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Dettaglio seduta n.24 del 25/01/71 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Su richiesta di alcuni gruppi la seduta dovrebbe essere sospesa per mezz'ora; non vi sono difficoltà, perciò riprenderemo alle ore 16,30.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16 riprende alle ore 17,30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

Prego un Segretario Consigliere di dare lettura del verbale della precedente seduta.



MENOZZI Stanislao, Segretario



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni il verbale si intende approvato.
Non ve ne sono: è approvato all'unanimità.


Argomento: Commemorazioni

Cordoglio del Consiglio Regionale per le vittime del fatto di sangue di Novi Ligure


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, prima di passare al secondo punto all'o.d.g.
desidero esprimere la viva riprovazione del Consiglio Regionale per il fatto di sangue che si è verificato oggi alla stazione ferroviaria di Novi Ligure dove tre Carabinieri sono rimasti uccisi nel corso di un tentativo di fuga di alcuni detenuti ai quali i Carabinieri stessi avevano consentito di uscire dal cellulare per poter passeggiare sul marciapiede della stazione. Questi episodi di sangue che si vanno ripetendo, sia nei rapporti privati sia per sostenere delle cause politiche, stanno diventando sempre più gravi e caratterizzano la vita della nostra società facendo considerare il delitto di sangue come un fatto di ordinaria amministrazione nei rapporti sociali fra gli italiani.
Io credo di interpretare anche il pensiero del Consiglio Regionale esprimendo la nostra comune deplorazione e richiamando l'attenzione della pubblica opinione su una situazione che sta diventando sempre più grave e che mette a repentaglio valori ai quali noi continuiamo ad essere affezionati, cioè il valore di una convivenza democratica e civile fra i cittadini della nostra nazione che non può consentire in nessun momento e per nessuna ragione, di considerare che la soluzione violenta delle divergenze di carattere privato o pubblico sia normale in un regime democratico. Desidero a questo riguardo richiamare anche fatti di teppismo politico che si sono verificati in quest'ultimo periodo anche nella città di Torino, nei confronti dei quali voglio ribadire la viva e solenne recriminazione e deplorazione della nostra assemblea.
A nome del Consiglio Regionale desidero anche inviare alle famiglie dei Carabinieri che sono caduti nell'esercizio del loro dovere, le più vive condoglianze.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale (Discussione e rinvio)


PRESIDENTE

Il secondo punto all'o.d.g. reca "Elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale".
La procedura relativa a questa elezione è stata resa nota al Consiglio Regionale nella seduta precedente e sui termini di questa procedura concordati in una riunione dei capi gruppo, non vi sono state osservazioni quindi si intende che sia stata adottata. Desidero però ricordarne più chiaramente i termini e le ragioni, perché siamo ormai in tema di elezione del Presidente e della Giunta.
La situazione legislativa relativa a questa materia pone in contrasto su alcune questioni, lo Statuto della nostra Regione con la legge n. 62 del 1963.
La legge n. 1084 del 23/12/1970 ha mantenuto in vigore la parte della legge 10/2/1953, n. 62, relativa all'elezione del Presidente e della Giunta, fino all'entrata in vigore dello Statuto. Per l'elezione del Presidente e della Giunta, nell'attuale situazione legislativa, si è concordata con i capi Gruppo nella riunione del 12/1/1971 una particolare procedura che armonizzi legge n. 62 e Statuto. Di tale procedura è stata data notizia al Consiglio - senza che fossero avanzate osservazioni il 19 gennaio.
Preciso ora meglio i termini giuridici di tale procedura che risulta articolata come segue: presentazione del documento previsto dall'art. 32 comma secondo dello Statuto (aspetto non previsto ma nemmeno in contrasto con legge n. 62) e sua discussione da parte del Consiglio insieme al documento può anche essere annunciato il nome del Presidente e la lista degli Assessori (vi è un precedente a questo riguardo nell'elezione della prima Giunta piemontese quando il capo Gruppo del partito di maggioranza relativa, prima della votazione, propose la candidatura di un membro del Consiglio a Presidente della Regione e di sedici candidati alle cariche di Assessori effettivi e supplenti) il numero degli Assessori, qualora la scelta sia di dieci, non è in contrasto con la legge n. 62, che prevede una Giunta composta da 10 a 12 assessori effettivi, ne con lo Statuto che prevede una Giunta composta da 8 a 10 Assessori. Si tratta cioè del numero minimo di Assessori effettivi consentiti dalla legge e del numero massimo di Assessori puri e semplici (la carica di Assessori supplenti non è prevista dal nostro Statuto) previsti dallo Statuto. Questa cifra di 10 permette quindi di contemperare al livello minimo e al livello massimo le esigenze dello Statuto con quelle della legge non si procede all'elezione degli Assessori supplenti: a questo proposito ritengo, anche con l'accordo dei capi Gruppo, che hanno con me valutato questa opportunità, di proporre al Consiglio di pronunciarsi formalmente sull'opportunità di non procedere a tale elezione, facendo così constare che in merito non vi sono obiezioni.
Desidero, anzi, a questo riguardo sentire subito dal Consiglio se qualcuno abbia obiezioni da sollevare rispetto alla proposta dei capi Gruppo di non procedere alla elezione di assessori supplenti. Non vi sono obiezioni quindi la proposta si può intendere approvata.
Proseguendo nell'indicazione della procedura preciso che: si può procedere alla votazione, per appello nominale, del documento (anche se l'art. 32 dello Statuto non lo richiede: si ottiene così di procedere comunque ad una votazione palese del tipo previsto dallo Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e degli assessori).
l'elezione del Presidente e quella della Giunta devono avvenire successivamente e a schede segrete, onde ottemperare al dettato degli artt.
23 e 27 della legge n. 62, in relazione alla suaccennata situazione legislativa e anche per il fatto che una legge più recente, quella del 1970, avendo confermato la validità dei Titoli III e IV della legge del 1953, ne rende ancora più imperativa l'applicazione fino all'entrata in vigore dello Statuto. In quel momento soltanto i Titoli III e IV verranno a decadere, ma fino a quel momento sono interamente in vigore, e non è quindi possibile, quando le norme dello Statuto siano in contrasto con quelle di questi titoli della legge del 1953, applicare uno Statuto che non ha ancora forza di legge e non applicare una legge il cui vigore, per i titoli III e IV, è stato riconfermato con una deliberazione dei due rami del Parlamento avvenuta alcune settimane or sono.
Per quanto attiene alla validità della seduta e alla maggioranza richiesta per l'elezione, stante il differente disposto della legge n. 62 e dello Statuto, conviene scegliere, in entrambi i casi, la norma più "rigida" dato che in essa è senz'altro contenuto, ad abundantiam, anche il disposto dell'altro testo. Quindi, per quanto riguarda la validità della seduta essa (per la prima seduta) deve essere di almeno due terzi dei Consiglieri assegnati (artt.23 e 27 legge n. 62), nulla disponendo, invece, in merito allo Statuto. Per quanto attiene invece alla maggioranza richiesta questa in prima votazione, deve essere, secondo quanto previsto dallo Statuto pari alla maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati alla Regione (mentre per la legge n. 62 è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti).
Ciò premesso dichiaro che non vi sono state e non vi sono obiezioni all'adozione della procedura sopraesposta che, come prima detto, è già stata annunciata nelle linee essenziali senza osservazioni al Consiglio il 19/1/1971.
Suggerisco ancora che il documento contenente le linee politiche e amministrative proponga anche la determinazione del numero degli Assessori (determinazione richiesta sia per la legge n. 62 - da 10 a 12 - sia per lo Statuto - da 8 a 10), affinché il Consiglio possa formalmente deliberare in merito. Comunico finalmente al Consiglio che fino a questo momento non mi sono pervenute proposte quali quelle contemplate dalle norme dello Statuto per dare l'avvio a questa procedura e cioè non è stato presentato alcun documento da un numero non inferiore a un terzo dei Consiglieri e non è stata presentata nessuna lista di candidati alla presidenza della Regione e alla formazione della Giunta.
Non so se vi siano proposte in questo senso. Vedo che nessuno alza la mano per formularle, quindi constato che fino a questo momento non vi sono le condizioni per iniziare la procedura che deve dare vita alla nuova Giunta Regionale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, a nome del gruppo dei P.S.I.
della D.C., del P.S.U. e del P.R.I. chiedo un rinvio di otto giorni dell'inizio della procedura di cui ella ha parlato. Questa è la richiesta ufficiale.
Adesso vorrei fare una dichiarazione a nome del P.S.I. Il Gruppo socialista non ha alcuna ragione di riserbo nel confermare che le ragioni per le quali chiediamo ancora alcuni giorni di tempo per iniziare il dibattito sull'elezione della Giunta e del suo Presidente, derivano dalla necessità di approfondire alcuni aspetti della collaborazione che non hanno ancora trovato una puntualizzazione esatta. Questi aspetti riguardano sia il programma della Giunta Regionale, sia la sua struttura. D'altra parte questo non deve meravigliare; quando facemmo la Giunta provvisoria, la costituimmo volutamente e dichiaratamente al solo scopo di fare uno Statuto avanzato e democratico e quindi senza un programma e dichiarammo che la struttura della Giunta stessa sarebbe stata rivista dopo l'approvazione dello Statuto.
Fatto lo Statuto, ci siamo accinti all'elaborazione di un programma che per quanto riguarda il nostro partito ha avuto fasi di creazione articolate e complesse, per la necessità di non fare alcunché di verticistico e non legato ai reali problemi della nostra Regione. E questo ha comportato la traccia di una prima bozza fatta da un collettivo di tecnici, la successiva approvazione della bozza stessa da parte di tutte le nostre organizzazioni periferiche e successivamente la definitiva approvazione da parte di una conferenza regionale che abbiamo avuto sabato e domenica scorsa. Si è trattato di tempi evidentemente abbastanza lunghi, ma che ci hanno permesso di fare un programma serio sul quale vogliamo verificare la volontà politica di tutti i Gruppi consiliari ed in particolare di quelli con i quali sono state iniziate trattative per fare la Giunta. D'altra parte riteniamo che, proprio perché la Regione Piemonte sarà la prima a darsi un programma strutturale organico, sia necessario avere un quadro globale di ciò che vogliamo fare e di come vogliamo farlo; ed a questo proposito diventano importanti la struttura della Giunta, la definizione dei rapporti nell'ambito della stessa e fra la Giunta ed il Consiglio Regionale. Così come diventa importante, nel momento in cui andremo a costituire i grandi enti dipendenti dalle Regioni, che dovranno essere gli strumenti nei quali si manifesta la volontà politica che la Regione esprimerà (intendo dire la Finanziaria pubblica, l'Ente di sviluppo in agricoltura, l'Ente trasporti la trasformazione dell'IRES) la definizione dei rapporti fra questi grandi enti, la Giunta e il Consiglio affinché non si ripetano, a livello regionale, quelle disfunzioni che con sempre maggiore frequenza vengono avvertite a livello nazionale fra il Parlamento, il Governo ed i grandi enti pubblici economici, disfunzioni che sono state giustamente e pubblicamente rilevate anche dal Segretario del nostro partito.
Si tratta di problemi difficili e complessi e noi riteniamo di avere il dovere e il diritto di farne partecipe l'opinione pubblica, poiché è giusto che i cittadini del Piemonte siano consapevoli che non si perde tempo con questioni da poco e perché tutta la grande problematica regionale non venga immiserita, come si tenta anche in questi giorni di fare da parte dei giornali di informazione, a problemi di posti di governo e di sottogoverno.
Signor Presidente, signori Consiglieri, mentre non abbiamo alcun timore a rendere pubbliche queste difficoltà, dobbiamo d'altra parte dire che il rinvio che abbiamo chiesto non è un rinvio sine die, o comunque a lunga scadenza; siamo consapevoli che la Regione non può stare tanto tempo senza essere governata, siamo anche consapevoli che le critiche di "disaffezione" (per usare una parola divenuta di moda in questi giorni dopo che l'ha inventata il Governatore della Banca d'Italia) potrebbero diventare, ad un certo momento, giuste. E per queste ragioni il Gruppo socialista ritiene che la data di otto giorni per la quale si chiede il rinvio per l'elezione della. Giunta e del suo Presidente, possa essere considerata una data definitiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fassino, ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri.
Per la verità anche noi, come molti altri, dopo aver sentito l'annuncio del nuovo rinvio, ci siamo posti la logica domanda: ma questa dilazione sarà dovuta veramente a cause tecniche, come ad esempio l'adeguamento dello Statuto circa il numero degli assessorati, o invece a cause politiche, come il mancato accordo sul programma o, per essere più precisi, sul "documento delineante le linee politiche ed amministrative" di cui all'art. 32 dello Statuto o la controversa ripartizione dei seggi della Giunta fra i quattro partiti di quella che dovrebbe essere (ed uso il condizionale perché al momento non c'è) la rinnovata maggioranza? Non spetta di certo a noi rispondere anche se ci pare doveroso e logico rilevare come in campo politico tutto dipenda proprio dal modo in cui agiscono, o hanno agito, o intendono agire gli uomini.
E' quindi la maggioranza, a nostro avviso, che deve guardare in se stessa, prima nei partiti che la formano e la sostengono e poi soprattutto nel suo partito più forte e per lealmente dichiarare in questa sede, che è quella più idonea, quali siano le reali cause di questo rinvio che rischia indubbiamente di porre la Regione Piemonte in coda alle altre, proprio dopo che il Consiglio regionale aveva provveduto, nei termini e con alacrità encomiabile, a varare ed approvare il proprio Statuto, quello che oltretutto, ora si sta inceppando nella Commissione Senatoriale e non certamente per colpa di parlamentari a suo tempo antiregionalisti.
D'altronde non si può parlare, come è stato fatto, di tempi brevi perch se vogliamo considerare i giorni che sono trascorsi da quando approvammo al termine di una lunga notte di discussioni il nostro statuto, non possiamo non rilevare come la gestazione della Giunta sia stata e sia, lunga interminabile.
Pensate, colleghi, - se mi consentite questo riferimento - che se la gestazione in parola raggiungesse i 117 giorni, ebbene essa corrisponderebbe a quella.., di una leonessa: forse ne potrebbe essere fiera Brescia, ma non altrettanto lo sarebbero di certo Torino, il Piemonte, la nostra gente seria e laboriosa! Ma non intendiamo essere troppo severi. Se, infatti, il ritardo si riducesse a pochi giorni e fosse motivato da una seria, comune intenzione di preparare un documento ponderato e concreto dal quale fossero bandite le solite vuote parole, purtroppo diventate tipiche di tante parti politiche del nostro paese e tanto deprecate ormai dall'opinione pubblica, ebbene, in questo caso, pur rilevandolo, il Gruppo liberale, a nome del quale parlo rinuncerebbe ancora a deplorarlo, anche perché obiettivamente va riconosciuto che restiamo fino ad oggi nei limiti dei quindici giorni previsti dalla legge 62 del 1953, altrimenti definita Legge Scelba, cui ha fatto riferimento il Presidente.
Con altrettanta obiettività il Gruppo Liberale condannerebbe i successivi eventuali rinvii che non troverebbero più alcuna giustificazione, non soltanto, ma diverrebbero un'implicita conferma che sono falliti gli scopi originali e che il tutto avrebbe la mera ed unica finalità di mantenimento del potere e del sottopotere da dividersi con una ripartizione mezzadrile con gli alleati... al momento ritenuti più utili! E questo non riusciremmo a tollerarlo. Noi vogliamo far sentire a chi ci guarda, a chi ci giudica, che siamo delle persone serie, che non intendiamo perdere e far perdere del tempo prezioso soprattutto in un momento così difficile, così delicato in cui è indispensabile che ciascuno metta tutta la propria buona volontà per contribuire lealmente ed attivamente alla costruzione di un qualche cosa di solido.
Ma prima di noi pretendiamo che questo faccia la maggioranza, perché è suo dovere farlo, operando con tempestività, con serietà senza ulteriori deprecabili indugi!



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, lo Statuto è stato approvato il 10 novembre, sono cioè esattamente due mesi e mezzo che la Giunta è, di fatto, dimissionaria; il suo Presidente l'ha detto più volte in sede di conferenza dei capi Gruppo. E dopo due mesi e mezzo di crisi dichiarata, ci si viene oggi a raccontare che non sono stati ancora approfonditi gli aspetti che devono dar luogo alla collaborazione fra i partiti di maggioranza. Codesti sono sofismi per mascherare la crisi politica che dilania il centro sinistra a livello regionale come a livello nazionale sono artifici per turare gli squarci e cercare di mantenere a galla la navicella.
Noi ci rendiamo conto, riconosciamo gli sforzi che il Presidente della Giunta in questi giorni deve compiere per comporre, mediare, contenere le fameliche esigenze dei partiti che compongono la sua maggioranza, cui si sommano le bramose avidità delle correnti e sottocorrenti che compongono il partito cui egli appartiene. Ci rendiamo conto di questo travaglio sul piano umano, ma non vogliamo che esso investa il Consiglio e la Regione non vogliamo che ciò accada e quindi denunciamo questi risibili pretesti cui si ricorre con funambolici equilibri per mascherare la volontà di sottrarsi alle proprie responsabilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Giovana. Ne ha facoltà.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, credo non si possa non guardare con estrema perplessità e con gravissima preoccupazione al fatto testè denunciato anche da altri colleghi - che siamo giunti a due mesi e mezzo dalla votazione dello Statuto con una non soluzione per ciò che riguarda il nuovo esecutivo della Regione Piemonte e, aggiungerei (e questo è un dato non trascurabile, anzi, estremamente rilevante) con un bilancio quanto mai passivo del lavoro del Consiglio e della Giunta.
Sono grato al collega Nesi di avermi indirettamente chiamato in causa con un'amabile polemica per avere stamane, nella riunione dei presidenti di gruppo, usato il termine, peraltro mutuato dal Governatore della Banca d'Italia Carli, il quale a sua volta l'ha usato ma in modo del tutto arbitrario e gratuito nei confronti dei lavoratori, di disaffezione al lavoro. Credo che se c'é stato un esempio macroscopico di disaffezione al lavoro è stato proprio quello fornito dalla Giunta che ha retto il governo (per modo di dire) della Regione Piemonte nel corso di questi mesi. E' un bilancio tristemente passivo sicché, dopo esserci reciprocamente complimentati per aver vinto il "giro del Piemonte" per ciò che riguardava lo Statuto, oggi siamo dei distaccati portatori d'acqua nel "giro d'Italia" per quanto riguarda la sistemazione e la concreta realizzazione degli strumenti con i quali dobbiamo entrare in opera per i compiti che lo Statuto stesso ci assegna. E' una situazione che non è mai stata di crisi tecnica, l'ho detto, altri colleghi di altre parti lo rilevarono, fin dal primo istante; non è mai esistito un problema di trapasso indolore fra la formazione della Giunta che abbiamo avuto all'inizio della vita del Consiglio e le prospettive per la nuova Giunta. Era chiarissimo come già nel modo di formazione di quella Giunta che allora io chiamai assembleare ci fossero tutti gli elementi di riscontro di una grave crisi politica nella quale interferiscono certamente anche gravi e direi non nobili problemi di sottogoverno. Era altrettanto chiaro, e lo è ancora più oggi il fatto che la crisi, le difficoltà di trovare un modo di componimento fra le forze del centro sinistra in sede piemontese, non è un fatto a sé stante della realtà regionale. Esso discende dalla condizione del centro sinistra come un fatto nazionale, formula che sopravvive alla morte effettiva del patto politico, all'inabilità dimostrata da queste forze contraenti il patto di trovare un comun denominatore per portare non dico alla soluzione i problemi del Paese, ma per avviarne qualcuno a sbocco in modo coerente e rispondente alle esigenze e alle richieste della popolazione. Ecco che quindi non ci si può nascondere dietro la crisi tecnica, non si può dire e mi duole doverlo rilevare, caro collega Nesi - che ci sono delle trattative non ancora messe a punto.
La verità è che c'é un'estrema difficoltà di far sopravvivere questa formula che è morta nella coscienza comune, che è morta come formula capace di reggere il governo della nazione, e quindi come tale è anche incapace di trovare dei componimenti nelle realtà periferiche del Paese. E non si pu sorvolare sul fatto che in questi due mesi e mezzo siamo vissuti in una condizione di ibernazione, per cui molti compiti che la Regione ha dovuto affrontare, sono stati in larga parte assolti, forse qualche volta persino con la preoccupazione di debordare dalle proprie competenze, dall'ufficio di presidenza. E voglio qui, in modo particolare dire che il Consiglio dovrebbe essere grato al Vice Presidente della Regione, collega Sanlorenzo il quale nel quadro dell'attività dell'ufficio di presidenza, ha fatto un lavoro infaticabile, estenuante, lavoro che quelli di noi che in questi mesi sono stati più vicini alle vicende della Regione, hanno avuto modo di valutare in tutto il suo peso, in tutta la sua importanza. Dall'altro lato invece, quelle che erano precise competenze della Giunta, se non altro nella esigenza di avviare un modo di collaborazione, di indagine, di ricerca, di preparazione collettiva ai problemi anche di invenzione strutturale che la Regione ci presenta come obblighi per farla camminare sono state ampiamente deficitarie quando non totalmente disattese.
Ecco che quindi le cose si fanno gravi, perché c'e ormai in Italia - è stato denunciato da più parti - un senso di riserva, di diffidenza portata all'estremo verso gli istituti elettivi. E direi che l'aspettativa, anche l'entusiasmo talora che ha sollevato in molti strati, specialmente dei lavoratori, l'elezione dei Consigli Regionali, ha avuto un significato perché per essi rappresentava l'avvicinarsi alle loro esigenze di quel lontanissimo governo che è sempre stato il governo di Roma, la sensazione che finalmente c'era qualche cosa di più vicino con cui parlare e che avrebbe realizzato, per loro, qualche cosa di concreto. Non solo questo non è avvenuto, ma oggi l'opinione pubblica, quelli che ci hanno mandati qua quali che siano gli strati sociali che ci hanno eletti, hanno il diritto e direi il dovere di chiederci che cosa abbiamo fatto dalla mattina in cui cessato di discutere sullo Statuto e votatolo, siamo rimasti pur sempre Consiglieri regionali.
Non abbiamo un bilancio che sia rispettabile, sotto il profilo dell'impegno conoscitivo, da presentare all'opinione pubblica, la quale ha il diritto di chiederci: chi siete, cosa fate, cosa ci state a fare, perch vi abbiamo mandati in quella sede? Non sono domande retoriche (io non amo fare - credo che i colleghi possano darmene atto - non amo fare delle tirate retoriche): ma credo siano le domande che ciascun di noi si sente fare quando incontra dei conoscenti soprattutto i lavoratori, la gente che ci ha mandati qui e che si aspettava qualche cosa, certo non dei fatti risolutivi ancora e neppure che noi marciassimo con dei poteri che non abbiamo, ma quanto meno la sensazione fisica del nostro impegno di lavoro. Questo non c'è stato. Voglio fare un solo esempio, proprio perché non riguarda un impegno preso da questo o da quel Gruppo, ma un impegno di cui si è fatta parte attiva la Giunta, ed è la commissione d'inchiesta per gli insediamenti industriali proposta dal Presidente della Giunta e alla quale sono stati associati Consiglieri di altri Gruppi.
Questa commissione si è riunita una sola volta quasi due mesi fa, ha preso all'unanimità delle decisioni che potevano avere una loro importanza se portate a compimento, sia pure in una fase di assenza di poteri specifici. Poi non si è più riunita, neppure per esaminare collettivamente la documentazione che la commissione stessa aveva deciso di acquisire onde potersi preparare al lavoro che le compete. Faccio questo solo esempio, ma ce ne sarebbero decine, per non dire centinaia di altri da portare.
Dunque, abbiamo ragione di essere preoccupati nel sentire sulle nostre spalle e su quelle dei colleghi dell'ipotetica maggioranza la responsabilità di ciò che non si è fatto e non si fa. Ed ecco perché non soltanto una condizione di questo genere esige una ferma e vigorosa protesta da parte nostra per le condizioni in cui il Consiglio è stato ed è lasciato, ma esige che si giunga rapidamente a delle conclusioni.
Si dice: stiamo discutendo fra partiti che dovrebbero comporre questo patto di alleanza per realizzare l'esecutivo della Regione Piemonte. Ma egregi colleghi, fin dal primo giorno si è parlato della volontà unanime di confrontarci sui problemi, di vedere i punti di accordo e di disaccordo, di fare delle verifiche politiche passando anche al di là degli steccati rigidi di partito per vedere in quale misura potevano esistere momenti di accettazione critica, riflessiva, delle proposte che la maggioranza poteva presentare alla minoranza. Tutto questo se avviene nel chiuso di una camera, non solo viola le prerogative fondamentali del Consiglio, lo spirito stesso dello Statuto come tutti quanti abbiamo dichiarato di concepirlo nel corso della sua approvazione, ma porta ad una contrattazione ad un livello che è vuoto di significato e che estrania dalla partecipazione ad un lavoro costruttivo la stragrande maggioranza dei Consiglieri presenti in quest'aula. Questa è una metodologia inaccettabile la quale di fatto alza degli steccati altissimi, impedisce un rapporto dialettico reale, prospetta al Consiglio l'eventualità di prendere atto di pacchetti contrattati nel chiuso di una stanza sui quali poi si svolgerà anche (per quanto ci compete lo faremo) un dibattito estremamente approfondito per poi procedere, come se nulla fosse stato detto anche dalle parti del Consiglio che non sono componenti della maggioranza. E' un modo per scoprire, nella forma la più chiara e la più evidente, la debolezza politica della formula come tale, debolezza che trascende i fatti piemontesi, ma è anche in questo quadro un modo di scoprire come questa formula si sbriciola sempre di più. E allora le liti, le difficoltà, i tira e molla, probabilmente avvengono a livello ancor più bassi nel quadro del baratto delle poltrone o della difficoltà di comporre la ricerca col bilancino di pesi fra le varie componenti che dovrebbero partecipare a questo patto di maggioranza.
Non si può andare avanti in questo modo. Ciascuno deve assumersi la propria responsabilità, devono essere espliciti, non solo per noi che siamo in quest'aula, ma per l'opinione pubblica, i motivi che impediscono al Consiglio di avere un esecutivo, a questo di funzionare, alle commissioni di essere create, in sostanza, alla Regione di funzionare. Noi non possiamo continuare in questa situazione di stallo, non possiamo rivederci qui periodicamente in attesa che i patti che dovrebbero stringersi vengano stretti, mentre l'istituto regionale perde, ogni giorno, di fronte all'opinione pubblica, il suo significato e mentre noi diventiamo giustamente, oggetto di critiche che colpiscono la nostra inerzia e il nostro fondamentale parassitismo consiliare.
Ritengo quindi non soltanto si debba fare questa vigorosa protesta che io ho cercato di portare per la mia parte, ma si debba fare un richiamo altrettanto fermo e vigoroso alle responsabilità di coloro i quali ritengono di possedere la maggioranza suscettibile di esprimere un esecutivo, non soltanto per i tempi e per i modi con i quali si deve arrivare alla formazione di questo esecutivo, ma per ciò che riguarda i contenuti della materia che deve formare il programma dell'esecutivo stesso. Tutti quanti siamo disponibili al dibattito, l'hanno detto tutti, e l'ha affermato anche il vice presidente Benzi nella dichiarazione che fece all'ultima riunione del Consiglio, siamo disponibili per un apporto delle varie parti consiliari. Ma perché ciò avvenga dobbiamo poter discutere e subito su programmi, su linee di orientamento. Non possiamo attendere che si crei in una stanza, attraverso patteggiamenti che non conosciamo, un documento biblico sul quale dovremo poi esercitare le nostre analisi e le nostre critiche.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Furia che è iscritto a parlare ho il rammarico di comunicare al Consiglio che il Consigliere Berti ha chiesto congedo per la morte del padre.
Desidero esprimergli, anche a nome del Consiglio, le nostre più profonde e sentite condoglianze.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Furia.



FURIA Giovanni

Signor Presidente, egregi Consiglieri, credo abbia fatto bene il Presidente della nostra assemblea a ricordarci la procedura sulla quale abbiamo concordato, già nella seduta precedente, e sulla quale confermiamo il nostro accordo. Del resto la discussione aperta non è sulla procedura che dobbiamo seguire per uscire da questa situazione, quanto invece sul fatto politico che si è determinato in rapporto alla proposta che ci è stata presentata dai partiti di centro sinistra di rinviare di otto giorni l'inizio della procedura; giacché, si dice, le trattative tra i partiti di centro sinistra non si sono concluse, sono anzi trattative molto difficili e ci si chiede addirittura se tra otto giorni sarà possibile, per opera di questi partiti, dare avvio ad una discussione sul programma. In rapporto a questo fatto politico, estremamente grave, noi vogliamo dichiarare intanto la nostra profonda preoccupazione, che dovrebbe del resto essere di tutti i Consiglieri regionali perché da qualche tempo a questa parte, da qualche settimana non stiamo certo rappresentando il nostro Consiglio Regionale agli occhi dell'opinione pubblica piemontese, come un Consiglio efficiente.
Noi non vogliamo però solo esprimere preoccupazione, ma vogliamo denunciare la situazione creatasi come ormai intollerabile, e nel fare ciò siamo molto severi. Il collega Fassino del P.L.I. diceva che i liberali non ritengono di dover essere, a questo momento, ancora molto severi, ma per quel che ci riguarda lo vogliamo essere. Per ciò che rappresentiamo come Partito Comunista nella realtà del Piemonte, per quel che il nostro partito significa in quanto rappresentante principale della classe operaia piemontese noi vogliamo dire con estrema forza che la situazione che si è determinata nella nostra Regione è sempre più intollerabile.
Quali sono gli elementi di fondo che ci portano ad esprimere questo giudizio? Ormai credo si sia fatta giustizia dell'affermazione secondo cui saremmo impegnati solo in una crisi tecnica, penso che nessuno più possa sostenere una cosa di questo genere, anche perché tra l'altro, se si fosse trattato solo di una crisi tecnica dopo il 10 novembre, approvato lo Statuto, nel giro di pochi giorni si sarebbe potuto risolverla. In realtà stiamo tutti constatando che questa crisi sta comportando giorni e giorni di riunioni, discussioni a non finire. Qualcuno ci ha persino detto: voi vi stupite tanto, gridate allo scandalo, però in fondo sono passati solo poco più di otto giorni dà quando si è aperta ufficialmente la crisi. A questo proposito dobbiamo essere invece molto chiari e dire che delle questioni che sono al centro della crisi in realtà discutiamo ormai da sette mesi; ci sono stati sette mesi di tempo per lavorare intorno a queste questioni. Ma anche se volessimo fermarci solo all'iter della crisi e cioè ai due mesi e mezzo di tempo, dobbiamo dire che due mesi e mezzo sono veramente molto. E poi, se dobbiamo approfondire il discorso e vedere che cosa è successo nel corso di questi mesi ci ritroviamo di fronte a dati sorprendenti. Dicevo prima che si poteva andare alla crisi subito dopo lo Statuto, non lo si è voluto fare, si è prospettata la crisi all'incirca a metà dicembre, il che non era parso molto opportuno perché ci avrebbe portato alla discussione alla fine del mese, si realizzò poi un accordo a livello della conferenza dei capi Gruppo perché la crisi fosse ufficialmente aperta il 4 gennaio. E' venuto il 4 gennaio e noi tutti ci siamo trovati con una Giunta che non rassegnava le dimissioni e non sapevamo per quali ragioni; abbiamo poi saputo, sotto sotto, che le ragioni consistevano nel fatto che il Presidente della Giunta Calleri, per ragioni di correttezza, diceva, nei confronti del P.S.U. che in quel momento era entrato in crisi e che era in attesa del proprio congresso, aveva ritenuto che tutto avrebbe dovuto essere rinviato sino all'inizio di febbraio. Noi abbiamo protestato anche perché tale atto, che poteva apparire, lì per lì, un atto di correttezza nei confronti di un partito, in verità era un atto di scorrettezza perch tendeva a salvaguardare una minoranza contro le decisioni che la maggioranza di quel partito era andata assumendo. Si è poi conclusa questa vicenda perché da parte dei compagni del P.S.I., da parte del P.R.I. e dello stesso P.S.U. si è detto che era necessario andare subito alla crisi e allora anche la D.C., o almeno il Presidente Calleri, ha dovuto convenire che la crisi non si poteva ulteriormente rinviare. Ci siamo andati l'8 gennaio. Le altre vicende le conosciamo tutti: siamo arrivati a stabilire per il 25 gennaio l'apertura del dibattito, Noi del resto, come gruppo consiliare comunista, valendoci di una precisa norma statutaria, avevamo già presentata una nostra richiesta con un quarto dei Consiglieri perch alla discussione si arrivasse al più presto. Siamo arrivati al 25 di gennaio con un nulla di fatto e con la richiesta di un nuovo rinvio, A me pare evidente che del tempo ne avete avuto, ma non vi è bastato. Se non vi è bastato, quali sono le ragioni? Se non è una crisi di carattere tecnico ma se, come appare evidente, è una crisi di carattere politico, è chiaro che se il tempo non vi è bastato è perché sono intervenuti degli elementi di contrasto politico che dimostrano come oggi sia controproducente, oltre che politicamente sbagliato, compiere gli sforzi che state facendo per tenere insieme una maggioranza a tutti i costi, anche se ormai, sul piano programmatico e politico, non si regge più. Voi ricordate qual'é stato il giudizio estremamente negativo che noi esprimemmo quando si costituì, per la prima volta, una Giunta di centro sinistra; noi dicemmo che quel tipo di maggioranza non sarebbe stato in grado di fare assolvere alla nostra Regione i suoi compiti. Possiamo dire oggi che fummo facili profeti. Io concordo su quel che ha detto a questo proposito il compagno Giovana: in realtà ci siamo trovati, durante sette mesi, di fronte ad uno stato di pressoché totale inefficienza della Giunta, tant'è che abbiamo già rilevato in altra occasione quale abisso sia intercorso tra l'inefficienza della Giunta e l'efficienza del Consiglio Regionale, con l'aggravante oggi, da tenere presente, che l'inefficienza della Giunta, dell'esecutivo, sta paralizzando anche la nostra assemblea. Tutto questo, egregi Consiglieri proprio nel momento in cui in altre Regioni, pur nei limiti che conosciamo si sta lavorando alacremente. Non è vero, come voi dite, che il Consiglio regionale piemontese sarà il primo a discutere un programma. Noi non possiamo dimenticare (i giornali li abbiamo pur letti) che già qualche mese fa, in occasione dell'insediamento delle prime Giunte, in Emilia come in Lombardia, ci fu un ampio dibattito programmatico. Ed è sulla base di quel dibattito e di quel programma che quelle Regioni si sono messe a lavorare con profitto.
Alcuni episodi sono già stati ricordati, ma credo non sia male ricordarne altri, giacché non ci troviamo in presenza di una inerzia dovuta solo all'insufficienza delle deleghe, dei poteri dati all'istituto regionale. Certo, esiste anche un problema di questo genere, e noi più di una volta ci siamo fatti promotori di iniziative della Regione che tendessero a sollecitare il Governo, ma non si tratta solo di questo.
Esaminiamo la questione del controllo degli Enti locali: non possiamo negare che vi è stato un ritardo macroscopico da parte della Giunta; siamo arrivati a compiere i primi passi dietro le numerose sollecitazioni del Consiglio, ma come dimenticare che ad esempio l'Emilia, là Toscana l'Umbria a partire dai primi giorni di febbraio saranno già in grado di esercitare concretamente il controllo sulle Province e forse, per alcuni aspetti almeno, sui Comuni. Come ignorare che questo ritardo è imputabile alla Giunta, al nostro esecutivo soprattutto, che da questo punto di vista ha dimostrato una notevole inefficienza? Pensiamo a ciò che è avvenuto in relazione alla riforma sanitaria.
Abbiamo avuto una discussione nel Consiglio Regionale, ma che cosa ha fatto la Giunta? Eppure in Italia si sono avuti parecchi episodi che hanno visto per protagoniste le Regioni. Voi sapete che si sono riunite cinque Regioni: Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia e Liguria ed hanno discusso su queste questioni approvando una linea di condotta pressoché comune. La Regione Piemonte a quell'incontro non era presente, non abbiamo ritenuto opportuno prendere contatti per stabilire con queste Regioni, che in fondo ci circondano, un rapporto che ci consentisse di essere presenti per affrontare questi importanti problemi. Sappiamo anche che tutte le Regioni sono state convocate qualche tempo fa dal Ministro Mariotti per discutere sulla riforma sanitaria; mi si corregga se sbaglio, ma a me risulta che la nostra Regione era assente, anche se c'è andato un funzionario la cosa non cambia, doveva esserci come minimo un Assessore. L'11 e 12 dicembre, tutti gli Assessori delle varie Regioni si sono riuniti ed hanno stilato un ordine del giorno, sempre in relazione alla riforma sanitaria. Anche qui mi risulta che il Piemonte era assente.
Ma andiamo avanti: riforma tributaria. Il nostro Consiglio, tempo fa ha approvato un o.d.g. su iniziativa del nostro Gruppo, sul quale ha concordato l'intero Consiglio Regionale. Ma la Giunta, che cosa ha fatto? Mentre altrove, ad esempio in Emilia, si è avuto un dibattito molto ampio si e promosso un convegno a cui hanno partecipato le Province, gli Enti locali; mentre le Regioni: Lazio, Emilia, Lucania, Toscana, Lombardia, si sono recate dai Gruppi parlamentari per sollecitare la modifica del progetto di legge tributaria, la nostra Regione non ha fatto nulla, D'altro canto, come non sapere che in alcune Regioni si è già proceduto alla ripartizione degli Assessorati, alla creazione dei dipartimenti, come non sapere che in alcune Regioni da alcuni mesi funzionano le commissioni consiliari? Noi invece siamo molto in ritardo anche da questo punto di vista.
Ancora voi sapete che il 30 e 31 gennaio ci sarà in Sicilia un congresso delle Regioni meridionali. A me non risulta che la nostra Regione abbia già assunto l'iniziativa per collegarsi a questo congresso. E' assolutamente necessario che la nostra Regione, anche se non è promotrice di quel congresso, sia però presente; ma voglio inoltre ricordare che il Gruppo comunista aveva proposto, nel Consiglio Regionale, che si andasse rapidamente alla convocazione di una conferenza di tutte le Regioni italiane per discutere i problemi del Mezzogiorno d'Italia e avevamo anche detto che sarebbe stato meritorio che la Regione piemontese si facesse promotrice di un'iniziativa di questo genere, ma non si è fatto nulla.
Scusate se vi porto via un po' di tempo, ma queste cose bisogna pure che ce le ricordiamo se no rischiamo di fare discorsi non puntuali o delle osservazioni che potrebbero essere facilmente soggette a obiezioni.
A proposito della programmazione: vi è stata una riunione dei Presidenti delle Giunte regionali da Giolitti, parecchio tempo fa, alla quale aveva partecipato anche il Presidente della nostra Giunta; ma non ci è stato detto niente, il Consiglio Regionale non ha avuto alcuna informazione sulle questioni che in quella riunione erano state poste. Ci sono poi state successive riunioni e noi siamo stati assenti o in ogni caso non abbiamo più avuto la presenza del Presidente della Giunta. Le cose più specifiche che ci riguardano sono già state ricordate: il fatto che la commissione di inchiesta sugli insediamenti non sia operante; ed io vorrei anche fare il caso della Magnadyne, non per negare che la Giunta, dopo numerose sollecitazioni si è finalmente impegnata (so che si è impegnato personalmente il Presidente Calleri), ma il fatto è che noi, nella situazione di stallo del Consiglio Regionale, non abbiamo neppure la possibilità di prendere in esame il tipo di soluzione prospettato per questa importante azienda, mentre si sa che le trattative sono ancora in corso.
Vorrei infine ricordare che il nostro gruppo aveva proposto che per dar seguito alla consultazione preliminare all'approvazione dello Statuto, la Regione promuovesse il più rapidamente possibile dei convegni di Enti locali in tutte le province, per iniziativa di queste o per iniziativa delle Province assieme alla Regione per una discussione sullo Statuto e per sollecitarne una rapida approvazione da parte del Parlamento. Ma anche questo non è stato fatto.
A me pare che ci sia tanto quanto basta per dimostrare l'assoluta inefficienza della Giunta. Ma perché questa inefficienza? Forse perché il Presidente della Regione o i singoli Assessori sono degli incapaci? Non è questo il problema. Qui ci sono problemi di carattere politico, manca la volontà politica per procedere in una certa direzione ed allora è qui che emergono, chiaramente, le responsabilità della formazione di centro sinistra e se volete soprattutto di alcune sue componenti. Perché appare ormai chiaro che alcune forze del centro sinistra della nostra regione stanno operando in modo da collegarsi ad un disegno più generale che tende a frenare lo slancio che c'é stato nell'avvio dell'attività delle Regioni.
Ecco perché noi siamo molto severi, ecco perché siamo molto critici ed eleviamo la nostra protesta, chiedendoci nello stesso tempo che cosa ne sarà se non usciamo rapidamente da questa situazione. Ma come se ne esce? Se ne esce forse continuando queste estenuanti trattative nell'ambito dei partiti di centro sinistra per ricercare una soluzione che una soluzione più non e? O non si tratta invece di ricercare strade nuove? Voi sapete che noi comunisti non abbiamo alcuna fiducia nel centro sinistra, sapete anche che non abbiamo dato (lo dicevo anche stamane alla conferenza dei capi Gruppo) alcuna delega ai partiti di centro sinistra perché discutano tra di loro, mentre noi, bravi bravi, stiamo qui ad attendere che loro finalmente portino un programma bello e pronto, sul quale poi saremo chiamati soltanto ad esprimere il nostro parere. Noi non neghiamo a nessuno, certo, il diritto di incontrarsi, di trattare, di esaminare se è possibile procedere all'elaborazione di un programma, ma noi ora siamo qui a prendere atto della difficoltà di queste trattative e, se non andiamo errati, dell'assai probabile eventualità che le stesse non giungano in porto. Ecco che allora si impongono alcune esigenze che io le vorrei riassumere principalmente in tre elementi principali che pongo sul piano strettamente politico.
Noi non possiamo assistere passivamente a questo stato di cose ed allora la prima esigenza che sorge è quella di convincersi, tutti, che occorre andare ad un rapido superamento del centro sinistra e che le trattative in corso in questo periodo, anche ammesso che possano concludersi positivamente, non porteranno ad una soluzione positiva dei problemi di fronte ai quali si trova la Regione Piemonte.
Ne consegue, pertanto, una seconda esigenza che noi affermiamo in termini molto espliciti: occorre convincersi oggi che è necessario ricercare soluzioni nuove. Si parla molto dell'esigenza di nuovi equilibri ebbene, noi vogliamo dire che in Piemonte sono ormai mature le condizioni perché a questi nuovi equilibri si giunga.
Terza cosa che consegue a queste prime due, è che a nostro avviso ci sono, in questo stesso Consiglio Regionale, le forze per proporre un programma avanzato. In ogni caso noi riteniamo che ci siano oggi le forze perché si possa elaborare rapidamente, bene e subito, un programma sul quale aprire un dibattito ampio in questo Consiglio Regionale, per evitare di correre il rischio che tra otto giorni ci si possa ritrovare nuovamente con un pugno di mosche.
Queste sono le tre cose che vogliamo sostenere con forza.
Noi riteniamo che siamo giunti al punto, oggi, in cui ognuno deve davvero assumersi le proprie responsabilità rispetto all'opinione pubblica piemontese (potremmo dire di tutta Italia), che guarda con attenzione alla Regione Piemonte; di fronte alle esigenze sempre più pressanti che sentiamo tutti maturare nella realtà del Paese, occorre che tutte le forze intenzionate a far lavorare bene l'istituto regionale, si dispongano a lavorare insieme. Noi diciamo che a questo fine siamo totalmente disponibili e nel momento in cui esprimiamo la nostra convinzione che si possa, con le forze presenti in questo Consiglio Regionale, dare avvio ad un discorso che possa concludersi rapidamente e bene, in questa direzione fin dai prossimi giorni siamo disposti a lavorare. Ciò è assolutamente indispensabile, egregi Consiglieri, signor Presidente, se vogliamo che la nostra Regione, questa Regione Piemonte che ha dato così un buon esempio nell'elaborazione dello Statuto, sia oggi in grado di corrispondere a ci che nello Statuto abbiamo affermato, sia in grado di corrispondere alle attese che sentiamo sempre più vive in mezzo all'opinione pubblica.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo, Assessore regionale

Desidero portare l'attestazione della responsabilità, o corresponsabilità, del mio partito, il Partito Repubblicano, per la situazione che ha posto il Presidente del Consiglio in condizioni di dover prendere atto della mancanza di un documento programmatico che permettesse l'inizio dell'iter per la elezione di una nuova Giunta.
Mi fermerei senz'altro a questo punto, non avendo nulla da aggiungere rispetto a quel che ha detto il Capogruppo socialista a nome della maggioranza, se gli interventi dei capi Gruppo della minoranza non avessero introdotto degli elementi di discussione che è doveroso controbattere nella misura in cui sembra di rilevare, nei punti di vista che ci sono stati esposti, molte inesattezze, contraddittorietà.
Precisiamo che non consideriamo affatto illogico, ma anzi loro dovere e loro compito, che le minoranze fungano da elementi sollecitatori di meccanismi risolutivi di una crisi. Mi sembrano peraltro strane, e le vorrei analizzare, alcune valutazioni, alcune impostazioni riportate negli interventi che abbiamo ascoltato. Cercherò di prendere in esame in maniera distinta le varie argomentazioni che sono state portate.
Anzitutto, non mi sembra né esatto né corretto indicare come data d'inizio dell'attuale crisi il 10 novembre. Con senso di responsabilità i componenti la Giunta ed i partiti della maggioranza hanno voluto meditare sulla scelta del momento da cui far decorrere la crisi, preoccupandosi di farlo solo nel momento in cui sembrasse garantito un rapido iter di approvazione dello Statuto regionale in Parlamento. Se un errore c'é stato è stato proprio un errore di valutazione su questo punto, perché ci siamo ritrovati, direi, in queste ultime settimane con lo Statuto bloccato in Parlamento.
Un'altra valutazione, emersa particolarmente nell'intervento del collega Giovana, ma anche nell'intervento del capo Gruppo comunista richiede, secondo me, una precisa puntualizzazione: il discorso sulle procedure che devono portare alla soluzione della crisi ed alla elezione di una nuova Giunta. Mi sembra che dobbiamo avere tutti ben chiaro che il meccanismo di carattere istituzionale che lo Statuto ha voluto garantire è la possibilità di formazione di una maggioranza, che come tale si presenti al Consiglio con indicazioni di carattere politico e programmatico ben chiare. Non capisco, quindi, che cosa significhi, in un clima di doveroso rispetto per le indicazioni statutarie, chiedere che si apra un dibattito all'interno del Consiglio sullo svolgimento della crisi quando è in corso una trattativa fra i partiti della maggioranza: mi sembra che così facendo si verrebbe meno a precise responsabilità, cioè alla responsabilità della maggioranza di presentarsi come tale con chiarezza al Consiglio, ed alla responsabilità della minoranza di misurarsi con la maggioranza di fronte ad un impegno politico e programmatico dichiarato in Consiglio.
C'è poi un altro ordine di valutazioni, quelle di merito sui tempi che un accordo programmatico può richiedere. Dal momento della presa d'atto in Consiglio è trascorsa soltanto una settimana, e a me pare che non ci sia niente di strano (non faccio che ribadire ciò che ha già detto il collega Nesi) nel fatto che una maggioranza, data la complessità dei problemi che noi ci troviamo ad affrontare, voglia meditare a fondo certe scelte fondamentali. Avendo tutti ben presenti le scelte che abbiamo fatto nello Statuto, che sono scelte di largo indirizzo sulla collegialità della Giunta, sull'organizzazione degli Uffici regionali, sui meccanismi di articolazione e di attuazione della programmazione regionale, sulla creazione e l'impostazione degli enti attraverso i quali la Regione deve realizzare i suoi interventi nel territorio, mi sembra che sarebbe veramente poco serio chiedere che una maggioranza, su questo complesso di problemi, che richiede scelte di maggioranza, scelte di articolazione degli indirizzi statutari che sono responsabilità di maggioranza, proceda con superficialità, avviandosi ad impostare tutti questi problemi, che condizioneranno il futuro della Regione, in tempi che non rispettino una opportuna meditazione ed una opportuna ed approfondita discussione fra tutte le componenti che in una maggioranza si devono ritrovare. Da questo punto di vista, devo anche dire che, mentre i partiti di maggioranza tutti, alcuni in maniera più approfondita altri meno, si sono sforzati di realizzare una elaborazione sui temi di attuazione dello Statuto regionale ed anche di portarla a conoscenza dell'opinione pubblica, di venire a confronto - e il risultato del confronto lo si vedrà e lo si misurerà nel dibattito programmatico consiliare -, i partiti di opposizione, P.C.I. e P.S.I.U.P. in particolare, non hanno prodotto molto lavoro in tal senso almeno per quello che a me risulta.



RASCHIO Luciano

Bastava che leggessi tutte le mozioni che abbiamo presentato da tre mesi a questa parte...



GANDOLFI Aldo, Assessore regionale

Ma non e un problema di mozioni: io parlo di meccanismi di attuazione della programmazione regionale.



RASCHIO Luciano

Anche quelli.



GANDOLFI Aldo, Assessore regionale

Non mi sembra che i partiti dell'opposizione abbiano prodotto elaborazioni che consentano loro di discutere in questa sede, nei termini usati oggi, quanto la maggioranza sta articolando.
L'ultimo elemento che desidero rilevare, proposto dal capo Gruppo comunista, è un elemento già di carattere chiaramente politico, su soluzioni di nuove maggioranze che, come a livello nazionale, si dovrebbero realizzare rapidamente a livello locale. Non dico che sia un discorso che non possa essere fatto - per quanto, a mio avviso, le dichiarazioni da fare oggi avrebbero dovuto essere dichiarazioni, se mai, di stimolo, ma evidentemente è un discorso che può nascere soltanto da un confronto con dichiarazioni politiche programmatiche precise, da un registrare su queste dichiarazioni politiche programmatiche l'emergere di motivi di dissenso che possono anche esserci e possono verificarsi nelle prossime settimane tra i partiti del centro-sinistra. Fatto oggi, in questa sede, mi sembra che questo sia un discorso assolutamente intempestivo, che mostra la corda del carattere strumentale insito in questa serie di dichiarazioni; che, ripeto possono avere un senso nella misura in cui vogliono essere sollecitatrici della maggioranza, ma veramente non più molto nella misura in cui vogliono introdurre elementi di carattere politico di questo tipo, nel senso che non sono nemmeno più rispettose dei tempi, dei modi, dei meccanismi istituzionali che lo Stato ha voluto dare a problemi di questo genere.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il consigliere De Benedetti. Ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Signor Presidente! Signori Colleghi! Devo dire subito, con franchezza, che non credo alla sincerità delle catastrofiche previsioni avanzate con tono preoccupato dal collega Giovana al quale vorrei ricordare che, se è vero che i portatori d'acqua non sono per organizzazione, destinati a vincere, sono pure necessari per vincere, e a volte arrivano primi.
In questo dibattito mi pare siano stati introdotti elementi che, come bene ha ricordato il collega Gandolfi, precorrono i tempi e i modi di una discussione così ordinata. Ad esempio, sento il dovere di contestare chiaramente le osservazioni fatte per quanto riguarda il metodo di procedere alla verifica, alla costruzione della maggioranza che deve guidare la Regione. Parliamoci con franchezza: anche voi, quando siete in altri enti nell'ambito della maggioranza, per costituire la vostra maggioranza avete bisogno di elaborare dei programmi, di verificare le vostre posizioni con gli alleati che avete. Per cui, mi pare che potrete sì aver ragione di voler discutere sui contenuti, secondo il vostro punto di vista, ma non potete certo correttamente criticare il metodo. Una coalizione di partiti ha bisogno, per accordarsi, di un periodo di confronto, di meditazione - si pensi che è in questione l'Ente Regione, un ente nuovo, la cui recente istituzione comporta complessi problemi anche sotto il profilo organizzativo e di strutturazione -, e ci indipendentemente dalle eventuali divergenze politiche che autonomamente ogni partito della coalizione può introdurre nel discorso, nel programma nella verifica.
Sono considerazioni, queste, che ci consentono di non provare alcun timore presentandoci con questo tipo di discorso di fronte all'opinione pubblica. Noi non temiamo di essere mal giudicati dall'opinione pubblica per il solo fatto che i partiti di maggioranza del centro-sinistra, dopo aver dato inizio, otto giorni fa, in forma ufficiale, nel rispetto assoluto delle norme statutarie, alla vacanza della Giunta, non sono per ora riusciti a definire il programma e la strutturazione da dare alla Regione.
Mi esimo dall'entrare in polemica sulle valutazioni, di carattere squisitamente politico, in ordine alla fisionomia politica di questa eventuale maggioranza, sulle considerazioni in rapporto al centro-sinistra perché ritengo che il dibattito su questo argomento dovrà avvenire nella sede opportuna solo, e qualora, e quando, la maggioranza di centro-sinistra si presenterà al Consiglio regionale con il suo programma.
Vorrei concludere richiamando tutti i Consiglieri, della maggioranza come della minoranza, ad un doveroso senso di responsabilità. Capisco le esigenze delle opposizioni, e ritengo giusto, come ha detto Gandolfi, che esse esercitino un'azione di stimolo, che e certamente un aspetto positivo della loro funzione, ma non mi sembra che dalla attuale situazione si possa far derivare una previsione di catastrofe per la Regione Piemonte, Con impostazioni di questo tipo non si lavora per la Regione Piemonte, ma si suscitano certamente nell'opinione pubblica errate valutazioni sulla volontà politica che questo Consiglio regionale sa e può esprimere.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente! Signori Consiglieri! Credo di poter rilevare innanzitutto che è sicuramente un fatto anomalo, eccezionalissimo, senza precedenti, che nel corso di una crisi, e non durante il dibattito preliminare alla votazione per la costituzione del nuovo Governo, chiamiamolo così, ci si soffermi a disputare sul carattere sulla natura della crisi, sulle sue prospettive. Certo, non è una circostanza incoraggiante, ma noi non ce ne scandalizziamo, ed anzi vogliamo trarre anche da essa tutti gli aspetti positivi possibili.
Il primo aspetto positivo credo lo abbia sottolineato il Consigliere Nesi, quando ha constatato che i Gruppi che costituiscono la maggioranza non hanno alcuna difficoltà, trattandosi di un fatto nuovo, creativo, come la costituzione della Regione, a portare per un momento anche in pubblico questa fase che di solito in pubblico interamente non si svolge, perché le motivazioni, le giustificazioni, le ragioni sono estremamente serie estremamente plausibili.
Io immaginavo, sì, che l'opposizione avesse motivazioni dialettiche per esporre le proprie preoccupazioni e le proprie sollecitazioni, ma non mi aspettavo davvero che si facessero quadri catastrofici di questo genere. Mi domando cosa succederebbe, di questo passo, in una fase di crisi autentica.
Bisogna guardarsi dall'inflazionare parole e giudizi, per non correre il rischio di diventare totalmente inattendibili (la vecchia favola del lupo è ancora valida anche per noi). Per essere credibili bisogna adoperare termini, valutazioni, giudizi proporzionati alle situazioni, e io giudico con animo sereno, con intenti cordiali, totalmente sproporzionate totalmente inapplicabili - come giudizio globale - le considerazioni che sono state addotte in ordine alle condizioni, alla situazione, al tipo alle ragioni della crisi che il Consiglio regionale attraversa per la costituzione della nuova Giunta.
Vediamo intanto: che natura ha questa crisi? E' inutile qui discutere se natura tecnica o natura politica: tutte le crisi sono di natura politica, perché si tratta di risolvere dei problemi politici. E' tecnica per noi, perché questa crisi non è stata prevista, non è nata e non si svolge in una situazione che verifichi un contrasto, una disaffezione reciproca, uno stato di sfiducia reciproca o di non convergenza sulle valutazioni politiche di fondo da parte dei partiti che hanno costituito la Giunta che si è testè dimessa. In questo senso è crisi di natura tecnica.
Non è nata da dissensi, non è nata da diverse valutazioni: è nata dalle ragioni e dalle motivazioni che hanno portato a giustificare la costituzione della prima Giunta, che aveva il compito di presentare la Regione nella pienezza dei suoi organi, perché avesse un interlocutore nei confronti del Governo centrale, perché anche nella fase statutaria, essendo ogni organo al suo posto, non si degenerasse in fasi assembleari intorbidando il tipo di dialogo politico, che abbiamo condotto invece avanti con chiarezza, così da poter valorizzare tutti gli apporti senza equivoci.
Si disse che la Giunta che era stata formata aveva carattere provvisorio proprio per queste ragioni, perché voleva essere solo un termine di riferimento; e non si può oggi caricarla di responsabilità che non ha mai assunto, che esplicitamente non sono state assunte al suo inizio. Tutta la fase statutaria è andata bene, secondo il riconoscimento di tutti: la Giunta ha svolto il suo ruolo in quella posizione come termine di riferimento mentre quell'importante dibattito costituente si svolgeva.
Fin da allora si era previsto che all'approvazione dello Statuto, a conclusione di questo iter, la Giunta si sarebbe dovuta dimettere per far posto alla Giunta definitiva, quella conforme e coerente alle soluzioni statutarie. Ma questa indicazione partiva dal presupposto, da noi fatto nell'ardore del nostro entusiasmo costituente, che lo Statuto trovasse approvazione in termini sufficientemente brevi. Ora non siamo ancora al punto di dover denunciare un ritardo politicamente grave e significativo nell'esame e nell'approvazione dello Statuto da parte del Parlamento Approfitto anzi, poiché si è allargato il dibattito, per dire, tra parentesi, una parola che forse è più pertinente rispetto a quanto detto in altri interventi a questo riguardo: io ritengo che non ci siano ragioni in questo momento per alimentare noi stessi un allarme in ordine alle osservazioni ed obiezioni che sono state fatte circa il nostro Statuto; a mio parere, più che di obiezioni si e trattato di elencazione, di indicazione di una serie di norme nelle quali sono disciplinate materie che hanno tale rilevanza da dover essere osservate attentamente per stabilire se possono venire o meno in conflitto con competenze dello Stato, se possono o meno travalicare le linee che la Costituzione ha dettato. E penso che in questo senso dovremo anche muoverci nell'illustrare le nostre motivazioni, nel presentare i lavori preparatori delle Commissioni e la discussione svolta in assemblea, nel formulare le nostre osservazioni, in via di colloqui, se vogliamo, non formali con gli illustri rappresentanti della Commissione senatoriale che esamina il nostro Statuto, o in altro modo, non dando per acquisito che sia in corso una specie di contrasto fra l'Assemblea regionale piemontese ed il Parlamento sul nostro Statuto.
Per tornare in argomento, quando si previde questa dimissione si contava che lo Statuto nel frattempo giungesse ad approvazione a livello nazionale, Cos'è avvenuto, invece? Che per effetto di un'altra azione di pressione che tutti noi abbiamo svolto, e che ha sensibilizzato l'intero ambito politico del nostro Paese, si è pervenuti rapidamente in sede parlamentare alla abrogazione, con apposita legge, di una serie di norme della Legge n. 62, rimuovendo una quantità di ragioni di conflitto; ma nel frattempo si è del pari dato nuovo vigore e valore, attribuendo ad esse carattere transitorio, ad altre norme che sono venute in questo modo, con legge pubblicata l'8 gennaio, ad interferire nel nostro piano, nella visione che ci aveva guidati quando nel luglio avevamo costituito gli organi regionali. A questo punto ai Gruppi politici si poneva una alternativa: dal punto di vista logico, dal punto di vista, diciamo così della normalità giuridica ed anche del quieto vivere, c'era una sola soluzione: quella di non parlare più di dimissioni, di ritirare ogni accenno alle dimissioni e di lasciare che la Giunta, investita dei suoi poteri e liberata dagli impegni e dalle preoccupazioni che assorbirono totalmente ogni Consigliere a partire dal Presidente della Giunta, che ebbe un ruolo determinante anche in tale fase, in ordine al lavoro statutario riprendesse la propria attività secondo le possibilità del momento. Invece si è scelta un'altra strada, una strada che non ci pone - perché si possono muovere all'operato di uomini, di organi, tutte le critiche immaginabili ma non ci si deve neanche lasciar prendere la mano dallo spirito autolesionistico, altrimenti si rischia di raccogliere più facilmente tutti gli aspetti negativi delle cose, e c'e anche troppa gente interessata a recepire le valutazioni negative, a indicare questo organo, la Regione come non funzionante per colpa degli uomini, a vedere quasi realizzate previsioni nefaste - in coda rispetto alle altre Regioni, ma è una strada innovativa, anticipatrice rispetto a quella seguita da tutte le altre Regioni. Perché è vero, sì, che altrove si fanno incontri, discorsi ricerche, cose utili, e ci si prepara per il futuro della Regione, ma tutte le altre Giunte regionali si trovano nella condizione di provvisorietà e dovranno più o meno a breve scadenza - io spero breve - per l'approvazione di tutti gli Statuti regionali, affrontare l'iter delle discussioni politiche, dei confronti tecnici per fissare l'assetto definitivo degli organi in base agli Statuti c h e saranno approvati.
Noi abbiamo accettato, facendoci carico di altri complessi problemi, di affrontare questa fase immediatamente, e così ci siamo trovati davanti a difficoltà di cui vi ha dato atto nella sua esposizione introduttiva il Presidente del Consiglio, la necessità di operare un primo sforzo per cercar di interpretare tutto lo Statuto senza andare ad incappare in violazioni, in situazioni che mettessero in difficoltà gli organi da eleggere o potessero farli colpire immediatamente di nullità, di illegittimità. Questo è il primo compito. Il secondo è di adottare delle soluzioni, delle formule che permettano di attribuire alla Giunta da eleggere un carattere definitivo e non provvisorio, un carattere che non comporti, all'approvazione degli Statuti, che noi sollecitiamo, un nuovo ripensamento, una nuova ripresa, una nuova rielaborazione. Quindi precorriamo i tempi, non li posticipiamo. Abbiamo, quindi, delle difficoltà, ma difficoltà che ci riguardano tutti insieme; non difficoltà che derivino da incapacità politica dei partiti di centro sinistra di costituire un qualcosa di omogeneo, di sufficientemente responsabile ed attivo per risolvere i problemi, ma difficoltà che traggono origine dal carattere innovativo, dal carattere coraggioso, dal carattere riformatore del nostro Statuto, per adeguarsi al quale ripartendo dalle soluzioni che ci venivano dalla legge Scelba occorre ora pensare e provvedere ad una quantità di cose, che nel momento in cui si affrontano e si confrontano veramente tra forze politiche rivelano tutta la loro ampiezza. Perché i partiti che vogliono ricostituire una maggioranza sentono un senso di responsabilità, il dovere di non svuotare il dibattito di questa Assemblea con il presentare un pacchetto, da prendere o lasciare, ma di formulare delle ipotesi, di dare delle indicazioni per soluzioni che siano chiaramente motivate, seriamente coerenti ad uno Statuto che necessariamente è sintetico e che non può prevedere tutte le specificazioni.
Quando, come bene ha detto Nesi, si esamina il problema degli enti regionali, o quando ci si propone, soprattutto, il problema della struttura della Giunta, quando si afferma la necessità, che è accentuata nel nostro Statuto e non in altri, di garantire l'efficienza e insieme la collegialità della Giunta - collegialità che significa desiderio di non spezzare in vari tronconi l'Amministrazione regionale; quando si pensa che è meglio partire con una settimana o con un mese di ritardo, ma partire con una indicazione univoca, che non crei poi disfunzioni, e si tratta di coordinare questa collegialità con l'attribuzione delle deleghe ai vari Assessorati, che devono essere ridotti di numero rispetto a quelli precedenti in modo che abbiano essi stessi, come oggetto di deleghe, se non come ministeri, la loro omogeneità, siano rappresentativi delle formule più nuove, più avanzate, politicamente più valide rispetto alla realtà piemontese, ci si accorge che questi non sono problemi da poco. Su questi problemi noi ci siamo impegnati. Ora, qualche rilievo ci può essere senz'altro mosso per qualche inadempienza, per il non essere andati ad un convegno, o cose del genere, ma non e certo giustificabile una denuncia verso chi è impegnato notoriamente in un lavoro di questo genere a sei giorni dall'assemblea che ha preso atto di dimissioni che si poteva pensare, ancora proprio nei primi giorni di gennaio, che in considerazione di quanto è mutato per la legge Signorello pubblicata l'8 gennaio, venissero addirittura ritirate, per rinviare questo tipo di crisi, di discussione, ad una fase successiva all'approvazione dello Statuto.
Il proporre la critica in questi termini mi sembra una autentica forzatura, che se dovesse perdurare ci avvierebbe su un terreno diverso da quello sul quale ci siamo attestati finora nel confrontare le nostre reciproche posizioni.
Non sono in grado di dire se fra otto giorni questo discorso sarà finito. Io credo che lo sarà, ed opererò, per quel che mi riguarda - e quando parlo di me intendo il mio partito -, perché si concluda; ma è certo che se occorresse anche un tempo maggiore, se ci volessero quindici giorni per giungere ad una soluzione (badate che volendo cedere ad un facile tatticismo avremmo anche potuto accedere alla richiesta di cominciare a discutere oggi stesso: mentre altri svolgono le trattative noi potremmo benissimo starcene qui a discutere per giornate intere, su una infinità di temi, ma non vogliamo farlo, perché vogliamo operare su un piano di serietà e di concretezza, desideriamo un confronto serio) non sarebbe poi gran male, data l'importanza di quel che si deve decidere.
Noi riteniamo che ci siano due fasi, per definire i rapporti fra maggioranza costituenda ed opposizione. La maggioranza ha prima il dovere di autodefinirsi con chiarezza, di stabilire con chiarezza quali sono i punti irrinunciabili sui quali si riconosce e sui quali si confronta con le altre forze politiche. Essa sicuramente - e già nella riunione dei Capigruppo l'ho sostanzialmente detto - non si chiuderà certamente in se dopo essersi autodefinita, dopo aver presentato la propria carta di identità per essere giudicata e per confrontarsi, non sarà tetragona alle sollecitazioni, alle indicazioni, al dibattito, alla discussione; sarà anzi attentissima alle osservazioni, poiché sa benissimo che spesso giungono apporti preziosissimi da tutte le opposizioni, e in proporzione alle forze politiche, alle realtà sociali che queste opposizioni rappresentano.
Guardando le cose con una visuale limitata, localmente, si potrebbe benissimo arrivare alla conclusione che in una certa situazione di disgregazione, in un qualche Paese - di Curlandia, come l'ha chiamato uno spiritoso giornalista in questi giorni - una certa maggioranza anomala rispetto alla situazione nazionale possa garantire una qualche soluzcaone concreta in più, ma io contesto che esista oggi in Italia una situazione politica e sociale reale per cui si possa costituire, secondo le sollecitazioni venute dal Consigliere Furia, una maggioranza autenticamente più avanzata, intendendo per "avanzato" tutto ciò che può essere fatto con autentica interpretazione della volontà popolare, con autentica capacita di rappresentazione democratica, con possibilità di ricambio con novità autentiche di soluzione. E proprio perché non ci sono oggi queste prospettive, perché ci sono grosse questioni, che non è in questo dibattito che vogliamo tirar fuori, motivo di meditazione ed anche motivo di sofferenza personale fra i più sensibili ed i più responsabili rappresentanti dell'opposizione, proprio anche per queste ragioni, è bene non forzare le cose.
Concludendo, noi prendiamo il buono che ci viene da questa occasione per poter ribadire qui che le ragioni del confronto, le ragioni del tempo che occorre, che non è sì un tempo politico, che è un tempo, per sostanzialmente breve, sono ragioni estremamente serie. Vogliamo avviare in modo concreto e fattivo la vita della Regione ed anche creare i presupposti e le basi per un dibattito e per un dialogo che si svolga fra le forze politiche, non attraverso riserve- mentali da una parte o processi alle intenzioni dall'altra, ma nella chiarezza e nella lealtà dei rapporti fra le forze politiche.
Quindi, non scandalizziamoci, non scandalizzatevi, non si scandalizzi l'opinione pubblica se i partiti di centro-sinistra stanno discutendo su come aggregare le materie di competenza, stanno discutendo anche per superare una fase di incertezza circa la consistenza reale delle materie di competenza, per accertare in quali direzioni, e come - si veda la discussione sull'Assessorato alle Finanze - possa essere svolta una azione di pressione, di ricerca di competenze, come debbano essere strutturati gli organismi tecnici al servizio della Regione, affinché non si verifichino disgrazie, disfunzioni. Non mi pronuncio sul giudizio che ha dato il collega Nesi riguardo a situazioni nazionali, per le quali non ho al momento sufficiente informazione e competenza, ma in ogni caso vogliamo evitare che si possano fare domani anche queste critiche.
Siamo, quindi, impegnati con tutta la nostra responsabilità, non siamo affatto in difficoltà per quelle che vengono ritenute beghe di bassa natura venute ad intorbidare la vita dei partiti.
Mi dispiace di una sola cosa: che da una finestra, o da un palchetto apposito, i rappresentanti dell'opposizione non abbiano potuto assistere ai dibattiti che si sono svolti intorno a questi problemi. Abbiamo funzionato come una commissione parziale, una commissione parziale del Consiglio in sede referente, la quale verrà a sottoporre a tempo debito ed in tempi corretti alla discussione le sue conclusioni.



RASCHIO Luciano

Sarebbe bastato che le aveste fatte qui quelle discussioni...



BIANCHI Adriano

Le discussioni da fare qui le facciamo tutte, fino in fondo. Voi, in sostanza, contestate che possa esistere un ambito di maggioranza nel quale questa assume le sue responsabilità: volete che si allarghi genericamente ad un discorso assembleare quello che invece è e deve essere un discorso di singole responsabilità e di singole forze po litiche. Noi non abbiamo pregiudizi nei confronti di alcuno, e siamo pronti ad affronta re il dibattito e il dialogo con voi su ogni argomento, ma non rinunciamo al diritto-dovere primario che abbiamo di confrontarci in sede di maggioranza e di assumere in quella sede le nostre responsabilità per farci su queste da voi giudicare. Quindi, non è implicito alcun giudizio menomante nei confronti della minoranza. Mi fa specie che la minoranza si senta per questa ragione in una condizione minoritaria, perché non è questo il ruolo dell'opposizione: l'opposi- rione partecipa in questo senso con eguale dignità e con eguali diritti al governo della Regione qui, al governo del Paese altrove. Il non partecipare alla elaborazione dei documenti e delle soluzioni indicative per poi confrontarsi per la costituzione degli organi di Governo non è una menomazione. Voi, intanto elaborate le vostre soluzioni, per confrontarle poi insieme e trarne, se sarà il caso, nelle forme costituzionalmente corrette, le sintesi opportune, per il bene della Regione piemontese, e, attraverso questa, per quanto può influire, per il bene del nostro Paese.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri! Non vi sono altri iscritti a parlare. Siccome le condizioni previste dal comma secondo dell'art. 32 dello Statuto, che abbiamo deciso di considerare norma essenziale della procedura per l'elezione della Giunta non si sono realizzate, la seduta viene rinviata, con il medesimo o.d.g., a martedì 2 febbraio alle ore 16.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,15)



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