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Dettaglio seduta n.249 del 26/07/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame progetti di legge n. 92-106-179 sull'assistenza scolastica


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo gli Consiglieri: Benzi, Chiabrando, Conti, Curci Debenedetti, Fassino, Gerini, Giovana, Rossotto, Simonelli, Zanone.
Passiamo all'esame dei progetti di legge nn. 92-106-179 sull'assistenza scolastica.
Ha la parola la relatrice, la Consigliera Soldano.



SOLDANO Albertina, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in materia di assistenza scolastica, la III Commissione ha regolarmente provveduto ad esaminare le due proposte di legge n. 92 presentata dal Comune di Collegno e da altri Comuni, n. 106 presentata dal Gruppo consiliare comunista e infine il disegno di legge n. 179, analogamente presentato dalla Giunta Regionale.
Il testo che viene oggi presentato, in una stesura che ci auguriamo definitiva, al Consiglio, testo che è stato approvato a maggioranza nell'ambito della Commissione stessa, è stato steso in collaborazione con la Giunta Regionale e può globalmente essere considerato il risultato di un lavoro di ricerca, di confronto, di verifica sulla base di molteplici esperienze spesso complesse, attraverso le quali si è ritenuto di poter dare una risposta a certe urgenti necessità emergenti dalla realtà regionale.
Al fine di richiamare opportunamente ed entro termini giuridici esatti il quadro globale delle competenze attribuite alle Regioni, nell' ambito della relazione abbiamo ritenuto di dover citare testualmente l'art. 1 del D.P.R. 14/1/1972 n. 3, per approfondire il quale invito i singoli Consiglieri alla lettura dello stesso.
In effetti l'esame da noi svolto si è articolato nel rispetto di quanto contenuto in questo articolo, oltre che dei richiami ripetutamente emersi ed esaminati nell'ambito della Costituzione e dello Statuto regionale.
La relazione evidenzia inoltre l'aspetto giuridico-costituzionale della questione, anche secondo le ripetute interpretazioni presentate in varie occasioni dal Consiglio Regionale.
Ai fini di rendere più chiara la materia, mi sia comunque concesso ora qualche richiamo.
Il diritto allo studio sancito dalla Costituzione appartiene, in senso globale, alla competenza statale.
La Regione può, anzi deve collaborare in senso integrativo per il raggiungimento di tale obiettivo; non può tuttavia sostituirsi allo Stato il quale, fra l'altro (aspetto certamente non trascurabile) si riserva all'uopo i fondi necessari.
L'art. 117 della Costituzione riserva alla competenza regionale, tra le altre materie, l'assistenza scolastica. Tale concetto è ripreso dall'art. 4 del nostro Statuto, nonché da tutti i documenti elaborati dal Consiglio, in senso globale e sostanzialmente unitario, in modo da proiettarsi, in prospettiva, verso la graduale realizzazione del diritto allo studio.
Tuttavia occorre ribadire che le leggi statali vigenti, compreso l'art.
1 del D.P.R. 14/1/1972, n. 3, assegnano alla Regione l'assistenza scolastica sempre in senso tradizionale; forse da questa interpretazione provengono tutte le nostre difficoltà. Anzi, vorrei dire che in tutta l'elencazione dei servizi citati appunto nell'art. 1 del Decreto n. 3 soltanto in contraddizione quasi noi cogliamo la voce "trasporti" per tutti, indipendentemente da quello "stato di bisogno" che invece risulta ampiamente richiamato in tutte le altre occasioni.
Noi riteniamo che la distinzione tra diritto allo studio e assistenza scolastica è sostanzialmente artificiosa; anzi, risulta impossibile, nella sostanza, se applicata alla lettera, proprio perché diverrebbe deleteria per il soggetto, ossia per il ragazzo-alunno che è il vero protagonista del processo formativo.
Occorre dunque stimolare tutte le componenti interessate al complesso problema, al fine di coordinarne l'attività evitando, da un lato, un inutile dispendio di energie, comprese quelle finanziarie, dall'altro la frammentarietà delle iniziative e particolarmente eventuali, pericolosi squilibri nello svolgimento dei processi educativi e formativi proprio per le evidenti, dannose conseguenze per il ragazzo stesso.
In sintesi, prendiamo atto che tutto ciò che è "scuola" intesa come attività formativo-culturale, è di competenza statale, mentre ciò che è "assistenza" in riferimento allo stato di bisogno è di competenza regionale; però i due elementi "scuola-assistenza" devono integrarsi a vicenda, avendo come interlocutori e collaboratori gli Enti locali Comuni, Consorzi di Comuni e Province - e coinvolgendo altresì, in una precisa assunzione di responsabilità e di sensibilizzazione, le forze sociali, i genitori - i quali sono per diritto-dovere i più direttamente interessati all' educazione e alla formazione dei figli - nonché, a livello di scuola secondaria superiore, gli studenti quali protagonisti e compartecipi della gestione della scuola stessa.
Non a caso - mi sia permesso ancora questo richiamo - il Consiglio Regionale, quando espresse il proprio parere sullo schema di decreto delegato relativo al trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative stabilite in materia di "Assistenza scolastica e Musei e Biblioteche di Enti locali", definì assistenza scolastica qualunque iniziativa intesa a produrre il decondizionamento economico, territoriale socio-culturale, fisico, psicologico e pedagogico, al fide di recuperare o prevenire il disadattamento e l'emarginazione rispetto ai processi formativo-educativi scolastici. E, in particolare, considerò assistenza scolastica ogni iniziativa di promozione dello sviluppo della persona umana, in connessione o per rapporto ai processi formativo-educativi scolastici.
E' doveroso evidenziare, nelle due proposte di legge regionale n. 92 e n. 106, alcuni aspetti significativi. Anzitutto in entrambe le proposte è chiaro il concetto di assistenza scolastica come affermazione del diritto allo studio secondo i criteri che ho appena richiamati, anche se con sfumature diverse nell'interpretazione. Inoltre entrambe le proposte di legge affermano il principio della delega dell'intera materia dalla Regione ai Comuni, in base all'art. 118 della Costituzione.
In particolare, per quanto concerne la proposta n. 92 presentata dal Comune di Collegno e da altri Comuni, noi sottolineiamo la sensibilità dimostrata dai presentatori, sulla scorta di una lunga, sofferta esperienza amministrativa, sino ad affermare tangibilmente il superamento del tradizionale concetto di "assistenza scolastica" per evidenziare invece il riconoscimento inderogabile del "diritto allo studio" dalla scuola materna alla scuola dell'obbligo, alla scuola secondaria di secondo grado.
Inoltre emerge, sia dalla proposta, sia dalla relazione illustrativa una chiara volontà politica di contribuire alla soluzione del problema affrontato ed è, questa, un'espressione evidenti compartecipazione alla vita ed ai problemi della comunità, tra gli quali quello formativo educativo indubbiamente il più delicato e difficile da affrontare. Nel contempo, si coglie un'evidente volontà di assunzione di responsabilità diretta da parte degli Enti locali, i quali, nell'ambito e nell'esercizio delle loro autonomie, possono diventare nuclei propulsori di tutta la comunità regionale.
E' infine da sottolineare lo sforzo finanziario sostenuto negli ultimi anni dai Comuni della cintura torinese per affrontare concretamente i gravi problemi connessi con il rapido incremento demografico, correlato con veloci, quasi incontrollabili trasformazioni di tipo socio-economico.
Relativamente alla proposta di legge regionale n. 106 presentata dal Gruppo comunista di questo Consiglio, in confronto con la n. 92 si evidenzia anzitutto una maggior organicità e completezza, derivante forse da uno specifico, ulteriore approfondimento giuridico- tecnico, nonché da una chiara impostazione politica degli argomenti trattati; inoltre vi si coglie una precisa volontà di unificazione della complessa materia.
E' pure doveroso cogliere, nella stessa proposta di legge, nonché nella relazione illustrativa, l'importanza attribuita ai problemi formativi e pedagogico-didattici nell'ambito dello sviluppo socio-economico del Piemonte. La scuola, in particolare, viene presentata come fruizione sociale di servizi, con specifico riferimento ai metodi, ai contenuti, alle attrezzature - ivi compresa l'edilizia scolastica - alla refezione, ai trasporti, ai libri ed al materiale didattico di ogni tipo.
Inoltre è puntualizzata la necessità di una precisa previsione dell'arco della scuola dell'obbligo (con specifico riferimento alla piena attuazione dello spirito informatore e dei contenuti della legge istitutiva della scuola media n. 1859 del 3112.1962) in correlazione con l'esigenza indilazionabile della riforma della scuola secondaria superiore, nonché con l'urgente prolungamento della scuola dell'obbligo ai 16 anni di età.
Analogamente è da sottolineare l'estensione di alcuni benefici ai lavoratori, con specifico riferimento alla giusta possibilità di conseguimento della licenza media, ai fini promozionali in senso umano e culturale, oltre che tecnico-professionale.
Tuttavia è doveroso precisare che la III Commissione ha ritenuto opportuno, all'unanimità, che si stabilisse prioritariamente l'entità dell'impegno finanziario a livello di scuola per l'infanzia e scuola dell'obbligo, al fine di garantire, per la scuola materna, la facilità di accesso ai piccoli alunni e, per la scuola dell'obbligo, il criterio essenziale della gratuità accanto a quello dell'obbligatorietà.
Quindi si è concordato che gli interventi a favore degli alunni frequentanti la scuola secondaria di secondo grado, pure importanti, in attesa di una nuova normativa da parte dello Stato, sia per quanto riguarda l'auspicata riforma della scuola secondaria superiore, sia per ciò che si riferisce al prolungamento dell'obbligo scolastico, possano ancora essere effettuati, almeno per un anno, secondo il criterio tradizionale, purch sia assicurato, da parte della Regione, il potenziamento dei servizi con specifico riferimento ai trasporti e alle mense.
Pertanto in questa sede corre l'obbligo di precisare che gli argomenti in discussione sono da riferirsi, nell'ambito dell'assistenza scolastica esclusivamente agli alunni della scuola materna e a quelli della scuola dell'obbligo.
Passando quindi alla presentazione del testo che, elaborato dalla maggioranza della Commissione in collaborazione con la Giunta Regionale viene oggi portato in discussione, è da precisare che si tratta, in effetti, della prima proposta di legge di delega di funzioni amministrative offerta dalla Regione agli Enti locali, in base all'art. 118 della Costituzione e agli artt. 66 e 67 dello Statuto regionale , anche se limitata ad alcuni aspetti dell'assistenza scolastica e non estesa a tutta la complessa materia.
I motivi che hanno portato a tale scelta sono da precisare. Anzitutto devo richiamare la necessità di tenere presente l'intero quadro della situazione regionale per quanto concerne la realizzazione del "servizio sociale scolastico" che, per molti aspetti, è alquanto carente specialmente in certe zone economicamente depresse, anche perch caratterizzate dalla presenza di piccoli centri, spesso tra loro molto distanti, con conseguenti notevoli difficoltà di comunicazioni, cioè di trasporto. Tale servizio, in senso globale, non può essere delegato ai Comuni, i cui bilanci sono assai spesso oberati da gravi difficoltà.
In secondo luogo si è ritenuto di valorizzare i nuovi organi collegiali della scuola che, ai sensi della legge 30/7/1973, n. 477, dal prossimo anno scolastico dovranno assumere un ruolo insostituibile nei processi di autogestione, decentramento e partecipazione democratica alla vita della scuola, con l'apporto delle componenti ad essa più intimamente legate.
In terzo luogo si richiama l'opportunità di affidare al costituendo Distretto scolastico, nel rispetto dell'art. 7 della stessa legge 477 quale organo di programmazione scolastica, la realizzazione organica e globale dell'assistenza scolastica in senso promozionale a servizio del soggetto- alunno e, nel quadro dell'educazione permanente, a servizio delle stesse comunità locali, nel rispetto delle singole autonomie e competenze nonché della compartecipazione responsabile alla gestione del servizio sociale scolastico da parte di tutte le componenti ad esso interessate: Enti locali, personale della scuola, genitori degli alunni, organizzazioni sindacali, forze sociali.
Come quarto motivo di questa scelta mi permetto evidenziare il rispetto delle competenze, ai vari livelli, delle funzioni e dei compiti dell'Amministrazione statale.
Fatte tali precisazioni, è comunque altrettanto doveroso sottolineare che, da parte della maggioranza della Commissione, non si è voluto assolutamente limitare la sfera di intervento di taluni Comuni più sensibili o più solleciti nell'affrontare concretamente i problemi della realtà locale, quali sono i Comuni della cintura torinese, in quanto attivi protagonisti di processi di trasformazione socio-ambientale verificatisi in modo rapido, quasi travolgente; anzi si auspica fermamente che, salve le competenze dell'Amministrazione statale, i Comuni continuino ad integrare pur nei limiti imposti dalle possibilità dei rispettivi bilanci, ogni forma di iniziativa tesa alla graduale realizzazione del diritto allo studio.
D'altra parte, oggi occorre altresì prendere atto dei limiti entro i quali si articola il bilancio regionale, nel quale non sarebbe possibile aumentare lo stanziamento dei fondi da destinarsi all'assistenza scolastica.
Passando all'esame dettagliato del testo di legge proposto alla valutazione del Consiglio, mi permetto precisare ancora alcuni particolari.
Il testo è costituito da 15 articoli, il primo dei quali stabilisce le finalità degli interventi regionali a favore degli alunni della scuola materna e dell'obbligo, richiamandosi agli articoli della Costituzione e dello Statuto della Regione relativi alla materia in esame, nonché al D.P.R. del 14/1/1972 n. 3.
Il secondo articolo fissai criteri di delega dell'esercizio delle funzioni amministrative regionali ai Comuni ed ai Consorzi di Comuni per l'espletamento dei servizi di trasporto gratuito degli alunni e relativi oneri assicurativi per ogni tipo di scuola (scuola materna e scuola dell'obbligo), per la mensa e per altri interventi idonei a favorire la realizzazione della scuola a tempo pieno, limitatamente alla scuola dell'obbligo, nonché per l'assistenza sanitaria scolastica, ai sensi dell'art. 2 della legge 4.3,1958 n. 261 relativa ai Patronati scolastici.
Inoltre lo stesso articolo stabilisce la delega delle attribuzioni in ordine ai Patronati scolastici, nonché quelle relative alle casse scolastiche entro i limiti, per quanto riguarda queste ultime, stabilite al secondo comma dell'art. 4 del D.P.R. Il 3 del 14/1/1972.
L'articolo infine contiene un espresso richiamo all'espletamento dei servizi anche a favore degli alunni dei Convitti-Scuola montani.
L'art. 3 enuncia i criteri direttivi per l'esercizio della delega da parte dei Comuni e dei Consorzi di Comuni, sulla base di un piano analitico di interventi che corrisponda alle finalità enunciate nella legge.
Gli artt. 4 e 5 si riferiscono agli interventi di assistenza scolastica tramite le istituzioni scolastiche, con una doverosa distinzione al riguardo. Infatti l'art. 4 stabilisce di affidare ai Consigli di Distretto scolastico (a norma dell'art. 7 della legge 30/7/1973 n. 477) l'espletamento delle attività relative all'orientamento professionale ed all'assistenza sociale e medico psico-pedagogica con particolare riguardo al recupero degli alunni handicappati.
L'art. 5, a sua volta, enuclea l'erogazione di contributi ai Consigli di Istituto della Scuola media di primo grado per: la creazione o il potenziamento di biblioteche di istituto e di classe; la fornitura agli alunni dei libri di testo in prestito d'uso; l'acquisto ed il rinnovo dei sussidi compresi quelli audiovisivi, necessari per migliorare le condizioni di studio e di apprendimento e per sviluppare l'attività e la sperimentazione didattica.
Anche i Consigli di Istituto sono invitati a formulare un piano analitico degli interventi, in accordo con le Amministrazioni Comunali.
Tuttavia, fatte salve le competenze delle istituzioni scolastiche, si auspica che gradualmente, nell'ambito delle singole scuole, sia favorito l'uso collettivo delle biblioteche di istituto e di classe nello svolgimento dell'attività didattica e formativa, nei confronti del libro di testo tradizionale, soprattutto nell'ambito della graduale realizzazione della scuola a tempo pieno.
Per quanto concerne la fornitura dei libri di testo, si introduce comunque il criterio del prestito d'uso, al fine di realizzare qualche possibile, razionale economia sia nell'ambito della scuola, sia nell'ambito della produzione libraria, che oggi diventa sempre più estesa e anche incontrollabile.
L'art. 6 stabilisce gli interventi erogati direttamente dalla Regione a favore degli alunni delle scuole materne statali e non statali autorizzate.
Tenendo conto della differenziazione pluralistica delle istituzioni in proposito, cui tuttavia fa riscontro in vari casi l'attività già svolta nell'ambito della scuola per l'infanzia da parte di alcuni Comuni, si prospetta la possibilità di accordi, in sede locale, tra le Scuole stesse ed i Comuni interessati, al fine di assicurare la razionale gestione dei servizi di mensa.
Gli artt. 7, 8 e 9 si riferiscono alla vigilanza rispettivamente sugli Enti delegati, sulle attività affidate alle istituzioni scolastiche e sulle Scuola materne.
L'art. 10 contempla l'eventualità della revoca delle funzioni delegate.
Gli artt. 11 e 12 fissano rispettivamente la determinazione della spesa, nonché i criteri di ripartizione e la copertura della spesa stessa.
L'art. 13 imparte disposizioni transitorie in quanto, sino a quando non saranno costituì ti i nuovi organi collegiali della scuola ai sensi della legge 30/7/73, n. 477, i servizi previsti dagli artt. 4 e 5 saranno assegnati transitoriamente alle Casse scolastiche o ai Legali rappresentanti delle scuole non statali, fatta salva l'osservanza delle stesse prescrizioni contenute negli artt. 4 e 5 per gli organi collegiali.
Per ragioni di coerenza e correttezza giuridico-amministrativa, l'art.
14 stabilisce l'abrogazione della legge regionale 9 aprile 1974, n. 11, che assegnava i contributi agli alunni delle Scuole medie per l'acquisto dei libri di testo relativamente all'anno scolastico 1973/'74.
L'art. 15 stabilisce infine i criteri di entrata in vigore della legge.
Avviandomi alla conclusione, ritengo sia mio dovere evidenziare che il testo di legge che alleghiamo alla relazione, testo approvato a maggioranza nell'ambito della Commissione, dal punto di vista giuridico e tecnico è stato perfezionato con il contributo collegiale di tutti i componenti la Commissione stessa e particolarmente dai membri rappresentanti il Gruppo comunista che tuttavia, per ragioni che ritengo di poter definire di ordine politico-amministrativo, hanno espresso parere globalmente negativo nei confronti del testo stesso.
E' altresì doveroso sottolineare l'apporto recato all'approfondimento dei problemi connessi con l'assistenza scolastica da parte di Amministrazioni Comunali e Provinciali, Enti, associazioni ed organizzazioni sindacali nell'ambito delle consultazioni effettuate, a norma dello Statuto regionale, dalla Commissione.
Il lavoro svolto è pertanto da considerarsi globalmente positivo, anche se, in questo periodo di transizione, i processi di maturazione e di promozione in atto della nostra realtà regionale, in modo assai differenziato da zona a zona, possono non aver ancora trovato una soluzione del tutto soddisfacente.
La proposta che la maggioranza della Commissione, in collaborazione con la Giunta Regionale, presenta al Consiglio, può comunque essere considerata un onorevole compromesso, mentre offre una garanzia di correttezza reciproca nei rapporti fra le varie componenti interessate al complesso problema dell'assistenza scolastica, intesa come graduale realizzazione del diritto allo studio: dalla Regione ai Comuni, alle Province, alle forze sociali, alle varie realtà delle istituzioni scolastiche, considerate nel loro articolato pluralismo e nel rispetto del loro ruolo insostituibile per la formazione dell'uomo e del cittadino.



PRESIDENTE

Ringraziamo la prof.ssa Soldano e passiamo alla discussione del disegno di legge.
Vorrei sapere chi si iscrive a parlare: Revelli, Calsolaro, Gandolfi.
La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione della signorina Soldano ha riferito dettagliatamente sull'ordine dei lavori della Commissione, sul dibattito che vi è stato all'interno della stessa e credo che in qualche misura, anche se non completamente, rifletta e accolga, pur nella differenza delle posizioni, quello che è stato il dibattito molto più ampio che in questi due anni almeno siamo andati conducendo sia in Consiglio, sia nel rapporto con gli Enti locali preposto a tutt'oggi all'assistenza scolastica e soprattutto nel confronto con la società, con le sue varie espressioni ed in primo luogo con le organizzazioni dei lavoratori.
Io non mi dilungherò molto, ma per ribadire la nostra posizione e far notare alcune differenziazioni che si sono prodotte in questi ultimi mesi e che a nostro avviso segnano di nuovo una involuzione rispetto alle posizioni unitarie assunte dal Consiglio in più occasioni a cui far riferimento, a nome del mio Gruppo in primo luogo devo dire quali avrebbero dovuto essere le scelte di fondo che avrebbero dovuto caratterizzare questa legge che è stata definita importante non soltanto per la materia che tratta, ma anche perché è la prima legge di delega agli Enti locali e quindi anche rispetto all'impegno statutario, il modo di essere di vivere della Regione sia sul piano politico che amministrativo.
A nostro avviso la materia ha bisogno di una profonda riorganizzazione quella dell'assistenza scolastica, anche perché siamo ben consci che stando a quella che è oggi la posizione generale che è stata assunta dalla stragrande maggioranza delle forze politiche ed anche dalla D.C. in sede di dichiarazioni programmatiche in questa ed in altre Regioni, ed anche a livello nazionale, le preoccupazioni che si nutrono verso il complesso del mondo della scuola ed in particolare per quelli che sono i momenti essenziali della scuola materna, della scuola di primo grado, quella così detta dell'obbligo, ci fanno pensare che la proposta di legge che ha elaborato la Giunta non sia stata per lo meno un onorevole compromesso con le opposizioni o con altre forze politiche, ma sia stato un onorevole compromesso essenzialmente della DC con sé stessa, con le sue contraddizioni, anche se noi vogliamo cogliere tutti gli elementi positivi che sono venuti avanti.
Noi diciamo che la riorganizzazione della materia dell'assistenza scolastica che ci è stata trasferita (e non poteva essere altrimenti secondo non solo il dettato costituzionale, ma secondo le leggi vigenti quindi nei limiti e nei modi con cui fino ad oggi è stata gestita tutta la materia) doveva trovare, a nostro avviso, nell'ambito della Regione, come sta trovando in tutte le altre Regioni che sino ad oggi hanno approvato leggi in questo campo, al di fuori della nostra, una spinta in termini corretti sul piano giuridico come sul piano politico amministrativo al reale superamento dei limiti cui tradizionalmente si è espressa l'assistenza scolastica. E questo non per dire che l'assistenza scolastica la si trasforma immediatamente in diritto allo studio, che è certo materia più complessa e che deve vedere un'azione generale legata ad una politica di riforma e certamente non può fare da sola la Regione, ma alla quale la Regione può già dare le basi essenziali perché quella politica di riforma vada avanti più rapidamente e soprattutto non faccia temere sempre di dover cadere su un tessuto arretrato che non è pronto per accogliere queste riforme.
L'organicità della riorganizzazione della materia scolastica era il primo punto che avevamo posto con la nostra proposta di legge ed è anche il primo punto riconosciuto nella relazione oggi presentata, a nome della maggioranza, dalla signorina Soldano e che è divisa in due parti nette e separate; fino a pag. 10 era la relazione che la sig.na Soldano aveva preparato sul progetto di legge del Comune di Collegno, di altri Comuni e sul nostro progetto di legge e quindi a tutta quella eccezione in senso positivo perché, pur essendovi la difficoltà per la maggioranza di dover andare in Consiglio con una legge sull'opposizione, purtuttavia era già la sollecitazione a che quei problemi, come erano stati affrontati, venissero recepiti da una legge della Giunta E la seconda parte è indubbiamente corretta, ma riferisce e non può più, evidentemente per i limiti del testo approvato, addentrarsi nella discussione di principi e del merito.
Ebbene, dicevo l'organicità e la riorganizzazione sono il primo fatto.
Come si può riorganizzare? Intanto accorpando questa materia, vedendo tutte le interrelazioni che ci sono e che sono espresse nei vari capitoli del bilancio regionale; noi qui abbiamo dei profondi vuoti, delle grosse dimenticanze, abbiamo tutta una parte di materia che dipende da altri Assessorati, che però è certamente connessa a quella dell'assistenza scolastica, soprattutto per quanto riguarda la scuola dell'infanzia e quella dell'obbligo e che qui non viene neanche citata.
In secondo luogo - e mi riferisco al problema delle vacanze estive e invernali, a tutti gli interventi che sono di assistenza scolastica su scelte d'integrazione della scuola che già altre leggi dello Stato hanno fatto e a cui nei vecchi modi è stata estesa la tradizionale assistenza scolastica - deve essere caratterizzata dalla delega agli Enti locali. E qui il problema diventa più ampio, lo scoglio diventa più grosso, non è che ci si voglia nascondere anche da parte nostra dietro alcune difficoltà che la sig.na Soldano ha prospettato nella sua relazione e che d'altro canto abbiamo sempre onestamente riconosciuto cercando di dare un contributo rispetto anche alla struttura della nostra Regione, ma il fatto di individuare l'Ente locale in sé e quindi le sue aggregazioni a livello comprensoriale o a livello di consorzio anche minore come possono essere la scuola dell'obbligo, la scuola dell'infanzia, le Comunità montane, gli altri strumenti che la Regione ha già varato sulla base di leggi nazionali come il fulcro, il centro dell'organizzazione in tutta un'attività di accesso alle strutture scolastiche e di rapporto diretto tra scuola e comunità rappresentate essenzialmente dalla cellula fondamentale dello Stato (discorsi su cui hanno disquisito tutte le forze politiche in questo Consiglio in tutti questi anni) non può essere superato, saltato a pie pari giustificandolo non solo con le difficoltà che avrebbero taluni Enti locali di fronte a una delega completa, ma anche con il fatto di trarre spunto e motivo dai nuovi organi collegiali della scuola creati con la legge 477 sullo stato giuridico e coni relativi decreti delegati, traendo occasione per una valorizzazione della scuola, della sua autonomia, soprattutto in certi campi come quello della didattica che verrebbe compromessa dai Comuni.
A mio avviso questo denuncia un processo più ampio che è quello che si porta avanti all'interno del partito di maggioranza relativa e cioè di concepire in modo erroneo la stessa legge 477 e la stessa nuova organizzazione distrettuale, la stessa autonomia che si viene a creare all'interno della scuola con gli organi collegiali, intanto perch l'organizzazione distrettuale ci mette proprio di fronte, con tutti i limiti che possono avere queste leggi, questi decreti, a delle contraddizioni che stanno vivendo oggi le Amministrazioni locali soprattutto le più importanti gestite dalla DC; facciamo l'esempio che è sotto gli occhi di tutti, anche per chi viene dalla provincia come posso essere io: il Comune di Torino si e battuto per tanto tempo sui quartieri non si volevano fare i quartieri, si voleva suddividere la torta di un sistema di poteri in un certo modo; il distretto scolastico rende obbligatorio il quartiere per gestire a livello di scuola, in una struttura diversa e democratica, la programmazione della scuola. Di fronte a queste esigenze si vanno a costituirei quartieri, nel modo in cui sono stati costituiti. Ma al tempo stesso il distretto scolastico si colloca o a dimensione comprensoriale o subcomprensoriale all'interno di quelle che abbiamo già individuato grosso modo come le aree ecologiche, quindi i futuri comprensori e da una spinta, se e capito nel senso giusto come fatto di programmazione settoriale, perché ci sia una autorità politica superiore che riesca poi a recepire e a tradurre verso la Regione l'insieme della programmazione di vari altri settori. Allora perché andare da un rapporto diretto con le scuole? Certo non e cambiato nulla rispetto alla vecchia legislazione, ne nazionale, ne regionale, si continua nel vecchio modo, c'e un rapporto diretto Giunta-scuola che si chiamano oggi consigli di istituto, anche se il decreto delegato non e ancora stato pubblicato, ma indubbiamente sarà questa la dizione che assumeranno ormai, e si va a un rapporto diretto scavalcando i distretti, scavalcando le stesse attività che hanno i distretti preposti per legge alla programmazione delle scuole e quindi a recepire il fabbisogno, soprattutto nella scuola dell'obbligo e dell'infante zia rispetto alla globalità degli interventi.
A mio avviso quindi sono delle giustificazioni non valide.
Il terzo punto è proprio quello che la signorina ha distinto tra interventi di assistenza scolastica e interventi che invece riguardano l'assistenza scolastica sì ma che sono connessi alla didattica, E' ribadito da autorevoli autori cattolici, che sono poi responsabili della sezione scuola all'interno della DC, che non ci può essere scissione, soprattutto per la scuola materna e per la scuola dell'obbligo, in particolare per quella elementare così netta nel processo globale di formazione del bambino, Certo vanno garantiti l'autonomia ed il pluralismo dell'insegnamento, l'autonomia ed il pluralismo della funzione della didattica, ma bisogna anche vedere che il rapporto si stabilisca con l'esterno, cioè che non ci sia una frattura diretta nel modo in cui vengono portati avanti gli interventi E noi ci siamo trovati per esempio di fronte ad una legge della Giunta che proponeva di dare il trasporto e la mensa per tutta la scuola dell'obbligo, come ancora propone adesso, e non per la scuola materna, ai Comuni, senza alcuna preoccupazione per il mondo della scuola, di cosa può dire l'istituto , di che cosa può dire l'insegnante, di che cosa possono dire le forme nuove di gestione della scuola, quasi che questi fossero argomenti su cui il Comune può decidere da solo, senza innescarsi in un processo di partecipazione. Comune agisce, certo, nel rispetto della comunità e della partecipazione, ma agisce anche nel rispetto del momento specifico delle indicazioni che gli sono date da chi ha contatto con i ragazzi, li vede e li aiuta a formarsi ed e il responsabile diretto della loro formazione.
Per converso si dice che nella didattica non bisogna mettere il naso non bisogna che succeda niente, quasi che si presentasse il rischio di vedere che gli Assessori comunali vogliono diventare i direttori didattici o viceversa; non è questo il nostro principio, il fatto di dare la delega globalmente ai Comuni e vuol dire ancora oggi organizzare diversamente l'accesso alle strutture della scuola e alla parità degli alunni all'interno della stessa, vuol dire intervenire in modo che la scuola sia sollecitata ad assumersi quei compiti che sino ad oggi non si e assunta ad abbandonar.ne altri che non le competono riuscendo però ad inserirsi nel processo di partecipazione.
Quindi questo testo di legge e organizzato in un modo scolare, all'art.
2 si individuano alcuni servizi e li si delegano; all'art. 5 si vede il distretto scolastico in una funzione che non si capisce bene come potrà esercitare, non avendo mezzi, non avendo strutture e non tenendo conto di quell'apporto finanziario che la Regione gli potrebbe dare qualora dovesse svolgere queste funzioni, soprattutto (anche se nel merito il fatto di fornire biblioteche di classe e di potenziare gli strumenti collettivi didattici piuttosto che quelli individuali è un fatto che noi accettiamo) si viene a stabilire di nuovo un rapporto diretto scuola-Giunta Regionale che fa si che sia scorretto sotto due aspetti, in primo luogo perché le funzioni amministrative, la Regione nel suo modo generale d'essere continua ad esercitarle direttamente, in secondo luogo perché viene ad avere un rapporto diretto con la scuola che è anche un'indebita intromissione a livello centralizzato, una riproduzione del centralismo burocratico dello Stato rispetto all'autonomia della scuola.
Ma il problema di fondo resta politico, c'è una grossa questione e abbiamo avuto modo di accennarla in un chiarimento tra il mio Gruppo ed il Capogruppo D.C. avv. Bianchi all'interno della Commissione; e il terzo gradino che chiude ogni possibilità riguardo alla scuola materna. Intanto diciamo questo: la scuola materna in Italia non è esistita di fatto fino al 1958, quando passo un emendamento socialcomunista nel piano generale dei finanziamenti della scuola con esattamente due miliardi e 351 milioni destinati allora per costituire la scuola materna di Stato, dieci anni dopo è stata approvata una legge (causa di una crisi di Governo) la 444 che istituì la scuola materna statale. E qui vorrei che i D.C. facessero attenzione perché la stessa cosa è riproposta in questa legge, come costante ideologica: è durata dieci anni la disputa per sapere se nella scuola di Stato per l'infanzia dovevano esserci insegnanti maschili e femminili oppure solo insegnanti donne; quando la disputa venne risolta a favore del personale femminile insegnante e non insegnante, la scuola materna di Stato non venne istituita come avrebbe dovuto e per questo noi oggi continuiamo a criticarla ossia non rispondente al criterio enunciato nella relazione della signorina, cioè integrativa delle carenze dello Stato, no, lo Stato istituisce scuole materne (e questa è la linea che ha seguito il Provveditorato sino ad oggi) solo quando c'è una carenza del privato. Ma l'iniziativa privata e stata limitata, perché? Noi non vogliamo neanche definirla tale, l'iniziativa privata era limitata ad alcuni grandi centri era essenzialmente l'iniziativa di parrocchie nelle frazioni nei paesi più decentrati di ordini religiosi ecc.
Durante la crisi che si è verificata all'interno delle strutture della Chiesa e degli Enti morali, non c'è stata la capacità da parte degli operatori di arrivare a coprire quei compiti che lo Stato, contro la Costituzione, gli aveva riconosciuto, cioè non sono stati in grado di diffondere sufficientemente la scuola materna privata, per cui, sui due milioni circa neanche che la frequentano, abbiamo una maggioranza che frequenta la scuola materna privata, ma teniamo conto che una parte quasi uguale frequenta ormai, e in particolare in Regioni governate da noi (ma anche la Regione Lombardia e il Veneto, alcune zone del Piemonte dove le iniziative dei Comuni hanno dovuto sostituirsi al malgoverno dello Stato e all'incapacità degli stessi privati) le scuole di Stato.
E qui il criterio non è lo stesso? Qui il criterio è quello di dire noi diamo dei contributi alle scuole materne, poi però i Comuni sono venuti a dire che rispetto all'organizzazione dei servizi in certe situazioni (che sono state puntualizzate in modo non corretto e solo in riferimento alla cintura torinese della Provincia di Torino e di altre province come Novara Alessandria, Cuneo) i privati chiedono loro di fare questi servizi (ordini religiosi, parrocchie ecc.) altrimenti i bambini non si scolarizzano. E questo è importante anche se non è obbligatoria la scuola materna. Allora ecco che si concede qualcosa in questo senso dicendo diamo gli contributi alle scuole materne le quali, se vogliono, possono trasferirli ai Comuni perché facciano i servizi. E' di nuovo l'inverso del modo di amministrare del modo di essere della Regione, non è il Comune che dice all'Ente gestore o al Consiglio di Amministrazione di un asilo privato se non vuoi che organizziamo questo servizio eccoti i contributi, fattelo e se hai una mensa che funziona bene e vicino c'e un'altra scuola nostra facciamo la convenzione con te per poter dare da mangiare ai bambini, no, è il privato che va dall'Ente statale, cioè diventa un'integrazione da parte dei Comuni.
Ma così è stravolta la Costituzione ed è stravolto lo spirito del nostro Statuto.
Tenga conto, signor Presidente della Giunta, che noi non facciamo questioni di principio, perché sappiamo che ci sono dei timori, e fondati rispetto ad un laicismo sbagliato che e andato avanti in tutti questi anni sono questioni di principio, ma non solo per la scuola, bensì in relazione all'assetto generale del Paese. Il rapporto tra le forze politiche alla capacità di intenderci sui fini non sulle questioni di dettaglio o dei sistemi di potere, su cosa deve essere il nostro paese, sul modo originale di fare le riforme che in altri paesi la borghesia è stata in grado di fare. Sono le vostre paure, le paure dei singoli e del complesso del vostro Partito, che dice: se diamo questi contributi penalizziamo la nostra scuola. E' vero, l'Assessore Borando ci diceva ieri in Commissione che in Umbria hanno penalizzato. Andate a vedere quante sono le scuole, non statali, perché lo Stato segue la politica di integrare solo quello che manca, e male; è per questo che la 444, pur partendo da alcuni principi buoni, è fallita, perché è una scuola classista di Stato centralizzata mentre noi vogliamo una scuola pubblica obbligatoria per l'infanzia pagata dallo Stato, programmata dalle Regioni, gestita a livello comunale, con un'ampia partecipazione sociale che veda in primo luogo il rapporto scuola famiglia. Nel nostro progetto di legge riconosciamo il 50% della partecipazione direttamente alle famiglie per questa scuola che si deve collegare alla legge positiva varata per gli asili nido.
In Umbria hanno penalizzato dicevo. Non è vero, non è stato cosi, come non è stato così in Emilia e in Toscana e dobbiamo ribadire qua ad alta voce, ad onore di molte componenti del Partito DC, che è incomprensibile che un Governo di centro-sinistra rinvii la legge Toscana solo perchè c'è il signor Butini, industriale dei Patronati scolastici, che è stato influenzato dai socialisti a bocciare questa legge perché è l'uomo di Fanfani. E' scandaloso che succeda proprio in questo momento, ma non perch vengono penalizzate le scuole private, tanto è vero che se guardate gli emendamenti non solo tecnici signorina Soldano, che abbiamo apportato al testo che arriva oggi in aula, è addirittura specificata la possibilità di un migliore servizio qualitativo in un rapporto diverso tra Comuni, scuole private, scuole statali e società.
Le vostre paure sono queste. Ebbene, per quanto ci riguarda come PCI diciamo che sono destituite da ogni fondamento. Noi oggi, in questa circostanza, volendo lottare, muovendosi in senso unitario la stragrande maggioranza del movimento sindacale in cui ci siete anche voi, proponiamo una scuola della infanzia che finalmente in un Paese come l'Italia diventi obbligatoria, come scuola preparatoria, che abbia un carattere pubblico che rispetti tutte le componenti ed il pluralismo reale dell'insegnamento ed anche delle comunità educative; alcuni (e sono i meno sensibili) parlano di un pluralismo generale della scuola in senso diverso, richiamandosi ad altre nazioni. La cosa non ha fondamento perché è un sistema di potere diciamocelo chiaro.
Ma chi, se non lo Stato, il pubblico, la Regione, i Comuni è in grado di garantire il pluralismo? Su questo bisogna mettersi d'accordo; se pluralismo vuol dire Stato, privati e Comuni, è un pluralismo sbagliato, il pluralismo è all'Interno della Costituzione, dell'organizzazione statuale ci sono precise garanzie nella Costituzione sulla libertà di insegnamento ecc.. Ecco che allora per la scuola materna c'è un blocco, addirittura la mensa non può neanche essere organizzata.
Qui è il nodo politico e qui sono anche le difficoltà riconosciute dalle altre componenti della maggioranza rispetto ad atteggiamenti passati e qui ci si chiude e si va indietro rispetto alle cose che abbiamo sostenuto tutti insieme non per rivendicarle allo Stato, ma per spingere avanti l'ampliamento della riforma di tutta la scuola.
In questo senso noi non rendiamo un buon servizio. Si dice: niente compromesso, diamo due deleghe ai Comuni, il resto continua ad essere gestito come prima. La realtà è questa ma c'è l'incapacità della Regione e del Consiglio Regionale nella sua maggioranza di fare una legge di delega e che esprima completamente quella che è la materia. In agricoltura delegheremo e tutto il resto sarà visto in un altro modo; nella sanità delegheremo, piaccia o non piaccia, alla maggioranza e via discorrendo questo è inconcepibile, è un metodo non corretto.
C'è poi un giudizio di merito rispetto ad una parte della legge 477 che non è corretta in sé e per sé, e cioè non si è avuto il coraggio - l'ha detto il Consigliere Bianchi - di dare la delega agli Enti scolastici perché si vuole il rapporto diretto con le scuole.
Io ho i miei dubbi che possa passare questa legge, farà testo come un'interpretazione che darà il Governo a livello nazionale rispetto a tutta la struttura, al modo d'essere degli organi collegiali della scuola; se verrà approvata così com'è pregiudicherà in sé e per sé l'interpretazione globale di tutti i decreti delegati. Può darsi che io non mi sia spiegato che lei non sappia di che cosa io stia parlando avv. Oberto, voglio dire che si supereranno anche o distretti, che non andremo a delegare a questi anche se per noi non sono soggetti di delega, l'ha riconosciuto Bianchi allora si affida (è un criterio molto strano questo) la Regione vive...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Guardi che l'avv. Bianchi è un uomo di coraggio! !



REVELLI Francesco

Infatti ha detto: non accettiamo di dare la delega agli organi della scuola e neanche ai distretti perché la delega va data agli Enti locali quindi scegliamo la strada ambigua dell'affidamento. Ma di fatto viene smembrato l'insieme della materia.



BIANCHI Adriano

"Ambiguo" è il giudizio che aggiungi tu alla mia versione.



REVELLI Francesco

No no, in Commissione hai detto, presente anche Berti, "non accettiamo la delega".



BIANCHI Adriano

Tu hai detto "scegliamo la strada ambigua", "ambigua" è un giudizio che aggiungi tu alla mia versione.



REVELLI Francesco

Allora mi correggo, dico semplicemente che la delega secondo te va data agli Enti locali e non a queste strutture. In ogni modo noi avremmo preferito che vi fosse almeno il confronto con il distretto e non il confronto diretto con le scuole; vi saranno migliaia di scuole che manderanno le loro note all'Assessorato e anche qui dipenderà molto da cosa si vorrà fare, ma c'è un rapporto diretto che non è corretto, anche se saranno correttissimi la Giunta, l'Assessore, nessuno lo vuole mettere in dubbio. E' un modo di gestire il potere o di voler far diventare potere quello che dovrebbe essere servizio sociale.
In ultimo voglio aggiungere ancora un fatto: notiamo anche gli aspetti positivi, certamente, dopo questa critica, cioè notiamo che non si è andati molto più in là di quelli che erano gli inizi con cui questa legge è venuta, alcune modifiche importanti sono state apportate, ne prendiamo atto, non so se abbiate piena coscienza che avete accettato di dare i rapporti ai Comuni che poi gli negate nella delega, ad ogni modo questo è un fatto positivo per noi e dimostra che in fondo in fondo, anche all'interno della DC, non è più possibile non tener conto delle cose che sono andate avanti e del fatto che ci sarà una grossa battaglia, ci sarà un nuovo grosso confronto di tutta la società sui problemi della scuola dell'anno.
Noi invitiamo ancora - non per stare fermi sulla nostra posizione - a ripensare alle osservazioni di merito che abbiamo fatto, anche perch abbiamo visto alcune sfumature che sono venute avanti nello schieramento della maggioranza e abbiamo visto l'Assessore Gandolfi (che si è premurato questa volta di essere presente tra noi in un lavoro molto attivo) cambiare un pochino, riuscire a graduare la sua sicurezza di fronte alle nostre proposte. Ma ribadisco che un passo indietro, non tanto nell'erogazione del servizio quanto rispetto al dibattito globale, alla posizione essenziale che la Regione Piemonte aveva portato avanti insieme a tutti gli altri Assessori delle Regioni italiane in questi due anni, viene fatto e la pietra di paragone per noi è la legge del Veneto, organica, approvata dallo Stato, in cui lo Stato ha riconosciuto al Veneto (non gli ha potuto negare quello che vuole negare alla Regione Toscana, si vede che si stanno facendo differenze anche tra Regioni...).



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' alla Corte costituzionale la legge della Toscana!



REVELLI Francesco

La legge della Toscana, certo, ma la legge del Veneto tutto sommato dice le stesse cose.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Neanche la nostra legge sul personale e passata, mentre è passata quella del Veneto!



REVELLI Francesco

Mi permetta Presidente, non ci sono soltanto delle questioni di confronto tra maggioranza e opposizione, ci sono anche delle scelte ideali di cui ognuno è portatore e che si devono misurare sul terreno di chi afferma se siamo per il pluralismo, per il confronto, per la partecipazione oppure no. E' inutile, i Partiti ci sono, si confrontano ed elaborano, la DC sta elaborando molto sulla questione della scuola. Sono cose estremamente valide che qui però non sono recepite.
Quindi il termine di paragone per noi resta tra quello che ha fatto una Regione dove c'è la maggioranza assoluta DC e quello che fa una Regione invece dove ci si colloca in modo diverso.
E allora facciamo alcune considerazioni, ma non perché sia il clima che ce le fa fare, le facciamo sempre, con tono molto calmo e tranquillo, di confronto e di reciproca stima e che ci fanno dire che allora sono gli equilibri che contano di più, vi sono delle questioni che anche all'interno di maggioranze composite fanno fare certe battaglie ai repubblicani in un posto e altri in un altro, vi sono degli equilibri che sono voluti essenzialmente non da equilibri ideali di confronto. Io credo di poter dire, in modo non esclusivo (mi si scusi se ho insistito e ho toccato anche questo punto) che l'equilibrio, l'onorevole compromesso di cui ha parlato la signorina Soldano, non riguarda noi, Sino a questo momento nel merito abbiamo detto molte cose, molte cose le abbiamo anche viste accolte e daremo un giudizio di merito, articolo per articolo, nella discussione della legge, ma sia soprattutto un onorevole compromesso anche un pochino di potere tra le componenti della maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la legge sull'assistenza scolastica pone delle questioni di principio, delle questioni relative alla funzionalità delle strutture organizzative preposte all'attuazione degli interventi, pone soprattutto il problema di soggetti beneficiari, che sono gli allievi delle scuole materne e di quelle dell'obbligo e la stessa collettività.
Quali sono le questioni di principio? Sono innanzi tutto quelle che derivano dalle norme costituzionali, indicate agli artt. 1 e 2 della legge dalle norme del decreto di trasferimento delle funzioni, dalla legge 477 e dai decreti delegati.
Le norme costituzionali determinano quelle finalità degli interventi regionali previsti dall'art. 1 della legge e l'esercizio delle funzioni amministrative attraverso l'istituto della delega ai Comuni previsto dall'art. 2. Riteniamo in particolare di tutto rilievo il trasferimento ai Comuni ed ai loro Consorzi dei servizi per il trasporto alunni ed il servizio mensa.
Il trasporto alunni, in una regione prevalentemente montana come la nostra, ha sempre costituito uno dei problemi più gravi per gli Enti locali; la ripartizione delle spese (un terzo al Comune, un terzo alla Provincia, un terzo allo Stato) a causa dei criteri di determinazione dei costi portava in realtà al raddoppio delle spese degli Enti locali a fronte di un contributo dello Stato che non ha mai superato la misura effettiva di un sesto. Non solo, ma la mancanza di una legge organica che disciplinasse la materia, determinava anche una grave disparità di trattamento degli alunni nel senso che si verificavano ipotesi di trasporto completamente gratuito fino ad ipotesi di trasporto a titolo oneroso.
Il trasporto allievi realizzava ancora un'ulteriore disparità di trattamento tra gli allievi della scuola materna e della scuola elementare da una parte e gli allievi della scuola media per i quali soltanto il servizio era previsto dalla legge.
In questo modo, con la previsione cioè del trasporto gratuito per tutti gli alunni della fascia materna e dell'obbligo, si realizza l'effettiva parità di trattamento per tutti.
Lo stesso discorso vale per la mensa, il cui servizio, a mio avviso, va delegato ai Comuni anche relativamente alle scuole materne e non - come recita l'art. 2 - limitatamente alla scuola dell'obbligo. Ciò evidentemente non soltanto per una questione di principio - e cioè il conferimento generalizzato della delega agli Enti locali - ma per la funzionalità del servizio. Non vi è dubbio che i Comuni hanno strutture organizzative più idonee alla predisposizione del servizio, essi sono in grado di realizzare un collegamento di tipo consorziale con altri Comuni interessati, per esempio alla stessa scuola media, e possono provvedere ad un servizio che coinvolga più unità scolastiche con conseguente ed opportuna riduzione dei costi.
Ci rendiamo perfettamente ragione del fatto che esiste una pluralità di situazioni diverse nelle quali i Comuni sono chiamati ad operare così come nella stessa situazione i Comuni operano in modo difforme. Ma resta il fatto essenziale che vi sono dei Comuni i quali hanno portato avanti una politica dell'assistenza scolastica avanzata e responsabile, altri Comuni che hanno operato debolmente o con scarsa efficacia.
Mi sembra quindi che sia più giusto, anche alla luce dei principi, che pur sempre hanno un loro significato, oltre cioè alla luce di ciò che attualmente avviene, che ai Comuni possa essere conferita la delega anche per i servizi di mensa relativi alle scuole materne, sia pure con una duplice riserva a tutela tanto dell'autonomia dei Comuni, quanto delle stesse scuole materne per le quali mi sembra vi siano diffuse preoccupazioni da parte di forze politiche del nostro Consiglio: la prima riserva è data dall'ipotesi che il Comune non intenda o non possa (per ragioni che potrebbero essere, per esempio, di carattere organizzativo od economico) esercitare le funzioni delegate in materia; la seconda è che sia la stessa scuola materna a fare espressa richiesta di provvedere in proprio a gestirsi il servizio.
Mi sembra questo un modo del tutto corretto di impostare e di risolvere il problema, che non può lasciare dubbi sulla volontà del legislatore regionale ed ugualmente rispettoso delle autonomie locali.
Sappiamo benissimo che la stragrande maggioranza delle scuole materne sono private, ma sappiamo anche che esse svolgono un effettivo e reale servizio pubblico. La loro attività è sicuramente indirizzata a favore dei bambini che le frequentano e non mi pare di avere mai rilevato, nelle Amministrazioni comunali, almeno per quanto mi è dato di conoscere (e quindi relativamente alla Provincia di Torino) alcuna animosità verso tali istituzioni per motivi di antagonismo politico. Mi risulta invece esattamente il contrario: la costante presenza di rappresentanti delle Amministrazioni comunali dei Consigli di Amministrazione di queste istituzioni, gli contributi che gli Comuni con regolarità erogano ad esse l'interesse che la collettività porta alle giovanissime generazioni indipendentemente dalla natura giuridica della scuola materna che frequentano sono per noi motivi sufficienti per il conferimento della delega ai Comuni. Io stesso non mi rammarico, né mi vergogno di dire che mia figlia frequenta una scuola materna di un istituto religioso; ringrazio che ci sia, altrimenti mia figlia non potrebbe frequentare la scuola materna perché sarebbe in una lista di attesa di 500 nomi della più lontana scuola materna comunale. Questo per affermare chiaramente che il discorso che sto facendo è obiettivo e in quanto persona, ma soprattutto in quanto amministratore locale e Consigliere Regionale.
Ritorna poi il problema dei libri di testo, problema sul quale ci siamo intrattenuti in più di un'occasione e sul quale avevamo già fatto rilevare alcune perplessità che tuttavia non ci avevano impedito di dare il nostro voto favorevole, soprattutto nella prospettiva dell'imminente discussione della legge organica sull'assistenza scolastica.
Il programma economico nazionale prevede, nella formazione di base, il tempo pieno come occasione per introdurre una serie di meccanismi tali da trasformare radicalmente il funzionamento e le finalità dell'attuale scuola dell'obbligo, proponendo di regolamentare diversamente l'attuale sistema di assegnazione dei libri di testo di istituire biblioteche di lavoro per ridurre una eccessiva dipendenza dai libri di testo e di dotare le scuole di moderni strumenti che rendono più efficace e più attraente lo studio e in via sperimentale, di tecnologie più avanzate. Il progetto di piano propone altresì una revisione delle forme di intervento sul mercato dei libri di testo.
Ci eravamo posti la domanda se, dato l'impegno di spesa, non fosse possibile un'iniziativa diversa che contribuisse concretamente al miglioramento della situazione ed al rinnovamento del sistema scolastico con un processo di iniziative che tendessero a rimediare all'inadeguatezza della gestione nazionale e che portassero la Regione ad inserirsi programmaticamente nel vivo dei servizi per l'istruzione. Un'azione politica, in sostanza, che evitasse di disperdere le non illimitate risorse su iniziative di tamponamento improvvisate e saltuarie, di per sé buone, ma avulse da un obiettivo e da un disegno di programmazione e perci impossibilitate ad incidere realmente sul piano delle riforme strutturali.
La relazione della collega Consigliera Soldano, apprezzabile e largamente condivisibile, evidenza i problemi di una scuola moderna e democratica e la necessità di un rapporto più vivo con gli Enti locali, con le famiglie degli alunni, con le organizzazioni sindacali e con le forze sociali.
In questo senso appare estremamente opportuno che l'erogazione dei contributi in materia di libri avvenga dopo un'attenta valutazione del piano di interventi che i Consigli di istituto, secondo la legge, dovranno presentare alla Regione con il parere che i Comuni interessati alle scuole medie dell'obbligo riterranno di dovere esprimere. Ciò in quanto, se è vero che l'individuazione dei libri di testo da adottare attiene alla didattica e quindi all'autonomia della scuola, è altrettanto vero che l'adozione dei criteri meramente consumistici nel settore, anziché di criteri rivolti a privilegiare le biblioteche scolastiche e tutti quegli elementi di vita comunitaria rispetto alla fornitura dei libri singoli, è problema essenzialmente politico e non didattico, che attiene ad una politica di programmazione scolastica volta ad offrire un servizio sociale completo ai fini del decondizionamento sociale e dell'egualizzazione delle opportunità educative.
La Regione non può disinteressarsi delle possibilità di contenimento della spesa mediante misure che evitino ingiustificati margini di profitto da parte di produttori ed intermediari di libri di testo, del controllo dei costi di beni così importanti per l'adempimento dell'obbligo, né ridursi a semplice erogatrice di fondi. Così come la stessa istituzione dei distretti scolastici e dei Consigli di istituti - dei quali abbiamo già avuto occasione di discutere in Consiglio - ha un senso solo se la popolazione può sentirsi direttamente coinvolta nei suoi problemi, se si colloca in una prospettiva territoriale omogenea che coinvolga tutti i servizi sociali che interessano la collettività, se si propone come centro di iniziativa popolare e di autogestione democratica, di una serie di servizi collegati di natura educativa, culturale e sociale, come fattore decisivo di innovazione scolastica e non come attuazione puramente formalistica e burocratica di razionalizzazione del sistema.
Il lunghissimo iter della legge ha portato ad una formulazione che nelle sue linee generali può considerarsi positiva, pur con le riserve alle quali ho accennato prima e che mi hanno determinato alla presentazione di due emendamenti che a mio avviso ne migliorerebbero sicuramente le capacità e le possibilità operative. Lo scopo della legge non può che essere quello di favorire lo sviluppo delle iniziative dei poteri pubblici nell'interesse della collettività, incidere efficacemente sulle strutture per consentire la rimozione, come si dice appunto all'art. 1 della legge, di quegli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana ed il perseguimento dell'effettiva gratuita della scuola materna e dell'obbligo a garanzia dell'effettiva parità degli alunni.
Si tratta di un primo passo, che fa seguito a quanto, per lungo tempo e ancora oggi fanno, gli Enti locali territoriali, i Comuni e le Province sostituendosi costantemente all'inazione degli organi dello Stato ed i cui oneri devono essere oggi rilevati dalla Regione, con il conferimento delle deleghe per una più incisiva azione di intervento e di promozione; nel riconoscimento e nella sollecitazione verso i nuovi organi democratici di governo della scuola; nella collaborazione con tutte le rappresentanze sociali e politiche della collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, sono d'accordo con il collega Revelli che questa che ci accingiamo a votare è una legge importante, ma non tanto per la delega, (é indubbiamente la prima legge di delega, sia pure parziale, che facciamo agli Enti locali), ma piuttosto perch incidiamo su un terreno nel quale abbiamo ereditato dallo Stato una situazione in cui c'erano, sì, poteri di erogazione, ma i poteri amministrativi concreti di organizzazione di intervento erano molto limitati avendo a fronte una situazione disorganica di enti, istituzioni e punti di riferimento dal punto di vista della gestione e dell'organizzazione di questi servizi.
La legge è quindi importante perché è un primo sforzo (pur con tutti i limiti che la signorina Soldano ha voluto con molta onestà denunciare) e mi sembra molto significativo di introdurre contenuti e criteri innovativi di organizzazione del settore.
Quali sono questi criteri innovatori? Innanzi tutto come la legge chiaramente dice, si affida all'organizzazione ed alla programmazione nell' ambito comunale, alla potestà comunale ed intercomunale, tutto quello che riguarda i problemi di accesso e di possibilità di fruizione della scuola.
La delega ai Comuni in questo senso è il logico sbocco di un criterio che vuole che interventi di questo genere che, ripeto, riguardano le possibilità di accesso e di fruizione della scuola abbiano carattere di territorialità, di organicità rispetto a livelli di scuole diverse. Di qui il discorso che interventi riguardanti le mense, i trasporti, la medicina l'assistenza medico-scolastica vadano organizzati in una concezione di carattere territoriale e nell'ambito quindi dei poteri di intervento che sono propri dei Comuni e dei Consorzi di Comuni. In questa logica è importante anche la delega, mi sembra che valga la pena di soffermarsi anche sul punto delle attribuzioni regionali su patronati e su casse scolastiche. Noi non abbiamo la potestà di abolirli o di riorganizzarli con una legge regionale, abbiamo la possibilità di ricondurre tutti i poteri di interventi amministrativi in materia di assistenza scolastica, che riguardano questi enti, al momento politico organizzativo che e logico che cerchi di organizzarli e razionalizzarli all'esterno della scuola, che è il momento comunale.
Altra cosa sono i servizi che si collocano nella dimensione dell'andamento didattico della scuola, per il pieno recupero degli handicap di carattere socio-culturale che sono tutt'uno con il discorso di una didattica moderna, volta a fare esprimere il massimo delle potenzialità individuali che è il principio che noi abbiamo voluto affermare per l'art.
1 della nostra legge.
Da questo punto di vista l'affidamento di funzioni agli organismi di autogoverno della scuola che significato hanno? Ci sono dei contenuti nuovi in questa legge che mi sembra anche il Gruppo comunista abbia riconosciuto nella misura in cui il dissenso non è tanto sull'indirizzo di spesa nel campo della didattica, quanto sul tramite per questo aspetto.
Che cosa abbiamo cercato di affermare con questa legge? Che i centri di consulenza psicopedagogica per la scuola diventeranno certamente un processo di crescita e di arricchimento della scuola, momenti importantissimi per le attività didattiche, che il discorso della didattica nuova per fare esprimere il massimo possibile di potenzialità a tutti gli allievi passa necessariamente attraverso un intervento, una responsabilizzazione degli organi nuovi della scuola, attraverso quegli interventi che abbiamo indicato, che sono gli centri di assistenza psicopedagogica, le biblioteche di classe, la dotazione di sussidi moderni anche per la ricerca e la sperimentazione didattica.
L'anno scorso noi avevamo detto, quando discutevamo la legge sui libri di testo, che non si faceva nulla di assolutamente innovativo se ci limitavamo a distribuire dei soldi a tutti, indiscriminatamente. La nostra opinione al disegno di legge dello scorso anno aveva questo significato cioè la convinzione che non si eliminano le differenze e i condizionamenti che derivano da condizioni economico-sociali distribuendo soldi in quantità uguale a tutti, ma che i condizionamenti di carattere socio-culturale, che sono un retaggio della situazione di arretratezza e dei dislivelli di classe che esistono nella nostra società, si superano nella misura in cui si permette ai giovani socialmente svantaggiati di trovare innanzi tutto nella scuola quei supporti e quegli strumenti culturali che il figlio dell'avvocato, del dirigente, dell'industriale trovano nel loro ambiente familiare e nelle loro condizioni di vita. E non é, dicevamo, semplicemente l'erogazione di denaro che può risolvere questo problema, anzi, in queste condizioni e uno spreco e sostanzialmente un'evasione dai problemi. Oggi con il provvedimento che viene in discussione in Consiglio Regionale, noi diamo agli organi di autogoverno della scuola la possibilità finanziaria di battere invece questa strada, quella di una nuova didattica e di una nuova organizzazione di strumenti e di sussidi didattici che in concreto permetta uno sforzo innanzi tutto all'interno della scuola, di recupero degli handicap che derivano da dislivelli culturali.
La norma del prestito d'uso che è stata introdotta permetterà ai docenti (se ragionevolmente e razionalmente applicata, perché evidentemente certe cose bisognerà lasciarle agli allievi, il dizionario servirà per tre anni, non glielo si potrà lasciare per sempre, ci affidiamo a criteri di discrezionalità e di intelligente applicazione da parte dei docenti) di crearsi delle cospicue disponibilità nel senso della didattica nuova, di quei tipo di sperimentazione di iniziativa didattica che dovrà essere il fatto nuovo per eliminare quei tipi di dislivelli culturali che io denunciavo, gli handicap che non derivano da potenziali intellettuali, ma da un deficit di carattere culturale dell'ambiente in cui il bambino vive.
E quindi testi di consultazione, testi integrativi, di lettura, materiale e metodi più moderni di quelli che oggi nella scuola sono adoperati.
Noi oggi offriamo questi strumenti e queste possibilità al mondo della scuola e ci auguriamo che il mondo della scuola le sappia utilizzare appieno. E questo è stato già accennato dalla relatrice: se il primo obiettivo che abbiamo voluto raggiungere è quello di un aiuto per indirizzi didattici nuovi e quindi per una concezione nuova del diritto allo studio dell'assistenza scolastica come diritto allo studio e come pieno dispiegamento delle potenzialità individuali degli alunni, il secondo obiettivo è quello di stroncare la speculazione che nel mercato editoriale c'é. Se saggiamente amministrate, le indicazioni che la legge consegna - è un criterio già adottato ad esempio della Provincia di Trento - contengono l'arma più efficace contro la speculazione editoriale, una speculazione che tutti denunciamo ma che fino ad oggi non si è combattuta; libri che cambiano ogni anno in particolari insignificanti, ma che nel cambiamento hanno anche un prezzo di copertina maggiorato del 30/40/50%. L'anno scorso noi dicevamo che distribuendo dei soldi di fatto garantivamo quattro miliardi e mezzo agli editori; oggi possiamo dire che invece questa e una vera riforma perché spendiamo dei soldi in una direzione che riduce quei livelli di speculazione e di spreco per il paese. Lo possiamo dire senza trionfalismi, ma con convinzione, che questa è la strada giusta da battere i soldi si danno alle scuole che organizzano una didattica integrata e completa e attraverso questo c'è la possibilità concreta di combattere i fenomeni speculativi.
Ma qua vorrei spiegare perché ad avviso mio, della mia parte politica le attribuzioni in materia di materiale didattico, di spesa ecc non si potevano e non si dovevano delegare agli Enti locali. I Comuni ed il Partito comunista (parlo di quel Comitato di Comuni che si è fatto interprete di un certo tipo di esigenze) hanno insistito perché tutte le forme di intervento venissero delegate ai Comuni, comprese le erogazioni per didattica e psicopedagogia. Ora, delle due l'una, vorrei che su questo terreno arrivassimo anche veramente ad affrontare il nocciolo del problema: o i Comuni chiedevano questi soldi pensando poi di avere discrezionalità per distrarne una parte per questo o quello scopo, magari darne anche di più, o si suppone che i Comuni chiedevano di avere tutti i soldi per poter avere margini maggiori di discrezionalità nella spesa, che sono i margini che la legge del Veneto che il Gruppo comunista aveva presentato, dà, cioè quello di decidere in certi casi di spendere tutto per i trasporti e niente per le mense, o spendere tutto per la didattica e niente per il resto. E allora, su questo terreno, cioè quello della didattica, avremmo creato delle condizioni di disomogeneità sul territorio regionale sicuramente pericolose...



BERTI Antonio

O anche di maggiore aderenza alle singole realtà.



GANDOLFI Aldo

Può darsi, ma diventava difficile per la Regione giustificare perché le scuole, magari a brevissima distanza l'una dall'altra, potessero avere dei trattamenti sull'impostazione del materiale didattico completamente diverso. O si voleva rimarcare una subordinazione e di pendenza dei Consigli di istituto rispetto a quei margini di discrezionalità che i Consigli dei Comuni avrebbero sicuramente avuto.
E su quest'ultimo è importante essere molto chiari. So benissimo che il Gruppo comunista non ha fatto discorso di questo genere, qua non si tratta di dire se il corpo insegnante all'interno della scuola ha o non ha autonomie didattiche, se i Comuni potevano o non potevano toglierle, il problema è un po' diverso mi sembra ed è come l'aveva posto Revelli: bisogna valutare se organi collegiali come quelli della scuola, che sono organi di autogoverno e di democrazia, che nascono tra molte polemiche, ma sono organi che acquisteranno una notevole importanza ed un notevole rilievo nell'articolazione democratica della vita italiana, vanno valorizzati e aiutati perché sono depositari di poteri autonomi in una materia come quella educativa il cui rispetto dell'autonomia è una garanzia fondamentale e deve essere cara a chi ha a cuore le sorti del paese. Guai se noi svilissimo il significato della riforma delle scuole e se dessimo anche il minimo segno di voler subordinare a criteri politici l'esercizio dei poteri autonomi che ai docenti è garantito dalla Costituzione e dalla legislazione che è stata attuata. Io pregherei proprio gli amici comunisti di considerare che tra le tante cause della crisi del Paese non ultimo è il fatto che il Parlamento, le Regioni, i Comuni, tutti gli organi politici sono andati troppo spesso innanzi nella direzione di subordinare strettamente agli organismi politici degli spazi e delle realtà che nel paese devono godere di reale autonomia e rappresentare, in forme diverse ma con altrettanto valore, quei significa ti di democrazia che non sono solo degli organi parlamentari o territoriali; i partiti non possono essere gestori di tutte le forme della società, ci devono essere delle forme, ed è importantissimo che ci siano delle forme...



REVELLI Francesco

Infatti ho detto di anteporre gli interessi generali a quelli del Partito.



GANDOLFI Aldo

Tu lo porti su un altro terreno, stiamo però attenti a non commettere tutti questo errore perché se voi mi dite...



BERTI Antonio

Tanto valeva delegare ai distretti.



GANDOLFI Aldo

Ecco, qua veniamo ad un altro discorso, se non altro per spiegare la mia posizione. Io ho letto attentamente, ho seguito i dibattiti sull'organizzazione distrettuale della scuola e devo dire che la mia convinzione (naturalmente o fatti potranno anche dimostrare che mi sono sbagliato, ma questa è una legge che fra due o tre anni, con o distretti pienamente funzionanti, potremo anche modificare in questa direzione) è che o distretti diventano, sì, certamente, fatto fondamentale di programmazione all'interno della scuola, ma di programmazione, di attività e di servizi di carattere interscolastico e parascolastico. Io dubito fortemente e mi sembra che non sia realisticamente possibile pensare che i distretti arrivino, nei loro piani e nelle loro proposte di intervento agli enti territoriali, alle Regioni, ai Comuni, ai comprensori, talmente in dettaglio da poter dire che devono interessarsi di tutti gli ordini scolastici, degli istituti scolastici di ogni tipo e grado, per poter arrivare a proporre che la tale scuola, il tale Istituto comprerà per il prossimo anno scolastico tanti libri di un tipo, tanti dell'altro. Io avrei sostenuto la tesi che si poteva delegare tranquillamente il distretto, ma ho l'impressione che se avessimo fatto una scelta di questo genere avremmo creato delle pastoie burocratiche di rinvio tra i distretti e o Consigli di istituto estremamente complicato ed avremmo attribuito dei compiti che per almeno alcuni anni secondo me difficilmente i Consigli di distretto avrebbero potuto assolvere.
Di qui la ragione per cui è preferibile - specificando chiaramente che sono i Consigli di istituto quelli che hanno il compito di comprare il materiale didattico, libri di testo, dotazione di materiale e prevedendo che gli enti possano dare erogazioni dirette a questi Enti - darli ai Consigli di istituto, facendo tutto quello che è possibile perché questi interagiscano correttamente con tutti i livelli di competenza a cui devono riferirsi: il distretto per quanto riguarda disegni di carattere più ampio gli Enti locali per quello che è giusto. Giustamente Revelli ha sottolineato il contributo che il Gruppo comunista ha dato nella discussione della legge e, come si dice che i Comuni devono sentire gli organi della scuola per certe cose, è altrettanto giusto che i Consigli di istituto consultino gli organismi comunali e queste mi sembrano le ragioni non sottovalutabili per cui a mio avviso e ad avviso del mio Partito questo tipo di impostazione è quello corretto. Sostanzialmente quindi che cosa possiamo sostenere? Che questa legge - come già diceva la signorina Soldano che parlava di onorevole compromesso, credo in senso buono perché questo non è un compromesso di quelli che ignorano i problemi e li vogliono tener fermi - e la risultanza di una serie di indicazioni, di posizioni, che si muove in un senso altamente positivo. Questa legge garantisce e rispetta in tutti gli ambiti le competenze, gli obiettivi ed i ruoli che agli organismi della nostra società bisogna affidare ed è certamente una legge che si muove in una direzione di carattere innovativo. Permettetemi di dire che secondo me mentre la Regione Veneto si limita a dire diamo ai Comuni, qua ci sono delle indicazioni anche operative di innesto di rapporti tra Enti che mi sembrano significative, naturalmente preparano un terreno di verifica e di lavoro estremamente impegnativo, cioè non è una legge facile da gestire o per la quale si possa dire, come hanno detto i colleghi comunisti, che si presta ancora a manovre clientelari da parte della Giunta o dell'Assessorato, tutt'altro, qua si dice chiaramente che ad ogni scuola spetta un tanto. E' chiaro che l'Assessorato dovrà fare un lavoro estremamente delicato perché tutti quei rapporti che si presuppongono, che sono il significato reale della legge, si inneschino effettivamente, siano gestiti in senso veramente democratico, aperto e partecipativo.
Quindi io ritengo, con le discussioni che si potranno aggiungere nel corso della discussione sui singoli argomenti, che quella che noi andiamo ad affrontare e a votare è una legge importante, significativa e che pu onorare il Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io credo che l'esame di questa legge non possa non suscitare in molti quello stesso stato d'animo di perplessità non tanto in merito alla legge quanto in merito alla sua generale complicazione, che provammo tutti a suo tempo quando esaminammo i decreti delegati che ci erano stati trasmessi dallo Stato.
La legge ha indubbiamente delle finalità precise, riconosciamo quegli elementi innovativi a cui altri oratori hanno già accennato e sui quali non vogliamo ritornare, ma a parer nostro non vi è nessun dubbio che non è organico il quadro entro cui la legge dovrebbe operare. Io mi ricordo che quando si votò il provvedimento per i libri di testo, ebbi a sollevare alcune perplessità di cui mi ricordo si fecero eco alcuni componenti del Partito di maggioranza relativa, perché il provvedimento non veniva a calzarsi in una realtà ben determinata, in sostanza era un provvedimento del quale non vi era stata una chiara presa di coscienza degli obiettivi che si intendeva perseguire e quindi dei risultati che si intendevano raggiungere. Ora credo che questa legge, se la consideriamo come un primo passo per realizzare alcuni obiettivi che tendono a metterci in contatto e a farci risolvere alcuni dei problemi che stanno davanti alla scuola dell'obbligo per la quale il problema della livellazione, della partecipazione della gratuità della scuola stessa ecc, devono costituire gli obiettivi fondamentali, non possiamo non riconoscere che questi criteri d'ordine generale non sono stati tuttora individuati o precisati, anche perché non credo che il problema sia quello della discussione se la delega sia più propriamente da conferirsi ai Comuni, o ai distretti scolastici, o agli istituti scolastici. Io credo che si tratti di sapere in che modo la Regione mantiene la sua possibilità di coordinamento e di inserimento in questo problema, al fondo del quale obiettivamente sta ogni tentativo di innovazione, di riforma.
E allora c'è un po' la sensazione, nonostante le cose che sottolineava poco fa il collega Gandolfi, che ci troviamo di fronte ad un'ennesima legge di contributi validi, certamente tendenti a coordinare settori dove i contributi sono richiesti, affidandoli ad organismi che hanno le attitudini per esercitare, per distribuirli, ma priva di questi orientamenti e di queste finalità Anche perché oggi nella riforma che si sta avviando nel campo della scuola vi è una pericolosa tendenza, ed è quella di trasferire le possibilità operative a livello di singole unità di insegnamento, al di fuori di un quadro generale ed omogeneo. Se noi pensiamo che ci sono istituti dove la possibilità di accaparrare i migliori insegnanti , la possibilità di avere delle élites che possano dare alla didattica il significato che si intende dare, crea già una discriminazione con altri istituti che vengono disertati, a cui si è costretti a mandare ragazzi perché non c'é altra possibilità di soluzione, non possiamo non vedere come questo pericolo possa accentuarsi nella misura in cui noi puntiamo, senza questo principio di indirizzo, all'autonomia degli istituti. Con questo non si vuole minimamente lanciare né un siluro all'autonomia degli istituti, n tanto meno a quella degli Enti locali, ma credo che il mantenere sempre vigile l'obiettivo nostro, che è quello che ci compete, dovrebbe essere alla base di qualsiasi provvedimento legislativo che intendiamo varare.
Quindi, riassumendo, noi approviamo questa legge, ma la consideriamo come altre che abbiamo preso in esame, una legge d'avvio, una legge cioè che consente di fare alcuni timidi passi, ma che potranno certamente essere più spediti se ci saremo chiarite le idee a livello di forze politiche e degli obiettivi che vogliamo raggiungere . E credo che da questo punto di vista, anche se le nostre competenze in materia scolastica non sono notevoli, anche attraverso questo tipo di interventi potremo dare un contributo originale alla risoluzione dell'annoso problema della scuola.
Ho voluto fare queste premesse d'ordine generale perché la sensazione di incompletezza dei disegno di legge emergesse per gli aspetti di giudizio che formuliamo, che non sono giudizi certamente negativi nel modo in cui viene articolata la serie dei provvedimenti e degli interventi, ma per l'assenza di un quadro generale entro cui collocare gli interventi stessi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Avevo intenzione di intervenire signor Presidente, ma mi scuso, sono turbato per cose personali che mi sono state comunicate in questo momento.
Mi riservo di farlo, approfittando della cortesia dei colleghi, in occasione dell'esame dell'art. 6 o in sede di dichiarazione finale.



PRESIDENTE

Dichiaro pertanto chiusa la discussione generale.
Passiamo alla votazione dell'articolato.



CALSOLARO Corrado

Io chiederei una sospensione di cinque minuti, per le questioni sollevate.



PRESIDENTE

Non essendoci opposizioni sospendo cinque minuti la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 16,50, riprende alle ore 18)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Procediamo con la votazione del disegno di legge regionale n. 179 "Norme in materia di assistenza scolastica in favore degli alunni delle scuole materne e dell'obbligo".
Capo I - Principi generali Art. 1. - Finalità degli interventi regionali.
La Regione dispone, integra e coordina gli interventi in materia di assistenza scolastica al fine di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e di perseguire la gratuità della scuola materna e dell'obbligo, in conformità agli articoli 3 e 34 della Costituzione e all'articolo 4 dello Statuto della Regione.
L'intervento regionale, in aderenza al principio di cui al 40 comma dell'articolo 33 della Costituzione, tende altresì a garantire l'effettiva parità di trattamento tra gli alunni delle scuole statali e quelli delle scuole non statali parificate, legalmente riconosciute ed autorizzate relativamente alle prestazioni ed ai servizi previsti dai successivi articoli.
L'esercizio delle funzioni amministrative in materia di assistenza scolastica per la scuola materna e dell'obbligo trasferite alla Regione dal D.P.R. 14/1/1972, n. 3, è disciplinato dalla presente legge.
Non vi sono emendamenti, nessuno chiede la parola, si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto sì n. 34 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Capo II - Delega Art. 2. - Delega ai Comuni.
La Regione, in attuazione degli articoli 118 della Costituzione, 66 e 67 del proprio Statuto, delega ai Comuni singoli od associati l'esercizio delle funzioni amministrative regionali per l'espletamento dei seguenti servizi: a) trasporto gratuito degli alunni e relativi oneri assicurativi b) mensa ed altri interventi idonei a favorire la realizzazione della scuola a tempo pieno, limitatamente alla scuola dell'obbligo c) assistenza sanitaria scolastica, ai sensi dell'articolo 2 della legge 4 marzo 1958, n. 261. Sono altresì delegate le attribuzioni in ordine ai Patronati scolastici, nonché quelle relative alle Casse Scolastiche entro i limiti, per quanto riguarda queste ultime, stabiliti al 2° comma dell'articolo 4 del D.P.R. 14/1/1972, n. 3.
I servizi di cui ai punti a), b), c) del primo comma sono estesi agli alunni dei Convitti-Scuola montani.
Emendamento modificativo a firma Bianchi: "Alla lettera b), dopo le parole 'tempo pieno' inserire 'per la scuola dell'obbligo e per la scuola materna, entro i limiti ed alle condizioni di cui all'ad. 6'".



CALSOLARO Corrado

Anch'io ho presentato ieri un emendamento all'art. 2.



PRESIDENTE

Stavo per leggerlo. Emendamento soppressivo a firma Calsolaro: "Alla lettera b) sopprimere le parole 'limitatamente alla scuola dell'obbligo'".
Questo emendamento ha la precedenza su quello modificativo.
Desidera illustrarlo?



CALSOLARO Corrado

No, è in rapporto all'emendamento all'art. 6 che ho illustrato nell'intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Desidero intervenire per illustrare la posizione che noi comunisti intendiamo assumere, al di là delle cose che sono già state dette dal collega Revelli.
Questo emendamento rimette in discussione la funzione che vogliamo assegnare alle autonomie locali; questa legge può essere esaminata da vari punti di vista, uno per esempio è quello che è stato trattato dalla Consigliera Soldano e dall'Assessore Gandolfi con degli orientamenti che non possono essere disattesi. Sono argomenti che occorre prendere in considerazione e che hanno il loro valore. Noi non sposiamo schematicamente la tesi del "tutto ai Comuni", è un principio politico, ma siamo preoccupati che ai principi seguano anche le condizioni perché le leggi operino rapidamente al fine di realizzare gli obiettivi e le finalità che le leggi che andiamo facendo si propongono. Tuttavia però occorre vedere la legge anche (e noi diciamo principalmente) con il nesso che si pone tra le leggi che facciamo e il sistema delle autonomie locali che abbiamo assunto come elemento di fondo nel nostro statuto. E la riflessione che io invito il Consiglio Regionale a fare è appunto in rapporto a questo secondo angolo di visuale, avendo ormai acquisito tutti gli elementi che attengono all'altro punto di partenza dove, ripeto, ci sono elementi di carattere positivo che ci inducono a delle perplessità e a delle considerazioni.
La domanda che faccio è se possiamo assumerci la responsabilità di eludere una volontà che è stata espressa da una proposta di legge di 40 Comuni tra i più importanti della Regione Piemonte, con la presenza di diverse forze politiche e che quindi non esprime l'orientamento di una parte rilevante di Comuni, soprattutto di quelli che hanno sperimentato che si sono posto il problema di intervenire in forme nuove in questo come in altri servizi.
Da questo punto di vista abbiamo sentito dai rappresentanti dei Comuni varie argomentazioni, alcune di ordine generale, altre di ordine pratico proprio l'altro giorno nell'incontro Capigruppo-Sindaci abbiamo sentito come in effetti vi siano delle realtà che non possono essere ignorate: sono realtà verso le quali gli Comuni già hanno espresso prima degli orientamenti (per esempio sulle mense) e poi delle conclusioni che abbracciano l'intero arco della scuola, dalle scuole materne statali (e non statali) - come è emerso appunto in questo incontro - alle scuole dell'obbligo.
E' stato discusso con estrema serietà il problema del personale che questi Enti hanno assunto per gestire o servizi ed è stato posto a noi Consiglieri regionali il quesito: se nel momento in cui non deleghiamo ai Comuni per esempio il problema delle mense delle scuole materne, ce ne assumiamo anche l'onere che a questo punto i Comuni non avrebbero più il dovere e comunque non avrebbero la possibilità di sostenere; se la Regione si assume la responsabilità di mantenere in assunzione il personale, o se invece vogliamo che (si tratta di un numero non irrilevante di persone che oggi fa questo servizio) sia messo sul lastrico.
Sono elementi che possiamo definire di carattere tecnico, ma che ci richiamano ad un senso di responsabilità. Io prescindo per un momento da tutte le questioni di discrezionalità da cui discenderebbe il clientelismo (di cui si è parlato parecchio nei lavori di Commissione) lo voglio considerare in questo intervento soltanto dal punto di vista della gestione della legge dello Statuto Regionale del Piemonte. Dal punto di vista gestionale ho portato un esempio che è stato, credo, ascoltato con interesse dagli altri.
Capigruppo ma che mi pare non venga recepito negli emendamenti. Nella misura in cui non si accetta l'istanza che con larghezza di argomenti e di esperienze gli sindaci hanno portato nell'incontro dell'altro giorno con i Capigruppo.
L'altro punto di vista è questo: vogliamo, eludere la questione di investire i Comuni di tutte le loro responsabilità? Ho detto all'inizio che non sposiamo schematicamente la tesi del "tutto ai Comuni" ma diciamo anche che è responsabilità nostra, nel momento in cui abbiamo assunto il sistema delle autonomie come elemento portante della struttura regionale, operare per incentivare l'iniziativa dei Comuni, per costruire attorno a loro una serie di poteri reali tali da costringerli, singolarmente o associati qualora non fossero ancora sensibilizzati in questo settore, a misurarsi coni problemi.
A me pare che se creiamo questa dicotomia di funzioni per cui certi Comuni si interessano di scuole e trasporti e altri si interessano per esempio del settore didattico o della mensa delle scuole materne statali e non statali, non diamo incentivi con le nostre leggi perché i Comuni costretti a misurarsi con o nuovi compiti, non hanno la possibilità di rinnovarsi. Se si respinge questo emendamento si nega ai Comuni l'elemento fondamentale per misurarsi e quindi per produrre iniziative nuove. E questo mi sembra sensibilmente in contrasto con la dichiarata autonomia dei Comuni che noi non affermiamo in senso di autarchia dei Comuni, mi sembra che tutti l'affermiamo nel senso di poteri nuovi che ai Comuni diamo, per dobbiamo darli.
E un incentivo ad intervenire mi è venuto dalla presa in visione della prima proposta di legge con la quale la Giunta si è presentata in Commissione, elaborata, comunque significativa di un certo orientamento perché prospetta quali sono le forze contrarie e gli interessi effettivi che muovono quando ci si assume la responsabilità di certe posizioni, la dove si afferma che la Regione delega ai Comuni, Consorzi, Province, ecc ai sensi della Costituzione e dello Statuto Regionale l'esercizio delle funzioni amministrative regionali in materia di assistenza scolastica nella scuola materna statale e in quella dell'obbligo. Questo esprime pure un orientamento col quale una parte della maggioranza si è presentata.
All'interno della maggioranza ci sono forze che si sono preoccupate, nel momento di elaborare la legge, di considerare le funzioni dei Comuni nel senso pieno delle loro attribuzioni.
La domanda che mi pongo a questo punto (perché non mi pare che sia soltanto una questione ideologica come in Commissione è emerso) alla luce del documento che ho letto adesso è: quali altre pressioni politiche, quali altre forze o correnti sono intervenute a fronte di questa elaborazione per produrre il risultato con il quale ci stiamo misurando? Io credo che il Consiglio debba sapere, perché non ci deve essere fumosità di fronte a questioni che hanno grande valore. Il sistema delle autonomie o lo si sposa, e fino in fondo, assumendoci anche il carico di farlo crescere, e allora si fa come in altre parti si è fatto, si delegano le funzioni ai Comuni ed ai loro consorzi, li si aiuta, li si sostiene oppure ci sono altri interessi che si vogliono mantenere A questo punto io non posso esimermi dal richiamare il sistema delle clientele. Mi smentisca chi può, ma se mi si smentisce mi si deve dire chi nella maggioranza si è decisamente opposto a che questa prima dizione che delega tutto ai Comuni fosse rimessa in causa. Noi abbiamo il diritto di conoscere quali sono le correnti di pensiero (le chiamo nel migliore dei modi) che si sono mosse contro questo primo ordinamento, che del resto veniva dopo la legge dei Comuni, dopo la legge nostra e dopo le esperienze che in altre Regioni si erano compiute. Se questo non viene fuori allora io sono costretto a pensare che di fronte ai problemi, alla loro complessità, alle esitazioni che non nego e non abbiamo negato, si è scelta la via peggiore saltando tutti e stabilendo, come è già stato detto, un rapporto diretto tra Regione e organismi scolastici di cui non neghiamo affatto la validità, anzi, li vogliamo accettare proprio come organismi di autogestione.
Ma qui il discorso è un altro perché in questo caso diciamo che la Giunta lo ha risolto nel peggiore dei modi, non esercitando quella funzione di coordinamento e di indirizzo che abbiamo solennemente proclamato e che si esercita nella misura in cui si produce sul piano legislativo amministrativo, e che poi si fa svolgere da altri; mi sembra che sino ad oggi le leggi che abbiamo fatto hanno, in generale, tentato di osservare questo principio fondamentale; ed è proprio nel momento in cui per la prima volta introduciamo elementi di delega ai Comuni che vogliamo venir meno a questo? Questa è la riflessione che secondo me il Consiglio deve fare. E mi permetto di dire che non è di secondaria importanza perché attiene a una delle questioni di fondo del nostro Consiglio.
Io sono disposto ad accettare uno scontro ideologico con la DC e altri Partiti che per loro ragioni ideologiche sostengono che queste questioni devono essere fatte da corpi separati. Abbiamo uno scontro? Benissimo, è un confronto, ognuno chiarisce le proprie posizioni, ma chiedo la coerenza non sono disposto ad accettare situazioni tipo quella di quest'ultima mezz' ora, in cui si è avuto l'intervento di corpi estranei che si sono sentiti parti in causa e sono venuti in corridoio a far sentire le loro ragioni.
Non dovrebbe mai più capitare in questo Consiglio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' capitato tante volte! !



BERTI Antonio

Appunto, ma non deve più capitare, e questo mi ha dato lo spunto ad intervenire ed è la dimostrazione che non si tratta di scontro ideologico ma di ben altro e noi chiediamo che venga fuori se si respinge l'emendamento.
Se lo si accetta vuol dire che si è sposata la causa delle autonomie dello Statuto Regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, per correttezza forse dovrei prima attendere la votazione di questo emendamento e poi parlare sul mio emendamento successivo, ma per l'economia e la chiarezza del dibattito, in via eccezionale, potrei fare un intervento sull'emendamento all'art. 2 che è legato all'emendamento all'art. 6, dare le spiegazioni e le risposte alle questioni fondamentali, al nocciolo della questione che è stato ripreso adesso dal Capogruppo comunista e così, implicitamente almeno, anticipare la dichiarazione di voto con risparmio di tempo.
Direi che questa legge non é, quali che siano gli esiti delle votazioni sugli emendamenti, svalutabile nei suoi contenuti che sono stati riconosciuti come molto validi e tesi a soluzioni nuove, adeguate rispondenti, almeno come tensioni e spinta, alle esigenze nuove in relazione sempre ai limiti di competenza e di intervento finanziario consentiti alla Regione. Direi che non si può assolutamente ridurre questa legge, come parrebbe da una parte dell'intervento (sempre del resto così calibrato) del Consigliere Cardinali ad una legge di erogazione di contributi. Una rilettura della legge nella sua ampia portata, fo stesso tenore del dibattito e delle questioni qui addotte, ci rivelano che siamo di fronte ad una legge con la quale il Consiglio Regionale tenta di dare una risposta valida, complessa, avendo presenti tutti i motivi d'ordine culturale, organizzativo, politico che si muovono nel settore della scuola.
Noi abbiamo presenti in ogni momento i problemi delle autonomie locali ma votando una legge sull'assistenza scolastica cominciamo a collocarci innanzi tutto dal punto di vista della scuola e dell'assistenza scolastica poi se le soluzioni che possiamo dare nell'interesse della scuola ci consentono anche di intervenire efficacemente a sostegno ed alla valorizzazione delle autonomie locali, sarà un momento successivo, anche se in assoluto può essere di importanza politicamente rilevante e qualche volta prevalente.
Il principio della delega in questa legge è affermato e articolato con il conferimento della delega ai Comuni per le materie e nelle ipotesi che si ritengono valide ed efficaci ai fini dell' adempimento della funzione e del servizio ed è implicito - anche se non è formale - nel trasferimento di funzioni e di competenze, nell'adempimento del servizio attraverso gli organismi scolastici. Non si può parlare propriamente e formalmente di delega ai distretti o ai Consigli di istituto, ma quando si investono (e in questo sono pienamente d'accordo con la formulazione che ne ha dato il Consigliere Gandolfi) questi organismi democratici in rappresentanza della scuola e se ne riconoscono le autonomie, si tratta di autonomie funzionali e non di piccoli corpi separati, non sono residui medioevali di situazioni che devono essere ricondotte a razionalità.
Il Consigliere Berti, con la sua acutezza ed intelligenza politica ha anticipato l'obiezione: noi non sposiamo aprioristicamente e schematicamente il problema delle autonomie locali per gettare dentro tutto quanto, a prescindere dal risultato da raggiungere. Benissimo, però lo sforzo, la tendenza, la tensione che si è determinata, sia pure così civile, attorno a questo argomento, rivela che c'é il rischio, il pericolo di far prevalere questa preoccupazione di un rapporto con i Comuni su questa materia in cui la massa dei compiti da affidare ai Comuni diventa prevalente. Ma le autonomie si esercitano in quanto sono efficaci, in quanto siano le più vicine possibili ai momenti dell'esercizio delle volontà, delle decisioni, siano il più vicino possibile alle realtà sociali che sono chiamate a svolgere determinati compiti.
E quindi, almeno come volontà nostra, è un fatto nuovo, avanzato come direste voi, il tentativo di dare contenuti, di dare sostanza, di dare materia per lo svolgimento di un compito nobilissimo da parte dei Consigli della scuola, da parte dei distretti scolastici (per quel tanto o poco che potranno fare) così come è altrettanto valido, per le materie che investono un'azione che si svolge più su aspetti organizzativi e sul territorio investire i Comuni. E' lo stesso concetto, è lo stesso principio; non è che si affermi da un lato il principio della delega per poi subito dopo contraddirlo sottraendolo. Si dà la delega ai Comuni per le materie che si ritiene possano essere da loro affrontate direttamente, nel modo più efficace ed efficiente e si conferiscono altri compiti e funzioni agli organismi scolastici senza subordinarne l'autonomia.
Spesso c'é una tentazione in ciascuno di noi: quella di ricondurre tutto a schemi raziona li. Ricordo una mia battuta fatta a bassa voce, "non possiamo ricondurre tutto ad un razionalismo geometrico", ma questa è la tentazione, abbiamo sempre bisogno di dare ordine alle cose, perché la realtà ci appare confusa, contradditoria, molteplice. Noi dobbiamo resistere a questa tentazione, la vita presenta aspetti molteplici diversificati, anche contradditori che non vanno violentati, in omaggio ad un principio di teorica razionalità, di teorica sistemazione, in un quadro aprioristico. E' il dramma mondiale di una cultura, in questo noi siamo tributari della cultura tedesca, che ha sempre visto tutto in termini aprioristici, mentre il mondo anglosassone, che ha sviluppato in altro modo queste cose, le ha viste in termini di contraddizione.



RIVALTA Luigi

Sono ragionamenti che puoi girare in tutti i sensi, ma non spiegano niente.



BIANCHI Adriano

Queste cose non spiegano niente se dette da me, ma non spiegano niente neanche se dette a sostegno della tesi opposta da parte dei miei contradditori.
Volevo dire che non si possono rilevare incongruenza, inefficienza inefficacia ai fini che si vogliono perseguire e il fatto di distinguere di non uniformare il trattamento in relazione alla situazione che riguarda ad esempio la cintura di Torino con quella della realtà molteplice che c'è alla periferia.
E cosi, nella soluzione che noi, anche con l'ultimo emendamento, con uno sforzo continuo di adeguamento, non tanto di compromesso all'interno delle forze politiche o all'interno della maggioranza, ma di adeguamento sotto lo stimolo delle obiezioni che da ogni parte vengono ad una realtà che è difficile da definire, da comprendere e da disciplinare, io contesto che ci sia una scelta che ad esempio mortifichi la diligenza, l'impegno gli interventi che i Comuni della cintura di Torino, i Comuni interessati allo sviluppo industriale hanno posto...



REVELLI Francesco

Ci sono dei Comuni che hanno aderito alla nostra formulazione.



BIANCHI Adriano

E io non mi scandalizzo né mi impressiono.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sono cose che capitano



BIANCHI Adriano

Sono cose che si giustificano e hanno anche una loro motivazione ognuno svolge dialetticamente il proprio ruolo. Il Sindaco che è investito di una certa responsabilità in un certo contesto svolge la propria funzione e presenta gli aspetti di un problema secondo le sue responsabilità e come li conosce. Noi li vediamo sotto un altro profilo. Dirà, Rivalta, che questo non dà risposta a niente e rispondiamo secondo le nostre responsabilità e secondo l'angolo visuale in cui ci collochiamo, ciò per non vuol dire che si debba essere in contrapposizione finale comunque.
Dicevo dunque che la soluzione che prospettiamo non mortifica queste realtà, perché riconosce nelle scuole materne quella realtà che tutti conoscete, di cui si è dato atto qui da tutte le parti. In relazione alle mense, che sembrerebbero adesso diventare il momento discriminante di scelte addirittura culturali o ideologiche, si dichiara che le scuole materne non possono, ma si accordano con i Comuni là dove i servizi di mensa siano organizzati in forme razionali, unitarie e...



BERTI Antonio

Il rapporto va rovesciato, non ci possono essere gli privati che danno un contributo al Comune.



BIANCHI Adriano

Ma allora non hai capito l'emendamento all'art. 2 il quale prevede appunto che i privati non danno nessun contributo al Comune.



BERTI Antonio

Si rivolgono al Comune.



BIANCHI Adriano

No, i privati si accordano con i Comuni per il servizio, se non si accordano ricevono il contributo, se si accordano (come si devono accordare e non possono fare diversamente anche per la dizione che la legge ha) il contributo va direttamente al Comune, non va alle scuole, non c'é un rapporto sotto questo profilo di dare e di avere di contabilità tra le scuole e il Comune.
Questa è la soluzione finale che noi abbiamo proposto e sulla quale si deve discutere e giudicare.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Se non illustri l'emendamento dell'art. 6 non possono capire.



BIANCHI Adriano

Ma io l'ho letto, mi hanno detto che è uguale, che non cambia niente invece (e lo anticipo) cambia nel senso che non si dice "possono", non erogano dei contributi, le scuole materne non trasmettono dei contributi ai Comuni, fanno soltanto una scelta che è obbligata dal punto di vista razionale e legislativo, si accordano coi Comuni là dove esistono le situazioni che i Sindaci che abbiamo incontrato l'altro giorno ci hanno illustrato. Dove invece queste situazioni non esistono, sono destinatari ricevono direttamente il contributo, che del resto non è dato soltanto per le mense, ma e dato globalmente, unitariamente per le mense, per le attrezzature di gioco ed educative. E si dà anche il caso che, pur avendo la Regione fatto uno sforzo notevole dal punto di vista finanziario, questi contributi potranno non essere sufficienti ne a coprire interamente la spesa della mensa, né a coprire interamente le spese, anche se destinate esclusivamente alle attrezzature scolastiche e di gioco.
Quindi non ci sono state pressioni d'ordine di interessi, o pressioni politiche, o valutazioni clientelari, perché diciamo ben chiare come stanno le cose: le peggiori tentazioni di natura clientelare devono essere combattute, esistono e si combattono valorizzando le autonomie comunali esistono proprio a livello comunale, lo possiamo dire avendo il maggior numero di Comuni amministrati; è lì che esistono le maggiori pressioni ed i maggiori rischi di carattere clientelare.
Così come abbiamo visto che l'emendamento Calsolaro, ancorché ispirato alle migliori intenzioni e ai fini di stabilire un generale accordo e di non violentare nessuna delle realtà (gli dò atto che non è ispirato ad una impostazione o laicista o contestativa, punitiva nei confronti di chicchessia, è bene ispirata dal punto di vista suo) non risolve positivamente la situazione, direi che è peggiore, sotto questo profilo dell'emendamento cui siamo pervenuti anche sotto lo stimolo dell'emendamento Calsolaro. Perché l'introdurre il principio che le stesse scuole facciano espressa richiesta di essere destinatarie e quindi che si facciano contestatrici nel rispetto del Comune per reclamare che il Comune non sia destinatario di questi contributi, crea una conflittualità e una situazione che dovrebbe invece essere deprecabile, o deprecata, o comunque rischiosa se conosciamo le realtà.
Quindi si vede come ogni questione presenta degli aspetti positivi e negativi. Io non giuro che le soluzioni cui siamo pervenuti siano le più perfette, non giuro neanche (e guardo l'Assessore incaricato che era di questo preoccupato) che siano le più razionali dal punto di vista di una facile gestione della legge. Di facile non c'é nulla al mondo, abbiamo per coscienza di aver fatto in questo modo un notevole passo avanti su una strada nuova e che è stata documentata dalle dichiarazioni di principio che con puntualità la relatrice ci ha ricordato poc'anzi.
Quindi tutte le leggi e questa più che altre essendo veramente innovatrice anche in queste soluzioni articolate, costituiscono una base di sperimentazione.
E' una sperimentazione non da fare in laboratorio, una sperimentazione positiva, costruttiva che ci potrà suggerire delle modificazioni, degli emendamenti, basteranno uno o due articoli, ci vorrà il rifacimento della legge, non sappiamo, sappiamo che marciamo verso una soluzione moderna che tende ad assicurare il diritto allo studio, che tende a rovesciare i termini di una vecchia concezione dell'assistenza, sia scolastica che non scolastica e quindi abbiamo coscienza, anche per questo sforzo di articolazione che la Regione Piemonte fa, di non collocarci in posizione arretrata rispetto a nessun'altra Regione. E' una diversa articolazione della soluzione che può presentare, al cospetto di tutta l'esperienza nazionale, un contributo che potrà essere vagliato in futuro anche secondo i modi e la diligenza con cui gestiremo questo strumento.
Quindi assicuro i colleghi che la decisione che il Consiglio sta per prendere, è stata esclusivamente ispirata dalla preoccupazione di dare risposte valide, in linea politica e culturale, in linea tecnica e finanziaria al problema che si è posto, e questo senza inquinamenti di sorta. Le considerazioni di problemi o di situazioni in cui sono presenti interessi, sono state fatte in funzione della conoscenza di una realtà che e doveroso avere per poter operare.
E giungendo alle conclusioni ancora si ha la sensazione che questa realtà così molteplice non sia conosciuta quanto occorrerebbe per operare nel modo più efficace. Taluni ne conoscono molto bene ed accentuano alcuni aspetti e sono portati quasi ad accentrare in questo il tutto, altri ne conoscono altri. Si dà anche il caso che il Piemonte (spesso ci capita) abbia due facce diverse, due tempi diversi, due ritmi diversi che non possono non essere tenuti in conto: c'é la realtà dei centri industriali dei centri di grande immigrazione, dei centri in cui tradizioni, ambiente sono stati travolti e che devono avere delle risposte determinate, ci sono altri ambienti che sono diversi.



BESATE Piero

Questi li mette tutti in crisi.



BIANCHI Adriano

Non mettiamo in crisi né gli uni né gli altri, se devono andare in crisi o ci vanno per fattori diversi, esterni che riguardano la crisi generale, o ci vanno perché si sono affrontati problemi più grandi di quelli che si potevano affrontare, anche con la più nobile delle intenzioni. E' certo che questa legge può non dare le migliori risposte a tutte le domande, ma non mette in crisi nessuno. Non si cerchino davvero degli alibi di questa natura, perché sarebbe sproporzionato e ingiustificato e facilmente dimostrabile che giustificato non è. Se esistono migliaia o centinaia di migliaia di dipendenti assunti per un dato motivo, in questa legge - per chi la legga con animo spassionato - non c'è nulla che possa portare al licenziamento di chicchessia, a diminuzione di servizi, al rovesciamento di situazioni.
Diciamo invece allora, lealmente, che è un problema che possiamo riesaminare con calma, che ci sono delle situazioni che sono molto più grosse, molto più importanti, molto più gravi ancora di quelle che abbiamo affrontato e che vanno prese di petto su un altro piano, ad altri livelli e con altri mezzi di finanziamento e che ogni realtà merita di essere affrontata, ma non prendiamo questa occasione per, ripeto, trovare degli alibi di questo genere.
Non avrei fatto questa osservazione se non fossi stato tirato a farla è solo per chiarezza, ci sono dei motivi di dissenso, c'è una soluzione che consente, consentirà e porterà di fatto alla gestione delle mense da parte di tutti quei Comuni che vorranno farla e all'attribuzione dei contributi relativi a tutti i Comuni che vorranno farla.



MARCHESOTTI Domenico

Ma non è vero!



BIANCHI Adriano

Ho anticipato che l'emendamento non è in quei termini, io dico "si accordano" non "possono accordarsi".
Non voglio abusare del tempo che mi è stato concesso. Ho detto quanto ritenevo essenziale, dico che non c'è motivo né di scontro né di confronto ideologico, per quanto, ogni questione di un certo rilievo, di una certa importanza comporti necessariamente un confronto di natura culturale e ideologica. Credo che abbiamo cercato di comportarci con coerenza rispetto alla nostra comune ispirazione democratica, aperta, non chiusa ideologicamente e che questa legge potrà costituire un validissimo strumento per esercitare tutte le responsabilità nel mondo della scuola che è consentito alla Regione di esercitare. Compiuto l'esperimento dei primi due anni: pensate al grande passo avanti che si è fatto rispetto alla semplice legge di erogazione di assegni mandati a casa per i libri. Il consentire che tutto l'aspetto didattico, dalla organizzazione delle biblioteche, al prestito d'uso dei libri e all'organizzazione scolastica venga conferito ai Consigli della scuola, a coloro che nella scuola vivono credo che non sia meno democratico che attribuirli ai Consigli Comunali. I quali, peraltro, sono chiamati comunque a pronunciarsi, perché i piani, i programmi, le iniziative della scuola sono in ogni caso comunicate al Comune in modo che la triangolazione Regione-Comune-Scuola resta egualmente viva e valida.
Ecco come, con la coscienza che anche questo strumento è perfettibile riteniamo di avere assolto al nostro dovere dando il contributo di cui siamo stati capaci per fare avanzare la soluzione di una questione così importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, per dichiarazione di voto e anche per rispondere al Consigliere che ha posto alcuni interrogativi, credo che non immodestamente io possa dire che un contributo alla struttura dell'attuale disegno di legge l'abbia data il mio Partito per le ragioni che ho esposto ampiamente e che riassumendo sono quelle che le autonomie non sono semplicemente le autonomie politiche, ma c'e la necessità di garantire nel Paese spazio sviluppo e ragioni di sviluppo a dei tipi di autonomia funzionale che è importantissimo salvaguardare; come d'altro canto i problemi di libertà non si esauriscono semplicemente garantendo il pluralismo dei partiti, ma garantendo che i partiti siano, come devono essere, canali di dibattito e di articolazione del consenso della discussione del Paese, ma che non pretendano di ricondurre tutto alle loro logiche.
Detto questo devo preannunciare che voterò a favore dell'emendamento Bianchi e quindi contro l'emendamento presentato dal collega Calsolaro perché su questo disegno di legge c'era stato un voto ed un consenso unanime della Giunta in tutte le sue componenti e con gli apporti che ci sono stati dopo si è riuscito a determinare una linea di sviluppo interessante ed importante per tutta la materia. Quindi mi devo ovviamente attenere al tipo di impegno che avevo assunto quando in Giunta si è discusso dell'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta, per restare coerente alla presa di posizione responsabile avendo all'unanimità licenziato l'ultimo testo del suo disegno di legge esaminato dalla Commissione e da questa portato all'esame del Consiglio in aula, non ritiene di poter accogliere l'emendamento proposto dal Consigliere Calsolaro e dichiara invece di accogliere l'emendamento proposto dal Consigliere Bianchi.
Tutto questo - e mi limito a questa affermazione - non intende assolutamente proposito o volontà di divorziare da parte della Giunta dal concetto che resta fondamentale, quello della delega da darsi agli Enti locali in misura sempre più grande, anche se tutto questo deve venire con gradualità. La Giunta valuta obiettivamente quelle che sono le situazioni attuali e quando in questa direzione ritiene di contare sull'apporto notevole di quelle che sono state dichiarate forze separate, questo atteggiamento lo assume in relazione alle forze effettive che, forse vale la pena di ricordarlo ancora una volta qui, nel nostro Piemonte, nell'anno scolastico '72 (sono gli ultimi dati ufficiali che abbiamo) le forze scolastiche materne statali danno una presenza di 22.607 bambini, le scuole comunali danno una presenza di 13.402 bambini, le scuole materne non statali danno una presenza di 55.742 bambini.



BERTI Antonio

C'è proprio da vantarsene!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma perché, io affronto una situazione di fatto, non assumo responsabilità che possono anche andare a monte, ma vedo la situazione di oggi e l'affronto e dovendo prendere delle determinazioni, l'organo esecutivo di Governo della Regione, dopo avere valutate queste circostanze le assume in questa direzione.



BERTI Antonio

In nome delle autonomie locali!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, le ho promesso che non intendiamo assolutamente separarci e divorziare, vogliamo riconoscere quelle che sono le esistenze concrete di fatto.



BERTI Antonio

Dirò ancora dopo a che cosa ha portato a giudicare inefficienti le autonomie locali.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma nessuno ha fatto una dichiarazione di inefficienza.



BERTI Antonio

Vi sono state delle formulazioni del Governo Rumor che la Regione Piemonte ha respinto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Queste sono le dichiarazioni che la Giunta responsabilmente fa rimanendo fedele per la partecipazione unanime dei componenti della Giunta.



PRESIDENTE

Vi sono due emendamenti. Emendamento soppressivo del Consigliere Calsolaro: "Sopprimere, "limitatamente alla scuola dell'obbligo" alla lettera b)".
La Giunta ha dichiarato di non accettarlo. Chi intende approvare l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento non è accolto. Emendamento modificativo del Consigliere Bianchi: "Alla lettera b), dopo le parole "tempo pieno" inserire "per la scuola dell'obbligo e per la scuola materna, entro gli limiti ed alle condizioni di cui all'art. 6".
E' stato già illustrato.
Chi intende approvare l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto.
Non vi sono altri emendamenti, quindi pongo in votazione l'art. 2 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto si n. 21 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 3 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3. - Criteri direttivi per l'esercizio della delega.
I Comuni possono consorziarsi per la gestione razionale ed economica dei servizi. Ai Consorzi possono partecipare le Amministrazioni Provinciali. Per l'erogazione dei servizi i Comuni o i loro Consorzi possono avvalersi di Enti operanti nel settore.
I Comuni o gli loro consorzi, per lo svolgi.mento delle funzioni delegate, devono redigere ed inviare alla Regione entro il mese di luglio di ogni anno un piano analitico di interventi che corrisponda alle finalità enunciate nella presente legge.
Il piano di intervento deve contenere l'indicazione delle caratteristiche dei servizi da effettuare ed i modi di realizzazione degli stessi, tenendo conto, per quanto riguarda le strutture scolastiche, della organizzazione distrettuale della scuola di cui alla legge 30.7.1973, n.
477.
I Comuni o i loro Consorzi esercitano le deleghe secondo le direttive emanate ai sensi del 5° comma dell'articolo 67 dello Statuto Regionale e tenendo conto dei contributi regionali assegnati, nonché dei finanziamenti decisi dagli stessi Enti locali.
I Comuni o i loro Consorzi possono stipulare convenzioni, per l'espletamento dei servizi, con altri Comuni o con le Amministrazioni Provinciali anche attraverso loro aziende di servizio, qualora questi dispongano di strutture e servizi operanti nel settore.
I Comuni o i Consorzi di Comuni possono altresì stipulare convenzioni con Enti o aziende che gestiscono strutture idonee all'espletamento dei servizi.
Non vi sono emendamenti, nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 35 Consiglieri L'art . 3 è approvato.
Capo III - Interventi di assistenza tramite le istituzioni scolastiche.
Art. 4. - Affidamento di compiti ai Distretti Scolastici.
La Regione, a norma dell'articolo 7 della legge 30/7/1973, n. 477 affida ai Consigli di Distretto Scolastico l'espletamento delle attività relative all'orientamento professionale e all'assistenza sociale e medico psico-pedagogica con particolare riferimento al recupero degli alunni che presentano handicaps di carattere fisico, psichico o sensoriale.
Non vi sono emendamenti, nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5. - Erogazione di contributi ai Consigli di Istituto della Scuola Media di primo grado.
La Regione eroga ai Consigli di Istituto della Scuola Media di primo grado contributi per: a) la creazione o il potenziamento di biblioteche di istituto e di classe b) la fornitura agli alunni dei libri di testo in prestito d'uso c) l'acquisto ed il rinnovo dei sussidi compresi quelli audiovisivi necessari a migliorare le condizioni di studio e di apprendimento e a sviluppare l'attività e la sperimentazione didattica I Consigli di Istituto devono inviare alla Regione entro il mese di luglio di ogni anno, un piano analitico degli interventi che corrisponda alle finalità enunciate nella presente legge.
Il piano di interventi, fatte salve le competenze delle Istituzioni Scolastiche, è formato dal Consiglio di Istituto sentita l'Amministrazione del Comune in cui l'Istituto ha sede, nonché quelle dei Comuni limitrofi da cui provengono in prevalenza gli alunni. Alle stesse Amministrazioni il Consiglio di Istituto rimette copia del piano elaborato.
La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Il merito, la qualità degli interventi previsti da questo articolo ai punti a), b), c) ci trovano consenzienti e corrispondono ai criteri che avevamo annunciato nella nostra legge. Quello che non è accettabile in questo articolo è il modo in cui viene praticato il servizio, il fatto che ci - sia l'ampia esclusione dei Comuni e che il rapporto sia inverso, così come avviene già per la scuola materna; questo è un modo non corretto di concepire l'autonomia della scuola e per queste ragioni siamo contrari al complesso dell'articolo, anche se gli modi e le forme di intervento corrispondono a quanto avevamo proposto nella nostra legge.
Solo per questa ragione voteremo contro.



PRESIDENTE

Poiché nessun altro desidera intervenire, pongo in votazione l'art. 5.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti n. 33 Hanno risposto sì n. 22 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Capo IV - Interventi a favore degli alunni della scuola materna.
Arti 6. - Erogazione di contributi.
La Regione eroga contributi alle Scuole Materne statali e non statali autorizzate per i servizi di mensa e per l'acquisto di materiale scolastico e ludico.
I contributi sono commisurati al numero degli allievi iscritti.
Le Scuole Materne possono accordarsi con i Comuni o i Consorzi di Comuni per i servizi di mensa trasmettendo a questi Enti, totalmente o parzialmente, i contributi ricevuti per l'espletamento dei servizi.
Emendamento sostitutivo del Consigliere Calsolaro: "La Regione eroga direttamente contributi per i servizi di mensa commisurati al numero degli allievi iscritti alle scuole materne statali e non statali nel caso in cui i Comuni o i loro Consorzi non ritengano o non possano esercitare la delega delle funzioni amministrative in materia, o le stesse scuole ne facciano espressa richiesta".
Desidera illustrarlo? La parola al Consigliere Calsolaro



CALSOLARO Corrado

Veramente l'ho già illustrato nel corso del mio intervento Ad ogni modo vorrei ribadire che l'emendamento che ho presentato non e che si proponga di mitizzare Comuni. Vuole semplicemente riaffermare il principio delle autonomie locali secondo le norme della Costituzione e dello Statuto Regionale; soprattutto esso mira ad individuare Comuni come punto di riferimento della legge: tiene conto del fatto che ci sono i Comuni che fanno e altri che non fanno, tiene conto dell'autonomia dei Comuni, i quali potranno anche non esercitare le funzioni di cui alla legge (nel senso che nel caso in cui non ritenessero di fare, per ragioni organizzative finanziarie o qualsiasi motivo determinato dalla loro libera decisione saranno perfettamente liberi di non fare), tiene soprattutto conto della volontà delle stesse amministrazioni delle scuole materne che potranno esse stesse farsi promotrici di istanze, proprie, nella loro libera espressione di volontà, nella loro autonomia, al fine di gestire autonomamente il servizio qualora lo ritenessero opportuno o più conveniente.
Credo in realtà che si tratti di un emendamento estremamente moderato e per niente rivoluzionario. Quello che non mi sembra accettabile è che il punto di riferimento della norma sia la scuola materna in quanto tale e che venga riservata al Comune una posizione subalterna, riflessa, rispetto alle decisioni che verrebbe ad assumere l'Amministrazione della scuola materna.
Nel senso che si realizza in questa norma un rovesciamento della prospettiva, in contrasto con quanto si desume dalla logica della legge e dalla stessa relazione presentata dalla collega Consigliere Soldano che dedica all'istituto della delega (a pag. 12), espressioni che non possono certamente non essere favorevolmente ed unanimemente accolte da tutte le parti di questo Consiglio.
L'emendamento si colloca quindi nella logica della legge, che prevede il trasferimento delle funzioni amministrative nel settore dei trasporti per tutta la fascia scolastica interessata per 1E attribuzioni relative ai Patronati scolastici ed alle casse scolastiche.
Ho già esposto le ragioni che a mio avviso costituiscono il fondamento dell'emendamento. Non si tratta affatto di promuovere una conflittualità fra scuole materne e Comuni, si dà la possibilità al Comuni che già gestiscono il servizio di continuare efficacemente la loro opera; si creano le premesse, si incentiva il rapporto tra Comuni e scuole materne là dove per avventura questo rapporto non esistesse. La previsione peraltro di una gestione autonoma del servizio da parte della scuola materna considera la possibilità di un'eventuale situazione di conflittualità (che peraltro io ritengo estremamente vaga ed improbabile o generica), ma non può creare le premesse o le condizioni di un conflitto là dove il rapporto tra Comune e scuola materna si svolge secondo criteri di equilibrio democratico e di reciproca collaborazione fra i due diversi Enti. E' stata proprio la considerazione dell' eventuale esistenza di conflittualità che ha suggerito l'ultima parte dell'emendamento, a salvaguardia di quelle preoccupazioni che possono anche avere, in via di ipotesi, certe giustificazioni.
Il Gruppo socialista voterà pertanto a favore dell'emendamento e, nel caso in cui non venisse accolto dal Consiglio, voterà contro l'art. 6.



PRESIDENTE

Più nessuno chiede la parola? La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta, per le dichiarazioni fatte in precedenza e per motivi di coerenza non accoglie la proposta di emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento Calsolaro di cui ho dato lettura.
L'emendamento non è accolto. Emendamento sostitutivo del Consigliere Bianchi: "Le scuole materne si accordano con i Comuni o i loro Consorzi per i servizi di mensa ove questi possano essere organizzati in forme unitarie".
Desidera illustrarlo? La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Io ribadisco quanto ho detto prima e cioè intanto che i destinatari naturali sono le scuole e gli allievi, che non vi è il rovesciamento di alcuna posizione, che con questo emendamento si tende a riconoscere le situazioni di fatto, lodevoli del resto se si guarda soprattutto una parte della realtà regionale, prevedendo per legge l'iniziativa dell'accordo tra le scuole ed o Comuni e non che le scuole possano contestare o Comuni o possano farsi arbitri di ridurne o menomarne le autonomie, come sembra sia preoccupazione di una parte di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Io dico francamente che questo emendamento non lo capisco, almeno nella parte che dice: "Le scuole materne si accordano con i Comuni o i loro Consorzi per i servizi di mensa ove questi possano essere organizzati in forme unitarie". E' una di quelle tante dizioni che scriviamo nelle leggi che dicono niente, Io voterò quindi per il testo presentato dalla Commissione e contro questo emendamento perché non lo capisco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

In un certo senso il Consigliere Cardinali mi ha preceduto: proprio il Consigliere Bianchi, che più volte ci ha richiamati all'esigenza che le leggi siano tassative, che dicano esplicitamente quello che occorre fare che non lascino margini di spazio o vuoti, scrive: "ove non ci sia ecc,".
E' un termine estremamente generico che al limite può essere oggetto di una circolare esplicativa di una legge che la Giunta emana e in cui si danno delle direttive, ma la legge deve dire per esempio che le scuole materne devono accordarsi; questa formulazione esprime una volontà, ma non dà una norma precisa.
Ci sembra invece che l'emendamento proposto dal Consigliere Calsolaro tra l'altro contenga anche quel diritto di scelta che tiene conto delle osservazioni fatte dal Consigliere Bianchi nel suo precedente intervento e cioè di Comuni che possono e altri che non possono, in questo caso può da noi essere accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Ritiro il mio emendamento, anche se temo che qualcuno avrà a dolersene.



PRESIDENTE

Non vi sono altri emendamenti.
L'emendamento Calsolaro è stato respinto, l'emendamento Bianchi e stato ritirato, non ve ne sono altri.
Chiedo al Consiglio se, data l'importanza dell'articolo, intende procedere alla votazione o se intende sospendere qualche minuto.
La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Propongo alcuni minuti di sospensione per cercare di trovare un accordo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19,15, riprende alle ore 19,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che è stato presentato dai Consiglieri Vera e Gandolfi per il seguente emendamento all'art. 6: "Le scuole materne si accordano con i Comuni o i loro Consorzi per i servizi di mensa ove questi possano essere organizzati in forme unitarie".



BERTI Antonio

Ma è uguale all'altro!



PRESIDENTE

Prego, un po' di silenzio! Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera.



VERA Fernando

Io mi rendo conto che la formulazione dell'emendamento che abbiamo ripetuto è quella del collega Bianchi, e che è piuttosto vaga, per riteniamo che rappresenti pur sempre l'affermazione di un principio migliorativo del testo dell'art. 6 che lascia alle scuole materne la facoltà di accordarsi o no con i Comuni. Il "si accordano" ove esistano le possibilità di un'organizzazione unitaria rappresenta un obbligo imposto alle scuole materne di cercare questo accordo e concordare forme unitarie con i Comuni ed i loro Consorzi, ripeto, è una formulazione piuttosto vaga se qualcuno suggerisce una forma più precisa sia il collega Gandolfi che io siamo lieti di accoglierla. Riteniamo però che, con tutto questo l'emendamento rappresenti un miglioramento dell'ultimo comma dell' art. 6 che così com'era, almeno per quanto mi riguarda, era difficilmente votabile.



PRESIDENTE

E' stato presentato un ulteriore emendamento aggiuntivo all'art. 6 dei Consiglieri Revelli e Besate: "Dopo il terzo comma inserire il seguente: "I contributi per la mensa di cui al primo comma, sono condizionati alla gratuità del servizio".
Vogliono illustrarlo? No.
La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' un poco difficile pretendere che al mondo ci sia della gente che dia da mangiare e da bere e compia dei servizi gratuitamente, è pretendere veramente qualcosa che va al di là del limite di quanto si può chiedere a chiunque. Quindi la Giunta non può accogliere l'emendamento. Io non so se voi sareste in grado di assolvere, voi portatori di questo emendamento quello che dite che gli altri devono fare, cioè dare da mangiare e da bere gratuitamente.



BERTI Antonio

I Comuni fanno servizio gratuito. Non li si obbliga a farlo se non lo vogliono fare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Comunque la Giunta questo emendamento non lo accoglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

C'è da fare osservare una cosa molto semplice alla maggioranza, che quando si parla di gratuità della mensa non è semplicemente un'invenzione o una richiesta, è una precisa condizione stabilita da una delle leggi dello Stato sulla scuola materna: la legge 1073 all'art. 31 stabilisce che i contributi dello Stato alle scuole materne non statali possono essere concessi, tra l'altro, a condizione che quanto meno concedano gratuitamente la refezione. Qualunque operatore di scuola materna, anche quelli che in questi giorni sono venuti dalla Giunta e hanno scritto sui giornali sanno perfettamente.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Desidero precisare che dal Presidente della Giunta non è venuto nessuno, si dia atto a verbale che dal Presidente della Giunta non è venuto nessuno.



BESATE Piero

Saranno andati in Via Magenta , anche là c'è la Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

"Saranno" o "sono"?



BESATE Piero

Sono, sono.
E' stato scritto sui giornali, se vuole glieli porto.
Questa norma è ribadita dalla legge 444: quando si richiede che i contributi siano condizionati alla gratuità della mensa, o refezione come la chiama la legge, si pongono due problemi: uno che quanto meno chi riceve i contributi dalla Regione, e quindi denaro pubblico, poi dia il servizio gratuito; in secondo luogo questo è richiesto da una legge dello Stato.
Quindi l'emendamento presentato da Revelli e da me ha un fondamento sociale, ma anche un solido fondamento giuridico, non è un'innovazione, è semplicemente l'osservanza di un criterio, ma volendo la maggioranza procedere rigidamente creerà condizioni che metteranno sicuramente in crisi le scuole materne e ve ne assumerete la responsabilità.



PRESIDENTE

La Giunta sull'emendamento Vera e Gandolfi?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Vera Gandolfi, per alzata di mano.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo Revelli - Besate, per alzata di mano. L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'art. 6 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 20 Consiglieri Hanno risposto no n. 14 Consiglieri Si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
Capo V - Vigilanza.
Art. 7. - Vigilanza sugli Enti delegati.
Gli Enti interessati devono trasmettere entro il termine di 10 giorni copia delle deliberazioni adottate nell'esercizio delle attribuzioni delegate, oltre che al competente organo di controllo, anche al Presidente della Giunta Regionale.
Quando tali Enti non adempiano alle funzioni loro delegate, la Giunta Regionale, sentiti gli Enti interessati e previa assegnazione di un adeguato termine per gli adempimenti di competenza, si sostituisce ad essi nel compimento dei medesimi .
Entro 60 giorni dal termine dell'anno scolastico i Comuni o i loro Consorzi devono inviare al Presidente della Giunta Regionale una relazione contenente: 1) un elenco analitico delle attività svolte con una valutazione dei risultati conseguiti 2) il rendiconto economico e finanziario. Non vi sono emendamenti nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 35 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8. - Vigilanza sulle attività affidate alle Istituzioni Scolastiche.
I Consigli di Distretto e quelli di Istituto e, in loro mancanza, gli organi di cui al 1° comma dell'articolo 13 sono tenuti ad inviare al Presidente della Giunta Regionale, al termine dell'anno scolastico, una relazione sull'attività svolta.
Entro il mese di luglio di ogni anno è trasmesso altresì il rendiconto finanziario.
La Giunta Regionale, qualora accerti la mancata osservanza delle finalità di cui alla presente legge, sospende l'erogazione dei contributi e si sostituisce all'organo nello svolgimento delle competenze affidategli.
Non vi sono emendamenti, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
L'art. 8 e approvato.
Art. 9. - Vigilanza sulle scuole materne.
Le scuole materne statali e non statali, ai fini degli interventi di cui alla presente legge, sono sottoposte alla vigilanza della Giunta Regionale.
Se nessuno chiede la parola si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato Art. 10. - Revoca.
La revoca delle funzioni regionali delegate con la presente legge è attuata con la legge regionale nei confronti di tutti gli Enti di eguale livello istituzionale.
Non vi sono emendamenti, nessuno chiede la parola, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



NESI Nerio

Io mi astengo perché non capisco che cosa vuol dire.



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto sì n. 33 Consiglieri Si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
Capo IV - Norme finanziarie.
Art. 11. - Determinazione di spese e criteri di ripartizione.
Ai servizi previsti nell'articolo 2 della presente legge sarà destinato, nel bilancio di ogni anno, un fondo di lire 3.800 milioni.
Ai servizi previsti negli articoli 4 e 5 sarà destinato, nel bilancio di ogni anno, un fondo di 3.800 milioni, del quale almeno il 10% sarà devoluto ai servizi di assistenza medico-psico-pedagogica affidati ai Consigli di Distretto, allorquando in funzione.
Ai servizi previsti dall'articolo 6 è destinato nel bilancio di ogni anno, un fondo di L. 1850 milioni.
Per l'anno finanziario 1974 il fondo di cui al 10 comma è stabilito in 2.200 milioni, il fondo di cui al 2° comma è stabilito in 3.800 milioni ed il fondo di cui al 3° comma è stabilito in 1 080 milioni.
I fondi di cui ai precedenti commi sono ripartiti, a favore degli Enti erogatori di servizi, in proporzione al numero di allievi che frequentano le scuole materne, elementari e medie di primo grado ubicate sul territorio di competenza.
Alla ripartizione dei fondi medesimi la Giunta Regionale provvederà con propria deliberazione, entro il mese di settembre di ogni anno.
Qualora l'Ente destinatario dei contributi previsti dalla presente legge sia ubicato in territorio dichiarato montano ai sensi di legge o comunque in Comune con popolazione inferiore a mille abitanti, verrà attribuita al medesimo una maggiore assegnazione pari al 10% del contributo spettante.
I Comuni, per le spese derivanti dall'esercizio delle funzioni delegate, e gli organi collegiali della scuola per le spese generali derivanti dai servizi finanziati dalla presente legge, possono trattenere fino ad un massimo del 5% delle somme loro assegnate.
Emendamento modificativo Revelli-Besate: "Al primo comma modificare la cifra 3.800.000000 con la cifra di 4.800.000.000.
Al secondo comma modificare la cifra di 3.800.000.000 con la cifra di 3.500.000.000.
Al terzo comma modificare la cifra di 1.850.000.000 con la cifra di 1.950.000.000 Al quarto comma modificare la cifra di 3.800 000.000 con la cifra di 3500.000.000"".
Desidera illustrarlo? La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Mi pare che si illustri da sé. La richiesta di aumentare il finanziamento per i compiti trasferiti ai Comuni risulta da tutta la discussione che è stata fatta, per le spese di personale, gestione trasporti ecc.. Si pensi per intanto che i trasporti per la scuola materna e per la scuola dell'obbligo nell'anno '72/'73 sono stati per 52.000 e più alunni rispetto a circa 600.000 alunni e quindi sicuramente con questa legge di delega il quantitativo degli alunni che saranno trasportati aumenterà e senza contare l'aumento del costo dei servizi ci sarà un aumento anche per il numero di unità trasportate.
Per quanto riguarda le mense è la stessa cosa, mentre per quanto concerne l'attribuzione di fondi ai Consigli di istituto teniamo presente come è già stato rilevato anche da Gandolfi, oltre che da noi naturalmente che non si tratta più di andare all'erogazione di contributi per l'acquisto di testi individuali, ma per il potenziamento di biblioteche e per il servizio del prestito d'uso dei libri di testo. Quindi ci sarà senz'altro un risparmio notevole malgrado lo stesso aumento dei libri e della produzione libraria.
L'attribuzione di un aumento dei contributi a tutte le scuole materne ha la stessa giustificazione e qui prescindiamo dalla discussione fatta prima per quanto riguarda i Comuni, cioè un allargamento del servizio ed un aumento dei costi, mentre il costo del servizio per gli Consigli di istituto sicuramente avrà delle riduzioni.



PRESIDENTE

La Giunta?



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

La Giunta non può accogliere l'emendamento perché rispetto al testo originale già si è tenuto conto delle considerazioni fatte dai proponenti I 4.000 milioni previsti per l'istituzione scolastica già sono stati ridotti a 3.800 e quelli destinati alla delega dei Comuni da 3.650 sono stati portati a 3.800, proprio per le considerazioni fatte da Besate.
D'altro canto la legge sui libri ci aveva fatto stanziare 4.350 milioni, ne abbiamo spesi quattro, abbiamo abituato un po' la gente a servirsi dei libri, quindi prudenza vuole che non si facciano ulteriori riduzioni. La creazione e il potenziamento di biblioteche non devono essere intesi in senso assoluto perché ci saranno ancora dei ragazzi che avranno bisogno di libri in proprio e ci sono dei libri che non possono far parte delle biblioteche.
In sostanza ritengo che questa riduzione debba considerarsi giusta. Del resto "dell'equilibrio" dei due stanziamenti ha giovato di 50 milioni quello dell'art. 6 relativo alle scuole materne statali.
Per queste considerazioni a nome della Giunta non posso accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento Revelli-Besate.
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'art. 11.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 10 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12. - Copertura della spesa.
All'onere di 7.080 milioni per l'esercizio 1974 si provvede mediante le seguenti variazioni agli stanziamenti iscritti nel corrispondente stato di previsione della spesa: per L. 1.330 milioni, con la riduzione degli stanziamenti di cui ai capitoli n. 230, n. 242, n. 244, n. 248, n. 252 e n. 520 nella rispettiva misura di 30 milioni, 300 milioni, 290 milioni, 500 milioni, 120 milioni e 90 milioni per 1.500 milioni, con la riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 232, che resterà denominato: "Spese per il trasporto gratuito degli alunni degli Istituti professionali compresa l'assicurazione contro i relativi infortuni" per 1.250 milioni, con la riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 256, che viene soppresso per 3.000 milioni, con una riduzione, di pari ammontare, del fondo di cui al capitolo n. 1.018.
Nello stato di previsione medesimo saranno corrispondentemente istituiti: il capitolo n. 236, "Assegnazione ai Comuni o ai Consorzi di Comuni per l'esercizio, mediante delega, del servizio di trasporto gratuito, del servizio di mensa e per altri interventi che favoriscano la realizzazione della scuola a tempo pieno, limitatamente alla scuola dell'obbligo", con lo stanziamento di 2.200 milioni il capitolo n. 238, "Assegnazione ai Consigli di Istituto, alle Casse Scolastiche e ai Legali Rappresentanti di Scuole Medie di primo grado, per la creazione od il potenziamento di biblioteche scolastiche, per il prestito in uso dei libri di testo e per la fornitura di ogni altro necessario sussidio didattico individuale o collettivo, nonché assegnazione ai Consigli di Distretto Scolastico, alle Casse Scolastiche o ai Legali 'Rappresentanti di Istituti pareggiati, parificati o legalmente riconosciuti, per l'espletamento di servizi di assistenza sociale e medico psico-pedagogica", con lo stanziamento di 3.800 milioni il capitolo n. 240, "Contributi agli Enti gestori delle Scuole Materne, statali e non statali autorizzate, per l'espletamento del servizio di mensa e per altri interventi idonei a favorire la realizzazione della scuola a tempo pieno", con lo stanziamento di 1.080 milioni.
All'onere di 9.450 milioni per ciascuno degli anni 1975 e successivi si farà fronte con l'intera disponibilità di 7.210 milioni, derivante dalla cessazione degli oneri iscritti nei capitoli n. 230, n. 242, n. 244, n.
248, n. 252, n. 256 e n. 1.018 del Bilancio di previsione per l'esercizio 1974, nonché con la disponibilità di 2.150 milioni derivante dalla cessazione dell'onere per il trasporto gratuito di allievi della scuola dell' obbligo, di cui al capitolo n. 232 del Bilancio medesimo e con la disponibilità di 90 milioni derivante dalla riduzione delle occorrenze di spesa previste nel capitolo n. 520.
Il Presidente della Giunta Regionale e autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di Bilancio.
Vi è un emendamento modificativo Revelli-Besate.



REVELLI Francesco

Viene ritirato.



PRESIDENTE

Non vi sono altri emendamenti, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Art. 13. - Disposizioni transitorie.
Fino a quando non saranno costituiti o Consigli di Distretto e di Istituto, i contributi regionali destinati all'erogazione dei servizi previsti negli articoli 4 e 5 sono assegnati alle Casse Scolastiche od ai Legali Rappresentanti degli Istituti pareggiati, parificati o legalmente riconosciuti dallo Stato, che sono tenuti ad osservare le stesse prescrizioni contenute negli articoli suddetti.
Per l'anno scolastico 1974/'75 gli adempimenti, di cui agli articoli 3 4 e 5 della presente legge, devono essere espletati entro 30 giorni dalla pubblicazione della legge medesima.
Poiché nessuno chiede di parlare si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Art. 14. - La legge regionale 9 aprile 1974 n. 11 è abrogata.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti n. 35 Hanno risposto sì n. 33 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Art. 15. - Entrata in vigore della legge.
La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'articolo 45 dello Statuto Regionale ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel "Bollettino Ufficiale" della Regione.
Se nessuno chiede la parola si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti n. 36 Hanno risposto sì n. 34 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Vi sono dichiarazioni di voto? La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Il Gruppo socialista vota a favore della legge in considerazione di quanto di positivo in essa contenuto, del recepimento di principi e norme da esso condivisi, del cospicuo stanziamento previsto per gli interventi programmati e che hanno avuto nella votazione dei singoli articoli la nostra approvazione.
Si tratta di una legge che, a rigore, non può essere considerata esplicitamente una legge della sola Giunta, ma che nasce dall'incontro di due proposte di legge, una di iniziativa del Gruppo comunista e dal disegno di legge della Giunta.
E' vero che i socialisti sono rappresentati nella Giunta Regionale ma è altrettanto vero che essi hanno delle posizioni di responsabilità in tutti gli Enti locali che si sono espressi favorevolmente all'iniziativa legislativa di cui alla proposta di legge n. 92.
Il testo che è uscito dalla Commissione tiene conto di tutti i contributi che le varie parti politiche presenti in questo Consiglio e nei Consigli Comunali ed i rappresentanti della scuola e dei sindacati hanno responsabilmente portato alla sua definitiva formulazione. Avevo già dichiarato in sede di III Commissione che approvavo il testo della relazione della collega Consigliera Soldano con la sola riserva dell'art.
6. Questa riserva si è sciolta negativamente; tuttavia il Gruppo socialista, anche al fine di non determinare ulteriori conseguenze allo stato di dissenso verificatosi in questa occasione, dichiara di votare a favore della legge, augurandosi che essa possa rappresentare un momento significativo della politica scolastica della Regione e che la responsabilità dei Comuni, delle istituzioni scolastiche, dei nuovi organismi democratici della scuola possa efficacemente contribuire alla sua operatività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

E' indubbio che è difficile una valutazione approfondita di questo provvedimento di legge a chi non ha partecipato al travaglio piuttosto laborioso di elaborazione dello stesso in sede di Commissione. Il fatto è che in questo Consiglio sono emerse voci di perplessità nel corso del dibattito che ha preceduto la votazione, ma io credo che forse il maggiore aspetto critico non riguardi tanto l'elaborazione della legge uscita dalla Commissione, ma proprio i limiti nei quali è costretta a muoversi la Regione in ordine ai problemi dell'assistenza. E molto chiaramente ed onestamente la Consigliera Soldano a pag. 4 della relazione esprime il concetto che l'assistenza quale viene concepita dalle leggi statali vigenti non coincide con la concezione che di assistenza può avere il Consiglio Regionale derivandola dallo statuto della Regione Piemonte.
Semmai questa non può essere una valutazione negativa nei confronti della legge, ma è una valutazione negativa nei confronti di una situazione di scarsa autonomia, di impossibilità di affrontare gli problemi con l'organicità dovuta che viene imposta alla Regione Piemonte. Nel complesso io ritengo però che la legge rappresenti, come osservava un momento fa il collega Calsolaro, per la cospicuità degli interventi finanziari proposti un avvio ad una politica di assistenza scolastica, La sperimentazione indubbiamente è difficile ed il collega Assessore Borando è preoccupato comunque sono persuaso che permetterà di apportare in via successiva dei miglioramenti alla legge e di affrontare il problema di un tipo di assistenza scolastica il più organica possibile.
Indubbiamente la Regione Piemonte, partendo da quel disegno di legge sui libri di testo (che io continuo a credere abbia rappresentato una positiva affermazione di principio, o quanto meno una mossa provocatoria nel senso più positivo della parola, in ordine all'affermazione del diritto alla gratuità dello studio) ha fatto dei passi avanti nel settore dell'assistenza scolastica.
Queste sono valutazioni positive sull'elaborato che ci deriva dalla Commissione, che ci deriva dal contemporamento delle varie proposte presentate alla Regione e condensate, sintetizzate, attraverso un faticoso lavoro di mediazione nel disegno di legge che stiamo per votare nel suo complesso. Sono questi gli elementi positivi che convalidano il voto favorevole che noi ci accingiamo a dare alla legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

A nome del Partito repubblicano ovviamente darò voto favorevole. Vorrei solo rilevare, a conclusione di questo dibattito, che ci sono state e ci sono nell'esame di un disegno di legge in Commissione mille occasioni, e la Commissione le ha avute, per un ampio esame dei problemi e per un confronto estremamente costruttivo.
Direi che bisognerebbe essere più attenti nel momento in cui si viene in aula a riportare questioni che potevano essere ampiamente dibattute e forse più positivamente risolte nell'ambito della Commissione, perché si finisce necessariamente per creare delle situazioni di tensione che vanno al di là e prendono a volte la mano rispetto alla portata e alla dimensione dei rilievi che ciascuno può fare. Dico questo perché mi sembra che complessivamente abbiamo finito forse, soffermandoci troppo su taluni aspetti, di svilire il significato di un disegno di legge che, io torno a ripetere, mi sembra una cosa positiva della quale, da qualsiasi punto di vista ci collochiamo, possiamo essere soddisfatti. Quindi spero che si recuperi, a conclusione di questa giornata, il senso e l'importanza delle cose che abbiamo fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Si tratta di una legge che noi abbiamo fortemente voluto perch affronta un problema su cui la Regione Piemonte ha ottenuto vasti consensi è la prima legge sulla gratuità dei libri per la scuola media dell'obbligo introduce elementi di delega ai Comuni, presenta alcuni aspetti innovativi anche se poi in effetti eroga ancora dei contributi (ma questo e in rapporto agli scarsi poteri delegati).
E' una legge fortemente voluta anche perché in questo Consiglio Regionale è stata introdotta dall'iniziativa dei Comuni, iniziativa esterna che nella società italiana è un fatto importante, è uno degli elementi innovativi rispetto alla prassi parlamentare e alle norme che regolano la vita del Parlamento. Dobbiamo dire che la nostra partecipazione soprattutto quella dei nostri compagni - cosa che è stata ampiamente riconosciuta, dobbiamo darne atto, nella relazione introduttiva della Consigliera Soldano - era appunto collegata a questi aspetti della legge.
Dobbiamo dire che il lavoro svolto in Commissione e le successive elaborazioni di alcuni articoli hanno dato dei risultati che noi riteniamo positivi. E in questo senso il nostro voto, come si è visto, è stato articolato: si ad articoli in cui è presente la proposta comunista e dei Comuni; no ad altri articoli in cui sono presenti elementi che hanno portato a questa discussione, quasi di caos, abbiamo sentito addirittura parlare di dimissioni, io tremo ancora dalla paura e adesso il nostro Gruppo si apparterà per cantare un Te Deum di ringraziamento per lo scampato pericolo che l'avv. Oberto non abbia più ad essere il Presidente della Regione Piemonte.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sarebbe un pericolo se non lo fossi, o è un pericolo che lo sia?



BERTI Antonio

Il segno che ha fatto a me mi ha fatto rabbrividire dalla paura: pensate a cosa sarebbe la Regione Piemonte senza la Presidenza dell'avv.
Oberto! Sarebbe persino interessante che la Giunta Regionale entrasse per la quinta o sesta volta in crisi per una questione di gestione di mensa, o altre, molto più importanti, che adesso voglio mettere in rilievo.
Il gesto che voleva dire: "Adesso me ne vado", mi fa ridere, le responsabilità sono vostre, fate pure un'altra crisi per questi motivi.
Noi non abbiamo esasperato il tono della discussione perché in fin dei conti abbiamo poi sempre un senso di responsabilità che ci guida, perch vogliamo soprattutto che le famiglie a ottobre abbiano i contributi previsti dalla legge. Sulle forme di gestione la battaglia continuerà col contributo degli Enti locali che noi riteniamo essere dalla nostra parte ed elaboreremo senza esasperare un momento in cui forse poteva anche aprirsi la crisi. Noi pensiamo che momenti di nervosismo ci possono essere, ma chi guida degli istituti come quello regionale non può sottoporre la propria maggioranza a una minaccia di dimissioni, occorre assumersi le proprie responsabilità, soprattutto di fronte ad un dibattito in Consiglio Regionale non credo che aprioristicamente si debba cogliere l'occasione di un dibattito quale quello che si è aperto in questo Consiglio per dire: o voi vi mettete d'accordo o io mi dimetto. Il Consiglio è un luogo in cui la discussione può vedere delle forze, anche quelle alleate alla maggioranza sostenere tesi diverse. Non voglio darle una lezione, lei è troppo più anziano di me - di esperienza volevo dire - ma a mio parere compito di un Presidente della Giunta non è quello di minacciare di dimettersi per serrare le file, bensì quello di raccogliere dal dibattito ciò che sembra più aderente allo Statuto, per proporre soluzioni positive.
Questa è la lezione che, almeno per noi, emerge da questo dibattito.
Dobbiamo dire che la nostra posizione negativa su questa legge - e ce ne dispiace francamente - è direttamente collegata al tema venuto in sottordine alla gestione delle mense delle scuole materne, ma che e in definitiva quello del ruolo che noi vogliamo che svolgano le autonomie locali.
Ho già detto, interrompendola signor Presidente, che il concetto dell'inefficienza delle assemblee elettive come elemento per conferire poteri e compiti ad altri enti, è un concetto molto pericoloso. Il Consiglio Regionale ha assunto una posizione durante la discussione sul bilancio, a fronte della dichiarazione programmatica del Governo Rumor che partiva dal concetto dell'inefficienza delle autonomie locali e ponendo al Paese il problema di conferire poteri ad altri enti esterni. Noi ci siamo unanime mente ribellati sostenendo in quel momento che no, il principio fondamentale, il punto di riferimento, è l'assemblea elettiva locale come forma fondamentale di democrazia, che noi diciamo che non è l'unico punto che deve operare in collegamento con altri centri di potere al suo fianco costituiti, ma che non può non essere il nostro punto di riferimento fondamentale.
Ed è appunto da questa presa di posizione del Consiglio Regionale che noi siamo partiti per sostenere, che punto di riferimento del Consiglio Regionale in tutte le sue leggi non può che essere l'Ente locale. Abbiamo ritenuto, proprio dall'andamento della discussione, che si erano voluti sacrificare certi elementi di interesse e di sviluppo delle autonomie locali, per favorire invece un altro tipo di interesse, piccoli corpi sulla cui validità io non entro nel merito, ma che la società italiana non pu prediligere, noi dobbiamo favorire la scuola pubblica. E volendo prendere atto della realtà ed operare in rapporto a questo, si possono trovare le forme per avere un punto di riferimento nei Comuni e, in rapporto a stati di preoccupazione sull'applicazione della legge, trovare anche le forme che consentono di utilizzare quanto già esiste; ma l'assunto non può non essere questo e noi abbiamo ritenuto che in quelle parti delle leggi che sono state oggetto del nostro voto contrario, della nostra opposizione anche nel dibattito, non si ritrovi la posizione ferma di sviluppo delle autonomie locali.
Ed è per questo elemento di fondo che il nostro Gruppo vota contro questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Questa legge esprime certamente un momento di confluenza e di sintesi dopo un processo formativo che è stato laborioso, ma ritengo profondamente democratico. E' un passo significativo anche per l'affermazione della capacità della Regione nel dimostrare di sapere interpretare il ruolo che le è affidato. Questa legge e quindi insieme portatrice di volontà che vengono da più parti, mentre correttamente esprime e realizza l'indirizzo della Giunta, al di là dei dissensi parziali quali si può discutere in ordine ai tempi e ai modi, ma che di fronte alla sua portata generale trovano la loro giusta collocazione.
Questa legge porta a ribadire una concezione nuova sull'assistenza da trasformare progressivamente in diritto allo studio e difesa di questo principio; riafferma la validità di ogni momento di autonomia, cercando di riconoscere - e questo è stato lo sforzo - il momento di difficoltà l'altro principio affermato già dai romani, cioè quello di dare a ciascuno il suo.
Io credo che questo aspetto qualificante, questo modo nuovo di affrontare il problema costituisca, senza alcun trionfalismo, un salto di qualità, un momento importante della vita regionale e quindi, pur avendo piena cognizione dei limiti che ogni provvedimento di questa natura comporta, limiti che sono stati già chiaramente denunciati soprattutto in relazione alle competenze di cui si dispone, alle difficoltà, alla grandiosità dei problemi ai quali si è chiamati ad applicarci, noi possiamo essere sostanzialmente soddisfatti del lavoro svolto.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.
Dovrei ora dare la parola al Presidente della Giunta, ma è stato chiamato al telefono dal Ministro Bertoldi per la questione della Emanuel prego quindi il Consiglio di voler attendere.
Intanto darei lettura dell'interpellanza pervenuta a firma Berti Rivalta, Ferraris, Bono relativa al problema di Val della Torre. Poich però è molto lunga ne dò soltanto comunicazione. Tutti sapete di che cosa si tratta, l'avrete letto sui giornali.
Ha la parola il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi scuso di questo allontanamento momentaneo dovuto ad una comunicazione con il Ministro del Lavoro in relazione alla situazione della Emanuel che fa qualche passo avanti in posizione positiva, anche se con molta fatica.
Io non avrei da dire molte cose. Mi sembra di poter raccogliere questa conclusione: che tutto è praticamente nella vita molto difficile e una delle cose più difficili (me ne accorgo alla mia non più tenera età e me ne accorgo come avvocato) è mettere insieme delle leggi. Sembra che lo si possa fare come un gioco di bambini e poi ad un certo momento, come i bambini fanno, si toglie via uno dei componenti dell'edificio che si è costruito e finisce magari per far crollare tutta quanta la legge. Ecco perché per me dico questo per la considerazione e l'attenzione che i Consiglieri vorranno portare, ecco perché mi sembra di poter dire che le leggi debbono essere attentamente studiate da chi le propone, sia essa la Giunta, sia esso il Consiglio o il singolo Consigliere, devono essere attentamente esaminate dalle Commissioni; è tremendamente rischioso travolgere poi con delle partecipazioni affrettate, in sede di Consiglio che sconvolgono o possono sconvolgere il complesso del testo di una legge.
E' una meditazione che vengo facendo da quando ho la responsabilità di essere qui come Presidente della Giunta e oggi ho rilevato anche questo.
Debbo però veramente compiacermi del fatto che al termine di questo dibattito, che ha avuto dei momenti senza alcun dubbio di alta tensione, si è ritrovata una coerente responsabilità finale che ha portato tutta la maggioranza ad essere definitivamente schierata sul complesso del testo della legge che era venuto dall'esame attento della Commissione, attraverso anche alla bella relazione fatta dalla Consigliera Soldano (con la quale mi voglio felicitare) e che veramente può essere considerato come frutto di una collaborazione delle varie parti che hanno confluito a creare questa situazione di legge: l'iniziativa presa dai Comuni, l'iniziativa presa dal Gruppo comunista, l'iniziativa della Giunta, il lavoro di cesellatura fatto dalla Commissione, l'ulteriore ansia di perfezionamento che è stata portata innanzi da qualche Consigliere che voleva chiaramente tendere ad un perfezionamento e che non ha trovato l'accoglienza della maggioranza, la quale però è stata ricondotta, e lo ripeto, con senso di responsabile coerenza, alla votazione finale unanime di tutti i Gruppi che costituiscono questo Governo.
Certo, se ciò non fosse avvenuto il Presidente della Giunta avrebbe dovuto tirare delle conseguenze, perché avrebbe potuto significare una dissidenza che in qualche maniera si manifestava su un particolare, non evidentemente sulla legge generale, Se si resta al particolare, nulla questio, se vi fosse stata una dissonanza sul complesso della legge avrei certamente tirate le conseguenze che erano logiche e doverose.
Peraltro avendo, per la comprensione di tutti, evitato Scilla, non voglio cadere nella Cariddi che mi è stata collocata dinanzi da lei Consigliere Berti con la sua presa di posizione sempre molto vivace, molto brillante anche, per questo mi sottraggo, in questa sede, rendendomi tuttavia disponibile per un ulteriore dialogo a carattere personale per dimostrarle come, sì, la mia anche ignoranza - lei non l'ha detta questa parola, per carità, ma io l'accetto anche così come ignoranza - ha senza alcun dubbio rispetto (mi perdoni) alla sua, un grande pregio: quello di essere sicuramente più anziana e quindi maggiormente degna di rispetto, di attenzione e di considerazione.
Fatte queste dichiarazioni debbo veramente compiacermi che il Piemonte abbia un'altra legge che in qualche maniera risolve un problema che stava a cuore dl tutti. Tutto quanto è perfettibile, noi riteniamo che anche questa legge lo sia. Ma conchiudendo i lavori questa sera lascino, colleghi Consiglieri, che io sia in perfetta sintonia con ciascuno di loro dicendo che l'augurio più bello che possiamo farci è quello che questa legge possa rapidamente entrare in vigore in maniera che le popolazioni scolastiche del Piemonte, e non soltanto scolastiche, ne traggano i vantaggi, i frutti e i benefici.
Se altri, correggendo nel tempo la legge, daranno dei frutti, dei vantaggi migliori, noi non avremo che da compiacerci con questi altri che realizzeranno cose migliori di quelle che non siamo riusciti a realizzare noi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'intero testo della legge n. 179 "Norme in materia di assistenza scolastica in favore degli alunni delle scuole materne e dell'obbligo".



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 34 Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 10 Consiglieri.
Il disegno di legge è approvato.
Comunico che il Consiglio è convocato per giovedì 1° agosto alle ore 9,30 e alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,35)



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