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Dettaglio seduta n.252 del 12/09/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


FASSINO GIUSEPPE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La seduta è aperta.
Io ritengo opportuno dare comunicazione dell'art. 33 del regolamento che suona: "Il pubblico può assistere alle sedute dopo avere ottenuto regolare permesso. Le persone ammesse nei settori appositamente riservati debbono astenersi da ogni segno di approvazione o di disapprovazione".
Questo regolamento è stato approvato da tutte le parti politiche che compongono questo Consiglio, per cui invito tutti a rispettarlo.
L'ordine del giorno dei lavori reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Interrogazioni ed interpellanze 3) Comunicazioni del Presidente 4) Comunicazioni della Giunta Regionale a) sullo stato dell'occupazione in Piemonte b) sulla situazione dei prezzi c) sulle tariffe dei trasporti Proposte ed iniziative 5) Legge regionale concernente "Provvedimenti per la depurazione delle acque: disciplina degli scarichi e delle attività produttive". Rinvio al Governo. Determinazioni.
6) Proposta di istituzione di una Commissione di indagine sul neofascismo in Piemonte.
7) Proposta di ordine del giorno sull'estensione del diritto di voto ai diciottenni.


Argomento:

Ordine del giorno della seduta

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

I processi verbali delle adunanze del 1^ agosto sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna, per cui se nessuno chiede la parola si ritengono approvati.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (rinvio)


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Vi sono due interpellanze, una dei Consiglieri Rivalta - Ferraris Bono e l'altra dei Consiglieri Berti - Rivalta - Vecchione - Ferraris Bono, a cui dovrebbe rispondere l'Assessore Benzi.
Chiede di parlare il Consigliere Vecchione, ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, dato che le due interpellanze comporterebbero una discussione ampia e dato che questa seduta del Consiglio Regionale è stata chiesta in via d'urgenza specialmente per quanto attiene al punto quarto dell'ordine del giorno, cioè sullo stato dell'occupazione, situazione dei prezzi e tariffe dei trasporti, a nome di tutti i firmatari, anche per quanto riguarda la prima interpellanza, chiederei, se l'Assessore non ha difficoltà, che ambedue vengano rinviate al prossimo Consiglio in modo da avere il tempo necessario per svolgere gli argomenti di cui al punto 4).



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

L'Assessore Benzi è d'accordo?



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica

Personalmente, dati i motivi per cui la richiesta è formulata, non ho nulla in contrario ad accettarla.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (rinvio)

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Prendo atto della comunicazione sia del Consigliere Vecchione che dell'Assessore Benzi e rimando alla prossima seduta, che dovrà aver luogo martedì, la risposta alle interpellanze.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Sono in congedo i Consiglieri Berti, Cardinali, Ferraris, Fonio Garabello, Gerini, Rivalta, Soldano, Viglione, Visone, Calleri di Sala.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Apposizione visto del Commissario del Governo


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Il Commissario di Governo ha apposto il visto alle seguenti leggi regionali: "Provvedimenti per l'incentivazione turistico-ricettiva" "Anticipazioni regionali per la bonifica sanitaria del bestiame" "Protezione della flora" "Stato Giuridico e trattamento Economico del personale regionale. Norme transitorie per il primo inquadramento" "Modifica ai provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento delle produttività nel settore dell'artigianato" "Norme in materia di assistenza scolastica in favore degli alunni delle scuole materne e dell'obbligo" "Modificazioni ed integrazioni della legge regionale 15/1/1973 n. 3 recante norme sugli asili-nido" "Delimitazione della zona montana omogenea n. 4 Alta Valle Orba e Valle Erro: inserimento dei comuni di Morbello e Pareto" "Costituzione in Ente regionale dell'Istituto Ricerche Economico-Sociali del Piemonte (IRES) ed istituzione del Comitato Regionale di studi sulla programmazione".
Il Commissario del Governo "Consente l'ulteriore corso" per lo statuto della Comunità montana "Valle Alto Canavese" chiede altresì all'Amministrazione regionale chiarimenti per la denominazione statuto della Bassa Valle Cervo e Valle Oropa.


Argomento:

b) Apposizione visto del Commissario del Governo

Argomento:

c) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Risposte scritte ad interrogazioni da parte dell'Assessore Gandolfi al Consigliere Carazzoni sulle autolinee Intra-Aurano con diramazione per Caprezzo e Intragna da parte dell'Assessore Armella ai Consiglieri Vecchione - Fabbris circa inconvenienti Igienici per gli abitanti e maestranze dell'Azienda Zanaga di Romano Canavese da parte dell'Assessore Gandolfi al Consiglio Provinciale di Torino su alcuni provvedimenti relativi alla sostituzione dei treni con autoservizi.


Argomento:

c) Risposte scritte ad interrogazioni

Argomento:

d) Progetti di legge. Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Sono stati presentati ed assegnati alle relative Commissioni i seguenti progetti di legge: n. 189 relativo a: "Interventi a favore dei comuni e dei consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate", presentato dalla Giunta Regionale in data 31 luglio 1974 e assegnato alla II e VII Commissione nella stessa data n. 190 relativo a: "Assistenza medica in montagna - corresponsione di assegno incentivante ai sanitari titolari di Condotta montana in Piemonte" presentato dai Consiglieri Falco - Bertorello - Cardinali - Bianchi Fassino - Beltrami - Soldano - Calsolaro - Giletta - Garabelli in data 1? agosto 1974 e assegnato alla IV Commissione in data 2 agosto n. 191 relativo a: "Provvidenze speciali per il risanamento delle acque a favore dei Consorzi e degli altri Enti Locali previsti dal relativo piano regionale", presentato dalla Giunta Regionale in data 1? agosto 1974 e assegnato alla V Commissione in data 2 agosto n. 192 relativo a: "Interventi a favore degli Enti locali territoriali delle Categorie commerciali e della cooperazione di consumo per lo sviluppo strutturale della rete distributiva in Piemonte", presentato dalla Giunta Regionale in data 1? agosto 1974 e assegnato alla VII Commissione in data 2 agosto 1974 n. 193 relativo a: "Istituzione dei comitati circondariali nei circondari di Pinerolo, Alba-Bra, Mondovì, Ivrea, Casale Monf.to e Biella", presentato dal Gruppo consiliare Comunista in data 1? agosto 1974 e assegnato alla VIII Commissione in data 2 agosto n. 194 relativo a: "Rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 1972", presentato dalla Giunta Regionale in data 5 agosto 1974 assegnato alla I Commissione nella stessa data.


Argomento:

d) Progetti di legge. Presentazione e assegnazione a Commissioni

Argomento:

e) Documenti pervenuti al Consiglio Regionale


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Il Comune di Nichelino ha fatto pervenire un ordine del giorno sulla situazione della Emanuel in cui, dopo avere espresso solidarietà ai lavoratori dell'azienda, richiede che la Regione Piemonte intensifichi iniziative ad ogni livello per la positiva soluzione della vertenza e per garantire il pagamento della retribuzione maturata nei tre mesi in cui i lavoratori hanno continuato l'attività dopo il fallimento dell'azienda.
Il Sindaco di Pinerolo ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio copia di un documento approvato dai Sindaci del pinerolese riunitisi il giorno 7 settembre per un confronto con le Organizzazioni Sindacali sui problemi dell'occupazione, dei prezzi e del trasporto.
Tale documento contiene proposte operative che i Sindaci del pinerolese ritengono possano essere di orientamento per l'azione che il Consiglio Regionale intende intraprendere in occasione del dibattito odierno.
Copia del documento è stata distribuita ai Capigruppo.
Il Sindaco di Fossano ha inviato un telegramma in cui in relazione al preventivato aumento del 25% sulle tariffe dei trasporti afferma "scandaloso tale aumento gravante in modo particolare sulla già precaria situazione economica delle classi lavoratrici e dei ceti meno abbienti".
Il telegramma invita pertanto la Giunta ed il Consiglio a soprassedere al ventilato aumento nel quadro di un esame globale della situazione sulla base di articolati interventi nel settore per mantenere indispensabili prezzi politici allo scopo di contenere il già disastroso aumento del costo vita.


Argomento: Varie

f) Convegno tenutosi a Novara l'8 settembre 1974 sul tema "Inchiesta sulle attività fasciste e azioni dei Comitati Unitari"


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

L'8 settembre si è svolto a Novara il Convegno regionale sul tema "Inchiesta di messa sulle attività fasciste e azioni dei Comitati Unitari".
Tale Convegno ha costituito il primo momento di realizzazione concreta degli importanti impegni assunti. Infatti nella riunione svoltasi il 24 luglio a Roma il Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, a nome dei Consigli Regionali italiani, aveva espresso al Presidente della Repubblica (ripeto le stesse parole dell'avv. Viglione) "la volontà di perseguire ogni forma di fascismo riemergente stroncando le trame nere e la strategia del terrore in atto". Successivamente la riunione antifascista degli Enti locali, svoltasi a Torino a Palazzo Madama l'8 agosto 1974, si concluse con un ordine del giorno con il quale l'Assemblea dava mandato alla Regione di avviare precise iniziative in merito.
Il Convegno di Novara svoltosi pertanto in base alle decisioni di cui sopra, sia regionali che nazionali, ha registrato un notevole successo.
Presieduto dal senatore Albertini ha avuto la partecipazione oltre che di Consiglieri regionali, di 13 parlamentari della Democrazia Cristiana del Partito Socialista, Comunista e Socialdemocratico.
La Giunta Regionale è stata rappresentata dall'Assessore Borando, il Consiglio dal Vice Presidente Sanlorenzo.
Erano inoltre presenti 5 Consiglieri provinciali del Piemonte e la Regione Valle d'Aosta.
Al Convegno hanno aderito 204 Comuni, erano presenti i più importanti Comuni della Regione che rappresentavano circa il 50% della popolazione del Piemonte, oltre al Comune di Milano, Como ed altri 6 Comuni della Lombardia.
Erano presenti esponenti dei Partiti democratici.
Hanno inoltre partecipato: 47 Comitati unitari antifascisti l'ANPI, l'ANPIA, la FIVL, la FIAP, l'ANED, il Circolo della Resistenza di Torino ed altre Associazioni partigiane le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL, l'FLM, rappresentati di Consigli di fabbrica, oltre l'UDI, le ACLI, l'Alleanza Contadini, l'ARCI ed altre Associazioni politico-culturali.
Numerosi sono stati gli interventi che hanno registrato la unanime condanna di ogni forma di fascismo risorgente.
Il Convegno è terminato con l'approvazione alla unanimità di un ordine del giorno il cui testo è già stato distribuito.


Argomento: Commemorazioni

g) Primo anniversario della morte del Presidente del Cile Salvador Allende


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Colleghi Consiglieri, un anno fa, l'11 settembre 1973, in Cile, nel Palazzo della Moneda assediato ed incendiato, perdeva tragicamente la vita il Presidente costituzionale Salvator Allende.
Una Giunta militare instaurava in quel Paese un regime di terrore operando internamenti, arresti, fucilazioni, dando vita ad una dittatura che ancor oggi si regge con sistemi di repressione, soffocando qualsiasi forma di libertà, attuando uno dei regimi fra i più duri dell'America Latina e del mondo intero.
La tragicità degli avvenimenti ha colpito lo spirito democratico internazionale. Nel corso di quest'anno si sono susseguite le manifestazioni di protesta, di denuncia delle violenze della Giunta guidata da Pinochet, di negato riconoscimento ufficiale da parte di molti Stati al suo regime che si è sostituito, con la forza, ad un Governo costituzionale formato da rappresentanti politici liberamente e democraticamente eletti.
La condanna del golpe cileno si levò chiara e ferma in questa nostra Assemblea, non appena si ebbe notizia della morte di Allende: a quest'uomo che seppe e volle pagare con la vita la coerenza e la fedeltà ai suoi ideali politici, andò allora, e va oggi, l'espressione del rispetto e della considerazione di tutti noi! E così il Piemonte tutto, anche ufficialmente in numerose occasioni - ed ultimo nel tempo sarà la manifestazione a Torino di sabato 14 settembre cui il Consiglio Regionale ha dato il suo patrocinio manifestò la sua civile solidarietà al popolo cileno. Come allora richiamandosi alla necessità di una politica ispirata alla promozione umana e civile di tutti i membri della società, senza di che, le tentazioni di rivoluzioni contraddittorie e controproducenti e di reazioni feroci ed oppressive possano diventare irresistibili, come allora, ripeto, oggi riaffermiamo con maggiore forza la condanna e riconfermiamo tutta la solidarietà della comunità piemontese all'amico popolo cileno, per la salvaguardia dei suoi diritti e per il ristabilimento in quel Paese della normalità democratica.
Qualcuno chiede la parola sulle comunicazioni del Presidente?


Argomento: Commercio - Problemi del lavoro e della occupazione - Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni della Giunta Regionale sullo stato dell'occupazione in Piemonte, sulla situazione dei prezzi, sulla tariffe dei trasporti


PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Passo allora al punto quarto. Comunicazioni della Giunta Regionale sullo stato dell'occupazione in Piemonte, sulla situazione dei prezzi sulle tariffe dei trasporti. Proposte ed iniziative.
Devo però prima informare che i Consiglieri Curci e Carazzoni hanno comunicato che non parteciperanno alla seduta odierna, in relazione al punto iscritto al n. quarto dell'ordine del giorno e cioè "Comunicazioni della Giunta Regionale": a) Sullo stato dell'occupazione in Piemonte.
b) Sulla situazione dei prezzi.
c) Sulle tariffe dei trasporti.
Perché a loro avviso "trattasi di una discussione puramente accademica su argomenti già più volte dibattuti, per cui la convocazione del Consiglio Regionale in seduta straordinaria per riprenderne la discussione non pu non considerarsi determinata esclusivamente da intenti demagogici".
Do la parola a chi la chiede sul punto quarto all'ordine del giorno.
Chiede di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Al fine di introdurre il dibattito non accademicamente come è piaciuto di affermare da chi si astiene da questa riunione, valendosi di una sua facoltà, di un suo diritto, ma perché la seduta abbia invece una consistente sua conclusione, nei limiti delle cose che sono ovviamente possibili, la Giunta è venuta nella determinazione di iniziare con una relazione di carattere generale che mi appresto a fare, mentre successivamente, dopo che saranno intervenuti i Consiglieri che lo crederanno, sui singoli argomenti, potranno essere date ulteriori precisazioni e specificazioni dai singoli Assessori e in modo particolare da quelli che avendo partecipato in questo scorcio di tempo ad incontri che sono stati quanto mai opportuni ed utili, sono in condizione di dare delle ulteriori precisazioni.
Signor Presidente, signori Consiglieri, a fronte della difficile situazione economica e sociale che si profila in Piemonte dopo la pausa estiva, la Giunta Regionale ha ritenuto urgente definire con la massima tempestività una propria linea di azione, in ordine sia alle possibilità di intervento diretto della Regione nelle materie di sua competenza, che alle iniziative politiche da assumere nei confronti del Governo come a livello nazionale.
In questa prospettiva nella riunione del 23 agosto la Giunta appositamente convocata ha deciso di svolgere una vasta ed articolata ricognizione della situazione e delle prospettive dell'economia piemontese in riferimento non solo ad alcune situazioni particolari per le quali maggiori erano i motivi di preoccupazione immediata, ma cercando anche di cogliere le linee di tendenza nel breve periodo per essere in grado di sviluppare, per quanto possibile, un'adeguata azione di gestione della congiuntura nei prossimi mesi.
Gli Assessori Conti, Paganelli e Simonelli si sono pertanto incontrati la settimana scorsa con le organizzazioni sindacali ed imprenditoriali della Regione per raccogliere informazioni, dati e valutazioni onde poter poi procedere ad una realistica interpretazione dell'attuale realtà socio economica piemontese. Lunedì mi sono incontrato alla Regione con l'amministratore delegato della Fiat per un esame generale della situazione con particolare puntualizzazione sulle vicende della Altissimo e della Carello più di altre legate a quella della Fiat.
Questi incontri hanno riguardato in molo specifico i settori per i quali erano più manifeste le indicazioni di crisi a tempi ravvicinati; e pertanto sono stati consultati i sindacati dei metalmeccanici, dei tessili e degli edili, l'Associazione Piccole Industrie, l'Unione Industriale ed il Collegio dei Costruttori.
Contemporaneamente è stato esaminato con le Organizzazioni Sindacali un particolare problema, di notevole rilevanza, quello del riscaldamento, e si è avuta una serie di riunioni con gli istituti bancari, in riferimento ai meccanismi di attuazione della legge regionale per il credito agevolato alle imprese artigiane, ma inserendo anche questi contatti nel quadro di quella più vasta ricognizione che si è compiuta. Particolari contatti ha avuto l'Assessore Gandolfi per quanto attiene al problema delle tariffe dei trasporti.
Tutti questi incontri, ampi, articolati, approfonditi e condotti con spirito di reale costruttività, sono stati valutati nelle loro indicazioni dalla Giunta Regionale di martedì scorso e sono stati tenuti presenti nel definire la piattaforma di giudizi e di indicazioni operative che viene ora esposta al Consiglio.
Sul piano generale della consultazione delle parti sociali sono emerse due valutazioni sulle quali si sono trovate concordi le diverse forze sentite, pur nella naturale dialettica dei rispettivi ruoli ed impostazioni. In primo luogo è unanime il giudizio che allo stato attuale delle cose la situazione piemontese è certo seria ma non evidenzia caratteri di drammaticità, e sono quindi fuori luogo allarmismi che potrebbero anzi influenzare negativamente le aspettative degli operatori aggravando quindi i fattori di tensione e di appesantimento degli elementi di crisi. Più incerta e difficile è invece la prospettiva dei prossimi mesi, legata non solo alla dinamica dell'economia piemontese, ma determinata dalle vicende nazionali ed internazionali.
La seconda valutazione sulla quale si è verificata una larga convergenza è che nella crisi attuale è determinante la componente strutturale rispetto a quella congiunturale: ciò significa innanzitutto che essa non sarà di breve periodo, ma richiederà un processo di aggiustamento lungo e faticoso prima di raggiungere nuovi equilibri, e spiega anche le preoccupazioni per i prossimi mesi, quando agli elementi strutturali si aggiungeranno le conseguenze della manovra congiunturale impostata a livello nazionale nei mesi scorsi, la quale viene sempre ad incidere sul ciclo economico con un certo sfasamento temporale.
Questa interpretazione era già stata avanzata dalla Giunta Regionale nella relazione al bilancio di previsione per il 1974 ed è stata ora suffragata dal giudizio espresso sia dai sindacati che dagli imprenditori.
I margini per evitare che la crisi precipiti in forme gravi esistono dunque ancora, anche se si fanno sempre più stretti con il passare del tempo, ed è con questa consapevolezza che la Giunta Regionale intende svolgere la propria azione, sia per quanto di sua competenza diretta, sia facendosi carico, in termini di adeguata iniziativa politica, dell'intera e complessa problematica nazionale.
Come dicevo prima l'andamento dell'economia piemontese è determinato non solo da peculiari caratteristiche del tessuto industriale della nostra Regione, ma del più ampio ciclo della congiuntura internazionale ed italiana.
In comune con tutte le economie industrialmente avanzate, l'apparato produttivo del Piemonte è coinvolto in quella necessaria riconversione imposta dalla crisi energetica ed è turbata dalla fase di vera e propria anarchia monetaria che si è aperta sullo scenario internazionale dopo l'agosto del 1971 e la fine del sistema monetario che dagli accordi di Bretton Woods del 1944 in poi aveva regolato il sistema degli scambi commerciali delle transazioni valutarie. L'instabilità monetaria che è seguita alla dichiarazione di inconvertibilità del dollaro ha alimentato i fenomeni speculativi sulle valute, il rialzo dei corsi delle materia prime e quindi l'inflazione internazionale, l'inasprirsi della concorrenza commerciale ed un generalizzato disavanzo delle bilance dei pagamenti problema che è ormai comune a tutti i Paesi occidentali, con la sola eccezione della Repubblica Federale Tedesca.
Questo quadro internazionale deve essere tenuto ben presente, perché è una componente fondamentale della stessa crisi italiana.
Nel nostro Paese esistevano fattori autonomi d'inflazione, che abbiamo avuto modo già più volte di richiamare e che ricordo solo per titoli generali: mercato edilizio e fondiario, crisi dell'agricoltura polverizzazione dell'apparato distributivo e conduzione della spesa pubblica.
Queste diverse situazioni di strozzature e di distorsioni presenti nella struttura economica italiana con il loro progressivo aggravarsi producevano un crescente tasso d'inflazione, che è stato però esaltato dall'inflazione internazionale che in un sistema fortemente integrato come quello delle moderne economie industriali, si trasmette rapidamente da un Paese ad un altro.
Come ulteriore conseguenza di queste due dinamiche negative, quella interna e quella internazionale, si è avuto un rapido deterioramento dei nostri conti con l'estero, ribaltando nel giro di due anni il tradizionale problema italiano di una situazione strutturale di accreditamento nei confronti del resto del mondo. Ancora nel 1971 gli uffici nazionali della programmazione scrivevano che "nei prossimi quattro anni è difficile che il saldo attivo delle partite correnti possa essere ridotto al di sotto di un livello ancor notevolmente elevato".
A partire dall'anno scorso invece il problema del disavanzo della bilancia dei pagamenti è venuto a porsi come un nodo centrale nella conduzione della politica economica italiana e costituisce ora un vincolo grave che limita le nostre possibilità di espansione.
Con questi due dati, inflazione e bilancia dei pagamenti, deve confrontarsi anche la politica congiunturale della Regione, sia nell'avanzare proposte agli organi nazionali, sia nello sviluppare la propria azione autonoma di bilancio, di spesa e di programmazione.
E' sufficientemente nota la linea adottata dalla autorità monetaria per fronteggiare la situazione: essendo notevolmente elevato il rapporto tra importazione e produzione interna, stimabile, nei termini di 1 a 4, si è puntato su di una compressione dell'attività produttiva e quindi del reddito nazionale per avviare il riequilibrio nei conti con l'estero.
Assumendo questa linea si è operato precipuamente attraverso una forte riduzione dell'erogazione di credito e sulla compressione della base monetaria al netto del deprezzamento della lira.
La stretta creditizia invero si proponeva anche altri obiettivi: stimolare un rientro in Italia dei capitali portati all'estero, ridurre manovre speculative, favorendo lo smaltimento delle scorte e contrastando una tendenza che si veniva manifestando in alcuni settori a limitare l'offerta per realizzare plusvalenze di stock accumulati. Inoltre riducendo il eredito anche alla pubblica amministrazione ed in specie agli Enti Locali si pensava di indurre ad una riqualificazione della spesa pubblica contenendone il disavanzo.
La manovra, di freno e di riequilibrio del bilancio statale si è poi sviluppato con le misure fiscali e tariffarie introdotte nell'estate sicché in complesso si sta operando un forte taglio di domanda interna e gli effetti di questa impostazione incominciano a riflettersi nella caduta di domanda per beni di consumo e nel rallentamento del tasso di crescita della produzione industriale.
Misurato in termine reali, il tasso d'aumento del reddito nazionale ha già perso a tutto agosto di almeno il tre per cento rispetto al quarto trimestre del 1973 ed è sostanzialmente da questo dato che traggono origine e fondamento le preoccupazioni in ordine alla tenuta dell'occupazione preoccupazioni tanto più consistenti in Piemonte ove la struttura produttiva è largamente imperniata sulla produzione di automobili, un bene che risente sia dell'andamento complessivo della domanda, sia delle conseguenze diretta della crisi energetica, sia ancora da ripetuti aumenti di prezzo praticati nel corso dell'ultimo anno.
La paralisi della finanza locale conseguente alla stretta creditizia ed al rilevante aumento del costo del denaro viene poi a pesare sulla produzione edilizia per la quale contemporaneamente si riduce la domanda privata con il blocco del eredito fondiario.
L'insolito problema della ristrutturazione e dell'ammodernamento dell'industria tessile determina a sua volta il terzo punto di crisi più evidente in Piemonte, ove questo settore conserva un peso occupazionale consistente ed ha un carattere dominante in intere aree, come il Biellese e la Valsesia.
Per completare questo quadro si deve infine richiamare l'elevato aumento del costo della vita generato dal processo inflazionistico: a fine agosto l'indice generale dei prezzi al consumo registrava un incremento del 12,6% su gennaio ed un aumento prossimo al 20% sull'agosto del 1973. Il venir meno della disciplina sui prezzi adottata nel luglio dello scorso anno, con un meccanismo che avrebbe dovuto essere migliorato e rafforzato ma non abbandonato del tutto, ha ulteriormente alimentato le tensioni sul fronte dei prezzi, sicché oggi assume carattere prioritario il sostegno e la difesa dei redditi più bassi.
Cosa dunque può fare la Regione per contrastare l'aggravarsi della crisi e per contribuire ad un indirizzo che valga a favorire il risanamento dell'economia italiana e quindi la ripresa di un più solido processo di sviluppo? Sul piano politico ed in riferimento ai problemi generali non pu mancare una nostra iniziativa nei confronti del Governo, non solo per rappresentare la gravità della situazione, ma anche per cercare di definire un indirizzo complessivo di politica economica a cui possano concorrere nell'ambito delle rispettive responsabilità e possibilità di azione, sia lo Stato che le Regioni. Su questo terreno del resto le Regioni si sono poste da tempo e nei primi mesi di quest'anno si era iniziato un largo confronto tra Governo e Regioni che riguardava non solo la politica economica nel suo insieme, ma anche specifiche iniziative di grande significato, come il piano di potenziamento del trasporto pubblico ed il piano di emergenza per la difesa dell'occupazione.
Questo confronto non ha ricevuto conclusione, ma deve essere ripreso e tempestivamente portato a termine per determinare un chiaro quadro di riferimento per tutti gli operatori economici e sociali.
Per uscire dall'impostazione deflattiva assunta dall'autorità monetaria, in mancanza anche di una alternativa che avesse uguale rigore ed efficacia occorre puntare su di una politica economica maggiormente articolata ed imperniata soprattutto su di una organica azione di politica industriale. In relazione allora al problema della bilancia dei pagamenti si deve promuovere non solo uno sviluppo dell'esportazione, con più efficaci misure e strutture di sostegno, ma favorire la crescita e l'espansione di quelle produzioni che possano sostituire quote crescenti di importazioni; in questa stessa logica si colloca il rilancio dell'agricoltura italiana, sottolineando che nel corso del 1973 le importazioni di derrate agricole - alimentari hanno rappresentato ben il 28% delle importazioni globali, quasi il doppio cioè delle materie prime petrolio incluso, che hanno pesato per il 15%.
Una seconda linea di orientamento è lo sviluppo di quelle produzioni che attirano una quota modesta di importazioni: tutto il settore dell'edilizia rientra in questo filone, sia quanto ad edilizia abitativa che quanto a creazione di beni collettivi, ospedali, scuole infrastrutturazioni del territorio di rilevanza sociale, e vi rientra pure il settore dei mezzi di trasporto collettivo.
Rispondendo quindi al vincolo della bilancia dei pagamenti è possibile non modificare ed anzi espandere la capacità produttiva, qualificando secondo un preciso orientamento di sviluppo dei consumi sociali la domanda e gli investimenti.
Collocandosi in quest'ottica diviene infine realistico e possibile il superamento della stretta creditizia, superamento che peraltro non si chiede sia generalizzato ed indiscriminato, poiché il persistere del processo inflazionistico alimenta manovre speculative alle quali non deve essere dato spazio attraverso i canali finanziari del credito, ma che deve avvenire conferendo carattere di selettività all'intera politica creditizia.
In parallelo alla politica produttiva si deve condurre la lotta all'inflazione, avendo ben presente che solo in parte essa può essere svolta con un'azione interna, mentre per un'altra parte, oggi prevalente richiede interventi a livello internazionale per costruire un nuovo sistema di rapporti monetari e commerciali, sistema al quale concorrono non solo le economie occidentali, ma insieme quelle dei Paesi dell'Est e del Terzo Mondo, attualmente estranei od in posizione subalterna negli organismi economici internazionali.
Rimanendo sul piano interno, per ridurre la pressione inflazionistica non esiste un unico strumento, capace di per sé di risolvere il problema ma anche in questo caso occorrono azioni molteplici ed articolate per superare le posizioni di inefficienza, di parassitismo, di rendita che gravano su di una base produttiva troppo ristretta, come occorre impostare un'organica politica dei prezzi e la riqualificazione della spesa pubblica.
Pur nella necessaria brevità dell'esposizione, questi ultimi due argomenti richiedono un'ulteriore commento.
Riguardo ai prezzi si deve filtrare che non si può passare bruscamente da una fase di blocco ad una di liberalizzazione senza che il sistema nel suo insieme non risenta di un forte impatto inflazionistico, né d'altra parte si può pensare a procedere per regimi di blocco a ripetizione. Il blocco infatti concede una pausa di respiro ma fa accumulare le tensioni specie dei prezzi all'ingrosso che poi si scaricano su quelli al consumo. A fine giugno ad esempio i prezzi all'ingrosso erano aumentati del 41,8% su base annua, mentre quelli di consumo erano saliti in misura più limitata del 16,8%: questa differenza tenderà ad annullarsi nei prossimi mesi operando un sostenuto rialzo dei prezzi finali.
Per uscire da questo vicolo cieco si deve allora predisporre un meccanismo per controllare il processo di formazione dei prezzi, per poter così individuare e rimuovere i punti di strozzatura e di inefficienza, come le posizioni speculative esistenti. In questa direzione deve avvenire la riforma del Comitato Interministeriale Prezzi e dei suoi organi locali inserendo la politica dei prezzi nella gestione della politica economica più generale ed associando le Regioni all'esercizio di questa azione di controllo e di risanamento.
Quanto alla spesa pubblica due sole notazioni: il pieno sviluppo dell'ordinamento regionale può essere lo strumento migliore per una razionalizzazione ed una maggiore produttività della spesa statale e dobbiamo denunciare ancora una volta come nei fatti all'istituzione delle Regioni non sia seguita la riforma della Pubblica Amministrazione, che pure ne era la naturale conseguenza. In realtà oggi si fa pesare unicamente sulle Regioni e sugli Enti locali l'esigenza, che è fuori discussione, di una migliore qualificazione della spesa pubblica; questo risultato non si ottiene però paralizzando la finanza locale, ma solo riesaminando tutto l'assetto delle competenze e delle modalità operative dello Stato e dei poteri locali e facendo corrispondere alle funzioni e quindi alla spesa, un adeguato livello di entrate. E' questo della tipologia amministrativa un problema che è stato troppo trascurato, come trascurato è stato il tema delle entrate, che pure è parallelo a quello della spesa su cui tanto si insiste.
E' notorio che il gettito fiscale nel nostro Paese si è proporzionalmente contratto nel tempo mentre si dilatava la spesa pubblica.
Oggi la spesa è a livelli europei, raggiungendo il 40% del reddito nazionale, mentre il gettito fiscale è sceso al 17% contro il 22-23% del 1960 e comprendendo anche i proventi parafiscali arriva al 30% mentre negli altri Paesi d'Europa è fra il 35 ed il 45 per cento. Solo muovendosi allora in ambedue le direzioni, qualificazione della spesa e lotta alla evasione fiscale, è possibile ritrovare un equilibrio di bilancio, che altrimenti richiederebbe una contrazione degli investimenti pubblici, come già sta avvenendo, con grave danno della collettività e dello stesso apparato produttivo.
Questa piattaforma generale che dobbiamo presentare al Governo si specifica poi in richieste puntuali in relazione ad alcuni problemi di fondo: 1) In relazione alla politica finanziaria, oltre alla riapertura selettiva del credito, devono riprendere consistenza le operazioni della Cassa Depositi e Prestiti, anche in questo caso con la necessaria selettività, e devono riprendere costanza i flussi di pagamento della Tesoreria ed in generale delle Amministrazioni centrali, oggi fortemente rallentati. Questo minor volume di flussi monetari extracreditizi penalizza oggi le Regioni - soltanto per il Piemonte si tratta di ben 16 miliardi già assegnati ma ancora fermi alla Banca d'Italia - gli Enti locali e le stesse imprese.
2) Definizione del Piano di emergenza, secondo la nuova impostazione che questo ha ricevuto dopo il confronto svoltosi tra le Regioni e gli organi nazionali della programmazione, con il quale si è superata la pregiudiziale che le Regioni avevano ritenuto inaccettabile di un ricorso generalizzato all'istituto della concessione.
Questo Piano, con una spesa di 2.500 miliardi in cinque anni finalizzato ad infrastrutturazioni sociali di grande rilievo (opere igienico - sanitarie, acquedotti, sistemi di depurazione, trasporti, ecc.) può costituire oggi un volano occupazionale e produttivo, per attenuare e superare la crisi non solo nel settore dell'edilizia, ma anche nelle attività indotte.
3) Definizione del Piano per i trasporti, reso necessario ed urgente dai pericoli di cedimento del settore mezzi di trasporto, dalle esigenze di trasporto collettivo, dalla stessa revisione tariffaria sollecitata dal Governo, la quale deve accompagnarsi alla riorganizzazione ed al potenziamento del sistema dei trasporti.
4) Definizione dei meccanismi operativi del cosiddetto "pacchetto Lauricella", cioè dei nuovi finanziamenti e procedure per dare attuazione alla legge sulla casa e rilanciare l'edilizia economico-popolare sia sovvenzionata che convenzionale.
5) Attuazione del piano petrolifero, già predisposto dal Ministero dell'Industria, per garantire la regolarità degli approvvigionamenti e della distribuzione dei prodotti petroliferi a livelli non inferiori a quelli dello scorso anno. Particolare considerazione deve poi ricevere il problema del riscaldamento, un servizio indispensabile e particolarmente (mi si passi il bisticcio) "caldo" per il Nord che in seguito al rialzo dei prezzi del gasolio e dell'olio combustibile, aumenti del 167% nel giro di un anno, viene oggi ad assumere un costo elevatissimo, insopportabile per molti redditi familiari già erosi dall'aumento del costo della vita. La Giunta Regionale ha approfondito con la massima attenzione questo problema ricercando tutte le soluzioni possibili per ridurre il costo del riscaldamento. Nella misura in cui il rialzo dei prezzi è dovuto al maggior costo della materia prima, non sono soluzioni idonee a consentire un forte abbattimento di questi costi, né paiono realisticamente proponibili misure quali il prezzo politico od il doppio prezzo, che costerebbero alla finanza pubblica alcune centinaia di miliardi, né un diverso sistema dei prezzi dei vari prodotti petroliferi che potrebbe sì ridurre i prezzi per il riscaldamento, ma solo aumentando notevolmente quelli dei prodotti per usi industriali, e quindi trasferirebbe questi oneri sui costi di produzione e conseguentemente sul sistema dei prezzi, annullando in ultimo ogni beneficio.
E' invece possibile richiedere al Governo una revisione dell'imposizione fiscale, riducendo l'Iva sui prodotti e sui servizi per il riscaldamento dal 12% al 3%, trattandosi di un consumo essenziale ed essendo notevolmente aumentata la base d'imposizione, per cui vi è una sostanziale equivalenza, quanto a volume dell'imposta, dato l'incremento dei consumi tra un'aliquota del 12% sul gasolio a 30 lire al chilo ed una aliquota del 3% sul gasolio ad 80 lire.
Parimenti si intende chiedere al Governo un intervento sulle compagnie petrolifere, a partire dall'AGIP, per stabilire un sistema di pagamenti dilazionati, secondo la prassi commerciale in uso sino allo scorso anno, in modo da rimuovere almeno le difficoltà che presenta per gli utenti, specie per quelli a più modesto reddito, il pagamento alla consegna.
Inoltre riteniamo di dover sottoporre agli organi nazionali interventi a sostegno delle situazioni di maggior disagio economico, attraverso indennità straordinarie per le famiglie con redditi più bassi, come i pensionati con pensioni sociali o comunque di ridotta entità.
E' questa una linea, come dirò, che la Regione intende anche autonomamente perseguire, ma che dovrebbe trovare svolgimento a livello nazionale.
Infine nel dare attuazione al piano petrolifero ed al meccanismo di assegnazione dei quantitativi di prodotto da distribuire si dovrebbe puntare all'eliminazione degli sprechi di combustibile, contenendo il periodo di riscaldamento e la temperatura massima da erogare secondo le reali necessità delle diverse aree del Paese.
L'effetto combinato di queste misure, riduzione dell'IVA e degli sprechi nel consumo dovrebbe consentire una diminuzione dei costi del riscaldamento nell'ordine del 20%, una misura non indifferente quando i prezzi complessivi oscillano ormai tra 600 e le 900 - 1000 lire al metro cubo.
6) Definizione degli interventi per il rilancio dell'agricoltura, con particolare riferimento al "piano carni", armonizzando le diverse azioni che sono state proposte (piano del Ministero dell'Agricoltura, piano Efim piano Cassa del Mezzogiorno). La promozione della zootecnia non può infatti esaurirsi in una linea di sviluppo dell'industria alimentare, ma deve costituire l'occasione per l'ammodernamento e la ristrutturazione delle aziende agricole, favorendo le forme associative e cooperativistiche.
7) Revisione della legislazione di sostegno all'occupazione.
Dall'esame che si è compiuto a livello regionale dell'applicazione della Cassa Integrazione Guadagni, si è potuto rilevare come talora si ricorra ad un uso assai distorto di questo strumento ed anche nella prospettiva di cedimenti occupazionali si rende necessario rivedere l'intero sistema normativo che regola questa materia. Si tratta per lo più di una legislazione antiquata e sia da parte sindacale che da parte della Confindustria è stata ancora recentemente riproposta l'esigenza di una riforma della normativa e dei meccanismi vigenti.
Queste proposte specifiche che la Giunta Regionale, sentito il Consiglio, intende avanzare al Governo rispondono all'indirizzo complessivo di politica economica che ho prima esposto nei suoi tratti essenziali rispettano il vincolo della bilancia dei pagamenti e possono contribuire a contrastare le tendenze recessive che si manifestano.
Si tratta per lo più di interventi già impostati sui quali si sono già avuti gli approfondimenti e gli studi necessari e che quindi sono attuabili nei tempi brevi che la situazione richiede.
Peraltro non intendiamo limitarci ad avanzare indicazioni al Governo anche se le riteniamo realistiche e costruttive, ma vogliamo pure svolgere nell'ambito della nostra autonomia e delle nostre competenze un'azione anticongiunturale della portata la più ampia possibile utilizzando in massimo grado i ristretti margini che ci consente il bilancio della Regione, ricorrendo anche ad una revisione del bilancio stesso per reperire le risorse necessarie.
In particolare la Giunta ha già individuato tra le misure che maggiormente possono essere finalizzate al sostegno dell'economia piemontese le seguenti linee di intervento: 1) Definizione dei meccanismi finanziari per dare attuazione alle leggi regionali per il credito agevolato all'artigianato ed al turismo. Non credo necessario ritornare sul significato e la importanza di questi provvedimenti che possono mobilitare un volume d'investimento di diversi miliardi. Nonostante il nostro impegno per rendere operative queste leggi ci siamo scontrati con gli elevati tassi d'interesse praticati attualmente che vanificano in pratica la loro operatività, poiché nonostante il contributo della Regione il costo del denaro, accedendo alle richieste degli istituti bancari, rimarrebbe assai alto. L'Assessore Paganelli, che sta conducendo questa difficile trattativa, intensificherà ancora il suo impegno per poterla concludere a tempi brevi, garantendo in tal modo una ripresa del credito in un settore qual è quello artigiano che risente gravemente dell'attuale indirizzo creditizio.
2) Potenziamento della spesa nel settore dei Lavori Pubblici accelerando la definizione di tutti gli interventi possibili e valutando anche la possibilità e l'utilità, qualora la Cassa Depositi e Prestiti non riapra il credito agli Enti locali, di operare con contributi in conto capitale anziché in conto interessi. In seguito alle difficoltà che incontrano i comuni nell'accendere mutui, i contributi regionali rischiano infatti di rimanere inutilizzati, mentre si bloccano le opere pubbliche e l'edilizia rischia una grave crisi d'occupazione. Anche se l'intervento in conto capitali, annullando il moltiplicatore bancario, riduce l'effetto complessivo dell'impiego delle risorse regionali e non può quindi essere considerato un criterio di spesa ottimale, riteniamo di dover procedere ad una integrazione dei fondi per i Lavori Pubblici - specie nei settori che hanno maggiore capacità di mobilitare l'occupazione, come gli acquedotti e le opere igienico-fognarie - qualora non si ottengano a breve concrete e certe garanzie sulla riapertura del credito agli Enti locali.
3) Intervento pilota nel campo dell'edilizia convenzionata. A fronte della crisi dell'edilizia vi è una crescente domanda insoddisfatta di abitazioni, una domanda alla quale non corrisponde un'offerta adeguata quanto a dimensioni ed a livello dei prezzi, per il peso che conserva la rendita fondiaria e per il crescente costo di costruzione degli edifici sia per i rincari dei materiali, sia per la mancata industrializzazione del settore caratterizzato da imprese sottodimensionate. La Giunta Regionale si propone quindi un intervento specifico utilizzando gli strumenti offerti dalla legge sulla casa, per avviare un'iniziativa sperimentale di edilizia convenzionata, che dovrebbe consentire non solo di sostenere l'edilizia, ma di rispondere ad una domanda sociale quanto mai pressante nella nostra Regione, riducendo i costi della casa e favorendo l'ammodernamento delle strutture produttive.
4) Intervento a sostegno dei redditi più bassi. Considerando le difficoltà che derivano a molte famiglie dall'aumento del costo della vita la Giunta Regionale ritiene prioritariamente di dover sviluppare un'azione di sostegno ai redditi più bassi. In quest'ottica si collocano le misure che proponiamo nel settore dei trasporti a favore dei pensionati ed in questa direzione intendiamo orientarci per attenuare il costo del riscaldamento attraverso un consistente incremento dei fondi stanziati per l'Assistenza Sociale. Per l'ampiezza dell'intervento che vogliamo compiere ritengo di dover chiedere a questo fine il concorso degli istituti bancari che devolvono annualmente fondi rilevanti per attività assistenziali affinché vogliano qualificare questi loro interventi, facendo convergere una parte di tali fondi, in modo concordato con la Regione, sulla nostra iniziativa per ridurre l'onere del riscaldamento per i ceti più disagiati.
5) Sempre in ordine al problema del riscaldamento sono in corso trattative con l'AGIP per garantire l'approvvigionamento delle comunità di primario interesse sociale, ospedali, scuole, istituti. L'Azienda di stato ha già manifestato la prima disponibilità di massima e stiamo ora compiendo i necessari accertamenti per poter quantificare le esigenze e dare così una base sicura all'intesa che intendiamo stipulare.
La Regione inoltre, come già ha fatto lo scorso anno, affiancherà gli organi delle prefetture nel definire l'azione di vigilanza e di controllo per evitare imboscamenti e manovre speculative, come per garantire là continuità dei rifornimenti.
Signor Presidente, Signori Consiglieri, l'insieme degli interventi che la Giunta Regionale propone alla considerazione ed all'esame del Consiglio comportano una manovra di bilancio di notevole ampiezza e le singole iniziative saranno quindi specificate nei loro particolari con la presentazione della legge di variazione di bilancio che dovremo predisporre.
Credo però che già dall'esposizione generale che ne viene oggi fatta sia chiaro il significato della linea assunta dalla Giunta e la sua portata, che va misurata non sulle esigenze complessive della Comunità piemontese, ma sulle possibilità reali della Regione, quanto a poteri ed a mezzi finanziari.
Il rallentarsi dei flussi di spesa dello Stato che ho prima sottolineato, la compressione in atto non solo della finanza locale, ma anche di quella regionale, rendono il nostro bilancio progressivamente più rigido e minori quindi le nostre possibilità di iniziativa autonoma.
Nondimeno la Giunta non vuole sottrarsi dal compiere il massimo sforzo per gettare tutto il peso della Regione a sostegno dell'occupazione e della tenuta dell'economia piemontese, convinti come siamo che il cedimento di un'area come quella piemontese si ripercuoterebbe non poco su tutta la situazione nazionale.
La nostra volontà di difendere l'occupazione si è resa manifesta nell'azione che abbiamo svolto a fronte di molte crisi aziendali, da quelle i della Chatillon e della Rhodiatoce, sino a quella della Moncenisio per venire ai casi ancora aperti della Emanuel e della Gazzetta del Popolo, una situazione quest'ultima che coinvolge non solo problemi occupazionali, ma investe tutto il discorso sulla libertà e sulla pluralità dell'informazione e per la quale rinnoviamo quindi la sollecitazione al Governo ad assolvere tempestivamente all'impegno che ha assunto di garantire la vita ed il rilancio di questa testata.
Dicevo all'inizio che gli incontri con i sindacati e con gli imprenditori - incontri che saranno rinnovati ove occorra - si sono svolti in un clima di grande costruttività, con una chiara assunzione d'impegno e di responsabilità da parte di tutte le forze sociali: in questo stesso spirito e con la stessa volontà di superare la crisi si pone la Giunta Regionale, consapevole delle difficoltà che si presentano, ma anche della possibilità di superarle che ancora esistono, se si opera con un indirizzo chiaro, preciso e tempestivo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Marchesotti, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Signor Presidente, colleghi, nel mio intervento mi occuperò quasi esclusivamente dell'aumento delle tariffe dei trasporti in quanto su questa questione il Gruppo Comunista ha presentato una mozione e pertanto deve essere illustrata.
Il Presidente Oberto, nella sua introduzione, ha affermato che l'aumento delle tariffe deve essere adeguato allo sviluppo del sistema dei trasporti e poiché non c'è stato, a seguito dell'aumento, alcun sviluppo penso si possa interpretare questa sua affermazione nel senso che è disposto ad accettare la sospensione dell'aumento al fine di permettere un ulteriore esame della situazione. Questa mia impressione è confermata dal fatto che si vuole arrivare ad una revisione di bilancio e che nelle leggi di variazione del bilancio possono essere visti i problemi che riguardano la tariffa del trasporto, almeno quelli inerenti al costo sociale e quindi al prezzo politico. Vedremo nel corso della discussione se il Presidente della Giunta, l'Assessore, la Giunta sono disponibili a un discorso di questo tipo.
Quando abbiamo saputo che la Giunta aveva deciso l'aumento delle tariffe dei trasporti, siamo rimasti sorpresi e amareggiati e l'idea che ci e venuta è stata questa: vuoi vedere che proprio nel corso del mese di agosto Oberto e Gandolfi a Ivrea, Paganelli (che le ferie le faceva saltuariamente) a Cuneo, Simonelli che aveva già concluso le sue ad Alessandria.....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' errato che io sia stato ad Ivrea, io sono stato qui fino al 28 agosto!



MARCHESOTTI Domenico

Lo sapevo Signor Presidente che lei era qui, gliene do atto, ma siccome è di Ivrea come Gandolfi, pensavo voi due a Ivrea, Paganelli a Cuneo Simonelli ad Alessandria, Benzi o Vera, non so quale dei due, a Torino hanno convocato i pendolari che per le ristrettezze del momento non hanno potuto andare in ferie e con loro hanno deciso di aumentare le tariffe.
Sapemmo poi che non fu così invece, furono convocati i concessionari e con questi vennero concordati gli aumenti. E' vero, i buggerati ci sono, ma ancora una volta sono coloro che lavorano, coloro che utilizzano come utenti il trasporto pubblico.
L'altra domanda che ci siamo posti è stata perché si è scelta la via dell'aumento, quale ragione c'era e perché tanta urgenza, dato e non concesso che fosse necessario l'aumento. E poi, cosa risolve l'aumento? L'unica risposta che ci siamo sentiti dare è che c'era un deficit da sanare, ma nello stesso tempo ci è stato detto che anche con l'aumento del 25%, che in qualche caso è diventato del 30%, il deficit per il '74 non si sana, rimane di 2,5 miliardi per le concessionarie e per le aziende pubbliche del Piemonte che gestiscono linee extra urbane. Quindi il provvedimento non contribuisce ad avviare a soluzione la crisi, semmai l'aggrava. Lo hanno capito i lavoratori della Michelin del pinerolese, di Carmagnola, dell'alessandrino, quindi di tutto il Piemonte che protestano energicamente per tale aumento.
Qualcun altro ci ha detto che c'era l'invito del governo a provvedere entro il 26 agosto. Ma anche questo invito non poteva e non può essere inteso come un'imposizione, in quanto le scelte sono costituzionalmente di competenza della Regione e quindi del Consiglio Regionale, si tratta soltanto di indirizzo e di coordinamento e sarebbe ben grave che la Giunta accettando burocraticamente e in via pregiudiziale l'imposizione governativa, mettesse in forse l'autonomia della Regione. Ma la Giunta l'ha accettata burocraticamente tanto è vero che non ha nemmeno emesso un suo documento, pare sia stato scritto a verbale che la Giunta decideva l'aumento e ha dato all'Assessorato l'incarico di autorizzare l'aumento attraverso i funzionari.
E' chiaro che non vi è, da parte della Giunta alcun collegamento con le esigenze dei lavoratori e ciò è grave e ci preoccupa, mentre è chiaro che vi è un forte collegamento con le concessionarie che premevano per coprire dicono loro, almeno una parte del deficit.
Dal '63 in avanti le tariffe del trasporto non sono state aumentate in modo consistente: dieci anni senza aumentare le tariffe vuol dire che non c'era soltanto la posizione dell'opposizione, ma anche quella dei governanti, quindi anche la vostra, della Giunta; in tempi normali noi (e per "noi" intendo il Consiglio nel suo complesso) abbiamo affermato che bisognava abbassare le tariffe del trasporto, comunque, non aumentarle anzi sostenevamo - e con noi i sindacati - che occorreva arrivare alla gratuità del trasporto. Questo in tempi normali, e non se n'è fatto nulla mentre in tempi di crisi la decisione è di aumentare le tariffe.
L'esperienza ci dice che dobbiamo essere contrari agli aumenti in situazioni difficili come l'attuale perché contribuiscano ad alimentare l'aumento dei prezzi e quindi l'inflazione. Voi invece avete aumentato senza discutere con il Consiglio Regionale, senza ricercare un minimo di consenso, scambiando un problema politico per uno di ordinaria amministrazione e mettendo così in forse tutte le affermazioni di principio che in questo Consiglio il mio Gruppo stesso ha riconosciuto giuste quando questa Giunta si è presentata, a proposito delle sue dichiarazioni sui trasporti pubblici.
Ma desidererei anche sapere come mai siete diventati così sprovveduti eppure lo avete detto più volte anche voi che la politica delle tariffe dei contributi per i trasporti, la politica delle concessioni e della revoca delle stesse sono elementi determinanti per un piano regionale di sviluppo economico, per la funzione dei trasporti e per l'applicazione della linea di pubblicizzazione; è un problema di programmazione economica territoriale e voi avete deciso nel bel mezzo del mese di agosto, con una riunione di Giunta, di autorizzare dei funzionari a concedere l'aumento.
Eppure noi qui avevamo chiesto almeno delle riunioni della Commissione avevamo chiesto che fosse il Consiglio Regionale a decidere, perché c'è un confronto non solo sulla quantità dell'aumento delle tariffe, ma sulla stessa prospettiva di sviluppo e della difesa dell'occupazione in Piemonte.
L'aumento pertanto, così come l'avete deciso, non sana il deficit, non favorisce la pubblicizzazione, non avvia a soluzione la crisi profonda che c'è nei trasporti, non risponde agli obiettivi di programmazione economica e territoriale, non combatte l'inflazione, anzi, la favorisce ed è sicuramente un aggravio per i lavoratori, per il ceto medio, per gli studenti, per i pensionati e per i contadini. Così facendo non avete certamente difeso l'autonomia della Regione rispetto al Governo, avete usato un metodo burocratico e non democratico appunto da sprovveduti.
Queste sono le ragioni per cui noi siamo decisamente contrari all'aumento.
La logica che ha presieduto a tale decisione, se vogliamo davvero cambiare modo di governare, deve essere condannata e respinta e invitiamo anche voi a riflettere su questo modo di esercitare i poteri che ci vengono dal Consiglio. L'impressione che si ha è che anche la Giunta, in definitiva se ne sia accorta e voglia correre ai ripari.
Signor Presidente, non bastano i palliativi; d'accordo, bisogna mettere i pensionati in condizione di avere il trasporto gratis, facciamolo, ma non è solo così che si risolve il problema dei trasporti, la questione è a monte. La soluzione sta nella sospensione del provvedimento, è un esame complessivo. Quando si tratta un problema come quello dei trasporti, non si può scindere la tariffa dal generale con una logica burocratica e non politica per arrivare alle conclusioni cui voi siete giunti. Anche perch vedete, sia il Gruppo comunista, sia i sindacati che i lavoratori riconoscono l'esistenza del problema politico ed economico sul quale bisogna, confrontarsi, discutere per trovare le soluzioni. Ma va affrontato partendo dalla situazione economica e sociale, avendo alla base i problemi dei pendolari, degli studenti, dei pensionati, dei contadini che sono poi questi ultimi quelli che pagano di più con questo aumento perché utilizzano una volta alla settimana il trasporto dal loro paese alla città e quindi pagano la tariffa completa, sono perciò problemi dei paesi agricoli, dei paesi montani e delle città.
Per noi non sono gli utenti (e se per voi invece lo sono potete dirlo esplicitamente) che debbono pagare i costi di una dissennata politica nel settore dei trasporti, perché dissennata è stata, anche voi più volte lo avete riconosciuto, quindi occorre prendere necessari provvedimenti per non continuare sulle strade dello sviluppo della crisi.
Chiediamo quindi la sospensione del provvedimento e l'impostazione concreta di una riforma del sistema tariffario in ordine agli obiettivi di sviluppo che ci poniamo in Piemonte, in ordine agli obiettivi che la Giunta, con la relazione del Presidente Oberto, si pone per difendere l'occupazione, per venire fuori dalla stretta nella quale ei avete cacciato. Certo non è con l'aumento delle tariffe che si viene fuori da questa stretta, anzi, la si aggrava. E la linea d'impostazione di una riforma tariffaria quale potrebbe essere? Mi limito a fare alcune considerazioni e alcune proposte, con la richiesta che a seguito e contestualmente alla sospensione, dell'aumento si arrivi a discuterne concretamente.
Noi riteniamo che occorra arrivare ad una tariffa unica regionale; nel caso ciò non fosse possibile o non fosse conveniente rispetto agli obiettivi che ci poniamo possiamo anche fissare una tariffa per bacino di traffico, per area ecologica, a seconda delle condizioni. Occorre che la tariffa sia finalizzata agli obiettivi di sviluppo che ci prefiggiamo e non il contrario. E quindi nella formazione della tariffa dobbiamo tenere conto che vi è una quota sociale, che deve essere fissata quantitativamente e qualitativamente rispetto anche agli aumenti che voi avete deciso e quindi il prezzo politico deve essere a carico, come sarà a carico, della Regione oppure dei Comuni.
La quota sociale, può essere determinata quantitativamente, solo in presenza di una chiara funzione affidata al trasporto, non si può fare diversamente, non si può fissare la quota sociale sulla base di ciò che dicono le concessionarie, il prezzo politico deve essere fissato soltanto sulla base di obiettivi che la Regione con il suo potere fissa per i trasporti.
In questo quadro i cinque, i dieci, i venti miliardi si giustificano o non si giustificano; in questo quadro un aumento si giustifica o non si giustifica. Perciò il sistema tariffario deve essere rivisto contemporaneamente al piano dei trasporti regionali, quindi con l'efficienza del servizio, con la corrispondenza del servizio all'esigenza degli utenti. In questo quadro si determinano le tariffe, se si fissano in un quadro diverso è chiaro che si commette un gravissimo errore. Credo che nessuno abbia il coraggio di dire che non è così, perché l'esperienza dei 25/30 anni passati dimostra che è così, il potere pubblico ha pagato continua a pagare, pagherà nonostante gli aumenti senza determinare n politica, né obiettivi, altri li determinano.
Vi sono degli squilibri, nel settore agricolo vi è l'esodo dei contadini, aumenta il costo della casa ecc. Se non si mette mano al problema dei trasporti in modo serio, concreto, incominciando proprio discutendo le tariffe e decidendo se è necessario o meno aumentarle e quale deve essere l'aumento (cosa che voi non avete fatto) si va nella direzione sbagliata.
Voglio dare atto al Presidente Oberto ed anche ad alcuni Assessori, di aver detto più volte in Consiglio su questi problemi come su quelli dell'antifascismo, che bisogna finirla con le parole, bisogna agire in modo da creare fiducia, altrimenti le parole si aggiungono alle parole e la situazione non solo non cambia, ma si aggrava e i risultati possono essere assai pericolosi.
Invito quindi a riflettere su questa questione in ordine non solo alla protesta che ha generato, ma agli obiettivi di carattere democratico che la Regione deve porsi in difesa anche dell'autonomia e dell'istituto della Regione. Perché non è certamente con provvedimenti di questo tipo, presi in questo modo, a metà agosto, che si difende il prestigio della Regione.
Certo si è discusso molto sulla questione della pasta, ma credete che sull'aumento dei trasporti si sia discusso meno? Un secondo elemento è la quota di contributo delle aziende. A noi risulta, da un comunicato, che la FIAT è disponibile, così pure la Italsider di Novi e sappiamo anche che i sindacati della provincia di Alessandria stanno trattando con le aziende della zona di Felizzano per un intervento in questa direzione, ma la Giunta non ha convocato i sindacati e nemmeno l'Unione industriali, è un aspetto che è stato completamente trascurato. L'Assessore ieri mi diceva che non lo sa, invece deve saperlo se non lo sa l'Assessore ai trasporti lo sapranno altri.
Solo quindi dopo aver fissato quantitativamente e qualitativamente tutti gli elementi che concorrono a determinare il grave problema si potrà fissare la tariffa vera e propria sulla base dei Km, e sulla base delle condizioni sociali di chi le usa e delle esigenze di sviluppo territoriali e di area ecologica del Piemonte.
Ecco perché vi invitiamo ancora a riflettere bene, non è quella dei trasporti né una questione burocratica, né una questione di poco conto. Vi invitiamo a sospendere l'aumento delle tariffe e ad avviare una riforma del sistema tariffario nel quadro di un piano regionale dei trasporti che pu essere fatto anche in poco tempo, un mese, un mese e mezzo, non casca il mondo se si sospendono gli aumenti ed è uno degli elementi determinanti per cambiare il tipo di sviluppo, ma soprattutto per difendere l'occupazione il potere di acquisto dei lavoratori che pagano più degli altri la crisi economica e sociale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se il Presidente del Consiglio ed i Consiglieri sono d'accordo io proporrei a questo punto, dato l'intervento fatto dal collega Marchesotti che l'Assessore Gandolfi relazioni dettagliatamente, in maniera che il discorso su quel parte, che è particolare nel generale del mio intervento possa essere utilizzata attraverso conoscenze di elementi e dati più specifici di quelli che naturalmente in una relazione generale non potevano essere contenuti.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Chiede la parola il Consigliere Dotti per mozione d'ordine.



DOTTI Augusto

Mi sembrava logico, stante le dichiarazioni così interessanti del Presidente della Giunta, di vedere se questa mattina si poteva discutere sui trasporti e avere nel frattempo il documento del Presidente che effettivamente dà luogo, da quello che abbiamo sentito nella sua conclusione, a una variazione del bilancio, affinché il Consiglio possa meditare i quattro punti finali esposti dal Presidente, attraverso non solo una discussione approfondita, ma anche sulle cifre (che lo stesso Presidente della Giunta potrebbe portare) che devono essere spostate da un articolo all'altro in seno al bilancio, ma di cui non conosciamo ancora il peso effettivo che avranno nel bilancio come variazione da apportare nel corso dell'anno amministrativo.
D'altra parte anche per una discussione generale, che potrebbe essere puntualizzata immediatamente (di carattere economico non solo per la Regione Piemonte, ma anche per la tutta la nazione) ritengo che questa mattina sarebbe difficile potersi esprimere sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta.
Vorrei sentire che cosa ne pensa il Consiglio.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Il Consigliere Dotti chiede di limitare questa mattina la discussione ai trasporti.
Chiede la parola, sempre per mozione d'ordine, il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Io sono invece d'accordo con la proposta fatta dal Presidente della Giunta perché mi pare che, anche in relazione alle considerazioni del collega Marchesotti, sia opportuno avere delle spiegazioni dell'Assessore competente. Questa è una delle poche materie nelle quali la Regione è sovrana e quindi, proprio per questo, anche il Gruppo socialista è interessato a sentire le considerazioni che farà l'Assessore prima di prendere una posizione.
La nostra proposta quindi è quella del Presidente della Giunta, cioè dopo le osservazioni di Marchesotti, riteniamo necessario che l'Assessore ai trasporti ci dia delle informazioni più dettagliate sulle ragioni per le quali si è arrivati a questa conclusione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Ho l'impressione che sia con la proposta del Consigliere Dotti che con quella del Consigliere Nesi in fondo si confermi quanto aveva già proposto il Presidente: dare la parola all'Assessore affinché faccia le precisazioni necessarie.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei precisare che per un guasto delle macchine tiratrici qui in Consiglio, non si è potuto tirare del mio intervento che una ventina di copie che sono state distribuite ai Capigruppo innanzi tutto e ai rappresentanti della stampa che lo chiedevano, altre saranno tirate successivamente perché bisogna andare in Regione a fare questa operazione.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

La parola all'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, signori Consiglieri, la Giunta ha deliberato, prima delle ferie estive, di aumentare le tariffe dei servizi di linea di concessione regionale, di un importo pari al 25 del prezzo in vigore sia per i biglietti ordinari che per gli abbonamenti. Tali valori vanno intesi come valori medi per i biglietti ordinari e massimi per gli abbonamenti nel senso che si è cercato di tener conto della notevole disomogeneità tariffaria del settore, ereditata dallo Stato, provvedendo a ridurre la fascia di variazioni dei prezzi con aumenti più bassi (15-20%) per le linee o le aziende aventi tariffe già abbastanza elevate e con qualche aumento più alto, ma solo per i biglietti ordinari, per le linee o aziende aventi tariffe molto basse.
A questa decisione la Giunta è pervenuta per diversi motivi. Su un piano giuridico-amministrativo è stata determinante la direttiva emanata dal Consiglio dei Ministri il 6 luglio e ricevuta dalla Regione il 24 luglio che recita testualmente: "Il Consiglio dei Ministri, ritenuta la necessità che le Regioni provvedano, in armonia con gli indirizzi della politica economica statale all'aumento delle tariffe dei servizi di trasporto su strade extraurbane di competenza regionale Ritenuta la necessità di assicurare il coordinamento tariffario tra i servizi di trasporto su rotaia e su strada di competenza statale in relazione al D.P.R. 16 aprile 1974, n. 165 ed i servizi di competenza regionale Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri di intesa con il Ministro dei Trasporti e dell'Aviazione Civile Delibera: le Regioni provvederanno ad aumentare le tariffe vigenti alla data del 15 maggio 1974 dei pubblici servizi di trasporto extraurbani su strada di competenza regionale ivi compresi gli abbonamenti a tariffe preferenziali, in misura non inferiore al 30%.
Le Regioni provvederanno altresì a stabilire che il prezzo dei biglietti per percorsi minimi tassabili non sia comunque inferiore a L.
100".
Le Regioni assumeranno i provvedimenti di competenza entro un mese dalla comunicazione da parte del Commissario di Governo della presente delibera. Tale direttiva, anche se contestata dall'Emilia Romagna e dalla Toscana, è parsa alla Giunta giuridicamente ineccepibile, fondata come è sul disposto dell'art. 17, punto a), della legge 16 maggio 1970 n. 281, e politicamente garantita dal Voto Collegiale del Governo e dalla lunga trattativa intercorsa tra Governo e Federazione dei sindacati su tutta la complessa materia dei provvedimenti fiscali e tariffari.
Va pertanto detto con estrema chiarezza e onestà che la Giunta Regionale era pervenuta alla decisione degli aumenti in maniera autonoma sulla base di una valutazione della situazione del settore. I costi di esercizio delle aziende di trasporto sono aumentati, tra il gennaio 1972 e il giugno 1974, a una percentuale non inferiore al 60%. A determinare questa lievitazione dei costi hanno contribuito: l'aumento di oltre il 100 del prezzo del carburante, l'aumento del 30% dei costi di personale a carico delle aziende (ce n'è stata una parte pagata dallo Stato), aumenti del 40% del materiale rotabile e di consumo per non parlare degli oneri finanziari. I costi chilometrici ammontano oggi mediamente a circa 300 L./autobus Km per le aziende private e a circa 600 L./autobus Km, per le aziende politiche mentre agli inizi del '72 erano di circa 190 L./Km per le aziende private e di 400 L./Km, per le aziende pubbliche. I costi unitari moltiplicati per le percorrenze regionali danno per l'esercizio in corso costi complessivi dell'intero settore dell'ordine di circa 17 miliardi.
Le entrate, prevedibili in circa 7,7 miliardi per i biglietti più 4,5 miliardi di contributi (somma delle varie leggi regionali e statali in vigore) davano per il '74 una previsione globale di 12-12,5 miliardi, tale da allarmare seriamente sulla possibile tenuta del settore per l'eccessiva divaricazione tra introiti e costi. E' vero che in queste valutazioni non erano computati gli introiti per noleggi che probabilmente assommano a circa 1 miliardo per l'intero Piemonte, ma anche tenendo conto di quest'ultimo elemento si andava prefigurando una crescita di disavanzi non sopportabile dalle aziende specie in una congiuntura nella quale le esposizioni verso le Banche comportano oneri finanziari del 20% sui deficit di cassa.
L'Assessorato è in condizioni di documentare quei Consiglieri che volessero avere l'elenco della serie di aziende, e sono moltissime, che in questi mesi non sono state in grado di versare alla Previdenza Sociale i contributi al personale per deficienze di liquidità di cassa e per eccessiva esposizione verso le banche.
Si imponeva quindi un provvedimento di adeguamento tariffario, non essendo più pensabile, data la rigidità del bilancio regionale, di procedere oltre sulla strada dell'imposizione dei prezzi politici molto bassi, compensati da aumenti dei contributi delle aziende. Va riguardato al riguardo che i prezzi di cui parliamo, se si eccettua un aumento del 10 già concesso verso la fine del '73 dalla Giunta Calleri, sono i prezzi in vigore, senza variazioni dall'anno 1964 e che l'aumento dei costi, rispetto a livello 1974, è di circa il 100%.
La Giunta Regionale ha valutato la portata sociale del provvedimento rendendosi conto del prelievo che si andava a provocare sui bilanci di molte decine di migliaia di operai. Si è valutata anche la possibilità di contenere l'aumento degli abbonamenti elevando ulteriormente dei prezzi ordinari ma è poi prevalsa la convinzione che il tentativo di colpire meno gli operai dell'industria ci avrebbe portato a gravare troppo coi costi di trasporto su altre categorie non meno in difficoltà in questo momento: i contadini e gli abitanti delle valli di montagna e delle zone depresse. Le uniche categorie alle quali si è ritenuto di garantire condizioni di privilegio è quella dei pensionati con redditi inferiori a 60 mila lire mensili e quella dei disoccupati alle quali si è concessa la gratuità del trasporto a partire dal 1^ ottobre p.v. (il ritardo è dovuto all'esigenza di coordinare il provvedimento regionale con quelli che stanno assumendo i Comuni per il trasporto urbano).
Si è deciso quindi di procedere all'aumento nella convinzione che la preoccupazione che aveva guidato le decisioni tariffarie del Governo, e cioè quella della riduzione del deficit della finanza pubblica, fosse valida anche per il bilancio regionale e che soprattutto non fosse pensabile perseguire una politica di ulteriori aumenti dei contributi alle aziende, da parte della Regione, in un momento in cui, come ha dichiarato il Presidente Oberto, uno sforzo si può e si deve fare, ma nella direzione del bilancio regionale di investimenti per l'edilizia popolare, per l'edilizia convenzionata e di tutela di categorie come quella dei pensionati. La preoccupazione, devo ribadirlo in maniera ancora più precisa, è rivolta soprattutto alle aziende pubbliche esistenti nel settore dei trasporti che sono quelle che oggi presentano i deficit più consistenti e che vanno a gravare sui bilanci degli Enti locali non in condizioni oggi, di sopportare ulteriori oneri.
Le nuove tariffe entrate in vigore in tutto il Piemonte tra il 15 luglio e il 26 agosto hanno determinato reazioni e vivaci prese di posizione dei sindacati solo in alcune zone della provincia di Torino. In una serie di incontri con le segreterie torinesi della FLM e successivamente con le segreterie provinciali delle Confederazioni si è potuto avere un polemico ma franco scambio di vedute.
Le organizzazioni sindacali contestano innanzitutto la logica politica del provvedimento, affermando che l'aumento va contro all'indirizzo programmatico del potenziamento e del privilegio del trasporto pubblico. A questa prima obiezione possiamo rispondere con tranquillità che il livello delle tariffe regionali di abbonamento dopo gli aumenti, si colloca fra le 6 e le 10 L./Km ed è quindi più concorrenziale di prima rispetto ai costi della motorizzazione privata che hanno avuto in questi mesi incrementi ben più sensibili.



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Io torno a richiamare il pubblico, non l'abbiamo fatto in questo momento il regolamento, deve essere rispettato da noi e dal pubblico che partecipa alle sedute.
Invito caldamente ad astenersi da qualsiasi decisione per non essere obbligato a sospendere la seduta, con danno per tutti.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

Un secondo ordine di critiche che la Giunta si è sentita rivolgere riguarda il complesso degli indirizzi politici in atto. Ci è stato detto che gli aumenti avrebbero potuto essere accettati in un quadro di decisioni tese al miglioramento e alla riorganizzazione dei servizi che in Piemonte manca.
Al riguardo la Giunta deve ribadire con molta chiarezza le proprie posizioni e ricordare alle organizzazioni sindacali una serie di provvedimenti legislativi e amministrativi già assunti. La Giunta ha sempre ritenuto che l'obiettivo prioritario nel settore delle autolinee fosse quello di garantire un netto miglioramento dei servizi, con misure capaci di determinare un rapido rinnovo del materiale rotabile (caduto a livelli ormai inaccettabili), l'inizio di una riorganizzazione e un graduale rafforzamento delle condizioni di controllo pubblico sul settore.
Per questo abbiamo varato all'inizio di quest'anno alcuni disegni di legge che prevedono, per il 1974, un volume di spesa di 7 miliardi che salirà nei prossimi anni, a livelli ancora più alti. Con queste leggi la Regione garantisce agli Enti Pubblici e alle aziende innanzi tutto contributi in conto capitale di notevole entità per il rinnovo del materiale rotabile. Gli Enti locali e le imprese hanno dimostrato di apprezzare lo sforzo della Regione in questa direzione assumendo impegni che ci hanno permesso di predisporre un programma di acquisti di 500 autobus all'anno per 5 anni, programma che significa il rinnovo totale del parco autobus della Regione e un notevole contributo ai livelli occupazionali del settore. Ma le leggi approvate si muovono anche in altre direzioni, nel senso di offrire agli Enti locali possibilità di ampliare o creare forme di gestione pubblica, specie nelle aree dove l'iniziativa privata e più carente o in situazione particolarmente critica: è stato predisposto un programma di pubblicizzazioni che la congiuntura economica con le restrizioni creditizie ai comuni, sta ritardando ma che la Giunta sta perseguendo ugualmente con determinazione.
Alla fine dell'anno la Giunta dovrà presentare una legge di rifinanziamento della legge adottata e finanziata solo per il '74, in quella sede saremo in grado di fare un bilancio dell'azione amministrativa che la Giunta ha svolto e sta svolgendo in questi mesi ed io credo che il Consiglio potrà verificare quello che è stato il lavoro della Giunta sul piano amministrativo per rendere operativo questo indirizzo.
Per quanto riguarda infine i problemi di intervento e di controllo da parte della Regione, la Giunta ha più volte ribadito l'impegno di presentare entro l'anno uno studio che permetta di valutare la possibilità di convertire i contributi alle aziende in finanziamenti ad una finanziaria regionale per forme di leasing agevolato che garantiscano la proprietà pubblica del materiale rotabile. Abbiamo anche dichiarato e riconfermiamo la nostra disponibilità a creare organismi comprensoriali, vere e proprie "autorità politiche" per un'azione più precisa e puntuale di coordinamento e di programmazione dei servizi, che deve però vedere la partecipazione collaborativa dei sindacati.
La Giunta può quindi rispondere, con assoluta tranquillità, di non aver adottato provvedimenti tariffari in maniera episodica ed improvvisata, ma di aver assunto questi provvedimenti dopo aver impostato e avviato una politica attiva di un miglioramento delle condizioni del settore.
Purtroppo gli interventi per il miglioramento strutturale e la riorganizzazione dei servizi sono interventi lenti ad esplicarsi, con effetti differiti nel tempo. Possiamo quindi comprendere le reazioni di molti lavoratori che si sono visti colpiti da provvedimenti tariffari in condizioni pressoché immutate di servizio: in coscienza dobbiamo invece richiedere alle organizzazioni sindacali, che ben conoscono i provvedimenti assunti dalla Regione, una valutazione più obiettiva e serena degli indirizzi politici della Giunta.
Una risposta merita infine un'altra osservazione polemica avanzata dalle organizzazioni sindacali e cioè che i provvedimenti tariffari avrebbero potuto essere evitati se si fosse avviata una più decisa politica di pubblicizzazione. Su questo punto è bene essere estremamente chiari; una cosa è discutere dei problemi di riorganizzazione e di controllo sul settore delle autolinee e altra cosa è discutere dei problemi di costo di esercizio.
Se sul piano strutturale si può pensare alla pubblicizzazione come ad un indirizzo da perseguire per garantire, sia una maggiore aderenza dei servizi ai bisogni della collettività, sia una soluzione di ricambio ad un fenomeno di imprenditorialità che si va estinguendo, non è lecito contrabbandare la pubblicizzazione come una soluzione per i problemi tariffari. I costi di gestione delle aziende pubbliche oggi sono il doppio dei costi delle aziende private. Pubblicizzare oggi significa aumentare il deficit del settore in Piemonte almeno di altri 10 miliardi l'anno col risultato o di gravare gli Enti locali e la Regione di spese non sopportabili o di dover ricorrere a futuri massicci inasprimenti tariffari.
Il divario tra costi e ricavi del settore non è problema affrontabile attraverso la pubblicizzazione, la pubblicizzazione al contrario è un tipo di intervento che, nelle attuali condizione, tende a far crescere il deficit delle aziende a livelli difficilmente tollerabili per la finanza pubblica e con gravi pericoli anche per la struttura produttiva, nella misura in cui tali deficit aumentano la pressione degli Enti locali sul sistema creditizio.
La linea della pubblicizzazione, torno a ripeterlo, è una linea da perseguire per la riorganizzazione ed il miglioramento dei servizi, ma non ha niente a che vedere con le decisioni di politica tariffaria che semmai per la pubblicizzazione dovrebbero essere ulteriormente inasprite.
Devo ancora aggiungere una cosa alle considerazioni che faceva il Consigliere Marchesotti a nome del Gruppo comunista, che del resto gli ho già detto ieri quando ci siamo visti in Commissione: sono in grado di documentare che alcuni problemi di pubblicizzazione che si stanno risolvendo in queste settimane o nel prossimo mese, sono o saranno agevolati dall'aumento tariffario nella misura in cui abbiamo potuto dimostrare agli Enti locali interessati che l'aumento tariffario comportava un diverso equilibrio tra costi e ricavi delle aziende che dovevano essere pubblicizzate.
In conclusione, la Giunta Regionale è certa di avere assunto un provvedimento che, anche se incide sui redditi dei lavoratori, risponde ad una logica corretta nel quadro degli indirizzi che la Giunta si è data. In questo ci conforta il fatto che se si esclude l'Emilia Romagna che non ha osato scontrarsi coi sindacati, quasi tutte le altre Regioni hanno già deliberato aumenti tariffari: il Veneto del 50% per i biglietti ordinari e del 20% per gli abbonamenti dal 1/8, l'Abruzzo del 30 e 30 dal 2/8, il Lazio del 30 e 30 dal 17/8, il Molise del 30 e 30 dal 1/9, la Basilicata del 30 e 30 dal 17/5. Per quanto riguarda regioni che non hanno ancora aumentato le tariffe è necessario ricordare: la Liguria: è stata presentata alla Giunta Regionale una delibera per l'aumento di tutte le tariffe del 30 la Toscana: è stata avanzata una proposta di legge di tariffa unica regionale sulla base di 15 L./Km, rispetto alla tariffa media attuale un incremento rispettivamente del 35% sui biglietti ordinari e del 20% sugli abbonamenti la Lombardia: ha aumentato del 35% tutte le tariffe ordinarie in via di definizione un aumento del 20% per gli abbonamenti.
Circa le considerazioni che ho sentito fare dal collega Marchesotti sulla tariffa unica regionale e i contributi alle aziende, abbiamo già detto che la prima è allo studio degli uffici dell'Assessorato e faremo nei prossimi mesi una proposta precisa, ma anche qua la lentezza deriva dal fatto che abbiamo ereditato dallo Stato una situazione tariffaria complicata e non solo da zona a zona, ma nelle stesse aziende che a seconda dei percorsi hanno delle tariffe diverse, per cui è un problema di non facile soluzione; probabilmente l'indicazione che è stata data e che stiamo cercando di verificare di una tariffa unica non regionale, ma per bacino di traffico, è un tipo di provvedimento che si potrà adottare. Ma ripeto, non bisogna cadere nell'equivoco, non pensare cioè con la tariffa unica di poter risolvere il problema dell'aumento, la tariffa unica regionale è un provvedimento da adottarsi in una logica di omogeneizzazione di condizioni tariffarie, ma il garantire al settore un introito aggiuntivo - che si dovrebbe aggirare sui due miliardi - due miliardi e mezzo - è un altro discorso.
Per quanto riguarda i contributi aziendali il collega Marchesotti ha avuto degli accenti polemici: non è che noi ignorassimo queste cose potremo discuterne maggiormente in dettaglio, ma devo dire che in tutte le occasioni in cui da dieci mesi a questa parte l'amministrazione regionale ha preso contatti (e li abbiamo presi con l'Italsider di Novi alcuni mesi fa appunto per un potenziamento dei servizi pendolari, con le aziende di Felizzano dopo che erano venute da noi le organizzazioni sindacali della provincia di Alessandria, con le Unioni Industriali di Ivrea e Biella) sarà per debolezza o per incapacità della amministrazione regionale, ma non siamo riusciti a ottenere nessun impegno e sempre dei rifiuti precisi da parte delle aziende o delle organizzazioni imprenditoriali interessate.
Quindi ritengo che quella che il Consigliere Marchesotti indicava come linea di lavoro, sia per il momento realisticamente non perseguibile.
Di conseguenza ci rendono tranquilli, tutto sommato, in questa congiuntura, i provvedimenti a lungo termine che, come si è detto, la Regione ha assunto all'inizio dell'anno. La Giunta Regionale ha fatto e sta facendo in coscienza quanto è possibile sul piano legislativo amministrativo per il miglioramento delle condizioni strutturali dei servizi.
Per questo ci sentiamo di invitare i lavoratori che in queste due settimane ci hanno rivolto molte proteste, a volere considerare con obiettività il problema e il quadro delle indicazioni che abbiamo fornito e che ci dichiariamo disponibili a fornire alle organizzazioni sindacali.
Su un altro ordine di problemi sollevati dal Collega Marchesotti sulla responsabilità, la necessità della ricerca del consenso e i rapporti tra Consiglio e Giunta, posso dire che la Giunta ha preso questa decisione nella convinzione che sia materia amministrativa di competenza della Giunta, senza voler con questo rifiutare un confronto col Consiglio sulla sostanza dei provvedimenti sui quali penso che sia realistico non pensare che possa esserci il consenso, purtroppo viviamo in una situazione nella quale chi ha delle responsabilità se le deve assumere, pur sapendo che in condizioni di questo genere si può andare incontro anche all'impopolarità.
Ma anche su questo terreno riteniamo che debba esserci un'assunzione e una dimostrazione di responsabilità perché il consenso, ce ne rendiamo perfettamente conto, su questo terreno è difficilmente raggiungibile.
Con questo credo di avere fornito elementi necessari a una serena valutazione ed eventualmente mi riservo, se ci sono ulteriori richieste di chiarimenti, di intervenire ancora nel corso del dibattito.



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Io non rinnovo più l'invito perché penso che tutti lo abbiamo sentito e penso che tutti avendolo sentito debbano rispettarlo.



(Voce dal pubblico)



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Ricordo che nessuno può interferire nei lavori dell'assemblea.
Ha la parola il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il mio intervento farà riferimento sia alle comunicazioni date dal Presidente della Giunta, sia allo specifico argomento trattato dal Consigliere Marchesotti e che è stato oggetto dei chiarimenti che tramite l'Assessore Gandolfi la Giunta ha ritenuto dare.
In questi giorni, in un'intervista rilasciata ai giornali, il Ministro del Tesoro Colombo, ha detto che la classe politica italiana preferisce baloccarsi con le profezie e non rimanere legata concretamente alla soluzione immediata dei problemi. E ciò trovo che è cosa estremamente seria e pone il sottoscritto e il Gruppo liberale nella posizione di non porsi come coloro che vantano il merito di aver fatto esatte profezie, ma richiamando la funzione di opposizione svolta nei lunghi mesi che ci precedono, ricordare che avvertimmo tempestivamente la serietà, e la gravità dei problemi che ci sarebbero caduti addosso e che era normale e logica previsione affrontare ed esaminare.
Noi la situazione di collasso generale della nostra economia regionale non l'abbiamo conosciuta dalle parole del Presidente della Giunta e non perché profeti, ma da sempre per la conoscenza dei dati di fatto, ed è facile prevedere che essa conoscerà ancora in modo più duro aspetti drammatici. Noi vogliamo ricordare che questa situazione che oggi scontiamo e che dobbiamo cercare di rendere meno drammatica pur consci di quali sono i limiti delle nostre possibilità di azione immediata, in tutti gli interventi partendo dalla nota mozione che il Gruppo liberale present all'esame del Consiglio Regionale perché in attesa del bilancio di previsione del 1974 ci fosse una chiara presa di coscienza da parte delle forze politiche e una necessità di emulazione di punti di intervento precisi per questa situazione di crisi che ben si poteva prevedere come effetto della crisi energetica, degli aumenti enormi dei costi delle materie prime, specialmente di quelle petrolifere, fatti tutti che risalgono ormai ad un anno fa, mentre per un anno noi abbiamo operato come se ciò non fosse competenza nostra, non valutando quelle che sarebbero state le conseguenze logiche che grandi fenomeni economici portano nella realtà contingente.
E allora da febbraio, prevedendo un'indubbia diminuzione di tensione in quella che era stata la forza motrice trainante della nostra economia regionale, in particolare dell'area metropolitana torinese per tutti quei fenomeni di cointeressamento di altre attività imprenditoriali che si collegano a quel settore noi avevamo posto in maniera chiara e precisa le due soluzioni sulle quali era possibile concentrare mezzi e possibilità finanziarie non soltanto nostre regionali, ma quale frutto di una chiamata a raccolta di tutte quelle che erano delle disponibilità in un più ampio contesto per quella che è la realtà della situazione. Perché ho sentito dire questa mattina da parte del Presidente che questa lievitazione dei costi internazionali per il particolare collegamento che la nostra economia conosce e di interdipendenza con le altre economie, immediatamente ha determinato la prima ondata di spirale inflazionistica. Ma non è esatto questo sulla funzione del collegamento con le altre economie che legano e sono interdipendenti con la nostra, quanto per il carattere strutturale della nostra economia.
Noi siamo da paese agricolo diventati paese industriale, di una massima industria di trasformazione. Non in possesso, non proprietari delle materie prime, noi abbiamo avuto la possibilità di prendere materie prime trasformarle e rivenderle e nel momento che i costi aumentano indipendentemente dal collegamento con le altre forze economiche, con gli altri mercati che possono esistere, noi in qualsiasi condizione avremmo subito questo impatto inflazionistico sui nostri prodotti finiti.
E questo deve portare ad un'altra considerazione, che tutti quelli che sono i limiti e i caratteri ottimali di percentuale tra un rapporto di terziario e il rapporto tra il secondario ed il primario che in altre economie possono raggiungere limiti superiori, da noi, proprio per la carenza di materie prime, questi limiti non sono equiparabili a quelli di altri sistemi economici, ma devono essere tenuti su livelli inferiori se non vogliamo conoscere quel fenomeno che sempre più si è manifestato nella nostra condizione economica, cioè una riduzione di lavoratori attivi partecipi direttamente a quello che è il processo di arricchimento delle risorse del paese, ed invece un aumento di coloro che oggi si dice sono parassitari.
E allora, anche sotto questo aspetto ponendo noi chiaramente il problema dell'edilizia come risposta immediata dei fenomeni congiunturali o di crisi che stava per investire il nostro sistema economico cercavamo di richiamare l'attenzione su un immediato intervento su qualche cosa che potesse determinare l'assorbimento su progetti, su possibilità concrete già operative nel momento in cui ci saremmo trovati nella necessità di dare risposta all'aumento della domanda di lavoro per l'aumento dei fenomeni di disoccupazione che si venivano a creare sia per le nuove leve che si affacciano al lavoro, o addirittura, ben più grave, per coloro che già inseriti nel mondo del lavoro venivano emarginati per la carenza di possibilità di collocamento dei prodotti del ciclo produttivo a cui erano interessati. Noi come regione potevamo creare ampie possibilità per interventi nel settore edilizio e noi, come liberali, avevamo parlato concretamente di una serie di interventi, valutando quelli che erano i ristrettissimi limiti della possibilità di edilizia pubblica, la necessità di un incremento serio di quelli che potevano essere i lavori pubblici e nello stesso tempo il tener presente quello che era, per le possibilità di risparmio che il paese aveva accumulato proprio per le caratteristiche sparagnine della nostra gente - ciò lo dimostrano gli aumenti dei depositi bancari che nell'ultimo periodo ancora si manifestano - e conseguentemente di utilizzare questi depositi dei privati non solo a tutela del loro giusto risparmio, facendoglielo investire in beni reali, con la possibilità di avviare tutti quelli che erano processi motori economici che rappresenta l'edilizia privata la quale ha raggiunto e raggiunge purtroppo, nonostante tutte le parole che facciamo, ancora il 97/96% della risposta alla domanda che si crea.
A questa soluzione immediata noi ricordavamo la necessità, proprio per quella che è la struttura economica del nostro paese che è un paese con industrie di trasformazione, di ricordarci quelle che sono le possibilità di ricchezza che la nostra terra dà o meglio potrebbe dare nel settore primario: ed è il discorso del rilancio, con interventi seri dell'agricoltura. Interventi seri che prevedevano e dovevano prevedere e non hanno previsto sia a livello governativo e anche regionale e questo noi lo abbiamo sempre sottolineato, non soltanto azioni per mantenere in vita vecchie strutture, ma una modifica profonda di queste strutture, con la necessità di un chiarimento di fondo sulla politica agricola del futuro politica economica agricola che le forze che governano il paese devono ad un certo momento attuare. Più volte, anche con toni provocatori, abbiamo chiesto a questa Giunta che prendesse una chiara posizione non soltanto quella dell'intermedia perché in metà c'è sempre la virtù, tra le posizioni che il Gruppo comunista, con la coerenza di chi vuole imporre delle soluzioni economiche marxiste e sociali e quelle che con risultati sociali ottimali superiori propone il mondo liberale - perché questa è la convinzione di chi propugna le soluzioni economiche opposte a quelle avanzate dal Partito comunista che in altri paesi si sono viste. Ma si è preferito invece e anche in questo Consiglio Regionale lo abbiamo visto in tutti i momenti che abbiamo affrontato questi discorsi non voler affrontare in tempo, all'origine, alla base i problemi strutturali della nostra agricoltura, ma mantenerlo così come è nella tutela di certe posizioni di favore di piccole conventicole corporativistiche, cioè piccole strutture un microcosmo papulista agricolo che dà solo più un premio elettorale sempre minore e che purtroppo ciò avviene con un grave peso per tutta la vita della collettività.
Questo lo dicemmo con la mozione; passarono i mesi, questo lo ribadimmo quando affrontammo il bilancio e questa mattina nelle proposte operative della Giunta ho sentito per la prima volta che quegli echi, quei pericoli che venivano denunciati da noi sull'inoperatività del bilancio regionale così come era congegnato, che con la continua presunzione di giocare sul moltiplicatore degli interventi a tasso agevolato non avrebbe determinato grosse possibilità espansionistiche, ma la carenza di interventi per la impossibilità di contrarre mutui. Questa mattina, proprio per quello che già in allora si diceva, si riconosce nelle parole, negli obiettivi che il Presidente della Giunta dà questa inoperatività che era stata prevista in allora, inoperatività allora negata, oggi constatata e che per ovviare presuppone una legge di variazione di bilancio, presuppone di nuovo consultazione, ampio dibattito e quindi ritardi negli interventi che se si fosse allora ascoltato ed operato come dicevano i liberali erano già possibili fin da oggi avere e porre in opera. Ma questo, in termini forse più polemici da parte del Presidente della Giunta, fu ancor oggetto di chiaro avvertimento da parte della mia componente politica in occasione di quel dibattito fatto l'11 luglio e seguito alla riunione del Comitato dell'area metropolitana, quando il Presidente della Giunta in tono polemico ebbe a richiamarmi che non si poteva fare demagogia e ciò per aver io dichiarato o meglio denunciato l'inoperatività del bilancio regionale di fronte a necessità di interventi immediati.
Oggi sento e vedo il riconoscimento del fallimento di tutto un tipo di legislazione che la maggioranza ci ha imposto, fallimento riconosciuto dal Presidente della Regione, perché quando dice al primo punto che occorre definire i necessari meccanismi finanziari per rendere operanti le leggi a favore dell'artigianato, dell'agricoltura e del turismo, questo è il chiaro riconoscimento che quelle leggi, come allora noi avevamo sottolineato sarebbero state in gran parte inoperanti.
E questo riguarda anche il settore dei lavori pubblici dove più volte abbiamo ricordato la necessità di rivedere la nostra politica di intervento a favore degli Enti locali perché con quella adottata di interventi a pioggia, vista l'impossibilità di contrarre mutui i comuni non avrebbero fatto utilizzando i nostri soldi le opere necessarie: siano esse asili fognature o suolo.
Vedremo quello che sarà possibile effettuare, con le variazioni di bilancio e a quanto potremo dare, in concreto, immediata risposta con queste variazioni di bilancio, ma è indubbio che sotto questo aspetto la Giunta è stata estremamente sprovveduta nel non avvertire, nel non recepire certi campanelli di allarme che noi suonammo, sorda a certe giuste, precise denunce che purtroppo puntualmente si stanno avverando che sorgevano dalla forza di opposizione liberale, come è dovere ed onere delle forze di opposizione. Non vorremmo che questa sordità che se gravi conseguenze ha per il Piemonte sia solo dovuta a motivi ideologici, cioè per timore di recepire qualcosa detto dai liberali, quando ormai è moda recepire solo i consigli comunali! E questo si riallaccia al discorso dell'Assessore Gandolfi per quanto di quello che ha detto v'è di responsabilità, nonostante l'impopolarità.
Ognuno deve assumersi quel tanto di impopolarità nel modo di poter per fare esattamente la propria funzione o di Governo o di opposizione.
Il discorso però non può chiudersi soltanto con il ricordo che un certo tipo di meccanismo si è inceppato e che se ciò è, è per tutte le deficienze e le colpe di una classe politica centrale alla quale noi andiamo puntualmente oggi a proporre alcune soluzioni. Sono soluzioni sulle quali se non affrontiamo il problema di fondo, di come, in che clima e con quale fine daremo la soluzione ai nostri problemi economici, noi saremo sempre continuamente in balia di soluzioni ibride che ci portano eventualmente a tamponare momentaneamente una situazione di difficoltà, ma che riprodurranno poi gli stessi problemi in modo ben più grave a distanza di tempo. E' questo il problema dei prezzi. Quando un anno fa su tutti i muri delle nostre città fu fatto in un tono di estrema durezza per quello che era il provvedimento, e anche in un tono di partecipazione quella "chiamata con il numero telefonico che indicava chi avrebbe dovuto intervenire se i prezzi aumentavano" ora, a distanza di un anno, si è realizzato, proprio per l'incapacità di voler modificare le determinate cause che erano il motivo di competenza interno di questa tensione. Un aumento reale e nascosto dal blocco che si era determinato nel frattempo, di fronte ad una situazione che non fu più controllata esplodesse.
E oggi bisogna richiederci se e quanto è possibile al risultato lasciare libero gioco alla formazione dei prezzi per tutte le componenti che continuano a giocare al rilancio, o se e da che punto deve incominciare un certo tipo di sacrificio che i componenti del nostro sistema debbono sopportare per poter valutare e poter riprendere sotto controllo.
Noi da un anno sentiamo sovente parlare di un nuovo modo di governare noi sentiamo sovente parlare del nuovo modello di sviluppo, e queste espressioni vengono proposte come risolutrici di una situazione in cui pare che ormai sussista sovrano solo il caos e dove le varie componenti responsabili barcollano nella incapacità di dare una risposta concreta ai problemi economici il tutto accompagnato dalla triste sensazione che su certi problemi la dialettica democratica non sa imporre durante i sacrifici che bisogna affrontare.
Ebbene, quando noi sentiamo e vediamo che si parla di selezione del credito bisogna chiederci, a che fine, per quali risultati, per quali modifiche delle esistenti strutture vogliamo selezionarlo? Se noi pensiamo in questo momento soltanto ad avviare verso i grandi consumi sociali quelle che sono le nostre disponibilità, noi non ci rendiamo conto che questo vuol dire un ulteriore discorso di terzianizzazione del nostro sistema economico, che nel breve periodo può dare una risposta immediata in termini di facile socialità, ma che in termini ancora più brevi di quelli che possono essere i tempi medi, ci riproporranno gli stessi problemi in maniera ancora più grave, problemi che non interessiamo quando diciamo che dobbiamo intervenire per riqualificare la spesa pubblica, quando diciamo che dobbiamo intervenire per evitare che il settore pubblico diventi il gran Moloc della nostra situazione economica, che nel settore pubblico non trovino soltanto rifugio tutti coloro che sono gli emarginati del processo produttivo con una conseguente maggiore riduzione delle nostre possibilità di costruzione di un reddito vero e poniamo invece le basi per un discorso fatto di scambi di prezzi di carta il cui valore per colpa dell'inflazione non rappresenterà una giusta corresponsione.
Ecco sotto quale aspetto è giusto ed è doveroso, proprio per quella frase fatta, che certi sacrifici non devono cadere sulle classi meno abbienti, che certi sacrifici non possono essere affrontati collocandoli sulle classi di coloro che subiscono e sono partecipi del processo produttivo che determina ricchezza, di affrontare seriamente queste cose.
Porsi come obiettivi certi tipi di soluzione che allentano nell'immediato un tipo di onere e lo ripropongono in maniera ben più drammatica, sotto l'aspetto di riduzione continua, giornaliera, della capacità d'acquisto attraverso quella tassa ingiusta, veramente iniqua che si chiama inflazione, sulla quale si possono abilitare tutte le tensioni sociali e si può dichiarare tranquillamente che sono la conseguenza di non aver voluto affrontare in modo chiaro e preciso certe responsabilità.
E' nota la polemica che esiste tra il Gruppo comunista e il mio Gruppo sulla soluzione dei problemi. Sulla diagnosi siamo molto concordi, molte volte le nostre parole, i nostri attacchi a quella che è la classe governante a livello nazionale o locale è puntuale ed è precisa ed è certo in termini di denuncia, uguale. La differenza sorge nei rimedi o nella ricerca delle cause di questa situazione che in certi momenti ci pare avviata al caos. Il primo è l'accusa mossa a colui che è stato il rappresentante di una linea economica che il partito avanti da lunghi anni e che nel momento che è diventato Ministro del Tesoro è stato, l'iniziatore del processo inflazionistico, attraverso lo sganciamento della lira dal serpente monetario e la conseguente ripresa drogata. Chi dice quelle cose collega Minucci, ignora che questo provvedimento è la conseguenza di quelli precedenti non attuati che in precedenza ancora indolore si dovevano prendere nel campo dell'economia, col rispetto delle regole di fondo tipiche delle economie di mercato e che sono identiche a tutti i tipi di economia anche quella socialista, anche se in meno evidenziato attraverso la grande partecipazione della collettività, ma che se non rispettate portano poi al fallimento integrale di tutto quanto un sistema, come si è visto avvenire nell'economia cecoslovacca negli anni tra al '67 e il '68.
Ebbene perché non riconoscere che quello fu il primo serio richiamo alla verità che consente ancora oggi in concreto, attraverso le disponibilità valutarie che ancora esistono grazie a quello sganciamento presso la nostra banca centrale, giocare in un'economia libera, dandoci la possibilità e una speranza per un avvenire invece che la miseria e il caos.
Le soluzioni che noi vogliamo dare alla nostra economia sono nettamente opposte a quelle che porta avanti il Partito comunista, ma è obbligo, è dovere ed è grave responsabilità della Giunta e delle forze politiche che la compongono, non avere valutato a quale punto un discorso di ordinaria amministrazione che si evince dai bilanci e che viene riconosciuto stamattina, proprio per le dichiarazioni sulla legge di variazione di bilanci, il riconoscere che determinati strumenti non possono oggi funzionare e della conseguente necessità di intervenire per poterli fare funzionare, che queste scelte andavano già fatte in precedenza e non si pu rimanere su un discorso equivoco, perché quando noi vediamo e sentiamo come dall'intervista dell'amministratore delegato di quel grosso complesso che è stato il Moloc nei confronti del quale per anni ci siamo bloccati nei piani di ristrutturazione, nei piani di sviluppo della Regione Piemonte che dice che l'unico modo per evitare la disoccupazione di 20/25.000 dipendenti è quella di avviarli dalla mattina alla sera ad attivare processi produttivi diversificati che i politici devono mettere in piedi, noi ci ritroviamo per non aver voluto valutare dove ci saremmo trovati ad un certo momento con l'appuntamento drammatico che l'economia ci dava, passato a noi la patata bollente di questa situazione, com'era logico, ed era pensabile che sarebbe avvenuto. E questa situazione noi la conosciamo da mesi perché la cassa integrazione alla Lancia è un fatto di molti mesi fa, l'appuntamento del 30 di settembre è un fatto noto a noi come componenti politici e non possiamo oggi, soltanto di fronte alla conferma e al realizzarsi di quell'appuntamento da parte di chi l'appuntamento aveva posto, baloccarci e appellarci al senso di socialità, o peggio dire che certi sacrifici non possono cadere soltanto su pochi. I grandi responsabili di questa attuale situazione siamo noi politici per le nostre mancanze e dico noi parlando di voi esecutivo, espansione della maggioranza di centro sinistra.
Ed è indubbio che ci vuole coraggio e precisione ed è indubbio che certi provvedimenti, tipo quello tariffario di cui si è parlato dei trasporti pubblici, rimanendo isolato per sé stesso rappresentano un qualche cosa che può sembrare veramente e unicamente un fatto di cattiva e mancata visione politica di quella che è la realtà della situazione. Ma questa è la realtà e anche su questi punti, parlando del finanziamento che noi stavamo dando alle imprese, ai concessionari pubblici o privati differenziando notevolmente il nostro tipo di intervento più a favore dei pubblico che non del privato, noi ci ponevamo questi problemi che oggi a molti paiono nuovi. Prima di tutto dicemmo che il privato andava tenuto in vita perché non conoscessimo noi e non conoscesse la nostra realtà sociale regionale il collasso del servizio dei trasporti, perché ben più grave e per i fenomeni produttivi e per quelli che sono tutti i fenomeni di non inurbamento, sarebbe il collasso integrale di questo tipo di servizio.
E quando noi conosciamo cose che conoscevamo da tempo e cioè che la Regione Emilia Romagna ritiene la concessione ai privati essere più economica per la collettività per il minore costo di esercizio, allora c'è anche da chiedersi quanto è giusto il discorso di chi vede nel servizio pubblico la soluzione di tutti i problemi. Mi pare più serio da parte di amministratori vedere di riqualificare il servizio e vedere dove e quanto abbiamo ceduto a certi tipi di pressioni clientelari che hanno dilatato le maestranze, quanto noi siamo con i responsabili dei forti disavanzi delle aziende pubbliche. Perché se il settore pubblico del trasporto costa esattamente il doppio di quello privato, bisogna chiedersi che cosa sono stati gli elementi che hanno determinato questi divari di costi, divari sui quali sono noti sia nelle Regioni dove esistono maggioranze e parole più sociali, perché comunista, così come abbiamo sentito oggi dal collega Marchesotti, Regioni come questa dove non esistono quei tipi di maggioranza.
E allora vuol dire che la classe politica, nel momento che ha esercitato la sua funzione di imprenditore pubblico, vuoi per dare una risposta a quelli che erano servizi essenziali e sociali, è venuta meno a criteri di corretta amministrazione. Allora non si può soltanto parlare di un clientelismo che ha colpito e colpisce soltanto una forza politica o poche forze politiche, perché facendo in questo modo noi facciamo ancora un discorso di lotta corporativa, se noi invece vogliamo affrontare quello che si impone oggi a noi come netta soluzione dei problemi è che tutti hanno ceduto troppo a determinate forme di facile demagogia, di comodo per evitare il contrasto con i sindacati e con chi protegge sempre costoro. E quando le disponibilità non ci sono più, né per gli interventi nei lavori pubblici, né per poter ritonificare una domanda nel settore edilizio né per le Amministrazioni comunali, né per gli enti pubblici da noi dipendenti e dall'altra parte riteniamo che non continuino a gravare su questi ben più gravi deficit, noi giochiamo soltanto a riempire dei buchi e a riaprirne degli altri senza dare soluzione ai problemi che esistono davanti a noi.
Ognuno nella dialettica che impone la democrazia, deve sentire le sue responsabilità ed io accuso la Giunta ritengo per i metodi, il modo, i tempi, i ritardi con cui interviene.
I costi di queste situazioni non si chiamano soltanto aumenti tariffari, sono quelli che stanno investendo nella spirale inflazionistica che si è messa in moto, tutta la nostra vita economica, ed è indubbio che se noi ci poniamo degli obiettivi chiari sarà ancora possibile intervenire.
Ma il fare per fare qualcosa senza chiare visioni alternative alla situazione che ha creato il momento attuale, non porterà che a rimandare anche sotto questo aspetto, ad un altro momento la chiarificazione.
E allora ben vengano le variazioni di bilancio per quelli che sono i doveri che ancora noi come Regione dobbiamo affrontare anche se siamo in ritardo e tenga presente la Giunta che l'avevamo tempestivamente avvertita che stava operando su una strada che avrebbe portato lei alle gravi nostre inadempienze attuali e ciò diciamo non per fregiarci di particolari titoli di merito, solo per ricordare che male fece ad ascoltare solo i comunisti e non mai i liberali. E' ancora però la necessità di una volta che viene detta e ripetuta da parte della mia componente: occorrono chiare e precise scelte, noi sentiamo giorno per giorno martellante e incalzante come evoluzione tattica, con modificazioni continue il Partito comunista che dice e propone la sua seria candidatura all'amministrazione del paese. Sono di questi giorni le dichiarazioni riportate dalla stampa dei responsabili di questo Partito nei singoli settori della politica estera alla politica economica, alla politica sociale, alla politica di interventi, e leggendole si comprende quanto hanno, nella realtà attuale, modificato certe loro impostazioni. Si sente proclamare da parte dell'on. Barca l'accettazione delle regole dell'economia di mercato, di fronte a tutto ciò allora se il Partito comunista dice e riconosce che è l'economia di mercato che permette l'evoluzione, noi che queste le abbiamo sempre affermate, noi forze politiche democratiche che per anni abbiamo fatto una scelta di fondo in campo internazionale proprio collegata a questi principi fondamentali di economia libera, noi che diciamo che è possibile nell'ambito nostro ritrovare la strada delle riprese se rispettiamo la libera iniziativa non abbiamo altro da fare che rispettare le regole della libertà.
Se non capiamo queste cose realmente saremmo una classe politica che deve essere spazzata dalla storia e di cui c'è da vergognarsi di avervi partecipato, ma siccome crediamo che ai problemi drammatici di occupazione ai problemi sociali, alle domande di giustizia che sorgono pressanti e che sorgeranno ancora più pressanti che vengono mantenute nelle libere non soltanto assemblee le possibilità delle dialettiche ma anche eguali responsabilità, noi dobbiamo vedere di fronte a questa situazione, che indubbiamente ha delle grandissime e totali corresponsabilità di coloro che sono oggi al Governo andiamo a vedere quanto è possibile, indipendentemente da coloro che su certi principi e su certe idee si stanno convertendo oggi all'ultimo momento. Ben vengano i convertiti, ma coloro che hanno creduto che si sono battuti per questi principi di libertà economica, che sono principi che in altri paesi hanno dato soluzioni concrete alle grandi tensioni sociali, si ritrovino e sappiano portarli avanti meditando quanti degli inadempienti, quanti degli errori, che oggi con lealtà il Presidente della Giunta ha voluto riconoscere, era possibile evitarli se non si giocava soltanto su delle facili parole di demagogia, ma si rispettava in concreto la grande lezione economica del liberalismo.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

E' iscritto a parlare il Consigliere Raschio, ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intendo affrontare a nome del Gruppo comunista, un altro aspetto della relazione del Presidente della Giunta relativo alla richiesta del Gruppo comunista di giungere ad un dibattito, come quello di oggi, attorno a tutta la problematica che ha investito il vertiginoso aumento del costo della vita e sulle decisioni da parte della Giunta di aumentare la tariffe dei trasporti urbani.
Inoltre con questo intervento, intendo non già entrare su tutta la relazione del Presidente, ma, come è stato fatto dal nostro Gruppo in seno alla VII Commissione, dare indicazioni, formulare proposte.
Rileviamo che la relazione del Presidente della Giunta è stata abbastanza concreta, nella parte in cui sottolinea la gravità dell'aumento incontrollato dei prezzi e come l'esigenza della Giunta pare essere quella di avere una pronta risposta che investa innanzitutto il modo col quale si è gestita in tutti questi anni, da parte dei vari governi, la politica dei prezzi. Infatti nel quadro della politica economica generale del paese vi è stata da parte del Governo una completa disattenzione dei poteri e dei diritti della Regione per quanto riguarda la formazione dei prezzi. Ne deriva l'esigenza (come ci è stato detto anche dal Presidente della Giunta Regionale) di addivenire a delle modificazioni profonde nell'ambito del Comitato interministeriale prezzi e delle Commissioni prezzi a carattere regionale e provinciale.
Questo è già un grosso passo che ritengo debba essere considerato non a se stante, ma alla luce di un discorso che guai se non fosse stato fatto in un momento così grave, come l'odierno. Inoltre, aggiungiamo subito che la lotta contro l'aumento indiscriminato dei prezzi richiede a livello dello Stato, non solo di fare piazza pulita di tutta un'organizzazione che ha fatto fiasco nel campo del controllo dei prezzi e delle scorte, ma soprattutto un mutamento di fondo su tale politica chiamando a partecipare all'azione, alla lotta, alla formazione di nuovi strumenti di controllo i lavoratori, i quartieri, le massaie, le organizzazioni sindacali, le cooperative, insomma tutti quegli enti e quelle organizzazioni sulla testa dei quali sono passati i provvedimenti governativi e quelli dei grandi monopoli.
Occorre fare un libro nuovo, scrivere una pagina nuova che richieda la partecipazione dei lavoratori per la ricerca di un nuovo, democratico strumento di controllo e sulla formazione dei prezzi e delle scorte. E' una battaglia, questa, che deve essere condotta anche fra noi, Consiglieri regionali, per essere chiari e per non uscire dal dibattito con delle affermazioni più o meno generiche che in realtà a mio giudizio, nascondono un distacco profondo tra un modo democratico di governare ed una realtà di governo, purtroppo spesso e volentieri, non seria.
Che si prospetti l'imboscamento ulteriore della pasta non lo dice il Gruppo comunista, mio tramite, me lo dicono tutti coloro che sono a contatto con la realtà di ogni giorno. Che un comitato prezzi provinciale presieduto dal prefetto della provincia tale o talaltro abbia accettato "in toto" quanto i grandi industriali della pasta proponevano con misure ricattatorie, è noto, così com'è noto che il Ministro De Mita, di fronte alla lotta condotta dai sindacati, dai lavoratori, dalle sinistre, abbia dovuto dare ordini tassativi (mentre le discussioni continuavano con i magnati della pasta) di bloccare gli aumenti che i vari comitati prezzi provinciali avevano deciso sotto "l'aureo" patronato dei vari prefetti.
Noi vediamo già oggi che le misure prese dal Governo vanno ad accogliere fondamentalmente le richieste degli industriali più oltranzisti e non quelle evidenziate dai Sindacati e dalla sinistra in generale. Non mi vengano a dire che, con il prezzo "popolare" del pacco di pasta di 5 Kg, a 400 lire al chilo deciso dal Governo si verrà incontro agli strati popolari, perché le grandi ditte della pasta hanno già dichiarato che di pacchi da cinque chili non ce ne saranno perché debbono ristrutturare tutto il sistema di impacchettamento. Basti ricordare che le confezioni da cinque chili rappresentavano, secondo le statistiche, solo l'1,2% della produzione nazionale.
Così anche il pacco di pasta da un chilo, che dovrebbe costare 430 lire, investirà una parte minima del prodotto e dei consumatori. Quindi il discorso si farà sul mezzo chilo che ancora fino a poco tempo fa investiva quasi l'85% del consumo al dettaglio.
Da queste cose si può capire che il prezzo è stato fatto sulla base di dati fasulli forniti dalle grandi industrie della pasta le quali bellamente dimenticano che il grano (parlo del grano duro) è stato accaparrato (da queste) per oltre dieci milioni di quintali per essere successivamente lavorato, con un altro grandissimo beneficio per le stesse industrie in un momento in cui la situazione economica del paese è molto grave, e chi pagano pesantemente sono i lavoratori, sono i cittadini e le loro famiglie.
E' un vecchio discorso che si ripete: i portafogli vuoti diventano sempre più vuoti, quelli pieni diventano sempre più pieni. E guarda caso, ancora una volta, nei momenti di grave inflazione, di grande speculazione monopolistica, chi ne fa le spese sono i contadini produttori del grano duro e della semola, sono i consumatori, sono le organizzazioni associative dei commercianti e delle cooperative.
E tutto ciò avviene in un momento in cui vi è un aumento, secondo i dati dell'ISTAT, del 19,3% del costo della vita nell'ultimo anno e del 2,4 dal mese di giugno al luglio di questo anno.
Il caso della pasta ha fatto parlare drammaticamente tutti ed ha fatto riversare sulle istituzioni repubblicane un cumulo di pesanti critiche che hanno rivelato l'incapacità organica dei nostri governanti a dirigere l'economia del paese. Ma vediamo che, in questo arco di tempo, anche altri generi sono aumentati: le carni del 5,1% ; i formaggi e il burro del 2,7 l'olio del 2,5; il pesce del 2,8; le calzature dell'1; il sapone e i detersivi dell'oltre il 2%. Senza dimenticare che nel giro di pochi mesi la benzina è aumentata del 15,5%. Tutti fenomeni di incontrollata lievitazione, per mancanza di volontà governativa, di far fronte a queste situazioni che vedono massicci fenomeni di imboscamento che ci preoccupano pesantemente.
La questione del riscaldamento, nelle prossime settimane dovrà vedere una soluzione, al fine di evitare che il gasolio per l'inverno '74/75 diventi per il suo costo e per la sua introvabilità uno degli elementi di drammaticità fondamentale soprattutto per le famiglie a basso reddito, che compongono la stragrande maggioranza in Piemonte e nell'Italia tutta.
Abbiamo visto triplicare i prezzi mentre i dirigenti dell'unione petrolifera, che vogliono ed operano, anche nell'ombra per un rincaro generalizzato di tutti i prodotti petroliferi, minacciano - lo hanno detto a tutte lettere - di abbandonare la produzione e la vendita in Italia dei prodotti per il riscaldamento.
Conosciamo perché lo ha detto chiaramente il Presidente della Giunta le posizioni dei sindacati sulla questione del riscaldamento, le conosciamo anche attraverso i documenti che hanno molto opportunamente fatto pervenire i sindacati a tutti i Consiglieri, sappiamo che gli impegni che vengono annunciati dal Presidente della Giunta debbono trovare la piena adesione del Consiglio affinché ci sia una duplice azione tesa, da un lato ad esercitare una profonda critica ed una richiesta al Governo, (che sottoscriviamo in pieno) e dall'altro a condurre una autonoma azione della Regione Piemonte per dare una risposta positiva ai sindacati, ai lavoratori e anche ai pensionati: dico soprattutto ai pensionati della Previdenza Sociale e alle persone sole senza assistenza fornendo nel limite del possibile, anche un aiuto tangibile finanziario. Anche in questo settore si rivela più che mai opportuno un riesame urgentissimo, come è stato proposto, del bilancio del '74 per apportarvi delle modificazioni che consentano, con legge regionale, al più presto possibile, un arricchimento delle varie posizioni di bilancio in uscita.
Tutto questo discorso non deve però essere disgiunto da quello sull'aumento del costo dell'energia elettrica che graverà ulteriormente non solo sulle famiglie dei lavoratori, ma anche sulla miriade di piccole aziende commerciali che, al pari del consumatore, oggi sono mitragliate dalla presenza del monopolio. Basti ricordare che a Torino 816 negozi si sono chiusi nel 1974 e di questi ben 372 dal mese di luglio. Queste cifre dimostrano chiaramente che lo sfoltimento forzato, come ha detto un dirigente della Confcommercio, il signor Fresia, non può essere assolutamente accettato dalle categorie. Vi sono altre strade, come l'Associazione fra i commercianti, fra gruppi d'acquisto, l'associazionismo cooperativo. Tutto ciò però non basta, dobbiamo invece soprattutto capire la tragedia che oggi si consuma sotto l'imperio del monopolio ai danni del consumatore.
Sono questi fenomeni che indicano la delicatezza della situazione economica e sociale, aggravatasi velocemente dopo le ferie estive, per le decisioni di medie e grandi aziende di ridurre gli orari di lavoro. I problemi dell'occupazione non possono e non debbono essere disgiunti da quello generale della lotta contro il rincaro della vita, contro l'aumento delle tariffe.
La critica che dobbiamo sviluppare nei confronti della Giunta è che questi problemi avrebbero dovuto essere presi in considerazione sin dal momento in cui alcuni grossi fenomeni si manifestavano, come ad esempio la decisione del Governo di dare mandato (come se fossero dei soldati) alle Regioni, di eseguire "in assoluta non autonomia" l'aumento delle tariffe dei trasporti pubblici. La Giunta Regionale doveva sentire immediatamente (e particolarmente l'Assessore ai Trasporti) il dovere preciso, prima di mettere nero su bianco, di investire il Consiglio Regionale per discutere non solo della richiesta di aumento delle tariffe, ma particolarmente tutta la situazione economica del Piemonte ed in questo quadro collocare la situazione dei trasporti. Perché non si può pensare di sfogliare la margherita, come ha fatto la Giunta, e poi, con delle motivazioni di carattere governativo, venire a dire al Consiglio che gli aumenti sono ancora tra i più lievi rispetto ad altre località! Ecco perché vi era e vi è l'esigenza di un dibattito su tutta la questione.
Vediamo infatti che le decisioni governative di fatto hanno abbandonato i consumatori, i produttori agricoli e le masse dei piccoli esercenti al dominio speculativo delle grandi industrie alimentari che imboscano i prodotti e hanno provocato ulteriori gravi difficoltà alla produzione soprattutto in relazione alla stretta creditizia che sarà pure oggetto di un nostro intervento in questa sede. Attendiamo perciò anche le precisazioni dell'Assessore Paganelli a tal proposito, che sappiamo seriamente impegnato in direzione di un diverso atteggiamento della Regione in merito alla politica del credito.
Le decisioni governative hanno, per parte loro, ulteriormente accelerato la spinta alla recessione economica. Qual è stato l'atteggiamento della Giunta? Già sono state mosse critiche perché si è fatta richiedere, in convocazione straordinaria dal Gruppo comunista un dibattito su problemi di questo tipo, e per il comportamento in merito alle tariffe dell'Assessore ai trasporti senza aver avuto la sensibilità politica di essere lui stesso a convocare il Consiglio Regionale per esaminare la situazione economica piemontese ed il problema dei trasporti e dei prezzi. Inoltre la Giunta ha delle precise responsabilità per il modo con il quale si è atteggiata nei confronti della determinazione del prezzo della pasta. La Giunta Regionale è vero non ha dei poteri specifici di intervento nell'ambito del comitato prezzi, è chiamata solo come osservatrice (ciò dimostra che le strutture dei Comitati prezzi, dal CIP a quelli regionali, debbano essere profondamente modificate), ma anche così poteva condurre una battaglia politica in seno al comitato. Non ha diritto al voto, ma rappresenta, pur sempre, quattro milioni di cittadini piemontesi e poteva e doveva trovare il conforto per il suo operato dallo stesso Consiglio Regionale. E' vero che il 26 agosto, giorno della convocazione da parte del Prefetto del Comitato Prezzi, al termine delle ferie, l'Assessore Conti era impegnato con altre Regioni sul problema dei prezzi, però non ha trovato un Assessore disponibile a partecipare alla riunione ed ha mandato il segretario della Giunta dr. Clemente il quale con tutta la stima che posso avere nei suoi confronti - è un funzionario non parla e non può parlare a nome della Giunta, è solo un valente, bravo burocrate, punto e basta! Non si offenda il dr. Clemente se lo chiamo "burocrate" nel senso buono della parola: comunque la cosa si è risolta così, si è mandato il dr. Clemente il quale ha ascoltato e quando il prefetto ha chiesto se c'erano delle obiezioni sull'aumento della pasta richiesto dall'industria dei pastai lui è stato zitto, ha fatto il pesce in barile; e così all'unanimità è stato preso il provvedimento di aumentare il prezzo della pasta! Meno male che è arrivato il ministro De Mita (salvamento in corner) ed ha bloccato a Torino l'aumento vergognoso fatto dagli industriali i quali avevano chiesto addirittura 47 lire per l'impacchettamento della pasta.
Questa è la seconda volta che abbiamo zoppicato come Giunta in seno al Comitato prezzi. E non lo dico perché voglio alzare il dito e fare anche su questi fatti Catone il censore, ma perché è necessario che la Giunta si renda conto che fino a che vive e vivrà un Comitato prezzi fatto in quel modo, con dei "crani" di quel tipo e con degli interessi da sostenere di quel tipo, deve essere agguerrita e andare in forze, anche come osservatrice, per far sentire non solamente la protesta del Piemonte, ma anche il peso politico della nostra Regione. Ed è la seconda volta perch anche per il latte mesi e mesi addietro (vi era un'altra Giunta, quella di centro destra) abbiamo fatto la stessa magra figura. Venne allora deciso l'aumento del prezzo del latte e anche lì la Giunta non era presente, ma solo con funzionari.



MARCHESOTTI Domenico

Per andare agguerrita doveva portarsi Gaboardi e De Martino.



RASCHIO Luciano

Non voglio entrare in polemica con i funzionari della Regione. Per andare agguerrita occorreva almeno gli Assessori Borando (con quel fare tranquillo, ma con una certa presenza fisica), Paganelli perché uomo di forte dialettica, Petrini perché abbastanza voluminoso, avrebbe dovuto anche andare Conti, ma siccome lo conosco come un timido pensavo a qualcuno un po' più irruento che riuscisse a trovare formulazioni, anche linguistiche, adatte a certe persone! Scusate, questa piccola digressione provocata dall'osservazione acuta del collega Marchesotti.
Invece ritengo che tutti questi elementi debbano essere visti come motivo di indispensabile e necessaria correzione.
Allora vediamo che cosa possiamo fare. Lo scorso anno, per la seconda volta il Gruppo comunista aveva impegnato la Giunta ed il Consiglio ad arrivare ad una strumentazione nuova nei rapporti con il Comitato regionale per un diverso controllo sui prezzi e sulle scorte. Questa mattina abbiamo sentito dal Presidente quali sono gli orientamenti per una modifica degli attuali Comitati prezzi. Questa è una cosa positiva da tenere in considerazione, ma non è ancora quello che noi chiediamo anche ripetutamente, cioè quello di avere un nostro strumento che possa condurre un'azione seria ed articolata in direzione del contenimento del costo della vita e quindi uno strumento di indagine promozionale nei confronti anche della partecipazione della base lavoratrice, uno strumento poi che ci metta in condizione di essere sufficientemente agguerriti sul terreno di partecipazione al Comitato prezzi e conveniamo, io penso, tutti che la situazione dei prezzi è sfuggita completamente dalle mani degli organismi preposti alla vigilanza e deve essere affrontata con una profonda riforma su scala nazionale (e su questo siamo d'accordo) del Comitato interministeriale prezzi e con la creazione a livello regionale di strumenti democratici.
L'Assessore Conti in questi giorni davanti alla VII Commissione ci ha riferito sui contatti avuti con altre Regioni per la modifica della composizione degli attuali Comitati prezzi. Sappiamo tutti che, da tempo le Regioni più avanzate stanno battendosi per democratizzare e regionalizzare i Comitati provinciali dei prezzi e richiedono che finalmente il Governo, attraverso misure legislative, promuova un rapido mutamento in tal senso. Sappiamo quindi che vi è l'esigenza che i Comitati provinciali dei prezzi vengano ristrutturati garantendo la presenza attiva al loro interno, di tutte le forze sociali. Sappiamo che la richiesta di avere nel Presidente della Regione, e non già nel prefetto, il Presidente dei Comitati prezzi, è una richiesta nazionale che viene sostenuta da tutte le Regioni più avanzate; purtuttavia non dobbiamo limitarci a quest'azione validissima, ma dobbiamo operare anche verso la ricerca autonoma di nuovi rapporti nell'ambito del controllo dei prezzi e delle scorte.
Ecco perché noi sentiamo il dovere di criticare la Giunta perché dal suo impegno programmatico dal gennaio di quest'anno ad oggi, che contemplava la creazione di uno strumento regionale di controllo dei prezzi, non è ancora giunta a proporre un comitato regionale di controllo sui prezzi e sulle scorte, quando per l'aggravarsi del costo della vita e per l'imboscamento dei prodotti da parte di certi gruppi economici era più che mai urgente dare attuazione al suo impegno programmatico.
Il Comitato di controllo dei prezzi dovrebbe essere composto (su designazione del Consiglio Regionale) da rappresentanze di: organizzazioni sindacali dei lavoratori; associazioni dei commercianti; dirigenti del movimento cooperativistico; artigiani, coltivatori diretti; nonché da delegati di tutte le forze politiche dell'arco costituzionale presenti nel Consiglio Regionale. Inoltre il Comitato regionale di controllo sui prezzi e sulle scorte dovrebbe essere mano mano allargato a livello provinciale.
Si dovrebbe, a nostro giudizio, quindi arrivare successivamente anche nell'ambito del quartiere ad avere un piccolo Comitato che sia a contatto del Comitato regionale e del Comitato provinciale affinché fornisca materiale, indicazioni, consigli, critiche, suggerimenti.
Attraverso un documento della segreteria regionale del nostro Partito abbiamo definito i compiti ben precisi di questo nuovo strumento democratico di partecipazione, ma li voglio ripetere qui perché è giusto e doveroso che ogni Consigliere Regionale li conosca: 1) elaborare una strategia comune delle varie categorie dei lavoratori produttori, distributori e consumatori nella lotta contro ogni fenomeno speculativo e per un'effettiva politica antinflazionistica 2) esercitare efficaci controlli sull'intero processo di formazione dei prezzi nei vari passaggi dalla produzione al consumo, al fine di individuare ogni forma di intermediazione parassitaria 3) procedere all'accertamento delle scorte e dello stato dell'approvvigionamento e degli imboscamenti delle merci 4) informare l'opinione pubblica dell'andamento dei controlli, ponendo tempestivamente in evidenza la responsabilità di eventuali disfunzioni in certi settori 5) proporre ai vari organi competenti le misure che si rendono di volta in volta necessarie ai fini di assicurare gli approvvigionamenti e di contenere i prezzi.
La Regione Piemonte dovrebbe inoltre, insieme all'iniziativa interregionale, farsi promotrice nel richiedere da un lato una rapida legislazione per la riforma strutturale del Comitato prezzi (a livello burocratico per capirci), dall'altro che il Governo proceda alla fissazione di prezzi politici stabiliti per i generi di più largo consumo: pane pasta, zucchero, olio, latte, tanto per citare i prodotti alimentari di più largo consumo popolare.
Certo, non ignoriamo le difficoltà che ci stanno di fronte e purtroppo anche lo scarso potere che a tutt'oggi in tale materia hanno le Regioni purtuttavia è un'azione che deve essere condotta per richiedere un diverso collocamento, anche in questo campo, dell'istituto regionale. Non dimentichiamo che intanto possiamo e dobbiamo operare su due aspetti fondamentali che agiscano sulla formazione del prezzo: 1) la modifica strutturale del settore distributivo, con relativa riforma dei mercati generali e dei macelli 2) il potenziamento dell'agricoltura.
In tale direzione dobbiamo serrare il ritmo del nostro lavoro, perch ad esempio le leggi sulla zootecnia che abbiamo votato come Consiglio Regionale debbono trovare una rispondenza concreta attraverso la collaborazione profonda dei contadini e delle loro organizzazioni di categoria con l'istituto regionale ed il progetto di legge del Gruppo comunista e il disegno di legge della Giunta presentato successivamente nel luglio di quest'anno, sugli interventi regionali nella distribuzione vengano rapidamente discussi attraverso un'ampia, costruttiva consultazione e vengano quindi votati dal Consiglio.
Si è perso, purtroppo, del tempo prezioso ignorando per anni, come ha fatto la Giunta di centro destra (questo valga per il Consigliere Rossotto quando era al potere col Partito liberale nella Giunta di centro destra) il settore commerciale e la Giunta non si è mai data una strumentazione efficace per potenziare il proprio lavoro di intervento.
Ci auguriamo che la Giunta di centro-sinistra, in questi ultimi mesi prenda più a cuore il problema ed apro brevemente una parentesi per dire che proprio per queste ragioni è necessario che la Giunta non ignori più la situazione dell'Assessorato al commercio che deve esser rafforzato numericamente e qualitativamente come apparato direzionale ed esecutivo.
Continuare ad ignorare anche questo aspetto tecnico significa accontentarci di avere rispettato, come etichetta, una competenza delegata, senza arrivare in pratica a combinare qualche atto produttivo; significa, in ultima analisi, riservare all'attuale Assessore Conti, compiti e responsabilità che sono francamente intollerabili.
Questa non può e non vuole essere una lode personale nei confronti dell'Assessore, ma è l'esigenza di avere una nuova organizzazione anche nella direzione tecnica del commercio che ci pone la richiesta del rafforzamento dell'Assessorato.
Noi chiediamo, esigiamo che oggi ad esempio, al termine dei lavori particolarmente il Presidente della Giunta e l'Assessore siano chiari nel rispondere alla richiesta del Gruppo comunista (richiesta che da tempo il Consiglio Regionale aveva presentato) di un Comitato di controllo con queste articolazioni. Noi non possiamo non chiedere che ci sia un nuovo tipo di direzione in seno all'Assessorato al commercio, altrimenti tutto quanto viene elaborato, creato dall'attività partecipativa delle forze popolari in seno ai comitati, non trova una rispondenza di carattere esecutivo, direzionale, concretamente articolato. E' anche necessario che l'Assessorato sia maggiormente dinamico in queste settimane per avere la possibilità di contrattazioni bilanciate di alcuni prodotti alimentari con i produttori.
Non essendo presente il Presidente della Giunta chiedo in modo preciso per poter determinare l'atteggiamento del Gruppo comunista, che cosa intenda fare la Giunta Regionale e per essa il suo Assessore, sui punti che abbiamo sottoposto in questo dibattito.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Chiede la parola il Consigliere Marchesotti. A termini di regolamento non potrei dargliela, ma vorrei conoscerne le ragioni.



MARCHESOTTI Domenico

Ho una proposta aggiuntiva che non poteva essere fatta nella mozione in quanto non conoscevamo gli elementi che sono venuti a nostra conoscenza durante il dibattito.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Se il Consiglio concorda e se il Consigliere è velocissimo per consentirci di chiudere la seduta, le do la parola.



MARCHESOTTI Domenico

Pochi minuti.
La proposta è che tra le scelte prioritarie che la Giunta sembra fare si aggiungano ai settori riscaldamento ed edilizia, i trasporti. Sarebbe strano che non fosse accettata. Il deficit, ci ha detto Gandolfi, è di due miliardi e mezzo, se facciamo una previsione di bilancio credo che questi due miliardi e mezzo siano da ricercare presso le aziende industriali, con un contatto diretto, in secondo luogo tra i residui di leggi non applicate o applicate in parte, oppure tra gli interessi.
Io ho fatto un calcolo approssimativo: l'interesse è aumentato, da giugno, dal 6 all'11, quindi del 5 %;supponendo che ci siano 50 miliardi fermi (e mi tengo su una cifra garantita ma probabilmente) in sei mesi vi saranno un miliardo e duecentocinquanta milioni di interessi, quindi la metà dei due miliardi e mezzo di deficit del trasporto. Ecco qualcosa di concreto da verificare. Ed ecco perché insisto per una sospensione del provvedimento, per ricercare la possibilità, di avere nei trasporti insieme al riscaldamento e all'edilizia, un intervento della Regione che metta i lavoratori in condizione di sopportare l'inverno.



PRESIDENZA DEL VICE PRESIDENTE FASSINO

Prima di sospendere la seduta vorrei dare comunicazione che sono iscritti a parlare, per il pomeriggio, i colleghi Consiglieri Sanlorenzo Dotti, Vera, Minucci. Vorrei pregare i Consiglieri che vogliono ancora iscriversi di farlo, anche per l'economia dei nostri lavori, tenuto conto che replicheranno ancora gli Assessori e che quindi i lavori dovranno protrarsi a lungo.
Ricordo a tutti che la seduta riprende alle ore 15,30. Prego di essere puntuali.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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