppure in cinque anni: poiché in questo entra in gioco anche la preparazione personale dei singoli Consiglieri.
Una cosa, però, è il Consigliere, altra cosa è l'Assessore. E la nostra interrogazione si rivolge all'Assessorato, anche perché noi abbiamo sentito più volte il Presidente della Giunta lamentarsi di certi vuoti nella Giunta: ci sono Assessori che lavorano a tempo pieno, per così dire, dando un contributo non soltanto di tempo ma di qualità, che sono di valido sostegno all'attività della Giunta; ma mi par di capire - non voglio aprire qui un processo - che non è così per tutti. Sarebbe molto interessante - ma lo faremo a tempo debito - esaminare Assessorato per Assessorato qual è il contributo di tempo e di qualità che essi hanno portato al nostro Consiglio Regionale.
Mi pare di poter dire in questa sede che, a prescindere dalle doti personali di intelligenza e di capacità, capacità anche di lavorare con il contributo di altri, in forma collegiale, servendosi di consulenze qualificate eccetera, una delle componenti essenziali per lavorare bene è il tempo che si dedica. Non ci sembra che sia possibile, per chi assume anche altissime responsabilità a livello politico, dedicare tutto il tempo necessario all'attività dell'Assessorato, specialmente ad un Assessorato come quello dell'Agricoltura, che affronta una delle questioni più importanti, a cui il nostro Consiglio ha attribuito giustamente il massimo rilievo. Abbiamo letto il complesso di norme che l'assessorato ha emanato (colgo l'occasione per osservare che non gli competeva farlo, in quanto le norme vanno approvate dal Consiglio Regionale, altrimenti si hanno delle circolari): ebbene, proprio dal tipo di osservazioni, di norme che sono state dettate per l'applicazione degli interventi in agricoltura emerge ancor più che si tratta di un settore, direi, che impegna più di tanti altri, più di quello della caccia, per citarne uno. Quindi, la presenza dell'Assessore che vi deve sovrintendere è importante ai fini del metodo di lavoro, ai fini dell'apprendimento.
A me pare che le due cariche non siano compatibili. Se l'Assessore Chiabrando continua a svolgere regolarmente la sua attività di Assessore come lei, signor Presidente, ha detto, mi domando che tipo di responsabilità politica può assumersi. Comunque, giudicare la sua attività politica compete al Partito che lo ha designato, non a noi. Io non ho niente da rimproverare all'Assessore Chiabrando, che è sempre così buono e gentile. Mi preoccupa però l'attività del Consiglio Regionale, ed in questo senso è stata presentata l'interrogazione.
Lei, signor Presidente della Giunta, ha portato l'esempio del Presidente Fanfani, che riunisce in sé le due cariche. Facendo - senza offesa per l'Assessore Chiabrando - le debite proporzioni tra lui e Fanfani, al quale evidentemente è stato affidato il compito di formare il Governo sull'onda dei successi che ha mietuto soprattutto in questi ultimi mesi, dal referendum in avanti, non è affatto detto che l'esempio che ci ha portato Fanfani, di riassumere le due cariche, sia probante; anzi, noi siamo più che mai convinti che le due attività debbano esser tenute divise: chi ha grosse responsabilità politiche deve dedicarsi a quelle, chi svolge la sua attività in una assemblea elettiva, soprattutto se ha compiti di esecutivo, deve limitarsi ad essa.
Mi fermo a questo punto, anche perché non è nostra intenzione fare dello scandalismo: abbiamo posto una questione politica, poiché pensiamo, e abbiamo sempre sostenuto, che gli Assessori debbono lavorare a tempo pieno.
Noi siamo addirittura contrari - e lo ripeto per l'ennesima volta - a che chi riceve una indennità non indifferente dall'ente pubblico abbia altre attività: chi è insegnante, deve mettersi in aspettativa, chi svolge attività professionale in proprio la deve ridurre al minimo; e l'attività di dirigente politico, a livello di prestigio e di impegno molto operativo è equivalente in pratica ad una attività extra.
Quindi, noi ribadiamo che le due cariche sono incompatibili sotto vari punti di vista. Se voi, comunque, ritenete che vada bene così, alla fine verificheremo se in conseguenza di questo nell'agricoltura qualcosa non avrà funzionato a dovere. Se potrete eliminare al più presto queste situazioni di guisa da avere la certezza che gli Assessori dedichino tutti il loro tempo per intero all'attività di Assessorato credo che la Regione potrà lavorare anche meglio e conseguire risultati migliori.



PRESIDENTE

Anche questa interrogazione è stata discussa.
Sono state così discusse tutte le interrogazioni che erano state presentate, oltre a quella urgente.
Riterrei ora di concludere la seduta, rinviandola alle ore 16.



BERTI Antonio

Le rammento che l'altra sera, nella riunione dei Capigruppo con la Delegazione della Venchi-Unica, ci si era accordati per un incontro alle ore 15, pensando però di aver già avuto allora le comunicazioni del Presidente della Giunta. Occorrerà avvertire i componenti la Delegazione della necessità di ritardare di un'ora la loro venuta, per evitare loro una lunga attesa.
Oppure si dovrà far rimanere qui qualcuno che avverta che il Consiglio si è sciolto alle 14.



PRESIDENTE

Provvederemo immediatamente a fare le opportune telefonate.
La seduta è sciolta. Il Consiglio è riconvocato per oggi pomeriggio alle ore 16.



(La seduta ha termine alle ore 14)



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