Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.240 del 04/07/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Approvazione verbali precedenti sedute Interpellanze ed interrogazioni Comunicazioni del Presidente Esame relazione dell'Intercommissione per i problemi del decentramento universitario circa la l'ocalizzazione delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria Esame proposta di legge n. 106: "Provvedimenti per la gratuità della scuola dell'infanzia e dell'obbligo e per l'avvio del tempo pieno" Esame progetti di legge n. 90, 147 e 150 sul turismo (relatore Cardinali).
Se nessuno ha delle osservazioni da fare l'ordine del giorno è approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

I processi verbali delle sedute consiliari del 20, 21 e 27 giugno 1974 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Se nessuno ha delle osservazioni da fare si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Borando, Cardinali, Dotti, Giovana Gandolfi, Simonelli, Lo Turco, Nesi.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Apposizione visto Commissario del Governo: alla legge regionale 27.5.74 concernente interventi regionali per il miglioramento ed il potenziamento della zootecnia; alla legge regionale 30.5.74 concernente l'intervento per lo sviluppo dell'agricoltura.


Argomento:

c) Progetti di legge. Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Presentazione ed assegnazione disegni di legge in data 3.7.74 da parte della Giunta Regionale: n. 174 "Estensione dell'indennità giornaliera per invalidità temporanea conseguente all'infortunio sul lavoro a favore dei lavoratori autonomi dell'agricoltura" assegnato alla VI Commissione n. 175 "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica integrativa degli esercenti attività commerciali" assegnato alla IV Commissione n. 176 "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica integrativa ai coltivatori diretti" assegnato alla IV Commissione n. 177 "Contributo regionale per l'assistenza farmaceutica integrativa agli artigiani" assegnato alla IV Commissione n. 178 "Concessione contributo annuo all'Istituto storico della Resistenza in Piemonte" assegnato alla VIII Commissione n. 179 "Norme in materia di assistenza scolastica in favore degli alunni delle scuole materne dell'obbligo" assegnato alla III Commissione.


Argomento:

d) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Risposte scritte ad interrogazioni da parte dell'Assessore Fonio al Consigliere Zanone sugli inquinamenti generati e generanti dagli impianti di costruzione dell'industria chimica del Ticino da parte dell'Assessore Petrini al Consigliere Nesi relativo alla costruzione delle nuove carceri di Torino.


Argomento: Commemorazioni

e) Commemorazione del Presidente dell'Argentina Juan Domingo Peron


PRESIDENTE

Ricordiamo oggi la scomparsa del Presidente della Argentina, Juan Domingo Peron, deceduto il I luglio, all'età di 78 anni.
Personaggio che ha dominato per lunghi anni la vita politica del suo Paese, già dal 1930 partecipa al primo atto rivoluzionario rovesciando il Presidente radicale; nel '43 un nuovo colpo di Stato militare vede Peron in prima fila e di qui con vicende alterne egli giunge ad assumere un ruolo di protagonista nella travagliata storia dell'Argentina.
Non possiamo certamente oggi valutare la complessa figura di Peron n l'attività politica complicata da una serie di condizioni economiche sociali e di tradizione, sovente contrastanti tra loro, ed il cui giudizio certamente non potrà che essere dato dalla storia. Possiamo limitarci a dire che la gestione politica del potere viene personalizzata, che egli divenne un mito, che molti aspetti della sua gestione politica contrastano profondamente con la nostra concezione dell'attività elettiva e della vita democratica. Nel '55, dopo lunghe vicende e scontri sanguinosi, Peron è obbligato alla resa e resterà in esilio 18 anni.
Tornato in Argentina nel '72, viene nuovamente eletto alla Presidenza della Repubblica.
Proprio per le caratteristiche contraddittorie e complesse del regime peronista, per la diversificata realtà argentina, possiamo comprendere la gravità della situazione attuale. Certamente la morte del gen. Peron lascia un vuoto che renderà più incerta la già instabile condizione del Paese.
Abbiamo seguito e seguiamo con particolare attenzione le vicende di questo Paese a cui sono ricollegate in qualche misura le sorti di milioni di italiani là emigrati.
Anche questo elemento costituisce motivo di attenzione e ci spinge a guardare con particolare apprensione agli avvenimenti che si succederanno in Argentina a seguito della scomparsa del gen. Peron.
A nome del Consiglio Regionale mi sono pertanto fatto interprete presso l'ambasciata argentina, dei sentimenti di cordoglio per la scomparsa dell'uomo politico.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

f) Incontro con una delegazione guidata dal Sindaco di Collegno per la prosecuzione dei lavori di costruzione di Case Gescal in tale Comune


PRESIDENTE

Ieri 3 luglio è stata ricevuta una delegazione guidata dal Sindaco di Collegno, composta da rappresentanti dei Gruppi consiliari del Comune, da rappresentanti sindacali dei Comitati di quartiere e dei Consigli di genitori. Erano anche presenti il Vice Presidente Sanlorenzo ed il Consigliere Rivalta. Il Sindaco di Collegno ha esposto alcuni problemi urgenti del Comune la cui importanza tuttavia va al di là del Comune stesso, assumendo un rilievo di carattere generale per molte amministrazioni comunali soprattutto della cintura di Torino che devono realizzare con urgenza opere edilizie.
Nel Comune di Collegno sono in costruzione 264 alloggi popolari, per la cui costruzione la GESCAL ha stanziato tre miliardi di finanziamento nel bando straordinario precedente il finanziamento del triennio '70/73.
Fino ad oggi l'impresa costruttrice ha eseguito lavori per circa due miliardi.
Il proseguimento dei lavori richiede una revisione dei prezzi con conseguente aumento dell'importo complessivo. Pertanto l'impresa minaccia di sospendere i lavori se non verranno erogate ulteriori somme.
La chiusura del cantiere, per un certo periodo di tempo, oltre a comportare un altro aumento di costi genererebbe una grave sfiducia nei cittadini che sono in attesa della abitazione; infatti sono state presentate mille domande per ottenere l'assegnazione dei 264 alloggi.
Stante l'attuale difficile situazione, in considerazione delle responsabilità attribuite alla Regione in materia di edilizia residenziale per le procedure di attuazione, le forze politiche e sociali del Comune hanno ritenuto opportuno investire la Regione della questione.
E' stato altresì segnalato un altro problema inerente alla costruzione in Collegno di una scuola di 16 aule per la quale esiste il terreno e le opere di urbanizzazione, per la cui realizzazione è stata stipulata una convenzione con la GESCAL. Tuttavia i lavori non procedono e nel frattempo si è avuto un aumento di spesa calcolabile intorno agli 80 milioni a cui il Comune di Collegno deve sopperire con il proprio bilancio.
La delegazione ha quindi invitato la Regione a farsi interprete, presso la GESCAL, dell'urgenza di realizzare le opere, così come convenuto. Ho ascoltato le richieste e proposte suddette, che investono, al di là del Comune di Collegno, tutta la problematica inerente ai tempi lunghi intercorrenti tra la decisione di fare opere e la realizzazione concreta delle stesse, tempo che comportano un aumento dei prezzi ed ho pertanto con l'adesione dei Consiglieri presenti, assicurato i componenti la delegazione che mi sarei fatto interprete presso l'Assemblea regionale, di tutte le questioni su esposte. Sono così terminate le Comunicazioni del Presidente e apro la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Faccio riferimento all'ultima questione sollevata dal Presidente del Consiglio e che ieri è stata prospettata dalla delegazione di Collegno all'Ufficio di Presidenza, cioè il caso di opere pubbliche, scuole o edilizia residenziale finanziate con i fondi GESCAL che essendo arrivate ad una fase avanzata di costruzione sono, o prossimamente saranno, ferme per mancanza di finanziamenti necessari a coprire i maggiori costi derivati dagli aumenti di prezzi in corso d'opera.
Su queste questioni si è espressa più volte l'ANCE, l'Associazione dei costruttori, e ancora nei giorni scorsi a livello nazionale, denunciando la lentezza con cui si procede alla revisione dei prezzi conseguenti all'aumento dei costi dei materiali. Una legge nazionale è stata promulgata appositamente per favorire la ripresa edilizia in questo frangente. Intanto si applichino i meccanismi tradizionali: la revisione dei prezzi, in relazione a certi scatti di aumento dei costi dei materiali, che è prevista da tempo. Non è assolutamente concepibile che in un momento come questo quando è necessario dare rapida esecuzione alla spesa pubblica, si ritardi la procedura di revisione dei prezzi e si rischi di fermare i lavori, con la duplice conseguenza negativa della disoccupazione e del ritardo nella realizzazione dei servizi sociali e delle case che, non solo sono stati progettati, ma già sono in corso di costruzione. Si accentua così anche il rischio che i rinvii mettano in sempre maggiore difficoltà l'ultimazione delle opere, perché è chiaro che in una situazione caratterizzata da un accentuato processo di inflazione, ogni mese che si perde nella esecuzione delle opere c'è un aumento di costi.
In questa situazione credo che si possano inserire anche speculazioni di singole imprese. La maniera per evitare sia i ritardi, sia il pericolo di non poter concludere le opere o di doverle concludere riducendone l'importo complessivo, è la rapida revisione dei prezzi, come previsto dalle leggi.
L'IACP ha da tempo deliberato la revisione dei prezzi sia per le sue costruzioni di Collegno, sia dell'insieme dei Comuni (il finanziamento di Collegno, era all'origine di tre miliardi; esso era stato promosso attraverso l'intervento straordinario per l'edilizia, il quale ha preceduto al finanziamento della legge 865 per il triennio '70/'73, per cui deve essere fatto risalire all'anno 1969, e oggi, a cinque anni, siamo ancora in fase di costruzione, e non sappiamo quando verranno finite le case); questa deliberazione è stata inviata al Comitato Gescal per la liquidazione competente ad approvare la revisione. L'IACP ieri ha deciso che con i Comuni formerà una delegazione per andare a Roma a sollecitare al Comitato liquidazione GESCAL una rapida revisione dei prezzi.
La Regione non può rimanere estranea ad un'azione di questo genere, ma deve prendere una posizione: la prima cosa che deve fare è di raccogliere nella giornata di oggi, o di domani, un'informazione, che l'IACP le pu dare, sulla situazione di queste opere inerenti il bando straordinario e sui rischi che esse corrono, se la revisione dei prezzi non viene concessa.
Sulla base di questa informazione relativa alla situazione di Collegno e ai finanziamenti stanziati negli altri Comuni, si giunga ad una presa di posizione della Giunta, ed anche attraverso un telegramma, si comunichi al Comitato di liquidazione GESCAL che la Regione sta seguendo questo problema con preoccupazione, è ne richiede la rapida soluzione.
Confido in un atteggiamento responsabile e tempestivo della Giunta e del Consiglio in questo senso.



PRESIDENTE

Vorrei comunicare al Consiglio che dopo le interrogazioni ed interpellanze il Presidente della Giunta farà alcune comunicazioni.
La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

Sempre a proposito delle comunicazioni, dato che lei ha detto che sono state date risposte scritte ad alcune interrogazioni, vorrei pregarla di sollecitare la risposta a due interrogazioni con richiesta di risposta scritta presentate una da me in data 29 maggio e l'altra da me e dal Consigliere Vecchione in data 28 maggio.
La prima è relativa alla situazione di carattere igienico-sanitario di una fabbrica che ha in concessione una attività per conto della ditta Olivetti; l'altra si riferisce alla situazione di stallo in cui si trova la costruzione dell'elettrodotto nella zona denominata "Tre Cavagne" in provincia di Vercelli.



PRESIDENTE

A questo provvederà il Presidente della Giunta.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Edilizia commerciale e sportiva

Interpellanza dei Consiglieri Ferraris, Lo Turco, Revelli in merito all'orientamento della Giunta Regionale sull'insediamento di un ipermercato nel Comune di Castagnito d'Alba


PRESIDENTE

Passiamo alle interpellanze.
Interpellanza dei Consiglieri Ferraris, Lo Turco, Revelli: "Orientamento della Giunta Regionale sull'insediamento di un ipermercato nel Comune di Castagnito d'Alba".



CONTI Domenico, Assessore al Commercio

Signor Presidente, signori Consiglieri, come premessa mi si consenta di rilevare che il ritardo della risposta all'interpellanza non è dovuta alla Giunta. Anche se ci troviamo ormai di fronte a una decisione della Commissione Regionale per il commercio, ritengo tuttavia di dover rispondere all'interpellanza anche per mettere in luce i criteri ai quali la Giunta ispira il suo comportamento di fronte a domande del genere.
Il signor Paolo Farinetti, socio accomandatario della Soc. SS. Unierro è già titolare di licenza di vendita al dettaglio in sede fissa per corrispondenze su catalogo a Cornegliano d'Alba; avendo intenzione di trasferire la Società nel Comune di Castagnito, regione Baraccone, ha chiesto al Sindaco di quest'ultimo centro l'autorizzazione a vendere, con gli stessi sistemi, i prodotti indicati alle tabelle merceologiche II, III IV e VIII di cui al D.M. 1971 per una superficie di vendita di mq. 2.635.
Poiché Castagnito conta 932 abitanti e l'autorizzazione richiesta concerne un'area di vendita superiore ai 400 mq., il Sindaco, seguendo le norme di cui all'art. 28 della legge n. 426, ha sentito il parere della Commissione comunale del commercio e poi ha fatto pervenire alla Regione in data 23.1.1974, domanda e parere. Infatti la legge 426 prescrive che in tali casi il Sindaco non può decidere sull'istanza, ma sentita la citata Commissione deve inviare l'incarto alla Giunta Regionale cui spetta, dopo aver interpellata la Commissione Regionale del commercio (art. 28 legge 426) rilasciare o no il nullaosta al capo dell'Amministrazione Comunale.
Questi deve uniformarsi alla pronuncia della Giunta, a norma degli artt. 26 e 27 della citata legge. A nome della Giunta l'Assessorato al Commercio ha subito messo in istruttoria l'istanza, ha quindi chiesto il parere dei Comuni limitrofi rendendo loro noto che l'esercizio richiesto può creare un'area di attrazione commerciale avente un raggio intercomunale e che deve essere preventivamente esaminato con una visione pianificata del commercio locale. I Comuni hanno sentito le rispettive Commissioni per il commercio che hanno manifestato avviso favorevole: Barbaresco, Castellinaldo Guarene, Neive, Magliano Alfieri e Vezza d'Alba. Senonché in data 4.4.74 sono pervenute le rispettive comunicazioni del Sindaco di Priocca e dell'Associazione commercianti albesi, nettamente contrarie all' iniziativa.
Numerosi commercianti di Alba e dei paesi vicini ed autorità si sono riuniti il 18 aprile u.s. in Castagnito per dibattere il problema dell'apertura del nuovo negozio. E' stato posto in evidenza che il richiesto emporio supera certamente, come attrazione commerciale, il territorio di Castagnito, interessa l'albese (Alba dista 6 Km) e deve essere vagliato alla luce di una logica comprensoriale. I giornali hanno riportato la cronaca e le opinioni espresse nel convegno.
Per quanto attiene all'orientamento della Giunta in materia di grande distribuzione, con particolare riferimento ai così detti supermercati e ipermercati e a tutti i centri commerciali a gravitazione esterna, si conferma quanto già detto in altre occasioni: l'opposizione a tutte quelle strutture che alterino l'equilibrio ecologico, urbanistico, economico e commerciale del territorio affinché, nella proiezione di una chiarificazione regionale, le forze commerciali, le organizzazioni sindacali e l'indirizzo dei consumatori si evolvano verso una nuova dimensione, una formativa di collaborazione, verso un sistema più umano verso un modello di vita più democratico. Peraltro l'opposizione alla grande distribuzione non può essere aprioristica e teoricamente preconcetta poiché contrasterebbe con il principio costituzionale dalla libertà di commercio; senza contare in materia di commercio il fondamentale impegno statutario di tutelare il consumatore mediante il coordinamento delle attività commerciali e l'agevolazione dell'organizzazione razionale del sistema distributivo, principio questo che ci impedisce di escludere, con decisioni aprioristiche, questa o quella forma di impresa commerciale.
Ultima notizia: martedì 18 u.s. la Commissione regionale per il commercio ha dato parere negativo alla domanda in esame.
Su questo argomento non credo di poter aggiungere altro in questa sede perché la Commissione deve ancora riferire alla Giunta alla quale spetta per legge, ogni decisione in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Prendo atto della risposta dell'Assessore e mi auguro che la decisione della Giunta sia conseguente alle determinazioni cui eravamo già giunti negli scorsi anni quando avevamo detto che non si potevano concedere altre licenze per questi grandi insediamenti commerciali e che quindi si tenga fede a quanto ha espresso la Commissione regionale per il commercio.
Credo che questa sia la linea da seguire. Vorrei che l'Assessore desse assicurazioni più precise in questo senso.
Per il resto prendo atto che ormai il procedimento è andato avanti molto e che c'è un parere generale negativo su questo tipo di insediamento.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco, Revelli sulla ventilata cessione della cartiera di Ormea. Contatti con l'azienda Piaggio a difesa degli attuali livelli occupazionali


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco-Revelli: "Ventilata cessione della cartiera di Ormea. Contatti con l'azienda Piaggio a difesa degli attuali livelli occupazionali".



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Dagli accertamenti svolti risulta che effettivamente il gruppo Piaggio che sta seguendo una politica di disinvestimento e che ha venduto negli ultimi tempi rilevanti partecipazioni azionarie, è disponibile alla cessione della Cartiera di Ormea.
Al momento attuale non è però stata avanzata alcuna offerta di acquisto, né sono in corso al riguardo vere e proprie trattative con società italiane o straniere e non si presentano pertanto imminenti pericoli per l'occupazione e per la produzione.
Consapevoli del rilievo che la Cartiera di Ormea ha nell'economia del Cebano e della Val Tanaro, qualora divenisse concreta la prospettiva di un cambiamento di proprietà e questo potesse comportare ripercussioni negative sui livelli occupazionali e sulla qualificazione produttiva dello stabilimento, assumeremo di concerto con gli altri Assessorati e con gli Enti locali interessati, adeguate iniziative per garantire l'occupazione e lo stesso elevato grado di specializzazione che la Cartiera attualmente presenta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Io non mi ritengo soddisfatto della risposta dell'Assessore Paganelli per questo ordine di ragioni: in primo luogo perché credo che non si debba aspettare che i Piaggio vendano la cartiera; in secondo luogo perché è un pericolo reale il fatto che questa cartiera possa essere ceduta, anche se tramite un gruppo italiano, ad un gruppo straniero che ha tutto l'interesse a chiuderla.
Teniamo poi conto che la cartiera, al di là del peso che ha dal punto di vista occupazionale all'interno di questo comprensorio (come giustamente ha detto l'Assessore) riveste delle caratteristiche che non si ritrovano per esempio in tutta l'altra industria cartaria presente in modo massiccio nella provincia di Cuneo; è cioè un'industria non solo altamente specializzata, ma che risponde a quei concetti più generali che abbiamo più volte espresso per un meccanismo di sviluppo diverso; è una cartiera che lavora con poco materiale, altamente qualificata e legata al tipo di produzione elettromeccanica che avrà ulteriore espansione in futuro.
Io credo che dovremmo essere in grado sin da adesso di prendere contatto con i Piaggio: questa azione dovrebbe essere condotta immediatamente dalla Giunta perché a noi risulta, da voci che si diffondono pericolosamente all'interno della fabbrica e tra gli amministratori degli Enti locali interessati, che qualcosa (magari sulle spalle dei lavoratori e sulla testa degli Enti locali elettivi) sia già stato concordato dai Piaggio con alcuni gruppi.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza dei Consiglieri Revelli, Lo Turco sulla grave situazione igienico sanitaria nel Comune di Beinette. Necessità di costruire la rete fognante e opere di drenaggio del torrente Josina


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Revelli-Lo Turco: "Grave situazione igienico-sanitaria nel Comune di Beinette. Necessità di costruire la rete fognante e opere di drenaggio del torrente Josina".



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

In effetti si è constatato che le recenti piogge hanno provocato l'allagamento degli scantinati e dei cortili della parte più bassa dell'abitato del Comune di Beinette, nonché l'intasamento di singoli impianti di depurazione dei liquami, con conseguente fuoruscita dei liquami stessi. Gli inconvenienti, che si verificano periodicamente a causa della superficialità della falda freatica e della particolare costituzione e conformazione geologica della zona, potranno essere eliminati soltanto con la costruzione di una razionale fognatura dinamica, essendo attualmente tutto l'abitato di Beinette completamente sprovvisto di rete fognante.
In attesa della realizzazione delle suddette opere da parte del Comune di Beinette, questo Assessorato ha suggerito al sindaco del predetto Comune l'adozione dei provvedimenti urgenti necessari per ottenere: 1) la riattivazione, da parte dei privati, delle fosse biologiche rimaste intasate 2) il prosciugamento degli scantinati e loro disinfezione 3) lo sgombero dei detriti e dei rifiuti accumulatisi nelle aie e nei cortili 4) il drenaggio del letto del torrente Josina nel tratto compreso tra la via Josina e la statale Cuneo-Mondovì.
L'acqua dell'acquedotto del predetto Comune è stata sottoposta ad analisi onde escludere eventuali inquinamenti dell'acquedotto in questione. Gli accertamenti di laboratorio compiuti su campioni prelevati in più punti dalla rete idrica hanno dato esito favorevole escludendo così ogni inquinamento. Inoltre si precisa che al Comune di Beinette, per la costruzione della fognatura comunale sono stati promessi due contributi del 5% annuo sulla spesa di L. 70.000.000 ai sensi del D.P.R. n. 1090 del 1968 con spesa a carico dei bilanci per gli esercizi 1972 e 1973. Il Comune ha presentato, per tale opera, un progetto generale di 224.000.000 ed un progetto primo lotto di L. 70.000.000 che sono stati approvati con decreto in data 7 novembre 1973. I lavori relativi al primo lotto sono stati recentemente appaltati ed entro un mese dovrebbe essere presentato il progetto dei lavori da eseguirsi come secondo lotto per altri 70.000.000.
Per il completamento dell'opera l'Amministrazione comunale ha presentato regolare istanza che è all'esame dell'Amministrazione Regionale. Il problema è comunque avviato a soluzione.
Per quanto riguarda le opere di drenaggio del torrente Josina, si precisa che il 18 aprile, a seguito di prolungate precipitazioni atmosferiche, il Sindaco di Beinette ha segnalato all'Ufficio del Genio Civile di Cuneo la grave situazione di pericolo esistente nel capoluogo del Comune attraversato dal torrente Josina che era in piena. L'Ingegnere Capo del predetto ufficio, dopo appositi accertamenti effettuati con sopralluogo, ha rappresentato l'urgenza di provvedere al drenaggio di un tratto di quel torrente, a tutela della pubblica incolumità. Poiché il caso presentava tutte le condizioni previste dal D.L. n. 1010 è già stato autorizzato un intervento di pronto soccorso con spesa di due milioni a totale carico della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Prendo atto che le richieste contenute nell'interpellanza sono state in gran parte accolte; vorrei soltanto ricordare ancora alla Giunta Regionale a far proseguire il più sollecitamente possibile questo progetto di fognature perché è veramente precaria la situazione di questo Comune.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza del Consigliere Sanlorenzo sul progettato insediamento di uno stabilimento della società ANKERFARM nel Comune di Vespolate


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Sanlorenzo: "Progettato insediamento di uno stabilimento della Società Ankerfarm nel Comune di Vespolate (Novara).
Criteri della programmazione regionale e problemi dell'inquinamento".
Il Consigliere desidera illustrare l'interpellanza, ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Molto brevemente, solo per ricordare la particolare aggressività di alcune aziende di questo genere nella nostra zona (finora felicemente sventata dalla pressione dell'opinione pubblica e anche dall'intervento della Regione) tendente a trasferire da Comuni dove i problemi dell'inquinamento sono diventati insopportabili, a zone dove nuovi insediamenti creerebbero problemi altrettanto gravi appunto per produzioni nocive. In questo caso si tratta della Soc. Ankerfarm che ha uno stabilimento di prodotti farmaceutici a Cinisello Balsamo, con attualmente 400 dipendenti (per la quasi totalità, uomini) e che occupa un'area di 8.000 mq.
Negli ultimi tempi il Comune di Cinisello Balsamo, per le proteste sollevate dai cittadini, è intervenuto per fare trasferire l'azienda che causa l'inquinamento sia dell'aria che delle acque, per lo scarico dei solventi. I proprietari della ditta hanno così cercato di trasferirsi nella zona della bassa che da un certo punto di vista si presta a queste operazioni, però i Comuni di Lenta e di Casalino, esaminata la caratteristica della produzione particolarmente nociva e soprattutto i danni che potrebbero arrecare all'agricoltura della zona che è una di quelle che funzionano, hanno dato parere negativo.
Come hanno pensato di superare questo parere negativo? Comperando il terreno. A me risulta che un certo Bianchetto ha comperato 85.000 mq di area che dovrebbe poi permettere l'insediamento dell'azienda, alla sinistra della strada Vespolate e Tornaco, dopo il casello ferroviario della linea Novara-Mortara, cercando di creare il fatto compiuto. L'operazione dovrebbe andare avanti con il cambiamento del nome della società di Ankelfarm a Ekosol e attraverso questo marchingegno, acquistando il terreno, cambiando il nome della società, in realtà trasferire proprio quelle produzioni inquinanti da Cinisello Balsamo in zona. I sindacati dei lavoratori della rete di Novara sono ovviamente contrari ad un'operazione di questa natura prima di tutto perché vogliono difendere i livelli di occupazione dove c'è attualmente l'azienda, naturalmente caso mai ponendo in opera tutti quei procedimenti che garantiscano la salvaguardia della salute per quelli che sono al di fuori della fabbrica; in secondo luogo perché il nuovo insediamento verrebbe in una zona dove non esiste disoccupazione maschile e poiché quella produzione postulerebbe occupazione maschile, ciò vorrebbe dire arrivo di immigrazione; in terzo luogo perché il nuovo insediamento arrecherebbe danni rilevanti alla produzione agricola; infine perché il nuovo insediamento, date le popolazioni (400 nuove unità lavorative) metterebbe in gravissime difficoltà il Comune di Vespolate che non ha certamente i mezzi per far fronte a tutti i problemi che ne deriverebbero.
L'interpellanza tende a conoscere quanto l'Assessorato e la Giunta ha potuto finora fare in questo campo, sottolineando però la necessità di un intervento sempre più attento, addirittura preventivo nei confronti di operazioni di questo genere che tendono a mettere in discussione qualsiasi linea di programmazione regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Dalle informazioni assunte e dagli accertamenti svolti non risulta che il progettato insediamento industriale della Società Ekosol a Vespolate sia da collegarsi ad un trasferimento della Società Ankerfarm attualmente operante a Cinisello Balsamo. Tra la Ekosol e la Ankerfarm intercorrono rapporti di collaborazione, ma si tratta di società distinte quanto ad aspetto societario e, quel che più rileva, quanto a specifica attività produttiva. Mentre infatti la Ekosol produrrebbe intermedi per prodotti farmaceutici e per solventi, la Ankerfarm produce soprattutto beni finali sia farmaceutici che parachimici. Sotto il profilo della politica industriale e della programmazione regionale questo nuovo insediamento non pone problemi particolari, trattandosi di un'attività di chimica secondaria e rientrando quindi in un settore il cui sviluppo è auspicabile e conforme agli orientamenti di diversificazione industriale ed essendo l'area di Novara in cui si colloca, una zona da potenziare industrialmente perch possa esercitare un ruolo di equilibrio secondo gli indirizzi generali della politica regionale di piano. La specifica ubicazione dello stabilimento nel Comune di Vespolate o in altro Comune nell'area di Novara deve essere valutata a livello locale in relazione anche alle previsioni ed alla normativa urbanistica di quell'amministrazione. Quanto infine ai problemi ecologici, essi sono all'esame del competente Assessorato il quale ha già richiesto alla società Ekosol una più analitica e particolareggiata documentazione, ritenendo incompleti e non soddisfacenti gli elaborati tecnici presentati dalla società stessa. Anche se nel caso di Vespolate il parere del Comitato Regionale per l'inquinamento atmosferico ha carattere meramente consultivo, verranno peraltro valutati con la massima attenzione tutti i possibili effetti di questo insediamento sull'equilibrio ambientale della zona. Voglio ancora aggiungere che avendo l'interrogante stamattina presentato un più ampio quadro ed una più ampia informazione, sarà cura dell'Assessorato di seguire con particolare attenzione tutta la vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Io mi raccomando alquanto all'Assessore perché la cura da dedicare all'accertamento delle cose come stanno...



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Interessa parecchi Assessorati.



SANLORENZO Dino

...sia direttamente proporzionale alla furbizia di chi opera per fare in modo che le cose si rivelino esattamente al contrario di quelle che adesso l'Assessore ha detto. A me risulta che la produzione attuale della Soc. Ankerfarm è proprio di prodotti intermedi farmaceutici e antibiotici di base, proprio quel tipo di produzione nei confronti della quale ha chiesto il trasferimento. E mi risulta che la società di comodo nasce con un nome diverso proprio per celare la produzione inquinante. Gli accertamenti quindi siano quanto più oculati possibile prima di dare un parere perché è questo l'artificio a cui ricorrono per far passare una cosa che altrimenti non passerebbe. Raccomando agli Assessorati di seguire la vicenda con molta tempestività e di riferire quanto prima anche in via diretta all'interrogante senza tornare in Consiglio.


Argomento: Informazione

Interpellanza dei Consiglieri Zanone, Gerini, Fassino e Rossotto e interrogazioni del Consigliere Nesi e del Consigliere Vera, concernenti lo smantellamento dei ripetitori TV della Svizzera Italiana e di Capodistria e preannunciata disattivazione degli impianti di Teletorino


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Zanone, Gerini, Fassino e Rossotto interrogazione del Consigliere Nesi e del Consigliere Vera: "Smantellamento dei ripetitori TV della Svizzera italiana e di Capodistria e preannunciata disattivazione degli impianti di Teletorino - Intervento regionale" Poiché l'oggetto è di scottante e viva attualità, anche se i Consiglieri Nesi e Vera sono assenti direi che non si può assolutamente rinviare la discussione.
Qualcuno degli interpellanti desidera illustrarla? Nessuno.
La parola al Presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'argomento, come ha sottolineato il Presidente del Consiglio, è effettivamente di scottante attualità, ma vorrei anche aggiungere di una particolare gravità.
Non appena si è avuta notizia del provvedimento preso - e sembra in conformità di interpretazione di certe forme legislative - dal Ministro Togni delle Poste e Telecomunicazioni che avrebbe privato gli utenti dei servizi radiotelevisivi della ricezione dei servizi che venivano trasmessi dalla Svizzera, in modo particolare, ma anche da Capodistria (a noi interessa soprattutto il primo aspetto del problema) non ho mancato sentito anche il parere della Giunta - di prendere una netta e decisa posizione interessando e il Presidente del Consiglio e lo stesso Ministro on. Togni, invitandolo a volere riconsiderare la posizione assunta e ci sotto due profili e cioè che se anche poteva trovarsi una certa spiegazione non so se si possa anche aggiungere "giustificazione" - di determinare con il provvedimento una remora alla corsa agli acquisti dei televisori a colori, (nel qual caso si sarebbe quanto meno giunti molto tardi nell'immediatezza di quella trasmissione dei Campionati di football che si stanno svolgendo e che interessano enormemente gli italiani e non soltanto i piemontesi) vi era l'altro problema, molto più importante, molto più interessante che era quello che mi determinava a prendere la posizione assunta, ossia che con il provvedimento preso così radicalmente ed improvvisamente, si finiva per privare gli utenti, i cittadini italiani della possibilità di fruire di informazioni che venivano da due stazioni emittenti, svizzera l'una, istriana l'altra. Il che costituiva certamente una mortificazione agli aspetti della vita culturale oltre che di informazione di carattere politico ai quali non si può assolutamente creare delle barriere, mentre si poteva anche determinare una certa ragione non dico di conflitto in termine diplomatico, ma di non buon vicinato certo con la Svizzera soprattutto.
Non ho mancato di tenere ferma questa posizione allorché venne a Torino effettuata una manifestazione, che passò anche qui sulla nostra piazza alla quale partecipò un'equipe di teleproduttori della Svizzera, ai quali concessi anche una brevissima intervista ripetendo il punto di vista della Regione Piemonte e mio personale di dissenso netto e deciso per quello che era stato l'atteggiamento assunto invece a livello ministeriale.
Debbo con un certo sconforto, ma ormai praticamente scontato, dire che i telegrammi che si mandano dalla periferia al centro - sempre ammesso che arrivino al centro - non hanno quasi mai riscontro, si vede che il viaggio di ritorno è più difficile che non il viaggio di andata; sicché nulla ho saputo personalmente come Presidente della Regione se non quando è stato dichiarato in sede parlamentare e in un'intervista, dal Ministro Togni.
Le interrogazioni e l'interpellanza hanno poi un altro aspetto che è quello che ci tocca anche più da vicino, perché riguarda lo smantellamento disposto e deciso (allo stato delle cose però, almeno per quanto mi ricordo, non ancora effettuato) del cavo Torino che serve una certa quota parte della città.
Anche questo argomento è stato trattato direttamente con gli interessati, i quali sono venuti alla Regione, hanno chiesto il nostro punto di vista, hanno registrato delle dichiarazioni fatte dal Presidente della Giunta che mi risulta sono state trasmesse sei-sette giorni fa.
Qual è il punto di vista della Giunta? Il punto di vista della Giunta deve essere, allo stato delle cose, abbastanza cautelativo nel senso che si va parlando insistentemente ed anche scrivendo dai giornali che è stata pronunciata una sentenza da parte della Corte Costituzionale sul problema della radio via cavo. Questa notizia sfugge ad un controllo sicuro ed obiettivo da parte del Presidente della Giunta e della Giunta. Sappiamo anche per essere avvocati, che qualche volta ci sono delle fughe di notizie dalle Cancellerie, le quali poi trovano conferma e qualche volta non trovano conferma. Ecco la ragione per cui si ha da essere estremamente cauti.
Fatta tuttavia l'ipotesi - che sembrerebbe corretta e possibile da farsi proprio per la concordanza delle molte voci che vengono - che Teletorino debba essere smantellata, che l'esercizio del cavo debba non verificarsi più, non c'è che da dire che la cosa per altro verso non è assolutamente accettabile.
Volendo noi ripetere quello che abbiamo avuto occasione di dire già al primo convegno che si svolse a Napoli sui problemi attinenti alle competenze delle Regioni in via di rapporti radiotelevisivi, dovendo affermare il principio dell'assoluta maggiore possibile libertà di voci multiple per parlare e per informare, in quella registrazione che è stata fatta questi concetti sono stati decisamente affermati. Che cosa si adombra nelle interpellanze e nelle interrogazioni, che cosa praticamente la Regione ha la possibilità di fare? La prima cosa è di aspettare la sentenza, non appena ci sia, di prendere netta una posizione e a quel momento di mettere allo studio il problema come eventualmente la Regione possa intervenire attraverso ad un servizio via cavo se non addirittura in qualche maniera sollecitando, o creando (è tutto materiale indubbiamente di studio) una possibilità di servirsi di un mezzo televisivo radiodiffusivo che sia proprio della Regione o al quale la Regione possa partecipare, con quella libertà di espressione di cui abbiamo detto prima, e per l'indicazione di quelli che sono i problemi specifici che interessano la Regione. Tutto questo allargando però la tematica in maniera che, ove questo si verifichi, non divenga soltanto il cavo attraverso al quale si dà comunicazione dei problemi della Regione Piemonte, ma anche un servizio per conoscere quello che fanno altre Regioni; allora si darebbe veramente, ad avviso di chi parla, la formazione di uno strumento di diffusione e di informazione che obbedisce cioè ad uno dei comandi che ci siamo imposti nel nostro Statuto molto generoso, molto largo per i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'interpellante Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Prendo atto con viva soddisfazione di quanto ha dichiarato il Presidente della Giunta circa il modo con cui l'organo esecutivo della Regione ha operato di fronte al fatto di estrema gravità che ha dato origine in questa sede alle interpellanze ed interrogazioni ora in discussione e in altre sedi a svariate manifestazioni di protesta, anche piuttosto accese. Il problema presenta due aspetti: uno di ordine generale che riguarda i diritti dell'informazione, la possibilità di circolazione delle idee affinché queste possano dar luogo a loro volta a reazioni contrarie o a possibili mutamenti di pensiero nel cittadino e nell'uomo l'altro concernente la correttezza di rapporti fra cittadino e amministrazione pubblica. Su questo secondo elemento mi pare dobbiamo maggiormente soffermarci, nel caso specifico, per sottolineare come non sia ammissibile che il Ministro delle Poste e Telecomunicazioni, con il provvedimento preso, prescindendo dalla grave insensibilità dimostrata per lo stato di disagio che sta crescendo di giorno in giorno nel Paese a causa dell'inefficienza, per incuria gravissima e leggerezza di chi la regge, di questa branca dell'amministrazione dello Stato, richiami all'osservanza scrupolosa di disposizioni che vietano un certo tipo di attività, dopo che si è permesso, con comportamento lassista, che questa attività si espandesse lentamente. Le leggi fissano i diritti legittimi del cittadino e pare che nel caso in questione di diritto legittimo non si possa parlare ma non si doveva lasciar operare sulla base di un diritto legittimo presunto, decidendosi ad intervenire quando ormai un divieto provoca danni di tale gravità da determinare a loro volta una negazione di un diritto ormai acquisito. Di fronte alla decisione del Ministro delle Poste e Telecomunicazioni, collegata anche all'assoluta mancanza di considerazione nei riguardi di un ente che ha l'importanza, la responsabilità, i doveri dell'Ente Regione, cui spetta il compito di primo interlocutore dell'istanze giuste od errate che i cittadini avanzano avverso presunte o reali violazioni dei loro diritti, da parte di un organo dello Stato così violentemente criticato e duramente accusato di inadempienza, la Giunta deve esprimere il giudizio decisamente negativo del Consiglio Regionale richiamando le Autorità centrali al rispetto di quei principi che proclamati ad ogni pie sospinto, rimangono quasi sempre parole buttate al vento visto che, all'atto pratico, non servono neanche a far ottenere ad un Presidente di Giunta sul quale pesano tante responsabilità il giusto riconoscimento del suo diritto a ricevere almeno una risposta chiara alle doglianze che egli, interpretando i sentimenti di una collettività che a lui si è rivolta, ha dovuto esporre alle sedi opportune.



PRESIDENTE

Si è così conclusa la discussione di interpellanze e comunicazioni su questo argomento.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Bertorello e Menozzi concernente la manifestazione a Luino di numerosi allevatori, coltivatori diretti del Piemonte


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai consiglieri Bertorello e Menozzi in data 24/4: "Manifestazione a Luino di numerosi allevatori coltivatori diretti del Piemonte - Intervento delle forze dell'ordine".
Ha facoltà di parlare per la risposta l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Gli interroganti richiamano un avvenimento che rappresenta il culmine dello stato di crisi e di tensione in cui oggi versa l'Agricoltura. Gli allevatori piemontesi, prima di arrivare a tale forma di contestazione - la manifestazione alle frontiere del 18 aprile di quest'anno - chiudendo per una giornata le frontiere di Luino e del Brennero, avevano già esternato a Fossano, Carmagnola, Chivasso, Cuneo, Alessandria ed altri centri minori del Piemonte, in occasione delle locali fiere, il loro malcontento per la grave situazione di crisi.
Infatti, fino a poco tempo fa, gli agricoltori non riuscivano a vendere il loro bestiame a causa della concorrenza della carne di importazione comunitaria ed extra-comunitaria. E' inutile fare una analisi delle cause vicine e remote che hanno determinato tale situazione, perché sono tutte note, essendo tali argomenti all'attenzione della pubblica opinione attraverso i mezzi di informazione, giornali, televisione e dibattiti.
Anche questo Consiglio ha avuto modo di manifestare la propria solidarietà nei confronti del mondo agricolo piemontese.
Gli agricoltori continuano a rivolgere inviti al Governo, ancora oggi chiedendo i seguenti urgenti interventi: a) adozione della clausola di salvaguardia con il blocco temporaneo delle importazioni b) abolizione dei montanti compensativi con la svalutazione e l'adeguamento della lira verde al valore reale c) disciplina e controllo delle importazioni di prodotti lattiero-caseari d) repressione delle frodi, con particolare riguardo al latte in polvere.
Le due fasi della contestazione, cioè chiusura delle fiere e chiusura delle frontiere, si sono svolte in forma democratica, allo scopo di richiamare l'attenzione del Governo e della pubblica opinione sulla grave situazione della nostra zootecnia.
Alla manifestazione alle frontiere hanno partecipato circa diecimila coltivatori diretti. Una manifestazione così imponente crea ovviamente grossi problemi per l'ordine pubblico. Va ascritto a merito degli organizzatori se la dimostrazione si è svolta in modo pacifico e nel complesso piuttosto tranquillo. Il Consiglio è a conoscenza di una interrogazione urgente rivolta da parlamentari piemontesi al Ministro dell'Interno, perché venga fatta una inchiesta per accertare le eventuali responsabilità in merito ad isolati tafferugli nei quali qualche gruppo di coltivatori è stato caricato dalle forze dell'ordine. Lo sviluppo di tale inchiesta sarà attentamente seguito dalla Giunta regionale. La Giunta Regionale manifesta la propria solidarietà verso la categoria dei coltivatori, piemontesi, auspicando che per il futuro da parte del Governo vengano sollecitamente rimosse le cause di grave crisi, senza aspettare che una categoria tradizionalmente pacifica debba ricorrere a forme di contestazione ad essa poco congeniali.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'interrogante Consigliere Bertorello.



BERTORELLO Domenico

Mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore, al quale raccomando di continuare a seguire la situazione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza dei Consiglieri Zanone e Gerini in merito all'Ospedale "Regina Margherita" di Torino - Motivi del ritardo della realizzazione della struttura di cardiochirurgia già deliberata dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dai Consiglieri Zanone-Gerini il 14/6: "Ospedale 'Regina Margherita' di Torino - Motivi del ritardo della realizzazione della struttura di cardiochirurgia già deliberata dalla Giunta Regionale". Risponde l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Il Consiglio d'Amministrazione dell'Ente ospedaliero "Regina Margherita", il cui presidio è stato classificato come "Ospedale specializzato infantile", con atto deliberativo 4 dicembre '73 ha stabilito, fra l'altro, di istituire una divisione di cardio-chirurgia infantile con relativa dotazione organica. Già con atto deliberativo 25 febbraio 1970 n. 170, la stessa Amministrazione ospedaliera aveva deliberato di approvare in via di massima l'istituzione di una divisione di cardio-chirurgia infantile. Quest'ultima deliberazione riportò il parere favorevole della Giunta Regionale nell'adunanza del 23 dicembre '70.
La Giunta Regionale, dopo aver fatto istruire, dal competente Assessorato, l'atto deliberativo 4 dicembre 1973 per la acquisizione dei necessari elementi di giudizio, ha formulato il proprio parere favorevole sulla dotazione organica stabilita con il già citato atto del dicembre 1973 nell'adunanza del 18 aprile 1974. Lo stesso atto deliberativo è stato esaminato dal competente organo regionale di controllo, nell'adunanza del 2 maggio '74, il quale ha suggerito la rateizzazione della copertura di tutti i posti organici stabiliti con l'atto in questione. Senonché, da elementi acquisiti presso l'Ente ospedaliero risulta che questi non ha ancora potuto reperire i fondi necessari per l'attivazione in modo completo del servizio per la nota situazione, diffusa e generalizzata fra tutti gli enti ospedalieri, di carenza di liquidità, cui si sono aggiunte difficoltà particolari dell'Ente. Ciononostante, il Consiglio d'Amministrazione, nella adunanza del 18 giugno, ha stabilito di indire i concorsi per la copertura di un posto di aiuto e di due posti di assistente, che devono costituire la dotazione organica indispensabile per l'attivazione del servizio. L'Ente ha intenzione di far iniziare la attività specialistica non appena saranno coperti i posti anzidetti.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'interpellante Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

A quanto abbiamo appreso dall'Assessore in rapporto alla istituzione di questo reparto di cardio-chirurgia infantile (una struttura sanitaria la cui importanza e necessità credo non sfugga ad alcuno) il ritardo del perfezionamento di questa struttura sarebbe dovuto al fatto che l'Amministrazione dell'Ospedale avrebbe messo a concorso le nomine per l'aiuto e gli assistenti ma non per il titolare del reparto.
Mentre ringrazio l'Assessore per le informazioni che ha voluto darci mi riservo di tornare quanto prima sull'argomento.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.
Ai Consiglieri Nesi e Lo Turco, entrambi in congedo, secondo quanto stabilito nella riunione dei Capigruppo verrà data risposta scritta alla loro interrogazione: "Grave vertenza aziendale alla fabbrica Vignale di Grugliasco e pericolo di smobilitazione del gruppo Ford in Italia", visto che tale argomento era già stato iscritto all'ordine del giorno della precedente seduta senza poter essere discusso per analogo motivo.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Falco e Soldano sull'assoluta mancanza di assistenza sanitaria nelle Vallate Alpine del Cuneese e in particolare nella Val Varaita - Concessione di un'indennità per residenza disagiata ai sanitari


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Falco e Soldano in data 11/4 e 14/6: "Assoluta mancanza di assistenza sanitaria nelle Vallate alpine del Cuneese ed in particolare nella Val Varaita. Concessione di un'indennità per residenza disagiata ai sanitari".
Risponde l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Il territorio della Valle Varaita è suddiviso in quattro condotte mediche, e cioè: Sampeyre - condotta comunale Melle-Frassino-Valmala - condotta consorziale Casteldelfino-Pontechianale-Bellino - condotta consorziale Venasca-Isasca-Brossasco - condotta consorziale Attualmente, risultano coperte da titolare le condotte mediche di Venasca (dott. Arnaud), Sampeyre (dott. Cottellero), mentre la condotta medica di Melle-Frassino-Valmala è coperta per incarico dal dott. Gino Lorenzelli, libero professionista di Venasca.
La situazione è diversa per l'alta Valle Varaita, ed in particolare per il Consorzio medico Casteldelfino-Pontechianale-Bellino. Infatti, fino allo scorso mese di febbraio il servizio medico per il predetto consorzio veniva espletato dal dott. Cottellero, medico condotto di Sampeyre. Poich quest'ultimo ha richiesto, ed ottenuto, per motivi di salute, un periodo di aspettativa di 60 giorni, tutta la vasta zona nord della Valle Varaita è rimasta sprovvista di assistenza sanitaria.
Questo Assessorato ha fatto tutto il possibile - tramite il Medico provinciale di Cuneo - per tentar di risolvere il complesso problema interessando non solo gli Ordini dei Medici del Piemonte, ma anche quelli della vicina Liguria, al fine di reperire un sanitario disposto ad accettare l'incarico di medico condotto supplente in Valle Varaita, ma senza alcun risultato.
Pertanto, onde assicurare l'indispensabile assistenza sanitaria all'alta Valle in questione, non si è trovata altra soluzione che affidare temporaneamente l'incarico di medico condotto interno con funzioni di ufficiale sanitario per il Comune di Sampeyre e per tutta l'alta Valle Varaita al dott. Diolordi Emilio, medico militare in servizio presso la caserma di Dronero.
Comunque, la situazione sanitaria della Valle è simile a quella di tante Comunità montane. Infatti, i bilanci quasi sempre deficitari dei Comuni di montagna non permettono di erogare ai medici condotti stipendi adeguati ai notevoli disagi che comporta il servizio medico in tali zone.
Poiché tutto questo rende quasi impossibile reperire professionisti disposti ad accettare incarichi sanitari nelle zone montane, a parere di chi vi parla, per poter risolvere il delicato problema, si dovrebbe adottare una soluzione simile a quella prevista dalla legge 8/3/'68 n. 221 relativa alle provvidenze in favore dei farmacisti rurali. A tal fine, con un apposito provvedimento regionale potrebbe essere prevista, per i medici condotti che prestano servizio in Comuni particolarmente disagiati, una apposita "indennità di residenza", fissata in misura variabile in base a vari elementi (numero degli abitanti, vastità del territorio della condotta, numero degli assistiti da Enti mutualistici eccetera).
L'Assessorato ha iniziato una indagine per individuare le zone del territorio della Regione più disagiate. Tra l'altro, giova precisare che anche l'eventuale corresponsione di tale indennità non risolverebbe completamente il problema dell'assistenza sanitaria nei Comuni piccoli e disagiati: sarebbe però certamente un passo avanti verso la soluzione, in attesa della tanto auspicata riforma sanitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante Falco.



FALCO Giovanni

Parlo anche a nome della collega Soldano. Noi ringraziamo l'Assessore alla Sanità della sua risposta. Vorremmo però sapere quando si potrà giungere in concreto, sul piano pratico, alla corresponsione di una indennità ai medici che reggono condotte in alta montagna, come l'Assessore ha prospettato. Perché se non vi si addiverrà molto rapidamente, la situazione già tanto precaria in fatto di servizio sanitario nei comuni di alta montagna si aggraverà ulteriormente. Parlavo giorni fa con un medico condotto, a Melle: egli mi ha detto che nel periodo estivo gli tocca di prendersi cura della salute di venticinquemila persone, fra residenti e non residenti. Una attività estenuante, dunque, e per di più scarsamente remunerata, quella del medico condotto di alta montagna (ma anche di quello di campagna), che non può non essere portato a fare confronti con la situazione dei medici ospedalieri, ai quali è riconosciuto un trattamento economico infinitamente più vantaggioso.
Si tratta di un problema da considerare attentamente e al quale si deve cercare di dare soluzione, tenendo anche conto che fin che avremo ancora i vecchi medici, legati al posto da ragioni varie, riusciremo ancora a tamponare alla meglio la situazione, ma quando essi si ritireranno non troveremo più alcuno disposto a sostituirli, perché i giovani non vogliono più saperne di andare in montagna, sapendo di potervi guadagnare meno di quanto realizzano gli ospedalieri pur lavorando con maggiore intensità. E' una preoccupazione, questa, che assilla continuamente e Sindaci, le popolazioni di quelle zone. Vorremmo pertanto pregare l'Assessore di precisarci cortesemente che cosa occorre fare per giungere sollecitamente a risultati concreti. Può essere sufficiente una deliberazione di Giunta? Se no, presenteremo noi stessi una proposta di legge.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Una deliberazione non basta, trattandosi di una spesa.



FALCO Giovanni

Provvederà allora la Giunta a presentare un disegno di legge? Altrimenti lo faremo noi interroganti. Perché desideriamo che questa questione sia finalmente risolta. Si tratta di un atto di giustizia: le popolazioni hanno pieno diritto di protestare, di rinfacciarci che pensiamo solo alla gente che vive in città e trascuriamo invece chi rimane legato alla montagna.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Per prendere provvedimenti nel senso richiesto, di istituire una indennità di residenza, in sostanza, a mio avviso occorre varare una legge regionale (si tratta, fra l'altro, di affrontare una spesa che non è prevista in alcuna voce attualmente esistente nel bilancio della Regione n in alcuna legge dello Stato).
L'iter che proporrei di percorrere è il seguente: anzitutto accertare quali condotte sono in effetti oggi in questa situazione di difficoltà di copertura (in proposito disponiamo già di risultati di indagini svolte) indirizzando però la nostra attenzione particolarmente alla situazione economica delle singole condotte, in quanto le indagini finora eseguite erano in termini generali e non in termini così specifici come la questione ora sollevata richiede (a ciò si potrebbe giungere in tempi relativamente brevi, in quanto è noto già a tutti i medici provinciali quali sono le condotte non coperte e per quali ragioni); quindi, studiare quali sono i coefficienti attraverso i quali si può pervenire a stabilire i criteri da adottare nell'intervento, i motivi, e di conseguenza la misura dell'indennità.
Queste sono le premesse indispensabili per presentare una proposta di legge. Non posso certo impegnarmi per tutta la Giunta, ma per quanto mi concerne personalmente questa proposta potrà essere senza dubbio presentata a nome della Giunta stessa.
Quanto all'importo della spesa, mi è impossibile indicarlo, in quanto è in relazione a quelli che possono essere i risultati di questi accertamenti.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

A me non pare che dando un incentivo economico - 50, 100 o anche 200 mila lire, sotto forma di indennità di disagiata residenza - al medico condotto lo si metta in grado di risolvere la situazione che lo concerne assumendosi la responsabilità della salute di venticinquemila persone.
Questo è il solito sistema di dare contributi senza risolvere i problemi radicalmente.
Dovete dire ben chiaro, colleghi interroganti, se è questa dell'incentivo economico, la scelta che voi proponete alla Giunta per risolvere il problema della Sanità per quel che concerne le condotte mediche.



PRESIDENTE

La parola ancora all'interrogante Consigliere Falco.



FALCO Giovanni

Dico subito che non penso affatto che dando cinquantamila lire al mese in più al medico condotto si possa risolvere il problema. La nostra proposta riguarda una soluzione del problema per l'immediato: è evidente che la questione generale è assai più ampia e non può essere risolta in termini così semplicistici.
Noi desideriamo che si faccia qualcosa subito, ad evitare che le poche condotte mediche di alta montagna coperte non lo siano più fra qualche mese.
Concludo ringraziando l'Assessore per le informazioni che ha dato, con riserva da parte nostra di tornare sull'argomento poiché desideriamo vedere attuata la proposta che abbiamo formulato.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione dei Consiglieri Fabbris e Rivalta in merito alle iniziative per l'attribuzione all'Istituto Autonomo per le Case Popolari di Biella delle competenze territoriali corrispondenti al consorzio dell'area ecologica


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Fabbris-Rivalta del 2/5: "Iniziative per l'attribuzione all'Istituto Autonomo per le Case popolari di Biella delle competenze territoriali corrispondenti al consorzio dell'area ecologica". E' competente a rispondere l'Assessore Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, signori Consiglieri, i limiti e le competenze degli Istituti autonomi per le Case popolari sono stati recentemente definiti dalla legge 22 ottobre 1971 n. 865, meglio nota come "legge per la casa", e dal D.P.R. 30 dicembre 1972, n. 1036, che detta norme per la riorganizzazione delle Amministrazioni e degli Enti pubblici che operano nel settore della edilizia pubblica residenziale. L'art. 17 del citato D.P.R. 1036 stabilisce che il Ministero dei Lavori pubblici, su proposta o d'intesa con l'Amministrazione regionale competente per territorio, pu disporre la incorporazione degli Istituti autonomi per le case popolari a carattere non provinciale in quelli provinciali. Come chiaramente si rileva da quanto sopra, la vigente normativa non solo esclude una qualsiasi azione di ampliamento delle competenze demandate agli I.A.C.P. a livello non provinciale, ma ne prevede, in alternativa con il mantenimento, la soppressione. Tutta la normativa prevista dal predetto D.P.R. è indirizzata ad incentivare l'attività degli Istituti autonomi per le Case popolari a scala provinciale, stabilendo, all'art. 14, che tutti i beni di proprietà degli Enti soppressi ai sensi dell'art. 13 del medesimo D.P.R. 1036 (GESCAL INCIS-ISES ecc.) debbano essere trasferiti agli I.A.C.P. provinciali competenti per territorio. Da ciò si rileva che la norma non prende in considerazione, come eventuali destinatari di parte del patrimonio degli Enti soppressi, gli I.A.C.P., su scala comunale, nemmeno qualora i beni da trasferire si trovassero all'interno della zona di loro competenza. In relazione agli I.A.C.P. su scala comunale, ulteriori problemi sorgono in merito all'applicazione dell'art. 6 della legge 865, il quale prevede la ristrutturazione del Consiglio di Amministrazione degli Istituti. Infatti come è noto, il predetto art. 6, al terzo comma, prevede che detto Consiglio di Amministrazione debba essere composto, tra gli altri, da tre membri eletti dal Consiglio Provinciale, da tre rappresentanti delle Organizzazioni sindacali nominati dalla Giunta Provinciale, da un rappresentante degli assegnatari di alloggi eletto dal Consiglio Provinciale e da un rappresentante delle organizzazioni dei lavoratori autonomi nominato dal Consiglio Provinciale. In considerazione di quanto sopra, è logico ritenere che la ratio della norma trovi una chiara applicazione unicamente ai fini della ristrutturazione dei Consigli di Amministrazione degli Istituti autonomi per le Case popolari su scala provinciale, in quanto l'Ente preposto alle nomine è l'Amministrazione Provinciale. La competenza dell'Amministrazione Provinciale è applicabile alla generalità degli Istituti, in quanto il testo unico sull'edilizia economico-popolare n. 1165 del 1958 ha imposto la regola di costituire un Istituto autonomo per le Case popolari per ciascuna provincia. Inoltre, da una analisi dell'art. 17 del già citato D.P.R. 1036 è possibile rilevare che la competenza regionale nel campo dell'edilizia pubblica residenziale in merito al settore di attività degli I.A.C.P. è limitato unicamente a proporre od a consentire lo scioglimento da parte del Ministero dei Lavori pubblici, che rimane l'unico Ente realmente competente, degli Istituti autonomi per le Case popolari a livello comunale. All'Assessorato all'Urbanistica non risulta peraltro che vi siano, attualmente, azioni promozionali tendenti ad ottenere lo scioglimento dello I.A.C.P. di Biella.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'interrogante Consigliere Fabbris. Ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Desidero ringraziare l'Assessore per l'illustrazione che ci ha fatto degli articoli relativi alla normativa per regolamentare l'attività degli Istituti autonomi, che d'altra parte noi avevamo richiamato nella nostra premessa all'interrogazione.
Non ho però rilevato nella risposta dell'Assessore l'impegno, da noi richiesto a conclusione della nostra interrogazione, circa le iniziative da promuovere come Giunta Regionale affinché si riesca ad ottenere dal Ministero, che sappiamo bene essere competente in materia, che questo istituto venga mantenuto in attività. E' ben vero, e me ne compiaccio, che non risultano al momento azioni o richieste tendenti alla soppressione o all'incorporazione di questo Istituto in quello provinciale di Vercelli: io credo, però, che proprio per questo motivo valga la pena esprimere un giudizio positivo sull'attività svolta da questo Istituto autonomo di Biella, sulla base della documentazione fornita dallo stesso e in possesso della Giunta, e tradurlo in iniziative che assicurino la permanenza in vita di questo organismo, valido non solo per quanto finora realizzato ma anche in prospettiva dell'attività a livello comprensoriale che dev'essere svolta, prevista nel piano di sviluppo regionale.
Rinnovo pertanto la richiesta di un impegno da parte della Giunta a promuovere iniziative per il mantenimento in Biella di questo Istituto richiesta che, d'altra parte, non solo è stata avanzata dall'ente direttamente interessato, ma è stata fatta propria dal Consiglio dei Comuni biellesi attraverso una istanza rivolta alla Giunta e il cui testo è stato fatto pervenire per conoscenza anche ai Consiglieri Regionali della zona.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta, Berti, Vecchione sulla necessità di un approfondito esame della richiesta di lottizzazione dell'area del "Parco Basso" di Venaria indicata come edificabile dal piano regolatore del Comune


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Rivalta - Berti - Vecchione in data 6/5/'74: "Necessità di un approfondito esame della richiesta di lottizzazione dell'area del Parco Basso di Venaria indicata come edificabile dal Piano regolatore del Comune".
E' competente a rispondere l'Assessore Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, signori Consiglieri, in merito all'interpellanza di cui all'oggetto si precisa che: il Comune di Venaria risulta dotato di un Piano regolatore generale adottato con delibera consiliare n. 1222 in data 10/3/'69 e regolarmente approvato con Decreto ministeriale n. 3577 in data 18/8/1971 la zona in esame, contrassegnata nel Piano regolatore generale con la sigla Csi 4, fa parte delle zone riservate a nuovi complessi insediativi (zona di espansione). In essa l'edificazione è subordinata all'approvazione di opportuni Piani particolareggiati o Piani di lottizzazione. La normativa dettata per la zona è la seguente: densità territoriale mc/mq 2 altezza massima fabbricati m 14,50 numero piani fabbricabili n. 4 La parte di territorio interessata dal Piano di lottizzazione oggetto dell'interpellanza, è compresa tra il Castello di Venaria e il Parco della Mandria, pur risultando notevole sotto il profilo paesaggistico ed ambientale, presenta alcuni episodi di compromissione, quali, ad esempio le industrie site ad ovest della zona, che ne hanno già alterato l'integrità formale.
Avendo il costituente inteso ribadire, nella carta fondamentale, la formula dello "Stato di diritto", caratterizzato da una rigida tripartizione dei poteri giurisdizionale, legislativo ed esecutivo, formula che, per definizione, inibisce alla funzione amministrativa di derogare e più ancora di disapplicare la statuizione legislativa, è giocoforza dedurre la carenza di legittimazione attiva da parte della Regione alla alterazione forzosa di una normativa approvata e come tale costituente legge dello Stato.
Il Piano regolatore di Venaria, approvato con decreto ministeriale risulta essere confortato da un conforme parere della Sovrintendenza ai monumenti, che ha così inteso valutare anche sul piano storico e paesaggistico la congruità della previsione urbanistica stessa.
La Sezione urbanistica regionale, tutto ciò visto e considerato prendendo atto dello stato di compromissione delle zone, non può che invitare il Comune di Venaria a rivedere, alla luce di un possibile aggravamento della situazione, le previsioni fatte, senza peraltro voler prevaricare l'autonomia comunale.
Resta però da riaffermare che nessuna approvazione di piani di fabbricazione o di lottizzazioni di rilevanza notevole sarà data dall'Assessorato fin quando non sia stato discusso l'assetto territoriale dell'area ecologica torinese in Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Nella nostra interrogazione avevamo sottolineato che il Comune di Venaria è dotato di un Piano regolatore approvato - sarebbe stato del tutto inesistente il problema se il Piano regolatore non fosse stato approvato e abbiamo chiesto un atteggiamento responsabile della Regione, quindi della Giunta e dell'Assessorato, nel momento in cui questo Piano regolatore viene messo in attuazione attraverso piani esecutivi, piani particolareggiati e piani di lottizzazione.
Anche se uno strumento urbanistico - piano regolatore, programma di fabbricazione ha giuridicamente validità per un tempo illimitato, di fatto i suoi contenuti possono diventare obsoleti, non più adeguati al tipo di politica che occorre svolgere. Così stando le cose, ogni attuazione del Piano regolatore, in particolare ogni momento di attuazione che avviene attraverso strumenti esecutivi (piani particolareggiati e piani di lottizzazione) deve diventare un momento di verifica della validità dell'impostazione del piano regolatore. Le concezioni urbanistiche si modificano; la stessa politica urbanistica deve modificarsi. In questo momento si modifica oggettivamente per la presenza della Regione. Il momento di approvazione di un piano particolareggiato, della concessione del nulla osta alla lottizzazione, dev'essere da parte della Regione anche un momento di verifica della impostazione del Piano regolatore. Sotto questo profilo, ove si riconosca che sono stati commessi errori o che sono state date indicazioni che oggi dobbiamo ritenere non più valide l'Assessorato, cioè la Regione deve interloquire con il Comune, attraverso un rapporto dialettico che, pur rispettandone l'autonomia, lo stimoli ad apportare le necessarie varianti.
Può essere ritenuta giusta, ma debole, in questa linea, la indicazione data dall'Assessore Benzi per stabilire un rapporto con il Comune. D'altra parte, lo stesso Sindaco, nella sua dichiarazione, ha precisato di voler tenere conto dell'osservazione che la Regione farà. Ma io ritengo che questo rapporto dovrebbe costruirsi oltre che sul piano formale, sul piano stanziale, in modo da garantire che le attuazioni dei piani regolatori diventino anche momenti di loro effettiva verifica.
Personalmente ritengo che le Giunte che si sono succedute nel Comune di Venaria, e che hanno contribuito a sancire questa indicazione di piano regolatore - piano regolatore che è stato adottato nel periodo della Giunta di Centro-Sinistra, e che oggi va in attuazione con una Giunta di Sinistra non abbiano tenuto conto dei valori ambientali e storici che esistono nella zona di Venaria. E quel che più sorprende è che di queste cose non abbia tenuto conto la Sezione urbanistica del Provveditorato e non abbia tenuto conto la Sovrintendenza ai Monumenti, che pure è chiamata, in una zona come quella di Venaria, a salvaguardare i valori ambientali. E non ne ha tenuto conto, poi, il Ministero dei Lavori pubblici. Voglio aprire qui una parentesi per dire che non è la prima volta che ci scontriamo con un atteggiamento della Sovrintendenza ai Monumenti, che non tutela affatto i valori culturali presenti nella nostra Regione. Rispetto a questo problema dovremo stabilire un colloquio, anche propositivo, nei confronti di questi uffici, visto che non possiamo rimanere passivi di fronte al suo negativo atteggiamento.
Avviandomi a concludere, ricordo che basta leggere un qualsiasi studio critico fatto in tempi diversi, nell'Ottocento come nel Novecento, su Venaria, per scoprire che Venaria rappresenta, insieme a Stupinigi, uno degli esempi più validi del modo di inserire l'architettura nel paesaggio organizzandolo in modo globale. In periodi vicini a noi, in una interpretazione critica del prof. Cavallari-Murat, si dice per Venaria che "questo spazio monumentale si riunisce al verde attraverso il collegamento visuale che esiste tra il castello e l'apertura della campagna verso il torrente, Ceronda. Questa comunicazione visuale è favorita dalla posizione sopraelevata del castello e del paese, che permette, attraverso questi varchi aperti, di spaziare sull'intera campagna". Esistono, dunque valutazioni a cui attingere: basta andarle a leggere e saperne fare buon uso. Ci sono, tra l'altro, documentazioni cartografiche del periodo della progettazione, nel Seicento e Settecento, che individuano proprio il "Parco basso" come l'estensione anche funzionale, non soltanto visuale e percettiva, delle aree a giardino del castello di Venaria.
La Regione deve impegnarsi, se vuol fare una politica di difesa dei valori storici, e recuperare intanto tutta la documentazione e le valutazioni critiche che fino ad oggi sono state fatte per tutte le zone di interesse storico-monumentale-ambientale del nostro Piemonte, e in questa ottica giudicare ogni atto urbanistico: i piani regolatori, i programmi di fabbricazione quando vengono fatti, ma anche gli strumenti di attuazione per valutare appunto se ci sono stati degli errori, delle trascuratezze al momento della loro approvazione, e in questo caso promuovere la variante.
Per quanto riguarda il "Parco basso" di Venaria, è stato detto che la zona è già compromessa da una industria. Questo è certamente un fatto estremamente negativo, ma non possiamo per questo solo motivo estendere la compromissione alla restante parte che ancora non è compromessa. D'altra parte, lasciando costruire queste trentacinque case a fianco dell'industria, non faremmo che porre la premessa perché in futuro più o meno prossimo, la stessa industria si trasferisca altrove, per prolungare la zona residenziale sui lotti ora occupati dalla industria, secondo un meccanismo ormai collaudato. Se si vuole poter tentare domani, un domani forse anche lontano, di recuperare l'unità ambientale e paesaggistica, non consentendo il rinnovo delle strutture edilizie industriali al momento della loro obsolescenza, questo sarà possibile nella misura in cui oggi noi impediamo che si proceda ad aumentare la compromissione. Nella risposta dell'Assessore Benzi, mentre nella prima parte, secondo me, è troppo debole il richiamo all'opportunità di un colloquio con i Comuni per recuperare le disattenzioni del passato, ritengo estremamente positivo e coerente con quanto si è detto quindici giorni fa in questo Consiglio, il rinvio di ogni decisione, anche per questa lottizzazione come per le altre che riguardano problemi di questo tipo e di questa entità (mi riferisco alle lottizzazioni della collina torinese, alle lottizzazioni in zone turistiche) alla definizione del piano territoriale, che, al di là dei rapporti collaborativi che si devono stabilire tra Regione e Comuni, dovrà costituire lo strumento formale per l'intervento della Regione a modifica di indicazioni degli strumenti urbanistici comunali che non possono più essere ritenute valide.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Besate sull'intervento della Regione per coordinare le iniziative necessarie a garantire la prosecuzione dell'attività produttiva della Emanuel - Fismec di Moncalieri


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Besate presentata il 14/6/'74: "Intervento della Regione per coordinare le iniziative necessarie a garantire la prosecuzione dell'attività produttiva della Emanuel-Fismec di Moncalieri".
La risposta compete all'Assessore Conti, che ha facoltà di parlare.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Nel 1899 fu fondata, con sede legale in Torino, la Società Giovanni Emanuel &C., da cui, attraverso successive trasformazioni, derivò, nel 1967, la Emanuel S.p.A., alla cui presidenza fu chiamato il comm. Giuseppe Emanuel, mentre l'amministratore delegato e direttore generale venne nominato l'ing. Giovanni Emanuel. Nel corso degli anni l'interesse della famiglia Emanuel si rivolse anche ad altre società. Così, all'Azienda principale si affiancarono altri organismi, prevalentemente immobiliari e finanziari. In relazione a ciò, nel 1970 si provvide ad una ristrutturazione del Gruppo attraverso la fusione della Emanuel S.p.A.
delle Fonderie Smalteri Sangone di Fontana &C., S.p.A., della Società Stabilimenti Sangone S.p.A., della Immobiliare Domodossola S.r.l, e della Decos S.p.A., nella Emanuel-Fismec S.p.A. che deriva dunque dalla fusione di tre società immobiliari e di due società industriali, la Emanuel e la Decos.
La fusione divenne operativa nel corso del 1971. La Emanuel fin dalle sue origini ha operato nel settore meccanico, conseguendo nella seconda metà degli anni Venti una buona specializzazione nella produzione di compressori ad aria che rappresentavano in quel periodo la sua produzione di maggior prestigio. Nel 1968, però, il ramo aziendale relativo ai compressori è stato scorporato, e conferito alla EMAC S.p.A., nuova società costituita in compartecipazione fra la Emanuel e la ATLAS Cocco S.p.A., da cui successivamente la Emanuel si è ritirata completamente.
Destino analogo ha subito la produzione di presse, altro settore in cui la Emanuel è riuscita ad ottenere buoni risultati, e che ha passato alla Emanuel Presse S.p.A., costituita nel 1961 in compartecipazione uguale fra la stessa Emanuel S.p.A. e la famiglia. Di conseguenza, l'attività della Emanuel è andata sempre più accentrandosi nella produzione ed installazione di impianti ed apparecchiature per l'assistenza automobilistica, con interessanti innovazioni tecnologiche che hanno permesso all'azienda di acquistare una posizione di prestigio nel settore. Nel momento in cui si manifesta la crisi della Emanuel Fismec, questa occupa 598 dipendenti, di cui 346 operai, 242 impiegati, 10 dirigenti. Nello stabilimento di Moncalieri-Borgo San Pietro e nell'annessa sede centrale sono occupati complessivamente 436 dipendenti, tra operai ed impiegati. Tra questi operai, 134 sono inquadrati nella categoria contrattuale I e I superiore gli altri dipendenti sono distribuiti fra la decina di filiali della Società in Italia. La rete commerciale, oltre alle citate filiali italiane comprende anche alcune filiali e consociate straniere, quasi tutte in precaria situazione finanziaria: in particolare, la Società è presente negli Stati Uniti, nella Gran Bretagna dal '65, nella Germania, in Svizzera dal 1972. Le consociate statunitensi e tedesche sono in via di liquidazione fallimentare.
La situazione patrimoniale dell'Azienda, secondo i dati del bilancio '73, non ufficiali, può essere sintetizzata dalle seguenti cifre: attività 10.158.193.694; passività e capitale sociale, 11.370.665.000; deficit di 1.212.471.000. Secondo la stessa azienda, peraltro, riconsiderando le poste del bilancio per renderle il più possibile aderenti alla realtà della situazione al momento della richiesta del concordato preventivo, si ottiene un saldo attivo di 434 milioni. Cifre ancora diverse si ottengono ovviamente, considerando le stime effettuate dal Commissario giudiziale: il fatturato medio della Emanuel è stato indicato dal consulente dell'Azienda in L. 600 milioni medi mensili; la stessa Società ha indicato in 900 milioni l'impiego necessario per ristrutturare il complesso produttivo.
Presentando, il 3 aprile '74, ricorso per l'Amministrazione al concordato preventivo, l'ing. Giovanni Emanuel, amministratore delegato della Società, motivava l'istanza con il progressivo aggravarsi della situazione finanziaria ed economica dell'impresa e con la difficoltà di assumere i provvedimenti necessari per la negativa e grave evoluzione dei fenomeni economici generali e settoriali esterni e per l'impossibilità di intervenire in seno all'Azienda per comprimere i costi fissi e ridurre quelli diretti. Dal canto loro, il Consiglio di fabbrica e la Federazione lavoratori metalmeccanici, manifestando la propria sorpresa e preoccupazione per la richiesta di concordato preventivo, e successivamente respingendo la minaccia di chiusura dell'Azienda e il licenziamento dei dipendenti conseguente alla dichiarazione di fallimento, hanno individuato la causa della crisi aziendale principalmente in una erronea valutazione della politica di investimento e di programmazione da parte della proprietà e della direzione, cui vanno aggiunte anche talune deficienze di carattere amministrativo ed organizzativo, come è evidenziato dall'impossibilità di ricostruire esattamente l'elenco dei creditori.
Il Commissario giudiziale, da parte sua, nella relazione presentata all'Assemblea dei creditori, avverte che la crisi della Emanuel non era imprevedibile, poiché elementi di allarme potevano già essere colti fin dal 1971, allorché il bilancio chiudeva in passivo. Quindi la crisi, per quanto fatta precipitare dall'evoluzione generale della situazione economica, e del settore auto in particolare, avrebbe origini più lontane, di carattere imprenditoriale e finanziario. La dichiarazione di fallimento conseguente alla decisione del Tribunale di non omologare il concordato, dovuta, a quanto è dato sapere, alla difficoltà di individuare con sicurezza tutti i creditori e ai dubbi in ordine alla possibilità di ottenere un realizzo sufficiente, ha posto con estrema urgenza, sotto una dimensione nuova, il problema di garantire i livelli occupazionali e l'integrità del complesso aziendale.
Nel corso di numerosi incontri e delle discussioni sull'argomento, tra cui di particolare rilievo le riunioni del 10 e del 24 giugno, con la partecipazione degli amministratori pubblici e dei parlamentari torinesi, è emersa la necessità di ottenere dal Tribunale la concessione dell'esercizio provvisorio per un periodo di tempo sufficientemente lungo, nella speranza che si addivenga ad una soluzione definitiva del caso garantendo nel contempo la vitalità dell'Azienda e il posto di lavoro a tutti i dipendenti. In questa direzione i lavoratori della Emanuel si sono mossi fin dagli ultimi giorni di maggio, continuando anche dopo la dichiarazione di fallimento la propria attività, ottenendo risultati che, a giudizio degli stessi Sindacati, dovrebbero confermare la fattibilità e la convenienza dell'esercizio provvisorio con carattere produttivo.
Parallelamente, è stata considerata l'opportunità della applicazione della legge n. 1115 relativa alla cassa integrazione speciale concernente la concessione della disoccupazione speciale. Il Tribunale non ha concesso l'esercizio provvisorio produttivo, ma, a quanto pare, potrebbe concedere un esercizio provvisorio relativo allo smaltimento delle scorte di magazzino. Secondo il Tribunale, infatti, non è configurabile un esercizio provvisorio di tipo produttivo ma solo un esercizio finalizzato alla realizzazione dei beni fallimentari.
Secondo la valutazione di un esperto di parte aziendale, sarebbe invece possibile un esercizio produttivo, che occuperebbe 50 operai alla produzione, 25 per le attività di magazzino e di acquisto e manutenzione dello stabilimento, e per i servizi generali, e 25 per l'assistenza e il montaggio. A ciò si aggiunga un certo numero di impiegati che si trovano in periodo di preavviso. Invece, secondo la soluzione che riscuoterebbe il consenso del Tribunale, l'esercizio provvisorio realizzerebbe l'occupazione di un numero inferiore di persone.
La differenza fra le due soluzioni, oltre a riguardare la diversa forza lavoro occupata, concernerebbe anche la conservazione o meno in prospettiva dell'azienda in quanto tale, e non come semplice complesso di beni patrimoniali o funzionali.
La preoccupazione dei Sindacati, oltre che riguardare il mantenimento del più alto possibile livello di occupazione durante l'esercizio provvisorio, è proprio quella di premere affinché si addivenga alla soluzione più idonea a mantenere l'Azienda in quanto tale.
In questo senso hanno interessato i parlamentari piemontesi, al fine di determinare un intervento del Ministro del Lavoro, gli onorevoli Bodrato Borra, D'Amico, La Malfa e Vittorelli, sostenendo la validità di un consistente esercizio produttivo hanno espresso questo loro convincimento al Ministro del Lavoro, on. Bertoldi, che ha promesso il suo tempestivo intervento presso il Tribunale fallimentare di Torino. Così come è apparso anche sugli organi di stampa. Il presidente della Giunta Regionale avv.
Oberto, si è personalmente interessato alla vicenda, incontrandosi con i rappresentanti dei lavoratori. Da parte sua, l'Assessorato al Lavoro ha seguito con costanza e attenzione gli sviluppi della situazione, e assicura il più assiduo interessamento per la difesa dei posti di lavoro. La Giunta da parte sua, sempre nel rispetto delle prerogative e delle competenze altrui, non può non essere favorevole, in linea diciamo di tendenza all'adozione di un esercizio provvisorio con carattere produttivo, perch più chiaramente idoneo a conservare la possibilità di una ripresa aziendale che concorra a salvaguardare le capacità produttive della Regione ed i relativi livelli di occupazione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Besate.



BESATE Piero

L'illustrazione fatta dall'Assessore circa i dati storici dell'Azienda e la sua attuale situazione rispecchia perfettamente la realtà dei fatti.
Più vago egli è stato ovviamente per quanto riguarda invece le prospettive di soluzione.
Nella sede di Moncalieri sono attualmente occupati 431 dipendenti, e se di essi nessuno è qui oggi non è certo per disinteresse verso la discussione dell'interrogazione che li riguarda ma perché la situazione all'Emanuel è del tutto particolare, caratterizzata dal fatto che, malgrado sia stata emessa in data 31 maggio dichiarazione di fallimento, l'Azienda continua a produrre, e tutti gli operai e gran parte dei tecnici e degli impiegati continuano a lavorare. E' una realtà che nel periodo del 27 maggio, cioè da quattro giorni prima della dichiarazione di fallimento, al 13 giugno, secondo i dati ufficiali, la Emanuel ha prodotto per un fatturato di 221 milioni 158.800 lire, ed ha immagazzinato prodotto per un valore di 150 milioni, a fronte di un portafoglio d'ordine e di altri tipi di ordinazione già in corso di consegna per una somma che ammonta a oltre due miliardi.
Anche la motivazione con la quale il Tribunale spiega la dichiarazione di fallimento è sconcertante: irregolarità formale nella contabilità sociale, impossibilità di fornire l'elenco preciso e completo dei creditori e delle passività, improbabilità di ricavare dalla liquidazione dei beni stessi una somma tale da tacitare i creditori. Mentre tutti pensavano ad un concordato, è piombato loro addosso il fallimento, come un tornado, una tromba d'acqua che da un momento all'altro butta all'aria ogni previsione pur in una situazione fattasi difficile. Ovviamente, le difficoltà sono anche frutto di una conduzione dell'Azienda piuttosto avventurosa, che ha portato l'Azienda ad una trasformazione graduale, ma abbastanza rapida della Emanuel da azienda di tipo produttivo ad azienda di tipo commerciale con apertura di agenzie in tutta Europa ed in America, con il risultato che il personale, che nel 1961 era costituito da 386 operai e 60 impiegati oggi consta di 277 operai soltanto contro 116 impiegati. Non è giusto che a pagare questi errori siano ancora una volta gli operai.
Le vicende della Moncenisio ci hanno però insegnato che, quando si riesce a bloccare certi tentativi speculativi che inevitabilmente si innestano in queste situazioni - perché l'Azienda ha un nome prestigioso sia sul mercato nazionale che sul mercato straniero, e non solo in Europa si riesce anche ad ottenere una soluzione accettabile, nel senso che mantiene l'occupazione e l'attività produttiva immutate.
Perciò noi riteniamo positive le ultime affermazioni fatte dall'Assessore a nome della Giunta nel senso che la Giunta è favorevole ad operare per un esercizio provvisorio di tipo produttivo. E' questa la soluzione cui si deve tendere con il concorso di tutti i mezzi che sono a disposizione della Giunta e degli organi regionali. Perché è vero che come ogni malato presenta caratteristiche specifiche, la Emanuel è diversa dalla Moncenisio e la Moncenisio è diversa da altre Aziende pericolanti. Nel caso in questione si tratta di una azienda che, nonostante la conosciuta situazione fallimentare, continua a ricevere ordinazioni da tutte le parti del mondo, e continua a produrre, con quella sua mano d'opera che per due terzi è formata da elementi di prima categoria e di prima categoria superiore, una mano d'opera che è capace di flessibilità professionale nell'impiego dei macchinari, nell'impiego degli investimenti, che è capace in una parola, di dare qualunque sbocco alla produzione, sia quella attuale sia una di tipo diverso. Per questo noi riteniamo parzialmente soddisfacente la risposta e raccomandiamo di seguire l'evolversi della situazione al fine di far sì che la Regione esprima tutta la sua potenzialità nel coordinamento delle forze sindacali, delle forze operaie dei dipendenti verso il Tribunale, per l'esercizio provvisorio produttivo e verso la stessa Ditta, in modo da cogliere tutte le possibilità di dare uno sbocco positivo anche a questa difficile, lo riconosciamo, ma non insanabile, situazione per una soluzione positiva di questo caso.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione di interpellanze ed interrogazioni.
La parola al Presidente della Giunta, che aveva già preannunciato di voler fare alcune dichiarazioni appunto al termine dell'esame di interpellanze ed interrogazioni.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente della Giunta


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, tutti loro sono certamente a conoscenza, anche per la rilevante sottolineatura che ne è stata data dai quotidiani torinesi, dell'esito fausto della intermediazione che come Presidente, a nome della Giunta, e su richiesta del Ministro delle Partecipazioni, Gullotti, e del Presidente dell'EGAM, ho portato innanzi ottenendo dalle Banche piemontesi (Istituto San Paolo di Torino, Cassa di Risparmio di Torino, Banca Popolare di Novara) una integrazione di fondi per mettere insieme quanto necessario a che l'EGAM, attraverso una società a lei collegata, possa intervenire rapidamente per risolvere in modo definitivo il problema della Moncenisio.
Sono certo che il Consiglio prenderà atto con piacere di questa comunicazione, che ho ritenuto opportuno fare qui in forma ufficiale.
Aggiungo che non ho mancato di prendere contatti con l'EGAM e con il Ministro delle Partecipazioni, chiedendo che la parte di spettanza sia dell'EGAM che del Ministro delle Partecipazioni sia ora portata innanzi molto rapidamente, in maniera che ogni pericolo scompaia definitivamente e un poco di sereno ritorni nelle famiglie di quei seicento dipendenti ed anche nella tormentatissima Valle di Susa.
E' stato fatto un cenno, questa mattina, da parte del Consigliere Rivalta, per un settore diverso, ad una certa difficoltà di movimento per l'impossibilità di ottenere finanziamenti per l'esecuzione di opere. Colgo l'occasione per dire che ci adopereremo in giornata per favorire lo sblocco della situazione denunciata, perché si trovi copertura economica, proprio in un momento in cui il settore edilizio ha occasione di svolgere una intensa attività - un'attività probabilmente destinata a diminuire enormemente andando verso l'autunno.
Ma ci sono anche altre attività che rischiano di essere bloccate se verranno mantenute rigidamente talune determinazioni di carattere finanziario legate all'attuale stretta creditizia. La Giunta ha preso in considerazione questo problema, ed io ho ritenuto opportuno segnalare al Presidente del Consiglio ed al Ministro Colombo la situazione con il telegramma che leggo, e che mi esime da ulteriori illustrazioni: "Reputo doveroso segnalare per opportune rapide provvidenze situazione creatasi Regione Piemonte at seguito restrizioni creditizie. Con leggi regionali sono disposti notevoli contributi ad Enti locali sotto forma interessi su capitali mutuati, ed analogamente per settori agricoltura zootecnia ed artigianato. Mancata accensione mutui annulla possibilità erogazione somme disposte da leggi regionali. Ciò costituisce grave remora compimento opere et crea contemporaneamente cospicuo accumulo fondi destinati così ad aumentare residui passivi.
Chiedo provvedimento urgente diretto at consentire riapertura accensione mutui almeno per opere assistite da contributi finanziari con leggi regionali. Situazione socio-economica Piemonte reclama pronto intervento anche in questa direzione".
Mi riservo di prendere contatto direttamente con il ministro Colombo per vedere di portare a buon fine la richiesta.
A Torino si è verificato in questi giorni un fatto che interessa molto sotto molteplici aspetti, il capoluogo della Regione Piemonte, e quindi interessa, in definitiva, tutta la Regione. Interessa sotto il profilo culturale e interessa sotto il profilo turistico, del quale non possiamo non interessarci direttamente.
Mi capitò di trovarmi fra le mani, una volta, alla stazione ferroviaria di Firenze, un foglietto scritto in inglese contenente indicazioni utili agli inglesi che si recavano in viaggio turistico in Italia: mi interess perché recava in evidenza il nome della mia città, Ivrea. Non conosco l'inglese - avranno notato che non uso mai termini inglesi, preferisco esprimermi nella mia lingua, tutt'al più lasciandomi sfuggire qualche piemontesismo -, e quindi lì per lì non capii nulla, all'infuori del fatto che il nome di Ivrea era accostato al Museo Garda della mia città. Quando sono giunto a casa, mi sono fatto tradurre il testo inglese: quel manifestino invitava gli inglesi in viaggio per l'Italia a non dimenticare di fare un dirottamento ad Ivrea per visitare il Museo Garda (di cineserie giapponeserie e simili). Rimasi allibito e intervenni anche in Consiglio Comunale per raccomandare che si desse notizia che purtroppo i pezzi di quel Museo erano custoditi da venticinque anni in sotterranei, imballati.
Nessuno aveva mai pensato, in tutto quel tempo, di riportare quel materiale all'onor del mondo.
Quell'eventuale cittadino inglese che fosse venuto ad Ivrea per visitarvi il museo si sarebbe trovato nella stessa identica situazione in cui si troverebbero oggi quei cittadini inglesi, tedeschi, americani italiani che volessero venire a Torino per vedere il Museo Egizio, che come loro certamente sanno, è stato chiuso in questi giorni, con carattere di definitività, per l'impossibilità di farlo funzionare data l'estrema carenza di personale. Può essere interessante osservare che, mentre a Torino si chiude il Museo Egizio, secondo per importanza nel mondo (è stato il primo fino a pochi anni fa, prima che l'Egitto lo superasse grazie al ritrovamento di alcuni reperti, ovviamente più agevole per quel Paese che non per una Regione come il Piemonte o una città come Torino, tanto lontana), Milano sta per inaugurare un suo Museo analogo, con materiale tenuto per molto tempo imballato, il che finisce con il creare in questo momento una situazione di antitesi nell'attività culturale, e come conseguenza nell'attività turistica, che favorisce Milano a svantaggio di Torino e del Piemonte.
Ma il problema per Torino non si limita al Museo Egizio: Palazzo Reale è chiuso per tutto il mese di agosto, per mancanza di personale che possa sostituire quello che ha diritto ad andare in ferie; l'Armeria Reale è chiusa da anni per restauri; il Museo nazionale della Montagna è chiuso pure per restauri, che pare si protrarranno ancora a lungo; la Galleria Sabauda ha molte sale chiuse per carenza di personale e perché mancano gli impianti di allarme, sicché chi ne ha la responsabilità rifiuta di ammettervi il pubblico per il timore di sottrazioni di materiale; il Museo del Cinema è aperto ad orario ridotto per carenza di personale; lo stesso Palazzo Madama ha alcune sale chiuse ai visitatori; il Museo di zoologia di grande rilievo non solo turistico ma culturale, tecnico e scientifico a livello universitario, che contiene pezzi di rilievo altissimo, per la cui cessione sono stati offerti miliardi da un Museo di Londra, è chiuso da anni e sta diventando fatiscente, va deteriorandosi; vale la pena di citare anche, in quanto in difficoltà per scarsità di locali, il Museo di Antropologia, collegato in qualche modo con l'Università ma tenuto in piedi dall'iniziativa di privati.
Sicché Torino, nonostante abbia tanti motivi di attrazione turistico culturale, si trova oggi veramente al buio in questo settore. Non ho mancato di informare della situazione la Giunta, e, confortato del suo parere, ho interessato il Ministro della Pubblica Istruzione, con un telegramma del quale do lettura, evitando ulteriori approfondimenti: "Notizia chiusura pubblico Museo Egizio torinese per carenza personale et impianti custodia habet profondamente turbato cittadinanza ed ambienti culturali, stupefatti provvedimento che annulla una delle maggiori realtà culturali torinesi.
Pregola urgente intervento atto at scongiurare evenienza et restituire at Torino et turismo estero possibilità accedere at Museo secondo nel mondo soltanto at Museo Cairo. Attendo cortesi assicurazioni et saluto".
Per una volta tanto, la risposta da Roma è venuta: ieri il prof. Curto direttore del Museo Egizio, è venuto ad informarmi di essere stato convocato per domani mattina al Ministero della Pubblica Istruzione per esaminare il problema. Ne do notizia al Consiglio unicamente a titolo informativo, ma credo si tratti di un fatto di una certa rilevanza.
Ipotizzando che il Ministro gli rivolga domande non solo sul Museo di cui è direttore ma sulla situazione dei Musei in Torino e nel Piemonte, ha voluto conoscere il mio pensiero. Il mio punto di vista, che ho espresso a titolo personale, non essendomi stato possibile interpellare la Giunta (ma credo che i suoi componenti condividano questo mio pensiero) è che sarebbe opportuno che questi musei, anche a carattere nazionale, fossero affidati al coordinamento regionale. A tutt'oggi la Regione potrebbe occuparsi soltanto di Musei e di biblioteche di Enti locali; dovrebbe invece esserci una specie di delega alla Regione per un lavoro quanto meno di coordinamento di tutto questo complesso, che costituisce un grosso servizio reso alla cultura e indirettamente, ripeto, al turismo. Il prof. Curto mi ha assicurato che rappresenterà questo punto di vista del Presidente della Giunta (che, ripeto, lo ritiene condiviso anche dagli altri membri della Giunta) in maniera che possa dalla situazione particolare del Museo Egizio scaturire qualcosa che interessi in tutta la sua completezza questo problema, che non può sicuramente lasciare indifferente il Consiglio tant'è che era stata addirittura preannunciata in proposito del Museo Egizio una interrogazione o interpellanza, non ancora ufficialmente pervenuta, che troverà la risposta nei fatti dopo che l'azione portata innanzi dalla Giunta avrà prodotto, come mi auguro, concreti risultati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Desidero sottolineare positivamente l'atteggiamento assunto nei confronti dei problemi di finanziamento, e quindi di una diversa politica del credito da esercitare nel nostro Paese, e, per quanto ci riguarda nella nostra Regione, poiché ritengo sia fondamentale appoggiare tutte quelle iniziative che sono state promosse nel passato, o recentemente dagli istituti locali, dagli istituti nazionali, che hanno a fondamento il sostegno della domanda tendente alla soluzione di problemi di carattere produttivo, come sono gli interventi a favore dell'agricoltura, a favore dei trasporti, a favore degli Enti locali, o di carattere sociale, come gli interventi per la casa, per la scuola e simili. Auspico pertanto che la Giunta insista nel far pressione, per una diversa politica del credito, nei confronti degli enti competenti, per sollecitare una rapida soluzione del problema della revisione dei costi, per quel che riguarda l'edilizia residenziale e la realizzazione di servizi sociali. Quanto all'altro aspetto toccato dal Presidente della Giunta nelle sue comunicazioni, quello che riguarda l'attività museografica della nostra Regione, condivido pienamente le sue preoccupazioni, richiamando però l'attenzione sul fatto che la situazione cui si è giunti non può essere semplicemente addebitata a disfunzione del personale o a rivendicazioni del personale, che possono essere valutate più o meno positivamente (ma non è questa la sede adatta per farlo). Mi sembra che l'organizzazione dell'attività museografica della nostra Regione debba essere, fondamentalmente, rilevata deficitaria per l'assenza, per il vuoto che si è avuto in tutti questi anni, di una politica culturale seria nel nostro Paese. Questa carenza va ricondotta a tutto il problema della istruzione e della formazione culturale, che parte dalle scuole e che deve trovare nell'organizzazione delle strutture museografiche del nostro Paese una articolazione: uno strumento della politica di formazione culturale. Così non è stato nel nostro Paese in tutti questi anni, e le conseguenze negative di ciò si ritrovano poi, al di là del funzionamento o meno del personale, nel tipo di organizzazione di cui disponiamo, nella non utilizzazione dei valori culturali che abbiamo.
Purtroppo, le esigenze di discussione di altri problemi che appaiono, e per molti aspetti sono, più urgenti, come ad esempio quelli occupazionali, ci ha sempre distolto dal soffermarci in modo specifico su questa questione.
Sono perfettamente d'accordo sulla esigenza che la Regione assuma una funzione di coordinamento, una funzione di responsabilità non solo per i Musei e le biblioteche di interesse locale, ma anche di interesse nazionale; un tale coordinamento non può essere esercitato che dalla comunità locale che in prima persona deve usufruire di questi valori e deve esercitare il controllo sulla loro gestione. Sotto questo profilo richiamerei però all'attenzione della Giunta l'opportunità di discutere l'argomento in Consiglio; una discussione attraverso la quale la Regione tenda a dare una prospettiva anche operativa agli istituti nazionali. E' giusto rivendicare una delega dagli istituti nazionali, ma questa rivendicazione sarà tanto più efficace, sarà politicamente tanto più sostenibile, quanto più noi ci saremo dati un chiaro quadro di utilizzo di queste strutture, e avremo formulato un progetto di loro riqualificazione di loro utilizzo nell'ambito della comunità regionale.
Solleciterei pertanto la Giunta a prendere l'impegno di promuovere una discussione in Consiglio, per definire il quadro dell'utilizzo di questi strumenti, Aggiungo che occorre partire da un censimento dei valori culturali che abbiamo. Dobbiamo dire che ci troviamo ora addirittura a non conoscere il materiale di cui disponiamo: da parte mia devo confessare, per esempio, che non sapevo affatto dell'esistenza del patrimonio artistico collocato nel museo di Ivrea, e credo che molti fra noi debbano ammettere la stessa mia ignoranza, ma certo non sarà questa l'unica disinformazione.
Un primo passo dovrebbe essere dunque quello di compiere il censimento sistematico dei valori museografici, dei valori storici e monumentali sulla base del quale formulare una ipotesi di utilizzo, in cui la Regione svolga la funzione di coordinamento e di gestione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Sono grato al Presidente della Giunta per avere egli dimostrato una sensibilità notevole nei confronti di un problema, quello del Museo Egizio che sta a cuore a quanti hanno interesse e ai valori culturali del nostro Piemonte e alle possibilità di incremento turistico della nostra Regione, e per essere immediatamente intervenuto nei confronti del Ministero competente.
Il Museo Egizio di Torino, certamente uno dei primi Musei Egizi del mondo, anche se non è certo che sia davvero il secondo dopo quello del Cairo, pur con una collocazione che non mi pare degna di una raccolta di tale fama e di tale importanza culturale, costituiva uno degli elementi di maggiore attrazione culturale e turistica della nostra città. Il fatto che sia costretto a chiudere i battenti per ragioni di carattere organizzativo a mio avviso facilmente superabili pur che ci sia la volontà di superarle non può evidentemente non preoccupare Il discorso si può poi di qui allargare - l'ha fatto anche il collega Rivalta - al problema del patrimonio culturale e turistico della nostra Regione. Lo stesso Presidente ha citato, oltre al Museo Egizio, altri musei della città di Torino che si trovano in condizioni non certo migliori, per non parlare evidentemente dei musei siti in città come Ivrea ed altre del nostro Piemonte, che godono di ancor minori attenzioni di quelle per i musei della città di Torino Io vorrei suggerire - è una idea che non so se sia realizzabile - di sopperire alla mancanza di personale con volontari, che si potrebbero certamente trovare fra studenti ed insegnanti. Capisco che c'è un problema di responsabilità, però in qualche modo si potrebbe fruire dello slancio di attaccamento ai valori culturali, che penso non manchi in questo ambiente del resto, gli studenti di Firenze, per esempio, l'hanno ampiamente dimostrato al tempo dell'alluvione, facendo molto più di quanto abbiano fatto i pubblici funzionari; penso che uno slancio del genere sarebbe possibile suscitarlo anche nella nostra città e nella nostra Regione purché si trovasse il modo di organizzarlo e di strutturarlo, superando anche quei problemi di responsabilità cui faceva cenno il collega Visone.
C'è poi, come dicevo prima, il problema di una infinità di reperti di notevole valore artistico che esistono nella nostra Regione, lasciati spesso in condizioni disastrose di abbandono. Colpa forse anche di un disinteresse di amministratori locali, ma più spesso colpa della deficienza finanziaria dei bilanci di piccoli comuni che non hanno assolutamente la possibilità di intervenire. Soltanto con un intervento massiccio della Provincia di Torino è stato possibile salvare, ad esempio, l'abbazia di Novalesa, ma esistono ad un livello forse inferiore come importanza di opere ma comunque notevole per valore culturale molti altri reperti che sono lasciati andare tranquillamente in rovina. Quattro o cinque anni fa facendo con il collega Calsolaro, allora Assessore alla Istruzione della Provincia di Torino, un giro di alcune località, avevamo scoperto, per esempio, a Sauze di Cesana, la "casa delle lapidi": centinaia e centinaia di lapidi, risalenti agli anni 1100-1200, e quindi di un valore culturale rilevantissimo, raggruppate insieme così da costituire non ricordo bene se un granaio, una casa, una stalla, qualcosa del genere, affondate nel fango e assolutamente abbandonate. Ricordo di aver visto, a Jovenceaux, una frazione di Sauze d'Oulx, i magnifici affreschi della cappella ricoperti di manifesti reclamizzanti il passaggio del Circo Togni. Sono due casi che cito, perché mi sono rimasti particolarmente impressi.
Veramente c'è da parte nostra una colpevole ignoranza nei confronti di questa ricchezza che possediamo. Qualche settimana fa una cinquantina di turisti tedeschi, appartenenti, mi pare, ad un circolo culturale di Hannover, hanno girato per dieci giorni in pullman il nostro Piemonte, a loro spese, visitando le varie località aventi attrattive artistiche, tipo quelle che ho citato, abbazia di Novalesa eccetera, dimostrando un interesse culturale che non sempre forse palesano i cittadini piemontesi e soprattutto coloro che hanno la responsabilità della difesa, della manutenzione, della valorizzazione di questo patrimonio culturale della nostra Regione.
Noi ci accingiamo a varare domani alcuni provvedimenti normativi che riguardano il turismo. E' evidente, però, che questi provvedimenti perdono di significato se contemporaneamente, o immediatamente dopo, la Giunta non cercherà di studiare e di varare un complesso organico di provvedimenti per la difesa del patrimonio culturale e turistico della nostra Regione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Intanto, ringrazio, a nome del mio Gruppo, la Giunta, e soprattutto il suo Presidente, per aver condotto in porto la questione relativa all'occupazione della Moncenisio. Devo ammettere, sotto voce, che ad un certo punto avevo avuto seri dubbi che si potesse raggiungere un risultato utile, e sono lieto che oggi il Presidente della Giunta abbia dato una risposta positiva a quegli interrogativi che da troppo tempo si erano posti sulla salvaguardia dell'occupazione. Al Presidente della Giunta va tutta la riconoscenza e il compiacimento del nostro Gruppo per quanto ha fatto in questa occasione.
Per quanto concerne i problemi culturali, faccio eco ai colleghi Rivalta e Vera nel ringraziare il Presidente della Giunta per essere immediatamente intervenuto presso il Ministro della Pubblica Istruzione.
Sono d'accordo con il collega Rivalta circa l'opportunità di un dibattito in Consiglio sui problemi culturali, che del resto fanno parte del programma della Giunta.
Il collega Vera parlava prima di una deliberazione assunta a suo tempo dalla Giunta Provinciale di Torino per salvare un certo numero di monumenti: si erano scelti cinque monumenti della Valle di Susa. Credo che non se ne sia mai fatto niente. Ricordo come la chiesa di San Saturnino vicino a Susa, fosse stata trasformata in una stalla; i dipinti di Giaglione; quelli di Jovenceaux; le lapidi di Cesana, di cui ogni tanto ne sparisce una, portata via dai turisti (non so se ne sia rimasta ancora qualcuna). Alla Sovrintendenza alle Belle Arti, ove mi recai anni addietro per chiedere, a nome della Provincia, un elenco dei monumenti artistici esistenti degni di essere salvati, mi sentii rispondere che non me lo si poteva dare perché era segreto d'ufficio.



VERA Fernando

Un segreto per coprire la vergogna.



CALSOLARO Corrado

Indubbiamente.
Validissimo, dunque, l'intervento del Presidente, al quale vorrei fare sommessamente un'osservazione: non mi pare che il Museo Egizio di Torino per importanza, venga immediatamente dopo quello del Cairo, ma che sia al terzo posto, preceduto dal British Museum. Lei, avvocato Oberto, ha voluto citare la sua città, non si dorrà se ho voluto a mia volta rendere l'omaggio di una citazione alla mia città. Sia detto senza alcun intento polemico.
Leggevo anche recentemente in una rivista (non ricordo quale), che se il censimento dei beni culturali nel nostro Paese procedesse, da parte della Sovrintendenza, al ritmo attuale, occorreranno tre secoli per giungere a farne l'inventario; si tratta spesso di materiale contenuto nelle cantine, in casse abbandonate al deperimento.
Concludo associandomi al ringraziamento che è stato rivolto al Presidente della Giunta per il suo immediato intervento dai colleghi Rivalta e Vera; mi faccio portavoce della sollecitazione per un dibattito culturale, per l'approfondimento di questi temi sulla politica culturale della Regione contenuti nel programma della Giunta. Giusto quindi il Comitato di coordinamento, ma che poi lo Stato, anche in questa materia non pretenda di tenersi le funzioni delegando soltanto le spese. Non deve ripetersi il fatto, già citato dal Presidente, e successivamente dal collega Rivalta, che ha colpito gli Enti locali, per cui questi hanno assunto spese di competenza dello Stato, riducendosi a non poter più fare fronte neanche al pagamento degli stipendi per il personale. Insieme alla delega delle funzioni deve esserci dunque la corresponsione dei fondi necessari per il loro opportuno utilizzo nel quadro di un programma di sviluppo della cultura da parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Prendo atto con piacere del telegramma che il Presidente della Giunta ha inviato al Ministro del Tesoro Colombo per quanto riguarda la messa a disposizione di adeguati fondi per le erogazioni di prestiti e crediti. In particolare gradirei che il Presidente della Giunta e l'Assessore all'Agricoltura insistessero sulla messa a disposizione per i settori agricoli di sufficienti mezzi per l'attuazione di quella legge deliberata alcuni mesi fa dalla Regione Piemonte per l'erogazione del credito di conduzione. Siamo ormai a metà luglio e pare che vi siano ancora 400/500 milioni inutilizzati che potevano invece servire a mettere in movimento qualcosa come 10/12 miliardi di crediti per l'agricoltura. Ho ragione di credere che per l'annata agraria '73/'74 questi quattrini resteranno inutilizzati per il fatto che all'epoca in cui ci troviamo la conduzione agraria è già molto avanti.
Alcune settimane or sono, quando ho presentato un'interpellanza urgente in merito, avevo detto che il Comitato interministeriale per il credito si sarebbe riunito per la suddivisione dei fondi ai vari settori. Non so se la Giunta ha preso contatto con gli uffici del Tesoro o quanto meno con gli uffici del Ministero dell'Agricoltura perché anche il settore agricolo fosse tenuto presente in quel riparto di fondi, individuato in 2.400 miliardi come tetto massimo di finanziamento per l'anno 1974.
Prendo comunque atto con soddisfazione che qualcosa in proposito è stato fatto e mi permetto ancora di raccomandare al Presidente della Giunta ed all'Assessore all'Agricoltura di restare in stretto contatto con i Ministeri del Tesoro e dell'Agricoltura affinché il settore dell'agricoltura non sia dimenticato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, esprimo la gratitudine del mio Gruppo per il modo efficacissimo col quale ella ha interpretato i sentimenti dell'intero Consiglio e ha dato risposta alle preoccupazioni che ciascuno di noi in questi giorni ha avuto in relazione ai fatti che si ripetono con troppa frequenza nel nostro Paese.
E' vero che siamo costantemente sotto l'assillo di gravi urgenti problemi, ma io credo di poter ricordare, per le poche letture che ho fatto, che in tempi rivoluzionari (questo potrebbe essere un tempo rivoluzionario, ma non di drammaticità pari a tutte le rivoluzioni importanti, da quella francese a quella americana, a quella russa) mancava anche il pane, ma non ci si è mai dimenticati in maniera così grave di curare certi valori culturali.
Il Presidente si è espresso molto bene e io credo che una delle ragioni di queste condizioni di collasso sia anche l'insufficiente utilizzazione di questi beni, se fossero utilizzati a livello dell'importanza che hanno probabilmente non si produrrebbero così facilmente fenomeni che sono anche di lassismo, di mancanza di responsabilità un po' a tutti i livelli che riguardano la gestione e l'amministrazione di organismi ed enti culturali.
Quindi penso che non sarà male se anche in questa direzione spieghiamo un qualche interessamento, al fine di non accettare i fatti come una fatalità con un po' più di diligenza, un po' più di amore e di fiducia probabilmente non si arriverebbe così facilmente a questi fenomeni di abbandono.
Sono d'accordo pienamente con l'intervento, come sempre molto motivato del Consigliere Rivalta sulla necessità di addivenire ad una conoscenza non rimandata nei secoli, quanto meno del patrimonio essenziale che abbiamo, e di interventi, anche di supplenza, da parte della Regione per la difesa di questo patrimonio e di un'azione di propaganda. Abbiamo tanti mezzi anche indiretti per utilizzare il patrimonio culturale e, utilizzandolo contrariamente a quanto si crede, lo si difende e lo si preserva oltre che a tradurlo in valori autenticamente umani attraverso l'assimilazione della cultura: un modo di far crescere il nostro Paese.
E così, alternando interventi per salvare la vita, il lavoro di aziende così come è stato fatto per la Moncenisio oggi (domani, Dio non voglia, ma sicuramente si riprodurranno di queste esigenze) con altri interventi di questa natura che attengono ad un impegno costante e permanente, si realizza un'efficace azione di governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, io credo sia giusto mettere in opportuno rilievo la comunicazione che il Presidente della Giunta ha fatto in merito alla conclusione di un grave incarico che gli avevamo affidato solidalmente quello della Moncenisio. L'avere raggiunto, con la collaborazione delle banche locali, il livello indispensabile di copertura finanziaria, è un grosso successo in questo momento, successo che però ci deve lasciare delle preoccupazioni che a mio modo di vedere sono almeno due: l'una è che non credo sia sempre possibile, per ogni episodio di questa natura, ricorrere a questi metodi di lavoro, anche perché le partecipazioni statali quando si impegnano in direzione di recupero, di salvataggio di aziende dovrebbero essere in condizione di avere una forza di pressione superiore a quella di organi regionali. Pertanto mi auguro, come penso facciano tutti, che altre aziende non si ritrovino in situazioni analoghe e che non ci sia bisogno di ricorrere ancora a questi metodi. Tutto questo non sminuisce minimamente l'impegno che il Consiglio ha preso a suo tempo e quello del Presidente della Giunta con la collaborazione dell'Assessore al Lavoro. La seconda preoccupazione è in rapporto ad una parola da me usata un attimo fa e che non mi pare ben collocata, "salvataggio". La nostra - lo dobbiamo riaffermare, riecheggiando quello che giustamente hanno sostenuto dall'inizio di questa lotta anche le organizzazioni sindacali - non è stata un'azione di pronto soccorso nei confronti della Moncenisio, la Moncenisio ha un valore per sé stessa, per la sua produzione, per il suo sviluppo strategicamente collocata com'è in quella Valle di Susa di cui più volte abbiamo lamentato le tristi condizioni di occupazione ed il degrado economico subito in questi anni.
Pertanto ritengo che il Consiglio Regionale non appena possibile, anche subito, debba avere notizie dalla Giunta relativamente agli sviluppi che si prevedono, cioè in che termini l'EGAM, le partecipazioni statali intendono camminare in rapporto al fatto del ritrovato finanziamento a carico, con l'impegno della Giunta Regionale.
Vorrei essere rassicurato in questa direzione affinché possiamo essere tranquilli che non si è trattato soltanto di un intervento di pronto soccorso, ma ha avuto un significato strutturale nell'economia piemontese ed in particolare in quella della Valle di Susa.
Sul tema del Museo Egizio non intendo soffermarmi, sarei per interessato a cogliere, come elemento di indagine, l'idea avanzata dal collega Vera circa la possibile creazione di un corpo di volontari della cultura che potrebbero aiutare a superare stati di crisi come questo soprattutto perché la non utilizzazione di strutture culturali di questo livello è veramente una cosa deleteria e perché, specie in un periodo in cui, forse anche soltanto marginalmente, vi è un richiamo turistico oltre che culturale, sarebbe veramente triste che il nostro Paese non potesse offrire le cose migliori del suo patrimonio artistico e culturale agli stranieri che vengono magari appositamente. Questo non depone a vantaggio intanto della politica culturale italiana e quindi dei più direttamente responsabili e indirettamente ricadrebbe su tutte le strutture pubbliche che pure qualcosa nell'ambito di competenze e di una volontà politica vogliono fare.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare sulle comunicazioni del Presidente della Giunta.


Argomento: Università - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Edilizia scolastica

Esame relazione dell'Intercommissione per i problemi del decentramento universitario circa la localizzazione delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto: Esame relazione dell'Intercommissione per i problemi del decentramento universitario circa la localizzazione delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria. La parola al relatore, prof.
Conti.



CONTI Domenico, relatore

1. Premessa.
L'Intercommissione sull'Università si è occupata, per la prima volta del problema della localizzazione delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria nel febbraio 1973, emettendo una nota (quella del 16 febbraio 1973), nella quale si enuncia una ipotesi di lavoro da sottoporre a verifica: l'ipotesi secondo cui: "la soluzione dei problemi urgenti dell'Università di Torino. debba prioritariamente porsi come ristrutturazione interna al tessuto urbano, con la sola eccezione di quelle strutture che per loro natura (Agraria e Medicina Veterinaria) risultino incompatibili".
Nell'intento di verificare questa linea e di pervenire ad una sua formulazione operativa con particolare riferimento proprio alle Facoltà di Agraria e di Veterinaria, l'Intercommissione ha, da un lato, stabilito un rapporto stabile con le autorità universitarie interessate (in primo luogo il Rettore ed i Presidi delle due facoltà) e, dall'altro lato, ha avviato con la collaborazione dell'IRES, l'approfondimento della questione.
Nell'adunanza dell'8 maggio 1973 del Consiglio di Amministrazione integrato dell'Università veniva deliberato "di prescegliere, secondo il disposto dell'art. 38 della legge 28.8.1967, n. 641, l'area della Cascina Masseria in Comune di Santena per il trasferimento, con sviluppo dipartimentale delle sole facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria".
Il documento citato riporta inoltre il voto favorevole del Consiglio affinché detta "delibera, prima di essere sottoposta al giudizio di idoneità della Commissione prevista dall'art. 38 della legge 641, sia trasmessa alla Regione Piemonte per il parere dei competenti organi regionali" e ciò "attesa l'importanza della scelta effettuata nel quadro della ristrutturazione organica degli insediamenti dell'Ateneo torinese".
In data 22 maggio 1973, il Consiglio Regionale del Piemonte, anche in relazione alla decisione di cui sopra del Consiglio di Amministrazione integrato dell'Università, riafferma "che la ristrutturazione delle istituzioni universitarie torinesi deve prioritariamente attuarsi nel tessuto urbano dell'area torinese e che la realizzazione di nuove università in Piemonte è prioritaria rispetto ad una eventuale seconda università torinese"; inoltre, il Consiglio Regionale del Piemonte dà mandato "all'Intercommissione di procedere ad acquisire e definire gli elementi necessari da sottoporre all'esame del Consiglio, acquisendo preventivamente il parere della Giunta Regionale, per una valutazione in ordine alle implicazioni del trasferimento in rapporto ai problemi della programmazione regionale, territoriale ed universitaria".
2. Sviluppo dei lavori L'Intercommissione, proseguendo nei suoi lavori, in data 28 maggio 1973 stabilisce di affidare all'IRES l'incarico di preparare dei questionari allo scopo di determinare la situazione delle due facoltà, e le specifiche esigenze in ordine al loro decentramento.
In data 4 giugno 1973, il Presidente dell'Intercommissione trasmette al Rettore ed ai Presidenti delle due facoltà i seguenti questionari predisposti con la collaborazione dell'IRES: a. questionario per la Facoltà di Agraria b. questionario per la Facoltà di Medicina Veterinaria.
A questi questionari se ne aggiunge, in luglio, un terzo, trasmesso al Rettore, sempre predisposto con la collaborazione dell'IRES, dal titolo: c. questionario per l'area in comune di Santena individuata per le sedi delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria.
In data 26 giugno 1973, l'Intercommissione ascolta gli amministratori dei comuni di Nichelino e di Venaria, per raccogliere informazioni e pareri per le aree site in tali comuni.
In data 16 luglio 1973, l'Intercommissione incontra il Presidente dell'Ordine Mauriziano e compie un sopralluogo nella zona di Stupinigi sud est.
In data 25 luglio 1973, il Rettore trasmette all'Intercommissione i questionari compilati (All. 1- 2 - 3).
Nel corso del mese di agosto 1973, vengono richieste a cura dell'Intercommissione, ulteriori informazioni, relativamente alle aree di Stupinigi, di La Mandria e di Santena, successivamente trasmesse all'IRES.
In data 31 ottobre 1973, l'Intercommissione prende in esame il documento elaborato dall'IRES, dal titolo: "Considerazioni sui questionari delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria" (All. n. 4).
Detto documento è composto dai seguenti capitoli: 1. Iscritti, frequentanti, posti aule 2. Collegamenti fra le due facoltà e delle due facoltà con il resto dell'Università 3. Previsioni di sviluppo 4. Motivazioni al decentramento delle due facoltà 5. Conclusione.
Nel primo capitolo, si fornisce una prima misura dello stato di carenza in cui versano le due facoltà: la situazione di Medicina Veterinaria sembra meno carente di quella di Agraria, ma la Facoltà di Veterinaria presenta ancora un tasso di crescita sostenuto.
Nel secondo capitolo, emerge che le due facoltà non hanno in comune n insegnamenti né laboratori né attrezzature né svolgono in comune ricerche quindi, sia dal punto di vista della didattica sia dal punto di vista della ricerca, sono completamente indipendenti l'una dall'altra. Inoltre scarsissimi sono i collegamenti di ciascuna delle due considerate facoltà con il resto dell'Università.
Facendo riferimento alle ipotesi di ristrutturazione avanzate dalle due facoltà, risulta che possibilità di relazioni, sia tra le due facoltà sia con le altre facoltà, verrebbero riconosciute limitatamente alla ricerca.
Si fa, però, osservare che l'introduzione dell'istituto del dipartimento istituto a carattere interdisciplinare al quale faceva riferimento il progetto di riforma universitaria approvato nella scorsa legislatura da un ramo del Parlamento ed al quale guardano tutti gli orientamenti di riforma come pure il principio della liberalizzazione dei piani di studio opereranno nella direzione di accrescere le relazioni tra i vari elementi dell'Università, sia per quanto concerne la ricerca sia per quanto concerne la didattica. Pertanto, alla luce del quadro ora esposto, non si pu escludere che le relazioni tra le due facoltà e delle due facoltà con il resto dell'Università e con il Politecnico abbiano a crescere al di là di quanto previsto attualmente dalle due facoltà. E, d'altra parte, la struttura dipartimentale, che interessa fra l'altro la ricerca interdisciplinare, potrà essere realizzata in modo adeguato ed il diritto alla liberalizzazione potrà risultare realmente acquisito solo in presenza di centri universitari completi; il che è ovvio, non significa necessariamente centri universitari compatti, ma tali che le relazioni tra tutti gli elementi di ciascun centro siano agevoli.
Nel terzo capitolo, si rileva che la Facoltà di Agraria prevede sviluppi che vanno da 4 ad 8 volte la situazione attuale; quella di Medicina Veterinaria prevede sviluppi che vanno da 4 a 5 volte la situazione attuale. Una verifica di massima di queste previsioni ancorandole naturalmente ad un traguardo temporale, potrà essere effettuata dall'IRES nell'ambito della ricerca sulla localizzazione di università in Piemonte al 1985. Per intanto, facendo riferimento al traguardo temporale indicato (1985), le avanzate previsioni di sviluppo sembrano eccessive.
Nel quarto capitolo, si rileva che le motivazioni che indurrebbero al decentramento sarebbero fondamentalmente le seguenti: a. uscire dallo stato di carenza della situazione attuale b. disporre in prossimità della sede delle facoltà di aree di sperimentazione.
In data 27 novembre 1973, l'Intercommissione esamina, con la partecipazione del Rettore e dei Presidi delle due facoltà interessate, il documento dell'IRES e, in data 3 dicembre 1973, sempre con la partecipazione del Rettore e dei Presidi delle due facoltà, il successivo documento dell'IRES dal titolo: "Analisi delle alternative di localizzazione per le Facoltà di Agraria e Medicina Veterinaria" (All. n.
5), in cui l'IRES, per esplicito incarico dell'Intercommissione, confronta le quattro seguenti possibili localizzazioni: 1. Santena 2. "I Quadrati" di Venaria 3. "La Mandria" di Venaria 4. Stupinigi sud-est.
L'area necessaria per l'insediamento è non superiore all'ordine di grandezza di 300.000 mq. (cfr.: la risposta al questionario per l'area in comune di Santena ecc., già citate).
In ciascuna delle quattro località le aree - cui si fa riferimento sono sufficienti.
L'acquisizione dell'area necessaria potrebbe avvenire rapidamente sia per Santena sia per "I Quadrati"; per le altre due località, il tempo necessario è funzione della trattativa che può intercorrere tra la Regione ed i relativi proprietari.
Nel complesso tutte quattro le aree possono essere collegate bene al centro di Torino. E' stata operata una misura di tempo di trasferimento sia con il mezzo collettivo sia con il mezzo individuale, tra ciascuna delle quattro aree ed i seguenti punti dell'area urbana di Torino: a. Torino centro (intorno di Porta Nuova) b. zona del maggior addensamento delle facoltà scientifiche (corso Massimo d'Azeglio ed intorno) c. Facoltà di Ingegneria (corso Duca degli Abruzzi).
I tempi così determinati potrebbero, in futuro, subire modificazioni apprezzabili solo in relazione ad una sostanziale diversa politica per il mezzo collettivo nell'area urbana di Torino; ma le posizioni relative non dovrebbero subire apprezzabili modificazioni.
Posto quanto sopra, si ottiene il seguente risultato: con il mezzo pubblico punto di località località partenza più vicina al secondo posto Torino centro Stupinigi Quadrati sud-est C.so M. Stupinigi Santena/Quadrati D'Azeglio sud-est Facoltà di Stupinigi Quadrati ingegneria sud-est con il mezzo individuale punto di località località partenza più vicina al secondo posto Torino centro Stupinigi Santena/Quadrati sud-est La Mandria C.so M. Santena/ Quadrati D'Azeglio Stupinigi La Mandria Sud-est Facoltà di Stupinigi Santena/Quadrati ingegneria sud-est La Mandria Questo risultato fa emergere la posizione privilegiata della zona di Stupinigi sud est, in ordine alla quale si aggiunge che, più delle altre risponde ai requisiti, fin dall'inizio messi in evidenza, di una integrazione al tessuto urbano di Torino e, al tempo stesso, di disponibilità di ambiente agricolo atto ad accogliere i laboratori necessari alle due facoltà.
Appresi i risultati dell'analisi, il Rettore ed i Presidi delle facoltà interessate hanno chiesto di fare riferimento alle localizzazioni già decise da parte dell'Università, e precisamente della localizzazione del Centro Sperimentale Agrario in Comune di Carmagnola e del Laboratorio di meccanizzazione agricola del CNR in località Cascina di "Prato fiorito" situata al di là della proprietà dell'Ordine Mauriziano, in direzione di Pinerolo.
Sulla base di quanto sopra, il Rettore ed i Presidi delle facoltà interessate ritengono che l'area di Stupinigi sud-est sia la più idonea di tutte per l'insediamento delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria.
3. Valutazioni e proposte conclusive La opzione per l'area di Stupinigi, collegando più strettamente le due Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria con le strutture universitarie torinesi, ne rappresenta in modo più significativo e funzionale l'appartenenza, mentre consente di dare una soluzione soddisfacente ai diversi problemi delle due facoltà.
Ciò è particolarmente importante se si considera che, almeno in un prossimo futuro, non sembra conveniente ipotizzare la riproduzione di Facoltà similari presso le altre Università del Piemonte.
Il trasferimento delle due facoltà a Stupinigi ovviamente dovrà avvenire nel pieno rispetto delle esigenze ambientali e paesaggistiche dell' area, che nel suo insieme è assai rilevante dal punto di vista artistico e naturale.
La localizzazione delle due facoltà nella area di Stupinigi potrebbe prestarsi a due diverse soluzioni ubicazionali. La prima di esse potrebbe contemplare l'utilizzo di alcuni corpi a destinazione rustica che necessitano di urgenti interventi di risanamento e riattivazione minacciati come sono da processi degenerativi assai avanzati.
La seconda ubicazione potrebbe aver luogo nella zona sud est dell'area in esame in adiacenza agli attuali impianti ippici.
Quest'ultima soluzione risulterebbe sufficientemente lontana da complessi monumentali in modo da non creare difficoltà sotto l'aspetto della coesistenza di fabbricati a carattere storico monumentale con nuovi impianti edilizi. Inoltre quest'area si troverebbe adiacente alla linea ferroviaria Torino-Pinerolo la cui prevedibile concessione in utilizzo metropolitano inserirebbe le Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria più strettamente con il nucleo universitario centrale.
Da parte dell'Università il Rettore, dopo un sopralluogo tecnico, ha espresso la preferenza per l'area sud est.
Ad ogni modo i problemi di ubicazione potranno essere immediatamente esaminati una volta operata la scelta sulla localizzazione che l'Intercommissione propone per il trasferimento delle due facoltà.
La localizzazione di Stupinigi, dal punto di vista urbanistico, pu costituire un importante fattore di rivitalizzazione dell'area, tale da concorrere a qualificarla in senso culturalmente più omogeneo con i notevoli monumenti in essa esistenti.
A questo proposito l'Intercommissione è dell'avviso che il problema dell'insediamento delle due facoltà nell'area di Stupinigi possa riprodurre in una luce nuova tutto il problema della destinazione definitiva da dare all'intera area.
Nel suo insieme essa dovrebbe costituire l'espressione e l'occasione di attività culturali di rilievo aperte a tutti e particolarmente agli studenti.
Da questo punto di vista l'acquisizione dell'intera area da parte della Regione potrebbe consentire, per esempio, anche la realizzazione di un grandioso orto botanico di impostazione moderna con strutture essenzialmente paesaggistiche che, accanto a collezioni di piante, ospiti anche la ricostruzione di ambienti naturali.
Altra iniziativa potrebbe essere la realizzazione di uno zoo-safari con la ricostruzione nella misura possibile dell'habitat naturale dei vari gruppi di animali in libertà.
Secondo un'idea già approfondita dal Sig. Terni, attuale direttore dello zoo di Torino, e già proposta all'Amministrazione comunale di Torino la iniziativa dovrebbe raggruppare al centro la fauna europea con diramazioni stellari distintamente dedicate alla fauna dei vari continenti.
E' inutile dire che simile iniziativa, oltre a favorire la conservazione e la riproduzione di specie altrimenti destinate ad una rapida estinzione sarebbe di notevole utilità per tutta la comunità piemontese.
A proposito delle due suddette eventuali iniziative l'Intercommissione offre all'esame del Consiglio e della Giunta due distinti progetti, il primo del prof. Bruno Peyronel l'altro presentato dal sig. Terni, attuale direttore dello zoo di Torino (ved. All. n. 6 - 7).
In ogni caso l'Intercommissione, oltre alla richiesta valutazione in merito al decentramento delle Facoltà di Agraria e Veterinaria, si permette di prospettare al Consiglio di deliberare l'acquisizione dell'intera area di Stupinigi mediante una unica trattativa con l'Ordine Mauriziano.
L'Università potrebbe da parte sua acquisire nel contempo quanto le occorre.
Il provvedimento di completa acquisizione assolverebbe per intanto alla funzione di mantenere integro per una conveniente destinazione pubblica quanto rimane dell'intero comprensorio di Stupinigi.
Sempre a norma dell'ordine del giorno dell'8 maggio 1973 l'Intercommissione si è riunita con la partecipazione del Presidente della Regione al fine di acquisire preventivamente il parere della Giunta rispetto al trasferimento delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria in rapporto ai problemi della programmazione regionale territoriale e universitaria.
Il Presidente Oberto ha espresso il suo consenso circa le proposte dell'Intercommissione, in primo luogo circa il trasferimento nell'area di Stupinigi delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria e in secondo luogo circa l'acquisizione dell'intera area di Stupinigi da parte della Regione nel quadro di una politica per il verde a destinazione pubblica.
Da parte dell'Università si conferma la disponibilità di 360 milioni per l'acquisto dell'area interessata al trasferimento delle due facoltà.
Tale somma è l'avanzo dello stanziamento di un miliardo e quattrocento milioni relativo al primo lotto di edilizia dipartimentale del piano triennale della legge 641 del 28 luglio 1967.
L'Intercommissione nel concludere i suoi lavori in merito al trasferimento delle Facoltà di Agraria e Veterinaria lascia aperto a determinazioni più precise quanto concerne le modalità di acquisizione dell'area di Stupinigi, le forme di partecipazione da parte dell'Università per l'acquisizione della superficie che le occorre, la definizione delle scelte ubicative e infine la definizione circa l'utilizzo ad uso collettivo dell'intera area, pur presentando all'esame del Consiglio e della Giunta alcune idee a questo riguardo.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 12,30 riprende alle ore 12,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende. Ha la parola il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Prendo la parola per esprimere la nostra adesione ai contenuti della relazione formulata dall'Assessore Conti, adesione che è largamente motivata dal lavoro che è stato svolto concordemente all'interno dell'Intercommissione. Voglio sottolineare l'impegno positivo e l'attenzione portata appunto dal relatore nel tener conto del tipo di espressione che il collettivo della Intercommissione ha promosso nell'anno di impegno attorno a questo problema; la relazione riflette, oltre a ci anche la positività dell'intervento dell'Intercommissione.
Il rapporto stabilito con l'Università è stato estremamente positivo ed ha consentito di superare alcune incertezze e incomprensioni iniziali, per approdare ad una soluzione che vede concordi sia l'Università che la Regione. Il rapporto positivo che l'Intercommissione ha stabilito con la Giunta, nella fase conclusiva, e la presenza del Presidente della Giunta ai lavori dell'Intercommissione, hanno consentito di dare concretezza al lavoro svolto nei mesi precedenti. Quindi sotto questo profilo oltre a quello dei contenuti, anche per quanto concerne le procedure e il metodo sento di dover sottolineare come estremamente positivo il lavoro che l'Intercommissione ha svolto attorno a questo problema.
Voglio sottolineare qui con soddisfazione il fatto che si sia approdato ad una proposta positiva, come quella espressa dalla relazione del prof.
Conti; proposta che è partita, in termini molto generici, puramente indicativi, da quel dibattito che avevamo promosso in Consiglio attorno ai problemi delle strutture del verde per l'area metropolitana, e nel corso del quale il mio Gruppo aveva formulata l'esigenza di vedere la soluzione del problema dei parchi, integrata alla soluzione dei problemi insediativi della Facoltà di Agraria e Veterinaria, che avevano proposto come soluzione la localizzazione di Santena.
Ribadisco, semplicemente per dare testimonianza della nostra posizione favorevole, il contenuto della relazione che fa riferimento alla localizzazione di Stupinigi per Agraria e Veterinaria, come appendice, e non estranea, della struttura universitaria che nel tessuto urbano torinese è collocata e dovrà trovare occasione di riorganizzazione e di ristrutturazione.
Già in Commissione abbiamo detto che la scelta di Stupinigi per Agraria e Veterinaria, si giustifica per la stretta integrazione che quest'area ha con il resto della conurbazione torinese, intesa anche come baricentro di tutti i movimenti che avvengono all'interno del comprensorio torinese se non addirittura dell'intera regione; si giustifica anche con il fatto che Stupinigi è all'estremo di un asse che dal centro storico si protende attraverso alla zona delle caserme che ci sono attorno a Piazza d'Armi e dall'Ospizio dei Poveri Vecchi, che possono in un prossimo futuro essere considerati punto di riferimento per una riconversione d'uso, di aree e di edifici a favore delle esigenze di ristrutturazione edilizia dell'Università.
Questa indicazione, molto generica che io stesso ho dato sia in Commissione che in Consiglio altre volte, ha già trovato dei consensi all'interno dell'Università, e quindi riteniamo che la premessa di localizzazione della Facoltà di Agraria e di Veterinaria a Stupinigi debba essere considerato un passo verso la riorganizzazione delle strutture edilizie dell'Università di Torino che tenga conto della disponibilità di edifici e di aree esistenti nella città (come quelle delle caserme situate attorno a Piazza d'Armi e dell'attuale Ospizio dei Poveri Vecchi, che non può essere ancora utilizzato ai fini dell'assistenza agli anziani).
Con questa azione che riguarda la Facoltà di Agraria e Veterinaria diamo un primo segno dell'impegno della Regione per facilitare l'intera riorganizzazione e ristrutturazione della Università torinese, e anche la sua possibile duplicazione, da mantenere all'interno del tessuto urbano torinese.
Dicendo questo sottolineo anche il fatto che la scelta di Agraria e Veterinaria per Stupinigi deve essere limitata a queste Facoltà, non deve essere la premessa per la costituzione di un'Università torinese in quelle aree; non lo consentirebbe - oltre le ragioni di merito che ho detto prima il legame tra Università e tessuto urbano che abbiamo dichiarato di perseguire. D'altra parte nelle aree di Stupinigi si possono promuovere degli insediamenti, ma con oculatezza e in termini limitati; quelli di Agraria e Veterinaria per le loro caratteristiche qualitative, per la loro stessa dimensione, possono essere compatibili con le esigenze di salvaguardia dell'ambiente monumentale e ambientale di Stupinigi, mentre non potrebbero essere compatibili insediamenti di più larga portata, di più larga dimensione.
Detto questo credo che dovremo portare particolare attenzione (la relazione fra due ipotesi di insediamento) all'opportunità di sfruttare l'insediamento di Agraria e Veterinaria, anche nel senso di ricuperare gli edifici rurali che stanno prima della palazzina di caccia; edifici di per sé di modesta portata dal punto di vista monumentale, ma strettamente connessi all'ambiente storico e monumentale della palazzina di Stupinigi l'integrazione tra la palazzina e gli edifici rurali costituisce un'unità ambientale unica. Sarebbe opportuno recuperarli destinandoli alle stesse funzioni richieste dalle attività delle facoltà di Agraria e Veterinaria anche se non solo a quegli edifici si deve fare riferimento per la sistemazione di Agraria e Veterinaria. Le due Facoltà possono ricuperare l'uso di questi edifici rurali, e attraverso il loro uso, conservarli e salvaguardarli nel loro significato e valore di premessa ambientale alla palazzina di Stupinigi. Valutata positivamente in Commissione, con la presenza del Presidente della Giunta, la relazione che l'Assessore Conti ci ha formulata e ribadito qui nel giudizio unanime, il Consiglio e la Giunta devono impegnarsi a dare concreta soluzione a questa indicazione, non fermandosi ad una semplice manifestazione di opinione, ma operando perch diventi un fatto concreto in tempi brevi. L'impegno assunto dalla Regione di acquisire l'intero parco di Stupinigi per una funzione ricreativa e culturale, deve costituire l'elemento che unisce l'iniziativa della Regione a quella dell'Università per la Facoltà di Agraria e Veterinaria. La Regione deve farsi carico di una trattativa unitaria, indipendentemente dai rapporti tra Regione e Università, che porti ad acquisire alla Regione l'intero parco di Stupinigi, trasmettendo le parti indicate dalla relazione del prof. Conti all'Università. Sotto questo profilo quindi, da parte nostra c'è una richiesta di impegno alla Giunta di procedere concretamente all'acquisizione dell'intero parco. Condividiamo l'ipotesi di vedere anche l'organizzazione del parco di Stupinigi collegata, per quanto è possibile all'attività delle Facoltà di Agraria e Veterinaria, e ci pare estremamente positiva l'indicazione della costituzione di un Orto botanico di superficie consistente, e con possibilità, dal punto di vista della vegetazione, di condurre esperimenti e di produrre impianti di valore scientifico. Siamo più incerti circa la proposta dello Zoo-Safari per l'ambiguità che indicazioni come questa assumono, più pubblicitarie e proprie della industria della ricreazione consumistica che di attività culturali, ma è certo che un'organizzazione del parco che veda presenti le Facoltà di Agraria e Veterinaria può anche fare giustizia di indicazioni che oggi hanno significati mistificatori e riportare il parco ad uso culturale, sia dal punto di vista botanico sia zoologico.
Gli impegni che sono stati assunti nel passato in direzione dell'acquisizione di Stupinigi, e quelli che oggi verranno assunti approvando la relazione dell'Intercommissione fatta dal relatore Conti devono essere uno dei vincoli a cui deve attenersi la formulazione del piano territoriale di coordinamento; approvando queste indicazioni di fatto definiamo degli obiettivi che dovranno essere assunti dal piano territoriale di coordinamento.
Quindi, ritenendo positivo il lavoro dell'Intercommissione, il metodo i rapporti stabiliti con l'Università e con la Giunta, approviamo solidalmente, come abbiamo fatto durante i lavori della Commissione soprattutto nell'ultima fase conclusiva, i contenuti della relazione del prof. Conti.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Calsolaro che l'ha chiesta vorrei fare una comunicazione che mi è giunta adesso: "Bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1974. Ai sensi e per tutti gli effetti dell'art. 127 della Costituzione appongo il visto sulla legge regionale concernente bilancio di previsione per l'anno finanziario 1974.
Comunico altresì il consenso del Governo alla dichiarazione d'urgenza della legge in parola".
Il bilancio è approvato: mi pare che interessi tutto il Consiglio.
La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

La relazione del Consigliere Conti sulla localizzazione delle Facoltà di Agraria e di Veterinaria ci trova sostanzialmente concordi.
Si tratta, evidentemente, solo di uno stralcio di quella più ampia relazione che la Intercommissione dovrà presentare al Consiglio su tutto il complesso organico del decentramento universitario.
Ancora una volta vogliamo riferirci al fatto positivo del rapporto stabile di collaborazione e di comune ricerca delle soluzioni più opportune e più idonee tra Regione e Università, che con la presa di posizione sui problemi universitari da parte del Consiglio Regionale e ormai largamente acquisito e non più contestato.
Mi sembra che con la presentazione di questa relazione sia stato anche definitivamente allontanato il sospetto che era stato avanzato al tempo del progettato insediamento delle due facoltà a Santena: che da esso cioè si potesse trovare lo spunto o il pretesto per creare attorno ad Agraria e a Veterinaria le premesse di una seconda università torinese in contrasto con le decisioni politiche assunte dal Consiglio Regionale. Ancora una volta viene invece affermato il principio che il problema della ristrutturazione dell'Università di Torino, pur se connesso, è tuttavia distinto da quello degli altri insediamenti universitari nella Regione; e che l'area indicata rappresenta semplicemente la soluzione dei problemi realisticamente innegabili di due facoltà la cui collocazione deve essere necessariamente decentrata e per le quali non si pone neppure il problema del raddoppio.
Infine che la soluzione che oggi viene adottata non ha alcun riferimento con la seconda università torinese. Dobbiamo anche rilevare - tuttavia che l'esigenza di studiare e di pianificare le localizzazioni per tutto il sistema universitario torinese è ormai diventata di una urgenza assoluta anche in considerazione dei compiti che in materia sono attribuiti dalla legge alla Regione.
Riteniamo fondate le ragioni che sono state poste a base di una soluzione che colloca la sede delle due facoltà ai margini dell'ambito urbano, sia per la possibilità di disporre in prossimità di esse di aree di sperimentazione e di un'azienda agricola, sia per consentire agli studenti la presenza di condizioni ambientali che riproducano quelle nelle quali saranno poi chiamati ad operare.
Le due relazioni di contorno - relative alla eventuale istituzione di un orto botanico e di uno zoo-safari - costituiscono indubbiamente un utile completamento di un quadro di insieme della futura localizzazione che potrà raggiungere lo scopo di legare l'istituzione universitaria ad iniziative collegate, destinate alla promozione culturale della collettività.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

Prendo la parola anche perché il Presidente della Giunta nella seduta precedente, nelle sue comunicazioni sul Centro di calcolo aveva rivolto sollecitazioni implicite circa la relazione più generale sul decentramento...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non implicite, esplicite.



BESATE Piero

Io le ho colte come implicite, comunque diciamo pure esplicite.
Mi pare che debba essere dato atto al relatore Conti di avere svolto un lavoro molto complesso oltre che di alto livello. E' la terza relazione (forse non ci si ricorda sempre di questo) che l'Intercommissione presenta al Consiglio: la prima, generale, del maggio 1973; quella odierna sul trasferimento di Agraria e Veterinaria e quella sul centro di calcolo sistema regionale di informazione. Altri atti attendono il Consiglio, in particolare abbiamo ragione di ritenere che quanto prima si sarà in grado di fornire al Consiglio la relazione sulle localizzazioni delle nuove Università in Piemonte, dopo di che proseguirà il lavoro di ristrutturazione dell'Università di Torino, di cui si è molto parlato, in rapporto alla creazione del sistema universitario regionale, nel recente convegno che si è tenuto al Palazzo Nuovo al quale sono intervenuti il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta Regionale, numerosi Consiglieri; infine dovremo sentire le determinazioni della Giunta sul centro di calcolo, sistema regionale di informazione e su come andrà in porto la complessa operazione che coinvolge anche la destinazione di Stupinigi.
Si tratta di un'attività che è diventata permanente, non occasionale quella riferita al sistema universitario. Eravamo partiti nel '71 con un ordine del giorno firmato da tutti i Gruppi se vi ricordate - in sede di approvazione del parere sul decreto delegato per la formazione professionale - nel quale avevamo individuato la Regione come interlocutore politico dell'Università. Da quell'idea in generale si è andati più al particolare: intanto con la legge 580 si è venuti a riconoscere alle Regioni funzioni specifiche in ordine alla pianificazione, alla programmazione, tenuto conto della determinazione dei corsi di laurea che devono essere presenti nelle singole Università e noi diciamo nel sistema universitario regionale piemontese.
Detto questo credo occorre avere anche presenti alcuni elementi che sono emersi da dibattiti attorno all'Università di Torino e del Piemonte che andranno sicuramente approfonditi, senza di che sarebbe impossibile fare passi avanti importanti. Mi riferisco ad esempio al dibattito sulla Facoltà di Medicina e sulle cliniche universitarie ormai aperto in Piemonte che riguarda anche il sistema sanitario regionale. Non sono cose che la Regione può ignorare, anzi, non deve e certamente non le ignorerà perch coinvolge entrambi gli elementi: politica sanitaria e politica universitaria.
In particolare per quanto riguarda agraria e veterinaria il dibattito fatto precedentemente è da ritenere un primo passo di natura logistica che non concerne soltanto il sistema universitario piemontese, ma anche la ristrutturazione della Università di Torino perché si libereranno i locali di Corso M. D'Azeglio, c'è l'utilizzazione dell'area dell'ex casermone, c'è il trasferimento di altre Facoltà, la costruzione di altri corpi di fabbricati; ma non si tratta soltanto di problemi logistici e di capienza si tratta soprattutto di funzioni dell'Università e del suo interno. Nella relazione dell'Assessore Conti, infatti, c'è un passo in cui si rileva (e lo si rileva perché è stato accertato insieme con i diretti interessati docenti e studenti) che ad esempio Facoltà come Agraria e Veterinaria, pur così simili, pur così affini per il campo operativo, non hanno alcun collegamento nella loro attività, nei loro studi, per cui l'interdisciplinarietà non è tanto questione di vicinanza di locali, di istituti di cui l'uno ignora ciò che fa l'altro, anche se sono porta a porta, ma è una nuova concezione della funzione dell'Università, dei suoi contenuti, del suo modo di essere, del suo Governo, della partecipazione dall'esterno all'Università e dall'Università all'esterno.
Si tratta di problemi grossi che sono materia di dibattito ma devono essere anche materia di decisioni abbastanza rapide. La legge 580 dice che le Regioni al più tardi entro il 31 ottobre devono esprimere il loro parere, e questo parere noi lo vogliamo dare come progetto globale di sistema universitario piemontese al Ministero e quindi al Governo perch presenti al Parlamento, per le approvazioni finali, il proprio parere sulle istituzioni di nuove Università, di nuove Facoltà, di nuovi corsi di laurea o di modificazione dei corsi di laurea esistenti. Quindi ci sono anche scadenze che devono essere rispettate, ma soprattutto scadenze dettate da una realtà che non può più essere rinviata per quanto riguarda le determinazioni che la concernono.
Ecco allora che, mentre da una parte abbiamo tutti questi problemi, si tratta di vedere, a cominciare da Agraria e Veterinaria oltre a tutti gli adempimenti da attuare con l'Ordine Mauriziano e con gli interessati al problema, come si va a collegare ad esempio la nuova funzione di Agraria e Veterinaria in Piemonte in rapporto allo sviluppo e alle scelte politiche della agricoltura piemontese. Abbiamo fatto delle leggi, altre saranno fatte, altre sono proposte e in corso di determinazione. Ci deve essere un rapporto diretto continuo tra la realtà sociale, produttiva agricola, la cultura, la scienza a livello universitario e la ricerca. Questo è un campo nuovo che deve essere approfondito in tutti i suoi aspetti, che fa uscire la scienza e la cultura dal così detto tempio e le collega alla realtà ricevendone sicuramente, come del resto è ritenuto dagli stessi interessati docenti e soprattutto studenti, un contributo positivo di rinnovamento e di riqualificazione. Queste cose volevo dire a conferma di quanto detto dal relatore e dal collega Rivalta anche per quanto riguarda le aspettative della Giunta nei confronti dell'Intercommissione, ma anche dei Consiglieri e della comunità regionale che salgono verso la Regione, verso l'insieme delle istituzioni che devono operare e decidere in ordine al sistema universitario piemontese.



PRESIDENTE

E' pervenuto alla Presidenza il seguente ordine del giorno firmato Garabello, Vera, Bianchi, Rivalta, Calsolaro, Fassino: "Il Consiglio Regionale del Piemonte udita la relazione sulla localizzazione delle Facoltà di Agraria e Veterinaria predisposta dal gruppo di lavoro Intercommissione sui problemi dell'Università constatata l'aderenza della relazione alle proprie decisioni assunte sull'argomento preso atto dell'adesione portata, in sede di gruppo di lavoro Intercommissione, dal Presidente della Giunta Regionale approva la relazione del gruppo di lavoro Intercommissione in merito alla localizzazione a Stupinigi delle Facoltà di Agraria e di Medicina Veterinaria dà mandato alla Giunta Regionale: 1) di stabilire le intese operative con gli organi di amministrazione dell'Università per l'acquisizione dell'area necessaria per detta localizzazione 2) di riprendere i contatti con gli organi di amministrazione dell'Ordine Mauriziano per l'acquisizione al patrimonio della Regione dell'intero parco di Stupinigi 3) di approfondire le proposte contenute nella relazione per l'attuazione di iniziative complementari, culturalmente omogenee, atte a valorizzare il futuro parco regionale".
Chi intende approvare l'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Vorrei ricordare che il Consiglio è convocato per domani alle 15 perch oggi si riunisce il Consiglio Provinciale e non possiamo continuare.
La legge 106 mi è stato detto dai presentatori che viene ritirata e riportata in Commissione per essere esaminata con la proposta di legge che la Giunta ha presentato sulla materia.
Domani passeremo le interpellanze e interrogazioni e l'esame dei progetti di legge 90, 147 e 150 sul turismo (quest'ultimo sarà un po' lungo).



RASCHIO Luciano

Non si può passare prima la legge e poi le interrogazioni e interpellanze?



PRESIDENTE

Ci sono interpellanze e interrogazioni che si trascinano da tempo e i Capigruppo hanno stabilito che se al momento della risposta mancano l'interpellante o l'interrogante si dà risposta scritta.



RASCHIO Luciano

Non vorrei che la legge venisse soffocata.



PRESIDENTE

No no, ma poiché stamani le interrogazioni non sono state discusse, le discuteremo domani.
Passiamo alle interrogazioni ed interpellanze pervenute.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


FRANZI Piero, Segretario

I Consiglieri Soldano, Visone e Zanone interrogano il Presidente della Giunta sul Museo Egizio di Torino.
I Consiglieri Bertorello e Menozzi interrogano in via d'urgenza il Presidente della Giunta e l'Assessore all'Agricoltura sulle disposizioni che intendono dare agli uffici che esamineranno le domande di contributi. Il Consigliere Nesi interroga il Presidente della Giunta per sapere se è a conoscenza che la SAGAT ha deliberato di affidare l'incarico della costruzione della pista ad un progettista privato.
I Consiglieri Rivalta, Ferraris e Bono interrogano il Presidente della Giunta sul progetto di un villaggio residenziale per roulottes che la S.p.A. SOL &VERDE intende realizzare nel territorio dei Comuni di Pinerolo e Osasca.
I Consiglieri Rivalta e Marchesotti interrogano il Presidente della Giunta, sulle ragioni della mancata approvazione dell'Assessorato all'urbanistica del P.R.G.C. del Comune di Acqui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Visone.



VISONE Carlo

Dato che il Presidente della Giunta aveva risposto precedentemente ad un'interpellanza mia e di altri colleghi, dichiaro che mi ritengo soddisfatto, anche a nome degli altri firmatari. Pregherei solo il Presidente, in una delle sue comunicazioni, di aggiornarci sulla visita alla direzione del Museo.



PRESIDENTE

Va bene. La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.15)



< torna indietro