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Dettaglio seduta n.250 del 01/08/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta. L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Comunicazioni del Presidente Interpellanze ed interrogazioni Esame proposta di legge n. 145, relativa a: "Provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle Cantine sociali".
Esame proposta di legge n. 83, relativa a "Interventi a sostegno delle strutture della cooperazione agricola e per l'associazionismo".
Decisione circa disegno di legge regionale n. 181: "Disposizioni per l'elaborazione dei piani pluriennali di sviluppo economico-sociale delle Comunità montane".


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle sedute del 25 e 26 luglio '74 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della riunione odierna. Non essendoci osservazioni, penso di poterli considerare approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Calleri di Sala, Dotti, Franzi Giovana, Nesi, Zanone, Simonelli.


Argomento:

b) Apposizione visto del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario di Governo ha apposto il visto alla Legge regionale del 21 giugno '74 concernente: "Interventi per l'approvazione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili e ai minori, nonché per il funzionamento di centri di incontro per gli anziani".


Argomento:

c) Disegno di legge. Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

E' stato presentato dalla Giunta Regionale, il 30/7/'74, il disegno di legge regionale n. 189, relativo a: "Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate". Per l'esame è stato assegnato congiuntamente, in data odierna alle Commissioni II e VII.


Argomento:

d) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Sono state date risposte scritte ad interrogazioni: da parte dell'Assessore Benzi al Consigliere Carazzoni, circa lo stato di tensione venuto a determinarsi nei comuni di Recetto e Sannazzaro Sesia a seguito della richiesta inoltrata dal Commissario per la liquidazione degli usi civici per il Piemonte e la Liguria da parte dell'Assessore Petrini al Consigliere Nesi, relativamente alla grave situazione causata dalla mancanza di rifornimento di acqua nel Comune di San Francesco al Campo da parte dell'Assessore Benzi al Consigliere Nesi, in merito alla mancata approvazione del piano urbanistico di Balangero da parte dell'Assessore Armella al Consigliere Nesi, sulle ragioni in base alle quali la Giunta Regionale ha individuato nel Prefetto di Novara l'unico soggetto portatore degli originali interessi degli Ospedali riuniti di Verbania da parte dell'Assessore Chiabrando al Consigliere Carazzoni sull'utilizzo dei fondi regionali per il credito di conduzione.
Nessuno chiede la parola sulle comunicazioni? Passerei allora alle interpellanze e interrogazioni.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Franzi, Menozzi, Bertorello, Giletta sulla Campagna agraria 1974. Ammasso volontario del grano e concorso della Regione nel pagamento di parte degli interventi passivi a carico degli agricoltori


PRESIDENTE

L'Assessore Conti, impegnato per circa un'ora in una riunione per un problema occupazionale di una fabbrica torinese, non potrà essere qui prima delle 11: sarà disponibile pertanto a rispondere all'interpellanza del Consigliere Visone eventualmente al termine della discussione della legge sulle Cantine sociali.
Possiamo prendere intanto in esame l'interrogazione presentata dai Consiglieri Franzi, Menozzi, Bertorello, Giletta: "Campagna agraria 1974 - Ammasso volontario del grano e concorso della Regione nel pagamento di parte degli interventi passivi a carico degli agricoltori".
Ha facoltà di parlare l'Assessore Chiabrando, cui compete rispondere su questo argomento.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Com'é noto, l'inizio della campagna di quest'anno è stato caratterizzato da una situazione di incertezza quanto ai prezzi ed alla possibilità di conveniente collocamento del grano prodotto, e ciò poteva favorire varie forme di speculazione, con fenomeni di accaparramento del prodotto a basso prezzo, addirittura con ritiro senza nemmeno contrattazione. Era ovvio che in questa situazione molti produttori conferissero il grano all'ammasso volontario organizzato dalla Federconsorzi, controllato dalle rappresentanze delle organizzazioni dei produttori.
Con l'ammasso volontario si raggiungono tre scopi principalmente: maggior forza contrattuale, derivante dalla proprietà del prodotto ammassato e disponibile; prezzo unico per tutti i conferenti, determinato dal costo conclusivo della gestione, che si farà a fine campagna possibilità di dare a chi lo richieda un acconto, fissato quest'anno in L.
8000 il quintale, sui futuri ricavi del grano conferito. Sul piano generale, il togliere dal mercato granario una quantità di prodotto che per il corrente anno, può aggirarsi sugli ottocentomila quintali (sei-centomila risultano oggi già conferiti) provoca indubbiamente aspetti tonificanti e favorevoli anche alla contrattazione dei non conferenti.
Venendo alle preoccupazioni degli interroganti, che la Giunta condivide, è ovvio che l'anticipo dato ai produttori, essendo preso a prestito da banche, incide sul prezzo finale, perché gli interessi passivi che si devono pagare, con la lievitazione abnorme dei tassi, che sono oggi del 15-16%, vengono a incidere notevolmente sul prezzo finale.
La Giunta Regionale, che ha esaminato attentamente il problema in due sedute recenti, dichiara, nell'esprimere l'apprezzamento per il massiccio conferimento all'ammasso volontario, che seguirà attentamente la situazione e controllerà la quantità di grano conferita, affinché i conferenti non siano danneggiati dagli alti tassi che caratterizzano l'attuale situazione bancaria, riservandosi, per intervenire, di approfondire ulteriormente il problema, ciò che sarà possibile fare presumibilmente verso la fine di agosto, quando la campagna di ammasso sarà giunta alla fase finale e si potranno avere, quindi, i dati anche più precisi sui conferimenti avvenuti e sull'onere che eventualmente la Regione dovrà assumersi per venire incontro ai produttori.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

A dimostrare, se di dimostrazione ci fosse stato bisogno, il che non come la situazione sia preoccupante, sono venuti in questi ultimi giorni gli ordini del giorno votati in proposito da parecchie Amministrazioni comunali. La stragrande maggioranza dei nostri Comuni, aventi caratteristiche profondamente rurali, non potevano non sentire anche questo ulteriore problema che si aggiunge a quelli già infiniti in essere in questo particolare momento, in cui alle preoccupazioni di fondo ad un prezzo di intervento determinato in sede CEE, fortemente sperequato, anche se un tantino superiore a quello dello scorso anno, in rapporto alla lievitazione dei costi di produzione, che hanno raggiunto punte di vera insopportabilità, si è aggiunta anche la stretta creditizia.
Condivido le opinioni espresse dall'Assessore sulla validità dell'ammasso volontario, il che equivale a togliere dal mercato, in questo particolare frangente, quantitativi di prodotto che potrebbero determinare corse alla speculazione (alcune iniziative in tal senso sono già in corso).
Si presenta però il problema dei tassi di interesse, che dovrebbero gravare nelle misure a noi tutti note sugli stessi conferenti.
Mi dichiaro pertanto soddisfatto non solo delle dichiarazioni rese dall'Assessore ma anche e soprattutto dell'impegno che, se ho ben capito la Giunta intende assumersi per incoraggiare nella misura massima possibile l'utilizzo di quello strumento di difesa che oggi è costituito pressoch esclusivamente dall'ammasso volontario.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di legge n. 145 relativa alle provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle Cantine sociali


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell' o.d.g.
"Esame proposta di legge n. 145; relativa a: "Provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle Cantine sociali".
Darei la parola al Consigliere Menozzi, presidente della Commissione VI che ha esaminato il disegno di legge.



MENOZZI Stanislao, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritenendomi dispensato, anche per economia di tempo, dall'evidenziare i motivi della proposta di legge in esame, e ciò non solo perché purtroppo ampiamente conosciuti ma anche perché già illustrati nella relazione che ha accompagnato la proposta di legge, passo senz'altro alla lettura della relazione che sintetizza il dibattito ed i giudizi emersi nel corso dei lavori della VI Commissione e della consultazione.
L'iter dell'esame, da parte della VI Commissione, delle due proposte di legge, la n. 83, che prevede "Interventi a sostegno delle strutture della cooperazione agricola e per l'associazionismo", e la n. 145, che propone "provvidenze straordinari ed urgenti per il risanamento delle cantine sociali", è iniziato martedì 11 giugno con una preliminare discussione prima delle consultazioni, sull'opportunità di esaminarle contemporaneamente, oppure di fonderle in un'unica proposta o di dare la precedenza ad una delle due.
A maggioranza la Commissione è venuta nel meditato convincimento e nella determinazione di dare la precedenza alla n. 145, in quanto le caratteristiche delle due normative proposte ed i presupposti di esse sono fra loro difformi. Senza con ciò escludere aprioristicamente il discorso sulla necessità di potenziare e sviluppare la cooperazione nei suoi termini generali, la cui validità non è mai stata né mai sarà posta, penso, in discussione.
Infatti, mentre la 145 tende a sanare, in campo di strutture cooperative vitivinicole, una grave situazione pregressa, che va sempre più deteriorandosi, e sulla quale, pertanto, debbono venire assunte decisioni il più possibile immediate, l'altra tende a dilatare il campo degli interventi a tutto il settore della cooperazione e dell'associazionismo in campo agricolo, non escluse le Cantine Sociali.
La Commissione, in maggioranza, ha ritenuto di intervenire per tentare di rimediare una situazione di base del cooperativo nel settore vinicolo estremamente difficile e pericolosa, perché solo operando in questo modo si può pensare ad un successivo discorso di consolidamento e conseguente sviluppo della cooperazione, dando ad essa un supporto valido e ponendola in grado di poter così assolvere in futuro pienamente e degnamente ad una funzione di idonei organismi di programmazione.
Anche in sede di consultazione, effettuatasi il 25 giugno e protrattasi per un'intera giornata, gli enti ed organismi consultati, a cui erano state inviate entrambe le proposte in argomento, sono venuti per confortare il parere della maggioranza della Commissione sull'esigenza assolutamente prioritaria del risanamento delle Cantine Sociali.
I consultati sono stati tutte le Cantine sociali, le Organizzazioni o Associazioni cooperativistiche operanti a livello provinciale e regionale le Organizzazioni regionali, professionali ed agricole, i Gruppi giovani coltivatori, l'Associazione regione dei Clubs 3P, le organizzazioni regionali della CGIL-CISL-UIL, le Amministrazioni provinciali, le Comunità montane ed i Sindaci dei comuni superiori a 5.000 abitanti e di tutti i Comuni sedi di Cantine sociali.
Tra i partecipanti effettivi alla consultazione indetta, venti sono stati gli interventi che si sono registrati. Nel corso di essi, tutti, ad eccezione del rappresentante dell'Associazione regionale Cooperative agricole aderenti alla Lega, hanno concordato sulla necessità assoluta ed improrogabile di dare priorità alla proposta di legge n. 145 sul "risanamento", e, tra questi, solo tre consultati hanno espresso il parere che si procedesse ad un esame contemporaneo, se pure autonomo, di entrambe le proposte di normative, oggi in discussione.
Nelle successive sette riunioni della VI Commissione, pur essendo rimasti coerentemente aderenti alla decisione pregiudiziale emersa nel corso delle due riunioni preliminari, e, soprattutto, dalle consultazioni la maggioranza, attraverso un ampio, serio e democratico confronto, non ha mancato di recepire suggerimenti e proposte della minoranza, evitando però, nel contempo, di intaccare contenuti, caratteristiche precipue, e soprattutto gli scopi e le finalità particolari della proposta di legge su "provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle Cantine Sociali".
Ciò si evidenzierà non appena questa relazione esaminerà in particolare l'articolato.
A questo proposito, appare utile puntualizzare che la "p.d.l., n. 145" non è, e non voleva essere, una "legge sulla cooperazione", sulla cui necessità la maggioranza ha espresso positivo parere, evidenziando l'opportunità che la Regione abbia ad adottare, quanto prima, una normativa organica e globale - per quanto ovviamente le è consentito, perché al di sopra di ciò indubbiamente si imporrebbe una revisione dell'attuale normativa della cooperazione nel nostro Paese, che abbracci l'intero settore della cooperazione e dell'associazionismo, impegno di cui lo stesso Assessore regionale all'Agricoltura si è fatto carico. Tendeva e tende piuttosto ed evidentemente, a risollevare una situazione particolare, la cui precarietà affonda le sue radici in un passato ormai piuttosto remoto (dobbiamo riandare al '64-'65, anni in cui registrammo la fase paurosamente discendente delle nostre Cantine), in un settore nel quale il discorso cooperativo è pur sempre iniziato e le cui possibilità di sviluppo o di paralisi totale rimangono proprio legate a quanto si riuscirà a fare o a non fare per il settore medesimo.
Proprio dalle consultazioni è apparso chiaramente, e quasi unanimemente, che la necessità prioritaria ed urgente di intervenire per le Cantine Sociali emerge anche dalla considerazione che, se quella situazione non sarà sanata in tempo, si rischia di compromettere un discorso programmatico ed organico su tutta la cooperazione. E' stato proprio, pur tra altri fattori, per la mancanza di un concreto, o comunque non razionale interessamento dei pubblici poteri, che la situazione, a limiti fallimentari, cui oggi vogliamo porre concreto rimedio, si è potuta verificare.
Ci auguriamo a questo punto che l'Ente Regione sappia agire con molta più oculatezza, con molta più razionalità di quanto hanno fatto i pubblici poteri centrali in passato, che decida di concedere solo quando ci siano i presupposti perché un dato organismo possa manifestare appieno la propria funzione e la propria validità.
E' stata, altresì, opportunamente richiamata l'attenzione della Commissione, e con essa anche del Consiglio, sulla necessità di considerare che, a monte della problematica, esiste anche un fattore non sottovalutabile di natura psicologica, che è condizionante per un possibile sviluppo della solidarietà economica delle categorie produttive agricole.
Si deve, cioè, tentare di tagliare, anche sul piano psicologico, ci che di traumatico vi è stato nel campo delle Cantine Sociali, se non si vuol togliere la possibilità di sviluppo alla cooperazione anche in altri campi e settori, oltre quello in esame. Potrebbero esserne buoni testimoni quanti - e fra questi, se mi è consentito, vorrei citare chi vi parla hanno avuto in tutti questi anni motivo di portare avanti il discorso della cooperazione, incontrando e vincendo innumerevoli difficoltà, e soprattutto una, che considero di natura psicologica: ogni e qualsiasi iniziativa proposta, anche se esulante dal novero delle Cantine Sociali, ha trovato una quasi impossibilità di concretizzazione per la sfiducia cristallizzatasi nel corso degli anni. Uno stesso piano di risanamento proposto e accolto dagli istituti di credito nell'ormai lontano 1966, che presentava caratteristiche analoghe alla normativa del piano di risanamento che viene proposto, non ebbe possibilità di realizzazione proprio per il permanere di tale negativa situazione psicologica, che noi reputiamo si possa superare solo nella misura in cui, al di sopra e al di fuori di ogni considerazione finanziaria rapportata all'odierna contingenza, possa essere superato, ripeto, azzerando, o comunque mettendo le cantine anche finanziariamente nella situazione di sradicare quella negativa considerazione circa le esposizioni debitorie.
Questo è stato anche un preciso impegno dell'attuale Giunta Regionale nelle cui dichiarazioni programmatiche appare che per la viticoltura e previsto "un apposito intervento tendente a risanare le Cantine Sociali in crisi".
Nel corso del dibattito in Commissione da parte di alcuni membri di minoranza, si è voluto più volte sottolineare in forma critica la "settorialità" del provvedimento. Il problema così posto e le critiche così espresse non hanno effettiva sostenibilità, poiché, dal titolo stesso della proposta, "provvidenze straordinarie ed urgenti per il risanamento delle cantine sociali", appare chiaro che l'intendimento non era e non é, come ripetiamo, quello di voler fare una legge sulla cooperazione.
Ciò nonostante sono in essa riaffermati e difesi principi la cui validità va ben al di sopra dei particolari aspetti di intervento previsti per investire ed interessare l'istituto della cooperazione in generale e per iniziare, già con essa, un discorso selettivo e programmatorio sorretto da una rigida regolamentazione interna degli organismi cooperativi, anche nei suoi aspetti disciplinari, senza della quale si pu più propriamente parlare di una sorta di anarchia e non sicuramente di una seria cooperazione.
Per gli aspetti particolari, più che una ripetizione del testo degli articoli, già in possesso di ciascuno dei Consiglieri, riteniamo più utile evidenziare le differenze, frutto del meditato lavoro della Commissione che intercorrono tra il testo originario, posto all'esame dei commissari ed il testo, cui si accompagna la presente relazione.
All'art. 1 vi è il richiamo esplicito alle direttive C.E.E. e alla normativa contenuta nella legge 17 febbraio 1971, n. 127, definita "la piccola riforma della cooperazione", l'applicazione della quale viene resa interamente vincolante ed in particolare, per quanto previsto all'art. 2 di essa sui requisiti dei soci; all'art. 3 per i limiti delle "azioni o quote"; per la obbligatorietà dell'iscrizione nel "Registro prefettizio e nello schedario generale della cooperazione", di cui all'art. 4; per la delega di rappresentanza statuita all'art. 7 e per i "prestiti dei soci" di cui all'art. 12.
All'art. 2 si evidenzia che si tende non solo ad un mero aspetto di risanamento finanziario di ogni singola cantina ma anche e contemporaneamente ad un riassetto di ordine generale, donde risulti la trasformazione degli enti in società cooperative a responsabilità limitata l'obbligo da parte del socio del totale conferimento del prodotto l'adozione di un apposito "regolamento" contemplante adeguate penalità per gli inadempienti agli obblighi sociali; la regolarizzazione delle scritture e la predisposizione di un piano operativo di riassetto.
Perché se il tutto venisse limitato al cosiddetto risanamento finanziario, correremmo un serio pericolo e potremmo senz'altro ipotizzare che, nonostante quell'intervento, le cantine tra qualche anno potrebbero ritrovarsi nell'identica situazione in cui la stragrande maggioranza di esse purtroppo si trova. Se invece l'intervento, tendente a sanare la situazione finanziaria in essere, si aggiunge e si accompagna ai restanti interventi qui citati, allora quanto meno c'é la consapevolezza di gettare le premesse per una politica sanitaria di ordine generale.
All'art. 3 è stato accolto il suggerimento della minoranza e cioè che le misure per l'adeguamento strutturale debbano venire valutate in riferimento all'esistenza di un rapporto ottimale, tra capacità produttiva degli impianti, i conferimenti dei soci e la potenzialità produttiva della zona interessata.
E questo viene a concretizzare maggiormente i postulati di cui al precedente art. 2.
All'art. 4 su proposta della maggioranza, il comma a) prevede un maggior contributo in conto capitale per l'eliminazione delle passività onerose non assistite da concorso pubblico nel pagamento degli interessi portato al 60% e al 40% per quelle assistite da detto concorso. Si è anche convenuto sull'opportunità di aggiungere al disposto iniziale della suddetta lettera a) la facoltà, per le cantine, di chiedere, e per la Regione, di concedere, che i mutui, assistiti da concorso pubblico nel pagamento degli interessi, possano essere mantenuti, anche se ovviamente soprattutto nei casi in cui la pesantezza dei mutui è notevole, non bisogna lasciarsi trasportare dal fatto che un 3% oggi di interessi passivi è pressoché un regalo, ma ritenere valida l'opportunità di arrivare, ove è possibile, agli azzeramenti delle esposizioni debitorie per i motivi che abbiamo già evidenziato.
Con la formulazione di un art. 5, interamente nuovo, nel duplice intendimento di poter favorire da una parte e per qualche verso, anche le Cantine Sociali sane e, per altro verso, per conservare alla cooperazione strutture che, altrimenti, sarebbero cadute in mani estranee al settore agricolo, si è offerta una ulteriore possibilità per l'acquisto e l'uso in comune di stabilimenti e di impianti da cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria, al fine di conseguire una più razionale conduzione ed una maggiore efficienza produttiva. Anche in ciò ci è stato di ausilio l'apporto costruttivo della minoranza.
L'art. 6 è stato formulato ed aggiunto per prevedere che i contributi in conto capitale, di cui all'art. 4 lettera b) e dell'art. 5 possono venire erogati dalla Regione in unica soluzione, in quanto, trattandosi di eventuali acquisti di stabilimenti e impianti di cantine sociali in liquidazione coatta o volontaria, soprattutto per la coatta si rende giuridicamente impossibile il dilazionamento del pagamento dei beni acquisiti in sei annualità, come previsto dalla lettera a) dell'art. 4.
Per contro, dagli interventi originariamente previsti, sono state stralciate le provvidenze dei contributi annuali sulle spese di gestione e il concorso negli interessi dei prestiti contraibili dalle cantine sociali per la corresponsione di acconti annui ai soci produttori conferenti, in quanto per il primo intervento, oltre ad essere stato previsto nel bilancio in corso un apposito stanziamento a tal fine, rifinanziando una legge statale preesistente, l'Assessore all'Agricoltura si è impegnato di sottoporre alla Giunta Regionale l'opportunità di presentare un disegno di legge apposito per l'anno 1975 e anni successivi, mentre la seconda provvidenza è stata stralciata in quanto una legge in proposito esiste ed è operante o speriamo che lo possa essere non appena il Comitato interministeriale avrà concordato i tassi di interesse da applicarsi e gli accordi da prendersi con gli istituti esercenti il credito agrario. Non appena questo si verificherà saranno concedibili detti prestiti di conduzione alle cantine sociali anche per dare acconti ai soci.
All'art. 9 oltre alla garanzia sussidiaria del "Fondo interbancario", è stata contemplata anche la "garanzia fidejussoria" della Regione.
Sulla parte finanziaria del provvedimento proposto, in virtù della parziale riformulazione dell'articolato e dell'eliminazione di due interventi, come sopra meglio specificato e, nonostante l'apportato aumento del contributo Regionale concedibile per l'eliminazione delle passività onerose delle cantine sociali, lo stanziamento di L. 1.200.000.000 previsto per l'anno 1974 è sceso agli attuali 720.000.000.
Convinti di aver, con questa proposta di legge, potuto offrire la possibilità alle cantine sociali di un superamento di una situazione estremamente difficile e pericolosa e coscienti di aver, una volta ancora accettato, all'interno della Commissione il democratico confronto con la minoranza e alcuni validi apporti da essa forniti, pur dispiaciuti di non aver potuto raggiungere unanime accordo sul lavoro svolto, ci auguriamo che il Consiglio Regionale voglia dare il suo consenso al provvedimento. Se così sarà, si raggiungerà, non solo il fine di salvare, come primo traguardo le nostre cantine, ma di salvare anche, con esse, quella classe dirigente, amministratori e tecnici e quei soci veri, che, attraverso umiliazioni, sacrifici, rischi e difficoltà di ogni specie, sono venuti nonostante tutto, formandosi, per costituire oggi un patrimonio umano che non ci si può permettere di disperdere, e per ricreare effettiva fiducia quale presupposto indispensabile per ampliare e sviluppare il discorso e l'azione della da tutti auspicata cooperazione ed associazionismo.



PRESIDENTE

Sono iscritti a parlare i Consiglieri Berti, Ferraris, Gerini, Bianchi.
Siccome il Presidente della Giunta si dovrà allontanare per un incontro, ha chiesto di fare alcune dichiarazioni. Non vi sono difficoltà? Ha la parola il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

In relazione all'esame di questa legge, dichiaro che la Giunta accoglie il contenuto della stessa dandole però la caratteristica di una forma di intervento a carattere straordinario, rendendosi perfettamente conto che questa legge non è risolutiva, nel suo complesso, degli aspetti della cooperazione che la Regione Piemonte intende portare innanzi approfonditamente e responsabilmente anche per tenere fede a quelle che sono state le enunciazioni programmatiche della Giunta che ho l'onore e la responsabilità di presiedere.
Pertanto la Giunta considera questa legge con la caratteristica della particolarità e dell'urgenza e ne sollecita l'accoglimento da parte del Consiglio proprio perché sembra di poter affermare che attraverso la sua approvazione, attraverso all'intervento che sarà reso possibile dalla legge stessa, si mettono le basi per potere fare - arricchiti di tutte le esperienze che possono venire e che sono di già venute dalla maggioranza e dalla minoranza - in tempi relativamente brevi, un nuovo provvedimento legislativo che copra più ampiamente questa area della cooperazione. Siamo tutti convinti che il problema cooperativistico, in molti settori, ma in quello dell'agricoltura in modo particolare, costituisce, in un momento così delicato e grave come quello che attraversa l'agricoltura piemontese e non soltanto questa, ma tutta l'agricoltura italiana, un modo per uscire da una situazione veramente preoccupante.
Questo mi è parso opportuno anche perché, esaminata ieri la questione in Giunta si convenne di dare l'informazione al Consiglio Regionale che per settembre il problema di un ulteriore provvedimento legislativo - ripeto sulla piattaforma di tutte quelle che sono state le linee indicate fino a questo momento dalle varie componenti del Consiglio - sarà ripreso e portato innanzi rapidamente. Intanto attraverso ad un intervento che potrebbe di già venire in termini concreti, almeno come presunzione attraverso all'ESAP che è uno strumento che deve pure avere un riguardo a questo aspetto cooperativistico e se non sarà raggiungibile la situazione ottimale, si provvederà a fare uno strumento di carattere generale pregando di considerare quello di oggi come urgente e particolaristico per sanare una certa situazione, in definitiva per dare un certo modo di ripresa di fiducia da parte degli agricoltori piemontesi i quali, per la verità, sentono ancora poco (lo dico con infinito rispetto, ma è una verità che deve essere sottolineata) lo spirito e il senso della cooperazione anche perché sono stati bruciati, toccati da vicino duramente da esperienze che non hanno avuto il successo che si auguravano i loro promotori.
Fatta questa dichiarazione, la Giunta prega il Consiglio di volere prendere in considerazione la legge così come è stata presentata e di approvarla come la Giunta l'approva.



PRESIDENTE

Vorrei sapere dal Consiglio se ritiene di sentire prima le dichiarazioni dell' Assessore.



BERTI Antonio

Sono le uniche o ne farà ancora delle altre?



PRESIDENTE

Fatte le dichiarazioni del Presidente e dell'Assessore passiamo alla discussione e poi si vota.



BERTI Antonio

Scusi, ma le dichiarazioni successive devono esserci perché noi facciamo delle richieste.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Penso di averlo già anticipato.



BERTI Antonio

Questo sistema io non lo accetto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' stata una collaborazione che ho offerto al Consiglio.



BERTI Antonio

Ma non si può anticipare una risposta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una dichiarazione che la Giunta responsabilmente ha ritenuto di fare, non è un'anticipazione di risposta, semmai ci sarà una complementarietà di risposta.



PRESIDENTE

Adesso ha la parola l'Assessore Chiabrando e a seguito delle richieste che verranno formulate vedremo il programma dei lavori.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Ringrazio per avermi dato la parola. Forse non è la prassi esatta in quanto ha già parlato il Presidente, ma desidero, proprio in riferimento a quanto ha detto il Presidente, dare alcuni dettagli per chiarire come questo provvedimento si inquadra tra quelli già assunti e quelli che devono ancora esserlo, affinché il quadro sia completo.
Confermo che questo provvedimento è parziale, straordinario ed urgente non vuole risolvere tutti i problemi della cooperazione, vuole soltanto risolvere la situazione economica contingente delle cantine sociali risanandone i bilanci e assorbendo le cantine sociali in stato di liquidazione coatta.
Non sano stati risolti i problemi del futuro, strutturali organizzativi che riguardano non solo le cantine sociali ma tutta la cooperazione, i quali vengono affrontati nel seguente modo: per il 1974 possiamo dire che sono risolti in quanto tra le leggi che abbiamo approvato quest'anno (sulla zootecnia, ecc.) ed il bilancio, copriamo tutta la cooperazione per quanto riguarda ampliamenti, costruzioni, spese di gestione, mentre la conduzione è coperta dalla legge sul credito agrario.
Per il 1975 la situazione è leggermente diversa; per la zootecnia e la conduzione continueremo ad essere coperti, la legge zootecnica che opererà dal 1^ gennaio in poi prevede di finanziare tutte le forme cooperative zootecniche, quindi lattiero-casearie, carne ecc. perciò per tre anni siamo coperti, così come siamo coperti per il credito di conduzione. Saremo scoperti invece per le spese di costruzione e ristrutturazione delle altre cooperative non zootecniche (viticole, ortofrutticole e altre) e per le spese di gestione, abbiamo però in preparazione il disegno di legge sui miglioramenti fondiari che verrà a coprire anche questa parte.
Io ritengo che sul piano funzionale, organico, il quadro sia abbastanza chiaro e completo. Volevo aggiungere oggi a questo provvedimento straordinario di risanamento delle cantine, altri provvedimenti, vorrebbe dire lasciare scoperta l'altra cooperazione che dovremo comunque affrontare con un inutile spezzettamento di interventi.
La Giunta quindi esaminato ampiamente il problema, è del parere di approvare questo provvedimento, fermo restando l'impegno di completarlo per quelle caselle che resteranno vuote dopo che sarà stato varato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Il relatore ha voluto inizialmente porre la questione delle due leggi iscritte all'ordine del giorno e che non riescono ad essere discusse in Consiglio, essenzialmente sotto il profilo del rapporto esistente tra l'una e l'altra; quella sulle Cantine Sociali del Consigliere Menozzi e quella sulla cooperazione, del nostro Gruppo.
Io non entro nel merito del rapporto che invece esiste e che mi pare lo stesso oratore non neghi, ma ne faccio una questione di principio in quanto la Commissione si è arrogato il diritto di disattendere il programma di lavoro che la conferenza dei Capigruppo aveva stabilito. Formulando infatti il programma della sessione, i Capigruppo e l'Ufficio di Presidenza (presente il Presidente della Giunta avevano stabilito che per questa sessione, che si conclude oggi, dovevano andare in Consiglio tutte e due le leggi, quella sulle cantine sociali e quella sulla cooperazione, a nostro giudizio tutte e due urgenti ed importanti.
Io non voglio qui affermare che i tempi di lavoro molte volte non riescono a consentire l'esame di tutte le leggi, ma quando così fosse, la norma che deve presiedere alla nostra attività è che di queste difficoltà devono essere edotti i Capigruppo e l'Ufficio di Presidenza affinché ne prendano atto e decidano di stralciare la legge della sessione. Ciò non è avvenuto ed è per questo che io sostengo che arbitrariamente la maggioranza della Commissione ha rinviato l'esame della legge sulla cooperazione, fatto che deve essere denunciato anche perché non riesco a sottrarmi alla sensazione che il privilegio accordato alla legge cosiddetta Menozzi non esente da interessi politici che dipendono proprio dal tipo di attività che viene nella legge stessa contemplata.
Questa è la prima considerazione che volevo fare. Noi lo riteniamo un fatto abbastanza serio, anche perché c'è un rapporto con le cose che dirò.
Il provvedimento di legge che ci viene qui presentato non presenta organicità anche per le ammissioni che hanno voluto fare, quasi mettendo le mani avanti, il Presidente della Giunta e l'Assessore: essi affermano che si tratta di un provvedimento straordinario urgente che presenta alcuni vuoti che tuttavia saranno colmati ecc. Lo stesso Presidente della Commissione, relatore e presentatore di questa legge, pur riconoscendo che è stata preparata anche con il contributo delle minoranze, ha tenuto a mettere in evidenza l'importanza della legge sulla cooperazione. Da ogni parte si riconoscono che la legge sulle cantine sociali si muove entro limiti ben precisi di cui appunto l'intervento preventivo del Presidente della Giunta e dell'Assessore già ci hanno dato atto. Se si fosse riusciti a presentare una legge elaborata in forma più organica sin dall'inizio probabilmente noi non licenzieremmo oggi un documento che presenta tutti quei vuoti che invece ha, con le perplessità che suscita.
Per quanto riguarda l'esigenza di intervenire a favore delle cantine sociali e in generale di tutto il mondo dell'agricoltura non esistono dubbi, i dati di questi giorni testimoniano che il reddito contadino è aumentato in misura assolutamente irrilevante rispetto ad altri, ci conferma che la Regione Piemonte ha compiuto o sta per compiere delle scelte prioritarie dove l'agricoltura è posta al primo livello degli interventi. Questo dà una dimostrazione ulteriore che in direzione dell'agricoltura occorre continuare ad intervenire prioritariamente. Quindi sulla esigenza di intervenire con queste altre leggi, lo ripeto, nessun dubbio e del resto proprio noi comunisti nell'astigiano non abbiamo mancato negli anni scorsi di sollecitare interventi a favore delle cantine sociali.
Il fatto che il Consiglio Regionale arrivi con questa legge viene a colmare, forse in ritardo, un vuoto, perché noi vorremmo anche discutere di quanto sta a monte, delle passività delle cantine sociali e delle responsabilità politiche di coloro che, avendone le possibilità non sono intervenuti in tempo utile per impedire che si formino le passività che oggi vengono ricoperte è vero, con un intervento urgente straordinario, ma con tre miliardi, che non è una cifra indifferente. Noi siamo d'accordo di spendere questi ed altri soldi per l'agricoltura, lo abbiamo già detto, ma per produrre quei risultati, quelle innovazioni che non riproducono negli anni a venire le situazioni odierne.
Non sono mancati i provvedimenti in agricoltura negli anni passati, chi non ricorda il piano verde? In realtà abbiamo sempre dovuto prendere atto che però non hanno inciso in quei settori dell'agricoltura che noi consideriamo veramente prioritari, cioè quelli della piccola proprietà coltivatrice diretta che va sostenuta, orientata verso la costituzione di forme associative e cooperative per porla nella condizione ottimale di produrre a costi inferiori e di ottenere dei redditi superiori.
Se questa è una premessa accettabile, e credo che lo sia, il mio intervento che non sarà molto lungo, non entra nel merito e può avere addirittura un carattere pregiudiziale, la legge che viene presentata dice all'art. 1 che la Regione, riconosciuta la urgente necessità di promuovere il risanamento (su questo siamo d'accordo tutti) e di predisporre le condizioni per lo sviluppo delle Cantine Sociali, adotta una serie di provvedimenti che qui vengono riassunti.
A me pare di poter dire, che il contenuto dell'art. 1 non viene poi sviluppato nella legge, in quanto noi ritroviamo i fondi e alcuni considerazioni per il risanamento del passivo attuale, ma non ritroviamo gli interventi attraverso uno sviluppo ulteriore ed effettivo dell'associazionismo nel campo della viticoltura capaci di non riprodurre le situazioni attuali.
Il Presidente ha accennato alla situazione politica generale del Paese ma esaminiamola sotto il profilo economico: noi sappiamo che le categorie di lavoratori in difficoltà sono molte, prendiamo ad esempio i contadini gli artigiani, i piccoli commercianti, gente che lavora in proprio, che produce e che da questa produzione trae o dovrebbe trarre quanto è necessario per vivere, essi sono in serie difficoltà per la stretta creditizia, per la incapacità dello Stato di fare in modo che queste categorie così importanti e così numerose possano lavorare con la prospettiva di migliorare le proprie condizioni. Il reddito di questi lavoratori è tra i più bassi, anche rispetto a certe fasce delle categorie operaie.
Noi sosteniamo che la situazione è pesante per l'agricoltura, ma facciamo le debite proporzioni, perché ci sono settori della grande proprietà terriera che non sono invece in difficoltà, sono coloro che hanno sempre usufruito, per i meccanismi delle leggi sinora operanti, dei contributi dello Stato.
Tuttavia non possiamo non collocare questo intervento in un contesto in cui le esperienze non mancano. Il paragone che sto per fare non è immediato, ma rende l'idea. Le Regioni sono già intervenute per contrastare un provvedimento che il governo sta per varare e che riguarda il risanamento delle mutue. Su un punto ormai siamo d'accordo tutti: poiché è la terza o quarta volta che il governo interviene con miliardi per risanare i deficit degli ospedali, ma non accompagnando gli interventi con le iniziative, i vincoli e gli orientamenti necessari, in questo caso la riforma è necessaria per non riprodurre questi deficit. Noi puntualmente ci siamo ritrovati a denunciare il fatto che dopo un anno la situazione debitoria si è riprodotta e oggi ci si preoccupava di accompagnare il risanamento delle associazioni ospedaliere mutualistiche con il varo della riforma sanitaria affinché queste situazioni debitorie non si ripetano perché in fin dei conti sono soldi della collettività e devono essere spesi non con carattere di continuità. Credo che nessuna famiglia, nessuna azienda che abbia una situazione debitoria sborsi i soldi sapendo che il prossimo anno dovrà sborsarne altri perché la situazione sarà al punto di prima.
Ho fatto questi ragionamenti per dire che secondo me nel modo come è stata elaborata la legge, ci si è preoccupati essenzialmente del momento debitorio e non di produrre contemporaneamente nuovi orientamenti, e mi pare che la Giunta abbia sentito questo vuoto che non è un vuoto da niente da un punto di vista dei risultati prevedibili e del carattere che le leggi regionali, per comune ammissione, vogliamo che abbiano, cioè carattere organico. Abbiamo un esempio nella legge zootecnica licenziata un paio di mesi fa; a prescindere dalle forme gestionali sulle quali noi ci siamo astenuti noi stessi abbiamo detto che il meccanismo della legge si presentava in forma organica perché interveniva sulle strutture per porle in condizioni di produrre e livelli di reddito più elevato.
Questo è il tipo di intervento. Allora la pregiudiziale che io faccio a nome del mio Gruppo è questa: la legge, pur con la urgenza di essere licenziata, tuttavia deve essere emendata, cosa che può essere fatta in questa stessa seduta, alla luce di un gruppo di emendamenti che il nostro Gruppo ha presentato per tentare non dico di renderla completamente organica, ma quanto meno più vicina ad una certa organicità.
Io sottolineo per esempio che se è vero che all'art. 2 si pongono delle condizioni, però sono essenzialmente di carattere istituzionale; all'art. 3 si parla di piano di riassetto, cioè si introduce un elemento di piano, ma non mi convince perché "le misure idonee a creare e garantire un effettivo equilibrio finanziario" è un'affermazione che non dice niente "le misure per l'adeguamento strutturale aziendale interaziendale di una gestione efficiente", è un'affermazione di principio che non dice niente. Noi nella legge dobbiamo dire qual'è la dimensione ottimale, la condizione e il contesto in cui si colloca anche dal punto di vista produttivo della coltura della zona; sono queste le condizioni che dobbiamo dettare con la legge, affinché gli interventi che vanno a sanare i debiti producano contemporaneamente un meccanismo capace di non riprodurre il deficit. E io per esempio mi chiedo se alla luce delle leggi che abbiamo fatto, dell'ente di sviluppo agricolo per esempio e dell'esigenza di costituire piani di zona, abbiamo stabilito in modo efficace, scientifico, starei per dire non soltanto le dimensioni ottimali delle aziende, ma anche il tipo di coltura ottimale. Chi ci dice che a seguito dei piani zonali in agricoltura non si debba arrivare a trasformazioni di carattere colturale che siano più redditizie delle attuali. E non occorre forse, anche per quanto riguarda la definizione dei criteri ottimali per le cantine sociali, collocarle in un contesto che discenda proprio dal piano agricolo di zona, che si dica se in quella zona la coltura viticola è la migliore? O non bisogna invece invitare i coltivatori diretti a introdurre innovazioni e trasformazioni?



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Per lo più le abbandonano.



BERTI Antonio

Le abbandonano quando non interviene niente a indicare che cosa devono fare; si capisce che il coltivatore diretto che vive di quello quando vede in definitiva che non gli rende e non riesce a vivere abbandona la terra e va a lavorare in fabbrica se trova il posto. Ma se noi gli creiamo altre condizioni di lavoro, il contadino non ha bisogno di venire a chiedere il risanamento del debito, cosa che certamente non vorrebbe fare perché è abbastanza orgoglioso e capace di produrre da se senza interventi, ma nelle condizioni in cui è costretto a lavorare questo non gli è possibile.
E allora noi non manchiamo a una nostra funzione, non pecchiamo nel metterci a esaminare una legge che presenta dal punto di vista elaborativo dei grossi vuoti che oggi vengono riconosciuti e che sollevano delle perplessità. E lo dico con serenità, con franchezza, perché da una parte mi rendo conto che l'intervento deve pure essere fatto, ma non posso sottrarmi alla preoccupazione che nasce da un provvedimento che non crea le condizioni migliori e non posso che addebitare questo al tipo di legge che è stata presentata che se fosse stata diverse, più organica, ci avrebbe portato a dei risultati più efficienti. E che tipo di rapporto si stabilisce, per esempio, tra le innovazioni - questi piani di riassetto non meglio definiti con i piani agricoli di zona? Ci dovrà pure essere un rapporto. E' possibile elaborare piani di riassetto nel campo della viticoltura al di fuori dei piani agricoli zonali? In che misura stabiliamo questo rapporto oggi che interveniamo con provvedimenti straordinari e urgenti e, io mi auguro, estremamente efficaci? Questi sono interrogativi e considerazioni che mentre non negano l'urgenza di intervenire in questo settore, come abbiamo dimostrato in questi anni elaborando e discutendo leggi in agricoltura, invitano la Giunta a riconsiderare la dichiarazione che ha fatto per eventualmente introdurre quegli emendamenti nostri o altri che possano essere elaborati per migliorare, per quanto è possibile, la legge che stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, colleghi, le ragioni del nostro mancato assenso alla relazione del contrasto sulla impostazione della legge che stiamo discutendo, sono sostanzialmente state illustrate dal mio Capogruppo il quale ha qui con forza ripreso le argomentazioni che abbiamo portato avanti in Commissione in numerose e anche travagliate sedute, purtroppo in un confronto che si è svolto soltanto tra i Commissari del P.C.I. e i Commissari della D.C. nell'assenza - certamente giustificata - degli altri Gruppi, e con la indifferenza o comunque il distacco dell'Assessore competente il quale per l'occasione ci è sembrato che avesse delegato le sue attribuzioni al Presidente della VI Commissione.
Io ho dubitato per lungo tempo che la Giunta, non sapesse nulla di questa proposta di legge e sono convinto che è soltanto nel corso di questi ultimi giorni, forse di questa settimana, a cose compiute, che ne ha preso atto e che ha dato il suo assenso (ripetuto qui signorilmente dal Presidente) con tutte quelle cautele nell'accettazione delle critiche che sono venute. E questo è stato confermato, sia pure in un modo meno completo e meno organico, dall'Assessore; il Presidente ha dimostrato di avere una visione più completa della situazione perché non si tratta soltanto, caro Chiabrando, di alcuni vuoti da colmare, no, ma di riuscire a collocare questo problema nel suo giusto contesto, contesto che noi abbiamo ritenuto per una serie di ragioni, se volete di principio e di metodo - dovesse essere meglio e più adeguatamente collocato, affrontato e risolto nell'ambito di una legge generale sulla cooperazione per il risanamento di ciò che si trova in uno stato di dissesto e di fallimento, per non ripetere in peggio la prassi dello Stato, del Parlamento in relazione all'agricoltura e non soltanto all'agricoltura. Né abbiamo portato avanti questo duro scontro per una questione di principio, perché volevamo a tutti i costi anche se era nostro diritto come ha sottolineato il compagno Berti che non venisse disatteso l'impegno preso nella conferenza dei Capigruppo e dell'Ufficio di Presidenza e venisse discusso congiuntamente ad una nostra proposta di legge. Noi abbiamo condotto la nostra battaglia, che riprendiamo e portiamo avanti qui, perché consapevoli che è in quel quadro che avremmo trovato le soluzioni più giuste, più adeguate; si poteva, si doveva e si potrebbe ancora, ove vi fosse la volontà, elaborare un provvedimento di ampio respiro, non limitato alla distribuzione di agevolazioni e di incentivi (che pure sono indispensabili) attraverso norme, meccanismi particolari, in fatto di assistenza tecnica amministrativa, di ricerca di mercato, di servizi di marketing e di leasing. Non c'è il collega Consigliere Calleri, ex Presidente della Giunta, ma quando io ebbi a ricordargli il fallimento di quel suo piano concordato con il collega Menozzi allora nella sua veste di direttore della Coldiretti (veste che ha tuttora) il quale l'ha citato nel corso della sua relazione dicendo che, pur essendo un buon piano, è fallito, ebbene discutendo con il Consigliere Calleri questi riconosceva che non era quella la strada giusta e avanzava una proposta particolarmente interessante, cioè che la Regione o direttamente o attraverso l'ente di sviluppo assolvesse ad una vera funzione di leasing e ricuperasse quelle cantine sociali in corso di liquidazione coatta o volontaria, di cui dirò successivamente.
Si trattava di collocarle nel quadro di una fitta rete di strutture associative, secondo un piano da costruirci in collaborazione e con la partecipazione degli interessati e il più strettamente collegate ai piani zonali di sviluppo agricolo e quindi dimensionate a livello zonale interzonale, comprensoriale, regionale in funzione dei livelli qualitativi della produzione agricola ed a seconda del tipo di attività: cooperative di produzione, di servizio, di trasformazione e conservazione, di commercializzazione dei prodotti. Ognuna deve avere una sua dislocazione territoriale, una sua dimensione ottimale e questa era e resta l'unico modo di evitare gli errori del passato, cioè le cattedrali del deserto (tutti avrete presenti gli interventi che abbiamo dovuto fare per rimettere in sesto il centro di Cossagno e via di seguito) evitare la proliferazione di una miriade di organismi e quindi di strutture sotto-dimensionate e pertanto destinate ad incontrare, alle prime difficoltà, costi di gestione insostenibili e ad andare incontro a situazioni fallimentari di passività tali da determinare, come del resto è avvenuto nel campo delle cantine sociali, la disaffezione dei soci nei confronti della cooperazione, il suo abbandono e quindi le conclusioni ormai note: fallimenti, liquidazioni volontarie e più spesso coatte.
Insomma, la linea sulla quale ci siamo attestati era e resta fondamentalmente quella di giungere ad un provvedimento organico capace di assumere la cooperazione agricola come uno degli strumenti essenziali, per la realizzazione degli obiettivi che il piano regionale di sviluppo dovrà porsi per il settore agricolo, che sono poi quelli di creare le condizioni per la cosiddetta parità dei redditi fra i lavoratori delle campagne coltivatori, contadini e i lavoratori impegnati negli altri settori produttivi. Linea che a parole non è contestata da nessuno, anzi, è entrata a fare parte delle scelte programmatiche dello Statuto regionale e sulla quale, come ha ancora riconosciuto il Presidente nella sua dichiarazione fino ad oggi si è fatta poca strada da parte della maggioranza, o meglio della D.C. dal momento che il confronto l'abbiamo avuto soltanto con il gruppo della D.C. nell'assenza totale delle altre componenti del Consiglio.
Queste soltanto sono le ragioni vere della nostra ferma e tenace azione condotta in seno alla VI Commissione per ottenere un provvedimento di legge più organico ed a favore della cooperazione agricola in generale. Del resto in questo spirito e a questo fine che ci eravamo premuniti fin dall'aprile del '73 di presentare la nostra proposta di legge n. 83, la quale, seppure priva di eccessive pretese (io non voglio qui sostenere che attraverso tale proposta avremmo realizzato le cose che ho detto or ora) era in quel momento uno stimolo per giungere, come siamo giunti quasi sempre, ad un confronto e a costruire insieme, come poi abbiamo fatto per la zootecnia una legge organica che avesse quei contenuti che abbiamo espresso in Commissione e che stiamo esprimendo in questo momento, legge che indubbiamente non avrebbe potuto non avere alcuni articoli fondamentali di carattere straordinario riguardanti il problema specifico della ristrutturazione, del risanamento delle cantine sociali ed eventualmente di altre associative che avessero a trovarsi nella stessa situazione.
Per quanto riguarda il mio Partito e di conseguenza il nostro Gruppo consiliare non è mai esistita e non esiste nessuna sottovalutazione o scarsa sensibilità (del resto nessuno ci ha accusati di ciò, almeno fino adesso) verso il problema specifico del risanamento e della ristrutturazione delle cantine sociali. Si tratta di una battaglia che abbiamo condotto e conduciamo da lungo tempo, direi da sempre, o per lo meno dal 1966 con insistenza, con forza, in ogni sede, attraverso iniziative nelle assemblee elettive, alla costante ricerca di soluzioni unitarie. Anche in questo senso siamo riusciti a radunare tutte le forze politiche, almeno nella provincia di Asti, tutte le organizzazioni interessate a quel Comitato unitario per il risanamento e lo sviluppo della cooperazione che da un po' di tempo non opera più presso l'Amministrazione provinciale di Asti. Noi abbiamo ricercato tutte le intese, abbiamo portato avanti le nostre proposte senza rinunciare, come certamente ben ricordano i colleghi Menozzi e Visone, a denunciare le responsabilità politiche, gli errori compiuti dai pubblici poteri, dalle banche in particolare, senza rinunciare a denunciare le responsabilità di quegli uomini politici e anche religiosi che per demagogia, clientelismo, insipienza ed altro ancora si resero a suo tempo colpevoli di quella che è stata definita la Caporetto o la Waterloo delle cantine sociali piemontesi in particolare di quelle astigiane.
Non è certamente mia intenzione, almeno per ora, riprendere qui per esteso i termini di quella nostra giustificata e doverosa polemica, mi si consenta però di ricordare - e non al fine di ribadire denunce e responsabilità, ma proprio per evitare di ripetere gli errori del passato che se le cantine sociali, specie nell'astigiano, sono sorte a grappoli magari due o tre in un solo Comune, cinque o sei nell'arco di 4/5 Km. di distanza l'una dall'altra, con strutture ed impianti sottodimensionati, ci è dovuto al fatto che sono sorte dietro sollecitazioni e spinte le più diverse o in assenza di un qualsiasi piano o disegno non dico organico, ma coerente, conseguente a qualche punto di riferimento valido, quali ad esempio la potenzialità produttiva delle varie zone interessate, in rapporto valido se non ottimale fra capacità lavorativa degli impianti e conferimenti dei soci. Se le cantine sociali si sono costituite in società a responsabilità limitata (uno dei punti che vogliamo rimuovere con questa proposta di legge, sulla quale siamo d'accordo) questa forma di responsabilità non è stata scelta dai soci, ma è stata loro imposta dalle banche e fondamentalmente dalla Cassa di Risparmio che sono dirette amministrate da uomini della D.C. Le cantine sociali sono sorte quasi tutte con forti esposizioni bancarie perché i vari ministri dell'Agricoltura o i loro organi periferici (l'allora Ispettorato compartimentale dell'agricoltura, che pure approvava quei progetti senza preoccuparsi della dislocazione e della dimensione e che all'atto pratico lesinava i finanziamenti, per cui per un'opera progettata per 120 milioni veniva garantito un finanziamento di 80/100) non le hanno assistite con dei contributi statali e così hanno a gravare sulle gestioni delle passività che non avrebbero dovuto esistere? Questi gli errori di partenza, questi i primi e fondamentali motivi di sfasatura, sui quali col tempo vennero ad innestarsi responsabilità di carattere gestionale, dovute ad impreparazione e altro, ivi compresa la scarsa coscienza cooperativistica di molti soci e amministratori, ma anche difficoltà di carattere obiettivo, quali le ricorrenti crisi di mercato, la piaga della sofisticazione, i ripetuti danni ai raccolti provocati dalle grandinate, l'esodo, l'abbandono delle campagne, con forte riduzione delle superfici vitate; infine, l'assenza di una adeguata azione di coordinamento, di assistenza tecnica-amministrativa, per tacere del tutto sullo scandalo del dissesto e del fallimento della Consociazione Asti-Nord.
Credo che si completi in questo modo il quadro delle cause di questa Waterloo, o Caporetto se si preferisce, delle Cantine Sociali, così come è stata chiamata (una Waterloo senza la conseguenza di un esilio a Sant'Elena per i veri responsabili: se mai, una specie di isola d'Elba per tutti quei piccoli Napoleoni che avevano spadroneggiato in modo assoluto sulle Cantine Sociali e sui viticoltori ad esse associati).
A causa di questi errori, di queste ed altre cause e difficoltà, in parte di carattere soggettivo, in parte di carattere oggettivo, le novanta e più Cantine sociali del '62, le quali avevano una capienza pari a 2 milioni e 600-700 mila quintali, in pratica, quindi, pari a poco meno del 50% dell'intera produzione, un grosso patrimonio, si è ridotta a circa 70 e queste 70, se non erro, in base alla media che si conosce dai conferimenti, riescono a vinificare sul milione, il milione e 300 mila quintali di produzione.
Da questi dati emerge che, se il colpo è stato grosso - e lo è stato resta però ancora un patrimonio consistente, ed è appunto questo patrimonio che va salvato, che va risanato, e su questo non c'è quindi alcun problema.
Si tratta, però, di salvarlo nel modo giusto, nel modo più corretto. Non v'è dubbio che anche questa legge può concorrere a ciò, ma non vi è dubbio anche che la via che abbiamo scelto non è la migliore. Credo che delle varie possibilità tra cui ci era dato scegliere abbiamo optato proprio per la peggiore. Pur scartando, ammesso che sia definitivamente scartata, la scelta, sulla quale non starò qui ad insistere, almeno in questo discorso di collocare questo problema in una legge organica della cooperazione avevamo due altre vie.
Una era quella di un provvedimento finanziario, del resto già sollecitato in più occasioni, a sostegno di un progetto speciale discusso e concordato su linee di massima con le Cantine, con i loro amministratori la cui attuazione avrebbe portato, previa approvazione della Giunta e del Consiglio, essere affidata all'Ente di sviluppo agricolo. Per una scelta di questo tipo esiste già nell'Astigiano una montagna di studi, una montagna di ricerche, curati da quel Comitato unitario per la difesa della cooperazione, esistono studi e progetti curati dalla Camera di Commercio dal dott. Muliniello, dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e dal dott. Veniero, dal Ministero dell'Agricoltura, esistono ricerche dell'Ires, esiste un altro studio da parte di un ente di Alessandria.
E' quindi una soluzione su cui tutti concordano, che affronta radicalmente il problema del risanamento partendo dalla trasformazione statutaria, dall'azzeramento dei mutui, per arrivare a tutta un'altra serie di meccanismi intesi a creare le condizioni perché non si ripetano più i dissesti che abbiamo subito in passato e che soprattutto concludono tutti nello sviluppo e nel potenziamento del movimento nel senso di completare le strutture di base rappresentate dalle Cantine sociali attraverso l'integrazione verticale, cioè attraverso la costituzione di un centro pubblico, o cooperativo, o semplicemente cooperativo, fra le Cantine Sociali, per il confezionamento, la commercializzazione del prodotto, al fine di evitare che in questo settore si riproduca la situazione che già si va riproducendo della frantumazione dei piccoli impianti di imbottigliamento e dell'attività di commercializzazione che già incontra di nuovo situazioni di passività, di difficoltà, che si ribalteranno sicuramente, già si stanno ribaltando, sui costi di gestione, quindi sul riparto e quindi sul pagamento delle uve. Noi stessi abbiamo proposto più volte questa tesi, in questa sede, invitando la Giunta e l'allora Assessore Franzi, che oggi non vedo in aula, a valutare quegli studi, a prendere proprie determinazioni come Giunta e come Consiglio, così come dall'interno di quel Comitato avevamo più volte invitato l'Assessore ad intervenire (e per la verità, qualche fugace apparizione da parte dell'Assessore Franzi era stata fatta, ma poi le cose furono lasciate al punto in cui stavano).
Volendo lasciar da parte questa scelta, restava, a nostro avviso, e resta, un'altra alternativa: quella di approfittare almeno di questa proposta di legge per cercare di trasformarla, di completarla in modo forse non del tutto coerente con il titolo ma certo coerente con il contenuto con la proposizione dell'art. 1, che parla di risanamento e di sviluppo, o di base per lo sviluppo della cooperazione, avviandoci, sulla base della esperienza che già abbiamo acquisito per quanto concerne la zootecnia, a farla almeno diventare una legge organica per le Cantine sociali. Anche se non è certo la scelta che noi avremmo voluto, non è certo la scelta che preferiremmo. Si tratta, allora, di tener conto che, oltre al problema degli azzeramenti, c'è una serie di altri problemi.
Uno è quello dell'intervento sulle spese di gestione; l'Assessore dice: ma ci sono, a tal fine, 500 milioni a bilancio. A parte che lo stanziamento non è sorretto, come dovrebbe essere, da alcuna disposizione di legge, è indubbio che la cifra non è adeguata, e che, in ogni caso, bisognerà intervenire, e con legge, per i prossimi anni.
Ci sono, poi, i problemi che riguardano la stessa questione dell'invecchiamento: la 512 in materia è assolutamente inadeguata, sia per l'entità del contributo sia per l'entità complessiva degli stanziamenti.
Esiste inoltre un altro problema, quello degli acconti ai soci, che non viene affatto affrontato e risolto attraverso la legge sui prestiti di conduzione. E questo lo so per certo da parte delle Cantine e da parte degli stessi Istituti di credito. Del resto, se qualcuno si prenderà cura di controllare la situazione delle Cantine, troverà che anche alcune cantine tra quelle che vanno meglio si trovano in genere in un determinato periodo con parecchie decine di milioni (in un caso addirittura 160, se non vado errato) di esposizione a breve, cioè in conto corrente, al 17, 18, e 19%. La legge sul prestito di conduzione non può garantire su quelle cifre e sono quelle le cifre che gravano enormemente sulle spese di gestione e quindi sul riparto annuale fra i soci.
Così pure, esiste il problema di fondo, o terminale, che ho già citato della integrazione verticale della commercializzazione, che non è per nulla affrontato in questa proposta e che non è adeguatamente affrontato nelle altre leggi. Non si tratta di avere un pezzo in una legge e un pezzo nell'altro, ma di riuscire ad operare in modo organico almeno per quel settore, se vogliamo impedire la frantumazione da una parte o il gigantismo a cattedrale nel deserto dall'altra.
Mi sono già alquanto dilungato, e quindi non mi soffermerò più, come avrei voluto fare, su un esame analitico dei vari articoli attraverso il quale mi sarebbe stato assai facile dimostrare come nel testo, nonostante i miglioramenti apportati, esistano elementi di aleatorietà, di indeterminatezza, e quindi di incongruità, che a questo punto riesce difficile emendare od eliminare. Vorrei soltanto far osservare che, a parte la indeterminatezza di certe formulazioni, che pure già sono state in parte corrette, c'è da considerare il fatto che tutto è demandato alla Giunta, la quale fisserà le norme di attuazione, deciderà sulla validità dei piani.
Ora, se sempre abbiamo avuto delle perplessità, abbiamo chiesto garanzie in rapporto alla determinazione delle norme di attuazione delle leggi della Regione da parte della Giunta senza aver sentito la Commissione, oggi, dopo aver preso visione di quel malloppo verde, forse ancora non definitivo ma certo già diffuso, non possiamo più concedere alcun credito. Noi non possiamo accettare - e su questo argomento ci sarà un dibattito e saranno assunte tutte le iniziative opportune - che sia riservata alla Giunta, all'Assessore competente la decisione che tutte le provvidenze previste nelle leggi fino ad ora approvate per l'agricoltura non siano applicabili a quelle aziende che hanno soltanto 460 giornate lavorative. Questo vuol dire - lo dico per chi non lo sappia - escludere tutte le aziende di 10-15 ettari in pianura e tutte le aziende di 3-4 o anche 5 ettari nelle zone collinari, anche dove c'è un ettaro di vigneto e persino qualcosa di più: il che vuol dire escludere il 50 per cento dei contadini delle province di Asti, gran parte di quelli di Cuneo (la zona della Langa), e gran parte di quelli dell'Alessandrino. Si è praticamente distorto ogni principio previsto nelle leggi che abbiamo approvato. Non credo che l'Assessore abbia veste per fare ciò. Le perplessità di ieri sull'opportunità di lasciare mano libera alla Giunta sia per quanto riguarda la determinazione, la formazione delle norme di attuazione, sia per quanto riguarda il giudizio di validità e di approvazione sui piani diventano pertanto oggi enormi.
A questo punto, ferma restando la pregiudiziale già sviluppata dal mio Capogruppo, noi intendiamo ripresentare qui la linea sulla quale ci siamo nelle ultime battute attestati in Commissione che è quella di far diventare questa proposta di legge una proposta di legge per le Cantine sociali nel loro complesso, convinti appunto che l'azzeramento in sé e per sé non vuol dire ancora risanamento, ma che c'è tutto un insieme di altri interventi dall'assistenza tecnica, amministrativa e contabile ad una serie di altri fattori, che debbono concorrere a determinare quella situazione nuova che consentirà di evitare che si ripeta la situazione del passato. Perch vedete, si fa presto a risolvere un problema con un articolo di legge nei riguardi di coloro che non attuano il conferimento totale. Se non conferiscono totalmente è per scarso spirito cooperativistico? Probabilmente sì, ma anche per situazioni oggettive reali, per il fatto che, per quell'insieme di circostanze di cui abbiamo detto prima, spesso purtroppo la Cantina Sociale non riesce a realizzare la sua vera funzione spesso non riesce a conseguire o far conseguire al socio un prezzo di conferimento uguale, o un pochino superiore, a quello del mercato. E' di qui che comincia la disaffezione e l'abbandono. Lo spirito cooperativistico non si crea soltanto con gli articoli di legge ma con una serie di interventi, di norme che vadano almeno per un certo periodo a porre la Cantina nella condizione di realizzare in pieno, completamente, se stessa le sue funzioni.
Su questa linea insistono gli emendamenti che abbiamo già presentato.
Noi non abbiamo avuto molta fortuna in Commissione: ci auguriamo di trovarne di più in Consiglio e ci auguriamo di riuscire, così facendo, sia pure all'ultimo momento, non a stravolgere la legge presentata dai colleghi Menozzi, Franzi, Bertorello, Giletta, ma a far sì che, partita in un certo modo, questa legge si arricchisca di alcuni altri elementi, di alcune altre componenti definitive, per avviare, sia pure in questa soluzione subordinata, un discorso reale, completo, efficace per il risanamento, la ristrutturazione, lo sviluppo e il potenziamento della cooperazione nel settore vitivinicolo, nel settore della cooperazione enologica.



PRESIDENTE

E' ancora iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Dopo il suo intervento, proporrei una sospensione di una decina di minuti per consentire ai Capigruppo, all'Assessore all'Agricoltura ed al Presidente della VI Commissione di prendere in esame gli emendamenti che sono stati presentati.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Credo di dover dare innanzitutto qualche chiarimento sul comportamento del mio Gruppo nella discussione in Commissione e sulla sua presa di posizione di oggi in Consiglio.
La Commissione è stata investita di due proposte di legge. Essa, senza aver mai compiuto alcun atto positivo di discriminazione fra le due, di stralcio di una delle due, avviandosi a discutere questo problema ha ritenuto che esistesse (e questo fatto nessuno ce l'ha contestato nella discussione odierna) un problema più scottante, più bruciante, quindi più urgente ed anche di maggiore rilevanza quantitativa.
Sappiamo tutti perfettamente che nella realtà piemontese le Cantine Sociali costituiscono di gran lunga la maggior parte, se non la totalità dell'attività cooperativa, e sappiamo che, nell'ambito di questo settore quelle che hanno problemi o difficoltà forse costituiscono la maggioranza.
Il problema in concreto più scottante, più grave, e quindi politicamente più rilevante, in ordine alla cooperazione, era pertanto il problema delle Cantine Sociali, senza che con ciò si volesse dire che la cooperazione in generale non dovesse esser tenuta in conto e non dovesse essere affrontata con provvedimenti di natura più completa e più organica. Ci si dedic quindi all'esame di questo aspetto, che hanno in comune le due proposte di legge, in quanto anche la proposta di legge n. 83 contiene una serie di norme tendenti a risolvere questo problema, anzi, direi che per quella legge sono di gran lunga le più importanti, perché lo stesso Consigliere Ferraris - non ho difficoltà a dargliene atto - ha riconosciuto oggi che la legge aveva il merito principale di richiamare l'attenzione su questi problemi e porre alcuni accenti, e quindi era suscettibile di ampie rielaborazioni, e oggi lo sarebbe ancor di più alla luce delle esperienze fatte. Quindi, non è che si sia scartato un provvedimento di natura organica, che dava tutte le risposte, per sceglierne un altro monco e parziale: delle due proposte di legge si è scelto l'argomento che per una era quasi esclusivo, per l'altra era parte preponderante.
Se si confronta il testo letterale della proposta di legge, così come viene presentato in Consiglio, con le proposte iniziali, si vede che si è fatto un notevolissimo cammino. Si è affrontato dunque insieme questo settore, lavorando in unione, fondendo le esperienze e le indicazioni rielaborando i testi. Che il tempo, poi, abbia impedito di andare avanti ulteriormente sul problema della cooperazione in generale è un fatto che si è generato obiettivamente, senza che ci fossero dei disegni preordinati.
Direi quindi al collega Berti che non c'è stata alcuna scorrettezza volontaria: c'è stata solo una scelta vorrei dire politica, sulla quale sostanzialmente si conveniva e si conviene, e cioè quella di affrontare immediatamente ed intanto il problema più scottante, quello delle Cantine Sociali.
Questo provvedimento, oggi, nel corso della discussione, in qualche intervento, forse anche nello stesso intervento preoccupato del Presidente della Giunta e in quello dell'Assessore, viene collocato in una sua dimensione, che è quella reale: siamo tutti d'accordo sull'urgenza di questo provvedimento che è parziale, nel senso che non affronta e non risolve l'universo dei problemi della cooperazione, ma non è neanche meramente contingente, perché non credo sia giusta la logica di chi oggi si colloca nella posizione critica parlando esclusivamente di azzeramento. I limiti della legge sono poi anche i suoi pregi: l'incisività, il fatto di aver identificato oggettivamente un problema esistente affrontandolo in modo corretto, senza ignorarne i collegamenti e gli agganci che dovranno poi seguire. Questa proposta di legge, così come viene in aula, non propone un intervento finanziario per pagare dei debiti rinviando a dopo la decisione sul da farsi per la cooperazione. A mio modesto avviso - non so se poi i fatti che seguiranno potranno essere validi a questo fine questa proposta di legge tende a realizzare interamente, con l'art. 1 (forse la dizione letterale è un po' monca e lascia campo alla critica), "l'urgente necessità di promuovere il risanamento e di predisporre le condizioni per lo sviluppo delle Cantine Sociali "risanate" - questo bisognava dire.
Non si può certo affermare fondatamente che il disegno di legge non tenda ad assicurare lo sviluppo delle Cantine sociali risanate. Intanto, si richiedono una serie di condizioni di base, per fruire di queste provvidenze, che di per sé sono già condizione di risanamento e di vita ordinata, e cioè la forma societaria (la responsabilità limitata invece della illimitata, che ha dato luogo a tutti i fenomeni di deresponsabilizzazione invece che di responsabilizzazione o di timore e così via), l'impegno al conferimento totale. A titolo personale, anch'io per la fase intermedia, condivido qualche dubbio sulla rigorosità di questo impegno; ma non si possono muovere due accuse contemporaneamente alla proposta di legge: da un lato l'accusa di essere troppo rigoristica dall'altro di non essere ordinata a garantire lo sviluppo delle Cantine Sociali. Si ricavava poi, la regolare contabilità ed infine il piano di riassetto e di sviluppo.
L'art. 3 identifica anche queste condizioni: le misure idonee a creare e garantire un effettivo equilibrio finanziario; le misure per l'adeguamento strutturale, i problemi dell'organizzazione interna e delle dimensioni aziendali ed interaziendali per una gestione efficiente, con particolare riferimento (e qui è stato anche esplicitato - si poteva non esplicitarlo ma è stato esplicitato - il concetto che lo stesso Consigliere Ferraris, con la sua esperienza, suggeriva) dei rapporti fra la capacità degli impianti, i conferimenti dei soci e la potenzialità produttiva della zona, i programmi di fusione, incorporazione o di collegamento consortile tra le cantine sociali, nonché programmi di acquisizione degli impianti di Cantine Sociali in liquidazione coattiva o volontaria.
In sostanza, Consigliere Ferraris, la strada è proprio quella che tu indicavi come una delle possibili, anche se metodologicamente avviene un po' il contrario, e cioè quella di prendere contatto con le Cantine, fare uno studio, un progetto di risanamento, e in seguito fare la legge. Cioè c'è una legge che costituisce base, stimolo e riferimento di certezza perché i soci delle Cantine sociali sicuramente non ci concederebbero tanto credito da mettersi sulla strada di lavorare per un anno o due ai fini della formulazione di un progetto di risanamento senza avere per riferimento alcun dato obiettivo di una volontà legislativa che possa poi sovvenire per le soluzioni. Ecco che qui invece c'è un provvedimento di legge che costituisce la base perché si indichino le condizioni, si formulino i progetti e i piani di risanamento.
Mi sia consentito poi di dire che non credo ci sia da parte della Giunta una prevaricazione, ma l'esercizio delle sue funzioni, del suo potere, della sua responsabilità per scendere nel concreto e utilizzare tutti gli strumenti di cui dispone, tecnici e di apparato, affinché questo progetto sia formulato, e per dare, sulla base di questo progetto, per il quale già si richiedono alcune specificazioni e alcune altre richiederà nell'ambito discrezionale che è giusto consentire alla stessa Giunta perché si riveli come operativo, come avviabile, come realizzabile.
Questa è la via per il risanamento delle Cantine e per garantirne lo sviluppo. Quindi, si può dire che questo progetto di legge non prevede interventi diretti, immediati per tutte le Cantine, anche per quelle che non sono in difficoltà, che del resto sono poche, non provvede ancor più a tutti i problemi della cooperazione, ma in relazione alle situazioni patologiche o di difficoltà che sono assolutamente prevalenti non vede soltanto l'aspetto negativo dell'azzeramento, del pagamento dei debiti, del sollievo dei soci, dei viticultori, dalle angosce che li assillano, ma prevede in modo articolato, preciso e diffuso, anche proprio per il lavoro che in Commissione si è fatto in collaborazione con tutte le forze politiche, una prospettiva di sviluppo.
In ordine agli emendamenti, dichiaro che in linea di principio siamo sempre disponibili ad esaminare gli emendamenti per migliorare la legge.
Però, esprimerei già un dubbio, ad esempio: che la elevazione eccessiva delle percentuali di intervento costituisca un atto risanatore, perch invece di stimolare la responsabilità, la partecipazione non solo di soci amministratori delle Cantine Sociali, ma anche di tutti gli altri operatori che hanno delle responsabilità per aver sollecitato certe forme di indebitamento, ci apprestiamo a deresponsabilizzare quasi completamente queste persone, garantendo loro che ci sostituiamo nell'assunzione degli oneri, assolvendo tutti, oves et boves. Su questa strada mi muoverei molto più cautamente, senza lasciarmi prendere dal desiderio di suscitare l'applauso di coloro che sono lì pronti a ricevere.
Diverso è invece il discorso da farsi per le altre proposte che attengono al meccanismo della legge o alla qualità degli enti che devono intervenire, alla possibilità che l'Ente di sviluppo abbia anche una sua funzione nel guidare alla realizzazione dei programmi di risanamento e di sviluppo delle Cantine. Queste possono essere esaminate più agevolmente.
In sostanza, quindi, l'atteggiamento del nostro Gruppo è questo: riteniamo che l'urgenza, da tutti riconosciuta, ci imponga, cercando ulteriori integrazioni e miglioramenti che non ribaltino o non diluiscano il significato di questa proposta di legge, di arrivare alla sua approvazione, prendendo impegno che, con la ripresa autunnale dei nostri lavori, esaminata la legislazione fin qui realizzata in materia di zootecnia, dove già si fissano provvedimenti molto importanti per la cooperazione, ed utilizzando anche l'esperienza che verrà da questa legge perché probabilmente sorgeranno anche difficoltà di gestione, di soluzione all'atto pratico, che potranno anche farci comprendere la necessità di ulteriori modificazioni - rivedremo questa normativa. In sostanza, noi approvato questo provvedimento che non è frammentario non è disorganico, ma identifica e centra un problema assolutamente emergente, restiamo disponibili per una soluzione organica di tutta la questione della cooperazione.



PRESIDENTE

Più nessun Consigliere chiede di intervenire? Allora, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola il relatore. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao, relatore

Signor Presidente, desidero innanzitutto dare atto con compiacimento al Presidente della Giunta e all'Assessore all'Agricoltura delle responsabili dichiarazioni fatte all'inizio di questo dibattito, non solo per quanto attiene all'approvazione data a questa proposta di legge ma anche e soprattutto per l'impegno che si sono assunti di por mano, alla ripresa dei lavori in autunno, al discorso più ampio e globale, al quale tutti qui stamani abbiamo fatto riferimento, della cooperazione in quanto tale.
Respingo amichevolmente ma recisamente l'accusa del Consigliere Berti Capogruppo del Partito comunista, rivolta alla Commissione, e per essa al suo Presidente, di aver arbitrariamente disatteso i pronunciamenti della Conferenza dei Capigruppo. La Presidenza della Commissione e la Commissione tutta iniziarono i lavori prendendo in esame le due proposte di legge; poi si venne nella determinazione, come evidenziammo nella relazione, di dare la priorità alla 145, anche in rispondenza all'art. 6 del Regolamento, che recita: "Se all'ordine del giorno di una Commissione si trovano contemporaneamente proposte di legge identiche o vertenti su oggetto identico, o in concorso con i disegni di legge su identico oggetto l'esame, su richiesta unanime dei presentatori, dev'essere abbinato".
Questa richiesta ovviamente non c'è stata, questa unanimità non c'è stata e pertanto la Commissione ha agito tenendo conto dei suoi deliberati e dei pronunciamenti dei consultati, in considerazione del tempo brevissimo che ci rimaneva e del carattere prioritario che era stato riconosciuto alla 145, a mio avviso operando con correttezza, senza usare scortesia o compiere atto politico lesivo nei confronti dei componenti la Conferenza dei Capigruppo.
Il collega Berti ha altresì osservato che nell'Astigiano hanno sempre sollecitato l'intervento a favore delle Cantine, ma che invocavano allora tali interventi e li appoggiano oggi, quando sono programmati. Ricordo che nella relazione è stato precisato che l'intervento in discussione, pur limitandosi ad un settore, è inserito in un contesto di natura programmatoria. Come ha testè sostenuto il collega Bianchi, si tratta di un provvedimento che punta non ad un intervento monocorde, l'azzeramento delle esposizioni debitorie, ma che abbraccia un contesto di interventi che fanno della proposta una proposta razionale, una proposta che presuppone il conseguimento e il consolidamento di principi che - ripeto quel che già dissi - investono tutto il settore della cooperazione in generale, perch rappresentano i capisaldi della cooperazione medesima.
Sempre il collega Berti ha fatto un paragone con il risanamento delle mutue, reso necessario dalla mancanza di orientamenti, osservando che soltanto attraverso la riforma sanitaria si potrà ovviare alle disfunzioni del passato. Penso che il parallelo non regga, in quanto gli orientamenti in questa proposta sono chiaramente individuati dagli articoli 1, 2 e 3, e non sicuramente in forma generica ma in forma chiara, precisa e tassativa e che contengono in sé e per sé proprio dei caratteri riformatori.
Il collega Ferraris ha voluto accusare l'Assessore di essersi estraniato dal dibattito in Commissione, affidando praticamente a chi vi parla l'incarico di rappresentarlo. Non è stato così: se lo fosse stato, io avrei dovuto e dovrei ringraziare l'Assessore per aver accordato tanta fiducia al modesto Presidente della VI Commissione. E d'altronde, se è vero che l'Assessore non ha partecipato a tutte le riunioni della Commissione va detto che egli non ha mai mancato di essere presente nei momenti cruciali, nei momenti in cui la sua presenza si rendeva necessaria.
Riteniamo che sarebbe preferibile una normativa di ordine generale, ha soggiunto il collega Ferraris. Siccome io reputo che questo Consiglio si stia accingendo a varare una legge che, sia pur nei suoi limiti rappresenta comunque e pur sempre un fatto importantissimo, vorrei ricordare che egli stesso, il 31 maggio '71, quando eravamo quasi agli inizi del lavoro di quel fatidico Comitato per il risanamento delle Cantine (che non mi consta sia a tutt'oggi riuscito ad operare tale risanamento e se mai la situazione di allora è ulteriormente peggiorata), sostenne che il lavoro del Comitato poteva partire dal famoso piano dell'Asti Nord. Tu stesso, collega Ferraris, vieni a riconoscere che quel piano anch'esso non perfetto, e che non ebbe la possibilità di concretizzarsi, aveva una sua validità, dicendo che il Comitato doveva addirittura partire da quel piano per quanto può essere ancora ritenuto valido. Ebbene, ti dirò che nella 145 sono ripresi i contenuti di quel piano, sostanziati quel tanto che è necessario perché si giunga finalmente alla realizzazione degli scopi che si intendono conseguire. Aggiungevi altresì, in una delle successive riunioni, che i problemi sono due: a monte appare tutto un discorso di carattere generale che andrà fatto, ma a monte di tutto c'è il problema di come in questa situazione noi riconquistiamo la fiducia dei soci attorno ad un piano (e parlando di soci parlava di cantine) che è giusto chiamare di risanamento. E questo è un piano di risanamento. Si tratta, quindi, di compiere uno sforzo tutti insieme per conquistare la fiducia dei contadini sul risanamento delle Cantine.
Ora, - aggiungevi allora - noi dobbiamo vedere, cantina per cantina l'ammontare di questa passività fuori mutuo e vedere quali soluzioni indicare. La soluzione non può essere che il congelamento a zero interesse.
Poi ci sarà il discorso delle cantine che andranno chiuse. Nella 145 ripeto, non si fa solo il discorso dell'azzeramento degli interessi, motivo di quel piano che nel '66 non poté avere realizzazione, ma addirittura dell'azzeramento della esposizione debitoria. Non posso interloquire su quanto affermato circa il pronunciamento del conte Calleri perché, non essendo egli in sala, non sono facoltizzato a rendermi interprete del suo pensiero: debbo però affermare, per quanto mi compete, anche in riferimento alla mia posizione di allora, che è poi tuttora in effetti quella d'oggi che in quel piano c'erano le premesse per poter arrivare a qualcosa di concreto, e se l'avessimo fatto allora probabilmente non saremmo oggi qui a ripetere i discorsi pronunciati a quel tempo. Ma mi sia qui anche benevolmente consentito di affermare che l'estrema sfiducia degli associati e quella psicosi su cui ebbi a diffondermi e ad intrattenermi, nella lettura della mia relazione, e anche l'opposizione netta, manifesta del Partito comunista e della Alleanza dei Contadini, non favorirono certo la realizzazione di quel piano. E soprattutto, ripeto, il permanere della esposizione debitoria. Allora si parlava di azzeramento dei debiti, che rappresentava, nei confronti dei creditori - gli istituti bancari - una delle più grosse conquiste che si potessero conseguire, perché sino ad allora la storia bancaria italiana non aveva mai registrato il tramutarsi di una esposizione debitoria da breve a lungo termine cioè a trent'anni con l'azzeramento dei debiti e la sola restituzione del capitale.
Però, rimanevano quei debiti. E allora ecco che oggi si è ripreso ad operare, in quanto quella sfiducia è rimasta, per tentare, attraverso il risanamento radicale, anche sotto questo profilo, di poter portare a compimento oggi quello che non è stato possibile portare a compimento allora. Sulla validità di quel piano ebbe, sempre all'interno di quel Comitato, a pronunciarsi anche l'attuale Presidente regionale dell'Alleanza dei Contadini, allora deputato, l'on. Bo, il quale diceva che quel piano doveva essere ripreso per cercar di portare avanti il discorso con esso e intorno ad esso.
Questo è quanto mi premeva precisare. Ometto di fare altre osservazioni che mi ero appuntato perché il tempo stringe ed è in programma una sospensione di seduta.
Non ho nulla, ovviamente, da obiettare al collega Bianchi, le cui tesi collimano perfettamente con le mie. A conclusione, cosa osservo? Osservo agli amici che vedono benevolmente questa proposta, ed ai colleghi che la vedono meno benevolmente, che questa legge, comunque pur non essendo perfetta - perché reputo che neanche questa assemblea consiliare riuscirà mai a varare leggi perfette -, rappresenta indubbiamente un notevole passo avanti da quell'anno '66 in cui si arenò tutto con quel piano e serve soprattutto per poter superare certi sterili dibattiti, sostanziati solo ed esclusivamente di parole e parole, per uscire una volta tanto con un provvedimento che nella sua concretezza possa segnare l'inizio del risanamento, presupposto non solo per la salvezza oggi ma per il rilancio e il potenziamento delle Cantine sociali domani. Se questo faremo ne andrà indubbiamente merito al Consiglio ed anche alla Giunta.



PRESIDENTE

Come già preannunciato, convocherei i Capigruppo nella saletta, con il Presidente della Giunta, l'Assessore all'Agricoltura e il Presidente della Commissione VI, per un esame preliminare degli emendamenti proposti - dieci del Gruppo comunista e uno liberale - in modo da poter sveltire la relativa discussione.



(La seduta, sospesa alle ore 12,20, riprende alle 13)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che, essendo i Capigruppo, il Presidente della Giunta e l'Assessore tuttora impegnati nella definizione di alcuni particolari, che non è certo possa concludersi rapidamente, si è ritenuto opportuno rinviare la seduta. Il Consiglio è riconvocato pertanto per le 15,30 per l'esame dei vari articoli della legge.



(La seduta ha termine alle 13,05)



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