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Dettaglio seduta n.242 del 11/07/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Comunicazioni di Presidente Interpellanze ed interrogazioni Esame disegno di legge n. 172 "Anticipazioni regionali per la bonifica sanitaria del bestiame" Esame disegno di legge n. 160 "Protezione della flora" Esame proposta di legge n. 162 "Protezione della natura".
Approvazione nuovi Statuti Comunità montane: Valli Po-Bronda Infernotto, Val Sangone, Cusio e Mottarone, Valli Monregalesi, Alta Val Lemme, Valli Orco e Soana, Valle Varaita, Bassa Valle dell'Elvo, Valle Mosso, Valle Cannobina, Valle Grana, Valli di Lanzo, Val Strona, Valle Sacra ed eventuali altri che pervenissero.
Se nessuno ha da fare osservazioni, l'ordine del giorno si intende approvato.
Chiederei soltanto, al momento della discussione sui disegni di legge n. 160 e 162, un'inversione dal 7 al 6.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle adunanze del 4 e 5 luglio 1974 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se nessuno ha delle osservazioni da fare si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Franzi, Giovana, Soldano Vecchione, Vietti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Osservazioni del Commissario del Governo


PRESIDENTE

Osservazioni del Commissario del Governo alla legge Regionale Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1974. Queste osservazioni sono già state trasmesse agli organismi competenti, seppure vi siano dubbi che approvando una legge si possano fare delle osservazioni.



RASCHIO Luciano

Lo avete mandato anche alla Commissione?



PRESIDENTE

Sì, come sempre.



RASCHIO Luciano

Non le abbiamo ancora ricevute.



PRESIDENTE

Mandiamo sempre tutto alla Commissione.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

c) Consentito l'ulteriore corso da parte della Commissione di controllo sull'approvazione degli Statuti di Comunità montane


PRESIDENTE

Consentito l'ulteriore corso da parte della Commissione di controllo sugli atti dell'Amministrazione regionale in merito all'approvazione degli Statuti delle seguenti Comunità montane: Valli Stura di Demonte, Chisone Germanasca, Anzasca, Vigezzo, Val Pellice, Val Borbera, Val Curone, Ossona e Grue, Valle Maira, Antrona, Dora Baltea Canavesana, Val Sessera, Valle del Cervo, Valle Susa, Ossola, Val Sesia, Verbano, Chiusella.


Argomento:

d) Disegni di legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Presentazione ed assegnazione disegni di legge della Giunta: n. 180 "Costituzione in Ente regionale dell'Istituto ricerche economiche e sociali del Piemonte - IRES ed istituzione del Comitato Regionale di studi sulla programmazione" assegnato alla I Commissione in data 8 luglio 1974.
Prego la I Commissione di volerlo esaminare rapidamente perché è previsto che si debba discutere ancora entro questa sessione.



GARABELLO Enzo

E' già all'ordine del giorno, signor Presidente.



PRESIDENTE

n. 181 "Disposizioni per l'elaborazione dei piani pluriennali di sviluppo economico sociale delle Comunità montane" assegnato alla I Commissione, in data 10 luglio. Abbiamo avuto dei dubbi se assegnarlo anche alla II o alla VIII, ma poi abbiamo ritenuto di doverlo inviare alla I.
n. 182 "Modifica ai provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato" assegnato alla VII Commissione in data 10 luglio.
E' integrativo della legge per il finanziamento dell'artigianato e sarebbe opportuno che fosse portato ancora in questa sessione.



RASCHIO Luciano

E' indispensabile.



PRESIDENTE

Alla fine di questa seduta vedremo come collocare anche questo.


Argomento:

e) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Risposte scritte ad interrogazioni: da parte dell'Assessore Petrini all'interrogazione del Consigliere Nesi relativa alla costruzione delle nuove carceri di Torino da parte del Presidente della Giunta Oberto all'interrogazione del Consigliere Nesi in merito alla conduzione amministrativa del Consorzio acquedotto per i Comuni di Pino Torinese, Baldissero Torinese, Pavarolo e Chieri.


Argomento: Comitato RAI

f) Convegno ad Aosta (15 e 16 giugno) sulla riforma della RAI-TV


PRESIDENTE

Comunico che nei 15 e 16 giugno ad Aosta si è svolto il convegno "Riforma RAI-TV: disegno di legge governativo e istanze delle Regioni".
A questo convegno il Consiglio Regionale era rappresentato dal Presidente della III Commissione permanente.
Il convegno è stato oggetto di vivo interesse per l'importanza e l'attività del problema della riforma dell'Ente radiotelevisivo collegato al più vasto e complesso tema dell'informazione.
Al termine è stato votato un documento conclusivo dalle Regioni presenti al convegno, documento che i Consiglieri regionali hanno già ricevuto e nel quale le Regioni ribadiscono i principi ispiratori del progetto legislativo regionale, ratificati nel documento conclusivo del convegno di Napoli dell'ottobre 1972.
Viene inoltre prevista la necessità di intensificare l'iniziativa politica su questo tema.
Il documento fa altresì riferimento alla disciplina della televisione via cavo, auspicando che "attribuisca al corpo delle autonomie locali un diritto di concessione e di utilizzazione idoneo ad allargare il volume della partecipazione e a garantire più capillari possibilità di accesso" argomento tanto più importante in relazione alla recente sentenza della Corte Costituzionale inerente alla TV via cavo ed i ripetitori dall'estero.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

g) Ordine del giorno inviato ai lavoratori della Emanuel


PRESIDENTE

I lavoratori della Emanuel hanno inviato ieri un ordine del giorno approvato in assemblea il giorno 10.7.74.
"I lavoratori della ex Emanuel hanno udito dai rappresentanti del Consiglio di fabbrica e dai rappresentanti della F.L.M. le iniziative che a livello di Ministero del Lavoro, dei Gruppi parlamentari della Regione tramite l'incontro recente con l'Assessore al Lavoro delle amministrazioni comunali di Moncalieri, Torino, Nichelino, Trofarello, sono state assunte.
L'obiettivo primario rimane quello di realizzare, con tutti i necessari requisiti, l'esercizio provvisorio produttivo. Pertanto invitano il Consiglio Regionale del Piemonte a farsi interprete dell'esigenza di vedersi garantito il posto di lavoro.
Danno mandato al Presidente della Regione ed al Consiglio di intraprendere tutte quelle iniziative atte a dare corso, presso i Ministeri preposti, a provvedimenti che permettano uno sbocco positivo della vertenza. Avvalora tale esigenza la considerazione che dal 27 maggio i lavoratori della ex Emanuel di fatto, con limitazioni che la situazione dell'azienda presenta, conducono già, lavorando, un esercizio provvisorio produttivo.
E' stato accertato in questi giorni da un esame congiunto Consiglio di fabbrica e tecnici, che risulta possibile, con una modica spesa documentata di 863.000 lire, realizzare un fatturato di 144 milioni, terminando così alcune lavorazioni già avviate.
Onde evitare che il peggioramento della situazione porti ad uno stato di esasperazione i lavoratori, l'assemblea e la F.L.M. danno mandato alla Regione Piemonte di esercitare tutta la sua autorità al fine di risolvere entro brevissimo tempo, il problema occupazionale dei dipendenti della ex Emanuel.
Questo lo chiedono in base ad un pronunciamento del Consiglio Regionale del Piemonte nella giornata di domani giovedì 11 luglio, alla presenza della delegazione dei lavoratori e della F. L. M.".
Hanno così termine le comunicazioni del Presidente.
Qualcuno desidera intervenire? La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Credo che l'adesione che a nome del Consiglio Regionale ho portato al documento finale votato dal convegno di Aosta per la riforma della RAI-TV possa essere oggetto di dibattito e di approvazione da parte della nostra assemblea, allo scopo di essere presenti - prima ancora delle vacanze che ormai non sono lontane - nell'ambito di tutto il movimento delle Regioni per la riforma della RAI-TV.
Oggi i giornali sono pieni dell'argomento a seguito della pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale sul monopolio radiotelevisivo.
Mi pare di poter dire, dalle notizie che sono emerse, che il documento delle Regioni - sia quello di Napoli, ma soprattutto quello di Aosta precorre le sentenze della Corte costituzionale dimostra come l'azione delle Regioni non era una rivendicazione, non si trattava di una presa di posizione contro i poteri centrali, ma di una giusta interpretazione della norma costituzionale dell'esigenza che la Radio TV svolga il ruolo definito dalla Costituzione, di servizio essenziale di carattere pubblico che è fondamento del monopolio radiotelevisivo, per assicurare il pluralismo dell'espressione della società italiana.
Io credo che il documento che è stato distribuito a tutti i Consiglieri, come ha ricordato il Presidente nelle sue comunicazioni, possa essere oggetto di una votazione. Il disegno presentato dal Governo, il 2961, non è sicuramente in armonia con la sentenza della Corte costituzionale e difatti nel documento di Aosta, le Regioni lo respingono e riaffermano il progetto di legge presentato da più Regioni, tra le quali la Lombardia, l'Emilia Romagna, l'Abruzzo, la Campania, la Puglia che più si adeguano alle norme che sono state dettate dalla sentenza della Corte costituzionale. In particolare assume grande importanza questa parte della sentenza che trova riscontro nel progetto di legge e nei documenti delle Regioni, concernenti la TV cavo per quanto attiene alla gestione locale appunto da intendersi in chiave regionale e di interessi degli Enti locali.
Questo è quanto volevo dire sulla Radio-TV.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno che i lavoratori della Emanuel hanno presentato alla Presidenza del Consiglio, credo che sarà opportuno incontrarsi con i Capigruppo e la Giunta per vedere come impostare la questione anche perché mi sembra, se le notizie giornalistiche non sono errate, che questa mattina i lavoratori della Emanuel assisteranno ai lavori del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Vorrei sapere con quale criterio è stato aggiudicato alla VIII Commissione il disegno di legge n. 178 presentato dalla Giunta in data 3 luglio 1974 intitolato "Concessione di un contributo annuo all'Istituto storico della Resistenza in Piemonte". Mi pare che avrebbe dovuto essere assegnato invece alla III Commissione.
Approfitto poi dell'occasione per ricordare l'urgenza di concludere l'esame della distrettualizzazione scolastica in Piemonte. Vorrei sollecitare la Giunta, senza chiedere risposta, ad inoltrare i risultati della consultazione con le Commissioni costituite presso le Province alla Commissione competente.



PRESIDENTE

Le darò poi una risposta per quanto riguarda la III o la VIII Commissione; abbiamo esaminato provvisoriamente il disegno di legge n. 178 e si è ritenuto che si trattasse di un fatto istituzionale.



REVELLI Francesco

Io chiederei che fosse passato alla III Commissione.



PRESIDENTE

Lo porto all'Ufficio di Presidenza e vediamo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io non faccio questioni di VII, di III, di I, è un disegno di legge che ho presentato alla Giunta e che intendo portare avanti rapidamente anche per delle ragioni estremamente pratiche, quindi di palleggiamento della competenza tra la III e l'VIII sia tale da non procrastinare l'esame approfondito ed il passaggio al Consiglio.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Menozzi sul disagio dei viticoltori e frutticoltori piemontesi in seguito allo scioglimento del contratto con la Società Winchester e relazione sul mancato intervento della protezione antigrandine nei giorni 7 e 8 giugno 1973


PRESIDENTE

Passiamo alle interpellanze ed interrogazioni.
Se i Consiglieri consentono, farei tre interrogazioni di Menozzi che meritano di essere discusse.
Interrogazione del Consigliere Menozzi: "Disagio dei viticoltori e frutticoltori piemontesi a seguito dello scioglimento del contratto con la Società Winchester e relazione sul mancato intervento della protezione antigrandine tra il 7 e 8 giugno dello scorso anno".



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Com'è noto la difesa attiva contro la grandine, iniziata nel 1972 dall'Amministrazione Provinciale di Asti, è stata estesa per l'anno 1973 a tutto il territorio piemontese tramite la convenzione tra l'Unione Regionale Province Piemontesi, e la Società Winchester.
In tale convenzione, di durata triennale, si dava incarico alla Società Winchester di sperimentare un tipo di difesa attiva antigrandine tramite inseminazione per via aerea di joduro d'argento sulle nubi grandinifore.
La Regione Piemonte aderendo a tale iniziativa del costo di L.
400.000.000 dispone un contributo della metà della spesa dell'esperimento pari a L. 200.000.000 seguendone gli sviluppi e collaborando con l'U.R.P.P., titolare della convenzione.
I risultati del 1973 non furono felici, per una serie di motivi già discussi in occasione della votazione dell'ordine del giorno di questo Consiglio Regionale in data 27.6.1973 ed attentamente vagliati dalla Commissione d'indagine formata da rappresentanti delle Province ed organizzazioni di categoria, i quali si sono avvalsi anche di un Comitato di Esperti presieduto dal prof. Rosini del M.A.F.
La conclusione fu di ottenere una transazione sulla somma da versare alla Società con la riduzione della spesa di lire 70.000.000 per l'anno 1973, con l'intesa di continuare nell'esperimento per l'anno 1974 con migliori prospettive.
Ciò non avvenne, perché nella riunione del 10 maggio 1974, la Commissione d'indagine contestò che: 1) Il jet della Winchester non poteva volare non avendo la necessaria autorizzazione da parte del Ministero Trasporti ed Aviazione Civile (vedi telegramma di detto Ministero al dott. Andriano) e senza il jet non vi erano le premesse per una azione efficace contro la grandine, neppure a titolo sperimentale, essendo inadeguati a tale scopo gli altri monomotori.
2) La stessa Società Winchester, non potendo garantire alcunché, era intenzionata a risolvere consensualmente il contratto dicendo testualmente di non voler "portare avanti servizi zoppicanti".
Quindi l'U.R.P.P., con sua del 13.5.1974, chiese alla Società Winchester lo scioglimento della convenzione triennale, che avvenne consensualmente.
Le prospettive per il futuro della difesa contro la grandine possono essere ancora costituite dalla difesa attiva attraverso altre ditte specializzate ad effettuare lo spargimento dello joduro d'argento sulle nubi grandinifore e con l'intensificazione dei rilevatori a terra.
Da notizie pervenute in questi giorni risulta che l'Amministrazione Provinciale di Asti sta trattando con la Ditta ABERT per iniziare in questi giorni l'attività con voli diurni e notturni e la raccolta giornaliera di dati che serviranno poi alla Commissione Tecnica. Il territorio interessato dovrebbe essere costituito di tutte le province di Asti, da 41 su Cuneo, 20 su Torino, 60 su Alessandria, 4 su Vercelli, per un totale di 245.
Il costo della sperimentazione dovrebbe aggirarsi su lire 150.000.000 sulla quale somma la Regione dovrebbe contribuire con il 50%; la restante somma dovrebbe essere ripartita tra le province in proporzione del territorio servito. Ed a questo scopo risulta che sia già stato raggiunto un accordo tra le province interessate. Siamo comunque in attesa da un momento all'altro che questo accordo sia perfezionato per dar modo alla Regione di intervenire per la parte di competenza.



PRESIDENTE

Ha la parola l'interrogante Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiedo venia se andrò un tantino al di là del semplice pronunciamento di "soddisfatto" o "insoddisfatto".
Innanzi tutto devo fare una premessa, senza con questo scagliare strali contro nessuno, ma per richiamare l'attenzione del Consiglio Regionale, ivi compreso il sottoscritto, sulla validità delle interrogazioni: quando sono urgenti, perché abbiamo una validità, bisogna cercare di discuterle entro il termine più breve possibile, altrimenti si tramutano in una inutile perdita di tempo e con conseguenze politiche non sempre apprezzabili.
Ringrazio l'Assessore per la relazione, ma parecchie delle cose che ci ha detto le conoscevamo già. Vorrei però richiamare l'attenzione della Giunta e per essa dell'Assessore competente su alcuni problemi che sono ancora in attesa di una specifica risposta.
Polemiche sono sorte lo scorso anno in occasione della fatidica grandinata del 7/8 giugno per il mancato decollo del Jet, per cui desidereremmo conoscere on celerità a quali pronunciamenti si può arrivare su quella vertenza, perché è naturale che l'opinione pubblica in generale e i diretti interessati in specie devono essere informati soprattutto quando c'è di mezzo un'iniziativa assunta da enti pubblici, finanziata con denaro pubblico.
In secondo luogo perplessità, confusione, disorientamento abbiamo avuto ai primi di quest'anno, quando, uscita la notizia sui giornali, secondo la quale l'esperimento (sottolineo "esperimento" perché si continua ad equivocare sulla definizione di difesa che difesa non è, è semplicemente un esperimento) aveva in un certo modo rasserenato l'ambiente, poi a distanza...



BERTI Antonio

Prevenzione.



MENOZZI Stanislao

Non è neanche prevenzione collega Berti.
... a distanza di 15/20 giorni la seconda e definitiva notizia contrastante con la prima, che l'esperimento con la Winchester non sarebbe più continuato. Questo ha portato, oltre che ad accentuare i dissapori già esistenti, a mettere maggiormente in imbarazzo i viticoltori, perché, se quel diniego fosse stato comunicato per tempo, parecchi di loro avrebbero potuto far ricorso alla difesa passiva, criticabilissima fin che si vuole ma sempre una difesa.
Non è una difesa preventiva, collega Berti, è difesa preventiva solo quando viene superata la fase sperimentale, cosa che purtroppo non è ribadisco quindi, l'espressione un "esperimento".
Per cui, pur prendendo atto delle dichiarazioni forniteci dall'Assessore, io auspico un chiarimento sulle vicende tuttora in sospeso.
E, dal momento che ci sono, auspico anche il sollecito invio di quella relazione richiesta lo scorso anno con un ordine del giorno approvato alla unanimità da questo Consiglio.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Menozzi sulle nuove disposizioni per l'uso dei diserbanti nelle risaie


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Menozzi: "Nuove disposizioni per l'uso dei diserbanti nelle risaie onde prevenire pericolo alla salute pubblica e danno alle colture viticole e orticole".
Ha la parola l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Gli Assessori interessati, oltre che il Presidente, sono quelli della Sanità e dell'Agricoltura, comunque per accordo intervenuto con il collega Armella rispondo anche a nome suo.
L'impiego del 2.4.5. TP e del 2.4.5 T già risalente agli anni 1961/1962, ha provocato lamentele per danni arrecati alle colture viticole.
L'insorgenza ed il ripetersi dei danni alle colture sensibili è stato attribuito oltre che alla sua tossicità anche ai seguenti tre fattori: 1) all'elevata volatilità del 2.4.5. TP 2) al grado di nebulizzazione del liquido erbicida via via accentuato nel tempo (impiego mediante nebulizzatori ad alta pressione) 3) per l'esistenza in loco di brezze ascensionali.
Il Ministero della Sanità ha decretato fin dall'11.8.1970 il divieto dell'impiego sia del 2.4.5 T, che del 2.4.5 TP.
Non si può certo escludere che, negli anni passati, nonostante il divieto, taluni risicoltori hanno continuato ad impiegare diserbanti contenenti il principio attivo del 2.4.5 TP, per la difficoltà a reperire prodotti sostitutivi di questi già sperimentati.
Nel quadro dell'azione svolta dall'Amministrazione Regionale al riguardo, va posto in risalto, che già dal marzo 1973 è stato dato avvio dopo convegni tenuti a Vercelli, Novara e Alessandria, con la partecipazione del Direttore dell'Osservatorio delle Malattie delle Piante di Torino e di alti funzionari dell'Ente Nazionale Risi - ad un programma sperimentale per l'impiego di nuovi prodotti diserbanti auxinici ed in particolare del nuovo formulato - non ancora registrato - denominato "Basagran" da impiegare proprio nelle zone confinanti con le colline viticole.
A tale scopo, l'Amministrazione Regionale, con apposita deliberazione di Giunta dell' 8. 5.1973, ha assunto l'onere della sperimentazione proprio per ricercare nuovi prodotti che non arrechino danno alle altre colture per il diserbo in risaia.
Di concerto, con l'Osservatorio per le Malattie delle Piante di Torino sono state stampate decine di migliaia di volantini in cui, oltre a richiamare l'attenzione dei risicoltori sul divieto di impiego di diserbanti a base 2.4.5. T e 2.4.5. TP e sulle conseguenti penalità cui si sarebbero esposti i contravventori, venivano date precise raccomandazioni sull'impiego dei diserbanti consentiti. Analoga iniziativa l'Amministrazione Regionale ha assunto di intesa con l'Ente Nazionale Risi inviando apposita lettere a tutti i risicoltori in data 21 Maggio 1973.
Risulta, altresì, che un'ampia azione di controllo e di repressione è stata sviluppata dal Servizio Repressioni Frodi del Ministero Agricoltura e Foreste di Torino, di concerto con quello di Milano, nel corso della quale sono state visitate aziende risicole delle province di Vercelli, Novara Alessandria e Pavia.
Sono stati anche controllati i rivenditori e sequestrati alcuni quintali di prodotti contenente il principio attivo.
All'inizio del 1974 è stata continuata l'azione di propaganda tecnica da parte degli Ispettorati dell'Agricoltura e dell'Osservatorio per le Malattie delle Piante di Torino. Al fine di coordinare l'azione delle Organizzazioni e delle Amministrazioni interessate, l'Assessorato Agricoltura ha preso parte a riunioni di agricoltori, di Sindaci e pubblici amministratori in diversi comuni interessati (Camino, Casale, ecc.).
Le Organizzazioni delle categorie agricole si sono prodigate, con riunioni e depliants, di sensibilizzare i risicoltori ad adottare prodotti non nocivi ed a rifiutare l'eventuale offerta, da parte di commercianti poco scrupolosi, di prodotti vietati dalla legge.
Sono stati sollecitati, da parte dell'Assessorato Agricoltura, tutti gli organi di vigilanza (Ufficio Repressione Frodi, N.A.S., ecc.), per una più attiva sorveglianza sul commercio dei diserbanti specie nei punti di smercio.
I risultati non sono mancati.
Il Servizio Repressione Frodi ha fatto dei controlli nelle risaie prelevando campioni di diserbanti.
Il N.A.S. ha colto in flagrante delle ditte commerciali sequestrando 170 q.li di prodotto non consentito dalla legge.
Purtroppo la disponibilità sul mercato nazionale di prodotti consentiti era assolutamente deficitaria.
A tale fine è stata interessata, con lettera 30.4.1974 dell'Assessorato Agricoltura, la rappresentanza italiana delle ditte produttrici perché mettesse a disposizione degli agricoltori un maggior quantitativo di prodotto.
Si è avuta assicurazione, con lettera del 3 giugno, che il prodotto sarebbe stato messo a disposizione degli agricoltori in più larga misura e molto vicina al fabbisogno reale.
Inoltre, su iniziativa del collega Armella, sono state emanate direttive ai Sindaci da parte del Presidente della Giunta, con lettera del 21 maggio, sulle modalità di impiego dei diserbanti.
Tale disposizione prevede, tra l'altro, l'emanazione da parte dei Sindaci, di apposite ordinanze dirette a vietare la diffusione, con mezzo aereo, di diserbanti di tipo auxinico nelle risaie, od a rendere obbligatorio l'impiego, per la diffusione dei diserbanti consentiti in risaia, di atomizzatori e motopompe con pressione non superiore a 15 atmosfere.
Questo limite è stato successivamente contestato, perché ritenuto troppo alto, permettendo ancora una eccessiva nebulizzazione dei diserbanti; la richiesta è di ridurlo a 8 atmosfere.
I Sindaci hanno accolto positivamente tali disposizioni e moltissimi hanno emesso le ordinanze.
Si può infine concludere che l'azione congiunta dell'Amministrazione Regionale, dei Comuni, dell'Osservatorio delle Malattie delle Piante di Torino, del Servizio Repressione Frodi del Ministero Agricoltura e Foreste ha dato buoni risultati non essendosi riscontrati nel corso dell'attuale campagna risicola danni alle colture delle viti od alle altre colture delle zone vicine alle risaie.
Questa mancanza di lamentele credo sia la conclusione che l'azione volta di concerto tra la Regione, i vari Assessorati e gli altri organismi che operano nel settore ha dato un risultato positivo.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

L'interrogazione è seguita all'interpellanza presentata il 3 luglio del '73 dal sottoscritto e da altri colleghi. Si confidava che ormai questa annosa vicenda fosse risolta, invece all'inizio dei trattamenti c'è stata una recrudescenza del problema. Difatti a Cumino, verso la fine di maggio c'è stata un'apposita riunione promossa dai rappresentanti del luogo, alla quale hanno partecipato anche Consiglieri regionali, proprio per le proteste che si venivano nuovamente raccogliendo.
Pur prendendo atto con compiacimento dell'impegno degli Assessori Chiabrando ed Armella, pur apprezzando la circolare del 21 luglio e pur apprezzando il divieto dell'uso dei mezzi aerei per il trattamento nelle risaie, si veniva per contro ad autorizzare l'uso di atomizzatori e di motopompe con le pressioni che si potevano spingere sino a 15 atmosfere limite ritenuto ancora talmente eccessivo, da riprodurre i danni lamentati negli anni precedenti.
L'Assessore viene a dirci che da allora ad oggi lamentele non ce ne sono più state. Proporrei comunque, sempre che sia tecnicamente compatibile e non renda inefficace il trattamento, di ridurre il numero delle atmosfere per poter dare finalmente tranquillità ai viticoltori di quella zona perché mi consta che la riunione di fine maggio a Cumino andò pressoch deserta per un atto di sfiducia e di protesta per l'annuale ripetersi di queste vicende.
Mi compiaccio nuovamente con i due Assessori che hanno seguito così da vicino il problema e riformulo il voto di vedere ridurre quelle atmosfere.
Mi auguro corrisponda a verità che lamentele non ve ne sono più o si sono molto ridotte.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Menozzi, Giletta e Bertorello sull'esproprio di terreni agricoli. Intervento della Regione onde assicurare criteri di uniformità nei provvedimenti espropriativi


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Menozzi - Giletta e Bertorello: "Esproprio di terreni agricoli. Intervento della Regione onde assicurare criteri di uniformità nei provvedimenti espropriativi".
Ha la parola l'Assessore Benzi.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

L'uniformità dei provvedimenti espropriativi e d'occupazione è garantita dalla scrupolosa osservanza delle norme dettate dagli artt. 11-20 della legge 22.10.1971 n. 865 e successive modificazioni.
Le eventuali differenze che possono risultare dal confronto dei provvedimenti emanati dal Presidente della Giunta Regionale ed inseriti per estratto nel Bollettino Ufficiale della Regione sono dovute a situazioni particolari: è evidente, ad esempio, che non in tutti i casi le aree interessate dal procedimento espropriativo sono coltivate direttamente dal proprietario o dal fittavolo, mezzadro, colono o compartecipante da oltre un anno, e che non sempre i proprietari espropriandi presentano osservazioni nei termini prescritti.
L'esame dei singoli articoli dei vari decreti e della premessa ai decreti stessi consente inoltre di precisare quanto segue: 1) le Amministrazioni, gli Enti ed i soggetti legittimati a promuovere i procedimenti di espropriazione o di occupazione sono espressamente incaricati dal Presidente della Giunta Regionale di provvedere alla notifica, nelle forme previste dalla legge, dei vari decreti o provvedimenti riguardanti i procedimenti sopra indicati 2) i decreti determinanti le indennità da corrispondere a titolo provvisorio in favore degli aventi diritto al 2 ^ comma del penultimo articolo recitano così: "...Ai sensi dell'art. 12 della legge 22.10.1971, n. 865 e successive modificazioni i proprietari espropriandi, entro trenta giorni dalla notifica del presente decreto, potranno convenire l'Ente espropriante la cessione volontaria degli immobili per un prezzo non superiore del 30 all'indennità provvisoria, ovvero comunicare al Presidente della Giunta Regionale e all'Ente espropriante se intendano accettare l'indennità stessa, avvertendo che in caso di silenzio l'indennità si intende rifiutata " 3) l'avvenuto versamento alla Cassa Depositi e Presiti delle indennità provvisorie rifiutate in favore degli aventi diritto è attestato dalle quietanze della Tesoreria Provinciale dello Stato citate nella premessa al decreto di espropriazione definitiva, che dovrà essere notificato ai suddetti aventi diritto nelle forme previste per la notifica degli atti processuali civili 4) la richiesta di determinazione delle indennità d'occupazione di cui all'art. 20 della citata legge n. 865, inoltrata all'Ufficio Tecnico Erariale competente, segue l'emissione del decreto d'occupazione d'urgenza essendo la copia conforme all'originale di tale decreto uno degli atti che debbono essere trasmessi all'U.T.E. per la determinazione delle indennità medesime 5) nella premessa ai decreti d'indennità provvisoria è sempre indicato se gli immobili espropriandi sono interni o esterni alla delimitazione dei centri edificati o dei centri storici, adottata ai sensi dell'art. 18 della ripetuta legge n. 865 6) con apposito articolo del decreto d'indennità provvisoria si provvede alla determinazione dell'indennità aggiuntiva da corrispondere in favore dell'avente diritto, proprietario diretto coltivatore oppure fittavolo, mezzadro, colono o compartecipante da oltre un anno alla data del deposito della relazione di cui all'art. 10 della più volte citata legge n. 865.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Anche questa è una vicenda che si trascina da parecchio tempo e il 5 aprile '73 avremmo occasione di intervenire in riferimento all'esproprio dei terreni.
Presentammo successivamente una proposta di legge e il problema è ancora sub judice per le sue dimensioni, che superano i confini della Regione: è un problema a carattere nazionale che è stato oggetto di dibattito anche ulteriormente alla Camera. Ma a questo si è aggiunta la situazione che abbiamo denunciato nell'interrogazione, cioè i sistemi difformi che l'Assessore Benzi è venuto a comunicarci essere addebitabili a situazioni particolari, dovute a difformità di conduzione e al fatto di non essersi appellati ai parametri della 865. Ciò su cui noi insistiamo è di far sì che nei provvedimenti venga sempre precisato che si tratta di avviso di cui al quarto comma dell'art. 11 della 865, con possibilità dell'espropriando di convenire alla cessione volontaria dell'immobile, cioè precisare il carattere della volontarietà. Se si tratta invece di espropriazione pronunciata in base al primo comma dell'art. 13, deve essere comunicato l'avvenuto deposito dell'indennità provvisoria presso la Cassa Depositi e Prestiti. Se si tratta, poi, di occupazione di urgenza, di cui all'art. 20 sempre della fatidica 865, deve essere data conferma dell'avvenuta richiesta di determinazione dell'indennità di occupazione da parte dell'Ufficio tecnico erariale, cioè, stante la palese ingiustizia di prezzi paurosamente lacunosi per difetto, almeno far sì che gli espropriandi non vengano a trovarsi in difficoltà nel percepire quei modesti emolumenti e non abbiano a crearsi situazioni di difformità da addebitarsi ai motivi enunciati dall'Assessore, preannunciando le condizioni che io ho qui evidenziato.
Mi auguro che questo Consiglio possa, entro i limiti di tempo necessari, soffermarsi a monte del problema, cioè di fronte al processo espropriativo in sé e per sé e alla valutazione dei terreni in fase di espropriazione, se non vogliamo suscitare delle giustificate ire da parte degli espropriandi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Visone in merito all'intervento per garantire la prosecuzione dell'attività produttiva dell'Azienda "Spallarossa"


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Visone: "Intervento per garantire la prosecuzione dell'attività produttiva dell'Azienda "Spallarossa".
La parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

La Ditta "Spallarossa" è stata attivata nel 1964 nella forma di semplice ditta individuale da Emilio Spallarossa.
La predetta prende l'avvio con lo stabilimento ubicato in regione Rilate (Asti) che conta circa 25 unità lavorative ed ha per oggetto la produzione di quadri e motori elettrici, carpenteria d'installazione e trasformatori.
Fra il 1964 e il 1970 a seguito dell'acquisto delle immobilizzazioni (macchinari ed attrezzature) da una Ditta di Genova non meglio precisata il centro di Rilate amplia la propria attività la propria gamma di lavorazione mediante la produzione di apparecchi elettronici.
Le unità lavorative vengono portate da 25 a 49.
L'Azienda continua la sua espansione ampliando ulteriormente la gamma delle lavorazioni e dei conseguenti prodotti.
Sorge così un altro centro produttivo che viene impiantato nel territorio comunale di Serravalle Scrivia, nell'Alessandrino. Esso inizia la propria attività nel 1971, conta circa una trentina di unità lavorative ed ha per oggetto la produzione di lamierini magnetici universali.
Quasi nello stesso periodo sorge infine il centro produttivo principale alla periferia di Asti in zona denominata "Casa Coppi" sulla direttrice Asti-Casale. Lo stabilimento, che conta circa 150 unità tra operai e impiegati, svolge la propria attività principalmente nel settore concernente la lavorazione e lo stampaggio di materiale plastico. Viene prodotto altresì materiale elettronico e carpenteria leggera.
La Spallarossa completa la sua struttura con l'impianto di un centro commerciale denominato "FEI" ed ubicato in Asti, capoluogo.
Si è ritenuto opportuno evidenziare la strutturazione aziendale così come risulta in particolare caratterizzata rispettivamente dai predetti centri produttivi, proprio in relazione alle diverse possibili soluzioni attinenti al problema occupazionale - che i medesimi hanno offerto (pur nell'unità economico-giuridico-aziendale), dagli accertamenti, riunioni, ed interessamenti costantemente operati in merito dall'Assessorato e dalla Giunta Regionale. Tale azione - se non ha forse permesso di poter rispondere tempestivamente all'interrogante, ha certamente portato - si ritiene - ad una efficace sensibilizzazione delle parti per quanto concerne in particolare - il problema dei lavoratori cioè del mantenimento del posto di lavoro.
Si riassumono pertanto, sia pure concisamente, i più significativi interventi operati.
In relazione ad un articolo apparso sulla Gazzetta del Popolo (foglio della Provincia di Asti) del 1^ marzo 1974 ove si apprende che il Tribunale dovrebbe occuparsi nello stesso giorno della richiesta di fallimento avanzata da un creditore di Genova nei confronti del Gruppo "Spallarossa" vengono sollecitamente effettuati - essendo in gioco ben duecentoventi posti di lavoro - i necessari accertamenti presso la sede dell'Azienda - in frazione Casa Coppi - Asti.
Il professionista che in quel periodo cura gli interessi della Azienda spiega le cause o meglio le concause di carattere endogeno e di rilevanza esogena che hanno portato alla difficoltà gestionale del gruppo e conferma che per la Spallarossa - già assistita di fatto da un comitato di creditori rappresentati da un commercialista - la dichiarazione di fallimento più che questione di giorni è questione di ore. Nello stesso giorno vengono sentiti anche il rappresentante dei creditori ed i rappresentanti sindacali dei lavoratori aziendali.
Dai professionisti prima menzionati si apprende che, stante la situazione delineatasi e nell'intento di assicurare sia una piattaforma di continuità lavorativa sia un maggior valore dei beni patrimoniali aziendali per i creditori, sono stati affittati, ai primi di marzo, con relativi contratti biennali (o triennali) i centri produttivi di Rilate e Serravalle Scrivia e Casa Coppi.
Frattanto, verso la terza decade di marzo, il Tribunale emette la dichiarazione di fallimento.
Alla luce di questo nuovo aspetto il primo aprile u.s. vengono convocate le Organizzazioni Sindacali ed i rappresentanti delle Ditte affittuarie, per fare il punto della situazione.
Dalla riunione emerge che per i centri di Rilate e di Serravalle Scrivia affittati rispettivamente alla Società "Essicotecnica" (di San Gillio - Torino) che fa parte del gruppo "ELIND" e Società di fatto "Nuova Elettrofer" di Cellamonte non vi sono motivi di apprensione, sia perché le affittuarie si sono impegnate a mantenere pressoché invariati i livelli occupazionali, sia in quanto le medesime hanno avanzato formale e rituale offerta di acquisto dei centri al Tribunale del fallimento.
Le organizzazioni sindacali richiamano invece l'attenzione sul Centro di Casa Coppi che conta il maggior numero di unità lavorative.
A tal scopo viene perciò sentito il 22 aprile presso l'Assessorato il Curatore fallimentare avv. Goria di Asti.
Si apprende che il centro produttivo di Casa dei Coppi ed il centro commerciale F.E.I. di Asti capoluogo sono stati affittati dall'imprenditore Spallarossa alla Soc. "Concessionaria Torino" S.p.A. con sede in Torino su contratto in data 12 marzo u.si con durata triennale dal giorno in cui il locatario verrà immesso nel possesso dei beni.
Sotto l'aspetto dei rapporti di lavoro esistenti il punto sub 8) del contratto prevede che il locatore dovrà licenziare e disporre i conteggi relativi alle spettanze dei medesimi prima dell'immissione al possesso; la locataria si impegna ad assumere al massimo entro sessanta giorni dalla presa di possesso, ottanta degli attuali dipendenti dello stabilimento locato - mediante contratto a termine di sei mesi e con facoltà di ridurli eventualmente da ottanta a cinquanta, se si ritenesse necessario, da parte della locataria un'adeguata scelta, del personale. La locataria prevede però l'assunzione - entro 18 mesi data contratto - di circa duecento unità lavorative. In sede di applicazione delle norme contrattuali sono poi sorte alcune differenziazioni interpretative specie per quanto concerne da un lato la valutazione delle scorte di magazzino e dall'altro la valutazione degli impianti e delle attrezzature a seguito - pare - di vincoli di riservato dominio preesistenti e gravanti sui beni predetti.
Si ritiene però che tali difficoltà saranno superate nella considerazione che la Società "Concessionaria - Torino" ha parimenti presentato agli organi del fallimento - formale offerta di acquisto accompagnata da fideiussione di terzi - del centro produttivo di Casa Coppi.
D'altro canto, il curatore ha già provveduto a redigere lo stato dei crediti privilegiati e ad accantonare i correlativi importi di liquidazione dei lavoratori mediante deposito su conto bancario, come già fatto presente dal medesimo in data 18 giugno 1974.
In data 8 maggio u.s. è stato anche sentito l'Amministratore unico della "Concessionaria - Torino".
Egli si è dichiarato ben disposto a superare le divergenze interpretative del contratto d'affitto, a mantenere ferma l'offerta di acquisto, nonché a riassumere non solo nel più breve tempo possibile il maggior numero di unità lavorative ma ad attuare un indirizzo di perfezionamento e, se necessario, anche di riqualificazione del personale onde conferire al medesimo quella indispensabile efficienza che costituisce l'essenziale presupposto di una gestione economica e competitiva.
Ha parimenti manifestato la necessità, in previsione dell'espansione aziendale, di ampliare le strutture immobiliari sulla superficie non ancora coperta. Anzi questa è una condizione che ha posto l'Amministratore unico della concessionaria torinese.
A tale scopo l'Assessorato si è interessato, presso il Comune di Asti.
La zona Casa dei Coppi, secondo la normativa del piano regolatore di Asti, si trova in zona agricola per cui l'eventuale autorizzazione di ampliamento concessa con licenza in deroga potrebbe cadere in contenzioso perché soggetta ad impugnazione da parte di chiunque vi abbia interesse.
Si è venuta così prospettando l'eventualità di una variante al piano regolatore che classifichi la zona Casa Coppi come zona industriale.
La competenza per tale provvedimento è però del Consiglio Comunale di Asti. E' pertanto a tale sede naturale che dovrà ricondursi la possibilità di attuazione di tale variante.
Da ultime notizie ufficiose, sembra che detto Consiglio Comunale appena venga approvato il Piano Regolatore da parte della Regione, esamini l'eventualità di concedere una deroga che consenta il necessario ampliamento dello stabilimento.
L'Assessorato ha costantemente ed attentamente seguito con particolare impegno le vicende della Ditta Spallarossa. Ha promosso incontri, ha disposto accertamenti, ha sensibilizzato tutte le varie componenti (organizzazioni sindacali, organi del fallimento, aziende rilevatarie rappresentanti dei creditori) per armonizzare, stimolare, comporre i vari aspetti del problema al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e la capacità produttiva della zona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Visone.



VISONE Carlo

Signor Presidente, io ringrazio l'Assessore per la sua dettagliatissima relazione, per gli interventi esplicati e mi dichiaro soddisfatto.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Visone per la sua sinteticità.
Comunico intanto che la I Commissione è riunita nella saletta per l'esame della legge n. 172.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Parchi e riserve

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Rivalta, Ferraris e Vecchione sulla necessità di un intervento regionale a salvaguardia delle speculazioni edilizie a Pian dell'Alpe (in territorio di Usseaux) di aree da destinarsi a parco naturale


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Rivalta, Ferraris, Vecchione: "Necessità di un intervento regionale a salvaguardia delle speculazioni edilizie a Pian dell'Alpe (in territorio di Usseaux) di aree da destinarsi a parco naturale".
Desiderano illustrarla? La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

La nostra interpellanza e la mia illustrazione si riferiscono ad una situazione che merita di essere esaminata di per sé, ma che ha valore emblematico per il tipo di politica d'uso del suolo che si conduce nelle aree montane.
La zona di Pian dell'Alpe, che è oggetto appunto del contenuto della nostra interpellanza, è situata a 1800 metri di altitudine sulla strade che con collegamenti da Fenestrelle e da Susa, percorrendo lo spartiacque tra la Val di Susa e la Val Chisone porta al Sestriere. Si tratta di un'area con caratteristiche pianeggianti, di notevole estensione, destinata fino ad ora a pascolo, posta ai limiti superiori della fascia di vegetazione arborea; è di notevole interesse ambientale perché costituisce un'isola pianeggiante all'interno dei massicci alpini di quella zona.
Su quest'area sono state formulate, proprio in contrapposizione all'aggressione edilizia che viene proposta con richiesta di autorizzazione a lottizzare, una serie di valutazioni positive inerenti il suo valore ambientale. E voglio qui citare quella del prof. Peyronel, che tra l'altro è uno dei consulenti della Giunta Regionale, il quale ha evidenziato i valori di quest'area dal punto di vista della flora, e dal punto di vista ecologico. L'aggressione edilizia che viene portata a quest'area ha sollevato preoccupazioni nella Comunità pinerolese, come testimoniano la continua attuazione e la denuncia critica che è stata fatta dal giornale locale "L'Eco del Chisone" (non certamente un giornale di parte nostra): è intervenuto in questi 5/6 mesi ripetutamente contro questo insediamento edilizio turistico di Pian dell'Alpe, riportando anche il giudizio del Prof. Peyronel.
Lo stesso Consigliere Zanone, presidente della Commissione per l'ambiente, è stato interpellato dall'"Eco del Chisone" ed egli ha mostrato preoccupazione per gli interventi edilizi che si sviluppano nella zona montana. Nell'intervista che ha concesso a questo giornale Zanone dice appunto, in riferimento al Pian dell'Alpe, che bisogna impedire lo sfruttamento coloniale dell'ambiente montano.
E' quindi un'iniziativa che ha generato le preoccupazioni di persone competenti in materia di flora e di fauna e di difesa ambientale. La popolazione stessa della zona avverte che questa iniziativa mette in pericolo una delle oasi di maggior valore che si trovano nel massiccio che divide la Val Chisone dalla Valle di Susa.
Peraltro quest'area, di notevole interesse panoramico, per essere l'unica area pianeggiante lungo una strada di 50 Km, che percorre lo spartiacque dal Sestriere verso Susa e Fenestrelle, è l'area di appoggio di tutti i movimenti turistici che percorrono questo massiccio montano. E' una strada percorribile anche con l'auto e quindi è sede di non limitati movimenti turistici domenicali. L'area è pertanto punto di riferimento per le soste, per la ricreazione, per una possibilità di permanenza di qualche ora nella zona, mentre su tutto il resto del percorso questa permanenza non è consentita.
Ebbene, su quest'area si intende procedere alla costruzione edilizia di circa 140.000 mc; annunci pubblicitari formulati dalla stessa società promotrice parlano di 4.000 posti letto, per cui forse i mc saranno anche superiori, tenendo conto che in una zona montana ogni posto letto ha un rapporto con la volumetria di almeno 50 mc. Comunque si tratta di un intervento consistente che certamente snaturerà quest'area di 200.000 mq pianeggianti; che ne sconvolgerà le caratteristiche e le darà una funzione completamente diversa da quella che ha attualmente, di oasi naturale. La funzione che emergerà è quella di insediamento residenziale per un turismo di carattere stabile.
Questi problemi di natura ambientale vanno salvaguardati: essi sono al centro della nostra interpellanza, e chiediamo alla Giunta Regionale di promuovere iniziative che salvaguardano e qualificano l'uso che ha avuto finora quest'area, rendendola agibile pubblicamente.
L'altro aspetto che solleviamo e denunciamo è quello della procedura che ha portato questa società ad interessarsi dell'area ed a proporre la costruzione di qualche migliaio (si dice in qualche parte 2000, in qualche altra parte 4000) di posti letto. E' una procedura singolare che però trova riscontro in altre iniziative nelle valli alpine. In particolare ho già denunciato le iniziative dei vari Comuni delle valli cuneesi che stanno svendendo le aree demaniali. Il caso del Pian dell'Alpe è simile. Fino al 22 ottobre del '73 era di proprietà comunale; il 22.10.73 è stato concessa l'autorizzazione del Ministero dell'Agricoltura e Foreste alla cessione da parte del Comune dell'area demaniale ad una società privata che era stata costituita nel '67, appunto con l'obiettivo di acquisire quest'area e di costruire opere di urbanizzazione primaria e di intervento edilizio residenziale.
Il Comune di Usseaux ha venduto quest'area al prezzo di 30 lire al mq.
1.200.000 mq di Pian dell'Alpe sono stati venduti quindi per sei milioni cifra veramente ridicola; e questo dopo che il Comune di Usseaux li aveva destinati a residenze nel programma di fabbricazione. Quindi c'è anche una procedura che non può non preoccuparci, che implica delle responsabilità dell'amministrazione comunale.
La nostra interpellanza chiede alla Giunta Regionale, che deve concedere o rifiutare l'autorizzazione a procedere alla lottizzazione, di esprimere un giudizio di merito che tenga conto del valore ambientale di carattere particolare di quest'area. Noi chiediamo alla Regione di esprimere un giudizio di merito negativo nei confronti di insediamenti di questa dimensione che sono decisamente speculativi e destinati ad un turismo di permanenza, e di salvaguardare quest'area, consentendo unicamente poche e piccole attrezzature di carattere ricettivo per rendere più funzionale e più agevole la funzione di turismo itinerante.
L'altro impegno che chiediamo alla Giunta è quello di impedire che i Comuni svendano le loro proprietà demaniali a favore di iniziative private di carattere speculativo. Tenga presente la Giunta che nel febbraio di quest'anno in un annuncio pubblicitario apparso su "La Stampa", la società di Pian dell'Alpe che ha acquisito questi terreni per sei milioni e che pu aver sostenuto delle spese di progettazione forse di 20-25 milioni annunciava che metterà in vendita (nel momento in cui otterrà l'autorizzazione a lottizzare da parte della Regione) l'intero pacchetto azionario della società, che è stata fondata con un capitale sociale di un milione, per un miliardo e 200 milioni. Lo dico non tanto per una denuncia moralistica, che è fuor di luogo ormai nei confronti di questi problemi, ma per indicare il carattere chiaramente speculativo di questa operazione e le responsabilità degli enti pubblici che le favoriscono e ne sono complici.
Nella nostra situazione economica queste operazioni non fanno che accentuare i processi generali di inflazione e di spreco che sono alla base di questa difficile conduzione economica del Paese.
D'altra parte questi interventi turistici non possono che caratterizzarsi come interventi turistici di lusso, per i ceti medio elevati e quindi non risponderanno alle esigenze turistiche delle classi popolari, dell'area torinese che pure intende accedere a queste aree per un turismo itinerante.
Quindi, questi interventi non rispondono assolutamente alla domanda di fruizione turistica di tipo sociale e culturale che oggi, a livello di massa, è necessario soddisfare. L'esempio di Usseaux va attentamente esaminato, e una risposta deve essere data con immediatezza sia nel merito di questa lottizzazione, sia per quello che riguarda una diversa politica turistica. La politica della Regione non può essere soltanto quella dei contributi alle attrezzature ricettive come è stato sancito nell'ultima legge votata dal Consiglio, ma deve essere una politica attiva che realizzi parchi naturali e attrezzature ricettive a sostegno di un turismo di massa.
Il caso di Usseaux, come già ho denunciato, non è isolato; le valli alpine cuneesi presentano situazioni di questo tipo; vari Comuni stanno vendendo a società private, a prezzi irrisori, le proprietà demaniali nelle zone alpine del cuneese. E' in atto una di queste operazioni nell'alta Valle di Susa e di Chisone, sul Fraiteve, nella zona di San Sicario. Si tratta di un turismo di lusso, che va ad occupare proprio quelle aree che sono state sede di un turismo itinerante (di un turismo delle classi popolari), creando in esse attrezzature turistiche che verranno messe in vendita a prezzi notevolissimi (i prezzi di Bardonecchia che abbiamo sondato l'anno scorso erano indicativi) con valori, per ogni posto letto molto superiori a quello che si hanno in una città come Torino.
Noi chiediamo alla Regione nei confronti della situazione di Usseaux un preciso atteggiamento di difesa dell'ambiente alpino, che indichi la volontà di andare verso una diversa politica turistica, per l'uso di queste aree che hanno, come all'Alpe di Usseaux e come a San Sicario, un notevole valore ambientale. Queste aree vanno utilizzate per una funzione turistica che fruisca di questi valori ambientali, ma con il vincolo prioritario di difendere l'ambiente e il pascolo montano, e di farne una base per un turismo di massa, per un turismo di carattere sociale.
L'ultimo aspetto che vogliamo richiamare all'attenzione attraverso questa interpellanza, è quello già sottolineato dalla Comunità montana della Val Chisone, la quale rivendica che nel momento in cui deve iniziare l'elaborazione dei piani di sviluppo delle zone montane , non si prevarichino quelle prerogative che la legge 1102 nazionale attribuisce alle Comunità montane, ma si demandi alle Comunità stesse il compito di regolare l'uso del territorio e di indicare le linee di una politica di sviluppo economico e sociale, e anche di una politica turistica.
D'altra parte iniziative del genere di quella di Pian dell'Alpe a Usseaux, lottizzazioni come quelle di San Sicario, per la quale noi abbiamo presentato un'interrogazione che verrà comunicata oggi, devono essere, al di là di tutte le ragioni di merito che io ho sollevato per gli impegni assunti, rimandate alla formulazione del piano territoriale di coordinamento dell'area ecologica. E noi anticipiamo, nello spirito delle cose che sinteticamente ho detto nell'illustrare questa interpellanza un'indicazione chiara di come intendiamo sia regolato l'uso del territorio montano e sia realizzata l'organizzazione delle attrezzature turistiche.
Quindi per tutte queste ragioni chiediamo alla Regione una valutazione e una posizione di merito che rifiuti questo tipo di aggressione portata alle zone montane (il Consigliere Zanone, in quella intervista che citavo l'ha indicata come politica coloniale dell'ambiente montano), che rifiuti questa politica turistica rivolta soltanto alle classi più abbienti e strettamente connessa ai processi di speculazione; che rifiuti i processi di degradazione dell'ambiente, di sottrazione alla nostra economia, per la costruzione delle seconde case, di risorse necessarie agli investimenti per la costruzione della prima casa. Quindi un rifiuto di merito netto nei confronti di questa politica, e comunque il rinvio di ogni decisione al piano territoriale di coordinamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Benzi.



BENZI Germano, Assessore all'Urbanistica e assetto territoriale

In merito all'interpellanza di cui all'oggetto, premesso che la zona di Pian dell'Alpe sita in un contesto di considerevoli caratteristiche paesistiche ed ambientali, costituisce un habitat naturale di notevole interesse e che in tali zone il Regolamento edilizio ed il programma di fabbricazione del Comune di Usseaux, approvato con decreto provveditoriale n. 29638 in data 19.2.1971, prevede insediamenti di tipo residenziale, si desidera precisare che: 1) come conseguenza della delibera con la quale il Consiglio Regionale in data 14.6.1974 ha impegnato la Giunta a sospendere ogni determinazione in merito a nuovi significativi strumenti urbanistici nell'area territoriale torinese fino all'elaborazione del Piano territoriale di coordinamento, l'insediamento residenziale oggetto dell'interpellanza dovrà necessariamente essere visto nella logica e negli obiettivi del piano stesso 2) la notizia riguardante la dichiarata disponibilità delle licenze edilizie apparsa sulla stampa locale si palesa chiaramente priva di ogni fondamento quando si pensi che il rilascio da parte del Sindaco delle licenze edilizie relative alla esecuzione del Piano di lottizzazione risulta subordinato, sensi dell'art. 8 della legge 6.8.1967 n. 765, alla concessione del nullaosta da parte del Presidente della Giunta Regionale e che tale nullaosta non è stato tuttora concesso 3) tali dichiarazioni, prive come si è detto di ogni fondamento, si precisa che non sono state assolutamente motivate da alcuna manifestazione di consenso da parte della Giunta Regionale 4) la previsione di un tale insediamento deriva da una precisa volontà comunale manifestatasi già più volte e che indica in tale realizzazione l'unica via per uscire dalla pericolosa situazione di abbandono in cui versa gran parte del territorio montano 5) in merito al quinto punto si precisa che il prezzo di vendita dei terreni comunali, determinato in base ad una precisa perizia, è sottoposto unicamente al controllo del Commissariato per gli usi civili che si vale a tal scopo dell'Ufficio Tecnico Erariale 6) per quanto concerne le motivazioni delle previsioni urbanistiche cui il piano di lottizzazione in oggetto dà pratica attuazione, si precisa che trattasi di specifiche scelte comunali su cui, in sede di approvazione dello strumento urbanistico, sia il Provveditorato alle OO.PP. sia la stessa Sovrintendenza ai Monumenti, dal lato paesistico e dall'inserimento nel contesto ambientale, avevano espresso parere favorevole; si precisa inoltre che tali previsioni allo stato attuale non possono essere in alcun modo modificate dalla Sezione urbanistica regionale in quanto trattasi di disciplina giuridica avete valore normativo e come tale impugnabile soltanto in sede giurisdizionale 7) in merito al settimo punto si precisa che è allo studio la redazione di una completa cartografia dei terreni comunali sottoposti ad Usi civici e ciò al fine della formazione di un Piano coordinato di interventi anche alla luce ed in funzione di quelle che saranno le scelte e le previsioni del Piano territoriale di coordinamento.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Ci può essere di conforto che la Giunta riconosca il valore ambientale della zona, e che non abbia dato adito neanche in via informale a consorzi a questa lottizzazione; ma non ci soddisfa. Tuttavia diamo atto di queste premesse che lasciano aperta la questione a soluzioni nel senso che noi chiedevamo, e cioè un atteggiamento di attenzione che potrà trovare formalizzazione all'interno del piano di coordinamento a cui, secondo gli impegni assunti il 14 giugno, l'Assessore rimanda ogni decisione. Mi permetto però di dire come non sia possibile accettare che di fronte a questi atti dei Comuni (richiesta di autorizzazione a lottizzare), la Regione esprima soltanto degli atteggiamenti passivi, di carattere burocratico amministrativo. E qui ripeto il discorso che abbiamo fatto la settimana scorsa nei confronti del Parco Basso della Venaria; è veramente inammissibile che in un'area riconosciuta da tutti di notevole valore ambientale, ai confini di quel Parco dell'Orsiera, e con delle caratteristiche pianeggianti e quindi di ricettività, si lasci costruire un quartiere per 2/ 3/ 4.000 posti letto; è inammissibile che nel passato la Sovrintendenza abbia dato un parere favorevole. Qui di nuovo va denunciata apertamente l'incapacità - se si tratta soltanto di incapacità - di questa Sovrintendenza; ogni qual volta incappiamo in una disattenzione compiuta nel passato nei confronti della politica urbanistica, dell'ambiente, dei monumenti, troviamo il parere favorevole della Sovrintendenza.
Chiedo un impegno del Consiglio Regionale, al fine di promuovere un incontro politico con la Sovrintendenza, col Ministero della Pubblica Istruzione (sarebbe necessario a questo punto si tratta di chiedere una Commissione d'indagine), per cercare di capire perché in ogni Comune ove interveniamo a valutare effetti o pericoli di degradazione dell'ambiente o dei monumenti, troviamo il parere favorevole della Sovrintendenza; e una situazione riprovevole che non può essere lasciata permanere.
Mi riprometto di sottoporre al Consiglio Regionale una precisa denuncia nei confronti del comportamento della Sovrintendenza per mettere fine al suo atteggiamento. Tuttavia questo atteggiamento non deve diventare un alibi per la Regione; dobbiamo cercare di recuperare le disattenzioni che sono state commesse nel passato, dal Comune, dalla Amministrazione dello Stato, dalla Sovrintendenza. Oggi deve essere avviato da parte della Regione una discussione, un rapporto, dialettico con questi Enti e con i Comuni, per farli recedere dalle decisioni che hanno già preso.
Va denunciato anche il fatto che viene concesso il permesso di vendere aree sottoposte a usi civici. Il Ministero dell'Agricoltura ha emesso il decreto di vendita....



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

Stiamo facendo il controllo su tutto, appena avrò dei dati li porter in Consiglio.



RIVALTA Luigi

La Giunta deve anche impegnarsi (lo chiedevamo nella nostra interpellanza ma l'Assessore Benzi non ci ha detto nulla in merito) a procedere al censimento di tutte le aree demaniali e ad individuare i modi con cui la Regione può diventarne proprietaria, quando i Comuni le vogliono dismettere.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

Sto preparando il piano completo.



RIVALTA Luigi

Noi riteniamo quindi la risposta dell'Assessore positiva per gli aspetti di merito nella valutazione del valore ambientale della zona, ma carente nelle decisioni e nell'individuare gli strumenti con i quali intervenire per bloccare queste iniziative. Vogliamo tuttavia vedere nelle parole dell'Assessore Benzi l'impegno che nel piano territoriale verranno rifiutate queste iniziative a Piani dell'Alpe di Usseaux, a San Sicario di Cesana e altrove.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Interpellanza dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini in merito alla delega agli Enti locali dei controlli sulla gestione degli Istituti di assistenza e beneficenza


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini: "Delega agli Enti locali dei controlli sulla gestione degli istituti di assistenza e beneficenza".
Desiderano illustrarla? No.
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Gli interpellanti pongono un problema che certamente merita un approfondimento ulteriore, superiore a quello che è stato possibile fare in questo tempo e l'ufficio legislativo della Regione lo sta appunto approfondendo. Bisognerà però che io ricavi alcuni chiarimenti dallo stesso interpellante, perché così come posta molto sinteticamente - ed opportunamente posta in modo sintetico - non consente di capire bene quale sia lo spirito che anima l'interpellanza.
Io mi devo rifare a quello che l'art. 1, penultimo comma del decreto 15.1.1972 n. 9: questa disposizione stabilisce che la vigilanza e la tutela sugli Enti comuni di assistenza e quelle altre istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza che operano nel territorio regionale, sono esercitate dall'organo regionale di controllo che è previsto dall'art. 130 della Costituzione e si svolgono con le modalità di cui al III Capo del Titolo V della legge 10.2.1953, n. 62.
Per l'approfondimento necessario, gli interpellanti mi vogliono precisare a quale indirizzo propongono il problema: cioè se l'interpellanza si riferisce ai controlli di ordine burocratico, di ordine tecnico amministrativo, se intende cioè avere riguardo a quelli che sono essenzialmente i controlli di legittimità e, per quanto possibile, ai controlli di merito e questo in relazione alle deliberazioni che vengono assunte da tali Enti, allora sembrerebbe, allo stato delle cose, di potere rispondere che non vi sia una possibilità di delega agli Enti locali da parte della Regione, perché la Regione esercita direttamente questa attività. Se invece l'interpellanza si riferisce ad altri controlli e per esempio a quelli relativi agli organi di questi enti e pertanto a quelle che concernono la nomina dei Presidente, dei Consigli di amministrazione la designazione e la nomina dei Commissari straordinari, quella relativa all'approvazione degli statuti, allora sembrerebbe opportuno di mantenere la competenza, così com'è attualmente esercitata, dalla Giunta Regionale anche perché in grande misura si tratta poi di atti relativi ad enti, come per esempio gli enti comunali di assistenza, che sono in definitiva delle emanazioni degli Enti locali.
Attraverso a quelle delucidazioni che mi saranno fornite dagli interpellanti, l'ufficio legislativo approfondirà mettendomi in condizioni di potere più esaurientemente rispondere ai quesiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Ringrazio il Presidente della sollecitudine con cui ha esaminato questa interpellanza e dichiaro sin d'ora che mi riservo di precisargli per iscritto, in forma più estesa, il tipo di controllo che noi proponiamo sia delegato agli Enti locali. Preciso comunque sin d'ora che si tratta soprattutto dei controlli della prima specie cioè di quei controlli che devono verificare se la gestione dei fondi pubblici assegnati agli Enti di assistenza e di beneficenza sia effettuata avendo criteri di buona amministrazione e con il massimo beneficio possibile per gli assistiti di questi istituti.
Credo sia noto, anche da polemiche che purtroppo sono ricorrenti sulla gestione degli Enti di beneficenza, come il controllo amministrativo sulle gestioni sia sempre stato molto episodico e poco penetrante e credo che questo tipo di valutazione si possa dare per quanto già riguardava la gestione di questi Enti prima del loro trasferimento sotto il controllo regionale, perché le stesse prefetture che precedentemente esercitavano i controlli amministrativi ammettevano di non disporre di personale adeguato e di dover ricorrere a controlli occasionali riservandosi di intervenire solo nei casi di maggiore gravità.
Noi ci siamo posti il quesito (al quale obiettivamente non sappiamo rispondere, ma può certo rispondere la Giunta alla nostra richiesta) se oggi la Regione disponga del personale e degli uffici sufficienti per assicurare un controllo sulla gestione degli Enti di assistenza e di beneficenza, di carattere più penetrante, più preciso e più rassicurante se vogliamo dirlo, di quanto si è fatto fino ad ora o se, in assenza di questo personale e di questi uffici, non si ritenga di avvalersi di quegli Enti locali che dispongono di personale specializzato, di assistenti sociali o di altre strutture idonee a esercitare questo tipo di controllo.
Mi riservo quindi di chiarire ulteriormente il quesito nella forma che è stato richiesta dal Presidente della Regione, per avere quelle delucidazioni che finora non sono state date.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati - Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Rossotto, Zanone, sulla grave situazione finanziaria dell'Ente Parco Gran Paradiso. Stanziamento integrativo


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Gerini, Rossotto, Zanone: "Grave situazione finanziaria dell'Ente Parco Gran Paradiso.
Stanziamento integrativo".
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Il problema che viene sollevato da questa interrogazione indubbiamente molto complesso, delicato, anche grave, è stato oggetto di energiche prese di posizione da parte di tutta la stampa piemontese in termini anche abbastanza vivaci, vi sono state talune prese di posizione da parte di gente semplice e umile, è mancato invece, fino a questo momento, una presa di coscienza del problema da parte di coloro che la dovrebbero avere particolarmente presente, perché è ben difficile continuare un discorso ecologico ed è estremamente difficile continuare un discorso di creazione di nuovi parchi, vuoi nazionali, vuoi naturali se poi in definitiva non si sente l'esigenza di tenere in vita il Parco Nazionale, come quello del Gran Paradiso, che è esistente.
Non è certamente questa la sede per fare una lunga disamina di questi problemi che in sostanza poi si riducono ad un'assoluta insufficienza dei mezzi di finanziamento.
In relazione ad una convocazione che ho ritenuto opportuno di fare di tutti i parlamentari del Piemonte (che ha dovuto essere trasferita a causa di impegni politici che trattenevano alcuni dei parlamentari dal potere partecipare alla prima riunione fissata) l'argomento verrà esaminato e proposto alla loro attenzione perché è a livello parlamentare che dovrà essere presa l'iniziativa per adeguare gli stanziamenti da parte dello Stato e conseguentemente da parte della Provincia di Torino e della Regione di Aosta. Sta di fatto che attualmente il Parco del Gran Paradiso non pu portare innanzi il suo bilancio di previsione del 1974 perché mancano 126 milioni per poterlo chiudere in pareggio. Lo spareggio è essenzialmente dovuto al fatto che intervenuti provvedimenti legislativi che adeguano salari, stipendi, trattamento di pensionamento delle guardie, non trovano la copertura nei conti che sono stati sin qui erogati.
L'interrogazione peraltro, dopo di aver chiesto una valutazione di carattere molto generale del problema che, ripeto, è gravissimo, chiede anche che cosa possa fare la Regione come intervento, almeno come intervento particolare. La cosa è allo studio sia da parte della Giunta Regionale, sia da parte dell'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso. Il problema è abbastanza complesso e delicato perché la legge istitutiva del Parco prevede che alla gestione finanziaria partecipino lo Stato, la Provincia di Torino - che era stata nel 1920/21/22 la promotrice della costituzione del Parco Nazionale stesso - e la Regione Valle d'Aosta chiamata a questo adempimento nel 1947, quando la legge che istituiva l'Ente Autonomo Parco Nazionale Gran Paradiso riconosceva l'esistenza di questa nuova realtà nella Regione autonoma della Valle d'Aosta. Ed effettivamente il territorio del Parco è collocato per due quinti circa in territorio piemontese Canavesano, per tre quinti abbondanti in territorio valdostano.
La Regione è quindi estranea e per potere partecipare - come forse sarebbe interessante ed utile, dovrebbe sostituire la Provincia di Torino che non avrebbe più una particolare sua ragione di essere presente nella gestione finanziaria di un Ente Nazionale com'è il Parco del Gran Paradiso ma in attesa che questo possa avvenire campa cavallo, il bilancio - siamo a luglio - non è stato ancora avanzato né è possibile avanzarlo.
Ho detto che ci sono stati degli interventi modesti molto generosi di persone che hanno mandato le 5.000 lire, le centomila lire, non è con questo però che si può risolvere il problema di un Parco Nazionale.
Io non ho avuto esitazioni a dire che è una vergogna - e lo ripeto qui con la responsabilità di Presidente della Giunta Regionale, alla quale assommo la responsabilità di Presidente dell'Ente - che non si senta l'esigenza di questo salvataggio di un Ente come quello del Parco del Gran Paradiso che è più conosciuto ed apprezzato e considerato all'estero che non dagli stessi italiani i quali sono i proprietari di questa incomparabile bellezza che può, continuando una situazione di disagio com'è l'attuale, perdere completamente il suo patrimonio che è costituito da una trentina di case e casette anche in alta montagna (chi sa che cosa vuol dire tenere in piedi una casa in alta montagna si rende conto di quale sia la spesa), da 360 Km, di strade interne e di sentieri (chi va in montagna sa che cosa vuol dire una semplice slavina che trascini via venti metri mica tanto, venti metri di un sentiero di montagna vuol dire non potere più fare tutto questo grosso percorso). Bisogna poi tener conto di quelli che sono i due motivi componenti umani di questa realtà del Gran Paradiso: le 62 guardie, gli otto dipendenti, le popolazioni, i primi per avere una giustizia di remunerazione, gli altri per avere un indennizzo dei danni che possono derivare dalla presenza di questi animali che fortunatamente nonostante le operazioni di bracconaggio, continuano ad essere notevoli.
Che cosa possa fare la Regione - rispondo ai Consiglieri interroganti è allo studio, anche perché l'Ente Parco ha sollecitato l'intervento specifico fatto in quella direzione che sgraverebbe l'amministrazione del Parco dall'impegno finanziario per risolvere quel problema, senza dare peraltro a chi ha la responsabilità di provvedere la sensazione che alla fin fine c'è poi sempre qualcuno che si sostituisce; cosa che a me sembra assolutamente non accettabile come Presidente della Regione e nemmeno accettabile come Presidente del Parco. Noi siamo in una situazione di grosso imbarazzo per anticipazioni che abbiamo fatto per conto dello Stato.
Io ricordo sempre quello che mi è capitato alla Provincia di Torino quando crollato il Ponte di Verrua-Savoia, intervenimmo per ricostruirlo, si spesero allora 125 milioni; al momento in cui il ponte fu ricostruito la Provincia presentò il conto allo Stato attraverso ai vari Geni Civili che avevano sollecitato la Provincia a fare l'opera e la risposta dello Stato fu che non avendo fatto prima il preventivo approvato dall'Ente statale questi milioni erano stati ben spesi dalla Provincia alla quale però non aveva titolo a ripeterli.
La Regione sta vivendo un'esperienza con grandi esitazioni, abbiamo anticipato per conto del Ministero dei Trasporti alcune centinaia di milioni per risolvere un problema relativo ad anticipazioni alle aziende che effettuano i trasporti pubblici, senza che vi sia un decreto ad hoc e senza che oggi vi siano delle fondate speranze che questo decreto sia fatto. Bisogna che si abbia il coraggio, la responsabilità, non dico la iattanza, ma proprio il senso di responsabilità di denunciare queste situazioni anche nei confronti dell'organo centrale del governo quando adempiono alle loro funzioni.
Sono tuttavia molto grato di questa sollecitazione che consentirà alla Giunta di ulteriormente approfondire il problema per trovare una soluzione positiva e concreta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

L'origine di questa Interrogazione sta nelle dichiarazioni che il Presidente dell'Ente Parco Gran Paradiso avv. Oberto ha rilasciato recentemente alla stampa sulla grave situazione amministrativa e quindi di gestione del Parco. Nel leggerle ci è sorto il dubbio se non si potesse in qualche modo utilizzare, per risolvere almeno le necessità più urgenti del Parco, le previsioni di bilancio che la Regione ha a suo tempo deliberato per quanto riguarda gli interventi per i parchi naturali e regionali nell'ambito del territorio piemontese, stanziamenti di cui confesso non conoscere, alla data di oggi, il grado di utilizzazione, ma che forse contengono disponibilità non ancora utilizzate le quali, se sono esatte le cifre riportate dai giornali sull'entità del problema per quanto riguarda il Parco del Gran Paradiso, potrebbero quanto meno ovviare alle difficoltà più urgenti.
Ecco quindi che è nata in noi l'intenzione di chiedere all'avv. Oberto questa volta non come Presidente del Parco del Gran Paradiso, ma come Presidente della Giunta Regionale, se la politica della Regione in materia di parchi non possa avere una sua attuazione, sia pure di carattere straordinario, con un intervento e sostengo del Parco del Gran Paradiso.
Se ho ben compreso però la risposta del Presidente della Giunta, vi è ancora un punto da dirimere e cioè se la Regione, eventualmente anche con una propria iniziativa di legge, possa nella sua autonomia stabilire un contributo finanziario per questo Ente la cui legge istitutiva certo non prevede il concorso della Regione non essendo il legislatore dell'anno 1920 dotato di facoltà profetiche.
Credo che se il Presidente avrà la bontà di informarci se la Regione, a suo avviso, possa con propria iniziativa di legge, promuovere l'assegnazione di un contributo all'Ente del Parco del Gran Paradiso (così come le iniziative di legge che pervengono al Consiglio si prevede di dare contributi a enti che svolgono attività ritenute di interesse regionale) questa risposta sarà per noi di grande interesse.


Argomento: Economato e Servizi di tesoreria - Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo sui rapporti dell'Amministrazione Regionale con le Banche Piemontesi. Necessità di istituire una tesoreria regionale


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo sui rapporti dell'Amministrazione Regionale con le Banche piemontesi. Necessità di istituire una tesoreria regionale. La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se il Presidente del Consiglio me lo consente, rispondendo a questa interrogazione vorrei allargare il discorso perché era stato mio proposito di fare una comunicazione come Presidente della Giunta su questo tema, al Consiglio. E siccome l'argomento è piuttosto interessante, ad evitare che vi possano essere delle altre sfasature di discorsi come vi sono state in questo torno di tempo e da parte di amministratori della Provincia di Torino, e da parte (lo dico con rammarico) di Consiglieri regionali i quali hanno fatto delle dichiarazioni che evidentemente sono frutto e conseguenza di un'assoluta disinformazione che contribuisce larghissimamente a creare dei motivi di apprensione e a determinare dei giudizi negativi da parte dell'opinione pubblica sul modo di gestione da parte della Regione dei quattrini che le sono affidati, siccome la I Commissione si occupa di problemi anche di carattere finanziario, se il Presidente del Consiglio lo crede, può fare intervenire i membri di quella Commissione che sono in riunione.



PRESIDENTE

Li ho già fatti chiamare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ecco allora che la risposta all'interrogazione del Consigliere Sanlorenzo intende dilatarsi e completare questa notizia informativa.
L'interrogazione chiede di conoscere quale sia la situazione relativa ai residui passivi esistenti alla Regione Piemonte. Probabilmente sarebbe più calzante l'espressione di "risorse di cassa" che non "residui passivi" è difficile poter dire oggi "residuo passivo", forse è più corretto dire "risorse di cassa", comunque ci intendiamo, la terminologia non è quella che crea il problema. Dice che sono giacenti nelle banche piemontesi remunerate al tasso del 6% mentre - e giustamente fa rilievo il Consigliere interrogante - gli interessi del denaro stanno oggi (al momento in cui scriveva ed era soltanto il 20 giugno, l'interrogazione a me è pervenuta il 26 di giugno) al 16/17% che ha immediatamente galoppato in questo scorcio brevissimo di tempo arrivando, se le notizie sono esatte, al vertice del 19/19 e mezzo per cento.



SANLORENZO Dino

Io ho scritto "8,10%" non "6".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E chiede il Consigliere interrogante di conoscere quale sia la ragione di questa abnorme situazione che è di per sé l'espressione rivelatrice di una disfunzione quanto mai disdicevole, chiedendo pertanto alla Giunta di essere precisa in ordine agli investimenti di questo denaro e se, ove questa cautela non ci sia, non si finisca per favorire una speculazione delle banche le quali avendo a disposizione decine e decine di miliardi (e dirò poi l'entità in termini definitivi) sui quali corrisponderebbero secondo il discorso di allora il 6% (diremo qual è invece l'attuale corresponsione) farebbero fruttare a proprio vantaggio la differenza del 6 al 12, 14, 20 o quello che è.
Dice l'interrogazione che tutto questo accade creando un grave stato di disagio nell'opinione pubblica, ma soprattutto in coloro che dovrebbero essere i fruitori della costruzione di case che attendono di essere costruite, di asili nido che mancano, di erediti che sono stati determinati da leggi regionali a vantaggio e di privati per una piccola parte e di enti pubblici per un'altra parte.
Infine l'interrogante Consigliere Sanlorenzo chiede quale sia l'orientamento della Giunta in ordine alla Costituzione di una tesoreria e in ogni caso, in termini più generali, quale sia la politica di indirizzo della Giunta per stabilire i rapporti fra la Giunta stessa e le banche piemontesi in questo particolare momento economico.
La risposta - mi scuso con loro - deve essere abbastanza ampia proprio per evitare che permangano delle situazioni equivoche.
Non soltanto in Piemonte, ma anche in altre regioni, questo argomento è stato ripreso in questi ultimi tempi in maniera piuttosto massiccia dagli organi di stampa, vuoi nazionali, vuoi locali. Lo stesso Consigliere Sanlorenzo ha scritto un articolo che merita la considerazione per la firma che c'è sotto all'articolo e per le argomentazioni che sono state portate sul quotidiano del Partito al quale appartiene.
Il "Corriere della Sera" e "Il Giorno" ieri e ieri l'altro hanno denunciata una situazione che è emersa essenzialmente attraverso alle dichiarazioni del nuovo Presidente della Giunta Regionale lombarda Golfàri o Gòlfari (non so ancora dove si debba collocare l'accento) che - se il Presidente del Consiglio me lo lascia dire e se il Consiglio lo accetta oltre tutto indica talune prospettive di azione da farsi rapidamente in ordine a problemi che la Regione Piemonte ha da tempo affrontato ed anche legislativamente risolto, il che non è mica un grosso motivo di compiacimento perché ci rendiamo conto del limite delle cose che non sono ancora state fatte, ma induce ad una riflessione tutta piemontese che non dobbiamo stare soltanto a quella che è vernice esteriore, per guardare invece alla sostanza delle cose.



BENZI Germano

Pensi che quelli a luglio approvano il piano ospedaliero, pensi a quello!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lei è il "guastatore" degli ospedali e quindi per forza doveva venir fuori con quello.
Consigliere Berti, al di fuori del motivo polemico, bisognerà poi vedere anche cos'è e com'è questo piano ospedaliero!



BERTI Antonio

Sempre meglio vedere qualcosa che non vedere niente!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma noi non saremo molto lontani, lei lo sa ci siamo ritrovati e quindi sa benissimo che anche noi camminiamo in quella direzione. Non c'è l'Assessore Armella che lo dovrebbe confermare.
Comunque ancora ieri il Consigliere Rossotto faceva questa dichiarazione raccolta tra virgolette da "La Stampa" nel resoconto molto preciso sull'autorità metropolitana e la stretta creditizia dei Comuni.
Come sempre accade il problema era quello dell'autorità metropolitana e poi il discorso è andato altrove; la stretta creditizia è una realtà che tocca tutti e quindi la si è collocata anche in quel Comitato che a stretto rigore non aveva dovere di interessarsi sull'argomento.
Il collega Rossotto, che è sempre estremamente puntuale e provveduto, è stato mal suggerito, perché, stando a quello che è lo scritto virgolettato e non dissentito (almeno per quanto mi consta) dal Consigliere, avrebbe fatto questa dichiarazione: "Nel bilancio Regionale esistono possibilità non sfruttate, ci sono inoltre i miliardi stanziati secondo il contratto delle aziende metalmeccaniche, fermi. Non basta che la Regione metta in banca i fondi non utilizzati ricavandone circa un miliardo di interessi al mese, li metta in circolazione. Su questo chiediamo un confronto".
Ecco la ragione per cui, rispondendo all'interrogazione Sanlorenzo intendo dare a questa mia risposta il significato di comunicazione perch tutti i Consiglieri che credessero eventualmente di intervenire intervengano per chiarirci responsabilmente le idee.
Fatta questa premessa, devo precisare: innanzitutto bisogna avere chiaro il concetto che la destinazione dei mezzi finanziari presso la nostra Regione e presso tutte le Regioni, come presso tutti gli Enti pubblici, è stabilita dal bilancio; il bilancio è stato discusso qui da questo Consiglio, è stato approvato senza alcuna osservazione, è ritornato è diventata legge, viene pubblicato nei prossimi giorni come documento di legge della Regione. E pertanto questa attribuzione di denaro viene stabilita nei singoli capitoli del bilancio e non è modificabile attraverso ad un provvedimento della Giunta, è il Consiglio Regionale, soltanto che può modificare una legge come quella del bilancio. E in questo senso ripeto, nel bilancio del '74 vi è stata un'indicazione netta, chiara precisa degli impegni di spesa.
A questo punto nasce veramente il problema che Sanlorenzo ha sollevato cioè il tempo di esercizio di questa spesa; la estrema difficoltà in cui la Giunta della Regione Piemonte, ma mi consentano di dire le Giunte delle Regioni italiane si dibattono; ancora ieri attraverso alle dichiarazioni del Presidente della Giunta lombarda abbiamo appreso che là questa disponibilità, o risorsa di cassa, o residuo passivo, ammonta a 150 miliardi. Io non ho il dato esatto, ma per acquisizioni avute, nella Regione Emilia questa risorsa di cassa, questi residui passivi, chiamateli come volete, si aggirano intorno ai cento miliardi. E' pertanto una dolorosa e triste situazione che si verifica in tutte quante le Regioni proprio per la grossa difficoltà di mettere in movimento il volano della spesa che è motivo di turbativa per gli Assessori particolarmente incaricati del settore Paganelli e Simonelli, per il Presidente che condivide questa loro preoccupazione.
Quindi affermare che la Regione abbia risorse finanziarie ancora da destinare è un'affermazione che non trova assolutamente fondamento in nulla perché tutte le risorse sono destinate, salvo che si voglia parlare delle risorse che al momento non sono ancora maturate, che potrebbero venire e che dovrebbero trovare il loro impiego in una sistemazione di bilancio, o di quelle che potessero derivare eventualmente dall'accensione di mutui, da farsi anche quella sempre attraverso a leggi regionali che, per quanto mi consta, fino a questo momento è realtà mai verificatasi salvo che per la destinazione relativa all'acquisto del Palazzo della Regione.
Pertanto vi è sempre stata questa disponibilità nella cassa regionale che ha la sua causa oggettiva vorrei dire, non soggettiva, non che possa essere addebitata ad un modo di gestione diverso, più corretto, meno corretto, è proprio una causa obiettiva nella circostanza che mentre da una parte i flussi di introito, che sono pochi, che sono bene individuati e quindi possono essere seguiti con grande attenzione, sono tempestivi (salvo l'accenno a cui mi sono rifatto poco fa) e sono anche piuttosto regolati nell'erogazione, mentre i congegni della spesa sono numerosissimi e sono predisposti - tengano presente sempre - da leggi statali oltre che da leggi regionali, in maniera che il denaro venga correttamente erogato. E nonostante si siano compiuti degli sforzi notevoli per accelerare la spesa nonostante che si sia particolarmente attenti nel settore che si occupa di questo aspetto della vita regionale, di non creare intralci superflui o addirittura inutili, in linea generale è da affermarsi che la spesa è di fatto erogabile con una certa lentezza da deprecarsi e da eliminarsi intanto in quanto ciò sia possibile.
Io non intendo qui scendere in molti e particolari dettagli che sono in definitiva noti a tutti i Consiglieri regionali i quali si rivolgono per avere notizie delle spese che vanno e come non vanno; le spese più lente sono però quelle proprie dell'investimento. Ecco perché oggi si fa un gran discorrere anche di questo problema, perché la stretta creditizia esalta enormemente questo inconveniente, perché viene remorata l'attività di Enti locali, di Enti pubblici e privati che aspettano finanziamenti da parte della Regione.
Il pagamento ritardato determina necessariamente la giacenza in cassa di denaro e poiché il giro complessivo è di miliardi, la giacenza resta di miliardi.
Bisogna a questo punto rendersi conto che le spese di investimento alle quali la Regione attende, sono di un tipo particolare, infatti si collocano nella posizione di incentivi finanziari, incentivi per avviare a fare realizzare opere e spese che rientrano nella competenza di privati in piccola parte, di Comuni, di Province e di altri Enti locali i quali sono i destinatari di questi incentivi; sono i titolari che hanno diritto di vedersi assegnate quelle somme che in appositi capitoli di bilancio, cioè in una legge, sono assegnate a questo fine e pertanto non distraibili ad altro fine, sicché loro stessi incontrano difficoltà ad ottenere tempestivamente per un complesso di ragioni che tutti coloro i quali; siano stati o siano amministratori di Province conoscono perfettamente.
Se questi enti beneficiari e destinatari ex legge delle somme che sono stanziate nel bilancio non iniziano o non realizzano le opere e gli investimenti che competono a loro, ecco che la spesa regionale resta inerogata, ferma nelle casse e la giacenza di cassa è destinata ad aumentare. Bisogna quindi trovare un sistema e forse anche questo accenno di dibattito che oggi appena sull'argomento potrà essere avviato dovrà consentire di ripetere ancora una volta l'esigenza che, creatasi la Regione, fatto un bilancio regionale da quelli che sono i bilanci degli altri Enti locali, è urgentissimo stabilire, attraverso ad una nuova legge provinciale e comunale, il meccanismo per una sollecita realizzazione delle opere che consenta un'altrettanto sollecita erogazione delle somme destinate dalla Regione a quell'adempimento.
I progetti che sono stati approvati in base alle assegnazioni fatte attraverso alle leggi regionali, sono ormai parecchie centinaia, 798 questa è la cifra che mi è stata fornita dagli uffici, e sono lì che aspettano, non è che tutto sia fermo, si incomincia a pagare, si paga con una frequenza crescente, anche se - e questo è vero - per adesso con un'entità ancora relativamente modesta, cioè non c'è l'uscita massiccia di somme relative ai vari progetti appaltati quando si avviano alla loro realizzazione.
La Giunta non è rimasta inerte, lei Consigliere Sanlorenzo lo sa, fa benissimo la sua parte, è uno stimolo che accettiamo perché sempre, quando gli stimoli sono fatti su un piano di lealtà e come motivo per raggiungere un fine, un bene comune, sono accettabili, tuttavia non è che la Giunta sia rimasta inerte, tant'è che qualche mese addietro ha deliberato di estendere a tutti i lavori sovvenzionati l'anticipo nella misura del 50%, secondo disposizioni contenute in una legge statale a favore degli appaltatori naturalmente con l'intenzione, con il proposito, con la volontà di cogliere anche tutte le altre possibilità che potranno offrirsi alla Giunta in questa direzione e certamente nel quadro delle leggi in vigore. E questo se l'amico Consigliere Rossotto me lo consente, lo vorrei in modo particolare sottolineare per lui perché se queste leggi non ci sono, quel tale dirottamento o distrazione non potrebbe verificarsi e se si verificasse potrebbe qualificarsi di un bruttissimo nome che è scritto nel Codice penale e che comporterebbe delle grosse responsabilità per l'amministratore pubblico.
Su questo argomento della giacenza di cassa, di risorse di cassa mi corre il dovere di dire che non soltanto la Giunta come tale l'ha esaminato, ma l'Assessore alle finanze Paganelli ha mosso veramente non soltanto le acque, ma qualcosa di più negli istituti bancari presso i quali le somme sono depositate. Già nel 1972, quando i fondi di tutte le altre Regioni (non è una fiche di consolazione, è una constatazione) restavano infruttiferi presso la tesoreria statale (non ancora quella regionale di cui diremo brevemente dopo) sono stati depositati 22 miliardi all'interesse del 5,75% che era quanto di massimo fosse allora, 1972, ottenibile: poi questo interesse è venuto via via aumentando al 6,50% poi al 9% e dal 1 luglio 1974 è stato aumentato per la terza volta al 12%. Sicché il divario tra quello che le banche corrispondono alla Regione e quello che è il frutto che le banche ricavano mettendo in circolo il denaro, assume proporzioni notevolmente diverse.
Devo precisare che soltanto con le Casse di Risparmio del Piemonte e con l'Istituto di San Paolo, si è convenuto un interesse che è superiore di un punto, 11%. Quale è la ragione? Si è tenuto conto della particolare situazione di questi istituti i quali erogano mutili, fanno anticipazioni di cassa anche preziose, ad Enti, Comuni, Province, ospedali che si troverebbero nella impossibilità di fronteggiare certe situazioni, quindi creando una situazione che veramente deve essere privilegiata. L'operazione che è stato possibile portare in porto e che è stata apprezzata dal Consiglio Regionale (ancora una volta sono grato di questo apprezzamento) quella della Moncenisio, è stata frutto proprio di questi rapporti con quegli istituti piemontesi i quali hanno accolto l'istanza che la Regione proponeva loro di una maggiore e più diretta partecipazione; anche perch la grande massa dei quattrini è raccolta qui dai piemontesi ed è giusto che vi sia uno straripamento nel Piemonte.
Tutte le operazioni di deposito (e qui è la cifra) che ammontano adesso (la cifra mi è stata data dall'Assessore alle finanze) a 91 miliardi e 500 milioni, ubbidiscono a queste condizioni precise e questo risulta dalle delibere che la Giunta ha assunto di volta in volta per stabilire il tasso di interesse e da quella ultima assunta il 25.6.74 che eleva al 12 e all'11%.
Che cosa ne consegue? Che gli interessi del 1972 appariranno per 578 milioni nel conto consuntivo del 1972. Apro qui una parentesi: avevo assunto l'impegno di accelerare i tempi relativi alla presentazione all'esame e all'approvazione nel Consiglio Regionale dei conti consuntivi la cosa sarà possibile soltanto in parte perché ancora oggi è all'esame della I Commissione il conto consultivo del 1971, il quale pertanto potrà venire all'esame del Consiglio ancora in questa tornata del mese di luglio mentre più difficilmente potrà venire all'esame il bilancio consuntivo del '72 le cui risultanze debbono fare riferimento alle risultanze del conto consuntivo del 1971 approvato dalle quali non può evidentemente prescindere. Debbo peraltro informare, a questo proposito, che le operazioni di costruzione del bilancio consuntivo del '72 sono in stato di avanzato lavoro e disponibili ad essere concretamente chiuse ancora nel torno di questo mese di luglio.
Quelli del 1973 sono stati, come il Consiglio Regionale ben ricorda utilizzati interamente per oltre due miliardi per finanziare la spesa prevista dalla legge sui libri di testo; quelli del 1974 sono iscritti per sei miliardi e 200 milioni nel bilancio del 1974 che abbiamo insieme approvato e consentono di finanziare spese che diversamente non sarebbero state finanziabili. Quali siano queste spese in parte è prevedibile: sono le tre leggi all'esame della Commissione per le erogazioni di contributi per prestazioni di natura farmaceutica. Il discorso non è ancora perfezionato, né so dire in questo momento se effettivamente potrà riferirsi a questa somma la destinazione totale o parziale di quanto è necessario per l'acquisto di Palazzo Lascaris che intanto impegna l'organo esecutivo della Regione per una cifra di tre miliardi e 200 milioni, oltre un'altra parte di spesa che è a carico della gestione autonoma del Consiglio Regionale, in maniera che l'utilizzazione viene fatta con questi interessi (credo di essere stato abbastanza chiaro) anno per anno, senza aumentare pertanto la cifra capitale la quale non può essere toccata e distratta se non correndo i rischi ai quali ho fatto riferimento.
Nell'interrogazione vi è un accenno alla tesoreria regionale e vi è una richiesta di quella che è la politica che la Giunta Regionale si propone di sviluppare con gli istituti bancari.
La seconda parte dell'interrogazione mi pare che abbia trovato già risposta in quello che sono venuto dicendo e cioè che gli istituti regionali piemontesi sono referenziati rispetto ad altri istituti bancari che operano nel Piemonte, che prendono del denaro dal risparmio del Piemonte, che lo erogano in parte anche al servizio del Piemonte, ma che non obbediscono a tutta una politica strettamente e squisitamente regionale avendo sedi a Milano, a Napoli, a Roma e quindi dovendo obbedire a quei dati precetti, se non fosse altro di consultazione, che per esempio ha impedito a tutte le altre banche di intervenire per il finanziamento della Moncenisio.
La tesoreria non è ripudiata, il problema è allo studio, se ne vuole valutare l'opportunità anche alla luce di talune esperienze che, se le notizie che ho voluto assumere rispondono a verità, rendono un momento perplessi proprio per la non duttilità che la tesoreria regionale potrebbe avere per esempio in tema di corresponsione adeguata di interessi. Se le notizie che io ho sono esatte, in una Regione dove la tesoreria è stata istituita, non è stato possibile aumentare l'interesse, che era fissato nella misura del 4 1/2 /5% e portarlo all'11 e al 12%, come è stato possibile invece per la Regione Piemonte.



BERTI Antonio

C'è da sperare che non ce ne siano sempre molti soldi su cui attingere gli interessi.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Me lo auguro anch'io, basta che si metta in moto il volano da parte degli Enti locali.



BERTI Antonio

Mica ci metteremo a fare i banchieri!!??



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Scusi Consigliere Berti, il tono della mia risposta evidentemente non è polemico nei confronti di nessuna parte del Consiglio Regionale, è una dichiarazione estremamente obiettiva, semmai la polemica, che ho fatto e la rifaccio, è nei confronti della carenza di una legge a monte che faciliti gli Enti locali a portare più rapidamente innanzi le loro operazioni e semmai nei confronti degli Enti locali i quali qualche volta "Quandoque bonus dormitat Homerus" (e questo lo dobbiamo riconoscere) hanno dei ritardi che possono essere effettivamente imputati anche ad una non sufficiente agibilità di movimento.



BERTI Antonio

Magari una legge che impedisca di essere contemporaneamente Consiglieri Regionali e membri della Cassa di Risparmio o dell'Istituto San Paolo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionalele

Ma vede, lei mi distorce l'argomento, l'interrogazione non mi chiede nulla di tutto questo.



BERTI Antonio

E' forse uno dei motivi per cui la tesoreria non si può fare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ecco allora, quando si dice nell'articolo (non tanto nell'interrogazione di Sanlorenzo) quando si dice nelle dichiarazioni rese dal Consigliere Rossotto: cercate di mettere in circolo questa somma, di renderla disponibile, si dice una cosa sulla quale in teoria tutti saremmo d'accordo, molto meglio fare delle opere, infinitamente meglio costruire degli ospedali, delle case, degli asili nido, settore in movimento, in un momento di crisi come questo, una certa operatività nella Regione, ma questa strada non c'è e pertanto non la possiamo seguire.
E vorrei dire, concludendo, che mi sembra opportuno che queste cose siano chiarite, largamente chiarite. E se la stampa che è qui presente anche oggi, come sempre, a raccogliere e ad annotare responsabilmente i lavori del Consiglio, si farà portatrice di queste dichiarazioni e del dibattito che potrà seguirne, sarà bene perché illuminerà l'opinione pubblica in quanto i discorsi che vengono oggi alla ribalta sono dei discorsi che si raccolgono ogni volta che si va in giro nella Regione: voi avete i miliardi e non li spendete, voi come tutte le Regioni. E noi rispondiamo: intendiamo spenderli come è dovere di spenderli, come è giusto spenderli, nella direzione che è segnata dal bilancio. E desideriamo di farlo il più rapidamente possibile.
Se mi consentono farei le altre dichiarazioni, in maniera che poi la discussione potrà essere complessiva.
E' previsto un incontro con tutti i direttori sovrintendenti dei musei e delle biblioteche del Piemonte per martedì 16. La Regione non intende sostituirsi a compiti che siano dello Stato, ma intende trovare la maniera se possibile, di accelerare la soluzione di questo problema. Il giorno 22 sono convocati i parlamentari piemontesi alla sede della Giunta che intende prospettare loro una certa attività collaboratrice per la soluzione di alcuni problemi che hanno bisogno della cooperazione, della collaborazione parlamentare.
L'Assessore Paganelli prenderà contatto con il Presidente dell'Ospedale Mauriziano, che è stato ieri a parlare anche con me, per quanto attiene alla questione dell'Università (Facoltà di Agraria, divisione del terreno) per poter continuare successivamente il discorso relativo all'acquisizione.
Per quanto riguarda il centro di calcolo ritengo che nella seduta di giovedì prossimo o nella successiva, ma certamente in una di queste probabilmente al 25 perché vi sono ancora degli adempimenti da compiere l'argomento sarà portato all'esame del Consiglio Regionale forse anche con delle indicazioni illustrative di elaborati che sono stati raccolti.
Per il piano territoriale di coordinamento sicuramente giovedì prossimo saranno indicate al Consiglio Regionale le prime linee, secondo l'intesa che era stata presa. Avrei avuto caro di poterlo fare questa mattina, ma i due documenti presentati dall'IRES ieri l'altro e dalla sezione urbanistica lunedì, hanno avuto ancora ieri sera necessità di un raffronto e di un confronto che abbiamo fatto fino a tarda sera con l'Assessore Benzi e quindi la definizione di queste linee sarà oggetto di una mia comunicazione giovedì venturo.
Queste sono le mie comunicazioni, sulle quali il Presidente vorrà aprire la discussione.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta mi aveva chiesto, all'inizio della seduta di rendere le sue comunicazioni contemporaneamente all'interrogazione presentata dal Consigliere Sanlorenzo. Sulle comunicazioni del Presidente ritengo giusto aprire una discussione, qualora vi siano dei Consiglieri che intendono intervenire, quindi prima di dare la parola al Consigliere Sanlorenzo interrogante, chiedo se vi è qualcuno che desidera parlare.
La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Presidente della Giunta si è riferito ad una dichiarazione riportata dal quotidiano "La Stampa" in ordine ad un intervento che io ebbi a compiere alcuni giorni fa in occasione dell'insediamento del Comitato organizzativo dei problemi degli Enti locali dell'area ecologica torinese, così mi pare che è stata poi la definizione meno imperativa, meno pesante che in un primo tempo aveva assunto il termine "autorità metropolitana" che si è dato all'ente. Se il Presidente avesse potuto rimanere presente fino alla fine di quell'incontro forse, indipendentemente dalla validità di quanto ho detto, e io ringrazio la collaborazione degli organi di stampa che mi hanno dato la possibilità di ritornare su questo argomento, si sarebbe accorto che quanto da me detto in quella sede era stato già da me detto, a nome del Gruppo liberale in occasione della discussione sul bilancio da lui non approvato anche per quelle critiche in allora espresse da parte del mio Gruppo. E allora il problema così si articola: non è velleitarismo o demagogia quello che mi ha spinto a proporre vecchie tesi, ma di fronte alla rinnovata richiesta di fare un ordine del giorno contro la stretta creditizia, mi pare che era doveroso dire che bisogna esaminare il problema a livello delle nostre responsabilità e ciò proprio nel momento in cui si trattava a livello di Enti locali e ognuno si trovava di fronte a quelli che sono i problemi negativi che sorgono dalla stretta creditizia. Ed allora io mi sono permesso semplicemente di ricordare che il bilancio della Regione Piemonte si articola per il 33% delle sue spese di investimento con interventi su interessi, il che presuppone che a monte siano stati contratti dei mutui mutui di cui già si sapeva, quando abbiamo approvato il bilancio e proprio per questo motivo noi liberali, non lo abbiamo approvato, che non si sarebbero potuti erogare e che da ciò sarebbero derivati residui passivi attivi fonte di interessi i quali suoneranno domani a demerito della nostra capacità di interpretare la situazione reale che il Paese o la nostra Regione pone di fronte ai nostri occhi.
Ma vi è di più, perché noi non valutiamo che tutti gli interventi che abbiamo deciso in conto capitale, presuppongono però da parte degli Enti locali l'accensione di mutui per poter realizzare opere e poi ottenere l'intervento conto capitale; con le percentuali dell'impossibilità di spesa salgono ancora e quando sento che - l'ho appreso stamattina con vivo piacere, il che vuol dire che stimolare e suscitare anche polemiche che possono sembrare demagogiche, è assolvere a quei diritti-doveri che a noi competono come forza di opposizione per conoscere esattamente quelle che sono le realtà anche di cassa della nostra Regione - apprendo che 91 miliardi al 12% fanno all'incirca non un miliardo di interessi al mese come dissi, ma 900 milioni di interessi al mese.
Per questi errori di calcoli mi è giustificazione la mia ridotta conoscenza della tecnica bancaria non nota a un generico del diritto perch mi è parso che il Presidente attribuisse a me la volontà di costringere gli uomini della Giunta a violare il Codice penale e se come uomo di diritto io posso suggerire delle azioni....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Semmai un invito, non una costrizione.



ROSSOTTO Carlo Felice

...vorrei che non faceste mai cose del genere, perché è possibile operare anche in maniera diversa da come agite, senza violare le norme non soltanto costrittive ma che sono espressione anche della natura morale di ognuno di noi.
E allora ecco perché io ho parlato della scarsa operatività che noi abbiamo e della necessità, se vogliamo dare valore concreto e pragmatico a quegli incontri a cui pomposamente partecipiamo e non ridurli soltanto ad assemblee ove si dicono cose che ormai la gente già sente, la necessità di andare a vedere come si può operare in maniera diversa. E lì feci l'esempio di cui parlai in questo Consiglio Regionale in occasione del bilancio parlo degli asili nido; così come sono strutturate le leggi istitutive essi non verranno realizzati perché i Comuni che hanno presentato la domanda avranno presentato pure la relativa documentazione ma non potendo avere mutui per realizzarli tutti questi stanziamenti che abbiamo fatto per risolvere quel problema assillante, che è parte essenziale del salario reale che bisogna dare ai nostri concittadini che sono impegnati in attività produttive, alle loro mogli, alle loro famiglie, non daranno la desiderata risposta e la gente che ci ha eletti si chiederà perché ciò è avvenuto pur aventi in banca liquidi 91, o 105, o 120 miliardi. Né ci giustifica il dire che questa Regione, un tempo centrista attualmente di centro sinistra, è in condizioni leggermente migliori di una Regione molto più efficiente (per quello che si legge sui giornali, per quello che ci dicono colleghi del Gruppo comunista): l'Emilia Romagna ha 100 miliardi nove più di noi pur avendo forse disponibilità inferiori alle nostre. Ma questo non risolve il problema, è una polemica deteriore. Il Presidente giustamente ha detto che noi abbiamo impegnato tutte le nostre disponibilità, non possiamo spenderle ma io dico che l'abbiamo impegnato malamente...



BERTI Antonio

Abbiamo anche cento miliardi da spendere in Piemonte, parliamoci chiaro!



ROSSOTTO Carlo Felice

Collega Berti, io ho l'impressione e con questo non voglio fare da mediatore tra il Presidente della Giunta e le vostre istanze, che quelle somme sono realmente impegnate, ma come avevamo detto in occasione del bilancio, sono state impegnate in base e in funzione di strutture sclerotizzate che non possono portare a soluzione problemi che esaminiamo.
E' questo il punto. Che poi il comunicato riassuma o evidenzi un altro punto mettendolo insieme a quanto ho testé detto e creando ovviamente un'impressione di confusione, io quando parlo a braccio posso dare questa impressione. Io parlavo anche di un altro stanziamento, quello 0,8% del monte salari che in base al contratto integrativo dei metalmeccanici stipulato nella primavera scorsa, mette a disposizione degli Enti locali per opere sociali la bellezza, se non vado errato, di 13 miliardi. Questo noi l'apprendemmo in Commissione parlando con i rappresentanti sindacali ed onestamente dobbiamo ammettere che di ciò non ne sapevamo nulla, ora sappiamo che esistono 13 miliardi per opere sociali, il che vuol dire, in termini reali, cento asili nido proprio per dare corpo non a bilanci di competenza ma ai famosi bilanci di progetti, di realizzazioni.
Ecco perché ho parlato di queste cose con senso di responsabilità con esponenti degli Enti locali e di forze politiche riuniti nella nuova struttura metropolitana.
Quando io dico che si chiede un confronto su queste cose, è perch necessariamente dobbiamo pensare ad inventare qualcosa che non ci porti nelle reti del Codice penale, ma che ci porti anche in vista del domani così come forza politica abbiamo sempre sostenuto in questo Consiglio, ad essere più operativi.
E qui mi riporto ad un altro punto, perché proprio come lei ha fatto il suo cahier des doleances stamattina nei confronti miei, e le dico che io mi sento perfettamente in regola e coerente con la correttezza che debbo nella mia funzione di Consigliere Regionale, verso coloro che hanno uguali mie responsabilità, anche se meno importanti, meno orpellate delle sue così apro il mio e le dico che questi problemi non si risolvono soltanto col dire a Roma "aprite i cordoni delle borse", ciò non è sufficiente se noi al nostro livello non sappiamo inventare un qualcosa che ci permetta di meglio e più rapidamente distribuire le risorse che abbiamo. E' questione di operatività e mi pare che proprio anche per questo bilancio una proposta noi l'avevamo fatta e proprio per gli asili nido perché si cercasse nella nuova emananda legge non di aumentare da 40 a 65 i milioni di contributo ma di trovare uno strumento che realizzasse un minor asili nido, ma con una immediata realizzazione da parte nostra di questi asili nido proprio in quei Comuni che indipendentemente dal colore politico che li governa, non possono risolvere il sovvraccarico che hanno di debiti e di possibilità di ulteriori impegni.
E allora, in conclusione, il cahier des doleances di un uomo di un Gruppo che molte volte e anche in anticipo ha sollecitato e pregato la Giunta, nel momento che è divenuto forza di opposizione, su alcuni impegni e parlo del piano di coordinamento territoriale sul quale ho appreso in quella sede e abbiamo appreso ieri in I Commissione che dai tre mesi si slitterà ai cinque mesi e che partendo da giugno si arriverà verso la metà di dicembre momento in cui noi potremo esaminare questo piano di coordinamento o di salvaguardia contro grossi insediamenti od opere infrastrutturali che possono pregiudicare un'attività programmatoria sana e precisa in quello che deve essere un modello di sviluppo valido e concreto che noi vogliamo dare alla nostra Regione. Allora è qui il punto, noi liberali fin dal 25 febbraio, signor Presidente, avevamo presentato una serie articolata di proposte chiare e precise e su questo chiedevamo il confronto e tra le altre cose parlavamo proprio del piano di coordinamento territoriale al fine di evitare che alcuni insediamenti lasciati così al laisser faire noto o alla spontanea iniziativa di coloro che sono gli Enti locali, perché la realtà è poi questa, ma non ci si trovasse di fronte a insediamenti previsti da legittimi strumenti urbanistici di fronte ai quali non possiamo fare altro che dire, forse quanto legittimo è sbagliato, non possiamo dir nulla. Ecco, già nel mese di febbraio 1974 avevamo posto questo problema e se fosse stato aperto immediatamente il confronto (è inutile parlare di forze politiche che possono essere più o meno aperte a certi problemi) ed è sui contenuti che ci si confronta, allora forse fino al mese di marzo l'impegno che la Giunta ha assunto nel mese di giugno di realizzare il piano di coordinamento poteva essere effettuato. Allora i cinque mesi, forse anche sei perché è talmente impegnativo un problema del genere, avrebbero portato che ai primi di settembre, come era nella volontà sua signor Presidente, noi sapessimo già dire in maniera chiara su quali linee, in maniera urbanistica regionale ci si muoveva.
Ecco i suoi limiti e le sue responsabilità. Ed io ringrazio "La Stampa" di aver fatto sì che giungessero delle osservazioni che ho fatto questa mattina in maniera chiara, che erano di responsabilizzazione delle forze politiche, di chiamata a una corresponsabilità di coloro che ne subiscono gli effetti negativi e che da parte nostra doveva portare non soltanto il solito piano, chiedendo agli organi centrali cose penose o impossibili, ma di proporre un qualche cosa di concreto, perché è indubbio che il fatto di aver lasciato queste erogazioni di denaro liquido a favore di Regioni che si trovano poi a loro volta nell'unica possibilità di godere interessi attivi su questi depositi in un momento di grossa crisi della finanza locale, è un problema che mi pare ci dobbiamo porre responsabilmente sia nei confronti degli organi centrali, non come limitazione della nostra responsabilità, ma come senso ulteriore della nostra responsabilità nel momento che proponiamo invece altre soluzioni per rendere più snello, meno sclerotizzato il nostro discorso.
In ogni caso - e qui voglio tornare a ribadirlo - noi prendiamo tutte le nostre debite distanze da quello che è un provvedimento legislativo che la maggioranza ha portato in avanti, che si chiama bilancio, il quale ci dimostra ogni giorno più inoperativo proprio per non avere recepito in un momento di drammatica situazione della nostra realtà sociale l'esigenza di vedere i pronti interventi in maniera diversa. La legge per esempio sugli asili nido che si parla di riproporre non può essere soltanto su una base di prendere i 40 e portarli a 65, ma impone, nei limiti delle nostre competenze, nei limiti delle nostre possibilità decisionali, di vedere di attuare strumenti più concreti, perché in quel modo, indipendentemente dal colore politico, noi daremo a coloro che insieme a noi collaborano all'amministrazione della nostra Regione dei mezzi concreti per risolvere delle esigenze e istanze che esistono, in tutti i settori. E faccio un ultimo riferimento a quelle leggi che noi abbiamo fatto a favore del patrimonio zootecnico dove il ricorso continuo ad interventi in conto interessi le renderà ulteriormente inoperanti, fonte di ulteriori residui passivi-attivi, fonte di rantierismo se mi è concesso questo neologismo, da parte nostra. Noi un giorno o l'altro ci vedremo regalare una bella forbice d'argento per tagliare i coupons di questi grossi residui attivi che lasciamo ingrossare soltanto ed unicamente perché non abbiamo voluto studiare qualche cosa di più operativo che nei limiti delle nostre possibilità decisionali ci era possibile fare.



PRESIDENTE

Do ora la parola al Consigliere interrogante Sanlorenzo, perch dichiari se è o meno soddisfatto.



SANLORENZO Dino

Naturalmente io chiederò alla cortesia del Presidente di potere non solo esprimere la mia soddisfazione o insoddisfazione rispetto all'ampia relazione che il Presidente ha fatto, anche se resisterò alla tentazione molto forte, di utilizzare questa ampia esposizione del Presidente della Giunta per esprimere il mio parere compiuto su tutti questi argomenti. E questo lo faccio per due motivi: intanto per rispetto del regolamento, ma anche perché penso che l'argomento introdotto dal Presidente, ancorch permetterebbe un dibattito immediato in quest'aula, merita una preparazione al dibattito stesso. Non vogliamo assolutamente approfittare della condizione di particolare favore che ci viene dall'aver sollevato la questione, per esaurire un rapporto fra noi e la Giunta. Questo tema ha bisogno di una presa di coscienza di tutti i Gruppi e dei relativi contributi per risolvere una delle questioni che è certamente essenziale per l'esistenza stessa delle Regioni. Forse le Regioni le abbiamo sognate più grandi di quelle che potevano essere, ma certo su un punto si era tutti quanti d'accordo all'inizio e cioè sul fatto che avrebbero dovuto essere almeno uno strumento essenziale di decentramento amministrativo. La polemica fu amplissima sul fatto che non dovevano essere solo questo, e gli statuti regionali espressero con molta chiarezza ciò che si voleva che fossero. Ma è certo che pensavamo che il decentramento amministrativo doveva essere in grado di avviarci con le Regioni.
Adesso dopo quattro anni, a otto mesi dalla chiusura della prima legislatura constatiamo che questo obiettivo pare non essere realizzato, n in via di realizzazione. Dico quindi che dovremo affrontare questo dibattito in una prossima seduta, propongo la seduta in cui si esaminerà il consuntivo del bilancio 1971, propongo anche che in questa seduta la Giunta faccia tutti gli sforzi sufficienti necessari per fornirci i dati complessivi del '72 e anche del '73, quando anche questi dati non siano quelli formalmente configurabili nel rendiconto del '72 e del '73 per permettere questo confronto e per avere il contributo di quei Gruppi che in questa sede oggi non sono in grado di darlo.
Dirò che il nostro Gruppo sta lavorando ad una indagine sullo stato della Regione Piemonte che deriva dalle nostre conoscenze e che sarà un contributo a questo dibattito e a questa discussione a cui vogliamo presentarci preparati e puntuali.
Detto questo e ritornando dentro al tema dell'interrogazione, io credo che il Presidente della Giunta abbia fatto bene a dare questo rilievo e faccia anche bene a richiamare l'attenzione della stampa sullo scalpore necessario sui temi che ha introdotto. Perché hanno quella rilevanza istituzionale che ricordavo. Ma dobbiamo anche renderci conto che lo scalpore, se volete lo scandalo, gli interrogativi, le domande che vengono dai Comuni, dai cittadini, quando vedono pubblicato sui giornali (è confermato da tutti dal momento che i Comuni non hanno le lire per pagare gli stipendi) che le Regioni hanno miliardi giacenti, sono naturali, sono interrogativi legittimi. Noi possiamo dare le risposte che lei ha dato per fotografare la situazione e indicarne le cause nazionali, le cause regionali, le cause anche locali, ma meno che mai possiamo indulgere a considerare che questa situazione, dato che è così, non c'è altro da fare che registrarla, subirla, catalogarla e poi sperare che qualcosa cambi nel prossimo futuro. Noi dobbiamo prendere coscienza che anche soltanto dall'illustrazione di questa situazione deriva una gravità accentuata dalla situazione economica che il Paese sta attraversando e deriva l'urgenza che le Regioni più dinamiche oggettivamente o che lo dovrebbero essere per la loro consistenza economica e per la loro rappresentatività politica, devono assumere un ruolo dirigente nell'avviare un meccanismo differente da quello che ci ha portati a questa situazione.
Che cosa ci ha detto lei Presidente? Ci ha detto che abbiamo 91 miliardi e mezzo di riserve di cassa (accetto la definizione). Troveremo oggi a questo proposito forse anche il modo di intendersi definitivamente sul significato di queste parole che a volte usiamo. Noi (ho già avuto occasione di dirlo intervenendo un anno fa) abbiamo una discreta situazione nei residui attivi, cioè in quelli che derivano dalle entrate che la Regione prevede di fare e che poi non fa. Questi sono assai pochi nelle Regioni; da questo punto di vista le Regioni confermano di essere uno strumento che riesce a recepire abbastanza bene i soldi che loro spettano.
Credo che abbiamo uno scarto del 10/15%, non superiore a questo, tra le somme che dovremmo introitare e le somme che introitiamo. Ben diversa è la situazione per quel che riguarda i residui passivi (che non sono ancora le riserve di cassa). Qui abbiamo parte della cifra che lei ha detto. Le riserve di cassa sono poi ancora un'altra cosa perché nelle riserve di cassa confluiscono i residui passivi e anche i soldi delle spese correnti cioè i soldi che sono giacenti, e quindi accetto la definizione riserva di cassa. Abbiamo 91 miliardi e mezzo che giacciono in alcune Banche del Piemonte, abbiamo una situazione che ci ha portati ad avere degli interessi attivi sulle riserve di cassa sin dal 1972, probabilmente fin dal 1971.
Saranno stati pochi, perché i soldi erano minori, ma suppongo che dal primo momento in cui abbiamo cominciato a funzionare, dal primo giorno abbiamo cominciato a percepire una lira, dieci lire, cento lire, dieci mila lire di interesse sulle riserve di cassa e che questa cifra è andata via via aumentando sia per il fatto che sono aumentate le giacenze, sia perché sono aumentati i tassi di interesse.
Tutto ciò deriva da cause nazionali, regionali e locali, d'accordo il Presidente ci ha altresì informato che alcune Banche ci danno 11%, altre il 12%, su queste risorse. Ci ha poi informato che non c'è una Tesoreria, ma il problema è allo studio. Ecco il punto debole, Presidente, perché allo studio c'era un progetto di legge presentato all'esame della I Commissione che poi venne ritirato e non fu mai chiaro perché ci fu una discussione e mi pare che i Gruppi presenti allora a quella riunione interrogarono chiesero perché un progetto di legge dopo essere stato presentato, venisse ritirato, quando tutte le altre Regioni procedevano alla creazione della Tesoreria.
La questione non fu mai chiarita, ma adesso forse viene alla luce dalle cifre e dai dati che sono stati dati qui.
Da tutti questi elementi che Lei ei ha fornito, Presidente, la domanda che sorge prima di tutte è questa, per stare nell'ambito dell'interrogazione: le banche sono interessate a modificare questa situazione? No, le banche non sono affatto interessate a modificare la situazione anche le banche che sono controllate da certe forze politiche. Perché non sono interessate? Cito un esempio, l'ultimo di questi giorni, quello che si è verificato nelle ultime 48 ore e che combinazione riguarda un Comune importante della mia provincia, il Comune di Verbania amministrato da una Giunta di sinistra. Leggo su "La Stampa"; "Ci spiace, ma a queste condizioni non possiamo accettare - ha detto il Sindaco di Verbania". Che cosa non ha potuto accettare? Il Comune di Verbania ha chiesto alla Banca Popolare ("Popolare", ironia dei nomi, se non fosse "Popolare" chissà che cosa farebbe!) di Novara un anticipo di cassa di 200 milioni perché ne ha bisogno e la Banca Popolare di Novara gli ha risposto: "Ma come no! I soldi ci sono, basta una rapida corresponsione del 19% di interesse e i soldi ci sono!" Non è mica vero che c'è la stretta creditizia totale. No! Per le anticipazioni di cassa i soldi ci sono. Quando proprio tutti sono disperati i soldi si trovano, basta pagare il 19%, e le Banche popolari li elargiscono. Basta pagare i 38 milioni di interessi e i 200 milioni le vengono subito dati. Ma la Giunta di Verbania ha detto no. Questo succedeva l'altro ieri. Invece oggi che cosa succede? Sempre su "La Stampa" veniamo a sapere dal Vice Sindaco Mazzola, che ha dovuto anche lui dire oggi il contrario di quello che si era pensato di dire ieri: accettiamo, non possiamo farne a meno, pagheremo il 18,75 % di interessi! Non c'era altro da fare, i Comuni sono con l'acqua alla gola.
Quindi le banche non sono interessate a cambiare questa situazione perché ci guadagnano. Presidente, a lei forse farà dispiacere usare le parole giuste, ma la parola giusta da usare qui è "speculazione", solo che è un tipo particolare di speculazione perché la situazione si pu descrivere anche così: siamo in presenza di una Regione che ha denaro pubblico giacente nelle banche pubbliche, le quali banche pubbliche nei confronti degli Enti locali pubblici lucrano sui soldi della Regione. Io posso ancora capire che in un'economia di mercato libera, capitalistica ecc. ci sia un privato che si rivolga alla banca e vuole avere dei soldi la banca si fa pagare un tasso di interesse in una certa situazione economica e ne fa pagare un altro in un'altra situazione economica. E' quello che noi sappiamo, cioè sono le leggi dell'economia capitalistica. Ma in una situazione in cui il termine pubblico compare dalle origini della vicenda fino alla fine, allora siamo in presenza sì di speculazione che è usura, ma che vuol dire anche essere cornuti e mazziati signor Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta. E' essere nella condizione di coloro che avrebbero il dovere, il diritto di intervenire a favore della comunità, non poterlo fare e vedere nello stesso tempo speculare sui mezzi propri; questo è il significato complessivo della vicenda.
Allora di fronte a questa situazione la prima cosa da fare è avere la volontà politica di cambiare, poi si trovano le forme del cambiamento. Lei diceva che la situazione è generale. E' generale, ma non eguale e in questa generalità della situazione dobbiamo andare a vedere ciò che invece è peculiare della nostra Regione.
Ha ragione lei Presidente quando dice che la Regione Piemonte non ha atteso, come ha atteso l'efficientistica Regione Lombardia. E ha ancora ragione lei nel riferimento alle cose che appaiono e a quelle che sono davvero che la Giunta lombarda abbia scoperto il giorno di grazia di oggi per cercare di farsi elevare il tasso di interesse fa persino ridere. Non fa poi ridere del tutto perché se si pensa che in Lombardia c'è Giordano dell'Amore, si vede che avrà fatto il possibile perché si arrivasse fino ad oggi per fare sollevare la questione dei tassi di interesse e controllando come si possono controllare gli uomini politici del suo Partito, di quelli che sono amici suoi, avrà fatto in maniera che ogni giorno passasse e le cose rimanessero com'erano, passasse in fondo in modo tale che le Casse di Risparmio delle province lombarde guadagnassero ogni giorno quei milioncini, quelle decine di milioni che ogni giorno procrastinato gli consentiva. Magari poi per permettere che le obbligazioni delle Cariplo potessero stare su mentre quelle del San Paolo sono andate giù.
Quindi ha ragione, Presidente, davvero la Regione Lombardia non ci fa una bella figura, però ecco il problema: Golfàri (e risolviamo il problema dell'accento) mette qui l'accento su una questione giusta e cioè dice: accelerazione dell'erogazione dei cento miliardi mutui al tasso agevolato del 7% che la Cassa di Risparmio ha messo a disposizione della Regione al momento dell'assunzione del servizio di tesoreria. Eccola qui la storia della tesoreria! Presidente, permetta, secondo me lei ha torto quando dice che la questione della tesoreria è da vedersi con cautela perché noi che non l'abbiamo siamo stati facilitati nel contrattare un interesse maggiore.
E la risposta mi pare di averla già colta in quello che ha detto il mio Capigruppo: la funzione fondamentale nostra non consiste nel fatto di portare i tassi di interesse dal 6 al 12 o al 13. Certo bisogna fare anche questo quando le situazioni sono quelle che sono. Bisogna persino notare che la Regione Lombardia non l'ha fatto prima. Ma la nostra funzione fondamentale e fare in modo che i soldi non stiamo lì a consentire interessi del 12% del 13% per consentire a qualcuno di speculare sul 19% .
La nostra funzione è un'altra è quella di fare in modo che i soldi escano e vadano nella giusta destinazione. E la tesoreria può essere questo, l'avvio a una politica di deleghe, come la Regione Emilia (che se non erro ha ottenuto dalle banche l'impegno a consentire mutui per 325 miliardi) quando fece la tesoreria fece questo. L'ho già descritta questa scena anche in questo Consiglio Regionale: un bel giorno l'Assessore alle finanze mand a chiamare i direttori delle banche di tutta l'Emilia. Diede un appuntamento e fu una cosa simpaticissima che un comunista fosse dietro un tavolino e mandasse a chiamare i soloni della finanza emiliana facendogli fare la indispensabile coda fuori del suo ufficio, li faceva venire dentro e diceva, va bene, qui ci sono i soldi della Regione, bisogna fare la tesoreria. Lei, signor Banchiere, cosa dice che possiamo ottenere da questo contratto? Questi simpatici colloqui ripetuti uno dopo l'altro alla fine hanno portato alla creazione di un pool di istituti bancari dove da una parte la Regione dava i fondi in gestione e dall'altra le banche si impegnavano a fare la politica nei confronti degli Enti locali e della Regione che fosse coincidente e coerente con la politica di programmazione regionale. Così noi intendiamo la tesoreria Regionale. E poi discutiamo come bisogna farla e con chi. Perché se non facciamo questo quali armi contrattuali abbiamo noi nei confronti delle banche oggi e domani per cambiare una situazione di questo tipo, che le banche vogliono continuare a mantenere? Nessuna. Oppure l'influenza di questo o quel Presidente rapporti personali. Ma non è questa la soluzione del problema. Bisogna avere delle armi contrattuali e noi un'arma contrattuale adesso ce l'abbiamo; o voi banche fate una politica diversa, o noi vi togliamo i soldi, senza tante storie. Questo discorso lo faccio qui io perché lei lo faccia in forma gentile, ma noi dobbiamo dire: o si arriva ad una politica bancaria precisa, che garantisca agli Enti locali ed alla Regione Piemonte dei margini, delle possibilità di intervento, o vi togliamo i soldi, li spostiamo da altre parti. Banche ce ne sono tante in Piemonte, è una delle regioni che ha più banche in Italia. Dobbiamo aprire una contrattazione di questo tipo e fare una convenzione del tutto nuova rispetto a queste situazioni. Altrimenti si capisce viene fuori una vicenda come quella della Moncenisio e possono persino presentarsi come dei benefattori della pubblica umanità quegli istituti perché sganciano qualche lira per salvare un'azienda, con i soldi che gli abbiamo dato noi, e con i miliardi che hanno lucrato alle nostre risorse.
Il problema più generale è quello della riforma del credito, lo so anch'io e qui tocchiamo il punto che dovremo esaminare in questa assemblea in modo molto più approfondito. Appare sempre più chiaro ai cittadini, ai lavoratori, che è difficilissimo nel nostro Paese conquistare delle leggi giuste, bisogna lottare, sacrificarsi, ma una volta conquistata, per ipotesi, una legge giusta, ricomincia tutta una trafila infernale e ancora più macchinosa per fare in modo che quella legge eventualmente giusta diventi anche quello che dovrebbe essere normale, una legge che funziona.
Dopo che una legge è stata approvata, vistata, pubblicata, registrata emanata, prima che questa legge diventi qualcosa di concreto ha bisogno ancora di tutta una serie di passi che vengono artatamente mantenuti oscuri o complessi - pensate a una scuola quanti passaggi deve fare prima che venga attuata dal momento in cui è decisa: 62 passaggi! Tutto questo non è casuale e non risponde soltanto al vecchio criterio dello stato antico che non è adatto a far fronte alle esigenze moderne. Questo corrisponde a una politica perché quando gli esiti di questa situazione vengono qui denunciati nelle cifre che il Presidente ci comunica, non è una disfunzione di una politica, è "un'altra politica" quella che viene di fatto portata avanti. La stretta creditizia non è cominciata tre mesi fa, per le Regioni.
E' cominciata quattro anni fa appena sono nate, perché se i meccanismi sono quelli che conosciamo, voi lo capite, non è che questi sorgano in questi mesi, con la relazione del Governatore della Banca d'Italia. Infatti i meccanismi sono fatti in maniera tale che anche quando una Regione decide di spendere in realtà non succede niente o quasi! E allora la questione va affrontata davvero questa volta al fondo e il dibattito che propongo deve servire a questo. Ed è per questo che ci siamo permessi, come Gruppo comunista, sin dalla prima discussione del primo bilancio, di aprire un discorso sui mutui, quando la situazione economica era diversa. Ci fu un dibattito appassionante (allora era soltanto di carattere teorico) sulla disponibilità dei mutui da accendere da parte della Regione sull'interpretazione di quell'articolo di legge finanziaria che dice appunto a quanto deve ammontare la potestà delle Regioni in questo campo. Il 20% diceva la legge finanziaria ma che cosa si doveva intendere per il 20%. Ricordo che in questa sede combattemmo già allora la battaglia nei confronti della Giunta presieduta dal conte Calleri, per avviare l'accensione dei mutui e per misurarci su questa strada verso una direzione che obiettivamente contrastava gli ostacoli di carattere generale burocratico e statutario e statale che impediscono la spesa. Però questa linea fu rifiutata, fu respinta. Quindi qui vengono citate delle differenze fra Regioni, facciamo bene noi a sottolineare il fatto che è differente la situazione di una Regione dove per esempio sono stati accesi che so, mutui per 60 o 70 miliardi in questi anni da quelle Regioni dove i mutui non sono stati accesi per niente (e non so ancora oggi, forse lo saprò fra poche ore dal prof. Gaboardi) se abbiamo acceso mutui in questi quattro anni. Insomma ai meccanismi ritardanti si è aggiunta una politica di non intervento della Giunta.
In Piemonte in sostanza abbiamo fatto una politica coerente con quella della restrizione della spesa pubblica.
Il discorso potrebbe essere ancora molto più lungo ma andrebbe al di là dell'impegno che mi sono assunto e io credo però signor Presidente che questo discorso della volontà politica debba tradursi in una serie di fatti, di atti. Abbiamo apprezzato il suo telegramma dell'altro giorno letto in Consiglio nei confronti del Governo, che riguardava grosso modo lo stesso tema, apprezziamo l'incontro che lei ha promosso con i parlamentari perché ci sono questioni di carattere nazionale, ma noi dobbiamo fare la nostra parte. I Comuni sono in una condizione dove davvero quello che possono fare lo stanno facendo. In questo momento stanno facendo la pressione giusta per rompere questa stretta creditizia, per aprire i cordoni della borsa altrimenti non c'è soltanto l'inefficienza della Regione Piemonte. Ma c'è la recessione economica. In pericolo c'è la situazione occupazione del Piemonte per centinaia di migliaia di lavoratori.
Questa volontà politica deve però portarci intanto a prevedere un calendario di impegni a tempi brevi e quindi credo anche ad un incontro con gli istituti bancari che bisognerebbe studiare di tenere in una forma che fosse aderente alla drammaticità del momento e aderente alla necessità di questo rapporto costruttivo e anche politico che le varie componenti del Consiglio Regionale devono avere nei confronti del punto di attacco essenziale oggi della politica economica, cioè la politica del credito quella delle banche. Voglio dire dovrebbe essere un incontro che non si esaurisce fra il Presidente della Giunta e questi enti. Troviamo una formula (abbiamo inventato in Piemonte delle formule di questo genere, con le aziende, siamo dei precursori di questo tipo di rapporti) facciamo in modo che il confronto su ciò che si può fare e su ciò che si deve fare per sbloccare una situazione che unanimamente anche se diversamente nelle sue cause valutiamo negativa, diventi un momento di riflessione di tutta la comunità regionale. Diventi soprattutto un momento di efficace intervento a tempi brevi perché già a settembre-ottobre, mesi che fanno paura all'Italia, si sia in grado nella Regione Piemonte di affrontarli nella pienezza delle nostre possibilità e delle potenzialità di intervento in tutti i campi.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Vorrei proporre all'assemblea di continuare ad esaurire tutti gli argomenti nella mattinata altrimenti se sospendiamo invece di riprendere alle 15 si riprende alle 15,30 e si va fino alle 21. Se invece i Consiglieri consentono possiamo rapidamente giungere alla soluzione dei problemi che ci stanno di fronte.
Prima di tutto passerei alle Comunità montane, così risolviamo subito il problema delle votazioni per semplice alzata di mano.



BERTI Antonio

Non ho sentito bene quel che ha proposto.



PRESIDENTE

Chiedo se intendiamo proseguire fino all'esaurimento dell'ordine del giorno o se intendiamo sospendere per riprendere alle 15-15,30 e proseguire fino alle 21.



BERTI Antonio

Vorrei soltanto che si precisasse qual è l'ordine del giorno perché da quello che ho letto sono almeno cinque leggi, più le Comunità montane facciamo tutto oppure no? Deve però essere precisato quello che non si fa.



PRESIDENTE

Le due leggi che da quanto mi risulta sono oggi in discussione sono la 172 e la 160. Pare che per la "Protezione della natura" sia proposto il non passaggio degli articoli perché la "Protezione della flora" comprende già dei principi enunciati nell'altra legge.
Quindi vi sarebbero due leggi e gli statuti delle Comunità Montane.



RIVALTA Luigi

Quanti sono gli articoli?



PRESIDENTE

Sono 22, ma assai brevi.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma Signor Presidente, non si passerebbe ai voti sulla "Protezione della flora" e "Protezione della natura"?



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente

"Protezione della flora" sì.



PRESIDENTE

Do la parola al Presidente della V Commissione perché spieghi la questione delle due leggi "Protezione della Flora" e "Protezione della natura".



ZANONE Valerio

Sulla proposta di legge n. 160 di iniziativa della Giunta "Protezione della flora" è pronta la relazione e credo non vi siano difficoltà, salvo diverso avviso dell'assemblea, a passare all'esame degli articoli, visto che la relazione è stata approvata in Commissione all'unanimità.
Sulla proposta di legge n. 162 di iniziativa dei Comuni per la "Protezione della natura" sono pronti la relazione del collega Calsolaro ed un ordine del giorno, pure sottoscritto all'unanimità, dalla V Commissione per ragioni che esporremo si propone però di non passare all'esame dei singoli articoli.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'altra legge però, la 172, la faremo.



PRESIDENTE

Quella sì, è stata consegnata l'anticipazione.



RASCHIO Luciano

Io faccio parte della I Commisisione, ma non sono stato convocato per la riunione.



PRESIDENTE

Volevo proprio chiedere se è possibile, mentre si procede alla votazione degli Statuti che la I Commissione (che stamane ho già convocato) si riunisca.
Possiamo anche sospendere e riprendere alle 15 per andare fino alle 20/21, oppure possiamo continuare fino ad esaurimento e mentre si passano gli statuti la I Commissione potrebbe riunirsi per dare il suo parere.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Le leggi vanno viste nel pomeriggio, adesso facciamo gli statuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, considerato che questo è uno dei luoghi più freschi di Torino, penso che possiamo tornare tranquillamente nel pomeriggio senza un margine troppo grande che ci esporrebbe al disagio della calura esterna.
Completiamo adesso gli statuti o, se si vuole, anche la legge sulle anticipazioni perché credo che la discussione potrebbe veramente essere sinteticissima, proseguendo nel pomeriggio con il resto, oppure rimandiamo al pomeriggio le due leggi, ma senza rinviare alle 16 e cominciare alle 16,30.



PRESIDENTE

Consigliere Bianchi, io vorrei ricordarle che nelle riunioni dei Capigruppo abbiamo sempre deciso che le sedute devono iniziare puntualmente alle 9,30 e alle 15; è l'una, io sono disposto a tornare alle 15, però se incominciamo alle 16 arriviamo alle 20 e non la finiamo più.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, se si trattasse di andare fino alle due e concludere sarebbe ragionevole, ma poiché non è possibile che si finisca per le due non vedo perché dobbiamo stravolgere la giornata in modo ancor peggiore andando alle 16,30 o alle 17.



PRESIDENTE

Sono d'accordo con lei, purché alle 15 si sia puntuali. Siamo d'accordo di fare le Comunità, o no?



FERRARIS Bruno

Sì, le Comunità e poi veniamo alle 15.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 12,45, riprende alle ore 12,50)


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Approvazione nuovi Statuti Comunità Montane


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Abbiamo invertito l'ordine del giorno: Approvazione nuovi statuti Comunità Montane.
Ho già dato stamane comunicazione che il Commissario di Governo ha approvato la deliberazione con la quale il Consiglio Regionale approvava gli statuti delle Comunità Montane precedenti, pur facendo osservare che rimaneva nella sua competenza l'esaminare la deliberazione e gli allegati.
Valli Po-Bronda-Infernotto; Val Sangone, Cusio e Mottarone, Valli Monregalesi, Alta Val Lemme, Valli Orco e Soana, Valle Varaita, Valle Cannobina, Valle Grana, Valli di Lanzo, Valle Strona.
Il relatore propone, non avendo ancora approfondito alcuni elementi, di soprassedere alla Bassa Valle dell'Elvio, alla Valle Mosso e alla Valle Sacra.
Prego il Consigliere Revelli, nella sua qualità di Consigliere regionale più giovane, di fungere da Segretario del Consiglio.
La parola al relatore Consigliere Visone.



VISONE Carlo, relatore

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, la Commissione VIII nella seduta dell'8 luglio scorso, ha licenziato un terzo gruppo di Statuti delle Comunità montane, e precisamente: Valli Po-Bronda-Infernotto, Val Sangone Cusio e Mottarone, Valli Monregalesi, Alta Val Lemme, Valli Orco e Soana Valle Varaita, Valle Cannobina, Valle Grana, Valli di Lanzo, Val Strona.
A questo proposito voglio solo precisare che nell'ordine del giorno ce ne sono altre tre che la Commissione ha proposto di non esaminare stamane in quanto necessitano di un ulteriore approfondimento.
Vista la natura ed i compiti delle Comunità, la Commissione ha considerato lo Statuto come un documento che deve, sì, regolare l'organizzazione ed il funzionamento concreto dell'Ente, ma deve soprattutto, guidare la formazione del Piano di sviluppo, garantire, con la previsione di appositi procedimenti, la democrazia partecipativa all'interno ed all'esterno della sua struttura costitutiva ed assicurare la funzionalità degli strumenti operativi finalizzati al conseguimento degli scopi istituzionali.
In questo spirito si è svolto il dibattito in Commissione. Nel corso del quale, però, sono emerse alcune perplessità.
Lo Statuto della Comunità Montana Valli Orco e Soana non configura la possibilità di revoca della Giunta come era stato richiesto, a suo tempo dalla Commissione e come viene previsto nello Statuto Regionale.
Inoltre, alcuni Consiglieri hanno espresso parere contrario all'art. 4 lettera h) dello Statuto della Comunità montana Alta Val Lemme che prevede la possibilità di sottoscrivere azioni o quote in società private.
Nonostante questi rilievi la maggioranza della Commissione ritiene gli statuti esaminati rispondenti alla legislazione vigente e pertanto ne propone a maggioranza l'approvazione al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Il Gruppo comunista voterà gli statuti, concordando con la relazione peraltro sempre molto corretta, del Presidente della VIII Commissione collega Visone, eccetto quello della Val Lemme in quanto all'art. 4 punto h) contempla la partecipazione della Comunità montana a società privata.
Non c'è bisogno che io mi dilunghi su questo punto in quanto la motivazione richiama quella fatta dal Consigliere Visone per altri statuti che avevano lo stesso contenuto, perciò noi per questo statuto voteremo contro, mentre approveremo gli altri.



PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Valle Cannobina; presenti e votanti: 25. Favorevoli 25 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Val Strona: presenti e votanti 26. Favorevoli 26 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Valli Monregalesi: presenti e votanti 26. Favorevoli 26 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Valli di Lanzo: presenti e votanti 28. Favorevoli 28 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Valli Orco e Soana: Presenti e votanti 28. Favorevoli 28 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Alta Val Lemme: presenti e votanti 28. Favorevoli 19 Consiglieri. Contrari 9 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Valli Po-Bronda-Infernotto: presenti e votanti 29. Favorevoli 29 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Val Varaita: presenti e votanti 29. Favorevoli 29 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Val Sangone: presenti e votanti 29. Favorevoli 29 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Cusio e Mottarone: presenti e votanti 28. Favorevoli 28 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale del Piemonte delibera per alzata di mano di approvare lo statuto della Comunità Montana Val Grana: presenti e votanti 29. Favorevoli 29 Consiglieri.
Il Consiglio riprende oggi nel pomeriggio alle 15.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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