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Dettaglio seduta n.238 del 21/06/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno sulla situazione alle Officine Moncenisio di Condove


PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.
Comunico al Consiglio che mi è pervenuto il seguente ordine del giorno a firma Bianchi-Cardinali-Calsolaro-Garabello-Besate-Berti: "Il Consiglio Regionale del Piemonte esaminata la gravità della situazione e l'urgente necessità di dare sbocco positivo alla vicenda della Moncenisio di Condove nella salvaguardia dei livelli di occupazione e della continuità produttiva, che ha trovato costantemente impegnata la Regione invita il Presidente della Giunta a promuovere, entro il 26 giugno, un incontro, con la presenza delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti dell'EGAM presso il Ministro delle Partecipazioni statali allo scopo di definire i modi, le forme, i tempi di intervento dell'EGAM invita il Presidente della Giunta a prendere gli opportuni contatti con il Presidente del Tribunale di Torino per informarlo sulle iniziative intraprese dalla Regione per superare la grave situazione in atto alle Officine Moncenisio e richiederne la collaborazione nell'ambito delle sue responsabilità.
Preso atto dell'iniziativa già dimostrata dal Presidente della Giunta anche su invito del Ministro delle Partecipazioni statali e dell'EGAM nei confronti degli Istituti bancari piemontesi, che hanno espresso la propria disponibilità allo scopo di ottenere i necessari finanziamenti, richiede ulteriore impegno in proposito, per sbloccare definitivamente la situazione".
Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Personalmente, e a nome della Giunta, dichiaro di accettare senza alcuna riserva l'ordine che è stato proposto, sia nella forma che soprattutto, nello spirito che lo pervade, e per quanto di competenza della Giunta e per quanto di competenza personale del Presidente assicuro il Consiglio che, subito dopo la sua approvazione, prenderò contatti per rendere operativo il mandato che mi viene ulteriormente conferito.
Sono soprattutto lieto, sia pure in una circostanza che non consentirebbe letizia, di vedere un ordine del giorno che reca le firme di tutti i Gruppi che partecipano all'odierna seduta del Consiglio Regionale: ciò costituisce per me personalmente un impegno anche maggiore di una richiesta di carattere generico, e desidero assicurare ai signori Consiglieri che tutto sarà fatto in maniera che al più tardi nella mattinata di lunedì io possa essere in grado di dare delle risposte in merito al mandato che mi è stato conferito. Colgo questa occasione per dire che nella mattinata di oggi si è allargata la cerchia degli Istituti bancari che sono stati interessati alla soluzione del problema, nel senso del reperimento dei fondi necessari. Ieri sera mi ero espresso in termini prudenziali, dicendo che non consideravo si dovessero ritenere cadute tutte le speranze: lo confermo oggi, con una visione leggermente più rosea di quella contemplata dalla dichiarazione fatta ieri. Le banche interessate sono attualmente: Banco Ambrosiano, Banca Commerciale Italiana, Credito Italiano, Banca d'America e d'Italia, Banco di Napoli, Banco di Roma, Banco di Sicilia, Cassa di Risparmio di Torino, Monte dei Paschi di Siena, Banca Nazionale del Lavoro, Banca dell'Agricoltura, Banca Popolare di Novara oltre all'Istituto San Paolo, che è stato incaricato dei contatti con tutte le altre banche. Voglio sperare di potere, nella mattinata di lunedì prossimo, nonostante per Torino sia giornata festiva, avere qualche notizia anche da questi istituti. Comunque, il termine ultimativo per la risposta mi auguro una risposta positiva, è fissato per il giovedì dell'entrante settimana. Mi adopererò perché il giorno prima, a livello ministeriale, a livello di EGAM, si verifichi l'incontro che è stato sollecitato da tutti i settori del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, il Consiglio Regionale, nell'esprimere con questo ordine del giorno questi tre particolari impegni - che, del resto, non sono nuovi, perché la Regione si è mossa sempre con la massima unitarietà e con viva e totale adesione in favore della soluzione del difficile problema delle Officine Moncenisio di Condove, dà al Presidente della Giunta, che lo accetta, come abbiamo sentito, con estrema disponibilità, questi incarichi.
Quando questa triste storia sarà conclusa potremo forse anche tornarci su per soffermarci su molti aspetti non proprio positivi; ritengo però di poter dire fin da ora che positivi sono stati tutti gli atti che ha compiuto la Regione.
Desidero dare atto al Presidente della Giunta della sua assidua opera particolarmente in quest'ultima delicata fase, in cui ha agito anche per conto delle autorità di Governo nei confronti degli Istituti bancari piemontesi o delle sezioni piemontesi di istituti bancari nazionali. Credo di poter dare atto, visto che, oltre tutto, è la prima volta che si entra nel merito, dopo alcune situazioni di particolare difficoltà in aula, anche al collega Assessore Conti, oggi non presente, della sua costante preoccupazione, accanto al Presidente della Giunta, anche in momenti di particolare difficoltà, come dico, che hanno consentito di contenere nell'ambito di una democratica partecipazione l'attività della Regione e l'attività sindacale dei lavoratori dell'azienda.
Mi auguro soprattutto che l'incontro che è stato richiesto si possa proficuamente concretizzare. Anche perché, essendo ormai avviata la procedura relativa alla richiesta di fallimento presentata dall'Amministrazione delle Officine Moncenisio, vi è il grosso pericolo, se tale procedura giungerà a termine, che comincino ad arrivare ai lavoratori le lettere di licenziamento, che metterebbero dei notevoli punti interrogativi sulla possibilità di ripresa produttiva e naturalmente dei livelli occupazionali. Ci auguriamo quindi che questo sforzo finale porti a soluzioni davvero concrete e che questo problema che ci ha assillati per tanto tempo, vedendoci schierati accanto ai lavoratori, accanto ai Sindaci accanto alle popolazioni della Valle di Susa, possa trovare finalmente sbocco nei termini auspicati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Questo ordine del giorno, da noi sottoscritto, testimonia della volontà del Consiglio Regionale di non lesinare sforzi perché la soluzione per la Moncenisio venga, e sia positiva, ed anche dell'impegno che la Giunta, il Presidente e l'Assessore hanno posto e pongono a questa vicenda. Noi ne diamo e ne prendiamo atto, ma desideriamo nel contempo prendere e dare atto della grande forza di volontà e coscienza dei lavoratori della Moncenisio dei sindacati che dirigono questa lotta. In fondo, noi, interessandoci della loro sorte, facciamo il nostro dovere: essi stanno soffrendo in proprio per le conseguenze di una politica che non è dipesa certamente da loro. La nostra attività in loro favore è dunque un fatto positivo, ma rientra nei nostri compiti. Noi ci dichiariamo pertanto soddisfatti di costatare un impegno di notevole entità in questa direzione.
L'ordine del giorno, se fa fede della ferma intenzione di proseguire nell'azione intrapresa a salvaguardia dell'occupazione in Val di Susa, ci mette anche di fronte ai gravi problemi che tuttora permangono irrisolti.
Le stesse parole del Presidente della Giunta, che pure ha parlato oggi di "speranze più rosee", non hanno posto la questione in termini chiaramente positivi come noi vorremmo che fossero.
L'impegno assunto dalla Regione, anche per mandato del Ministero, e svolto dal Presidente con tanta assiduità, non può indurci tuttavia - credo che questo sia il pensiero di tutti in quest'aula - a considerare sciolto dalle sue responsabilità il Ministro Gullotti, che a suo tempo impartì una direttiva precisa all'EGAM sulla base della quale l'Assessore al Lavoro poté comunicare a questo Consiglio Regionale che il problema era pressoch risolto. Noi non riteniamo affatto il Governo, e nel caso particolare il Ministro Gullotti, esonerato dal tener fede agli impegni che si è assunto a suo tempo. Il Governo e il Parlamento sono tenuti ad operare insieme con la Regione perché sia soddisfatta una direttiva precisa data da un Ministero.
Dobbiamo purtroppo sottolineare che la situazione si presenta ora in termini persino aggravati in conseguenza di quella politica di restrizione del credito che è oggetto di dibattito politico, che ha provocato addirittura una crisi di Governo, e che, se attuata non nelle forme giuste può determinare una recessione, e quindi un fenomeno di disoccupazione di proporzioni ben più gravi e ampie di quello di cui ci tocca oggi di occuparci, della Moncenisio e di alcune altre piccole aziende.
Noi, quindi, intervenendo brevemente in questo dibattito per sottolineare l'importanza di quest'ultima presa di posizione del Consiglio in merito al problema della Moncenisio, diciamo che occorre adoperarsi affinché ci sia soluzione di continuità nell'occupazione dei lavoratori della Moncenisio e vengano salvaguardati comunque i livelli dell'occupazione, che in Val di Susa sappiamo essere già stati abbassati in altre analoghe occasioni.
In questo spirito, e con l'intesa che si terrà fede all'impegno che deriva dall'ordine del giorno, noi voteremo il documento, che d'altronde abbiamo sottoscritto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Non ho nulla da aggiungere a quanto già il Presidente della Giunta ha dichiarato e al commento fatto, a nome del Gruppo, dal Consigliere Garabello, che ha seguito da vicino più volte, anche per incarico dell'intero Gruppo, questa vicenda. Del resto nessuno di noi l'ha trascurata perché ha una grande importanza di per sé ed anche dal punto di vista dimostrativo, emblematico, in un momento di particolare crisi.
L'unità, la serietà, la concretezza degli interventi credo servano anche a comprovare come la Regione, al di là delle sue competenze, possa svolgere in momenti difficili un ruolo che l'avvicina al mondo del lavoro e la rende interprete il più possibile delle sue esigenze.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Mi associo ai colleghi che mi hanno preceduto nel riconoscimento nei confronti del Presidente Oberto per l'impegno che da mesi porta a questa vicenda, nell'espressione di ammirazione nei confronti delle masse di lavoratori che hanno impostato e condotto avanti con grande sacrificio questa lotta, nell'apprezzamento non soltanto dell'atteggiamento unitario mostrato dalle forze politiche presenti in questo Consiglio ma anche della particolare attenzione, del particolare impegno che tutti noi abbiamo dedicato in questi mesi alla vicenda della Moncenisio Ci conforta la speranza esternata dal Presidente che questa vicenda si possa concludere in modo positivo. Riteniamo che una particolare attenzione vada posta - e non saprei neppure dire in che modo ed in qual misura questo possa avvenire da parte della Regione: certamente, deve avvenire da parte delle forze politiche, da parte delle forze sindacali - affinché il salvataggio dell'Azienda non si traduca in un'attività di carattere assistenziale, che arrecherebbe innanzitutto offesa proprio ai lavoratori che difendono principalmente la loro dignità di lavoratori ed un patrimonio tecnologico che non si vuole vada disperso. Occorre un deciso impegno da parte dei futuri dirigenti dell'azienda, e, ripeto, da parte delle forze politiche e sindacali, affinché questa azienda, una volta salvata, sia resa vitale, produttiva, tale da rappresentare, nell'ambito dell'economia piemontese per il settore che la riguarda una forza valida di produzione di promozione economica.
In relazione a questo particolare impegno si sono mossi tutti coloro che, dal Presidente della Regione alle forze politiche alle forze sindacali, hanno, con una ostinazione che in questo caso e prova di carattere, prova di volontà politica, difeso contro coloro che la volevano smantellata, questa azienda del nostro Piemonte.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame disegno di legge n. 137 relativo agli interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, e per il funzionamento di centri di incontro per gli anziani


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'o.d.g.: "Esame disegno di legge n. 137: 'Interventi per la promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di centri di incontro per gli anziani'". Relatore Falco.
Il relatore Consigliere Falco ha facoltà di parlare.



FALCO Giovanni, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, prima di dare lettura della mia relazione, desidero leggere la lettera del Presidente della I Commissione: "La Commissione I, nella seduta odierna, ha esaminato, ai sensi dell'art. 7 del Regolamento provvisorio delle Commissioni, il disegno di legge n. 137 concernente 'Promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di centri di incontro per gli anziani', ed ha espresso parere favorevole".
A - Premessa Predisporre servizi sociali per gli anziani è uno dei problemi che operatori sociali, amministratori pubblici, forze politiche e forze sindacali intendono portare avanti con assoluta priorità.
Ad un tempo, soltanto certa stampa e certe istituzioni preposte all'assistenza degli anziani trattavano pubblicamente il problema senza che la società e, quello che è peggio, i pubblici poteri assumessero iniziative al riguardo. Gli anziani venivano trascurati da una società ingiusta che considerava soltanto l'efficienza del momento e che dimenticava che essi erano stati parte viva della stessa. La chiamavano e la chiamano terza età e la vedevano sotto l'aspetto mortificante dell'impoverimento e dell'improduttività.
A parte i suggerimenti ed i consigli che possono essere portati avanti da una certa dottrina etico-sociale, gli anziani hanno molto da insegnare all'uomo d'oggi che va tanto in là nel suo cammino e che non sempre sa risolvere i problemi dell'umanità sofferente.
La storia insegna che persone anziane, con la loro esperienza e con il loro tatto, hanno risolto problemi di carattere sociale ed economico che affliggevano la società.
Anche gli antichi molte volte hanno fatto tesoro della saggezza degli anziani.
Questa nuova impostazione della società non è soltanto iniziativa nostra.
Tutti gli stati rivolgono la loro attenzione al problema degli anziani adottando iniziative le più svariate.
B - Iniziative varie Le ferrovie della Germania Federale propongono, quest'anno, ai viaggiatori anziani provenienti dall'Italia condizioni di pagamento particolarmente favorevoli.
Le signore che abbiano superato i sessant'anni e gli uomini di oltre sessantacinque possono fruire di riduzioni ferroviarie, unitamente ad un accompagnatore di qualsiasi età. L'offerta di riduzione è valida per due periodi dell'anno (6/1 - 16/5 14/10 - 12/12) ed i biglietti speciali prevedono una riduzione del 40% rispetto al prezzo della corsa semplice di andata e ritorno.
Numerose sono le iniziative a favore degli anziani: la tessera di libera circolazione sui mezzi pubblici urbani, la riduzione di tasse comunali e l'invio a soggiorni gratuiti. Il 16 febbraio u.s., per iniziativa del Comune di Collegno, alla presenza di operatori sociali partiti, pubblici amministratori, Assessori e Consiglieri regionali, si è discusso a fondo l'assistenza degli anziani a domicilio, proponendo di aiutarli nelle pratiche che non sono in grado di sbrigare da soli e garantire loro un servizio di assistenza sanitaria mediante idoneo personale infermieristico. Molte Amministrazioni Comunali hanno sentito il dovere di intervenire economicamente a favore degli anziani ospitati nelle Case di Riposo, corrispondendo la differenza di retta tra quella mensile della casa ospitante e la insufficiente pensione INPS. Il servizio di base di Vanchiglia-Vanchiglietta ha studiato una bozza di servizio domiciliare con lo scopo di offrire al cittadino e al nucleo familiare, che si trovino in precarie condizioni finanziarie, le prestazioni necessarie per l'assistenza sanitaria e per l'espletamento del compiti familiari e domestici.
Anche le Regioni Liguria e Toscana hanno divisato un'assistenza domiciliare polivalente, che si articola in un complesso di prestazioni sociali e domestiche rese al domicilio dell'anziano, per consentirgli di rimanere nel suo ambiente di appartenenza e rivitalizzare così i vincoli familiari.
Il Comune di Biella ha deliberato la costruzione di una serie di case destinate ad accogliere persone anziane.
Sono case formate da mini-alloggi, distribuiti su tre piani, oltre un ambulatorio ed una sala per le riunioni.
C - Considerazioni sul piano generale Un insigne straniero, studioso del problema dell'anziano, scrisse che il livello culturale di una Nazione può essere valutato in base alle attenzioni ed alle cure che vengono assicurate ai meno abbienti, agli ammalati ed agli anziani.
Nelle civiltà primitive, nelle quali l'età media si manteneva su valori assai bassi, la saggezza, la capacità e l'esperienza dell'anziano venivano altamente apprezzate.
Svariati tipi di lavori manuali e di attività produttive venivano svolte dagli anziani che, per tale motivo, si sentivano operosi e felici.
Nonostante gli sforzi, fisici e mentali, gli anziani erano nelle condizioni di accettare se stessi ed il proprio ruolo nella comunità e nella famiglia.
Nella moderna, industrializzata ed automatizzata società avviene tutto il contrario. Persino il lavoro di fattoria e dei campi viene industrializzato. I vincoli familiari paiono allentati e la società, per sua natura, emargina l'anziano (fenomeno di rigetto). La capacità lavorativa dell'anziano non può più esplicarsi, perché le attività in cui gli anziani possono essere utilizzati sono sempre più ridotte.
Il numero delle persone anziane è in costante aumento e questo fenomeno pone a tutti i paesi problemi sociali, economici e politici, di grandissima importanza.
La comprensione, l'affetto, la pazienza attenuano gli effetti delle trasformazioni psicologiche cui vanno soggette le persone anziane, che sentono, intensamente, il bisogno di essere rassicurate, di sentirsi amate di permanere "membri utili della società".
Questi concetti, in apparenza tanto evidenti da poter erroneamente venire giudicati banali, sono, in effetti, quelli su cui deve basarsi un programma di assistenza all'anziano (con grande rispetto dell'individualità di ognuno).
Il problema degli anziani è, in certo senso, un problema nuovo ed ancora poco noto. Esso è sorto a motivo delle trasformazioni operate dalle società tecnologicamente avanzate, che hanno prolungato la vita degli uomini ed imposto il problema del pensionamento. Nel passato, fino all'epoca romana, la vita media dell'uomo era di 25 anni (a quaranta si era senatori e si viveva fino a 55).
La vita media, secondo il Prof. Feruglio - Direttore dell'Istituto di Gerontologia dell'Università di Torino - in poco più di 30 anni è salita da 52 a 72 anni (tavola rotonda di Moncalieri dell'1/4/1974).
Verso il 1500 - la vita media variava da 30 a 40 anni verso il 1900 - la vita media variava da 40 a 48 anni verso il 1940 - la vita media variava da 50 a 54 anni verso il 1973 - la vita media variava da 70 a 74 anni.
Vincendo il cancro e le malattie vascolari, che maggiormente affliggono l'anziano, si potrà elevare la media di qualche anno.
Nell'impreparazione assoluta, il problema dell'anziano è sorto di colpo; come una bomba innescata esplosa improvvisamente. La trasformazione totale della società, con i problemi dell'urbanesimo, del pensionamento del progresso, dell'igiene e del benessere lo hanno imposto come forza d'urto, come una realtà travolgente che ha superato ogni fantasia.
Problema gigantesco ed urgente che interessa in Italia 15.000.000 di persone.
Quando pensiamo che le persone occupate, alla fine del 1973 erano 19.000.000 e cioè 4.000.000 in più dei pensionati, ci rendiamo conto del problema difficilissimo, dove tutto è da fare e davanti al quale si è assolutamente impreparati.
Nel secolo scorso si impose il problema del riconoscimento dei diritti del lavoratore, in seguito venne il problema della sanità, oggi sorge il problema dell'anziano, nel suo vasto arco dai 60-65 anni ai 74.
D - Considerazioni sul piano legislativo Sul piano legislativo siamo carenti, sia per la natura che per i modi di intervento.
La legislazione vigente che risale al 17 luglio 1890 "legge sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza" è antiquata ed incompleta.
Vi è una proliferazione di enti assistenziali: nel 1974 erano 40.000 oggi superano i 60.000.
L'art. 38 della Costituzione italiana stabilisce che "ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento ed all'assistenza sociale".
Lo stesso art. 38 precisa che "ai suddetti compiti provvedono organi ed istituzioni predisposti ed integrati dallo Stato".
Il successivo art. 137 della Costituzione demanda alle Regioni l'emanazione di norme legislative, nei limiti dei principi fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato sulla beneficenza pubblica e sull'assistenza.
Il 16% del bilancio nazionale dovrebbe essere devoluto all'assistenza (1.500 miliardi che avrebbero dovuto essere trasferiti alle Regioni). Oggi l'assistenza in campo di interventi denota disfunzioni sociali.
Occorrerebbe una legge quadro che permettesse di attuare la sicurezza sociale superando il concetto di assistenza e tenendo presente che sono giacenti 5 disegni di legge. Occorrono servizi non calati dall'alto, ma concordati con i cittadini, con i sindacati e con gli Enti locali, in cui l'anziano sia protagonista dei servizi stessi e dai quali risulti la collaborazione e la reciprocità degli intenti. I servizi, in generale vanno dall'assistenza domiciliare a quella sanitaria, dal problema dell'edilizia urbanistica dell'anziano alle case albergo con servizi centralizzati.
E - Considerazioni sul piano economico Anche il problema del reddito è molto importante, perché non risolto per il 30% degli anziani in Europa, in gran parte donne. Per quanto riguarda l'Italia, considerando solo la gestione INPS, su un totale di 10.776.000 pensioni in pagamento alla fine del 1972, riscontriamo che: il 73% circa era liquidato per importi minimi il 7% circa era liquidato per importi inferiori a L. 40.000 mens.
il 20% circa era liquidato per importi superiori a L. 40.000.
A Torino, dove il reddito medio supera il milione di lire all'anno, ci sono 200.000 anziani che percepivano, nel marzo del 1973, L. 25.000 di pensione al mese.
I dati di cui sopra, forniti dal Presidente dell'INPS - Montagnani denotano la carenza del trattamento pensionistico e giustificano i provvedimenti di miglioramento che si sono adottati.
Nel febbraio 1974 la Camera ha esaminato la proposta di legge tendente a migliorare le pensioni, gli assegni familiari e l'indennità di disoccupazione.
Il provvedimento è scaturito dall'accordo raggiunto tra Governo e Sindacati, ma su di esso si sono manifestati diversità di opinioni all'interno della maggioranza, in parte superate dall'accordo emerso al termine di una serie di riunioni.
E' rimasto così stabilito che, dall'1/1/1974, le pensioni minime dei lavoratori dipendenti siano portate a L. 42.950 (pari al 27,75% del salario medio degli operai dell'industria).
Per il 1974 i minimi comprendono anche gli aumenti derivanti dalla perequazione automatica delle pensioni.
I minimi di pensione dei lavoratori autonomi (coltivatori diretti artigiani, commercianti) sono saliti invece, sempre dall'1/1/1974, a lire 34.800 mensili.
Era stata proposta l'equiparazione dei minimi delle due pensioni e di diminuire l'età per la pensione di vecchiaia.
Il Governo si è opposto perché ciò avrebbe comportato un maggior onere di 200.000.000.000, il primo punto, di altri 100.000.000.000, il secondo.
E' stata pure respinta la proposta di equiparazione dei minimi di pensione alle due categorie al 33% della retribuzione dei lavoratori dell'Industria, perché ciò avrebbe significato un onere complessivo di ben 1.700 miliardi. La pensione, che è la più importante delle previdenze e che, per la stragrande maggioranza di coloro che non sono più in grado di lavorare, costituisce l'unica fonte di reddito è quindi largamente generalizzata. Anzi lo è molto di più da noi che in qualsiasi altro Stato dell'Europa occidentale per due motivi.
Prima di tutto perché in quei paesi si va in pensione 5 anni dopo (le donne a 60 anni e gli uomini a 65) e poi perché si ottiene con più difficoltà il pensionamento di invalidità che da noi, dove la maggiore sensibilità sociale rende più facile la concessione.
F - Il disegno di legge regionale n. 137 La Giunta Regionale, in attesa dell'emanazione della legge quadro per i servizi sociali che consentirà interventi radicali per il superamento dell'attuale organizzazione assistenziale, ha ravvisato l'opportunità di proporre all'approvazione del Consiglio il disegno di legge n. 137 relativo "alla promozione dell'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché del funzionamento di centri di incontro per gli anziani".
L'intervento si colloca nello spirito dell'auspicata riforma assistenziale e favorisce utili forme di sperimentazione che potranno nel futuro essere estese all'intero territorio regionale.
Il problema ha assunto una grande rilevanza anche per l'incremento del numero delle persone da assistere.
Da una indagine campione svolta dall'IRES, risulta che nella nostra regione gli ultra sessantenni superano le 850.000 unità, con una percentuale superiore al 19,50% dell'intera popolazione, con un minimo del 16,22% in provincia di Torino ed un massimo del 25,74% in provincia di Asti.
Il disegno di legge consta di 8 articoli.
I primi sette articoli enumerano gli enti aventi diritto all'assistenza, prevedono le diverse forme della stessa e le modalità da seguire per ottenere i contributi regionali.
L'ultimo articolo autorizza la spesa per l'anno in corso e per gli anni successivi.
G - Consultazioni Dopo quattro riunioni della Commissione quarta, presente l'Assessore alla Sicurezza Sociale - Dott. Anna Maria Vietti, venne stabilita la consultazione riservata ai Sindaci con popolazione superiore ai 5.000 abitanti, ai Presidenti delle Comunità Montane, ai Sindacati, alle ACLI ed alle organizzazioni varie che trattano il problema dell'assistenza. Le consultazioni si iniziarono il 20 marzo u.s. con i Sindaci e Presidenti delle Comunità montane, seguirono le organizzazioni varie, per ultimo furono sentiti i Sindacati. Attraverso numerosi ed interessanti interventi i presenti hanno riportato la convinzione che l'assistenza domiciliare riveste la massima importanza, per la riuscita della quale si muovono le forze politiche - amministrative, le forze sindacali nonché gli organismi che si interessano di una certa dottrina etico-sociale.
Gli interventi verbali furono numerosissimi e le memorie scritte presentate al Presidente della IV Commissione sono oltre la cinquantina. A seguito delle osservazioni emerse dalla consultazione, l'Assessore alla Sicurezza Sociale e la Giunta Regionale hanno apportato le seguenti modifiche al disegno di legge n 137: Art. 1 - Si è esplicitamente affermato, secondo le richieste dei consultati, il carattere di provvisorietà della legge e la volontà di incentivare servizi alternativi all'istituzionalizzazione integrandolo con la dizione "in attesa della riforma dei servizi sociali ed al fine di incentivare servizi alternativi all'accoglimento in istituto".
Art. 2 - Tra gli Enti beneficiari sono state ammesse tutte le Comunità Montane, senza limite di popolazione.
Ciò in considerazione delle difficoltà di comunicazione conseguenti all'estensione ed alla conformazione dei rispettivi territori.
Art. 3 - Al fine di evitare che i centri d'incontro diventino emarginanti il comma 2° è stato così modificato "I centri d'incontro devono essere, di norma, attigui od annessi ad altri centri sociali, ricreativi o culturali".
E' stato formulato un nuovo articolo 7 "Norme in deroga" che prevede la possibilità di erogare contributi per attività di aiuto domestico e per centri d incontro, gestiti direttamente dai Comuni e dai Consorzi di Comuni già esistenti alla data di entrata in vigore della legge in oggetto, in deroga ai limiti previsti dall'art. 2. Si prevede inoltre la possibilità di inserire nei ruoli organici dei Comuni il personale già in servizio in deroga ai limiti d'età.
Alla luce del quadro legislativo vigente, ritengo che il disegno di legge in esame, con le modifiche apportate per recepire le indicazioni emerse dalla consultazione, possa costituire un valido avvio ad alcuni servizi di assistenza domiciliare agli anziani, agli invalidi, ai minori così che, superata la fase di sperimentazione, la Regione possa dare luogo ad un più completo quadro di interventi conseguente, tra l'altro all'auspicata emanazione della legge nazionale di riforma dei servizi sociali.
La Commissione IV, in sede di approvazione della presente relazione, ha espresso l'esigenza che l'apposito stanziamento destinato all'assistenza di cui alla presente legge, venga incrementato in relazione al programma formulato dalla Commissione stessa. Pertanto mi permetto di insistere presso il signor Assessore al Bilancio affinché la richiesta di cui sopra venga tenuta nella dovuta considerazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare la Consigliera Fabbris, ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, signori Consiglieri, non è possibile intervenire su questo argomento senza fare riferimento ai dibattiti svolti precedentemente nel nostro Consiglio, soprattutto negli ultimi tempi, sui temi dell'assistenza e della sanità. D'altra parte anche il collega Falco relatore di questo disegno di legge, ha inquadrato il problema nella situazione generale del settore, sottolineando il caos esistente soprattutto nel campo dell'assistenza, ricordando due aspetti importanti: l'esistenza in questo caos assistenziale di oltre 40.000 enti che impegnano 1500 miliardi all'anno solo nel bilancio dello Stato la necessità di ricondurre, attraverso una riforma legislativa l'organizzazione e l'erogazione delle prestazioni necessarie a coprire i bisogni sociali, ponendo fine alla delega agli enti pubblici e privati e impegnando in prima persona lo Stato e le Regioni, affidando ad esse finanziamenti e il potere necessario perché sia possibile, con la delega ai Comuni ed alle Comunità Montane, organizzare quanto necessario per coprire le esigenze delle popolazioni.
La prima parte della relazione quindi si può condividere. Così come mi pare non ci sia nulla da eccepire per quanto riguarda la parte statistica.
Il problema comincia a sorgere quando si entra nel merito del disegno di legge che, secondo noi, non è conseguente alle affermazioni di principio fatte nella relazione. Infatti, quando si afferma, come è fatto nella relazione dell'Assessore, che "tale intervento si colloca nello spirito dell'auspicata riforma assistenziale" nell'ambito della "necessaria legge quadro che consenta interventi radicali per il superamento dell'attuale organizzazione assistenziale" e poi si propone un intervento, come quello che stiamo esaminando, puramente assistenziale, restiamo nell'equivoco, non proponiamo niente di nuovo, di anticipatore della riforma come potrebbe invece trarre in inganno la formulazione del disegno di legge che dice di proporre "servizi sperimentali".
La riforma dell'assistenza non può essere disgiunta dalle altre riforme sociali, soprattutto negli obiettivi che ci si propone di realizzare, primo fra tutti quello di cambiare l'impegno della società per risolvere i problemi dei cittadini in quanto tali, per i diritti che ad ogni cittadino in quanto tale, riconoscono la nostra Costituzione ed il nostro Statuto principi questi ai quali si è richiamato lo stesso Consigliere Falco.
E', questo, un impegno che richiede la scelta di un nuovo modello di sviluppo economico e sociale e l'adozione di nuovi valori umani e civili da porre alla base dello sviluppo sociale stesso affinché sia veramente garantita a tutti i cittadini la libertà e la dignità, secondo il dettato costituzionale. E' necessario cioè orientare l'impegno della società a creare le condizioni perché ognuno possa avere soddisfatti i propri bisogni che sono quelli della casa, della salute, del lavoro, dei mezzi economici per vivere, per istruirsi, per sopravvivere anche, problemi che la nostra società non ha saputo finora risolvere perché impostata in funzione della realizzazione del massimo profitto e non dei bisogni dell'uomo. Secondo questa massima, una persona è valida solo se lavora e se produce e realizza profitto. Ma quando ha finito di produrre, o non ha mai potuto produrre, o nel caso di un infortunio sul lavoro (come sovente accade in questi ultimi tempi) non può più produrre come richiede la legge del massimo profitto per queste condizioni specifiche questi cittadini vengono allontanati dalla società perché in questa organizzazione sociale non c'è posto per chi non produce.
Ecco, colleghi Consiglieri, è questo meccanismo che è da modificare sono questi indirizzi che sono da cambiare attuando le riforme sociali e particolarmente nel campo dell'assistenza, è urgente perché - come ci ricordava il relatore Falco - la materia è regolata da leggi che risalgono al 1890 e a me pare che da allora ad oggi qualcosa si sia modificato.
La riforma dell'assistenza e quella della sanità interessano i settori che più direttamente possono contribuire allo scopo di creare e salvaguardare una dimensione umana attuando, sia sul piano sanitario che sociale, la prevenzione, la cura e la riabilitazione. Proprio per questo secondo me, non è possibile attuare un servizio sociale oggi, in attesa di quella che sembra ormai tanto vicina riforma dei settori della sanità e dell'assistenza, prescindendo da questi presupposti di principio.
Il disegno di legge che noi stiamo esaminando invece, non è chiaramente indicativo di questi obiettivi sociali anche se, con l'emendamento apportato all'art. 1, si è colta in parte l'istanza portata avanti dal mio Gruppo nella discussione avvenuta in Commissione e anche in sede di consultazione e si fa riferimento soprattutto alla transitorietà del provvedimento, in attesa dell'istituzione delle unità locali dei servizi sociali e sanitari.
Tuttavia, a mio parere, questo provvedimento è meramente assistenziale e non di attuazione di un diritto del cittadino.
Questa è una delle lacune che mi premeva di sottolineare in Consiglio come è già stata sottolineata in Commissione. Ma ve ne sono altre, sempre sul piano dei principi generali e dei contenuti.
Uno degli obiettivi da realizzare - dice sempre la relazione - è quello di predisporre adeguati servizi tendenti a far si che la persona anziana possa continuare a vivere nel proprio ambiente, in alternativa cioè all'istituto, al ricovero.
Desidero a questo proposito sottolineare il ritardo con il quale la Giunta propone questo provvedimento, ritardo che ha pesato notevolmente sullo sviluppo di orientamenti nuovi da parte degli amministratori. Mi permetto di ricordare a tutti noi come continuare a mantenere contributi agli enti per costruire, o modificare, o anche abbellire i ricoveri sia in netto contrasto con la ricerca di forme alternative al ricovero. E qui ricordo il dibattito che abbiamo sostenuto, in occasione della discussione sul bilancio, sia l'anno scorso che la settimana passata nel nostro Consiglio, a proposito del cap. 1172 e come i 300 milioni impegnati nel bilancio del 1972 e spesi tutti in conto interessi, abbiano messo in movimento una somma di circa otto miliardi per i ricoveri e non per opere alternative. Nonostante il ritardo della Regione in questa azione di ricerca e di incentivazione di nuove forme di assistenza sociale nonostante le difficoltà di carattere finanziario, molti Comuni, anche piccoli, hanno preso delle iniziative in merito. Perché? Perché il problema degli anziani è diventato enorme.
La nostra Regione - dice il rapporto IRES - è interessata in media per il 20% della sua popolazione.
Le conseguenze del ricovero dell'anziano sono state denunciate ripetutamente dalle organizzazioni sociali e sindacali e dagli operatori impegnati in questo settore; sono conseguenze drammatiche e citerò alcuni dati molto significativi al riguardo. La mortalità degli anziani nei vari istituti di ricovero sarebbe questa: l'8% muore nei primi otto giorni di ricovero; il 28% muore nel primo mese; il 45% nei primi sei mesi; il 54,4 nel primo anno; il 65,4% muore nei primi due anni.
Quali sono i motivi di questa mortalità? Perché la vita in un istituto è passiva, chiusa, separata dai problemi e dalla vita attiva che si svolge appena fuori dai cancelli del ricovero, per cui l'anziano si sente inutile isolato, destinato ad un'inattività squallida e quindi al decadimento psicologico ed umano. Per questo si va alla ricerca di iniziative incentivanti di forme di assistenza che mantengano, il più possibile l'anziano nel proprio ambiente sociale.
Ma per creare le condizioni che possano veramente costituire l'alternativa al ricovero, bisogna organizzare i servizi per coprire i bisogni che creano la necessità del ricovero. Questi bisogni sono quelli dell'assistenza infermieristica, specialistica, sanitaria, economica e non solo quella, seppure importante, dell'attività domestica come si propone di promuovere questo disegno di legge. D'altra parte, la consultazione stessa in questo senso è stata molto esplicita. Io concordo con la parte che ha citato il collega Falco sul risultato della consultazione, mi spiace per che non abbia completato il quadro informando il Consiglio di quelle che sono state le istanze che sono uscite dalla consultazione. Cercherò di farlo io illustrando, attraverso una parte di queste testimonianze che sono state portate alla consultazione (non tutte perché mi costringerebbe ad allungare troppo il discorso) anche la posizione che il nostro Gruppo ha assunto ed espresso negli emendamenti che sono stati presentati.
I gruppi giovanili delle parrocchie di Torino rilevano le lacune più appariscenti che sono: prima di tutto la mancanza di impostazione teoretica nell'affrontare il complesso problema dei servizi di sicurezza sociale inoltre il limite minimo di abitanti stabilito come condizione per ottenere il contributo regionale e la spiacevole caratteristica dei lavori fatti "a tavolino" che non tengono conto dell'evidente diversità socio-ecologica tra la città e il paese e il paese montano; il personale previsto per il servizio di assistenza domiciliare non riceve altra specificazione se non quella di "collaboratrici familiari" e questo lascia impregiudicati i ruoli di detto personale quando invece i destinatari del servizio (anziani inabili, minori) esigono forme di intervento differenziato non riducibili ad uh modello unico, se non si vuole limitare il servizio (come sembra negli artt. 1 e 3) al solo "riordino della casa". Il disegno di legge pertanto viene ad assumere una pesante dimensione assistenziale nel senso più ristretto del termine ed una collocazione non inserita e non inseribile in un'organica prospettiva di servizi sociali aperti e promozionali. Questi gruppi giovanili hanno anche presentato un loro progetto di legge alternativo a quello presentato dalla Giunta.
Vi è poi la testimonianza della Comunità della Val Pellice che comincia criticando l'art. 1 ed affermando che in quell'articolo, intitolato "Principi generali", non si ritrovano i principi generali di quella politica assistenziale innovativa, ormai tanto attesa; l'attribuzione ad ogni cittadino del diritto di fruire di servizi sociali nel cammino verso la sicurezza sociale, a prescindere dal sesso, età, condizioni economiche tipo di handicap, in una visione unitaria che permetta di soddisfare globalmente le esigenze fondamentali del cittadino attraverso una adeguata organizzazione del territorio e quindi ad una corretta programmazione regionale; la preferenza per quei servizi aperti intesi come elementi che consentano al cittadino di restare nel proprio ambiente naturale con maggiore autonomia e libertà; il principio del coordinamento dei servizi sotto l'aspetto territoriale e funzionale che tenga conto della necessità di soddisfare ai bisogni globali dei cittadini attraverso l'alternativa di risposte inserite in una rete di servizi coordinati di varia natura: sociali, sanitari, abitativi, culturali ecc.
Per quanto riguarda l'assistenza domiciliare precisano che per assistenza domiciliare si intende, nel nostro progetto, esclusivamente l'aiuto domestico, mentre per assistenza domiciliare deve intendersi quel complesso di servizi e di prestazioni effettuati da equipe pluriprofessionali che intendono consentire al cittadino in difficoltà per ragioni di varia natura (handicap sociali, economici, psicofisici abitativi ecc.) un' esistenza autonoma in seno alla comunità di appartenenza. Non si può, trattando di assistenza domiciliare, ignorare l'assistenza infermieristica - proseguono -, il servizio di lavanderia, il servizio di podologia, i pasti caldi, l'animazione a domicilio. E continuano con una serie di altre proposte.
Inoltre mettono in evidenza come non sia opportuno tralasciare l'assistenza infermieristica domiciliare in quanto la stessa è per lo più rivolta a cittadini in precarie condizioni di autosufficienza psicofisica.
Si pensa che l'assistenza domiciliare vada indirizzata ai nuclei familiari, in momenti di stato di necessità o di persistente non autosufficienza, senza individuazione dei soggetti (minori, inabili anziani, ecc.).
Inoltre dovrebbe essere indicato il profilo dei servizi per cui è possibile ottenere il contributo onde garantire il contenuto dei servizi e prevedere, in tempi successivi, gli standard dei medesimi.
Per quanto riguarda i centri di incontro si ritiene che non debbano essere destinati esclusivamente agli anziani, ma rivolti all'impiego del tempo libero della popolazione di ogni età, raffigurandosi come centri aperti a tutti, come sede di incontro previsti dal primo comma dell'art. 4 e anche dal secondo comma.
Si soffermano poi ancora sulla questione che riguarda il personale sottolineando come sarebbe necessario indicare il ruolo ed il profilo del servizio sociale professionale e quindi prevedere la preparazione del personale stesso ed infine, per quanto riguarda gli enti beneficiari, non comprendono il perché il contributo venga concesso esclusivamente ad enti con popolazione oltre 15.000 abitanti essendo ormai nota la necessità di collocare i servizi in modo che rispondano alle esigenze quotidiane dei cittadini, alla loro porta. Del resto la non concessione del contributo economico impedirebbe ai Comuni di dimensione inferiore di attuare questo servizio.
Le esperienze promosse dal Consiglio della Val Pellice sono esplicitamente indicative della validità di questo servizio. Questa Comunità allega anche una relazione di tutta l'attività svolta.
Analoga posizione è stata presa da tutti i Comuni esistenti nella vallata del Pellice.
Vi è poi la testimonianza della città di Torino che comincia affermando come il disegno di legge di iniziativa della Giunta, pur inserendosi nella linea di creazione di servizi alternativi alle forme tradizionali ed emarginanti di assistenza, presenta alcuni limiti che rischiano di snaturare gli obiettivi innovatori che la legge propone.
Prosegue con una serie di osservazioni: innanzi tutto i due servizi previsti si richiamano ancora al vecchio concetto dell'assistenza a particolari categorie e inoltre si ritiene opportuno che la Regione Piemonte, sia pure nei limiti delle proprie competenze, proceda ad una programmazione di massima sul territorio regionale tenendo presente l'attuale situazione dei servizi e la frammentazione degli enti che li gestiscono e incentivi l'istituzione e l'incremento, da parte dei Comuni dei servizi considerati necessari e finora carenti.
Formulano poi una serie di osservazioni all'articolato ed in particolare agli artt. 1 e 5 affermando che l'istituzione di centri di incontro solo per anziani continua a mantenere, sia pure in forma più moderna, un processo di esclusione spostando l'isolamento degli anziani all'istituto di ricovero ad un centro, isolato dalla vita delle comunità.
Inoltre anche il problema del tempo libero dei minori dovrebbe essere affrontato, se si vuole che il servizio di aiuto domestico alle famiglie serva anche ad evitare gli affidamenti dei minori agli istituti.
Per quanto riguarda l'art. 5 si ritiene che la possibilità dei Comuni di convenzionarsi con istituzioni pubbliche e private, per la gestione dell'assistenza domiciliare, significhi non andare nella direzione delle riforme che tendono ad affidare la gestione dei servizi direttamente ai Comuni e ai loro Consorzi. Infine non è prevista nessuna forma di partecipazione o di gestione sociale dei servizi, diversamente da quanto disposto dalla legge regionale sugli asili nido.
Scusatemi, ma cerco di andare un po' rapidamente perché mi rendo conto che sto facendo un discorso troppo lungo.
Analoghe affermazioni vengono fatte dalla città di Vercelli la quale non solo esprime il suo giudizio come Comune, ma ha anche fatto una piccola consultazione a livello comprensoriale. E noi troviamo l'affermazione del Sindaco di Rassa che, dopo aver fatto rilevare che la Regione ha scelto un dimensionamento errato per lo svolgimento della consultazione, cosa questa che penso sarà il caso di tenere in considerazione, rileva come non si tenga conto della necessità di un'adeguata assistenza economica ed infermieristica, mentre l'attuale disegno di legge presenta dei centri di incontro che possono essere visti quali centri potenziali di emarginazione dalla società.
Affermazioni del genere sono contenute anche nelle altre documentazioni che mi risparmio di leggervi perché abuserei della vostra pazienza; d'altra parte tutti i Consiglieri possono andarle a consultare perché sono depositate presso la Commissione IV: si tratta delle testimonianze lasciate dal Comune di Novara, dal Sindaco di Cirié, dall'Assessorato all'Assistenza del Comune di Cuneo, dal Comune di Collegno, dall'assemblea di quartiere di S. Rita, dai rappresentanti dell'UNEBA, dai rappresentanti della FIRAS dagli operatori sociali di Ivrea e Circondario, dall'Unione Diritti Minori e dalle Organizzazioni sindacali. L'Unione diritti Minori fa anche un lungo elenco, dei provvedimenti adottati dalle altre Regioni. Le organizzazioni sindacali si rammaricano di trovarsi nella condizione di ripetere richieste fatte altre volte.
Il giudizio quindi sul disegno di legge, stando a queste osservazioni non è positivo e la legge viene con enorme ritardo, nonostante le sollecitazioni che vengono da varie parti e nonostante che su questa linea numerosi Comuni si siano già mossi.
Il nostro Gruppo quindi, raccogliendo e facendo proprie queste critiche, ha formulato degli emendamenti che illustreremo nel momento in cui saranno messi in discussione. A questo punto faccio ancora alcune considerazioni sulle quali invito il Consiglio a meditare prima di prendere una decisione. A me pare necessario, prima di promuovere un provvedimento di questo tipo, riflettere sulle competenze della Regione ma anche sulle sue possibilità e come sia opportuno non nasconderci dietro l'alibi della necessità della legge quadro per dire che non è possibile operare in questa direzione. Mi permetto richiamare all'attenzione dei Consiglieri la legge che mi risulta sia l'ultima in ordine di tempo, adottata dalla Liguria: all'art. 1 della legge afferma che l'assistenza agli anziani, nel quadro dei principi enunciati nell' art. 4 dello statuto regionale, tende a garantire un'ampia autonomia all'anziano, ad offrire valide alternative al suo ricovero nell'istituto, apprestando tutti i mezzi necessari a consentirne la permanenza nell'ambito familiare e in ogni caso nella Comunità di appartenenza. A tal fine la Regione promuove la graduale realizzazione dei servizi idonei ad assicurare all'anziano il mantenimento del normale tessuto delle relazioni familiari ed umane.
L'art. 2 dice: la Regione promuove, nell' ambito delle proprie competenze e nel quadro dei programmi di edilizia pubblica residenziale, la costruzione di alloggi per anziani, inseriti in edifici di normale abitazione e strutturati in modo idoneo alle loro particolari esigenze.
All'art. 3 si afferma che come primo intervento ai Comuni, ai loro Consorzi, alle Province e alle Comunità montane possono essere concessi contributi per i seguenti servizi sociali a favore degli anziani: servizio alloggi avente lo scopo di evitare il ricovero degli anziani in istituti e consistente in interventi diretti a dotarli di idonei alloggi, con contribuzioni nelle spese di affitto mediante corresponsione dell'importo relativo, a seconda dell'opportunità, all'interessato o all'ordine del locatore, nonché nelle spese per l'installazione e l'uso del telefono al fine di evitare l'isolamento degli anziani che vivono soli; assistenza domiciliare polivalente che si articola in un complesso di prestazioni sociali (domestiche e sanitarie) rese al domicilio dell'anziano per consentirgli un'esistenza autonoma in seno alla Comunità di appartenenza.
E poi si precisa che cosa si intende per assistenza domiciliare che congloba i servizi sanitari specialistici ed infermieristici.
Vedete quindi che è possibile operare, altre Regioni lo hanno fatto, la Comunità lo chiede. Il Consiglio può prendere un provvedimento valido e qualificante. Per questo mi sono permessa di insistere su questi principi e invito tutti i Gruppi consiliari a riflettere prima di decidere che tipo di provvedimento adottare. E' questa l'occasione per dimostrare se vogliamo cogliere la sollecitazione che ci viene dalla Comunità e per essere coerenti con le affermazioni di principio che andiamo affermando promuovendo un servizio che è sì settoriale, ma anche nell'ambito del settore può essere veramente innovativo, come la Comunità desidera.



GERINI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esistono sostanzialmente due modi per affrontare il problema dell'assistenza: uno consiste nell'inquadrare il tutto in quello più ampio e più completo dell'assistenza mediante una legge-quadro dello Stato che potrebbe risolvere parecchie cose, l'altro può essere quello di considerare la legge in esame come un contributo iniziale e valido per avviare a conclusione concreta e rapida una parte almeno dell'importante problema.
Vista, però, l'inoperatività del Governo centrale, consideriamo valida la seconda ipotesi e, all'interno di essa, particolarmente importante è l'erogazione di contributi alle Comunità Montane, senza limiti di popolazione, che dimostrino di aver attirato il servizio sociale professionale, perché il problema dell'assistenza domiciliare è particolarmente sentito nelle zone di montagna, specie in quelle isolate turisticamente non attrezzate, soprattutto nella lunga stagione invernale.
Altro elemento positivo riteniamo consista nell'aver chiarito, nel testo emendato, l'identità degli Enti beneficiari di contributi, mentre nel testo primitivo la vaga citazione degli stessi poteva suscitare perplessità circa l'eventuale predestinazione dei fondi. Esprimiamo invece alcune perplessità sulle procedure, di cui all'art. 6, relative alla distribuzione dei fondi e sulle eventuali priorità precostituite, considerata la discrezionalità del giudizio e la carenza di norme specifiche. Detto quanto sopra, condividiamo l'invito rivolto all'Assessore alle Finanze dal relatore, a nome della IV Commissione, per un possibile incremento dello stanziamento, e, mentre dichiaro il voto favorevole del Gruppo liberale alla legge - pur riservandomi di appoggiare alcuni emendamenti dell'opposizione comunista che mi paiono obiettivamente da considerare - mi permetto di richiamare l'attenzione della Giunta sull'interpellanza da me presentata, unitamente al collega Zanone, il 7 giugno scorso, diretta a conoscere se, ai fini della soluzione del problema degli anziani e degli invalidi, la Giunta non ritenga opportuno e necessario integrare i provvedimenti in corso di formazione o di elaborazione con altri provvedimenti amministrativi o legislativi che rendano possibile l'inclusione di una clausola nei piani di edilizia economica e popolare tale da garantire la riserva di una quota percentuale per la costruzione di mini-alloggi ai piani bassi in favore di anziani ed invalidi, tenendo conto delle barriere architettoniche, ossia prevedendo l'installazione di idonei ascensori al piano cortile e di rampe di accesso per carrozzelle, e, in generale, standard edilizi adeguati.
Inoltre, ai fini di una più allargata e diffusa assistenza sociale, mi permetto anche di richiamare l'attenzione sul breve appunto da me scritto per l'ultimo numero di "Notizie" a favore dei pensionati in cui richiamando le esperienze e le iniziative estere, tenderei a far considerare dalla Giunta la possibilità di concedere ai pensionati che non abbiano il "minimo vitale", riduzioni per i pubblici spettacoli e contributi nel pagamento degli affitti.
Che questi interventi possano essere giudicati di assistenza sociale nel senso normalmente inteso, oppure provvedimenti sociali nel vero senso della parola, non ha importanza in quanto, a prescindere dalla speculazione sul diverso significato delle parole, il risultato non cambierebbe se i pensionati potessero ricevere aiuti concreti anche dalla Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sono guardato attorno ed ho constatato che, per nostra somma fortuna, nella tribuna non ci sono anziani che seguono questo dibattito consiliare.
Il collega Falco, con la sua apprezzabile relazione, ricca di dati, ha evidenziato le notevoli carenze, principalmente sociali, nelle quali sono ancora costretti a vivere parecchi anziani. Pertanto anticipo un plauso alla Giunta e principalmente all'Assessore Vietti, la cui sensibilità è riconosciuta ed apprezzata, per avere voluto porre il dito sulla piaga di fronte ad un problema la cui competenza specifica, prima ancora che della Regione, dovrebbe essere dello Stato. Il nostro plauso diventerebbe incondizionato se, da un più approfondito esame del provvedimento in discussione, non si rilevasse che, una volta ancora, si vengono a perpetrare o a consolidare alcune esclusioni che, guarda caso, riguardano proprio quelle persone che si trovano in condizioni di maggiore precarietà.
Infatti, con la norma in esame, non possiamo ignorare che gli anziani, che già oggi sono i più trascurati, tali corrono il rischio di rimanere e ci si evince dal disposto dell'art. 2 ove si afferma che possono essere ammessi ai contributi i Comuni, i Consorzi dei Comuni con popolazione complessiva superiore ai 15 mila abitanti e le Comunità montane che dimostrano di avere attivato il servizio sociale e professionale. E qui torna d'uopo porci una domanda: quanti sono i Comuni consorziati nella nostra Regione? E di questi, quanti hanno raggiunto o superato i 15.000 abitanti? Ecco allora che da un esame generale della nostra Regione non possiamo non por mente al fatto che dei 1209 Comuni parecchi sono di gran lunga inferiori ai 3000 abitanti e che si trovano nell'impossibilità assoluta di fornire ogni e qualsiasi assistenza diretta, indipendentemente da quelle contemplate nel provvedimento in esame. Quali sono le condizioni in cui vivono parecchi pensionati delle nostre Comunità rurali? Condizioni familiari: parecchi sono rimasti soli, magari ammalati...



BORANDO Carlo

Soli e abbandonati.



MENOZZI Stanislao

Bene ha detto il collega Borando, soli ed abbandonati.
Condizioni ambientali: abbiamo avuto più volte occasione di evidenziarle, e, anche se benevolmente, di denunciarle. Si tratta di ambienti pressoché isolati, con deficienze di viabilità, di servizi, ecc.
Condizioni abitative: all'anziano che innanzi tutto avrebbe bisogno di una casa ospitale, confortevole, tante volte mancano i servizi essenziali come acqua, luce, riscaldamento. Io parlo di comunità rurali nelle quali non vivono soltanto gli appartenenti a quella categoria (che mi è molto vicina) ma anche molti ex lavoratori, autonomi o no, e mi auguro che il discorso che sto facendo non venga interpretato come demagogico o corporativistico.
Condizioni sanitarie: non mi sfugge che proprio in occasione del recente dibattito sul bilancio denunciammo che in parecchie comunità non esiste più il medico; in altre esisteva una piccola farmacia o solo un piccolo "armadio farmaceutico" (non so come venga chiamato) i quali per hanno conosciuto la loro fine in questi ultimi tempi, tanto che a seguito della sollevazione generale da parte della popolazione la Giunta ha dovuto rifare marcia indietro e ordinarne la riapertura.
E le condizioni economiche? Il relatore collega Falco è venuto a ricordarci, se ce ne fosse stato bisogno, che il 70% dei pensionati dell'INPS percepiscono pensioni di circa 40.000 lire; parecchi anziani per percepiscono pensioni di gran lunga inferiori alle 40.000 lire, per non parlare della differenza che esiste per quanto riguarda l'età pensionabile: mentre i lavoratori di tutte le categorie percepiscono la pensione a 60 anni se uomini a 55 se donne, quelli appartenenti alle comunità rurali vanno in pensione a 65 anni se uomini e a 60 se donne: è un'ingiustizia oltre che di portata sociale anche di portata morale.
Sono certo che le cose che sto dicendo sono passate almeno una volta nella mente e nell'animo dei membri della Giunta e principalmente dell'Assessore direttamente interessato; non è che il sottoscritto intenda ignorare quale impegno la generalizzazione di una simile forma di intervento avrebbe comportato; colgo soltanto l'occasione, mentre rinnovo il plauso per avere incominciato a mettere il dito sulla piaga, per formulare l'augurio che la Giunta si senta impegnata ad affrontare quanto prima la realtà così come si presenta e a dimostrarsi un tantino più legata a quel discorso sulle priorità che continuiamo tutti a portare avanti. A parecchi degli anziani non resterà che continuare a sperare nella generale riforma statale sui servizi sociali, perché noi speriamo che prima ancora che si costituiscano i consorzi e che si raggiunga la popolazione indicata nelle 15.000 unita arrivi la riforma generale dello Stato.



PRESIDENTE

Ne ho altri iscritti a parlare, pertanto dichiarerei chiusa la discussione generale e darei la parola all'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

Ringrazio tutti gli intervenuti, in particolare il relatore Falco e i membri della IV Commissione, che hanno seguito con interesse l'esame del disegno di legge.
La Consigliera Fabbris si è soffermata a lungo su tanti problemi soprattutto sulla consultazione. Non mi pare si possa accettare quanto da lei affermato che con il disegno di legge nulla cambi e che esso abbia nulla di innovativo; il fatto di incentivare servizi alternativi all'istituto è di per sé stesso un qualcosa che innova profondamente la mentalità, il costume della nostra comunità. La Consigliera Fabbris si è poi riferita ad alcune richieste degli enti consultati che vorrebbero che il disegno di legge affrontasse un'impostazione teoretica, che affermasse gli scopi i principi fondamentali che si vogliono realizzare.
Implicitamente e in modo molto sintetico ciò è previsto all'art. 1; ritengo però che l'impostazione teoretica debba essere a monte delle leggi, che la legge debba tradurre su un piano operativo l'impostazione teoretica.
Amministrazione e dell'esperimento di tentativi transativi, per la volontà di privilegiare interventi di questo tipo rispetto all'accoglimento degli un'arbitraria ripresa di opere, in costanza di diffida occasioni - non ritengo sia possibile che tali interventi siano alternativi in modo assoluto. Dobbiamo privilegiare interventi di assistenza domiciliare, ma non sarà possibile superare del tutto le case di riposo e pertanto è opportuno intervenire per migliorarle, per far sì che la vita nelle case di riposo sia libera e che soprattutto la dignità dell'ospite sia rispettata.
Mi pare che tutto il disegno di legge sia permeato dallo spirito di un nuovo tipo di intervento assistenziale. E non credo di poter concordare con la Consigliera Fabbris che mette in rilievo soltanto i giudizi negativi espressi durante le consultazioni. Chi ha partecipato alle consultazioni non può certo non riconoscere che forse mai c'è stata una consultazione così sentita, così viva, con interventi di elevato contenuto. Evidentemente ogni rappresentante di Comune aveva presenti determinati problemi e avanzava richieste sentite dalla propria popolazione. Esaminando però bene le memorie scritte presentate, mi pare di poter affermare che la grande maggioranza metta in rilievo come lo spirito della legge sia innovativo. Ci sono state richieste che, in parte, abbiamo accettato, che in parte cercheremo ancora di accettare: la richiesta di estendere l'intervento a tutte le Comunità montane, indipendentemente dal numero dei loro abitanti è stata accolta e ci apprestiamo ad accogliere quella di contribuire per l'assistenza infermieristica domiciliare, accettando parte dell'emendamento presentato dal Gruppo comunista.
C'è pure la richiesta, cui ha fatto eco il Consigliere Menozzi, di concedere contributi anche ai Comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti. Molto sinceramente ritengo che ciò non sia possibile: non vorrei che con questa legge volessimo fare tutto e alla fine non riuscissimo a fare nulla. C'è il pericolo di voler intervenire in moltissimi settori e su tutto il territorio e, in realtà, polverizzare gli interventi senza riuscire a vedere i risultati di un intervento che ha il carattere di sperimentazione.
Afferma il Consigliere Menozzi che molti sarebbero gli esclusi: io ho fatto un esame del problema ed ho constatato che, sommando la popolazione dei Comuni che superano i 15.000 abitanti con quella delle Comunità montane, secondo il disegno di legge in discussione, può essere ammesso al beneficio il 72% della popolazione della nostra Regione. A loro volta i rimanenti Comuni possono consorziarsi per arrivare ai 15.000 abitanti. Mi rendo conto anch'io della difficoltà di realizzare il consorzio, ma è anche tanto difficile per un piccolo Comune affrontare da solo le spese per la retribuzione dell'assistente sociale. D'altro lato se non fosse richiesta la presenza dell'assistente sociale, che tipo di assistenza domiciliare di aiuto domestico e infermieristica sarebbe quella che non prevedesse una persona qualificata che la coordina e la dirige? Non mi pare possibile sperimentare iniziative nuove senza avere del personale preparato. E allora la presenza dell'assistente sociale è indispensabile e se noi volessimo finanziare la spesa per l'assunzione di studenti sociali negli oltre 1200 Comuni della Regione Piemonte sarebbero necessari tre o quattro miliardi mentre il bilancio non permette assunzione di oneri di questa entità.
E perché il servizio sia valido anche come sperimentazione, è necessario disporre di una certa organizzazione amministrativa del Comune v'è bisogno, anche per i centri di incontro, di personale preparato interscambiabile perché l' animazione non può essere fatta da una persona sola. Questo tuttavia non esclude che nell'ambito del consorzio ci sia più di un centro di incontro, però tali centri devono essere gestiti da un'autorità supercomunale per quanto riguarda i piccoli Comuni.
Vogliamo anche evitare di creare delle illusioni, perché con lo stanziamento che abbiamo disponibile potremo al massimo contribuire per l'assunzione da parte dei Comuni di circa 300 tra collaboratrici familiari ed infermiere; l'esperimento non può quindi estendersi ai 1200 Comuni. In tal caso faremmo fare delle domande di richiesta di contributo a tanti Comuni senza avere la possibilità pratica di accoglierle, sapendo già che i piccoli Comuni sarebbero esclusi, in rapporto alle priorità che abbiamo stabilito nel disegno di legge.
Così come la spesa diventerebbe molto più elevata se i centri di incontro fossero previsti non solo per gli anziani ma per tutti. Si ricorre all'istituto, in modo particolare, per gli anziani che abbiamo constatato superano le 850.000 unità nel Piemonte. Pertanto cominciamo a venire incontro a questa esigenza, anche se nel disegno di legge affermiamo che i centri di incontro, di norma, devono essere attigui od annessi ad altri centri sociali, ricreativi o culturali Il tempo libero dei minori deve essere organizzato da altre strutture: è la scuola integrata che deve preoccuparsi del tempo libero dei minori e non credo si possa affrontare il problema con questa legge. Si è poi parlato della partecipazione e noi, pur non accettando la dizione proposta dall'emendamento comunista, siamo però disposti a cercare una formulazione che preveda che i Comuni si avvalgano della partecipazione per la gestione di questi servizi. La Consigliera Fabbris ha poi fatto riferimento alla legge della Liguria. Sì, è vero, si prevedono tante cose, ma in realtà lo stanziamento della legge ligure è di 400 milioni e quindi non so cosa potranno sperimentare in modo adeguato.
Per quanto riguarda il problema degli alloggi (e con questo rispondo anche al Consigliere Gerini) stiamo esaminando la possibilità di modificare la convenzione con l'IACP perché si prevedano riserve percentuali di mini alloggi per gli anziani e gli invalidi nella costruzione degli edifici di edilizia economico-popolare. Vi arriveremo quindi per via amministrativa perché per via legislativa diventa difficile approvare norme diverse da quelle stabilite dalla Legge 22 ottobre 1971, n. 865.
Il Consigliere Gerini ha fatto dei rilievi sull'articolo relativo alle procedure: mi pare che il dare la precedenza ai Comuni che intendono maggiormente estendere il servizio, ai Comuni dove c'è un maggiore indice di invecchiamento, ai Comuni che hanno un maggior numero di abitanti, sia rispondere alle esigenze della popolazione.
Per quanto riguarda l'incremento degli stanziamenti la Commissione I presenterà l'articolo relativo alle disposizioni finanziarie, concordato con la Giunta che eleva lo stanziamento a 400 milioni per quest'anno ed a 800 milioni a datare dal prossimo anno. Esaminato il bilancio, questa è la cifra cui si è potuti giungere.
Il Consigliere Menozzi ha fatto un quadro di tutte le esigenze. Io sono la prima ad ammettere che il provvedimento è settoriale, sono la prima a riconoscere che la nostra comunità esige invece degli interventi globali radicali, ma tali interventi non sono né possibili né opportuni prima che la Regione abbia la competenza globale nel settore, perché provvedimenti globali che incentiverebbero i Comuni all'espletamento di competenze che oggi sono degli enti nazionali, delle mutue, dell'ECA, con la conseguente assunzione di personale, porterebbero ad un'ulteriore contrapposizione e sovrapposizione di competenze nell'ambito dei servizi sociali determinerebbero un ulteriore caos in questo settore e inoltre doppioni di oneri finanziari. Il disegno di legge, pur se settoriale, lo riconosco, ha carattere sperimentale, promuove alcuni servizi che oggi sono vivamente sollecitati dalle popolazioni e che sono effettuati soltanto da alcuni Comuni, come iniziative di avanguardia.
Incentivare l'attività di aiuto domestico e di assistenza infermieristica ed il funzionamento di centri di incontro per gli anziani vuole significare sensibilizzazione delle Comunità locali e dei cittadini al fatto che deve considerarsi superato l'intervento assistenziale che, in particolare per l'anziano, si limiti al suo accoglimento in ambienti comunitari; devono invece essere istituiti adeguati servizi per far sì che la persona anziana possa continuare a vivere nell'ambiente in cui ha maturato la sua esperienza di vita ed ha stabilito i suoi rapporti sociali ed affettivi.
Il disegno di legge permette quindi l'assunzione di almeno 300 tra collaboratrici domestiche e personale infermieristico domiciliare al servizio delle persone anziane, degli inabili, dei minori in contingente necessità, e che, soprattutto, costituiscano il trait d'union tra l'utente ed il servizio sociale del Comune. Promuovere il funzionamento di centri di incontro per gli anziani, a livello residenziale, che forniscano servizi integrati di ristoro e di animazione, significa incentivare la vita di relazione ed evitare l'isolamento dell'anziano.
Mi pare si possa affermare che il disegno di legge meriti l'approvazione perché si colloca nello spirito di una moderna concezione dell'assistenza, promuovendo servizi alternativi all'istituto ed attribuendo la gestione dei servizi ai Comuni, ai loro Consorzi ed alle Comunità montane; permette inoltre di anticipare e di sperimentare alcuni servizi che dovranno essere svolti dagli enti locali in base all'auspicata riforma dei servizi sociali.



PRESIDENTE

Ha così termine la prima parte degli interventi. Prima di passare alla votazione degli otto articoli e alle dichiarazioni di voto, chiederei al Consiglio una breve sospensione perché sono solo, ho un piccolo impegno e non posso delegare nessuno.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io so qual è l'impegno che ha lei e so che anche il Presidente della Giunta vi parteciperà: si tratta dell'inaugurazione al ridotto del Regio della Mostra d'Arte Italia - URSS. Se qualche Consigliere volesse fare atto di presenza sarebbe bene perché non è una cosa da niente.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.35 riprende alle ore 18.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo alla votazione dei singoli articoli del disegno di legge n.
137 presentato dalla Giunta Regionale.
Art. 1 - Principi generali La Regione, in attesa della riforma dei Servizi Sociali, e al fine di incentivare servizi alternativi all'accoglimento in istituto, promuove l'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, in contingente situazione di precaria assistenza familiare, nonché il funzionamento dei centri di incontro per anziani mediante l'erogazione di contributi ai Comuni, ai Consorzi di Comuni ed alle Comunità Montane, in proporzione agli oneri assunti per l'attività di aiuto domestico, svolta da collaboratrici familiari e per le spese di gestione di centri di incontro per gli anziani.
Vi è un emendamento del Consigliere Bianchi: "La Regione, in attesa della riforma dei servizi sociali, al fine di promuovere servizi alternativi rispetto all'accoglimento in istituto, favorendo la permanenza nel proprio ambiente familiare e sociale degli anziani, degli inabili e dei minori in contingente situazione di carente assistenza familiare, eroga contributi ai Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità Montane.
I contributi sono assegnati in proporzione agli oneri assunti per l'attività di aiuto domestico e per l'assistenza infermieristica domiciliare svolte da collaboratrici familiari e a personale infermieristico nonché per le spese di gestione di centri di incontro per gli anziani".
Vi è poi un emendamento soppressivo dell'inciso "in contingente situazione di precaria assistenza familiare" dei Consiglieri Fabbris e Vecchione ed un emendamento sostitutivo sempre dei Consiglieri Fabbris e Vecchione: "Al fine di assicurare un'esistenza libera e dignitosa, nonché la permanenza nel proprio ambiente familiare e sociale e per raggiungere il superamento del ricovero".
Infine c'è un emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Fabbris e Vecchione: "Dopo le parole "aiuto domestico" aggiungere "per l'assistenza sanitaria, infermieristica e specialistica".
La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, signori Consiglieri, io dovrei spiegare il perché di questo emendamento e dire quale atteggiamento siamo disposti a prendere nei confronti dell'emendamento alternativo del Consigliere Bianchi. Noi abbiamo presentato un emendamento soppressivo dell'inciso "in contingente situazione di precaria assistenza familiare" per una questione di principio: ho detto nell'intervento precedente che dobbiamo istituire un servizio perché i cittadini ne hanno diritto (quale tipo di servizio lo diciamo dopo) non per chi è in contingente situazione di bisogno perch vuol dire fare quella beneficenza che noi diciamo di voler superare con l'assistenza sociale. Di conseguenza penso che possiamo accogliere la formulazione del Consigliere Bianchi, a condizione che venga soppresso quell'inciso. Abbiamo presentato anche un altro emendamento, sempre all'art. 1, per aggiungere all'intervento di carattere domestico, anche l'assistenza sanitaria, infermieristica e specialistica, mentre nell'emendamento proposto si accoglie solo la nostra richiesta di assistenza infermieristica. Noi ribadiamo quindi la validità del nostro emendamento



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

Nell'intervento precedente avevo già messo in rilievo come il problema dell'assistenza ai minori per tutta la giornata debba essere affrontato dalla scuola integrata, dalla scuola a tempo pieno. Incentivare un servizio di aiuto domestico per i minori vorrebbe dire far assumere al servizio delle proporzioni notevoli. Ho già detto che non vorrei si approvasse una legge che vuole fare tutto, ma che in realtà non riuscirebbe a raggiungere nessun obiettivo. L'aiuto domestico al minore lo accetto, ma di fronte a carenze di assistenza familiare, ad esempio quando la mamma è ammalata, è in clinica per un parto, ma non si può affermare nella legge che si concedono contributi per l'assunzione di personale per l'assistenza familiare ai minori, genericamente, senza specificazioni. Ho anche dichiarato nel mio intervento che la Giunta accettava di estendere i contributi per l'assistenza infermieristica domiciliare, ma non ho fatto cenno all'assistenza sanitaria e specialistica, perché prevedere contributi ai Comuni per l'assunzione di personale che svolga attività oggi svolte da altri enti, come le mutue, significa costituire un doppione. Noi sappiamo che l'INAM di Torino è disponibile alla convenzione con i Comuni che svolgano attività di aiuto domestico e di assistenza infermieristica domiciliare, per concedere da parte sua attività specialistica geriatrica anche domiciliare; e una convenzione che è stata fatta nei Comuni di Savona e di Milano. Noi vogliamo promuovere servizi che oggi non sono svolti da altri enti, proprio per evitare di assumere degli oneri per del personale che dovrebbe svolgere attività di competenza specifica di altri Enti.
E' per questo che abbiamo detto sì all'assistenza infermieristica, no ai contributi ai Comuni e ai Consorzi di Comuni per l'attività sanitaria generica e specialistica. Evidentemente l'auspicio è che i Comuni sappiano coordinare l'attività da loro svolta con quella svolta da altri Enti.
Pertanto la Giunta si dichiara disponibile all'accoglimento dell'emendamento proposto dal Consigliere Bianchi, accettando di esprimere qual è l'obiettivo cui tende il servizio e la richiesta dei consultati di estendere i contributi ai Comuni per gli oneri relativi alla retribuzione di personale infermieristico che svolga attività domiciliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Vorrei fare osservare all'Assessore che parla di questa legge come una sperimentazione nel campo dell'assistenza, che noi vogliamo fare qualcosa di più di una sperimentazione. Ma collochiamoci pure all'interno di questa logica però la sperimentazione facciamola proponendo ai Comuni, agli enti a coloro che vorranno sperimentare, l'indicazione più valida e la più valida è quella esposta dalla mia collega.
La signorina Vietti, per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, che è poi uno degli aspetti più importanti che vale per i Comuni esterni all'area metropolitana dove in qualche modo l'assistenza arriva, ma investe soprattutto le popolazioni anziane dei Comuni della collina e della montagna, dice che si potrebbe svolgere attraverso l'INAM che si dichiara disponibile. Io non ho obiezioni da fare se non quella che sino ad oggi per quanta disponibilità dell'INAM ci sia stata, esperienze di questo tipo in quei Comuni non ne sono state fatte; certo c'entra anche la volontà dei Comuni, ma è un processo di crescita che dobbiamo incentivare ed in parte lo stiamo facendo con questa legge. Ma io voglio sottolineare un'altra questione: se la legge della Regione Piemonte deve avere questo carattere sperimentale, tuttavia innovativo rispetto al modo attuale di intervenire non è possibile secondo noi fare riferimento all'INAM ente che, secondo quanto esposto dal Ministro della Sanità quindici giorni fa alla Commissione Sanità della Camera, dovrebbe venire soppresso. All'insegna di questo indirizzo di riforma sanitaria che sarà presentato al Parlamento nel mese di luglio, noi riteniamo che, se non intervengono altre crisi in questo periodo, si dovrebbe provvedere all'immediato scioglimento delle mutue. Ma allora che carattere sperimentale ha la nostra legge se fa riferimento all'attività e alla disponibilità di un ente che sta per essere sciolto? Questa è una contraddizione che pone dei limiti seri alla legge in discussione per cui noi, che non ne condividiamo il carattere sperimentale diciamo che la sua realizzazione può avvenire gradualmente in rapporto al grado di coscienza e di assunzione di responsabilità degli enti che devono attuarla e noi indichiamo una linea nella forma che la medicina moderna oggi esprime e che persino la riforma sanitaria di cui si parla da come assicurata. Ecco quindi che noi sosteniamo, credo a ragion veduta l'esposizione fatta dalla mia collega.



PRESIDENTE

Altri desiderano parlare? Pongo in votazione l'emendamento soppressivo e sostitutivo nel loro insieme.



BERTI Antonio

Ma non c'è risposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

Lei ha detto che l'INAM è un ente che, in base alla riforma sanitaria dovrà essere soppresso. Io metto in rilievo che ho proprio evidenziato che diventa difficile prevedere degli interventi globali di fronte all'impossibilità di utilizzare il personale di enti che oggi operano ma il cui personale domani dovrà essere trasferito alla Regione o ai Comuni (molto meglio se ai Comuni). L'INAM è disponibile a convenzioni, per interventi sanitari specialistici domiciliari, ma raramente i nostri Comuni hanno le condizioni richieste, cioè il personale infermieristico domiciliare e le collaboratrici familiari. L'INAM pone queste condizioni per le convenzioni, convenzioni che sono state realizzate a Savona ed a Milano e che l'INAM è disponibile ad estendere nella nostra regione e per le quali, in provincia di Torino, ci sono già degli accordi. Pertanto mi pare che sottrarre parte del finanziamento della legge per pagare medici specializzati e medici generici (perché si parla di assistenza sanitaria in genere e specialistica) sarebbe utilizzare parte dei fondi non per sperimentazione di servizi nuovi, ma per un'assistenza che oggi può essere svolta dall'INAM con fondi propri. Per questo ritengo che l'emendamento non possa essere accolto, mentre accogliamo quello relativo all'assistenza infermieristica domiciliare anche per creare le condizioni richieste dall'INAM per interventi specialistici domiciliari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Io vorrei, per sostenere questo emendamento, rovesciare un momento il discorso dell'Assessore.
Il nodo intorno al quale gira sostanzialmente questa legge è quello di un intervento settoriale, noi lo sappiamo bene come lo sa l'intera comunità, ma non si può dire che la possibilità del convenzionamento con l'INAM paralizzi un'indicazione di principio che la legge dà, perché se questo contributo nella misura del 40 o del 60% perviene al Comune, il quale gestisce tutti e tre i servizi di assistenza domiciliare, di assistenza infermieristica e di assistenza specializzata, è il Comune che esercita veramente un potere di gestione nell'ambito della delega e che pu ugualmente convenzionarsi con l'INAM, se vuole, per una parte di quel settore sul quale deve intervenire, mentre per l'altra parte potenzia un altro tipo di servizio, ma lo realizza nella sua unitarietà. Quindi il ragionamento che fa l'Assessore non sta in piedi perché è proprio il meccanismo di applicazione di questa legge che consente e spinge avanti la maturazione politica dell'amministrazione comunale, come diceva prima Berti. La cosa principale è vedere che il tutto venga gestito realmente dalla comunità e consenta al Comune di intervenire su tutta la fascia dei problemi convenzionandosi anche con l'INAM per la parte in cui non pu sostenere l'intero onere finanziario. Questi tre interventi sono previsti nella legge della Liguria, ma questi problemi non sono venuti fuori.
Noi sosteniamo, quindi, l'emendamento facendo questo tipo di ragionamento rispetto a quello che ha fatto l'Assessore.



PRESIDENTE

Poiché più nessuno chiede di parlare, pongo in votazione l'emendamento sostitutivo: "Alle parole "in contingente situazione di precaria assistenza familiare" sostituire le parole "Al fine di assicurare un'esistenza libera e dignitosa, nonché la permanenza nel proprio ambiente familiare e sociale e per raggiungere il superamento del ricovero" a firma Fabbris e Vecchione.
L'emendamento non è accolto.
Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo: "Dopo le parole "aiuto domestico" aggiungere "per l'assistenza sanitaria, infermieristica e specialistica", dei Consiglieri Fabbris e Vecchione.
L'emendamento non è accolto.
Passiamo ora alla votazione dell'emendamento sostitutivo dell'intero articolo, a firma Bianchi, di cui ho già dato lettura e già discusso.
L'emendamento è approvato.
Pongo ora in votazione l'art. 1 così sostituito con l'emendamento Bianchi.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 36 Hanno risposto SI' 26 Consiglieri Hanno risposto NO 9 Consiglieri Si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - Enti beneficiari Possono essere ammessi ai contributi i Comuni ed i Consorzi di Comuni con popolazione complessiva superiore ai 15.000 abitanti e le Comunità Montane che dimostrino di aver attivato il servizio sociale professionale.
Vi è un emendamento soppressivo dell'inciso "con popolazione complessiva superiore a 15.000 abitanti" dei Consiglieri Fabbris e Vecchione.
Desiderano illustrarla? Mi pare chiaro. La Giunta?



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
L'emendamento non è accolto. Emendamento sostitutivo dell'intero articolo a firma Bianchi: "I contributi possono essere concessi a Comuni e Consorzi di Comuni con popolazione complessiva superiore a 15.000 abitanti; Comunità Montane e Consorzi di almeno otto Comuni che dimostrino di avere istituito il servizio sociale professionale".
Emendamento aggiuntivo del Consigliere Franzi e altri: "Dopo le parole "15.000 abitanti" inserire "e comunque consorzi costituiti tra non meno di cinque Comuni indipendentemente dal numero degli abitanti".



BIANCHI Adriano

E' ritirato.



MENOZZI Stanislao

A nome dei restanti firmatari dichiaro che l'emendamento aggiuntivo è annullato.



PRESIDENTE

Rimane così da discutere solo l'emendamento sostitutivo del Consigliere Bianchi.



BERTI Antonio

Io vorrei conoscere le ragioni per le quali prima si è proposto un emendamento per cinque Comuni che sono poi diventati otto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Io per esempio conosco cinque Comuni contermini che tutti insieme sommano poco più di mille abitanti. Si è voluto assicurare almeno una dimensione ragionevole portandoli a 8.



PRESIDENTE

La Giunta?



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

La Giunta è favorevole all'emendamento Bianchi.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l' emendamento Bianchi che sostituisce l'intero art. 2 è pregato di alzare la mano.
L'emendamento sostitutivo dell'intero articolo è accolto.
Metto in votazione per appello nominale l'art. 2 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 37 Hanno risposto sì 28 Consiglieri Hanno risposto no 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 - Servizio di assistenza domiciliare Il servizio di assistenza domiciliare all'anziano, all'inabile ed al minore costituisce un'alternativa all'accoglimento degli stessi in ambienti comunitari. Il contributo della Regione per il servizio di cui al precedente comma è determinato entro la misura massima del 60% del costo del personale di cui all'art. 1.
Emendamento aggiuntivo conseguente all'art. 1 a firma Fabbris e Vecchione: "Nel titolo, dopo la parola "domiciliare" inserire "sanitaria infermieristica e specialistica".
Emendamento soppressivo dei Consiglieri Fabbris e Vecchione: "Nell'articolato sopprimere la dizione "il servizio domiciliare".
Emendamento sostitutivo: "Dopo le parole "servizio di assistenza" scrivere "i servizi domiciliare sanitario, infermieristico e specialistico".
Desiderano illustrarlo? Mi pare che sia conseguente alla discussione di prima.
Intendono che sia messo in votazione nella sua interezza, perché si tratta sempre della stessa dizione in due parti dell'articolo.
Allora pongo in votazione i due emendamenti che ho testé letto.
Gli emendamenti non sono approvati.



VECCHIONE Mario

Per evitare alla maggioranza di combinare un altro pasticcio rispetto a questa legge: se ha modificato l'art. 1 introducendo il servizio infermieristico, sarebbe opportuno inserirlo anche nell'art. 3.



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

E' una considerazione che mi sono posta, ma mi pare che il servizio di assistenza domiciliare comprenda anche il servizio infermieristico e pertanto non ritengo siano necessari emendamenti, tanto più che prevedendo il contributo del 60% del costo del personale si fa riferimento all'art. 1 ove e prevista l'assistenza infermieristica.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Comunque grazie del richiamo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per appello nominale l'art. 3.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti 37 Hanno risposto SI' 27 Consiglieri Hanno risposto NO 9 Consiglieri Si è astenuto 1Consigliere L'art. 3 e approvato.
Art. 4 - Centri di incontro I centri di incontro per gli anziani devono essere organizzati a livello residenziale e fornire servizi integrati di ristoro e di animazione. Tali centri devono essere, di norma, attigui od annessi ad altri centri sociali, ricreativi o culturali. Il contributo della Regione è determinato entro la misura massima del 50% del costo di gestione costituito dalle spese relative al personale, all'affitto, al riscaldamento ed alla manutenzione ordinaria dei locali.
Vi è un emendamento soppressivo dell'inciso "di norma, attigui" ed un emendamento sostitutivo "Dopo le parole "devono essere" scrivere "inseriti" dei Consiglieri Fabbris e Vecchione.
Vogliono illustrarlo?



FABBRIS Pierina

Noi desideriamo che vengano soppresse le parole "di norma" perch riteniamo che debbano esserlo sempre e non "di norma". Inoltre diciamo di togliere "attigui" e scrivere "inseriti" perché c'è un po' di differenza in coerenza col discorso che abbiamo fatto che l'anziano non deve essere isolato, emarginato ecc., riteniamo che anche i centri sociali debbano essere dei centri per i cittadini e quindi anche per gli anziani.
Mi sembra perciò che il discorso sia abbastanza chiaro.



PRESIDENTE

La Giunta?



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

Avevamo già espresso il nostro parere, cioè l'esigenza di servizi alternativi al ricovero è sentita, in particolare per gli anziani; per i minori si pongono altri problemi, come, ad esempio, la scuola a tempo pieno. D'altronde in montagna si può sentire l'esigenza di un centro di incontro per gli anziani e può essere difficile organizzarlo annesso ad altro centro sociale o culturale. L'esperienza in atto ci fa registrare a Torre Pellice, a Luserna San Giovanni dei centri di incontro per anziani.
Pertanto, pur affermando il principio che i centri d'incontro devono essere possibilmente annessi ad altri centri culturali e, sociali ammettiamo eccezioni in rapporto a particolari esigenze locali; per cui la Giunta non accetta l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento soppressivo e sostitutivo nel loro insieme dei Consiglieri Fabbris e Vecchione.
L'emendamento non è approvato.
Pongo in votazione l'art. 4 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti 37 Hanno risposto SI' 27 Consiglieri Hanno risposto NO 9 Consiglieri Si è astenuto 1 Consigliere L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - Modalità di gestione Gli Enti, di cui all'art. 1, possono effettuare i servizi di cui agli artt. 3 e 4 sia con gestione diretta, sia mediante convenzionamento con Enti ed Istituzioni pubbliche e private.
Vi sono due emendamenti dei Consiglieri Fabbris e Vecchione, uno è soppressivo dell'intero articolo, l'altro è sostitutivo e così suona: "Fino all'istituzione delle unità locali dei servizi sociali e sanitari e relativa definizione delle forme di partecipazione alla gestione delle stesse, i Comuni singoli o associati che organizzano i servizi di cui agli artt. 3 e 4, promuovono forme di partecipazione dei cittadini interessati e delle organizzazioni sindacali e sociali, alla formazione dei programmi di istituzione ed al controllo sul funzionamento dei servizi".
Poi vi è un emendamento aggiuntivo dell' Assessore Vietti che così suona: "Gli stessi enti per la gestione dei servizi previsti dalla presente legge, si avvalgono della partecipazione di rappresentanti degli utenti e delle formazioni sociali organizzate nel territorio".
Metto in discussione l'emendamento Fabbris-Vecchione.
La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

La nostra proposta di cambiare l'articolo è suggerita da due esigenze: la prima è stata sottolineata anche dal Comune di Torino quando ha affermato che all'art. 5 la possibilità ai Comuni di convenzionarsi con istituzioni pubbliche e private per la gestione di assistenza domiciliare non significa andare nella direzione delle riforme che tendono ad affidare la gestione dei servizi direttamente ai Comuni, ai Consorzi dei Comuni e alle Comunità; la seconda è di formalizzare il principio della partecipazione dei cittadini e delle loro organizzazioni alla gestione di questo servizio.
Per quanto riguarda la prima penso che non ci sia da aggiungere molto perché il concetto si esprime da sé. Noi riteniamo che questa formulazione sia preferibile a quella che verremmo ad approvare con la modifica proposta dall'Assessore, perché coglie l'esigenza manifestata dai Comuni di essere i gestori diretti del servizio e non con altri enti. Si tratta di scegliere se in questa fase transitoria, in attesa della riforma che dovrà regolamentare la gestione di questa attività, vogliamo cominciare a dare ai Comuni che la chiedono questa gestione, oppure se vogliamo continuare a mantenere la gestione convenzionandoci con gli enti pubblici e privati.
Noi, tenendo conto della sollecitazione che ci viene dagli Enti locali riteniamo che la nostra formulazione sia preferibile a quella della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

Innanzitutto distinguiamo: una cosa è la modalità di gestione e cioè la possibilità dei Comuni di convenzionarsi, l'altra è la partecipazione. I Consiglieri Fabbris e Vecchione richiedono la soppressione e la sostituzione dell'articolo: la Giunta invece ritiene che l'articolo debba rimanere, accettando però di integrarlo per prevedere la partecipazione nella gestione del servizio.
Trattiamo del convenzionamento da parte dei Comuni con enti ed istituzioni sia pubbliche che private. Noi non vogliamo esautorare i Comuni, questi sono anzi i soli beneficiari del contributo; starà all'autonomia del Comune giudicare se intende gestire direttamente il servizio o attraverso una convenzione. Se riteniamo che gli Enti locali siano gli Enti più validi per la gestione di questi servizi, dobbiamo riconoscere anche la loro capacità di scegliere tra la gestione diretta oppure la gestione attraverso convenzioni con istituzioni esistenti avvalendosi di determinate esperienze. D'altronde è un principio largamente recepito in altre leggi, ad esempio in quella della Lombardia e della Toscana che, per quanto riguarda gli interventi a favore dei Comuni per l'assistenza sanitaria e sociale nei settori della maternità e infanzia prevede all'art. 3 convenzioni tra Comuni ed enti pubblici e privati Pertanto mi pare che il problema non sia per nulla quello di sostituire il Comune con altri enti, la Regione non concederà contributi ad altri enti, li concederà solo ai Comuni, i quali autonomamente, sceglieranno le modalità di gestione del servizio.
Con il comma aggiuntivo che ho presentato ho accettato il principio della partecipazione dei cittadini, adottando la stessa formula della legge degli asili nido, sostituendo soltanto gli utenti ai rappresentanti delle famiglie in quanto è opportuno che gli anziani siano presenti nei Comitati di partecipazione. In parte quindi l'emendamento è stato accolto, per la parte restante invece la Giunta rimane ferma sul testo presentato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento sostitutivo dell'intero articolo a firma Fabbris-Vecchione.
L'emendamento non è accolto.
Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo a firma Vietti.
L'emendamento è accolto.
Viene posto in votazione l'art. 5 con l'emendamento Vietti.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Prima di dare comunicazione dell'esito della votazione vorrei solo fare presente che ho modificato la parola "convenzionamento" con "convenzione".
Presenti e votanti 37 Hanno risposto SI' 28 Consiglieri Hanno risposto NO 9 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 - Procedure Gli Enti interessati, per essere ammessi ai contributi previsti dalla presente legge, devono presentare, entro il 30 settembre dell'anno precedente a quello per il quale il contributo viene richiesto, domanda al Presidente della Giunta Regionale, corredata da analitica documentazione dimostrativa della tipologia del servizio, del numero e della qualifica del personale addetto, nonché dell'onere di spesa relativa.
Sulla scorta degli elementi, di cui al comma precedente, la Giunta Regionale, con proprio provvedimento, determina l'entità dei contributi a favore degli Enti che possono essere ammessi al beneficio, in base ai seguenti criteri di priorità: 1) Percentuale del numero degli assistiti sul totale della popolazione residente 2) Indice di invecchiamento della popolazione 3) Popolazione residente.
Le richieste di contributo relative all'anno 1974 devono essere inviate entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge.
Ogni anno, entro il 31 marzo, gli Enti ammessi ai contributi, devono inviare all'Amministrazione Regionale il conto consuntivo, accompagnato da una relazione sull'attività svolta nell'esercizio precedente.
All'art. 6 vi è un emendamento a firma Assessore Vietti: "Modificare l'ultimo comma come segue: "Le richieste di contributo relative all'anno 1974 devono essere inviate entro quaranta giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
Se nessuno chiede la parola pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione l'art. 6 integrato con l'emendamento Vietti.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti 33 Hanno risposto SI' 24 Consiglieri Si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 - Norme in deroga Per i Comuni ed i Consorzi di Comuni che, alla data di entrata in vigore della presente legge, gestiscano servizi disciplinati dagli articoli precedenti, si prescinde dai limiti stabiliti all'art. 2.
Le collaboratrici familiari ed il personale dei centri di incontro, in servizio, alla suddetta data, alle dipendenze dei Comuni, dei Consorzi di Comuni e delle Comunità Montane, in base a formali provvedimenti, possono essere inquadrati nei ruoli organici, con le modalità previste dai singoli regolamenti, in deroga ai limiti d'età.
Emendamento soppressivo nel secondo comma delle parole "collaboratrici familiari", dei Consiglieri Fabbris e Vecchione.
Emendamento sostitutivo "il personale di cui all'art. 3", dei Consiglieri Fabbris e Vecchione.
La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

Noi ritiriamo l'emendamento in quanto che aveva un senso se fossero stati accolti gli emendamenti precedenti.
Dichiaro anche che su questo articolo noi ci asteniamo in quanto che l'istanza che abbiamo portato avanti è stata accolta, perciò non voteremo contro.



PRESIDENTE

Emendamento sostitutivo della prima parte del secondo comma dell'art. 7 a firma Bianchi: "Le collaboratrici familiari, il personale infermieristico dei centri di incontro che alla suddetta data siano alle dipendenze dei Comuni...".
C'è anche un emendamento Vietti che suona...



BERTI Antonio

Ma qui ci sono molti emendamenti che noi non abbiamo neanche visto dovevano essere presentati prima.



VIETTI Anna Maria, Assessore all'assistenza sociale

Il mio viene ritirato.



PRESIDENTE

Vi è un altro emendamento al primo comma, sempre dell'Assessore Vietti: "Per i Comuni ed i Consorzi di Comuni che, alla data di entrata in vigore della presente legge, gestiscano direttamente con appositi stanziamenti nel proprio bilancio servizi disciplinati dagli articoli precedenti, si prescinde dai limiti stabiliti all'art. 2".
E' un emendamento aggiuntivo delle parole "direttamente con appositi stanziamenti nel proprio bilancio".
Vuole illustrarlo? No.
Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo.
L'emendamento è accolto.



BERTI Antonio

Non possono neanche essere ponderati così.



BIANCHI Adriano

Aggiungere il personale infermieristico in un articolo costituisce un'innovazione che non può non essere colta da chi ha la tua capacità di capire le cose al volo!



MARCHESOTTI Domenico

E' la terza volta che lo fate!



BIANCHI Adriano

Se non volete votare la legge avete tutte le motivazioni che volete senza assumere questo atteggiamento che non ha giustificazioni.



MARCHESOTTI Domenico

Ma non c'entra niente, è la terza volta che lo fate.



BIANCHI Adriano

Va bene, invece di fare delle cortesie faremo quello che c'è da fare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Bianchi.
L'emendamento è accolto.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 7 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti 32 Hanno risposto SI' 25 Consiglieri Si sono astenuti 7 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 - Oneri finanziari Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di L. 300 milioni per l'anno 1974 e di L. 600 milioni per ciascuno degli anni 1975 e successivi.
All'onere di 300 milioni per l'anno 1974, si fa fronte con riduzione di pari quota dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'esercizio in corso, istituendo nello stato di previsione medesimo il capitolo n. 530, con la denominazione "Contributi ad Enti locali nelle spese per l'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di centri di incontro per gli anziani" e con lo stanziamento di L. 300 milioni.
Al maggior onere di L. 300 milioni, ricadente nell'anno 1975 ed in quelli successivi, si farà fronte con pari quota della residua disponibilità derivante dalla cessazione dell'onere di L. 2.100 milioni iscritto nel capitolo n. 1220 dello stato di previsione della spesa dell'anno in corso e relativo alla concessione dei contributi di cui all'art. 14 del D.P.R. 11 marzo 1968, n. 1090, nella misura prevista dal programma approvato con i decreti del Ministro dei Lavori Pubblici in data 1? settembre 1971 e 12 febbraio 1972.
Il Presidente della Giunta è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di Bilancio.
Vi sono due emendamenti dei Consiglieri Fabbris e Vecchione: Emendamento soppressivo delle cifre "300 milioni e 600 milioni" di cui al primo comma; Emendamento sostitutivo "600 milioni per il 1974" e "un miliardo e 200 milioni per il 1975".
Vi è poi un emendamento sostitutivo dell' intero articolo 8 dei Consiglieri Calleri e Garabello che così suona: "Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di 400 milioni per l'anno 1974, di 800 milioni per ciascuno degli anni 1975 e successivi.
All'onere di 400 milioni per l'anno 1974, si fa fronte con una riduzione di pari ammontare dello stanziamento di cui al cap. 1018 del corrispondente stato di previsione della spesa ed istituendo nello stato di previsione medesimo il cap. 530 con la denominazione "Contributi ad Enti locali nelle spese per l'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché per il funzionamento di centri di incontro per gli anziani" con lo stanziamento di 400 milioni.
Al maggior onere di 400 milioni, ricadente nell'anno 1975 ed in quelli successivi, si farà fronte con una quota di pari ammontare della residua disponibilità di un miliardo 560 milioni derivanti dalla cessazione dell'onere di cui al cap. 1220 del bilancio per l'anno 1974 dello stato di previsione della spesa del bilancio dei corrispondenti anni prescritto al cap. 530, con la denominazione indicata nel secondo comma e con lo stanziamento di 800 milioni.
Il Presidente della Giunta è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Vi è stata una variazione nella spesa, ma forse non soddisfa ancora.



FABBRIS Pierina

Infatti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Fabbris.



FABBRIS Pierina

E' chiaro che i nostri emendamenti avevano un senso riferito al tipo di servizio che noi pensavamo fosse istituito.
Noi riteniamo importante lo sforzo che viene fatto con la proposta dell'articolo sostitutivo, ma non è sufficiente per creare un servizio quale quello che si deve istituire se si vuole rispondere alla domanda della comunità. Noi pensiamo che sia necessario fare un ulteriore sforzo altrimenti con queste cifre non si fa il servizio alternativo alla necessità di ricovero.
Noi manteniamo perciò il nostro emendamento.



PRESIDENTE

La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non accoglie l'emendamento, mentre dichiara di accogliere quello Calleri-Garabello.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Fabbris-Vecchione.
L'emendamento non è accolto.
Pongo in votazione l'emendamento Calleri-Garabello.
L'emendamento è accolto.
Metto in votazione l'articolo che è stato sostituito con questo emendamento.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti 32 Hanno risposto SI' 25 Consiglieri Hanno risposto NO 7 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Siamo giunti al termine della votazione dei singoli articoli. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Devo prima fare una breve considerazione di metodo: io posso comprendere le ragioni di Bianchi, anche se le cortesie si fanno tra uomini per bene e noi credo siamo tutti uomini per bene, ma qui non si tratta di cortesie, bensì di un rapporto politico che tende, per quanto possibile, a recepire le proposte della maggioranza. Se posso apprezzare questo tentativo, devo tuttavia dire che è difficile che si attui perch l'emendamento ha bisogno di un minimo di ponderazione, il sentire invece l'emendamento letto all'ultimo minuto e immediatamente messo in votazione non consente di valutare minimamente quegli elementi di carattere positivo che probabilmente sono presenti negli emendamenti proposti.
Recentemente, in occasione della legge sull'agricoltura, era emersa in tutti i Gruppi la volontà di procedere, prima di iscrivere le proposte all'ordine del giorno (anche se durante la discussione possono manifestarsi momenti in cui, a seguito appunto del confronto, emerge l'esigenza di un altro mutamento e quindi di un emendamento, ma questo in linea eccezionale direi) a svolgere in Commissione tutte le valutazioni possibili in modo da arrivare in Consiglio preparati e con eventuali emendamenti presentati 24 ore prima. Questo vorrei far capire, del resto non ha bisogno di molto sforzo il Consigliere Bianchi, l'irritazione mia è appunto quella di essere costretti in pochi secondi a valutare la portata di un emendamento proposto dalla maggioranza, quando c'è stato parecchio tempo a disposizione. Finisce così che gli addetti ai lavori delle Commissioni, quelli che hanno più attivamente partecipato alle discussioni in Commissione, possono cogliere rapidamente il senso dell'emendamento, chi invece non ha potuto dedicare interamente la sua attenzione a questa o a quell'altra legge non è in grado di valutare e quindi di esprimere il proprio pensiero Io non nego affatto che nel corso della discussione, oltre che a norma di regolamento, anche in termini politici possano essere proposte altre valutazioni, tuttavia sarebbe meglio se potessimo arrivare all'approvazione delle leggi avendo esperito tutti i tentativi. Anche noi certe volte presentiamo degli emendamenti sapendo che la maggioranza non li accoglie perché già in Commissione sono state svolte delle discussioni in proposito.
La mia collega è intervenuta su uno dei nostri emendamenti e su quell'articolo ci siamo astenuti perché sono state recepite alcune nostre indicazioni. Nonostante questo votiamo contro questa legge perché sentiamo che si perpetua un atteggiamento (uso una parola troppo forte, ma passatemela) anticulturale della maggioranza nel senso che nelle leggi che facciamo m Piemonte non si riesce a cogliere - l'ho già detto una volta e lo ripeto - quanto gli operatori interessati al settore hanno proposto.
D'altra parte ciò che abbiamo proposto con i nostri emendamenti nelle discussioni in Commissione lo abbiamo raccolto in una proposta di legge che tra l'altro, introducendo elementi di delega ai Comuni in questa materia ha, secondo noi, il pregio di avere un carattere più organico. Difatti noi sosteniamo da tempo che vogliamo porci, pur se in carenza di leggi di principio, sul terreno dell'innovazione rispetto a certi modi di intervenire, vogliamo addirittura anticipare certi elementi di riforma e allora ci poniamo su un terreno più avanzato. Ma dobbiamo registrare ancora una volta che questa capacità di collocarsi su un piano culturale più avanzato per proporre qualcosa di nuovo all'opinione pubblica, agli enti interessati, per soddisfare quella parte che ha proposto determinate soluzioni recependole nelle leggi che facciamo, manca.
Dicevo prima che la proposta di legge che abbiamo presentato all'esame della Commissione (che verrà in Consiglio spero il più rapidamente possibile) in definitiva coglie quanto la Comunità piemontese, che su questa legge si è espressa, credo, come su nessun'altra legge, ha esposto.
Le consultazioni hanno avuto un successo veramente positivo e sono state superiori alle aspettative, questo vuol dire che il problema è sentito, che l'intervento della Regione era atteso ed è stato salutato con un certo favore. Tuttavia sono emersi dalle dichiarazioni lette dalla mia collega (non le ha potute leggere tutte ma sono a disposizione dei colleghi del Consiglio) di coloro che sono stati consultati - dai Comuni alle Comunità Montane, ai circoli e persino a quella suora così simpatica che viene sempre alle consultazioni sull'assistenza - degli elementi che abbiamo raccolto; e non riusciamo a capire per quali motivi, disponendo di una proposta così interessante emergente dalla comunità piemontese, la si debba rigettare, per interesse di che cosa? Quindi il nostro no si rifà essenzialmente a questo fatto: questa era una buona occasione per recepire quanto in modo estremamente interessante la Comunità aveva proposto nel corso delle consultazioni, la Giunta, la maggioranza non ha ritenuto di farlo e noi votiamo contro.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo socialista dichiara di votare questa legge nella convinzione che si tratti di una legge limitata nel tempo e pertanto necessariamente settoriale, nell'attesa di quella riforma dei servizi sanitari e sociali, senza di che ogni intervento rischia di restare sterile e senza un'effettiva possibilità di rispondenza ad una reale attuazione pratica.
La legge non può che assumere quindi la dimensione di un'iniziativa per sperimentazioni locali che, appunto in attesa della riforma, considerata la scarsa esperienza italiana di moderne realizzazioni in tema di assistenza all'anziano ed al minorato in genere, potrà contribuire al formarsi di validi elementi di giudizio ai fini dell'elaborazione del contesto definitivo.
Ci auguriamo altresì che gli enti programmatori del servizio siano veramente i Comuni, i loro Consorzi e le Comunità Montane e che non passino attraverso la finestra dell'articolazione legislativa provvidenze di diversa canalizzazione. Si tratta, infine, di mettere a disposizione dei soggetti beneficiari del personale qualificato e per questo è necessaria la creazione ed il potenziamento di scuole professionali idonee di cui, nel nostro Paese, siamo estremamente carenti.
E', questo, il significato che diamo al nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, devo una brevissima risposta al collega Berti.
Approfittando dell'intervallo della seduta del Consiglio mi ero applicato a rivedere il testo perché, a furia di emendamenti, i testi diventano molto faticosi, prolissi e contradditori e, nei limiti delle mie capacità, mi ero applicato a rifonderli raccogliendo anche quelle indicazioni che venivano da emendamenti che la Giunta, approfondendo gli argomenti, si era dichiarata disposta ad accogliere. Io avevo inteso in questo modo non di fare miei gli emendamenti altrui escludendo dalla partecipazione a questa elaborazione chi li aveva promossi; forse sono caduto in un equivoco perché, parlando con un rappresentante dell'opposizione, mi è parso di capire che gli emendamenti sarebbero stati mantenuti comunque e allora li ho formalizzati perché dovevano essere presentati. E' tutto qui, non ho inteso sicuramente né mancare di riguardo né compiere un atto di furbizia perché era un atteggiamento scoperto. Tutto questo per un chiarimento in materia di rapporti, perché io non ho timore di manifestare i dissensi, ma tengo moltissima a che i rapporti siano sempre chiari, cortesi e cordiali. Se ho male espresso o male applicato le mie intenzioni sono pronto a ripensarci perché altre volte questo non avvenga.
La legge ha dei suoi limiti temporali, si apre addirittura con una dichiarazione di temporaneità, in attesa di soluzioni più generali e migliori; credo che i principi cui si ispira, dell'assistenza domiciliare dell'assistenza nell'ambito familiare e nell'ambito del contesto sociale comunitario in cui gli anziani soprattutto vivono, siano principi culturalmente validi. Gli stessi emendamenti accolti nella loro parte fondamentale, per l'incremento degli stanziamenti previsti e per l'estensione del servizio, sono tali da rendere estremamente sfumate le differenze tra le due versioni, credo che non siamo di fronte a due contrapposte impostazioni e visioni.
Ritengo, quindi, che il Consiglio, la maggioranza - ed il mio Gruppo lo farà convinto di fare cosa buona - possa tranquillamente votare questa legge operando affinché le soluzioni globali arrivino presto perché abbiamo coscienza che con questo intervento regionale non ci avviamo a risolvere tutti i problemi dell'assistenza agli anziani, agli inabili, ai minori che si trovano in situazioni carenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Io non starò a richiamare tutti gli aspetti della situazione degli anziani nella nostra società che già sono stati citati da altri oratori. E' certo però che rispetto alla passata società contadina nella quale la famiglia aveva una struttura patriarcale, nella società moderna la situazione dell'anziano è particolarmente grave non soltanto sotto l'aspetto assistenziale sociale, ma anche sotto quello psicologico.
Esistono poi dei problemi etici e di costume che qui sono stati richiamati e che riesce difficile fare oggetto di una normativa, ma che contribuiscono a incidere sulla situazione dell'anziano e ad aggravarla.
Il collega Calsolaro ha già ricordato quanto viene fatto a favore degli anziani e soprattutto per il loro mantenimento nella vita sociale in modo che non siano avulsi dalla società, nei paesi del nord Europa, ma credo che sarebbe difficile pretendere di ripetere o moduli di una società così lontana e come mezzi finanziari e come strutture e anche come preparazione tecnico-culturale, anche se guardiamo ad essi come soluzioni ottimali a cui tendere.
Purtuttavia la legge che viene proposta contribuisce a migliorare la situazione degli anziani nella nostra società e, pur tenendo conto di queste limitazioni, noi la riteniamo utile e diamo ad essa il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Nel corso del dibattito avevo preannunciato il voto favorevole, anche perché ero stato invitato a farlo dal mio Gruppo, i cui componenti oggi sono forzatamente assenti; però, visto come è andato il dibattito e visto che taluni emendamenti - invero molto obiettivi - non sono stati accolti mantengo il sì, ma è un sì molto sofferto, anche perché una legge di così vasto impegno sociale ha un finanziamento non corretto ed obiettivo.
Mantengo il mio sì, ma, ripeto, è un sì molto sofferto sul piano personale.



PRESIDENTE

Sono così chiuse le dichiarazioni di voto.
Si passa quindi alla votazione dell'intero testo del disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione.
Presenti e votanti 30 Hanno risposto SI' 23 Consiglieri Hanno risposto NO 7 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Esame proposta di legge n. 111: "Proposta di legge del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento per il consolidamento dei mutui contratti dai Comuni e dalle Province". (Relatore Visone) La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Chiedo che venga collocata tra i due argomenti l'approvazione dell'ordine del giorno che conclude l'approvazione della legge sulle acque di ieri, così non rischiamo di rinviarla ancora presidente. L'Assessore è stato qui sino adesso, poi aveva una riunione per un comprensorio con trenta Comuni del Vercellese e mi ha pregato, se era possibile, di rinviarlo alla prossima seduta.
Non vorrei fare una scortesia all'Assessore che però ha visto e concordato l'ordine del giorno con noi.



BONO Sereno

Aveva contribuito lui stesso ad apportare delle modifiche.



PRESIDENTE

Io mi rimetto al Consiglio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

A me l'Assessore ha chiesto di poter essere presente alla votazione.



BONO Sereno

Ma qui stiamo veramente toccando il fondo!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non c'è da toccare niente, l'Assessore ha pregato il Presidente della Giunta di esprimere questo suo desiderio ed il Presidente lo esprime, se il Consiglio invece lo crede opportuno prosegue; non c'è niente di strano anzi, adempie ad un dovere.
Lo stesso desiderio l'ha rivolto anche al Presidente ed al Consiglio.



RIVALTA Luigi

Non però alle persone con le quali ha collaborato a stilare l'ordine del giorno.



BERTI Antonio

Noi proponiamo di metterlo in votazione.



PRESIDENTE

Ordine del giorno: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, a conclusione del dibattito sulla legge che disciplina gli scarichi liquidi delle attività produttive prende atto delle dichiarazioni del Presidente della Giunta circa gli impegni che la stessa si è assunta di presentare al Consiglio Regionale entro 90 giorni dalla data di approvazione della legge che disciplina gli scarichi liquidi, un disegno di legge per l'approvazione dei piani regionali di depurazione delle acque e di smaltimento dei rifiuti solidi raccomanda alla Giunta che nell'individuazione dei limiti comprensoriali per l'attuazione dei piani di depurazione delle acque e lo smaltimento dei rifiuti solidi, siano tenute nel dovuto conto oltre le realtà idrografiche e degli insediamenti, le articolazioni del piano di sviluppo regionale impegna la Giunta a definire, con un dibattito in Consiglio Regionale le finalità e gli obiettivi che dovrà proporsi il piano regionale delle acque".
F.to Bianchi, Vera, Calsolaro, Gerini Bono.
Desiderano illustrarlo? No.
Pongo in votazione per alzata di mano l'ordine del giorno testé letto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Dichiaro che non partecipo alla votazione per l'impegno che ho preso con l'Assessore.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze e patrimonio

Tutta la Giunta si associa per rispetto al lavoro svolto dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io non riesco a capire perché debba sorgere questo problema. Lei ha adempiuto alla richiesta fatta dall'Assessore, ma questo Assessore aveva partecipato, con il Capogruppo della DC e con gli altri che hanno firmato a stilare l'ordine del giorno.
A questo punto potremmo andarcene tutti di qua, perché rimaniamo qui?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ciascuno è libero di votare come crede, no?



BERTI Antonio

Ma certo! Ma qui si finisce che non si vota!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La censura la rivolga diversamente, non la rivolga a me, io ho preso questa decisione determinandomi da quello che mi aveva detto lui, che desiderava essere presente per apportare delle modifiche. Questo me l'ha detto mentre si stava votando l'art. 7 della legge, poi si è allontanato.



BERTI Antonio

Ma allora la cosa è più chiara ancora, scusi!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Come, è più chiara?



BERTI Antonio

Lei allora si esprima sul merito; perché l'Assessore non ha detto quali modifiche voleva apportare?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Perché le doveva illustrare per vedere di modificare un punto dell'ordine del giorno.



BERTI Antonio

Ma allora poteva stare qui!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Queste cose che arrivano alla coda sono sempre rischiose, sono sempre pericolose. Io ho preso una posizione, non partecipo alla votazione, vota il Consiglio che approva e basta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, io avevo chiesto di mettere in votazione l'ordine del giorno perché mi sembrava che fosse un adempimento, in termini di correttezza, dovuto entro il corso di questa seduta e non dubitavo di poter contare sul pieno consenso dell'Assessore perché con lui abbiamo qui esaminato l'ordine del giorno. Questo non toglie che l'Assessore meditando, riconsultandosi con i tecnici possa avere dei motivi di ripensamento e ce li possa esporre. Se avessi pensato che questa era la ragione e non quella del piacere o del dovere di essere presente mentre si votava l'ordine del giorno che riguardava il suo Assessorato e una legge che ha portato avanti con tanto impegno, io non avrei sicuramente insistito e messo in imbarazzo il Presidente costringendolo ad un atteggiamento di solidarietà in bianco rispetto a questa situazione.
Se il Presidente della Giunta non si sente di votare questo documento qui non siamo davanti a Roma che brucia e pur dispiacendoci di una specie di equivoco - cosa che non è simpatica - per quanto mi riguarda non ho nessuna difficoltà ad uni formarmi alla richiesta del Presidente e a chiedere che in apertura della prossima seduta si voti l'ordine del giorno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io vorrei solo precisare che non è che io non voti l'ordine del giorno perché l'ordine del giorno forse lo potrei anche votare; non partecipo alla votazione per un dovere che mi sembra chiaro, di correttezza con un Assessore che mi ha detto quello che mi ha detto. Il che non esclude che il Consiglio lo possa votare.



BIANCHI Adriano

Ma signor Presidente, se un Assessore chiede ed ottiene, come è giusto che ottenga, la solidarietà dei suoi colleghi e del Presidente della Giunta, io non penso neanche lontanamente di creare un incidente che provochi difficoltà, per una cosa oltre tutto che non ha sostanza, non ha il contenuto per determinare una situazione di disagio di questo genere.
Quindi io chiedo formalmente, sentite le ragioni addotte dal Presidente chiedo alla cortesia dei colleghi che hanno firmato con me l'ordine del giorno, di rimetterlo in votazione all'inizio della prossima seduta.
Privatamente chiederemo delle spiegazioni all'Assessore perché dopo averci detto di sì se n'è andato senza avvertirci che aveva delle riserve da fare e che chiedeva di mettere il documento all'ordine del giorno di un'altra seduta, facendo sorgere questo equivoco tra noi ed il Presidente che non avevamo nessuna intenzione di creare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi accediamo alla richiesta fatta dal Consigliere Bianchi, tuttavia non possiamo esimerci dal far notare che poi l'Assessore Fonio si lamenta come l'altro giorno quando gli ho fatto delle osservazioni. Se lui aveva dei motivi seri per allontanarsi poteva anche dirlo con i colleghi con i quali ha preparato l'ordine del giorno; invece lui prepara l'ordine del giorno in quei termini, non solleva obiezioni per cui tutti sono convinti che l'ordine del giorno - discusso largamente ieri - passa tranquillamente poi se ne va senza dire niente a nessuno...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'ha detto alla Giunta.



BERTI Antonio

A nessuno dei firmatari dell'ordine del giorno. Coloro che hanno firmato il documento, quando apprendono che lui ha delle modifiche da proporre, non possono non pensare che si è allontanato per non discutere di questo ed è un atteggiamento scorretto. Quindi lei fa benissimo, per solidarietà, ad astenersi dal partecipare alla votazione, ma mi consenta Presidente, lei si allinea ad una posizione scorretta, mentre corretta è quella di chi ha firmato l'ordine del giorno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La prego di non dare delle lezioni di correttezza che non sono disposto ad accettare.



BERTI Antonio

Io non do nessuna lezione, ma lei dia atto che coloro che hanno firmato l'ordine del giorno si sono comportati correttamente chiedendone la votazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Berti Antonio, ci conosciamo da tanto tempo; io sono abituato ai termini di sedute sempre con queste code...



(Voci di protesta dei Consiglieri del Gruppo comunista)



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sì, sempre, perché lo conosco da tanto tempo. Io ho ritenuto di fare presente il desiderio del.



RIVALTA Luigi

Non sono mica del nostro Gruppo gli Armella, i Fonio e altri vari Assessori che...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma ciascuno ha i suoi uomini, cosa vuole che le dica: voi avete i vostri, noi abbiamo i nostri.



PRESIDENTE

Mi pare che sia emersa una concordanza...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' meglio chiudere mettendo in votazione e io dichiaro che voto.



PRESIDENTE

...fra la posizione del Consigliere Bianchi e la posizione del Consigliere Berti. Berti ha detto che accettava di porlo all'inizio della prossima seduta in votazione. Accogliendo queste due proposte io non lo pongo più in votazione e lo rinvio all'inizio della prossima seduta.
Ha ora la parola il relatore Visone sulla proposta di legge n. 111.



VISONE Carlo

Io non ho nessuna difficoltà, ma data l'ora...



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se il Presidente del Consiglio lo consente, io non so se potremo fare i due punti che sono ancora all'ordine del giorno. Mi sembra molto più urgente passare alla delibera dell'acquisto di Palazzo Lascaris. Palazzo Lascaris ha avuto delle vicende esterne alla volontà del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta, che hanno fatto correre il rischio anche di perdere l'occasione di acquistare l'edificio a trattativa diretta.
Tutto può accadere, che giovedì venturo non ci sia il numero legale, che non si possa andare avanti, siamo ancora in numero legale, è un argomento molto importante, c'è una situazione che sta maturando all'interno della Camera di Commercio. Se il Presidente del Consiglio ed il Consiglio ritenessero questa opportunità chiederei di passare all'approvazione della delibera eventualmente aggiornando l'altro argomento che certamente non è bruciante.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame proposta deliberazione della Giunta Regionale circa l'acquisizione di Palazzo Lascaris in Torino, Via Alfieri 15, quale sede del Consiglio Regionale (rinvio)


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta ha fatto una proposta di inversione dell'ordine del giorno, vi sono delle difficoltà? Poiché non vi sono difficoltà, procederei all'esame del punto settimo "Esame proposta deliberazione della Giunta Regionale circa acquisizione di Palazzo Lascaris in Torino, Via Alfieri 15, quale sede del Consiglio Regionale" La parola al relatore Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo, relatore

Signor Presidente, non definirei esattamente la mia una relazione bensì una breve presentazione della delibera.
Sul problema in se stesso non mi soffermo perché il Presidente della Giunta, con un rapidissimo cenno, ne ha inquadrato tutta l'importanza e l'urgenza.
La Giunta Regionale il giorno 11 giugno 1974 ha steso ed approvato una delibera che praticamente raccoglie per competenza le intese che sono intervenute...



(I Consiglieri del Gruppo comunista si allontanano dall'aula)



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non c'è il numero legale, bisogna controllarlo.



PRESIDENTE

Prego il Segretario di contare quanti sono i Consiglieri in aula.



(Si procede alla verifica del numero legale)



PRESIDENTE

23, siamo in numero legale. Vuole proseguire Consigliere Garabello?



GARABELLO Enzo, relatore

Riprendo ricordando come la Giunta Regionale il giorno 11 giugno 1974 abbia approvato una deliberazione che contiene le intese intervenute fra l'Ufficio di Presidenza e la Giunta stessa che per competenza deve occuparsi dell'acquisizione patrimoniale immobiliare.
E' evidente che a questo punto la Giunta deve avere un mandato preciso conferito dal Consiglio per una trattativa anche in rapporto alla situazione amministrativa interna della Camera di Commercio, Industria Agricoltura, Artigianato di Torino che, come è noto, e in questo momento retta da una gestione commissariale nella persona del Commissario di Governo.
L'ufficio tecnico erariale che ha steso per conto della Camera di Commercio una perizia pari a lire 3.230.000.000 ha indicato nell'asta pubblica la strada che la Camera di Commercio dovrebbe seguire. Tale indicazione pare sia venuta anche dal Superiore Ministero dell'Industria e Commercio. Vi è da parte dell'attuale Commissario della Camera di Commercio la disponibilità per fare rientrare questa operazione in una trattativa diretta fra la Regione e la Camera di Commercio stessa. L'Ufficio di Presidenza del Consiglio ha nominato nel frattempo una Commissione di tecnici architetti e commercialisti che hanno steso una loro relazione di stima che porta a 2.760.000.000 il valore presunto dell'immobile, salvo fare una detrazione di 200 milioni per necessità di ripristini che senza consentire una manutenzione straordinaria consentono però un'utilizzazione dell'edificio.
La I Commissione si è riunita ed ha esaminato il problema con la partecipazione di tutte le forze politiche ed ha ritenuto di apportare al testo dispositivo della delibera della Giunta alcune lievi modificazioni dal punto di vista formale, che però hanno un loro contenuto sostanziale per consentire una maggiore latitudine di trattativa e pertanto dà mandato alla Giunta di trattare nell'ambito delle due stime, che sono state acquisite agli atti, alle migliori possibili condizioni. Un secondo aspetto della deliberazione riguarda invece i beni mobili che sono rappresentati da attrezzature, arredamento e ambientazione, comprendendo in questa voce una massa non indifferente di beni mobili che vanno da mobili cosiddetti d'arte, a oggetti veri e propri d'arte, fino alla normale attrezzatura di ufficio largamente utilizzata e piuttosto obsoleta. Si fa presente che la trattativa per questa parte, rientrando nell'ambito di particolari competenze dell'ufficio di presidenza del Consiglio, dovrà vedere una stretta correlazione fra l'Ufficio di Presidenza e la Giunta Regionale. Per il momento in merito ai beni mobili siamo a disposizione esclusivamente di una perizia di parte della Camera di Commercio, stesa da un perito, sulla quale si potrà apportare qualche notevole approfondimento sia per i valori dei pezzi di maggiore significato finanziario, sia per i meno significativi pezzi di normale arredamento d'ufficio.
Pertanto la I Commissione, seguendo la stessa logica su cui si è basata per la trattativa per l'immobile, ritiene di dare il massimo possibile di elasticità e latitudine alla trattativa, consentendo che nella stessa sia compreso questo capitolo di spesa, salvo le migliori condizioni possibili.
La deliberazione che viene proposta come documento del Consiglio Regionale praticamente è una ripetizione della delibera della Giunta con queste due modifiche di carattere strutturale per consentire una trattativa più elastica. Al termine delle trattative il Consiglio Regionale dovrà approvare invece una deliberazione dispositiva che contenga le cifre finali e definitive delle singole trattative sia sulla parte immobiliare che mobiliare, le varie spese di carattere fiscale che si dovranno incontrare e inoltre la forma di finanziamento della spesa che in questa delibera non viene indicata, In altri termini, se si devono usare direttamente fondi di bilancio o se devono essere piuttosto intraprese delle trattative per ottenere un mutuo o un prestito alle possibili migliori condizioni.
La I Commissione poi, pur non essendo scritto nella deliberazione, come Commissione patrimonio raccomanda alla Giunta di presentare, in uno con la delibera definitiva, anche un preciso piano di utilizzo (dicendo "la Giunta" ci si riferisce anche, per la parte di competenza, all'Ufficio di Presidenza) dei locali come saranno pervenuti in proprietà alla Regione nonché le esatte previsioni di spesa per una manutenzione straordinaria che metta in grado l'immobile di essere nelle condizioni del migliore utilizzo nonché le integrazioni che saranno necessarie per l'arredamento, in modo che il Consiglio Regionale approvando la delibera finale per l'acquisizione dell'immobile possa avere un quadro esatto, completo e sufficientemente chiaro di quanto è necessario sul piano finanziario.
Mi pare che questa sia una presentazione che, pur senza entrare nel merito di valutazioni tecniche ambientali o altro, nel complesso consenta al Consiglio Regionale di esprimere il suo giudizio sulla proposta della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Signor Presidente, il Gruppo socialista ritiene che non ci siano a quest'ora e in questa atmosfera non perfettamente favorevole, le condizioni obiettive per discutere e deliberare sull'argomento che riguarda la sede del Consiglio Regionale del Piemonte. Pertanto chiede che questa decisione venga rinviata.



PRESIDENTE

Altri chiedono la parola? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Solo per fare presente le stesse considerazioni alle quali sostanzialmente mi associo. Al Presidente della Giunta do atto dell'estrema delicatezza dell'argomento collocato in questo momento. Occorre vedere se dobbiamo proseguire nella discussione o se non sia più producente rassegnarsi alla situazione...



VECCHIONE Mario

Quale situazione?



BIANCHI Adriano

La situazione del Consiglio.



VECCHIONE Mario

Ma c'è il numero legale.



BIANCHI Adriano

Il numero legale per un argomento di questo genere non è sufficiente.
Intanto credo che non ci sia il numero legale.



RIVALTA Luigi

Possiamo essere d'accordo, ma non per la questione del numero legale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io non ho nessuna difficoltà, ho soltanto rilevata l'opportunità di votare un po' presto, possono succedere in questi otto giorni tante cose.
Voi sapete perfettamente che c'è un ricorso che potrebbe modificare la situazione attuale della Camera di Commercio, dovremmo riprendere dal principio e arriveremmo al termine della legislatura senza aver concluso nulla. Comunque otto giorni non dovrebbero far cascare il mondo. Io non ho nessuna difficoltà ad aderire all'istanza di rinvio che è stata fatta.



RIVALTA Luigi

Voglio soltanto precisare che il nostro atteggiamento non riguarda in particolare le questioni di merito, che esprimeremo sulla delibera in oggetto, ma riguarda piuttosto il comportamento più volte ripetuto in questo Consiglio di abbandono dell'aula da parte di Assessori nel momento in cui si tratta di votare, di prendere in considerazione materie che li riguardano. La nostra presenza qui garantisce il numero legale per cui sotto questo profilo può essere fatta la votazione.



PRESIDENTE

Io sarei dell'opinione, se il Consiglio me lo consente, di proseguire accogliendo anche quanto ha detto il Presidente della Regione: è una delibera che dà mandato alla Giunta, che deve ancora andare in approvazione al Comitato di controllo dove impiega venti giorni di iter, si potrà inviare soltanto martedì al Commissario perché è festa domani, domenica, e lunedì è San Giovanni, andiamo così a finire ad agosto-settembre. Nel frattempo può succedere tutto.



RIVALTA Luigi

Allora può essere rinviata a mercoledì.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

C'è una proposta formale di rinvio.



PRESIDENTE

La proposta formale di rinvio deve essere accettata o respinta dal Consiglio.



NESI Nerio

Sospendiamo cinque minuti e riuniamo i Capigruppo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20.30 riprende alle ore 20.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vi è una proposta di rinvio dei punti sesto e settimo dell'ordine del giorno alla prossima seduta che sarà giovedì, ritengo quindi opportuno data l'importanza degli argomenti, di metterne in votazione il rinvio per alzata di mano. La proposta è approvata.
Se il Consiglio è d'accordo propongo inoltre che vengano date per lette le interrogazioni e le interpellanze pervenute alla Presidenza.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.45)



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