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Dettaglio seduta n.258 del 03/10/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interrogazioni e interpellanze Comunicazioni del Presidente Legge regionale concernente "Provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi delle attività produttive", Rinvio al Governo. Determinazioni.
Approvazione Statuto delle Comunità montane Valli Alto Tanaro, Mongia e Cevetta.
Se nessuno ha delle osservazioni da fare in ordine ai lavori della seduta posso proseguire.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle adunanze del 26 settembre sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna.
Non essendovi osservazioni li ritengo approvati.


Argomento: Cave e torbiere - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanze dei Consiglieri Lo Turco-Revelli sul progetto di raddoppio da parte della Italcementi, degli insediamenti in Borgo San Dalmazzo (Cuneo). Salvaguardia della salute dei lavoratori e problemi dell'inquinamento; e sulla concessione all'Italcementi di aprire una nuova cava, da parte del Comune di Valdieri - Intervento della Regione per la sospensione dell'autorizzazione


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni e interpellanze.
Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco-Revelli: "Progetto di raddoppio, da parte della Italcementi, degli insediamenti in Borgo San Dalmazzo (Cuneo). Salvaguardia della salute dei lavoratori e problemi dell'inquinamento".
Desiderano illustrarla? No. La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria e alle cave e torbiere

Rispondo sia all'interpellanza dell'11 luglio, che a quella successiva del 17 settembre perché gli argomenti sono collegati.



PRESIDENTE

Si riferisce a questa? "Concessione all'Italcementi di aprire una nuova cava, da parte del Comune di Valdieri. Intervento della Regione per la sospensione dell'autorizzazione".



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria e alle cave e torbiere

Sì.



PRESIDENTE

Accettano di discuterle tutte e due insieme? Va bene.
La parola all'Assessore.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria e alle cave e torbiere

Il progettato ampliamento dello stabilimento della Italcementi di Borgo San Dalmazzo deve essere considerato sotto diversi profili, in relazione ai molteplici problemi che viene a porre, che riguardano gli effetti economici ed in specie occupazionali di questa ristrutturazione, i possibili inquinamenti atmosferici ed ambientali, all'interno ed all'esterno della fabbrica, l'assetto complessivo del territorio, anche per il maggior volume di traffico indotto dall'aumento della produzione e per la richiesta apertura di nuove cave motivata con l'incremento produttivo.
Su tutta questa gamma di problemi le possibilità di intervento della Regione, in termini strettamente amministrativi, sono assai limitate e riconducibili essenzialmente nel campo dell'ecologia, mentre gli altri aspetti della questione non rientrano nelle nostre dirette competenze quanto meno allo stato attuale della situazione.
Non di meno siamo consapevoli della necessità di una nostra presenza e di un nostro intervento a livello politico. Pur tenendo conto che sul piano amministrativo siamo nell'ambito di competenze comunali, i riflessi di questa operazione industriale investono un più ampio territorio e debbono quindi essere controllati ed indirizzati con un'azione convergente di tutte le amministrazioni interessate.
Ho quindi ritenuto opportuno promuovere un incontro, che si è tenuto nella giornata di ieri, invitando i rappresentanti dei Comuni di Borgo San Dalmazzo e di Valdieri, della Provincia di Cuneo e dell'Azienda Montagna della Camera di Commercio di Cuneo, per raccogliere le loro valutazioni e per promuovere un coordinamento delle iniziative già in corso da intraprendere a tempi brevi.
All'incontro, in assenza del collega Fonio, impossibilitato ad intervenire, hanno partecipato anche funzionari dell'Assessorato all'Ecologia per approfondire il discorso in ordine al problema dell'inquinamento.
Il primo elemento emerso da questa riunione e che deve essere sottolineato, è che non vi è alcuna opposizione pregiudiziale da parte delle amministrazioni locali, delle forze politiche, sociali e sindacali all'ampliamento dell'Italcementi di Borgo ed alla sua ristrutturazione; vi è invece la volontà di inserire l'espansione di questo stabilimento in un disegno organico di sviluppo dell'area interessata, sotto il profilo dell'occupazione, del territorio, delle infrastrutture, indirizzando l'ammodernamento degli impianti anche al miglioramento delle condizioni ambientali di lavoro.
In questa prospettiva sta operando il Comune di Borgo San Dalmazzo, il quale ha costituito una Commissione consiliare per giungere a stipulare con l'Italcementi una convenzione che possa regolare non solo sotto l'aspetto edilizio, ma anche, in considerazione dei diversi problemi che ho ricordato, l'ampliamento del cementificio.
Nello stesso senso si è mossa la Provincia di Cuneo, promuovendo gli accertamenti che sono in corso da parte del laboratorio provinciale di igiene e profilassi e parimenti da parte dell'Assessorato all'Ecologia si sono sollecitati seri approfondimenti che verranno condotti da un'apposita Commissione la cui costituzione dovrebbe essere perfezionata nei prossimi giorni.
Pur esprimendo il nostro apprezzamento per queste iniziative, ho ritenuto di dover sottolineare l'esigenza di un approccio globale al problema nel suo insieme, invitando i Comuni di Borgo San Dalmazzo e di Valdieri ad investire le rispettive Comunità montane, quelle della Valle Stura e delle Valli Gesso e Pesio-Vermenagna, delle questioni più direttamente connesse all'assetto del territorio, a partire dalle cave, il cui sfruttamento deve ricevere una regolamentazione ed una programmazione omogenea ed unitaria a livello appunto di Comunità montana.
Solo in tal modo è possibile superare lo stato di disorganicità che caratterizza la gestione di questo settore in mancanza di quella legge cornice che, dando attuazione al dettato costituzionale, assegni alla Regione reali compiti di programmazione e di controllo in materia di cave.
Aderendo all'invito che ho espresso i Comuni si sono dichiarati disponibili a trattare il problema a livello di Comunità montane e la Provincia di Cuneo riunirà pertanto la prossima settimana i Comuni e le Comunità interessate per definire in modo unitario la posizione dei poteri locali in ordine alle cave e più in generale nei confronti dell'Italcementi per giungere alla convenzione che è necessario stipulare.
La Giunta Regione per parte sua, tramite gli Assessorati all'Industria ed all'Ecologia, e naturalmente disponibile ad affiancarsi e ad assistere gli Enti locali nel confronto con l'Italcementi, avendo presente che oltre agli aspetti che riguardano più direttamente le Valli Gesso e Stura occorre valutare la politica degli investimenti e dell'occupazione dell'Italcementi sul piano regionale e nazionale.
Mentre ribadisco quindi, anche in questa sede, la nostra disponibilità ad un'azione comune con i poteri locali, voglio anche assicurare gli interroganti che continueremo a seguire con la massima attenzione questo problema, svolgendo compiutamente l nostro ruolo di coordinamento e di promozione per un'organica politica industriale a livello di tutta la regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lo Turco.
LO TURCO Giorgio Sulla base della risposta dell' Assessore io non potrei che dichiararmi soddisfatto, anche perché per un caso fortuito mi sono trovato anch'io ad assistere alla riunione tenuta ieri con la Provincia e con gli Enti consultati, se non esistessero però alcuni elementi di perplessità.
Io sono lieto di sentire che la Regione è pronta a dare tutta la sua assistenza per la formazione di una Commissione per il controllo degli inquinamenti, desidero però mettere in guardia l'Assessorato sulle enunciazioni di buona volontà da parte delle varie forze interessate al problema. E' una buona volontà piuttosto dubbia, almeno per una parte, e mi riferisco esplicitamente al Comune di Borgo San Dalmazzo: in questo comune l'Italcementi (cosa che il sindaco di Borgo San Dalmazzo ieri non ha detto) per mesi e mesi ha tenuto gli impianti di depurazione fermi, senza garantirsi che entrassero in attività gli impianti di riserva. Basterebbe andare a fare un sopralluogo nella zona dove sorge questa fabbrica per renderci conto del depauperamento che ha provocato l'inefficienza degli impianti di depurazione sul piano ecologico. Ma non è soltanto questo che preoccupa e che mette in dubbio la buona volontà di questa amministrazione ma il fatto che questa amministrazione, nel momento in cui l'Italcementi presenta la richiesta di licenza edilizia, non consulta nemmeno il Consiglio comunale, accetta il parere della Commissione comunale che esamina la licenza e poi, sotto la pressione delle forze di opposizione in Consiglio, convoca un Consiglio comunale aperto. Ebbene, lì le stesse forze che in questi giorni hanno avuto contatto con l'Assessorato, presenti le organizzazioni sindacali, avevano presentato un ordine del giorno in cui impegnavano il sindaco ad un esame più attento della situazione per arrivare appunto alla convenzione che desse tutte le garanzie di tutela del patrimonio ecologico, della salute all'interno e all'esterno della fabbrica, Il sindaco su quell'ordine del giorno si asteneva, il Consiglio alla unanimità, votava a favore e poche ore dopo inviava una lettera al CORECO chiedendogli esplicitamente di bocciargli l'ordine del giorno.
Puntualmente la cosa si verificava, l'ordine del giorno veniva bocciato.
Qui si pone anche il problema della funzione che può e deve avere il Comitato Regionale di Controllo.
Nel momento in cui avviene tutto questo l'Italcementi presenta una richiesta di amplia mento senza dare garanzie su come intende effettuarlo sugli impianti di depurazione per tutelare la salute all'interno e all'esterno della fabbrica e il sindaco, mentre su questa questione non si pronuncia, emette però un decreto per chiudere una fabbrichetta di quindici lavoratori perché secondo il Comune inquina l'atmosfera. Io sono convinto della buona volontà dell' assessorato di dare tutta l'assistenza necessaria, ma occorre chiamare qui alla Regione la Italcementi a presentare i suoi piani programmatici di investimenti per poter dare tutta l'assistenza necessaria. Queste cose nel Comune di Borgo San Dalmazzo devono essere lasciate all'incapacità o alla volontà podestarile di quel sindaco di continuare a trattare le cose senza interpellare il Consiglio Comunale; abbiamo detto tante volte che le assemblee elettive sono l'organo supremo e sovrano che deve essere chiamato a decidere. E' una questione di democrazia che quel sindaco non ha saputo rispettare; bisogna che la Giunta Regionale segua attentamente la questione e significa anche che la amministrazione comunale deve fare le cose che ancora ieri nell'incontro si è impegnata a fare con l'Assessore.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria e alle cave e torbiere

Comunque la Regione deve prendere atto che la dichiarazione del sindaco è stata di piena disponibilità. Io non posso fare il processo a quanto avviene al di fuori. Noi dobbiamo agire secondo quanto ci è stato dichiarato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Nell'elenco delle risposte alle interpellanze non è presente un'interpellanza nostra relativa all'applicazione della legge sull'assistenza scolastica. Chiederemo al Presidente della Giunta e all'Assessore se, considerato lo stato di disagio esistente, non vogliamo rispondere o quanto meno discutere della situazione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'interpellanza non è iscritta perché non è pervenuta tempestivamente.
Mi si dice adesso che è stata ritirata e sostituita con una mozione molto lunga della quale non ho avuto ancora il tempo di prendere visione.
Indubbiamente l'argomento, per ovvie considerazioni, è opportuno che sia quanto meno delibato se non approfondito e pertanto in sede di comunicazioni mi riservo di fare alcune dichiarazioni, sul che potrà essere aperta una rapida discussione.



PRESIDENTE

Al termine delle interpellanze e interrogazioni, dopo le comunicazioni darò la parola al Presidente della Giunta o all'Assessore da lui designato.


Argomento: Industria (anche piccola e media)

Interpellanza del Consigliere Carazzoni sulle gravi difficoltà in cui versano le piccole e medie industrie farmaceutiche a causa del costo delle materie prime. Intervento della Regione per la revisione dei prezzi


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Carazzoni: "Gravi difficoltà in cui versano le piccole e medie industrie farmaceutiche a causa del costo delle materie prime. Intervento della Regione per la revisione dei prezzi".
Desidera illustrarla? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Desidero solo sottolineare che vi sono fondate e oggettive ragioni a sostegno e a favore della rivendicazione avanzata dalle piccole e medie industrie farmaceutiche; e basti a dimostrarlo la citazione di alcuni significativi dati: nel 1963 il Ministero della Sanità ha ridotto di imperio il prezzo di circa tremila specialità medicinali; nel 1969 si è avuta, sempre da parte del Ministero della Sanità, un'ulteriore riduzione dei prezzi di altre 1700 specialità; ancora del 1970, con il decreto legge n. 745 poi convertito nella legge n. 1034 del 18.12.70, si disponeva con l'art. 32 che lo sconto mutualistico fosse portato dal 12 al 19%. Questo sconto incide in modo considerevole sulla produzione delle industrie farmaceutiche, tant'è che se la vendita delle specialità medicinali attraverso la mutua, nel biennio 1958/59, costituiva solo il 35% del totale, nel biennio 1968/69 questa percentuale è salita al 70% circa e nel biennio 1972/73 addirittura all'85%.
Vi sono inoltre altre ragioni: l'aumento del costo del lavoro per esempio; nel periodo 1958/1973 il costo del lavoro a carico dell'industria farmaceutica era mediamente aumentato del 150% in seguito al rinnovo dei contratti collettivi. Poi si sono avuti ulteriori aumenti anche nel corso del 1974. Sono aumentate le materie prime, mentre nel decennio 1958/68 i prezzi si erano mediamente mantenuti stazionari, nel biennio 1969/70 la media degli aumenti si aggirava già attorno al 15%; a partire poi dalla fine del 1970, con l'entrata in vigore del decreto legge n. 745, la media dei prezzi raggiungeva indici vertiginosi di aumento sino a toccare livelli del 40% rispetto alla media dei prezzi del decennio 1958/68. Infine, dal 1958 al 1974 sono aumentati i prezzi delle confezioni di circa il 300%.
Tutta questa progressiva situazione è venuta a determinare un grave stato di crisi delle piccole e medie industrie farmaceutiche le quali, tra l'altro, non hanno avuto quanto peraltro si disponeva per legge: infatti nel decreto, che abbiamo già citato, n. 745 del 26.10.1970 vi era l'art. 33 che riconosceva, sulla base di calcoli portati avanti da esperti al Ministero, la revisione dei prezzi delle specialità farmaceutiche a partire dal 31.12.1971 e poi successivamente con periodici aggiornamenti triennali.
Tutto questo non è stato mantenuto ed è certo causa prima di un disagio che travaglia il settore, non ultimo della nostra economia.
L'interpellanza mira a conoscere quale sia in argomento la posizione della Regione e soprattutto se la Regione intenda o meno fare passi nei confronti delle autorità governative che sono state interessate al problema con una petizione avanzata dalla categoria interessata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

In relazione al problema richiamato dal Consigliere Carazzoni debbo precisare anzitutto che la regolamentazione dei prodotti farmaceutici non rientra in alcun modo nelle competenze, dirette o indirette, della Regione e che un nostro eventuale intervento in questa materia è possibile solo in termini di iniziativa politica.
Al riguardo si deve però notare che non possibile affrontare questo argomento in termini isolati, prescindendo da alcune gravi situazioni che sono a monte della produzione farmaceutica e che vanno dall'annosa questione dei brevetti, alla situazione del sistema sanitario e mutualistico.
Pertanto solo nell'ambito della riforma sanitaria sarà possibile risolvere in modo adeguato le carenze strutturali della industria farmaceutica, i cui costi di produzione sono oggi notevolmente elevati soprattutto per l'incidenza che hanno le spese di propaganda e di distribuzione.
Una revisione dei prezzi, come richiesto dall'interpellante, non risolverebbe carenze e non introdurrebbe alcun stimolo allo sviluppo della ricerca e ad una maggiore economicità nella spesa per medicinali, che oggi pesa fortemente sui disavanzi degli ospedali e delle mutue.
Ritengo pertanto che da parte della Regione si debba piuttosto sollecitare il Governo a tenere nella massima considerazione anche questi problemi di struttura e di sviluppo del settore farmaceutico nel quadro della riforma sanitaria.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante.



CARAZZONI Nino

Io ringrazio l'Assessore di questa sua cortese risposta che mi lascia peraltro del tutto insoddisfatto in quanto mi sembra essere eccezionalmente elusiva. Nessuno certo tra noi, tanto meno io, voleva qui sostenere che la revisione dei prezzi delle specialità farmaceutiche rientrasse nelle competenze dirette o indirette della Regione, ne sono personalmente convinto, ciò che si chiedeva era appunto una presa di posizione di carattere politico che può avvenire al di la del necessario, indispensabile interessamento che la Regione deve portare per questa riforma sanitaria di cui si sta parlando, se non andiamo errati, da qualche decennio. Questo poteva e doveva, a parere nostro, essere fatto.
Si è parlato spesso, in quest'aula, dei problemi che travagliano la piccola e la media industria, io ne ho portato stamane un esempio riferendomi alle industrie farmaceutiche e penso che anche soltanto un telegramma (i telegrammi da parte del Presidente della Regione si sprecano) poteva benissimo essere inviato a sostegno appunto delle richieste in fondo riconosciute, dallo stesso Assessore, giustificate e legittime, di una categoria che oggi versa in non indifferenti difficoltà.
Prendo comunque atto della risposta, ribadendo la mia insoddisfazione.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Menozzi sul disagio nelle categorie degli artigiani e dei commercianti della provincia di Asti per la non avvenuta erogazione degli indennizzi per i danni subiti durante l'alluvione del 2/11/1968


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Menozzi: "Disagio nella categoria degli artigiani e dei commercianti della provincia di Asti per la non avvenuta erogazione degli indennizzi per i danni subiti durante l'alluvione del 2/11/1968".
La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'artigianato

In relazione alle iniziative dell'Amministrazione regionale per favorire la risoluzione della vertenza degli artigiani e commercianti della provincia di Asti, duramente colpiti dall'alluvione del 2 novembre 1968 e non ancora indennizzati dallo Stato, posso dire che non appena sono venuto a conoscenza del problema e precisamente il 19 luglio 1974, al momento del ricevimento dell'ordine del giorno approvato dalla Commissione Provinciale per l'Artigianato di Asti, sono immediatamente intervenuto a nome della Giunta presso il Ministro dell'Industria, pregandolo di voler definire, con ogni urgenza, la questione.
Con lettera in data 18 giugno 1974, il Ministro aveva infatti assicurato le Autorità Astigiane che l'erogazione dei contributi sarebbe avvenuta non appena la Ragioneria Generale dello Stato avesse riaccreditato a bilancio i fondi necessari.
Successivamente, dopo aver ricevuto una delegazione è intervenuto presso il Ministro il Presidente Oberto.
Consapevole delle gravi difficoltà che stanno attraversando le piccole e medie imprese per la mancanza di liquidità e la chiusura delle fonti di credito e del non indifferente sollievo che il pagamento degli indennizzi potrebbe quindi recare alle aziende interessate, ho continuato a seguire il problema con la massima attenzione.
Non avendo per altro avuto riscontro dal Ministro, ho ancora sollecitato i competenti uffici, dai quali in data 27 settembre 1974 ho avuto assicurazione che il Ministro dell'Industria ha disposto la devoluzione dei fondi necessari agli indennizzi tramite la prefettura di Asti che dovrebbe distribuirli quanto prima alle imprese interessate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Premesso che la mia interrogazione risale al 16 luglio e che si trattava di una questione che trae le sue origini dall'alluvione del 2 novembre 1968, devo ricordare che per liquidare 220 milioni circa gli interessati hanno dovuto aspettare il mese di settembre del 1974, cosa non molto edificante che richiederebbe un ampio commento che però mi dispenso di fare per non sentirmi maggiormente amareggiato, più di quanto non lo sia già.
Ciò nonostante debbo doverosamente ringraziare il Presidente della Giunta per avere ricevuto a suo tempo quella delegazione, di cui facevo parte, per l'interessamento profuso e assieme al Presidente ringrazio anche l'Assessore per quanto ha fatto in proposito.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza dei Consiglieri Rivalta, Ferraris, Bono in merito alla progettata costruzione di un villaggio residenziale per roulotte su un terreno di proprietà dei Comuni di Pinerolo e Osasco già vincolato a verde agricolo dal Piano regolatore degli stessi Comuni


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Rivalta-Ferraris-Bono: "Progettata costruzione di un villaggio residenziale per roulotte su un terreno di proprietà dei Comuni di Pinerolo e Osasco già vincolato a verde agricolo dal Piano regolatore degli stessi Comuni".
Desiderano illustrarla? No.
La parola all'Assessore Benzi.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

Signor Presidente, signori Consiglieri, in evasione all'interpellanza n. 130 a firma dei Consiglieri Regionali Rivalta, Ferraris, Bono, si comunica quanto segue: la Sezione urbanistica regionale si è già interessata della questione in oggetto, a seguito di un esposto scritto da abitanti del Comune di Osasco.
Si tratta di un progetto, presentato dalla Società SOL &VERDE, ai Comuni di Osasco e Pinerolo, per realizzare sulle sponde del torrente Chisone un villaggio residenziale per roulotte.
Il complesso verrebbe dotato delle necessarie opere di urbanizzazione primaria e secondaria il cui onere graverebbe direttamente sulla Società unitamente a tutta una serie di servizi pubblici (posta, telefono infermeria) comuni (custodia) e sociali (piscine, campi da tennis e da bocce).
Tale progetto è stato respinto dal Comune di Pinerolo in quanto lo considera in contrasto con la destinazione di zona prevista dal P.R.G. Si tratta di zona agricola sottoposta a vincolo idrogeologico e dichiarata "zona di ripopolamento faunistico" e pertanto lesivo dell'ambiente paesaggistico ed ecologico.
Il Comune di Osasco peraltro, con delibera consiliare n. 20 del 19 giugno 1974, ha espresso parere favorevole in via di massima all'insediamento.
La Sezione urbanistica regionale ritiene che tali insediamenti, anche se realizzati con tecniche non tradizionali, quali roulotte, case viaggianti o prefabbricate, sia per il carattere della permanenza che per la rilevanza delle opere e dei servizi necessari a garantire una civile convivenza in comunità di tali dimensioni, possano essere possibili nell'ambito di una precisa normativa urbanistica e in presenza di piani esecutivi.
Queste condizioni sono carenti per quanto concerne il Comune di Osasco che è sprovvisto di strumento urbanistico.
Per entrare nel merito delle specifiche risposte ai quesiti degli interpellanti si fa presente che: anche la Giunta ritiene che tali insediamenti possono essere autorizzati solo tramite piani attuativi in zone possibilmente di tipo turistico da prevedere negli strumenti urbanistici comunali in questo senso si inviterà l'amministrazione comunale di Osasco a valutare lo strumento urbanistico adottandolo anche in funzione di complessi di questo tipo e pertanto ci si adopererà affinché, nell'adozione e quindi nell'esame dei singoli strumenti urbanistici, venga prevista da parte della Amministrazione comunale una corretta collocazione di tali attrezzature, da attuarsi nel quadro di una programmazione del settore.
Non va peraltro taciuta la possibilità che le Amministrazioni comunali nell'ambito di una strumentazione urbanistica, prevedano l'insediamento di tali attrezzature su terreni per la cui acquisizione si può procedere secondo quanto previsto dal 6° comma dell'art. 27 della legge 22.10.1971 n.
865, previa autorizzazione regionale nello spirito e nella logica dei piani di settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Prendo atto positivamente che non si consentirà la realizzazione del progetto della società SOL &VERDE, mentre non ritengo sufficiente la risposta per quel che riguarda le domande da noi formulate in merito alle iniziative necessarie per organizzare le strutture turistiche (in particolare quelle del turismo itinerante e dei campeggi) secondo un quadro settoriale che abbia una sua organicità ed una sua logica. Non si pu consentire che ciascun comune disponga la realizzazione di campeggi, i quali invece devono essere dislocati secondo una visione non settoriale estesa a tutta la regione, o per lo meno ad ogni comprensorio.
In questo senso la risposta dell'Assessorato è stata estremamente generica, evasiva: non ci ha indicato quali passi si intende compiere; ha solo ribadito che gli interventi dovranno essere congruenti alla programmazione regionale.
E' stata elusiva anche la risposta all'ultima delle nostre domande quella che considera le attrezzature di campeggio dei veri e propri servizi, che devono essere forniti alla comunità. In quanto tali, la loro realizzazione non deve essere oggetto di speculazioni, ma deve essere promossa dalla Regione e gestita dai Comuni. La formazione dei consorzi a livello comprensoriale per individuare le aree necessarie, per acquisire all'uso pubblico e per gestire pubblicamente il servizio, deve essere l'obiettivo di un'azione promozionale della Regione, e non soltanto un semplice auspicio.
Insoddisfatto per questo aspetto sollecito l'Assessorato a formulare una proposta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Rivalta, Vecchione ed altri sulla formazione di un villaggio turistico, realizzato con case mobili da parte della Soc. Corporazione Immobiliare Italiana (C.I.I. S.p.A.) nel territorio comunale di Val della Torre (TO) - Intervento della Regione a sostegno del blocco dell'iniziativa


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Berti - Rivalta Vecchione - Ferraris Bono: "Formazione di un villaggio turistico, realizzato con case mobili da parte della Soc. Corporazione Immobiliare Italiana (C.I.I. S.p.A.) nel territorio comunale di Val della Torre (TO) - Intervento della Regione a sostegno del blocco dell'iniziativa".
Risponde l'Assessore Benzi



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

In evasione alla interrogazione n. 144 a firma dei Signori Consiglieri Regionali indicati, si comunica quanto segue: la Sezione Urbanistica Regionale ha già avuto occasione di interessarsi della questione, oggetto dell'interrogazione, su richiesta del Comune di Val della Torre in data 31/5/1974. In base alle considerazioni che saranno appresso indicate, si era espresso parere che le opere realizzate dalla società C.I.I. rientrassero fra quelle per cui l'art. 32 della legge 17/8/1942 n. 1150 dava la possibilità al Sindaco del Comune di addivenire alla loro demolizione.
A questo proposito si ritiene di dover premettere alcune note di normativa urbanistica in relazione alla situazione del Comune di Val della Torre. Il Comune di Val della Torre è provvisto di Regolamento Edilizio con annesso Programma di Fabbricazione adottato con deliberazione consiliare dell'1/7/1972, rielaborato con deliberazione consiliare del 10/3/1973 approvato con decreto P.G.R. n. 1619 del 31/10/1973.
Dal detto Programma di Fabbricazione risulta che la zona su cui insistono le "case mobili" è sottoposta a vincolo idrogeologico ai sensi del R.D. 30/12/1923 n. 3267. Ne consegue, in primo luogo, che le opere effettuate hanno alterato la preesistente situazione territoriale senza che fosse stata preventivamente concessa l'autorizzazione necessaria da parte degli Organi forestali competenti La zona di Monte Curt, inoltre - oggetto degli insediamenti in esame fa parte, sempre in base al Programma di Fabbricazione, del Comprensorio destinato ad aree forestali (zona E) per il quale è previsto un indice volumetrico di mc/mq. 0,001. Per tale zona l'art. 72, 2° comma, del Regolamento Edilizio comunale prescrive una destinazione unicamente "a bosco e a pascolo", e consente solamente lavori di conservazione e di ripristino di quei fabbricati (baite e muende) interessati alla preservazione e conduzione del patrimonio boschivo e dei pascoli esistenti con esclusione tassativa di qualsiasi trasferimento di cubatura.
Tra le opere per le quali il Regolamento Edilizio, - art. 4 prescrive comunque che debba essere richiesta la preventiva licenza edilizia, rientrano, oltre alla costruzione di edifici in genere, la realizzazione di strade, fognature, acquedotti, ponti e canali di interesse privato, nonché ogni alterazione del suolo. L'autorizzazione e altresì richiesta per "predisporre lottizzazioni ed altre opere di interesse urbanistico".
Ciò premesso, è utile individuare l'entità delle opere realizzate.
Esse consistono nella installazione di numerose "case mobili" depositate al suolo su un basamento in calcestruzzo o semplicemente sul terreno, mancanti di idoneo impianto di depurazione per lo smaltimento delle acque nere e di rifiuto, per le quali sono stati precedentemente realizzati lavori di livellamento del terreno sia per ottenere il basamento delle abitazioni sia per tracciare le strade di accesso a queste.
Ne deriva quindi subito l'illegittimità delle opere relative alla modificazione del suolo (strade, sbancamenti) e di quelle di pertinenza delle abitazioni (basamenti in calcestruzzo , canali di scarico ecc.) e pertanto per tali opere non è discutibile la possibilità di addivenire alla loro rimessa in pristino, anche coattivamente.
Per quanto riguarda più propriamente la configurazione urbanistica delle "case mobili", le quali non risultano infisse al suolo, trattandosi di materia avente una portata che trascende la situazione di Val della Torre per interessare tutto l'ambito regionale, appare opportuno esporre alcune considerazioni giuridiche in merito.
In linea generale era stato ritenuto che per "costruzione edilizia" ai sensi dell'art. 31 della legge urbanistica dovesse intendersi qualsiasi opera stabilmente incorporata al suolo che trasformasse in modo durevole l'area scoperta preesistente (Cass. pen. 18/10/1965).
Le moderne tecniche di costruzione peraltro consentono attualmente di porre in essere manufatti, senza necessità di infissione nel terreno Se si dovessero interpretare alla lettera le decisioni giurisprudenziali in cui l'incorporamento al terreno è considerato uno degli elementi caratterizzanti le costruzioni soggette all'obbligo della licenza edilizia si dovrebbe concludere che in tutti i casi in cui delle opere edilizie siano esse prefabbricate o meno, vengano semplicemente appoggiate al suolo o siano montate su ruote, cioè manchino di fondazioni, non sussiste l'obbligo della licenza edilizia.
La stessa Cassazione Penale con sentenza n. 1505 del 15/10/1972 ha affrontato il Problema, precisando che "in materia di costruzione edilizia l'incorporamento al suolo (da cui si desume il carattere non precario dell'opera) non postula necessariamente l'infissione al suolo con fondazioni, poiché, specie con avanzate tecnologie, l'associazione in maniera stabile, duratura di un edificio al suolo ben può essere attuata anche senza infiggerlo nella detta maniera tradizionale, nel luogo ove deve permanere".
I caratteri di stabilità e di durata dì una costruzione, alla luce di siffatto orientamento giurisprudenziale, allorquando manchi un'infissione al suolo con fondazioni, devono allora essere desunti dalla destinazione dell'opera stessa, mediante un attento esame delle caratteristiche tecniche e del modo in cui l'opera si inserisce nel contesto ambientale. Si dovrà allora concludere per le necessità della licenza edilizia allorquando un'opera, pur non essendo infissa al suolo, presenti ugualmente caratteristiche tali per cui le si debba negare carattere di precarietà: così nel caso in cui un privato si accinga alla posa in opera di un manufatto "mobile", procedendo peraltro a sbancamenti di terreno, ad allacciamenti all'acquedotto e alle linee elettriche.
In risposta quindi alle specifiche richieste contenute nell'interrogazione, per quanto attiene alla competenza della Sezione Urbanistica Regionale, si può affermare innanzi tutto che le opere realizzate dalla Società CI.I. nel Comune di Val della Torre concretizzano l'ipotesi prevista dall'art. 32 della legge 17/8/1942 n. 1150; e pertanto il Sindaco di Val della Torre possiede lo strumento giuridico per eliminare sia gli abusi gia realizzati, attraverso il provvedimento di diffida a demolire e la successiva ordinanza di demolizione d'ufficio, da quelli in fase di realizzazione attraverso il provvedimento di sospensione dei lavori.
Inoltre esistono i presupposti perché la Sezione Urbanistica Regionale si esprima favorevolmente, secondo quanto stabilito dall'art. 32 della legge citata, in modo da permettere un sollecito ristabilimento del corretto sviluppo urbanistico del Comune in questione, affiancando opportunamente l'operato dell'Amministrazione comunale.
Si ritiene inoltre che una pronta attuazione delle misure repressive indicate permetterà non solo di eliminare ogni incertezza in merito agli insediamenti in corso di realizzazione nel Comune di Val della Torre ma costituiva un valido strumento per impedire che altre iniziative del genere possano diffondersi nel territorio regionale.
Per quanto si ritenga auspicabile l'adozione di un Piano Regolatore Generale nel Comune in oggetto, in quanto solo tale Piano è in grado di regolare compiutamente in tutte le sue componenti lo sviluppo urbanistico del territorio comunale, è utile ricordare che anche solo lo strumento urbanistico attualmente vigente è sufficiente ad eliminare gli abusivi verificatisi.
Per quanto attiene alla liquidazione degli usi civici occorre innanzi tutto premettere che la relativa competenza non rientra fra quelle trasferite agli Organi regionali in base al D.P.R. 15 gennaio 1972 n. 11.
La funzione di controllo, tutela e promozione che, in base allo stesso Decreto, è passata all'Assessorato all'Agricoltura e foreste potrà comunque favorire una più rapida regolamentazione in modo che, nel rispetto delle norme statuali vigenti, questo istituto, creato per soddisfare esigenze di una società agricola legata a rapporti feudali, possa essere adeguato alle attuali necessità della realtà comunale e sovracomunale promuovendo là dove se ne presenti l'opportunità e la convenienza, l'acquisizione al demanio regionale dei terreni gravati da uso civico.
E' evidente che una chiara presa di posizione nel senso della illegittimità degli insediamenti indicati nella interrogazione costituirà un valido precedente affinché altre simili iniziative siano scoraggiate sul nascere e le Amministrazioni Comunali possano intervenire sollecitamente sapendo di poter ricorrere a precisi strumenti normativi. Sarà comunque cura della Giunta Regionale emanare opportune circolari esplicative in ordine agli insediamenti in questione.
Per quanto riguarda infine gli insediamenti turistici, ivi compresi i campeggi veri e propri, la Sezione Urbanistica Regionale in sede di esame di ogni singolo strumento urbanistico inviterà le Amministrazioni interessate a dare opportuna collocazione a tali insediamenti nell'ambito degli strumenti urbanistici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Chiedo scusa se nella mia risposta posso incorrere in qualche imprecisione, ma non è stato possibile udire completamente, sia per il brusio sia forse per un cattivo funzionamento dell'altoparlante, la risposta dell'Assessore.
Credo di averne comunque colto il senso e voglio sottolineare che anche in questo caso, da un lato emerge un atteggiamento della Giunta che possiamo ritenere positivo, in quanto riconosce non lecite le operazioni che sono state avviate a Val della Torre, mentre per quanto riguarda l'iniziativa da assumere per l'organizzazione delle attrezzature turistiche non è stata fatta alcuna dichiarazione.
Per quanto concerne le opere iniziate, l'Assessore ha richiamato alcune sentenze che rendono esplicita l'esigenza della preventiva licenza edilizia; aggiungo che questa esigenza non dipende solo dalle ragioni specifiche prospettate dall'Assessore e contenute nella sentenza citata.
La licenza edilizia è richiesta per tutte le edificazioni.
Sotto questo profilo non c'è dubbio che tutto quello che avviene sul terreno che abbia un ancoraggio più o meno stabile con il suolo, è un intervento che deve essere sottoposto a licenza.
Ogni operazione sul suolo richiede la licenza edilizia. Poiché questa norma continua ad essere disattesa, la Regione nel compimento delle sue funzioni di indirizzo e di controllo, deve richiamarla all'attenzione dei Comuni, per eliminare equivoci ancora presenti nelle amministrazioni comunali, soprattutto quelle minori.
Voglio poi ancora aggiungere che sia nel caso di Val della Torre che di Pinerolo, non si tratta di campeggi, ma di residenze prefabbricate da disporre stabilmente sul terreno La stessa pubblicità delle due ditte che intendono operare in Val Chisone e a Val della Torre, dichiarano esplicitamente che non si tratta di campeggi, né di roulotte, né di tende: si tratta di attrezzature mobili in quanto trasportabili su ruote, ma che una volta trasportate sul posto saranno stabili. Questo argomento è addirittura utilizzato per richiedere all'amministrazione, che attraverso alla destinazione residenziale della zona si dia una convalida all'insediamento.
Vi sono quindi inadempienze delle amministrazioni comunali, che la Regione deve correggere, perché è in questo clima che possono aver spazio gli intrallazzatori (lo sono quelli che hanno operato nel pinerolese e quelli che operano a Val della Torre), che per i loro intrallazzi e speculazioni ricorrono anche ad atti criminosi (si vedano le minacce di morte al sindaco e al vigile di Val della Torre). Le inadempienze dei Comuni non forniscono loro delle attenuanti; vi sono dei processi civili e penali aperti nei confronti di queste persone e pensiamo che la magistratura trarrà le giuste conclusioni. Tuttavia vogliamo sottolineare che essi possono condurre le loro speculazioni, e le loro truffe (come hanno fatto nel pinerolese vendendo 500 azioni, per l'uso di un lotto, a un milione ciascuna e raccogliendo così mezzo miliardo), proprio anche per questo clima di incertezza che esiste nella politica urbanistica regionale.
E' vero, abbiamo ereditato una situazione difficile, ma sono passati ormai più di quattro anni ed è necessario che la Regione non consenta che questa situazione di incertezza permanga o addirittura si incrementi. L'intervento dell'Ente regionale, attraverso anche alle circolari è importante, ma queste circolari devono essere discusse in Commissione e in Consiglio (affinché non succeda, come per i centri storici e i libri scolastici, che le circolari emanate dalla Giunta e non discusse, non solo non sono valide per la linea politica che sottendono, ma sono anche teoricamente e giuridicamente errate).
Al di là della circolare, per organizzare le attrezzature turistiche (sia di campeggio, sia quelle stabili) secondo un indirizzo non concorrenziale e campanilistico fra i Comuni, ma pianificato, che rispetti le esigenze di funzionalità, che rispetti l'ambiente, è necessaria una politica attiva da parte della Regione. Dal punto di vista urbanistico lo strumento e quello del piano territoriale. Per quello dell'area torinese sono scaduti il 15 settembre i 90 giorni assunti come termine per la sua formulazione; stanno per scadere anche i 150 giorni richiesti dalla Giunta come ulteriore dilatazione dei 90.
Sollecito la Giunta a rispettare gli impegni: che il Consiglio venga al più presto messo in condizioni di essere informato e di discutere; chiedo alla Giunta di estendere l'elaborazione dei piani territoriali, che è l'unico strumento per svolgere un'azione attiva, agli altri comprensori del Piemonte.
Sotto questo profilo la Giunta ha formulato l'intenzione generica di operare. La genericità della risposta ci può fare presagire che la Giunta non ha intenzione nei prossimi mesi di operare concretamente nei termini che abbiamo richiamato.
Per quel che riguarda gli usi civici, da quel poco che, per la difficile audizione, ho udito della risposta dell'Assessore, mi sembra di aver colto un atteggiamento positivo alla nostra proposta di acquisizione al demanio regionale di tutti i terreni. Sollecito la Giunta a definire il progetto delle operazioni attraverso le quali è possibile veramente acquisire questi terreni.



PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Beltrami: "Motivi del ritardo nella nomina delle Commissioni provinciali per l'assegnazione degli alloggi popolari da parte degli Istituti Autonomi per le Case Popolari del Piemonte". Non vedo il Consigliere Beltrami, per cui prego l'Assessore Benzi di dare risposta scritta.
Interrogazione del Consigliere Nesi: "Iniziative per stroncare la diffusione del terrorismo fascista che dispone di basi e materiale esplosivo anche nell'ambito del territorio piemontese".
Il Consigliere Nesi non c'è e quindi anche a questa interrogazione pregherei di dare risposta scritta.
Interrogazione del Consigliere Nesi: "Proposta di inchiesta amministrativa sull'Istituto dei Poveri Vecchi".
Non essendoci il Consigliere Nesi, pregherei l'Assessore Vietti di dare risposta scritta.


Argomento: Prevenzione infortuni

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco-Revelli concernente la grave sciagura sulla strada privata dell'ENEL che da Entracque porta al Lago delle Rovine. Provvedimenti per evitare il ripetersi di tali tragici avvenimenti


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco - Revelli: "Grave sciagura sulla strada privata dell'ENEL che da Entracque porta al Lago delle Rovine.
Provvedimenti per evitare il ripetersi di tali tragici avvenimenti".
La parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro

Prima di entrare nel merito del caso specifico sollevato dall'interpellanza in discussione, sembra opportuno, al fine di evitare possibili equivoci od incomprensioni, formulare alcune osservazioni generali sul tema della prevenzione e repressione degli infortuni sul lavoro, in rapporto alle possibilità di intervento della Regione.
Come è noto, fra le attribuzioni conferite alle Regioni dalla Costituzione non è ricompresa, neppure in modo parziale o indiretto, una competenza regionale nel campo degli infortuni. In materia non è stata trasferita alla Regione nessuna attribuzione, né sono stati posti alle sue dipendenze organi ed uffici e neppure è stata delegata alcuna funzione amministrativa, salvo quanto conseguirà in questo campo con la riforma sanitaria.
Da questo normativo deriva che la Regione attualmente è sprovvista sia di un titolo giuridico che di uno strumento operativo che le consenta di intervenire nel settore; le rimane, non indifferente, il peso politico che le deriva dalla sua natura di governo locale. Mentre però in altri campi ed anche in alcuni settori della materia del lavoro e dell'occupazione, il difetto di attribuzioni istituzionali può essere in qualche modo superato dall'azione politica dell'Ente e dagli interventi di programmazione regionale, non così si può dire per lo specifico settore riguardante l'infortunistica.
Trattasi infatti di una materia estremamente delicata, in cui le responsabilità civili sono connesse a quelle di natura penale, in cui il presupposto di ogni intervento, non soltanto repressivo, ma anche preventivo e di controllo, può essere costituito solo da precise norme di legge che definiscono competenze, modalità e conseguenze degli interventi.
Non c'è spazio dunque per il volontarismo o la semplice collaborazione su di esso fondata.
In questa situazione l'intervento della Regione trova dei limiti ben precisi e non è privo di difficoltà, anche sotto il semplice profilo dell'informazione. Infatti anche la sola conoscenza dei dati e delle modalità relative agli incidenti sul lavoro è affidata esclusivamente alla sensibilità ed alla collaborazione dei funzionari delle Amministrazioni statali e parastatali competenti. Questi infatti non sono tenuti a far fronte alle richieste di informazione e di documentazione provenienti dagli Uffici regionali e potrebbero, nei casi più delicati, appellarsi al segreto proprio del loro ufficio. Il fatto che questo finora sia stato evitato in qualche modo e che si sia potuto disporre delle informazioni essenziali grazie alla collaborazione dei funzionari addetti, non può far ritenere superato il problema.
Sulla base delle osservazioni su esposte, si comprende allora come l'intervento della Regione nel campo dell'infortunistica sia necessariamente limitato ad un intervento di tipo politico che, partendo dalla raccolta di elementi informativi e dalla segnalazione di insufficienze, lacune e manchevolezze, le porti in evidenza esercitando una pressione politica per il loro superamento; che favorisca l'incontro e la discussione tra gli organi e gli enti interessati cercando dì estendere ed approfondire la sensibilità al problema; che stimoli l'adozione nelle sedi competenti dei provvedimenti opportuni, lasciando però piena responsabilità per la loro decisione ed attuazione agli organi investiti di questa funzione in base alla normativa legislativa e contrattuale vigente.
E' in questa direzione, consapevole di questi limiti, che l'Assessorato si è mosso ed intende muoversi, ed è in questo senso che deve essere interpretata la sua azione, al di là di come essa può essere presentata all'esterno.
L'incontro avuto nei giorni scorsi con i rappresentanti imprenditoriali e sindacali nel settore edile e gli altri che si potranno tenere, hanno appunto questo scopo: conoscere i dati reali della situazione, favorire l'incontro fra le componenti sociali interessate e l'emergere di critiche costruttive e di concrete proposte operative che dovranno però essere definite ed attuate dagli organi a cui la legge e i contratti collettivi di lavoro attribuiscono queste funzioni, determinare nella opinione pubblica ed in particolare nelle varie sedi interessate, una maggiore consapevolezza della gravità dei problemi e della necessità di assumere delle iniziative adeguate. Ciò non toglie che si possano raccogliere elementi utili alla definizione del ruolo che la Regione intende assumere e far valere anche nel campo infortunistico nel quadro della riforma sanitaria.
Con tali considerazioni si è in parte già risposto, sia pure in termini generali, alla richiesta formulata dagli interpellanti circa i provvedimenti che l'Assessorato intende adottare per evitare il ripetersi di infortuni sul lavoro.
I Consiglieri interpellanti si riferiscono in particolare all'incidente mortale occorso nella notte scorsa fra il 21 ed il 22 luglio a due dipendenti dell'impresa Torno, appaltatrice di lavori nei cantieri Enel sulla strada privata che da Entracque porta al Lago delle Rovine ed al cantiere idroelettrico.
Dalle informazioni assunte presso l'Enel risulta che si tratta di una strada privata dell' Enel stessa, corrente sulla sponda sinistra del torrente Gesso che permette l'accesso ai cantieri di costruzione delle dighe e delle gallerie degli impianti idroelettrici.
La strada in questione presenta, secondo l'Enel, le seguenti caratteristiche: larghezza metri 5, pavimentazione bitumata, protezione con paracarri, guard-rail e cartelli segnavia, limitazione di velocità a 40 Km orari, traffico consentito ai soli addetti ai cantieri con accesso chiuso da una sbarra e sorvegliato. L'incidente è stato causato all'uscita di strada in prossimità di una curva a circa 750 metri dall'inizio della strada stessa, dell'auto con a bordo i due giovani che hanno perso la vita mentre altri due trasportati sono rimasti feriti. Dagli accertamenti effettuati dall'Ispettorato al Lavoro risulta che l'incidente non è avvenuto "in occasione di lavoro o comunque in itinere".
Nel passato si sono verificati nella zona due analoghi incidenti, di cui uno solo mortale. Il primo è avvenuto sulla vecchia strada di accesso al cantiere Diga, in gestione e manutenzione - sempre secondo l'Enel - da parte delle imprese appaltatrici dei lavori, verso le 2,30 del giorno 9.10.1972 (notte fra la domenica ed il lunedì). Sono deceduti un operaio dell'impresa Torino e un operaio della ditta Codelfa. Il secondo è avvenuto verso le ore 18,30 dell'1.9.1973; in questa occasione gli occupanti dell'autovettura non hanno subito danni.
In entrambi i casi, secondo gli accertamenti effettuati dall'Ispettorato al Lavoro di Cuneo, non sono emerse responsabilità da parte delle ditte.
Circa l'asserzione degli interpellanti secondo cui nessun provvedimento sarebbe stato assunto, pure esistendo da tempo nella zona la situazione di pericolo, va precisato che l'Ispettorato del Lavoro di Cuneo ha comunicato di essere intervenuto fin dal 22.6.1971, per quanto attiene alle strade del cantiere, ottenendo da parte delle ditte la segnalazione con paletti dei cigli delle strade di competenza, e in data 1.8.1972 imponendo alla ditta interessata la protezione con parapetto di tutti i tratti della strada strapiombante verso valle della strada dal Lago delle Rovine al cantiere.
L'Ispettorato del Lavoro di Cuneo, inoltre, informa di essere intervenuto in concomitanza con le nevicate invernali e il disgelo primaverile fin dall'inizio dei lavori idroelettrici della diga del Chiotas, al fine di evitare danni ai lavoratori a causa di movimenti di masse nevose nei pressi di baraccamenti, dei cantieri, delle strade e dei ripiani di lavoro e di avere impartito opportune disposizioni sull'uso degli automezzi addetti allo sgombero della neve nelle strade del cantiere.
L'intervento dell'Ispettorato oltre alle strade, ai piazzali ed alle zone di accesso al cantiere si è estrinsecato, secondo quanto comunicato dallo stesso, in interventi specifici di prevenzione infortuni e di igiene del lavoro, nell'attuazione di ispezioni in loco e nell'assunzione dei provvedimenti previsti dalle vigenti norme in materia di prevenzione infortuni e igiene del lavoro.
L'Assessorato tra l'altro non ha ancora ricevuto le risposte degli enti interpellati, ad ogni modo da parte sua assicura il proprio costante interessamento alle condizioni di lavoro nella regione, con i limiti propri del suo intervento sopra delineato, consapevole del valore primario della vita umana e dell'integrità fisica dei lavoratori e della necessità di evitare che il mondo del lavoro sia turbato da sciagure ed incidenti.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Naturalmente siamo a conoscenza dei limiti della Regione o delle sue possibilità di intervento, ma sottolineo in modo positivo il fatto che l'Assessore ci ricordi il grosso peso politico della Regione come Governo locale, soprattutto e non soltanto in riferimento alle questioni che sono poste e che qui si sono esplicate in un caso particolare della sicurezza sul lavoro e dell'accesso ai luoghi di lavoro posti dal movimento in tutti questi anni, ma per il fatto che si verifica da anni con l'interesse del Ministero, del Parlamento e della delegazione dei parlamentari, una situazione insostenibile da parte di imprese che lavorano per lo Stato e che sono imprese dello Stato stesso.
La questione di questi cantieri è veramente abnorme sotto l'aspetto della legislazione arretrata che oggi abbiamo in vigore. Ne abbiamo discusso un anno e mezzo fa, quando, per rompere gli scioperi, erano andati a prendere la manodopera turca, ma gli incidenti sul lavoro sono stati notevolissimi anche con la manodopera straniera.
Quindi ritengo, da un sopralluogo fatto in via personale, che non ci siano le condizioni di sicurezza per accedere a questi cantieri, mentre l'orario di lavoro è estremamente pesante, Ritengo anche che la Regione debba continuare, quando avrà maggiori informazioni, a premere politicamente sull'Ispettorato del Lavoro di Cuneo e sullo stesso Ministero collegandosi alla delegazione parlamentare che pone problemi di sviluppo anche rispetto al processo economico in atto con le centrali idroelettriche.
Inoltre vorrei ancora fare rilevare che non si può tardare molto ad avere un intervento concreto di controllo politico su queste questioni. Noi conosciamo le battaglie che da anni vanno avanti in questi cantieri - a volte con un numero molto elevato, in inverno con un numero ristretto di lavoratori che vivono in condizioni spaventose - non possiamo rinunciare alla credibilità dell'istituto regionale rispetto alle richieste che questo movimento pone e su cui tutti concordano.
Quindi vorrei pregare la Giunta di assumersi questo specifico compito politico di controllo e di spinta affinché anche gli organi periferici dello Stato compiano il proprio dovere e semmai, se è il caso, si trovi anche un interlocutore ad alti livelli come può essere il Ministero interessato a queste questioni.
Non ritengo quindi la risposta dell'Assessore completamente soddisfacente e prendo atto che gli manca una serie di documentazioni.
Credo anche che sarebbe possibile assolvere ad una richiesta che io ho posta nell'interpellanza di un incontro che chiedono i sindacati nei prossimi giorni all'Assessorato al Lavoro e vorrei che l'atteggiamento fosse di piena disponibilità nel ricevere queste delegazioni e nell'esaminare tutto il problema affinché si arrivi a decisioni concrete che prevengano questi incidenti e migliorino le condizioni di lavoro.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Besate-Fabbris sui rilievi del Sindacato Scuola C.G.I.L. di Vercelli e Biella. Accertamento di eventuali irregolarità con riferimento alle libertà e ai diritti sindacali


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Besate e Fabbris: "Rilievi del Sindacato Scuola C.G.I.L. di Vercelli e Biella. Accertamento di eventuali irregolarità con riferimento alle liberta e ai diritti sindacali".
Desiderano illustrarla?



BESATE Piero

Si, brevemente.
Solo per ricordare che nella denuncia fatta dai sindacati scuola di Biella e di Vercelli circa l'attività antisindacale del Provveditore agli studi di. Vercelli, non sono citati dei fatti generici, ma fatti ben precisi come le nomine di presidi fatte in modo tale da suscitare gravi perplessità: ad esempio è stata affidata la presidenza di una scuola media ad un professore non in possesso di alcun titolo di abilitazione all'insegnamento; nel precedente anno scolastico aveva svolto, come insegnante, alcune supplenze. Casi del genere sono numerosissimi, almeno 12/13. Alle contestazioni rivoltegli il Provveditorato ha risposto con lettera che non avrebbe mai conferito incarichi di presidenza delle scuole ad iscritti alla C.G.I.L. scuola. Inoltre risulta che questo Provveditore è stato condannato dal Pretore di Biella per attività antisindacale, in quanto impediva che si tenessero le assemblee dei dipendenti, personale insegnante e non insegnante, durante le ore di lezione, come invece è concesso dalla legge.
Per tutta risposta alla sentenza del Pretore reagiva inviando una circolare ai presidi con la quale richiedeva preventivamente per concedere l'assemblea l'elenco dei partecipanti e addossava agli stessi la responsabilità di tutto ciò che poteva accadere. Si tratta di un atteggiamento repressivo antisindacale che viene segnato dai sindacati della scuola e che non ha bisogno di essere ulteriormente illustrato perch fatti come questi danno la misura di una situazione insostenibile e che non può certamente permanere.
Noi comprendiamo benissimo i poteri effettivi della Regione sui Provveditorati, tuttavia il fatto politico è talmente grave che ci sembra necessario che la Regione intervenga, con tutto il suo peso politico e morale per risolvere e superare una situazione che non è più possibile permanga nel 1974.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Nell'illustrare l'interpellanza, il Consigliere Besate ha già dato la risposta che la Giunta può dare, cioè che non ha nessuna competenza di intervenire in un fatto di questo genere. D'altra parte il richiamo al documento del sindacato scuola CGIL di Vercelli completa proprio questa posizione, in quanto è indirizzato al Ministero dalla P.I. Evidentemente è questo Ministero che ha competenza di intervenire.
La Giunta che cosa potrebbe fare? Potrebbe farsi parte diligente per chiedere la risposta da parte del Ministero e a quel momento, a conoscenza specifica dei fatti che possono essere stati denunziati, fare quanto riterrà opportuno sotto un profilo di valutazione politica, per quanto la cosa possa essere consentita, nulla potendo fare in termini concreti, non avendo nessuna giurisdizione sui Provveditori agli Studi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Mi dichiaro solo parzialmente soddisfatto. Sono d'accordo col Presidente della Giunta quando dice di farsi promotore presso il Ministero per sollecitare una risposta, tuttavia mi pare che l'intervento di natura politica presso il Provveditorato possa essere effettuato immediatamente senza alcuna dilazione anche perché si tratta di interporre un intervento di natura politica da parte dell'organo regionale tendente a creare le condizioni di una civile e democratica convivenza all'interno della scuola.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Rossotto in merito ai provvedimenti a tutela delle decisioni adottate dal Consiglio Regionale in ordine all'aumento delle tariffe di alcuni trasporti pubblici


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Rossotto: "Provvedimenti a tutela delle decisioni adottate dal Consiglio Regionale in ordine all'aumento delle tariffe di alcuni trasporti pubblici".
Risponde il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'interrogazione era del 26 settembre e i fatti che si sono sviluppati da quel giorno ad oggi mi pare che consentano di brevemente puntualizzare due aspetti della questione: 1) che la Giunta è stata rispettosa di quella che e stata la decisione del Consiglio 2) che in definitiva, anche da parte degli utenti, dei fruitori dei servizi, vi è stato - sia pure gradualmente - un adeguamento a questa situazione.
Per cui mi sembra che nel caso concreto possiamo con soddisfazione prendere atto della situazione che è certamente lontana, a sommesso avviso del Presidente della Giunta, dal costituire un fatto di vera e propria disobbedienza civile, comunque rientrata in termini largamente apprezzabili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Prendo atto con soddisfazione del fatto che la Giunta ha tutelato con fermezza le decisioni prese a seguito dell'ampio e approfondito dibattito che si era svolto in Consiglio; decisioni assunte responsabilmente, anche se certi che sarebbero state dolorose per gli utenti.
Devo dire che il richiamo ed il significato politico dell'interrogazione era a tutela non soltanto delle decisioni della maggioranza, ma della credibilità, della serietà e dell'impegno politico di tutte le componenti del Consiglio Regionale e di tutte le assemblee di fronte ad atti che sono tollerati con eccessiva faciloneria, prodromi di gravi pericoli per le nostre istituzioni.



PRESIDENTE

Sono state così discusse tutte le interpellanze ed interrogazioni; per tre vi è risposta scritta, data l'assenza dei Consiglieri interroganti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Darei ora inizio alle comunicazioni del Presidente del Consiglio, poi darei la parola al Presidente della Giunta per la risposta all'interpellanza urgente trasformata in mozione, quindi diamo inizio alla discussione.
Avverto i Consiglieri che pensiamo di finire in mattinata, tanto più che per il pomeriggio abbiamo convocato la conferenza dei Capigruppo; la legge per le acque è composta di nove articoli e non penso richieda molto tempo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Sono in congedo i Consiglieri: Debenedetti, Beltrami, Fabbris, Gandolfi Giovana.


Argomento:

b) Disegno di legge - Presentazione e assegnazione a Commissione


PRESIDENTE

Presentazione e assegnazione disegno di legge n. 197 relativo a "Regolamentazioni delle iscrizioni in appositi ruoli dei soggetti non assistibili da enti o casse mutue", alla IV Commissione.


Argomento:

c) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Risposte scritte ad interpellanze e interrogazioni da parte dell'Assessore Armella: all'interpellanza del Consigliere Beltrami sulle decisioni della Giunta in merito alla deliberazione n. 200 del 30.11.1973 dell'Ospedale Isotta Cappia di Omegna all'interrogazione del Consigliere Calsolaro sullo stesso argomento.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

d) Ritiro di interpellanza


PRESIDENTE

Il Gruppo consiliare comunista ha ritirato l'interpellanza presentata dal Consigliere Besate circa le disposizioni applicative della legge regionale sull'assistenza scolastica trasformandola in mozione e chiedendo che venga discussa nella seduta consiliare odierna.


Argomento: Commemorazioni

e) Tragica scomparsa del Presidente della Regione Calabria, Antonio Guarasci


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, una tristissima notizia appresa stamani: è morto Antonio Guarasci, Presidente della Regione Calabria.
Mentre il Presidente Guarasci si recava a Roma per un importante incontro, in un incidente automobilistico di rilevanti proporzioni, è deceduto. Possiamo dire che è deceduto nell'adempimento del suo dovere.
Noi ricordiamo tutti la sua opera acuta in un momento assai difficile della Calabria: è noto a tutti voi il travaglio dell'impianto della Regione Calabria con le due sedi, Cosenza e Reggio Calabria ed i conseguenti fatti accaduti in quest'ultima città.
Noi sappiamo quanto bene egli abbia operato ed in molteplici occasioni la Regione Calabria è stata presente, quando si è trattato della rivendicazione e della difesa delle autonomie.
Noi ci inchiniamo alla sua memoria e porgiamo alla famiglia, alla Regione Calabria e alle popolazioni calabresi tutte il nostro cordoglio. In questo senso ho già telegrafato, a nome del Consiglio Regionale piemontese alla famiglia ed agli uffici di quella Regione.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

f) Assemblea delle Autonomie locali, a Roma, il 18 ottobre


PRESIDENTE

Comunico che il giorno 18 ottobre si terrà in Roma l'assemblea delle autonomie che ha lo scopo di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica, del Parlamento, del Governo, delle forze sociali sul ruolo che le Regioni possono e debbono svolgere per la crescita del Paese e sulle attuali difficoltà che ne riducono la capacità operativa.
L'assemblea delle autonomie è convocata su iniziativa del Comitato d'intesa fra Regioni, Province e Comuni.
Nel documento che accompagna la convocazione, si da notizia che una delegazione del Comitato d'intesa tra Regione, Province e Comuni, si è incontrata con i gruppi parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato, ai quali ha illustrato un documento politico con indicazioni concrete in ordine ai più urgenti ed attuali problemi del Paese.
Nello stesso documento viene evidenziata la preoccupazione per l'attuale crisi politica, economica e morale che travaglia il Paese stesso e si sottolinea l'esigenza di avviare una profonda opera di rinnovamento e di risanamento della vita democratica e della pubblica amministrazione; si afferma l'esigenza primaria di stroncare i tentativi di eversione fascista.
Il documento prosegue ricordando il ruolo insostituibile delle Regioni Province e Comuni e di conseguenza la indispensabilità della loro partecipazione alle scelte ed alle risorse del Paese. E per quanto riguarda le Regioni invita espressamente il Governo all'adempimento costituzionale dell'effettivo decentramento autonomistico, risolvendo altresì rapidamente le questioni relative al trasferimento di poteri alle stesse Regioni.
L'assemblea del 18 ottobre in Roma consegue alle riunioni di Bellagio e di Rimini nelle quali si era già chiaramente avvertito il deterioramento del quadro autonomistico se non si raggiungevano gli obiettivi cui ho fatto cenno e che sono indicati con chiarezza nel documento del Comitato d'intesa, già illustrato alle forze parlamentari.
E' per questo che noi, di fronte a queste significative prese di posizione e dei Presidenti denti delle Giunte Regionali e dei Consigli Regionali, non possiamo che approvare quanto ha affermato il Presidente della Lombardia proprio l'altro ieri, nell'illustrazione del bilancio 1975.
Il Presidente Golfari ha detto che il quadro operativo regionale deve essere composto con certezza e che in conseguenza presuppone che le Regioni possano operare fino alla scadenza fisiologica della loro prima legislatura e cioè fino alla primavera prossima. Se le elezioni amministrative dell'anno prossimo dovessero venire precedute da elezioni politiche anticipate, l'attuale quadro politico ne verrebbe così sconvolto che anche le Regioni ne sarebbero paralizzate.
Le Regioni, come fatto di rilevanza costituzionale d'altronde non possono accettare una sudditanza, sia pure di carattere elettorale e non possono altresì essere legate, sotto questo aspetto formale, anche se formale, alle vicende nazionali, hanno diritto ad un loro quadro esatto costituzionale che le colloca in un arco di tempo e ne colloca l'operatività ad una certa scadenza.
Penso che l'impegno dell'assemblea delle autonomie sia anche quello di esaminare questo aspetto della vita regionale e certamente l'assemblea farà propria la responsabile presa di posizione del Presidente della Lombardia.
Comunico che convocherò i Capigruppo per concretare la partecipazione a questo importante convegno che cade in un momento particolarmente delicato della nostra vita politica, economica e sociale e che potrà contribuire a risolvere molti problemi assillanti.
Le comunicazioni sono così terminate.
La parola al Presidente della Giunta per le sue comunicazioni, al termine delle quali si aprirà il dibattito.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente della Giunta


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta regionale; ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io non avrei che da confermare quanto il Presidente del Consiglio ha riferito in ordine alla presa di posizione che i Presidenti delle Giunte Regionali - che si sono riuniti quindici giorni addietro a Rimini - hanno assunto a proposito del dialogo che deve essere portato innanzi con una certa rapidità e proprio nei prossimi giorni, con la Commissione interparlamentare (Camera e Senato) presieduta dal sen. Oliva, per l'esame di alcuni problemi molto rilevanti che attengono appunto all'affermazione in termini concreti e realizzativi, dell'autonomia regionale.
In quell'occasione ho avuto motivo di parlare abbastanza a lungo con lo scomparso Presidente della Calabria prof. Guarasci, che è stato anzi l'estensore di buona parte di quel documento che poi è stato approvato dai Presidenti delle Giunte Regionali ed al quale ha fatto riferimento il Presidente del Consiglio.
Sono state interrotte ieri le trattative, che dovevano portare ad una chiarificazione, tra i sindacati e la Fiat, problema che interessa l'intera nazione, problema che interessa in modo del tutto particolare il Piemonte e la città di Torino. I giornali hanno dato notizia dei comunicati che l'una e l'altra parte hanno emesso al termine dell'incontro, che non vorrei assolutamente dire né fallito né rotto perché le parti stesse hanno ad un certo momento voluto dare il carattere di sospensiva alle trattative che sono andate avanti senza raggiungere il fine. Il Governo regionale non pu non essere estremamente attento a quanto accade, anche con qualche preoccupazione, perché questo discorso si inserisce, con un respiro amplissimo, in tutta quella che è la panoramica dell'attuale vita regionale piemontese alla vigilia di un inverno che si fa sentire già all'inizio dell'autunno, in modo del tutto particolare, preoccupante e bruciante.
In un comunicato che la stampa ha raccolto mi sono immediatamente reso interprete di quello che e il pensiero di tutta la Giunta e mio personale (e penso del Consiglio Regionale) cioè quello di mettere a disposizione tutta l'attività che la Regione Piemonte può dare, nei limiti ovviamente della propria competenza, perché le iniziative di colloquio possano essere rapidamente intraprese. Mi riservo, su questo argomento, di consultare specificamente la Giunta che è convocata quest'oggi ed eventualmente di riferire al Consiglio quelle che potranno essere delle determinazioni precise e concrete a questo proposito.
Siamo al centro di una polemica che in realtà mi sembra sia stata un poco distorta dalle non perfette buone informazioni e un pochino forse anche (perché no, dobbiamo riconoscerlo) dalla urgenza, dalla fretta nella quale l'Assessorato alla scuola è venuto a trovarsi per l'applicazione della "legge dei libri".
Vorrei fare una piccola considerazione di carattere generale, pregando poi l'Assessore Borando di volere puntualizzare gli incontri ai quali ha partecipato lui, - cui ho partecipato in parte anch'io - e quali sono le conclusioni, pregando i presentatori della mozione di volere, nella riunione di oggi, limitarsi ad una puntualizzazione sulle dichiarazioni che verranno fatte, salvo a discutere la mozione, a cose maggiormente ponderate, in un momento successivo, informando peraltro il Consiglio, dopo questo discorso di carattere generale, di quello che la Giunta ha già predisposto.
Le leggi sono delle cose estremamente serie. Io ho avuto occasione di scrivere - e riscriverei - che una delle considerazioni che dovrebbe essere fatta da coloro che giudicano il lavoro delle Regioni, è questa: che come nel Consiglio Regionale del Piemonte vi sono degli ex Presidenti di Provincia, degli ex sindaci di città di notevole rilievo, dei Consiglieri provinciali, dei Consiglieri comunali i quali hanno una ricchezza di esperienza amministrativa, siamo invece carenti di quella che è una preparazione specifica, quella del legislatore; altra cosa è amministrare anche egregiamente, anche bene, altra cosa è fare il legislatore che implica una conoscenza ed una valutazione dei fatti politici, dei fatti sociali, dei fatti economici, dei fatti tecnici per calarli in una realtà attraverso all'elaborazione delle leggi. E la nostra Regione (perché non dirlo? è la verità) ha una certa carenza tecnica per predisporre i testi di legge, siamo tutti dei volontari. E' cosa diversa per il novellino che va al Senato o alla Camera dei Deputati, perché si inserisce nel lavoro di Commissione con gente esperta che quindi dà frutto della propria esperienza e tutti possono essere dei fecondi collaboratori nell'elaborazione e nella costruzione delle leggi. La carenza di un aspetto legislativo di studio alle spalle, diventa indubbiamente motivo di maggiore difficoltà nell'elaborazione delle leggi e noi ci siamo dovuti trovare a riconoscere effettivamente che talune di queste disposizioni dopo emanate, anche se parevano rispondere esattamente ai criteri ai quali ci eravamo ispirati nell'elaborazione, hanno evidenziato alcuni aspetti non positivi. La cosa si è verificata anche per questa legge, la quale tra l'altro, essendo stata ligia ai principi della statistica e non tenendo conto invece esattamente della situazione reale, concreta, finisce per mortificare le Comunità montane, per mortificare i Comuni di montagna i quali, nella ricezione degli aiuti finanziari che ci siamo proposti di dare in indirizzo particolare ai centri minori e quindi con maggiori difficoltà, sono stati umiliati.
E' evidente che si deve procedere alla correzione di questa involontaria conseguenza di una legge che era stata fatta un poco in fretta.
Vorrei trarre da questo motivo di considerazione mia personale e da rappresentare ai colleghi Consiglieri Regionali: forse moderare certa impazienza ed approfondire l'affinamento nella elaborazione dei testi legislativi, magari con un piccolo ritardo ma creando non dico perfezione perché la perfezione non è raggiungibile, ma determinando invece il medio come prodotto legislativo.
La Giunta ha fatto questa considerazione e nella riunione che terremo oggi pomeriggio pensiamo di trovare il modo per sopperire finanziariamente a quelle deficienze che Comuni e comunità risentirebbero dall'applicazione fredda della norma legislativa. Così come ha gia messo in cantiere lo studio di una parziale legge che si aggiunge alla legge attuale di cui discutiamo, perché quello che è un provvedimento particolare preso, divenga invece una norma legislativa alla quale possono fare riferimento comunità e Comuni montani per l'avvenire.
L'Assessore Borando, ha in questi giorni avuto contatti e confronti con le varie categorie interessate che hanno protestato; e del resto è naturale, quando le leggi suscitano delle proteste molte volte vuole anche dire che si è toccato a segno degli interessi che credevano di poter essere conservati per sempre. La nostra legge non arriva ancora, per esempio, a toccare qualche cosa che forse non potremo toccare mai, ma è un problema che dovrà venire affrontato dal governo e cioè quella moltiplicazione di carta stampata che crea degli imbarazzi infiniti agli studenti e li creerà anche a noi, dei libri scolastici che vengono ogni anno cambiati, a seconda di quello che è il criterio personale di chi insegna e di chi non insegna e ciò determina delle contrazioni e delle difficoltà di ordine economico e finanziario che poi toccano i genitori degli allievi e possono toccare in questo caso anche la Regione.
Si è fatto un gran parlare della proposizione che ha sostenuto lo spirito di questa legge, cioè il prestito d'uso. Io sono personalmente convinto che abbiamo fatto bene, che ha fatto bene il Consiglio Regionale ad attestarsi in questa posizione che oggi è contestata, mi sembra di aver letto, anche in nome dell'igiene. Io ho fatto tutta la mia scuola, anche per delle esigenze di natura economica acquistando i libri di seconda mano e con me c'erano tanti altri che comperavano libri di seconda mano e ho avuto dei profitti perché trovavo segnata qualche annotazione che mi faceva pensare: guarda, quell'altro che l'ha usato prima la pensava così, io lo interpreto invece diversamente; era un arricchimento delle annotazioni altrui. Ma volere ridicolizzare questa legge dicendo - se le notizie sono esatte - che i docenti si preoccupano del mantenimento di questi libri, è una cosa, secondo me, disdicevole e non accettabile. E' vero che nascono degli altri problemi per le scuole, quello della restituzione e della conservazione del libro per ridistribuirlo nell'anno successivo, ma bisogna trovare la maniera di risolverli. A mio modo di vedere però vale anche molto, come sistema educativo: il ragazzo riceve, non come cosa del tutto gratuita di cui possa disfarsene, il libro dalla Regione, ma che è indotto a conservarlo. E anche qui sarà una buona palestra per quegli insegnanti che vorranno approfittare di questa circostanza per fare veramente gli educatori verso i ragazzi che dovranno conservare perché altri possano ancora usufruirne.
Io penso che il bilancio della Regione potrà essere portato molto presto all'esame del Consiglio, è un bilancio che sarà certamente ristretto rispetto alle attese e alle aspettative e se si riuscirà ad avere anche una economia, sia pure dell'ordine di grandezza di uno dei tre miliardi e mezzo che oggi si spendono per i libri, è sempre una economia che ha titolo ad essere rispettata. Fatte queste dichiarazioni di carattere generale pregherei l'Assessore Borando di volere puntualizzare gli aspetti tecnici della situazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Alle parole del signor Presidente debbo aggiungere che bisogna rilevare che questa legge che solleva polemiche e scontenti di vario genere, ha due difetti gravi che non sono imputabili a nessuno di noi: il primo è che è stata approvata in un momento illogico, troppo tardi per essere tempestiva ma è ancora arrivata troppo presto, se l'avessimo fatta tre mesi prima avremmo avuto il tempo di organizzarne l'applicazione, quando è stata approvata forse valeva la pena di rinviarla di un anno, ma per sfruttare la disponibilità di bilancio siamo ora in queste condizioni. La legge è stata approvata dal Consiglio Regionale alla fine di luglio, dal Governo alla fine di agosto ed è diventata operante il 2 settembre. Già fin dal 22 agosto la Giunta, attraverso l'Assessorato all'Istruzione, aveva messo in moto un certo meccanismo di formazione, soprattutto nei confronti dei Comuni e della scuola che era la prima a dover operare.
In data 10 settembre la Giunta deliberava la erogazione di tre miliardi e 200 milioni dei tre miliardi e 800 milioni di cui all'art. 5 destinati al finanziamento delle casse scolastiche che erano state opportunamente incluse nella legge come subito disponibili; è stata approvata tre giorni fa e la ragioneria della Regione, in possesso degli elenchi delle scuole sulla base dei dati dello scorso anno, sta in questi giorni distribuendo velocemente i fondi.
Circa la destinazione dei fondi alla scuola piuttosto che ad altri non mi pare questo il momento di discuterne, c'è chi dice che abbiamo fatto bene e c'è invece chi dice che abbiamo fatto male. Io sono del parere per che anche se fossero stati destinati ai Comuni in questo momento le cose non sarebbero migliori, perché l'esperienza insegna che i ritardi più evidenti nella consegna dei fondi destinati lo scorso anno purtroppo sono imputabili ai Comuni, qualcuno di questi è addirittura accusato di aver trattenuto per più di un mese i soldi prima di erogarli alle Casse scolastiche, o ai Consigli di istituto, o ai presidi.
Il Presidente ha accennato alla opportunità di integrare questa legge ed è il secondo difetto a cui accennavo perché i soldi sono quelli che sono. Ho fatto dei confronti con analoghe leggi di altre Regioni e credo che nessun'altra Regione abbia stanziato quanto la Regione Piemonte. La verità è che gli alunni sono tanti, il mondo da soddisfare è molto esteso ne deriva quindi che per le scuole materne statali, non statali, di ogni genere, finiamo per dare (essendo 111.000 gli alunni) 18.000 lire ai 31.000 alunni delle zone montane e 16.000 agli alunni delle zone non montane. Così per l'anno scolastico 1974/75 gli alunni delle elementari e delle medie che debbono fruire del finanziamento di cui all'art. 2 (trasporti e mense) destinato ai Comuni delle zone montane sono 103.000 e quindi spettano loro 8.000 lire ciascuno, quelli delle zone non montane sono 407.000 e quindi ne spettano loro 7.200 ciascuno. Nelle scuole medie (nella mozione fatta dal gruppo dei Consiglieri comunisti si accenna alla insufficienza dei finanziamenti) abbiamo la bellezza di 175.000 alunni, suddividendo i tre miliardi e 200 milioni in distribuzione per l'applicazione dell'art. 5 (libri di testo - biblioteche ecc.) spettano 18.500 lire per quelli delle zone non montane e lire 20.500 per quelli delle zone montane, il che vuol dire che restiamo al di sotto delle 30.000 e delle 20.000 lire distribuite lo scorso anno rispettivamente per la prima classe, la seconda e terza classe.
A questo punto bisogna dire che invece dei 9 miliardi e 450 milioni sarebbe necessario averne il doppio, il triplo. D'altro canto quando abbiamo presentato il programma all'inizio dell'anno scolastico i calcoli ci avevano portati a indicare in almeno 30 miliardi la somma da stanziare per andare incontro veramente a quell'aggettivo "gratuito" indicato nella legge.
Abbiamo incominciato: il Consiglio è arbitro per l'avvenire, in rapporto alle risorse, di mettere a disposizione una somma maggiore.
Per concludere, dopo la conferenza dei Capi gruppo se si vorrà approfondire punto per punto il problema nella prossima riunione del Consiglio, la Giunta è disponibile e io personalmente lo sono totalmente ma per quanto riguarda la applicazione della legge il meccanismo messo in atto mi pare fosse il più rapido, il più efficiente in questo momento.
Debbo ricordare che abbiamo tenuto una serie di riunioni con gli organi della scuola e qui vale il discorso del Presidente della III Commissione Besate: non dimentichiamo che noi nei confronti dei Provveditori, dei presidi nulla possiamo tranne che un invito alla collaborazione più stretta, invito che abbiamo rivolto attraverso una serie di riunioni e di contatti e parzialmente è stata data, ma con un po' di pazienza penso che si possa giungere al coordinamento previsto dallo spirito della legge e che la Regione deve operare.



PRESIDENTE

Avrei iscritti a parlare i Consiglieri Berti, Sanlorenzo, Besate.
Darei per intanto la parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Intervengo sulla prima parte delle comunicazioni del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta.
Noi pensiamo che abbia fatto bene il Presidente Viglione a toccare nella sua comunicazione il tasto dello stato di disagio gravissimo delle autonomie locali e il rapporto tra queste e la crisi delle istituzioni che in questi giorni sono drammaticamente posti alla nostra attenzione e a quella del paese con la ormai certa, pare, crisi di governo che apre prospettive molto serie per i lavoratori e per il paese intero.
Noi credo che parteciperemo all'assemblea del 18 ottobre che segue il convegno di Viareggio dove il problema delle autonomie locali è stato esposto in tutta la sua drammaticità anche per le difficoltà di carattere finanziario in cui versa la stretta creditizia che ormai le immobilizza e le rende incapaci di dare risposte positive alle pressioni dell'opinione pubblica, dei lavoratori, i quali, mentre individuano gli Enti locali come controparte, riversano su di questi il malcontento che invece deve riguardare le inadempienze del Govero e la sua incapacità ad affrontare e risolvere i problemi che da tempo anche in questa sede abbiamo denunciato.
La caratteristica nuova dell'assemblea di Rimini è di avere posto come condizione essenziale il rapporto che si deve stabilire tra le assemblee elettive e le masse dei lavoratori, un rapporto politico che li coinvolga in un'unica azione per un programma di riforme, di rinnovamento del Paese e delle istituzioni. E l'assemblea nella piazza del Campidoglio di rappresentanti di comuni, province e regioni propone al Paese un movimento di lotta autentico per intervenire nella situazione con modificazioni profonde.
Cogliamo tutto il valore delle dichiarazioni del Presidente quando responsabilmente parla di preoccupazioni (e noi le condividiamo) circa le prospettive che si aprono a livello di Governo. Si è sentito parlare di elezioni politiche anticipate e siamo d'accordo circa i pericoli che correrebbe il nostro paese; noi sappiamo, per triste esperienza mondiale che quando alla crisi economica si accompagnano le crisi politica e delle istituzioni è il momento in cui tutto può capitare. Noi siamo contrari alle elezioni anticipate e pensiamo che le forze politiche del Paese possano unirsi per affrontare i pur complessi e difficili problemi esistenti.
Sottolineo questa dichiarazione e mi auguro che il Consiglio Regionale del Piemonte, possibilmente nella sua interezza, faccia presente alle forze di Governo, alle forze che sono al Parlamento che in questo momento il ricorso ad elezioni anticipate è un'avventura che può interessare soltanto forze politiche avventuristiche che sono lontane dai problemi del nostro Paese.
Sulla seconda questione posta dal Presidente Oberto che richiama in causa la funzione delle autonomie locali, si tratta di valutare che cosa sta dietro a questa crisi (ormai permanente) sempre più grave del sistema delle autonomie locali. Noi crediamo che non si tratti soltanto di difficoltà di operare derivanti dalla stretta creditizia in conseguenza di una condannabile (secondo noi) politica di credito ai Comuni per diminuire la domanda dei consumi, ma pensiamo che ci si trovi di fronte ad una politica che tende alla immobilizzazione delle autonomie locali e che avendo preso atto che le Regioni sono una realtà incontestabile che pur tra mille difficoltà cerca di andare avanti e dalla quale ormai non si pu prescindere, ci sia un tentativo da parte di determinati schieramenti politici di maggioranza di ricentralizzare la direzione politica ed amministrativa del Paese. Pertanto la lotta per ampliare, rafforzare il sistema delle autonomie locali, e un tipo di lotta che oltre a voler sbloccare una situazione che impedisce oggi agli Enti locali, alle Regioni alle Province di intervenire adeguatamente, si muove nella direzione di una lotta più generale per dare al nostro paese quelle strutture amministrative e politiche che sono chiaramente fissate nella Costituzione repubblicana.
E' quindi importante il ruolo che le autonomie locali svolgono e noi prendiamo atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta circa la situazione che si è verificata in conseguenza della vertenza Fiat sindacati; siamo tutti preoccupati per quello che può verificarsi, sappiamo che le difficoltà del settore dell'auto sono reali e sappiamo da che cosa derivano, abbiamo indicato più volte le vie per uscire, ma in questo momento siamo coscienti del fatto che in questa situazione gravi pericoli si propongono per la economia piemontese, per il ruolo che ha la Fiat e per i suoi riflessi sulle piccole e medie aziende e sulla intera economia nazionale, quindi è determinante il ruolo che oggi la Regione può svolgere per intervenire come funzione dirigente di mediazione tra le due parti nell'interesse delle masse dei lavoratori e dell'economia regionale e nazionale. Noi vogliamo sperare che le iniziative di cui ha parlato molto genericamente il Presidente siano quelle di un'assunzione specifica sostanziale di responsabilità che credo non potranno non essere apprezzate dalle masse dei lavoratori, dai sindacati e noi crediamo dalla stessa azienda. Ci auguriamo che il Presidente della Giunta voglia prendere rapidamente, possibilmente in giornata, iniziative che tendano ad avvicinare le parti per una ripresa del discorso che a nostro giudizio proprio attraverso l'intervento della Regione, può andare oltre alle questioni aperte dalla vertenza.
A questo proposito proprio ieri il nostro Gruppo ha dato alla stampa dopo di averlo inviato al Presidente della Giunta e del Consiglio e al Presidente della I Commissione, un documento con una serie di proposte che tendono a indicare, secondo le nostre intenzioni, il quadro entro cui questi discorsi dovrebbero svolgersi. Noi siamo in attesa delle iniziative che ci consentiranno di ampliare il dibattito sui sette punti che abbiamo proposto all'attenzione della Giunta, ma intanto si vorrà tenere conto di questo. L'iniziativa della Giunta Regionale sarà opportuna non soltanto al fine di evitare, per quanto possibile, il prolungarsi della vertenza e che vengano presi improvvisamente dei provvedimenti assolutamente negativi, ma sarà opportuna e valida anche per tutte le altre questioni che attengono alla politica di sviluppo del Piemonte, al problema della diversificazione produttiva, a tutto ciò che è proprio del piano di sviluppo economico regionale e che può introdurre elementi di riflessione e decisione anche per la massima azienda del Piemonte.
Concludendo noi chiediamo al Presidente della Giunta (che ha già espresso le sue intenzioni) di dare corso rapidamente alle cose che ha annunciato, certamente consultando la Giunta, ma in modo che non si dia spazio a chi volesse unilateralmente assumere decisioni che sarebbero gravemente negative per l'economia del Piemonte e per i lavoratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Solamente per formalizzare una proposta riallacciandomi alle dichiarazioni del Presidente della Giunta e illuminandola alla luce di una considerazione più generale.
In queste settimane in cui stanno maturando fenomeni così gravi sulla situazione politica ed economica del paese, il fatto di convocare un Consiglio Regionale alla settimana è veramente un'occasione per fare ogni sorta di verifica tempestiva su questi problemi che esigono immediatezza di interventi, e le questioni qui sollevate inerenti alla Fiat sono una dimostrazione della esigenza di tallonare certe situazioni molto da vicino per impedire che ai fenomeni di crisi generale economica e politica si aggiungano altri elementi che possano avere effetti moltiplicatori.
Io ho avuto occasione di essere invitato come il Presidente del Consiglio all'assemblea aperta dei lavoratori della Montedison a Pallanza che si è tenuta venerdì e nel corso della quale si è fatto il punto abbastanza vivacemente, di quell'accordo firmato il 7 aprile 1973 che ha così grande rilevanza per qualsiasi ipotesi di programmazione regionale e di piano di sviluppo regionale. Si tratta di quell'intesa che ha portato ad un processo di ristrutturazione della Montefibre, alle decisioni di nuovi insediamenti industriali e nell'elaborazione di strumenti urbanistici che sono stati fatti a tempo di record dal consorzio dei Comuni della zona e approvati dagli organi della Regione, compiendo in questo modo, gli organi comunali e gli organi regionali, quella parte di dovere che loro competeva ma lasciando ancora del tutto scoperte quelle altre parti di impegni che riguardano rispettivamente il Governo e la Montedison.
l lavoratori sono già a cassa integrazione, ma la inquietudine e l'insofferenza serpeggiano fra le migliaia di lavoratori interessati a questo progetto, per il fatto che ci sono dei punti interrogativi molto seri circa la capacità della Montedison e del Governo di far fronte agli impegni a suo tempo assunti per portare in porto l'iniziativa.
La mia proposta e questa: la Giunta Regionale, sulla base della disponibilità a suo tempo dichiarata dal Consigliere delegato della Montedison, ing. Grandi, nell'incontro che ebbe luogo in occasione della prima consultazione con la Commissione programmazione e bilancio (dichiarazione a verbale del libro che abbiamo pubblicato e nel corso della quale l'ing. Grandi comunicò la sua piena disponibilità ad essere chiamato in sede regionale per dare ogni forma dì delucidazione circa gli intendimenti della società a questo proposito) convochi il Consigliere delegato della Montedison, assieme ai rappresentanti del Consorzio, della Giunta Regionale, del Governo, compiendo un atto che possa costituire un significativo precedente; non capisco perché queste questioni debbano sempre essere trattate a Roma, i ministri sovente vengono in Piemonte per tagliare nastri, per partecipare a inaugurazioni di fiere, mostre, ecc.
perché non possono venire a discutere in questa sede un problema di questa portata che riguarda 4000 operai? Si convochi il ministro fin quando e ancora in carica (per questo dico oggi) con un bel telegramma in modo che di là venga qui anziché viceversa e in questa sede si faccia la verifica degli impegni che a suo tempo sono stati assunti da tutti i contraenti di questa operazione di grande portata nazionale.
La mia proposta è che la convocazione parta oggi stesso e che naturalmente partecipino all'incontro anche i rappresentanti della I Commissione che furono testimoni di quell'impegno. Colgo l'occasione altresì per chiedere notizia all'Assessore alla programmazione e bilancio di quelle intese che pare i giornali abbiano già rivelato essere avvenute fra le banche e la Giunta Regionale per dare attuazione concreta alla legge sull'artigianato . Se queste intese fossero davvero state perfezionate sarebbe importante che la comunità regionale lo sapesse, sono tutti elementi di grosso rilievo che intervengono nella vicenda economica della nostra regione.
Infine mi permetterei di chiedere all'Assessore Conti quando intende insediare la Commissione per la commercializzazione ecc., non parliamo più nemmeno dei termini diciamo solo quando verrà insediata dato che sono gia passati 7/8 mesi da quando ci siamo impegnati a farla.



PRESIDENTE

A questo punto sarebbe opportuno sapere se l'Assessore Paganelli o l'Assessore Conti intendono fare delle dichiarazioni adesso o alla fine.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Io parlerò alla fine.



PRESIDENTE

Ho ancora iscritti a parlare Rossotto, Besate, Garabello e Franzi.
La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, giorno per giorno vediamo evolversi in senso negativo la situazione economica della nostra Regione, e dobbiamo constatare amaramente che le nostre previsioni in questo senso si stanno avverando.
Il Gruppo liberale, quando lei a nome della Giunta ha espresso il parere sulla situazione economica, ha appreso con particolare attenzione e anche soddisfazione il riconoscimento della necessità di rendere operativo il bilancio regionale perché così come realizzato dimostrava, di fronte alla stretta creditizia (cosa che avevamo denunciata al momento dell'approvazione di quel bilancio), una sua incapacità operativa.
Noi eravamo e siamo tuttora in attesa; certo i provvedimenti che devono essere presi richiedono una certa ponderazione da parte della Giunta per dare delle risposte concrete nei limiti delle nostre disponibilità agli Enti locali in relazione alla legge di variazione del bilancio di cui lei ha parlato, e per conoscere in concreto gli impegni operativi, ivi compreso il progetto pilota per il rilancio di un'edilizia convenzionata, che possano essere di aiuto in questo momento di difficoltà.
Abbiamo letto ieri sul giornale la notizia ufficiale che gli organi direttivi del Partito comunista si sono riuniti con un Partito che fa parte della maggioranza , per concordare un piano d'azione concreto di soluzioni politiche e amministrative in risposta a questa grave situazione che sta colpendo la nostra Regione e il Paese.
A questo punto devo richiedere, signor Presidente, un chiarimento: noi eravamo in attesa di un impegno chiaro da parte di una Giunta che è espressione di una maggioranza e proprio per richiamarsi alle parole del collega Berti che ha detto che in un momento così drammatico, in un momento di crisi delle istituzioni occorre che ognuno assuma le sue responsabilità dobbiamo sapere da questa maggioranza di centro sinistra che ha assunto il governo della nostra regione che cosa propone, in modo che si possano eventualmente dare dei suggerimenti costruttivi.
Questa notizia che un Partito, quello socialista, elemento essenziale di questa maggioranza, apre trattative con una forza di opposizione, crea forti perplessità che l'impegno assunto dalla Giunta di rendere operativo il bilancio attraverso una legge di variazione rimanga invischiato in un inizio di grandi manovre politiche, anche a livello regionale, il che comporterebbe (ed è questo che il Gruppo liberale denuncia) delle gravi responsabilità per coloro che non vogliono vedere i disegni che possono esistere dietro a questo tipo di manovra, con la conseguenza di un'ulteriore inoperatività da parte dell'organo regionale e quindi di un'ulteriore non credibilità verso le istituzioni democratiche che la nostra Costituzione ha dato per la tutela degli interessi dei cittadini e per la loro partecipazione alla vita amministrativa.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Signor Presidente, mi rifaccio alle considerazioni che incidentalmente il collega Sanlorenzo ha fatto sulla Montedison per ricordare che 10/15 giorni fa, in occasione di un incontro a livello di amministratori locali presso il comune di Vercelli, cui erano stati invitati anche i rappresentanti della Regione, oltre che parlare della chiusura della Pettinatura Lane di Vercelli, si è parlato anche dell'insediamento delle nuove attività sostitutive della Montefibre. Vercelli è direttamente interessata al problema, per cui è appena il caso di portare in questa occasione il richiamo delle autorità comunali, dei sindaci, dei lavoratori di Vercelli e dell'interland vercellese a risolverlo. Anche a Vercelli come a Verbania, si è richiesto l'intervento della Regione. Noi siamo convinti che la presenza viva e costante della Regione possa, se non altro dare un certo sbocco alle difficoltà che vengono denunciate dalla Montefibre, le quali però non è detto che siano completamente attendibili e non tutti sono disposti a credere che siano solo d'ordine finanziario sarebbe il caso di chiarire quali sono le vere ragioni per cui la Montefibre non da inizio ai lavori di insediamento dei nuovi stabilimenti: prima attribuiva la colpa alla mancanza degli strumenti urbanistici, adesso alla stretta creditizia e così continua a trovare difficoltà, ed i lavori non vengono iniziati.
Anch'io quindi per la provincia di Vercelli, come il collega Sanlorenzo, per la provincia di Novara, chiedo con insistenza che la Regione assuma l'iniziativa di sbloccare questo pressante e delicato problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Signor Presidente, anch'io mi associo a quanto ha detto il collega e compagno Sanlorenzo sulla Montefibre nella quale proprio in questo momento è in corso un'assemblea aperta con la presenza anche di Consiglieri Regionali (la collega Fabbris rappresenta il nostro Gruppo). Prego quindi l'Assessore, quando dovrà rispondere su questo tema, di tenere presente l'intero quadro regionale della Monte- fibre e della Montedison.
In particolare ho chiesto la parola sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta e dell' Assessore alla Pubblica Istruzione circa l'applicazione della legge sull'assistenza scolastica. Noi abbiamo presentato, com'è noto, una mozione che è stata distribuita stamane a tutti i Consiglieri (dopo avere ritirato la interpellanza che avevamo presentata otto giorni fa sullo stesso argomento) e riteniamo che la Giunta abbia fatto bene a dare molto spazio nelle comunicazioni a questo argomento attraverso il suo massimo esponente, il Presidente e attraverso l'Assessore.
Vede avv. Oberto, lei ha disquisito a lungo sulla tecnica legislativa...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non lo faccia anche lei, ho già sbagliato io a farlo, non ripeta l'errore.



BESATE Piero

Non lo faccio anche perché non mi sento abilitato e anche se lo fossi non lo farei perché siamo in un'assemblea politica.
Che si disquisisca sulla tecnica legislativa va bene, ma le leggi sono tanto più chiare quanto più sono chiari i principi della politica che si vuole fare, e allora i problemi tecnici si risolvono facilmente. Tanto più che non si tratta di questioni di tecnica legislativa. E' vero, quella legge è quel mostriciattolo che è (mi si perdoni il termine) noi come Gruppo abbiamo qualche intervento di chirurgia plastica attorno al progetto presentato dalla Giunta, ma non ci è stato dato il modo di fare modifiche sostanziali.
La battuta dell'Assessore, troppo presto per applicarla, troppo tardi ecc. mi pare felice ma non rispecchia la situazione, c'è stato un ritardo effettivo e una direzione sbagliata dell'intervento e lo abbiamo sentito dall'Assessore, io mi rifiuto di credere che lei, il Presidente della Giunta, la Giunta stessa siano tanto sprovveduti o superficiali da non dare disposizioni, siete voi i responsabili politici, sia ben chiaro.
Si vanno a fare le riunioni con i presidi e poi sì viene qui a dirci noi sui Provveditori, sui presidi non abbiamo poteri perché sono organi del Ministero, ma vi dimenticate che le Casse scolastiche sono della Regione e che per questa legge dipendono dai Comuni, perché non ci si è rivolti ai Comuni quando l'art. 67 dello Statuto dice che l'attuazione delle deleghe va concertata con i Comuni? C'è una circolare, anche se mal fatta. E' giusto quanto scrive un cronista su un giornale della sera di ieri: che fare con i libri di testo? E conclude: stando così le cose l'unico consiglio che si può dare è di attendere e non acquistare libri.
E' questo l'impatto che ha la Regione con la comunità, c'è un milione e mezzo di cittadini piemontesi, ragazzi, insegnanti e giovani genitori, non dimenticate che la fascia scolastica alla quale è diretta questa legge va dai tre ai tredici anni, quindi si tratta di genitori giovani che vengono a conoscere la Regione attraverso questa frittata.
Io mi rifiuto di credere che un preside di una scuola di Asti la possa pensare così: "Il Preside informa i signori genitori , che, a differenza dello scorso anno scolastico, il contributo regionale stanziato per l'acquisto dei libri di testo verrà erogato agli aventi diritto in base alla graduatoria compilata secondo lo stato di bisogno". E questo viene registrato anche a Vercelli in una scuola media dove il preside invitando a ritirare l'assegno della Regione dice alle famiglie che già avevano fatto la domanda "se intendete ritirarlo, perché la cassa scolastica ne ha bisogno". Io non faccio nomi ma ve lo farò vedere. Questi sono i modi in cui si applicano le leggi "I libri acquistati con il contributo regionale sono in prestito d'uso e dovranno...". Ci sono delle norme emanate dalle autorità amministrative della scuola che se devo ritenere che sono il frutto delle riunioni che là Giunta ha avuto con i presidi, mi chiedo che cosa avete detto a questi presidi; ma parlate con i sindaci, come è prescritto.
Comunque le scuse, i pretesti, chiamateli come volete, le giustificazioni addotte non convincono nessuno perché ci sono stati dei ritardi e l'emanazione di norme incongruenti. Ci sono delle gravi lacune nella legge, leggetevi i verbali della discussione che abbiamo fatto in Consiglio, non prendetevela con noi, i ritardi...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E chi se l'è presa con lei!?



BESATE Piero

Se l'è presa con tutti, ha detto che non siamo capaci di fare le leggi.
Io non sono capace di fare le leggi, ma il Gruppo comunista aveva presentato un progetto di legge che prevedeva le cose non dico in modo perfetto, ma sicuramente meglio.
In questo momento ciò che è importante, in attesa della discussione generale, è un'azione vigorosa e incisiva che cerchi di eliminare il più possibile le incongruenze e le disfunzioni che si sono verificate. Occorre poi riunire i sindaci, i dirigenti della scuola, i sindacati, i cartolibrai per applicare una legge che è buona sotto il punto di vista del principio del prestito d'uso, ma male applicata e male congegnata per altri versi.
Anche lei Presidente ha sottolineato delle incongruenze per quanto riguarda questioni puramente statistiche, ma questa è una cosa che riguarda voi, l'avete voluta così la legge, occorrono però dei provvedimenti immediati che consentano il trasporto degli alunni e l'istituzione delle mense, soprattutto nelle zone delle comunità montane e nei Comuni minori dove i costi sono più elevati. Ci sono invece delle scuole che ci sguazzano nei contributi che stanno ricevendo, proprio in base a quei criteri statistici. Ecco perché le cose sono andare in un certo modo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lo vorrà precisare e si rettificherà, se è vero.



BESATE Piero

Lo preciseremo in sede di discussione della mozione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non si possono fare delle dichiarazioni generiche, si indica l'errore.
Questo io non lo accetto.



BESATE Piero

Questo è un preannuncio di quello che diremo, si è precisato che non c'è soltanto carenza, c'è anche qualcuno che ci sguazza con i contributi della Regione.
Dette queste cose, riteniamo che la Giunta debba assicurare questo tipo di intervento per raggiungere immediatamente queste finalità, al di là di ogni polemica e di ogni responsabilità politica; in questo momento ciò che ci sta a cuore è che la gente del Piemonte, i genitori, gli insegnanti al caos normale agli inizi di ogni anno scolastico non vedano aggiungersi un ulteriore caos provocato da questa legge e dalle disposizioni emanate dalla Giunta Regionale fino a questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Cercherò di essere telegrafico.
Montefibre, Verbania ecc. La prima Commissione ieri ha preso in esame la richiesta avanzata dal Gruppo comunista di convocare l'amministratore delegato della Montefibre (peraltro dichiaratosi disponibile fin dall'incontro del giugno 1973) e si è dichiarata disposta a partecipare all'incontro.
Riteniamo che la Giunta Regionale in questo caso abbia svolto un'azione particolarmente interessante di coordinamento, non c'è stata alcuna critica sul suo operato, anche se si ritiene che non possa fare altro che sollecitare le parti, da un lato la Montedison, dall'altra il Governo.
La Commissione ha l'intenzione di ritornare un momentino non soltanto sulla questione di Mergozzo Verbania, ma su quella di Vercelli, cioè sui problemi di prospettazione e di programmazione a suo tempo discussi. Se la Giunta concorda si potrebbe attuare attraverso una forma di partecipazione di una delegazione della I Commissione, soprattutto al fine di evitare delle lungaggini, richiamando gli impegni a suo tempo presi dalla società.
Per quanto riguarda la richiesta avanzata dal Gruppo comunista rispetto al problema Fiat, debbo dare atto che tale richiesta spazia ben al di là dei problemi pur gravi, che sono in questo momento in discussione fra sindacati ed azienda, perché la Fiat, per bocca del suo Presidente aveva a suo tempo reso noti determinati orientamenti attuati, sotto certi aspetti addirittura neanche affrontati.
Io devo dare atto che ieri sera in Commissione l'Assessore Simonelli si preoccupava (e credo che questa preoccupazione la condividiamo tutti) di non mescolare il discorso della programmazione con un importantissimo, ma immediato problema di congiuntura, di rapporto fra sindacati e azienda.
Mi pare quindi che la Giunta, sulla base delle cose che ha detto il Presidente e di alcuni oratori che mi hanno preceduto, debba o possa svolgere un'azione di pressione politica al fine di ricondurre le parti al tavolo della trattativa Parallelamente la Regione, nell'ambito dei suoi compiti conoscitivi di programmazione, dovrebbe approfondire il rapporto allo scopo di conoscere meglio le intenzioni della Fiat rispetto alle dichiarazioni a suo tempo rese. Trattandosi però di un delicato problema politico che non può essere risolto in una commissione consiliare, che ha compiti conoscitivi, lo abbiamo concordemente passato al Presidente del Consiglio affinché lo voglia discutere con i Capigruppo, l'Ufficio di Presidenza e con la Giunta, dichiarando la nostra disponibilità per agire da organo del Consiglio, come altre volte abbiamo fatto, nei contatti con la FIAT, non dimenticando che la Fiat stessa ha in mano delle richieste specifiche a suo tempo trasmesse tramite il Presidente del Consiglio, in merito a chiarimenti sulle impostazioni di programmazione della azienda. La Commissione è a disposizione dell'Ufficio di Presidenza e dei Capigruppo per gli accordi che vorranno prendere.
Da ultimo, sul problema dell'assistenza scolastica mi pare che ci siano due considerazioni che non possono non essere fatte in questo momento (mi spiace che l'assenza dell'Assessore competente forse farà cadere nel vuoto queste osservazioni, mi auguro comunque che la Giunta le voglia recepire).
Sul piano generale, sulle capacità tecnico legislative del nostro Consiglio, non quelle di principio, ma quelle pratiche, dobbiamo dire anche in relazione alle considerazioni che sono venute dai banchi della Giunta che non si può sempre agire in base alle statistiche. E' stato detto che se noi avessimo avuto una conoscenza più diretta dei problemi, i nostri provvedimenti sarebbero stati più chiari e più precisi. Non è la prima volta che si dice in quest'aula (dovrebbe essere una parola d'ordine che passeremo al momento opportuno alla seconda legislatura) che non si pu legiferare senza un'impostazione conoscitiva seria del problema, al di là delle statistiche che si possono ricavare da studi di carattere generale che sono fatti per altri scopi. E per fare questo è necessario avere del tempo a disposizione. Il simpatico bisticcio di parole dell'Assessore Borando non risolve il problema, è certo che quando si è con il fiato sul collo si tagliano anche i tempi sul piano legislativo, però non possiamo all'infinito andare con metodi di questo genere altrimenti arriveremo sempre con delle leggi che all'atto pratico dimostrano le loro carenze.
Devo dire, per la verità, esaminando le raccolte delle leggi delle Regioni, che nella nostra Regione finora si è operato pochissimo con le modifiche delle leggi approvate per motivi di operatività; molte Regioni hanno operato modificando le leggi in più di una circostanza.
Io penso che, tutto sommato, questo non sia da ascrivere al fatto che noi facciamo la legge e poi non ci preoccupiamo della sua applicazione, pu anche darsi che voglia dire che nonostante le difficoltà noi riusciamo a fare delle leggi che sono già più vicine ai contenuti di principio e di criterio generale che vogliono esprimere il momento in cui le facciamo certamente un approfondimento, una più perfetta conoscenza della realtà in cui la legge vuole intervenire si rivela assolutamente indispensabile dobbiamo giungere con dei testi più collaudati nella loro impostazione conoscitiva e anche nel quadro giuridico in cui la legge si va ad inserire.
Questo per l'aspetto generale che peraltro è stato sollevato dal Presidente della Giunta.
Per l'applicazione della legge non pochi insegnanti lamentano da parte dei loro capi istituto una certa tendenza a burocratizzare l'applicazione della legge, cioè a tirare in ballo la legge che regola le Casse scolastiche in termini di non modernizzazione, di non sciolta applicazione del testo. A questo punto bisognerebbe richiedere alla Giunta che ha delle competenze sulle Casse scolastiche, una rapida disposizione molto chiara affinché i Consigli di istituto o, in qualche caso, i presidi, non si trincerino dietro a norme ormai superate in cui ponevano mano alla legge.
Ciò è importante perché in questo momento, a scuole iniziate, ogni ritardo preoccupa.
In questo senso non sono contrario all'ipotesi che faceva Besate di incontri con i sindaci, i presidi, ecc., però ritengo che in questo momento sia più necessaria una direttiva netta, precisa, che non faccia perdere altro tempo, perché con il tipo di didattica che esiste ancora il fare scuola ad esempio senza i libri vuol dire perdere del tempo.
Si è poi notato qua e là che insegnanti, non so se sulla guida di una decisione, di un orientamento valido per tutto quanto l'istituto in cui insegnano, o per propria iniziativa distorta rispetto ai principi contenuti nella legge, operano di fatto una discriminazione nei loro allievi dicendo: tu non hai bisogno dei soldi (questo è accaduto anche l'anno scorso) lasciali alla Cassa scolastica. La libera scelta eventuale è una cosa che è stata ammessa anche quando è stato fatto il testo, ma abbiamo sempre detto che l'elemento fondamentale di questa legge era nella non discriminazione degli alunni, cosa che in pratica invece accade. La Giunta, nello scrivere ai capi istituto, devo dirlo molto chiaramente, non è possibile che lo spirito della legge venga modificato o per burocratizzazione, o addirittura per iniziative di qualche insegnante cosa estremamente discutibile e riprovevole.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta mi aveva chiesto di fare una dichiarazione ma è stato chiamato al telefono con urgenza, quindi sospendo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 12,30, riprende alle ore 12,35)



PRESIDENTE

La seduta riprende. La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per quanto si riferisce al problema dell'assistenza scolastica, ivi compresa l'appendice del discorso fatto da Garabello (che io sentivo anche stando dall'altra parte) la Giunta in tutta umiltà (il mio intervento di prima è stato fatto proprio in spirito di umiltà) dice: abbiamo sbagliato questa volta, sbaglieremo ancora, siamo tra coloro che sono fallibili, non tra quelli che hanno sempre ragione, ci sono delle cose che stiamo perfezionando, c'è stato un impegno da parte dell'Assessore Borando che entro i tanti di ottobre il problema finanziario andrà a posto e tutto il resto sarà fatto.
Mi devo soltanto dolere che il discorso non doveva essere fatto stamattina, c'erano degli altri argomenti molto importanti, avevamo convenuto che io avrei fatto una dichiarazione per consentire delle sottolineature, l'interrogazione è stata ritirata ed è stata presentata una mozione sulla quale c'era l'intesa di discutere un'altra volta; debbo dolermi che questo non sia stato rispettato, me ne rammarico profondamente perché allora il discorso resta a mezz'aria, sarà ripreso successivamente creando delle disfunzioni, che, non esito a dire, per me almeno, non sono accettabili.
Invece il discorso che mi sembra di dover portare a completamento in un clima estremamente difficile, sottolineo, "estremamente difficile" peri rapporti con il mondo del lavoro in questo momento è che senza dubbio la Giunta, l'organo esecutivo, il governo regionale intende continuare l'opera iniziata dal Presidente Calleri, continuata successivamente dalla Giunta che ho l'onore di presiedere, per quanto si riferisce al grosso problema della Montefibre. Non esito a dire che questo pomeriggio la Giunta, che è convocata per discutere altri argomenti, esaminerà rapidamente la cosa ed è mio proposito, se la Giunta consente, di incaricare del problema l'Assessore all'industria Paganelli che lo ha dibattuto, lo ha portato innanzi per molto tempo, credo proprio per delega del Presidente Calleri a suo tempo che con l'Assessore Conti, che naturalmente è della partita per quanto attiene al lavoro, convocherà i rappresentanti della I Commissione che in termini generali è tenuta ad avere contatti, ad assumere informazioni, ad avere una documentazione. L'organo esecutivo continuerà naturalmente ad avere la sua responsabilità e nella giornata di domani, al più tardi, si promuoverà questa convocazione augurandoci che possa essere accolta e che si sviluppi il discorso per poterlo concludere in termini rapidi. So di dare al collega Paganelli un peso abbastanza notevole, ma deve continuare quella che è stata un'impostazione precedente.
Per quanto si riferisce alla convocazione di un Ministro vorrei dire non so se mi è passata la battuta - che in questo momento particolare potremmo fare un risparmio evitando delle telefonate, dei telegrammi (non so a chi possa essere recapitato), come a prescindere dall'altra considerazione, che non è dibattuta, che non credo che un Presidente di Regione possa convocare un ministro perché da Roma si trasferisca a Torino non mi pare che rientri tra le attribuzioni che un Presidente ha, potrebbe rivolgere un invito molto cortese, non la vera convocazione. Comunque spero che faremo, come diciamo m dialetto "feu dal nost bosc" e che si possa portare a compimento anche questo problema, sempre che l'amico Paganelli accetti l'incarico.
I Consiglieri che sono in Giunta mi ragguaglieranno sulla riunione che c'è stata ed alla quale io non sono stato invitato, quindi a quella domanda devo rinviare la mia risposta a "causa cognita" diremmo noi in tribunale ma la cosa è valida egualmente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Due problemi, quello della Montefibre e quello delle convenzioni.
Sul primo il Presidente ha già dato una risposta e il Consigliere Garabello ha giustamente ricordato l'attività che l'esecutivo, fin dal 1972, ha svolto a proposito della ristrutturazione della Montefibre di Verbania, Vercelli ed Ivrea. L'esecutivo ha seguito la vicenda anche al di là delle informazioni che vengono dagli Enti locali e qui mi si consenta una brevissima parentesi: gli Enti locali quando le cose filano bene dimenticano la Regione, quando vanno male lanciano gli S.O.S. Siccome gli Enti locali non risparmiano mai le polemiche e le frecciate all'Amministrazione Regionale, sarebbe opportuno che questo contatto tra gli Enti locali e la Regione avvenisse sempre, sia quando le cose vanno bene sia quando vanno male. Alla Giunta risultava quello che i Consiglieri Franzi, Sanlorenzo e Garabello hanno detto: la situazione è molto grave tenuto conto della cassa integrazione ormai già avviata e quindi dei pericoli di scadenza.
Naturalmente accetto l'incarico del Presidente e mi metter immediatamente in contatto per provvedere alla convocazione della riunione alla quale verrà invitata la delegazione dei rappresentanti della I Commissione, come il Presidente ha disposto.
Convenzioni. La domanda posta dal Consigliere Sanlorenzo è giusta: nella precedente seduta avevamo parlato di convenzioni, ed io avevo lasciato il problema aperto, lo avevo dato praticamente per concluso, ma il Consiglio non è ancora stato informato formalmente della conclusione delle trattative.
Debbo dire che la convenzione Regione-banche per quanto riguarda l'attuazione della legge del credito agevolato per l'artigianato è giunta alla sua conclusione. Il braccio di ferro, se cose vogliamo chiamarlo, tra la Giunta e le banche per tenere il tasso a limiti sopportabili, si e concluso con la pattuizione di un tasso del 15,50% che, come ogni Consigliere potrà rilevare, nella situazione attuale è certamente di favore Tenuto conto della contribuzione che la nostra legge prevede, cioè un 4% annuo costante che equivale ad un 6,50/6,60 nell'arco quinquennale abbiamo di fronte una situazione che dà la possibilità agli artigiani di ricorrere al credito ad un tasso del 9%. Nell'attuale situazione di erogazione del credito e di costo del denaro, è certamente un punto che dobbiamo segnare a vantaggio di tutte le imprese artigianali della nostra Regione le quali, in un momento come questo, potendo attingere alla nostra legge, possono avere una possibilità di sviluppo.
In questi giorni ho preso contatti con le banche per l'attuazione di un'altra legge, quella del turismo. Proprio ieri vi è stata una riunione e il discorso è molto avanti. Probabilmente non si potrà concludere al tasso che è stato raggiunto per gli artigiani: d'altra parte noi stessi avevamo sottolineato che puntavamo, per la legge dell'artigianato, ad un tasso minimo possibile proprio per il fatto che avevamo come contributo il 4 mentre nella legge del turismo il contributo regionale offriva un maggior respiro. Tuttavia penso che anche per questa legge potremo concludere nei prossimi giorni ad un tasso che se non sarà del 15,50% sarà molto vicino a quello già concluso per l'artigianato.
In sostanza, nei prossimi giorni avremo la possibilità di mettere in attuazione due leggi regionali in due settori primari.
Per quanto riguarda la legge del credito agli artigiani debbo poi fare presente che proprio ieri è stata firmata la prima convenzione: la Cassa di Risparmio di Torino ha fatto avere al Presidente la convenzione firmata nei prossimi giorni seguiranno le altre convenzioni.
So che l'Ufficio di Presidenza metterà all'ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio Regionale la nomina dei tre membri che ancora mancano per la formazione del Comitato, in modo che avendo tutto ormai perfezionato si possa far partire l'opuscolo che e stato predisposto e che metterà gli artigiani in condizioni di ricorrere alla nostra legge. Le organizzazioni hanno già designato i loro rappresentanti, salvo Asti che lo sta designando in questi giorni. Asti aveva dei motivi politici di ritardo collegati a quella situazione che abbiamo discusso nell'interpellanza presentata dal Consigliere Menozzi, ma anche Asti ora sta designando il suo rappresentante.



RASCHIO Luciano

L'opuscolo vorrebbe dire "direttive"?



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

L'opuscolo vuol dire: indicazione delle banche che hanno fatto la convenzione; norme esplicative per usufruire della legge; facsimile di domanda e legge regionale con la seconda modifica, in sostanza tutto quanto è necessario per poter agevolmente ricorrere alla nostra legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Ricordo che l'impegno della Giunta per il mese di ottobre è relativo alla costituzione del Comitato Regionale per i problemi della commercializzazione del consumo e che la questione viene esaminata a livello di Giunta assieme ad altri problemi connessi con il documento che è stato presentato e votato in Consiglio.
Tuttavia devo dire che, come è già noto, per la funzionalità del Comitato rimane ancora aperto, benché siano già in corso tentativi per superarlo, il problema di un minimo di struttura tecnica qualificata senza la quale sì, si possono fare delle riunioni, ma occorrono veramente degli apporti conoscitivi e tecnici qualificati senza i quali non è neanche possibile cominciare ad esaminare per tradurre in atto e non semplicemente per delle prese di posizione generiche o generali da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io mi scuso se prendo ancora la parola ma lo faccio per dichiararmi assolutamente insoddisfatto della risposta che ha dato adesso l'Assessore Conti.
Noi non possiamo tollerare oltre che si frappongano dei problemi di personale, di funzionari, abbiamo detto e ripetiamo che le soluzioni dei problemi possono e devono essere trovate con gli organismi che fanno parte del Comitato. Sentiamo dire che all'interno della Giunta sarebbero tutti d'accordo, ma l'Assessore Conti no; se le cose stanno in questi termini chiediamo formalmente al Presidente della Giunta che sia portata la deliberazione di istituzione del Comitato dopo di che, con il contributo dei gruppi e dell'organizzazione chiamata a farne parte, i problemi ancora aperti saranno chiariti, ma non possiamo aspettare oltre.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Legge regionale concernente "Provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi delle attività produttive". Rinvio al Governo. Determinazioni


PRESIDENTE

Hanno così termine le dichiarazioni della Giunta ed i relativi interventi. Passiamo quindi alla legge regionale concernente i provvedimenti per la depurazione delle acque. Prima di dare la parola al Consigliere Zanone ricordo che i Presidenti di gruppo sono convocati per oggi pomeriggio, possibilmente alle ore 17 mi chiede il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Perché ho una riunione di Giunta prima.



PRESIDENTE

Anche il Presidente Visone mi ha chiesto la convocazione della VIII Commissione per approvare un documento che domani sarà portato a Roma, e quindi anche l'VIII è convocata per le ore 17.
La conferenza dei Capigruppo è convocata in Via Maria Vittoria, alla sede del Consiglio Regionale.
La parola al relatore Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio, relatore

Signor Presidente, devo anzitutto scusarmi presso i colleghi se contrariamente alle consuetudini, non è possibile disporre per questa legge, che deve essere sottoposta a nuovo esame del Consiglio Regionale, di una relazione scritta. Infatti soltanto ieri sera è stato possibile concludere i lavori della Commissione la quale ha preso cognizione dei risultati cui è pervenuta la Giunta Regionale nella riunione di martedì.
Si tratta, come è noto al Consiglio, di una legge approvata in data 20 giugno e rinviata a nuovo esame dal Commissario di governo con lettera del 22 luglio. Nella comunicazione del Commissario di governo si dichiarava che, "allo stato della vigente legislazione e in specie in riferimento all'art. 6 n. 7 del D.P.R. n. 4 e all'art. 8 n. 2 lettera a) del D.P.R. n.
8, sussistono rilevanti perplessità circa la competenza legislativa nella materia della disciplina degli scarichi industriali e dell'inquinamento delle acque. Di conseguenza il Governo ha rilevata l'opportunità che l'intero contenuto della legge in parola sia riconsiderato sotto il profilo della sussistenza della competenza regionale ai sensi della vigente legislazione".
Ci siamo quindi trovati di fronte ad un documento del Commissario di governo che, rispetto alle varie figure giuridiche previste dall' art. 127 della Costituzione in ordine all'esame da parte del Governo delle leggi regionali cioè alla facoltà di visto, di opposizione, di rinvio e di impugnativa, istituisce per così dire una nuova figura giuridica: quella della "perplessità" del Governo.
Ma la prima considerazione da cui siamo partiti nel preparare una relazione per il riesame della legge, è proprio il riferimento della perplessità del Governo ad alcuni articoli dei decreti delegati n. 4 e n.
8, relativi alla sanità e all'urbanistica. E' noto in proposito che un disegno di legge di iniziativa del Governo stesso è stato approvato dal Senato della Repubblica ed è ora in corso avanzato di esame presso la Camera dei Deputati, anzi, ritengo che nella riunione di oggi pomeriggio alla quale sarò forzatamente assente e me ne scuso - la VIII Commissione del Consiglio Regionale dovrà proprio predisporre un documento del Consiglio circa il parere della Regione sulla proposta di legge che reca ora il n. 3157 e che concerne le norme sul riordinamento della pubblica amministrazione. In questa proposta di legge, in corso di esame presso la Camera, si stabilisce al primo articolo lettera a) che il Governo è delegato ad emanare nuovi decreti al fine di completare il trasferimento alle Regioni a Statuto ordinario delle funzioni amministrative considerate per settori organici; si precisa che l'identificazione delle materie per settori organici dovrà essere realizzata in base a criteri oggettivi e non in base alle funzioni finora esercitate dai Ministeri e dagli organi periferici dello Stato.
Ci troviamo quindi di fronte ad uno strumento, quello dei decreti delegati, che da parte dello stesso Governo nazionale è oggi in avanzato stato di revisione, al fine di meglio coordinare ed ampliare le competenze delle Regioni D'altra parte, se si fa riferimento all'articolo del decreto delegato citato nel telegramma del Commissario di Governo, è pur vero che in base al decreto delegato sulla sanità, la materia dell'inquinamento delle acque è riservata alla competenza dello Stato, ma nello stesso decreto la materia dell'inquinamento delle acque viene trasferita alla Regione come funzione delegata; e la proposta di legge di iniziativa governativa n. 3157 contiene l'importante principio che sulle materie delegate sia stabilita per le Regioni la facoltà di emanare norme legislative di organizzazione e di spesa. Si supera la teoria secondo cui nelle materie delegate le Regioni non potrebbero apportare proprie norme legislative, per affermare invece il principio che anche sulle materie delegate in materia di organizzazione e di spesa le Regioni possono procedere con proprie leggi.
Detto quanto sopra circa l'ulteriore riflessione che il Consiglio è stato invitato a compiere da parte del Governo per quanto riguarda la competenza regionale in materia, occorre aggiungere che le perplessità da parte dello stesso Governo risultano superate nei fatti, con l'apposizione del visto governativo alla legge regionale della Lombardia n. 48 del 19 agosto 1974, la quale concerne per l'appunto le norme per la disciplina degli scarichi delle acque di rifiuto.
Per questo aspetto, la Commissione nella riunione di ieri si è trovata unanime nel ritenere che si debba ribadire la competenza della Regione ad adottare norme legislative contro l'inquinamento idrico. Sennonché, proprio il fatto che durante il periodo in cui la legge è stata rinviata dal Commissario di governo, siano subentrate alcune innovazioni di cui darò ora informazione, ha indotto la Commissione - quanto meno a maggioranza - a porsi alcuni problemi di adeguamento. Il primo è quello fra la normativa piemontese e la normativa lombarda, che e di approvazione successiva alla nostra da parte del Consiglio Regionale lombardo, ma che ci ha preceduti nell'entrata in vigore in quanto non vi è stata su di essa una richiesta di rinvio da parte del Consiglio dei Ministri. Questo adeguamento fra le due normative ci sembra opportuno al fine di evitare sperequazioni troppo vistose fra operatori economici che sono insediati sulle rive dello stesso fiume o dello stesso lago cioè nello stesso bacino idrografico.
In secondo luogo, e con importanza preminente quanto meno per l'aspetto di ordine politico, occorre prendere atto che durante il periodo in cui si è proceduto al riesame di questa nostra legge regionale è stata presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge n. 3193, ad iniziativa di tutti i gruppi parlamentari, che costituisce un tentativo di normativa globale, di coordinamento legislativo delle norme per la tutela delle acque dall'inquinamento. Il fatto che questa proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati, ad iniziativa della Commissione parlamentare per le acque, abbia ottenuto l'adesione di tutti i gruppi della Camera, dovrebbe (usiamo pure il condizionale) essere premessa di sollecita approvazione e quindi costituisce un punto di necessario riferimento all'ulteriore esame della proposta di legge regionale.
Se si confronta quindi il testo della legge regionale piemontese approvata il 20 giugno con il testo della legge già in vigore nella Lombardia e con la proposta di legge n. 3157 della Camera dei Deputati sorge un problema principale di adeguazione che è quello relativo ai termini per la esecuzione degli impianti di depurazione degli scarichi delle attività produttive (industriali, artigiane e zooagricole). La legge approvata dal Piemonte prevedeva un termine molto ridotto, cioè di soli tre anni, mentre la legge lombarda prevede un termine complessivo di dieci anni e la proposta di legge n. 3193 della Camera dei Deputati un termine complessivo di otto anni.
Si tratta, ad avviso della maggioranza della Commissione, di una questione che deve essere affrontata con il necessario realismo, cioè con criteri di fattibilità e di gradualità anche in considerazione delle notevoli difficoltà economiche del momento per le imprese. Devo dire d'altra parte che questo ordine di considerazioni non caratterizza particolarmente, a mio avviso, l'una o l'altra politica perché ad esempio in sede di approvazione della legge regionale lombarda anche il Gruppo comunista si è posto il problema di introdurre un piano per la depurazione delle acque senza provocare brusche ripercussioni negative sull'economia lombarda.
Pertanto, in sede di riesame della legge, la Giunta ha proposto e la Commissione, a maggioranza, ha convenuto di apportare al testo approvato nel mese di giugno alcuni emendamenti agli art. 3, 5 e 6 ed alla tabella che stabilisce i limiti di accettabilità degli scarichi e che è allegata al testo della legge.
Gli emendamenti sui quali il Consiglio dovrà ora pronunciarsi rispondono, in primo luogo, al fine di uniformare i tempi di esecuzione degli impianti alla proposta di legge nazionale e quindi estendono a otto anni il conseguimento dei limiti di accettabilità definitivi.
In secondo luogo questi emendamenti si propongono, istituendo un obbligo di depurazione riferito ad una tabella provvisoria, di far sì che gli scarichi degli impianti produttivi già esistenti (perché per quelli di nuova esecuzione varranno sin dall'inizio i termini definitivi) siano comunque compatibili con gli standard previsti per l'allacciamenti agli impianti di cui alla legge regionale 191 in corso di esame presso la V Commissione, in modo che l'attuazione di queste due leggi regionali possa essere sincronizzata. Pertanto si allega al nuovo testo della legge una tabella che è indicata come tabella B e che introduce, su proposte elaborate dall'Assessorato, i limiti transitori di accettabilità degli scarichi. In un primo, e certo sommario, esame che è stato compiuto nella riunione di ieri sera dalla Commissione si è comunque potuto accertare che questi limiti provvisori di accettabilità in buona parte non sono lontani dai limiti della tabella definitiva e comunque risultano più restrittivi di quelli operanti in Lombardia.
Pertanto con il voto odierno si conclude (o almeno lo speriamo), la prima fase quella normativa, di un lavoro che ha impegnato la Commissione per oltre un anno e che dovrà avere una seconda fase collegata a questa nell'esame della legge programmatoria e finanziaria, cioè nell'esame e nell'approvazione della proposta di legge n. 191, che la Commissione conta di portare in Consiglio al più presto, e certamente entro l'anno in modo che essa possa qualificare in maniera determinante i futuri bilanci di esercizio della Regione.
In questo modo si darà esecuzione ad un impegno che la Regione ha assunto fin dalla fase statutaria e dai primi documenti programmatici delle Giunte Regionali e che ci auguriamo potrà collocare il Piemonte in una posizione particolarmente avanzata nella politica contro gli inquinamenti delle acque.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bono.



BONO Sereno

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dalla relazione di maggioranza che è stata presentata dal collega Zanone, relazione che, da come abbiamo potuto apprendere, ricalca sostanzialmente posizioni della Giunta, emergono alcune considerazioni che intendiamo sottoporre al Consiglio Regionale.
La prima riguarda la motivazione addotta dal Governo per il rinvio della legge e la risposta che viene data. Già ha ricordato il collega Zanone la particolarità di questa motivazione, ossia sussistono da parte del Governo rilevanti perplessità circa la competenza legislativa regionale nella materia della disciplina degli scarichi idrici industriali e dell'inquinamento delle acque e pertanto il Governo rileva la opportunità che l'intero contenuto della legge in parola sia riconsiderato sotto il profilo della sussistenza della competenza regionale, ai sensi della vigente legislazione.
Tutti ci rendiamo conto della "fragilità" di un'argomentazione di questo tipo e questo termine "fragilità" è ancora molto leggero perch ritengo che ben altri, ed a ragione, potrebbero essere usati per definire la risposta del Governo. Le stesse dichiarazioni a suo tempo fatte dal Presidente Oberto e dall'Assessore Fonio e che sono state riprese, con il solito garbo, qui questa mattina dal Presidente della V Commissione Zanone confermano la nostra affermazione.
Il fatto che la legge non viene oggi modificata nelle sue strutture legislative dimostra ancora una volta che è anche convinzione della Giunta e della maggioranza che se illegittimità vi è stata, essa è presente nella risposta che il Governo ha dato respingendo la legge stessa A nulla vale oggi sostenere che nel frattempo è avvenuto un fatto nuovo; la legge della Lombardia, che entrando in vigore avrebbe modificato le condizioni per l'approvazione della legge piemontese.
Debbo dichiarare, in proposito, che non mi sembra questa un'argomentazione giuridicamente sostenibile, anche se la legge lombarda bisogna riconoscerlo, a differenza della nostra, si fonda su diversi richiami legislativi; la nostra si richiama esclusivamente alla legge per la regolamentazione della pesca, quella lombarda invece si richiama anche ad altre leggi.
Tutti conosciamo le forti pressioni che sono state esercitate sul Governo perché respingesse la nostra legge, pressioni esercitate da forze economiche direttamente interessate a continuare il processo di inquinamento. E noi non vorremmo, proprio perché la legge lombarda è stata approvata e la nostra è stata respinta, che fosse solo il fatto nuovo, che oggi ci viene proposto, quello di portare delle modifiche che allargano notevolmente i tempi per la realizzazione degli impianti e che quindi allargano le maglie della legge (fatto nuovo che recepisce i desiderata delle forze che hanno esercitato quelle pressioni) a far modificare il parere del Governo circa la legittimità e la competenza regionale in materia, perché sarebbe grave e il nostro giudizio su un simile comportamento dovrebbe essere di una durezza estrema.
E qui si collega l'altra considerazione: allargamento di tempi di realizzazione degli impianti. La Giunta ha formulato questa proposta sostenendo in primo luogo che intende adeguare la nostra legge ai tempi fissati dal progetto di legge Merli presentato dalla Camera; in secondo luogo perché ritiene opportuno un adeguamento della nostra legge a quella lombarda per uniformare tra Regioni limitrofe la normativa in materia.
Il secondo motivo mi sembra che debba essere subito scartato perché non è valido - l'ha sostenuto anche il collega Zanone nella sua relazione - in quanto la legge lombarda è entrata in vigore quando il Consiglio Regionale del Piemonte aveva già discusso la sua legge e quindi eventualmente sarebbe stata la Lombardia a doversi adeguare, a tenere conto che già un Consiglio Regionale limitrofo aveva approvato una propria legge.
Per fare un discorso completo bisogna però anche dire che oltre a queste ragioni di adeguamento della legge piemontese alla presunta futura legge nazionale e a quella lombarda, vi sono state delle pressioni e delle prese di posizione di vario tipo da parte delle solite forze economiche interessate; infatti, dopo l'approvazione della legge da parte del Consiglio e dopo che il Governo l'aveva respinta, abbiamo ricevuto una serie di memorie (qualcuna anche anonima, però sembra molto influente) firmate dalle Associazioni degli industriali o da altre forze interessate al problema del disinquinamento che chiedevano in pratica quello che oggi la Giunta propone e la maggioranza della Commissione ha accettato. Le modifiche proposte vanno esattamente nella direzione richiesta da queste forze; è una considerazione questa, che voglio fare e che vale come tale anche se è confortata da fatti controllabili.
Io prendo atto che la tabella provvisoria oggi proposta è meno permissiva della tabella della Lombardia, prendiamo anche atto che oltre ai due anni, tempo massimo per la provvisorietà degli standard la legge lombarda consente un periodo di otto anni per l'esecuzione definitiva degli impianti e che con le proposte fatte nella legge del Piemonte, si arriverebbe a due più sei, cioè otto anni. Detto questo però sottolineiamo anche che la proposta che ci viene sottoposta dalla Giunta alla lettera a) del nuovo art. 3 è meno precisa del corrispettivo art. 6 della legge della Lombardia. Noi diciamo: per i nuovi insediamenti produttivi di cui al successivo art. 4, l'autorizzazione è subordinata all'osservanza immediata dei limiti finali di accettabilità stabiliti nella tabella A, mentre la legge lombarda è molto più precisa perché dice "per gli scarichi di insediamenti produttivi nuovi o derivanti da mutate destinazioni ampliamenti o ristrutturazioni edilizio-tecnologiche di insediamenti preesistenti va immediatamente applicata la lettera a", quindi non solamente i nuovi, ma anche le ristrutturazioni preesistenti.
La legge lombarda, per esempio, contrariamente alla nostra è molto più severa, sul piano delle sanzioni amministrative in quanto prevede sanzioni che vanno da 200.000 lire a cento milioni. Allora anche qui se si voleva una normativa non contraddittoria con le regioni confinanti si sarebbe dovuta adeguare la legge per non creare delle sperequazioni. La legge del Consiglio Regionale piemontese invece prevede delle sanzioni risibili raggiungono il massimo di sei milioni. La legge lombarda stabilisce ancora per esempio - e questo è molto importante - che le somme introitate delle penalità vadano ad alimentare le casse dei consorzi per la funzionalità degli impianti di depurazione e quindi restituite alle popolazioni che hanno subito i danni. La legge approvata dalla maggioranza della nostra Regione affida invece tali somme alla Provincia. Tuttavia esistono, a nostro parere, altri seri pericoli derivanti da ragioni di carattere più generale.
Il primo che viene subito messo in evidenza è il pericolo di un aggravamento del processo di inquinamento diluendo nel tempo l'impegno di realizzare gli impianti definitivi di depurazione da parte delle aziende.
Che cosa avremo fra otto anni? Questa è la domanda che ci si deve porre prima che gli impianti siano tutti realizzati.
Il secondo è che per quanto si riferisce alla possibilità di scaricare nelle fogne urbane da parte delle industrie, se questi scarichi avverranno prima che le industrie abbiano realizzato gli impianti definitivi di depurazione, si corre il pericolo che le acque delle industrie immesse in quegli impianti di depurazione facciano saltare gli impianti stessi. Ma su questo torneremo quando esamineremo in Consiglio Regionale il piano di depurazione delle acque che è stato recentemente presentato.
Per tutte queste ragioni che ho cercato molto brevemente di riassumere per una questione di coerenza con la posizione che abbiamo assunto in occasione della votazione della legge che ora viene riproposta all'esame del Consiglio, dichiaro a nome del Gruppo comunista che ci asterremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo socialista approva la legge sulla disciplina degli scarichi industriali nella nuova formulazione predisposta dalla Giunta.
Il problema preliminare, quello relativo alla competenza della Regione nella materia e che aveva determinato il rinvio della legge da parte del Governo, ci sembra ormai superato in fatto e in diritto dall'approvazione intervenuta nel frattempo della legge della Regione Lombardia. Valgono quindi le considerazioni a suo tempo esposte nella relazione Zanone, con gli specifici riferimenti alla normativa, tuttora vigente, in essa contenuti e che, a nostro avviso, erano sin da allora fondate in punto competenza regionale. L'approvazione della legge lombarda ne è, infatti, la prova più evidente.
Risolto questo primo problema, restava la possibilità di ricorrere a soluzioni diverse: quella di rinnovare il voto alla legge così come era stata approvata nella seduta del 20 giugno, o quella di sottoporla a modifiche che, alla luce di un più approfondito esame, ne potessero rendere più efficace l'operatività.
Ritengo che la soluzione adottata corrisponda più opportunamente e meglio agli obiettivi pratici ed effettivi che la legge si propone di raggiungere. Certamente la cosa più semplice da farsi era questa: riaffermata la competenza della Regione, non vi è motivo di modificare la legge già votata, si riproponga la legge così come era, la si voti e la si mandi avanti. Ma non credo sia giusto e corretto porre la questione in questi termini. La legge è stata rinviata per le rilevanti perplessità sulla competenza legislativa delle Regioni nella materia della disciplina degli scarichi industriali e dell'inquinamento delle acque. E' vero che questo ostacolo conflittuale con la legislazione statuale e la supposta competenza dello Stato è stato - e ci sembra in modo definitivo - rimosso ma resta pur vero che potrebbero sussistere nel vecchio testo altri motivi di rigetto che questa volta porterebbero, anziché ad un rinnovato esame della legge da parte del Consiglio Regionale, alla promozione da parte del Governo della questione di legittimità davanti alla Corte costituzionale o di quella di merito, per contrasto di interessi davanti alle Camere. Per esempio la determinazione di limiti definitivi di accettabilità degli scarichi in luogo di una previsione di limiti transitori e limiti definitivi, quindi conflitto di interessi con leggi di altre Regioni (distinzione tra limiti transitori e limiti definitivi già previsti nel progetto di legge socialista), o, ancora, l'imposizione di obblighi a termini finali particolarmente ravvicinati, che non tengano conto della necessità di una particolare attenzione verso la piccola e media industria e le aziende artigianali, specialmente colpite nell'attuale fase congiunturale dalla stretta creditizia e dagli alti tassi praticati dalle banche, dalla recessione produttiva e dalla contrazione dei consumi, in contrasto con gli indirizzi della politica economica governativa più volte annunciati e ripetutamente sollecitati dalla parte politica che rappresento.
E' giusto quindi riaffermare il principio dell'accettabilità definitiva per i nuovi insediamenti produttivi; equa la determinazione di termini provvisori, la cui modalità cronologica di applicazione per un biennio risulta da una tabella, e cioè la tabella b) certamente non permissiva per gli insediamenti produttivi esistenti.
Il termine finale per l'adeguamento degli impianti, con il riferimento ad una modalità cronologica che corrisponde a quella contenuta con l'adesione di tutte le forze politiche nella proposta di legge Merli a nome del Comitato parlamentare di studio sul problema delle acque in Italia recepisce quanto meno un orientamento politico di massima in ordine ai tempi previsti per il disinquinamento delle acque che, se ancora non tradotto in una normativa in vigore, rappresenta pur sempre un elemento sufficientemente valido e degno di considerazione.
L'adozione di termini provvisori e di termini definitivi consente altresì, come logica e naturale conseguenza, lo snellimento delle procedure previste dall'art. 5, con l'eliminazione dei tempi vuoti occorrenti per l'iter autorizzativo e la possibilità da parte delle aziende interessate (industriali, artigiane, agricole) di predisporre razionali programmi di spesa e di ammortamento.
Il conferimento alla Commissione tecnica regionale dei compiti di coordinamento dei servizi di vigilanza, analisi e controllo svolti dalle Province, consente infine di non incidere sulle competenze proprie di queste di cui al D.P.R. 10.6.55 n. 987, responsabilizzando al massimo le funzioni del Presidente della Giunta provinciale e permette nello stesso tempo alla Regione di svolgere quell'attività di indirizzo e di programmazione che discende dalla sua indubbia competenza.
Con l'occasione intendo dare atto alla Giunta e all'Assessore di avere adempiuto nei termini previsti alla presentazione del piano di risanamento delle acque e del relativo disegno di legge per il suo finanziamento. La cosa è importante in quanto non solo corrisponde al programma della Giunta ma anche per le discussioni che erano sorte al momento dell'approvazione di questa legge, in merito all'inserimento di alcuni articoli di rinvio ed al conseguente formale impegno che la Giunta aveva assunto in quella circostanza.
Dichiaro pertanto il voto favorevole del Gruppo socialista alla legge agli emendamenti proposti nel nuovo testo e l'impegno del gruppo per un sollecito esame del piano di risanamento e della relativa legge in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, credo di non potermi né dovermi sottrarre per senso di responsabilità, ad una precisazione in ordine all'aspetto politico preminente di questo problema, vale a dire in merito alla posizione assunta dal Governo che ha contestato la legittimità regionale di legiferare in materia.
Questa era una perplessità che la mia parte politica si era posta già discutendosi la precedente legge e che aveva risolto rispondendo e riconoscendo che, in effetti, questa competenza sembrava spettare alla Regione.
Di fronte alla posizione assunta dalle autorità governative, anche la Destra nazionale non può che condividere le giuste osservazioni che sono state fatte dal Presidente della V Commissione collega Zanone. Il fatto è e questa è la verità di fondo che noi abbiamo già altre volte sottolineato e che ci sembra opportuno ripetere anche in questa circostanza - che questa e una delle tante contraddizioni del sistema che dopo avere dato vita, con un ritardo venticinquennale, alle Regioni, oggi, di fatto, opera perché le Regioni stesse non abbiano a poter funzionare.
Detto questo dobbiamo però anche aggiungere che l'adeguamento, con la presentazione di una serie di emendamenti, della legge precedente, ci sembra indispensabile ed opportuno proprio per le ragioni di coordinamento con la normativa della Regione lombarda in previsione della normativa che verrà emanata al riguardo dallo Stato.
Quanto al merito degli emendamenti stessi, noi dobbiamo rilevare che anche nei nuovi testi proposti sono stati lasciati presenti taluni motivi che avevano già determinato in precedenza la nostra critica e determinato il nostro voto di astensione; citeremo, a titolo di esempio, soltanto gli artt. 5 e 6, il primo relativo agli insediamenti produttivi esistenti, il secondo alla Commissione tecnica regionale.
Nell'art. 5 noi vediamo confermata la richiesta che le domande siano presentate al Presidente della Giunta da parte delle industrie, con allegata una relazione contenente i dati sulla lavorazione praticata, la portata e la composizione dell'effluente allo scarico e loro limiti di variabilità. Già avevamo avuto modo di osservare che questa è una disposizione diciamo particolarmente antipatica nei confronti di piccole e medie aziende che sono giustamente gelose di segreti di produzione e che dovendo così presentarli, possono essere, in un Paese come il nostro, dove lo spionaggio industriale è all'ordine del giorno, esposti a non graditi rischi.
In quanto all'art. 6 troviamo ancora qui confermato lo stesso testo della legge precedente circa la non appartenenza dei membri componenti la Commissione tecnica regionale a industrie che abbiano interessi diretti o indiretti in materia di scarichi di acque industriali.
Se ci è consentito, e proprio nel quadro logico di una pertinente osservazione che era stata fatta su altro argomento dal Presidente della Giunta, noi ci permettiamo di insistere nel dire che la dizione "i membri della Commissione tecnica regionale all'atto della nomina dovranno dichiarare per iscritto di non avere rapporti di lavoro ecc." costituisce un esempio di imperfetta tecnica legislativa perché, se è vero che questi membri (intanto risulta dal testo di legge) possono dichiarare, devono dichiarare che questi rapporti non hanno, nel momento stesso della nomina sarebbe molto più preciso e molto più vincolante dire esplicitamente che non dovranno mai avere rapporti o interessi con le aziende sottoposte a provvedimenti.
In questo modo si eviterebbero davvero pericolose conseguenze conseguenze che sono innanzi agli occhi di tutti e che sono peraltro facilmente intuibili e cioè quella del membro che all'atto della nomina non ha rapporti di lavoro ma viene poi ad assumerli successivamente, fatto salvo in questo modo il principio della legge stessa, ma con la conseguenza, dicevamo che la Commissione verrebbe a trasformarsi chiaramente in un centro di corruzione, perché avrebbero funzioni di controllare coloro che dovrebbero essere essi stessi controllati, cioè le aziende cui la legge fa riferimento.
E' una materia delicatissima e noi a questo riguardo abbiamo già detto che l'Assessore competente dovrebbe guardare con molta attenzione a che non abbiano a verificarsi anche in altri organismi (avevamo citato il Comitato antismog) esempi di questo tipo, che suscitano poi perplessità e dubbi nella pubblica opinione circa la moralità, la correttezza di queste funzioni.
Quindi, anche nel nuovo testo predisposto vi sono fondate obiettive ragioni per non incontrare con la proposta di legge presentata il parere completamente favorevole della Destra nazionale che, non solo per queste ragioni, ma anche per un motivo di logica e coerenza con l'atteggiamento assunto in precedenza, si asterrà sul complesso del provvedimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente e agli inquinamenti

Nello scorso mese di giugno, quando per la prima volta discutemmo e votammo questa legge, gran parte del dibattito fu dedicata al problema della competenza legislativa delle Regioni in materia di inquinamenti e di depurazione delle acque.
E' un problema del quale tutti ci eravamo fatti notevole carico ed in ordine al quale la legge aveva avuto un iter particolarmente travagliato attraverso numerosi e formali pareri di esperti in diritto.
La relazione che accompagnava la legge era impegnatissima a spiegare la decisione e la scelta della nostra Regione con tutte quelle argomentazioni che certo ricorderete e che è inutile oggi richiamare.
Quando pervenne la nota 22 luglio 1974 del Governo con la quale si rinviava la legge sulla scorta di "rilevanti perplessità" sulla competenza regionale in materia, rilevammo subito la stranezza che una legge regionale potesse essere respinta senza che da parte del Governo stesso esistesse una certezza dell'illegittimità al di là del mero dubbio.
Contro le perplessità del Governo - senza voler ripetere, come ho già detto, le argomentazioni portate dalla prima relazione che accompagnava la legge - sta il fatto che se anche è vero che l'art. 117 della Costituzione non elenca espressamente, tra le materie di iniziativa regionale quella degli inquinamenti e della depurazione delle acque, è però evidente come la nostra legge si basi sulle competenze che la Costituzione attribuisce alle Regioni in materia di pesca nelle acque interne ed in materia sanitaria.
Ora questi due campi di competenza, indiscutibilmente propri della Regione, accanto alla considerazione che bisogna tener conto della globalità che deve caratterizzare gli interventi della Regione nei vari campi, ci facevano e ci fanno ritenere che la nostra legge non va contro il disposto dell'art. 117 della Costituzione.
Per quanto riguarda poi il riferimento fatto dal Commissario di Governo alle norme di due decreti delegati di trasferimento delle funzioni rileviamo che i detti decreti hanno trasferito alle Regioni le funzioni amministrative e pertanto ad essi ci si deve riferire per individuare la ampiezza e la consistenza di tali funzioni, ma per la funzione legislativa il parametro cui ricorrere per stabilire o meno la competenza della Regione a legiferare deve essere sempre il già ricordato art. 117 della Costituzione.
A tutto questo si aggiunge quanto è stato ricordato nella odierna relazione del relatore dott. Zanone e cioè il fatto che gli stessi decreti delegati sono in corso di revisione secondo l'apposito progetto di legge già approvato da un ramo del Parlamento.
Esistono anche le dichiarazioni del Ministro Toros sulla opportunità di riconoscere una potestà anche normativa alle Regioni nell'ambito delle materie delegate.
Esistono le dichiarazioni dello stesso Ministro che ci ha invitato a ripresentare la legge e si è creato nel frattempo il precedente della Lombardia, la cui legge, presentata dopo la nostra, è passata al vaglio del Governo.
E' quindi maturato un quadro complessivo della situazione da far ritenere opportuna ed indilazionabile la ripresentazione della nostra legge che nel merito non aveva visto sollevata eccezione alcuna.
Le dichiarazioni fatte in questo Consiglio dal Presidente della Giunta subito dopo il rinvio della legge, non lasciavano del resto dubbi in proposito.
La Giunta tuttavia ha voluto rifuggire dalla facile tentazione della ripresentazione pura e semplice.
Ciò è dovuto essenzialmente all'avvenuta presentazione e divulgazione del progetto di legge nazionale che va sotto il nome dell'on. Merli.
Tale progetto che è sottoscritto da tutti i gruppi parlamentari prevede una certa gradualità nell'opera per il disinquinamento delle acque imponendo degli standard provvisori per i primi due anni ed il termine finale di otto anni entro il quale ogni azienda deve pervenire agli impianti per il rispetto di standard finali di depurazione.
Di fronte alla esistenza di tale progetto di legge, che se legge non è ancora ha tutte le prerogative per diventarla essendo un'iniziativa unanime del Parlamento, di fronte quindi alla facile eventualità che la nostra legge debba in seguito essere uniformata alla legge nazionale abbiamo considerata l'opportunità di sincronizzarci subito, cogliendo l'occasione di questa rivotazione, senza doverlo fare forzatamente in seguito.
Del resto il principio di una certa gradualità di intervento non è mai stato estraneo alla nostra concezione tanto è vero che di esso era permeata la proposta di legge del Gruppo socialista da me a suo tempo presentata.
Avevamo poi in definitiva concordato su un termine ristretto a tre anni, che diventavano in pratica quasi quattro, per un preciso motivo: perché intanto era stato portato da noi avanti velocissimamente il piano regionale di risanamento delle acque, che - già previsto nel progetto di legge 103 ed avviato dalla Giunta secondo una precisa mozione del Consiglio aveva trovato la sua definitiva impostazione e progettazione e stava per essere presentato al Consiglio con la relativa legge per la approvazione ed il finanziamento; così come in effetti è avvenuto nel mese di luglio scorso, nel rispetto degli impegni assunti avanti il Consiglio.
Di fronte ad un progetto di tale importanza e di un così grosso impegno di spesa - 163 miliardi per i quali la Regione interviene per il 75% in conto capitale - appariva logico che le industrie ed ogni attività produttiva dovesse stringere i tempi onde poter immettere le proprie acque opportunamente pretrattate - nelle canalizzazioni e nei depuratori consortili e partecipare quindi anche alla ripartizione dei costi di gestione.
Di fronte al problema e agli scrupoli posti dal progetto di legge Merli abbiamo ritenuto che la soluzione migliore fosse quella di ritornare al principio della gradualità, ma con una tabella dei limiti provvisori di accettabilità ai quali adeguarsi entro i primi due anni, abbastanza ristretta per quanto riguarda gli elementi tossici degli scarichi delle attività produttive.
Ciò in relazione al parallelo cammino che sta compiendo il nostro piano di risanamento delle acque degli scarichi urbani e all'opportunità - come già detto - di una depurazione finale unificata e generale.
In un certo senso così possiamo dire che finiamo per accelerare i tempi rispetto alla stessa legge votata in giugno.
Le industrie e le altre attività hanno invece maggiore possibilità di attendere la realizzazione degli impianti consortili di depurazione finale per la parte biologica e solo per questa, secondo le correnti pressioni del nostro stesso piano di risanamento.
La nostra tabella dei limiti provvisori di accettabilità da raggiungere entro due anni è più severa e restrittiva di quella della Lombardia, ma essa si inserisce in una diversa situazione legislativa.
Mentre in Lombardia è la stessa legge testé approvata che prevale la formulazione del piano di risanamento, il nostro piano sta invece già per essere portato al voto del Consiglio e nel 1975 dovrebbe trovare la sua pratica realizzazione.
E' questo un dato di fatto fondamentale che viene dimenticato da molti tra coloro che in queste ultime settimane occupandosi della materia, stanno a fare i confronti tra la legge Lombarda e quella Piemontese.
Noi abbiamo ovviamente preso in seria considerazione la legge della Lombardia, ma riteniamo che sia inutile ed inopportuno - specie in questa sede - un confronto.
Certo la legge lombarda si presenta di altra complessità, ma ciò deriva dal fatto che è essa stessa a prevedere, oltre la regolamentazione degli scarichi industriali, il piano generale di risanamento delle acque attraverso i consorzi comprensoriali ed il piano generale di utilizzazione delle acque: tutte cose che per noi invece sono già in atto e camminano parallelamente ed in sincronia con la legge che oggi ritorna al nostro voto.
E' chiaro che molte valutazioni e molti richiami vengono fatti alla legge lombarda anche per quel tanto di maggior permissività e larghezza di tempi che essa contiene.
Ed è certo in diretto riferimento a questi noti richiami che da parte del Gruppo comunista si vuole cercare di trovare negli emendamenti che noi stessi, che la Giunta stessa, ha proposto al testo originario un preteso cedimento della Regione alle richieste delle categorie interessate.
Noi ci sentiamo la coscienza perfettamente a posto.
Se ripristinando la gradualità ed ampliando i termini finali risulta meno diversificato il trattamento tra gli operatori economici lombardi e quelli piemontesi, ebbene anche questo fatto per noi non può essere che considerato favorevolmente in senso generale sotto il profilo di una legislazione regionale coordinata e sotto l'aspetto di non creare alla economia del nostro Piemonte altre difficoltà e disparità di trattamento.
Ma adeguandoci al progetto Merli noi riteniamo in principalità di lavorare in prospettiva per il destino di durata della nostra legge, e ripristinando delle tabelle provvisorie serie e meditate di ancora meglio sincronizzare queste norme a quel piano di risanamento regionale che è già avanti la quinta Commissione e che tosto verrà al voto del Consiglio.
Il tutto per una soluzione organica del problema degli inquinamenti avendo sempre ben presente che la stessa non deve tanto trasformarsi in aumenti dei costi sociali quanto rappresentare una giusta lotta alle fonti dell'inquinamento stesso.



PRESIDENTE

E' così chiusa le discussione generale.
Passiamo alla votazione della legge regionale "Provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi delle attività produttive".
Degli articoli che sono rimasti invariati, se nessuno lo richiede non darei lettura.
Art. 1 - Scarichi (invariato)



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 40 hanno risposto sì 28 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.



BERTI Antonio

Alcuni consiglieri non sono in aula, eppure siamo 40?



PRESIDENTE

Abbiamo fatto il 2° appello.



BERTI Antonio

I 40 sono presenti qui?



PRESIDENTE

Se vuole facciamo l'appello.



BERTI Antonio

Si, vorrei l'appello.



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Siamo 40. Art. 2 - Autorizzazioni agli scarichi. Anche questo è invariato. Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 40 hanno risposto sì 28 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Limiti provvisori e finali di accettabilità degli scarichi (nuovo testo) Il rilascio dell'autorizzazione allo scarico da parte del Presidente della Giunta Provinciale è subordinato: a) per i nuovi insediamenti produttivi di cui al successivo articolo 4 all'osservanza immediata dei limiti finali di accettabilità stabiliti nella tabella A allegata alla presente legge b) per gli insediamenti produttivi esistenti di cui al successivo articolo 5, all'osservanza, entro due anni dall'entrata in vigore della presente legge, dei limiti provvisori di accettabilità di cui all'allegata tabella B ed entro i successivi 6 anni dei limiti finali di accettabilità di cui alla allegata tabella A.
La tabella A può essere aggiornata con deliberazione proposta dalla Giunta Regionale ed approvata dal Consiglio.
Per il conseguimento dei limiti transitori e finali di accettabilità non è ammessa diluizione degli scarichi.
Chiunque scarica senza osservare i limiti di accettabilità di cui al presente articolo è soggetto, secondo le modalità previste nel successivo articolo 8 ad una sanzione pecuniaria amministrativa da L. 200.000 a L.
4.000.000.
Nessuno chiede la parola? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Hanno risposto sì 28 Consiglieri Si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 - Nuovi insediamenti produttivi (invariato) Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito Presenti e votanti 39 Consiglieri hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - Insediamenti produttivi esistenti (Nuovo testo) E' fatta salva la validità delle autorizzazioni allo scarico gia concesse, purché rispettino i limiti provvisori di accettabilità previsti dalla tabella B allegata alla presente legge.
Gli stabilimenti industriali, artigianali, zooagricoli, non contemplati nell'articolo precedente e non ancora in possesso della autorizzazione di cui al comma precedente, devono presentare, qualora non abbiano già provveduto, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge domanda al Presidente della Giunta Provinciale per ottenere la autorizzazione allo scarico, allegando una relazione contenente i dati sulla lavorazione praticata, la portata e la composizione dell'effluente allo scarico ed i loro limiti di variabilità.
Chiunque omette la presentazione della domanda di cui al comma precedente è soggetto, secondo le modalità previste nel successivo articolo 8 ad una sanzione pecuniaria amministrativa da L. 50.000 a L. 500.000.
In base ai rilievi, alle analisi ed al parere del Laboratorio Provinciale di Igiene e Profilassi, il Presidente della Giunta Provinciale concede l'autorizzazione allo scarico, di cui all'art. 2, se sono osservati i limiti provvisori di accettabilità di cui alla tabella B allegata alla presente legge: altrimenti richiede la presentazione, entro i successivi 60 giorni, da parte dei legali rappresentanti degli stabilimenti di cui sopra di impegno scritto a far entrare in funzione impianti di depurazione degli scarichi idonei a rispettare, entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, i limiti provvisori di accettabilità di cui alla allegata tabella B.
Chi non realizza gli impianti di depurazione entro i termini prescritti è soggetto, secondo le modalità previste nel successivo articolo 8, ad una sanzione pecuniaria amministrativa da L. 200.000 a L. 2.000.000.
Scaduti i termini prescritti per la realizzazione degli impianti, sarà applicabile, nei confronti di chi effettua scarichi privi di autorizzazione, una sanzione pecuniaria amministrativa da L. 200.000 a L.
2.000,000, secondo le modalità previste nel successivo articolo 8.
Nessuno chiede la parola? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 39 hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - Commissione Tecnica regionale - Composizione e funzioni (Nuovo testo) E' istituita presso la Regione una Commissione Tecnica regionale.
La Commissione dura in carica per l'intera legislatura in cui è stata nominata ed è composta: a) dall'Assessore regionale alla tutela dell'ambiente che la presiede o da un suo delegato b) da tre funzionari della Regione di cui uno medico dell'Ufficio del Medico Provinciale ed uno ingegnere dell'Ufficio del Genio Civile c) da cinque esperti designati dal Consiglio Regionale con voto limitato a tre d) da un esperto designato dall'Unione delle Province Piemontesi e) da un esperto designato dall'Unione Piemontese della Associazione Nazionale dei Comuni d'Italia f) da un esperto designato dall'Unione Regionale delle Camere di Commercio.
I membri di cui alle lettere c), d), e), f), devono essere prescelti fra gli esperti nelle materie chimiche o biologiche o di medicina igienistica o di ingegneria.
La Commissione Tecnica regionale: esprime i pareri di cui agli artt. 4 e 8 della presente legge coordina il censimento degli scarichi delle attività produttive, che dovrà essere effettuato entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge dalle Province, in collaborazione con i Comuni, e mantenuto costantemente aggiornato coordina, ai fini dell'applicazione della presente legge, l'attività ed i metodi tecnici dei Laboratori Provinciali di Igiene e Profilassi coordina i servizi di vigilanza, analisi e controllo di cui al successivo art. 7.
La Commissione potrà sentire i medici provinciali, gli ufficiali sanitari ed i direttori dei Laboratori Provinciali di Igiene e Profilassi di volta in volta interessati.
I membri della Commissione Tecnica regionale, all'atto della nomina dovranno dichiarare per iscritto di non avere rapporti di lavoro o di interesse diretti od indiretti con le aziende sottoposte alla legge in oggetto, con le loro associazioni industriali o di categoria e con industrie od enti che progettano, costruiscono ed installano impianti di depurazione.
Nessuno chiede la parola? Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: presenti e votanti 38 hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - Servizi di vigilanza, analisi, controllo (invariato) Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 38 hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 - Sanzioni (invariato).
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 37 hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 - Disposizioni finanziarie L'articolo è invariato Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 39 hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Metto in votazione la tabella allegato a) che è invariata.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 39 hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
La tabella allegato a) è approvata.
Metto in votazione la tabella b) "Limiti transitori di accettabilità degli scarichi".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 39 hanno risposto si 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
La tabella b) è approvata. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ce ne sono? Nessuna.
Passiamo alla votazione dell'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti 39 hanno risposto sì 27 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri.
Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Approvazione Statuto della Comunità montana Valli Alto Tanaro, Mongia e Cevetta


PRESIDENTE

"Approvazione Statuto della Comunità montana Valli Alto Tanaro, Mongia e Cevetta".
La parola al Consigliere Visone.



VISONE Carlo, relatore

Faccio solo presente che da parte di alcuni Comuni della Comunità vi sono stati dei ricorsi, però la Commissione ha ritenuto di non accettarli in quanto non di sua competenza e pertanto, visto che lo Statuto risponde ai requisiti di legge, ne propone l'approvazione.



PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna" viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n.
17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità Montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto approvato in data 9/6/1974 dalla Comunità Montana Valli Tanaro, Mongia e Cevetta e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Comunità Montana Valli Tanaro, Mongia e Cevetta.
Metto in votazione, per alzata di mano, lo Statuto della Comunità montana Valli Alto Tanaro, Mongia e Cevetta.
E' approvato all'unanimità.
Diamo ora lettura delle interrogazioni pervenute.


Argomento:

Interrogazioni (annuncio)


FRANZI Piero, Segretario

Interrogazione relativa alla nomina dell'Assessore Chiabrando a Segretario provinciale della D.C. firmata dai Consiglieri Berti, Rivalta Sanlorenzo.
Interrogazione relativa alla revoca delle concessioni di estrazioni dei Consiglieri Bono e Rivalta.



PRESIDENTE

Prima di chiudere la seduta ricordo che alle ore 17 è convocata l'VIII Commissione per approvare la relazione da presentare domani alla riunione delle Regioni, nella sede di via M. Vittoria 18.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,15)



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