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Dettaglio seduta n.235 del 14/06/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame della mozione avente per oggetto la definizione dell'atteggiamento della Regione circa la richiesta di approvazione della variante del Piano Regolatore Generale Comunale e del Piano particolareggiato della zona ZRE 10 del Comune di Borgaro, e la formazione del Piano territoriale di coordinamento dell'area torinese; presentata dai Consiglieri del Gruppo P.C.I. (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prosegue la discussione sull'Esame mozione avente per oggetto la definizione dell'atteggiamento della Regione circa la richiesta di approvazione della variante del Piano Regolatore Generale Comunale e del Piano particolareggiato della zona ZRE10 del Comune di Borgaro e la formazione del Piano territoriale di coordinamento dell'area torinese.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, la mozione presentata dal Gruppo comunista contiene nella parte dispositiva, una proposta che ci sembra pregiudiziale nei confronti di un esame di merito che si volesse fare sul previsto e dibattuto insediamento di Borgaro.
In sostanza, nella mozione si chiede che la Regione svolga i compiti di coordinamento urbanistico che le competono e che sono ad essa attribuiti dalla Costituzione, dal decreto delegato e dalle leggi che regolano la materia.
Una proposta di questo tipo corrisponde, del resto, a uno degli obiettivi fondamentali che sono stati indicati nella relazione al bilancio di previsione per il 1974: il riequilibrio territoriale. Nell'ambito del piano direttore dell'area ecologica torinese - si dice nella relazione - il piano territoriale di coordinamento potrà introdurre vincoli e strumenti con rilevanza normativa in coerenza con gli obiettivi del piano.
Del resto l'art. 1 del D.P.R. relativo al trasferimento delle funzioni in materia urbanistica, contiene alla lettera a) proprio l'approvazione, da parte delle Regione, dei piani territoriali di coordinamento previsti dall'art. 5 della legge urbanistica del 1942; piani che - recita poi l'art.
5 della legge urbanistica citata - hanno come obiettivo quello di orientare e coordinare l'attività urbanistica da svolgere in determinate parti del territorio nazionale, in particolare le località da scegliere come sedi di nuovi nuclei edilizi, la rete delle principali linee di comunicazione ecc.
piani da elaborarsi di intesa con le amministrazioni interessate, ma ai quali i Comuni si devono uniformare.
Quindi consentiamo su questa proposta, che del resto mi pare abbia raccolto - da quanto abbiamo appreso durante il dibattito di questa mattina i consensi più larghi del Consiglio.
Il problema principe, pregiudiziale, che riguarda questo insediamento che costituirebbe il primo esempio forse nel nostro Paese, di unità satellite dell'area metropolitana, è quello di un'effettiva verifica del territorio, che implichi, proprio perché deve essere assunta dalle Regioni che, ripeto, è competente in forza delle norme costituzionali, della legge urbanistica, del decreto delegato - una manifestazione di una volontà politica diretta alla soluzione dei problemi della residenzialità nell'area metropolitana.
Quindi le correlazioni a livello sociale, specialmente nel campo dei trasporti pubblici, che si determinerebbero con i Comuni del settore nord e con la città capoluogo, analizzate con un attento esame da farsi anche sul piano delle previsioni della stessa città satellite.
Il disegno urbanistico deve essere valutato anche sul piano culturale confrontandone l'originalità rispetto ai vari esempi stranieri, come è per i casi delle città satelliti dell'Olanda, dell'Inghilterra, della Germania federale, paesi che dal punto di vista dell'acquisizione da parte dei pubblici poteri dei problemi relativi all'assetto del territorio sono sicuramente più avanzati del nostro.
Poi c'é il grosso problema della terziarizzazione a livello commerciale e a livello direzionale che non può non essere quantificato in rapporto alle funzioni direzionali ed alla stima del fabbisogno di spazio che il capoluogo della Regione e quindi il capoluogo dell'area metropolitana intendesse realizzare proprio in questa prospettiva.
L'azione che la Regione si deve quindi proporre di svolgere non può che essere quella che la ponga come protagonista dell'attività pianificatrice a livello comprensoriale.
L'obiettivo primario è perciò di accelerare i tempi per giungere alla definizione del piano dell'area metropolitana o a più ampio raggio dell'area ecologica. Di esso la Regione ha una responsabilità preminente: con l'appoggio ai Comuni dell'area e nello spirito di una collaborazione che ne solleciti la spinta autonomistica e programmatica, sarà possibile realizzare in tempi ristretti quanto si sarebbe dovuto fare una decina d'anni fa se vi fosse stata una chiara e precisa volontà politica in questa direzione e che invece è mancata.
E' quindi evidente che in questa prospettiva il piano particolareggiato andrà rivisto e valutato alla luce della cultura urbanistica più aggiornata affinché diventi un piano qualificato ed organicamente concepito, per valutare se è in condizioni di assumere caratteristiche socialmente avanzate.
E ancora, per l'ipotesi che l'insediamento debba realizzarsi, quale quota di cubatura venga destinata ad opere di carattere pubblico; in particolare a case popolari ed economiche, senza alcun gravame per opere di urbanizzazione primaria e secondaria.
E infine che la città satellite non divenga luogo di accentramento di funzioni direzionali in contrasto con gli interessi della città capoluogo e del suo hinterland.
Rimane - fondamentale - il problema dell'analisi dell'insediamento rispetto all'area metropolitana. Essa deve essere compiuta a mezzo di un piano sommario di impostazione generale a carattere residenziale, a livello comprensoriale, perché sia possibile valutare attentamente e rendersi quindi conto come operazioni di questo tipo possano avere una loro validità in un contesto programmatico e di sviluppo del territorio.
Senza un'analisi di questo tipo, che non richiede tempi lunghi (già stamattina c'è stato un impegno del Presidente della Giunta di arrivare ai primi di ottobre) l'insediamento può anche essere correttamente o legittimamente inquadrato nell'ambito della legge 765 e può anche essere aderente al decreto ministeriale del 2 aprile 1968 sugli standard urbanistici, ma è chiaro che nascerebbe privo di un'espressione politica.
Queste condizioni possono essere accompagnate da ulteriori puntualizzazioni, ma quello che, a nostro avviso, è più importante e fondamentale è la verifica politica di tale iniziativa. Una verifica che ha come supporto scelte politiche essenziali che possono trovare le loro ragioni, proprio in quel piano territoriale che la Giunta dovrà elaborare e presentare al Consiglio per l'approvazione.
Ci sembra d'altra parte evidente - pur concordando con la richiesta di un piano territoriale che venga portato all'esame del Consiglio entro il termine di 90 giorni- che l'elaborazione di esso non possa che essere affidata alla Giunta, e in questo concorderei con quanto ha detto stamane il collega Zanone, proprio perché si tratta di scelte politiche che, in quanto tali, devono essere assunte dagli organi politici costituzionalmente e legislativamente competenti, che si devono assumere la responsabilità di un piano di questa natura e non delegarlo agli organi tecnici o di studio.
Noi invitiamo quindi la Giunta ad elaborare sollecitamente il piano e a portarlo, per l'approvazione, in Consiglio. Alla luce del piano e delle linee direttrici da esso fissate, entrando nel merito quantitativo e qualitativo dell'insediamento, si potrà esprimere il nostro ulteriore e definitivo convincimento.
Senza un piano territoriale che corrisponda alle linee di sviluppo economico dell'area metropolitana e dell'area ecologica è evidente che si moltiplicheranno le iniziative scoordinate che comprometterebbero in modo del tutto irreversibile l'assetto del territorio.
E' abbastanza evidente poi - e concludo - che non si può, durante il decorso del termine fissato dalla Giunta per la presentazione del piano essere consentita alcuna compromissione prima dell'approvazione dello stesso piano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, sono spiacente della momentanea assenza del Presidente della Giunta perché vorrei sottolineare come farò ancora su altri, un punto della sua dichiarazione di stamane quando riconosceva (e non è la prima volta) come del resto hanno fatto altri colleghi, che la Regione Piemonte è in ritardo, chiaramente in ritardo, direi pesantemente in ritardo rispetto all'attuazione dei compiti che Costituzione, legge e decreti delegati danno in termini di autorità urbanistica sull'intera area regionale.
Infatti, se non dovessimo riconoscere con rammarico questo ritardo potremmo oggi dire che la discussione è superflua, in quanto il riferimento a piani in cui la volontà politica programmatrice della Regione si fosse già espressa non sarebbe altro che una ricerca di coerenza, in negativo o in positivo.
Indubbiamente l'episodio della città satellite, così detto della "Ca' Bianca" di Borgaro è, nell'ambito del nostro territorio, il più evidente processo spontaneo che giunge a prevedere la moltiplicazione per dieci di una comunità locale, oltre tutto facendo la proposta di un massiccio insediamento oltre che residenziale, anche di un notevole (stamattina Rivalta ne dava i termini numerici) impressionante insediamento terziario.
E tutto ciò senza riferimento a quello che una duplice operazione di questa natura determinerebbe sull'insieme del territorio ed in particolare a fianco della città di Torino che, non dimentichiamo, in questi ultimi tempi, è stata oggetto nel suo Consiglio comunale, nei quartieri, sui giornali, di un accesissimo dibattito al termine del quale gli amministratori della città hanno deciso di porre fine ad un certo tipo di libero sviluppo, sia pure nell'ambito di un piano regolatore esistente da molti, forse da troppi anni, per ricercare attraverso la famosa variante sui servizi una riqualificazione anche del ruolo della città, quindi mettendo a monte delle decisioni alcune scelte di fondo riguardanti l'aspetto industriale ed in particolare l'aspetto terziario.
Sui problemi della terziarizzazione, che dovranno essere chiariti e precisati rispetto alla città, alla sua area, alla regione, il discorso è aperto perché le decisioni del Consiglio comunale di Torino, ponendo un momento di arresto, trascinano con sé la necessità di decisioni a monte. E' chiaro che se appena al di là della linea di demarcazione di confine amministrativo fra la città e un altro Comune avviene un episodio di questo genere, non può non essere preoccupante e quindi essere guardato con estrema attenzione da chi ha autorità politica. In questo quadro il giudizio che sorge spontaneo non può essere che nettamente negativo, senza possibilità di appello.
Vorrei fare qualche considerazione proprio per evitare che l'azione che deve svolgere la Regione, che prenderà le mosse anche da questo dibattito possa essere intesa come un senso di sopraffazione dell'autonomia dei Comuni. I Comuni sono stati sempre disarmati e più erano piccoli e più erano disarmati di fronte alle iniziative provenienti dall'esterno. Io credo che anche i colleghi comunisti che in altri tempi, con uomini del loro Partito, hanno avuto la responsabilità specifica dell'amministrazione di Borgaro, possono riconoscere che tutte le forze politiche, magari in forme diverse, hanno dovuto risentire (con un ragionamento magari a posteriori che può sembrare un senno di poi) lo stato di difficoltà in cui una piccola amministrazione comunale si viene a trovare di fronte ad una forte pressione di carattere chiamiamolo speculativo. Io non vorrei dare subito, immediatamente un valore del tutto negativo all'investimento economico e quindi all'intervento dell'esterno.
Dicevo che i Comuni sono disarmati, e quello che è preoccupante e che in partenza non c'era nessuno che poteva dare loro la possibilità di reagire attraverso il collegamento a principi fissati a monte; oggi questo non c'è più e allora diventa responsabilità viva della Regione avendo questo compito costituzionale. In realtà non è che prevarichi i Comuni e la loro autonomia, ma gli dà la possibilità di esercitare in termini corretti la propria autonomia mettendoli in condizioni di argomentare e di deliberare sulla base di decisioni prese a monte.
Vi è poi una tentazione in cui certe volte cadono le amministrazioni e secondo me questo è un episodio abbastanza significativo. Per molti anni si è detto e lo diciamo tuttora, che assolutamente i Comuni devono avere il loro strumento urbanistico, debbono regolare il loro domani su piani regolatori, insistendo un po' forse su quella definizione che gli urbanisti sono gli stregoni del secolo ventesimo o quanto meno di una certa parte del secolo ventesimo e che con una più o meno (questo dipendeva molto dalle capacità e sensibilità individuali) attenta elaborazione di un piano regolatore, determinano i destini di una comunità.
E' sorta così, in amministratori un po' troppo semplici, la convinzione che quando si ha un piano regolatore al di la dei suoi contenuti tutto è risolto ritenendo che per il fatto di possedere il piano regolatore necessariamente ne consegue l'ordinato sviluppo della comunità. E qui abbiamo un caso, che non è unico, di una comunità che si è data un piano regolatore che moltiplica in maniera non controllata le prospettive di sviluppo residenziale, di sviluppo produttivo, di sviluppo economico convinta di aver risolto il problema.
Io capisco un amministratore il quale arriva al punto che per deliberare anche solo un minimo di attività in una certa zona per prima cosa fa il Piano regolatore generale, fa il piano particolareggiato determina tutti i costi di insediamento, tutte le conseguenze di urbanizzazione. Vi sono degli amministratori che ci sono caduti, non soltanto Borgaro, perché qua e là nella nostra attività politica, nei contatti che abbiamo ci rendiamo conto che altri episodi molto simili a quello di Borgaro potrebbero esplodere e non esplodono soltanto perché a causa di quello spontaneismo di cui parlavo prima non si è ancora verificata un'iniziativa massiccia di intervento nell'ambito di quei Comuni.
Ora è evidente che non dobbiamo far correre alla Regione il pericolo di determinare le cose in modo tale che non resti nessuna autonomia ai Comuni però dobbiamo anche stare attenti all'errore di ritenere che l'autonomia dei Comuni è salva nel momento in cui gli organi superiori che hanno facoltà di revisione, di guida danno il loro consenso a qualsiasi proposta anche a quelle che dimostrano di non fare capo ad impostazioni a monte che le giustifichino nella loro realtà. Quindi noi dicendo oggi ad un Comune attenzione, non ti approviamo questa soluzione, prima vogliamo verificare agli effetti dell'impostazione socio-economica di piano, in questa zona quale deve essere vista da noi in una visione globale unitaria, il destino di quel territorio, non veniamo a coartare una libera scelta e una possibilità di autonomia dei Comuni, caso mai diamo alcune direttive per cui la libertà di scelta e l'autonomia dei Comuni esercitandosi riesce veramente ad interpretare meglio quella che potremmo chiamare una vocazione di quel territorio, di quel Comune.
Queste poche considerazioni fanno conseguire chiaramente la responsabilità della Regione in proposito e anche la preoccupazione (preoccupazione che si sentiva anche nelle dichiarazioni del Presidente della Giunta) di questo ritardo di fatto in cui si trova la Regione Piemonte nella predisposizione di strumenti urbanistici di insieme riguardanti una guida per l'attività urbanistica dei Comuni.
In fondo, se ci pensate bene, quando per la prima volta ci siamo accostati agli elettori per fare considerare i problemi che sarebbero stati risolti dalla Regione, uno degli aspetti su cui abbiamo maggiormente insistito è stato proprio l'assetto del territorio, la possibilità di uscire da questo caos perché la semplice segnalazione che allora si poteva fare di invitare i Comuni a non considerare soltanto il proprio territorio contenuto in confini amministrativi, ma a ricercare i collegamenti coordinamenti con i Comuni vicini, non è mai stata presa in considerazione e possiamo dire che neanche oggi è maturo quel momento, non possiamo fare le prediche, dobbiamo dire che cosa ne pensiamo del territorio e metterlo su carta con precise indicazioni che scaturiscono dalla impostazione di piano.
Lo sviluppo del territorio - dicevamo già in allora, chiedendo il voto agli elettori - è garanzia di un ordinato sviluppo economico e per essere un sano sviluppo del territorio non può non partire da valide impostazioni di carattere socio economico. La settimana scorsa sono stato chiamato a moderare un dibattito popolare in un Comune della seconda cintura a sud della città di Torino e ho visto che in termini diversi, meno massicci soprattutto non così bloccati come unica iniziativa economica, ma per sovrapposizione, per giusta posizione vi sono molti altri Comuni che con una serie di attività lottizzative potranno, di fatto, darci in altra parte dell'area metropolitana gli stessi problemi che oggi abbiamo per Borgaro.
Noi non dobbiamo strumentalmente vedere la necessità di sistemare il piano territoriale di coordinamento perché c'è Borgaro, Borgaro è stata un'occasione per portare a caldo il problema, però lo stesso atteggiamento di salvaguardia vi deve essere sull'intera area metropolitana, lo stesso atteggiamento di preoccupazione, di attenzione e di vigilanza vi deve essere sull'intero territorio, indipendentemente dalla collocazione dei singoli Comuni. Se questo è vero, ecco che il piano territoriale di coordinamento di cui questa mattina si è parlato, che ormai entra nel punto di vista di tutti, è veramente maturo, non possiamo più ritardare, anche perché ci troveremmo nella triste situazione che i dissensi o i consensi con un'iniziativa di carattere locale come quella di Borgaro o come altre che possono emergere, potranno dipendere dal fatto che sul posto vi sia o meno qualcuno che agita il problema, che allora diventa noto, e viene portato qua dentro. Altrove minore iniziativa politica potrebbe far passare con tutta tranquillità iniziative che si possono paragonare a questa; del resto consensi e dissensi in materia di questo genere, con riferimento all'autonomia dei Comuni, non possono derivare da un'improvvisazione o da una scelta che sarebbe certamente discrezionale quando non addirittura arbitraria.
Non dobbiamo dimenticare, su questo come sugli altri problemi che questa mattina sono stati ricordati in varia misura, la partecipazione di tipo popolare che vi è stata: a Borgaro per l'Immobiliare, a Caselle per l'aeroporto, nelle zone della Torino-Pinerolo, nelle zone di collina per la tangenziale est e così via. Vi sono stati vasti movimenti e saremmo troppo sbrigativi secondo me, e saremmo non accorti politici se non ci rendessimo conto che questi movimenti superavano i confini di partiti perché a questo punto i partiti venivano contestati tutti e si chiedeva loro una posizione netta su ciascun problema. Qualche partito c'è arrivato prima, certamente chi ha partecipato a questi dibattiti, a queste assemblee, a questi punti di incontro ha potuto rendersi conto della vastità dell'argomento. Noi abbiamo visto i coltivatori diretti della zona portare i trattori sulla pista di Caselle, è un episodio, però è un episodio indicativo di uno stato d'animo di cui non possiamo non farci carico, col rischio veramente di trovarci come organi legali contestati dagli organi reali che sono poi le popolazioni. Non possiamo, ce l'hanno detto i sindaci, ce l'hanno detto gli amministratori locali, prendere decisioni, qualsiasi sia l'autorità che la prende, senza aver sentito, discusso, analizzato le regioni portate dagli Enti locali, salvo creare un tipo di rottura che certamente non è positivo per il successivo sviluppo di una sana e ordinata attività di programmazione regionale.
Occorre questa risposta globale e qui c'è stata la richiesta, da parte di tutti, del piano territoriale di coordinamento; c'è stata forse anche un po' di incertezza nell'indicare il livello, vorrei dire la profondità di questa pianificazione. Mi pare di poter interpretare il pensiero del Presidente della Giunta in questo senso: il documento ci vuole e a tempi brevi, pertanto non abbandoniamoci ad una programmazione di tipo perfezionistico che sposterebbe i termini di tempo al di là del ragionevole, al di là della possibilità di utilizzare uno strumento di questo genere in rapporto ai problemi che abbiamo in discussione, per primo quello della città satellite di Borgaro. Pertanto quel piano direttore quel quadro di insieme che veniva stamattina ricordato, deve contenere soprattutto chiarezza e precisione nelle proposizioni relative alla dislocazione in prospettiva della popolazione, delle attività produttive commerciali, agricole non lasciando sempre per l'agricoltura soltanto i terreni, che nessuno vuole. Oggi l'urbanistica ha da rendere un servizio anche all'agricoltura in rapporto alle qualità dei terreni, deve portare le chiare indicazioni dei principali servizi della impostazione residenziale.
Per questo ci sono dei dati, li ha forniti l'Ires e noi dobbiamo farci carico di utilizzarli subito. In questo senso mi sento di accogliere una richiesta di piano a tempi brevissimi. Dopo di che avremo forse anche il tempo di approfondire alcuni particolari, però gli elementi di fondo devono essere fissati nel giro di quei tre mesi circa, di cui questa mattina si parlava.
Non ho alcuna difficoltà ad un impegno concreto diretto anche degli Uffici della Regione in proposito. Avrei solo una riserva: non vorrei che gli Uffici, per dedicarsi ad un lavoro che non hanno mai affrontato, di revisione dei piani e di altri strumenti urbanistici - tenete conto che non c'è solo l'area metropolitana, nella nostra Regione - ad un certo momento si trovassero inceppati. Comunque, è una questione che riguarda la Giunta cui spetta indubbiamente garantire il massimo di chiarezza della linea politica.
Io propendo comunque perché, a parte l'attività di questi Uffici, non solo vengano accolti i dati forniti dall'Ires, ma vi sia un impegno collaborativo diretto dell'Ires nella stesura di questo abbozzo di piano, e perché si operi in tempi il più possibile brevi, per cui il Consiglio Regionale, nel giro dei tre o quattro mesi di cui si è parlato, che potremo eventualmente specificare in un documento, si metta in condizione di portare la deliberazione al Consiglio Regionale. E' chiaro, quindi, che in questo frattempo la iniziativa di Borgaro e tutti gli altri problemi che riguardano l'assetto territoriale, e pertanto gli strumenti urbanistici che sono attualmente all'esame degli Uffici della Regione relativamente all'area metropolitana, non debbono avere corso o con decreti o con altre formula amministrative.
E' pur vero che abbiamo dei termini anche stabiliti dalla legge, ma questi termini sono, per quanto riguarda l'autorità politica che decreta dei termini ordinatori. Quindi, parlando di tre o quattro mesi, non stravolgiamo certamente la volontà pianificatoria dei Comuni. Basti pensare che l'Assessore Benzi, nel darci relazione dell'impegno degli Uffici urbanistici, ci ha detto che ci sono tuttora gli scaffali pieni di strumenti urbanistici che hanno una data di anzianità a far polvere piuttosto notevole. Non intendiamo con ciò evidentemente muovere un rilievo, ma soltanto dire che non capiterà niente di straordinario se nell'ambito dell'area di Torino non verranno varati provvedimenti urbanistici significativi nell'ambito di questi tre mesi.
Questo è, direi, l'unico raccordo logico che possiamo mettere per non rendere anche qui vana, sostanzialmente illusoria rispetto all'area di Torino, la decisione di fare il Piano territoriale. Ci vuole un collegamento fra quello che si fa, affinché sia il punto di riferimento di tutto quello che attualmente è in corso di esecuzione da parte dei Comuni o che per avventura sia già depositato presso gli Uffici della Regione. Non ci si venga a dire che tre o quattro mesi sconvolgono che so?, l'attività edilizia, l'occupazione e via dicendo. Anche perché non credo che sia infinito il numero degli strumenti urbanistici presso la Regione. Quindi questo tipo di riferimento, questo tipo di verifica, di coerenza dev'essere l'elemento di garanzia su cui basiamo questa opportuna, saggia e direi fortunata decisione di camminare con il piano urbanistico dell'area metropolitana.
Il Presidente diceva stamattina: quando si fanno delle proposizioni bisogna anche cercar di venire incontro alla Giunta, che non pu preoccuparsi esclusivamente dell'aspetto politico ma deve vedere anche gli aspetti giuridici formali connessi ai suoi compiti. Ora, secondo me, il piano di cui si parla dev'essere fatto, anche rispetto alle grandi strutture di cui parliamo, assolutamente senza condizionamenti di decisioni già prese: il piano ha da essere condotto nell'ambito di una corretta valutazione del territorio così com'è ora, e con i suoi problemi socio economici, senza condizionamenti. Se condizionamento - ma non è configurabile come tale - ha da esserci, è ai dati socio-economici dello sviluppo che noi riteniamo di dover discutere e assegnare all'area. Questo consentirà la verifica di coerenza anche delle opere di cui si parla alcune delle quali, indubbiamente, me ne rendo conto, sono precedenti alla istituzione della Regione. Su alcune di esse non c'è alcuna potestà di natura formale della Regione. Però la Regione non può e non deve - mi permetta il Presidente della Giunta di osservare che dire questo non è voler uscire dalla logica - rinunciare a dire la sua in termini politici generali e in termini di programmazione su qualsiasi fatto che si verifichi sul suo territorio, anche su cose che sono già decise, particolarmente su quelle per cui è ancora possibile prendere delle decisioni, magari con l'annullamento, se non altro con la modificazione e la razionalizzazione per renderle meno negative se hanno aspetti di negatività.
Mi rendo conto che questo è un passaggio difficile di un ragionamento perché si vorrebbe poter dare una risposta formalmente giuridica a tutto.
Su alcune cose la risposta formalmente giuridica non c'è, vi può essere un comune impegno di ricerca delle possibilità; ricerca che poi si riallaccia ad un altro argomento, quello delle priorità. Oggi credo che debba cominciare il dibattito fra le forze politiche nazionali per vedere la possibilità di rendere compatibile questo Governo con il precedente addirittura nelle stesse persone, senza neanche il salto. Ora, non c'è dubbio che in questo dibattito i discorsi di priorità saranno quelli che determineranno la compatibilità tra le forze politiche. Lo stesso nostro Partito aveva già fatto, prima della crisi, dichiarazioni molto chiare rispetto a quelle che ritiene le priorità fondamentali che devono essere fissate per lo sviluppo del nostro Paese: agricoltura, casa, con tutti i problemi relativi di infrastrutturazione, sanità e trasporti. Questi erano dovrebbero essere, probabilmente saranno, nel dibattito tra i partiti, le linee su cui si ricercherà una compatibilità nuova per un rilancio dell'attività politica tale da non compromettere la situazione economica.
Ad un certo punto, o per motivi di forma, in quanto non vogliamo entrare nel merito di problemi che hanno già avuto una loro sanzione, o perché non ci sentiamo di affrontarli in termini squisitamente politici, ci potremmo anche trovare - e se le priorità nazionali vanno avanti in questi termini ci troveremo quasi certamente - di fronte alla impossibilità di realizzare opere che siano già state decise ma per cui almeno non siano completi i finanziamenti. Secondo me, le forze politiche piemontesi farebbero una scelta negativa se non interpretassero questa ricerca delle priorità anche nelle cose su cui hanno detto la loro in luoghi diversi da quello che è formalmente l'Ente Regione. E l'Ente Regione può essere, se vuol esserlo, il punto in cui queste cose vengono discusse e viste.
Anche perché è vero che noi alle volte riteniamo sia ingenuo quanto ci viene raccomandato dalle assemblee di base, dai Consigli comunali, anche dagli amministratori locali: prima di fare quella grande opera badiamo ai servizi sociali, che in questa zona sono assolutamente carenti. E' vero d'altronde, che non è possibile una meccanica trasposizione dello stanziamento destinato ad una realizzazione per farne un'altra. Questo credo che nessun Consigliere regionale possa pensarlo. Però, la ricerca della priorità nei tempi non deve farci dimenticare che le opere si realizzano con i mezzi finanziari, e i mezzi finanziari sono forniti dagli istituti di credito. Ad un certo punto si potrà pur almeno discutere il fatto che un istituto di eredito che fa una operazione finanziaria con un ente separato - chiamiamolo così, anche se non è forse l'espressione più esatta - oppure con un privato per la realizzazione di una determinata opera, deve pur concedere dei finanziamenti. E questo è triste quando questi interventi non siano ritenuti, in rapporto alle opere che vanno a sovvenzionare, prioritari rispetto ad altri tipi di investimento, con gli Enti locali, con gli enti pubblici, che vanno a bussare inutilmente alle casse degli istituti finanziari. E' difficile convincere la gente - con una risposta di sapore meramente giuridico, burocratico se vogliamo - che sia logico vi siano i quattrini per una grande opera e non per fare una scuola o per sistemare le fognature di un paese.
Quindi, su queste cose, al di là dell'aspetto meramente di chiarimento che porta le forze politiche a dividersi, che porta le persone - non quelle che se ne stanno chiuse in casa o nell'ambito di uffici più o meno con aria condizionata, ma coloro che partecipano attivamente alla vita della comunità, intervenendo in assemblee, in Consigli aperti, in riunioni sui problemi delle fabbriche - a prendere posizione, è molto difficile dare una risposta di tipo burocratico. Io ritengo che vi siano margini per esprimerci politicamente anche su questo argomento, dichiarando la nostra volontà di pianificare per verificare anche la coerenza di tutte queste cose di cui si è parlato, comprese queste opere di carattere infrastrutturale. Se tentiamo una attenta ricerca, anche in merito ai finanziamenti, la gente ci comprenderà di più, e io sono convinto che almeno in alcuni casi, la possibilità di dirottare i finanziamenti vi sia ancora.
Si potrà dire che certe iniziative hanno le leggi dello Stato dallo loro parte, che noi non possiamo interferirvi. Però, se poi i quattrini, in fondo, non ci saranno, che cosa ci sentiremo dire? Che avremmo dovuto almeno prendere una posizione netta, e sviscerare le opere necessarie subito da quelle che possono attendere. E' una questione di trasposizione nel tempo, di completamento a tempi più lunghi di una certa, visione infrastrutturale che pure ha una sua correttezza di impostazione. Se poi pensiamo a come procedono a rilento i lavori per queste grandi opere mentre il valore del denaro ora scende precipitosamente, veramente ci rendiamo conto del rischio - che nel loro piccolo hanno già prospettato per le loro opere pubbliche, gli stessi sindaci - di trovarci ad un certo punto nella impossibilità di continuare lavori già iniziati, una situazione purtroppo tipica della tradizione statale.
Sono convinto della necessità di un piano da approntare in tempi brevi con il massimo di precisione, di impegno, di contenuto scientifico e di contenuto politico. E' chiaro che da questo dovremmo tirare le conseguenze.
Nessuno ci potrà accusare di non operare in modo corretto. Inoltre, non ci fermiamo a sparare contro una singola iniziativa o un paio di iniziative: puntiamo alla verifica di coerenza per tutto il territorio, e così verranno in luce altre iniziative che sfuggono, e potremo non colpirle ma dimensionarle nei giusti termini voluti dal piano territoriale. So che in un Comune distante non più di quindici o sedici chilometri da Torino sono in essere davanti al Consiglio comunale quattordici o quindici lottizzazioni, che complessivamente significano circa cinque mila abitanti: siccome ciascuna riguarda tre o quattrocento abitanti non appaiono rilevanti prese singolarmente, però ad edificazione avvenuta quel Comune ed i Comuni all'intorno risulteranno compromessi forse peggio ancora che non la zona di Borgaro a seguito dell'insediamento della città satellite, che nonostante tutto - qualcuno ha rilevato, in termini puramente conoscitivi ha una sua disciplina di carattere urbanistico di una qualche validità.
(Non sono in grado di dare un giudizio tecnico, però certamente, dal momento che il progetto non è stato fatto da gente sprovveduta, qualche validità la deve più avere: ho esaminato anche la lottizzazione prevista e avrei qualche riserva anche sotto questo profilo, ma non voglio indugiarvi sopra).
Mi restano da fare due considerazioni che entrano nella questione in modo meno indiretto di quel che può sembrare.
Signor Presidente della Giunta, lei ha partecipato alla riunione delle forze politiche dei Comuni per dare il via alla Autorità metropolitana. Io do la mia piena adesione al suo operato, e ritengo che la Regione, pur non dovendo probabilmente entrarvi direttamente, debba però svolgere la sua azione di fiancheggiamento affinché l'autorità metropolitana diventi subito qualcosa di concreto. Mi auguro con piena sincerità che le forze politiche superino le difficoltà che ancora ci fossero e che ancora in questa legislatura, anche per i dibattiti che qui si sono avuti, anche per il tipo di insistenza politica che c'è stato in quest'aula, prenda vita un embrione dell'Autorità metropolitana. Non sarei d'accordo, lo dico chiaramente, per rinvii della pianificazione urbanistica a questa parvenza, per il momento a questo nucleo iniziale di una Autorità metropolitana. La pianificazione urbanistica è un problema della Regione, non una rivendicazione di natura formale ma una rivendicazione di responsabilità politica; se l'autorità nascerà bene, avrà i suoi compiti gestionali, i suoi compiti di diffusione delle idee, che noi avremmo messo a punto; ma la pianificazione è compito della Regione e lo dobbiamo mantenere.
Desidero ricordare ancora che si è svolto in questi ultimi tempi, al Consiglio comunale di Torino, un dibattito sul problema urbanistico. Già qualcuno vi ha fatto cenno, per lo più con espressioni di rammarico, cui io mi associo, augurando che le forze politiche ritrovino tranquillità di dibattito e non continuino a contrastarsi per motivi non direttamente di merito - per l'andamento di quella discussione, particolarmente nell'ultima fase dell'ultima seduta. Si tratta di un dibattito che contiene molti elementi - soprattutto per quel che concerne la ricerca di una soluzione del problema della casa per i lavoratori - che il Consiglio Regionale non deve lasciarsi sfuggire. Ribadendo l'auspicio che una ritrovata tranquillità di discussione consenta al Consiglio comunale di Torino di tirare le fila di questo discorso, dico che il mio pensiero è che la Giunta Regionale debba svolgere immediatamente non soltanto un compito eventuale di controllo, di verifica, che poi forse non è neanche strettamente nei suoi compiti, ma debba collegarsi immediatamente, insieme alla costituenda autorità dell'area metropolitana, con l'Amministrazione civica di Torino per un approfondimento dei temi che emergono dalla richiesta di un piano per la casa significativo e valido. E' un problema difficile in un momento come questo, perché mancano i quattrini per altre cose e probabilmente non si riuscirà a trovarli neanche a questo fine. Però ritengo che il Consiglio Regionale e la Giunta Regionale abbiano dei compiti, in parte loro derivanti dalla natura dell'autorità urbanistica, di guida della ricerca di localizzazione delle case nell'ambito di quello che si è accennato in quella sede, sulla costituzione di un Consorzio per la 167. La Regione deve collegare anche questo discorso con quello del Piano territoriale di coordinamento. Quindi, un compito diretto, al quale non ci possiamo n dobbiamo volerci sottrarre.
Vi sono poi gli aspetti finanziari della questione. La Regione pu anche fare la sua parte, intanto ci sarà da utilizzare la legge sulle infrastrutture per le aree della 167, che a questo punto, se si fanno le cose bene, può darsi che diventi insufficiente, invece di essere sovrabbondante di finanziamenti. Vi è la previsione di quel piano per i centri storici che potrà collocarsi opportunamente, magari in una visione più ampia, su un piano concreto, insomma. E vi è anche la possibilità di chiamare attorno a questa iniziativa uno sforzo di carattere finanziario anche a livello degli istituti di credito e degli stessi privati. Non si parla, in Consiglio comunale di Torino, di soli problemi di edilizia pubblica: si parla anche dell'edilizia convenzionata con i privati. Se vi sono, e certamente vi sono, imprese di grande rilievo disposte a portare avanti discorsi come quello di Borgaro, siano benvenute, se vogliono inserire la loro attività nella realizzazione di costruzioni per l'edilizia popolare: naturalmente bisogna che abbandonino i presupposti della rendita fondiaria, i dei plusvalori di urbanizzazione e simili, se vogliono partecipare sul piano industriale. Ritengo che questo sia un elemento che permetterebbe un avanzamento sia dei livelli di occupazione sia di un avanzamento civile.
So che una proposizione del genere può far sorridere: però è il modo adatto per dimostrare concretamente una volontà di collaborazione con tutti coloro che vogliono collaborare, naturalmente in questa linea di serietà di chiarezza, di ricerca programmatica degli avanzamenti della nostra comunità, e nel problema urbanistico generale e in quello della casa in particolare, ai quali certamente non può non andare come priorità anche l'adesione del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Avrei rinunciato ad intervenire in questo dibattito, se, dopo la esposizione da parte del compagno Benzi, che ha parlato questa mattina su questo argomento, del punto di vista dell'Assessorato, perfettamente condiviso dal mio Partito, nella fase successiva del dibattito non fossero emerse delle contestazioni, delle accuse derivate da un fraintendimento, a mio parere, da un equivoco sulle parole del compagno Benzi, che coinvolgono il Partito socialista democratico. Per queste ragioni intendo puntualizzare ulteriormente il nostro atteggiamento in ordine al progettato insediamento residenziale di Borgaro.
Non credo che il compagno Benzi, nell'illustrare, questa mattina alcuni dettagli di questa iniziativa, abbia inteso dare un giudizio positivo in assoluto dell'insediamento: ha inteso, semplicemente, fare un paragone tra alcune caratteristiche di questo tipo di insediamento - cioè la realizzazione di una certa parte di servizi in ordine alle abitazioni che dovrebbero costruirsi in Borgaro - e quello che è avvenuto in altri Comuni dell'interland torinese, dove purtroppo si è assistito ad uno sviluppo disordinato, senza alcuna di queste preoccupazioni. Ma questo ripeto, non significa che l'iniziativa debba essere vista in assoluto in senso positivo.
E' evidente che la valutazione dev'essere relativa a tutta una serie di elementi di carattere socio-economico, trattandosi di un fenomeno che per la vastità delle sue proporzioni - si tratti di 35 o 40 mila abitanti ci troviamo comunque di fronte ad un insediamento di dimensioni notevoli - non può non portare dei problemi di equilibrio del sistema socio-economico metropolitano ed in genere dello stesso sistema socio-economico regionale.
Sotto questo aspetto va visto il fatto di Borgaro, e pertanto la richiesta che da più parti proviene che una decisione su quell'insediamento sia proposta ad una valutazione che derivi da un piano territoriale di coordinamento appare a noi perfettamente giustificata e perfettamente valida. Soltanto tenendo conto di tutta una serie di elementi, che comprendono sì le esigenze di creazione di condizioni di abitabilità per gli abitanti dell'area metropolitana, le esigenze di occupazione, le esigenze di propulsione economica, che comprendono anche la valutazione di tutti gli elementi che portano alla formazione di un armonico quadro di convivenza sociale nell'ambito dell'area metropolitana, noi riteniamo che possa essere correttamente ed esattamente inquadrato il fenomeno di Borgaro.
Siamo dunque favorevoli alla richiesta che si elabori, entro termini relativamente brevi, un piano territoriale di coordinamento da parte della Sezione urbanistica dell'Assessorato. Riteniamo però che vada respinta qualsiasi strumentazione che porti ad accomunare questa iniziativa ad altre in fase di approntamento nell'ambito regionale, come nel discorso estremamente caotico e posto su piani logici diversi, che accomuna a Borgaro infrastrutture viarie quali le autostrade, o di viabilità urbana come la metropolitana eccetera, un discorso, a nostro avviso, assolutamente inaccettabile. Più in generale, consideriamo inaccettabile un discorso che porti le autorità elettive della Regione Piemonte a sospendere qualsiasi iniziativa, qualsiasi realizzazione, e a disperdere l'attività di queste autorità elettive su soluzioni di carattere velleitario, di carattere generico che in pratica le porti ad un immobilismo sostanziale: questo non potrebbe che ridurre la già scarsa credibilità della classe politica della nostra Regione.
Riteniamo che questo sia un problema di responsabilità, un problema di coraggio da parte di questa classe politica, senza il quale veramente noi riteniamo che in questo tragico momento della vita del nostro Paese ci si possa avviare a soluzioni estreme che noi deprechiamo e ci auguriamo non abbiano mai a verificarsi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, non avrei chiesto la parola, perché condivido le osservazioni fatte dal collega Calsolaro a nome del Gruppo socialista, se l'intervento del collega Garabello non mi inducesse ad alcune considerazioni che ritengo utili alla discussione soprattutto per avere il collega Garabello chiamato in causa il sistema bancario della nostra Regione.
Penso che il collega Garabello abbia fatto molto bene a fare questa "chiamata di correo", per usare una espressione particolarmente congeniale forse al Presidente della Giunta. La situazione della liquidità in Piemonte credo sia mio dovere dirlo anche in questa sede - è ridotta pressoché a zero, tanto che, anche se per ipotesi arrivasse l'ordine della Banca d'Italia di aprire il credito, esso non avrebbe probabilmente alcuna efficacia, perché non esiste praticamente più liquidità. L'incremento dei depositi nei grandi istituti procede a ritmo assai più lento degli anni scorsi, probabilmente perché coloro che possono farlo cercano di investire i loro risparmi in beni-rifugio anziché depositarli negli istituti bancari.
In queste condizioni qualsiasi sia pur modesta utilizzazione di risorse è delittuoso venga fatta se non sulla base di un piano preventivamente concordato con le forze politiche.
Sono giacenti richieste di mutui fatte dai Comuni per decine e decine di miliardi. Ogni giorno mi capita di parlare con Sindaci di tutte le parti politiche, i quali hanno appaltato già dei lavori sulla base di promesse avute dagli istituti di credito che non possono più essere mantenute. E' ferma l'edilizia popolare, ma è ferma anche l'edilizia privata: ci sono interi settori di edilizia che devono interrompere i lavori. Questa è la situazione.
Tra l'altro, abbiamo dei casi macroscopici. Oggi pomeriggio parteciperemo ad una riunione del Consiglio di fabbrica della Moncenisio indetta perché pare (certamente il Presidente della Giunta lo sa meglio di me) che l'EGAM subordini l'acquisto della Moncenisio a che gli Istituti di credito del Piemonte sottoscrivano un prestito alla nuova Società di gestione, dell'ordine di un miliardo e mezzo. E tre miliardi-basterebbero a salvare l'Emanuel. Si salverebbero con un prestito di entità non certo rilevantissima due aziende che hanno ciascuna nel loro seno probabilmente l'aristocrazia della classe operaia piemontese.
In questa situazione, qualunque ipotesi di superstrada, di autostrada di ferrovia metropolitana o cose di questo genere - per quanto io condivida il pensiero di chi diceva poco fa che non sia possibile assimilare queste opere con la questione di Borgaro osservo però che esse hanno con Borgaro un comune denominatore, gli strumenti finanziari - è inammissibile assolutamente fuori della realtà. E' delittuoso non salvare la Moncenisio per un miliardo e mezzo di lire se si costruisce anche mezzo chilometro di autostrada. In coscienza, io non potrei approvare alcuna decisione che non rientrasse in questa linea.



PRESIDENTE

Non ho più iscritti a parlare. La discussione generale è pertanto chiusa. Sospenderei per alcuni minuti la seduta, perché si possa concordare la conclusione da dare al dibattito.



(La seduta, sospesa alle ore 17, riprende alle ore 18)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
E' pervenuto alla Presidenza il seguente ordine del giorno a firma Bianchi - Garabello - Calsolaro - Vera: "Il Consiglio Regionale del Piemonte rilevato che è necessario dare pronta risposta alle primarie esigenze di organizzazione dell'area torinese, nonché formulare le direttive necessarie ed indispensabili per impedire che si protraggano processi di espansione disordinati, al fine di salvaguardarne il territorio che l'istituto attraverso il quale deve trovare organica espressione la funzione di coordinamento urbanistico è costituito dal Piano territoriale di coordinamento, da approvarsi ai sensi della lettere a dell'art. 1 del D.P.R. 15/1/'72 n. 8 da parte della Regione ritenuto che iniziative ed interventi edificatori residenziali ed industriali di grande infrastrutturazione del territorio devono trovare la verifica di validità e il presupposto nelle linee del piano territoriale di coordinamento dell'area stessa delibera di impegnare la Giunta Regionale ad elaborare, in armonia con gli obiettivi del Piano di sviluppo regionale, il piano territoriale di coordinamento dell'area metropolitana torinese, da presentare nelle sue linee fondamentali all'esame del Consiglio Regionale entro il termine di 90 giorni, in modo da poter sottoporre o subordinare ogni approvazione di nuovi significativi strumenti urbanistici e varianti degli strumenti esistenti con i loro piani esecutivi alla logica ed alle linee del piano stesso".
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto. Qualcuno chiede di parlare? Il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

L'ordine del giorno presentato dai Partiti di maggioranza contiene elementi positivi, corrispondenti ad alcune, ma soltanto alcune, delle nostre richieste, e ad una parte, ma soltanto una parte, degli elementi emersi in questo dibattito. L'elemento positivo di maggior rilievo consiste nell'impegno della elaborazione del Piano territoriale di coordinamento che noi avevamo chiesto, e che viene qui assunto dalla Giunta, e nella scadenza entro la quale questo piano dev'essere portato in discussione in Consiglio - i novanta giorni che noi abbiamo indicato.
Contiene però anche incertezze: riguardano l'atteggiamento non chiaro verso i grandi insediamenti e le grandi infrastrutture che in questo momento sono ipotizzati o già progettati.
Quanto ha detto il compagno Nesi nel sintetico ma incisivo intervento di poco fa deve richiamarci tutti all'esigenza di eliminare ogni incertezza riguardo a queste infrastrutture, e a questi insediamenti di grande dimensione. La quantità di risorse che essi assorbono in direzione di spese che non possono essere considerate strettamente necessarie vengono distolte da impegni più sostanziali e più necessari, come quelli citati dal compagno Nesi, riguardanti l'attività e l'occupazione nelle piccole e medie industrie della nostra area.
D'altra parte, l'impegno relativo all'approntamento del piano territoriale è conforme alle richieste da noi fatte sia per i tempi sia per l'elaborazione che verrà fatta direttamente dalla Regione. Abbiamo noi sempre sostenuto che l'elaborazione del piano territoriale deve essere attribuita ai comprensori, attraverso ai quali si deve realizzare la partecipazione della comunità interessata. Giustifichiamo ora l'elusione di una tale procedura con il carattere di emergenza, di salvaguardia che questo piano deve assumere.
Proprio per questo carattere è necessario che questa prima elaborazione del Piano territoriale di coordinamento escluda le grandi infrastrutture e i grandi insediamenti.
Questi sono i vincoli che noi chiediamo siano imposti dal Consiglio Regionale; vincoli ai quali, chi deve svolgere la elaborazione del Piano territoriale di coordinamento deve attenersi. E non c'è qui pericolo stante il carattere di transizione che deve avere questo piano, di compiere errori: in una successiva variante di questo Piano territoriale di coordinamento da elaborarsi dopo avere condotto maggiori approfondimenti, e dopo aver redatto il piano di sviluppo dell'area e della regione attraverso ai quali trarremo una più larga possibilità di valutazione dei processi economici futuri e della corrispondente organizzazione del territorio, sarà possibile introdurre eventualmente indicazioni che oggi sono del tutto ingiustificate.
L'ordine del giorno presentato dai Partiti di maggioranza, pur facendo cenni che possono lasciar pensare - soprattutto interpretandoli in base al contenuto di alcuni interventi fatti qui dai Colleghi di quei partiti -, ad un giudizio critico sulle infrastrutture e sugli insediamenti, rimanda il tutto ad una verifica di coerenza con il piano territoriale. Ecco, in questo primo piano territoriale di coordinamento, noi diciamo, non c'è il problema di verificare la coerenza di tali interventi: c'è un problema di negazione di tutte quelle opere che non hanno un carattere di estrema necessità, che non hanno un carattere primario, ma che anzi chiaramente oggi appaiono discordanti con gli indirizzi di una nuova politica economica e di riequilibrio regionale per cui tutti dichiariamo di impegnarci.
Un altro elemento di incertezza contenuto nell'o.d.g. è costituito dalla mancata indicazione del soggetto tecnico che deve svolgere la elaborazione. E' una elaborazione, questa del Piano territoriale di coordinamento, che ha anche un significato sperimentale, in quanto in Italia non sono mai state portate a termine formulazioni di piani territoriali di coordinamento; richiede, quindi, che, fin dall'inizio, sia affidato ad un soggetto responsabile tecnicamente e culturalmente, per avere la garanzia che in questo breve periodo di 90 giorni si possa addivenire ad un progetto che la Giunta possa portare in discussione al Consiglio, un progetto che presenti tutte le garanzie di validità. Per questo noi abbiamo indicato l'Ires, perché riconosciamo in questo istituto sulla base di un giudizio relativo, l'organismo che dà la maggior garanzia sotto questo profilo. L'Ires stesso ha già l'esperienza dell'elaborazione in corso del Piano territoriale di coordinamento del Biellese: una esperienza unica, ma già valida per poter consentire fondatamente di passare alla elaborazione del Piano dell'area torinese. D'altra parte l'Ires è istituto regionale ed è il soggetto, come è già stato indicato, a cui sarà attribuito il compito di elaborare il Piano di sviluppo economico e sociale dell'area ecologica di Torino. Per cui mi pare che non si dovrebbero avere incertezze nell'attribuire esplicitamente l'incarico di elaborazione del piano territoriale all'Ires, chiamando a collaborare la Sezione urbanistica, e gli Uffici dell'Assessorato all'Urbanistica, che d'altra parte sono strumenti operativi della Giunta. La responsabilità diretta deve essere affidata ad un organismo che tecnicamente e culturalmente offre delle garanzie di fornire nei tempi fissati un elaborato, da presentare al Consiglio Regionale.
Queste incertezze ci inducono ad astenerci dalla votazione dell'ordine del giorno, nonostante che esso contenga impegni rispondenti alle nostre richieste, e cioè, la scadenza, e il rinvio per lo meno, di ogni decisione riguardante le grandi infrastrutture e i grandi insediamenti alla elaborazione del Piano territoriale di coordinamento. Riteniamo positiva l'esplicita precisazione che mentre si elaborerà il Piano territoriale di coordinamento non si prenderanno decisioni nel merito di problemi significativi dal punto di vista urbanistico, ma non rispondente alla nostra richiesta di dire immediatamente no alla città dell'Immobiliare e alle infrastrutture. Se non avessimo rilevato questi elementi di incertezza, se cioè fossero stati indicati con precisione i vincoli che noi abbiamo suggerito ed a cui dovrebbe attenersi la elaborazione di questo primo piano territoriale, di salvaguardia e di emergenza, se ci fosse stata una precisa attribuzione di responsabilità per la elaborazione all'Ires noi avremmo votato questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, devo sciogliere le riserve che avevo espresso questa mattina, nel corso del dibattito, nel senso che la mozione che è stata presentata dai colleghi Capigruppo della maggioranza accoglie in pieno le richieste che io avevo formulato a nome del mio Partito, cioè quella di avviare immediatamente la redazione di un piano di coordinamento urbanistico territoriale per l'area metropolitana e quello di subordinare qualsiasi approvazione di strumenti urbanistici o di modifica di strumenti urbanistici esistenti anche nei piani operativi, alla discussione e approvazione da parte del Consiglio di questo Piano territoriale di coordinamento. Darò pertanto voto favorevole.
Con l'occasione vorrei aggiungere due considerazioni, con riferimento alle osservazioni fatte poco fa dal collega Rivalta a nome del Gruppo comunista.
Ci possono essere ragioni di opportunità per affidare all'Ires alcuni incarichi, ma dal punto di vista istituzionale l'Ires è indubbiamente l'istituto che ha il compito di svolgere ricerche legate ai problemi della programmazione regionale; è invece alla Giunta che, istituzionalmente, in base allo Statuto, compete l'iniziativa della formulazione e redazione dei piani di sviluppo o dei piani urbanistici. E' ovvio che se la Giunta mancherà, nel senso che questi piani mostreranno grosse carenze di carattere tecnico-scientifico-culturale, o di carattere politico, ne dovrà rispondere di fronte al Consiglio. Non mi pare però che con una mozione si possa vincolarla ad appoggiarsi per una iniziativa ad uno piuttosto che ad un altro istituto, sia pure, un istituto dell'importanza dell'Ires, che è un istituto regionale.
In secondo luogo, vorrei fare una puntualizzazione in merito a problemi che sono stati sollevati nel dibattito e che mi sembrano sinteticamente riassunti dal collega Nesi nel suo breve intervento. E' anche opinione del mio Partito che in questo momento vadano assolutamente rinviati tutti gli investimenti pubblici, tutte le spese pubbliche che non abbiano una diretta, incidenza sulle ragioni di scambio del nostro Paese, cioè tutti gli investimenti che non riguardino o un potenziamento delle strutture produttive dell'agricoltura, o un potenziamento delle possibilità di trasporto di massa, in altre parole che riducano il nostro deficit sulla bilancia dei pagamenti in campo agricolo e in campo energetico.
Direi che per queste ragioni è certamente valida l'esigenza di procrastinare il programma viario (non parlo evidentemente soltanto del programma autostradale: anche l'Anas ha programmi di investimento che sono altrettanto, se non forse più, consistenti del sistema autostradale, che in questo momento veramente non si giustificano perché l'attuazione di questi programmi significherebbe sicuramente la riduzione del volume del credito disponibile per l'attività produttiva). E' evidente però che deve essere fatto un discorso a parte per quanto riguarda la metropolitana, o comunque diciamo, sistemi di trasporto di massa nell'area metropolitana torinese perché non c'è dubbio che uno dei modi per realizzare condizioni strutturali diverse della nostra economia è appunto quello di potenziare i trasporti di massa riducendo invece sensibilmente l'uso del mezzo privato.
Ritengo dunque di poter condividere alcune delle considerazioni che sono state espresse in questa direzione, ma con questo chiarimento, che considero molto importante.
Ribadisco, concludendo, che darò voto favorevole a nome del Partito repubblicano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, pochissime considerazioni per dichiarare il mio voto.
Credo sia mio dovere votare a favore dell'ordine del giorno, anche se alcuni rilievi che ho sentito fare dal collega Rivalta mi trovano largamente consenziente. Mi pare che il tono del dibattito e l'impostazione unitaria che si è cercato di dare anche alla soluzione finale provino l'assistenza di una situazione all'interno del Consiglio Regionale ben diversa anche da quella di altri organismi della nostra città, del che non possiamo che rallegrarci. Il mio voto favorevole è naturalmente subordinato alla considerazione dei vincoli che noi poniamo con questo voto a qualsiasi insediamento che non sia coerente con il piano territoriale che andremo a fare.
Un'ultima considerazione intendo fare riguardo all'Ires, proprio perch se ne è discusso molto. Io credo, signor Presidente, che sia venuto il momento di mettere ordine in questa nostra struttura, perché si possa parlare dell'Ires come di una struttura regionale, visto che l'abbiamo regionalizzata. Ci possono essere valutazioni diverse in ordine a questo organismo, valutazioni che attraversano probabilmente tutti i Gruppi politici; ma molte di queste valutazioni, anche di carattere non totalmente positivo, potrebbero cadere nel momento in cui questo organismo fosse strutturato regolarmente, vorrei dire legalizzato nella sua essenza di istituto di carattere regionale, cioè istituto pubblico della Regione in quanto tale. La mia raccomandazione vivissima è quindi che in questo scorcio di tempo (so che ci sono colloqui in corso, che gli studi sono già abbastanza avanzati) si metta ordine e nel Consiglio d'amministrazione e in tutte le varie strutture che ci sono all'interno dell'Ires, in modo che quando noi parliamo dell'Ires, dell'Istituto di ricerca - non dimentichiamolo mai: di ricerca, non di volontà politica, ché la volontà politica deve emergere da lei, signor Presidente, della Giunta e soprattutto dal Consiglio -, noi sappiamo esattamente che cosa è questo istituto. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, questo dibattito giunge a conclusioni che si collocano correttamente, io credo, e in modo significativo, nella situazione attuale, nelle preoccupazioni che sono da tutti condivise.
Partendo dall'esame di vari casi particolari - ultimo quello segnalato dalla mozione dell'opposizione -, si perviene ad una presa di posizione, ad una definizione di metodo, di comportamento e di linea che ha carattere generale, per ricondurre a questi principi, a questa metodologia, l'esame e la soluzione di tutti i problemi particolari. Credo che in questo momento noi compiamo un piccolo salto di qualità, come si suol dire, facendo entrare vivamente la Regione nell'assunzione delle responsabilità che le competono in questo specifico settore dell'assetto territoriale e della politica urbanistica, che non può essere disgiunta, ma è strettamente collegata alla politica di sviluppo economico.
Ecco dunque affermata l'esigenza di un piano di coordinamento per l'area qualitativamente più importante del Piemonte, dove si incentrano i problemi più scottanti. Ecco fissate delle scadenze, fin troppo prossime che saranno interpretate con il rigore, e insieme l'elasticità subordinata alla efficacia dei risultati. Ecco stabilire il principio che ogni decisione in materia di strumenti urbanistici, di insediamenti, di iniziative che incidono insieme nel territorio e sulla distribuzione e utilizzazione delle risorse debba essere sottoposta, in un momento così difficile, ad una duplice verifica di compatibilità: quella di natura strettamente territoriale, che si proietta nel tempo, e quella di natura socio-economica e politica, che si innesta nel tempo presente.
La tentazione di anticipare tutti i "sì" e tutti i "no" è fortissima ma credo che stabilire questa linea di principio non costituisca un modo di sfuggire all'assunzione delle responsabilità specifiche scottanti di fronte anche ai singoli problemi. Ci sono dei "no" da dire, e vengono detti e verranno detti. Ci sono dei limiti da porre, dei termini da stabilire degli slittamenti da proporre, delle priorità da fissare, delle cose nuove da indicare. Riportato in questo quadro, io credo che il dibattito politico sarà più ampio, più completo, più corretto, e quindi anche più pertinente.
Alla Giunta il Consiglio rimette la responsabilità della elaborazione e formulazione di questo piano, secondo gli strumenti che le sono propri, le responsabilità che le sono proprie, e secondo la situazione che obiettivamente conosciamo: gli studi per la elaborazione del piano di sviluppo, l'esistenza dell'Ires e le sue competenze, nella garanzia e nella sicurezza che in materia così ampia e così scottante il Presidente della Giunta e la Giunta stessa non mancheranno sicuramente, nei momenti significativi di decisioni che segnino progressi su questa strada, di sentire il Consiglio, e di riferirsi, di prendere da esso la spinta per le ulteriori decisioni.
Concludiamo questo dibattito in modo, a mio parere, estremamente positivo, tale da servire anche di incitamento per altri organismi pubblici, per altri enti pubblici, ai fini, in momenti di grave agitazione di gravi timori, di dare all'opinione pubblica, alla cittadinanza la netta impressione che non l'improvvisazione, non le suggestioni del momento, non l'agitazione dei problemi, ma una metodologia efficace, tempestiva riportata a principi generali, potrà aiutarci ad affrontare i problemi scottanti che ci stanno dinnanzi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, l'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza corrisponde sostanzialmente alle osservazioni espresse nel corso di questo dibattito dal Gruppo liberale.
Desidero tuttavia, in sede di dichiarazione di voto, esprimere un timore ispirato anche da alcuni accenni contenuti nella dichiarazione fatta poc'anzi dal collega Bianchi, e che ritengo, del resto, legittimato anche dalle precedenti nostre esperienze sia per quanto riguarda i lavori preparatori del Piano di sviluppo regionale, ai quali il collega Bianchi ha fatto riferimento, sia per quanto riguarda lo stesso iter di questo piano territoriale di coordinamento dell'area metropolitana torinese.
Il decreto di perimetrazione che è all'origine di questa iniziativa risale ormai a molti mesi. Ricordo che il nostro Gruppo ha sollecitato la elaborazione di questo piano già più volte in questo Consiglio, l'ultima volta in occasione della mozione già accennata del febbraio scorso, e se allora la Giunta avesse assunto l'impegno di novanta giorni che viene oggi affermato, noi avremmo già il piano territoriale di coordinamento e saremmo in grado di stabilire questa sera stessa se l'insediamento di Borgaro è o no conforme alle linee di assetto urbanistica della Regione. Mi pare quindi legittimo il timore che gli studi che si dovranno fare per giungere alla presentazione di questo piano, o quanto meno dei suoi indirizzi fondamentali, possano protrarsi oltre il termine stabilito nell'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza.
Condivido l'opinione del Consigliere Bianchi che questo dibattito si conclude in modo positivo. Però si conclude con una sospensione, tutto sommato. E credo che non offriremmo una grande soluzione ai problemi dell'assetto territoriale ed anche ai problemi dell'attività edilizia nell'area metropolitana se costituissimo attraverso questo rinvio al Piano territoriale una sorta di blocco che perdurasse oltre il termine assai ristretto che qui è stato stabilito.
Credo non sfugga ad alcuno la rilevanza che un sostanziale rilancio dell'edilizia abitativa ha, sia ai fini della diversificazione produttiva che è uno degli obiettivi fondamentali del Piano regionale, sia ai fini della difesa dell'occupazione, soprattutto nelle difficili contingenze previste per il prossimo autunno, sia ai fini di un contenimento del prezzo della casa, che è uno dei maggiori fattori, oggi, di lievitazione del costo della vita.
Quindi, noi riteniamo che il blocco che viene oggi istituito con la votazione di questo ordine del giorno deve costituire la premessa necessaria per un'attività edilizia più omogenea, più razionale, meglio coordinata, ma deve essere una premessa di attività, e non una premessa di inattività edilizia.
Nel dichiarare il voto favorevole del Gruppo liberale, preciso anche che il nostro Gruppo ritiene che la Giunta debba attenersi al termine prescritto di novanta giorni, in maniera rigorosa.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Avendo trovato perfettamente recepiti nell'ordine del giorno presentato gli elementi già evidenziati nel mio precedente intervento, ho sottoscritto questo ordine del giorno, e il Gruppo socialista democratico voterà a favore di esso.
Vorrei sottolineare a mia volta l'esigenza, fatta presente dal collega che mi ha preceduto, che il termine di novanta giorni sia un termine tassativo, e che quindi il fatto del blocco che deriva dalla deliberazione odierna del Consiglio regionale sia visto in positivo, e non in negativo.
Nutriamo tuttavia la fiducia che, sotto la direzione del Presidente della Giunta e dell'Assessore all'Urbanistica, gli studi per la preparazione del Piano territoriale di coordinamento possano essere completati nel termine fissato.
In questo spirito, ripeto, noi voteremo a favore dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sarò molto breve, non ritenendo di dover sviluppare il discorso, che sarebbe pure interessante, sulla parte non entrata in definitiva nell'ordine del giorno, relativa al problema delle grandi infrastrutture: è un tema che potrà essere ripreso, dibattuto, studiato insieme in Consiglio in Giunta, anche nei rapporti con i vari Gruppi in separata sede. Faccio questo anche per non prolungare il dibattito di questa sera, riportandomi peraltro a tutte le dichiarazioni fatte in precedenza, che richiamano essenzialmente le ragioni di competenza della Giunta per intervenire.
D'altra parte, ci sono delle situazioni che si regolano da se stesse: la dichiarazione fatta, con estrema competenza e con grande senso di responsabilità, dal Consigliere Nesi chiarisce a tutti come oggi attingere alle banche per operare sia diventata cosa estremamente difficile. Taluni problemi trovano di per sé una soluzione dalle circostanze che accompagnano i tempi.
Debbo dire al Consigliere Nesi che sono poi particolarmente lieto del richiamo che ha fatto all'Ires, alla necessità di puntualizzare la situazione, perché debbo ricavare da questa sua sollecitazione, la certezza che da parte del suo Gruppo, che era fino a questo momento ancora l'unico motivo di remora per portare innanzi il discorso in termini positivi, sia stata risolta la situazione, e quindi non posso che felicitarmi vivamente di questa notizia che mi ha dato quasi al termine di una giornata piuttosto impegnativa e calda.
Per quello che si riferisce all'ordine del giorno, la Giunta non pu che accettarlo veramente in pieno, perché se i signori Consiglieri avranno l'amabilità di rileggere - mi rendo conto che non è una proposta molto allettante - le dichiarazioni che ho reso stamattina (forse un tantino in ritardo, sarebbe stato più opportuno farle prima che parlasse il Consigliere Rivalta), troveranno rispecchiato lo spirito, e, aggiungerei, i termini di tempo entro i quali deve completarsi questa attività operativa.
Che, mi consentano - e accettiamo l'ordine del giorno proprio anche perch a questo proposito è chiaro - dev'essere portato innanzi nella duplice direzione di una ricerca economico-sociale fatta dall'Istituto di ricerca di cui deve essere sollecitato il compimento entro breve tempo, perché poi le direttive di piano, vorrei dire, spettanti per legge alla Sezione urbanistica della Regione possano trovare anche il loro adempimento. La cosa sarà certamente fatta.
Nelle mie dichiarazioni di stamattina ho indicato che l'ordine del giorno recepisce il termine di novanta giorni, anzi ha tripartito il periodo di elaborazione, arrivando però alla conclusione dei novanta giorni. Vorrei rispettosamente, non per smentirmi ma per porre il Consiglio di fronte all'accettazione di una responsabilità, far presente che si sta approssimando il mese di agosto, un mese che a me personalmente non dice proprio nulla, ma che per gli uffici - ed intendo dire da una parte l'Ires dall'altra parte la Sezione urbanistica - costituisce un motivo di remora.
Vorrei pertanto, accettando questo ordine del giorno, essere confortato da un tacito assenso da parte del Consiglio a che sia consentito un eventuale slittamento di quindici giorni, nel senso di portare al Consiglio il I ottobre quelle che saranno le linee indicative programmatorie. E' una richiesta motivata da ragioni pratiche, che ho avanzato superando me stesso per le indicazioni che avevo fatto.
Sono anch'io convinto che la giornata di oggi sia stata estremamente utile, anche - se me lo consentono, e lo dico con infinito rispetto, signor Presidente e signori Consiglieri - per il tono con il quale questo discorso, che poteva essere infuocato per mille ed una ragione, è invece andato avanti molto correttamente, con tutte le punte polemiche che sono necessarie e che è opportuno anche che ci siano, ma arrivando ad una conclusione pratica e positiva, con il dire: vogliamo renderci esattamente conto, vogliamo raffrontare, come ho detto questa mattina, questa ipotesi di realizzazione, o la eventualità della non realizzazione, a quelle linee di programma che insieme valuteremo e porteremo innanzi.
Non posso che compiacermi anche di questo, dal che traggo auspici per la navigazione post-bilancio, che cioè essa possa consentire un lavoro accelerato, con l'assunzione, Consigliere Berti, di tutte le responsabilità che competono anche personalmente al Presidente della Giunta.... Lei questa mattina ha voluto essere garbatamente polemico, facendo intendere che manca il coraggio di assumere certe determinazioni. Forse in quel momento le è sfuggito...



BERTI Antonio

Volevo soltanto dire che lei ha troppa paura di finir dentro. Lo so che non vanno dentro neanche i fascisti....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Guardi che alla mia età - anche prima della riforma del Codice penale che estende a due anni il tempo per avere la condizionale - cioè superati i settanta, dovrei proprio farla grossa per arrivare ad avere una pena superiore da scontare. Volevo comunque dire, fuori da ogni battuta scherzosa...



BERTI Antonio

Le auguro di vivere in letizia questi lunghi anni che ha ancora davanti a sé.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Grazie. Lei sa benissimo, comunque, che quando si è trattato di assumere delle responsabilità non ho mancato di assumerle, tranquillamente serenamente, ed anche tempestivamente. In tutto il tempo che avrò dinnanzi per la conduzione di questa Giunta opererò ispirandomi costantemente a questo concetto.
Ringrazio il Consiglio di aver dato conforto della soluzione di questo problema nei termini che sono stati indicati nell'ordine del giorno, che pertanto è accettato dalla Giunta.



PRESIDENTE

E' chiusa anche questa seconda fase della discussione.
Vi sono una mozione ed un ordine del giorno. Se i proponenti la mozione ritengono che l'ordine del giorno sia o completamente o parzialmente riassuntivo della discussione e non chiedono la votazione sulla mozione si può passare senz'altra alla votazione dell'ordine del giorno.
Metto allora in votazione l'ordine del giorno. Chi è favorevole all'ordine del giorno Bianchi - Garabello - Calsolaro - Vera è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli e 10 astenuti.



BERTI Antonio

Vorrei soltanto sapere se è un ordine del giorno o una deliberazione visto che ad un certo punto del testo e scritto: "delibera di...".



PRESIDENTE

L'ordine del giorno può essere di impegno, oppure di ulteriore impegno con deliberazione: la deliberazione ha senso rafforzativo, che supera il valore di norma direttiva.
Comunico ai Consiglieri che riterrei di svolgere ancora la discussione sul punto quarto dell'ordine del giorno, che è piuttosto impegnativo, per poi rinviare l'esaurimento dell'ordine del giorno, che contiene ancora punti molto impegnativi, giovedì e venerdì della prossima settimana giovedì con sedute antimeridiana e pomeridiana, venerdì con una sola seduta pomeridiana.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Richiesta di chiarimenti ed elementi integrativi di giudizio da parte della Commissione di Controllo sugli Statuti delle Valli Stura di Demonte Ossola, Chisone e Germanasca, Vigezzo ed Anzasca


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'o.d.g.: "Statuti Comunità montane: a) richiesta di chiarimenti ed elementi integrativi di giudizio da parte della Commissione di controllo sugli Statuti delle Valli Stura di Demonte Ossola, Chisone e Germanasca, Vigezzo ed Anzasca b) approvazione nuovi Statuti Comunità montane: Val Pellice - Val Borbera Valli Curone, Grue, Ossona - Valle Maira - Valle Antrona - Dora Baltea Canavesana - Valle Sessera - Alta Valle del Cervo (ed eventuali altri che pervenissero)".
Il Commissario di Governo ha chiesto chiarimenti ed elementi integrativi sulle deliberazioni di approvazione di quattro Statuti. Dare questi chiarimenti compete al Presidente: però ho ritenuto di portare la questione all'esame del Consiglio, in ossequio a quel principio di collegialità che deve informare i nostri lavori. Il Presidente sottopone al Consiglio, al quale chiede di autorizzarlo a dare chiarimenti in questo senso, il parere che ha dato il Comitato degli esperti e dei giuristi del Consiglio Regionale, parere che è già stato trasmesso ai Gruppi: "Le Comunità montane rientrano pacificamente nel novero degli Enti locali di cui all'art. 130 della Costituzione. Il semplice richiamo a siffatta norma vale senza dubbio ad escludere il controllo statale configurato dall'arti 125 della Costituzione sugli atti di detti enti.
In questo quadro, l'approvazione degli Statuti da parte del Consiglio Regionale, prevista dall'art. 10 comma 1 della Legge regionale 11 agosto '73 n. 17 in applicazione all'art. 4 della legge statale 3 dicembre '71 n.
1102, si pone come un controllo atipico, di natura non meramente giuridica che non è idoneo a modificare il sistema dei controlli previsto oltre tutto da una fonte di grado superiore. Sulla scorta di queste premesse il controllo statale, cui la delibera regionale di approvazione non si sottrae in quanto atto amministrativo della Regione, non può estendersi al di là della deliberazione regionale stessa, nel senso che in tale sede si possono unicamente sindacare i vizi che le fossero propri ma non mai si potrà giungere a recuperare con una sorta di procedimento di secondo grado il controllo diretto sugli atti, in particolare sugli Statuti delle Comunità montane stesse".
In sostanza, il controllo del Comitato della Commissione di controllo può essere solo fatto sulla deliberazione del Consiglio Regionale, e cioè sugli eventuali vizi di legittimità della deliberazione.
D'altro canto, riteniamo che anche le osservazioni fatte in merito ai singoli articoli degli Statuti non abbiano alcuna rilevanza né siano fondati.
Chiedo quindi al Consiglio di precisare se approva una risposta in questo senso alla richiesta di chiarimenti ed elementi-integrativi.
Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Desidero esprimere, a titolo strettamente personale, uno scrupolo. Ho l'impressione, lo dico con estremo rispetto, da allievo nei confronti dei professori, che ci troviamo di fronte ad un parere dato molto velocemente sotto l'incalzare del tempo, probabilmente frutto di un esame non approfondito di tutti i precedenti.
Mi pare, innanzitutto, che non sia così pacifico come lo si dice, anche se noi desidereremmo che queste potessero essere le conclusioni finali, che le Comunità montane rientrino nel novero degli Enti. Quanto alla affermazione che "l'approvazione degli Statuti da parte del Consiglio Regionale, prevista dall'art. 10... in applicazione dell'art. 4 della legge statale...., si pone come un controllo atipico, di natura non meramente giuridica, che non è idoneo a modificare il sistema dei controlli previsto.", osservo che non si tratta di un controllo né tipico né atipico ma dell'atto finale dell'iter formativo; perché la Regione "approva", e il termine "approvare", in termini parlamentari come in termini giuridici significa assumere tutta la competenza ai fini della formazione dell'atto.
Mi pare poi ancora forzato ignorare che la legge dello Stato prevale su quella regionale.
Gli argomenti potrebbero essere sviluppati. Mi astengo dal farlo per riguardo al Consiglio ed anche per consapevolezza dei miei limiti. Ritengo però che si dovrebbe riesaminare la validità di questo parere e mi dichiaro disponibile per contribuire ad una ristesura.
Chiusa questa parentesi, dichiaro che le conclusioni di ordine politico e di ordine amministrativo cui può essere pervenuta la Giunta mi trovano consenziente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vecchione, ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Non vorrei entrare in una discussione sulla Comunità montane se siano o meno Enti locali. A nostro modo di vedere è un discorso aperto sostanzialmente nulla osta che si possano definire in questo modo. Ora partendo da un'impostazione di questo genere secondo noi si perviene a delle conclusioni giuste da parte della Commissione e del Comitato dei giuristi quando rivendicano al Consiglio un diritto - dovere di approvazione dello statuto elaborato dalla Comunità, dando al Consiglio la pienezza dell'approvazione stessa del meccanismo tipico del controllo sull'atto della Comunità montana, cioè sullo Statuto.
Ora qui la discussione potrebbe riportarci allo stesso punto nel quale la lasciammo quando gli statuti venivano controllati dai Comitati di controllo, ossia quando dicevamo: il Comitato di controllo deve esaminare la delibera e non quello che v'è allegato, cioè lo statuto.
Quell'impostazione era giusta per quanto riguarda quel tipo di controllo che non era da esercitare sullo statuto, ma soltanto sulla delibera: si potrebbe dire che qualche perplessità potrebbe sussistere in questa sede cioè ritenere che ci possa essere un controllo anche nel merito dell'approvazione dello Statuto da parte del Commissario di governo.
A mio modo di vedere tutta questa discussione non la risolviamo in termini strettamente giuridici o di interpretazione giuridica, in termini che hanno sì dell'impostazione giuridica, ma molto dell'impostazione politica che riusciamo a dare alla nostra attività. Ritenendo il Consiglio Regionale non un organo da tutelare nell'ambito delle proprie scelte, cioè non un minore rispetto al controllo prefettizio, al controllo governativo io penso che al Commissario di governo non possa che rimanere il controllo di stretta legittimità sulla deliberazione che il Consiglio Regionale assume in ordine all'approvazione dello statuto e questo proprio per rivendicare a nostra volta, nei confronti del commissario di governo dell'autorità statale, una piena autonomia responsabile del nostro modo di operare. Solo per questo, senza agganciarci a dei problemi che possono avere due sfaccettature di interpretazione giuridica, io ritengo che sia giusta la posizione del Presidente del Consiglio che nel dare chiarimenti rivendichi al Consiglio il parere di esaminare a approvare gli statuti e contemporaneamente neghi al Commissario di governo il potere di entrare nel merito di quell'atto della Comunità montana approvato dal Consiglio Regionale.
In fondo è ancora una battaglia politica fra l'autonomia regionale e l'autorità centrale e in questa chiave, come manifestazione di volontà, mi pare sia giusta la pregiudiziale che viene posta. In Commissione abbiamo valutato sia l'una, che l'altra questione e per quanto riguardava la posizione del Gruppo comunista abbiamo sostenuto la pregiudizialità, cioè rispondere al commissario di governo nel senso che doveva valutare soltanto la legittimità formale della deliberazione del Consiglio Regionale che approvava lo statuto e null'altro. Ciò nonostante in Commissione si è manifestato l'orientamento - sul quale in via subordinata non abbiamo avuto nulla da eccepire - di insistere perché il Presidente del Consiglio Regionale dia anche quei chiarimenti che poi nel merito risultano, come vedrà anche il collega Bianchi, abbastanza semplici e che rafforzano sia sotto il profilo della legittimità, sia sotto il profilo del merito gli statuti così come sono stati posti in essere e soprattutto fanno vedere la vacuità dei motivi e dei rilievi che ci sono stati opposti. Proceduralmente quindi noi siamo d'accordo (e il Presidente della Commissione penso che lo potrà confermare) che si segua questa strada per gli statuti che il Consiglio Regionale ha già deliberato.
Anche per la Valle Vigezzo, dove manca un Comune nello Statuto, in Commissione si è posto il problema se si potesse passare all'approvazione e al conché, cioè approvare lo statuto conché sia messo in regola, lo Statuto inserendovi questo Comune.
Noi abbiamo espresso il nostro dissenso da qualsiasi tipo di approvazione con conché, ritenendo che ci troviamo di fronte ad un errore materiale e abbiamo fatto un duplice tipo di ragionamento: oggi introduciamo l'approvazione col conché perché si tratta di un errore di carattere omissivo relativo a un Comune, domani può essere un conch relativo al merito dello statuto e per questo diciamo no. Trattandosi della omissione di un Comune, poiché questa omissione è coperta dal dato legislativo della legge regionale che indica tutti i Comuni della Val Vigezzo eliminato qualsiasi tipo di autonomia nella predisposizione dello statuto da parte della Comunità montana su questo articolo ricettivo della legge regionale si può adeguare lo statuto alla norma di legge inserendovi il Comune omesso ed approvando lo Statuto senza il "conché". Se si dovesse arrivare al conché si aprirebbe quel discorso per il quale noi diciamo che lo statuto è illegittimamente stato deliberato con un'emissione grave quindi deve ritornare alla Comunità. Possiamo invece arrivare ad un inserimento d'ufficio del Comune omesso in questa norma perché si tratta dell'applicazione degli artt. 1 e 2 della legge regionale istitutiva delle Comunità montane dalla quale non si può derogare perché quel Comune, con i suoi rappresentanti, e presente nella Comunità, ma il conché non lo accettiamo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

A me non interessa ne il conché né altro, rilevo che obiettivamente si è fatto osservare che è sfuggito, attraverso a diversi passaggi che sono quelli del CO.RE.CO., prima, della Commissione poi e Consiglio Regionale dopo ancora, che mancava un Comune. Ora questo statuto deve avere la formalizzazione con un decreto che spetta al Presidente della Giunta.
Che cosa può fare il Presidente della Giunta? Può decretare qualche cosa che si riferisce allo statuto e nello statuto Malesco non è compreso.
Io do forza ad una delibera del Consiglio Regionale con un decreto, non posso modificare nulla, salvo che non si ritenga di prendere la strada più breve, che sarebbe quella di una delibera del Consiglio Regionale che dichiara essere incluso anche il Comune di Malesco, io allora posso emettere il decreto.
Secondo me non c'è altra strada che questa.



PRESIDENTE

Se il Consiglio permette la soluzione potrebbe essere duplice: riadottare la deliberazione, oppure richiedere degli elementi integrativi e dicendo alla Commissione che si è trattato di un errore materiale. Pu anche essere scelta la deliberazione odierna con la quale si include il Comune di Malesco.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Probabilmente è un errore materiale di trascrizione, ma non è che discutendo possiamo dire che lo è, non mi sembra possibile. Io desidero essere a posto nell'emettere il decreto, quindi ci dovrebbe essere una rideliberazione da parte del Consiglio perché l'art. 10 tassativamente dice "...approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale, su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".



PRESIDENTE

Per la Valle Vigezzo vi è quindi la questione del Comune di Malesco che mi pare sia stata risolta unanimemente nel senso di riadottare la deliberazione.
Per quanto riguarda invece la richiesta di chiarimenti per le altre Comunità ho sottoposto al Consiglio le varie ipotesi, la mia personale opinione è che si contesti la legittimità dell'intervento della Commissione di controllo in ordine al merito degli statuti, purtuttavia riterrei anche di contestare le osservazioni che sono state fatte, quindi praticamente di fare un duplice ordine di osservazioni, uno per quanto richiama la legittimità, e l'altro per quanto richiama invece la contestazione del merito.
Se il Consiglio mi conforta in questo io procedo.
Non vi sono dei dissensi, però devo mettere in approvazione la delibera dell'inclusione del Comune di Malesco.
Ha la parola il Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Io non mi addentro nelle questioni giuridiche, ne faccio una questione politica e chiedo al Presidente della Giunta una risposta precisa: in linea di principio possiamo sostenere che il Consiglio Regionale deve approvare gli statuti? Fatto questo possiamo anche dire che quello del Commissario è un atto dovuto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, la delibera deve andare al Commissario per la legittimità.



MARCHESOTTI Domenico

Se lei mi dice che la delibera deve andare al Commissario va bene concediamo anche questo.
Se fosse pacifico tutto questo andrebbe bene, ma pacifico non lo è potrebbe esserlo per noi, ma non lo è per il Commissario e per il Comitato di controllo, essi ritengono di dover intervenire nel merito.
In questa frattempo le Comunità montane sono bloccate. Allora dato che in mancanza di termini precisi delle leggi, ci sono anche delle soluzioni di carattere politico, io chiedo al Presidente della Giunta: se è sicuro che avviato questo discorso le Comunità montane funzionano ugualmente e che il nostro discorso è accettato dal Commissario prefettizio e dal Comitato.
Per me va benissimo, è un principio che viene sancito, ma se non è sicuro allora la proposta che fa il Presidente del Consiglio mi sembra quella che può tenere le questioni su di un terreno interlocutorio, per giungere alla conclusione di avere gli statuti approvati e le Comunità che funzionano.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'ho già detto, la risposta è estremamente politica, avevo già il decreto pronto tranne che per lo statuto della Valle Vigezzo che non mi sarei sentito di approvare con decreto perché mancava il Comune di Malesco.
Ma vada pure avanti questa proposta, si facciano le contro deduzioni e ognuno veda quello che si tira in casa.



PRESIDENTE

Personalmente riterrei di seguire questa seconda strada e quindi in sostanza di tenere aperto il dialogo.
Non vi sono contestazioni? Debbo però mettere in approvazione la deliberazione per la Valle Vigezzo per l'inclusione del Comune di Malesco.
"Viste le osservazioni del Commissario di governo, Presidente della Commissione di controllo in data 1 giugno 1974, relativa allo statuto della Comunità montana della Valle Vigezzo; rilevato che nello statuto della Comunità della Valle Vigezzo non figura il Comune di Malesco; vista le legge regionale 11.8.73, n. 17 che prevede quale componente della Comunità montana della Valle Vigezzo il Comune di Malesco, delibera di includere il Comune stesso nella Comunità Montana della Valle Vigezzo".
Questa è la deliberazione, chi è favorevole è pregato di alzare la mano.



MARCHESOTTI Domenico

Scusi Presidente, noi vorremmo chiedere una sospensione di cinque o dieci minuti per discuterne col Presidente della Giunta e con lei.



BIANCHI Adriano

Io credo sia importante sottolineare il significato, la portata della deliberazione. Noi assumiamo la competenza della formazione autonoma dello statuto perché inseriamo, forniamo lo statuto al di là dell'approvazione o disapprovazione di ciò che è stato adottato. Quando integriamo uno statuto partecipiamo in maniera diretta, autonoma alla formazione del documento perché per legge Malesco è già compreso nella Comunità montana. Noi qui deliberiamo un qualcosa che attiene ai contenuti dello statuto, così potremmo deliberare l'inserimento di una frase intera, di una proposizione di diverso contenuto e natura e così via. Questo è il significato ed è pacifico, credo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Allora bisogna rimandarlo alla Comunità montana. Devo rifare tutto l'iter.



PRESIDENTE

A questo riguardo vorrei dire di più. Dopo attento esame si è giunti alla conclusione che sarebbe sufficiente che tutte le osservazioni che sono state fatte il Consiglio Regionale le approvasse con la condizione dell'inclusione negli statuti o di Comuni che non sono stati inclusi ma che per legge debbono esserlo, oppure di altre dizioni che il Consiglio ritenesse aggiungere. L'autorità amministrativa ritiene che questo sia sufficiente per la formazione dell'atto, mentre è negato in via politica che si possa fare una cosa di questo genere. L'autorità amministrativa ritiene addirittura che la Comunità montana non debba neanche più riadottare lo Statuto a mezzo dell'assemblea, ma che includa gli elementi che mancavano.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19,10, riprende alle ore 19,25)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Per quanto riguarda la Valle Vigezzo sarebbe proposta la seguente delibera: "Il Consiglio Regionale, preso atto dell'omissione del Comune di Malesco dall'elenco dei Comuni indicati all'art. 1 dello statuto quali parte della Comunità Montana della Valle Vigezzo, dà mandato al Presidente della Giunta Regionale di provvedere alla relativa integrazione in sede di emissione del decreto di approvazione dello statuto medesimo".
Prima di mettere in approvazione la delibera, contiamo i presenti per verificare se c'è il numero legale.
Siamo in 24: sette sono in congedo, quindi la maggioranza è 23.
Chi è favorevole e pregato di alzare la mano.
La delibera è approvata.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

Approvazione nuovi Statuti Comunità montane: Val Pellice - Val Borbera Valli Curone, Grue, Ossona - Valle Maira - Valle Antrona - Dora Baltea Canavesana - Valle Sessera - Alta Valle del Cervo - Alta Valle Susa - Valle Ossola - Valsesia - Alto Verbano - Vai Chiusella


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto dell'ordine del giorno per l'approvazione delle Comunità delle Valli Pellice, Borbero, Curone, Grue, Ossona, Maira Antrona, Dora Baltea Canavesana, Sessera, Alta Valle del Cervo, Alta Valle Susa, Ossola, Sesia, Alto Verbano, Chiusella.
La parola al relatore Consigliere Visone.



VISONE Carlo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Commissione VIII, nello spirito evidenziato nella relazione che accompagnò all'esame favorevole del Consiglio Regionale il primo gruppo di statuti delle Comunità Montane sottolineando ancora il riconoscimento di un grado di autonomia alle Comunità stesse nella determinazione degli atti incidenti sulle proprie sfere di competenza, ha esaminato nelle sedute del 5 e del 12 giugno scorso gi statuti delle Comunità Montane sotto indicate: Val Pellice, Val Borbera Valli Curone, Grue, Ossona, Valle Maira, Valle Antrona, Dora Baltea Canavesana, Valle Sessera, Alta Valle del Cervo, Alta Valle Susa, Valle Ossola, Val Sesia, Alto Verbano, Val Chiusella.
Faccio presente che la Valle Ossola risulta fra gli statuti contestati e che noi non avevamo approvato nell'ultima seduta.
Gli statuti ora sottoposti all'esame del Consiglio Regionale sono stati licenziati all'unanimità della Commissione VIII ad eccezione degli statuti della Val Borbera, Valli Curone, Grue, Ossona e Val Sesia licenziati a maggioranza. Alcuni Consiglieri hanno rilevato, come avranno modo di esporre in questa sede, motivazioni di dissenso verso gli articoli 5 lettera h) degli statuti Val Borbera, Valli Curone, Grue, Ossona e Val Sesia in cui si configura la possibilità per la Comunità Montana di sottoscrivere azioni o quote in società private a partecipazione locale.
Si ritiene di rendere noto al Consiglio Regionale che la Commissione all'unanimità, ha deciso di sottoporre all'approvazione dell'assemblea lo statuto dell'Alta Valle Susa nel suo testo originale, nonostante alcuni rilievi mossi dal CO.RE.CO. in quanto ha ritenuto illegittima l'ingerenza di tale organo nel merito degli statuti stessi.
Sul piano generale la Commissione è concorde nel giudicare rispondenti ai vigenti dettami della legislazione statale e regionali gli statuti citati e confida nell'approvazione favorevole del Consiglio Regionale.
Io vorrei fare presente a proposito dello statuto dell'Alta Valle Susa che il CO.RE.CO. non lo ha vistato con due osservazioni: all'art. 6 lettera b) secondo comma e dall'articolo 9 terzo comma che peraltro erano state suggerite dalla VIII Commissione: la prima riguarda il termine di 15 giorni per la convocazione del Consiglio in seduta straordinaria, la seconda fa esplicito riferimento all'art. 33 dello Statuto della Regione Piemonte per quanto riguarda la possibilità di far decadere la Giunta della Comunità sulla base di un documento votato dalla maggioranza del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Brevemente e riassuntivamente su tutti gli Statuti.
Noi voteremo a favore del complesso degli statuti, ad eccezione di quello delle Valli Curo- ne, Grue, Ossona, Val Borbera e Val Sesia i quali rispettivamente all'art. 5 lettera h) e art. 7 lettera o) prevedono la possibilità per la Comunità Montana di partecipare in società per azioni.
Secondo noi è dubbia la legittimità di questa disposizione poich l'art. 6, comma secondo della legge statale 3.12.71, n. 1102, prevede soltanto che la Comunità possa delegare ad altri enti, di volta in volta la realizzazione attinente alle loro specifiche funzioni, nell'ambito delle rispettive competenze territoriali. Dal che sembrerebbe desumersi che solo questa è la via che la Comunità può seguire per attribuire ad altri enti compiti inerenti all'espletamento dei propri fini istituzionali e non pare (e noi siamo sicuri che questo non è legittimo) che la partecipazione ad una società possa configurarsi come delega nel senso dell'art. 6 della legge citata.
Inoltre voteremo contro lo Statuto della Valle dell'Ossola per le ragioni esattamente inverse per le quali votammo a favore la volta precedente, cioè per quella norma che trovò nell'ambito del Consiglio l'opposizione della maggioranza che dava la possibilità, anzi, più che la possibilità il diritto ai capigruppo di partecipare alle riunioni di Giunta. Questo Statuto che approvammo allora, oggi ritorna, emendato di questo comma; un attacco all'autonomia della Comunità è stato perpetrato dal Consiglio e non anche dal Commissario del Governo Statuto che non ha rilevato l'illegittimità di quella norma. Concludendo, per mera coerenza non approveremo lo Statuto della Valle d'Ossola.



PRESIDENTE

Più nessuno chiede la parola? Passiamo alle votazioni degli statuti.
Statuto della Val Pellice.
Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna" viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che lo "Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale" visto lo Statuto adottato in data 21 marzo 1974 dalla Comunità Montana Valle Pellice e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Comunità Montana Valle Pellice.
Chi approva è pregato di alzare la mano. Lo statuto è approvato all'unanimità. Statuto Valle Alto Verbano.
Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna" viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale" visto lo Statuto adottato in data 19 aprile 1974 dalla Comunità montana Valle Alto Verbano e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Comunità Montana Valle Alto Verbano.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
E' approvato lo Statuto Valle Alto Verbano.
Statuto Valle Borbera Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta nei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 20 aprile 1974 dalla Comunità montana Val Borbera e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto della Comunità Montana Val Borbera.
Chi approva è pregato di alzare la mano. Presenti e votanti 24.
Favorevoli 18, Contrari 6.
Lo Statuto Val Borbera è approvato.
Statuto Valli Curone-Grue-Ossona Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed e approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 20 aprile 1974 dalla Comunità montana Valli Curone-Grue-Ossona trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto delle Valli Curone, Grue, Ossona.
Chi approva è pregato di alzare la mano. Presenti e votanti 24.
Favorevoli 18. Contrari 6.
Lo Statuto delle Valli Curone, Grue, Ossona è approvato.
Statuto Valle Maira.
Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 20 aprile 1974 dalla Comunità montana Valle Maira e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto della Valle Maira.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Lo Statuto della Valle Maira è approvato.
Statuto Alta Valle Susa Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 27 aprile 1974 dalla Comunità montana Alta Valle Susa e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto dell'Alta Valle Susa.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Lo Statuto dell'Alta Valle Susa è approvato.
Statuto Valle Antrona.
Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna" viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973, n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 29 aprile 1974 dalla Comunità montana Valle Antrona e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto della Valle Antrona.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Lo Statuto della Valle Antrona è approvato.
Statuto Valle Dora Baltea Canavesana Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 9 maggio 1974 dalla Comunità montana Dora Baltea Canavesana e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole delibera di approvare lo Statuto della Dora Baltea Canavesana.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Lo Statuto Dora Baltea Canavesana è approvato.
Statuto Valle Sessera Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 17 maggio 1974 dalla Comunità montana Valle Sessera e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo Statuto della Valle Sessera Chi approva è pregato di alzare la mano. Lo Statuto Valle Sessera è approvato.
Statuto Valsesia Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componente entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 18 maggio 1974 dalla Comunità montana Valsesia e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo Statuto alla Valle Sesia.
Chi approva è pregato di alzare la mano. Lo statuto Valle Sesia è approvato.
Statuto Alta Valle del Cervo Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 18 maggio 1974 dalla Comunità montana Alta Valle del Cervo e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione della VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto dell'Alta Valle del Cervo.
Chi approva è pregato di alzare la mano.
Lo Statuto Alta Valle del Cervo è approvato.
Statuto Val Chiusella Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa a maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 28 maggio 1974 dalla Comunità montana Val Chiusella e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto della Valle Chiusella.
Chi approva è pregato di alzare la mano. Lo Statuto Valle Chiusella è approvato.
Statuto Valle Ossola Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la legge 3 dicembre 1971, n. 1102 recante "Nuove norme per lo sviluppo della montagna".
viste le norme del titolo III della legge regionale 11 agosto 1973 n. 17 e in particolare l'art. 10 il quale stabilisce che "lo Statuto della Comunità montana è adottato dal Consiglio della Comunità stessa maggioranza assoluta dei suoi componenti entro 120 giorni dall'entrata in vigore della presente legge ed è approvato con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione del Consiglio Regionale".
visto lo Statuto adottato in data 1 giugno 1974, dalla Comunità montana Valle Ossola e trasmesso alla Regione Piemonte ai sensi di legge.
sentita la relazione dell'VIII Commissione permanente che ha esaminato il predetto Statuto ed ha espresso parere favorevole.
delibera di approvare lo statuto della Valle Ossola.
Chi approva è pregato di alzare la mano. Lo Statuto Valle Ossola è approvato.
Abbiamo così terminato l'approvazione degli Statuti.
Il Consiglio è convocato per giovedì prossimo alle ore 9.30.
Diamo lettura delle interpellanze, interrogazioni e mozioni pervenute alla Presidenza del Consiglio.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


FRANZI Piero, Segretario

Interrogazione dei Consiglieri Soldano e Falco: assegnazione contributo incentivante per i medici che esercitano nelle zone montane.
Interrogazione dei Consiglieri Zanone e Gerini: motivi per cui vengono ritardate le installazioni del reparto di cardiochirurgia presso l'Ospedale di Torino.
Interrogazione del Consigliere Nesi: situazione di disagio dei lavoratori all'Aspera Frigo di Chieri.
Interrogazione dei Consiglieri Besate e Rivalta: intervento nel Comune di Vercelli in Via Leone ove si sta costruendo un fabbricato di 10.337 mc in sostituzione di uno di 11.024 mc.
Interrogazione dei Consiglieri Zanone e Gerini: professione specializzata all'interno dell'industria.
Interpellanza del Consigliere Visone: contatto con i responsabili delle aziende affinché siano chiarite le motivazioni di tali decisioni (Pedino Weber).
Interpellanza del Consigliere Besate: Emanuel Fismec di Moncalieri.
Interpellanza dei Consigliere Menozzi: intervento contro l'impiego dei fitofarmaci.
Interrogazione del Consigliere Nesi: iniziative della Giunta contro le decisioni del Ministro Togni, atteso che la disfunzione del servizio postale è molto più importante.
Interpellanza dei Consiglieri Gerini, Zanone: disattivazione dei ripetitori della TV Svizzera.
Interrogazione del Consigliere Garabello in merito ai problemi dell'assetto del territorio.
Interpellanze dei Consiglieri Zanone, Gerini e Fassino sulle costruzione di mini-alloggi per anziani e invalidi.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



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