Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.255 del 17/09/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


FASSINO GIUSEPPE


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La seduta è aperta.
Si dovrebbe procedere alla votazione sui documenti che sono pervenuti dal Gruppo comunista, uno sulle tariffe dei trasporti di competenza regionale e un secondo riferentesi complessivamente ai tre argomenti all'ordine del giorno: occupazione, situazione prezzi e tariffe, ma poich è in corso di redazione un documento della Giunta, proporrei di sospendere per un po' di tempo la votazione sul punto quarto dell'ordine del giorno e di passare ai punti successivi, salvo ritornare sul punto quarto quando il documento sarà pronto, se il Consiglio concorda.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, sulla scia delle ipotesi che già il Presidente Sanlorenzo aveva formulato questa mattina e riferendomi alla sua presa d'atto della situazione, vorrei sollecitare dalla cortesia dei colleghi il consenso all'inversione dell'ordine del giorno per consentire che il documento, ormai redatto, venga battuto a macchina e sottoposto all'attenzione del Consiglio, anche per avere il tempo di confrontare, al fine di conclusioni più unitarie possibile, le proposte che vengono formulate da ogni Gruppo e dalla Giunta.
Proporrei di passare al punto ottavo che riguarda gli insediamenti universitari, in modo da poter utilizzare questo tempo per la definizione di quest'altro aspetto, per poi passare alle dichiarazioni di voto e alla votazione sul punto quarto in maniera non precipitosa e più produttiva possibile.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Qualcuno intende intervenire sulla proposta del Consigliere Bianchi? Se nessuno chiede la parola, secondo la proposta del Consigliere Bianchi aprirei la discussione sul punto ottavo dell'ordine del giorno, in attesa della redazione del documento che sarà messo successivamente in votazione.


Argomento: Università

Parere in ordine alle nuove istituzioni e al riconoscimento di libere Università in Piemonte


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Parere in ordine alle nuove istituzioni e al riconoscimento di libere Università, ai sensi dell'art. 10 del D.L. 1.10.1973 n. 580, convertito con modificazioni nella legge 30.11.1973 n. 766.
La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Io chiedo la parola per svolgere la relazione dell'Intercommissione che, come lei sa Presidente, è stata consegnata regolarmente all'Ufficio di Presidenza, come è prescritto dalla procedura.
Ieri infatti l'Intercommissione, concludendo i suoi lavori alle ore 18 e qualche minuto, mi ha incaricato di stendere la relazione definitiva sul problema che è oggetto della discussione.
E passo senz'altro alla lettura della relazione che stanotte ho stilato e che ha riassunto sinteticamente il procedimento dell'Intercommissione con il supporto dello studio dell'IRES, PARTE I.
Signor Presidente, Colleghi Consiglieri Il 12 ottobre 1972, il Consiglio Regionale approvava un ordine del giorno con il quale individuava nell'istituzione di nuove università in Piemonte, una delle condizioni necessarie per determinare un processo di riqualificazione dell'università in Piemonte e distribuirne il servizio equilibratamente nel territorio. In particolare, il Consiglio Regionale indicava negli assi Novara-Vercelli e Alessandria-Asti le direttrici sulle quali sarebbero dovute sorgere le nuove università Il Consiglio Regionale decideva, altresì, di affidare alle Commissioni I, II, III l'incarico di studiare il problema e di fare proposte al Consiglio Regionale.
Le tre Commissioni suddette, a loro volta, decidevano di formare una Commissione rispecchiante, nel numero e nelle rappresentanze dei Gruppi consiliari, la composizione delle tre commissioni stesse: per tale sua caratteristica essa veniva denominata, appunto, Intercommissione del Consiglio Regionale per i problemi dell'Università.
L'Intercommissione si insediava il 23 gennaio 1973.
Nella seconda riunione, del 30 gennaio 1973, l'Intercommissione esaminava, in prima approssimazione, l'impostazione della ricerca ed i rapporti da avviare con il mondo universitario e gli Enti locali.
Dopo diverse altre riunioni, il 5 marzo 1973, l'Intercommissione deliberava di proporre all'Ufficio di Presidenza del Consiglio, di affidare all'IRES "l'espletamento di ricerche in ordine a: 1) conoscenza delle caratteristiche attuali del fenomeno universitario in Piemonte: entità e modalità della scolarizzazione, riferite alle facoltà e indirizzi di studio, ai centri universitari frequentati, alle località di residenza degli allievi 2) ipotesi di sviluppo della scolarizzazione, entro un convenuto termine temporale (10-15 anni). (In relazione alle ipotesi di sviluppo socio-demografico della Regione, ed all'evoluzione dei fattori didattico culturali, ecc.).".
L'accordo tra Ufficio di Presidenza del Consiglio, IRES Intercommissione si perfezionava nel giugno 1973, dovendosi, ovviamente precisare i metodi di indagine. Prendeva, così, il via lo studio che l'IRES avrebbe concluso nel luglio 1974.
Intanto, il 21 maggio 1973, l'Intercommissione presentava al Consiglio Regionale una prima relazione (relatore il Consigliere Conti) sulla propria attività, nella quale venivano, tra l'altro, evidenziati nuovi problemi rispetto all' ottobre 1972, emersi, appunto, nel corso dei lavori dell'Intercommissione. Oltre ai problemi delle Facoltà di Agraria e Veterinaria e del Sistema Regionale di Informazione, il Consiglio riprendeva il tema delle nuove università, per il quale l'ordine del giorno conclusivo del dibattito recava testualmente: "Il C.R.P. riafferma che la strutturazione delle istituzioni universitarie torinesi deve prioritariamente attuarsi nel tessuto urbano dell'area torinese e che la realizzazione di nuove università in Piemonte è prioritaria rispetto ad un'eventuale seconda università torinese".
Non si ritiene di dovere ripetere in questa relazione il richiamo a documenti, incontri, consultazioni, perché tutto è stato diligentemente ed esaurientemente esposto, oltre che nella suddetta relazione Conti del 21 maggio, nelle successive relazioni dell'Intercommissione sui problemi del sistema regionale di informazione e sul trasferimento delle Facoltà di Agraria e di Veterinaria (relatore Conti), che il Consiglio Regionale ha approvato in tempi successivi. Con questo voglio dire che il Consiglio Regionale, ha gia affrontato in altre occasioni il problema dell'Università, quattro con la seduta del 12.10 72, quindi l'informazione è stata più che completa ed esauriente e il quesito è visto in tutti i suoi aspetti.
Intanto, il Governo emanava il Decreto Legge 1° ottobre 1973, n. 580 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 255 del 2.10.1973, convertito nella legge 30.11.1973, n. 766 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 1.12.1973.
Con tale decreto legge, all'art. 10 veniva stabilito: "Le denominazioni di università, ateneo, politecnico, istituto di istruzione universitaria, possono essere usate soltanto dalle università statali e da quelle non statali riconosciute per rilasciare titoli aventi valore legale a norma delle disposizioni di legge.
Entro un anno dall'entrata in vigore del presente provvedimento, il Governo presenterà al Parlamento uno o più disegni di legge per l'istituzione di nuove sedi universitarie, tenuto conto: a) delle osservazioni del CIPE, relative alle esigenze prioritarie delle regioni che sono prive di istituzioni universitarie; alla popolazione scolastica nella scuola secondaria nelle varie regioni, al sovraffollamento di università esistenti e alle zone di provenienza dei relativi studenti nonché ai criteri generali di pianificazione economica e territoriale b) dei pareri delle regioni interessate sulla localizzazione delle nuove sedi universitarie e sui corsi di laurea ritenuti particolarmente utili ai fini dello sviluppo regionale.
I disegni di legge di cui al 2° comma del presente articolo prevederanno anche l'istituzione di nuove facoltà presso sedi già esistenti. Fino all'entrata in vigore delle leggi di cui ai commi precedenti il divieto contenuto nell'art. 2 della legge 30 novembre 1970 n. 924, si estende alla istituzione o al riconoscimento di nuove facoltà.
E' vietata altresì l'istituzione, da parte delle università e delle facoltà, di nuovi corsi di insegnamento o di nuovi corsi di laurea distaccati in sede diversa da quella dell'ateneo. Ogni università pu disporre di laboratori e di centri di ricerca anche in località diverse quando ciò sia richiesto da fini di ricerca scientifica.
E' altresì vietata la costituzione nell'ambito delle facoltà di nuovi istituti monocattedra".
E, all'art. 15, veniva stabilito: "Il presente decreto entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.".
L'emanazione del provvedimento introduceva due importanti novità: il riconoscimento alle Regioni di un ruolo nel processo decisionale della programmazione universitaria e la fissazione di una scadenza massima per il Governo al fine della presentazione al Parlamento di uno o più disegni di legge per l'istituzione di nuove sedi universitarie.
Per il combinato disposto del 1° comma dell'art. 10 e del 1° comma dell'art. 15 del Decreto Legge n. 580 del 10.10.1973, la scadenza di legge per il Governo, è il 1° ottobre 1974.
Sembra ovvio, allora, che il parere della Regione debba pervenire al Governo, e, per esso, al Ministro della Pubblica Istruzione (che ne ha fatto formale richiesta al Presidente della Giunta Regionale, il quale ne ha dato comunicazione al Consiglio Regionale), entro un termine che consenta al Governo di inserire nel disegno di legge le richieste piemontesi.
Per l'iniziativa dell'ottobre 1972, fortunatamente la Regione Piemonte è venuta a trovarsi, in questo caso, nella condizione di potere disporre di elementi di valutazione che tengono conto del problema in tutte le connessioni che il Decreto Legge n. 580 prevede: popolazione scolastica sovraffollamento universitario, criteri di pianificazione economica e territoriale, provenienza degli studenti, e ciò ai fini della localizzazione delle nuove università e relativi corsi di laurea.
Le precedenti relazioni presentate al Consiglio Regionale (dotate di allegati concernenti dati statistici sull'università e sul politecnico di Torino), lo studio specifico condotto dall'IRES, di cui si allega la parte conclusiva riassuntiva dello studio stesso, i dibattiti condotti sul piano regionale di sviluppo, consentono di proporre al Consiglio Regionale precise e motivate determinazioni che sciolgono l'indeterminatezza inevitabile dell'ordine del giorno dell'ottobre 1972.
Il parere della Giunta, previsto dall'ordine del giorno del 21 maggio 1973, è stato esposto verbalmente dal Presidente della Giunta Regionale nella riunione dell'Intercommissione, ieri 16 settembre. Sarà, dunque, la Giunta stessa che farà conoscere la sua posizione direttamente al Consiglio Regionale.
Sintetizzate le premesse formali e operative, passiamo alla esposizione delle proposte e relative motivazioni.



PARTE II

Lo studio dell'IRES parte da alcune ipotesi di fondo che sono state ampiamente discusse, verificate ed accolte nell'Intercommissione.
La prima ipotesi è che la programmazione dei centri universitari deve essere coerente con le finalità della programmazione regionale. La prima di tali finalità è che lo sviluppo deve essere diffuso sull'intero territorio: per questo, da un lato, la previsione della popolazione è stata fatta sotto il vincolo della riduzione dei movimenti migratori dall'esterno della Regione e sotto il vincolo della ripresa socio-economica delle aree economicamente marginali della Regione; e, dall'altro lato, il risultato ottenuto è quello che consente, nel campo specifico (cioè, della programmazione delle sedi universitarie), di recare il maggior contributo alla finalità della diffusione dello sviluppo sull'intero territorio: infatti, il metodo matematico della programmazione lineare, adoperato dall'IRES, ha consentito di individuare il sistema di centri che permette più di ogni altro, a parità del numero dei centri, di rendere massima l'accessibilità (sociologica, economica e fisica) complessiva dall'intero territorio regionale.
La seconda ipotesi è che i centri universitari devono essere completi (tutte o quasi tutte le facoltà, tutti i dipartimenti), perché solo così si può evitare il pericolo di creare università di serie B accanto all'università di serie A (quella di Torino): se così non si facesse e si creassero università di serie B, si introdurrebbero ulteriori squilibri nella Regione (contro la finalità di creare quanto più uguali condizioni sociali nella Regione).
La terza ipotesi è che i centri universitari devono essere compatti (cioè, gli elementi di ciascun centro devono essere assai prossimi tra loro), allo scopo di rendere reale il diritto riconosciuto agli studenti di darsi dei curriculum individualizzati, assumendo discipline anche da facoltà diverse da quella cui sono iscritti; e, d'altra parte, la ricerca è interdisciplinare, e quindi anche la ricerca ha bisogno di università compatte, per potersi adeguatamente sviluppare. E' superfluo qui ricordare tutta l'impostazione, l'orientamento, i principi di unità fra didattica e ricerca che si danno per scontati, come ho detto prima, ma che sono richiamati anche con queste affermazioni.
Rinunciare anche ad una soltanto di queste ipotesi significa rinunciare ad una finalità della programmazione regionale che abbiamo sempre affermato: quella della creazione di quanto più prossime condizioni di vita civile e di sviluppo sull'intero territorio.
Un'altra ipotesi è quella di evitare che la dimensione dei centri universitari scenda al di sotto di un certo livello, che renderebbe l'investimento non economico e, per lo scarso scambio tra i troppo pochi docenti e i troppo pochi studenti, farebbe ineluttabilmente diventare l'università di serie B; come pure, di evitare che la dimensione dei centri universitari salga al di sopra di un certo livello, che, rendendo l'università elefantiaca, provocherebbe fenomeni di congestione.
Infine, aver guardato ai centri universitari nel modo detto ha consentito di porre le basi affinché il sistema dei centri universitari sia il più vivo ed efficiente: infatti, la ricchezza di un sistema richiede fra l'altro, che gli elementi del sistema siano tutti di livello elevato a tutti il più possibile articolati.
Avendo poste le indicate ipotesi, si è individuato il sistema di centri universitari ottimale al 1986 (cioè quell'arco temporale che era previsto appunto nell'ordine del giorno del 1973, 21 maggio e nell'affidamento dell'incarico all'IRES) e per un ragguardevole periodo dopo tale epoca.
Tale sistema prevede oltre l'esistente centro universitario di Torino: 1. l'esistenza, alla detta scadenza, dei centri universitari di Novara Alessandria, Savigliano 2. l'opportunità dell'articolazione del centro universitario di Torino in due istituzioni complete, allo scopo di evitare fenomeni di elefantiasi e di congestione; articolazione che, comunque, va subordinata all'introduzione degli altri tre centri universitari (allo scopo di spingere quanto più si può verso la diffusione dello sviluppo e di uguali condizioni di vita civile).
Modificando anche un elemento soltanto della soluzione indicata, la soluzione non è più ottimale: il suo costo sociale aumenta e qualche centro universitario rischia di non raggiungere più la dimensione che le consente di non essere università di serie B.
Inoltre, la sequenza di introduzione dei centri universitari ottimali prevede: 1. l'introduzione dei centri universitari di Novara e di Alessandria quanto prima possibile (esistono, già ora, le condizioni necessarie per la loro vita). Per introdurre un centro universitario occorre un certo numero di anni: per Novara e Alessandria, l'epoca 1976 per sottolineare la necessità di compiere il maggior sforzo allo scopo di accelerare quanto più è possibile i tempi 2. l'introduzione del centro universitario di Savigliano nel 1982.
A proposito di quest'ultimo insediamento, però, l'IRES stesso prospetta l'opportunità di anticiparne l'attuazione.
L'Intercommissione è del parere che la sede di Savigliano debba sorgere contemporaneamente a quelle di Novara e Alessandria, sia per la diffusione del servizio in un'area che gravita fortemente su Torino, sia per i suoi effetti decongestionanti sul polo universitario torinese. Infatti, la introduzione del centro universitario di Savigliano, secondo le previsioni dell'IRES, avrebbe l'effetto di sottrarre a Torino 7.500 studenti (il che non accadrebbe in questa misura con un'altra ubicazione cuneese, oltre ai maggiori oneri che comporterebbe).
Inoltre questo insediamento eviterebbe il rischio di dimensionare i due centri universitari torinesi per oltre 47 mila studenti, lasciando una parte degli investimenti inutilizzati.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Il Consigliere Besate ha fatto la relazione a nome dell'Intercommissione, di cui è Presidente.
Si apre ora il dibattito.
I Consiglieri che intendono intervenire sono pregati di iscriversi.



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Prego i signori in tribuna di non intervenire perché, come ho già ricordato la settimana scorsa, non è lecito che estranei intervengano nella discussione del Consiglio, possono ascoltare, ma lascino ai Consiglieri che rappresentano tutte le parti politiche e in ciascuno dei quali loro sono rappresentati, di intervenire quando è il momento opportuno.
Li prego di non costringermi a fare quello che non ho voglia n desiderio di fare.
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, quello di oggi è indubbiamente un importante nodo che dobbiamo sciogliere, almeno nelle linee fondamentali, avendo certamente ed opportunamente presente, nelle linee che sono fino a questo momento delineabili, il programma di sviluppo della Regione Piemonte. E a questo proposito, non per accademia, ma per riconoscere le difficoltà obiettive che si debbono superare, mi sembra non inopportuno sottolineare un aspetto difficoltoso per risolvere in termini concretamente positivi quella che è stata la delineazione e del imitazione della Regione Piemonte nel 1970 quando, dopo un lungo travaglio ed un lungo periodo di dormizione, le Regioni esplosero improvvisamente alla loro vita.
Era naturale, logico, vorrei dire persino giusto che al momento in cui le Regioni furono costituite ed indicate nella carta costituzionale, si avesse riguardo alla struttura storico-geografico-amministrativa della realtà regionale.
Se il legislatore nazionale del 1970, quando ha dato corso all'attuazione del principio costituzionale, avesse avvertito le profonde trasformazioni che si sono venute via via verificando in molte Regioni italiane, ma in modo peculiare in quella piemontese che da regione eminentemente agricola si è trasformata in regione eminentemente industriale e avesse avuto riguardo alle molteplici implicazioni delle varie ubicazioni di poli e di centri di sviluppo regionale piemontese probabilmente avrebbe dato una definizione della Regione Piemonte in maniera diversa, tenendo conto di certe propensioni logiche, naturali di una quota cospicua del novarese verso la Lombardia, di altrettante quote di Cuneese e dell'Alessandrino sulla Liguria; probabilmente avremmo avuto la strutturazione di una realtà regionale che avrebbe consentito di sgombrare nel terreno operativo, molte difficoltà che vengono portate innanzi, con una realtà che è quella che è, con la quale devono essere fatti i conti (non sempre è facile rientrare con i conti in quelle che sono le aspirazioni), vorrei dire in certo senso anche legittimo, di popolazioni o quanto meno aspettative di popolazioni.
Dobbiamo pertanto affrontare la situazione con il tessuto operativo che ci viene posto innanzi; questo implica una maggiore oculatezza per dare effettiva giustizia a tutti coloro i quali si sono trovati inseriti nella realtà geografica della Regione Piemonte avendo dei motivi di dissenso che ripeto, possono anche trovare ampia giustificazione.
La Giunta Regionale ha fatto questa considerazione proprio per trovare motivo di ulteriore impegno, alla ricerca di soluzioni ottimali da presentare al Ministro della Pubblica Istruzione rapidamente, in maniera che ne possa tener conto nella presentazione di un disegno di legge al Consiglio dei Ministri (attraverso ad una telefonata avuta con lui mi ha confermato la data del 23 di settembre per questo adempimento ministeriale) nei termini concreti.
Qual è la situazione della quale il Consiglio Regionale, la Intercommissione hanno tenuto conto e la Giunta ha considerato attentamente nel momento in cui formulava delle proposte che attraverso al Presidente oggi sono alla considerazione del Consiglio per avere conforto (consenso o dissenso) circa la linea di operatività e di scelta responsabile che si propone di presentare al Ministro della Pubblica Istruzione? E' partito da questa premessa, e del resto anche nella relazione affrettata, ma completa che il Consigliere Besate ha presentato a nome dell'Intercommissione emerge questo dato di fatto che non può non essere tenuto in considerazione.
L'Università di Torino è stata sede e centro di contestazioni anche violente che, a prescindere dall'atteggiamento violento, hanno avuto un contenuto estremamente valido e positivo di denuncia di situazione che tutti, o molti di noi conoscevamo senza averla mai acquisita come momento propulsivo per trovarne la soluzione e determinare l'eliminazione.
L'Università di Torino non solo scoppia, ma è in realtà scoppiata Il Piemonte e una delle poche Regioni che abbia una sola Università, come superficie e come massa di popolazione è tra le più grandi delle regioni italiane: si pensi ad una popolazione di quattro milioni e mezzo di abitanti e si ponga a questo dato, che può apparire semplicemente di censimento di popolazione, l'altro di notevolissimo rilievo della facoltà di accesso all'Università di una più larga quantità di quella che era una volta la popolazione scolastica attraverso al concetto ed al principio della liberalizzazione che indubbiamente trova tutti concordi, aderendo ad un principio fondamentale della libertà e del diritto allo studio e della possibilità che anche coloro i quali non sono dotati di un censo apprezzabile possano entrare all'Università, dato di fatto che anche lo studio dell'IRES, che anche lo studio di Piemonte Italia che ha accompagnato quasi coevamente la elaborazione del testo dell'IRES non hanno mancato di tenere in considerazione, ma che il Consiglio Regionale, a sommesso avviso della Giunta, deve considerare attentamente anche oggi per verificare se il dato previsto di una popolazione scolastica al 1980 di circa 80.000 studenti (numero indicato quasi identicamente dai due studi IRES e dallo studio Piemonte Italia) trovi ancora una sua realizzazione concreta.
Al 1980, per le particolari condizioni socio-economiche nelle quali noi viviamo, per le delusioni che in grande misura incominciano a derivare a molti di quelli che, valendosi del sacrosanto principio della liberalizzazione dello studio, hanno frequentato l'Università e trovano adesso abbastanza difficile e delicato trovare una collocazione, si correrà il rischio di una disoccupazione intellettuale, cosa che merita di essere attentamente considerata per le implicazioni gravi, se non più gravi di quelle della disoccupazione della manodopera manuale, tanto da considerarsi ad un certo momento se effettivamente il problema deve essere posto ancora e risolto nella linea indicativa di una popolazione scolastica di 80,000 unita alla quale dare assetto nelle Università.
Ma quando anche, come già nel riferimento fatto ieri nella riunione dell'Intercommissione dai rappresentanti dell'IRES che vi hanno partecipato, il tetto di 80.000 dovesse scendere a 70.000, o a 60.000 come pure è stato ipotizzato da taluno che si occupa di questi studi, i termini sostanziali della questione universitaria del Piemonte non si modificherebbero e non si modificherebbe sotto questo profilo: tutti concordiamo nel ritenere che la popolazione ideale di frequentazione di una Università deve stare tra i termini degli 8/9.000 studenti, e i 14/15.000 studenti, quando anche pertanto la popolazione scolastica fosse destinata per un complesso di circostanze, a scendere dall'ipotesi di 80.000 fatta dall'IRES, a 60.000, sempre vi sarebbe l'esigenza alla quale noi dobbiamo far fronte, prospettando per quanto di nostra competenza al Governo centrale la situazione, con l'istituzione di quattro Università, tenendo conto naturalmente dell'esistenza dell'ateneo torinese.
La popolazione del solo centro universitario localizzato oggi a Torino dà una cifra di 44.114 iscritti al 1972 (non è stato possibile avere il dato preciso per il 1973) contro una popolazione scolastica regionale che a quella data era quasi di 52.000 unità. Questi insedia menti universitari per dimensione e localizzazioni, non sono certamente in grado di soddisfare la comanda di istruzione universitaria di una regione come il Piemonte che come ho detto, ha una popolazione di quattro milioni e mezzo di abitanti ed ha una superficie - cosa da tenere in conto anche per il fenomeno della pendolarità e quindi dell'accesso alle sedi universitarie - di ben 25.000 Kmq.
All'Università di Torino, ha considerato la Giunta (e quando diciamo in questi termini Università intendiamo inglobare anche il Politecnico di Torino) affluiscono anche diverse migliaia di studenti che provengono da altre regioni oltre che dal Piemonte, per cui già attualmente il divario tra la popolazione universitaria piemontese e gli iscritti all'Università ed al Politecnico, supera le 10.000 unità, vuol dire dunque che dall'esterno della Regione affluiscono, in quantità notevole, studenti che accedono agli atenei torinesi La Giunta ha considerato in modo particolare (e lo ha fatto anche l'Intercommissione) la distanza notevole che esiste tra Torino e diverse aree della regione, distanza che finisce per indurre gli studenti delle aree periferiche alla ricerca di una diversa soddisfazione delle loro esigenze di studio e pertanto la scelta e la frequentazione di altre Università ed in modo particolare dell'Università di Milano, di Pavia e di Genova. Il che contribuisce da una parte anche all'ingolfamento di quei centri universitari che soffrono dello stesso male di cui soffre l'Università di Torino.
L'Università di Torino, oltre a non potere adempiere alle sue funzioni nei confronti della popolazione scolastica dei 44.000 che probabilmente sono diventati 45.000 nel '73, si trova anche (non spetta a me e non avrei in questo momento neanche la possibilità di cercare eventuali responsabilità in questa direzione) a non poter disporre di strutture edilizie, didattiche, di ricerca adeguate al numero attuale di iscritti tanto meno quindi è da prospettarsi che tutto questo si realizzi nell'arco di tempo che non è di uno o due anni, necessari per la soluzione del problema universitario.
La Giunta a questo proposito è ferma nel concetto di ritenere che debba parlarsi correttamente di sistema universitario piemontese, non nel senso che debba esserci una specie di casa madre nell'Università di Torino, ma che i vari istituti, le varie realtà universitarie abbiano tra di loro un'interrelazione di discorso comune, in maniera che vi sia la possibilità di un arricchimento dell'esperienza, degli strumenti, dei mezzi, fino ad arrivare agli scambi, che è opportuno ci siano nell'ambito di ciascuna Università, ma che può essere opportuno vi siano anche a livello di più di una Università.
Fatta questa dichiarazione di carattere generale, la Giunta è scesa alla disamina, avvalendosi degli studi dell'IRES, di Piemonte Italia, di quanto è stato più di una volta riferito in questo stesso Consiglio da parte dell'Intercommissione (alla quale rivolgo un ringraziamento non soltanto a titolo personale, ma a nome della Giunta per l'elaborazione che ha fatto, nei limiti, delle sue competenze, altissime, per illustrare al Consiglio, come ebbe occasione di fare due volte, sollecitando al Consiglio anche l'espressione di voti che sono tenuti in considerazione nel momento finale dell'impegno di questa sera). Abbiamo voluto scendere, dicevo, ai particolari che sono indispensabili per giungere ad una specie di prima scelta indicativa da proporre all'attenzione e alla considerazione del Ministro competente. Abbiamo così potuto rappresentarci questa realtà: la popolazione universitaria piemontese, nel 1974 può essere ripartita così per grandi aree territoriali: l'area torinese, che può considerarsi corrispondente pressoché a tutta la provincia di Torino, 32.650 unità; area del Piemonte nord-orientale, corrispondente al territorio delle province di Novara e Vercelli, 10.150 unità; area del Piemonte sud-orientale (province di Alessandria e di Asti) 8.500 unità; area del Piemonte sud-occidentale (provincia di Cuneo e parte meridionale della provincia di Torino) 6,700 unità.
Per il 1980, sulla base degli studi svolti dall'IRES, si possono fare queste previsioni: l'area torinese sale da 32.600 a 37.800 unità; l'area del Piemonte sud-orientale sale a 9.700; l'area del Piemonte sud occidentale a 7.800 unità.
Questi dati, che hanno delle piccole differenziazioni rispetto alla popolazione accertata nel 1974, sono fatte evidentemente come motivo previsionale alla data del 1980.
Essendosi convenuto dalla Giunta sul principio più volte portato innanzi anche nelle discussioni del Consiglio Regionale, e cioè che le dimensioni ottimali per un insediamento universitario possono configurarsi tra una soglia minima intorno al 7.000/10.000 studenti ed una massima di 20.000/25.000, ricava conforto da questo dato di carattere generale, che tre Università, al di fuori della sede metropolitana torinese, hanno una quantità di studenti capaci di attivare la realizzazione dell'Università.
Che cosa soddisfa l'area torinese universitaria rispetto alle esigenze di studenti delle aree piemontesi? La domanda universitaria è soddisfatta prevalentemente dalla popolazione espressa dalle aree di Torino e del Piemonte sud-occidentale, mentre la misura è nettamente inferiore, come soddisfazione, a quella proveniente dalle altre aree della Regione.
Le esigenze, anche di programmazione oltre che di servizio scolastico universitario, con tutte le implicazioni che l'insediamento di Università porta anche nello sviluppo del mondo della cultura e nella crescita di altre scuole, l'istituzione di due sedi universitarie, una nel Piemonte nord-orientale e una nel Piemonte sud-orientale, risponde senza alcun dubbio alle esigenze di quelle aree, ma soltanto in misura abbastanza limitata può ridurre il grado di congestione del Piemonte sud-occidentale oltre ad assorbire la domanda espressa dalla provincia di Cuneo, che pu costituire un'alternativa per una quota della popolazione universitaria dell'area torinese, riducendo in tal modo, in misura consistente, il numero degli iscritti all'Università di Torino per la quale altrimenti si porrebbe già a breve il problema di un suo sdoppiamento.
Vi è stato un momento, nella valutazione politica del problema, in cui si parlo di una soddisfazione di questa esigenza dell'area torinese, del capoluogo torinese, come terza Università da realizzarsi dopo che si fosse verificata la creazione delle due Università Piemonte sud-orientale e nord orientale. L'ulteriore disamina della situazione, ha convinto invece che il problema del raddoppio eventuale dell'Università torinese deve cedere il passo, sicuramente, alla realizzazione di un'altra Università che deve trovare il suo insediamento nell'area del Piemonte (provincia di Cuneo, per esprimerci in termini apertamente conoscitivi).
Abbiamo considerato in Giunta che gli orientamenti della programmazione regionale, quanto a sviluppo socio-economico e ad assetto territoriale del Piemonte, sono rivolti a diminuire il grado di polarizzazione del polo torinese ed a potenziare gli altri poli esistenti nella Regione per raggiungere una più equilibrata configurazione del tessuto sociale economico e territoriale della Regione stessa. E certamente l'insediamento universitario, in sé e per sé, oggettivamente, ma per le implicazioni che trascina e porta con sé, è una delle componenti che possono aiutare questo momento di diversa polarizzazione dal polo torinese agli altri poli.
La Giunta ha ritenuto che questo riequilibrio delle dinamiche di sviluppo comporti un'adeguata organizzazione e localizzazione non soltanto delle strutture produttive, ma anche di tutti i servizi di maggiore rilievo per la comunità regionale, quali sono gli istituti di istruzione universitaria in modo preminente.
Al Presidente della Giunta Regionale come è stato ricordato nella relazione del Presidente dell'Intercommissione - in data 23 marzo 1974 è pervenuta una specifica richiesta, da parte dell'Onorevole Ministro alla Pubblica Istruzione, richiesta che induce a tener conto: delle osservazioni di carattere generale quali sono espresse dal CIPE; dei pareri delle Regioni che sono in qualche maniera con un diritto di priorità perch carenti, allo stato attuale, di istituti universitari; dei pareri delle Regioni che sono interessate alla localizzazione delle nuove sedi universitarie e ai corsi di laurea ritenuti particolarmente utili ai fini dello sviluppo regionale e ad esprimere un proprio parere. La Giunta ritiene che il parere, nei termini che verranno espressi, debba trovare l'assenso, il dissenso critico, la valutazione comunque da parte del Consiglio Regionale; la Giunta Regionale è impegnata alla espressione di questo parere nei termini che non possono lasciarsi decadere se non assumendo una grossa responsabilità, avendo ben presente che la richiesta del Ministro attiene non tanto già in questo primo momento di approccio la ubicazione delle Università, ma, come è scritto in termini chiarissimi, la localizzazione delle nuove sedi universitarie.
Ma la lettera del Ministro, evidentemente, non si accontenta di rivolgere questa richiesta al Presidente della Regione, alla Giunta Regionale, al Consiglio al quale la Giunta riferisce per avere conforto nelle linee indicative che proporrà, chiede altre cose, per rispondere alle quali è assolutamente indispensabile un ulteriore approfondimento reso difficile dalla situazione contingente nella quale ci troviamo attualmente cioè si chiede che vengano indicate le facoltà e i corsi di laurea delle erigende nuove istituzioni, con particolare riguardo ai corsi di laurea ritenuti di preminente interesse ai fini dello sviluppo regionale. E noi qui siamo ancora carenti delle indicazioni precise per potere avvicinarci con la proposta ad una valutazione realistica del problema. Vero è che nello studio "Università in Piemonte" vi è stata una ricerca per stabilire quali siano le vocazioni preferenziali degli studenti della provincia di Cuneo rispetto agli studenti della provincia di Alessandria, rispetto a quelli della provincia di Vercelli e a quelli della provincia di Novara per cui si sente che vi è in una zona una propensione alla facoltà di lettere, in un'altra a quella di giurisprudenza, in una terza a quella delle scienze esatte e fisiche, ma questa prima embrionale indicazione deve essere ulteriormente approfondita perché la Giunta, sentito nuovamente il Consiglio, possa rispondere in termini concreti, giacché realisticamente dobbiamo renderci conto che non è possibile chiedere che si istituiscano contemporaneamente, come la Giunta ritiene che debba farsi, queste tre Università; non è possibile credere, sperare, osare di chiedere che fin da adesso tutte le Università sorgano con tutte le facoltà. Evidentemente quello studio che dovrà essere compiuto dirà che l'Università del Piemonte sud-orientale dovrà avere queste tre facoltà immediatamente, salvo il perfezionamento nel corso del tempo, che l'altra Università del Piemonte nord-orientale deve avere queste tre o quattro facoltà perché la vocazione di quella zona è piuttosto questa e che la zona del cuneese deve avere quest'altra indicazione. Ma non si accontenta il Ministro di avere queste indicazioni gia molto impegnate, egli chiede che si dica chiaramente se si ritiene di aggiungere alle sedi esistenti, sempre nell'interesse dello sviluppo regionale, qualche facoltà Vi sono pure delle istanze dell'ateneo torinese in questa direzione; noi dobbiamo approfondire questa disamina e probabilmente arrivare alla conclusione che in questo momento almeno, salvo verificare successivamente ancora questa esigenza, per l'ateneo esistente non è da prevedersi l'istituzione di altre facoltà, anche perché siamo riusciti (le operazioni concrete sono in corso di elaborazione) a risolvere il grosso problema delle facoltà di scienze e della facoltà di agricoltura con lo stabilimento ubicato nella zona di Stupinigi. Non so a quale punto sia il lavoro che l'Università conduce con l'Ordine Mauriziano, noi siamo disponibili sempre ad aiutare, a favorire in tutti i modi, ma indubbiamente quella soluzione si è trovata.
Istituzioni universitarie esistenti di fatto nel proprio territorio.
Qui il discorso diventa un po' delicato per l'interpretazione da darsi alla espressione "istituzioni universitarie" e in relazione a talune iniziative che sono venute avanti in un certo senso sotto una spinta autonoma, quasi con il proposito di collocare delle ipoteche per quella che avrebbe dovuto essere poi la soluzione.
Localizzazione delle nuove sedi (è il penultimo punto di richiesta) indicando le zone ritenute maggiormente rispondenti alle esigenze della pianificazione territoriale, l'effettiva disponibilità dei terreni, con la previsione che lo Stato si appresti a costruire le nuove sedi universitarie. E a proposito di questo vorrei dire che la Giunta ha concordato sul principio che la soluzione ottimale sarebbe quella che appunto si costruissero nuove sedi universitarie per farle tali da poter soddisfare le esigenze dell'Università 1974, che molto difficilmente potrebbero trovare collocazione in vecchi castelli, in vecchie costruzioni in seminari oggi non più frequentati, in scuole che sono state costruite e non vengono utilizzate. Comunque occorre l'indagine relativa all'accertamento della disponibilità dei terreni (e tutti loro hanno grande sensibilità per quest'altra espressione della richiesta del Ministro) ed agli strumenti urbanistici esistenti o di immediata possibile realizzazione: non è sufficiente collocare sulla carta topografica del Piemonte l'Università qui, qui e qui, questo risponde ad una soluzione empirica che non tiene conto di tutte le esigenze sottostanti. E' certo che quella è una scelta politica, è certo che se mancano queste condizioni dovranno essere create, ma lo dovranno essere non aderendo a quella che è la sollecitazione ministeriale che parla di "immediata possibile realizzazione".
Priorità degli interventi da adottare.
E queste sono le varie richieste fatte in termini cronologici dal Ministro il quale, in questa lettera, nel congedarsi dal Presidente della Giunta Regionale del Piemonte (penso che la lettera sia uguale a quella inviata agli altri Presidenti) precisa (vorrei rispettosamente sollecitare l'attenzione dei Consiglieri): "Con l'occasione questo Ministero gradirebbe avere ogni utile ragguaglio sulla possibilità da parte di Enti locali o di privati, da riunire eventualmente in consorzio ai sensi degli artt. 60 e 61 del Testo Unico della legge 31.8.1933, di concorrere alla realizzazione delle iniziative di cui sopra, sia mediante contribuzione finanziaria, sia mediante concessioni di aree e di edifici idonei".
Di talché la Giunta ha ritenuto che la complessità della materia esiga un ulteriore molto rapido approfondimento, con l'acquisizione che si propone di fare di tutti gli elementi conoscitivi che sono richiesti, per dare supporto alla soluzione di scelta di localizzazione delle Università.
Ecco perché, valutando anche quella che è stata la presa di posizione di esponenti della vita pubblica del Cuneese in un incontro per verità promosso privatisticamente, ma con la presenza anche di colleghi Consiglieri regionali, si è tenuto presente che la soluzione dell'Università nella zona cuneese è postulata, è richiesta, è voluta, è sollecitata dal Cuneese e che i cuneesi hanno dato e stanno dando prova di buon senso veramente piemontese non creando delle faide di paese, delle lotte di campanile - anche se Mondovì ha una sua vocazione particolare perché è stata nel passato centro di studi universitari ed è la seconda Università piemontese del 1500, così come la prima Università del Piemonte risale nientemeno che al 1228 ed è quella di Vercelli quando lo studio patavino venne chiuso a Padova e venne trasferito in quella città insistendo invece che la soluzione fosse di indicare per intanto quella come una delle tre zone che debbono portare avanti coevamente il discorso universitario.
Ed è in considerazione di questo che la Giunta Regionale, dopo di aver sentita la relazione di oggi del Presidente dell'Intercommissione, avuto presente il voto del Consiglio Regionale del 12.12.'72 che è fondamentale per le prese di posizione che dobbiamo fare, ritiene: 1) di dover indicare al Ministero della Pubblica Istruzione l'istituzione di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud orientale, infine di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud occidentale, convinta che con questa indicazione si risolve il problema di fondo dello sfoltimento dell'Università torinese e si creano delle Università che hanno capacità funzionali 2) di segnalare l'opportunità che la strutturazione di queste sedi universitarie, nella sua tipologia, sia idonea a garantire la loro completezza, le esigenze proprie della prospettiva dipartimentale e della liberalizzazione dei curriculum di studio e ad offrire al tempo stesso la più ampia articolazione possibile per minimizzare la pendolarità universitaria.
A questo punto devo dare ragione ai colleghi del Consiglio del perch la Giunta abbia ritenuto e ritenga di dare questa prima risposta tempestivamente, entro il 23 settembre, riservandosi in proposito un'ulteriore quanto più sollecita possibile indicazione e tenga conto di un'esigenza (della quale parlo subito) e delle altre esigenze a cui ho fatto riferimento, come richiesta da parte del Ministro della Pubblica Istruzione.
Dicevo che devo dare conto al Consiglio del perché la Giunta, tenendo presente la situazione reale, concreta, politica della vita del nostro Paese, mentre non ha esitazioni, anche per la composizione omogenea che non crea dei motivi di ulteriore esigenza di approfondimento, ricerca, studio consultazione, di indicare con Alessandria, fin da questo momento, non soltanto la localizzazione, ma addirittura l'ubicazione universitaria, si riserva la pronuncia sulla ubicazione per le altre due Università a dopo che siano perfezionati ulteriori incontri e sentite più da vicino le realtà politiche operanti in quella zona.
Tutto questo dovrà avvenire in termini relativamente brevi - tutti facciamo della politica, tutti ci rendiamo conto che vi sono delle implicazioni di natura politica, che vi sono delle pressioni anche di natura politica - e la Giunta, così come obiettivamente si sente oggi di risolvere il problema nella linea indicata, altrettanto obiettivamente avuta l'acquisizione di questi dati e di questi elementi, in termine brevissimo ripresenterà al Consiglio Regionale la scelta di indicazione anche per la zona del Cuneese, anche per la zona delle province di Novara e Vercelli.
Vorrei prevenire addebiti che certamente ci saranno, non è questa una fuga in avanti, è una responsabile decisione che la Giunta ha assunto...



MINUCCI Adalberto

Semmai è una fuga indietro!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, non si usa dire "fuga indietro", la fuga perché abbia veramente significato politico, caro Minucci, è soltanto quella in avanti, nella quale voi siete maestri per la verità.



FABBRIS Pierina

Forse è stato l'ordine del giorno votato in precedenza la fuga in avanti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, lo legga, lo legga attentamente quello del 12 ottobre del '72, lo rilegga Consigliera Fabbris e vedrà che è perfettamente in linea con l'impostazione che la Giunta in questo momento dà. Comunque la Giunta ha le sue responsabilità e se le assume. Il problema è stato dibattuto e non viene allontanato, ma sarà risolto, mi auguro, in questo stesso mese di settembre, al massimo nella prima metà di ottobre, entro il 23 di questo mese la Giunta intende, sentito il Consiglio e con l'indicazione che il Consiglio vorrà dare di accettazione, di dissenso, anche disposta la Giunta a dire che le sue proposte hanno avuto in parte il consenso e in parte il dissenso, anche indicando l'entità di questo dissenso, ma intende dare la risposta. In quel torno di tempo ci riserviamo di completare questi primi indirizzi relativi: alle istituzioni di nuove Università, con la specifica indicazione in ordinanza al problema dei corsi di laurea per attivare nelle nuove sedi universitarie; alla disponibilità di terreni e di edifici già esistenti che possano essere utilizzati per i nuovi insediamenti.
Io sono un politico molto sui generis, non tengo mai nascosto niente e probabilmente sono un ingenuo, ma ho avuto occasione di incontrare i rappresentanti cittadini di Novara in quest'ultimo torno di tempo e la preoccupazione delle sedi ce l'hanno anche loro; vogliono l'Università, la postulano, la chiedono, ma hanno una larghezza di interpretazione visiva per cui, senza venir meno al concetto dell'Università Unibase, non scartano a priori la possibilità di una diversa soluzione del problema, senza scardinare l'unita universitaria, tenendo conto che per esempio Novara e Vercelli distano 18 Km (esattamente quella che può essere la distanza tra una sede universitaria di Torino collocata ad un capo della città, con la sede universitaria di Torino collocata ad un altro capo) ed hanno la grossa questione anche loro di reperire gli elementi fondamentali, terreni o edifici, per collocare l'Università.
E infine - problema dal quale certamente nessuno di loro si tiene lontano e al quale certamente è più vicino di tutti il Consigliere Nesi che sovente parla qui avendo presenti quelli che sono i problemi di natura finanziaria - il discorso deve essere completato per concorrere finanziariamente alla costruzione di queste Università. Saremmo degli ingenui davvero tutti insieme, non soltanto più il Presidente, se credessimo che con un colpo di bacchetta magica le Università possano essere fatte, saremmo degli ingenui se credessimo che nelle condizioni attuali di bilancio lo Stato potesse da solo porre in cantiere tre Università per il Piemonte ed altre per altre Regioni. E' indubbio che dobbiamo stabilire un discorso estremamente serio con gli Enti locali i quali, poveretti, sono in condizioni di bilancio tali che ben difficilmente potranno aderire se non ad un consorzio in una forma ideale per essere presenti alla creazione di queste Università; ma il discorso lo possiamo sviluppare nella direzione per esempio del mondo industriale che sia interessato all'istituzione delle Università. Disgraziatamente una quota parte del mondo industriale abbastanza sensibile non ha un grosso interesse in questo momento, voglio riferirmi in modo specifico alla Fiat e alla Olivetti, ma vi sono pure, nella zona del novarese, del vercellese, del cuneese come nell'alessandrino delle entità che possono aiutare e contribuire. La Giunta comunque per tutt'altro motivo, dà mandato all'Assessore Paganelli di proseguire il suo discorso con gli istituti bancari: le Casse di Risparmio del Piemonte, l'Opera Pia San Paolo di Torino, la Banca Popolare di Novara, quanti altri istituti possano trovare nei loro forzieri una parte disponibile di denaro, saranno sollecitati ad indirizzarlo in questa direzione, convinti che anche così è aiutare ad evitare una disoccupazione paurosa dando agli studenti il modo di soddisfare ad una esigenza di fame che è l'esigenza del sapere. Ricorder sempre a me stesso quello che ho avuto occasione di dire altre volte: Massimo d'Azeglio scrive in una sua lettera "la stessa libertà, senza il sapere, che cosa può contare?".



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La Presidenza non ha iscritti a parlare ed è in attesa di sapere chi intende intervenire.
La parola al Consigliere Minacci.



MINUCCI Adalberto

Vorrei un'informazione: a che punto è la formulazione di quel famoso documento della Giunta o della maggioranza sulla situazione economica? Perché forse varrebbe la pena riprendere quella discussione e rinviare quella sull'Università a dopo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Alla Presidenza non è pervenuto il documento.



MINUCCI Adalberto

Però circola largamente fra i banchi, evidentemente è pervenuto a tutti meno che al Presidente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Per ora no, vogliamo quindi proseguire nel dibattito, salvo sospendere per passare alla votazione? Va bene.
La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione, come è stata impostata qui oggi, dà l'impressione - soprattutto al mio Gruppo, rispetto alle conclusioni pur sintetiche che l'Intercommissione ha portato avanti e alla relazione del collega Besate - che sia in fase riduttiva per come l'ha posta il Presidente della Giunta.
Intanto vorremmo dire al Presidente della Giunta che i problemi che ha sollevato - anche se non condividiamo il modo in cui l'ha fatto - erano presenti alle forze politiche ed in particolare alla nostra quando, dopo le lotte democratiche svoltesi anche all'Università, siamo arrivati a quel dibattito consiliare dal quale si è usciti con l'ordine del giorno dell'autunno del '72. Il Consiglio Regionale si era già dato una sua linea per affrontare questi problemi, ivi compreso quello della localizzazione della Università e successivamente, con l'approvazione del decreto dei provvedimenti urgenti dell'1.10.1973 n. 580 poi convertito in legge un nuovo elemento si e venuto ad aggiungere a conforto di quella linea.
Vorrei fare molto rapidamente alcune considerazioni sulla legge dei provvedimenti urgenti per l'Università.
In questo decreto convertito in legge, approvato dal Parlamento nell'autunno scorso, è contenuta una norma che, pur nell'intervento che nel suo complesso abbiamo definito inadeguato rispetto alla gravità dei problemi dell'Università italiana, è però tale da rappresentare una premessa per l'avvio di un minimo di programmazione nello sviluppo universitario del Paese. Questa è la norma che può portarci a superare anche se soltanto in parte, la prassi tradizionale delle decisioni amministrative prese al di fuori di ogni disegno programmatorio e che impone al Governo di presentare entro un anno alle Camere (appunto il prossimo mese) uno o più disegni di legge complessivi che tengano conto del confronto con le Regioni e con i problemi delle Università esistenti e quindi con quelle che devono essere create ex novo.
Abbiamo detto ampiamente, sia quando si prospettava questo provvedimento urgente che discutendo sulla relazione Conti la scorsa primavera, come una simile normativa fosse insufficiente, ma ci preoccupano soprattutto le notizie che abbiamo sull'applicazione di questo provvedimento e sui rapporti che si sono stabiliti tra Ministero e Regioni.
Questo è un elemento che noi avevamo colto allora dicendo che compito della Regione non era, e non è soprattutto oggi, a nostro avviso, soltanto quello di formulare un parere generico, vago, che accontenti tutti e due e che lasci aperti come si vuole dimostrare oggi con l'intervento del Presidente della Giunta, il terreno a qualsiasi soluzione mentre in realtà sappiamo che la Giunta vuole lasciare aperta non solo la soluzione di altre questioni importanti che andranno avanti nell'Intercommissione se non sarà esautorato il Consiglio da questo lavoro, ma vuole lasciare aperti alcuni grossi centri di battaglia che ci sono all'interno della D.C. dando possibilità al sistema di potere D.C. di mettere le cose a posto rispetto alla degradazione del costume politico che c'è all'interno di questo Partito e che si riflette sulla società.
E l'ultima dichiarazione ci ha veramente sorpresi, quella che decide che ad Alessandria e ad Asti si fa l'Università perché la D.C. non litiga mentre per Novara, Vercelli, Biella litiga e bisognerà aspettare che si mettano d'accordo; si supera così ogni valore scientifico, ogni discussione chiara ammantandola di alcune dichiarazioni che possono anche risultare signor Presidente (lei che è sempre così puntuale, così serio), un tantino demagogiche. Soprattutto si vuole introdurre questo elemento addirittura nel cuneese per farli litigare se ancora non stanno litigando. Lei ha parlato di serietà piemontese dei cuneesi, io direi anche la cocciutaggine ma il fatto che hanno richiesto una Università nella provincia di Cuneo basandosi su degli elementi...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sono dei montanari, se non siamo cocciuti noi montanari...



REVELLI Francesco

In una riunione con le forze industriali Agnelli aveva detto chiaramente (io ho letto il verbale, non vi ho partecipato): "Cosa fate per l'Università? Se il Governo, se le Regioni non se ne preoccupano dovremo intervenire poi in qualche modo".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Hanno anche i programmatori adesso.



REVELLI Francesco

Olivetti ci penserà e finalmente coronerà quei sogni ambiti, sono sempre sogni ma possono diventare realtà e forse lei chiuderà la sua carriera come docente ad Ivrea, magari in istituzioni regionali!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No no, torno a fare l'avvocato!



MINUCCI Adalberto

In ogni caso sa che a Novara la Montedison sta già procedendo a sviluppare un'iniziativa molto simile a quella di una Università privata.



REVELLI Francesco

Ad ogni modo, pur con i limiti che ha il decreto 580 convertito in legge, le cose che ci chiede oggi il Ministro stanno a dimostrare che la situazione dell'Università nel nostro Paese è così grave che anche nella contraddittorietà dei Governi che sin qui si sono succeduti si è dovuta imboccare, per lo meno sulla carta, la strada della programmazione. Vi è stato un atteggiamento corretto da parte di tanti Enti locali già prima che uscisse il provvedimento del Parlamento, abbiamo avuto delle dichiarazioni precise da parte di grandi Comuni, abbiamo avuto addirittura nell'area che oggi è così contestata di Novara-Vercelli, delle Intercommissioni che hanno approfondito e studiato il problema. La Regione Piemonte si è messa invece su un'altra strada già nel '72, in questi due anni si è lavorato per giungere a delle conclusioni significative tenendo conto di tutta una serie di parametri importantissimi.
Ieri veniva dibattuta sui giornali del mio Partito, la questione dell'Università. Come si è mosso il Governo? A parte il fatto che il 23 il Ministro Malfatti vuole andare al Consiglio dei Ministri, avremo dei ritardi notevoli proprio per la pratica che si è voluta instaurare nel rapporto con le Regioni. Occorre anche denunciare i pericoli cui si va incontro. Si viene delineando, a nostro avviso, non già l'impegno per un'effettiva programmazione dello sviluppo universitario, bensì la negazione del discorso programmatorio perché invece di impostare con le Regioni un confronto sui parametri, sugli obiettivi, sulla crisi dell'Università che noi abbiamo tenuta presente dando questa direttiva all'IRES, ci troviamo di fronte ad un Governo che attraverso a questo Ministro, pur migliore di tanti altri che abbiamo avuto, certamente migliore di Scalfaro, ha scelto la strada più facile e più comoda ma soprattutto più consona al metodo clientelare sin qui seguito dalla D.C.
Andiamo a frantumare il discorso consultando le Regioni singolarmente sollecitandole magari anche per telefono (lei Presidente si è fatto cortese portatore appunto perché corretto, nei confronti del Consiglio, di questa esigenza) ma queste consultazioni sono al di fuori di una visione unitaria e complessiva.
E il discorso che ne consegue a mio avviso e ad avviso del mio Partito è quello di dover dare un colpo ad un serio pericolo che viene avanti quello di trovarci di fronte ad una generale proposta di sanatoria di iniziative universitarie che hanno ampiamente dimostrato il loro fallimento, che sono sorte proprio per l'assenza di una politica di programmazione e anche sotto la spinta municipalistica più deteriore e di sottogoverno.
Ma un'altra linea ha seguito il Consiglio Regionale negli scorsi anni sino alla seduta di oggi, sino a quella di ieri dell'Intercommissione denunciando proprio questi metodi. Ci siamo assunti tutti insieme, con voto unitario, di portare al Consiglio il problema, di fare l'Intercommissione di aprire la strada ad uno studio serio in tutta la Regione Piemonte per ovviare proprio al sorgere dell'ispezione universitaria e ricondurre le esigenze ad una logica razionale ed organica. Con gli ordini del giorno con la relazione di Conti e con lo studio affidato dal Consiglio all'IRES che certamente non è il Vangelo ma ha delle direttive date da diverse forze politiche che compongono la maggioranza e l'opposizione abbiamo posto all'attenzione di tutti che i limiti delle conclusioni dell'IRES che oggi denunciamo in realtà non sono poi tali, perché si è tenuto conto non soltanto (come mi diceva poco fa il Consigliere Franzi parlando di Vercelli) dell'accessibilità alle strutture dell'Università, non solo dell'accesso alla scuola, ma dell'accesso ai contenuti della scuola dell'accesso al sapere e quindi abbiamo detto che bisognava qualificare l'intervento della Regione, correggere i vecchi vizi dell'Amministrazione centralistica. Abbiamo discusso delle ore in aula per dire che era apparentemente unitario ciò che ci proponeva ormai il Governo, ma che in realtà andava a comporre nuovi equilibri su vecchi squilibri ed in questo campo se ne sono prodotti molti per cui non possiamo neanche parlare in senso generico e generale di una congestione dell'Università torinese senza tener conto dei contenuti in rapporto allo sviluppo economico e agli sbocchi professionali. Abbiamo detto di stabilire un rapporto diverso con la Comunità regionale anche su questi problemi e abbiamo percorso una strada faticosa che ha ricomposto molte sbavature, che ha rimesso in sesto tutta una serie di indicazioni che invece venivano avanti, e forse anche con ragione in un primo momento, da spinte municipalistiche non deteriori Oggi invece diamo un colpo a tutto quanto si è costruito per ritornare in questa faida che la D.C. riversa sulla città. Abbiamo detto che bisognava invertire la tendenza alla disgregazione puntando ad un piano di nuove Università e respingendo, basandolo su considerazioni oggettive, ogni compromesso politico che potesse invece non rifarsi a delle chiare direttive politiche che venissero a conforto di quelli che erano i dati oggettivi; abbiamo anche detto che avevamo un compito specifico immediato quello di avere rapporti con le altre Regioni, tenendo conto che se il Piemonte indica tre Università e dice che l'ubicazione precisa deve essere Novara, Alessandria, Savigliano e una seconda a Torino, può benissimo darsi che in sede nazionale, nel confronto con le Regioni, dovremo modificare alcune cose, ma non per questo, di fronte anche al rifiuto della Regione Liguria di discutere il problema, dobbiamo rievocare, come qui è stato fatto, la questione secondo cui se le Regioni le avessimo fatte vent'anni prima poteva andare bene così, mentre avendole fatte vent'anni dopo magari Novara non solo non vorrebbe l'Università ma vorrebbe far parte della Lombardia invece che del Piemonte.
E abbiamo anche detto che per approdare a delle decisioni coerenti che abbiano una logica di priorità al loro interno, cioè localizzazioni ubicazioni, contenuti dell'Università ecc, dovevamo anche renderci conto della crisi universitaria. Abbiamo anche parlato e in modo non generico delle politiche tutte, maggioranza ed opposizione che hanno partecipato seriamente a questo lavoro, ma si svilisce questo lavoro e anche la capacità di indagine politica oltre che socio-economica manifestata dal Consiglio quando si viene a parlare di eccedenza di laureati, come li collocheremo. Forse che non c'è stato un dibattito serrato sul piano di sviluppo l'altro giorno da parte di tutto il Consiglio? Abbiamo anche fatto fare dall'IRES, così come lo ha fatto l'Intercommissione, uno studio in merito che tenesse conto anche dell'ubicazione delle nuove Università e abbiamo parlato dell'eccedenza dei laureati (che già esiste nell'Università di Torino) e della preoccupazione della disoccupazione dovuta essenzialmente a fattori estremamente compositi se si vuole, ma che si delineano già in modo chiaro di cui il primo ai bassi livelli complessivi dello sviluppo produttivo dell'occupazione e quando c'è stata stagnazione dell'occupazione abbiamo avuto un regresso rispetto alle capacità di ricerca scientifica, alla capacità tecnica ed intellettuale di alto livello che invece occorreva per uscire da questo tipo di sviluppo.
Abbiamo detto che c'è una disfunzione tra settore e settore dell'Università. Si pensi solo al fatto che oggi ci vengono a dire che saranno troppi i medici; può anche essere vero, ma in realtà non abbiamo nulla, ne a livello universitario, né tanto meno a livello di formazione professionale e a livello di secondaria superiore che permetta di formare il personale sanitario intermedio.
Si è detto anche che abbiamo una crisi della secondaria superiore, dei processi formativi extra scolastici e via discorrendo; si è detto soprattutto che le soluzioni per uscire da questa crisi dell'Università dobbiamo vederla nel rapporto Università-società; Conti ed il Partito della D.C. hanno insistito enormemente su questo e hanno portato un arricchimento che adesso viene cancellato di colpo in un'indicazione che non tiene conto di tutte queste cose.
Abbiamo anche detto che non si trova nell'andare a discutere sulla liberalizzazione la soluzione dei problemi universitari, se dovremo avere tre o quattro atenei, a seconda che la popolazione aumenti o meno, consiste nell'allargamento della base produttiva del Piemonte riqualificando la funzione degli interessi collettivi. Tutta la questione del terziario, che abbiamo definito impropriamente, pone una committenza diretta all'Università. I problemi sollevati sui servizi dei trasporti pongono una committente all'Università; è dal '69 che i movimenti di massa discutono di questi problemi. Abbiamo cominciato un'indagine seria sui contenuti dell'Università, abbiamo criticato le magistrali come secondaria superiore e il Magistero, però abbiamo riconosciuto che nella strutturazione potrebbero essere utili, semmai sarebbe utile avere nella Facoltà di scienze un magistero in grado di distinguere tra chi ricerca, chi va a lavorare nell'industria e chi andrà nell'insegnamento per una riproduzione corretta che la scuola deve fare di sé stessa, per una riproduzione corretta della ricerca e per un rapporto più ampio con lo sviluppo economico.
Sono indicazioni che servono per dire l'Università di Novara verso quali facoltà sarà indirizzata, perché non vorrei che si pensasse automaticamente che una Università a Mondovì debba essere correlata all'80 e forse più con la realtà economica del monregalese, i problemi industriali agricoli della provincia di Cuneo, di Mondovì di cui discutiamo tanto non si risolvono soltanto così, semmai se si porta l'Università in una zona depressa, il problema è come la si rivitalizza rispetto ad una funzione regionale, non rispetto ad una funzione provinciale o comprensoria, perch l'Università ha questo valore e in questo senso non abbiamo neanche negato che dovessero essere individuate delle vocazioni particolari.
In ultimo, per riassumere questi filoni di fondo che hanno diretto il lavoro delle forze politiche nell'Intercommissione in senso unitario e per andare alla committenza di questo lavoro all'IRES, dovremo approfondire altri temi; ciò che già ci permette di conseguire un risultato concreto, è che il Consiglio ha affrontato il tema delle competenze delle Regioni, ma per poter completamente discutere di questi argomenti non possiamo prescindere dal fatto che una programmazione non serve solo per dire dove saranno le sedi universitarie, dobbiamo discutere sul diritto allo studio vederlo nella sua complessità, dobbiamo capire che l'accesso alle strutture della scuola è intercorrelato, soprattutto a livello universitario, con l'accesso al sapere.
L'apertura dell'Università alla società non nel centro di Torino perch serva magari agli operai che vogliono fare le 150 ore, ma al di la dal fiume, è una proposta che ci ha fatto l'IRES e che abbiamo respinto tutti insieme, sono cose che si pensano nei momenti di crisi per uscire da una situazione difficile, come hanno fatto gli americani nel '29, noi non abbiamo mai accettato questo discorso, lo abbiamo posto invece sul terreno di un corretto trasferimento delle competenze della Regione, quindi anche della fruizione di servizi sociali, della realizzazione delle strutture: aule, trasporti, case dello studente, mense, biblioteche, attrezzature culturali in genere.
In ultimo abbiamo posto il problema della partecipazione al Governo dell'Università e quindi di come il Consiglio Regionale attraverso a tutta questa sua attività, può porre al centro soprattutto rispetto al crescere di nuove Università, il tema di un diverso rapporto Regione-Università anche rispetto al Governo dell'Università. Abbiamo rifiutato il fatto che ci concedessero, anche se li abbiamo poi votati questi nostri rappresentanti, di risolvere il problema con un rappresentante del Consiglio di amministrazione.
In questo senso veniva avanti l'ultimo problema, quello delle risorse degli investimenti, che può essere calcolato solo in questo senso, sapere quali sforzi si chiederanno alla comunità in generale, alla Regione e al Governo, ma anche alle comunità locali rispetto alla riqualificazione degli interventi che vogliamo fare.
Su questi temi non abbiamo creato solo le premesse per degli studi ulteriori, come lei ci dice signor Presidente, ma abbiamo conseguito dei risultati precisi, abbiamo speso 30 milioni per una ricerca fatta dall'IRES e sarà produttivo spenderne altri 30 e poi altri 30 ancora se riusciremo ad andare a fondo di tutta la questione partendo da questi dati inequivocabili, che oggi nessuno può contestare, perché se avessimo trenta centri che hanno una vocazione universitaria in Piemonte, il discorso sarebbe facile, ma siccome abbiamo solo sei province e cinque non hanno l'Università, ecco che saltano fuori le grane (magari in vista delle prossime scadenze elettorali).
Noi non possiamo non richiamare le forze politiche - non solo il Presidente della Giunta che è stato portatore di queste dichiarazioni alle loro responsabilità e non chiedere ai compagni socialisti di dire la loro su questo argomento per essere più liberi dei carichi che alcune volte la D.C. o le situazioni locali fanno pesare e questo non per indicare una subordinazione del Partito socialista, che ha dato il suo contributo anche nell'Intercommissione, ma proprio perché non vada avanti una linea scorretta, errata e che squalifica le stesse istituzioni democratiche, lo stesso lavoro della Regione, che non dà l'aiuto che noi ci eravamo prefissi al Governo nazionale per porre in modo diverso le questioni. Se una Regione che ha il ruolo del Piemonte rispetto al Mezzogiorno, non riesce a dire una parola chiara di indicazione, di indirizzo anche sul rapporto Governo Regioni in altre parti d'Italia, in particolare nel sud, evidentemente non ci intendiamo più.
Quindi noi valutiamo in questo senso lo studio dell'IRES e diciamo che si dovrebbe partire dalla relazione, magari tener conto di alcune preoccupazioni che il Presidente ha esternato, ma arrivare ad un ordine del giorno, ad una votazione che porti anche queste indicazioni precise: Novara, Alessandria, Savigliano. Io non me le invento le lotte di faida della D.C. (mi scusi Presidente se devo dire queste cose del suo Partito mi spiace molto) ma a Novara si riuniscono i Capigruppo e denunciano il fatto che nella D.C. si stanno accoltellando per Biella e Vercelli; il Presidente della Provincia di Asti, o il Sindaco di Asti sono venuti già negli anni passati a dirci: per noi non c'è problema per l'Università, noi ci accoltelleremo con l'Amministrazione Provinciale di Alessandria. Forse che noi con il Comune, di Alessandria, Sindaco socialista, Assessore alla Pubblica Istruzione comunista non abbiamo lavorato sodo per arrivare ad una determinazione concreta, battendoci contro le ispezioni, rifiutando le ispezioni ad Alessandria, cosa che invece non si è avuto il coraggio di fare a Novara né a Vercelli? A Novara per esempio Scalfaro vi ha dato la mancetta quando faceva quei grossi discorsi e non capiva il mondo in cui era; quando è venuto a "Piemonte Italia" ha detto: vi portiamo al Politecnico un pezzo di medicina. Oggi si deve sanare la situazione e come si sanerà a Novara e a Vercelli? Diamo tutto a tutti e due? Spartiremo il resto, ma che Università completa, dipartimentale, articolata al massimo? E' impossibile Presidente, già nella premessa non si può dire questo bisogna cambiare aggettivo, se è dipartimentale non può essere al massimo articolata, bisogna articolarla sul territorio; potremo discuterne, pu darsi che non tutte le ragioni stiano dalla parte nostra rispetto alla formazione post-universitaria; dobbiamo avere davanti a noi un quadro di riforma universitaria a grandi linee su cui concordiamo tutti, anche se ci saranno lotte aspre e dure per farlo passare per quanto riguarda la formazione professionale post-universitaria.
E mi si permetta un'ultima cosa: forse lei Presidente l'ha fatto ma qui non l'ha detto per modestia, ma sarà già intervenuto presso il Comune di Torino, però noi assistiamo al fatto che il Rettore Sasso, che certamente non è sospettabile di essere vicino a noi come parte politica, o di avere dei rapporti, con noi al di fuori del rapporto Università-Regione, ci dice che è costretto a pagare (non vorrei dire una cifra esorbitante, Besate o Conti mi correggano), vari miliardi per comperare un casermone che è già di proprietà dello Stato, perché non riesce a risolvere il problema delle facoltà umanistiche. Forse che il Comune di Torino ha fatto qualche cosa rispetto alle aree che già l'Intercommissione e il Consiglio gli avevano indicato (lungo la Dora ecc.) utilissime per la ristrutturazione dell'Università di Torino? Lei parla di tre nuove Università coeve, certo ma l'Università di Torino non ne aspetta una seconda per ristrutturarsi.
Bisogna risolvere questi problemi urbanistici con alcuni centri di potere i quali invece, lo scorso anno alla scadenza della prelazione che avevano sulle aree, non l'hanno rinnovata e ci hanno messi nella condizione di favorire la speculazione edilizia all'interno di Torino. La Giunta ha anche il suo peso politico in queste questioni.
Io chiudo dicendo che è errato questo modo di procedere su una questione così qualificata come quella della scuola; abbiamo concluso forse precipitosamente, sulla legge dell'assistenza scolastica e oggi la maggioranza un pochino si morde le dita, Borando morde il sigaro, per viene a porci dei problemi e a chiedere qualche consiglio: dovevi accettarlo prima il consiglio, adesso le cose stanno male, comunque ci vedremo venerdì e discuteremo come toglierci dagli imbrogli in cui ti ha messo Gandolfi.
Ad ogni modo sulla questione universitaria, in cui ci siamo qualificati rispetto a tutte le altre Regioni, rispetto alla stessa Lombardia così contraddittoria sulle cose che dice di fare e poi non realizza, ritorniamo nel pieno limbo. E' possibile che una Regione non sia in grado, in due anni spendendo soldi e consultando tutte le forze culturali, adoperando tutte le energie di cui è stata capace dentro e fuori dell'Università, di fare qualcosa di concreto? Abbiamo riaggregato degli insegnanti, ridato fiducia alle istituzioni e ai professori universitari eppure torniamo indietro di due anni e questo è grave, perché vuol dire aver paura di decisioni politiche, vuol dire riproporre l'eterno problema: o si lottizza in Piemonte come altrove ormai in Italia, o nessun problema non solo non si risolve, ma non può neanche respirare, per altri tre o quattro mesi per andare avanti. E questo pone dei problemi più generali (alcune cose le diranno alcuni dei miei compagni): noi denotiamo l'incapacità non solo della Giunta, ma di un Partito in particolare che all'interno di questa riversa il suo sistema di potere e le lotte di clientele sulle istituzioni e questo è forse il primo elemento di degenerazione delle stesse.



(Applausi dal pubblico)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Io devo di nuovo, e mi dispiace, ripetere le stesse cose: non siamo a teatro, non si può né applaudire né fischiare, è compito dei Consiglieri Regionali approvare o meno quello che viene detto. Io vi prego di attenervi scrupolosamente ai principi del nostro regolamento che è mio obbligo fare osservare. Vi prego di non farmi ripetere le stesse cose.
Ha la parola il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dalla relazione del collega Besate è emerso che il lavoro dell'Intercommissione ha individuato tre elementi fondamentali ed irrinunciabili in base ai quali si devono affrontare i problemi universitari e di localizzazione e ubicazione delle nuove facoltà sul territorio regionale.
Il primo elemento è che l'individuazione dei centri universitari deve essere coerente con le finalità della programmazione regionale; il secondo è che questi centri universitari devono sorgere completi, cioè nel più ampio modo possibile delle loro possibilità; il terzo è che devono essere compatti.
Fermi questi principi a cui logica, indagine, serio dibattito, con le componenti scientifiche, con le forze vive della Regione hanno portato l'Intercommissione, indipendentemente dalla valutazione che si è voluta dare in sede finale, mi pare che quanto è stato detto dal Presidente della Giunta e quanto con tono acceso e polemico di accusa si è voluto intravedere nell'operato della Giunta, possa essere superato in un quadro di seria valutazione di successive individuazioni di ubicazione.
Indubbiamente il documento a cui fa cenno il collega Revelli - che presuppone il sorgere di lotte di faida nel Partito di maggioranza relativa ad un costante atteggiamento dello stesso per sfuggire alle responsabilità che le scelte impongono - non è soltanto comune al Partito di maggioranza relativa, ma investe - e questo è correttezza e principio basilare di una dialettica profonda e di senso di responsabilità - altre parti vive della nostra Regione.
E nel momento in cui ascoltiamo il Presidente della Giunta, dopo che si è parlato di localizzazione, che si è accettato il principio che ogni nuovo insediamento universitario in Torino deve avvenire dopo il decentramento cioè con la creazione di nuove Università nel territorio regionale, dopo che abbiamo individuato in modo abbastanza chiaro le zone di localizzazione dei nuovi istituti universitari, nel momento stesso in cui si deve passare alla fase dell'ubicazione può essere giusto - fermi i tre principi di cui ho detto prima - chiedere un momento di ripensamento e, limitarsi all'indicazione di carattere più generico di cui il Presidente della Giunta ha parlato, di fronte ad alcune interpretazioni che giustamente è compito dell'opposizione sottolineare, ridiscutere quei tre principi di cui si è parlato in precedenza e che devono essere fondamentali di un'ubicazione definitiva delle sedi. E trovo che è necessario un momento di più ampia discussione non soltanto in relazione agli oneri della ubicazione dell'istituto universitario che deve essere creato con quella complessità e compattezza che abbiamo individuato come elementi essenziali, ma anche in relazione agli oneri che deriveranno ai vari Enti locali; necessità quindi di una più approfondita e seria presa di coscienza da parte degli Enti locali , dei problemi connessi per realizzare strutture universitarie che non abbiano quella frammentarietà di cui purtroppo abbiamo già notato un avanzamento sul nostro tessuto regionale, con conseguenze negative sia per la serietà dell'indagine scientifica, sia per la mancanza di programmazione e anche per non venir meno alla necessità di un risorgere anche culturale nelle singole zone dove questa ubicazione viene effettuata.
E con quei tre limiti che sono i punti fondamentali del lavoro dell'Intercommissione che con cura e indubbia capacità il Presidente della medesima ha posto per sviscerare i problemi, si possono interpretare signor Presidente le sue dichiarazioni, dichiarazioni che presuppongono non gli ordini del giorno che sono pervenuti, perché su questo punto il discorso deve essere chiaro e preciso, ma proprio un discorso di programmazione che non cala dall'alto per una nostra decisione e convinzione su dati tecnici precisi che possono e devono essere lasciati alla verifica di quelli che sono gli utenti del servizio finale e quindi di un'ulteriore fase di dibattito, fermo però, nel momento della scelta definitiva in sede di ubicazione, il non venir meno a quei tre principi.
E allora vengono meno anche i timori portati dal collega Revelli che si voglia eludere un impegno che si impone al Consiglio Regionale come organo prioritario di programmazione nel scelte definitive; non si può infatti venir meno una credibilità programmatoria che abbiamo sempre detto e scritto nel nostro statuto essere il motivo fondamentale della nostra azione, per poter arrivare alla scelta in base a quei principi che abbiamo detto, per l'ubicazione delle sedi universitarie.
Un passo in avanti si è fatto, spesso si è dibattuto in Consiglio Regionale il problema universitario che mi pare possiamo dire che è stato affrontato, con chiarezza di termini In questo senso e con questi limiti il mio gruppo accetta le sue dichiarazioni, signor Presidente, e cioè che entro brevissimo tempo si possano conoscere e dibattere quegli elementi che la lettera del Ministro poneva come elementi essenziali per un'ulteriore e definitiva decisione.



MARCHESOTTI Domenico

Ma allora sei per il sì al biellese o al novarese?



ROSSOTTO Carlo Felice

Se permetti, fermi i tre principi, mi pongo il problema se l'ubicazione a Vercelli sia migliore o peggiore nel momento che sia compatta e complessa, e risponda ad un principio di programmazione; Vercelli è indubbiamente un centro prettamente agricolo e il dotarlo di un mondo terziario di attività di servizi altamente qualificati come l'Università può porre un problema di ripensamento nei confronti di una scelta novarese area a soli 40 Km, dal centro della megalopoli milanese, sul cui tessuto già operano concretamente le tre componenti del primario, del secondario e del terziario.
Io assumo le mie responsabilità e voglio porre chiaramente i limiti di quelli che sono i consensi ad un certo tipo di valutazione. Non si pu giocare soltanto alle accuse di bassi clientelismi quando è nostro compito individuare e bloccare le azioni clientelari che esistono e nei limiti in cui precisiamo quella che è stata l'opera dell'Intercommissione con l'individuazione dei tre principi fondamentali, le tre ipotesi riportate nella relazione Besate, noi poniamo uno sbarramento chiaro e preciso e imponiamo alla Giunta dei chiari precisi limiti per non cedere a pressioni clientelari



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Borando, ne ha facoltà.



BORANDO Carlo, Assessore all'Istruzione

Signor Presidente, io debbo intervenire prima di tutto perché sono stato tirato in ballo come Assessore dall'amico Consigliere Revelli e poi perché debbo precisare che la legge sull'assistenza scolastica (alla quale abbiamo concorso tutti, buona o meno buona che sia a seconda delle circostanze) presenta, come tutte le leggi in fase di applicazione, le difficoltà che normalmente emergono quando si tratta di distribuire a tantissima gente pochi soldi: questa è la realtà e in definitiva chi ne deve beneficiare guarda soprattutto all'entità e alla sostanza del beneficio che riceve.
Sul problema specifico debbo dichiarare subito che è sempre una cosa poco simpatica quando, in qualità di Assessore, si deve prendere la parola dopo che il Presidente della Regione ha ufficialmente espresso il parere della Giunta, parere sul quale io concordo in larga parte, mentre in particolare su un punto che interessa la localizzazione (la ubicazione questo è l'ultimo termine che è venuto fuori) dell'Università nella zona del Piemonte nord-orientale, non posso concordare, perché mi sembrano sufficientemente indicativi alcuni dati che l'IRES ha dato per indicare come baricentro la zona di Novara.
D'altro canto mi faccio carico delle preoccupazioni qui espresse dal Presidente della Giunta, poiché oltre tener conto dei problemi di popolazione, di istanze, di comodità, di eccesso di dati econometrici così come sono stati richiamati dalla relazione dell'IRES, bisogna pure tener conto di altri fattori estremamente pratici che in definitiva sono quelli che contano.
Quando si dice che vogliamo avere in mano altri dati consistenti sulla reale pratica possibilità di attuare ciò che vogliamo attuare, non può non trovare concordi coloro che vogliano essere solamente un po' saggi, pur tenendo conto dell'obiettiva valutazione fatta dall'Intercommissione e delle osservazioni fatte da alcuni Consiglieri sul tipo di Università che si vuole creare: la famosa polemica sulle Università monobase in senso assoluto e articolato là dove le circostanze lo richiedono.
Dicevo ieri sera ad alcuni amici, che dopo due anni che se ne parla con insistenza finalmente la montagna ha partorito il topolino, si parla di circa tremila miliardi destinati al mondo della scuola, per la cronaca posso anche dire che in Piemonte per finire tutte le opere scolastiche già incominciate sono necessari ben 14 miliardi: questo dà subito l'idea delle proporzioni delle nostre necessità. Mai tremila miliardi di cui si parla da tanto tempo sono, per il momento, stati ridotti per il prossimo triennio a 250 di cui, per il 1974/75, ne saranno erogati 12. Io quando sento le cifre faccio sempre un calcolo aritmetico dividendolo per il numero delle Regioni, grosso modo, date le proporzioni della nostra Regione finiremo per beneficiare di circa 800/900 milioni essendo 18 le Regioni cui devono essere distribuiti i fondi Di fronte a queste difficoltà, è lecito domandarsi se i circa 90 miliardi necessari per l'istituzione di ogni centro universitario in tutto il paese saranno disponibili con una certa celerità. E' una domanda che ognuno di noi deve porsi e quando ce la poniamo, se vogliamo stare coi piedi per terra dobbiamo necessariamente concludere che disponibilità di questo genere non ne avremo e soprattutto non ne avremo subito. Nel caso specifico Alessandria e Asti non sono in gioco, ma la scelta dell'ubicazione o Novara o Vercelli, tenuto conto di quanto ha detto il Presidente Oberto sulla non grande distanza fra i due centri e sulla facilità di comunicazione tra gli stessi, sull'eventuale reperimento di aree oltre che di strutture già esistenti ubicate in maniera tale che possano servire l'una e l'altra località, è un discorso da non scartare.
Per cui, se c'è un impegno a fare in un periodo di tempo relativamente breve (ho sentito parlare della fine di settembre - prima quindicina di ottobre) un censimento delle possibilità della provincia di Novara e di Vercelli, io non posso che accettare perché, credete pure, diventa estremamente difficile decidere in un clima di posizioni controverse.
D'altro canto non è il caso di nascondersi dietro un dito, siamo uomini politici eletti da un certo numero di persone abitanti in località dalle quali proveniamo. Io ho visto in un giornale tipicamente novarese tutte le forze politiche escluso il Gruppo comunista, dico tutte, dal Partito liberale al Partito socialista, scrivere a caratteri cubitali che la D.C.
litiga e stanno vicendevolmente minacciandosi Novara e Vercelli e Biella per l'ubicazione dell'Università. E' vero, in effetti le popolazioni rispettivamente di Novara, Vercelli e Biella chiedono di indicare la propria città. A voi non capita la stessa cosa? Io penso di sì.



MINUCCI Adalberto

Ma perché decidere per Novara? Noi siamo univoci e indichiamo la stessa sede che indica lo studio dell'IRES, invece per voi scoppiano i campanilismi...



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

No, noi abbiamo la preoccupazione, l'ho detto prima, di tenere conto dello studio dell'IRES ma anche delle reali e concrete possibilità di tradurlo in pratica. E quando c'è lo sforzo per fare un censimento anche delle altre cose che sono pure indispensabili per creare le Università, mi pare che non si debba gridare allo scandalo per un litigio, non è la D.C.
che litiga nel suo interno, io ho parlato con i socialisti novaresi i quali vogliono l'Università a Novara, ho parlato con quelli vercellesi che la vogliono a Vercelli, lo stesso discorso vale per i liberali e per i repubblicani. Quindi io respingo l'accusa fatta alla D.C. e affermo qui che, pur essendo un rappresentante novarese, sono favorevole ad un'indicazione precisa, che potrebbe essere Novara per quello che abbiamo oggi in mano, ma accolgo la proposta del Presidente di fare degli accertamenti in un termine rapido di tempo per poter convincere tutti, ivi compresi quelli che ne fanno una guerra di bandiera, dell'evidenza delle cose.
Io ritenevo di dover dire questo al Consiglio Regionale per precisare la mia posizione personale



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il mio Partito su questo argomento sia in sede regionale che in sede locale ha preso delle posizioni univoche e precise e questo mi permette tra l'altro di fare queste considerazioni: mi sembra che stiamo arrivando a posizioni abbastanza distanti da quelle che comporterebbero una precisa applicazione di criteri programmatori e, pur con tutto il rispetto che si deve avere per il lavoro della Intercommissione, anche sul terreno delle proposte che l'Intercommissione ha finito di formulare ieri.
Io ho seguito l'intervento di Revelli, egli ha detto delle cose molto precise, giuste, che si possono anche condividere, ma a conclusione di tutto questo discorso sulle Università in Piemonte il fatto che si arrivi a fare una proposta di coevità tra le due Università di Alessandria e Novara (se vogliamo approfondire il discorso del rapporto Novara-Vercelli per intenderci delle due Università del Piemonte sud orientale e sud occidentale) con l'area di Savigliano, mi sembra che il rischio che corriamo è di formulare una proposta che nella misura in cui richiede contemporaneamente l'istituzione di tre Università m Piemonte, finisca di essere complessivamente una proposta poco...



REVELLI Francesco

Il Presidente della Giunta ha detto "coevo".



GANDOLFI Aldo

Il testo dell'Intercommissione in definitiva dice che anche l'IRES è d'accordo per fare la proposta contemporaneamente. Io vorrei centrare un momento il problema e sottolinearlo anche al Presidente della Giunta: se noi vogliamo fare uscire dal Consiglio Regionale oggi una proposta che abbia caratteristiche di credibilità e di puntualità rispetto alle scelte che il Governo deve fare e il Parlamento ratificare, mi sembra che la logica vorrebbe che sancissimo il principio di una Università nella provincia di Cuneo, come prospettiva temporale e prioritaria rispetto alla scelta dell'Università di Torino, ma dovremmo dire in maniera molto precisa che le Università da istituire subito sono due, una ad Alessandria e l'altra, adesso approfondiamo il discorso.



MINUCCI Adalberto

No, no, sei preciso solo quando ti conviene.



GANDOLFI Aldo

Il mio Partito in sede regionale e in sede locale si è pronunciato per Novara, e in Giunta io mi sono pronunciato per Novara.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io accetto quello che dice il numero, non sono mica qui per fare di me stesso il portatore di una verità assoluta, ho dato delle ragioni...



GANDOLFI Aldo

Senti Minucci, ci sono del problemi obiettivi...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Facciamo in maniera che non si corra il rischio, in una situazione di questo genere, che non accompagnando molto presto gli altri, elementi indicativi si venga messi a fanalino di coda.



GANDOLFI Aldo

E' chiaro che dovendo approfondire il discorso anche sul tipo di Università che bisogna fare, sul numero di facoltà ecc. ci sono delle situazioni di fatto, tipo la facoltà di medicina a Vercelli, che bisogna in qualche modo considerare, non possiamo tirare dei colpi di spugna qualsiasi sia il giudizio sul modo in cui è nata. Mi sembra comunque che il primo punto che dobbiamo risolvere oggi è quello del numero e della localizzazione territoriale, a me sembra che commetteremmo un errore se passassimo dal discorso delle due Università a quello delle tre Università contemporanee e subito, perché perde di credibilità. D'accordo sulla localizzazione in provincia di Cuneo prioritaria rispetto a quella di un nuovo ateneo torinese come organizzazione temporale degli interventi, ma sulle due Università (sud orientale e nord orientale) come fatto prioritario oggi dovrebbe uscire un voto preciso. Ad avviso del mio Partito sarebbe più corretto attenersi a quella che, è stata la formulazione precedente.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Sanlorenzo, ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Un brevissimo intervento perché mi pare che in una fase come quella rilanciata dall'ultima interruzione del Presidente Oberto, secondo la quale in effetti la Giunta ha inteso soltanto offrire un parere fra i tanti al libero dibattito del Consiglio nel senso che non voleva in alcun modo vincolare...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, no.



SANLORENZO Dino

Ah no, allora è il parere della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No.



SANLORENZO Dino

No, allora è il parere di Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No.



SANLORENZO Dino

No, il parere di qualcuno della Giunta, più Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La proposta della Giunta.



SANLORENZO Dino

La proposta della Giunta, però adesso mi pare di aver capito (forse ho inteso male) che l'Assessore Borando non è del tutto d'accordo con le fasi che ha detto lei. Poi ho sentito un altro Assessore che si chiama Gandolfi dire: io ho un mio parere e lo dico.
Intanto sul casus belli che è la definizione del decentramento universitario nella città di Novara incomincia a dire che anche lui è di parere differente dal suo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E in nome della libertà hanno diritto di farlo!



SANLORENZO Dino

Ma per carità, Presidente, lei ha interrotto me nel momento in cui le dicevo che aveva offerto come contributo alla discussione il parere della Giunta senza vincolare a questo le sorti della Giunta stessa e suppongo nemmeno le sorti della Presidenza di questa Giunta. Benissimo, ne prendiamo atto, ma se le cose stanno in questo modo, è del tutto giusto che ciascuno di noi assuma una certa precisa responsabilità. Non mi sarei mai permesso di prendere la parola se non fossi in questo caso anche Consigliere della Provincia di Novara e mi guarderò bene, dal dire che sono d'accordo per la localizzazione in provincia di Novara perché sono eletto dalle popolazioni novaresi, perché bisogna fare attenzione a come si usano le popolazioni; ad esempio le popolazioni del Piemonte non stanno chiedendo l'aumento dei trasporti, ma l'Assessore Gandolfi ci è venuto a spiegare come bisogna ugualmente aumentare i trasporti. Non è che le popolazioni del vercellese del novarese, del biellese chiedano tutte e tre la Università e quindi bisogna dare loro retta, perché nello Statuto della Regione Piemonte c'è anche scritto che abbiamo un compito di programmazione, di direzione e di scelta. Devo anche dire che nella prima discussione che si fece nell'ottobre del '72, tutti demmo un contributo, la Regione in qualche misura allora assolse ad un compito di direzione, di scelta, di indicazione precisa che non era soltanto quella che è stata fin qui ricordata dall'individuazione delle localizzazioni universitarie nelle aree, che pure era già qualcosa, perché uno poteva anche indicare altre aree che quelle che furono indicate e cioè Novara-Vercelli, oppure Asti-Alessandria, era già una individuazione, era già una prima scelta, ma indirizzò la ricerca di quella Commissione che poi sarebbe stata eletta dal Consiglio e fece qualcosa di più, fece una cosa mai sufficientemente ricordata a cui diede un contributo persino il Consigliere Bianchi come Capogruppo della DC (ho infatti il verbale stenografico di quel dibattito) quando la Commissione condannò la "disseminazione di corsi singoli in vari centri, con gravi costi, con strutture inadeguate che impediscono un'articolazione su basi dipartimentali con ripercussioni negative sullo stesso livello della ricerca della didattica".
Che cosa voleva dire con questo? Condannava i corsi staccati di Vercelli e di Novara che erano stati voluti non da quelle popolazioni, ma da alcuni gruppi baronali di professori di Novara e di Vercelli e da alcune correnti della D.C. e non solo della D.C. ma del Partito socialista e del PSDI. In quel momento il Consiglio Regionale, benché vi fossero Consiglieri di quei Partiti, assunse una posizione di giusta condanna di quelle iniziative, tanto che due anni dopo siamo qui incerti nel decidere, proprio perché si presero delle iniziative non ottemperando a un'indicazione politica che il Consiglio Regionale aveva dato. Quindi le popolazioni c'entrano fino ad un certo punto, c'entrano i comportamenti concreti che le forze politiche hanno ottenuto in certe città e in certe province.
Allora, se le cose stanno così, adesso non rifugiamoci dietro a nessun elemento di perfezionismi, il Presidente ha usato la parola "perfezionati ulteriori incontri", perdiana, qui di perfezionamento non c'è più niente tutto è sempre perfettibile, ma rispetto allo studio dell'IRES, rispetto ai 27 milioni che abbiamo ascritto, rispetto allo sforzo ed all'approfondimento che allora fu sconsigliato dal Presidente Calleri rispetto anche agli studi che si sono pubblicati collaterali a quelli a cui lei ha fatto riferimento Presidente Oberto, diciamo che siamo ad un certo grado di perfezionismo abbastanza avanzato che non ci permette di dire tutto del tutto, ma ci deve obbligare a dire l'essenziale del problema che avevamo di fronte due anni fa e che ci troviamo ripresentato oggi.
Concludo il mio discorso dicendo che i tempi sono maturi e gli argomenti sufficienti per prendere una decisione sulle localizzazioni sulla base di quello che finora è apparso dal dibattito in Consiglio.
Chiedo altresì al Consigliere Beltrami di esprimersi con molta chiarezza rispetto a questo problema, in modo che almeno i Consiglieri presenti della provincia di Novara possano correttamente illustrare ai cittadini della loro provincia, l'atteggiamento che è stato assunto in questo Consiglio, in modo che tutti possano apprezzare le coerenze reciproche. E' una cortesia che le chiedo, in modo che tutte le carte siano in tavola e che questo Consiglio alla fine decida sovrano davvero, quello che riterrà opportuno su questa questione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Beltrami, così farà subito la cortesia richiesta dal Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Io ho seguito col più vivo interesse le fasi preparatorie di questo dibattito, dai ponderosi documenti ai precedenti confronti in aula e fuori.
Ho vissuto appieno un'esperienza periferica quando piuttosto garibaldinamente abbiamo dato vita a sezioni universitarie distaccate dal centro regionale, tanto criticate - ed è vero e noi stessi eravamo d'accordo che fosse giusto farlo -, un tanto necessario, nel sincero tentativo di coprire uno spazio, colmare il vuoto del settore per una popolazione scolastica universitaria in fase di prorompente crescita in chiave di domanda effettiva e non solo potenziale.
Il Piemonte, poi, per non fermarci a Novara, ha avuto in questo campo uno sviluppo impensabile e non prevedibile.
Tutta la popolazione universitaria della penisola è aumentata considerevolmente, ma in Piemonte questo ritmo è stato a dir poco vertiginoso, se si pensa che il numero degli studenti in Piemonte si collocherà intorno alle 60.000 unità rispetto ad una popolazione complessiva di 5.000.000 di abitanti per raggiungere gli 80.000 della relazione. Quindi gli universitari costituirebbero il 12% degli abitanti e mentre in venti anni gli addetti all'industria sono cresciuti del 44% e la popolazione complessiva del 26% quella universitaria è passata al 20 superando come velocità di aumento la dinamica industriale, la dinamica demografica e quella del reddito.
Il problema del decentramento universitario nasce, sì è vero dalla necessità di decongestionare gli Atenei torinesi, per il carattere nuovo che ha assunto l'Università divenuta di "massa" per i noti motivi, ma anche da un nuovo modo di proporre il tema "Università-territorio", attraverso una metodologia che si rifà ad una individuazione universitaria legata alla realtà locale, non più università di "elites", ma nemmeno semplicemente "di massa" bensì servizio civile, bene comunque qualificante tutta la vita di un territorio e attraverso la ricerca scientifica, l'esperienza culturale e la loro trasmissione critica finalizzate agli interessi dell'intera società, dare la misura del progresso e della civiltà del Paese.
E' uno sforzo che intenzionalmente deve battere la stagnazione culturale, ravvivare ambienti potenzialmente capaci di offrire ancora molto, dando un senso ed una ragion d'essere alla Scuola Superiore innestabile nel processo di sviluppo del paese in assonanza con l'avanzare dei problemi della società italiana, con le problematiche che le istituzioni pubbliche portano avanti, quindi non un discorso meramente quantitativo, ma qualitativamente capace di offrire una risposta alla Comunità.
La Regione si è avvalsa dell'indagine del suo Istituto di ricerche e sono state tratte delle conclusioni operative, le quali se pur ricondotte a schemi certi di ricerca attraverso l'uso di tecniche matematiche, non possono non essere state influenzate dal dibattito politico, svoltosi entro la comunità regionale, tant'è che la stessa Intercommissione perviene nella sostanza, alle stesse conclusioni.
Non entro nel merito della discussione sulla Università uni base o pluri base, anche se ci troviamo in molti ad essere convinti che la caratteristica principale degli studi universitari - in ordine alle esigenze didattico-scientifiche - invoca una proposta culturalmente unitaria e interdisciplinare. Non entro nel merito perché dobbiamo essere rispettosi di ogni migliore animazione, iniziativa anche locale e settoriale anche se corretto compito di amministratore pubblico è quello di ricondurre ogni settorializzazione ed ogni animazione entro il giusto alveo della programmazione, della visione unitaria del problema.
Quando nelle conclusioni IRES leggiamo, tra le ipotesi fondamentali "l'introduzione in sede di formazione delle previsioni - sia in ordine alla popolazione, sia in ordine all'indice di scolarità - dell'ottica della politica di piano. In altri termini, si sono fatte previsioni coerenti con le finalità generali della programmazione regionale". E prosegue con un asterisco di richiamo per conferma che gli obiettivi di un rapporto di piano quanto meno sono raggiunti da questa proposta studio di ricerca dell'IRES.
Questo dovrebbe renderci tranquilli, dovrebbe tranquillizzare anche quanti a questa tranquillità pervengono attraverso ad un filtro che, se non sa di amarezza, crea loro però qualche perplessità ed è anche comprensibile.
Confesso che questo discorso mi costa e di avere con molti altri amici novaresi ricercato il silenzio, quando attorno divampava la polemica Ora coscientemente c'è da porsi la domanda se il continuare a tacere per quieto vivere, per non creare faide locali o per non attivare quelle che esistono, sia valido e soprattutto se risponde oltre che a criteri di giustizia, a quella ricerca del vero e del buono, in una visione non faziosa, costruttiva del problema.
Non dico di convenienza, per stare al muoversi dei partiti che da noi già si sono pronunciati (devo correttamente dire che al di là delle polemiche lo stesso mio Partito a Novara si e appena pronunciato solo ier l'altro all'interno del Consiglio Comunale, ma prima d'ora aveva taciuto rispettoso, degli studi che erano in atto ed evidentemente delle ricerche che erano condotte dall'IRES) ma per rispondere alle esigenze, ad esempio degli abitanti dell'estremo lembo montano della mia terra e per mettere a fuoco un altro discorso che non è basato solo sulle distanze, ma che non può essere trascurato, quello della pendolarità extra regionale.
Già è stato ricordato qui che noi viviamo in una certa zona del Piemonte che ha delle interzone di interesse con la vicina Lombardia e che talvolta i novaresi si sentono molto vicini agli interessi di quella Regione.
Riprendo i dati che portò qui in aula l'Assessore Simonelli nella seduta del maggio 1973: risulta, per esempio, che Alessandria mandi a Torino 2000 studenti: certo - diceva Simonelli - se fosse questa l'entità della massa studentesca è evidente che una nuova Unviersità sarebbe sottodimensionata; ma questi 2000, in realtà, sono circa un terzo del totale, perché Alessandria ne manda 2.200 a Genova, 1.000 a Pavia. Così Novara manda a Torino 640 studenti soltanto, ma ne manda più di 3.200 a Milano ed a Pavia.
Attenzione quindi a creare i problemi in termini di lacerazione: qualsiasi recupero (anche quello elettorale, se ci fosse questa preoccupazione) quando un problema viene esasperato, non può più avvenire.
Quindi nessuna guerra tra città, tra province, guai se poi ci fossero spaccature tra uomini.
Il Presidente Oberto ha fatto delle proposte e noi vorremmo, per quanto è possibile, parlando anche a titolo personale, ricondurle alle indicazioni originarie del rapporto dell'IRES e se ritardo ci deve essere in un pronunciamento che potrebbe pregiudicare la soluzione del problema, questo deve investire tutta la massa del pronunciamento e non limitatamente alla sede di Novara o a qualche altra sede.
Oggi, a mio avviso, può trarsi una sola conclusione (che non impedisce nella narrativa del provvedimento - e lo sottolineo - di affidare il giusto spazio ad ogni più utile precisazione, avvertendo tra l'altro l'esistenza di istituti di insediamenti che non possono essere fatti scomparire con un colpo di spugna, localizzati in diverse sedi, anche quelle che interessano da vicino la contigua provincia di Vercelli).
La Regione ha effettuato, attraverso l'IRES, uno studio che perviene a conclusioni certe in sintonia con la programmazione della Regione, Occorre non disattenderlo, salvando il principio che contorna e sostiene le cose giuste .
Altrimenti le molte pubblicazioni doviziosamente distribuite alla base tutta la cornice costruita attorno al quadro della programmazione, vengono meno e si dimostrerà che tutto è elastico, tutto è condizionato, tutto è tremendamente e ricercatamente incerto. Io penso a cosa potrà accadere domani quando potremo tentare il discorso della programmazione ospedaliera.
Borando ha detto che è il classico topo partorito dalla montagna. E se mi permettete, porrebbe in ridicolo l'istituto della ricerca e della programmazione, quasi quanto tentò di fare quel mio amico (me lo consentano questo ricordo) il quale disistimando le tecniche programmatorie, pose questa domanda ad un altro amico autorevole uomo di programmazione: "Sai dirmi che cos'e la lucertola?". L'altro, che era anche uomo di scienza rispose che "la lucertola è un rettile dalla coda facilmente rigenerabile e dalla lingua bifida". "Non lo chiedo in chiave scientifica - disse l'amico e, non ricevendo più risposta, precisò che - la lucertola è un coccodrillo dopo la programmazione".
Non me ne vogliano per questa battuta, dalla quale è rilevabile l'effetto rimpicciolente del processo programmatorio, visto da un denigratore (si intende).
Consentitemi di pensare (però solo pensare) che se disattendessimo lo studio dell'IRES, taluni di noi potrebbero (ritornati a casa) essere accusati se non di "lingua bifida" quanto meno di avere la "coda rigenerabile".



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Franzi, ne ha facoltà.



FRANZI Piero

Signor Presidente, colleghi, non era mia intenzione intervenire in questo dibattito perché ritenevo che il problema fosse stato sufficientemente esaminato dall'Intercommissione, però nella relazione del collega Besate ho visto che è stato ripreso completamente il parere dell'IRES. Avendo ascoltato ieri la relazione del prof. Detragiache, in occasione della convocazione dell'Intercommissione, mi pare che i dati dell'IRES siano incompleti perché non hanno tenuto in sufficiente considerazione i problemi logistici, strutturali; umani, sociali dei centri ove dovrebbero essere localizzate le nuove Università.
Pare infatti che l'IRES abbia valutato solo i dati della popolazione scolastica e delle distanze chilometriche e non le esigenze di carattere socio-economico per lo sviluppo territoriale di tutte le zone interessate che invece dovrebbe essere uno degli elementi più importanti per la localizzazione delle nuove Università. Infatti a pag. 2 della relazione si dice che nell'affidare l'incarico all'IRES si è parlato di sviluppo della scolarizzazione in relazione alle ipotesi di sviluppo socio-demografico della Regione. A pag. 3 si parla dei criteri generali di pianificazione economica territoriale "particolarmente utile ai fini dello sviluppo regionale" e ancora si richiamano "i criteri della pianificazione economica e territoriale" e così via. Sono tutti richiami che indicano che la collocazione delle nuove sedi universitarie dovrebbe essere posta in quella cornice di programmazione regionale di valorizzazione territoriale, deve tendere a una riqualificazione dei problemi socio-economici delle zone più degradate.
L'insediamento universitario quindi non deve costituire un semplice fatto di assetto territoriale quanto invece un'occasione per favorire lo sviluppo socio-economico delle popolazioni interessate.
Lo stesso prof. Detragiache ha insistito sul fattore della validità dei problemi socio-economici per ilo sviluppo del territorio e quindi, se è valida questa tesi, è confermata anche la critica di coloro che considerano lo studio dell'IRES non sufficientemente completo.
Non è perciò questione di campanilismo quando le nostre amministrazioni locali insistono su tesi che possono sembrare contrastanti, ma è indubbio che ogni amministratore, in particolare quando è chiamato ad affrontare situazioni economiche difficili insista su tesi che possono soddisfare in via principale i bisogni locali. Non è egoismo, non è campanilismo, ma è una risposta ad uno specifico dovere di rappresentanza politica da parte dei nostri amministratori.



MINUCCI Adalberto

Qui c'è la lingua biforcuta!



FRANZI Piero

Può darsi.
L'ubicazione dell'Università quindi deve trascendere i limiti della semplice depolarizzazione dell'Università di Torino, ma deve essere una caratterizzazione per lo sviluppo sociale ed economico di altri territori della nostra regione e proprio in questo senso si sono orientate le dichiarazioni verbali del prof. Detragiache.
Che l'Università debba essere ubicata a Novara o Vercelli questa è una scelta che si deve fare; che debba essere ubicata tra Novara e Vercelli è un'altra scelta che si deve fare; che debba essere collocata su una direttrice che possa soddisfare le esigenze dei tre centri Novara-Vercelli Biella è ancora un'altra delle scelte che si devono fare.
Quindi, al di là di quelli che possono essere gli aspetti esterni di un'eventuale polemica tra il capoluogo di provincia Novara e il capoluogo di provincia Vercelli, teniamo conto delle reali esigenze per uno sviluppo socio-economico del territorio.
In conclusione, è proprio per tenere fede all'impegno che mi ero assunto di essere estremamente conciso, devo plaudire alla relazione del Presidente Oberto, molto corretta e molto obiettiva e come sempre molto completa, dichiarandomi, per quanto mi riguarda, a titolo personale favorevole con l'impostazione data dalla Giunta di attendere almeno una quindicina di giorni per definire problemi che oggi sembrano insolubili.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Conti, ne ha facoltà.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Brevemente anche perché non ho partecipato soltanto alla decisione della Giunta, ma anche ai lavori dell'Intercommissione.
Mi sembra di dover un pochino ridimensionare le così dette certezze acquisite sul problema del decentramento universitario. Vi sono dei punti incontrovertibili che sono stati indubbiamente riconfermati durante lo sviluppo dei lavori dell'Intercommissione, dei punti che non si possono mettere assolutamente in discussione quando si volesse dare, come si deve dare, una risposta risolutiva per quel che riguarda i provvedimenti relativi al decentramento.
I punti fermi a cui bisogna subordinare necessariamente ogni cosa mi pare che siano già stati citati, ma li ricordo: la decongestione dell'area metropolitana di Torino; Università complete decentrate, possibilmente complete, però che garantiscano nella loro costituzione, nel loro funzionamento la interdisciplinarietà che è un'esigenza assoluta e quindi il funzionamento basato sui dipartimenti, non solo, ma altri punti che occorre ancora chiarire, che siano inserite nel vivo della vita socio economica e quindi su tutta l'eliminazione dei campus e cose di questo genere che favoriscano al massimo possibile l'accesso anche alle classi meno abbienti, ai lavoratori studenti essendo il bene dell'istruzione un bene collettivo a disposizione di tutti.
Un altro punto che occorre tenere presente e che mi sembra non sia stato tanto considerato, è la necessità di strutture universitarie che non crescano per decisioni centralizzate, ma crescano con la partecipazione e con consenso delle popolazioni, che siano coinvolte effettivamente, in modo da studiare non soltanto i rapporti che esistono, che semmai sono conclusivi, tra Università e programmazione, ma tra Università e società in quanto queste strutture devono essere aperte alla società e permettere in qualche modo alla società di esprimersi dentro di esse e per mezzo di esse.
Ora ci troviamo davanti a questi punti certi confermati dal dibattito dell'Intercommissione, ci troviamo di fronte ad uno studio dell'IRES.
Naturalmente mi guardo bene dal sollevare delle obiezioni sulla sua serietà, sul suo valore scientifico che rimane indiscusso, però non posso non sollevare (e le ho già sollevate nell'Intercommissione prima delle ferie) alcune perplessità circa i risultati. Sarà da verificare come mai si dà luogo a dei risultati che possono destare delle perplessità, sarà da verificare se le variabili che abbiamo assegnato all'IRES, nello adempimento del suo compito, sono veramente esaurienti, per decidere fino in fondo e in modo soddisfacente il problema del decentramento universitario.
E vengo ad alcuni elementi di perplessità. Nel rapporto dell'IRES è detto che i centri universitari debbono essere radicati in centri residenziali, in centri urbani, in tessuti dove ci sia anche una possibilità di rapporti con poteri decisionali. Che cosa salta fuori dallo studio dell'IRES? Salta fuori una Università a Savigliano. Ora, non mi si dica che a Savigliano attualmente almeno, c'è la possibilità di rapporti con centri decisionali. Non solo, ma viene fuori questo problema: come la mettiamo l'Università a Savigliano? Perché l'Università non è qualche cosa che arriva dall'alto, ma deve essere sostenuta dal basso, non soltanto dalla volontà e dalla partecipazione, ma da un minimo di tessuto di vita che sia adeguato e che possa veramente sostenere una vita universitaria in tutte le sue esigenze, che sono molteplici, se no corriamo il rischio di fare una Università che viene frequentata, e poi ciascuno se ne va a casa ignorando completamente l'ambiente circostante.
Per esempio c'è l'altra perplessità grave, quella relativa alla seconda Università di Torino: sono state indicate Trofarello e Beinasco e io ho sollevato delle obiezioni dicendomi d'accordo sul la seconda Università, ma come la possiamo veramente ipotizzare? Intanto come localizzazione dove la mettiamo? Perché non basta parlare di Torino genericamente, ad un certo punto bisognerà precisare di più. E come garantiamo che in qualche modo la seconda Università riesca a collocarsi in un dialogo tale che consenta di ipotizzare uno sfollamento dell'attuale Università di Torino? Sono problemi da risolvere. Quindi non siamo nel campo delle certezze assolute.
E poi esistono problemi marginali come per esempio quelli del biellese che chilometricamente rispetto a Torino, rispetto a Novara stanno press'a poco sullo stesso piano. Io non ho delle obiezioni su una Università a Novara, onestamente, si tratta di andare a verificare non riuscendo a drenare tutta questa popolazione cosa verrà fuori? Ci sono dei problemi da vedere, c'è la relazione interregionale, cosa capiterà con una Università a Novara rispetto alla Lombardia e quindi rispetto al Piemonte? Ma ci sono delle obiezioni ancora più di fondo e una è questa: se il governo ci assegna soltanto una nuova Università dove la metteremo atteso che bisogna pur decongestionare l'Università di Torino? L'ipotesi, così come io l'ho capita, è organica, valida nella sua metodicità scientifica e in correlazione con la programmazione, prevede tutto uno sviluppo di sedi universitarie, ma naturalmente alla fine deve pure conseguire lo sfollamento dell'università di Torino in termini di bilanciamento regionale. Può anche darsi che il governo ci fissi una sua Università.
Ora mi sembra un po' pretenzioso da parte del governo pretendere dalle Regioni delle risposte assolutamente precise circa la localizzazione quando sono inglobati tutti questi problemi. Secondo me è necessario assumere al più presto un atteggiamento interlocutorio di chiarificazione che ci permetta di sapere se su quante sedi universitarie nuove possiamo fare conto in quel piano di programmazione che si intende attuare per quel che riguarda i decentramenti universitari. Perché soltanto su quella base di certezze in definitiva riusciremo a fare delle scelte sicure rispettando quei principi che ritengo sacrosanti, comunque venutisi ad affermare attraverso il lavoro del Consiglio, dell'Intercommissione, i contatti con l'Università stessa, con le componenti Universitarie. Sono degli interrogativi a cui bisogna dare una risposta.
Purtroppo i tempi sono quelli che sono e questo lo dico non certo per prestarmi a nessuna manovra di tipo campanilistico che vada verso degli smembramenti insostenibili di Università che devono avere la loro vitalità interna anche se non proprio nella direzione del compatto perché questa semmai è la tipologia caratteristica del campus, ma comunque una tipologia che soddisfi sostanzialmente queste due esigenze, l'interdisciplinarietà con tutto quello che abbiamo detto, e una corrispondente relazione con l'ambiente circostante, in modo da coinvolgere il più possibile l'ambiente circostante da essere un effettivo supporto di una vita universitaria.
Dovremo poi andare a verificare se l'ambiente coinvolto dalle indicazioni può essere effettivamente un supporto della vita universitaria viva valida.
Mi sembra che in mancanza di questi dati sia necessario adottare questo atteggiamento con il governo e cominciare innanzi tutto a farci precisare su che cosa possiamo contare, non vorrei che andassimo ad un dibattito che rischia le conseguenze che tutti paventiamo e poi ci trovassimo di fronte ad una proposta di questo genere: per il Piemonte per adesso neanche una Università (è un'eventualità tutt'altro che da scartare purtroppo) oppure ci trovassimo di fronte all'indicazione di una sede universitaria, con tutti i problemi relativi e insisto sull'affollamento della Università di Torino e sulla sua prevedibile crescita in questo sviluppo di cose.
Naturalmente l'atteggiamento interlocutorio con il governo dovrebbe andare più in là. Secondo me, pur sulla base delle leggi attuali, la Regione Piemonte, in coerenza con quello che ha fatto finora in Consiglio attraverso la Intercommissione, e con gli atti che sta per assumere a proposito del centro regionale di informazione, dovrebbe chiedere al governo intanto la possibilità di esprimersi sulla terna di coloro che saranno incaricati di essere il nucleo che viene strutturando le nuove sedi universitarie, per poter agire con essi attraverso un rapporto, un colloquio da interlocutore politico, al fine che la ristrutturazione, anzi il fondarsi di queste Università corrisponda alle esigenze politiche culturali, economiche che la Regione è venuta evidenziando, quindi che il compito della Regione non sia ridotto unicamente e semplicemente ad una generica indicazione di localizzazioni.
Naturalmente non possiamo sfuggire all'impegno di determinazione. La mia osservazione è soltanto questa, non dimentichiamo che il documento dell'IRES peraltro validissimo è uscito di recente e con questo documento non siamo ancora andati al colloquio con gli Enti locali, è a seguito di questo documento che si sono svolte certe operazioni e si sono sollevate certe cose, chi l'interpreta in un modo e chi in un altro. Ci sono, bisogna affrontarle, bisogna in qualche modo risolverle, bisogna dare la risposta anche perché abbiamo tutto l'interesse a coinvolgere nel problema universitario gli Enti locali, pur senza deflettere da una linea che deve essere chiara e quindi discutere con loro, in modo da persuadersi tutti insieme che su certe cose bisogna camminare in modo rigoroso, bisogna pure che approfondiamo insieme a loro queste cose, allo scopo di arrivare a delle determinazioni.
Secondo me il nostro atteggiamento interlocutorio dovrebbe permetterci da un lato di far precisare al governo queste sue posizioni, in ordine alla definizione del numero delle Università, che, almeno in ipotesi, ci possono essere in qualche modo assegnate; in secondo luogo, la procedura successiva che occorre per insediare e sviluppare la Università che ci assicuri la partecipazione politica della Regione, in modo che non sia assente. Tutti i Consiglieri sanno che la legge sull'edilizia universitaria prevede l'intervento della Provincia e di alcuni organi tecnici, in merito alla definizione dell'area dove far sorgere la nuova Università e sappiamo anche come il Consiglio di amministrazione allargato all'Università abbia creduto opportuno, dopo i colloqui con l'Intercommissione, di sottoporre prima al Consiglio Regionale il parere circa il decentramento della facoltà di agraria e di veterinaria.
Mi sembra quindi che anche sotto questo aspetto vada coltivato il rapporto; ma dall'altra parte bisogna arrivare al più presto ad un colloquio con gli Enti locali che permetta di dissipare, nel limite del possibile, tutte le perplessità e di ricuperare le spinte campanilistiche utilizzando l'interesse comunale coinvolgendolo nella direzione di una partecipazione per costituire un effettivo e valido sistema universitario piemontese che diffonda adeguatamente il servizio universitario sul territorio della regione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente, se avesse chiesto di parlare, come era intenzionato a fare, il Consigliere Carazzoni, il suo intervento avrebbe facilmente assunto il significato del Cicero pro domo sua essendo egli Consigliere regionale di Novara, perciò Carazzoni vi ha rinunciato ed ho domandato io la parola per puntualizzare, anzi, per comunicare lapidariamente la posizione del nostro Gruppo su questo problema.
Il Gruppo del M.S.I. Destra nazionale condivide le conclusioni cui è pervenuto lo studio dell'IRES ed è pertanto favorevole all'insediamento di una Università monobase nella città di Novara.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Minucci, ne ha facoltà.



MINUCCI Adalberto

Non per fare un intervento, ma per cercare di capirci qualche cosa a questo punto perché qui abbiamo, se non sbaglio, tre posizioni grosso modo: una è, quella, che definirei di partenza, o di base e che emerge dal lavoro compiuto in due anni, su mandato del Consiglio regionale dall'Intercommissione, sostenuta dai noti studi dell'IRES che si tratta soltanto di sfogliare, almeno di scorrere perché quando il Consigliere Franzi per esempio dichiara che gli studi dell'IRES si appoggiano soltanto su dati di carattere demografico, sul movimento della popolazione evidentemente non ha potuto prendere conoscenza di questi studi e non sa che invece si fondano sull'analisi delle tendenze dal punto di vista socio economico e delle ipotesi di pianificazione regionale dal punto di vista più generale. Quindi ci troviamo di fronte a questa elaborazione Intercommissione-IRES - grande massa di consultazioni e di dibattiti che intorno a questo lavoro sono stati realizzati.
Questa prima posizione, ipotesi, approda come sappiamo alla proposta di indicare i nuovi centri universitari in primo luogo ad Alessandria e a Novara, in secondo tempo, da accelerare raccomanda l'IRES anche in rapporto alla necessita di decongestionare il centro torinese, Savigliano; infine un secondo centro universitario a Torino. C'è materia per tutti, dati oggettivi, analisi che possono essere sempre perfezionate ma che comunque forniscono un supporto indiscutibile alle decisioni, alle deliberazioni a cui deve giungere il Consiglio.
Poi c'è un'altra posizione che grosso modo si richiama all'esposizione fatta dal Presidente della Giunta, che è stata ripresa appunto dal collega Franzi. Questa posizione (ecco perché dicevo prima che si tratta di una fuga indietro) non tiene conto di questi anni di elaborazione e di studi e non tiene conto di questi dati oggettivi. E a che cosa approda poi? Approda alla richiesta a cui è giunto il Consigliere Franzi, di avere ancora dieci giorni di tempo per esaminare la questione, per approfondire forse quegli studi in campo socio-economico a cui aspirava il Consigliere Franzi il quale però sa che un approfondimento pur minimo in questo campo di studi fa sì che dieci giorni siano del tutto insufficienti. Allora voglio chiedere a Franzi: a che cosa servirebbero questi dieci giorni, a fare reincontrare i segretari della D.C. di Biella, Vercelli e Novara, magari su un ring perch finalmente diramino la loro vertenza? Non c'è altro motivo per un rinvio di dieci giorni se non quello di cercare di mettere assieme i cocci in casa democristiana, non vi sono motivazioni serie dal punto di vista appunto n della analisi, né di una deliberazione approfondita Infine è emersa una terza posizione, che è quella che ha espresso test il collega Conti, verso la quale io professo il massimo rispetto, ma mi sembra che metta in campo una serie di perplessità, alcune anche attendibili, serie, altre meno come quella della consistenza culturale sociale, storica di certi centri ove le Università possono essere insediate (si faceva il caso di Savigliano). A me sembra che la scelta di Savigliano sia molto seriamente motivata dallo studio dell'IRES proprio perché in quell'area si vede la possibilità di una nuova aggregazione socio-economica della Regione, in vista di uno sviluppo più equilibrato e quindi di una depolarizzazione dell'area di Torino; d'altra parte c'è anche un centro sia pure minore, ma di notevole tradizione storica, culturale, pensiamo alla Università di Camerino, non è che il nome di Camerino mi affascini più di quello di Savigliano, eppure c'è una Università che funziona. Ma la scelta, ripeto, ha altre ragioni che mi sembrano valide.
Le perplessità di Conti però, così come le incertezze che si vorrebbero lasciare aperte o per dieci o per quindici giorni e che hanno motivi, a mio avviso, molto meno nobili, a che cosa porterebbero? Porterebbero a un'abdicazione del Consiglio Regionale della sua responsabilità di fare una scelta.
E allora a cosa si approderebbe? O si approda al fatto che si ritarda qualsiasi decisione per cui questo problema così drammatico non solo per gli studenti e per le loro famiglie, ma per lo sviluppo complessivo della economia della società piemontese, verrebbe in ogni caso rinviato; e se così non fosse, l'abdicazione della Regione a una decisione significa semplicemente che si dà mandato al Ministro di scegliere lui, di scegliere su basi che non hanno niente a che fare con la serietà delle analisi e delle ipotesi che qui si possono formulare.
Ecco quindi la gravità degli atteggiamenti che vengono fuori e su cui io invito caldamente i colleghi degli altri Gruppi a riflettere. Non possiamo atteggiarci come Ponzio Pilato in questi casi, bisogna assumerci fino in fondo delle responsabilità sapendo che mettiamo in moto un processo che ci potrà richiedere ulteriori perfezionamenti di tornarci sopra, di controllare mano a mano le varie fasi di questa operazione, ma che ci richiede in primo luogo una scelta chiara. Perché se si mantiene questa nebbia attorno alle decisioni, vuol dire che in fin dei conti, anche non volendo, caro Conti, finiremo per avallare degli interessi che invece sono ben concreti e sanno bene verso quali fini rivolgersi.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Vorrei tentare, signor Presidente, di dare un modesto contributo, al fine di pervenire a delle conclusioni il più possibile positive, volte a non disperdere anche dal punto di vista psicologico tutte le acquisizioni cui si è pervenuti in un lungo impegno e lavoro del Consiglio Regionale dell'Intercommissione, della Giunta e di istituti di studio.
Mi sembra intanto che i motivi di perplessità e di dissenso investano un'area estremamente limitata. (Ho seguito con attenzione la discussione proprio per cercare di estrarre da tutto questo, il nocciolo) rispetto a quella positiva e del consenso sulla costruzione da effettuare.
Partendo da tempi lontani il Presidente della Commissione ha fatto sinteticamente e rapidamente la storia dell'impegno regionale rispetto a questo importante argomento: l'Università di Torino che scoppia l'alternativa efficientistica e razionale della seconda Università di Torino che pareva imporsi, nei fatti, in modo irresistibile; la scelta della Regione, per la diffusione sul territorio regionale, e la crescita di tutta la comunità regionale e poi, all'interno di questa scelta, la ricerca delle ubicazioni, delle zone in cui andare a creare le Università; la lotta contro le spinte verso una disseminazione che avrebbe significato in sostanza un espediente tecnico per la soluzione dei problemi della congestione di Torino con una specie di alleanza tra le esigenze del capoluogo e le aspirazioni particolaristiche, queste sì, e gli interessi limitati di carattere locale, con grave pregiudizio della soluzione reale e corretta del problema. Visto quindi ed acquisito questo secondo punto contro le disseminazioni o la fase forse finale del rilascio di titoli; si è poi convenuto sul criterio della completezza delle istituzioni universitarie da creare, con dislocazione e diffusione sul territorio regionale. E poi, ancora, sul principio della compattezza, in ordine al quale però non sono state fatte distinzioni e specificazioni, perché su questo evidentemente la conclusione non poteva essere assolutamente univoca essendo suscettibile di una interpretazione e soprattutto di un'applicazione molto più elastica da adattarsi alle realtà urbanistiche e socio-economiche che la regione presenta.
Nella scelta delle localizzazioni si sono identificate in modo univoco le zone di insediamento delle istituzioni universitarie, si è stabilito il principio della gradualità e delle priorità ed è stata acquisita la comune convinzione che ci sono due insediamenti universitari per i quali si pu procedere immediatamente, Novara-Vercelli ed Alessandria. Vi è poi ancora un terzo momento, quello cuneese, per infine passare alla seconda Università torinese. All'interno di queste realtà si è risolto facilmente il problema di Alessandria, mentre non si è approfondito definitivamente quello cuneese che è scaglionabile nel tempo, per cui la maturazione della scelta definitiva può veramente utilizzare osservazioni, studi e approfondimenti ulteriori. E' rimasta la polemica, che non è solo campanilistica, perché c'è pure un campanilismo che è al coperto di una scelta e c'è un campanilismo che resta allo scoperto, quindi non possiamo tacciare di campanilismo chi e allo scoperto e di coerenza con le impostazioni fatte chi invece si trova fortunatamente al coperto di alcune indicazioni quantitative e numeriche.
La realtà è che il principio dell'interdisciplinarietà, il principio della diffusione sul territorio regionale e anche dell'opera di sviluppo culturale ed economico che l'Università dovrebbe indurre sul territorio regionale, per il fatto che in una zona ci sono due città con storia, con strutture, con importanza, con problemi economici particolari, ma che sono addirittura a contatto, quasi ormai una conurbazione, un tratto di strada percorribile in automobile in dieci minuti, pone dei problemi. In ordine però alla applicazione di principi che noi dobbiamo stabilire in modo definitivo e non rimettere in discussione, non facciamo l'errore di deroghe che assumono carattere generale.
Pertanto la proposta che ha fatto il Presidente della Giunta pu trovare una sua specificazione con un riconoscimento obiettivo di quella che è la situazione. Affermate le posizioni di principio, di linea culturale, di scelta politica ed economico-sociale, che sono state esposte nella relazione dell'Intercommissione, si riconosce che esse trovano un'applicazione diretta attraverso alcune scelte che, in ordine alla situazione Novara-Vercelli, (al fatto che Novara venga prima di Vercelli ha anche un significato in un'indicazione di questo genere, un significato quali-quantitativo) possono essere conciliate col criterio della compattezza e della garanzia dell'interdisciplinarietà dell'insediamento universitario in quella zona.
Mentre per Alessandria il problema è risolto, per la provincia di Cuneo andrei adagio a considerarlo tale per le considerazioni che altri hanno fatto e che mi sembrano molto serie e fondate. La questione è stata molto meno dibattuta, discussa in tutta la provincia di Cuneo e anche nelle stesse città interessate non si è ancora fatta mente locale, sufficiente sul problema posto che esso si sposta in una seconda fase, per la gradualità di attuazione, non c'è l'urgenza e la necessità di drasticamente indicare una localizzazione che non mi sembra sicuramente univoca. Così come resta aperto il problema della seconda Università torinese e della sua struttura, della sua ubicazione nell'ambito dell'area metropolitana torinese e delle sue caratteristiche.
Pertanto mi sembra che sulla base di indicazioni di questo genere si potrebbe varare la proposta che la Giunta ha fatto e si potrebbe concretizzare il parere che deve essere dato tempestivamente, senza ulteriori rinvii, senza svalutare tutto il lavoro che è stato compiuto lasciando ancora nel vago, nel generico troppe cose. Là dove c'è un problema lo si identifichi, ci sono anche le accensioni e le passionalità campanilistiche, ma sono aggiunte al fatto che il problema obiettivamente non esiste: non c'è infatti la distanza di 100 Km, ci sono dieci minuti di automobile, ci sono due città e ci sono due realtà socio-economiche interessate ad una soluzione che sia organica, purché sia conforme e collegata con i principi che sono stati enunciati. Il dire questo esattamente nel parere credo che sia, alla fin fine, la cosa più corretta meno ipocrita, evitando così di vanificare o annebbiare o scolorire i contorni di una serie di altre acquisizioni che sono di estrema importanza e che non devono essere lasciati cadere.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Signor Presidente, io non sono preparato all'intervento, perché si era impegnato a farlo il Consigliere Calsolaro che purtroppo è stato ricoverato improvvisamente in ospedale, ma non sono preparato anche perché la difficile questione dei trasporti mi ha occupato anche questo pomeriggio e non ho potuto prendere visione di tutti i documenti. Il mio perciò sarà un discorso del tutto estemporaneo e quindi inusitato per me; mi trovo molto imbarazzato a farlo ma credo che la parola del Gruppo socialista sia opportuna.
Ascoltando i molti interventi, sono arrivato a questa conclusione: io credo che il Consiglio Regionale non possa abdicare alla sua funzione di supremo regolatore della vita dell'intera regione; se noi abdicassimo a questa funzione, anche in una questione, se vogliamo, secondaria, ma non del tutto, non avremmo poi tanto diritto di affermare che noi siamo i rappresentanti di cinque milioni di piemontesi; mediare tra di noi, mediare e nei nostri Partiti, e nelle nostre organizzazioni e anche nelle giuste questioni locali.
Ecco, signor Presidente, le ragioni per le quali il mio è solo un invito a prendere coscienza che un precedente potrebbe essere assai grave noi non possiamo delegare a nessuno questa decisione. Ho sentito un Consigliere dire: perché non lasciar decidere il Ministro? Ma allora, cari colleghi, se noi delegassimo la scelta al Ministro mi chiedo veramente a che cosa servirebbero le Regioni. Noi non dobbiamo limitarci ad andare ogni giorno dal governo nazionale a dire: intervenga l'EGAM, intervenga l'IRI perché ciò è troppo facile; questo, signori, sapeva farlo anche il prefetto e forse lo faceva anche meglio perché aveva i moduli preparati.
Un'altra considerazione: io credo che noi dobbiamo aver la capacita politica di mediare nei nostri Partiti, i quali, lo sappiamo, hanno nel loro intimo idee diverse: c'è chi vuole l'Università qui, chi la vuole a dieci metri, chi vuole il campanile insieme alla fabbrica; ma noi non possiamo ribaltare sulla Regione e sul Consiglio Regionale le questioni interne dei Partiti perché saremmo indegni di rappresentare qui i nostri elettori.
E' per questo che la mia convinzione è che noi dobbiamo decidere: possiamo forse rinviare la decisione, ma non dichiararci incapaci di decidere; perché questo, signor Presidente, aprirebbe un problema assai grave sui poteri reali istituzionali del Consiglio Regionale del Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Nessun altro chiede di parlare? Mi è pervenuto un ordine del giorno a firma dei Consiglieri del Gruppo comunista. Debbo comunicarlo perché se altri intendessero presentare altri documenti, o se qualcuno volesse chiedere una sospensione per concordarne uno comune, la Presidenza è a disposizione.
Io penso che sia opportuno sospendere dieci minuti, riunirei Capigruppo alla conferenza e prendere la decisione definita per la votazione.
Il Presidente della Giunta concorda?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io non ritengo che il Consiglio abbia la facoltà di decidere in proposito, è la Giunta che deve rispondere al Ministro.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Il Presidente della Giunta dice che non ritiene che spetti al Consiglio decidere in proposito, essendo la richiesta pervenuta al Presidente della Giunta da parte del Ministro.
Il Consiglio è sovrano ed io prendo atto delle sue decisioni.
La parola al Presidente Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io vorrei fare una precisazione, molto rispettosamente. Non è che la Regione abdichi, la Regione, almeno finché io sono Presidente dell' organo esecutivo, non abdicherà mai a quelle funzioni, compiti e responsabilità proprie, come mi sembra di aver potuto dimostrare nell'atteggiamento che va dal 23 dicembre dello scorso anno ad oggi.
La preoccupazione del Consigliere Nesi è una grande preoccupazione, ma qui è una questione di competenza. Noi siamo sollecitati dal Ministro perché il problema universitario resta di competenza dello Stato e non della Regione, ad esprimere un parere.



MINUCCI Adalberto

No.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Come no? Allora documentatevi.
Come nasce la posizione procedurale? Nasce dalla esistenza di un art.
10 del decreto legge del 1.10.'73 che è stato convertito con modificazioni in legge del 30.11.'73. Che cosa prevede questa norma? Che entro un anno dall'entrata in vigore del provvedimento, il Governo presenterà al Parlamento uno o più disegni ecc. ecc., quindi la competenza specifica esclusiva è del Governo che presenterà al Parlamento...



MARCHESOTTI Domenico

Sì, va bene, questo lo sappiamo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma se lo sapete allora non me lo fate ripetere, scusi.



MARCHESOTTI Domenico

No no, non scuso niente.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Allora non mi scusi e mi permetta di dire che io scuso lei di questo atteggiamento che non è giustificato.



MARCHESOTTI Domenico

Come non è giustificato?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, non è giustificato



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Prego i colleghi di lasciar concludere il Presidente e semmai di chiedere la parola per replicare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Esaminiamo un momento le cose con tranquillità.



MARCHESOTTI Domenico

Va bene, esaminiamole con tranquillità.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Guardi, io ho 43 anni di professione di avvocato, non mi smontano le interruzioni, quindi ne faccia quante vuole lei non mi smonta. E neanche chi ha fatto "Ohh!" di commento, non mi smonta neanche quel signore.
La norma prevede che entro un anno dall'entrata in vigore del provvedimento, il Governo, che è titolare dell'azione, presenti al Parlamento uno o più disegni di legge per l'istituzione di nuove sedi universitarie. Che cosa dice l'art. 10 della legge? Che il Governo, nel formulare questi disegni di legge di proposta al Parlamento, deve tenere conto di indicazioni che derivano: le une dalle osservazioni che il CIPE fa, relative alle esigenze prioritarie delle Regioni che sono prive di istituzioni universitarie (popolazione scolastica nella scuola secondaria delle varie Regioni, sovraffollamento di Università esistenti nonch criteri generali di pianificazione economica e territoriale) cioè il Governo chiede: CIPE, dammi delle indicazioni delle quali io devo tener conto. Poi deve tener conto - questo è essenziale - dei pareri delle Regioni interessate sulla localizzazione (l'ho ripetuto prima sottolineando, sulla localizzazione, non sulla ubicazione che sono due momenti diversi e distinti: localizzare vuol dire mettere in un certo luogo, ubicare vuol dire stabilire esattamente in quella localizzazione la scelta del luogo dove dovrà esistere la Università).
Hanno indirizzato questa lettera al Presidente della Giunta Regionale della Regione Piemonte, chiedendo che il Presidente della Giunta Regionale del Piemonte dia quello che è il parere della Regione.



MARCHESOTTI Domenico

Siamo noi la Regione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Regione siamo tutti; l'organo esecutivo che ha la responsabilità e il dovere di rispondere a questo parere è che il Presidente della Giunta e la Giunta stessa.



REVELLI Francesco

In materia di costituzione...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' tutta un'altra cosa, quella interpretazione della norma dello Statuto non fa assolutamente riferimento a questo caso, lo Statuto dice semplicemente che quando si fa riferimento generico alla Regione si intende Consiglio Regionale. Qui la richiesta non è fatta alla Regione, è fatta al Presidente della Giunta Regionale, cioè al Presidente dell'organo esecutivo, è una manifestazione di volontà che il Presidente della Giunta non fa in proprio, non fa neanche avendo sentito il parere dei colleghi della Giunta, ma fa concordandosi, chiedendo al Consiglio che voglia esprimersi su quelle che sono le linee e le indicazioni che sono state date.
Per me l'interpretazione corretta è questa e non può essere che questa per cui il voto deve avvenire sulle proposte che noi abbiamo presentato accettate, bocciate, respinte, tutto quello che volete, ma proceduralmente non vi è altra scelta che questa che sia corretta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Sempre sullo stesso argomento ha la parola il Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Io non ho 43 anni di professione di avvocato e posso anche apprezzare che una così lunga professione dia certe attitudini alla capziosità nell'interpretazione delle leggi e dei regolamenti, ma qui ci troviamo di fronte a una versione, quella che ha fornito adesso il Presidente della Giunta, che non è assolutamente accettabile. In primo luogo perché noi ci troviamo con un ordine del giorno della seduta che al punto 8) chiama il Consiglio a decidere su una certa questione, non chiama il Presidente chiama il Consiglio, altrimenti era inutile riunirci con questo ordine del giorno. Secondo: la legge recita, e lei stesso lo ha riconosciuto, che il Ministro chiede i pareri delle Regioni interessate. Ora lei sa bene che il principale organo rappresentativo della Regione è il Consiglio Regionale e di questo si è tenuto conto nel formulare l'ordine del giorno di questa seduta.
In terzo luogo c'è un articolo dello Statuto che sancisce che su problemi di programmazione l'organo competente a pronunciarsi è appunto il Consiglio Regionale.
Ora, se si vuole uscire dall'impasse in cui ci si trova, che è un impasse di tipo politico, non voglio dire clientelare, politico, con delle capziosità di questo genere, veramente allora è inutile riunirci. Questa è una posizione che non possiamo assolutamente accettare, chiediamo che sia il Consiglio Regionale a pronunciarsi, ad assumersi tutte le responsabilità.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Aggiungo solo che la prassi invalsa da quando esiste la Regione Piemonte, in questo Consiglio, ha sempre previsto, per tutti i punti ampiamente dibattuti, regolarmente iscritti all'ordine del giorno, che abbiano avuto un regolare svolgimento, la possibilità per uno o più Consiglieri, uno o più Gruppi di presentare, qualunque sia la questione all'ordine del giorno, la proposta di un ordine del giorno.
A me consta che la Presidenza del Consiglio ha proposto un ordine del giorno conclusivo del dibattito.
Il Presidente della Giunta, come qualsiasi altra espressione di questo Consiglio, di fronte a questa proposta può accettare l'ordine del giorno respingerlo, presentarne un altro, ma in nessun caso può permettersi di proporre al Presidente dell'assemblea di non tener conto del fatto che un ordine del giorno è stato presentato; e poiché la discussione si è svolta ha avuto la sua conclusione e il Presidente della Giunta l'ha introdotta subito dopo l'Intercommissione e tutti i Consiglieri sono intervenuti e un ordine del giorno è stato presentato e altri non ne sono stati presentati il Presidente del Consiglio deve fare una sola cosa, mettere in discussione e in votazione gli ordini del giorno che eventualmente gli sono giunti su questo argomento. Ce n'è uno solo, ce ne sono due, ce ne sono tre? Si discute e se ce ne sono due o tre la procedura prevede che eventualmente si sospendano i lavori del Consiglio per vedere se si può arrivare ad un'intesa. Ce n'è uno solo? Si vota solo questo e tutto il resto fa parte dell'opinabilità politica, ma l'opinabilità politica non può travolgere il metodo di lavoro del Consiglio Regionale, il Presidente potrà accettare o meno l'ordine del giorno, potrà fare quello che vuole con quella che è la sua interpretazione dell'argomento nel suo complesso, ma adesso i termini della discussione sono questi e non altri.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Ha la parola il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei ricordare ai Consiglieri che hanno ricevuto una convocazione come l'ho ricevuta io, nella quale è scritto: "Ai Consiglieri Regionali ricordo che il Consiglio Regionale est convocato per martedì 16 settembre ore 9,30 e 15 per proseguire esame ordine del giorno seduta precedente.
Inoltre, su richiesta Presidente della Giunta est iscritto altresì il seguente punto 'Parere in ordine alle nuove istituzioni ed al riconoscimento di Università ai sensi dell'art. 10'". Stamattina ho fatto una relazione, al termine della relazione ho detto che cosa la Giunta Regionale propone ed è condensato in questa paginetta: "La Giunta Regionale, atteso il voto del Consiglio Regionale del 12 ottobre 1974 ritiene di dover indicare al Ministero della P.I.: 1°, 2°, 3 e 4°".
Questo è il parere per cui è stato convocato questo Consiglio; è su questo parere che si esprime il consenso o il dissenso, l'accettazione o la reiezione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, ritengo che il dibattito politico sul parere che la Giunta ha espresso debba e possa concludersi, come tutti i dibattiti indipendentemente dalla dichiarazione di accettazione o meno del parere con un ordine del giorno che sia la sintesi delle conclusioni a cui le forze politiche ritengono di arrivare perché rimangano fermi la posizione politica, gli impegni, le responsabilità; su questa chiarificazione le altre forze politiche prendono, indipendentemente da quello che è contenuto nell'ordine del giorno, la loro posizione politica.
Pertanto ritengo che se è pervenuto un ordine del giorno al banco della Presidenza del Consiglio Regionale debba essere portato a conoscenza del Consiglio il quale si esprimerà con dichiarazioni di voto.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Colleghi Consiglieri, io debbo dire che sono anche io molto perplesso sull'interpretazione esatta da darsi.
Io ho ricevuto un ordine del giorno da parte del Gruppo comunista, ma debbo dire che se è ufficiale quello che viene annunciato nel Consiglio stamane il Presidente della Giunta ha concluso il suo intervento formulando una proposta che in questo caso dovrebbe avere lo stesso valore dell'ordine del giorno. Al Presidente del Consiglio spetterebbe allora - se tutti fossero d'accordo, cosa che non è - mettere in votazione il parere della Giunta per alzata di mano, dopo di che porre in votazione il secondo ordine del giorno, l'unico che mi è pervenuto ma che mi è pervenuto secondo in quanto è stato preceduto dalla proposta del Presidente della Giunta di avere un parere.



REVELLI Francesco

La Giunta ha sempre la precedenza.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Se il Consiglio consente proporrei questo iter: porrei prima in votazione, per alzata di mano, il parere espresso dalla Giunta, poi porrei in votazione, sempre per alzata di mano, l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista.



FABBRIS Pierina

Potrebbe farci avere le proposte della Giunta?



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Naturalmente prima di porre in votazione e l'uno e l'altro, ne darei lettura.
Il Consiglio concorda su questa procedura, altrimenti credo che non ne usciamo fuori.
La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Il Consiglio desidererebbe intanto capire bene di che cosa si tratta perché stamane abbiamo sentito un intervento sulla relazione dell'Intercommissione e del Presidente della Giunta...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non è esatto.



SANLORENZO Dino

Sì, perché il primo a parlare in questo Consiglio è stato il rappresentante dell'Intercommissione che ha fatto la sua relazione, su questa è intervenuto il Presidente della Giunta che ha portato il parere della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No.



SANLORENZO Dino

Come no?!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma non sulla relazione, come forma autonoma, come ordine del giorno.



SANLORENZO Dino

Ma Presidente, adesso non vorrà mica stravolgere la cronologia dei fatti. C'è un punto all'ordine del giorno, il Presidente del Consiglio ha letto il punto all'ordine del giorno, poi ha dato la parola (se lo non divento completamente matto) al Consigliere Besate il quale ha sviluppato la relazione dell'Intercommissione, dopo di che, se non erro, ha preso la parola il Presidente della Giunta e ha svolto il suo intervento a nome della Giunta, dopo di che hanno parlato tutti i Consiglieri. E' corretto quello che dico? Mi pare di sì.
Mi sbaglierò, ma io non ho sentito nell'intervento del Presidente della Giunta la presentazione e la lettura dell'ordine del giorno stesso nella formula nella quale un ordine del giorno deve essere steso.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' un parere, non un ordine del giorno.



SANLORENZO Dino

Va bene, mi scusi Presidente, il parere.
Io non ho sentito concludere il suo intervento in questa maniera: "Pertanto, sulla base delle argomentazioni che ho svolto adesso, io propongo che il Consiglio Regionale esprima il suo parere" io questo non l'ho sentito, tanto è vero che nessun Gruppo ha potuto esaminare nel concreto questo papiro che lei adesso esibisce, in modo da eventualmente verificare, nero su bianco, ciò che di convergente c'era e ciò che di divergente c'era, per cui un Gruppo se non erro, ha poi presentato un ordine del giorno per capire bene la vicenda. Sbaglio nella elencazione dei fatti?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sissignore, sbaglia.



SANLORENZO Dino

C'è qualcuno qui dentro che ha sentito leggere un documento presentato dalla Giunta? Non l'intervento del Presidente, un documento presentato dalla Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

"La Giunta Regionale, atteso il voto...".



SANLORENZO Dino

Ma io lo sento adesso per la prima volta!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

"... ritiene di dover indicare...".
Che cosa si vuole di più per un parere!?



SANLORENZO Dino

Ma no Presidente, perché ci arrampichiamo sugli specchi? Lei adesso in realtà sa benissimo che se la discussione diventa quella sostanziale e cioè che il Presidente del Consiglio deve leggere un ordine del giorno e l'altro progetto di parere che lei ha presentato, si apre finalmente un terreno di confronto nero su bianco oltre alla simpatica discussione che si è svolta sinora e a questo punto, quando avremo sentito ciò che c'è scritto, e che non abbiamo ancora sentito fino adesso, nel documento della Giunta e avremo sentito ciò che c'è scritto sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista, capiremo i termini del problema e vedremo se c'è da sospendere la seduta, se invece si pone in votazione l'ordine del giorno, con quale ordine di precedenza si devono mettere in votazione e che significato ha la votazione, perché può anche porsi il problema che non si possano votare tutti e due, ma questo io non lo so perché nessuno di noi conosce il testo preciso del parere del Presidente della Giunta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Questa mattina io ho illustrato ampiamente - e c'è fortunatamente una stenografa abbastanza fedele che ha registrato il mio intervento. Il mio intervento è stato poi fotocopiato e distribuito ai giornalisti e credo ai Capigruppo (questa era almeno l'intenzione, io non ho controllato); c'è il documento fotocopiato, pronto, se non è stato distribuito la colpa non è certamente mia.
In questo documento, caro Vicepresidente, ad un certo momento si legge testualmente così: "La Giunta Regionale, atteso il voto del Consiglio Regionale del 12 ottobre 1972, ritiene di dover indicare al Ministero della P.I.: l'istituzione di una sede universitaria per l'area del Piemonte nord orientale; l'istituzione di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud orientale; l'istituzione infine di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud occidentale". Cioè il parere della Giunta si estrinseca in questa manifestazione di volontà letta oggi dal Presidente nel corso del suo intervento. Al che si aggiunge: "2) l'opportunità che la strutturazione di queste sedi universitarie nella sua tipologia, sia idonea a garantire la loro completezza, le esigenze proprie della prospettiva dipartimentale e della liberalizzazione dei curriculum di studio e ad offrire al tempo stesso la più ampia articolazione possibile per minimizzare la pendolarità universitaria".
Letto anche questo nel contesto e scritto nel testo, vorrei sapere se è stato distribuito o no, e a chi.
"3) La Giunta Regionale, si riserva infine di completare questi primi indirizzi relativi all'istituzione di nuove Università in Piemonte, con una specifica indicazione in ordine a: ubicazione delle singole sedi; corsi di laurea da attivare nelle nuove sedi universitarie; disponibilità di terreni e di edifici già esistenti che possono essere utilizzati per i nuovi insediamenti; possibilità di contribuzioni finanziarie da parte di Enti locali e di altri operatori pubblici e privati per la realizzazione di queste Università".
Il contesto di quanto e stato letto nel pomeriggio e di quanto è stato riletto adesso, dà il parere espresso dalla Giunta, sul quale vi è stata una riserva da parte dell'Assessore Borando...



MINUCCI Adalberto

E dell'Assessore Gandolfi?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E dell'Assessore Gandolfi, i quali volevano la specificazione, qui, del termine "Novara". La Giunta non ritiene di assumere questo impegno e pertanto dice: sul parere espresso si voti.
Se poi ci sono degli ordini del giorno che potranno anche non essere in fondo proposti nella forma più ortodossa perché il Consiglio Regionale secondo quanto firmano Bono, Marchesotti, Revelli ecc. "esaminata la relazione del Presidente dell'Intercommissione consiliare, preso atto delibera", ma dove siamo finiti? Una delibera sulla relazione di un Presidente di Commissione? Ma qui stravolgiamo tutto il regolamento, tutta la prassi.



MINUCCI Adalberto

Le Commissioni li possono presentare, c'è scritto nello Statuto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sì che li possono presentare, ma la delibera non si fa su un documento di Commissione.
Comunque, il parere della Giunta è stato letto nel corso della relazione ed è stato riletto.
Su questo, in adempimento a quello che è scritto nell'ordine del giorno al punto 8) "Parere in ordine alle nuove istituzioni", come ho chiesto che si scrivesse l'argomento all'ordine del giorno chiedo che si esprima il Consiglio.



MARCHESOTTI Domenico

Allora mi spiega perché non c'è scritto "Alessandria", visto che non ci sono problemi?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Abbiamo parlato anche di Alessandria nel discorso.



MARCHESOTTI Domenico

Ma che discorso?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma guardi, c'è la stenografa fortunatamente, c'è la registrazione.



MINUCCI Adalberto

Ma allora su che cosa votiamo?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Su questo parere che ho riletto.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Prego Consigliere Marchesotti, altrimenti non arriviamo alla conclusione. Se vuole le concedo di parlare, però non interrompa, parli e concluda.



MARCHESOTTI Domenico

Ha perfettamente ragione signor Presidente, la ringrazio del richiamo.
Il Presidente della Giunta, probabilmente in difficoltà politiche...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, no!



(Voci dal pubblico)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Io non so più come dire alla tribuna che un'assemblea elettiva democraticamente formata in base ad una legge del Parlamento non può n legiferare, né discutere sotto pressione di alcun genere. Io prego coloro che sono in tribuna di tacere, altrimenti sono costretto a far sgomberare.
Prego Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Dicevo che il Presidente della Giunta, probabilmente in difficoltà politiche...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Semmai le supero!



BONO Sereno

Anche il Presidente della Giunta può essere ripreso quando interrompe!!



MARCHESOTTI Domenico

Ma dato che io l'ho interrotto più volte, è giusto che interrompa anche me.
Dicevo che dato che il Presidente della Giunta è in chiara difficoltà politica, cerca prima di dirci che il Consiglio non è competente a decidere su questa questione, e nemmeno ad esprimere un parere e addirittura nel documento che presenta ci richiama all'ordine del giorno del Consiglio Regionale del 12.10.'72.
Sono passati due anni, abbiamo studiato, discusso e si richiama quell'ordine del giorno e si contesta qui che il Consiglio Regionale non dovrebbe esprimere adesso, dopo due anni, un suo parere; invece il Consiglio Regionale è tenuto ad esprimerlo. Poi, visto che questa posizione non passa, ci dice che ha presentato un documento; il documento adesso lo abbiamo. Nel merito del documento, eccetto il Consigliere Franzi se ho capito bene, tutti gli altri sono andati in direzione diversa dalla posizione espressa dalla Giunta. E mi pare che anche il Capogruppo della D.C. è andato in direzione diversa e credo sia un autorevole intervento il suo: egli ha detto che non si può tornare indietro sulle cose precisate e se c'è una cosa che non è precisata (ha detto) è la Novara-Vercelli. Noi riteniamo che sia precisata dallo studio dell'IRES e lo sosteniamo, diciamo Novara, ma se voi ritenete che non sia precisata dite Novara-Vercelli, o discutiamone, lo scontro semmai è qui e non su un documento che stravolge la serietà del Consiglio, l'attività svolta e la discussione fatta. E io non capisco e chiedo perché non si deve dire Alessandria che non ci sono problemi invece di parlare del Piemonte sud occidentale ecc.



BELTRAMI Vittorio

Hai paura del tuo elettorato!



MARCHESOTTI Domenico

Non ho nessuna paura del mio elettorato.
Signor Presidente, lei stamane e anche il Capogruppo della D.C., avete detto discutendo in generale sulla questione dei trasporti, che bisogna respingere e la politica corporativa e le clientele. Io sono d'accordo, ma cominciamo a dire che l'intervento di stamattina del Consigliere Bianchi ha nome e cognome: A.T.M. di Torino, quando parlava di un'officina.
Quindi cominciamo a respingere quelle...



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Atteniamoci all'argomento.



MARCHESOTTI Domenico

E dove non siete riusciti ad imporvi, grazie anche al lavoro fatto dai comunisti, dai socialisti, dai D.C. nella zona di Alessandria ed Asti (gliene dò atto, Bianchi ha lavorato bene) non potete e non dovete andarli a tirare fuori adesso.
E allora si dice Alessandria, si dice Novara, si dice Savigliano, noi proponiamo questo, non potete girarci attorno, sono qui le vostre responsabilità. E non potete nemmeno dire una cosa e poi farne un'altra, i democristiani parlano in quattro, non si capisce bene qual è la posizione e poi la mediazione viene fuori nel modo più incomprensibile, no, qui ci vuole chiarezza e la chiarezza sta nelle cose che ci siamo detti fino adesso.
Quindi fate una scelta, ma fatela in modo serio, conseguente, come molte volte avete saputo fare in termini concreti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, la questione procedurale credo che dopo gli accesi scambi di opinioni sia già un po' sfumata, perché ritengo che al di là di tutta la precisazione storica di quello che è avvenuto, la Giunta abbia la facoltà di presentare se non fosse stato fatto (ma è stato fatto questa mattina) un suo documento da votare. Andiamo quindi al concreto sdrammatizziamo le cose; la Giunta ha il potere, ha la facoltà, ha il diritto di proporre un suo documento, una sua posizione e di chiedere che su questo si voti. E in materia di programmazione, come iniziativa e proposta, credo che anche dal contesto degli studi dello Statuto emerga che la Giunta ha un particolare ruolo; il Consiglio poi su queste si pronuncia e quindi non è leso nessun rapporto tra gli organi della Regione.
Sul merito, obiettivamente sono sorte alcune divergenze che sono reali però io pregherei la cortesia dei colleghi di non calcare la mano sul discorso delle clientele: il fatto che degli enti importanti, autorevoli abbiano proposto una serie di argomentazioni, non ci fa sfuggire al dilemma della decisione, che dovremo prendere in un giorno, o in una settimana, ma che dobbiamo prendere e la Regione - ha ragione Nesi - non può sicuramente abdicare, né abdica a questo, ma il considerare le valutazioni che proprio in relazione a quella specifica situazione del Piemonte nord orientale sono state proposte non tanto, sembra, dalle clientele, o da Gruppi, o da Partiti , ma da interi Enti locali, da intere organizzazioni, con argomenti che hanno introdotto degli elementi anche di perplessità, non credo che sia una considerazione politicamente deteriore.



MINUCCI Adalberto

Non risulta che ci siano voti di Enti locali; di sindaci D.C., ma non di Consigli.



BIANCHI Adriano

No no, ci sono voti di sindaci di importanti città, sono Enti locali.



MINUCCI Adalberto

Democristiani però.



BIANCHI Adriano

Ma allora così...



SANLORENZO Dino

L'unico voto che avete è quello del Consiglio comunale di Novara il quale dice esattamente le cose che diciamo noi.



BIANCHI Adriano

Il Consiglio comunale di Novara dice esattamente tutto quello che pu dire Novara e non dice quello che può dire Vercelli e che Vercelli dice in un qualche modo e che noi dobbiamo considerarlo.
Volevo solo rispondere alle valutazioni di carattere un po' pesante, in ordine all'importanza delle questioni che dobbiamo decidere, poiché la proposta di deliberazione che ci viene dalla Giunta, obiettivamente, lascia molti punti che potrebbero anche essere definiti; lo riconosce lo stesso Presidente, era un modo di risolvere tutta quanta la questione, al fine di stabilire anche un indirizzo nella votazione che non sia frutto di equivoco.
Io chiederei ancora al Presidente del Consiglio che credo me l'accorderà, ed ai colleghi, chiederei al Presidente della Giunta poiché è impegnato, come sempre, in prima persona nelle sue responsabilità, nei rapporti con la Giunta e col Consiglio, se non ritenga di proporre, con me una anche breve sospensione della seduta, perché ci si intenda chiaramente sul significato e sulla portata dei documenti che andiamo a votare o sulla possibilità eventuale di modificazioni e integrazioni accettabili dalla stessa Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Accolgo la proposta.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Se la proposta è accolta anche dal Presidente della Giunta io concedo la sospensione di dieci minuti.
Devo comunicare che il Presidente della Giunta ha formalizzato la richiesta di parere presentandomi in questo momento la richiesta di cui ha dato lettura stamattina e oggi pomeriggio.



SANLORENZO Dino

Posso chiedere che venga letto il testo dell'ordine del giorno?



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Se i Consiglieri intendono che io dia lettura di entrambe le cose prima della sospensione, per me va bene.
Nell'ordine di presentazione alla Presidenza ho ricevuto un ordine del giorno del Gruppo comunista che suona: "Il Consiglio Regionale esaminata la relazione del Presidente dell'Intercommissione consiliare per l'Università preso atto delle disposizioni del decreto legge del 1.10.73 n. 580 delibera di proporre al Governo l'istituzione di nuove Università complete, ubicate a Novara, Alessandria, Savigliano di considerare l'istituzione delle tre suddette Università prioritarie rispetto all'istituzione di una seconda Università di Torino di allegare alla presente deliberazione la relazione dell'Intercommissione e lo studio dell'IRES".
La formalizzazione da parte del Presidente della Giunta della richiesta di parere, suona: "La Giunta Regionale atteso il voto del Consiglio Regionale del 12.10.'72 ritiene di dover indicare al Ministero della P.I.: l'istituzione di una sede universitaria per l'area del Piemonte nord orientale l'istituzione di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud orientale l'istituzione infine di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud-occidentale. L'opportunità per la strutturazione di queste sedi universitarie nella sua tipologia, sia idonea a garantire la loro completezza, le esigenze proprie delle prospettive dipartimentale e della liberalizzazione dei curriculum di studio e ad offrire al tempo stesso la più ampia articolazione possibile per minimizzare la pendolarità universitaria.
La Giunta Regionale si riserva infine di completare questi primi indirizzi relativi all'istituzione di nuove Università in Piemonte, con una specifica indicazione in ordine a: ubicazione delle singole sedi corsi di laurea da attivare nelle nuove sedi universitarie disponibilità di terreni e di edifici già esistenti che possano essere utilizzati per i nuovi insediamenti possibilità di contribuzione finanziaria da parte di Enti locali e di altri operatori pubblici e privati per la realizzazione di queste Università.
F.to Gianni Oberto Presidente Giunta Regionale".
Dò ora la parola al Consigliere Rossotto e poi al Consigliere Nesi che l'hanno chiesta, quindi sospenderò la seduta per dieci minuti per arrivare alla definizione di questo problema.



MINUCCI Adalberto

Vorrei dare un suggerimento, quasi come una mozione d'ordine: noi abbiamo proposto che sia allegata la relazione dell'Intercommissione, ora proponiamo che sia allegata alla relazione della Giunta, una bussola.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per la Giunta o per il Ministero della Pubblica Istruzione? E' una precisazione opportuna.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Ha facoltà di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dall'esposizione di questa mattina si pensava che una formalizzazione del parere della Giunta sarebbe pervenuto, come è stato, prima però di arrivare alla sospensione sono necessarie alcune procedure.
Oggi la Giunta è chiamata - tramite il Presidente Oberto nella sua veste di rappresentante della Regione - ad esprimere un parere sul quale il Consiglio darà o no la sua adesione, ma siccome ci sono delle riserve da parte della Giunta sull'opera che l'Intercommissione, recependo i dati dell'IRES, aveva già avanzato, durante la sospensione bisogna chiarire, se da questo momento la ubicazione delle singole sedi, i corsi di laurea, la disponibilità dei terreni e la possibilità di contribuzione sono solo ed unicamente compito della Giunta escludendo completamente l'Intercommissione. E' cioè necessario che durante la sospensione vengano formalizzati chiaramente i poteri dell'intercommissione di proseguire nel suo lavoro perché siamo in attività di programmazione e quindi siamo noi responsabili dell'acquisizione di quei dati che oggi la mia forza politica ha ritenuto di chiedere non per indulgere ai clientelismi o per dare copertura a manovre politiche che possono esistere in determinati partiti ma proprio per la chiarezza e la maggiore conoscenza di alcuni altri elementi di cui conosciamo l'importanza Signor Presidente, lei esprime un parere sul quale ho già detto che il mio Gruppo dà la piena adesione, ma pretendiamo nella interruzione che le forze presenti nel Consiglio concordino un ordine del giorno, oppure degli ordini del giorno i quali reinvestano l'Intercommissione di quei poteri affinché la riserva che lei ha fatto non voglia dire la fine della attività dell'Intercommissione e da questo momento libera la Giunta di decidere e dirimere le singole posizioni tutta sola.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Rinuncio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Se più nessuno chiede la parola sospendo la seduta per dieci minuti invitando i Capigruppo ad un incontro per definire il problema.



(La seduta, sospesa alle ore 19,45, riprende alle ore 22,15)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La seduta è aperta.
E' pervenuto alla Presidenza un ordine del giorno, per cui ritengo ritirati e il precedente ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista e il parere della Giunta.
L'ordine del giorno presentato suona: "Il Consiglio Regionale udita la relazione del Presidente della Giunta e le proposte dallo stesso formulate a nome della Giunta per la stesura del parere da sottoporre al Ministro della Pubblica Istruzione ai sensi del D.L.
1.10.1973, n. 580 udita la relazione dell'Intercommissione consiliare ed il dibattito che ne è seguito approva il seguente parere e dà mandato al Presidente della Regione di presentarlo al Ministro competente: afferma 1) l'opportunità che la strutturazione delle nuove sedi universitarie nella loro tipologia, sia idonea a garantire la loro completezza, le esigenze proprie della prospettiva dipartimentale e della liberalizzazione dei curricula di studio e ad offrire al tempo stesso la più ampia articolazione possibile per minimizzare la pendolarità universitaria.
propone 2) l'istituzione di una sede universitaria per l'area del Piemonte nord orientale; l'istituzione di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud-orientale; l'istituzione infine di una sede universitaria per l'area del Piemonte sud-occidentale che gli studi dell'IRES indicano rispettivamente nelle sedi di Novara, Alessandria, Savigliano.
Esprime ancora l'avviso che solo dopo la realizzazione delle tre predette Università potrà essere affrontato il problema della seconda Università in Piemonte, tenuto conto delle indicazioni formulate dalle Regioni finitime e delle esigenze di indirizzo e coordinamento interregionale e nazionale, nonché sentito gli Enti locali in ordine: ai corsi di laurea da attivare nelle nuove sedi Universitarie alla disponibilità di terreni e di edifici già esistenti che possono essere utilizzati per i nuovi insediamenti alla possibilità di contribuzione finanziaria da parte di Enti locali e di altri operatori pubblici e privati per la realizzazione di queste Università".
L'ordine del giorno porta la firma dei Consiglieri Bianchi, Nesi Gandolfi, Rossotto, Revelli.
Apro la discussione su questo documento. Naturalmente si parla per dichiarazione di voto. La parola al Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Faccio una dichiarazione anche a nome dei colleghi Falco e Giletta.
I sottoscritti, nel dare il loro voto favorevole alla proposta di parere, desiderano precisare: la scelta di Savigliano proviene dagli studi dell'IRES relativi ad indicazioni di esclusiva programmazione regionale. Obiettivamente si deve precisare che dette indicazioni, su cui peraltro i Consiglieri, sotto il profilo di studi e ricerca, nulla hanno da obiettare, necessità di approfondimento a livello di Enti locali cuneesi, approfondimento non ancora effettuato stante la data recente di indicazione della localizzazione.
I Consiglieri Regionali D.C. della provincia di Cuneo desiderano sottolineare che il loro voto favorevole è espresso nella completa considerazione dell'intero parere che non solo prevede la scelta di Savigliano, ma propone l'ipotesi di ulteriore verifica della localizzazione nel caso di nuove prospettive di scelte interregionali.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Signor Presidente, signori Consiglieri, con vivo rincrescimento devo constatare che ancora una volta vengono mortificate le zone e le popolazioni di Vercelli e di Biella con lo specioso motivo di un non ben definito efficientismo.
La scelta che si sta effettuando, facendo proprie le indicazioni dell'IRES, avvantaggiano solo ed unicamente la provincia di Novara, senza minimamente interessare le zone di Vercelli e di Biella.
Dichiaro perciò il mio dissenso, doloroso dissenso perché non sono stati ascoltati gli Enti locali, disattendendo così uno dei capisaldi della Regione Piemonte costituiti appunto dalla consultazione periferica nelle persone dei sindaci che nella fattispecie dovevano essere quelli di Vercelli, di Biella, e del Presidente della Provincia.
Con altrettanto rincrescimento dichiaro di non votare il documento presentato.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

E' una dichiarazione di voto a nome del mio Gruppo.
Noi abbiamo firmato questo nuovo ordine del giorno e votiamo a favore non solo perché sono state recepite osservazioni importanti che avevamo fatto sia sotto il profilo strettamente politico, sia sotto il profilo oggettivo degli studi che erano stati condotti dall'Intercommissione, ma perché dobbiamo ribadire, pur essendoci ancora dei punti cha avremmo voluto maggiormente definiti e pur rilevando in varie occasioni l'esigenza di avere una giusta programmazione interregionale su questo problema e ribadendo le funzioni e gli indirizzi di coordinamento che vengono dalla programmazione nazionale anche per quanto attiene al Mezzogiorno in questo campo - che il Consiglio Regionale, come era gia stato detto dal Consigliere Nesi e da noi ripreso, non deve abdicare di fronte alle proprie responsabilità ed ai propri compiti statutari e a quanto soprattutto gli viene riconosciuto non da un Ministro o da un Governo, ma dalle leggi nazionali approvate dal Parlamento.
In questo senso, invitando anche il Consiglio e la Intercommissione ad approfondire essenzialmente quella parte di lavoro che non è andata sufficientemente avanti per alcuni ritardi deprecabili in merito ai contenuti, ai dipartimenti e a tutta quell'altra parte essenziale del lavoro per la completezza di una presa di posizione sull'Università ribadiamo il nostro voto favorevole.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Signor Presidente, credo che la decisione presa dal Consiglio Regionale sia un momento importante della vita della nostra assemblea, perché il Consiglio, così facendo, si è assunta una posizione non di rappresentanza di questa o di quella provincia, ma dell'intera comunità regionale piemontese.
Io credo che noi dobbiamo essere grati al Presidente della Giunta che ha svolto una difficile opera di mediazione e all'interno del suo Gruppo che io rispetto profondamente, così come rispetto la posizione onesta che hanno preso i Consiglieri della D.C. di Cuneo e che credo sarebbe stata la stessa posizione che avrebbe preso il Presidente Viglione se fosse stato presente, una posizione seria che pone problemi che devono essere affrontati; è chiaro che la nostra decisione potrà essere modificata a seguito di eventuali diverse discriminazioni di sedi universitarie decise dalla programmazione nazionale ed interregionale. Problemi seri, quindi che sono stati valutati non nell'interesse di questa o di quella provincia ma nell'interesse della Regione nel suo complesso.
Io sono lieto che il mio Gruppo abbia potuto dare un serio contributo a trovare questa soluzione e ripeto che, così facendo, il Consiglio Regionale si è messo alla altezza dei suoi veri compiti di rappresentante supremo di cinque milioni di cittadini del Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

La soluzione che viene proposta è stata obiettivamente laboriosa, ma credo che la conclusione sia corretta, innanzi tutto perché viene affermata in linea di principio la volontà di fare ossequio alle indicazioni della programmazione; in secondo luogo perché questo ossequio non è acritico e a scatola chiusa, ma riserva al Consiglio, alle forze politiche, alla Giunta ampio spazio di riesame, di puntualizzazione e di indicazione.
In questo senso le dichiarazioni del Consigliere Paganelli sono interpretative della volontà che il mio Gruppo attribuisce alla deliberazione che il Consiglio sta per prendere. Io capisco perfettamente il momento di disagio e di sconforto del Consigliere Franzi, devo per tranquillizzarlo nel senso che gli aspetti positivi di questa deliberazione sono enormemente superiori a quelli che si sarebbero potuti ottenere con delle soluzioni equivoche, dilatorie, non conclusive, i problemi sarebbero egualmente poi venuti al pettine, con la necessità di scelta. Questa scelta comunque non è preclusiva e non è di mancata considerazione della posizione specifica della zona di Vercelli cui si è riferito il Consigliere Franzi.
Mi richiamo alle dichiarazioni fatte nel precedente intervento sull'argomento: la vicinanza delle città, l'interdipendenza delle stesse gli argomenti, le possibilità di revisione in ordine alle soluzioni concrete per gli edifici, per i terreni, per l'organizzazione di questa Università, fermi i principi che sono stati identificati dall'Intercommissione e che sono il risultato di due anni di lavoro e di studio del Consiglio. Noi sappiamo che in concreto le soluzioni che saranno adottate quando lo saranno, la lunghezza dei tempi per arrivare a delle conclusioni, chissà quali altri argomenti, quali altri motivi di correzione potranno consentire, sì che non vi sia sacrificio di nessuno nel momento in cui si cerca di interpretare l'interesse complessivo della Regione Piemonte.
In questo momento, storicamente oggi, questo è il meglio che potessimo fare, perciò tutti saremo applicati ad evitare che si determino delle reazioni per cui qualcuno si intenda sconfitto, qualche popolazione si intenda sacrificata da scelte fatte magari per ragioni ponderali, perch Novara ha più abitanti, o perché ha un peso politico maggiore, o perch un'indicazione teorica astratta di programmazione ha fatto una scelta di natura prioritaria. In concreto le situazioni saranno facilmente sdrammatizzate, senza minimamente intaccare i principi e gli indirizzi che abbiamo voluto riaffermare e servire per giungere a questa conclusione.
Pertanto con il voto complessivamente favorevole del mio Gruppo con l'astensione che il Consigliere Franzi ha personalmente motivato che è anche nell'ambito di una disciplina politica, perfettamente giustificabile e comprensibile perché lealmente e correttamente espressa, noi concorreremo all'approvazione della deliberazione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa mattina il Presidente della Giunta, sulle conclusioni dell'Intercommissione che aveva individuato elementi di ubicazione, ha detto di non anticipare i tempi, proprio per fare una scelta più approfondita, e il Gruppo liberale aveva dichiarato di accettare, nei limiti e con il significato che emergeva dalle richieste dell'Intercommissione, la posizione del Presidente della Giunta. E ciò non quale copertura di interessi clientelari, ma per un più approfondito esame del problema.
Accettando e sottoscrivendo l'ordine del giorno che pone chiaramente in evidenza, come limiti della nostra scelta, gli studi compiuti dall'IRES noi dimostriamo la volontà politica di non soggiacere a passioni campanilistiche o di altro genere e di appoggiarci ai risultati tecnici che ci sono portati in relazione alle scelte programmatiche.
E' ovvio (e ne è la conseguenza l'adesione del voto liberale a questa mozione) che se dei mutamenti sorgono in dipendenza da quelli che sono fenomeni indotti per l'ubicazione in sede universitaria nelle regioni circonvicine, se vengono a modificarsi i parametri sui quali si è basato lo studio dell'IRES, viene automaticamente a riproporsi una discussione.
E' in questo senso, non per campanilismo, ma per la necessità di valutare appieno il significato di adesione all'apporto scientifico che il nostro Istituto di ricerche, effettuato con notevole sacrificio finanziario per le casse regionali, che se si verranno a riproporre problemi di questo genere all'esame delle forze politiche nell'ambito di questo Consiglio, il PLI riserva il riesame delle attuali posizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, l'ordine del giorno, anche se nella discutibile logica del così detto arco costituzionale non è firmato da noi avrà ugualmente l'approvazione della Destra nazionale; lo avrà in tanto in quanto, giustamente, si rifà a quelle che sono state le precise indicazioni tecniche dell'IRES dalle quali a noi sembrava impossibile potere prescindere.
Per un senso forse esasperato di pudore, essendo noi Consiglieri Regionali eletti in provincia di Novara, non avevamo voluto prima prendere posizione in quanto sarebbe potuta sembrare una posizione aprioristicamente scontata. Vogliamo però adesso aggiungere, avendo raccolto un'affermazione fatta dal collega Franzi, che sinceramente non ci sentiamo di dire che questa è una decisione andata a tutto vantaggio della provincia di Novara ed a esclusivo danno delle zone del biellese e del vercellese. Noi preferiamo pensare che questa sia una presa di posizione significativa anche per il tormento al quale essa è giunta - e ne abbiamo avuto prova in quella lunga interruzione - di tutto il Piemonte nord-orientale. E vogliamo altresì aggiungere che se è vero che la Regione nella sua origine aveva anche lo scopo di attenuare certe spinte centripete che si avvertivano con particolare urgenza e pesantezza in zone periferiche come quella del novarese, ebbene, questo riconoscimento che oggi viene dato a una legittima richiesta non solo di Novara ma di tutta la provincia, di tutta la zona del Piemonte nord-occidentale, porta finalmente a concludere che almeno su questo punto la Regione non ha disatteso alcune speranze e non ha mancato ad un compito che si era prefissa.
E' in questa ottica che noi voteremo, di tutto cuore, l'ordine del giorno proposto.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Fassino, ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, a titolo personale e come Consigliere Regionale eletto in provincia di Cuneo, lungi da me ogni questione campanilistica dichiaro che voterò a favore dell'ordine del giorno, associandomi e facendo mie le stesse considerazioni formulate dal collega Paganelli, anche a nome dei Consiglieri Falco e Giletta, considerazioni che ritengo pienamente giustificate nell'interesse della nostra provincia.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, desidero anch'io sottolineare come ha già fatto il collega Bianchi, che obiettivamente questa è la posizione migliore che il Consiglio Regionale potesse oggi esprimere su questo argomento. Restano aperti, evidentemente, una serie di problemi (augurandoci che a livello nazionale nasca un'iniziativa concreta per nuove sedi universitarie) che vanno dall'organizzazione delle Università nelle sedi che noi proponiamo, alla successione temporale delle istituzioni, a una verifica per la quale pure la mozione lascia aperto un terreno di lavoro sul quale il Consiglio Regionale dovrà ulteriormente intervenire e con altre iniziative della Giunta.
Il voto che dò a nome del Partito repubblicano è ovviamente un voto favorevole.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Metto in votazione l'ordine del giorno di cui ho dato lettura, per alzata di mano.
Presenti e votanti n. 30.
Favorevoli n. 29 Consiglieri.
Astenuto n. 1 Consigliere L'ordine del giorno è approvato.


Argomento: Commercio - Problemi del lavoro e della occupazione - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Comunicazione della Giunta Regionale sullo stato dell'occupazione in Piemonte, sulla situazione dei prezzi, sulle tariffe dei trasporti (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo al punto quarto: Comunicazioni della Giunta sullo stato dell'occupazione in Piemonte, sulla situazione dei prezzi, sulle tariffe dei trasporti.
Sono pervenute alla Presidenza, nell'ordine, tre mozioni: una presentata dal Gruppo comunista sulle tariffe dei trasporti di competenza regionale; una seconda, presentata sempre dal Gruppo comunista; una terza presentata dalla maggioranza del Consiglio.
Chiedo al Gruppo comunista se la mozione sulle tariffe dei trasporti viene mantenuta.



MARCHESOTTI Domenico

Viene ritirata.



PRESIDENTE

La Giunta fa propria la mozione della maggioranza?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sì.



PRESIDENTE

Allora, a termini di regolamento viene messa in votazione, per alzata di mano, previe naturalmente le rituali dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, mi rendo conto che parlare a quest'ora è un po' difficile, ma credo sia opportuno puntualizzare alcune questioni che concernono la mozione che assieme ad altri colleghi io ho firmato a nome della maggioranza.
La mozione tiene conto della discussione che c'è stata, discussione molto seria ed approfondita, riflette naturalmente il pensiero della maggioranza, ma recepisce per certi aspetti anche il pensiero dell'opposizione di sinistra.
Io credo che una frase molto importante detta dal Presidente della Giunta debba essere ricordata: egli ha detto che questa Regione si basa, in un momento così difficile della vita nazionale, sui Partiti dell'arco costituzionale, che costituiscono l'ossatura della nostra storia contemporanea e a questi Partiti il Presidente della Giunta ha chiesto uno sforzo comune.
Io penso che si possa paragonare questa richiesta a quella che (l'avv.
Oberto me lo consentirà) il Presidente del Consiglio inglese ha fatto alle Trade Unions, di collaborare alla salvezza dell'Inghilterra. L'Inghilterra non attraversa un momento più facile del nostro, anzi, credo che sul piano economico attraversi un momento più difficile del nostro, per l'Inghilterra, rispetto a noi, ha questo di diverso, che in certi momenti della sua storia tutte le parti sociali si uniscono per la salvezza del paese. Io credo che anche noi dovremo tendere a far sì che forze sociali sempre più ampie si riconoscano nel nostro sistema e siano pronte a difenderlo.
Lo non voglio dire molte cose perché credo che la stanchezza generale richieda delle decisioni rapide, voglio dire soltanto alcune cose su quello che è stato il momento più difficile della compilazione di quest'ordine del giorno e la ragione e il punto che ci ha maggiormente tenuti occupati quello dei trasporti.
La Giunta ha identificato, io credo giustamente, in quattro settori fondamentali dell'economia della nostra Regione, le difficoltà maggiori: energia elettrica, trasporti, edilizia, riscaldamento. E la Giunta - lo dicevo oggi anche in aperta e vivace discussione con alcuni amici e compagni sindacalisti - ha a mio parere giustamente, nella sua autonomia politica, identificato nel riscaldamento, nel maggior onere del riscaldamento il peso maggiore che dovranno sopportare tutte le famiglie piemontesi in questo inverno, soprattutto le famiglie dei ceti popolari.
Io credo che la Giunta abbia fatto bene a fare questo; è una decisione discutibile naturalmente, come tutto è discutibile, ma avendo la Giunta a disposizione un certo numero di mezzi finanziari e non avendo possibilità di reperire altri mezzi finanziari, oltre quelli che vengono messi a sua disposizione, non potendo prelevare imposte né dirette né indirette essendo fisse le sue entrate, ha fatto una scelta politica che, in quanto scelta, è apprezzabile. Forse sarebbe stato più opportuno discutere più a fondo questa scelta anche con le organizzazioni sindacali orizzontali, cioè con coloro i quali hanno una visione più globale delle necessità della classe lavoratrice; sarà opportuno che la Giunta - e l'ordine del giorno del Consiglio la impegna a farlo - abbia, (c'è stato un apprezzabile impegno in questo senso da parte dell'Assessore ai trasporti ing. Gandolfi) un incontro con le organizzazioni sindacali per verificare insieme quei punti che sono da rivedere e che possono ancora essere rivisti.
E' chiaro che, privilegiando la Giunta il settore che essa ritiene sia quello da cui sarà più colpita la popolazione piemontese, cioè quello del riscaldamento, i mezzi finanziari a sua disposizione per sopperire agli altri settori saranno di importanza limitata.
Io devo ringraziare il Presidente della Giunta e l'Assessore per lo sforzo che hanno fatto per venire incontro alle richieste pressanti manifestate in vari modi dalle organizzazioni sindacali e anche dai Partiti che più direttamente si identificano con queste (P.S.I. e P.C.I.) in modo diverso naturalmente, come è diversa la nostra struttura e la nostra base sindacale.
Certamente la Giunta poteva fare di più e andare oltre, però, avendo preso la decisione di privilegiare quel settore e avendo deciso e comunicato ufficialmente che andrà incontro con una cifra cospicua (che già si può identificare dell'ordine di 5/6 miliardi) alle necessità delle popolazioni piemontesi per quanto riguarda le necessità di riscaldamento essa ha fatto quanto poteva.
Desidero fare un'osservazione amichevole all'Assessore ai trasporti Gandolfi e cioè che probabilmente la Giunta non ha avuto né il tempo, né ha gli strumenti per andare a vedere qual è la realtà dei bilanci delle aziende di trasporti. Perché, se è vero che la Giunta non aveva altri mezzi per andare più avanti di quello che è andata, è vero altresì che non ha potuto vedere quale sia la realtà del reddito effettivo, reale, non quello fiscale, non quello pubblico, delle aziende di trasporti private della nostra regione.
C'è però un impegno della Giunta (impegno che io confermo) a trattare con le organizzazioni sindacali anche una revisione globale delle tariffe in modo da arrivare al più presto ad un sistema unico di tariffe a carattere regionale, che darà modo di avere un confronto diretto con le aziende di trasporti, le quali dovranno mettere in evidenza i loro introiti reali, i loro redditi reali. C'è un impegno della Giunta di andare verso la pubblicizzazione dei sistemi di trasporto regionali: è un fatto positivo anche se mi rendo conto che nel breve periodo la pubblicizzazione dei mezzi di trasporto globale non costituirà una ragione di minor costo. Però io credo che al minor costo si arriverà automaticamente, quando, attraverso l'unificazione e la pubblicizzazione che la Giunta si è impegnata a discutere al più presto, si potrà arrivare ad una nuova maggiore organicità di tutto il sistema.
La revisione ha comportato una serie di trattative molto lunghe, una serie di discussioni anche vivaci; secondo me c'è un fatto positivo e cioè che le tariffe di base non potranno superare i livelli che hanno raggiunto con gli aumenti. Eventuali tariffe che derivassero da aggiornamenti fatti dalle aziende per proprio conto, (che ci sono stati attraverso il misterioso - ma non troppo - sistema degli arrotondamenti che hanno comportato aumenti, al di là certamente della somma da arrotondare), devono essere riviste e ridotte. Questo è un preciso impegno della Giunta, così come è un preciso impegno della Giunta quello della esenzione totale dei pensionati con un reddito inferiore a 80 000 lire mensili.
Ripeto, non sono cose grosse, è quello che si è potuto fare e per queste ragioni ho ritenuto mio dovere mettere la mia firma sotto a questo documento a nome del Gruppo socialista, ritenendo, in coscienza, che quello che si è fatto è stata una cosa buona.
Voglio fare una breve osservazione su un settore che mi sta particolarmente a cuore, quello dell'edilizia. La Giunta si è impegnata a fare un progetto pilota per l'edilizia popolare, per l'edilizia pubblica sovvenzionata.
Io vorrei - e mi rivolgo in particolare al Presidente della Regione che questo impegno venisse mantenuto al più presto. Ci sono una serie di progetti, credo che in questi giorni a livello nazionale il Governo stia studiando un progetto globale che dovrebbe consistere nel recepire alcune delle proposte che io stesso mi sono permesso di fare, cioè il ripescare dal sistema bancario e dalla Cassa depositi e prestiti quei 1075 miliardi della Gescal che possono essere utilizzati in tempi anche relativamente brevi.
Io penso che se la nostra Regione desse per prima l'esempio - e colgo anche la critica che ha fatto al sistema bancario il collega Paganelli come sempre puntuale e precisa - di come sia possibile rimettere in moto il sistema dell'edilizia popolare, faremmo una cosa molto importante.
Ecco signor Presidente, signori Consiglieri, le ragioni per le quali il Gruppo socialista voterà a favore di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale, a differenza di quanto fatto dall'opposizione di sinistra, non ha ritenuto di presentare un suo ordine del giorno in quanto si rifà ancora, non perch superato, ma perché attuale (sarebbe un ripetere cose già dette e scritte) all'ordine del giorno che presentammo prima che la Giunta portasse in Consiglio il bilancio per il 1974.
La nostra valutazione politica avviene pertanto sul documento che la Giunta ha presentato e che, come già ebbi occasione di dire nel mio intervento, ampiamente faceva - dico una parola un po' presuntuosa ammenda di certi errori di previsione che il bilancio aveva compiuto e che erano stati allora puntualmente sottolineati dal nostro Gruppo.
Il Presidente della Giunta ha detto, e giustamente, che la gravità del momento impone alle componenti politiche che siedono in questo Consiglio Regionale di smettere la visione prettamente campanilistica o di bandiera di partito, per una più ampia collaborazione, per vedere di dare una concreta e sollecita soluzione ai gravi problemi che sorgono. E' indubbio che se su certi problemi si può trovare una maggioranza allargata ed in supero a coloro che governano, i risultati che si possono avere e nell'opinione pubblica e a livello di Governo centrale e nei confronti di coloro che sono le parti vive della Regione se ciò si realizza sono di portata ben superiore.
E' in questo quadro che valutiamo con particolare attenzione e considerazione il documento e quello che sta dietro al documento dopo le parole dette dal Presidente della Giunta e dai suoi Assessori, fermo il nostro dubbio sulla capacità politica e di appoggio, che lei chiede all'opposizione, noi chiediamo, come opposizione, se uguale identica coerenza e volontà comune esiste nell'ambito della maggioranza di fronte a scelte a volte profondamente impopolari, ma che sono la conseguenza della facile demagogia degli anni passati e puntualmente, sottolineata nei momenti in cui si era scevri da responsabilità di Governo.
E il Gruppo liberale, pur capendo il profondo aggravio di ordine economico che gli aumenti delle tariffe dei trasporti portano a coloro che meno hanno sempre avuto e meno ancora oggi hanno, nonostante le dure battaglie a volte condotte con una certa anticipazione ed una non sufficiente valutazione delle loro conseguenze, ritiene che maggiore sia quell'altro aggravio che sulle stesse categorie cade e che è ingiustizia assoluta e si chiama inflazione e di cui soltanto una minima parte è conseguenza di fenomeni internazionali che esulano dalle capacità e dalle volontà politiche di coloro che hanno amministrato la cosa pubblica, ma che sono invece conseguenza di mancate assunzioni di responsabilità nei momenti nodali che il paese ha conosciuto nel passato.
Di fronte a questo documento il Gruppo liberale si astiene aspettando l'appuntamento che la Giunta, che la maggioranza dà per il mese di ottobre data in cui presenterà le variazioni di bilancio, perché tutta la parte precedente che costituisce l'arco di operazione nei confronti di sollecitazioni che la Regione Piemonte pone ai governanti nazionali (stessi dubbi che a volte ci assalgono come opposizione democratica nei confronti della maggioranza che qui ci governa) ben maggiormente ci pone dei dubbi sulla univoca volontà politica di coloro che ci governano a Roma.
E' indubbio che sotto questo aspetto la Giunta Regionale sa di poter richiedere una maggiore responsabilità e serietà ed una immediata risposta a delle esigenze e a delle istanze profonde. In che quadro politico? Nel quadro, anche politico, che il documento indica come scelta di sistema come scelta di campo, non cedendo ad altri suggerimenti che da tempo provengono e che ancora oggi nel documento del Partito comunista vengono avanzati. E' una ferma difesa dello stato del diritto, è un richiamo fermo e deciso alle responsabilità non soltanto della classe politica, ma alla responsabilità della burocrazia. Un accenno che è giusto fare - e che nella parte iniziale del documento comunista, sul quale il Partito liberale pienamente concorda - si chiedono maggiore giustizia, rigore ed efficienza del sistema fiscale italiano non attraverso a delle forme nuove che tutto quello che di arbitrio ci può essere quando si ricorre a comitati politicizzati, con minore responsabilità politica e burocratica, ma attraverso ad una maggiore efficienza da parte degli organi burocratici.
E allora il Gruppo liberale aspetta di vedere che cosa questa legge di variazioni di bilancio potrà permettere e poi darà il suo giudizio con serenità e nella speranza che saranno recepiti gran parte dei nostri suggerimenti, anche perché alcuni strumenti da noi additati per attivare investimenti produttivi nella nostra regione non sono operanti proprio perché la maggioranza non ha voluto a suo tempo ascoltare i suggerimenti che da parte del nostro Gruppo le pervenivano.
Questa legge di revisione del bilancio giunge in ritardo, è quindi opportuno che la Giunta non trascini le cose troppo alle lunghe perché il termine di ottobre per l'approvazione implica un'operatività al massimo dal mese di dicembre, quando maggiore sarà la spinta e la richiesta di interventi immediati. In quel momento noi sapremo se sciogliere l'astensione che oggi diamo, che è un'astensione di buona volontà da parte nostra e ci auguriamo che finalmente, al di fuori di valutazioni prettamente di principio, la maggioranza che ha assunto la responsabilità di fronte alla Regione di portarla fuori nel modo meno grave da questa crisi, saprà anch'essa dimostrare identica buona volontà accettando finalmente i suggerimenti che da tempo noi le stiamo proponendo.



PRESIDENTE

E' sorto un dubbio all'Ufficio di Presidenza e cioè che, dato che sono poche le copie della mozione, mi domando se tutti ne sono a conoscenza altrimenti sono tenuto a darne lettura.



MINUCCI Adalberto

Suggerirei di darne lettura.



PRESIDENTE

Accetto il consiglio e ne dò lettura il più velocemente possibile.
"Il Consiglio Regionale udita l'ampia ed articolata relazione del Presidente della Giunta valutata la situazione e le prospettive dell'economia piemontese, nel quadro più ampio della crisi che investe in tutte le sue articolazioni la struttura economica del Paese constatata la necessità di definire a livello nazionale un organico indirizzo di politica economica che possa affrontare i gravi problemi posti dalla crescente tensione inflazionistica e dal disavanzo della bilancia dei pagamenti senza mortificare i livelli occupazionali e produttivi ravvisata la necessità in questa prospettiva di passare da una restrizione indiscriminata del credito - che paralizza le possibilità d'investimento degli operatori pubblici e privati ed in particolare la finanza locale - ad una gestione selettiva del credito stesso, che per altro non può essere affidata alla discrezione degli istituti bancari, ma richiede un preciso orientamento di programmazione globale e settoriale a livello nazionale come regionale, imperniata su di una chiara politica industriale, sul rilancio dell'agricoltura, e sulla promozione delle aree più deboli del Paese a partire dal Mezzogiorno considerato il rilevante incremento in corso del tasso di inflazione che si traduce in un preoccupante aumento del costo della vita ed in un'erosione dei livelli salariali, e che richiede quindi oltre ad una più efficace politica dei prezzi alla cui gestione concorrano le Regioni, una riqualificazione rigorosa della spesa pubblica ed un'azione di sostegno ai redditi più bassi mediante una efficiente politica fiscale preso atto degli impegni assunti dalla Giunta con la relazione del Presidente e gli interventi degli Assessori invita la Giunta stessa a sottoporre al Governo le risultanze del dibattito consiliare in ordine agli indirizzi generali della politica economica ed a richiedere in particolare: la riapertura selettiva del credito, delle operazioni della Cassa Depositi e Prestiti e dei flussi di pagamento della Tesoreria agli Enti locali ed alle Regioni la definizione tempestiva del Piano di emergenza, secondo l'impostazione concordata tra le Regioni e gli Organi nazionali della programmazione la definizione del piano per i trasporti, come strumento di riorganizzazione e di potenziamento del trasporto pubblico la messa in opera dei nuovi finanziamenti e procedure che già sono stati individuati per dare attuazione alla legge sulla casa e rilanciare l'edilizia economico-popolare sia sovvenzionata che convenzionata la rapida predisposizione di interventi per la ripresa dell'agricoltura, con particolare considerazione dei problemi posti dal disavanzo della bilancia agricolo-alimentare la sollecita presentazione al Parlamento del progetto generare di riforma del sistema tariffario dell'energia elettrica l'attuazione del piano petrolifero già predisposto dal Ministero dell'Industria, ed in relazione all'oneroso aumento dei costi del riscaldamento, la revisione delle modalità di pagamento e l'abbattimento dell'IVA su questi prodotti petroliferi e su questo servizio dal 12% al 3 con misure integrative a sostegno dei redditi più bassi la revisione della legislazione di sostegno all'occupazione la revisione della legislazione relativa alla disciplina dei prezzi ed alla ristrutturazione del settore distributivo; in particolare, la riforma del Comitato Interministeriale Prezzi (CIP) e del Comitati Provinciali Prezzi, attribuendo nuovi poteri alle Regioni.
Il Consiglio Regionale preso atto degli impegni assunti dal Presidente della Giunta e dagli Assessori, anche sulla base delle indicazioni emerse dagli incontri con le Organizzazioni sindacali ritenuto necessario un provvedimento di emergenza che destini tutte le risorse finanziarie disponibili agli interventi ritenuti essenziali per alleviare le difficoltà della popolazione piemontese impegna la Giunta a definire entro il mese di ottobre la struttura degli interventi che essa ha proposto, traducendo - per la parte che comporta oneri finanziari - in un organico disegno di legge di variazione del bilancio, in ordine a: 1) azione di sostegno ai redditi più bassi in relazione al pesante rincaro del costo del riscaldamento, tenuto conto delle indicazioni delle Organizzazioni Sindacali attuazione delle leggi per il credito agevolato alle imprese artigiane, al turismo ed all'agricoltura potenziamento della spesa nel settore dei lavori pubblici, con l'adozione di tutti gli strumenti idonei ad accelerare al massimo l'esecuzione delle opere iniziativa pilota di edilizia convenzionata formazione di un Comitato regionale per i problemi della commercializzazione e del consumo accordo con l'AGIP per garantire i rifornimenti di combustibile alle comunità di primario interesse sociale (scuole, ospedali, istituti, ecc.) revisione degli aumenti delle tariffe dei trasporti contenendo l'aumento stesso in misura non superiore al 15% per gli abbonamenti su percorrenze superiori ai 25 chilometri, con riduzioni proporzionali nella fascia compresa fra i 18 ed i 25 chilometri, garantendo la gratuità ai pensionati con reddito inferiore a 80.000 lire mensili ed ai disoccupati e garantendo che gli aumenti saranno calcolati sulla base delle tariffe vigenti al 1° gennaio 1972, in modo che tutti gli aumenti apportati successivamente a tale data non superino globalmente la fascia dal 25 al 35% (gli aumenti superiori alle cifre sopra indicate che fossero già stati applicati saranno di conseguenza ridotti) unificazione tariffaria per le autolinee, almeno nell'ambito dei bacini di traffico utilizzazione delle contribuzioni sociali per programmi di potenziamento di trasporti e servizi sociali costituzione di organismi misti Regione-Enti locali-Organizzazioni sindacali ed imprenditoriali per trattare i problemi di programmazione dei trasporti a livello di bacino di traffico impegna infine la Giunta, nel quadro dei rapporti con le Organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, ad avviare immediatamente una trattativa con i Sindacati sull'insieme delle proposte di intervento nel settore dei trasporti ed in relazione alla situazione dell'industria automobilistica, a sviluppare il necessario confronto con il Gruppo FIAT in ordine alla strategia complessiva del Gruppo stesso, non solo sul piano locale, ma a livello internazionale, considerando con preminente attenzione l'esigenza di attività sostitutive - soprattutto nel settore meccanico - nell'area piemontese, secondo gli indirizzi della politica regionale di programmazione".
Questa mozione porta le firme dei colleghi Nesi, Bianchi, Benzi.
La parola al Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Signor Presidente, preannuncio il voto contrario del Gruppo comunista al documento elaborato dalla maggioranza.
Per ragioni ovvie di brevità, non mi rifaccio alle molte ragioni di critica che sono state esposte dal mio Gruppo nel corso del dibattito generale e mi limito a precisare quanto segue.
In primo luogo siamo contrari per il fatto che il documento della Giunta prevede l'aumento delle tariffe ed in particolare di quelle per il trasporto pubblico che per noi è ragione discriminante non solo per il nuovo aggravio che viene a determinare sui bilanci delle famiglie dei lavoratori, non solo perché contribuisce al generale galoppo del processo inflattivo in questa fase, ma anche per ragioni di principio e per coerenza con quegli obiettivi di riforma dei servizi pubblici in generale e dei servizi di trasporto in particolare, per cui ci siamo sempre battuti qualche volta trovando anche udienza e consenso in altri Gruppi politici presenti in quest'aula.
Noi riteniamo che il servizio dei trasporti pubblici alla stessa stregua del servizio di assistenza sanitaria o del servizio sanitario nazionale, debbano essere i primi due grandi servizi sociali gratuiti completamente gratuiti; questo è l' obiettivo che ci poniamo, confortati fra l'altro anche da tutta una scienza economica in questo campo, se vogliamo davvero che prevalga il trasporto pubblico su quello privato, se vogliamo davvero ridurre (ecco il discorso da ragionieri su cui prima abbiamo polemizzato con il collega Bianchi) se vogliamo che davvero venga spazzato via quell'immenso spreco rappresentato dal fatto che oggi la gente è costretta a ricorrere all'automobile privata. E pensate oggi, in fase di crisi petrolifera, che cosa significa questo, le migliaia e migliaia di miliardi che questo costa alla collettività. Se vogliamo che si vada in una direzione opposta a quella a cui si è andati finora, occorre andare, sia pure gradualmente, verso l'attuazione del principio della gratuità di questi servizi. E sappiamo per esperienza che ogni volta che si aumentano le tariffe in nome del dissesto dei bilanci delle aziende interessate e così via, non si fa altro che aumentare lo sbilancio e il dissesto di queste aziende, non si fa altro che scoraggiare l'utenza del servizio pubblico a favore di quello privato.
In nome di questi principi, quindi, noi ci opporremo sempre all'aumento di tariffe quando oltre tutto l'analisi delle tariffe non venga compiuto nel quadro di un processo di riforma di questo settore.
Prendiamo atto che grazie alla battaglia - se così si può chiamare che abbiamo condotto noi, grazie al contributo che hanno dato i compagni socialisti, grazie all'azione soprattutto che ha fatto il movimento sindacale unitario, sono stati introdotti dalla Giunta alcuni miglioramenti, miglioramenti a nostro avviso non sufficienti rispetto alla gravità del provvedimento perché non consistono tanto nell'abbassamento del livello di aumento dal 25 al 15% per certe fasce di chilometraggio, quanto invece nel fatto che si inglobano gli aumenti effettuati dal 1972 ad oggi.
Io penso che si andranno a vedere, contrariamente all'opinione di Gandolfi gli aumenti che sono stati effettuati (alcuni dei miei compagni che hanno assistito alla riunione mi hanno fornito dei dati illuminanti) dalla SATTI o da altre aziende di trasporto pubblico in questi due ultimi anni, ci si accorgerà che sono ben al di là di quel livello di aumento stabilito dalla Giunta e quindi si dovrà ridurre la tariffa che è stata imposta da queste aziende negli ultimi anni.
Io ritengo però che il problema vada al di là della questione tariffaria in senso stretto e ritengo che anche il dibattito che abbiamo fatto in questi giorni sarà per noi, e spero che lo sia anche per altre forze politiche democratiche, una nuova occasione per rinsaldare il nostro impegno nella battaglia per una riforma complessiva del sistema di trasporto pubblico.
Il secondo motivo per cui votiamo contro consiste nell'indeterminatezza, nella genericità di troppi impegni che pure vengono enunciati nel documento della maggioranza; faccio un solo caso: quello della politica dei prezzi, si è lasciato cadere l'impegno già assunto dalla Giunta in sede di esposizione del programma generale per la costituzione di un organismo politico che a noi sembrava e sembra importante, il Comitato democratico di controllo sulla formazione dei prezzi, che ancora una volta abbiamo rivendicato e lo consideriamo importante al di là delle sue specifiche competenze giuridiche o tecniche, ma lo consideriamo importante proprio come strumento di elaborazione politica, di pressione politica, di organizzazione di una politica unitaria dei vari strati sociali che sono interessati alla battaglia contro l'inflazione e per un effettivo controllo dei prezzi.
Non credo collega Conti - e lo dico con grande rispetto perché so la sincerità con cui hai esposto le tue perplessità - non credo che il processo di formazione dei prezzi nei suoi vari passaggi sia quell'oggetto misterioso che tu sembri ritenere. In realtà vi sono tutte le possibilità e tutte le condizioni per esercitare un controllo effettivo là dove questo controllo non lo si faccia fare da dei tecnocrati o da degli esperti, ma lo si faccia attraverso una partecipazione effettiva delle organizzazioni sociali che sono interessate a questo processo e attraverso un controllo popolare vero e proprio. Penso che uno strumento di questo genere sarebbe oltre tutto in elemento di crescita della partecipazione democratica la cui importanza andrebbe al di là dello stesso settore di cui pure sarebbe investita.
Prendo atto dell'impegno di formare un Comitato sui problemi della commercializzazione dei prodotti e del consumo, anche se ho il timore, data la genericità con cui viene imposto questo impegno, che faccia la fine dell'altro, cioè che passino dei mesi, senza precisarne i contenuti, gli scopi, la formazione e così via e quindi prendo lo spunto da questo intervento per chiedere all'amico Conti, alla Giunta di volere invece procedere nel giro di pochi giorni alla formazione di questo organismo che pur con competenze più limitate, ma se volete tecnicamente più radicate nella stessa legislazione regionale, potrebbe dare un contributo, sia pure settoriale, ai grandi problemi che l'inflazione ci propone.
Il terzo motivo per cui votiamo contro è il fatto che in qualsiasi documento di politica economica che venga oggi reso pubblico a nostro avviso non può ragionevolmente essere assente una critica dura, ferma alla politica economica del Governo o, se volete, al totale vuoto di politica economica che oggi il Governo nazionale dimostra palesemente. Del resto nella stessa relazione introduttiva del Presidente della Giunta erano implicite, e qualche volta esplicite, delle critiche a questo vuoto di politica economica che oggi è particolarmente grave e, permettetemi sciagurato, perché se in una fase di sviluppo spontaneo dell'economia come abbiamo registrato in alcuni anni passati, l'azione politica del Governo può essere un fatto sussidiario, può semmai segnare gli squilibri l'ingiustizia di quello sviluppo economico in un momento invece di recessione, in un momento di crisi come questo e in una crisi che potremo superare soltanto se i poteri pubblici assumeranno fino in fondo un ruolo di protagonisti e di coordinatori, questo vuoto della politica economica del Governo è davvero delittuoso.
Non a caso oggi le stesse imprese pongono con sempre maggiore drammaticità il problema di avere un quadro di riferimento entro cui muoversi, delle priorità precise che vengono segnate e realizzate dall'azione del Governo.
Per questa ragione della nostra mozione abbiamo precisato questa critica che a nostro avviso è doverosa e per questa ragione non possiamo approvare un documento che questa critica sottace completamente.
Naturalmente rileviamo che nel documento della maggioranza vi sono alcune affermazioni positive; sono purtroppo le più generiche, là dove si passa all'enunciazione di provvedimenti concreti si va nel negativo. Ma noi vogliamo prendere atto anche delle buone intenzioni di cui è lastricata non solo la via dell'inferno ma anche la via di questa Giunta, vogliamo prendere anche atto delle buone intenzioni e impegnarci qui a continuare la nostra battaglia perché su queste buone intenzioni vengano anche gli impegni concreti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

E' solo una doverosa, brevissima dichiarazione.
Il dibattito è stato ampio, il documento che la pazienza del Presidente ha riportato all'attenzione del Consiglio credo riveli la tempestività dell'azione della Giunta, della maggioranza e del Consiglio per quanto ne recepisce le indicazioni; il documento che credo si segnali per sensibilità politica rispetto alla situazione economica e sociale della nostra regione rivela uno sforzo di concretezza ai fini di una revisione anche di strumenti recentemente adottati e un impegno di responsabilità.
La Regione si qualifica ulteriormente anche per questo dibattito e per il suo tono, per la sua vastità e profondità, ma una volta tanto, rispetto a questi dibattiti di carattere generale, credo si qualifichi proprio per la capacità di adottare delle linee precise e concrete e di proporre delle soluzioni rispetto ai problemi che sono davanti a noi si capisce in proporzione agli strumenti, alla forza, al peso che la Regione ha. La quale non rinuncia ad esprimere qui una valutazione sulle situazioni politiche generali, dando delle indicazioni e quindi contribuendo anche alla formulazione generale della politica economica e sociale del paese intero.
Credo quindi che il voto della maggioranza potrà essere caricato anche di una soddisfazione intima per questa concretezza che porta il suo segno alla conclusione di un dibattito generale che in passato troppe volte si è invece concluso soltanto con un confronto di posizioni, mentre qui siamo ad un confronto di soluzioni che è qualcosa di molto più efficace.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre dichiarazioni di voto pongo in votazione il documento di cui ho dato lettura, per alzata di mano.
Il Consiglio Regionale approva il documento.
La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Noi abbiamo presentato una mozione su questo argomento e quindi, di fronte al fatto che la maggioranza ne ha approvata una testé, ritiriamo la nostra.



PRESIDENTE

Prendo atto della comunicazione del Consigliere Marchesotti.
Vorrei chiedere al Consiglio se, considerata l'ora, se la Presidenza deve dare lettura delle 18 interrogazioni ed interpellanze pervenute, o se le può dare per lette.
Se tutti sono d'accordo le diamo per lette, va bene.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato per giovedì 26 settembre alle ore 9,30 e alle ore 15 con il seguente ordine del giorno: Approvazione verbali precedenti sedute.
Interrogazioni e interpellanze.
Comunicazioni del Presidente.
Legge regionale concernente provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi delle attività produttive. Rinvio al Governo. Determinazioni.
Proposta di istituzione di una Commissione d'indagine sul neofascismo in Piemonte.
Proposta di o.d.g. sull'estensione del diritto di voto ai diciottenni.
E con quanto altro l'eventuale conferenza dei Presidenti che nel frattempo si riunirà, potrà decidere e che sarà comunicato telegraficamente al domicilio di ciascun Consigliere.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 23,15)



< torna indietro