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Dettaglio seduta n.260 del 10/10/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame mozione presentata dal Gruppo consiliare comunista in data 2/10/74 sui problemi dell'assistenza scolastica


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Sono in congedo i Consiglieri: Beltrami, Calsolaro, Cardinali, Conti Fassino, Giovana, Rossotto, Sanlorenzo, Vecchione, Visone, Zanone.
Il Presidente Garabello mi prega di comunicare che la I Commissione è riunita nella saletta per un emendamento al conto consuntivo.
Do ora lettura di una mozione pervenutami, a firma dei Consiglieri: Berti, Besate, Bono, Fabbris, Ferraris, Lo Turco, Marchesotti, Minucci Raschio, Revelli, Rivalta, Sanlorenzo, Vecchione.
Il Consiglio Regionale del Piemonte constatato che nell'attuazione della legge regionale in materia di assistenza scolastica si verificano gravi disfunzioni che fanno gravare indebitamente pesanti costi sulle famiglie (i libri hanno avuto un aumento medio del 35 per cento) e sui Comuni, creando anche sperequazioni nei servizi di trasporto e mensa che in molti casi, rischiano di non essere erogati, giungendo, nei casi più sfavoriti, a mettere in forse lo stesso servizio scolastico rilevato che tali disfunzioni, carenze e pericoli, sono dovuti tra l'altro: 1) a ritardi della Giunta nell'intervenire per organizzare l'attuazione della legge 2) alla emanazione di norme, mediante circolari, che violano la legge stessa, (circolare del 9/9/1974 con la quale: a) non si attribuisce ai Comuni la funzione e il finanziamento del trasporto alunni della scuola materna, in contrasto con art. 2 della legge; b) si afferma che la legge fa specifico riferimento ai patronati scolastici per l'erogazione dei servizi in contrasto con i commi I e V dell'art. 3 della legge) 3) alla mancata attribuzione ai Comuni delle funzioni di assistenza scolastica delle Casse scolastiche per quanto concerne la fornitura agli alunni dei libri in prestito d'uso, non essendo ancora istituiti i Consigli d'istituto, creando le più volte previste incongruenze, che oggi ricadono principalmente sulle famiglie degli alunni (circolare del 6/9/1974) constatata la necessita di pervenire rapidamente alla eliminazione dei più gravi inconvenienti comunque manifestatisi impegna la Giunta Regionale 1) ad emanare urgentemente disposizioni applicative che garantiscano l'assoluta gratuità, per tutti gli alunni, dell'uso dei libri scolastici in prestito, nella misura pienamente richiesta dai programmi di insegnamento in questo ordine di intervento dovrà essere garantita la possibilità anche alle famiglie degli alunni che abbiano già acquistato i libri, di cederli alla scuola in dotazione del prestito d'uso 2) ad applicare interamente l'art. 2 della legge regionale in materia di assistenza scolastica, attribuendo ai Comuni la funzione e il finanziamento per il trasporto degli alunni della scuola materna, per assicurare ovunque pienamente il servizio 3) ad integrare congruamente i finanziamenti per le zone più disagiate con particolare riferimento alle scuole comprese nelle Comunità Montane e nei piccoli Comuni 4) ad attribuire ai Comuni le funzioni di assistenza scolastica delle Casse scolastiche, ivi comprese quelle concernenti la fornitura dei libri in prestito d'uso (fino alla istituzione dei Consigli di istituto), secondo il penultimo comma dell'art. 2 e gli artt. 5 e 13 della legge suddetta nonché i contributi previsti dall'art. 4, in modo da garantire tempestivamente là continuità del servizio e l'approntamento dei piani di intervento per tutti i compiti previsti dagli artt. 4 e 5 della legge 5) a curare l'attuazione della delega e delle misure necessarie con gli Enti locali, secondo quanto previsto dal comma VI dell'art. 67 dello Statuto regionale, ovviando la totale carenza manifestata a tale proposito dalla Giunta stessa fino a questo momento, carenza che costituisce una delle cause fondamentali degli inconvenienti verificatisi 6) a svolgere, affidandone il compito ai Comuni e di concerto con le autorità scolastiche, riunioni a livello di istituti, tra Comuni, Casse scolastiche, docenti, genitori e rappresentanti sindacali, ai fini di risolvere i problemi di pratica attuazione degli scopi della legge e avviare la collaborazione tra le componenti interessate alla scuola come previsto dai decreti delegati.
Il Consiglio Regionale considerate le carenze politiche della legge regionale in materia di assistenza scolastica, ritiene necessario rivederne l'impostazione soprattutto sotto il profilo delle attribuzioni dell'esercizio delle funzioni e dei finanziamenti.
Desiderano illustrarla? La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dalla presentazione della mozione dello scorso Consiglio ad oggi, si sono avuti una serie di prese di posizione prima e poi anche di incontri con la Giunta Regionale, sia dei sindacati, sia dei rappresentanti della lega dei Comuni dell'Associazione dei Comuni e si può dire che si è arrivati ad un primo momento unitario su alcuni dei punti contenuti nella mozione.
Tralasciamo la questione dei principi generali riguardanti le carenze profonde che a nostro avviso ha la legge approvata alla fine del mese di luglio, ma la maggioranza, rispetto a questa proposta di legge, ha dichiarato di non voler seguire più la vecchia strada, ma di voler andare progressivamente, alla creazione di servizi sociali che permettessero l'accesso alle strutture della scuola in un rinnovato rapporto tra scuola e società (soprattutto in vista delle elezioni degli organi collegiali della scuola) che garantisse, pur nel limite dei finanziamenti oggi reperibili da parte della Regione - che costituiscono una scelta prioritaria - un modo di spendere e di realizzare questi servizi più consono alle richieste che la comunità piemontese ha avanzato in tutti questi anni.
Si dà il caso che - forse perché in sede di dibattito è prevalsa la discussione sui principi generali dovuta al fatto che per fare delle leggi regionali occorre sempre avere presente la legislazione nazionale e capire che in gran parte, pur affermando dei principi, queste leggi regionali sono già di per se dei regolamenti e che quindi le circolari emanate dalla Giunta non sono esplicative di principi generali, come avviene a livello dello Stato, ma sono circolari applicative specifiche che entrano in modo dettagliato nei problemi affinché scuole, Comuni e tutti gli organi preposti all'assistenza scolastica sappiano rapidamente orientarsi - non si è dedicata sufficiente attenzione alla tecnica della legge, non per difendere sempre il nostro Gruppo, puntuale e con la coscienza a posto su queste cose...



BERTI Antonio

Per "esaltare" il nostro Gruppo, non per "difendere".



REVELLI Francesco

Esatto, non per esaltare sempre il nostro Gruppo, ma anche in questa occasione abbiamo presentato degli emendamenti specifici precisi e ne è venuto fuori un giudizio che torna ad essere di principio: il Consiglio ha approvato una legge che in fase di applicazione non viene ad essere completamente recepita nelle sue difficoltà ed anche nelle sue contraddizioni.
Con la nostra mozione vogliamo impegnare la Giunta in primo luogo (e qui ci deve essere anche un pronunciamento da parte della Giunta su come si emanano le circolari e la loro funzione rispetto alle leggi regionali) a meditare un momento se non sia necessario, predisponendo i testi legislativi e regionali con maggiore tempestività, avere al momento in cui si devono effettuare gli interventi anche dei regolamenti applicativi che vengano approvati dal Consiglio, oppure stabilire una maggiore partecipazione alla stesura delle circolari e quindi un rapporto Giunta Commissione che mi pare corretto anche se non è previsto dal regolamento La seconda questione di ordine specifico che solleviamo è questa: partiamo innanzi tutto dalle attribuzioni che sono state date ai Comuni. In realtà, se andiamo a vedere, al di là del fatto se la delega è o non è completa, qual è il vizio di fondo di questa legge? E' che non abbiamo dato delle deleghe le quali, per essere completa, non devono soltanto delegare delle funzioni ai Comuni e prevedere certi finanziamenti, ma devono mettere gli enti in condizioni di esercitare pienamente la delega ricevuta e quindi di essere semmai chiamati ad emanare delle disposizioni per poterla esercitare. Il fatto che questo non lo si prevede in modo preciso e concreto e la scarsità dei finanziamenti (distribuiti in modo frammentario negli articoli) fanno sì che in realtà i Comuni non ricevano una delega, ma dei contributi, come hanno avuto modo di dire anche i sindaci.
C'è poi un altro aspetto: quando parliamo di Comuni non teniamo conto (e c'era nelle altre proposte di legge, sia in quella presentata dai Comuni, sia nella nostra) che ci sono già delle associazioni di fatto dei Comuni, come le Comunità montane e che uno dei criteri che regolano la delega deve essere quello di avere sempre un piano regionale di spesa programmato, anche annuale, che permetta di indirizzare i finanziamenti verso servizi che giudichiamo prioritari in certe zone del Piemonte, per esempio per le Comunità montane possono essere prioritari i trasporti, per la zona della cintura può darsi che prima dei trasporti vengano altri servizi sociali, come le mense, in altri casi altri servizi previsti dall'articolo 2.
Tutto questo fa sì che non ci sia un riparto proporzionale degli interventi finanziari, per cui da un lato c'è l'affermazione generale che tutti debbono avere questo tipo di servizio, quindi si crea una minore possibilità di intervento, dall'altra non c'è un quadro istituzionale preciso di riferimento in cui si possano muovere, in un rapporto concreto e non di opposizione, scuole da un lato, i futuri organi collegiali, i distretti scolastici che verranno ad essere creati e le Comunità locali rappresentate dai Comuni.
In questo senso ci pare grave (e facciamo riferimento al secondo comma dell'art. 2) la gestione del trasporto: parliamo di trasporto gratuito per gli alunni e relativi oneri assicurativi, cioè stabiliamo che ci deve essere il trasporto per tutti per cui, se non indichiamo delle priorità con un piano di riparto regionale che può essere approvato di anno in anno dal Consiglio, senza voler negare a nessuno la necessità di avere il trasporto l'assessore sarà costretto con una circolare (fatta da lui o no, torneremo dopo sull'argomento) a dire che il trasporto della scuola materna è escluso perché è troppo vasto, comprendendo anche i privati, e la quota è troppo bassa. Per contro le scuole materne, private o non private, comunali o statali, ricevono una quota superiore senza avere questo servizio.
Si è detto che fino a quando ci saranno gli organi collegiali della scuola queste funzioni saranno realizzate dalle casse scolastiche sia secondo quanto previsto dall'art. 2 sulla delega ai Comuni e dall'art. 4 sull'affidamento ai distretti dell'orientamento professionale prima svolto dai consorzi provinciali per l'istruzione tecnica, sia per quanto riguarda le questioni dei libri di testo in prestito d'uso alle biblioteche di classe e del materiale didattico. Ecco però che nell'art. 2, non avendo distinto tra deleghe e trasferimento, ci si richiama al trasferimento delle funzioni sulle materie e ai rapporti che abbiamo con organi sino ad oggi esistenti (Casse scolastiche e Patronato scolastico) delegandoli tutti insieme in un coacervo di un solo articolo ai Comuni, mentre è sfuggito un fatto macroscopico che non compare più in una delle tre circolari della Giunta e cioè che le Casse scolastiche, per la parte che attiene all'assistenza (libri, trasporti, mense, ecc.) - e questo è confermato sia dal decreto delegato, sia dalla legislazione precedente - sono oggi sotto il controllo dei Comuni perché con il penultimo comma dell'art. 2 gliele abbiamo trasferite, cioè la Regione si è spogliata dei poteri che le sono stati trasferiti dal Ministero e li ha passati ai Comuni i quali dovranno rendere conto della loro attività alla Giunta, mentre i sindaci ne rispondono penalmente senza che vi sia il minimo rapporto con gli organi della scuola, in questo caso con il Preside. Questo è estremamente grave.
E' successo non solo nei nostri Comuni ma anche in quelli amministrati dalla DC, ci sono ordini del giorno che ne fanno fede ed i sindaci non vogliono avere questo tipo di responsabilità.
Questo è un primo grosso fatto che rende illegittima la circolare che è stata emanata.
Il secondo è di avere detto nell'ultimo comma dell'art. 2: "I servizi di cui ai punti a), b), c) del primo comma sono estesi anche agli alunni dei convitti scuola montani". E' logico, l'assistenza scolastica è sempre rivolta anche a loro, ma con questa formulazione parliamo solo di quelli dei convitti e ne escludiamo altri, per cui giustamente hanno protestato i Comuni montani che hanno diritto ai servizi in modo complessivo.
Ecco quindi che la delega non è chiara, contraddice quella che è l'impostazione della legge. Per questa ragione anche l'altra circolare è illegittima.
La terza grossa questione riguarda i libri di testo: si è detto che il contributo di quest'anno sarà, per ogni alunno, di circa 18.000 lire; noi siamo per la fornitura agli alunni dei libri di testo in prestito d'uso, ma siamo anche convinti che nel primo anno vi saranno dei pasticci, sia che la delega venga data ai Comuni, (cosa non prevista dalla legge) sia che si segua il meccanismo previsto dall'art. 5 sul rapporto con le Casse scolastiche. Questo però non deve spaventare, ma bisogna ribadire che i libri sono in prestito d'uso, perché se rimborsiamo le 18.000 lire alle famiglie che li hanno acquistati e basta, andiamo contro la legge.



BERTI Antonio

Bastava dire: nessun genitore comperi i libri, i libri li acquista e li distribuisce la scuola. Era così semplice.



REVELLI Francesco

Che cosa traspare da questo? Intanto che questa legge deve essere profondamente mutata e integrata con gli articoli che invece sono stati esclusi per questioni di principio. Noi chiediamo che la Giunta ribadisca la sua volontà di cambiare la legge e che si riunisca subito la Commissione per potervi provvedere entro la fine dell'anno in modo che si possa, per il prossimo anno scolastico, partire col piede giusto.
In secondo luogo bisogna trasmettere altre circolari perché quelle precedenti hanno non solo creato confusione, ma hanno screditato l'istituto regionale accentuando quell'idea del potere che le è stata rinfacciata l'altra mattina Assessore Borando, giustamente, dai sindacati e dai rappresentanti dei Comuni. Che poi non sia lei che lo vuole è un altro paio di maniche, ma lei è responsabile di quello che succede nel suo Assessorato e nel suo Assessorato succedono da anni cose nere perché, senza voler polemizzare con nessuno, noi sosteniamo che non è accettabile che la pioggia ed il bel tempo siano fatti da uno o due personaggi che con la politica non hanno nulla a che fare, la direzione politica la deve dare lei, lei non può permettersi di accettare delle circolari perché le ha decise il dottor tale o il cavalier talaltro, questo è un fatto estremamente grave, gliel'hanno detto anche i sindaci che non vogliono essere responsabili penalmente di cose su cui non c'è un indirizzo politico, senza sapere a chi rivolgersi; le hanno detto che non rispondono di quel che fanno le Casse scolastiche in base a una circolare (che poi è risultato che lei non aveva controllato, né fatto, né voluto) contro la legge. Questo è grave e guardi che la gestione Visone è sempre stata così e dei casi che hanno fatto ridere le altre Regioni, gliene cito solo uno: sono state spedite 70/80.000 raccomandate per i corsi per apprendisti quando lo Stato (che non funziona, che è arretrato, che è invischiato con la D.C.) pubblicava dei manifesti, la Regione invece di far stampare dei manifesti spedisce 70.000 raccomandate, ci mette otto mesi a scriverle e così i corsi per apprendisti incominciano un anno dopo. Queste cose non devono più succedere e ci vuole una capacità di.



(Il Consigliere Menozzi commenta)



REVELLI Francesco

Non giocate sui nomi, sono cose gravi e ne siete responsabili, io dico che è il modo di funzionare di questo assessorato che è fuori posto.



MENOZZI Stanislao

Ho solo fatto riferimento a quello che lei sta dicendo.



REVELLI Francesco

Ne parleremo dopo di questo.
Io capisco che lei non può ritirare le circolari, adesso ne manda via delle altre, accetta un minimo di controllo politico della Commissione e noi siamo disposti, come sempre, a far sì che le cose funzionino perché non vogliamo che ricadano sulle masse popolari, sulla gente che ne ha più bisogno e che si trova, oltre a non avere la completezza dei servizi, a pagarne un prezzo più alto e soprattutto perché ci giochiamo una partita sul piano istituzionale con queste circolari, sia con i Comuni, sia con la scuola. Siamo arrivati al punto che i presidi dicono che non vogliono essere trasformati in dattilografi, è giusto, la scuola può farle queste cose ma in collaborazione col Comune, il quale può fornire tutta una serie di servizi, anche i più piccoli associati nelle Comunità montane e via dicendo.
E questa prova la si può avere proprio dal rapporto che ci deve essere tra Casse scolastiche e Comuni, in attesa che ci siano gli organi collegiali.
Un'altra questione che giustifica la nostra mozione è che mentre abbiamo previsto le Casse scolastiche fino a quando non funzioneranno questi organi, con art. 4 avete affidato dei compiti ai distretti scolastici. L'orientamento professionale e l'assistenza medica psicopedagogica sono due cose che sino ad oggi sono state separate l'orientamento professionale lo fanno i consorzi provinciali per l'istruzione tecnica che hanno la convenzione con Provveditorati e a cui in tutti questi anni la Regione si è ancora rivolta perché facessero servizio. Adesso questi soldi vanno alle Casse scolastiche che debbono avere istruzioni per poterli rimandare ai Consorzi provinciali per la istruzione tecnica altrimenti non fanno servizio. Il problema diventa più grave rispetto all'art. 4 perché i distretti probabilmente non ci saranno che fino al prossimo anno, quindi è necessario intervenire con una circolare apposita e dare istruzioni sia ai Comuni che debbono controllare sia alle Casse scolastiche perché questi fondi vengano spesi.
Ultima questione: è necessaria la misura del finanziamento. Capisco che il riparto può anche essere, come si è detto, al limite delle possibilità del bilancio, ma è necessario reperire altri fondi nelle variazioni di bilancio per le questioni che abbiamo posto coi dibattiti del 12 e del 17 settembre sui prezzi relativi ai trasporti, alle mense ecc.
E allora ripropongo il tema che da tre anni proponiamo nella discussione sul bilancio: i grossi Comuni della cintura torinese hanno una completezza di servizi che non può essere abbandonata rispetto alla politica che oggi lo Stato fa verso i bilanci degli Enti locali. Quindi dobbiamo trovare i fondi necessari, anticipando adesso, per il funzionamento di questa legge, una parte dei fondi previsti per il '75 fare queste variazioni e reperire altri fondi. L'Assessore mi ha detto che alcune cose ha avuto modo di individuarle, c'è un avanzo di 300 e rotti milioni rispetto alla spesa dei libri degli scorsi anni, bisogna farsi dire dalle Casse scolastiche quanti sono coloro che hanno rinunciato alle 20/30.000 lire per i libri dello scorso anno e che sono state distribuite adesso per sapere quanto le Casse scolastiche hanno incamerato. In secondo luogo bisogna scegliere rispetto ad alcuni progetti di legge che non sono urgenti e che finanziano delle sinecure, alcuni sono all'attenzione della nostra Commissione; si sollecita l'approvazione a riportare il finanziamento, qui finalizzato in modo molto preciso, a favore di alcuni capitoli, come la mensa, con un'indicazione prioritaria che con delibera consiliare si può fare e che va verso i Comuni montani, ma soprattutto verso i Comuni della cintura torinese e alcuni grossi Comuni della provincia di Torino.
Credo che in ultimo sia necessario che ci si metta subito al lavoro, se la Giunta accetta queste nostre proposte (che sono poi quelle che hanno fatto i Comuni e sindacati nell'incontro di martedì mattina) per mutare questa legge ed averla pronta per la fine dell'anno, prima dell'approvazione del bilancio del '75.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Io non conosco il testo della circolare a cui faceva riferimento il collega Revelli e quindi non posso pronunciarmi su alcuni dei problemi da lui toccati, desidero però in quest'occasione fare anch'io alcune considerazioni su quanto sta avvenendo in attuazione di questa legge, con particolare riferimento al problema dei libri di testo.
In relazione ai ritardi che ci sono stati nell'attuazione della legge e nella circolare delle informazioni su questa legge, si è verificato un notevole disorientamento nelle scuole, soprattutto da parte dei presidi: ci sono stati diversi tipi di comportamento, alcuni presidi che hanno capito l'importanza della legge e le possibilità che metteva a disposizione del corpo docente in materia di organizzazione della didattica, si sono preoccupati per tempo e in tutti i modi di far sapere agli alunni che non bisognava acquistare direttamente i libri di testo e che sarebbero invece stati erogati dalla scuola di fronte alla limitatezza della cifra che la Regione poteva mettere a disposizione hanno trovato anche modi intelligenti di arrivare a una piena disponibilità di tutto l'occorrente in fatto di materiale didattico, ad esempio pregando gli alunni delle seconde e terze di donare alla scuola i libri usati negli anni precedenti, in maniera da avere una più ampia disponibilità e per indirizzare i fondi resisi disponibili quest'anno, in altre direzioni che non fossero esclusivamente quella del libro di testo in prestito d'uso. Vi sono state, anche altre reazioni di presidi che, vuoi per scarsa informazione, vuoi per un certo tipo di mentalità burocratica che stenta ad abbandonare la scuola, hanno avuto reazioni del tipo di chi - come ricordava il collega Revelli - ha sostenuto che non fosse compito dei presidi e delle segreterie di mettere in atto un certo tipo di attività o di contabilità di carattere amministrativo e di rapporti nei confronti delle librerie. Devo dire che non sono molto d'accordo con il collega Revelli.



REVELLI Francesco

Io non ho detto quello.



GANDOLFI Aldo

Mi sembra che tu abbia detto che i presidi possono anche avere ragione e che ci sono i Comuni a disposizione che possono...



REVELLI Francesco

Io ho detto che il Comune è responsabile, stando a questa legge, di ogni fondo che viene speso dal preside, ma non puoi caricargli questa responsabilità.



GANDOLFI Aldo

Adesso verrò anche a questo punto che dobbiamo chiarire per quanto riguarda le norme di attuazione provvisoria, ma direi che è un dato estremamente preoccupante perché se una cosa è certa è che i nuovi decreti delegati fanno carico alla scuola e agli organismi scolastici di questi tipi di intervento.
A prescindere dal fatto che la legge dispone che una certa parte dei finanziamenti siano disponibili per le spese di carattere generale e che possono essere di impianto, di attrezzature, di mobili per biblioteche e di erogazione di denaro anche per il funzionamento di questo tipo di attività credo che compito dell'Assessorato all'istruzione debba essere quello di far sentire, specialmente per il futuro (visto che ormai siamo in una fase avanzata di attuazione di questi meccanismi) che compito fondamentale dei presidi, degli organismi scolastici è la responsabilità dell'acquisto del materiale didattico, che del resto è sancita in maniera molto precisa dai decreti delegati che sono stati emanati dal Ministero della Pubblica Istruzione.



REVELLI Francesco

Guarda che i decreti delegati non saranno in vigore fino al 24 novembre.



GANDOLFI Aldo

D'accordo, non saranno in vigore fino al 24 novembre, ma evidentemente la gente che lavora nella scuola non deve avere questa impostazione di carattere burocratico per cui fino al 24 novembre non fa certe cose perch non è pagata, per farle fino a quella data e dopo si adegua, il problema è un altro: a livello di responsabili di istituto noi ci confrontiamo ancora con degli atteggiamenti burocratici che non sono più concepibili al giorno d'oggi, ben vengano quindi questi organismi democratici in cui ci sono anche rappresentanze esterne a quelle del corpo docente perché serviranno quanto meno a smuovere un certo tipo di mentalità che ci auguriamo venga completamente eliminato all'interno della scuola.
Per quanto riguarda l'attuazione provvisoria attraverso le Casse scolastiche, dovrei andare a rivedere un momento la legislazione, ma mi sembra che abbiamo delegato le competenze che avevamo in materia di Casse scolastiche, ai Comuni. Che competenze avevamo? Quelle del controllo sui bilanci e della legittimità della amministrazione...



REVELLI Francesco

Non è così, va a leggerli.



GANDOLFI Aldo

Noi abbiamo delegato i poteri amministrativi di cui disponevamo, che erano quelli che prima ancora della Regione esercitava lo Stato in materia di Casse scolastiche, il che significa controllo sugli atti amministrativi delle Casse scolastiche che nella loro autonomia potevano, in base alle leggi in vigore, assumere un certo tipo di determinazione. Ora questo significa, a mio avviso (mi posso sbagliare) che i Comuni hanno certamente il diritto-dovere di entrare in un esame dettagliato e pretendere una regolare documentazione di tutto quello che si fa sul piano della gestione dei fondi che abbiamo dato alle Casse scolastiche, ma che i criteri di gestione dei fondi sono determinati in base alle indicazioni che dà la legge e che spetta a noi fare osservare e ribadire: il Comune non pu sostituirsi alla Cassa scolastica o dare delle indicazioni alla Cassa scolastica diverse da quelle che dà la legge. Naturalmente se noi in una circolare non abbiamo chiarito a sufficienza quali sono i compiti che devono assolvere le Casse scolastiche per utilizzare questi fondi, questo è un altro discorso, bisogna allora chiarirlo urgentemente ai presidi, ma questa è una cosa diversa dai poteri amministrativi che abbiamo trasferiti del controllo sul bilancio della Cassa scolastica e sulla legittimità della spesa che attraverso le Casse scolastiche è stata fatta. Io mi riservo di andare a controllare sui decreti delegati e sulle leggi in vigore se questo è il tipo di interpretazione corretta, comunque se è così noi abbiamo due tipi di problemi: togliere definitivamente dall'incertezza i presidi e le Casse scolastiche circa l'attuazione della legge ribadendo che devono le scuole provvedere ad acquistare i libri e che se in via transitoria si sono adottate altre soluzioni, se alcune famiglie hanno già acquistato i libri si può trovare il modo di fare rientrarne anche questo nel prestito d'uso per cui alla fine dell'anno scolastico chi avesse già comprato il libro lo può restituire alla scuola ricevendone indietro i soldi che ha speso ricondurre alla effettiva consistenza i poteri che abbiamo trasferito ai Comuni in materia di Casse scolastiche.
Comunque, se dobbiamo valutare a fondo il problema, mi riserverei di verificare qual è l'esatta portata delle attribuzioni di deleghe che abbiamo assegnato ai Comuni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Vorrei aggiungere poche cose a quanto già è stato detto dal collega Revelli e dall'Assessore Gandolfi. Ricordando quanto abbiamo affermato nel dibattito del 26 luglio quando si approvò la legge, il nostro intervento e la nostra posizione non hanno nulla di ideologico sulla concezione della scuola. Questo intendo premetterlo e ricordarlo affinché non intervengano equivoci che possano dare luogo a determinate fughe in certe dimensioni di comodo. Ripeto quanto ha detto Revelli: il nostro obiettivo è di arrivare a soluzioni efficaci verso la scuola, verso le famiglie, verso gli allievi.
Quanto è avvenuto però non è tanto da imputarsi ad incapacità della Giunta o di altri; voi lo ricordate, ci fu un intervento abbastanza pesante che condizionò la formazione della legge e ne fece degenerare la costruzione. Al centro c'era la questione della scuola materna e degli organi collegiali della scuola; ma come è andata a finire? Già il Presidente della Giunta, nell'altro Consiglio, in sede di comunicazione ricordava amareggiato che l'assunzione del criterio brutalmente statistico portava in realtà ad un egualitarismo che aveva come risultato disuguaglianze sostanziali. E questo si è verificato, ad esempio, per la scuola materna: siccome nel bilancio del 1973/74 per la scuola materna non statale erano stanziati 750 milioni per i circa 76.000 allievi sui 96.000 del Piemonte, per ogni allievo c'erano 9920 lire; con il bilancio del 1974/75 erano previsti 900 milioni per la scuola materna non statale (sono cifre che per la funzione che svolgo nella Commissione posso citare anche a memoria) che divisi per gli 80.000 (c'è un accrescimento assoluto di scolarizzazione forse non relativo ma in assoluto) davano 11.250 lire per alunno che andavano a compensare i maggiori costi di gestione. Con il metodo statistico generalizzato nella legge, il miliardo e 850 milioni divisi per i 105.000 alunni della scuola materna, danno, per ogni alunno 18.600 lire per le scuole materne statali e non statali. Risultato: le scuole materne non statali hanno quasi raddoppiato il contributo che avevano ricevuto per 80.000 allievi: 580 milioni in più, circa. Ma questa somma di 580 milioni (a parte il fatto che è stata distribuita uniformemente indipendentemente dalla condizione oggettiva in cui vive una scuola, sia essa in una grande città che in un Comune di montagna) viene sottratta a quell'altro settore della scuola materna statale, che non ha i contributi che invece ricevono determinati enti, perché le scuole materne non statali o sono comunali - e quindi hanno i contributi dai Comuni oppure sono enti morali che hanno propri patrimoni o che ricevono contributi dai Comuni e dalla Regione perché svolgono una funzione di scolarizzazione che non viene svolta da nessun'altra struttura.
Quando dicevo, nella seduta di Consiglio della settimana scorsa, che qualcuno ci sguazza, mi riferivo non tanto ai bisogni di queste scuole quanto alla situazione della scuola materna statale, la quale ha un orario di apertura tale che se si vogliono trovare degli insegnanti per prescuola e per il doposcuola deve intervenire qualcuno (la Regione, i Comuni) e a questo soccorreva la maggiore somma pro capite che la Regione aveva previsto sul bilancio.
Per quanto riguarda i Consigli di istituto e, di rimbalzo le Casse scolastiche, non vorrei che il collega Gandolfi si rifugiasse nell'interpretazione giuridica. Il risultato che abbiamo oggi è questo: la Regione con una somma che relativamente ai bisogni è insufficiente, ma relativamente al bilancio è apprezzabile, raggiunge un risultato negativo.
E allora non ci si nasconde dietro un'interpretazione giuridica che pu essere stiracchiata da una parte o dall'altra, a seconda delle capacità dialettiche dell'interlocutore; sta di fatto che questo tipo di intervento è una scelta politica che con ogni probabilità bisognerà rivedere in sede di revisione della legge altrimenti costituiamo non degli strumenti promotori di un miglioramento sostanziale, di contenuto e di funzionamento della scuola, ma degli organi burocratici.
Siamo Consiglieri regionali e nelle nostre circoscrizioni teniamo riunioni: io ho potuto constatare che presidi, direttori didattici insegnanti, presidenti di Casse scolastiche non solo si incontrano volentieri con gli assessori ed i sindaci dei Comuni, con i sindacati, con i Consiglieri regionali, con i genitori, ma chiedono questi incontri nei quali ci si spiega il prestito d'uso dei libri e la biblioteca di classe non solo l'approvano, ma lo sostengono, si fanno essi stessi promotori perché a volte si trova resistenza nella scuola e magari anche nel Comune perché è una novità.
Ricordo che in occasione della costruzione della centrale atomica elettronucleare Enrico Fermi (io allora non facevo questo mestiere, facevo il sindacalista).



BERTI Antonio

Questo non è un mestiere.



BESATE Piero

Lo so compagno Berti che non è un mestiere, è un modo di dire.



BERTI Antonio

Mestiere è quello che si fa con i gettoni di presenza!



BESATE Piero

Ricordo che a quell'epoca c'erano dei ragazzi americani che avevano i loro libri per studiare (perché poi andavano in America a dare gli esami) e mi ero meravigliato di vedere che sull'ultima pagina interna della copertina c'erano dei timbri e a penna c'era scritto: libro consegnato il giorno tale all'alunno tale, restituito alla Biblioteca il giorno tale e vi erano nomi e date per un periodo di cinque anni. Mi spiegarono che il prestito d'uso era molto diffuso nelle scuole americane. Per noi che lo istituiamo ora è comprensibile che ci sia un impatto che può creare confusione, ma qui la confusione viene addirittura stimolata dalla emanazione di norme applicative errate. Infatti leggo su un giornale del biellese che c'è un contributo pro capite di 18.500 lire. No, qui non si tratta di un contributo per alunno, è semplicemente il coefficiente costante in base al quale si dà la somma globale spettante ad un istituto e poi, con le componenti locali, con il Comune ecc. la scuola acquista i libri per darli agli allievi. Certo, come avviene anche per le elementari la scuola non manda un camioncino presso le librerie a prendersi i libri sono gli alunni che vanno a ritirarli per conto della scuola, che li paga.
Ora siamo in fase di prima applicazione, c'è già stata della confusione e io ho visto soluzioni adottate su due piedi: ad esempio c'è chi vuole acquistare i libri per suo conto e li vuole tenere per sé; chi non li ha ritirati, chi ne ha ritirati in parte. Ho accertato che non è vero che i cartolai debbono tenersi tutti i libri, li ritornano alle Case editrici non ci sono problemi di impegni finanziari da parte loro.
La cosa è possibile da attuare in maniera piana e corretta, sempre che le disposizioni si emanino con chiarezza da qualcuno che abbia soprattutto la volontà di capire quale lo scopo della legge. Questa è la vera prima legge di delega della Regione Piemonte, quindi va curata in modo particolare. Ciò che abbiamo criticato è una delega limitata, confusa comunque è una legge di delega non perché lo prescrive lo Statuto, ma perché oggi i fatti ci dicono che è necessario che nell'attuazione della delega la Regione lo faccia di concerto con i Comuni, con gli Enti locali.
Se così fosse avvenuto è chiaro che molti di questi disguidi non si sarebbero verificati con un danno non solo per le famiglie ma anche per la Regione che perde in credibilità in relazione alla sua capacità operativa di intervenire nei problemi concreti delle popolazioni e della società.
Io credo che il fatto che l'Assessore abbia già avuto un contatto con le rappresentanze dei Comuni stia a significare un orientamento che va in senso positivo verso la collaborazione.
Resta il fatto di addivenire rapidamente alle modifiche della legge sulla base dell'esperienza. Non tutte le esperienze possono essere positive, qui è stato fatto molto di negativo, ma sarebbe un guaio se non se ne traesse una lezione. Teniamo conto che questo Consiglio ha una legislatura che scadrà a giugno e che quindi, se non si interverrà prima.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Quarantacinque giorni prima, ad aprile.



BESATE Piero

Ecco, se non si interverrà per tempo si lascerà in eredità questa normativa al futuro Consiglio, ma soprattutto alla scuola ed ai Comuni per il '75/76. Teniamo presente questo fatto, considerando anche che l'attuazione degli organi collegiali la dobbiamo perseguire (i distretti in particolare) nel modo più corretto, più rapido e democratico possibile perché si faccia quello che deve essere fatto, non tanto per fare il nostro dovere (il che è giusto) ma soprattutto per dare al Piemonte, in questo campo delicatissimo più delicato forse di quanto si pensi, una normativa ed una certezza istituzionale operativa che renda possibile per il 1975/76 superate le disfunzioni di quest'anno, ai Comuni, alla scuola e alla Regione di operare in modo tale da poter affrontare il problema con la massima efficienza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, è evidente che la legge sull'assistenza scolastica che è stata oggetto di discussioni in questi giorni soprattutto da parte delle categorie interessate, è stata di difficile applicazione per i motivi che sono stati qui riconosciuti. Bisogna mettere in rilievo alcune cose: come ho già detto l'altra volta, i tempi entro i quali è stata varata la legge e la possibilità di una sua applicazione erano ristretti e questo ha la sua importanza perché nel momento in cui si è messa in moto la macchina dell'applicazione della legge, una parte dei libri erano già stati acquistati dagli studenti. Tenete conto che, non appena varata la legge c'è stata subito la rivolta dei cartolibrai i quali avendo provveduto fin dal mese di luglio-agosto, appena finito l'anno scolastico, ad acquistare i libri, se la legge fosse stata applicata e cioè con l'intervento diretto della scuola per l'acquisto dei libri presso le Case editrici, non avrebbero più potuto farli fuori. Adesso Besate dice che hanno la possibilità di restituirli, ma la verità è che non ne sono sicuri. Questa è una delle difficoltà che si è presentata ed io invoco qui la testimonianza del Presidente della Giunta e dei Consiglieri Berti e Ferraris che hanno accompagnato una delegazione di cartolibrai quelli della Confcommercio hanno detto che non avrebbero anticipato i soldi, mentre gli altri hanno dichiarato la loro fiducia nella Regione che prometteva loro la restituzione del denaro entro un mese. Del resto lo hanno scritto anche i giornali.
Di fronte a questo come si doveva agire? Fatto salvo il concetto del prestito d'uso e dell'acquisto di libri per la costituzione di biblioteche di classe, non si poteva che assegnare alle scuole quel coefficiente costante cui si riferiva il Consigliere Besate ed è venuto fuori quello che viene definito il "buono libro", si tratta di un modulo che costituisce uno strumento di controllo da parte della scuola ai fini del rimborso al cartolibraio e un impegno da parte del beneficiario a restituire i libri alla fine dell'anno scolastico.
Sono il primo a riconoscere che si può essere scettici sul risultato di questa operazione, perché alla fine dell'anno scolastico, se l'alunno tale non ha restituito il libro, che cosa facciamo? Prendiamo i carabinieri e perseguiamo l'alunno perché li restituisca? E se lo ha restituito con delle pagine mancanti? Altro lavoro di controllo che bisogna fare perché il destinatario di questo libro ha piacere che sia completo e scarabocchiato il meno possibile.
Io non so se i presidi con i quali hai parlato tu Besate sono di una categoria speciale, io dico la verità, quelli con i quali ha avuto contatto io e sono la maggioranza, mi hanno dato la sensazione di non essere molto entusiasta di questo sistema, hanno timore di avere un lavoro in più, una responsabilità in più. Sono il primo a riconoscere che il sistema funzionerebbe se fosse un organismo (la scuola, i Consigli d'istituto, la Cassa scolastica, il Comune) incaricato di acquistare i libri e di farli ruotare. Non c'è dubbio che lo spirito della legge è questo, però il mettere in moto sul piano applicativo questo sistema nel giro di un mese, a operazione di acquisto libri già inoltrata, non era una cosa facile, ma ritengo che se fra un mese, o due o tre, gli organi della scuola saranno costituiti, responsabilizzati, questa operazione la si potrà fare.
Che dire del problema dei Comuni? Debbo riconoscere che in effetti i Comuni hanno ragione, essi hanno fatto presente la loro implicita responsabilità in relazione al controllo delle Casse scolastiche. Della circolare io mi assumo la responsabilità perché l'ho firmata, salvo accertare con quali criteri è stata stesa e in quale maniera è stata fatta presente a chi ha la responsabilità di firmare, cosa che mi riservo di fare con la Giunta perché il personale o è qualificato, o se non lo è lo diventi perché è difficile operare in condizioni del genere; quando si dice che il prestito d'uso dei libri non è considerato assistenza scolastica, vuol dire non interpretare correttamente la legge dello Stato che poi è diventata legge della Regione. In effetti il D.P.R. dice che è assistenza scolastica come lo sono i trasporti, come lo sono le mense e se sono stati delegati i Comuni per questi è ovvio che lo siano anche per quelli.
Per cui è necessario fare una circolare ben precisa che avvisi gli organi della scuola che i Comuni sono praticamente coloro che hanno il compito di controllare direttamente il funzionamento delle Casse scolastiche nel periodo che corre da oggi fino a quando entreranno in scena i Consigli di istituti e gli organi della scuola.
Molte altre cose possono essere dette relativamente alle scuole materne, alcune sono state oggetto di ripetute considerazioni, non dico neanche di discussioni, ma di considerazioni in sede di Commissione prima in sede di dibattito di Consiglio poi. Obiettivamente ad un osservatore non dico superficiale, ma che non voglia approfondire il discorso fino in fondo risulta che le scuole materne statali, soprattutto quelle comunali, in tema di riparto aritmetico beneficiano in misura minore delle scuole materne private. E' anche vero però - e questo abbiamo il coraggio di ammetterlo che nelle scuole materne private (qualche volta di carattere religioso) spesso hanno del personale che lavora a gratis o per pochissimo; se il potere pubblico dovesse pagare il personale di tutte le scuole materne anche di quelle private (che rappresentano il 70 per cento) nella misura in cui paga il personale delle scuole materne statali e comunali, spenderebbe molti soldi in più.
Ritorniamo sempre al discorso di: la prospettiva è di dotare tutto il nostro apparato di scuole pubbliche, però bisogna ammettere che il servizio che possono fare quelle private in definitiva torna a svantaggio dei bambini e di tutta la comunità.
C'è un'altra cosa che bisogna chiarire: è vero che in quella circolare non viene definito (osservazione fatta da Revelli) il problema di cui all'art. 2 il quale prevede che i Comuni sono delegati per i trasporti anche per le scuole materne, mentre destina, sic et simpliciter, ad ogni scuola materna, quello che le spetta. Intanto si tenga conto che per tutte le scuole materne statali e comunali le 18.000 lire se si tratta di zona montana, le 16.000 lire se non è zona montana, vanno direttamente in Comune; per moltissime i Comuni sono impegnati a fare anche i trasporti.
Siccome non è ancora in atto il meccanismo di distribuzione, si potrebbe fare un rapido censimento delle località dove in effetti il Comune interviene per i trasporti anche per ciò che riguarda le scuole materne oppure stabilire provvisoriamente per quest'anno, che un 20/25 per cento dei fondi destinati alle scuole materne in ogni caso vadano ai Comuni. E se poi non servono per il trasporto della scuola materna serviranno per il trasporto degli altri alunni, ma non andrebbero persi una volta destinati ai Comuni.
Per cui, in sostanza, sulla scorta di queste considerazioni, io sono del parere che bisogna affrettarsi a chiarire alcune cose che vanno chiarite. Sarà mia premura chiarirle prima di tutto alla Giunta, per andare poi a riferirne presso la Commissione (da parte della quale devo onestamente riconoscere che collaborazione c'è, nelle implicazioni e nel tentativo di applicare la legge nel modo più aderente alla realtà) discutendo sulle cose di cui vi ho detto.
In effetti, bisogna fare delle scelte per quanto riguarda la distribuzione dei fondi. E' emerso incontestabile - ed è stato denunciato a me personalmente da presidenti di Comunità montane (è di questa mattina soltanto la visita di un gruppo di Presidenti di convitti montani al nostro Presidente del Consiglio) - che la suddivisione aritmetica di questi fondi porterebbe a gravi incongruenze, Per esempio, nella Comunità montana della Valsesia, ad una attribuzione di quattro milioni e mezzo-cinque (importo ricavato moltiplicando una determinata cifra per i 500 ragazzi) si contrappone una spesa preventivata per i trasporti scolastici quest'anno in 40 milioni: il motivo del fortissimo divario è facilmente intuibile nel fatto che partendo da Alagna, per giungere alla Scuola media di Varallo, si percorrono 45 chilometri di strada tortuosa. A questo caso limite se ne aggiungono altri, sia pur meno macroscopici. Ho qui il piano dei Convitti montani della provincia di Cuneo, da cui risulta che contro i 5-8 milioni assegnati ne occorreranno 47-48.
La Giunta ha già condiviso questa impostazione. Io proporrò quindi, e confido che la Commissione recepisca, questa esigenza, almeno la recepisca nelle sue linee essenziali, per approfittare della seduta in cui il Consiglio procederà alle variazioni di bilancio così da destinare in questa direzione i 450-500 milioni disponibili per esigenze di altro genere sempre nel settore della scuola.
Una considerazione importante è stata fatta dal Consigliere Revelli in rapporto ai grossi Comuni della cintura torinese, che sono stati quelli maggiormente impegnati in questo periodo, soprattutto per mense, trasporti eccetera. Ci sono paesi fra questi la cui popolazione si è incrementata dai 7-8 mila abitanti di quindici anni fa a 30-35 mila, 45-50 mila, che, avendo continuato a prestare l'assistenza scolastica, oggi si trovano in condizione di doversi impegnare per centinaia di milioni in tale campo: l'anno scorso riuscivano, sia pure a fatica, a farsi approvare i bilanci in passivo, ma quest'anno, dopo che è stata approvata la legge regionale, non riusciranno più, perché sì sentiranno rispondere dall'autorità superiore che è la Regione che ci deve pensare.
Si tratta di qualche centinaio di milioni, signori. Questa diventa una responsabilità politica generale del Consiglio, da esaminare prima di tutto con l'Assessore al bilancio e poi da valutare in seno alla Giunta ed al Consiglio Regionale. E' un problema da non pretermettere: bisogna tenerlo presente, e nel giro di due o tre mesi, cioè prima della fine dell'anno, si deve risolverlo.
Questo, in sostanza, quanto volevo far presente. Vorrei concludere richiamandovi a meditare su quanto mi diceva l'altro giorno il sindaco di Grugliasco, dimostrando di essere una persona molto pratica: sta bene il concetto del prestito d'uso, della biblioteca di classe, della gestione collettiva - c'erano i sindacati che prospettavano questo tipo di argomento però, allo stato attuale delle cose, molti libri sono già stati acquistati, e quindi si dovrà cercare di restituire a quelli che hanno versato la loro parte di denaro e garantirsi che per quei determinati tipi di libri e per quella corrispondente somma possono essere rimborsati, con l'impegno della restituzione dei libri, suscettibili di diventare patrimonio della scuola per l'anno seguente.
Con questo impegno, che sarà definito nel giro di due o tre giorni (lo proporrò alla Giunta martedì, con la riunione della Commissione immediatamente successiva), ci ripromettiamo di smussare gli angoli esistenti, nella speranza anche che nel frattempo, essendo in moto tutta la macchina della nostra Ragioneria, ormai da una settimana e mezzo (so con certezza che da oltre una settimana i fondi sono presso l'Istituto San Paolo, il quale sta erogando), e che quindi, in sostanza, entro una ventina di giorni tutto possa andare a buon fine.
Posso dichiararmi disponibile ad ogni incontro, per raccogliere i suggerimenti che possono dare le categorie interessate, gli enti locali che sono un po' i protagonisti in questo settore, per poter far funzionare la legge nel modo migliore possibile, pur con le carenze che essa presenta.



PRESIDENTE

Chiederei ai proponenti della mozione se ritengono di accogliere la proposta che ha fatto l'Assessore di un incontro interlocutorio, unitamente alla III Commissione, con tutte le forze interessate, al fine di giungere ad una definizione in merito a questo importante problema, in modo che si possa poi concludere con un'ulteriore precisazione in sede di Consiglio.
Benissimo.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Definizione dei distretti scolastici


PRESIDENTE

Segue ora, nell'ordine del giorno, l'argomento: distretti scolastici.
L'iscrizione è stata fatta in modo informale: non perché vi fosse un progetto, o un disegno di legge, ma per dar modo al Consiglio di conoscere gli orientamenti dell'Assessore in ordine ai Distretti scolastici specialmente alla loro delimitazione, in quanto di competenza regionale.
Dopo che l'Assessore Borando abbia dato delucidazioni al riguardo, si potrebbero prender e accordi sulle modalità di un ulteriore dibattito.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Dichiaro subito che siamo tenuti, come Regione, a far pervenire al Governo entro il termine ultimo del 12 novembre - poiché quel giorno scade il periodo di sessanta giorni concesso, a partire dal 13 di settembre - il nostro parere sulla delimitazione dei distretti.
Già sei mesi addietro le Province avevano avuto la consegna di studiare, ciascuna nel suo ambito, insieme con i Provveditori agli studi che sono stati invitati a dare la loro collaborazione, con gli Enti locali i sindacati, con tutte le categorie interessate, quindi anche con i genitori degli alunni, naturalmente attendendosi a certe norme e a certi criteri che non avevamo precisato, la definizione dei distretti. Si tratta di un lavoro complesso (forse non tanto in provincia di Asti, dove i distretti sono solo tre), difficilissimo in una provincia come Torino, in specie nella città di Torino, con il problema dei quartieri. Alcuni elaborati, per esempio quello della Provincia di Cuneo, e quello della Provincia di Asti, ci sono giunti completi: così, tutte le altre Province si sono impegnate a definire il loro parere lunedì venturo nei rispettivi Consigli provinciali ed a recapitarlo a mano entro martedì o mercoledì all'Assessorato, il quale, di concerto con la Commissione, lo esaminerà e poi vedrà di presentarlo in una seduta di Consiglio, da tenere immediatamente prima o immediatamente dopo le festività dei Santi, così da poter far giungere il tutto a Roma per il 10 di novembre.



PRESIDENTE

L'Assessore, se ho inteso esattamente, trasmetterà alla III Commissione quanto elaborato per quanto concerne i Distretti scolastici, e si impegna a fare in modo che la questione sia risolta entro il 12 novembre, termine entro il quale il Consiglio Regionale deve comunque pronunciarsi.
Non appena riceverò l'elaborato, mi premurerò di inviarlo immediatamente alla III Commissione, affinché provveda alle consultazioni ed agli adempimenti.
Anche questo punto dell'ordine del giorno è dunque esaurito.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge n. 194: Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1972


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'ordine del giorno: "Esame disegno di legge n. 194: 'Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1972'".
La Commissione I si è così espressa in proposito: "Mi pregio trasmettere copia della relazione - relatore Augusto Dotti al disegno di legge n. 194 relativo al Rendiconto generale consuntivo alla chiusura dell'esercizio finanziario '72 già iscritto all'ordine del giorno del Consiglio Regionale nel testo approvato dalla I Commissione permanente nella seduta odierna".
La parola al relatore, Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il testo che vi viene sottoposto per l'approvazione è stato discusso in seno alla I Commissione e ancora un'ora fa è stato emendato, con l'aggiunta di un articolo 9 bis (di cui credo che il Presidente abbia il testo).
Questo rendiconto generale consuntivo non si riferisce solo all'esercizio finanziario dell'anno 1972, ma attiene anche, attraverso nuovi accertamenti di residui attivi e di residui passivi, agli anni 1970 e 1971.
Come tutti sanno, l'esercizio finanziario dell'anno 1972 consisteva di due parti: per il primo trimestre c'era ancora soltanto un piano di riparto, per gli altri nove mesi c'era un effettivo bilancio regionale attraverso le attribuzioni che arrivavano dallo Stato, fra l'altro, del fondo comune per tutte le Regioni a statuto ordinario. L'art. 9 di questo disegno di legge mi pare illustri appunto queste diverse componenti.
L'avanzo che risulta in totale al 31 dicembre dell'anno 1972 è di 8 miliardi 592 milioni 335.614. Nei diversi articoli ci sono appunto dei titoli che fanno i diversi riferimenti agli esercizi finanziari cui le cifre ineriscono.
Da questo disegno di legge potete constatare che già nel primo esercizio abbiamo circa ventiquattro, anzi, un po' di più di ventiquattro miliardi di residui passivi. Vuol dire che anche la Regione, nel suo operare, si trova effettivamente ogni anno a non poter spendere immediatamente, almeno per la parte dedicata agli investimenti, le somme stanziate. E inoltre l'anno 1972 è terminato con un discreto avanzo - 7 miliardi e 700 milioni -: non avendo ancora delle leggi regionali, avevamo cercato di applicare il nostro bilancio di spesa alle leggi statali già esistenti, ed effettivamente in questa distribuzione certi capitoli non sono stati interamente impegnati da deliberazioni di Giunta.
Vorrei ora illustrare l'emendamento. L'impegno preso dal Consiglio Regionale, di destinare un altro miliardo al cap. 1212, per contributi in conto capitale, alla costruzione di strade, può trovare in questo disegno di legge la sua realizzazione. Si tratta di mille milioni derivanti, come si rileva dal bilancio 1974, da avanzo dell'esercizio finanziario 1972.
Parimenti, si può introdurre un nuovo capitolo, il 1221, perché già una nota, la nota b, poteva far prevedere questa aggiunta di bilancio, per la realizzazione di acquedotti e fognature.
Sarà opportuno che il Consiglio attui questa variazione di bilancio già oggi, in sede di approvazione del rendiconto finanziario generale al 31 dicembre '72, in quanto la Giunta l'ha proposta alla Commissione dato che l'Assessore ai Lavori pubblici ha già pronto un progetto di delibera per la Giunta per la immediata trasmissione all'atto pratico della erogazione di questi fondi ai diversi enti pubblici, Comuni e Province.
Vorrei ringraziare l'Assessore, e anche la Ragioneria generale, con il prof. Gaboardi, che vi sovrintende, in quanto hanno presentato, insieme al disegno di legge, il rendiconto, che comprende migliaia di cifre e dimostra come la contabilità regionale sia stata precisata nei suoi dettagli. Ogni Consigliere può prender nota di queste cifre e può rendersi conto di quale entità siano in effetti le voci di spesa che vengono applicate dalle delibere della Regione, Ringrazio altresì i colleghi della Commissione, che hanno partecipato con me all'esame di questi articoli. Il testo presentato rispecchia già gli emendamenti concordati con la Giunta.
La precisione delle cifre riportate in questo consuntivo mi pare sia stata apprezzata anche dai compagni della opposizione, i quali penso avendo adottato già precedentemente, sulla base di motivazioni politiche un atteggiamento contrario, faranno certo altrettanto adesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, inizierò il mio intervento prendendo le mosse da quanto poc'anzi ho sentito dire dal collega Dotti relatore di maggioranza della I Commissione, a proposito dell'atteggiamento dell'opposizione comunista: i compagni della minoranza - gli siamo grati per l'appellativo "compagni" - dichiareranno certamente voto negativo, in conformità al voto che già avevano espresso nel '72. Ebbene, non possiamo accettare una spiegazione così semplicistica da parte di Dotti sulla nostra presa di posizione.
Voi tutti sapete, signor Presidente e colleghi, come noi in ogni atti di carattere politico-amministrativo ci comportiamo con assoluta coerenza: coerenza con i nostri ideali, coerenza con una linea politica-economica che in ogni occasione, da parte del nostro Capogruppo e da tutti noi, viene continuamente evidenziata. Ma oggi avremmo motivi dieci volte maggiori, per ribadire, con coerenza, il nostro voto negativo del '72. Chi si occupa di problemi di carattere politico amministrativo può far fede che, per poter affermare che un bilancio è buono, bisogna esaminarlo alla luce del consuntivo, non al momento del preventivo. Perché sul terreno del preventivo di bilancio, la maggioranza può portare a parole anche la luna nel pozzo; ma solo dopo un esame serio, sereno, del consuntivo si pu invece rilevare veramente tutto quanto è stato lo sforzo di quel determinato governo amministrativo che o in Comune o in questo caso in Regione ha in quel periodo amministrato.
Innanzitutto, tengo a dichiarare, a nome del Gruppo comunista, che questo consuntivo, dal punto di vista strettamente contabile, come esposizione di cifre, ricchezza di dati, è molto interessante, mette in luce il pregevole lavoro svolto dalla Ragioneria, seguendo le indicazioni anche in questo caso, dell'Assessore al Bilancio. Nulla da eccepire su questo aspetto del documento: anzi, sentiamo di dovere un ringraziamento a chi l'ha compilato, perché quest'anno per il '72, abbiamo potuto presentare in Commissione vari emendamenti ad una posizione non sempre chiara da parte della Giunta per scarsezza anche di linea politica, e di tecnica contabile mentre invece per il '70 e '71, non per colpa evidentemente della Ragioneria, ma per mancanza di orientamenti finanziari anche dello stesso Governo nei suoi rapporti con le Regioni, ci eravamo trovati in difficoltà ad esaminare addirittura il consuntivo.
Non è quindi sulla parte contabile del documento che intendo soffermarmi per documentare la mia affermazione che spiega come oggi il nostro voto sarà sul consuntivo 1972 doppiamente negativo.
Mi sono fatto scrupolo di rileggere tutti gli interventi del dibattito tenuto in Consiglio Regionale in occasione della presentazione del bilancio '72 (ho anche voluto controllare se quanto si è fatto poi come Giunta collima con quanto era stato detto nei vari interventi, anche perché allora tutti, lo sottolineo, avevano dato un apporto serio di proposte concrete alla discussione). Al termine del dibattito le proposte erano state da parte della Giunta, Calleri di Centro-Destra, raccolte che, per sua dichiarazione avrebbe vagliato l'opportunità o meno di considerarle. Il nostro Capogruppo Berti, allora, nelle sue dichiarazioni di voto polemizzando a ragione con il Presidente della Giunta Regionale, aveva detto che non si poteva intendere quel bilancio come un documento contabile, confutando la tesi Calleri, secondo il quale era impossibile un arricchimento finanziario delle varie postazioni, in quanto si dovevano predisporre leggi regionali per poter intervenire sui vari problemi, e quindi operare come bilancio della Regione, in conformità a quelle che sono le linee contabili del bilancio dello Stato. Berti aveva detto invece assai chiaramente che il bilancio 1972 doveva essere un documento in cui fosse esposto in modo concreto quel che la Giunta che lo proponeva intendesse fare, e aveva proposto, nella ricapitolazione dei punti del suo intervento la utilizzazione di 15-16 miliardi nel campo della casa, della scuola degli asili-nido, della sanità, (vedi il Centro-sociale). Lo stesso Calleri, in un altro suo successivo intervento, aveva riconosciuto una importanza fondamentale alla nostra impostazione. Diceva Calleri: "A questo scopo fa propria la richiesta di aumento degli stanziamenti, di elevare la somma fissata per l'art. 418 da 50 milioni a 500 ali;, di costituire, o avviare a costituzione, un istituto di prevenzione, per il quale la Giunta si riserva ovviamente di sottoporre al Consiglio precise indicazioni e conseguenti risposte". Analogamente, su tutta la tematica dell'agricoltura il mio compagno e collega Ferraris, deprecando le remore che si erano frapposte alla presentazione di leggi speciali per i vari settori agricoli chiedeva che intanto si intervenisse come Regione con stanziamenti finanziari ampliativi sulle esistenti dello Stato in materia agricola, e l'intervento svolto anche dal democristiano Menozzi, per molti aspetti collimava almeno su queste proposte con quanto aveva dichiarato il Consigliere Ferraris. A conclusione del dibattito, alcuni impegni di arricchimento delle postazioni di bilancio erano stati assunti anche dalla Giunta per uscire dall'imbarazzo. Nel consuntivo, però, vediamo che le cose non sono andate così.
Qualcosa, nel consuntivo, che abbiamo oggi in esame, palesano una gestione non dico allegra ma per taluni aspetti poco responsabile, da parte della Giunta di centro-destra politico, nell'attuazione degli impegni di bilancio? Ci sono cifre che danno un chiarimento, secondo me, molto esplicito. Innanzitutto, abbiamo avuto ben 24 miliardi (trascuro i rotti per brevità) di residui passivi; cioè, 24 miliardi impegnati a bilancio per spese da effettuare ma poi non effettuate, o effettuate solo in minima parte.
Se cerchiamo di far luce ulteriormente sul consuntivo, troviamo un avanzo di amministrazione per il '71 di 650 milioni e per il '72, come poc'anzi Dotti ha molto ben precisato, di oltre 8 miliardi. A queste norme vanno aggiunte poi le "economie" (così eufemisticamente tratteggiate nella relazione al consuntivo) realizzate nell'ambito dell'impostazione di spesa (spese non effettuate o non impegnate di altri 8 miliardi e 200 milioni) dando così alla Giunta la possibilità di non farle rientrare nei residui passivi, e di riportarle invece come "saggia" economia di bilancio. Nelle spese in conto capitale, (parlo degli interventi sulle strutture promozionali da parte della Regione), vediamo, ad esempio, non impiegati 19 miliardi su un totale di 24 miliardi e 702 milioni: il che significa (questo è il dato più grave) che nelle spese promozionali ben il 76,4 per cento dell'intero bilancio su tale voce non è stato speso.
Ovviamente mi si potrebbe, da parte della maggioranza, obiettare: il bilancio è stato varato a luglio, ha ottenuto l'approvazione in agosto, ad ottobre c'è stata la solita (ciclicamente ricorrente) crisi calleriana della Giunta, che ha bloccato, ad esempio, il settore dei lavori pubblici allora diretto dal collega Falco. Quindi tutta una serie di interventi, per un importo di oltre dieci miliardi (contributi ai Comuni per le strade contributi in conto capitale, in conto interessi, per fognature acquedotti, interventi su municipi e così via - non occorre che stia ad elencarvi tutto), non hanno potuto essere effettuati, e così al 31 dicembre '72 ci siamo trovati come Giunta con dieci miliardi non impegnati. Poi, con il '73, naturalmente, la Giunta (mi direte) ha dato corso al proprio intervento. Ma a me interessa evidenziare che ancora una volta si è data prova di scarsa responsabilità politica in una conduzione che pretendeva di essere efficientistica (nacque così, con questa etichetta, a parte la grossa manovra di carattere politico, che portava il Centro-Destra nella Regione Piemontese), e che si prometteva di rimuovere tutti gli ostacoli e tutte le remore che erano nate con la Giunta precedente di Centro-Sinistra.
Invece altro che efficientismo! In un momento in cui i Comuni avevano particolarmente bisogno di disporre di denaro per opere pubbliche di estrema importanza, tutto è stato rimandato al '73, con conseguenze che tutti possiamo dedurre, dato che non bisogna mai dimenticare che nel campo delle costruzioni e dei lavori pubblici con il passare dei mesi aumentano i costi delle opere che debbono essere avviate mentre di contro il denaro si svaluta ulteriormente, ritardando con questo "bel sistema" di amministrare l'immissione al lavoro di importanti contingenti di mano d'opera per i settori interessati.
Tutti questi elementi ci fanno considerare il '72 come un anno di cupa memoria medievale, nell'ambito della "perbenistica" Amministrazione regionale del nostro Piemonte.
Vi è stata poi battaglia, sul fine del '73, e si è formato con il crollo del Centro-Destra un nuovo schieramento politico. Oggi constatiamo che da parte della attuale Giunta viene dato un altro taglio agli interventi finanziari. E' vero che oggi, e giustamente, troviamo altri motivi di critica, perché vogliamo che si operi per un nuovo modello di sviluppo. Guai, d'altronde, se così non fosse, se i problemi non venissero affrontati e sviscerati da parte nostra con ampiezza di particolari! Ritornando al consuntivo del '72, qualche Assessorato si è salvato dal malgoverno generale: vediamo infatti nell'ambito dell'industria dell'artigianato, degli impegni ad operare pur nelle ristrettezze dell'impostazione di bilancio nel modo migliore possibile. Però, nel complesso, la Giunta è stata negligente anche nell'affrontare la spesa corrente: sì, perché anche nella spesa corrente non vi è stata l'utilizzazione di tutto il disponibile: assommando 4 miliardi e 923 milioni, pari al 10 per cento, di fondi non impegnati nel campo delle spese correnti, agli 8 miliardi di economie sulle spese correnti, si arriva a 12 miliardi di fondi non impegnati, pari a quasi il 22 per cento della spesa corrente. Per ultimo ben il 76,4 per cento del preventivato per le spese in conto capitale non è stato speso, quindi nessuna iniziativa nel campo delle strutture! Non è il caso che mi atteggi a Javert, e pronunci il "j'accuse": ogni Consigliere regionale deve, ad un certo punto, rendersi ben conto che così operando la Giunta il discorso sui residui passivi lo porta a gravi conseguenze e così anche il discorso attorno alla gestione della spesa corrente. Invece debbono essere fatti bilanci dinamici, e fortemente ancorati alla realtà seguendo da vicino la sua applicazione, altrimenti saremo sempre indietro non dico di metri ma addirittura di chilometri alle esigenze dei Comuni ed in generale dei lavoratori.
Queste considerazioni, quindi, sono un punto fermo del nostro intervento critico: il '72 è stato un anno oltremodo negativo per la maggioranza, caratterizzato da un lato da una gestione della Giunta Regionale poco responsabile, e dall'altro da un distacco profondo - nessun Consigliere che era allora nella maggioranza si deve offendere - l'istituto della Regione e la partecipazione dei lavoratori, dei cittadini dell'opinione pubblica; un distacco che, anche chi non sia un luminare in campo economico e finanziario, ma abbia un po' di dimestichezza con le cifre, deduce anche dalle indicazioni finanziarie inoppugnabili, che poc'anzi ancora riportavo.
Pur tuttavia non erano mancate da parte dei Gruppi di minoranza diverse proposte correttive al bilancio 1972. La Giunta di Centro-Destra negò, ad esempio, la validità di accendere mutui ed il Presidente Calleri ebbe una forte polemica con il Consigliere Nesi del PSI, a tal proposito (ho nelle mani tutta la documentazione), Calleri negava la validità di contrarre mutui, quando invece urgenti erano (intervento del collega Rivalta) finanziamenti per la urbanizzazione e per la creazione di un fondo regionale per le case popolari e per le cooperative. Inoltre si rifiutò di stanziare un altro miliardo (richiesto dalla collega Fabbris) per tentare già nel 1972 di abbozzare un intervento significativo per gli asili, con l'intervento del collega Ferraris, il Gruppo comunista chiese un incremento di 6-7 miliardi sugli stanziamenti previsti sulle leggi dello Stato passato come agricoltura alle Regioni, e senza attendere leggi regionali, passare attraverso le possibilità di intervento con la legge statale del Piano verde, ad interventi concreti per esempio sul piano zootecnico. Non soltanto la Giunta rifiutò i mutui, ma sostenne che vi erano possibilità di far fronte a queste esigenze mediante l'utilizzazione normale dei canali delle spese correnti e quelle di conto capitale.
Ebbene la Giunta ha fatto nulla! Si sono avuti i consistenti residui passivi, si sono avute ingenti economie di bilancio, e nessun intervento per la casa, per l'agricoltura, per gli asili, ecc. Oggi la Giunta di Centro-Sinistra ha diversamente dalla precedente due miliardi in interventi per opere pubbliche ai Comuni in conto capitale. Questo intervento è nato anche da una proposta in Commissione fatta all'Assessore al bilancio e all'Assessore ai lavori pubblici, di privilegiare l'intervento in conto capitale su quello in conto interessi, proprio perché ci troviamo con Comuni ridotti addirittura quasi alla bancarotta, che hanno scarsa possibilità di accendere mutui.
Sono stato fortemente critico nel mio intervento, ma sentivo l'esigenza, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, di spiegare, anche a Dotti, perché voteremo no al consuntivo. La nostra è e non è mai stata una opposizione del "no" per il "no"; in ogni circostanza tentiamo, con le nostre capacità, con la nostra tradizione politica, con la forza che rappresentiamo politicamente nel Paese e in Piemonte, di portare un contributo che a noi almeno sembra valido. Quindi non è che noi oggi diciamo "no" al consuntivo per il solo fatto che abbiamo detto "no"nel '72 alla Giunta di Centro-Destra e a quel tipo di bilancio.
Al bilancio 1972 avevamo detto "no" con nutrite argomentazioni: oggi al consuntivo del '72 abbiamo potuto trarre "altri quintali di materiale fresco" di doverose critiche da sottoporre all'osservazione del Consiglio.
Cercherò ora di giungere alle conclusioni. In primo luogo osserviamo che l'attuale Giunta ha presentato un consuntivo ricco di dettagli: è questo un segno di buon avvio, si percorre finalmente la strada giusta. Per il futuro a riguardo del consuntivo sarà bene dare un quadro completo di tutto il nostro patrimonio. E' cosa che indubbiamente è possibile fare con molta tranquillità. Vediamo di fare in modo che i futuri consuntivi, ad esempio quello del '73, siano al più presto presentati in Commissione, e non ci si trovi, come per altre leggi, purtroppo, a dover discutere rapidamente, a perdere addirittura la notte, come ho fatto anch'io, come certamente ha fatto. Dotti, che è relatore per la maggioranza, per esaminare tutta la documentazione. Vi è esigenza di serietà che dà valore alla Regione, ed a noi tutti membri di maggioranza o di opposizione della Regione stessa.
In secondo luogo, siamo d'accordo che il consuntivo venga votato oggi per consentire che possano essere fatte ad ottobre le variazioni al bilancio del 1974, alle quali noi, comunisti, attribuiamo una importanza notevole per il recupero in chiave, di intervento democratico della Regione Piemonte su alcuni grossi problemi che sono stati oggetto di dibattito alcune settimane fa in Consiglio Regionale sulla situazione economica piemontese. Per questo motivo noi, minoranza comunista, non ci siamo opposti a che venisse celermente portato in approvazione il conto consuntivo del '72 per sbloccare poi la posizione delle variazioni di bilancio.
A questo punto, però, chiedo al Presidente della Giunta di disporre perché vengano presentate le variazioni al bilancio 1974 per tempo alla I Commissione con allegato una documentazione ampia sui fondi che verranno utilizzati per stabilire la quantità finanziaria dell'intervento. In tal modo la I Commissione potrà essere in grado sia di vagliare la efficacia degli storni che vengono proposti, di valutare le possibilità che eventualmente ancora rimangono, sia di vedere quali sono i settori in cui bisogna intervenire. E' chiaro che la Giunta deve dare un giudizio su tutto questo, ma anche la Commissione I ha il diritto-dovere di esprimersi.
Ultimo rilievo: nel '72 vi era una difficoltà anche analitica finanziaria a determinare certe impostazioni di spesa, ad esempio per il personale, dove noi troviamo addirittura dei residui passivi per oltre un miliardo in rapporto alla spesa sostenuta. Ebbene, oggi, nel '74, non siamo più davanti a possibilità di grosso divario fra il momento del preventivo e il momento del consuntivo. Pertanto, credo che questo esame generale sulle variazioni al bilancio per il 1974, lo si possa fare con serietà, con capacità, vedendo di ricavare tutte le finanze disponibili da mettere immediatamente a disposizione dell'intervento regionale.



PRESIDENTE

Nessuno più chiede di parlare? Ha allora facoltà di parlare l'Assessore Simonelli, per la replica, con preghiera di essere il più conciso possibile.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Parlerò anche a nome del collega Assessore Paganelli, e pertanto un risparmio di tempo ci sarà senz'altro per il fatto stesso che le due risposte saranno concentrate in un'unica replica. Credo che l'annuncio da parte del Consigliere Raschio di una opposizione doppia da parte del suo Gruppo derivi proprio dal fatto che, nel settore finanziario, gli Assessori competenti sono ora due.



RASCHIO Luciano

L'esperienza dell'aggiunta di un secondo console portò alla battaglia ed alla sconfitta di Canne, il che prova che non sempre le diarchie sortiscono risultati più positivi dell'affidamento del potere ad una persona sola.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Nel ricordare gli interventi in opposizione al bilancio preventivo 1972, il collega Raschio ha avuto la benevolenza di non citare il mio intervento, che era anch'esso, come gli altri ricordati, in opposizione.
Se ora, a nome della Giunta, ed anche per incarico del collega Paganelli, chiedo al Consiglio di approvare il rendiconto '72 non è evidentemente, perché nel frattempo siano intervenuti mutamenti sostanziali nelle mie convinzioni. Il fatto è che il rendiconto '72 è un documento di consuntivo della gestione dell'esercizio, e pertanto non contiene n indicazioni programmatiche né indicazioni politiche, ma si limita a registrare ciò che è accaduto. Se mai, dobbiamo dire che la Giunta rispettando l'impegno che aveva assunto nei confronti del Consiglio, ha dato prova di estrema tempestività nella presentazione di questo rendiconto, il che permetterà di utilizzare l'avanzo nei tempi che sono stati ritenuti necessari in relazione ai programmi di intervento che abbiamo indicato. Di questo va dato merito alla Ragioneria generale, anche per l'accuratezza, che mi fa piacere il collega Raschio abbia riconosciuto con cui questo rendiconto complesso e difficile è stato redatto, e in particolare al collega Paganelli, che lo ha, come competenza di Giunta seguito in modo particolare.
Direi che il dato positivo che emerge da questo documento consiste proprio nell'avanzo di amministrazione, cioè in questi 8 miliardi e 592 milioni che rappresentano una delle risorse che saranno immediatamente disponibili, dopo l'approvazione di questo rendiconto, per essere impiegati secondo le indicazioni prioritarie che la Giunta ha dato. Come risulta dall'art. 9 del disegno di legge, a questo ammontare di 8 miliardi e 592 milioni si perviene sommando l'avanzo finanziario del 1971, che era di 650 milioni, a quello del '72, di 7 miliardi e 753 milioni, ai 188 milioni che risultano dalla gestione residui.
Le risultanze di questo rendiconto presentano necessariamente una serie di elementi di novità, che il collega Raschio ha indicato e che prima di lui aveva indicato il relatore Dotti.
Anzitutto, il consuntivo '72 è il primo rendiconto che viene presentato per essere approvato con legge regionale: mentre per gli altri esercizi precedenti noi eravamo in presenza soltanto di piani di riparto che venivano approvati con semplice deliberazione del Consiglio, questa volta abbiamo un rendiconto vero e proprio, anche se per il primo periodo, dal I gennaio al 31 marzo, concerne ancora una gestione che si è svolta nell'ambito delle norme dettate per la fase di primo impianto delle Regioni, e quindi la parte di vero e proprio rendiconto sulla base di un bilancio comprende il periodo dal I aprile al 31 dicembre '72.
E' un rendiconto estremamente analitico, che dà modo al Consiglio di analizzare, capitolo per capitolo, secondo i settori di competenza e secondo un'analisi estremamente dettagliata della spesa, l'andamento della gestione. E' chiaro che si sono avuti rilevanti residui attivi e passivi dovuti in gran parte alle caratteristiche che ha avuto l'esercizio, cioè di essere un esercizio corrispondente al primo anno di attuazione dei decreti delegati, quindi di avvio dell'attività delle Regioni, e quindi con una serie di previsioni che forzatamente hanno anticipato rispetto ai tempi in cui è stata possibile l'erogazione delle spese, o, al limite, anche l'assunzione delle entrate.
Il dato che emerge da questo rendiconto ci consente di precisare - e lo facciamo volentieri davanti al Consiglio, dopo averlo fatto davanti alla I Commissione - che la Giunta è impegnata a dare attuazione all'ordine del giorno votato dal Consiglio dopo il dibattito sulla situazione economica e sulle misure da assumere per l'economia piemontese. La Giunta ribadisce qui il suo intendimento di presentare al più presto un complesso di interventi che garantiscano il raggiungimento degli obiettivi che abbiamo indicato attraverso una manovra destinata a raccogliere tutte le risorse già disponibili sul bilancio '74 per impiegarle in interventi di emergenza. A questo fine saranno destinati anche i fondi che risultano dall'avanzo di amministrazione del '72, almeno gran parte di essi.
Da questo punto di vista, l'emendamento che è stato proposto dalla I Commissione, e che prevede l'utilizzo di 2 miliardi di questo avanzo su due capitoli dei lavori pubblici, cioè quello che riguarda il contributo in conto capitale per le strade comunali e provinciali, per un miliardo, e quello che riguarda i contributi in conto capitale, per le fognature e gli acquedotti, per un altro miliardo, rappresentano appunto uno stralcio e una anticipazione rispetto agli interventi di questo piano di emergenza che la Giunta definirà e presenterà al Consiglio quanto prima.
Abbiamo dunque una possibilità alla quale intendiamo accedere, che intendiamo sfruttare ed utilizzare tempestivamente: di coprire con queste risorse gli interventi prioritari che l'emergenza ci suggerisce di effettuare.
Con questo spirito, e con questo preciso impegno che la Giunta si assume, vi chiediamo di approvare il rendiconto per l'esercizio 1972.



PRESIDENTE

La discussione generale è chiusa. Passiamo alla votazione dei singoli articoli.
Comunico che al termine della seduta riunirò i Capigruppo e il Presidente della Giunta per l'esame di alcune questioni che devono essere risolte in previsione della seduta di giovedì prossimo.
Articolo 1 - Approvazione del rendiconto.
Il rendiconto generale consuntivo della Regione, alla chiusura dell'esercizio finanziario 1972, è approvato con le risultanze di cui alla presente legge.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30.
Hanno risposto sì 19 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri.
L'articolo 1 è approvato.
Articolo 2 - Entrate di competenza dell'esercizio finanziario 1972.
Le entrate tributarie, le entrate per quote di contributi statali, le entrate extra tributarie, le entrate per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali, le entrate per rimborso di crediti ed accensione di prestiti le entrate per contabilità speciali, accertate per la competenza dell'esercizio finanziario 1972, anche ai sensi dell'articolo 10 della Legge regionale 3 agosto 1972, n. 2, risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in lire 88.778.880.024.
Le entrate di cui al primo comma furono riscosse in lire 55.359.827.806 e rimasero da riscuotere in lire 33.419.052.218.
L'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1971, di cui alla deliberazione del Consiglio Regionale in data 18 luglio 1974, relativa all'approvazione del rendiconto delle entrate e delle spese dell'esercizio medesimo, ed utilizzato nell'esercizio finanziario 1972, è stabilito dal rendiconto consuntivo del bilancio in lire 650.000.000.
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 2.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30.
Hanno risposto sì 19 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri.
L'articolo 2 è approvato.
Articolo 3 - Spese di competenza dell'esercizio finanziario 1972.
Le spese correnti, le spese in conto capitale, le spese per il rimborso di prestiti e le spese per contabilità speciali, impegnate per la competenza dell'esercizio finanziario 1972, anche ai sensi dell'articolo 10 della Legge regionale 3 agosto 1972, n. 2, risultano stabilite dal rendiconto consuntivo del bilancio in lire 81.025.054.072.
Le spese di cui al precedente comma furono pagate in lire 56.326.348.820 e rimasero da pagare in lire 24.698.705.252.
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 3.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30.
Hanno risposto sì 19 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato.
Articolo 4 - Riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza.
Il riepilogo generale delle entrate e delle spese di competenza dell'esercizio finanziario 1972 risulta stabilito dal rendiconto consuntivo come segue: Entrate complessive L. 88.778.880.024 Spese complessive L. 81.025.054.072 Differenza L. 7.753.825.952 Entrate tributarie entrate per quote di tributi statali ed entrate extra-tributarie L. 77.231.836.824 Spese correnti L. 53.882.305.176 Differenza L. 23.349.531.648 Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 4.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 28.
Hanno risposto sì 17 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri.
L'articolo 4 è approvato.
Articolo 5 - Entrate residue dell'esercizio finanziario 1971.
I residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1971 risultavano stabiliti in lire 78.810.188. I residui di cui al precedente comma furono riaccertati per un maggior importo di lire 30.878.740 e per un minor importo di lire 928.765.
Tali residui sono stati riscossi in lire 108.760.163.
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 5.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 29.
Hanno risposto sì 18 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri.
L'articolo 5 è approvato.
Articolo 6 - Spese residue dell'esercizio finanziario 1971 e dell'esercizio finanziario 1970.
I residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1971 risultavano stabiliti in lire 1.208.966.135.
I residui di cui al precedente comma sono stati riaccertati, per un minor importo di lire 158.599.687, in lire 1.050.406.448; tali residui sono stati pagati in lire 1.046.894.688 e sono rimasti da pagare in lire 3.511.760.
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 6.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 28.
Hanno risposto sì 18 Consiglieri hanno risposto no 10 Consiglieri.
L'articolo 6 è approvato.
Articolo 7 - Residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1972.
I residui attivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1972 risultano stabiliti dal rendiconto generale consuntivo in lire 33.419.052.218 e corrispondono alle somme rimaste da riscuotere sulle entrate accertate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1972 (articolo 2 della presente legge).
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 7.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 28.
Hanno risposto sì 16 Consiglieri hanno risposto no 12 Consiglieri.
L'articolo 7 è approvato.
Articolo 8 - Residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1972.
I residui passivi alla chiusura dell'esercizio finanziario 1972 risultano stabiliti dal rendiconto generale consuntivo in lire 24.702.217.012.
I residui di cui al precedente comma si riferiscono per lire 24.698.705.252 alle somme rimaste da pagare sulle spese impegnate per la competenza propria dell'esercizio finanziario 1972 (articolo 3 secondo comma) e per lire 3.511.760 alle somme rimaste da pagare sui, residui dell'esercizio finanziario 1971 (articolo 6, secondo comma).
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 30.
Hanno risposto sì 18 Consiglieri hanno risposto no 12 Consiglieri.
L'articolo 8 è approvato.
Articolo 9 - Risultato finanziario.
L'avanzo finanziario alla chiusura dell'esercizio 1972 è stabilito in lire 8.592.335.614, in base alle seguenti risultanze: Avanzo finanziario al I gennaio 1972 L. 650.000,000 Differenza, di cui all'art. 4 della presente legge, tra le entrate complessive e le spese complessive di competenza dell'esercizio finanziario 1972 L. 7.753.825.952 Maggiore accertamento di residui attivi lasciati dall'esercizio finanziario 1971 (art. 5 della presente legge) L. 30.878.740 Minore accertamento di residui passivi lasciati dagli esercizi finanziari 1971 e 1970 (art. 6 della presente legge) L. 158.559.687 L. 8.593.264.379 Minore accertamento di residui attivi lasciati dall'esercizio finanziario 1971 (art. 5 della presente legge) L. 928.765 L. 8.592.335.614 Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 9.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 29.
Hanno risposto sì 17 Consiglieri hanno risposto no 12 Consiglieri.
L'articolo 9 è approvato.
C'è ora un emendamento aggiuntivo, che, se approvato, diventerà l'articolo 9 bis.
E' autorizzata l'utilizzazione dell'avanzo finanziario, di cui al precedente articolo 9, per una quota di lire 1.000 milioni ai fini della concessione di contributi in capitale per la costruzione, la sistemazione e l'ammodernamento di strade comunali non comprese nei piani di cui all'articolo 16 della legge 12 febbraio 1958, n. 126, e di strade già classificate tra le provinciali prima dell'entrata in vigore della legge medesima, nella misura e con le modalità di cui agli articoli 4 e 5 della legge 21 aprile 1962, n. 181, ed all'articolo 2, quarto comma, della legge 9 aprile 1971, n. 167.
E' pure autorizzata l'utilizzazione di una quota di 1.000 milioni dell'avanzo finanziario di cui al precedente articolo 9, ai fini della concessione di contributi in capitale nella spesa di costruzione, di ampliamento e di completamento di acquedotti e di fognature, con le modalità e nella misura stabilite negli articoli 14 e 15 della legge 11 marzo 1968, n. 1090.
Nello stato di previsione della spesa del bilancio per l'esercizio finanziario 1974 sarà conseguentemente iscritta, nel capitolo 1212, la somma di lire 1.000 milioni e sarà istituito il capitolo n 1221, con la denominazione: "Contributi in capitale a Comuni, loro consorzi ed altri enti autorizzati, nella spesa riconosciuta necessaria per la costruzione l'ampliamento ed il completamento di acquedotti e di fognature, nella misura e con le modalità di cui agli articoli 14 e 15 della legge 11 marzo 1968, n. 1090, e con lo stanziamento di 1.000 milioni".
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Chiede di parlare il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Chiedo, signor Presidente, di poter fare una dichiarazione di voto.
Intanto, vorrei sottolineare sommessamente che noi restiamo qui per senso di responsabilità, ma se dovessimo andar fuori ad incontrare qualche amico che ci sollecita verrebbe a mancare il numero legale. Questo andirivieni di Assessori non è cosa seria, neanche per noi che siamo qui per dare voto contrario, dal momento che sr tratta di un documento di notevole importanza.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Capita a lei quello che capita al parroco in chiesa, di fare sistematicamente la predica a quelli che non la meritano.



RASCHIO Luciano

Chiudo la parentesi, richiamandovi, senza alcun intento polemico, a considerare che molte volte, se non ci fossimo noi, che pure spesso non otteniamo ascolto dalla vostra parte.
Su questo articolo 9 bis noi esprimeremo un voto di astensione motivato: perché per questo impegno importante e positivo non ci sentiamo vincolati al "no" dichiarato a ragion veduta, e con serietà, come ritengo di aver documentato ampiamente. E' un impegno altamente qualificante proprio in direzione dei Comuni, con contributi in conto capitale, concessi in un momento in cui i Comuni hanno bisogno proprio di questo tipo di intervento finanziario più che del tipo in conto interessi.
Ci spiace non poter andare oltre l'astensione, dal momento che questo punto viene incorporato in un provvedimento di altro tipo che noi abbiamo fieramente osteggiato.



PRESIDENTE

Chiede di parlare Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

In sede di I Commissione mi son trovato spesso d'accordo sulle considerazioni che faceva il collega e compagno Raschio, e mi fa piacere che il Gruppo comunista abbia dichiarato la sua astensione su questo provvedimento.
A questo emendamento, che porta anche la mia firma, il Gruppo socialista darà voto favorevole in questo spirito: qui si tratta d stralciare, per un fatto importante, come ha messo giustamente in rilievo Raschio, qualcosa che doveva far parte di un quadro più generale. E' importante, però, che questo quadro generale venga riaffermato.
Una delle decisioni più rimarchevoli, a mio parere, che ha preso il Consiglio Regionale in questi ultimi tempi è stato l'ordine del giorno sui provvedimenti economici di carattere anticongiunturale. Bisogna che questi provvedimenti vengano portati avanti nel più breve tempo possibile, anche perché la situazione in Piemonte si sta facendo sempre più drammatica. Non è un mistero che fra qualche giorno, probabilmente, fallirà a Torino una azienda che dà lavoro a 1600 persone.
Mi auguro che la Giunta - attraverso collega e compagno Simonelli ed il collega Paganelli, che sono i più diretti responsabili di questo settore faccia in questo senso presto e bene.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede la parola? Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano: è approvato.
Pongo allora in votazione per appello nominale l'articolo 9 bis.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 31.
Hanno risposto sì 19 Consiglieri hanno risposto no 12 Consiglieri.
L'articolo 9 bis è approvato.
Articolo 10 - Disposizioni speciali.
Sono approvate le eccedenze di impegni di cui al capitolo n. 44 del piano di ripartizione finanziaria per il primo trimestre dell'anno 1972 e di cui al capitolo n. 1010 del bilancio per l'esercizio finanziario 1972 in relazione alle maggiori entrate, di pari ammontare, accertate nei corrispondenti capitoli n. 9 del piano di ripartizione finanziaria per il primo trimestre dell'anno 1972 e n. 70 del bilancio per l'esercizio finanziario 1972.
Pongo in votazione per appello nominale l'articolo 10.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 31.
Hanno risposto sì 19 Consiglieri hanno risposto no 12 Consiglieri.
L'articolo 10 è approvato.
Nessuno intende fare ancora dichiarazioni di voto? Pongo allora in votazione il testo definitivo nel suo complesso, per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 31.
Hanno risposto sì 19 Consiglieri hanno risposto no 12 Consiglieri.
Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta di deliberazione della Giunta Regionale relativa all'acquisto dell'immobile sito in Torino, via Alfieri n. 15 (Palazzo Lascaris), per la sede del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

Punto quinto dell'ordine del giorno: "Esame proposta di deliberazione della Giunta Regionale: 'Acquisto dell'immobile sito in Torino, via Alfieri n. 15 (Palazzo Lascaris) per la sede del Consiglio Regionale'".
La I Commissione mi ha trasmesso in proposito la seguente comunicazione: "Mi pregio Comunicarle che nella seduta odierna la Commissione I ha esaminato la deliberazione 3/10/14 della Giunta Regionale concernente l'acquisto dell'immobile sito in Torino, via Alfieri 15 (Palazzo Lascaris) per la sede del Consiglio Regionale, ed ha espresso parere favorevole".
La relazione, concernente l'argomento, è stata distribuita unitamente alla deliberazione.
Darei ora la parola per l'illustrazione all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

Signor Presidente, signori Consiglieri, direi che si tratta di una delibera intermedia tra quella preliminare, che il Consiglio Regionale aveva adottato nella seduta del 27 giugno '74, e quella definitiva che dovrà successivamente provvedere al finanziamento dell'acquisto di Palazzo Lascaris. Infatti, la delibera precedente autorizzava la Giunta a proseguire ed a concludere le trattative per l'acquisto del palazzo dalla Camera di Commercio, per adibirlo a sede del Consiglio Regionale. Fissava anche i limiti entro i quali si doveva operare.
Sono state esperite trattative con la Camera di Commercio, la quale ha però chiaramente dichiarato di non potersi discostare, nella determinazione del prezzo di vendita, dalla valutazione che l'Ufficio tecnico erariale di Torino aveva precedentemente effettuato.
Pertanto, la Giunta Regionale ha adottato una proposta di deliberazione al Consiglio Regionale con la quale la Giunta stessa sia autorizzata ad acquistare dalla Camera di Commercio il palazzo al prezzo di 2 miliardi e 230 milioni, nonché l'arredamento al prezzo di stima. Questo per consentire a sua volta alla Camera di Commercio di predisporre la deliberazione di vendita. Il finanziamento è rimandato ad una successiva deliberazione anche perché si ritiene di poter usufruire a tal fine delle somme che risulteranno - e adesso possiamo dire risultano - dal conto consuntivo (che è stato testé approvato).



PRESIDENTE

Nessuno chiede la parola? Leggo allora il testo della deliberazione: "Il Consiglio Regionale vista la propria deliberazione in data 27 giugno 1974, con la quale si autorizzò la Giunta a proseguire e a concludere le trattative per l'acquisto dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, dell'immobile sito in Torino, via Alfieri 15, (Palazzo Lascaris), nonché delle attrezzature di ufficio, dell'arredamento, dei pezzi d'arte e d'antiquariato in esso esistenti vista la proposta della Giunta Regionale in data 3 ottobre 1974, dalla quale risulta che l'acquisto dell'immobile può essere definito in base al prezzo di lire 3.230.000.000 con l'aggiunta dell'onere di lire 202.251.000 per l'acquisto dell'arredamento, delle attrezzature di ufficio, dei pezzi d'arte e d'antiquariato, e che al complessivo onere di lire 3.432.251.000 si potrà far fronte con l'utilizzo di una quota di pari importo dell'avanzo finanziario dell'esercizio 1972, quale risulta nel disegno di legge concernente l'approvazione del rendiconto consuntivo dell'esercizio finanziario 1972 delibera 1) la Giunta Regionale è autorizzata ad acquistare, dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Torino, l'immobile sito in Torino, via Alfieri 15 (Palazzo Lascaris) al prezzo di lire 3.230.000.000 nonché l'arredamento, le attrezzature d'ufficio, i pezzi d'arte e d'antiquariato in esso esistenti al prezzo di lire 202.251.000 ferma restando l'ampia delega, alla Giunta stessa, per le modalità relative al trapasso di proprietà dell'immobile e per quelle modalità di pagamento del prezzo pattuito, nonché per le formalità necessarie per l'acquisto dei suddetti beni nel patrimonio regionale 2) per il finanziamento dell'onere globale di lire 3.432.251.000 relativo ai valori capitali per l'acquisizione dei beni di cui alla presente deliberazione, sarà utilizzata una quota di pari ammontare dell'avanzo finanziario dell'esercizio 1972.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul B.U. della Regione ai sensi dell'articolo 65 dello Statuto".
Nessuno chiede di parlare? In effetti, la discussione era già avvenuta in occasione della deliberazione precedente: ora si tratta soltanto di approvare una deliberazione che è conseguenza di quella precedente.
Palazzo Lascaris è per ora l'unico palazzo storico di Torino disponibile per un primo inserimento del Consiglio Regionale. Può darsi che successivamente si possa anche indirizzarsi verso Palazzo Reale o altri edifici storici Comunque, la posizione del palazzo, la sua capacità ricettiva, la sala, che si presta ad essere trasformata in modo da renderla idonea ad ospitare i lavori del nostro Consiglio, ci fanno considerare positivo questo acquisto. Probabilmente con il giugno '75 potremo fare un primo bilancio positivo delle opere di trasformazione effettuate.
Pongo in votazione la deliberazione testé letta della Giunta Regionale per l'acquisto di Palazzo Lascaris. Chi l'approva è pregato di alzare la mano. La delibera è approvata a maggioranza.
Ha così termine la nostra seduta. Convoco i Capigruppo, la Giunta ed il Presidente della Giunta per fissare il programma di lavori per la prossima seduta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



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