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Dettaglio seduta n.244 del 18/07/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Comunicazioni del Presidente Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale sul progetto per l'area metropolitana Esame rendiconto finanziario 1971 (relatore Rossotto) Esame disegno di legge n. 182 concernente "Modifica ai provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato" Esame disegno di legge n. 180 relativo a "Costituzione in Ente regionale dell'Istituto Ricerche Economico - Sociali del Piemonte (IRES) ed istituzione del Comitato regionale di Studi sulla Programmazione" Approvazione Statuti Comunità montane Esame disegno di legge n. 183 relativo a "Stato giuridico e trattamento economico del personale regionale. Norme transitorie per il primo inquadramento" Nessuno ha osservazioni sull'ordine del giorno? E' approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle adunanze dell'11 luglio 1974 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se nessuno ha delle osservazioni da fare li diamo per approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Comunicazioni del Presidente.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Falco (che è in rappresentanza del Consiglio Regionale ad un convegno a Napoli), Calsolaro, Giovana, Zanone Sanlorenzo.


Argomento:

b) Progetti di legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Presentazione e assegnazione progetti di legge: disegno di legge n. 183 relativo allo "Stato giuridico e trattamento economico del personale" proposta di legge n. 184 a modifica dell'articolo 2 della legge regionale n. 3 del 15.1.1973 avente per titolo "Criteri generali per la costruzione e l'ampliamento, la gestione ed il controllo degli asili nido comunali costruiti e gestiti con il concorso dello Stato di cui alla legge 6.12.1971 n. 1044 e con quello della Regione presentato dal Comune di Nichelino il 5.7.14 dichiarata ammissibile dall'Ufficio di Presidenza il 17 luglio" è assegnata alla IV Commissione nella stessa data presentazione da parte della Provincia di Cuneo in data 1.7.74 di una proposta di legge recante "Norme in materia di delega alle Province e di funzioni amministrative concernenti lo sport". Poiché il testo è identico a quello presentato dalla Provincia di Torino, il progetto di legge n. 97 lo si considera pertanto come presentato anche dalla Provincia di Cuneo.


Argomento:

c) Risposte scritte a interrogazioni


PRESIDENTE

Risposte scritte a interrogazioni: da parte del Presidente della Giunta Oberto al Consigliere Gerini sull'insufficiente erogazione di energia elettrica da parte dell'ENEL alla frazione Incasale del Comune di Odalengo Grande da parte dell'Assessore Gandolfi al Consigliere Nesi in merito alla definizione di un piano aeroportuale per l'intero Piemonte e della verifica di coerenza rispetto alla linea della programmazione regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

d) Problemi del quotidiano "La Gazzetta del Popolo"


PRESIDENTE

Comunico che il Comitato di redazione ed il Consiglio di fabbrica della "Gazzetta del Popolo" mi hanno fatto pervenire, nella giornata di ieri, un telegramma in cui giornalisti e poligrafici del quotidiano denunciano la violazione degli accordi nazionali e del contratto di lavoro da parte del proprietario Caprotti, sottolineando che le gravi decisioni assunte dalla proprietà minacciano i livelli occupazionali e la struttura editoriale dell'antica testata piemontese.
A tal fine sollecitano un intervento della Regione per garantire la sopravvivenza della testata e, in generale, la pluralità dell'informazione in Torino e nel Piemonte.
Ritengo che il problema del quotidiano "Gazzetta del Popolo" che è strettamente collegato ai temi della libertà di informazione e della non accettazione di monopoli, debba essere considerato con particolare attenzione in quest'aula in cui sovente i temi suddetti sono stati dibattuti.
Anche in tale circostanza, che ha indotto giornalisti e poligrafici della "Gazzetta" a proclamare lo sciopero, ritengo che il Consiglio Regionale debba intervenire quanto prima assicurando la sua solidarietà e l'interessamento per la lotta di questi lavoratori.


Argomento: Varie

e) Colpo di stato a Cipro


PRESIDENTE

In questi giorni un altro avvenimento internazionale preoccupante ha sollevato la nostra attenzione: un'altra zona dell'area mediterranea sta attraversando un momento di particolare delicatezza. Nell'isola di Cipro è in corso un colpo di stato da parte dei militari.
Non conosciamo con esattezza la situazione interna né come si sono svolte le vicende che hanno portato alla deposizione dell'arcivescovo Makarios.
Auspichiamo tuttavia che la tranquillità possa quanto prima tornare nell'isola che ha un'importanza strategica nell'area interessata e che la democrazia non venga in alcun modo soffocata.
Ci auguriamo che il popolo greco-cipriota non debba subire limitazioni di libertà e sofferenze.
Se nessuno chiede di parlare, passiamo alle interpellanze ed interrogazioni.


Argomento: Edilizia e norme tecnico-costruttive - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza dei Consiglieri Zanone, Gerini, Fassino sui piani di edilizia economico-popolare. Riserva di una quota percentuale per la costruzione ai piani bassi, di mini alloggi riservati agli anziani ed agli invalidi


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Zanone, Gerini, Fassino: "Piani di edilizia economico - popolare. Riserva di una quota percentuale per la costruzione ai piani bassi, di mini alloggi riservati agli anziani e agli invalidi".
Risponde l'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

In risposta all'interpellanza dei Consiglieri Zanone, Gerini e Fassino comunico che, come più volte da me affermato nella IV Commissione, durante l'esame della legge "Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori", gli interventi previsti da tale legge devono essere integrati da altri ed, in particolare da interventi volti a garantire un'adeguata sistemazione alloggiativa per gli anziani e per gli inabili.
Avevo anche comunicato che d'accordo con l'Assessore Benzi stavo esaminando con i responsabili del Consorzio regionale per gli Istituti Autonomi per le Case Popolari, che fossero previste riserve di alloggi per tali categorie nei complessi edilizi finanziati in base alla legge 22 ottobre 1971, n. 865.
Ciò è possibile poiché il D.P.R. 30.12.1972, n. 1032, contenente norme per l'assegnazione e la revoca degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, prevede l'assegnazione a particolari categorie.
La Giunta Regionale ha quindi espresso parere favorevole perché il Presidente della Giunta provveda ad apportare una clausola aggiuntiva alla convenzione 24.7.'73, stipulata fra la Regione ed il Consorzio regionale fra gli I.A.C.P. al fine di stabilire riserve di alloggi per persone anziane ed invalide nei complessi edilizi residenziali pubblici.
Tale clausola aggiuntiva dovrà precisare che nella realizzazione degli interventi di edilizia pubblica residenziale finanziati ai sensi dell'art.
55 lettera a) e dell'art. 68 lettera b) della legge 22.10.71 n. 865, in tutti i complessi di costruzioni edilizie di abitazione è da prevedersi una riserva di alloggi fino a un massimo del dieci per cento della consistenza di tali complessi edilizi, da assegnare a persone anziane o invalide.
Si dovrà inoltre prevedere che nella progettazione delle sopra descritte costruzioni gli alloggi per anziani ed invalidi siano previsti al piano terreno o all'ammezzato e, nel caso di fabbricati realizzati in pilotis, al primo piano.
La tipologia di tali alloggi dovrà essere conforme alle disposizioni contenute nel disciplinare di attuazione degli interventi allegato alla su indicata convenzione e dovranno ricoprire una superficie variabile tra i 35 e i 40 mq, da suddividersi, a seconda delle esigenze, in uno o due vani utili, esclusi i servizi.
Nella progettazione degli alloggi da assegnare, in particolare agli invalidi, dovranno essere evitate le "barriere architettoniche" e possibilmente gli alloggi saranno dotati di verde a livello.
Tale riserva di posti per ora sarà applicabile agli interventi finanziati dalla legge 22.10.71 n. 865 e non ancora progettati, ammontanti a circa 11 miliardi di lire e pertanto si potrà per ora determinare una riserva di circa un centinaio di mini-alloggi. Con il rifinanziamento previsto dalla legge 22 ottobre 1971 n. 865 la riserva potrebbe invece assommare a qualche centinaio di mini-alloggi.
Ritengo che il provvedimento quanto mai opportuno, non solo per l'assegnazione di mini-alloggi a categorie che difficilmente riescono ad essere inserite negli assegnatari, in base ai criteri generali stabiliti ma anche perché tali alloggi saranno inseriti nei complessi residenziali e quindi non si determinerà l'emarginazione degli anziani e degli invalidi.
Inoltre, il provvedimento può facilitare gli interventi di assistenza domiciliare previsti dalla legge recentemente approvata da questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Vietti per la risposta molto precisa e molto dettagliata e mi dichiaro soddisfatto a nome anche degli altri firmatari.



PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Nesi: "Motivi della ritardata approvazione del piano di fabbricazione del Comune di Balangero".
Siccome l'interrogante è assente, l'Assessore Benzi gli farà pervenire la risposta scritta.
Interpellanza dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini: "Recupero minori psico-fisici. Istituzione di corsi di istruzione professionale 'specializzata' all'interno delle industrie".



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, mancando l'Assessore Borando il mio Gruppo si dichiara soddisfatto della risposta scritta anziché di quella orale.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale sul progetto per l'area metropolitana torinese


PRESIDENTE

Sono state discusse tutte le interpellanze ed interrogazioni.
Passiamo al punto quarto dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale sul progetto per l'area metropolitana torinese".
Ha la parola il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, il problema dell'area metropolitana è balzato a grande rilievo politico in questi ultimi mesi anche se di esso si stava parlando da anni e se si è parlato per anni. Su quest'area sono difatti diretti, in termini di indirizzo di piano e di studi, tre ordini di interventi.
Il primo, come è noto, è il piano territoriale di coordinamento che la Giunta si è impegnata a realizzare nel giro di pochi mesi, in modo da salvaguardare questo territorio interessato da profonde trasformazioni nelle sue strutture insediative e da interne modificazioni socio economiche.
Un secondo indirizzo di studio è quello che discende dalla configurazione generale del piano regionale di sviluppo che, come è anche detto nello Statuto della Regione Piemonte, si articola sul territorio per comprensori o aree programma o aree ecologiche e che suppone, per ciascuna di queste aree, la formulazione di piani comprensoriali, da intendersi come specificazioni, per ambiti più ristretti, del piano regionale di sviluppo.
E' ovvio che in questa strategia di piano l'area programma di Torino, in cui si addensa poco meno della metà della popolazione dell'intero Piemonte area per di più interessata dalla più elevata dinamica socio-economica e territoriale che la Regione piemontese conosca, assuma un rilievo tutto particolare in quanto soltanto ordinando questo sviluppo, questa dinamica è possibile dominare le trasformazioni che si compiono su tutto il territorio regionale.
Un terzo rilievo di studi sull'area discende e deriva dai progetti pilota contemplati dal piano di sviluppo nazionale. E' noto, infatti, che uno dei progetti pilota del piano nazionale si riferisce all'area metropolitana di Torino per la quale sono previsti studi spinti fino alla formazione di avanprogetti esecutivi, per quanto riguarda il settore dei trasporti, dei complessi abitativi e dei servizi sociali.
La Giunta Regionale aveva fatto presente al Ministero del Bilancio che l'esecuzione di questi studi doveva avvenire nel contesto della formazione di un piano di sviluppo per l'area metropolitana, in quanto i tre settori indicati si pongono come strumenti di realizzazione di un piano e pertanto è necessario che la configurazione del piano sia, se non promessa a questi studi, almeno contestuale agli studi stessi.
Il Ministero del Bilancio, e per esso in particolare l'ISPE, aveva fatto conoscere che questo punto di vista della Giunta Regionale era condiviso dal Ministero stesso e che pertanto possa collocarsi all'interno degli studi per la formulazione del piano per l'area metropolitana della Regione Piemonte.
Il Ministero, da parte sua, aveva richiesto che nel quadro del piano per l'area metropolitana, l'IRES e la SOMEA, considerati dal Ministero come istituti che dovevano essere incaricati del progetto pilota, formulassero un piano di ricerca con l'indicazione dell'organigramma dei ricercatori che sarebbero stati impegnati, dei tempi di esecuzione per il completamento degli studi stessi, previsti in 18 mesi ed i relativi costi.
Mercoledì 10 luglio il rappresentante dell'ISPE, dr. Emiliani, si è incontrato, su invito dell'Assessore alla Programmazione Simonelli, con la I Commissione consiliare. In quella sede è avvenuta l'illustrazione degli obiettivi dei tre studi da parte del rappresentante dell'ISPE ed è stata rivolta una sollecitazione alla Regione Piemonte per una rapida decisione al riguardo. Giova qui ricordare che esiste una convenzione tra la Regione e il Ministero del Bilancio, in relazione ad una delibera dell'agosto 1971 della Giunta Regionale piemontese.
La rapida rassegna che ho ritenuto di fare in relazione ai tre ordini di indirizzi di studio sull'area programma di Torino, dice chiaramente come si imponga l'esame della connessione fra i tre indirizzi stessi, in modo che non si abbia a procedere in forma slegata sia sotto il profilo degli studi, sia soprattutto sotto il profilo degli indirizzi politici e delle opzioni che senza dubbio si porranno e che sono di spettanza del momento politico.
Ritengo dunque che si debba fare piena chiarezza in questo campo e decidere una linea di condotta e, nel caso vi sia accordo su quanto proporrò, che venga costituito un Comitato di Assessori che più direttamente si faccia carico di seguire quotidianamente questi problemi non solo gravi in sé, ma anche - come ho avuto modo di dire - intrecciati da linee di studio che devono essere ricondotte ad unità. Chiarirò il mio pensiero al riguardo cercando di esporre sinteticamente come mi pare debba essere visto, in termini corretti, il rapporto tra piano territoriale e di coordinamento - quale è previsto dalla legge urbanistica del 1942 - e il piano di sviluppo comprensoriale, prescindendo, in questa operazione di chiarimento, da particolari aspetti secondo cui oggi questa relazione si pone con riferimento all'area di Torino per via delle urgenze a cui mi sono prima rapportato. Per sé dunque, il rapporto tra piano di sviluppo di un comprensorio e piano territoriale di coordinamento dovrebbe essere così configurato.
Il piano di sviluppo di un comprensorio, sulla base delle indicazioni fornite dal piano regionale circa i valori che dovrebbero assumere le principali grandezze socio-economiche (popolazione, occupazione dei vari settori, investimenti nelle grandi infrastrutture fisiche e sociali) dovrebbe individuare più specificamente la dinamica equilibrata tra i settori produttivi nell'area, rimuovendo gli ostacoli che si frappongono a tale dinamica e prevedere l'articolazione sul territorio delle grandezze socio economiche e quindi l'organizzazione delle infrastrutture che sorreggono le attività stesse. Il piano territoriale di coordinamento dovrebbe operare come strumento urbanistico che destina al territorio i grandi insediamenti, ne determina la rete organizzativa e funge da piano direttore per i piani regolatori comunali.
In breve, il piano territoriale di coordinamento riguarda gli aspetti territoriali della dinamica socio-economica, per cui occorre che i due indirizzi di pianificazione, quelli che ho chiamato piano di sviluppo socio economico e piano di coordinamento, siano portati avanti insieme, in quanto il secondo è la traduzione sul territorio del primo.
Nel caso di Torino ci si trova nella necessità di decidere la formulazione, entro pochi mesi, di un piano territoriale di coordinamento che funga da piano di vincolo e di salvaguardia di un territorio sottoposto a fortissime pressioni di trasformazione. Era, insomma, impossibile attendere un anno e mezzo, il tempo cioè necessario per fare il piano di sviluppo dell'area, in modo da fare correttamente il piano territoriale di coordinamento dell'area, essere l'espressione sullo spazio del piano di sviluppo dell'area stessa.
Il fatto di dover procedere così rapidamente non vuole dire che non occorrerà utilizzare quanto è possibile di conoscenze, di ricerche e soprattutto di formulazione di obiettivi che saranno più propri e necessari nel campo del piano dello sviluppo regionale; tutto questo vuole semplicemente dire che dobbiamo procedere prima di disporre delle informazioni necessarie in forma completa.
Detto questo, mi pare che correttamente occorra dire che bisogna al più presto mettere in atto gli studi per la formazione del piano di sviluppo dell'area programma di Torino e che occorre fin d'ora configurare che quando questi studi saranno compiuti, approssimativamente tra un anno e mezzo, occorrerà probabilmente, ma molto verosimilmente procedere ad una revisione del piano territoriale di coordinamento.
Visto lungo questo schema il modo di porci rispetto ai problemi dell'area, mi pare, allora, che possa essere correttamente utilizzato quanto il Ministero del Bilancio ci propone con il suo progetto pilota. Mi pare cioè che la Regione Piemonte possa e debba utilizzare la proposta di studi sui trasporti, sui complessi abitativi e sui servizi sociali all'interno di un organico programma di studi per la formulazione del piano dell'area programma di Torino rimuovendo, in questo modo, quegli aspetti di settorialità che, diversamente tali studi finirebbero per assumere perch per sé, mancanti del quadro di riferimento generale; quadro rispetto al quale questi settori appaiono come strumenti di attuazione del piano stesso.
Se quanto ho illustrato trova consenso, allora mi pare che l'intera azione che ci proponiamo di svolgere per la area programma di Torino e cioè, formazione del piano territoriale di coordinamento, formazione del piano di sviluppo dell'area e, all'interno di questo, svolgimento degli studi previsti dal progetto pilota del Ministero, richiede e giustifica come già accennavo, che sia costituito un ristretto gruppo politico che più direttamente segua il complesso problema. Proprio per il rilievo che il problema ha e per le competenze che involve, ho proposto alla Giunta - che ha concordato - che questo Comitato, da me presieduto, sia formato dagli Assessori Benzi, Gandolfi, Paganelli, Simonelli rispettivamente Assessori all'Urbanistica, ai Trasporti, all'Industria, al Bilancio ed alla Programmazione.
Mi pare che questo Comitato, così configurato, oltre a raccogliere le competenze di quegli Assessori che più direttamente sono implicati in questi problemi, configuri anche la partecipazione delle forze politiche che hanno espresso questa Giunta. Al Comitato parteciperanno come tecnici oltre che il dr. Gatti consulente all'Assessorato al Bilancio e alla Programmazione, l'ing. Momo capo della Sezione Urbanistica della Regione il Direttore dell'IRES, organo di studio della Regione Piemonte.
Nel Comitato - qualcuno potrà rilevare - non è compresa la rappresentanza dell'Agricoltura, non certo perché si disconosca il ruolo e l'importanza di tale settore, per molti versi ritenuto prioritario, ma perché nel caso contingente vi sono due ordini di considerazioni che hanno suggerito la non inclusione. La prima consiste in una realistica valutazione del peso che ha l'agricoltura nell'area torinese, dove assorbe soltanto il 4/5 per cento dell'occupazione, ed ha quindi una rilevanza oggettivamente modesta, a differenza di ciò che avviene per altre aree quali il Vercellese ed il Cuneese dove invece conserva un ruolo di primo piano.
La seconda considerazione discende dall'esigenza di costituire un organo efficiente e snello e quindi quanto più possibile ristretto; d'altra parte la Commissione di volta in volta si integrerà con gli apporti ritenuti necessari in relazione alla problematica affrontata ed in definitiva sarà l'intero organo esecutivo collegiale della Giunta che assumerà conclusioni e decisioni per presentarle all'esame del Consiglio.
Non vorrei, tuttavia, che questa mia esposizione fosse limitata soltanto all'individuazione di un modo corretto di affrontare i tre indirizzi di studi sull'area programma di Torino e alla proposta di costituzione del Comitato assessorile come movimento responsabile politico che segue la formazione di questo piano, ma vorrei che si cominciasse a discutere anche su alcune indicazioni che attengono alle grandi finalità del piano dell'area programma, finalità su cui deve vertere la discussione e poi trarsi la decisione politica.
Noi ci troviamo di fronte un'area che è costituita da un nucleo conurbato, formato da Torino e da una ventina di Comuni del suo intorno che conta circa un milione e mezzo di abitanti, mentre altri 600.000 sono dispersi su un territorio più vasto.
La dinamica spontanea si produce attraverso ad una estensione di questo nucleo conurbato, dentro il quale la città di Torino tende sempre più ad assumere il ruolo di sede di funzioni terziarie espellendo all'esterno popolazione ed industrie. I Comuni attorno a Torino perdono la loro individualità e si riducono sempre più a satelliti della città centrale mentre l'intero complesso è percorso da tendenze molto spinte di specializzazione di parti del territorio a funzioni produttive diverse e a luoghi di abitazione per strati sociali diversi. Il grado troppo spinto di specializzazione funzionale dell'area genera due effetti negativi: processi di segregazione sociale e di ghettizzazione, da una parte, e intensi flussi pendolari, poiché i luoghi di specializzazione finiscono con l'essere lontani l'uno rispetto all'altro. Direi che la finalità fondamentale che potrebbe essere posta al piano per l'area di Torino, in conformità con la finalità generale del piano di sviluppo regionale, potrebbe essere quella di ridurre le tendenze di specializzazione funzionale del territorio creando, invece, delle aree plurifunazionali per ridurre l'accentramento delle funzioni del terziario superiore nel nucleo di Torino, dando vita invece, a tutta una serie di centri esterni. Questi centri vengono ora ridotti nelle loro funzioni di poli di vita socio-economica molteplice dall'attrazione esercitata da Torino, mentre occorre, invece, costituirli come centri ricchi di una pluralità di funzioni anche del terziario superiore, in modo che fungano da poli di attrazione per dei territori circostanti, venendo, così, a ridurre la pressione che ora si esercita su Torino.
Questo disegno potrebbe essere la finalità che guida l'organizzazione dell'area e la dotazione della stessa di quelle infrastrutture sociali destinate a migliorare la "qualità della vita".
A dimostrazione della volontà e dell'impegno di rispettare i tempi di elaborazione del piano territoriale di coordinamento annunciati in Consiglio, sta il lavoro già svolto sia dall'IRES che dalla Sezione urbanistica, lavoro che ha un carattere preliminare di definizione delle metodologie con cui procedere alla formazione del piano e di predisposizione dei necessari supporti tecnici.
I documenti e le proposte già avanzate dall'IRES e dalla Sezione Urbanistica saranno trasmessi quanto prima ai Consiglieri (il guasto di una macchina riproduttrice non ha consentito che questo avvenisse per la seduta di oggi) in modo che tutte le forze politiche possano seguire, con sufficiente documentazione, l'evolversi dei lavori a cui intendiamo conferire il massimo di trasparenza.
Sempre per ampliare le possibilità di informazione e di valutazione del lavoro già svolto e di quelli in corso, al termine di questa seduta del Consiglio, se il Presidente lo riterrà, se i Consiglieri lo vorranno, potrà da tutti prendersi visione presso la sede della Regione degli elaborati cartografici già realizzati che costituiscono un'apprezzabile base tecnica per la redazione del piano, sotto il profilo strettamente urbanistico.
Si tratta di più carte al 25.000 che comprendono la mosaicatura degli strumenti urbanistici vigenti o adottati nell'area ecologica torinese, dove sono differenziate le zone residenziali compromesse e di espansione, le zone industriali, le zone F (spazi pubblici per servizi collettivi) e infine le zone della 167.
Vi è una carta a taglio progettuale, al 50.000, della mosaicatura dei piani che è particolarmente icastica e rivelatrice di una situazione che merita la più approfondita attenzione e studio, cosa alla quale attende l'Assessore Benzi con il suo Ufficio tecnico.
Una carta al 50.000 rappresenta la situazione delle strade statali e del piano del ferro, in relazione alla strumentazione urbanistica del territorio.
Una carta al 50.000 rappresenta la situazione al negativo delle aree non compromesse: la si potrebbe dire la carta del verde, con l'indicazione del verde a parco attrezzato, delle adiacenti zone F, delle zone agricole a loro pertinenti e di altre zone ancora libere, comprese quelle boschive.
Alcune carte al 25.000 evidenziano la situazione compromessa del territorio, in rapporto alla strumentazione urbanistica.
Chiudono la serie della cartografia alcune illuminanti strisciate a colore del rilievo aerofotogrammetrico della zone nord-ovest dell'area metropolitana torinese.
Credo che vedendo questo complesso di carta il mio discorso sarà molto più chiaro per quanti non abbiano, come non ho io, una particolare esperienza discorsiva per rendere chiaro quello che si possiede dentro senza essere degli esperti della materia.
Dal lavoro che si è compiuto, come dall'individuazione delle ricerche da svolgere, emerge in modo chiaro la necessità di potenziare la Sezione Urbanistica, anche per evitare che la redazione del piano territoriale possa costituire elemento di rallentamento della normale attività dell'Assessorato che non deve avere di riguardo soltanto questo problema ma anche tutti gli altri che interessano l'intera regione.
Per motivi funzionali, oltre che per una precisa scelta politica di collaborazione con gli Enti locali e della loro attiva partecipazione alla politica regionale di pianificazione in tutte le sue espressioni, verranno coinvolti ed utilizzati gli Uffici tecnici dei Comuni e della Provincia di Torino, realizzando in tal modo il massimo di coordinamento nella raccolta delle informazioni e nella valutazione dei vincoli e degli obiettivi.
Questo problema di attuare un efficace coordinamento ed una guida unitaria dei processi pianificatori non si pone però solo a livello tecnico ma innanzi tutto a livello politico: è questa una precisa responsabilità della Regione che nella funzione di indirizzo e di coordinamento trova una delle sue stesse ragioni di essere in termini politici ed istituzionali.
Vi è quindi l'esigenza, sempre più pressante, di dare una precisa configurazione ed una solida piattaforma ai rapporti tra la Regione e gli Enti locali, soprattutto in riferimento all'attività di programmazione, e questa esigenza può trovare una corretta risposta soltanto sciogliendo il nodo dei comprensori, individuando cioè le modalità con cui si possa procedere all'istituzione dei comprensori stessi, dando piena attuazione allo statuto regionale.
Su questo argomento, la Giunta Regionale, attraverso all'Assessorato alla Programmazione, ha già impostato una approfondita attività di ricerche sul piano giuridico-normativo come in ordine alle metodologie da seguire per articolare la politica di piano, e ritengo che in concomitanza con la presentazione del piano territoriale di coordinamento sia quanto mai utile procedere in questa sede, o anche con un dibattito esterno, ad un largo e serio incontro sul tema dei comprensori, in modo da poter confrontare le posizioni e le proposte maturate al riguardo, raccogliendo indicazioni e suggerimenti per metterci quindi in grado, entro la fine della legislatura di definire la strategia da seguire.
Nella misura in cui la Giunta intende sviluppare la politica comprensoriale non può che valutare positivamente le iniziative che partono dagli Enti locali e che intendono concorrere alla promozione e alla creazione dei comprensori.
Se questo, come credo, è uno degli obiettivi essenziali dell'organo politico dell'area metropolitana che si è recentemente costituito, sia pure in via provvisoria, sarà possibile trovare un fecondo terreno di incontro che permetta di realizzare il massimo di convergenza tra il ruolo di coordinamento e di guida propri della Regione ed il coordinamento delle volontà comunali che su di una scala minore e su tematiche più circoscritte potrà svolgere domani il comprensorio e può sollecitare sin d'ora il nuovo organismo.
Se il signor Presidente e loro Consiglieri consentono, proporrei che l'eventuale discussione su questa mia comunicazione seguisse alla visita di questa cartografia che potrebbe fornire quegli elementi complementari ai quali mi sono richiamato. Se si crede di discutere su questo l'accrescimento di cognizioni verrà dopo, ma sarà probabilmente meno utile per le conclusioni del dibattito.



PRESIDENTE

Apro la discussione sulle comunicazioni del Presidente della Giunta.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Noi prendiamo atto delle comunicazioni che il Presidente della Giunta ha fatto stamattina sul problema del piano territoriale di coordinamento dell'area torinese, mantenendo fede all'impegno che aveva assunto quindici giorni fa di darci una prima informazione.
Dobbiamo dire che l'informazione, per quanto puntuale sotto alcuni aspetti, è da noi considerata limitata rispetto alla sostanza dei problemi e dei contenuti che dovremo affrontare all'interno del Consiglio, per definire i termini concreti con cui questo piano, che è individuato come piano di vincolo e di salvaguardia, deve prendere configurazione.
La comunicazione del Presidente ha ribadito l'impegno assunto un mese fa, nel momento in cui venne discussa la mozione da noi presentata sul piano territoriale. In quella mozione si chiedeva che il Consiglio e la Giunta fossero impegnati alla formulazione di un piano territoriale di coordinamento, di emergenza, quindi di salvaguardia da ulteriori compromissioni dell'area torinese, rispetto a una situazione non immediatamente concretizzabile di regime di pianificazione estesa all'intera Regione. Il Presidente della Giunta stamane ha ribadito questo impegno, ma la sua comunicazione non ci indica quali sono gli intendimenti della Giunta per dare concretezza di contenuti a questo piano. Il Presidente della Giunta ci ha detto però, che verrà fornita una documentazione, costituita da due relazioni, una formulata dall'IRES e l'altra dall'Assessorato all'Urbanistica: immagino che saranno queste relazioni a dare indicazione degli obiettivi da conseguire attraverso il piano territoriale di coordinamento.
Se così è, credo che la discussione nel merito possa essere opportunamente fatta al momento in cui avremo visto questi lavori.
Certamente sarà una informazione utile ad arricchire quello che in forma del tutto empirica ciascuno di noi porta nella memoria sulla situazione dell'area metropolitana; la documentazione oggettiva ci servirà a dare maggiore coscienza di quello che tutti percepiamo del disordine di quest'area torinese. La discussione che lei ci proponeva dovrebbe essere fatta al momento in cui i Consiglieri avranno preso conoscenza della cartografia e della documentazione dell'indagine esplorativa, perché credo che di lì si trarrà l'indicazione di che cosa si debba intendere per piano di vincolo e piano di salvaguardia, di quale dimensione di popolazione dovremo assumere a riferimento per la formazione del piano territoriale di coordinamento, su quale entità dei posti di lavoro si intende operare all'interno di questo piano, qual è il tipo di organizzazione dei servizi il tipo di struttura organizzativa di questa comunità per evitare fenomeni di segregazione e di polarizzazione all'interno di questa area verso il centro di Torino.
E noi accediamo all'idea di rimandare la discussione nel merito al momento in cui avremo questa documentazione, sollecitando però che avvenga al più presto. Se deve realizzarsi quel rapporto di trasparenza che ci diceva oggi il Presidente della Giunta, la discussione deve essere premessa per il lavoro che la Giunta porta avanti attraverso l'IRES, attraverso l'Assessorato.
Questa discussione deve in sostanza essere preliminare, perché lì si fisseranno, da parte delle varie forze politiche, gli orientamenti per la costruzione del piano territoriale, in particolare quali sono le quantità e le qualità dei singoli aspetti che devono essere affrontati.
Sempre per realizzare quel rapporto di trasparenza, dovremo avere successivi rapporti all'interno del Consiglio, oltre a quello preliminare per fissare gli obiettivi del piano territoriale. Nel giro dei 3-4 mesi in cui si elaborerà il piano territoriale, si dovranno realizzare vari momenti di discussione che accompagnino l'elaborazione del piano.
E' in questo modo che si realizza un rapporto di trasparenza tra Giunta e Consiglio. Il rapporto Giunta-Consiglio deve essere fondamentale, e deve completare quella pur giusta organizzazione di lavoro interno alla Giunta che ci è stato presentato con il Comitato di Assessori. Questo Comitato, di fronte ad un problema concreto come quello della pianificazione territoriale, approssima quel lavoro dipartimentale che non avete voluto realizzare nel passato, né al momento dello Statuto, né in momenti successivi. L'intero lavoro della Giunta che oggi è presentato come lavoro collegiale, richiede un'organizzazione di carattere dipartimentale: il Comitato di Assessori è un passo verso quest'organizzazione dipartimentale.
Quindi condividiamo questa impostazione, ma è un fatto interno della Giunta, che non ha riportato in sé l'indicazione di un rapporto con il Consiglio.
Circa il rapporto Consiglio-Giunta e Consiglio-Comitato degli Assessori, ho già indicato momenti salienti su cui deve realizzarsi, a partire da quello preliminare della discussione per la definizione degli obiettivi. Si deve assumere un impegno questa mattina per iniziare immediatamente un lavoro di collaborazione, con avvio immediato, in modo che non si slitti al di là dei mesi che sono stati qui indicati.
D'altra parte credo che lasciando tutte le responsabilità e le competenze all'esecutivo, questi debba prendere atto che, la dialettica che si è instaurata in momenti diversi tra Giunta e Commissione, sono sempre stati fruttiferi; anche l'impostazione che oggi emerge per la formazione del piano territoriale di coordinamento, non può essere ritenuta esclusivamente di maggioranza: essa è un lavoro che nasce da un dibattito all'interno delle forze politiche di questo Consiglio, nel corso del quale certamente noi abbiamo avuto una parte importante e determinante. Oltre che per ragioni politiche, di democrazia e di rispetto della competenza che ha il Consiglio a livello di pianificazione, anche per gli apporti che il nostro Gruppo è in grado di dare, si devono realizzare momenti di discussione all'interno del Consiglio e delle Commissioni. Importante è che i quattro Assessori del Comitato realizzano una dimensione di lavoro dipartimentale; il fatto che si utilizzino dei tecnici interni all'apparato della Giunta mi pare invece ovvio e naturale, e non ha nessun aspetto di originalità. Si decida ora, che la I e la II Commissione siano chiamate a seguire e a discutere l'elaborazione del piano.
E vorrei venire ai tre indirizzi che sono stati indicati preliminarmente dal Presidente nelle sue comunicazioni, come punti di riferimento all'azione che si sta svolgendo, e che sono quelli dello studio del piano territoriale di coordinamento, dei piani comprensoriali come articolazione del piano di sviluppo regionale, del progetto pilota del Ministero del Bilancio.
Dobbiamo chiaramente dire che il piano territoriale di coordinamento è un piano di emergenza proprio perché, dopo questi quattro anni e mezzo di attività (per lo meno dopo questi oltre due anni e mezzo dal momento in cui abbiamo avuto le competenze), siamo in ritardo sull'attuazione della politica di piano che è un punto fondamentale di impegno statutario della Regione. Se avessimo avuto alle spalle, nei primi due anni, un lavoro preparatorio, e, nei successivi due anni e mezzo, un lavoro concreto di attuazione, oggi, non ci troveremo a dover ricorrere ad un piano territoriale di emergenza, ma potremmo ancorarlo a delle linee di piano regionale e di piano comprensoriale già formulate, già sancite. Ma c'è questo ritardo, e l'emergenza diventa una condizione necessaria per non consentire aggravamenti della situazione, e successivamente per passare a formulare con maggiore tranquillità, in forma organica, il piano regionale e comprensoriale.
Certo, la situazione di emergenza deve essere rapidamente superata con l'elaborazione del piano regionale di sviluppo, senza il quale neanche la politica dell'area torinese può essere risolvente; una politica rivolta unicamente all'area torinese, dove maggiormente appaiono gli effetti della congestione, può eliminare le principali contraddizioni, ma potrebbe proprio per questo effetto rilanciare lo sviluppo dell'area a svantaggio ancora della restante parte della Regione. L'impegno per il piano regionale deve essere immediato; la I Commissione stava attendendo, perché così era convenuto, il parere della Giunta sulla nuova elaborazione del piano dell'IRES; abbiamo saputo la settimana scorsa dall'Assessore Simonelli che possiamo considerare parere della Giunta quello contenuto nella relazione del bilancio presentata alla fine di maggio.
Noi lo abbiamo saputo una settimana fa, partiamo con un mese di ritardo; dopo la sospensione di agosto dovremo procedere alla sollecita formulazione del piano di sviluppo regionale.
Per quanto riguarda l'istituzione dei comprensori, faccio presente che da due anni è giacente alla VIII Commissione una nostra proposta di legge.
Il testo è stato formulato tenendo conto delle difficoltà legislative che esistono a questo proposito; crediamo che possa essere ritenuta rispettosa della struttura legislativa attuale. Questa nostra proposta di legge venga presa come base della discussione; vengano apportate le opportune correzioni e miglioramenti, ma rapidamente si giunga all'istituzione dei comprensori. Non è necessario aspettare l'elaborazione del piano di sviluppo per aprire un'ampia discussione attorno a questo problema; noi l'abbiamo aperta due anni fa, al momento in cui abbiamo presentato la nostra proposta di legge. L'VIII Commissione deve essere impegnata a lavorare, e la Giunta deve esprimere un parere concreto, non un giudizio di carattere generico. Al piano territoriale di coordinamento, ha collegato l'istituzione dei comprensori, perché al di là di questa fase di emergenza si costruiscano le strutture di partecipazione e di democrazia per realizzare, per elaborare, per attuare la politica di piano, di cui il piano territoriale è un primo passo.
Il terzo punto richiamato dal Presidente della Giunta, è quello del progetto pilota del Ministero del Bilancio. Mercoledì scorso si è avuta una discussione alla I Commissione: non ci siamo dichiarati contrari ad un rapporto collaborativo con il Ministero del Bilancio unicamente finalizzato alla elaborazione di problemi settoriali non inquadrati in una visione generale. Abbiamo detto che questo rapporto di collaborazione ci interessa nella misura in cui un'analisi ed elaborazione settoriale è parte di un più generale processo di pianificazione e di programmazione.
Abbiamo anche detto che i 200 milioni di finanziamento offerti dal Ministero, anche se abbiamo limitate disponibilità, non può costituire ragione di una accettazione. Sarebbe assurdo pensare che dobbiamo dare una risposta positiva al Ministero del Bilancio unicamente per i 200 milioni.
Il rapporto del Ministero del Bilancio va giudicato per il contenuto; se l'obiettivo è quello di potenziare la politica di programmazione della Regione, come strumento per un rapporto corretto tra Regione e Stato allora bisogna chiedere al Ministero del Bilancio la più larga autonomia sul piano della ricerca e della formulazione dei piani regionali. Questa analisi settoriale che ci viene proposta deve derivare da una visione autonoma della Regione, senza condizionamenti imposti a priori dal Ministero del Bilancio.
Sotto questo profilo è quindi necessario che i progetti settoriali siano dipendenti dall'impostazione generale di pianificazione che la Regione s'è data. Il tema dei trasporti, delle abitazioni, dei servizi sono delle variabili strategiche della politica di piano; prioritario è il definire autonomamente gli obiettivi di questa politica di piano altrimenti potremmo operare a livello settoriale verso obiettivi diversi da quelli che ci poniamo a livello di programmazione generale. Occorre una piena autonomia della Regione sul piano della fissazione degli obiettivi e anche dell'elaborazione. Affinché questa autonomia venga rispettata, il Ministero del Bilancio deve dare alla Regione l'incarico di svolgere nell'ambito della propria politica di piano, analisi settoriali riferentesi a questi tre aspetti che interessano il Ministero del Bilancio. Da questa impostazione può essere messa in dubbio la validità dei progetti pilota proposti dal Ministero, poiché se le analisi settoriali devono avere questa specifica corrispondenza con la politica regionale, non pare che esse possano essere estrapolabili, come intende il Ministero del Bilancio, in altre Regioni, in altre città: gli studi svolti per l'area torinese, stante le caratteristiche che essa presenta, non potranno essere utilizzati a Napoli o a Bari; forse soltanto l'impostazione generale, di carattere metodologico, potrà essere utilizzata altrove, ma non certo le conclusioni di carattere concreto.
E qui il nostro discorso potrebbe portarci a giudicare negativamente l'ipotesi dei progetti pilota a livello di settore.
D'altra parte, se invece queste elaborazioni il Ministero del Bilancio intende promuoverle sul piano di una generalità di impostazione dei problemi, allora non interessano la Regione; queste elaborazioni allora sono contraddittorie con le esigenze di specificazioni che la Regione ha nei confronti della propria realtà. Questa è una questione che va ancora chiarita; anche se il dr. Emiliani ha espresso il suo consenso a questa impostazione, ci sono stati nel suo discorso elementi contradditori relativamente al carattere che il Ministero del Bilancio vuole dare a questi progetti, che non ci garantiscono che essi saranno strumenti specifici di intervento nell'area regionale.
A maggior ragione quindi, è necessario, dar autonomia alla Regione; non porre condizionamenti nelle fasi di analisi e di elaborazione. Il rapporto di lavoro che qui è stato richiamato dal Presidente della Giunta, fra IRES e SOMEA non ci soddisfa, poiché attribuisce all'IRES il compito di fornire solo indicazioni di pianificazione generale, e alla SOMEA quello di fare le analisi e le elaborazioni settoriali nel campo dei trasporti, delle abitazioni e dei servizi.
Questa dicotomia tra impostazione generale e impostazione settoriale ci lascia perplessi dal punto di vista metodologico. A questo si assomma anche la perplessità per la struttura tecnica che viene utilizzata per fare le analisi settoriali; la SOMEA è una società per azioni che ha, tra i propri azionisti, guarda caso, la SOGENE: la Società immobiliare interessata all'insediamento di Borgaro. Nel momento in cui si procede alla pianificazione dell'area torinese non può essere concesso che le analisi sulla dislocazione dell'abitazione vengano lasciate alla SOGENE. Quindi anche sotto questo profilo il problema del progetto pilota non è affatto risolto, e noi lo riteniamo positivo solo nella misura in cui saranno chiariti in termini molto netti il grado di autonomia che la Regione deve avere, e l'impegno non secondario che deve essere attribuito all'IRES nello svolgimento delle analisi e delle elaborazioni.
Concludo chiedendo l'impegno preciso a discutere il contenuto dell'impostazione del piano territoriale, che rimane l'intervento più urgente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, il mio sarà un intervento molto più contenuto nel tempo e quindi non la pretesa di avere gli accenti di merito che ha avuto quello del Consigliere Rivalta.
Vorrei rilevare dalla relazione introduttiva del Presidente della Giunta un elemento che ritengo positivo ed è la giusta collocazione del discorso di coordinamento dei tre piani di cui si parla molte volte in maniera non sufficientemente ordinata: il piano territoriale di coordinamento (chiamiamolo di emergenza) deciso dal Consiglio Regionale, il piano regionale di sviluppo ed il progetto pilota relativo al piano nazionale.
Il fatto che nella relazione del Presidente siano collocati in maniera corretta, mi pare un passo avanti e lo dico specialmente dopo la riunione della I Commissione, della settimana scorsa, dove non pareva fossero sufficientemente chiare le interrelazioni che si possono trovare fra questi tre momenti certamente molto importanti.
Il fatto che la Giunta abbia fatto chiarezza in proposito è un elemento importante per il Consiglio Regionale e i documenti che seguiranno ancora meglio potranno inquadrare e definire il problema. Indubbiamente il tempo passa e, specialmente per quanto riguarda il più urgente dei tre piani quello di emergenza e di vincolo, abbiamo necessità di conoscere al più presto le relazioni che il Presidente della Giunta ha preannunciato e quindi ne sollecitiamo la consegna insieme a quella di questa mattina del Presidente perché come discorso introduttivo è indubbiamente valido.
Vorrei fare la proposta (ne ho già parlato in termini molto generali da approfondirsi meglio, con il collega Dotti Presidente della II Commissione) di svolgere al più presto, non appena il materiale cartografico sia pronto, una riunione congiunta delle due Commissioni I e II con il Comitato degli Assessori e dei tecnici, al fine di avere un'illustrazione collegiale del materiale esposto. Questo evidentemente non toglie nessuna possibilità ai singoli Consiglieri di documentarsi con la profondità che riterranno opportuna, però un esame congiunto collegiale del materiale mi pare vada nella direzione che il collega Rivalta consigliava cioè di trovare una connessione concreta, operativa fra il Comitato Assessori ed i suoi tecnici, quindi fra la Giunta e il Consiglio Regionale.
Un esame congiunto potrà servire come punto di partenza di esame dei documenti, cosa che è sempre opportuna in una visione di problemi tecnici.
Dopo di che le cose si svilupperanno, il Comitato svolgerà il suo lavoro, i tecnici pure, però ritengo che questo possa essere un contributo concreto che non ha bisogno di complicati accordi, è sufficiente che venga concordata nell'ambito delle Commissioni una riunione congiunta. Ci terremo in collegamento per vedere qual è la giornata più adatta per avere la massima partecipazione da parte di tutti.
Auspico che le operazioni che hanno preso le mosse dalle decisioni del Consiglio Regionale si possano svolgere nei tempi previsti e che proprio per la ristrettezza dei tempi ogni sforzo sia fatto affinché l'informazione proceda nella maniera più continua, a scatola aperta, a casa di vetro come ha detto anche il Presidente della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali, ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Anche il mio, signor Presidente, sarà un intervento molto breve avendo rimandato la discussione nel merito a quando avremo la cartografia e le relazioni preliminari, purtuttavia credo che qualcosa debba essere detto subito, sin da oggi, perché non posso sottrarmi alla sensazione che nel modo in cui dilatiamo il problema degli studi finiamo in sostanza per spostare nel tempo anche la risoluzione di quelle cose che potremmo risolvere immediatamente. Come Regione siamo nati all'insegna degli squilibri regionali, abbiamo fatto del problema del riequilibrio soprattutto per quel che riguarda l'area di Torino - uno dei cavalli di battaglia di tutte le nostre discussioni e mi ricordo che quando, oltre due anni fa, venne tenuta a Torino una riunione a livello provinciale e di Enti locali, con la presenza della Regione, in merito all'area torinese territoriale, emersero fattori che lasciavano intendere (da studi perfezionati dall'IRES) come il saldo attivo della popolazione per il Piemonte ipotizzasse per il decennio l'insediamento di altri 400/500.000 abitanti.
Io ho la sensazione che se non facciamo alcune valutazioni immediate cioè se non poniamo degli obiettivi chiari, subito, corriamo il rischio di perfezionare studi sui quali se ne innesteranno altri, con una continuità ed una protrazione nel tempo che non ci permetteranno di arrivare a risoluzioni notevoli.
Il nostro piano generale di sviluppo è in ritardo, ma non mancano certamente indicazioni e studi, credo quindi che delle tre formulazioni proposte dal Presidente della Giunta oggi abbia la priorità assoluta il piano territoriale di coordinamento, perché nel momento in cui questo piano opererà attraverso vincoli, attraverso alla definizione territoriale di cosa non si deve più fare, si potrà sbagliare per eccesso, ma si potrà sempre correggere, mentre se questo piano tenderà a definire i problemi dello sviluppo con un collegamento a livello comprensoriale (e il piano di coordinamento non esclude questa soluzione del problema) probabilmente avremo ancora una volta lasciato slittare i tempi e ci troveremo di fronte a delle richieste o a delle realtà che non avremo la forza di impedire.
Credo sia proprio questo aspetto che sin d'ora - almeno per quanto riguarda la nostra parte politica - deve rappresentare la preoccupazione fondamentale.
Dico subito che la proposta della Giunta di creare uno staff assessorile (che personalmente ritengo il più qualificato che potesse essere scelto non solo a livello delle persone, ma a livello delle competenze che le stesse investono) rappresenta il fattore catalizzante attorno al quale l'attuazione del piano di coordinamento si pu immediatamente portare avanti verificando la sua congruenza con le linee che emergono dagli altri settori. Ma, torno a ripetere, il concetto fondamentale è quello di non perdere tempo nella realizzazione del piano territoriale di coordinamento perché è la chiave di volta per poter mettere in ordine tutto il resto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io non entro nel merito perché abbiamo detto di attendere il materiale per discutere ciò che ci interessa di più: le finalità e gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Anche se dalle anticipazioni fatte pare di capire che gli obiettivi possono in realtà corrispondere alle esigenze che sino ad oggi il movimento ha espresso, occorrerà vedere non soltanto il metodo, ma soprattutto quello che si vuole ottenere con il piano territoriale di coordinamento.
Sono d'accordo con quanto ha detto Cardinali proprio perché se il piano territoriale di coordinamento generale è a tempo indeterminato, in particolare nella situazione torinese occorre giungere a risultati di carattere immediato.
Se l'impostazione è quella che ha detto il Presidente della Giunta sulla quale noi siamo d'accordo - e cioè che occorre un piano di vincoli a breve termine per un secondo piano territoriale di coordinamento, si pone tuttavia un problema che voglio sollevare qui adesso: questa impostazione così rapida pone la Regione nella condizione di fare (uso una parola che forse è sbagliata ma che rende l'idea) autoritariamente il piano territoriale perché non è possibile esercitare il massimo di partecipazione, i tempi sarebbero troppo lunghi, occorre andare invece ad obiettivi, lo ripetiamo, a brevissimo termine soprattutto se vengono definite finalità in coerenza con gli indirizzi e le esigenze che il movimento in generale pone.
Da questo punto di vista il Comitato interassessorile chiarisce abbastanza ciò che la Giunta intende proporre e che, come ha già detto Rivalta, è un'anticipazione di carattere dipartimentale che non andrebbe fatta eccezionalmente, ma dovrebbe essere un metodo di lavoro che dovrebbe realizzarsi in rapporto all'impegno assunto con la legge sul personale quindi semmai questa è una sperimentazione che si fa e che si può portare a delle forme permanenti di intervento.
Se tutto questo è vero, tuttavia non si può ovviare completamente al rapporto con gli altri enti che operano su territori determinati, è questo tipo di rapporto che occorre definire, pur in un periodo così breve.
Intanto noi non possiamo fare un piano di coordinamento territoriale sulla testa della comunità dell'area ecologica di Torino (che è l'area interessata); secondo me si sta definendo con una certa chiarezza l'area su cui si interviene, che non è quella di Torino e dei 23 Comuni, né quella della seconda cintura, ma è quella ecologica di Torino. Quando si parla di area metropolitana si intende un sub-comprensorio, si intende una parte dell'area ecologica, ma quando si organizza il territorio si fa il piano di tutta l'area ecologica. In questo senso quindi occorrerà (mi pare se ne fosse già persino parlato e c'era predisposizione da parte della Giunta) modificare il decreto a suo tempo fatto dall'ex Presidente della Giunta ampliarlo e comprendervi tutti i Comuni che fanno parte dell'area ecologica di Torino, anche per fissare in termini di legge il perimetro del territorio entro cui si vuole operare.
Che cosa emerge da tutto questo? Il rapporto, fatte salve tutte le altre forme celeri di consultazioni e di partecipazione, credo debba puntare essenzialmente sulla così detta "autorità dell'area metropolitana".
A questo proposito voglio fare una precisazione: sarà meglio trovare un termine nuovo, parlare di Comitato comprensoriale, di Comitato politico, ma non si può usare un termine improprio come quello di "autorità politica dell'area metropolitana" di Torino. Si tratta, in realtà, di un gruppo di uomini politici, di un Comitato promotore di una proposta per l'autorità politica o di un Comitato comprensoriale che è valido perché non è l'espressione di alcuni uomini politici, ma rappresenta degli enti che fanno parte del territorio. La mia è una messa a punto circa il valore che noi diamo a questa così detta "autorità politica" a cui noi attribuiamo solo il potere di fare delle proposte all'assemblea della comunità nient'altro.
In secondo luogo, trattandosi di stabilire un tipo di rapporto tra Regione e Comuni, occorre invitare questo gruppo di uomini politici a concludere rapidamente la proposta per la formazione del Comitato politico comprensoriale ed è con questo, in quanto rappresentante di tutta la comunità, che la Regione, il Comitato assessorile o le Commissioni della Regione potranno prendere i contatti necessari per garantire una partecipazione oltre che degli uffici tecnici dei Comuni, anche a livello di dirigenti delle assemblee elettive.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Avverto che quando escono, se credono, possono andare negli uffici dove sono esposte queste carte e dove ci sono dei tecnici che le illustrano, ed assicuro che entro otto giorni verrà distribuito il materiale (non quello cartografico che viene esposto).



PRESIDENTE

E' così esaurito il punto quarto.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame relazione rendiconto per l'anno finanziario 1971


PRESIDENTE

Esame relazione rendiconto finanziario 1971. Relatore Consigliere Rossotto.
Vorrei solo fare presente che alla pag. 3 vi è un errore, nella colonna di sinistra: "In conto dei residui dell'anno 1970 L. 1.255.630; in conto della competenza dell'anno 1971 2.128.116.077". Mi pare che sia un miliardo e 128 milioni.



GARABELLO Enzo

Credo di no perché il totale è sulla base di due miliardi, è senz'altro errata la cifra della colonna di destra, anziché un miliardo e 129 milioni 2 miliardi 129 milioni.



PRESIDENTE

Prego allora il Consiglio di leggere, invece di un miliardo 129 milioni, due miliardi 129 milioni.
Ha la parola il relatore Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Il rendiconto finanziario di cui si chiede l'approvazione del Consiglio è l'ultimo rendiconto che fa parte della gestione speciale regionale, in attesa dell'inizio della normalità contabile con l'assunzione da parte delle Regioni della pienezza delle loro funzioni avvenuta solo nell'aprile 1972.
Come già per il 1970, sono noti gli iter che il rendiconto deve compiere per giungere all'approvazione del Consiglio. E' inutile ricordare qui quanto ho già detto come relatore in ordine a quel rendiconto finanziario, cioè come in un primo tempo il Consiglio Regionale della Regione Piemonte abbia ritenuto di approvare questi rendiconti finanziari di contabilità speciale con propria legge e come invece il governo centrale segnalato l'errore precisò l'attuale iter burocratico.
Va dato atto - e mentre faccio questa relazione voglio ringraziare il lavoro dei colleghi della Sottocommissione Raschio e Dotti - che la I Commissione aveva già evidenziato nell'anno passato la necessità di addivenire ad un inventario dei beni patrimoniali; questo inventario è stato compiuto, come anche il Presidente della Giunta Regionale ha dato comunicazione al Presidente del Consiglio Regionale, e la Commissione stessa, nel valutare positivamente questo adempimento, ha ritenuto (come detto nella relazione scritta) di sollecitare l'adempimento entro il 1974 dell'inventario di beni mobili ed immobili di proprietà regionale, affinch il Consiglio ne sia a conoscenza.
Altro suggerimento della relazione è stabilire delle norme regolamentari in ordine a quelli che sono gli appalti che la Regione e il Consiglio Regionale devono compiere nella loro normale gestione dell'attività amministrativa. Vorrei ricordare come la Giunta ed il Consiglio hanno operato in questo arco di tempo ricorrendo alle norme della contabilità di Stato, ma è opportuno stabilire delle norme regolamentari d'intesa tra Giunta e Consiglio affinché ci sia una precisa disposizione legislativa e non si debba ogni volta costringere gli organi regionali a ricorrere a una complessissima e difficile ricerca, data la frammentarietà dei testi di legge a cui si deve fare riferimento, per compiere correttamente la loro attività: la certezza delle norme e la sua tacita conoscenza è il primo principio di una buona amministrazione.
Si propone quindi, nella doppia veste, come riportato d'altra parte nella gestione di cassa e nella gestione finanziaria e col compimento e con l'approvazione di questo rendiconto finanziario, che gli uffici della Giunta portino a termine la complessa attività del rendiconto finanziario 1972 sul quale inizierà la procedura normale che dovrà essere approvata con legge e la necessità di un ampio confronto su quelli che sono stati gli impegni assunti dal 1972 e la possibilità per il Consiglio Regionale di verificare quanto di quello che è stato impegnato in base ai bilanci del 1972 ha potuto divenire operativo; quindi una prima verifica sulla operatività concreta del nostro ente regionale.
Pertanto propongo, come la I Commissione ha ritenuto, di prendere atto di questi dati contabili e di passare alla loro approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi come Gruppo comunista ci siamo presentati sia al lavoro della Sottocommissione che ha esaminato il consuntivo del '71, sia ai lavori generali della I Commissione che ha recepito l'attività della Sottocommissione, con l'intenzione di esaminare contabilmente (perché questa era la funzione nostra come membri della Sottocommissione) il consuntivo del '71 e di esprimere in sede di Consiglio Regionale un giudizio politico.
E' vero che sono stati due bilanci "sui generis", quelli del '70 e del '71, non discussi dal Consiglio Regionale ma assunti direttamente dalla Giunta con propria deliberazione, pur tuttavia abbiamo notato, come taglio politico, che una serie di iniziative hanno investito le strutture dei bilanci '72 e '73 del Consiglio Regionale che sono stati invece, secondo statuto, decisi, discussi, esaminati dallo stesso Consiglio Regionale.
Innanzitutto, proprio perché era un discorso sulla gestione dei primi due anni, del nuovo Consiglio Regionale, ci attendevamo la messa in atto di un primo delineamento della strumentazione per la regolamentazione dell'economato. Oggi purtroppo, a distanza di quattro anni, - siamo addirittura allo scadere del nostro mandato - la Commissione unanimemente richiede per la seconda volta (l'avevano richiesto precedentemente vari Consiglieri Regionali) la messa in opera di un regolamento di economato e di appalto per la Regione Piemonte. E' una questione molto seria. Noi pensavamo che almeno nel '71 una visione dell'attività di economato della Regione fosse stata già posta in essere, invece oggi, nel '74, ne siamo ancora ben distanti! Si badi che abbiamo un Economato della Giunta, un Economato del Consiglio Regionale e altri piccoli Economati che vengono aggregati agli uffici staccati della Regione che richiedono, solamente per il fatto di queste diverse presenza e competenze, un indubbio coordinamento e un aggiornamento. Mi dispiace che dall'inizio del '74 ad oggi nemmeno la nuova Giunta nulla abbia detto e fatto a questo proposito e noi responsabilmente non possiamo chiudere gli occhi e dimenticarci che vi sono stati un 1972, un 1973 e quasi un termine del 1974 senza che nulla sia stato fatto in questa direzione.
Non c'è solamente un problema di qualifica del personale chiamato a dirigere l'Economato, occorre stabilire quali dotazioni di cassa deve avere quell'Economo della Giunta o del Consiglio Regionale, quali debbono essere le caratteristiche, le mansioni, le garanzie ecc. del personale interessato in tale settore. Non è quindi soltanto un problema di carattere amministrativo, ma di conduzione generale di un Economato della Regione.
Ricordo, ai primi del '71, tale problema fu oggetto di un intervento del Gruppo comunista in Consiglio Regionale relativo alle disposizioni di legge per l'istituzione dell'Economato che stavano sorgendo in alcune Regioni d'Italia che, come ad esempio l'Umbria, avevano sin da allora perfezionato questa attività.
E quando parliamo di economato rimaniamo perplessi circa il modo in cui si è proceduto ad arredare la prima sede della Regione, senza alcuna modalità, al di fuori di quelle fondamentali, senza un richiamo alle leggi dello Stato. Io sono del parere che, dal momento che alcune centinaia di milioni venivano spesi per dotare il Consiglio e la Giunta di attrezzature e di mobili, la questione poteva essere vista in sede referente dalle Commissioni preposte all'uopo in seno al Consiglio Regionale.
Questa è una questione di fondo e oggi, parlando del consuntivo del '71, alla Giunta non può sfuggire, anche perché molti dei suoi componenti facevano parte della Giunta nel 1971.
Non possiamo accontentarci di un impegno verbale, anche se dato responsabilmente, per un inventario dei beni patrimoniali; siamo di fronte alla costituzione di un patrimonio della Regione che non può più essere sottaciuta, dobbiamo avere un preciso elenco, una precisa valutazione finanziaria di tutto quello che è patrimonio mobile ed immobile della Regione Piemonte e quando dico Regione la intendo nella sua complessità: Giunta, Consiglio Regionale, uffici staccati, cioè tutto quanto viene da noi doverosamente governato.
Queste due questioni sono state oggetto in seno alla I Commissione di dibattiti interessanti che io, come membro di opposizione, sento più che mai il dovere di riferire in aula a tutti i Consiglieri perché ognuno di essi, responsabilmente, assuma una propria linea di condotta nei confronti del bilancio consuntivo del 1971 affinché dopo la sua approvazione, anche quelli del 1972 e del 1973 vengano esaminati in sede referente al più presto. Vi è un impegno dell'Assessore Simonelli di presentare al più presto i conti consuntivi del '72 e del '73; sia chiaro però che i residui di cassa del consuntivo '71 slittano ancora per alcuni mesi, anche fino all'aprile del '72 e quindi non sarà facile il lavoro del Ragioniere capo.
Bisogna tenere conto di queste difficoltà: il bilancio del 1972 è slittato per decisione del governo, al 1973, ci sarà quindi un rendiconto di bilancio comprensivo del '72 e del '73, con elementi del bilancio di gestione del 1971.
Se non diamo tutto l'aiuto possibile al nostro ufficio ragioneria dotandolo di tutti i mezzi tecnici necessari, c'è il pericolo (lo dico al Presidente del Consiglio Regionale e anche della Giunta) di non avere in mano, per i primi di ottobre, non solo il materiale che ci serve per giungere alla valutazione e alla soluzione dei problemi del consuntivo '72 ma di non essere in grado di formulare un bilancio preventivo per il 1975.
Sono tutti argomenti che paiono forse un po' ostici in un'aula dove talvolta, e giustamente, siamo impegnati su dei problemi di grosso respiro con dei raffronti sul bilancio di previsione, ma sono quelli invece che più definiscono la situazione. Infatti il consuntivo, piaccia o non piaccia, è la verità del bilancio: nel preventivo si possono anche raccontare delle storie, il consuntivo è invece quello della verità. I bilanci del '72/73 sono bilanci di Consiglio e non più elaborazioni fatte dalla Giunta e danno la dimostrazione di come sia avvenuta la gestione non solo finanziariamente, ma politicamente.
Per queste ragioni noi non possiamo accettare - pur contabilmente riconoscendo corrette le cifre finanziarie in quanto faccio parte della I Commissione - questo tipo di soluzione politico-amministrativa. Quindi il nostro è un voto politico negativo non sul modo con il quale è avvenuta la gestione, ma su tutte le carenze di carattere politico e finanziario che sono state evidenziate nella stessa relazione della I Commissione. Non possiamo essere consenzienti sulla gestione del Bilancio del 1971 perch non ci sentiamo di approvare cose che non abbiamo potuto né amministrare né decidere, né discutere in seno al Consiglio.



PRESIDENTE

Non avendo altri iscritti a parlare do la parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

La Giunta prende atto del parere della I Commissione che ha terminato l'iter di esame del conto 1971 e che ne raccomanda l'approvazione. Il rendiconto era stato approvato dalla Giunta il 24 ottobre 1972 e poi aveva ricevuto il visto della Commissione di controllo sugli atti dell'Amministrazione regionale l'8 febbraio '73. La Giunta prende atto con soddisfazione del fatto che la I Commissione ha rilevato la correttezza del rendiconto.
Per quanto riguarda le richieste avanzate dal relatore e che si riferiscono all'inventario e alla presentazione di un regolamento economale, la Giunta non ha nulla da osservare: l'inventario è in via di formazione e si conta di avere al più presto possibile il quadro di tutti i beni della Regione; il regolamento economale verrà presentato.
Debbo però far rilevare (anche in risposta al Consigliere Raschio) che tutto ciò che si riferisce agli acquisti, in assenza di un regolamento economale, la Giunta si è sempre attenuta alle norme che vigono nello Stato.
Per quanto riguarda l'appunto sull'acquisto di attrezzature prima di redigere il regolamento, teniamo conto che vi era la necessità di sistemare degli uffici e se prima si fosse provveduto ai regolamenti, la predisposizione degli stessi uffici avrebbe subito un notevole ritardo.
Ricordiamo che siamo nel 1971...



RASCHIO Luciano

Nulla però ostava a dire alla Commissione che cosa si voleva fare, come si intendeva orientare non solamente la spesa, ma anche...



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

Ci si è rifatti alle norme dello Stato, credo sia stato un atteggiamento corretto.
Per quanto riguarda i consuntivi relativi al 1972 e 1973, gli stessi sono in via di predisposizione da parte degli uffici e penso che quello del 1972 possa ancora essere presentato prima del periodo feriale, quello del 1973 immediatamente dopo.
Non ho altro da aggiungere che chiedere l'approvazione della deliberazione; infatti trattandosi del rendiconto 1971 deve essere ancora approvato con deliberazione.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare, dichiaro pertanto chiusa la discussione generale. Leggo la relativa deliberazione.
"Rendiconto delle entrate e delle spese per l'anno finanziario 1971".
"Il Consiglio Regionale, visto l'art. 15 della legge 16.5.1970 n. 281 riguardante l'istituzione di una contabilità speciale per il versamento delle entrate e per il pagamento delle spese di competenza delle Regioni a statuto ordinario; visto l'art. 16 della stessa legge riguardante l'assegnazione per le spese di impianto e di primo funzionamento degli organi ed uffici regionali vista la deliberazione in data 10.1.1973 con cui il Consiglio Regionale ha approvato il rendiconto delle entrate e delle spese per l'anno finanziario 1970 visto il piano di ripartizione della somma di L. 2.205.000.000 comprensiva di tale assegnazione, nonché di quote e di tributi di entrate extra ordinarie, di entrate per contabilità speciale e dell'avanzo finanziario del precedente esercizio 1970, deliberato dalla Giunta Regionale con provvedimento in data 30.9.1971 viste le deliberazioni della Giunta Regionale in data 26 ottobre e 23 dicembre 1971 con cui sono state introdotte varianti al piano di ripartizione di cui sopra, nell'ambito della somma complessiva suddetta visto il decreto del Ministero per il Tesoro in data 5.6.70 recante norme per la gestione della contabilità speciale e in particolare l'art. 6 il quale prescrive le modalità di presentazione del rendiconto di tale gestione al Consiglio Regionale, nonché la circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 200/7475 in data 29.10.1971 illustrativa di tale modalità vista la deliberazione n. 32 in data 24.10.1972 con cui la Giunta Regionale ha approvato il rendiconto delle entrate e delle spese per l'anno finanziario 1971 vista la decisione assunta dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione nella riunione dell'8.2.1973 in base all'esame del rendiconto della documentazione che lo correda viste le lettere in data 6.3.1973 e 27.11.1973 con le quali il Presidente della Giunta Regionale ha trasmesso al Consiglio Regionale tutti gli atti di cui sopra, nonché le deliberazioni che la Giunta stessa aveva adottato per definire alcune anticipazioni somministrate all'amministrazione provinciale di Torino, nonché l'inventario dei beni mobili, patrimoniali al termine dell'anno 1971 e ciò in conformità a quanto osservato dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione udita la relazione della Commissione consiliare per la programmazione e bilancio approva il rendiconto delle entrate e delle spese della Regione Piemonte per l'anno finanziario 1971 presentato dalla Giunta Regionale ai sensi del decreto 6.6.1970 del Ministro per il Tesoro nelle seguenti risultanze finali: riscossioni 2.406.571.022 pagamenti 626 415.075 fondi di cassa 1.680.155.947 somme da riscuotere 1.858.966.135 somme rimaste da pagare 1.208.966.135 avanzo 650.000.000 La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione ai sensi dell'art. 65 dello Statuto".



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

C'è un errore: al posto di entrate "extra ordinarie", leggere "extra tributarie".



PRESIDENTE

Correggiamo questo errore materiale. Qualcuno desidera ancora intervenire? Nessuno.
Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione relativa al rendiconto delle entrate e delle spese per l'anno finanziario 1971.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano. La deliberazione è approvata a maggioranza.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Artigianato

Esame disegno di legge n. 182 concernente la modifica dei provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato


PRESIDENTE

Esame disegno di legge n. 182 concernente "Modifica ai provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato".
Relatore il Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la relazione sarà brevissima come del resto breve è la variazione dell'art. 5 del disegno di legge regionale n. 182.
Quando si è passati all'attuazione pratica della legge che abbiamo votato (in questo caso la legge regionale 9.4.1974 n. 10 "Norme per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato") ci siamo resi conto come la nuova realtà economica avesse fatto scattare i tassi di interesse e avesse creato una non facile forma di collaborazione con le banche per addivenire alle convenzioni previste dalla legge stessa, facendo correre il rischio di renderla inoperante, con tutte le conseguenze gravi che deriverebbero dall'aver fatto stanziamenti che non potrebbero venire impiegati.
Per tale motivo è stata proposta la variazione dell'art. 5 della legge consentendo una flessibilità del tasso di interesse nelle convenzioni con le banche, in maniera tale da adeguarlo alla realtà attuale e in previsione di ulteriori variazioni del saggio di interesse.
Poiché è evidente che i livelli raggiunti sono al limite di rottura e non è ipotizzabile (pena conseguenze di estrema gravità per tutta l'economia o per lo meno per gli aspetti finanziari dell'economia) la ulteriore tensione dei tassi, la variazione dell'articolo prevede la possibilità di stipulazione di mutui che possano essere rivisti anche semestralmente.
La VII Commissione ha esaminato l'articolo, ha constatato che non è in contraddizione con la legge bancaria, ha messo in risalto, a dire il vero la possibilità che si alteri un quadro di certezze nella stipulazione dei mutui, però ha riconosciuto che anche se si altera questo quadro di certezze nel senso che i tassi possono diminuire, sarà certamente un vantaggio per coloro che li avranno stipulati.
Per tale ragione la variazione all'art. 5 è stata unanimemente approvata dalla VII Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, l'iniziativa che ci viene proposta dalla Giunta quasi al termine della nostra sessione estiva è seria, responsabile e propone, come sentiamo tutti noi che viviamo vicini ai problemi dell'artigianato, sollecitazioni e contatti a livello regionale che si debbono tenere con le organizzazioni dell'artigianato sui problemi del settore. Vengono fuori da questi incontri le richieste esplicite che i congressi tenuti in questi mesi dalle organizzazioni più rappresentative dell'artigianato in Piemonte, sono state evidenziate.
Io condivido, assieme ai colleghi di Gruppo, questa impostazione (dir poi anche i pericoli che ci sono), purtuttavia avrei pensato anche alla possibilità di un ulteriore ritocco della nostra partecipazione in conto interessi come Regione. Oggi abbiamo solamente il quattro per cento.
Perché dico questo? Perché una situazione nuova economica, politica è esplosa in questi mesi. Prima dal Gruppo comunista, poi dalla Giunta, venne discusso in seno al Consiglio Regionale l'iter della legge regionale che è uscita dal vaglio della Commissione, ma non potevamo preconizzare dei tassi di interesse così elevati: oggi siamo attorno al 17/18/19 per cento. E' vero che un tasso di contribuzione di interesse costante rappresenta in s un elemento di rimarco sul terreno finanziario, (l'Assessore Paganelli pu se lo crede, ancora ulteriormente precisare a tal proposito), però penso che davanti ad un accordo bancario poniamo attorno al 15/16 per cento questo comporta nei fatti un otto e mezzo, nove per cento, che deve sborsare l'artigiano, tenendo conto anche di un 4 per cento di interesse costante.
Nei mesi addietro questa prospettiva di tasso così elevato di interesse non veniva neanche profetizzata, si pensava infatti che l'artigiano con un due e mezzo, tre per cento (Petrini, chiedo anche la tua collaborazione) potesse accedere abbastanza comodamente al credito bancario. Ecco perché si poteva, anzi si doveva, a mio giudizio, pensare ad una ulteriore contribuzione da parte della Regione aumentando dal 4 al 6 per cento il nostro contributo negli interessi bancari. Secondo me è ancora possibile oggi deliberare in tal senso, purché il Consiglio Regionale lo voglia.
C'era in queste settimane, da alcune parti, la proposta di stabilire eventualmente un maggior peso momentaneo sul nostro contributo in conto capitale anziché su quello in conto interessi mutui. Siamo infatti di fronte ad un settore in cui il contributo in conto capitale, pur aumentando, viene a scalfire ben poco la consistenza dell'accensione del mutuo da parte dell'artigiano che ha bisogno invece di cifre consistenti e quindi, ponendo solamente l'accento sul rafforzamento da parte della Regione dei contributi in conto capitale, avremmo invece tagliato, in modo pesantissimo, la quantità dell'intervento finanziario della Regione su tutto l'arco del settore artigiano che ha bisogno invece di una mossa non indifferente di possibilità di mutuo.
Quindi per me occorre respingere la tentazione, da parte del Consiglio Regionale, di un eventuale aumento del contributo in conto capitale e vedere invece la possibilità prima della scadenza estiva del nostro lavoro consigliare (mi riferisco quindi alle giornate del 25/26 e forse a quella del primo agosto) di impegnarsi per ritoccare il nostro contributo portandolo al 6 per cento; in tal modo alleggeriremmo notevolmente il peso contributivo che grava sull'artigiano.
E' vero che nell'articolo unico formulato dalla Giunta vi sono delle questioni molto interessanti e direi anche intelligentemente poste, per esempio là dove chiediamo una revisione semestrale delle variazioni intervenute nel mercato, (guai se non avessimo fatto un'impostazione di questo tipo) tutto questo è saggio, è utile, ma tutto ciò non basta ancora perché (se sbaglio mi si corregga) ferme restando le cautele che l'articolo unico che oggi ci viene sottoposto indica, il tasso da pagarsi alle banche da parte dell'artigiano sarà sempre intorno all'otto e mezzo, nove per cento.
E allora domandiamoci se, dopo aver fatto uno sforzo senza precedenti che ci ha giustamente, doverosamente posti al centro dell'Italia fra quelle Regioni che più si sono interessate concretamente e non a parole dell'artigianato, davanti ad una situazione economica complessa, non sia il caso di compiere un ulteriore sforzo politico-finanziario per varare una legge veramente valida per il credito all'artigianato modificando quindi il nostro contributo dal 4 al 6 per cento. Questo è un interrogativo che ritengo valicabilissimo da parte del Consiglio Regionale. Ritengo utile proporre di non giungere oggi alla votazione sull'articolo di legge proposto, ma di utilizzare ancona questi 5/6 giorni che ancora ci rimangono dalla prossima convocazione del Consiglio per accogliere (secondo la richiesta fatta anche durante i lavori del congresso dell'Associazione torinese dell'artigianato) la proposta di modificare l'art. 5 portando la contribuzione della Regione dal 4 al 6 per cento Mi pare che questa richiesta ci possa e ci debba trovare consenzienti al fine di varare una legge efficace; diversamente, rimane insoluto il problema del blocco creditizio ed aumenteranno le difficoltà che l'artigiano oggi incontra a trovare finanziamenti per acquistare le materie prime da lavorare, ed avremo purtroppo grossi residui finanziari in quanto gli stanziamenti in buona parte non verranno utilizzati ancora per l'alto costo del denaro e non avremmo assolto il nostro compito di imprimere un nuovo slancio all'artigianato piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Signor Presidente, questo provvedimento evidentemente si è reso necessario perché la legge precedente venisse tirata fuori dalle secche e non rimanesse inoperante.
Il mio Gruppo, sia in sede di bilancio che in occasione della discussione sulla legge zootecnica, ha sempre proposto l'alternativa dei contributi in conto capitale a quelli sugli interessi e perciò vorrei adeguarmi, in linea di massima, all'intervento fatto dal collega Raschio.
In questi ultimi sette giorni, si riesamini la questione e si veda se non sia meglio operare l'alternativa dei contributi in conto capitale, o addirittura, come proposto da Raschio, elevare l'intervento per gli interessi a favore della categoria artigianale così duramente colpita dagli eventi economici.



PRESIDENTE

Nessun altro chiedendo di parlare, do la parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

Signor Presidente, signori Consiglieri, quando, come è già stato rilevato, siamo passati all'attuazione della legge 10 aprile di quest'anno ci siamo trovati subito di fronte a delle difficoltà: il vertiginoso aumento del costo del denaro ci ha messi nella pratica impossibilità di porre in atto quelle convenzioni che pure avevamo predisposto e che sostanzialmente avevano trovato l'accordo delle organizzazioni di categoria e delle banche.
Ho voluto fare una verifica ufficiale convocando le rappresentanze delle Casse di Risparmio, dell'Istituto San Paolo e della Banca Popolare di Novara e in quella riunione ho ufficialmente constatato (era facile prevederlo) che le banche non potevano, stante la situazione determinatasi in relazione al costo del denaro, sottoscrivere le convenzioni nel limite che la legge ci imponeva e cioè del 3,50 per cento superiore al tasso ufficiale di sconto del 9, e cioè del 12,50 per cento.
Ecco perché immediatamente la Giunta si è fatta carico di presentare questo disegno di legge modificativo dell'art. 5 della nostra legge che ci svincola dal limite massimo e che dà il mandato di stipulare le convenzioni ad un interesse nella minor misura possibile.
Come ha già rilevato il collega Consigliere Raschio, abbiamo introdotto un elemento di novità in questo articolo che dovrebbe essere accettato dalle banche e che noi ci auguriamo possa trovare anche l'assenso dell'autorità centrale e cioè la revisione semestrale dell'interesse non solo per i prestiti da contrarre, ma anche per quelli in corso di ammortamento. Noi riteniamo opportuna questa clausola perché, come già il Presidente della Commissione Cardinali ha fatto osservare, riteniamo che non si possa andare oltre i limiti cui oggi il costo del denaro è giunto.
Dovrebbe certamente scendere e quindi questa clausola è una clausola nell'esclusivo interesse degli artigiani che ricorreranno alla nostra legge.
Approvando queste modifiche io voglio augurarmi che la legge possa essere operativa all'inizio dell'autunno: noi abbiamo già pronte le bozze delle convenzioni, abbiamo addirittura pronta la bozza dell'opuscolo per poter largamente diffondere la legge con tutte le istruzioni e con i facsimili delle domande.
Contemporaneamente auspico che nel momento in cui a livello nazionale si determinerà un allargamento della stretta creditizia, questo avvenga non soltanto nella direzione della piccola e media industria, come abbiamo potuto leggere sui giornali, ma anche in direzione del settore dell'artigianato perché negli ultimi tempi anche da parte dell'Artigiancassa non vi sono più possibilità di intervento a favore degli artigiani che hanno necessità di ricorrere al credito.
E' quindi opportuno approvare celermente questa legge perché possa essere operativa alla ripresa autunnale, immediatamente dopo il periodo feriale.
Io non dissento dalle osservazioni del collega Raschio, riprese dal collega Gerini, però ritengo che un ulteriore rinvio della legge per ritoccare il tasso di interesse finirebbe per ritardare l'efficacia della legge.
Io penso che in questo momento (ho raccolto voci della categoria interessata) il problema principale sia quello di mettere a disposizione del denaro, sia quello della possibilità di ricorso al credito.
Le stesse organizzazioni degli artigiani stanno proponendo al governo centrale di rivedere il tasso di interesse che l'artigiano paga allorquando ricorre alle facilitazioni della Artigiancassa, purché vi sia una nuova apertura di crediti in questa direzione.
Il problema sollevato è indubbiamente serio e potrà avere successivamente un momento di meditazione, ma oggi raccomando l'approvazione di questa legge modificativa della precedente perché ritengo necessario operare con assoluta celerità in un momento in cui il credito per l'artigiano è assolutamente privo di mezzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Chiedo per alcuni istanti la parola. La mia proposta non voleva assolutamente essere quella di andare a settembre, ma di votare invece l'art. 5 nel testo riveduto, e portando con la nostra proposta la decisione alla prossima riunione del Consiglio Regionale che dovrà avere luogo fra una settimana. Mi appello perciò all'Assessore e al Presidente della Giunta affinché portino il ritocco richiesto. L'Assessore Paganelli sa benissimo che non è un problema contingente quello dell'alto costo degli interessi di mutuo, se diversamente lo interpretiamo vorrebbe dire che abbiamo tutti una visione economica sbagliata sulla situazione del nostro Paese. Purtroppo da un lato la lievitazione dei tassi di interesse di mutuo non potrà superare il 20 per cento, altrimenti salterebbe in aria tutta la nostra economia dall'altro lato potrà esserci solo piccole lievitazioni in meno (un punto o due) dell'interesse bancario e tutto ciò per un periodo di tempo abbastanza lungo. Dal momento che questa previsione può investire addirittura diversi mesi e saggiamente si è posto il problema della revisione semestrale ritengo quindi che non deve essere respinta la possibilità di un esame ulteriore, nel giro di 5/6 giorni dalla nostra proposta che non pregiudica l'iter approvativo della legge da parte del governo. L'art. 5 che ci viene proposto, ha dei contenuti innovatori importanti - come la revisione semestrale - e quindi o ci viene bocciato in toto dal Commissario di Governo oppure abbiamo la possibilità, documentando come stanno le cose finanziariamente, di modificare anche la quantità del nostro intervento.
Nulla poi esclude che se la situazione fra diversi mesi sarà meno pesante di rivedere questa modifica. Diversamente se la nostra proposta non verrà accolta dichiariamo la nostra astensione pur valutando positivamente la modifica dell'art. 5.
Non intendo ulteriormente rubare del tempo al Consiglio Regionale, ho desiderato tentare con questa piccola replica di sondare la disponibilità della maggioranza e della Giunta a trovare una soluzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

Avevo già precisato, Consigliere Raschio, che il suo discorso ha una certa validità: non mi sento però di poter garantire che nel giro di 4/5 giorni (quanto ci separa dalla prossima seduta) possa essere risolto il problema.
Pur prendendo atto della richiesta che viene dal Consigliere Raschio invito ad approvare l'attuale modifica: terremo poi sotto controllo la situazione e la Giunta vedrà con la massima attenzione una eventuale successiva modifica.



PRESIDENTE

Articolo unico.
Il primo comma dell'articolo 5 della legge regionale 9 aprile 1974, n.
10, è sostituito dal seguente: "La Giunta Regionale è autorizzata a stipulare convenzioni con Istituti di credito operanti nel territorio della Regione, stabilendo l'interesse dei prestiti nella minor misura possibile, in rapporto alla situazione del mercato finanziario e monetario, e stabilendo altresì che tale interesse è suscettibile di revisioni semestrali, anche per i prestiti in corso di ammortamento, in rapporto alle variazioni intervenute nel mercato medesimo fermo restando in ogni caso che l'interesse a carico delle imprese artigiane non può essere inferiore al 3 per cento".
Nessuno chiede di parlare, non vi sono emendamenti, si proceda all'appello.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti e votanti n. 35.
Hanno risposto sì n. 23 Consiglieri si sono astenuti n. 12 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.
Prima di passare alle Comunità Montane comunico al Consiglio che le organizzazioni sindacali hanno chiesto un incontro con i Capigruppo per la legge sul personale. I Capigruppo si sono dichiarati disponibili e pertanto, appena approvate le Comunità montane, li convoco nella saletta.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Approvazione Statuti Comunità Montane


PRESIDENTE

Sono giunti in aula, approvati dalla Commissione, gli Statuti dell'Alta Langa montana, Bassa Valle del Cervo e Valle Oropa, Val Cerona e Casternone, Alto Canavese.
La parola al Consigliere relatore Visone.



VISONE Carlo, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, chiedo scusa se la relazione è stata fatta all'ultimo momento, ma la Commissione ha esaminato martedì questi statuti.
Nella seduta del 16 luglio scorso la Commissione ha licenziato un ulteriore gruppo di statuti e precisamente: Alta Langa montana, Bassa Valle del Cervo e Valle Oropa, Val Cerona e Casternone, Alto Canavese. L'esame in Commissione non ha presentato alcun problema in quanto gli statuti su indicati non contengono imprecisioni o motivi di particolare rilievo.
Al momento attuale pertanto la situazione degli statuti è la seguente: per 28 Comunità montane lo statuto è già stato approvato dal Consiglio Regionale e attualmente sono in corso gli adempimenti relativi all'omissione dei decreti di approvazione da parte del Presidente della Giunta Regionale; altre sette Comunità hanno fatto pervenire i loro statuti e di questi i quattro sopra indicati sono oggi presentati all'esame del Consiglio Regionale e la VIII Commissione ne propone l'approvazione.
Rimangono nove Comunità che ancora non hanno trasmesso il loro atto statutario alla Regione.
Per la maggioranza delle Comunità montane si sta concludendo quindi il laborioso iter dell'approvazione del loro strumento fondamentale.
Si è pensato di non fare una relazione più dettagliata in quanto sono già state fatte tre relazioni ed evidentemente non possono che essere una eguale all'altra trattandosi dello stesso argomento.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di intervenire? Nessuno.
Passiamo alle relative deliberazioni, Alta Langa Montana.
"Vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante 'Nuove norme per lo sviluppo della montagna' viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che 'lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale' visto lo Statuto approvato in data 9.6,1974 dalla Comunità montana Alta Langa Montana e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Comunità montana Alta Langa Montana." Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti n. 31.
Hanno risposto sì n. 31 Consiglieri.
Bassa Valle del Cervo e Valle Oropa.
"Vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante 'Nuove norme per lo sviluppo della montagna' viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che 'lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale' visto lo Statuto approvato in data 25.5.1974 dalla Comunità montana Bassa Valle del Cervo e Valle Oropa e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione dell'VIlI Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Comunità montana Bassa Valle del Cervo e Valle Oropa".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti n. 40.
Hanno risposto sì n. 30 Consiglieri.
Val Ceronda e Valle Casternone.
"Vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante 'Nuove norme per lo sviluppo della montagna' viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che 'lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale' visto lo Statuto approvato in data 10.5.1974 dalla Comunità montana Val Ceronda e Valle Casternone e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Comunità montana Val Ceronda e Valle Casternone".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti n. 30.
Hanno risposto sì n. 30 Consiglieri.
Alto Canavese.
"Vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante 'Nuove norme per lo sviluppo della montagna' viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 ed in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che 'lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed e approvata con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale' visto lo Statuto approvato in data 29.5.1974 dalla Comunità montana Alto Canavese e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Comunità montana Alto Canavese".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti n. 31.
Hanno risposto sì n. 31 Consiglieri.
Il presidente della Giunta desidera fare una comunicazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Soltanto per informare il Consiglio, mentre vanno innanzi rapidamente le approvazioni degli Statuti (mi auguro che si arrivi all'approvazione definitiva) sottolineo l'importanza che si addivenga, attraverso alla legge perché non sembra che vi sia la possibilità di fare diversamente all'approvazione delle norme che devono guidare l'attività delle varie Comunità nel formulare il piano di sviluppo che dovrà essere presentato per essere inserito nel piano regionale.
Desidero informare il Consiglio che è proposito della Giunta, non appena tutti gli Statuti saranno costituiti, formati e approvati, di convocare in un'assemblea straordinaria tutti i Presidente delle varie Comunità montane in maniera da avere con loro un colloquio non soltanto con la Giunta ma con l'intero Consiglio.
Penso che questo possa avvenire entro la fine di questo mese.



PRESIDENTE

Ho tre comunicazioni da fare: 1) la IV Commissione Sanità per gli asili nido è convocata alle 14,45.
2) I Capigruppo, sciolta la seduta sono convocati per l'incontro con i sindacati.
3) Il Consiglio è convocato per la prosecuzione dell'ordine del giorno e cioè per la sola legge del personale perché la legge dell'IRES non è ancora pronta, passerà alla prossima seduta.
Convoco il Consiglio per oggi alle 15,15. La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,20)



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