Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.251 del 01/08/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunicazioni del Presidente: Hanno chiesto congedo per la seduta pomeridiana i Consiglieri Calleri di Sala, Dotti, Franzi, Giovana Gandolfi, Simonelli, Zanone.
Sono state presentate in data odierna: dai Consiglieri Falco Cardinali, Bianchi, Bertorello, Beltrami, Fassino, Soldano, Calsolaro Garabello, Giletta, la proposta di legge regionale n. 190, relativa ad: "Assistenza medica in montagna. Corresponsione di assegno incentivante ai sanitari zonali di condotta montana in Piemonte"; dalla Giunta Regionale la proposta di legge regionale n. 191 relativa a: "Provvidenze speciali per il risanamento delle acque a favore dei Consorzi e degli altri Enti locali previsti dal relativo Piano regionale". Saranno assegnate alle Commissioni competenti.
Il Commissario di Governo dà il suo consenso all'ulteriore corso, in quanto li approva, degli Statuti delle seguenti Comunità montane: Valle Orco e Soana, Val Sangone - Varaita - Po - Bronda - Infernotto - Val Lemme Alto Ovadese - Grana - Mottarone - Lanzo - Monregalese - Cannobina e Strona.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di legge n. 145 relativa alle provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle Cantine sociali (seguito)


PRESIDENTE

Concluse queste comunicazioni, proseguiamo nell'ordine del giorno.
Abbiamo concluso la discussione generale in merito a: "Esame proposta di legge 145 relativa a provvidenze straordinarie urgenti per il risanamento delle Cantine sociali". Dobbiamo ora procedere alla votazione dei singoli articoli.
Articolo 1.
La Regione, riconosciuta l'urgente necessità di promuovere il risanamento e di predisporre le condizioni per lo sviluppo delle Cantine sociali, adotta provvidenze di natura straordinaria nel quadro delle direttive CEE e della normativa della legge 17/2/1971, numero 127, rendendo vincolante anche l'adeguamento dei limiti delle azioni o quote di cui all'art. 3 di detta normativa.
Non sono stati proposti emendamenti a questo articolo.
Nessuno chiede la parola? Si proceda allora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 28, hanno risposto "sì" 16 Consiglieri, si sono astenuti 12 Consiglieri. L'art. 1 è dunque approvato.
Articolo 2 Le provvidenze sono erogate a favore delle Cantine che assolvano anche alle seguenti condizioni: a) risultino costituite in società cooperative a responsabilità limitata ovvero si trasformino, se costituite in società a responsabilità limitata, in società cooperative a responsabilità limitata e siano iscritte nell'apposito registro prefettizio e nello schedario generale della cooperazione.
b) abbiano, ovvero adottino, uno statuto che comporti l'obbligo per ciascun socio, secondo la disciplina prevista in apposito regolamento, del totale conferimento del proprio prodotto alla Cantina sociale e la previsione di adeguate penalità per le inadempienze c) abbiano regolarmente tenuto nell'ultimo anno i libri sociali e le scritture contabili prescritte o, quanto meno, provvedano a una regolarizzazione delle scritture d) approntino un piano operativo di riassetto, rispondente ai requisiti di cui all'art. 3, realizzabile in non più di sei anni, assumendo con deliberazione assembleare, l'impegno di attuarlo e di conformarsi alle richieste di varianti ed alle direttive dell'Amministrazione regionale.
Non sono stati proposti emendamenti a questo articolo. Nessuno chiede la parola? Si proceda allora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29, hanno risposto "sì" 17 Consiglieri, si sono astenuti 2 Consiglieri. L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 Il piano di riassetto, di cui all'art. 2, sia esso elaborato da singole Cantine sociali ovvero da più Cantine sociali congiuntamente, per essere suscettibile di positiva valutazione ai fini della presente legge, deve proporre, in particolare e muovendo dall'analisi delle situazioni patrimoniali ed economiche, correttamente rilevate ed aggiornate e dalle indicazioni dei piani zonali di sviluppo agricolo ove esistenti: a) le misure idonee a creare e garantire un effettivo equilibrio finanziario b) le misure per l'adeguamento strutturale, aziendale e interaziendale e di una gestione efficiente con particolare riferimento all'esistenza di un rapporto ottimale fra la capacità degli impianti, i conferimenti dei soci e la potenzialità produttiva della zona interessata c) eventuali programmi di fusione, incorporazione o di collegamento consortile tra Cantine sociali nonché programmi di acquisizione degli impianti di Cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria.
Non sono stati proposti emendamenti a questo articolo. Nessuno chiede la parola? Si proceda allora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 27, hanno risposto "si" 17 Consiglieri, si sono astenuti 10 Consiglieri. Anche l'art. 3 è approvato.
Articolo 4.
La Regione concede alle Cantine sociali, singole o associate, che approvino il piano di riassetto previsto dalla presente legge: a) un contributo in conto capitale, pagabile in sei annualità, pari al 60% della passività non assistite da concorso pubblico nel pagamento degli interessi e del 40% di quelle assistite da detto concorso, entrambe in essere alla data di entrata in vigore della presente legge e contratte prima del 31 dicembre 1973, a condizione che le residue passività siano estinte con versamento dei soci o in altre forme, con facoltà per le Cantine di chiedere, e per la Regione di concedere, che i mutui ed i prestiti assistiti da concorso pubblico nel pagamento degli interessi siano mantenuti in essere b) nell'ipotesi di piano di riassetto implicante l'acquisto di impianti da Cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria, un ulteriore contributo in conto capitale, pari al 50% del prezzo relativo e per il restante 50% un concorso negli interessi sui mutui all'uopo stipulati, di durata trentennale, al tasso del 3% a carico delle Cantine.
Se non sbaglio, Consigliere Ferraris, rimangono due soli emendamenti su questo punto.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Questa mattina si era deciso di sospendere la seduta a conclusione di un incontro dei Capigruppo concordato per uno scambio di idee circa l'orientamento della maggioranza in rapporto agli emendamenti da noi presentati.
Ora si tratta di vedere come la maggioranza concretizza l'esito della discussione. E' chiaro che da ciò dipende in parte la presentazione o meno dei nostri emendamenti. Si tratta, in sostanza, di conoscere il testo dell'ordine del giorno e degli altri eventuali emendamenti aggiuntivi: nella misura in cui questo vada in una certa direzione noi potremo anche rinunciare agli altri emendamenti, ma insisteremo invece su di essi se non li vedremo in buona misura accolti.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Ho già sommariamente sottoposto al relatore e al Presidente e Vicepresidente della VI Commissione la bozza di ordine del giorno, di cui è ora in corso la copiatura. E' poi già stato presentato un emendamento per un articolo aggiuntivo che prevede la sottolineatura della esistenza di competenze specifiche anche in questo settore di intervento da parte dell'Ente di sviluppo agricolo, l'argomento di cui si è parlato questa mattina.
Riterrei che con questi atteggiamenti dovrebbe essere risolto il problema del chiarimento delle reciproche responsabilità e dei rapporti fra le forze politiche nonché fra l'Assemblea e la Giunta.
Sono ora in grado di dar lettura del testo dell'ordine del giorno, che è naturalmente suscettibile di perfezionamenti, soprattutto sotto l'aspetto formale: "Il Consiglio Regionale mentre si accinge ad approvare la legge che dispone provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle Cantine sociali riconosce che tale provvedimento ha carattere urgente e particolare afferma che, in relazione alla proposta di legge n. 83, i cui contenuti sono assorbiti solo parzialmente nella legge in corso di approvazione, in relazione agli emendamenti presentati in aula, alla dichiarazione del Presidente della Giunta e alla comune convinzione, espressa da tutti i Gruppi politici che occorre provvedere con una legge organica a dettare norme che assicurino lo sviluppo ordinato di tutti i settori della cooperazione in agricoltura che occorre, in particolare, provvedere agli oneri per la gestione della cooperazione (delle cooperative) ed a sostenere nel quadro della programmazione regionale le iniziative di investimento, ammodernamento e sviluppo delle cooperative, che è opportuno che la Giunta, esperita l'istruttoria preliminare per gli interventi volti al risanamento delle Cantine sociali, riferisca al Consiglio sui progetti e sulle linee operative da applicare prende atto che la Giunta ed i Gruppi consiliari hanno assunto l'impegno di proporre e condurre all'approvazione una legge organica sulla cooperazione entro il corrente anno che la Giunta si è impegnata inoltre a riferire tempestivamente al Consiglio sui progetti di risanamento delle Cantine sociali".
Credo che questo ordine del giorno rifletta, grosso modo, le conclusioni cui si è pervenuti nella riunione dei Presidenti dei Gruppi e della Giunta, salvo alcune correzioni che mi sembrano opportune.



PRESIDENTE

E' stato letto l'ordine del giorno. Vorrei conoscere l'opinione dei vari Gruppi.
Chiede di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Prendiamo atto di questo ordine del giorno, che riflette correttamente la discussione che c'è stata e mi pare riconosca le esigenze che abbiamo fatto presenti prima in Commissione, stamattina, e poi ancora nell'incontro fra i Capigruppo. Riteniamo di avere la necessaria tranquillità per poter ritirare tutta una serie di emendamenti: quelli di maggior consistenza tendenti ad ampliare l'operatività della legge. Ci pare però opportuno mantenere valido quell'altro, l'unico all'art. 4, con il quale si mira a riportare la situazione grosso modo al punto che si era concordato in sede di Commissione e anche ad accogliere la richiesta delle organizzazioni di essere da noi consultate.
Cadono poi tutti gli emendamenti, meno quello concordato fra noi e tutti gli altri Capigruppo per quanto riguarda l'Ente di sviluppo.
Consideriamo l'ordine del giorno impegnativo per tutti: rimangono solo questi due emendamenti, che ci auguriamo la Giunta voglia accogliere.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Il Gruppo liberale rinuncia a discutere l'emendamento aggiuntivo presentato per l'art. 6 perché il suo contenuto sembra essere stato sufficientemente accolto attraverso l'ordine del giorno concordato con tutti i Gruppi politici, che noi accettiamo, relativamente all'anno 1975 per i contributi sulle spese di gestione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao, relatore

Pur prendendo atto con compiacimento che si sia riusciti a trovare un punto d'incontro per il concordato ordine del giorno, debbo dichiarare che per la stima che nutro per il Presidente della Giunta, per l'Assessore all'Agricoltura e per la Giunta tutta, mi sarei sentito, comunque tranquillo.
Per quanto concerne l'emendamento proposto all'art. 4, debbo precisare quanto già dichiarai nell'incontro dei Capigruppo: se fossero chiamati in causa soltanto i soci veramente tali non esiterei a dare la mia approvazione al proposto emendamento; ma, in considerazione del fatto che non tutti i dichiarati soci sono tali veramente e che si dovrà aprire necessariamente un rapporto contrattualistico con creditori, bene individuati e individuabili, che non cito nuovamente per averlo fatto stamattina, mi dichiaro contrario all'accoglimento dell'emendamento in discussione all'art. 4.



PRESIDENTE

Restano validi, dunque, due soli emendamenti per l'art. 4, ambedue dei Consiglieri Ferrari e Marchesotti: l'emendamento sostitutivo: "Al punto a seconda riga, sopprimere la parola 60% e sostituirla con la parola 70%" l'altro emendamento sostitutivo: "Al punto a), quarta riga, sopprimere le parole 40% e sostituirle con le parole 50 %".
Non si chiede di darne illustrazione. Qual è il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie.



PRESIDENTE

Pongo allora in votazione il primo emendamento. La Giunta ha dichiarato di non accoglierlo.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
L'emendamento non è accolto.
Metto ora in votazione il secondo emendamento. La Giunta ha dichiarato di non accoglierlo.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
L'emendamento non è accolto.
Pongo infine in votazione per appello nominale l'art. 4 così come era stato letto originariamente, senza emendamenti.
Si proceda.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32, hanno risposto "sì" 19 Consiglieri, hanno risposto "no" 9 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri. L'art. 4 è approvato.
Articolo 5 Le stesse provvidenze di cui alla leggera b) del precedente articolo possono essere estese a Cantine sociali, rispondenti ai requisiti richiesti all'art. 2, che agiscono per l'acquisto e l'uso in comune di stabilimenti e di impianti di Cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria, al fine di conseguire una più razionale conduzione ed una maggiore efficienza produttiva.
Non sono stati proposti emendamenti all'art. 5. Nessuno chiede di parlare. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti 32, hanno risposto "sì" 21 Consiglieri, si sono astenuti 11 Consiglieri. L'art. 5 è approvato.
Leggo ora il testo di un articolo 5 bis che si propone di inserire: "In assenza di iniziative autonome da parte di Cantine singole od associate, su loro richiesta o con il loro consenso, l'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte può, in via eccezionale e sussidiaria, essere ammesso ad utilizzare le provvidenze disposte dalla presente legge per la realizzazione delle sue finalità".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris, per l'illustrazione.



FERRARIS Bruno

Si tratta di una estrapolazione di un più ampio articolo: la parte fondamentale viene ad essere inclusa in quell'impegno generale che abbiamo assunto.
Il contenuto di questo articolo costituisce una garanzia nel senso che qualora tutto quanto è stato previsto in quelle forme così vaghe non abbia a svilupparsi, vi sia una azione promozionale organizzatoria ed organizzativa ed anche imprenditoriale di carattere eccezionale da parte del nuovo Ente di sviluppo.
Approfitto dell'occasione per ricordare al Presidente e all'Assemblea che è tempo di provvedere agli adempimenti previsti nominando al più presto gli organi dirigenti insediati perché l'Ente di sviluppo, buono o cattivo che sia, possa iniziare la propria attività.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ho già sollecitato il Presidente del Consiglio per quanto di competenza del Consiglio.



PRESIDENTE

Comunico che questo emendamento, che ritengo di rilevante importanza perché dà all'Ente di sviluppo anche capacità di intervento, è stato sottoscritto, oltre che dal Consigliere Ferraris, dai Consiglieri Bianchi Menozzi, e Cardinali.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gerini. Ne ha facoltà.



GERINI Armando

Signor Presidente, desidero esprimere il mio dissenso e quello del mio Gruppo su questo emendamento. Esso è dovuto non tanto alla nostra avversione all'Ente di sviluppo, sul quale abbiamo già espresso a suo tempo il nostro punto di vista, quanto al fatto che, fare continuamente richiamo all'Ente di sviluppo - come in occasione della legge sulla zootecnica, e nuovamente ora - non ci sembra di alcuna utilità. Ci pare anzi che svilisca ogni volta di più le funzioni di questo Ente, che furono ben definite approvate da questo Consiglio, e finisca così con il creare dannosa confusione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao, relatore

Ho apposto la mia firma sotto quell'emendamento perché lo giudico, in contrasto con le convenzioni rispettabilissime, del collega Gerini, di notevole validità. L'Ente di sviluppo non è entrato ancora nella sua fase operativa, ma è un fatto legislativamente acquisito. La sessione autunnale alla quale abbiamo fatto più volte questa mattina riferimento, dovrà pur dire a questo Ente: va e cammina. E penso che l'Ente di sviluppo fra i suoi scopi abbia innanzitutto e soprattutto anche la funzione che ad esso si intende affidare, con l'emendamento che è stato presentato.
Debbo altresì precisare, che, nella presentazione originaria della proposta di legge, era stato fatto riferimento alla Regione, o a chi per essa in quanto non potevamo pronunciarci facendo un preciso richiamo all'ente che ancora non esisteva. Ma l'Ente di sviluppo riteniamo abbia una sua specifica funzione, soprattutto quella di poter intervenire, quando se ne rileva l'opportunità e quanto, per mancanza di iniziative autonome: non si possono infatti lasciare andare alla deriva, certe situazioni, oltre indubbiamente ai compiti di assistenza tecnica che gli Enti di sviluppo dovranno avere nei confronti di tutta la cooperazione e delle Cantine sociali in specie.



PRESIDENTE

Nessuno più chiede di parlare? Pongo allora in votazione l'emendamento aggiuntivo, prima per alzata di mano, poi, se approvato, per appello nominale.
Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Questo diventerebbe l'art. 7?



PRESIDENTE

No, l'art. 5 bis.



BIANCHI Adriano

La collocazione allora è errata: l'inserimento deve avvenire dopo l'art. 6, perché tutte le disposizioni precedenti sono in tale articolo, e quindi questo deve diventare il settimo.



PRESIDENTE

Allora, se il Consiglio è d'accordo, considerata conclusa la discussione su questo articolo aggiuntivo, metterò l'articolo in votazione dopo l'art. 6, prima di passare alla votazione dell'art. 7. I firmatari non hanno nulla da eccepire su questa collocazione? E' puramente una questione di sistematica.
Passiamo ora all'art. 6.
Articolo 6 I contributi in capitale di cui all'art. 4 lettera b) e di cui all'art.
5 possono essere erogati dalla Regione, in un'unica soluzione nell'ambito delle somme iscritte nel bilancio regionale e disponibili ai sensi dell'art. 10 della presente legge, e all'atto dell'avvenuto e perfezionato acquisto degli stabilimenti ed impianti da cantine sociali in liquidazione coatta e volontaria.
Nessuno chiede la parola, si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33, hanno risposto "si" n. 22 Consiglieri, si sono astenuti n. 11 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano la proposta di articolo aggiuntivo Bianchi, Ferraris, Cardinali, Menozzi.
E' approvata.
Poiché si tratta di un emendamento l'ho prima posto in votazione per alzata di mano, ora lo pongo in votazione per appello nominale perch diventa articolo integrante della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34, hanno risposto "sì" n. 32 Consiglieri, hanno risposto "no" n. 2 Consiglieri.
L'art. 6 bis (che diventerà 7) è approvato.
Articolo 7 Le domande per ottenere i benefici previsti dalla presente legge devono essere presentate agli uffici indicati dalla Giunta Regionale, entro otto mesi dall'entrata in vigore della presente legge.
La Giunta Regionale emanerà le istruzioni per la formazione e la presentazione della documentazione necessaria.
Se nessuno chiede la parola si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34, hanno risposto "sì" n. 23 Consiglieri, si sono astenuti n. 11 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Articolo 8 L'approvazione del piano di riassetto è demandata alla Giunta Regionale che, nella fase istruttoria e durante l'attuazione del piano, potrà disporre opportuni controlli ed indagini, sia per accertarne la validità sia per suggerire alle cantine richiedenti opportune modifiche, fornendo se del caso, la necessaria assistenza tecnico-amministrativa.
Le cantine sociali decadono dai benefici ove si rendano inadempienti agli obblighi assunti per ottenerli.
Nessuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34, hanno risposto "sì" n. 23 Consiglieri, si sono astenuti n. 11 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Articolo 9 La Giunta Regionale, per l'esecuzione degli interventi, è autorizzata a stipulare convenzioni con Istituti ed Enti esercenti il credito agrario.
I mutui sono assistiti dalla garanzia sussidiaria del "Fondo Interbancario di Garanzia" di cui all'articolo 26 della legge 2.6.1961, n.
454 e all'art. 56 della legge 27/10/1966, n. 910.
A favore delle cantine sociali singole ed associate che non siano in grado di prestare agli Istituti di Credito mutuanti garanzie sufficienti per la stipulazione dei mutui previsti dalla presente legge, può essere concessa da parte dell'Amministrazione Regionale garanzia fidejussoria per la differenza tra l'ammontare del mutuo, compresi i relativi interessi, ed il valore cauzionale della garanzia offerta nel pagamento degli interessi attualizzato al tasso lordo del mutuo.
La garanzia fidejussoria regionale interviene allorquando gli istituti mutuanti hanno dimostrato di aver ottenuto, se operante l'intervento sussidiario del Fondo interbancario di garanzia di cui all'art. 36 della legge 2 Giugno 1961 n. 454 e di cui all'articolo 56 della legge 27 ottobre 1966 n. 910 e di aver esperito tutte le procedure di riscossione coattiva sui beni dei mutuatari inadempienti.
Nessuno chiedendo la parola si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34, hanno risposto "sì" n. 23 Consiglieri, si sono astenuti n. 11 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Articolo 10 (Autorizzazione di spese e di limiti d'impegno) Ai fini dell'attuazione della presente legge sono autorizzati: 1) la spesa di 450 milioni in ciascuno degli anni dal 1974 al 1979, per la concessione dei contributi in capitale di cui all'art. 4, lettera a) 2) la spesa di 100 milioni in ciascuno degli anni dal 1974 al 1979, per la concessione dei contributi in capitale, di cui all'articolo 4, lettera b) 3) la spesa di 100 milioni in ciascuno degli anni dal 1974 al 1979, per la concessione dei contributi in capitale di cui all'articolo 5 4) il limite d'impegno di 30 milioni in ciascuno degli anni dal 1974 al 1979, e le conseguenti annualità crescenti in ragione di 30 milioni fino all'ammontare di 180 milioni nell'anno 1979, nonché le successive annualità costanti di 180 milioni fino all'anno 2003 e le ulteriori annualità decrescenti in misura di 30 milioni annui fino all'anno 2008, per la concessione dei contributi costanti di cui all'articolo 4, lettera b) 5) il limite d'impegno di 30 milioni in ciascuno degli anni dal 1974 al 1979, e le conseguenti annualità crescenti, costanti e decrescenti nella misura indicata al precedente n. 4, per la concessione dei contributi costanti di cui all'articolo 5 6) il limite d'impegno di 10 milioni in ciascuno degli anni dal 1974 al 1979, e le conseguenti annualità crescenti in ragione di 10 milioni fino all'ammontare di 60 milioni nell'anno 1979, nonché le successive annualità costanti di 60 milioni fino all'anno 2003 e le ulteriori annualità decrescenti, in ragione di 10 milioni, fino all'anno 2008, per la concessione della garanzia di cui all'articolo 9.
Per l'Assessore Chiabrando va bene questo articolo? Perché ho modificato in 10 milioni un punto dove era scritto "30". Va bene, non vi sono difficoltà, la parte finanziaria è a posto.
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 34, hanno risposto "sì" n. 22 Consiglieri, si sono astenuti n. 12 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Articolo 11 (Copertura degli oneri per i contributi in capitale) Agli oneri per la concessione dei contributi in capitale, di cui ai precedenti nn. 1), 2) e 3) dell'articolo 10, si provvede mediante l'accensione di mutui di 650 milioni per ciascuno degli anni dal 1974 al 1979, alle migliori condizioni di tasso e di durata possibili, da estinguere in semestralità costanti posticipate.
La Giunta Regionale è autorizzata ad assumere, con proprie deliberazioni, i mutui predetti.
Nello stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 1974 sarà corrispondentemente istituito il capitolo n. 99 con la denominazione "Provento del mutuo autorizzato a copertura della spesa per la concessione di contributi in capitale, a favore di cantine sociali che procedano al riassetto di passività o all'acquisto e all'uso in comune, di stabilimenti ed impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria", con la dotazione di 650 milioni.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 saranno conseguentemente istituiti: il capitolo n. 1337/1, con la denominazione "Contributi in capitale a favore di cantine sociali che approvino un piano di riassetto, in misura pari al 50 della passività al 31 dicembre 1973", e con lo stanziamento di 450 milioni il capitolo n. 1337/2, con la denominazione "Contributi in capitale a favore di cantine sociali che approvino un piano di riassetto, in misura pari al 50% del prezzo di acquisto di impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria" e con lo stanziamento di 100 milioni il capitolo n. 1337/4, con la denominazione "Contributi in capitale a favore di cantine sociali che approvino un piano di riassetto, in misura pari al 50% del prezzo per l'acquisto e l'uso in comune di stabilimenti e di impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria" e con lo stanziamento di 100 milioni.
Negli stati di previsione della spesa degli anni dal 1975 al 1979 saranno iscritti nei capitoli di cui al precedente comma, i limiti d'impegno e le annualità di spesa autorizzati per ciascuno degli anni medesimi.
Le somme non impegnate in un esercizio finanziario potranno essere impegnate negli esercizi finanziari successivi, in relazione all'articolo 36, secondo comma, del R.D. 18 novembre 1923, n. 2440, con le successive modificazioni ed integrazioni.
A partire dall'anno 1975 e fino alla completa estinzione dei mutui di cui al primo comma, negli stati di previsione della spesa saranno istituiti il capitolo n. 747 con la denominazione "Quote interessi per l'ammortamento dei mutui autorizzati a copertura degli oneri derivanti dalla concessione a cantine sociali, di contributi in capitale nelle spese per il ripiano di passività o per l'acquisto e l'uso in comune di stabilimenti ed impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria", nonché il capitolo n. 1413 con la denominazione "Quote capitali per l'ammortamento dei mutui autorizzati a copertura degli oneri derivanti dalla concessione a cantine sociali, di contributi in capitale nelle spese per il ripiano di passività o per l'acquisto e l'uso in comune di stabilimenti ed impianti, da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria", con stanziamenti pari alle quote di annualità di ammortamento ricadenti in ciascuno degli anni medesimi.
Ai maggiori oneri derivanti dall'ammortamento dei mutui di cui ai precedenti commi, valutati in 80 milioni, nell'anno 1975, in somme crescenti in ragione di 80 milioni fino all'ammontare di 480 milioni nell'anno 1980, in successive somme costanti di 480 milioni fino all'anno 2004 ed in ulteriori somme decrescenti in ragione di 80 milioni fino all'anno 2009, si farà fronte con le disponibilità di 300 e 180 milioni derivanti dalla cessazione, a partire dall'anno 1975, di oneri iscritti rispettivamente, nei capitoli n. 1335 e numero 1353 del bilancio per l'anno 1974, finanziati con entrate continuative del bilancio medesimo.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Se nessuno chiede la parola si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 33, hanno risposto "sì" n. 23 Consiglieri, si sono astenuti n. 10 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Articolo 12 (Copertura degli oneri per i contributi in interesse e per la garanzia sussidiaria).
All'onere di 70 milioni di cui ai nn. 4, 5 e 6 dell'articolo 10 si provvede, per l'anno 1974, mediante una riduzione di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1404 del corrispondente stato di previsione della spesa e la conseguente istituzione, nello stato di previsione medesimo, dei seguenti capitoli n. 1337/3, con la denominazione "Contributi costanti trentennali, a favore di cantine sociali che approvino un piano di riassetto, negli interessi di mutui stipulati per il finanziamento del 50% del prezzo di acquisto di impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria e con lo stanziamento di 30 milioni" n. 1337/5, con la denominazione "Contributi costanti trentennali, a favore di cantine sociali che approvino un piano di riassetto, negli interessi di mutui stipulati per il finanziamento del 50% del prezzo per l'acquisto e l'uso in comune di stabilimenti e di impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria" e con lo stanziamento di 30 milioni n. 1337/6, con la denominazione "Prestazione di garanzia fidejussoria ai mutui trentennali accesi da cantine sociali che dispongano il risanamento della loro passività e l'acquisto di stabilimenti ed impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria" e con lo stanziamento di 10 milioni.
Nei bilanci degli anni dal 1975 al 2008 saranno iscritte, nei capitoli di cui al precedente comma, le annualità di spesa per essi indicate nell'articolo 10.
Ai maggiori oneri derivanti dall'iscrizione, nei bilanci regionali delle spese di cui al precedente comma, valutati in 70 milioni per l'anno 1975, in somme crescenti in ragione di 70 milioni fino all'ammontare di 350 milioni nell'anno 1979, in somme costanti di 350 milioni fino all'anno 2003, nonché in somme decrescenti in ragione di 70 milioni fino all'anno 2008, si farà fronte con la residua quota, di 220 milioni della disponibilità derivante dalla cessazione, a partire dall'anno 1975 dell'onere iscritto nel capitolo n. 1363, del bilancio di previsione 1974 e per la differenza di 130 milioni, con le disponibilità derivanti dalla riduzione, a partire dall'anno 1975, degli oneri iscritti nei capitoli nn.
1052, 1060 e 1068 del bilancio medesimo.
Le somme non impegnate in un esercizio finanziario potranno essere impegnate negli esercizi finanziari successivi, in relazione all'art. 36 secondo comma, del R.D. 18 novembre 1923, n. 2440, con le successive modificazioni ed integrazioni.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Nessuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 36, hanno risposto "sì" n. 24 Consiglieri, si sono astenuti n. 12 Consiglieri.
L'articolo 12 è approvato.
Articolo 13 La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Se nessuno chiede la parola si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti n. 35, hanno risposto "sì" n. 23 Consiglieri, si sono astenuti n. 12 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto. La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Prima di fare la dichiarazione di voto le chiedo il permesso (adesso o alla conclusione) di fare una dichiarazione su una notizia arrivata poco fa e che riguarda la chiusura della "Gazzetta del Popolo".



PRESIDENTE

Dopo parleremo anche di questo.



BERTI Antonio

Noi abbiamo espresso nei nostri interventi e durante i lavori della Commissione i nostri orientamenti in ordine agli articoli e agli obiettivi di questa legge.
Riassumendo: abbiamo riconosciuto da una parte la esigenza di intervenire in questa materia in quanto attiene ad un settore che deve essere potenziato abbiamo nel contempo assunto una posizione critica perch abbiamo rilevato - in ciò confortati anche da orientamenti espressi dalla Giunta - un certo distacco tra alcuni altri problemi capaci di conferire carattere di organicità alla legge stessa.
Abbiamo esposto i nostri emendamenti e dobbiamo dichiarare qui che a fronte delle nostre proposte la maggioranza, mentre da una parte respinge il carattere trasformativo di questa legge, quale appunto emergeva dalla nostra impostazione, ha tuttavia accolto una proposta di ordine del giorno un articolo aggiuntivo, il 6 bis, e alcuni emendamenti che mentre migliorano la legge, impegnano la Giunta, la maggioranza su uno dei temi essenziali in discussione, quello dei piani di riassetto che saranno sottoposti all'attenzione del Consiglio Regionale.
In considerazione pertanto degli orientamenti espressi dalla maggioranza dell'accettazione di emendamenti che sono stati riconosciuti validi e dal fatto che a questa legge ha comunque contributo il nostro Gruppo, il nostro voto, come emergeva dal resto dagli interventi, è di astensione.



BIANCHI Adriano

Chiedo la parola per mozione d'ordine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, io rinuncio a fare dichiarazioni di voto avendo già detto quanto ritenevo di dover dire nella discussione generale, faccio solo rilevare che l'ordine del giorno presentato presuppone una votazione prima della conclusione della votazione finale della legge e pertanto se non ostano ragioni regolamentari, pregherei il Presidente di metterlo in votazione prima del voto finale.



PRESIDENTE

E' quanto volevo fare, sentite le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

La proposta di legge n. 145 ha avuto un iter molto difficile e tale da risultare stravolta rispetto alla prima stesura; anche la relazione è stata continuamente modificata.
E' chiaro, signor Presidente, che uno degli errori principali è stato quello di non fornire dati sufficientemente chiari sullo stato deficitario delle cantine sociali che da 90 quali erano quelle esistenti al 1964, sono ora rimaste 63.
La relazione, troppo genericamente indicava, alcuni mesi fa, una situazione debitoria di circa 7 miliardi, costituita da interessi passivi spese di gestione ecc.
A noi pare che, riconducendo l'esame ai bilanci delle poche cantine sociali ancora esistenti, si poteva portare al Consiglio la situazione patrimoniale e finanziaria delle cantine sociali in modo più preciso, e spiegare i motivi per i quali queste cantine si erano rese deficitarie.
Adesso noi ci chiediamo per quali cantine dovremo intervenire: quante in provincia di Alessandria, quante in provincia di Asti, Cuneo, Novara Vercelli; quali sono stati i motivi specifici che hanno portato alcune cantine al deficit.
Noi non vogliamo fare il processo alla conduzione di queste cantine anzi, vogliamo su certi episodi stendere un velo pietoso per non rinfocolare polemiche. Non vi è dubbio tuttavia che alcune di esse, specie quelle della zona che meglio conosco, hanno proceduto fino ad ora abbastanza bene, ma non sappiamo quale situazione dovranno sopportare al termine di questa annata agraria, o per effetto della stretta creditizia, o per eventuali calamità atmosferiche, o per l'aumento dei costi.
Erogare loro e subito, con questa legge, contributi per spese di gestione che figuravano nella primitiva proposta n. 145, era necessario ed era la speranza che coltivavano gli amministratori di tutte le cantine sociali, perché andava a premiare gli sforzi di coloro che, con amministrazioni oculate, avevano contribuito a limitare i deficit delle stesse. Questi contributi sono stati, come tutti sappiamo, stralciati e rimandati al bilancio.
Con questo sistema, Assessore Chiabrando, può darsi che, come lei diceva, non vi siano più spazi vuoti, ma avremo certamente spazi molto più ristretti, tanto è vero che a bilancio, come ho sentito poc'anzi, sono stanziati, per tutta questa gamma di interventi, solo 500 milioni. Il rimandare poi ad una legge futura di buone intenzioni, il concorso sugli interessi dei prestiti contratti o contraibili delle cantine per la corresponsione di acconti ai soci produttori conferenti, ci lascia perplessi e poco tranquilli. Molte cantine sociali, le migliori certamente attendevano con ansia i provvedimenti cui facevo cenno e che sono stati stralciati. Meno male che finalmente il collega Bianchi, con un ordine del giorno abbastanza preciso, che recepisse quelle che sono state le intenzioni e le proposte dei Gruppi politici, ha trovato il consenso di tutti i Gruppi.
Per tutti questi motivi di perplessità che suscita la genericità della legge, il mio Gruppo, che era intenzionato a votare contro questa legge mal fatta, dopo l'intervento e l'ordine del giorno del collega Bianchi annuncia la sua astensione.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Menozzi, vorrei ricordare ai Consiglieri che vi sono ancora alcuni adempimenti, poi il Presidente della Giunta Regionale farà delle comunicazioni importanti in ordine al problema della "Gazzetta del Popolo", quindi pregherei i Consiglieri di rimanere in aula.
La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao, relatore

Non per dichiarazione di voto perché mi pare sia implicito non solo il voto favorevole, ma la piena soddisfazione per il varo di questo provvedimento. Piuttosto vorrei prendere atto che lo sconvolgimento, al quale faceva riferimento il collega Gerini, è stato ridimensionato con l'annuncio di volersi astenere perché, come tutti i maremoti, non solo avrebbe dovuto votare contro, ma provocare una fuga.
Egli osserva che le relazioni sono state totalmente modificate. Le relazioni sono state due, una iniziale che accompagnava ovviamente la proposta, la seconda è stata stesa a conclusione dei lavori della Commissione. Per cui nessuna modificazione, nessun capovolgimento, quello che c'è stato, che avevamo già riconosciuto e che è momento di immensa soddisfazione per il sottoscritto (e mi auguro anche per il mio Gruppo e perché no, per tutto il Consiglio) è che dai dibattiti nel corso dei lavori della Commissione e nel corso di questa giornata, la legge ne è uscita ulteriormente sostanziata e migliorata e questo è veramente motivo di conforto.
Circa poi la mancanza dei dati, la consistenza delle esposizioni debitorie, il numero delle cantine e la quantità di prodotto interessato mi sorge il dubbio che l'amico Gerini, per i suoi molteplici impegni, abbia perso di vista o si sia dimenticato di leggere la prima relazione nella quale, seppure in via approssimativa, vi erano i dati ai quali faccio riferimento. Questo per la precisione. Si tratta di dati discutibilissimi è difficile riportarli precisi su una esposizione debitoria che per i prestiti a breve termine può modificarsi di giorno in giorno, ma dei dati c'erano sul numero delle cantine e il mio intervento l'ho fatto solo per una precisazione e per amor del vero.



GERINI Armando

Signor Presidente. Mi appello al regolamento e chiedo se è possibile che il relatore di una legge nello stesso giorno possa prendere la parola quattro volte.
Se il collega Menozzi lo fa per dichiarazione di voto allora non deve censurare quello che hanno detto gli altri colleghi in dichiarazione di voto. Mi pare che lui oggi abbia fatto: il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta, il Presidente della Commissione; ha risposto a tutti, ha attaccato tutti, anche se amabilmente. Io ho fatto delle osservazioni in sede di dichiarazione di voto; se il collega Menozzi voleva fare analoga dichiarazione di voto la poteva fare, ma in altri modi. Mi permetto ancora di rammentare che stamane (lo dicevo a lei dal seggio di segretario) ha replicato come un Presidente riprendendo tutti gli interventi e rispondendo punto per punto.
E' la seconda volta che capita ed io mi chiedo se un relatore di una legge può prendere la parola quattro, cinque, sei volte.



MENOZZI Stanislao, relatore

Io penso di sì.



PRESIDENTE

La discussione ha termine.
Leggo ora l'ordine del giorno prima di porre in votazione l'intero disegno di legge, pervenuto alla Presidenza, a firma Bianchi, Calsolaro Berti, Gandolfi, Cardinali, Gerini: "Il Consiglio Regionale, mentre si accinge ad approvare la legge che dispone provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle Cantine Sociali riconosce che tale provvedimento ha carattere urgente e particolare.
afferma che, in relazione alla proposta di legge n. 83, i cui contenuti sono assorbiti solo parzialmente nella legge in corso di approvazione che, in relazione agli emendamenti presentati in aula, alla dichiarazione del Presidente della Giunta e alla comune convinzione espressa dai Gruppi politici della D.C., P.C.I., P.S.I., P.S.D.I., P.L.I. e P.R.I., occorre provvedere con una legge organica a dettare norme che assicurino lo sviluppo ordinato di tutti i settori della Cooperazione in agricoltura che, in particolare, occorre provvedere agli oneri per la gestione della Cooperazione e a sostenere, nel quadro della programmazione regionale le iniziative di investimento, ammodernamento e sviluppo delle cooperative che è opportuno che la Giunta, esperita l'istruttoria preliminare per gli interventi volti al risanamento delle Cantine Sociali, riferisca al Consiglio sui progetti e sulle linee operative da applicare prende atto che la Giunta e i Gruppi consiliari hanno assunto l'impegno di proporre e condurre all'approvazione una legge organica sulla Cooperazione entro il corrente anno che la Giunta si è impegnata a riferire tempestivamente al Consiglio sui progetti di risanamento delle Cantine Sociali".
Pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno testé letto.
E' approvato all'unanimità.
Pongo in votazione l'intero disegno di legge n. 145.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione finale: presenti e votanti n. 37 hanno risposto "sì" n. 25 Consiglieri, si sono astenuti n. 12 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 145 è approvato.


Argomento: Sistema informativo regionale

Ordine del giorno sulla costituzione di un sistema informativo regionale


PRESIDENTE

E' pervenuto alla Presidenza un ordine del giorno che così suona: "Il Consiglio Regionale udita la relazione del Presidente della Giunta relativamente alle conclusioni della Commissione assessorile per la costruzione di un sistema informativo regionale, ne approva il contenuto che conferma e approfondisce le indicazioni contenute nella relazione dell'Intercommissione consiliare fa proprie le linee operative proposte consistenti particolarmente nella: 1) costituzione di un nucleo interno per il trattamento delle informazioni e l'automazione delle procedure nei settori del bilancio delle finanze e del personale 2) affidamento all'IRES dell'elaborazione di un progetto di potenziamento del suo centro di calcolo come elemento portante del sistema informativo sulla Regione 3) promozione insieme con l'Università ed il Politecnico di Torino e possibilmente con le Province piemontesi e con il Comune di Torino di un Consorzio per la progettazione e la realizzazione del sistema informativo integrato originale.
Il Consiglio Regionale, esprimendo il parere richiesto dalla Giunta ritenuta essenziale la contestualità e l'interdipendenza dell'attuazione delle sopra richiamate indicazioni operative dà mandato alla Giunta di predispone gli atti deliberativi necessari da sottoporre all'approvazione del Consiglio, all'avvio della sessione autunnale, dei lavori consiliari".
F.to Bianchi, Garabello, Besate, Fassino, Gandolfi, Rivalta, Calsolaro Cardinali. Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

E' una questione puramente formale: l'ultima parola del terzo punto suona "originale" e in realtà è così presa dalla comunicazione del Presidente Oberto. Si tratta di "regionale"; deve esserci stato un trasferimento di errori da documento a documento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sì sì, è "regionale".



PRESIDENTE

Chi intende approvare l'ordine del giorno testé letto è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto: esame proposta di legge n. 83, relativa a "Interventi a sostegno delle strutture della cooperazione agricola e per l'associazionismo".
Nell'ordine del giorno si è incluso il rinvio alla prima sessione autunnale di questa proposta di legge.
Resterebbe la "Decisione circa disegno di legge regionale n. 181 Disposizioni per l'elaborazione dei piani pluriennali di sviluppo economico sociale delle Comunità montane".
A questo proposito mi pare che il Presidente della I Commissione Garabello voglia fare delle dichiarazioni.
La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, credo che si possa risparmiare al Consiglio Regionale lo svilupparsi dell'iter di discussione di questo argomento, lo sintetizzerò semplicemente.
La Giunta Regionale ha presentato il 10 luglio un disegno di legge richiamato dalla legge 1102 su cui si basano le Comunità montane, facendo presente alla Giunta (e del resto la Commissione ne era pienamente consapevole) l'urgenza di dare alle Comunità montane elementi per poter fornire una falsariga di impostazione e criteri in base alla formulazione dei piani di sviluppo. Facendosi carico dell'urgenza e non essendovi più il tempo di svolgere il completo iter di questo disegno di legge, la Commissione aveva ipotizzato una formula lievemente diversa che era quella di non operare attraverso legge, almeno subito, ma attraverso una formula amministrativa. Veniva replicato dalla Giunta che nonostante la I Commissione argomentasse in questo senso e che cioè la legge regionale 17 che ha costituito le Comunità Montane, avesse già preso in esame l'argomento dei piani di sviluppo (e in questo senso la Commissione riteneva che non potessero seguire argomentazioni di carattere esclusivamente dispositivo con circolare o comunque con un atto amministrativo) la Giunta faceva delle riserve dal punto di vista strettamente giuridico, riserve di cui la Commissione non ha potuto non prendere atto.
A questo punto effettivamente l'urgenza c'è perché le Comunità montane stanno lavorando, d'altronde il progetto di legge presentato dalla Giunta contiene una precisazione opportuna e che in sede legislativa potrebbe avere maggiore valore dispositivo, quella dell'anno di decorrenza previsto dalla legge che in questo disegno si ritiene di fare partire dal decreto di approvazione dello statuto, il che mi pare del tutto normale e giusto. Al limite poteva anche essere implicito, ma è meglio esplicitarlo in una forma di legge, per cui la Commissione ha ritenuto di prendere una determinazione. Data l'urgenza riteniamo che sia bene che le Comunità montane abbiano a loro disposizione del materiale, anzitutto conoscano l'orientamento di fondo della Giunta contenuto nel disegno di legge e inoltre, a intenzione della I Commissione, conoscano alcuni elementi di studio che sono stati già preparati in vista dei piani di sviluppo delle Comunità.
In base a queste considerazioni la Commissione pertanto ritiene di comunicare al Consiglio Regionale di aver preso una determinazione che non credo debba essere sottoposta al voto perché è nell'ambito delle prerogative della Commissione, ma data l'importanza e anche per deferenza verso il Consiglio, la Commissione comunica al Consiglio stesso: "La I Commissione, preso in esame il disegno di legge n. 81 'Disposizione per l'adozione dei piani pluriennali di sviluppo economico sociale delle Comunità montane presentata dalla Giunta' ritenuta urgente la necessità di fornire alle Comunità montane norme e criteri orientativi per la formazione di sviluppo e ciò anche in vista dei termini stabiliti dalla legge 1102 e dalla legge regionale n. 17 del '73 ritenuto d'altronde che il disegno di legge in questione che viene a formare una lacuna legislativa, non può non essere considerato come uno strumento del piano regionale cui debbono adeguarsi i piani di sviluppo delle Comunità ritenuto di non poter procedere alla definizione del proprio parere senza adeguato approfondimento, previa consultazione delle rappresentanze qualificate delle popolazioni interessate decide di indire le consultazioni estese alle seguenti rappresentanze: 1) Comunità Montane 2) sedi regionali dell'UNCEM, ANCI, Unione delle Province, Lega dei Comuni democratici e per le autonomie locali.
Le sedute di consultazione si svolgeranno nel periodo intercorrente dalla fine di settembre all'inizio di ottobre.
Ai consultandi verrà sottoposto il testo del disegno di legge presentato dalla Giunta.
La Commissione ritiene inoltre di fornire, a titolo di documentazione integrativa, gli studi in materia approntati dall'IRES e dall'Ufficio regionale dei Consorzi di bonifica montana (che sono due fascicoli già consegnati alla Presidenza del Consiglio).
In tal modo si ritiene che le Comunità Montane possano venire a conoscenza di elementi utili agli approfondimenti e alle determinazioni in corso per l'adozione dei piani di sviluppo".
Pertanto la Presidenza del Consiglio cui viene passato questo documento e pregata di voler dare sollecito corso all'invio del materiale ai consultandi, in modo che durante il periodo feriale venga distribuito, le Comunità montane, le Presidenze possono chiamare gli organi collegiali a discutere e a deliberare e non appena vi sarà la ripresa del Consiglio Regionale possa provvedere a emanare già inviti per le sedute di consultazione.
In questo modo siamo certi che il contributo sarà serio, meditato approfondito e rapidamente la I Commissione si impegna a portare il disegno di legge in aula con il proprio parere.



PRESIDENTE

Chi intende approvare la decisione della I Commissione in ordine alle consultazioni e quindi al rinvio a settembre è pregato di alzare la mano: è approvata all'unanimità.
E' così per ora esaurita la prima parte dell'ordine del giorno.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Relazione del Presidente sull'attività svolta dal Consiglio Regionale nei primi sette mesi del 1974


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, con la presente seduta si chiude la sessione estiva dei lavori del Consiglio Regionale, lavori che si sono svolti con la partecipazione ed il contributo, talvolta critico, ma sempre costruttivo da parte di tutti i Consiglieri.
Credo si possa ritenere che le popolazioni del Piemonte abbiano avuto in questo periodo la visione di un'assemblea legislativa attiva e volta ad esaminare e risolvere alcuni tra i problemi più importanti per l'economia e lo sviluppo sociale della Regione.
In questi mesi, dall'inizio del 1974 ad oggi, il Consiglio Regionale si è riunito in 65 sedute, ha approvato ben 31 leggi. Possiamo affermare che alcuni provvedimenti legislativi sono di importanza preminente per lo sviluppo economico e sociale del Piemonte e ne cito solo alcuni, quali la legge per l'accesso al credito agrario di conduzione, per il funzionamento elle Comunità montane, la legge per l'incremento dell'artigianato, quella relativa all'assistenza scolastica, la legge per il miglioramento della zootecnia, per il turismo, l'ente di sviluppo per l'agricoltura ed altre.
Sono stati presentati 65 disegni e proposte di legge da parte della Giunta, dei Consiglieri regionali e di Comuni o altri aventi diritto.
In generale l'attività del Consiglio è stata improntata ad un costante impegno antifascista che si è concretizzato in decine di manifestazioni culminate nell'incontro del 24 luglio degli Uffici di Presidenza dei Consigli Regionali italiani con il Capo dello Stato.
Abbiamo dato vita a dibattiti sui temi più rilevanti inerenti alla situazione economica nazionale e regionale, il sistema dei trasporti ferroviari, al problema delle autostrade, allo sviluppo urbanistico della nostra Regione.
Credo di poter affermare che in questi mesi il Consiglio, in tutte le sue componenti, ha lavorato attuando in generale il programma di attività che il coordinamento della conferenza dei Presidenti dei Gruppi andava via via formulando.
Desidero pertanto porgere il mio più vivo ringraziamento a tutto il Consiglio, ai Gruppi politici più impegnati e un riferimento particolare al Presidente della Giunta per la sua attività viva e costante.
Abbiamo esaminato e risolto molti problemi, ma molto resta ancora da fare. Mi auguro che la ripresa autunnale sia improntata alla stessa volontà operosa di questa prima fase del 1974, per portare a compimento alcuni degli impegni presi e voglio qui fare espresso riferimento al problema della sede del Consiglio Regionale cui intendo dedicare la massima attenzione per una rapida realizzazione che sia adeguata alle nostre esigenze e rispecchiante il ruolo non soltanto politico, ma culturale e sociale che l'assemblea regionale ha per il Piemonte.
Ho già detto che molto resta ancora da fare e molte cose devono e possono essere migliorate, nella nostra stessa attività, superando nell'interesse del Piemonte, i contrasti e le divergenze che via via possono presentarsi.
Credo tuttavia che si debba comunque continuare sulla via di uno stretto collegamento con le popolazioni che rappresentiamo, potenziando sempre di più i principi della partecipazione e dell'informazione a tutti i livelli, intensificando i rapporti con le organizzazioni sindacali e con tutte le forze sociali, rafforzando i legami con la comunità piemontese che vuole e si attende una Regione costantemente presente e operante sui problemi più urgenti, anche in considerazione della particolare delicatezza politica e sociale dell'attuale momento attraversato.
Ringrazio pertanto tutto il Consiglio per l'attività svolta e auguro buone vacanze.
Ha la parola il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Signor Presidente, lei mi consentirà una piccola aggiunta.
Io desidero ringraziare l'Assessore alla Sanità che per farsi ricordare anche durante le ferie ha pensato bene di darci da studiare questo malloppo. Ci servirà per passare bene le vacanze!



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

L'Assessore alla Sanità le è veramente grato.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale sulla chiusura del giornale "La Gazzetta del Popolo"


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta desidera fare alcune dichiarazioni e, se occorre, aprire un dibattito sul problema della "Gazzetta del Popolo".
Sono presenti anche i rappresentanti della "Gazzetta".
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Desidero ringraziarla, Presidente, dell'apprezzamento che lei ha voluto rivolgere all'opera dell'intero Consiglio Regionale attraverso la mia persona e anche della Giunta che arriva veramente al traguardo di questo 1? di agosto abbastanza soddisfatta di quello che è stato possibile di fare in adempimento dell'impegno programmatico che si era assunta di portare innanzi.
Credo che possiamo dire - e lo dico a nome degli Assessori, che ringrazio vivamente per l'apporto personale che hanno dato all'opera del Presidente e del collegio attraverso il quale si esercita il potere esecutivo della Regione - di aver fatto, con sforzi e momenti anche di una certa perplessità, di una certa esitazione, del buon lavoro, anche con la collaborazione che è venuta da tutti i banchi di questo Consiglio Regionale e attraverso alla critica, all'aiuto ed al supporto della maggioranza che ha tenuto fermo il principio di quella omogeneità di programma che era stata annunciata.
Avrei tanto desiderato di concludere questi lavori associandomi alle parole del Presidente, augurandovi ed augurandomi un poco di riposo, ma ahimè, non è così, perché, per quanto io tutte le mattine invochi dal buon Dio che mi dia subito quel tanto di tristezza che ogni giornata porta per ciascuno di noi, questa volta non sono stato esaudito e al termine di questa seduta arriva una notizia che indubbiamente sconvolge il mio animo il mio spirito, la mia responsabilità di Presidente della Regione e sconvolge anche le attese dei Consigliere Regionali del Piemonte per un problema che ritorna inaspettatamente alla ribalta, in termini veramente drammatici o per lo meno drastici.
Noi ci siamo occupati più di una volta in questo Consiglio dei problemi che attengono al criterio ed alla validità dell'informazione, proprio in adesione alle norme contenute nel nostro Statuto; noi ci siamo detti che non basta operare ma che bisogna informare di quanto si fa, attraverso ad una informazione che non è soltanto dare notizia, ma assumere anche notizie che ci possono venire da coloro i quali hanno conferito a noi la responsabilità di reggere le sorti, vorrei dire le fortune di questa Regione Piemonte perché, nonostante tutto, credo fermamente che in definitiva saranno fortune: arriveranno nel corso di questa Giunta che ho l'onore e la responsabilità di presiedere, arriveranno nella futura legislatura, non ha importanza, ma io sono intimamente convinto che il Piemonte avrà la capacità e la possibilità di riemergere attraverso all'opera e alla collaborazione di tutti i Consiglieri Regionali che sentono il peso di questa grossa responsabilità; informazione che è indispensabile perché la nostra deve essere un'amministrazione-case di vetro dove tutti possono vedere dentro e dove dal di dentro si possa parlare all'esterno.
Abbiamo più di una volta avuto occasione di parlare dei rapporti televisivi, radiofonici, delle testate dei giornali, abbiamo proclamato più di una volta l'esigenza stretta, proprio come elemento costitutivo fondamentale della realtà della pluralità delle testate, abbiamo più di una volta parlato in quest'aula di un problema che ci angustia da vicino ed è la sopravvivenza della testata della "Gazzetta del Popolo".
1848-49-50. Nella mia non ricca biblioteca vi sono le raccolte di quei tre anni della "Gazzetta del Popolo", c'è la storia, o la cronaca che si è fatta storia di quella che è stata la vicenda della ricostruzione del nostro Paese, che proprio dal Piemonte ha preso l'avvio per la costituzione di una unità italiana in una polemica vivacissima del tempo; e vorrei che tutti loro avessero la possibilità di una consultazione per vedere come vivace fosse la critica a quei tempi, come vivaci fossero i contrasti dai quali è conseguita l'esplosione e la conquista di una libertà in un regime democratico.
Ebbene, al termine di questa giornata che avrebbe dovuto essere di una presa di contatto molto cordiale, con degli auguri di buona vacanza, ecco che c'è un'altra battuta di arresto che turba chi parla e turba tutti loro che ascolteranno, la "Gazzetta del Popolo", con oggi, dovrebbe cessare le sue pubblicazioni. Ecco una voce che si spegne, anche se questa voce restasse spenta soltanto per qualche giorno e vi fosse poi la possibilità di riprendere, è indubbiamente qualcosa di estremamente grave perché non avremo nel nostro orecchio la risonanza di espressione, di pensiero che in qualche maniera veniva sempre evidenziata dalla "Gazzetta del Popolo".
Io ricevo questa comunicazione che con tristezza e con rammarico comunico a lei signor Presidente del Consiglio e al Consiglio. Il Comitato di redazione ed il Consiglio di fabbrica della "Gazzetta del Popolo" sono stati convocati alle 16,30 dal Procuratore della ITET che ha dato lettura di un comunicato della Presidenza della Società in cui si annuncia la chiusura del giornale a partire da oggi.
La notizia dimostra come dietro l'operazione "Gazzetta del Popolo" si nascondessero disegni precisi per eliminare questa antica testata piemontese. Questi pericoli sono stati denunciati in tutte le sedi dal Comitato di redazione e dal Consiglio di fabbrica; proprio nei giorni scorsi lo stampatore Caprotti, con un ennesimo artificio, aveva ottenuto un rinvio dell'incontro già fissato al Ministero del Lavoro, per discutere l'intera vertenza, uno stratagemma per sfuggire a precise responsabilità e portare a termine, con metodi brutali e indegni di una società democratica la chiusura di una delle più antiche testate italiane.
I giornalisti e i poligrafici della "Gazzetta" naturalmente non accettano questi metodi brutali e si batteranno fino in fondo per impedire la scomparsa della testata.
La comunicazione che mi è stata fatta è presentata a nome del Comitato di redazione e del Consiglio di fabbrica della "Gazzetta del Popolo". Io mi riservo, appena lasciati i lavori del Consiglio, di prendere dei contatti diretti e personali per avere un'ulteriore indicazione e precisazione e per provvedere a quegli interventi che potranno reputarsi opportuni. Vorrei con infinito rispetto, cogliere peraltro questa occasione per sottolineare quella esigenza che già altre volte in Consiglio è stata presentata all'attenzione e alla considerazione loro: che vale la pena, esistendo una Regione, che quando si deferisce alla Regione il compito di essere coordinatrice delle iniziative e mediatrice di quelle che sono le controversie che possono in questo settore o in altri settori, può essere forse opportuno che poi non si fuoriesca da questa linea indicativa anche per non indebolire la possibilità di una partecipazione diretta. Se questo dovesse ulteriormente verificarsi, ci sentiremmo tremendamente indeboliti non perché noi neghiamo la possibilità, anzi, che il Ministero del Lavoro possa essere investito di tutta questa problematica di altissimo rilievo non soltanto sul piano regionale ma su piano nazionale, ma evidentemente l'opera di coordinamento e di mediazione, diventa pressoché sterile tutte le volte che vi siano delle diversificazioni che possono impedire una raccolta delle fila e un responsabile atteggiamento.
Il comunicato della Presidenza, a firma del Presidente Alberto Caprotti che reca la data 1.8.1974, è di questo tenore: forma di comunicato della Presidenza.
"L'analisi predisposta sulla situazione economica e patrimoniale delle Società SET e ITET e sui costi di gestione del quotidiano 'Gazzetta del Popolo', analisi della quale avevo anticipato le prime conclusioni al Comitato di redazione e la successiva documentata rilevazione delle partite, conclusasi il 16 luglio u.s., hanno permesso di accertare in modo definitivo ed inoppugnabile che alla data odierna: 1) la situazione è tale da consentire la copertura di tutte le attuali passività gravanti sulla società 2) la perdita di gestione prevista per il 1974 ascende per contro a circa 4.000 milioni di lire, pressoché doppia quindi di quella stimata nello scorso mese di marzo e ciò in dipendenza anche di sopravvenute situazioni di mercato, mentre per il 1975 la perdita di esercizio è da prevedersi addirittura di almeno 4500 milioni di lire; e a fronteggiare tali ulteriori non previste e d'altra parte non prevedibili perdite, non esistono mezzi di copertura.
E' pertanto evidente che la prosecuzione di un esercizio così fortemente passivo determinerebbe, a brevissima scadenza, un deterioramento della situazione patrimoniale tale da fare venire meno la garanzia, fino ad oggi esistente, di integrale soddisfacimento di tutti i creditori.
Quale Presidente della Società mi sono pertanto dato carico della responsabilità e del preciso dovere di porre termine al galoppante e non reversibile appesantimento della situazione patrimoniale, anche al fine di prevenire appunto ogni pregiudizio che dalla prosecuzione della gestione inevitabilmente deriverebbe perfino ai crediti dei prestatori d'opera.
Ho perciò convocato l'assemblea straordinaria della ITET, ponendo all'ordine del giorno la proposta di liquidazione della Società, in adempimento dell'obbligo impostomi dall'art. 2448 del Codice civile.
Il Consiglio di amministrazione ha, per parte sua, assunto la seguente deliberazione: preso atto del grave pregiudizio che potrebbe essere arrecato al patrimonio della società nel caso si proseguisse nella pubblicazione del giornale, delibera, previa comunicazione al direttore e al Comitato di redazione, di cessare, a far tempo da oggi, la pubblicazione stessa".
Io non entro nel merito delle dichiarazioni contenute responsabilmente in questo comunicato, non entro nel merito dei criteri di valutazione per la salvaguardia di interessi economici di coloro che hanno dato al giornale la loro attività, mi pare però di poter concludere ancora qui, chiedendo a prestito a Dante l'espressione "il modo ancor mi offende". Se tutto questo discorso fosse stato sviluppato in termini di comunicazioni non drastiche di un comunicato che cala la saracinesca su una voce che era espressione di libertà, ma attraverso ad un dialogo, ad un colloquio, noi non saremmo certamente oggi qui, presi come di sorpresa alla gola da un documento che certamente ci rattrista.
L'impegno che come Giunta posso prendere è quello di immediatamente contattare la Presidenza della società per vedere che cosa sia ancora possibile fare per evitare una chiusura così completa e così drastica.
Credo che il Consiglio avrà appreso con tanta tristezza questa posizione, credo che il Consiglio vorrà dimostrare ancora una volta la sua solidarietà per quel tanto che l'organo del Governo regionale potrà fare in questa direzione per evitare la definitiva iattura dello spengimento della seconda voce che in Torino e che nel Piemonte, a livello di quotidiano praticamente esiste.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Il nostro Gruppo si trova quasi imbarazzato a replicare alle comunicazioni fatte dal Presidente della Giunta per la facilità, direi persino la banalità, a questo punto, delle argomentazioni da svolgere: è talmente vicina nel tempo la discussione sulla "Gazzetta del Popolo" in quest'aula che certamente sono ancora ben fresche nella memoria dei Consiglieri le cose che erano state dette, il modo in cui erano andate le cose in quella giornata.
Dai banchi della Democrazia Cristiana, con motivazioni poi riecheggiate negli interventi degli altri componenti della maggioranza, si rifiutò in quel giorno di votare un documento che aveva una indicazione ben precisa per quanto riguardava il futuro della "Gazzetta del Popolo", essendosi con preciso intervento il Consigliere Calleri fatto portavoce e garante, almeno in quest'aula, delle assicurazioni date dall'on. Fanfani in veste di segretario della Democrazia Cristiana in ordine al destino della "Gazzetta del Popolo". Riecheggiando le parole di un documento dei dipendenti della "Gazzetta del Popolo" e degli iscritti all'Associazione Stampa Subalpina noi parlammo allora di "operazione al buio", e dicemmo che in quel momento si trattava di un buio fittizio, perché era possibile già fin da allora proprio per il modo in cui quella manovra era stata portata avanti comprendere che dietro di essa non c'era altro che la volontà precisa di portare alla distruzione di una nuova testata nelle voci della informazione italiana.
Noi, che non eravamo mai stati teneri con la "Gazzetta del Popolo", in quella polemica logica e corretta che sempre ci dev'essere fra forze politiche civili e democratiche, comprendemmo che in quel momento si portava un ulteriore mattone sulla tomba dell'informazione democratica e pluralistica in Italia, era un nuovo momento che si aggiungeva alle vicende del "Corriere della Sera", anche le più recenti, alle vicende del "Messaggero" (concentrazione, in questo caso), alle vicende del "Telegrafo" e di altre testate. Per la "Gazzetta del Popolo" si tratta addirittura di una vicenda di soppressione.
Noi desideriamo ricordare un momento soltanto della voce di questo giornale: l'inchiesta sui "baroni universitari" torinesi. Certamente in quella sua iniziativa il giornale diede fastidio, e comprendiamo anche da quale parte possa essere venuto l'attacco. E' un fatto che la situazione finanziaria era diventata pesante, come lo sono le situazioni finanziarie di tutti i giornali: recentissimamente la stessa "Stampa" ha denunciato nel bilancio della Società che la gestisce un passivo di due miliardi circa.
Ebbene, noi riteniamo, lo ripeto per l'ennesima volta, che quando si tratta dei problemi dell'informazione, non si tratta tanto di problemi di giornali di un Partito, o di un Gruppo, o di un altro Gruppo: si tratta, in primo luogo, di portare avanti quella battaglia che, come ha detto al recentissimo Convegno di Aosta delle Regioni Giancarlo Careano, con una relazione proprio sull'informazione giornalistica, vede nelle redazioni giornalistiche italiane una ventata nuova, una presa di coscienza nuova non più corporativa, di gran parte dei giornalisti italiani, i quali rivendicano attraverso i loro organi aziendali, attraverso i Comitato di redazione, autonomia, dignità e indipendenza professionali, e così pure per quanto riguarda i direttori.
Se questa è la tendenza, certamente ciò non poteva andar bene per il signor Caprotti e per coloro che gli stanno alle spalle, non poteva attagliarsi alle operazioni promosse da certe grandi industrie anche a partecipazione statale. Il problema esiste in quell'ordine del giorno ricavato da un documento - e poi trasformato, in parte stravolto dalla maggioranza, ma nelle sue conclusioni tenuto fermo dai dipendenti della "Gazzetta del Popolo" e dall'Associazione Stampa Subalpina - si parlava di un impegno che il Consiglio conferiva alla Giunta, di promuovere passi al fine di esplorare, di incoraggiare l'impianto di una informazione giornalistica autenticamente autonoma, pluralistica nelle voci, fondata su basi cooperative attraverso la partecipazione di tipografi, poligrafici lavoratori del giornale, giornalisti e di quanti operano in un giornale.
Noi rammentiamo questo impegno, e vorremmo che, trattandosi appunto di un momento molto importante per ciò che significa l'informazione, quelle parole dell'ordine del giorno, contro il quale votammo proprio per lo stravolgimento che era stato effettuato dalla Democrazia Cristiana e dalla maggioranza, non rimanessero vane, almeno per la mutata parte conclusiva parole che si scrivono una volta tanto, si votano o no, ma che l'impegno che era stato assunto dalla Giunta venisse realmente affrontato attraverso un progetto da esplorarsi insieme con i Sindacati, con i Giornalisti, con i Consiglieri nel loro complesso, con i loro rappresentanti, con i Gruppi con gli Enti locali al fine di dar vita ad un organo di informazione autonomo, pluralistico, nella nostra Regione.
Il Presidente ha detto, se ho inteso bene, che prenderà contatto con il Consiglio d'amministrazione. Credo si sia trattato di un lapsus: è necessario avere contatti, oltre che con il Consiglio d'amministrazione naturalmente con il Comitato di Redazione, con i Consigli d'azienda della Gazzetta, con i sindacati e con l'Associazione Stampa Subalpina, sia per portare avanti l'azione in ordine al caso specifico della "Gazzetta del Popolo", sia per immediatamente considerare le possibilità e le prospettive dell'impegno che concludeva l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, io non ho mai avuto personalmente la possibilità di seguire da vicino gli aspetti tecnici o amministrativi della crisi della "Gazzetta del Popolo". Confesso che non ho mai creduto che si potesse arrivare alla soppressione brutale - non riesco a trovare una espressione più attenuata - di una testata come questa, quando si constata, dal punto di vista non solo degli interessi generali dell'informazione, ma anche di un interesse all'informazione che può particolarmente riguardare la sfera in cui noi ci muoviamo, la presenza di un interesse vivissimo a livello regionale per la presenza di un giornale che sia l'espressione della realtà piemontese, che sappia rifletterla, rappresentarla, interpretarla.
Supponevo quindi che la crisi, pur gravissima, della "Gazzetta del Popolo" sarebbe sicuramente sfociata in un qualche momento duro, che avrebbe portato a ridimensionamenti e riformulazioni di programmi, a nuove impostazioni, ma non mai certamente alla distruzione di un patrimonio di questa importanza e alla privazione della comunità regionale nel suo complesso di uno strumento direi essenziale alla sua corretta vita culturale, politica e amministrativa.
Sembra invece - salvo che si tratti della solita tecnica spietata di creare un fatto compiuto gravissimo per poi concedere o riconsiderare alcune cose - che si sia di fronte ad una dichiarazione inequivoca. E' certo che, alla brutalità di oggi, se vogliamo fare l'autocritica in qualche modo, ha fatto riscontro un fatalismo rassegnato, e qualche volta un po' di cinismo, durante anni, perché vi sono cose che maturano, ammalati che se non si curano si sa già che moriranno. Quindi, brutalità oggi fatalismo e rassegnazione nel tempo, come se certe situazioni economiche di gestione eccetera potessero continuare indefinitamente senza che vi sia il coraggio civile di affrontarle a fondo e di porvi rimedio. Senza pensare di poter ottenere da un'azienda giornalistica, in un tempo come questo delle situazioni di utile o di pareggio di bilancio.
Ora, facendo mie le considerazioni che ha svolto il Presidente della Giunta, e respingendo in un momento così grave la tentazione a polemiche tra Partiti, tra forze politiche, direi che il mio Gruppo non accetta il fatto compiuto, non accetta che ci si metta di fronte ad una decisione di questa brutalità ed in questi termini non accetta che la "Gazzetta del Popolo" sia condannata a morire: essa deve sopravvivere, senza soluzione di continuità, o, se non riusciremo ad ottenere subito questo risultato, dovrà tornare a vivere ad ogni costo. In questo senso anch'io mi unisco alla Giunta assicurando ad essa tutto il possibile appoggio del mio Gruppo e il mio modestissimo personale perché si persegua questo scopo.
Il Presidente della Giunta non ha esplicitato il problema dei rapporti con il Comitato del giornale, con i Sindacati, con le Assemblee di fabbrica e quanti altri organismi rappresentativi della realtà del giornale esistono, perché si poneva da questa parte, si collocava all'interno dei problemi, del dramma che il giornale vive, e si poneva come interlocutore e controparte rispetto a chi queste decisioni inaccettabili e brutali ha assunto. Direi che questo è l'atteggiamento che personalmente mi sento di prendere, senza mezzi termini, disposto naturalmente a far seguire in tutti i modo consentiti una coerente azione. E penso che la "Gazzetta del Popolo" dovrà continuare, continuerà ad esercitare una sua efficace funzione al servizio della Comunità piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, devo recitare qui una autocritica: anch'io non credevo, quando si parlò qui, per la prima volta, della "Gazzetta del Popolo", che la strategia del gruppo che si sapeva essere alle spalle dello stampatore Caprotti avrebbe comportato la chiusura del giornale; ero invece convinto che l'obiettivo finale di questa strategia di creare a Torino un organo che facesse da contraltare alla "Stampa", cioè un organo che si ponesse obiettivamente al servizio di quel gruppo non contro ma certo in antitesi al grande giornale di un altro gruppo industriale della nostra città.
Evidentemente, è successo qualcosa che ha fatto cambiare la strategia di quel gruppo, in che consiste questo qualcosa? Nella nascita di un nuovo quotidiano milanese: il "Giornale", nel fatto che probabilmente quel gruppo si è inserito nella nuova gestione del "Corriere della Sera" e certamente ha parte nella proprietà del "Messaggero". A questo punto "La Gazzetta del Popolo" evidentemente non serve più, e da questo dipende probabilmente la nuova strategia. Ammetto di aver avuto tanto, di aver peccato di ingenuità nel pensare che un grande gruppo finanziario industriale multinazionale potesse avere delle remore alla chiusura di un giornale dalle tradizioni della Gazzetta del Popolo. Credo però che noi dovremmo guardare avanti adesso. Il Presidente della Giunta ha detto di aver fiducia che questa città, questa regione possa risollevarsi. Io avrei qualche dubbio, signor Presidente. Probabilmente, questa città manterrà due squadre di calcio, ma per il resto non è più confrontabile con Milano, la sua grande interlocutrice italiana. Milano ha quattro grandi giornali nazionale: insieme al "Corriere della Sera" di vecchissima tradizione, ha infatti "Il Giorno", che è un grande giornale, ha "Il Giornale", che purtroppo - dal nostro punto di vista - sta diventando un grosso giornale, ed infine ha il più grande giornale finanziario italiano oltre i quotidiani della sera ed alle edizioni del Nord dell'Avanti e dell'Unità - dispone inoltre di una sede di trasmissioni della Rai, non una sede di carattere amministrativo come la nostra.
Di fronte a Milano, Torino, ripeto, non ha più quasi nulla. Io penso che in questo senso il Consiglio Regionale di quella che è per certi aspetti la seconda Regione italiana, ma industrialmente la prima regione del nostro Paese, debba dire qualcosa.
Certo, non si può ignorare che la SET e l'ITET - società che io ben conosco - hanno dei conti economici da far quadrare: saremmo degli irresponsabili se dicessimo che a noi non interessa minimamente la perdita di quattro miliardi o quattro miliardi e mezzo, e non è questo il metodo per combattere anche questo tipo di operazioni. Io penso che noi dovremmo invece dire che la seconda Regione industriale d'Italia non può avere un giornale soltanto, "La Stampa ", per quanto rispettabile esso sia (ed è stato perfettamente in linea a proposito delle votazioni del 12 maggio).
Secondo me, dovremmo partire da questo presupposto anche per fare una seconda considerazione sul piano politico: la chiusura di un giornale è qualcosa di analogo alla chiusura di una fabbrica, ma oltre a ci costituisce l'estinguersi di una fonte culturale, intellettuale, politica.
Questo noi non possiamo permetterlo, non possiamo rassegnarci a diventare sempre più impotenti. Dissi già una volta del senso di importanza che proviamo spesso nel parlare in questo Consiglio Regionale, ed è proprio forse anche per questo che i miei interventi sono ora assai meno frequenti che in passato. E' una impotenza, però, alla quale non possiamo trovare noi stessi l'alibi dicendo che il Consiglio Regionale in queste cose non ha poteri reali. Perché, signor Presidente, il Consiglio Regionale ha il potere di rappresentare, quando si esprime in modo unitario, cinque milioni di piemontesi. Noi dobbiamo pertanto dire alla Montedison e ai grandi Gruppi industriali, che in queste cose - condivido quanto diceva il collega Bianchi, e ovviamente quanto diceva il collega Besate, e anche quanto diceva lei, signor Presidente - è anche il modo che ci offende. Perché, o siamo una espressione democratica altamente rappresentativa, e allora di noi si deve tener conto, oppure si dica chiaramente che non contiamo, ma se non contiamo noi, signor Presidente e signori Consiglieri, è la vita democratica di questo Paese ad essere messa in discussione, e questo equivale all'aprirsi di una fase nuova, una fase che probabilmente è auspicata da questi signori, ma al cui instaurarsi noi ci opporremo in ogni modo.
Credo, quindi, che noi dobbiamo esprimere oggi duramente il nostro dissenso, ed altresì cogliere l'occasione per fare qual cosa anche sulla base di quell'ordine del giorno che fu votato in allora dal Consiglio Regionale, che parlava di nuovi modi di espressione della collettività regionale attraverso forme cooperativistiche. Non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione: abbiamo un voto del Consiglio Regionale in questo senso, la Regione ha poteri in questo campo. Esprimiamoli tutti creiamo noi qualcosa di nuovo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Unisco la mia voce a quella dei Colleghi che hanno espresso la loro disapprovazione per la eliminazione di uno dei due quotidiani piemontesi.
Lo facciamo anche se, come forza politica, abbiamo avuto più volte ragione di dolerci di tale quotidiano per mancanza di obiettività nei nostri confronti. Ritengo che questa nostra affermazione abbia maggiore valore ed appaia meno strumentale proprio perché, pur nei confronti di un organo di informazione spesso a noi ostile, noi riteniamo di poter riaffermare la necessità che esso rimanga, o risorga, in mezzo alle voci di informazione della nostra Regione.
Ma il limitare il nostro giudizio e il nostro dibattito al problema settoriale della "Gazzetta del Popolo" mi pare sia troppo poca cosa.
Ritengo che a noi, come ad ogni forza democratica in questo Paese, ad ogni cittadino, si ponga un problema molto più grande, il problema già toccato anche dal collega Nesi, del destino della stampa d'informazione nel Paese del collegamento fra la vicenda della "Gazzetta del Popolo" e quella del "Corriere", cui si è fatto cenno da più parti, anche se evidentemente difficile da provare, e che rende in modo evidente, in modo palpabile l'esistenza di un disegno di concentrazione di tutti i mezzi di informazione del Paese in mani non note, o meglio, note ma che si nascondono dietro prestanome. E' evidente che non possiamo dire STET disponendo di tutta la rete dei casi telefonici "Gazzetta del Popolo" né in quella del "Messaggero" né in quella del "Corriere della Sera", perché dal punto di vista della legittimità tutto è a posto. Direi però che viene violata una legittimità più alta, più profonda, più elevata, che è quella del diritto costituzionale all'informazione, che rimane in questo modo come un astratto principio non realizzabile in concreto: perché è vano dire che ogni cittadino ha la possibilità di esprimere attraverso la stampa le proprie idee e le proprie posizioni se poi questa gli viene in concreto nella sostanza, negata, in quanto sappiamo benissimo che i mezzi tecnologici moderni nel campo della informazione consentono soltanto a grosse aziende giornalistiche di tenere il campo con qualche possibilità di raggiungere con la propria voce i cittadini e la loro coscienza; a questo punto ci troviamo chiaramente di fronte ad un diritto astratto, contemplato dalla Costituzione ma che nella pratica e ormai assolutamente violato in quanto alla maggior parte dei cittadini questa possibilità che è sancita dalla Costituzione è negata.
Il problema si allarga proprio nel momento in cui abbiamo avuto una sentenza della Corte Costituzionale che abbiamo tutti accolto con soddisfazione. C'era stato in quest'aula un dibattito, erano state presentate interrogazioni sul problema dei ripetitori, sul problema della televisione via cavo, e tutti noi che tali dibattiti e tali interrogazioni avevamo promosso abbiamo accolto con soddisfazione la decisione della Corte costituzionale. Però, anche in questo campo, se lo stesso tipo di concentrazione di carattere industriale fornita di grossi mezzi finanziari vi farà la sua apparizione, il pensare che il fronte da dei colossi della informazione (basti pensare, come semplice ipotesi, ma non del tutto assurda e astratta, alle possibilità che ha, per esempio, una STET disponendo di tutta la rete dei cavi telefonici e quindi essendo in grado ove lo volesse o lo potesse, di raggiungere tutti i cittadini, con possibilità che evidentemente la modesta Torino di cui abbiamo parlato in quest'aula non riuscirà mai ad avere), il discorso della concentrazione dell'informazione potrebbe estendersi anche a questo settore.
Che cosa occorre fare? Che cosa dovrebbe fare la Regione Piemonte? Che cosa dovrebbero fare le altre Regioni italiane? E' stato avviato un discorso sulla informazione a livello di convegni, a livello di contatti fra Presidenze di Giunte e di Consigli Regionali. E' necessario ed urgente che questo discorso esca dalla fase dei contatti, dallo studio, dall'esame dei convegni, ed arrivi a precise proposte di legge che regolamentino l'esercizio del diritto di informazione sia attraverso la stampa sia attraverso i nuovi mezzi offerti dalla liberalizzazione della televisione via cavo, prima che sia troppo tardi, prima che noi ci troviamo, ripeto, ad avere un diritto costituzionale che rimane sulla carta e che in realtà, ci è già stato strappato.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Fassino. Ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Il Presidente della Giunta, nel darci questo annuncio, che indubbiamente è doloroso per tutti, ci ha ricordato le tre prime annate della "Gazzetta del Popolo". Io vorrei richiamarmi anche ad un periodo successivo. "La Gazzetta del Popolo", glorioso giornale, permettetemi di dirlo, di tradizione liberale, del nostro Piemonte, ha infatti avuto una ripresa notevole anche nel 1947-'48, immediatamente dopo la Liberazione.
Poi, poco alla volta, è avvenuto quello che è avvenuto, né mi voglio richiamare agli episodi successivi, anche perché i colleghi che mi hanno preceduto l'hanno fatto già tutti, e molto ampiamente.
Desidero unicamente ricordare come questo quotidiano fosse allora forse quello più gradito alla nostra popolazione periferica piemontese: negli antichi paesi, nelle vecchie cascine del Piemonte era molto facile trovare nei tempi passati, la "Gazzetta del Popolo" come quotidiano dal quale veramente tutti attingevano notizie preferibilmente. Questo ricordo non pu non portarci a considerazioni che sarebbero molto utili, anche se non possiamo fare in questa sede, dove, a noi liberali, non resta che associarci a quanto il Presidente della Giunta ha detto così come a quanto hanno detto gli oratori che ci hanno preceduti.
Io non ho seguito, così come il collega Bianchi, tutte le vicende della "Gazzetta" tanto da poter intervenire oggi con piena cognizione di causa in una discussione approfondita. Ribadisco però un principio dal quale non si può deflettere: quello della stampa libera, quello della libertà di informazione. Mentre si vanno rarefacendo le testate in Italia, si vanno riducendo i quotidiani, ricordo che in tutti i Paesi liberi e democratici esiste una stampa libera e pluralistica, che non vive invece nei Paesi che non sono liberi né democratici e nei quali esiste soltanto la stampa di partito o la stampa governalistica. Questo non vogliamo che avvenga e quindi, con lo spirito liberale che ci anima, ci associamo all'azione volta a che i giornali, i vecchi giornali, le vecchie testate come le nuove continuino a vivere, ed a liberamente "informare".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente usando una espressione che credo ricorresse assai spesso nelle annate della "Gazzetta" che ha ricordato il Presidente Oberto (era epoca di guerra, di conflitto, e poi anche di vittoria, e mi pare che un aggettivo molto usato allora per indicare giornate nere fosse "infausto fatale"), non possiamo non definire infausta per la nostra Regione questa giornata in cui il disegno di chi ha scritto quel documento potesse completamente realizzarsi.
Appartengo al gruppo di quelli che, pur dalla mia parte, non furono d'accordo sulla impostazione data inizialmente al problema della "Gazzetta del Popolo", pur nella speranza che, di fronte a manifestazioni pubbliche da un lato, di fronte ad impegni magari nascosti, ma noti, di grossi interessi economici, si sarebbe salvata la voce della "Gazzetta del Popolo". Certo, in questo, al di là di fatti di proprietà, o, diciamo, di controllo economico o politico, c'era un senso di rispettosa fiducia nei confronti di un corpo redazionale, dei lavoratori tutti della "Gazzetta" che in questi ultimi anni avevano saputo dare, attraverso il loro giornale una voce libera anche nei momenti difficili qui ricordati, che furono anche oggetto di dibattito in quest'aula, e che proprio per l'aver affrontato problemi coperti da sacri veli doveva avere maggiore ed ancor più completo appoggio da parte nostra. Non si può certo che approvare quello che la Giunta, nella persona del Presidente e dell'Assessore al Lavoro, in queste settimane hanno fatto per gli aspetti che riguardano, se vogliamo, anche il problema interno, sindacale, economico del posto di lavoro, della continuità del lavoro di giornalisti e di tecnici e di operai. E' assolutamente doveroso continuare a fare ciò, prima di tutto perché coloro che sono i più direttamente interessati sono elementi validi, seri impegnati e degni della nostra fiducia.
Io non posso, concludendo, non rilevare la gravità, qui già ricordata da tutti, di un atteggiamento preso mentre si è in una fase di attesa di un incontro a livello di governo già fissato: si chiede di procrastinare la riunione di una settimana, per documentare meglio la situazione e a metà si interrompe la trattativa, con un atto, mi si consenta l'espressione ignobile, cioè tale da non poter essere accettata a livello morale prima ancora che politico, economico, sindacale, perché equivale veramente al tradimento dei propri dipendenti, di coloro che impegnavano il meglio di s ai vari livelli per assicurare continuità e serietà al giornale.
Io condivido quello che ha detto qualcuno: a questo punto forse dobbiamo andare al di là di questo impegno in atto - che io riterrei dovrebbe essere confermato da parte della Presidenza del Consiglio, della Giunta, dei Capi Gruppo con il ricevere subito, come del resto è nelle intenzioni di tutti, le rappresentanze del Corpo redazionale e del Consiglio di fabbrica del giornale: non è sufficiente che ci poniamo in un atteggiamento di difesa di giusti interessi dei lavoratori, ma dobbiamo puntare alla salvezza di una voce libera che altrimenti verrebbe a mancare.
Se non si riesce a giungere al risultato pieno, quello della conservazione di questa testata, la Regione si trova in condizione di tentare di mettere in atto iniziative di cui abbiamo parlato altre volte qui, che abbiamo precisato in ordini del giorno. Più volte nel nostro Consiglio e in altri Consigli Regionali si è affermato di voler cercare forme alternative nuove.
Anche se mi rendo conto, e credo che si rendano o conto tutti i Colleghi Nesi faceva dei riferimenti finanziari molto chiari, che non ci debbono sfuggire -, delle difficoltà che ci aspettano, dobbiamo ricercare una forma autonoma, veramente indipendente, per aver ugualmente una voce. E' difficile far questo in una grande città (sarebbe forse più agevole in una città minore, per una serie di motivi facilmente intuibili essendo questa una testata nazionale, non soltanto una testata locale). Però, in ogni caso, noi non possiamo lasciar cadere l'occasione per portare avanti un approfondimento di questo discorso. Se non altro, sarà da parte nostra un aumento di forza contrattuale, al di là di una mera dichiarazione politica.
A parte il concreto impegno per i giornalisti e per le maestranze, oggi occorre che gli organi pubblici sappiano dimostrare a coloro che hanno in mano i fili dell'economia, e quindi anche delle fonti di informazione, che esiste la possibilità di una alternativa.
Concludo raccomandando che, nel rinnovare la richiesta di questo incontro con il Consiglio di fabbrica e con il Comitato dei giornalisti, si ponga al più presto allo studio questa possibilità, che dimostra là volontà politica del Consiglio Regionale, al di là delle esercitazioni verbali, di ricercare la acquisizione di una autonoma, seria, valida, indipendente sicura voce nell'ambito della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ritiene il Consiglio che si possa concludere la seduta per dar luogo all'incontro, sollecitato dai rappresentanti dei lavoratori della "Gazzetta", con i Capigruppo, il Presidente della Giunta? Per parte mia, mi riprometto di partecipare poi all'assemblea, convocata per un'ora attorno alle 20.
Convoco allora i Capigruppo e il Presidente della Giunta, con l'Assessore al lavoro, nella vicina saletta per l'incontro con i rappresentanti del giornale.
Auguro buone vacanze a tutti, possibilmente anche al Presidente, che passerà certamente l'estate in sede. La seduta è sciolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,45)



< torna indietro