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Dettaglio seduta n.228 del 28/05/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: Interpellanze ed interrogazioni Esame disegno di legge n. 120: "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1974 Esame disegno di legge n. 165: "Interventi per lo sviluppo dell'agricoltura" Esame disegno di legge n. 166: "Provvedimenti urgenti per la zootecnia in attuazione della legge 18/4/1974, n. 118" Esame progetti di legge n. 96 e n. 103 relativi alla depurazione delle acque reflue.
Se nessuno chiede la parola, proseguiamo il dibattito.
In questa tornata, prima della votazione del bilancio, occorre assolutamente che esaminiamo e votiamo le due leggi 118 e 165. Vorrei sapere dal Presidente della VI Commissione se non ritiene di convocare, e quando, la Commissione per il relativo esame.



MENOZZI Stanislao

Non appena saranno giunti l'Assessore all'Agricoltura e i Colleghi membri della Commissione, mi farò premura di prendere contatti in proposito, impegnandomi fin d'ora di fare tutto il possibile perché la Commissione si possa riunire oggi stesso per tale esame.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere, e le faccio presente che la votazione è presumibile debba avvenire nella giornata di giovedì, dato che nella stessa serata dovrebbe esserci poi la votazione sul bilancio.
Hanno chiesto congedo per la seduta odierna i Consiglieri: Beltrami Conti, Cardinali, Fassino, Garabello, Giovana, Nesi, Paganelli, Sanlorenzo Soldano. Abbiamo toccato così, con dieci Consiglieri in congedo, il tetto di un quinto ammesso per il conteggio.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

b) Incontro con una delegazione di pensionati


PRESIDENTE

Comunico che nel corso dell'incontro avuto ieri con una delegazione di pensionati di tutte le categorie - INPS, statali, Enti locali - gli esponenti sindacali hanno sottolineato che l'aumento dei prezzi verificatosi in questi ultimi due anni colpisce in misura insopportabile il potere d'acquisto della rendita dei pensionati, affermando che è ormai indispensabile una sollecita soluzione per la difesa della categoria. Essi hanno indicato due punti di intervento, individuabili nell'adeguamento automatico delle pensioni nel settore privato e pubblico alla dinamica salariale, nella unificazione della quota per carichi di famiglia ed elevazione della quota esente posta dalla legge sui redditi a L. 150.000 mensili. Per quanto riguarda gli interventi della Regione Piemonte, hanno avanzato le seguenti specifiche richieste: attuazione delle Unità locali dei servizi sanitari sociali gestiti dai Comuni, riduzione delle Case di ricovero, con relativa attribuzione agli anziani di case costruite con sovvenzioni pubbliche, case - albergo eccetera, attuazione di servizi preventivi riabilitativi aperti a tutti negli ospedali comuni, sostituzione della politica dei ricoveri permanenti geriatrici, potenziamento del trasporto gratuito sulla rete tranviaria per i pensionati al di sotto delle centomila mensili di pensione, organizzazione di periodi di vacanza, esame privilegiato della proposta di legge presentata dalla Lega per l'autonomia e i poteri locali per la istituzione di Comitati sanitari di zona.
Ho assicurato, per quanto attiene alla parte di competenza regionale che avrei riferito in Consiglio tutte le richieste che mi erano state avanzate, per procedere successivamente ad una più approfondita disamina operativa, mentre per quanto attiene alla parte economica, di competenza governativa, mi sono fatto interprete a nome del Consiglio Regionale presso il Presidente del Consiglio Rumor, e il Ministro del Lavoro, Bertoldi delle esigenze indilazionabili dei pensionati.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame disegno di legge n. 120 sul bilancio di previsione per l'anno finanziario 1974 (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue ora la discussione sul bilancio. Per ora ho due Consiglieri iscritti a parlare: Rossotto e Rivalta. Darei pertanto la parola ai Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi dell'esecutivo e specialmente voi dell'opposizione (visto che la maggioranza non è molto ampiamente rappresentata, per il momento), questo bilancio di previsione, a mio modesto parere, così come proposto all'esame delle forze del Consiglio presenta tre carenze. Anzitutto, è mancata, al momento dell'esame della consultazione con le forze vive, con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, la relazione, elemento indispensabile per individuare la volontà politica e le scelte di fondo della Giunta e per valutare poi, in base a queste, anche le risposte concrete che la realtà sociale della nostra Regione, di fronte a questi tipi di scelte e di indicazione, poteva indicare. In secondo luogo, manca, e questo è grave, per il profondo significato informativo comparativo, sia in Commissione che in Consiglio il consuntivo e lo stato di spesa del '72 e del '73, e ciò per valutare quanto di quello che in passato abbiamo fatto ha potuto diventare immediatamente operante nella realtà della trasformazione quale noi l'avevamo destinata e quanto invece è rimasto inoperoso nelle casse regionali, a far parte di quei residui passivi che costituiscono elemento di disdoro per una classe politica amministrativa.
Per di più, a mio modesto parere, in contrasto con il riconoscimento che ha fatto il relatore Consigliere Dotti all'inizio della sua esposizione, quando ha detto che il bilancio '74 contiene gran parte delle proposte indicate dalla Giunta nel documento programmatico del 15 gennaio il bilancio presentano non è aderente all'attuale situazione. Proprio in occasione della presentazione di quel documento programmatico, parlando a nome del mio Gruppo, io dissi che era troppo vasto, perfetto, comprensivo di tutto, ma che di fronte ad una situazione che incalzava, di fronte alla esigenza di chiari e decisi interventi, il parlare di tutto, di fare cose quasi perfette - e mi richiamavo alla perfezione assoluta della Costituzione della Repubblica di Weimar, che però non resse agli elementi traumatici creatisi politicamente attorno ad essa - era cosa vana. Ebbene direi che questa perfezione inutile rimane anche nella relazione al bilancio.
Questa relazione individua, in uno stato atossico, quasi, della nostra Regione, quello che noi dovremmo fare con serenità, con calma: studiare ventitre progetti di ricerca e codificare altrettanti disegni di legge, per poter incominciare a modificare certi tipi di strutture. Non ci si rende conto che la situazione, e nella Regione Piemonte e a livello nazionale, è veramente sull'orlo di un abisso. Noi, con una disponibilità di 126 miliardi, abbiamo pochissime possibilità di intervento. Ho per l'impressione - e questa impressione, caso strano, trova conferma in componenti sociali che abbiamo ascoltato, durante la elaborazione del bilancio - che queste possibilità non siano concentrate su un limitatissimo numero di settori, ma siano aperte e polverizzate in un discorso molto ampio, il che non può portare a nulla di positivo, di concretamente attivo.
Quando abbiamo parlato con i Sindacati, che, senza presentare alcuna relazione scritta, hanno espresso dubbi e preoccupazioni; quando abbiamo parlato con gli amministratori degli Enti locali, specialmente quelli della prima cintura di Torino, in questo momento maggiormente sottoposti a tensioni sociali che da anni conosciamo, ma che oggi si stanno sempre più vivificando, con aspetti che possono diventare anche negativi o di minor credibilità per soluzioni democratiche, ci siamo sentiti invitare ad individuare uno o due settori d'intervento, (anziché tener aperti molti) sui quali però buttarci massicciamente, per dare concrete soluzioni alle individuate necessità.
Parlando di attuale situazione, bisogna ancora vedere qual è l'attualissima situazione, dopo i provvedimenti massicciamente deflazionistici che il Governo ha posto in atto e che portano all'amara constatazione, ieri rilevata dall' Assessore al bilancio e alla programmazione come elemento che va combattuto ma che invece è la realtà di fronte alla quale ci scontriamo, della impossibilità per gli Enti locali, e della impossibilità per gli Enti autonomi, o per le aziende autonome, che verso di noi potrebbero avere delle richieste di aiuto, di trovare finanziamenti o mutui. Indipendentemente dal fatto che non so se anche questa difficoltà di contrarre mutui possa esistere per il nostro ente pare che proprio perché abbiamo residui passivi, depositi presso le banche per noi ci potrà essere la possibilità di accensione di mutui -, quando noi riscontriamo la realtà sulla quale immediatamente operiamo (e veniva fatto osservare nelle cifre percentuali di questo bilancio che negli investimenti soltanto il 5 per cento circa è spesa diretta dell'Ente regionale, mentre il 95 sono spese delegate direttamente a questi enti), allora sorge il problema di quanto di queste nostre disponibilità di spesa possa essere operante direttamente nell'attuale situazione.
Qui subentra il discorso della percentuale da interventi sui mutui a tasse agevolato e quelli in conto capitale. La Giunta - questo bilancio è stato conosciuto a pezzi e bocconi, e solo in questo momento le componenti politiche hanno la possibilità di valutarne a fondo i significati - ha chiarito che il 33 per cento delle nostre spese di investimento avvengono con contributi in interessi e il 67 per cento invece in conto capitale quindi, questa è la mia impressione, che sui 66 miliardi che destiniamo agli investimenti, ben 22 miliardi siano destinati a rimanere in gran parte inoperanti, perché non sarà possibile agli Enti locali utilizzare attivizzare così investimenti che possano determinare anche una immediata anche se limitata, risposta a quello che deve essere un processo produttivo. E' vero che l'intervento in conto capitale ha una limitata possibilità di espansione, non si moltiplica: ma se andiamo anche a valutare cos'é l'intervento oggi sulla politica dei mutui, quanto è ridotta la possibilità di moltiplicazione dell'intervento stesso proprio per gli elevatissimi tassi, quasi da codice penale (si parla del 18, addirittura del 20 per cento d'interesse) se noi pensiamo che parliamo di interventi per agevolazioni dell'ordine del 2, del 3, anche soltanto dell'1 per cento come anche la mia componente politica ha richiesto mentre si parlava di provvedimenti in campo zootecnico per le zone di montagna, vediamo quanto viene assorbito dalle disponibilità del nostro impegno in questa quota di tasso che è eccedente.
Ecco allora già una prima, amara constatazione, che ci porta a considerare non molto operativo questo bilancio, che avrebbe dovuto essere invece un bilancio pienamente qualificato in questione non soltanto perch è l'unico vero e proprio, e l'ultimo che noi possiamo gestire prima di presentarci all'esame del nostro elettorato, ma proprio perché è necessario che in questo momento tutte le componenti che hanno un senso di responsabilità, di fronte alla drammatica situazione che sta profilandosi per la nostra economia, per il nostro Paese, e che può avere riflessi così negativi per il livello occupazionale e per tutti quegli altri aspetti che ben sappiamo essere collegati a questo, diano un loro fattivo contributo al superamento del pericoloso frangente.
Ci saranno battaglie politiche - già le stanno portando avanti i Sindacati a Roma, sostenendo che una politica deflazionistica non è possibile e porterebbe a conseguenze drammatiche Di contro, c'é tutto un problema di responsabilità a monte, che devono ricadere su qualcuno.
Indubbiamente, se qui il taglio dev'essere politico, il discorso è fatto da una forza che denuncia le altrui responsabilità ma si richiama alle grandi responsabilità politiche che il Partito di maggioranza relativa ha assunto nei confronti del Paese ed assume in questo Consiglio Regionale. Non si pu arrivare a giocherellare per anni fra scelte economiche incerte, tra questo bordeggiare tra un certo tipo di politica e immediatamente dopo un altro lasciando che ogni componente che ha collaborato con questo partito di maggioranza relativa ne subisca gli effetti negativi, senza che si sia riusciti ad un certo momento ad ottenere di quel certo tipo di impostazione l'aspetto positivo che ne poteva derivare.
Questo appunto può essere rivolto dalle componenti "marxiste moderate" che insieme alla Democrazia Cristiana hanno gestito per dodici anni il potere in un tentativo di attuare certe fondamentali riforme (le riforme non sono venute, per cui non si è potuto controllare quanto fossero valide per un Paese del tipo del nostro). Mi riferisco in particolare all'accento contenuto nelle prime pagine della relazione che accompagna il bilancio programmatico, quando si pone a carico della componente governativa che ha retto le sorti del Paese dal '72 al '73 tutto il processo inflazionistico collegato al tipo di politica monetaria cui si fa risalire la causa dell'attuale situazione.
Occorre dire con molta chiarezza in primo luogo - e su questo non vi è stata risposta - che cosa sarebbe avvenuto nel nostro Paese, quale sarebbe oggi la situazione della nostra bilancia dei pagamenti, quali sarebbero le nostre riserve valutarie, se non fosse avvenuto quel certo tipo di manovra sui cambi, se non si fosse determinata l'uscita dal serpente monetario. Nel contempo, non si vuol affrontare chiaramente il discorso che nel momento stesso in cui si avviava un certo tipo di politica - che doveva appunto permettere in breve spazio di tempo di ricreare dei profitti - si è di nuovo accentuato un certo tipo di spesa pubblica, che è andata direttamente nei consumi come conseguenza di impostazioni politiche decise in precedenza.
Oggi è facile venire a dire che fra il '72 e il '73 si è dato inizio ad un certo tipo di spirale inflazionistica, senza valutare che gran parte di quei provvedimenti, dal contratto dei ferrovieri a quello che è stato il famoso, deprecato, deprecabile, negativo, e non recepito per gli aspetti positivi, provvedimento sull'alta dirigenza, erano tutte cose già a monte che ad un certo momento sono venute ad influire su un certo tipo di bilancio. E' qui che si apre chiaro un certo tipo di discorso con il Partito di maggioranza relativo, quando noi leggiamo nella relazione al bilancio - e qui gli argomenti sono i più pregnanti - che è opportuno forse esaminare la realizzazione di un piano di coordinamento urbanistico. Ma questa Giunta è succeduta ad un'altra Giunta, in cui il Partito di maggioranza relativa era parte determinante. Il 5 dicembre '72, un anno e mezzo fa, il Presidente della Giunta Regionale piemontese ha emesso un decreto, ha delimitato la zona del piano di coordinamento dell'area metropolitana: eppure, soltanto nella giornata di ieri il Consiglio Comunale di Torino ha incominciato ad esaminare e a discutere i problemi dell'area metropolitana, continuando un gioco di scaricabarili in cui nessuno vuole assumersi chiaramente le sue responsabilità, il Comune di Torino, con un gioco di campanilismi politici e di interessi prettamente comunali. Dato questo stato di cose, in un anno e mezzo non sappiamo, come Consiglio Regionale, a che punto è questo piano di coordinamento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Voglia scusarmi se la interrompo, ma mi pare che la notizia che le sto per dare possa consolarla: per sabato è già previsto un incontro con il Sindaco e gli Assessori competenti della Città di Torino, e immediatamente dopo ne seguiranno altri con i Sindaci della cintura, al fine di un esame della situazione.



ROSSOTTO Carlo Felice

Il fatto che il Presidente della Giunta mi dia questa notizia mi fa piacere, perché mostra con quanta sensibilità e prontezza egli senta di poter utilizzare i mezzi che gli vengono dati. Ma il tono della relazione era dubitativo, con riferimento ad un futuro imprecisato, che adesso le sue parole hanno inquadrato molto concretamente in una prossima realtà. Su questo piano direttore - di cui vorrei parlare successivamente, perché, se non vado errato, la Regione non ha poi effettuato la convenzione con il Ministero del Bilancio in funzione del progetto pilota, che era il presupposto per realizzare il piano direttore - dovrà infine fondarsi il piano territoriale di coordinamento Ecco, noi riteniamo che proprio di fronte al continuo discutere che si fa, alla incertezza se bloccare tutte le realizzazioni che si progettano, che si impongono nel nostro Piemonte e nella fascia metropolitana (qualsiasi realizzazione oggi suscita sospetti dubbi, anche validamente sostenibili da un punto di vista tecnico) sia tempo che la Regione si decida, in funzione di una vecchia legge del 1942 ad intervenire democraticamente, consultando, ampliando il discorso. E' scoraggiante, però, che soltanto dopo un anno e mezzo si incominci a dibattere la questione con gli Assessori del Comune di Torino (e con quelli, mi auguro, della prima cintura e della seconda cintura, cioè dei territori che possono essere oggi più facilmente sottoposti ad azioni compromissorie delle possibilità residue di dare strutture valide).
Qui si ripresenta la solita questione: a Tonino non vi è impossibilità di regolamentare l'aggregazione urbana industriale, che è a livelli di modestia assoluta nei confronti di parametri che altre aggregazioni industriali ed urbane hanno conosciuto (più volte in questo Consiglio Regionale abbiamo ricordato i tassi: Torino 1,1, per cento, Milano 1,5 Ruhr, Parigi, 1,9, 1,7.) Oggi, a distanza di un anno e mezzo dalla emanazione di questo decreto abbiamo saputo che la Giunta opererà in questo senso Ma siccome la pianificazione è indubbiamente fra i compiti che statutariamente competono al Consiglio, è giusto che il Consiglio, le Commissioni se ne occupino non lo dico per amore di assemblearismo, ma proprio con il giusto intento di accelerare i tempi e di poter essere partecipi e dinamici autori di suggerimenti che possano consentire uno strumento che ponga rapidamente fine a queste incertezze ed a questi tipi di campanilismo che si stanno realizzando.
Al Partito di maggioranza relativa, che magna pars di questa era già nella precedente Giunta e che attualmente ci si ripresenta, c'è da porre un'altra domanda: quando si ritornerà a parlare di una legge per l'intervento sui centri storici? Gli stanziamenti li vediamo, ma non è tempo di portare avanti la proposta di legge che è stata presentata in Commissione? La Giunta si è riservata un giudizio, oppure continua a rimanere in questo tipo di incertezza, che molte volte cala sulla nostra attività e che è opportuno chiarire? Perché su certi tipi di scelte concrete operative mi pare che è qui che noi dobbiamo valutare poi in concreto quali sono le capacita e le volontà di realizzare e dare delle soluzioni.
Infine, sempre per parlare di questa soluzione, che nell'ambito del programma della Giunta, molto ampio, non era stato a mio parere sufficientemente illustrata, ricordo che come Gruppo liberale abbiamo presentato un ordine del giorno o una mozione, rimandando il relativo dibattito, dopo breve illustrazione, al confronto nella discussione sul bilancio, giacché ormai i tempi incalzavano e giustamente la Giunta chiedeva in quel momento di sua massima concentrazione di non dover fare soltanto discussioni di lana caprina. Di fronte all'ampiezza del documento della relazione noi riteniamo che non si sia voluta cogliere in questo momento la necessità operativa su due settori estremamente importanti. Se noi vogliamo fare qualcosa in questo momento in cui una grave crisi sta purtroppo per abbattersi pesantemente sulla nostra Regione, a meno che vogliamo e sappiamo evitarla (ma al massimo potremmo mediarne certi effetti), anche senza considerare validi i dati pessimistici che ieri sera ha fornito il collega relatore Dotti, sulla base di valutazioni fatte dall'IRES, per cui, nonostante l'aumento del prodotto industriale del 4,85 per cento, noi conosceremo una riduzione in assoluto di 60.000 posti di lavoro entro quattro anni (ma noi qui rischiamo realmente indipendentemente dalle variabili componenti che questi tecnici di programmazione possono conoscere, ma con quella sensibilità immediata che ci fa sentire che la realtà sociale ed economica del nostro Paese, della nostra Regione, si sta sempre più assottigliando la possibilità di nuovi posti, che pochi sono ancora i centri che hanno vitalità tale da potersi ricostituire attorno a quelli, difese immediate di fronte ad una certa situazione di crisi), allora le immediate risposte devono essere interventi concreti nel campo dell'urbanistica. E qui ci saranno suggerimenti, visto che la Giunta, dopo le consultazioni, ha già avuto un primo accenno di necessità di intervenire in modo diverso, più concreto.
E vengo a parlare degli asili - nido. A questo proposito vorrei sapere dall'Assessore Vietti qual è la reale situazione. Le domande ci sono state? Abbiamo fatto i parametri? In qual misura le somme che abbiamo messo a disposizione sono realmente utilizzate dai Comuni? Quanti sono i Comuni che hanno avuto la possibilità di spendere in funzione di questi finanziamenti o sono solo ricorsi continui al credito, e quindi con ulteriore indebitamento? Quante di queste possibilità di intervento comunale che noi abbiamo realizzato in funzione della legge dello Stato si sono concretizzate? Non per loro mancanza di volontà ma proprio per la situazione pesante di queste Amministrazioni locali, ieri giustamente sottolineata dall'Assessore Simonelli, il quale ricordava che le Amministrazioni locali si sono sostituite allo Stato in tutti quei compiti che il potere centrale non ha saputo fare ed assolvere in dieci, quindici anni? A quello che in Commissione noi abbiamo sentito - come forza di opposizione il limite della nostra conoscenza è dato purtroppo da queste voci che la realtà della consultazione ha portato -, la situazione è veramente drammatica, cioè le possibilità di intervento sono limitatissime e molti Comuni hanno operato soltanto per onor di bandiera, sottoponendosi così ad ulteriore appesantimento, che è andato, indubbiamente, a scapito delle possibilità di compiere altri interventi.
Allora, mentre si prevede che la prossima legge porti da 40 a 65 milioni di intervento, con il processo inflativo che vi è stato, con l'aumento dei costi che c'è stato, con difficoltà successive che oggi conosciamo di impossibilità di indebitamento dei Comuni, non è forse tempo di rimeditare tutto il tipo di intervento della Regione in questo campo e ridurre il numero di interventi per attuarli integralmente con i mezzi regionali e direttamente, aumentando quello che è l'onere della Regione dando più soldi, facendo un minor numero di asili, ma curando che questi siano realmente realizzati? Può essere una scelta politica meno elettoralistica, ma io sono convinto che sia inutile, dal momento che abbiamo riscontrato che i Comuni non hanno avuto possibilità di rispondere utilizzando l'intervento nella misura di 40 milioni, portare lo stanziamento a 65 milioni, con l'incremento di spesa che vi è stato, e vista anche l'impossibilità di indebitamento si rimane o si ritorna alla stessa condizione dello scorso anno. Molto meglio, allora, proprio per la credibilità della Regione - e, se non vogliamo parlare sempre di credibilità, per un senso di responsabilità, dare una immediata risposta anche in rapporto all'area metropolitana -, intervenire direttamente, per affrontare esigenze immediate, come già abbiamo dimostrato di saper fare a proposito, ad esempio, della concessione gratuita dei libri di testo scolastici.
E qui, nel passare ad un altro tipo di argomento, io ritengo che la Giunta sia responsabile, proprio nell'attuazione della legge sulla gratuità dei libri, di non aver fatto conoscere sufficientemente a coloro che ci devono giudicare che era una legge che responsabilizzava il cittadino, che gli consentiva di usufruire di un certo diritto, solo se era nelle condizioni di necessità di usufruirne; la Regione questo lo doveva dire in maniera chiara e precisa, in maniera da poter conoscere, in sede consultiva, quali erano le reali esigenze che si determinavano per questo tipo di intervento assistenziale con la libera scelta dei nostri amministrati. Noi davamo a tutti la possibilità di avere i libri gratuiti e coloro che erano in condizioni di rifiutarli lo potevano fare, dandoci così la possibilità di altri interventi. Invece le famiglie furono invitate dalle casse scolastiche o da enti affiancatori di attività prescolastiche a ritirare il tutto, in modo da utilizzarlo per altri scopi, mentre queste non erano le finalità che la legge si proponeva.
Il turismo scolastico, altre forme di assistenza spiccia a livello di amministrazioni o di comunità scolastiche saranno cose molto valide in un paese che ha risolto a fondo i problemi essenziali, ma noi ci troviamo con una realtà sociale ed economica che è quella che è e che ci porterà via quattro miliardi e mezzo all'anno per questo tipo di intervento e non sapremo quanto era l'esigenza reale e quanto di queste disponibilità finanziarie di spesa potevano essere destinate verso altre importanti e parimenti essenziali soluzioni.
Quando si è accennato a questi tipi di impostazione, di deficienze sull'operatività della Regione, vi sono ancora altri problemi che escono leggermente dalla stretta considerazione di bilancio, ma si impongono sempre per quello che continuiamo a dire: il bilancio ha un significato in quanto è proiettato in una politica di piano che vogliamo darci, che ci stiamo dando e di cui abbiamo conosciuto alcuni elementi fondamentali.
E allora mi pare, che non sono sufficientemente valutati in questo tipo di politica di piano, che è una politica di diversificazione, di allargamento e di riequilibrio dell'assetto territoriale della nostra Regione, i due problemi, quello energetico e quello del terziario. Si parla, tra i tanti progetti di ricerca, della necessità di acquisire l'esatta conoscenza delle disponibilità energetiche della nostra Regione.
Ebbene, nei limiti di quelle consultazioni che la I Commissione ha portato avanti e delle conoscenze dirette con l'ENI, non molto produttive né molto previsionali su quello che sarebbe poi avvenuto, ma con i massimi responsabili dell'ENEL in sede compartimentale, noi abbiamo conosciuto una drammatica situazione energetica cioè la possibilità per la nostra Regione ancora oggi di dare sostentamento attraverso l'energia elettrica alle richieste del mondo industriale, legate soltanto al fatto che non è avvenuto ancora il collegamento integrale tra il nord e il sud con il famoso elettrodotto e se questo avverrà immediatamente si dovrà ricorrere questo era stato detto nel mese di luglio, a misure di drastico razionamento. E questa è una realtà su cui bisogna operare. E' vero che qui si richiama alla legge dello Stato 18.2.1973 n. 880 che indica il termine e le modalità a tutela dell'ecologia e a quelli che devono essere i nuovi investimenti, in realtà si viene a conoscere che l'ENEL sta a contatto con la società nazionale francese e con la società tedesca per la realizzazione di impianti in quei territori con strutture e manodopera locali, con forti investimenti dell'ordine di 500 miliardi proprio perché in sede nazionale non è riuscito a investirli. Questi sono problemi che una classe politica si deve porre, una classe politica a livello regionale deve considerare che molte volte siamo venuti meno ad un nostro obbligo ma non consentire un maggiore investimento di questo tipo capace di creare ricchezze per industrie concorrenti alle nostre in campi di elevata tecnologia e per carenze che indubbiamente investono anche la nostra classe regionale.
L'altro giorno su "24 Ore" ho visto che la Giunta ha avuto un contratto con la FIAT per studiare le possibilità di collocazione degli autobus per la nuova politica di trasporto pubblico e si è anche parlato di possibilità di investimenti nel settore termonucleare, ma tutto ciò esula dalle possibilità di intervento come la centrale di Chivasso, la Val del Gesso sulle quali le popolazioni locali hanno duramente e pesantemente e direi quasi settimanalmente martellato noi Consiglieri regionali per quelle che potevano essere le gravissime conseguenze ecologiche. E nessuno vuole oggi proprio perché non si conosce ancora a fondo il problema, decidere in un senso o nell'altro; ma non lo si può affrontare, quando la situazione energetica è quella che é, indipendentemente dalle indagini che la Giunta avvierà insieme alle altre ventidue Noi conosciamo queste situazioni e domani saremo veramente i grandi responsabili per le assenze che abbiamo avuto, anche perché la legge 18 2.1973 impone a noi determinate responsabilità e determinati obblighi.
Ed infine, riesaminando alcune considerazioni che ieri faceva il collega Dotti, io ho l'impressione che molte volte ci siamo fatti prendere da questa filosofia dello sviluppo tutta quanta organizzata e perfetta. Da paese agricolo l'Italia è diventata industriale, il trauma dell'industrializzazione, la postindustrializzazione, la crescita del terziario, il tutto secondo moduli e secondo sistemi che si vengono a creare in funzione di paesi che hanno conosciuto in precedenza il tipo di sviluppo industriale.
Ma c'è una domanda: abbiamo valutato esattamente che quei paesi hanno un dato di fondo assolutamente differente dal nostro e che nei mesi passati è ritornato di nuovo ad evidenziarsi e cioè che essi sono i produttori delle materie prime? Quando, ai tempi in cui andavamo a scuola, si studiava la geografia economica rapidamente e succintamente, si diceva che l'Italia era un paese povero, un paese in cui quello che contava, la ricchezza che si creava era la forza lavoro. Ora, in un'industria di trasformazione come la nostra, il settore terziario in che misura può espandersi per essere produttivo? Su questo punto dobbiamo riflettere perché continuiamo a parlare di necessità di avviare al terziario, di terziario qualificato, di nuovi modelli di sviluppo, senza renderci conto che ad un certo momento qualcuno deve pagare la sussistenza di questi servizi che vengono a pesare su tutta quanta la collettività. E se le materie prime subiscono i contraccolpi o la rivalutazione che per legge economica e per legge anche di giustizia sociale riconosciamo sia giusto che avvengano, proprio perché non sia a vantaggio di pochi che hanno l'industria e a svantaggio di molti che hanno le materie prime o un certo tipo di progresso, allora bisogna chiederci quanto di questo tipo di terziario viene ad incidere e a diventare improduttivo, parassitario per tutto l'insieme dell'assetto.
Su queste considerazioni, che sono a tempi medi e a tempi lunghi, e opportuno di nuovo verificare quanto il bilancio immediatamente consente.
Indubbiamente la Giunta ha voluto, specialmente dopo le consultazioni qualificare maggiormente un certo tipo di intervento. Nel settore dell'agricoltura si è fatto un notevole sforzo, quanto poi di questo sforzo diventerà immediatamente operante è difficile dire, le strutture sono quelle che sono, non si è voluto vedere il problema politico di fondo ma forse è un discorso che va fatto a livello nazionale e di questo parleremo in chiusura di questo intervento.
Indubbiamente le difficoltà esistono per gli Enti locali, per le amministrazioni comunali, per gli enti ospedalieri; io mi chiedo quanti coltivatori diretti, quante cooperative, riusciranno ad ottenere risposta alle loro richieste di mutuo, nonostante i gravosi impegni che come Regione abbiamo assunto a loro favore e ciò indipendentemente dalla forte riduzione di loro autonome possibilità di intervento per l'abnorme aumento del tasso degli interessi.
Noi avevamo posto come prima condizione per un immediato intervento il settore dell'edilizia, ma non vi è nulla, signor Presidente, nella relazione, che possa far pensare a un'immediata risposta in questo settore.
Le possibilità esistevano ed erano state indicate nella nostra mozione che con serenità avevamo proposto all'attenzione di coloro che un tempo avevano governato anche con il nostro voto, ma su questo punto è mancata volutamente la volontà di una chiara presa di posizione ed i mesi futuri dimostreranno quale grave errore ciò fu, errore di cui chi ne porterà le conseguenze saprà chi potrà ringraziare.
A monte di tutto questo c'è però una realtà di fondo: non si pu rimanere in questo continuo equivoco di semilibertà di mercato o di quasi non più libertà di mercato e nel contempo ritenere che siamo ancora in un paese ad economia libera di mercato, per quanto moderna, per quanto sociale. E difatti la realtà politica che si impone oggi proprio alla D.C.
è il ricatto posto con assoluta serenità, con assoluta franchezza, con drammatica puntualità, e dai sindacati e dal Partito comunista il nodo politico che deve essere risolto.
Oggi la situazione a livello nazionale è al punto che dieci anni fa sarebbe sembrata la battuta demagogica del più sprovveduto oratore contro il centro sinistra; il Partito comunista è ormai invocato, è atteso quasi come salvatore del patto sociale dagli operatori economici, dai giornali di grande informazione e proposto come unica garanzia dalle organizzazioni sindacali, anche se queste, amabilmente hanno fatto un vago accenno anche al Partito liberale italiano. Su certe scelte di fondo esiste impossibilità di convivenza e se ritenete che la strada è quella che il Partito comunista sta portando avanti con grande decisione su un tipo di scelta lenta ma costante, ne sarete responsabili di fronte all'elettorato e di fronte alla storia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, noi siamo impegnati in questo dibattito nel modo più serio possibile. Noi vogliamo affrontare con vari interventi prima gli aspetti generali della politica della Regione e poi gli aspetti settoriali tuttavia non siamo disponibili per una discussione formale in cui viene dato per scontato che i diversi oratori espongono le loro tesi e chi deve sentire è assente. E' ben vero che il Presidente della Giunta rappresenta tutti gli Assessori e noi sappiamo che lui sarà sempre lì seduto, però non possiamo consentire che questo dibattito avvenga all'insegna del disinteresse. Il nostro Gruppo, che è sempre ancora presente, non potendo influire direttamente sulla sensibilità dei Consiglieri assenti richiede che quanto meno gli Assessori siano presenti.
Quindi noi, prima di prendere la parola, chiediamo che gli Assessori siano richiamati al loro posto per sentire, e se mi si consente, anche imparare da quello che il Consiglio può dare. Non sopportiamo che gli Assessori snobbino la discussione che avviene in Consiglio sul bilancio.
Noi non prenderemmo la parola se prima non vedremo il massimo numero degli Assessori seduti al loro posto.



PRESIDENTE

Sospendo cinque minuti la seduta e convoco i Capigruppo ed il Presidente della Giunta



(La seduta, sospesa alle ore 11,25, riprende alle ore 11,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo si sono riuniti per esaminare la situazione che si è determinata con l'assenza di molti Assessori. I Presidenti dei Gruppi hanno concordato sul fatto che trattandosi di un documento così importante come quello del bilancio, la necessità della presenza degli Assessori è indispensabile. Il Presidente della Giunta ha provveduto a convocarli immediatamente tutti quanti, alcuni sono stati reperiti, altri invece non risultano in sede e il Presidente Oberto si è impegnato a fare in modo che quelli che sono in Torino (Paganelli ha chiesto congedo ed è a Roma) nella seduta pomeridiana siano presenti.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, apprendiamo in questo momento che questa mattina a Brescia, durante una manifestazione sindacale, si è verificato un gravissimo fatto di sangue per cui, a seguito dello scoppio di un ordigno vi sono sicuramente due lavoratori morti.
Desideriamo immediatamente, anche per sottrarci ad eventuali facili speculazioni che potrebbero poi essere tentate, deplorare con la condanna più ferma atteggiamenti di questo genere, che non possono che definirsi che gesti criminali, da qualunque parte provengano, quali ne siano gli esecutori materiali.
Abbiamo ritenuto doveroso darne immediata comunicazione a lei e all'assemblea proprio per le ragioni esposte, in attesa di successive notizie.



PRESIDENTE

Non sappiamo ancora nulla di questo fatto. Prima della fine della seduta saremo però certamente in grado di dar notizia di quanto avvenuto.
La seduta riprende.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Il dibattito sul bilancio preventivo, cioè sullo strumento attraverso il quale si imposta la spesa e la linea di intervento della Regione per un anno, non può non avere un rilievo particolare e singolare, e non può non cogliere le connessioni e verificare la coerenza tra il quadro della spesa proposta e l'insieme delle azioni svolte sul piano politico dalla Regione e non può d'altra parte non richiedere il confronto con il quadro di fabbisogni presenti nella comunità regionale.
In altre parole il bilancio non può non ricondursi ai nodi della situazione economica regionale che stiamo attraversando e alle prospettive di sviluppo che ci stanno di fronte.
D'altra parte, per lo stretto intreccio di influenza che esiste fra le scelte regionali e nazionali, e per la natura e l'importanza delle materie di competenza regionale, rispetto alle quali viene articolata la spesa della Regione, non è possibile non ricondurre l'esame del bilancio all'intero quadro dei problemi economici e della situazione del nostro Paese.
E se questo quadro di riferimento è necessario sempre, è tanto più vero oggi, sia per la collocazione temporale che assume il bilancio '74 nel corso dell'attuale legislatura, (é il terzo bilancio regionale, per il quale non è più possibile sollecitare attenuanti e benefici di giudizio in ragione delle incertezze iniziali del periodo di rodaggio e di impianto della Regione, periodo che troppo a lungo è stato invocato a copertura di carenze e di inadempienze) sia perché è l'ultimo bilancio prima del rinnovo dell'assemblea, l'ultimo bilancio operativo. Ed è importante per i riflessi che può avere sulla situazione nazionale, forse più sul piano politico che finanziario e amministrativo, ma anche questo non è da sottovalutare.
Di questo penso siamo tutti coscienti, e lo sottolineava anche l'Assessore Simonelli ieri; non può apparire quindi a nessuno strumentale se la nostra analisi è condotta a partire dai problemi della situazione economica nazionale e regionale, seguendo d'altra parte la stessa logica che ha informato la Giunta nel formulare la relazione che accompagna il bilancio. E' con questa stessa logica di valutazione dei problemi generali che vogliamo esaminare il bilancio e verificarne la validità, sia sul piano qualitativo sia quantitativo, delle scelte che sono state effettuate.
Stiamo assistendo in questi mesi ad un aggravarsi drammatico della situazione di crisi economica che il nostro Paese sta attraversando, ed è quindi di qui che dobbiamo partire, dall'analisi di questa crisi ed anche dalle sue ragioni e dalle sue motivazioni. Il richiamo ai processi che l'hanno generata non ha una natura polemica quindi da parte nostra ma, sia pure nei limiti di una formulazione schematica, vuole essere la base per una valutazione razionale e quanto più obiettiva possibile delle scelte che oggi si devono compiere. Ancora e sempre deve essere messa in evidenza la collocazione in cui si pone la Regione, con il suo impegno finanziario e più in generale con la sua azione politica, rispetto ai problemi annosi del nostro Paese: agli squilibri territoriali, regionali e nazionali; alle arretratezze di interi settori produttivi quali l'agricoltura e l'edilizia che sono stati sacrificati dall'assorbimento delle risorse richiamate dallo sviluppo del settore dell'auto e di altri settori di produzioni di beni di consumo individuali; alle carenze dei servizi sociali. Si tratta cioè, di quell'insieme di fattori che sono alla base della crisi che stiamo attraversando.
Il metodo di valutazione non può essere dato che dal cogliere il modo con cui si opera all'interno della Regione per modificare questa situazione di crisi economica. Questa esigenza di rinnovamento è tanto più presente oggi e inderogabile di fronte alla situazione limite in cui siamo venuti a trovarci in questi ultimi anni. Gravi sono i problemi e drastici devono essere i rimedi. Ciò impone che le iniziative pur parziali e gli apporti pur limitati che si possono operare, a livello della Regione non vengano dispersi, e siano orientati invece al conseguimento degli obiettivi di carattere generale.
Le conseguenze di questo approfondirsi della crisi economica, e le conseguenze della linea economica del passato, si sono manifestate con più evidenza proprio nel '73, l'anno scorso, con l'accentuazione dei processi di inflazione ed il crescente disavanzo della bilancia commerciale internazionale, fattori che hanno messo e continuano a mettere in crisi la popolarità di crescita degli investimenti interni e quindi dell'occupazione.
Questa situazione ha evidenziato con tutta chiarezza, e non solo da oggi, l'arretratezza del nostro sistema economico, e ha fatto riconoscere a tutti la natura strutturale di questa crisi, inducendo politici ed economisti dei Partiti di maggioranza governativa, non solo più quindi di parte nostra, a riconoscere che è necessario individuare nuove linee di sviluppo, impostare nuovi meccanismi, modificare il quadro dei consumi procedere a riforme strutturali nei settori produttivi, nella distribuzione, nell'edilizia, nell'agricoltura, eliminare ogni forma di arretratezza e di rendita.
La coscienza dei problemi da affrontare, tanto più è necessaria oggi perché ogni dilazione può provocare dei danni irreparabili. Si pensi al tempo perso e alle conseguenze che ne sono derivate proprio in questi ultimi due anni, dal momento che nonostante la larga convinzione di dover apportare modifiche strutturali alla nostra politica economica, non si è dato luogo a nessuna operazione in grado di agire in questa direzione.
Non è possibile tacere, sotto questo profilo, le responsabilità delle forze di maggioranza, non dico delle responsabilità lontane, quelle connesse all'impostazione della attuale linea di sviluppo economico, ma di quelle più prossime, di questi ultimi anni, di quando cioè più manifesta e generale si è fatta appunto la coscienza della drammaticità della situazione, e della necessità di modificare il meccanismo di sviluppo e il quadro dei rapporti politici. Si è avuta invece un'involuzione che, anzich rimedi, ha portato al governo di centro destra alla Regione e successivamente al centro - destra nazionale.
Senza scusanti è quindi la politica condotta a partire da quei momenti di generale e dichiarata presa di coscienza della situazione da parte dei Partiti di maggioranza.
Ebbene, il governo Andreotti - Malagodi, formatosi nel momento in cui questa presa di coscienza si è fatta più diffusa, di fronte all'inflazione e al disavanzo della bilancia commerciale, ha compiuto le scelte opposte a quelle necessarie. Ha scelto di non intervenire sulle strutture, di non modificare le condizioni strutturali di potere di certi settori, di non colpire le rendite; si è mosso per rilanciare il vecchio meccanismo di sviluppo ed ha operato unicamente attraverso le manovre monetarie. La scelta di fatto è stata quella della svalutazione come mezzo per ridare competitività alla struttura produttiva, accrescere l'importazione, e ristabilire quindi in questo modo condizioni di profitto.
I risultati sono stati assolutamente negativi per quanto riguarda l'esportazione, che non ha trovato beneficio da questa politica, anzi semmai ha mostrato condizioni di regresso; positivi unicamente per quanto concerne i profitti. In questo modo si è ancora una volta operato per la sopravvivenza di un meccanismo economico che già tanti disastri ha creato nel nostro Paese e che non ha sbocchi; si è operato per la salvaguardia di questo meccanismo facendone pagare il costo ai lavoratori - su chi cioè vive di lavoro e non di speculazione - il cui unico reddito, il salario, ha subito una svalutazione e quindi una riduzione del potere d'acquisto.
Una linea innovativa sembrava dover essere introdotta con il governo Rumor nel luglio del '73, il governo di centro - sinistra. Alla formazione di questo governo era stata ribadita, unanimemente, l'esigenza di avviare un nuovo meccanismo di sviluppo e di promuovere un'inversione di tendenza.
Il centro - sinistra, nel luglio del '73, è nato in forza di questa esigenza, ma dopo il primo intervento in difesa dei redditi da lavoro, il blocco dei prezzi, non si è prodotto nessun altro intervento innovatore non si è consolidato attraverso strutture democratiche alcun effettivo controllo dei processi di formazione dei prezzi; non si è utilizzato il periodo di blocco per produrre le riforme di struttura necessarie.
Si è ancora una volta proceduto attraverso interventi di politica monetaria, come fa testo la stretta creditizia che mette alle corde le piccole e medie industrie, e le amministrazioni pubbliche, e con la restrizione del consumo di carburante per far fronte all'insorgere di nuove difficoltà nell'approvvigionamento del petrolio - restrizioni che, per il modo con cui sono state operate, non hanno ottenuto alcun effetto se non quello di mettere ulteriormente in crisi il settore dell'auto e del turismo, e che hanno mostrato, nella loro improvvisazione, tutta la debolezza di questo governo e i suoi limiti di capacità di direzione politica del Paese.
Nessuna modifica strutturale è stata anche solo proposta; in questo ultimo anno, la situazione ha largamente rilanciato i processi di speculazione sulle aree, sulle materie prime; sui prodotti alimentari.
Questi processi di speculazione hanno manifestato proprio in questo ultimo anno la loro ampiezza, ed evidenziato il modo scandaloso con cui vengono portate avanti. Il governo Rumor, questo secondo governo di centro sinistra dell'ultimo anno, di fronte all'inflazione crescente, all'indebitamento ormai insostenibile, lancia grida di allarme che non solo tendono a dimostrare la gravità della situazione, semmai ce ne fosse bisogno, semmai ancora ci fosse qualcuno che non ne è cosciente, ma tendono soprattutto strumentalmente a invitare al silenzio chi sollecita una politica nuova chi rivendica un indirizzo diverso della nostra economia.
Queste grida di allarme sono la conferma più clamorosa che è necessario cambiare, che avevano ragione tutti coloro che nel passato hanno richiesto e rivendicato un nuovo meccanismo di sviluppo. Un anno fa gli autori del centro sinistra si dichiaravano convinti di ciò, ma che cosa è stato fatto? E proprio l'essere stati coscienti della situazione indica il grado della loro responsabilità. In un anno non si è fatto nulla, si sta guidando il Paese in un modo che potremmo definire fraudolento, per le conseguenze gravissime che ha sull'occupazione e sui redditi di lavoro; in un modo che solleva la condanna generale dei lavoratori e che in una società più giusta dovrebbe richiedere l'interdizione dei responsabili.
Pensate, un anno è passato, un anno di tempo in cui si sarebbe potuto dare grande slancio all'avvio di alcune linee di fondo di un nuovo meccanismo, capace di intervenire sulle deficienze più gravi dell'economia italiana. In un anno si sarebbero potute avviare forme di intervento nell'agricoltura, nell'edilizia, nella ricerca, nei consumi sociali, e si sarebbe oggi più vicini al momento in cui il deficit in agricoltura sarà sanato.
Gli interventi proposti a livello nazionale in questi settori sono invece di questi ultimi giorni, e quindi giungono con un ritardo pressoch di un anno dalla formazione del governo. Si sarebbe potuto dare sviluppo in questo periodo alla costruzione di beni collettivi e sociali, alla produzione della casa, allo sviluppo dei servizi; si sarebbe oggi ridotta la tendenza di crescita del divario con i fabbisogni di questi beni di consumo collettivi, di questi beni sociali; non ci troveremmo oggi a dover leggere sul giornale che un milione e mezzo di edili rischiano di perdere il lavoro. E sarebbero state colpite le forme di speculazione, ridotti i costi e le pressioni inflative che determinano la svalutazione dei salari.
Questa responsabilità dei governi nazionali ha coinvolto, a tutti i livelli, i partiti di maggioranza. Si deve quindi valutare ogni atto alla luce di una effettiva ricusazione della linea del passato. Le posizioni politiche che vengono assunte dalle stesse formule di centro sinistra in sede locale devono essere valutate nella loro capacità effettiva di respingere la linea politica venuta avanti sul piano governativo, a livello nazionale.
Ed è quindi più che naturale che una valutazione di questo tipo venga effettuata da noi.
Ebbene, come si colloca allora la Giunta Regionale nei confronti di questi problemi? Si fa sostenitrice di questa politica nazionale o se ne vuole disgiungere? Vuole percorrere la stessa strada, oppure vuole percorrere una strada diversa? Nella relazione della Giunta riconosciamo, nella parte dedicata alla situazione economica nazionale e regionale, l'esistenza di una maturata coscienza della gravità del momento, che si manifesta non in forma allarmistica e strumentale - come da più parti si tende a fare, soprattutto per indurre a rinunciare ad ogni richiesta di riforma e di rinnovamento bensì in forma di approfondita analisi critica e di ricerca costruttiva delle linee per superare il difficile momento. Si tratta di una valutazione critica basata sull'analisi, sull'elaborazione tecnica e sui dati statistici, di cui c'è una ricca messe di informazioni, e questo non con l'intento di ridurre la portata politica del giudizio, quanto piuttosto di sostanziarne il significato e l'incidenza.
E' in questa parte della relazione che noi troviamo la confluenza e l'espressione di non pochi contenuti e dei giudizi che sono stati espressi dal mondo del lavoro, dalle organizzazioni sindacali di categoria, e che sono l'oggetto delle azioni rivendicative condotte in questi mesi, in questi giorni, dalle forze produttive. Ed è in questo contesto che riconosciamo punti sostanziali dell'elaborazione e dell'analisi che noi da tempo stiamo conducendo.
Come non essere concordi e riconoscersi nell'affermazione del carattere strutturale della crisi e dell'impossibilità di disgiungere aspetti ed elementi che possono configurarsi come puramente congiunturali da quelli invece di carattere strutturale; e quindi come non concordare con l'affermazione che una prospettiva di sviluppo è possibile unicamente attraverso interventi strutturali, sulle strutture produttive, sulla struttura dei consumi, sulla distribuzione del reddito, con la sottolineatura che una linea di uscita è possibile solo se si avvierà un effettivo superamento degli squilibri settoriali e territoriali.
Come non riconoscersi nelle dichiarazioni, che sono contenute in questa prima parte della relazione della Giunta, ove si dice che non bisogna comprimere la domanda, ma sostenerla sul piano della produzione dei beni di uso collettivo? Queste valutazioni, per le conferme che hanno avuto da più parti e non solo dalla nostra, potrebbero considerarsi a questo punto ovvie, se nei fatti non venissero sistematicamente smentite dall'operatività stessa di chi quelle affermazioni sta facendo e se ne fa sostenitore, come avviene per il governo Rumor in questo anno di vita, di un Governo cioè che è nato all'impronta della necessità di un nuovo meccanismo di sviluppo e che si trova invece ad operare nel solco di quello vecchio.
E non vorremmo che questo atteggiamento, questa stessa esperienza negativa mostrataci dal governo di centro sinistra nazionale, dovesse riprodursi a livello regionale, e che dopo le dichiarazioni generali formulate nella relazione presentata dalla Giunta ci si dovesse trovare in una situazione di operatività del tutto opposta.
Ci può tranquillizzare il fatto che nella relazione della Giunta è denunciato anche questo aspetto di contraddittorietà fra le dichiarazioni con cui è nato il governo Rumor l'anno scorso, fra i propositi dichiarati al momento della costituzione del primo governo di centro sinistra di quest'ultimo anno, e il suo operane. Il rilievo delle contraddizioni della politica governativa rispetto alle dichiarazioni con cui si era presentato il governo, dovrebbe far presumere che esista l'intenzione di tradurre nei fatti l'analisi critica sulla situazione economica, e che si voglia evitare di manifestare ancora propositi e pronunciamenti senza dare ad essi alcun seguito. Posizione questa che sarebbe fortemente negativa, perch comporterebbe un ulteriore peggioramento della situazione, la perdita di credibilità e la distruzione delle stesse strutture democratiche istituzionali, degli enti e delle assemblee elettive.
Da parte nostra ci poniamo in una posizione costruttiva nei confronti del bilancio, poiché vogliamo operare per realizzare le trasformazioni strutturali e il rilancio dello sviluppo economico, su basi tecniche e produttive valide per il futuro, e coerenti con i problemi sociali da affrontare. E' quindi con questa responsabilità che cogliamo gli aspetti di buona disposizione che sono mostrati in questa direzione nella relazione della Giunta; ma questo non è sufficiente. Vogliamo vedere nei fatti realizzata una politica consequenziale alle premesse che vengono poste, sul piano dell'analisi critica, dalla relazione che accompagna il bilancio presentato.
Intanto, se siete convinti, come noi crediamo, di quello che avete detto, e dell'analisi condotta nelle prime trenta pagine della relazione allora vi chiediamo una coerente e più incisiva azione politica sia dell'organo esecutivo della Regione, di per sé stesso, sia dei singoli Partiti che compongono la maggioranza in questa Regione, verso il governo ed il Parlamento, affinché si compia a livello nazionale la svolta profonda di linea economica e di conduzione politica che oggi è necessaria.
La volontà di far seguire i fatti alle parole deve esprimersi anche in questo modo; sotto questo profilo riteniamo che seppure alcuni atteggiamenti siano stati espressi da questa Giunta, e da alcuni Partiti di questa maggioranza, ciò è stato fatto in maniera del tutto insufficiente, e non incisiva rispetto alle esigenze.
I fatti, poi li vogliamo e li dobbiamo cogliere attraverso i dati di bilancio e le scelte politiche che con essi la Giunta mostra di voler concretamente compiere. E su questo piano, più ancora che su quello dell'analisi critica dobbiamo giudicare le vostre posizioni.
La base di analisi critica della situazione economica nazionale e regionale che avete svolto, presentando larghi punti da noi condivisi, e comuni con l'analisi che noi conduciamo, può rendere più facile ed anche obiettivo il nostro giudizio, ma certamente non può eliminare una valutazione di merito del tipo di operatività che state promuovendo; non può tranquillizzarci e quindi eludere un'analisi concreta degli interventi che questa Giunta si propone, e sta compiendo.
Non è in discussione tra noi quindi il quadro di riferimento per la formazione del giudizio, se quel quadro che appare all'inizio della vostra relazione non è strumentale, ma è nella sostanza condiviso, come noi pensiamo, dalla composizione di Giunta. Si tratta caso mai di verificare la coerenza tra il bilancio che avete presentato e la relazione politica che l'accompagna, che ci trova in larga parte consenzienti.
Il bilancio sembra formalmente presentare una coerenza con queste valutazioni di carattere generale, ma la coerenza ad un più approfondito esame risulta solo apparente. Nel bilancio emergono alcune indicazioni di spesa che corrispondono a settori di intervento importanti per una nuova politica di sviluppo, quelli che ieri sottolineava l'Assessore Simonelli: l'agricoltura, l'assistenza scolastica, i trasporti, i lavori pubblici.
Sono i settori su cui negli anni scorsi si è sviluppata l'azione rivendicativa delle classi lavoratrici, e proprio in forza di quest'azione rivendicativa, trovano riscontro nell'impostazione del bilancio. Ma in che misura queste scelte di priorità in questi settori qualificanti, rispondono sul piano quantitativo e qualitativo delle effettive esigenze, ai fabbisogni? In che misura rispondono alle esigenze di creare le condizioni per un nuovo meccanismo di sviluppo, per promuovere un utilizzo più efficace, più selezionato delle risorse, per l'eliminazione degli sprechi, delle rendite delle improduttività? E questo confronto con i fabbisogni, e la valutazione delle possibilità dell'intervento della Regione di contribuire a modificare l'intero quadro di sviluppo economico, non è presente nella relazione.
Ove invece si operi una valutazione di questo tipo, immediatamente emerge che si interviene solo su questi quattro settori e se si limita a queste ridotte dimensioni l'intervento finanziario, non c'é alcuna possibilità di contribuire a dare vita a una nuova politica.
Non voglio condurre questa analisi di carattere settoriale, i miei compagni lo faranno in dettaglio ed entreranno nel merito dei singoli problemi, ma voglio comunque indicare in sintesi la sostanza di queste argomentazioni.
Così ad esempio, dobbiamo rilevare che gli stanziamenti per gli asili nido, che pure costituiscono un filone di intervento qualificante, e una risposta alle rivendicazioni che sono presenti nella nostra Regione, sono indicati in una misura che è ben lontana da quella che sarebbe necessaria per avviare a soddisfazione, in tempi ragionevoli, il problema, per dare risposta alla pur limitata ipotesi di uso di questo servizio, che è stata fissata dalla Giunta nel 10 per cento della potenziale utenza.
Se si procederà anche in futuro ripetendo gli stanziamenti effettuati l'anno scorso e confermati quest'anno, quel 10 per cento che la Giunta ha indicato come potenzialità obiettivo di servizio degli asili nido non sarà raggiunto neanche nel quinquennio; ci vorranno due quinquenni e si allontanerà grandemente nel tempo l'efficacia dell'intervento, sia dal punto di vista del servizio di per sé stesso, sia come contributo al rilancio di un nuovo meccanismo di sviluppo fondato su consumi di carattere sociale.
Analogo ragionamento si può fare per i lavori pubblici dove sono stanziati sette miliardi per opere igienico - sanitarie; uno stanziamento che di per sé come cifra appare consistente, che è finanziato sulla base di impegni diretti di bilancio e non con mutui, e che quindi dovrebbe essere attivato immediatamente. Ma se si confronta questo investimento di sette miliardi con il fabbisogno di infrastrutture, di fognature, di acquedotti cioè di servizi igienici necessari per bonificare la condizione abitativa delle comunità della nostra Regione, immediatamente appare la grande divaricazione tra questo intervento finanziario e gli effettivi fabbisogni.
Abbiamo saputo, nel corso della discussione in Commissione, che le richieste dei Comuni ammontano a centinaia di miliardi; la cifra approssimativa richiesta dai Comuni per interventi in fognature e in acquedotti si aggira sui 350 miliardi.
Certo, Bianchi, posso convenire con te che, forse, i Comuni hanno ingigantito la cifra. Il rapporto con l'ente finanziatore è sempre un rapporto di contrattazione, e quindi i 350 miliardi, rispetto alle opere per cui sono richiesti, forse sono gonfiati. Va però detto che i 350 miliardi non si riferiscono a tutte le opere che sarebbero necessarie; i Comuni già nel fare queste richieste hanno scelto quelle opere che sono le più indispensabili. Forse, se si facesse un quadro completo delle necessità, risulterebbe che l'intero fabbisogno è ben al di là dei 350 miliardi.
Ed allora i sette miliardi di intervento nel campo dei lavori pubblici non sono significanti per una effettiva soluzione dei problemi della comunità regionale? Su questa strada certamente saremo morti tutti noi prima che la soluzione del fabbisogno di queste infrastrutture sia conseguita. E' infatti ragionevole pensare che questi sette miliardi non tengono neanche dietro al fabbisogno addizionale annuale e in sostanza continui a divaricarsi la forbice tra l'esigenza e gli interventi che si stanno compiendo.
Analoghe comparazioni si possono fare per gli stessi settori dell'agricoltura e dei trasporti; due dei quattro settori che richiamava ieri l'Assessore Simonelli, e che sono settori scelti da questa Giunta giustamente.
In quale modo gli interventi proposti nei settori dell'agricoltura e dei trasporti, sono in grado di realizzare le trasformazioni strutturali che sono necessarie? In che misura questi finanziamenti sono, dal punto di vista quantitativo, quelli necessari, e in che modo l'opera di questa Giunta nel settore dell'agricoltura è in grado di andare al di là di una mera sovvenzione, di una pura sussistenza delle attuali strutture, per crearne di tipo diverso, capaci di stare ai livelli di produttività di altri settori? In questi giorni i miei compagni sono intervenuti per mettere in rilievo le carenze delle scelte fatte dalla Regione in agricoltura, e questi stessi rilievi sono stati espressi nella dichiarazione di voto del nostro Capogruppo Berti ieri sera, al termine del dibattito sulla legge per lo sviluppo della zootecnia.


Argomento: Varie

Attentato contro una manifestazione antifascista a Brescia


PRESIDENTE

Abbiamo appreso in questo momento che a Brescia, nel corso di una manifestazione antifascista cui partecipavano tutte le forze sindacali, un ordigno ad orologeria, inserito in un cestino a fianco della strada, è scoppiato. Per ora ci risultano quattro morti e trenta feriti.
Nel dare questa notizia, che profondamente ci indigna e addolora dobbiamo rilevare come la "strategia del terrore e della tensione", che era cominciata con il 12 settembre '69, non accenni assolutamente a cessare.
Noi sappiamo perfettamente chi sono coloro che hanno più interesse ad alimentare la strategia del terrore e della tensione; sappiamo perfettamente da dove vengono queste bombe; sappiamo anche chi guida questa mano omicida. Dobbiamo essere forti, uniti, dobbiamo costituire, come facemmo nel 1943 - '44 - '45, quella piattaforma unitaria fra tutte le forze popolari del nostro Paese che ci portò allora a sconfiggere il nazismo e il fascismo. Lo stesso volto oggi si ripresenta, sia pure in modo diverso, di fronte a noi. Noi dobbiamo assumere oggi l'impegno di non lasciarci vincere da sentimenti che a volte ci possono anche sconvolgere e portare ad azioni che sarebbero giuste, estremamente giuste, in un certo senso, ad una certa forma di violenza che continua ogni giorno, di terrore di tensione, si possono contrapporre degli atteggiamenti che potrebbero anche non essere definiti democratici. Dobbiamo assumere, nel Consiglio Regionale di questo Piemonte che è stato la culla della Resistenza nel nostro Paese, che ha visto mobilitate così larghe forze, che hanno contribuito in modo determinante alla vittoria contro il nazismo e contro il fascismo, questo impegno: essere fermi, solidalmente uniti, nel respingere ancora una volta questa strategia, che si fa strada soprattutto nei momenti in cui il Paese è chiamato a maggiori impegni, come è stato ieri con il Referendum, come è oggi di fronte alla gravissima crisi economica che lo travaglia. Il Paese ha grandissime risorse, è abbastanza forte per uscire da questa crisi. Ma senza questa piattaforma comune fra le forze popolari non sarà possibile far nulla.
Questo impegno noi assumiamo ancora una volta in questa occasione, di fronte alle vittime di Brescia, di fronte ai lavoratori che sono caduti nell'adempimento del loro dovere.
Mentre esprimo alle famiglie colpite il cordoglio del Piemonte annuncio che sospenderò i nostri lavori per questa seduta in segno di lutto.
Mi informano in questo momento che il numero dei morti è salito ad otto.
Chiede di parlare il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ancora una volta ci sono dei morti, per un episodio di brutale violenza. Io sintetizzo tutto lo sdegno dell'organo esecutivo della Regione e mio personale, dicendo che non basta più contro la violenza una parola di deprecazione, che non è più sufficiente inchinarci dinanzi a questi altri morti: è veramente tempo ormai di fare qualcosa di concreto per impedire che si verifichino i motivi per cui la violenza esplode. Questo Consiglio tutti i suoi componenti facciano tutto quello che è possibile perché siano rimosse le cause a monte dei conflitti e dei contrasti che determinano le violenze. Cerchiamo di ritrovare un po' di fraternità, di "poudei tourna diventè fratej", come diceva il nostro Nino Costa, così da scongiurare lo scatenarsi di altre violenze.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, siamo d'accordo sulla sospensione della seduta in segno di lutto, sottolineando però che, come ha detto lei e come ha ribadito il Presidente della Giunta, Oberto, non possiamo limitarci ad esprimere tutto il nostro sdegno, mal contenuto.
Nel momento in cui esprimiamo questi nostri sentimenti, dobbiamo anche esaminare le cause più profonde che consentono che fatti del genere abbiano a verificarsi nel nostro Paese. Ha detto giustamente il Presidente del Consiglio che noi sappiamo benissimo chi sono coloro che hanno interesse ad alimentare la strategia della tensione e del terrore. Diciamo che non crediamo alla iniziativa che ha assunto il rappresentante del Movimento Sociale, che per primo ha dato la notizia in questo Consiglio Regionale quasi volesse mettere le mani avanti. La realtà vera è che nel nostro Paese chi alimenta la strategia della tensione è quella trama nera che ormai si è evidenziata in tutte le sue esercitazioni terroristiche. Si sta facendo luce, ormai, su tutti i fatti terroristici, dalla Banca dell'Agricoltura a Milano, a piazza Fontana, a tutte le varie circostanze che ora non mi tornano alla mente. E' chiaro che questi episodi sono provocati da una parte sola, ed è la parte costituita dalle organizzazioni di tipo fascista che oggi nel nostro Paese conducono questa campagna all'insegna del sostegno di interessi che anche questi stanno emergendo, e sono gli interessi della conservazione, gli interessi che intendono far regredire quel moto di rinnovamento e di unità che nel Paese avanza, in una situazione in cui l'unità è il bene fondamentale che occorre difendere.
Noi, forze politiche, non saremmo conseguenti con noi stessi se, dopo avere espresso questo sdegno, non ci rivolgessimo anche alle forze di Governo per chiedere loro in modo perentorio che si colpiscano coloro che si sa essere responsabili di questo, siano messe al bando le forze politiche che sono parte di questa strategia del terrorismo.
Non possiamo anche in questa fase non dire che recentemente il nostro Paese è stato chiamato ad una prova elettorale che ha rilanciato il Movimento Sociale, in un momento in cui questo movimento era estremamente isolato nel nostro Paese.



CARAZZONI Nino

Cosa c'entra, questo?



(Proteste dai banchi dei Consiglieri comunisti)



PRESIDENTE

La richiamo a non interrompere, avvertendola che al secondo richiamo sarò costretto ad espellerla dall'aula.



BERTI Antonio

Noi abbiamo visto come ha risollevato la testa il più autorevole rappresentante del Movimento Sociale, che ama presentarsi nel cosiddetto doppiopetto ma non riesce a nascondere la faccia di trucidatore di partigiani. E' da quella parte che bisogna colpire, e noi chiediamo che le forze politiche, la Democrazia Cristiana in primo piano, che ha rimesso all'onore del mondo il fascismo con la campagna del Referendum, oggi assuma responsabilmente le proprie responsabilità e colga l'occasione di colpire a fondo. E' il Governo che deve intervenire: per cui, nel momento in cui sospende i lavori per esprimere il proprio sdegno, il nostro Consiglio Regionale deve rivolgere al Governo la richiesta perentoria di intervenire per colpire a fondo i responsabili, occulti o non occulti, di quello che sta avvenendo nel nostro Paese.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



(I Consiglieri comunisti si allontanano dall'aula)



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al di là delle valutazioni fatte dal Capogruppo comunista, noi avevamo preso la parola poc'anzi esprimendo sincero sdegno e sentita commozione. Riconfermiamo questo sdegno, riconfermiamo questa commozione, riconfermiamo la più dura condanna nei confronti di chi ha compiuto l'orrendo crimine di Brescia.
Abbiamo detto che non siamo disposti a prestarci a strumentalizzazioni di sorta. Lo abbiamo detto quando ancora non erano noti, così come non sono neppure adesso, i particolari di ciò che è avvenuto. E' certamente fuori luogo richiamarlo ora, ma ci sia consentito dire che già in precedenti occasioni si è tentato nei confronti della nostra parte politica un vero e proprio linciaggio, con i fatti di Catanzaro, che hanno avuto poi la conclusione nota.
A parte questo, una sola cosa noi dobbiamo aggiungere, oltre alla condanna ribadita e ripetuta: che ci associamo anche alla richiesta che il Governo intervenga nei modi più duri per stroncare questa spirale della violenza che c'é in Italia e vogliamo ricordare che il Governo ha gli strumenti legislativi, se intende veramente operare su questo piano.
Esistono da mesi proposte di legge del Gruppo della Destra nazionale davanti al Parlamento, per lo scioglimento di tutte le organizzazioni extra parlamentari, di destra e di sinistra. Si proceda su questa strada: noi non avremmo assolutamente niente da temere qualora l'iniziativa governativa prendesse questa via, anzi, ne saremmo ben felici, perché noi stessi auspichiamo, anche in questo momento, un clima di pacificazione, un clima di civile confronto, un clima di maggiore rispetto reciproco.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, l'annuncio di fatti così gravi e l'immediato corso del pensiero alla ondata di emozione che colpirà tutto il Paese, già scosso da una serie di eventi che mettono in discussione la stabilità delle istituzioni, la loro capacità di rispondere ai compiti fondamentali che sono loro affidati, ed insieme lo sgomento umano per così inutili dolori che vengono inflitti a tanti innocenti, non consentono un giudizio sintetico che possa essere sicuramente valido.
Consentono però alcune affermazioni di principio.
Prima di tutto, le forze politiche democratiche, che la libertà hanno affermato, conquistato e difeso in tempi tanto più duri, non possono cedere, o consentire che si ceda anche sul piano psicologico, ad una spinta sul piano inclinato che dovrebbe portare a revisioni profonde in senso negativo e restrittivo dei rapporti fra le forze sociali e le forze politiche, in termini limitativi dei contenuti di libertà. Quindi, quanto più è grave la provocazione e quanto più è grave il dolore, tanto più ferma deve essere la ricerca dei profondi motivi ideali che ci chiamano ad operare sul piano politico e sul piano sociale, a riconferma dei valori che qui ci tengono impegnati.
La condanna, poi, dei mandanti reali e dei mandanti inconsapevoli di tutte le forme di violenza che si sono andate diffondendo. Poco fa, quasi presaghi, stavamo commentando con il collega Calleri come oggi ogni forma di paranoia politica trovi quasi ricerchi una giustificazione ideologica.
E' un segno della debolezza dei tempi ed è un segno, forse, dell'eccesso di pragmatismo di tutte le forze politiche ufficiali, le quali non riescono a far sentire (e parlo, prima di attribuire ad altri questa inconsapevole carenza, per la mia), non riescono forse sufficientemente a far sentire la carica di motivi d'ordine morale, d'ordine etico, d'ordine ideale che le spinge ad operare sul terreno concreto, sul terreno dei fatti.
Ecco, quindi, condanniamo intanto ed operiamo perché si disinneschi questo delirio che si diffonde sempre più attorno a noi. Sollecitiamo il Governo ad assumere con coraggio tutte le iniziative che la grande forza malgrado tutte le sue carenze, dello Stato, e dell'ordinamento giuridico consente di assumere. E, nel momento in cui invochiamo la necessaria unità degli spiriti, prima ancora che dei rapporti fra le forze politiche, non introduciamo motivi di dissenso di contrasto, che possono essere più validamente affrontati in sede di analisi.
Noi, come forza politica, e alcuni di noi l'hanno avvertito ancor prima del 12 maggio, noi Democrazia Cristiana, saremo chiamati ad un esame profondo della situazione del nostro Paese, della nostra identità come forza politica, dei rapporti che essa ha con il proprio elettorato, dei significati che ha la presenza di un cattolico democratico nell'azione politica in vista e in funzione di una grande trasformazione in atto e in divenire della nostra società. Nel momento in cui, con spirito democratico abbiamo ritenuto, pur consapevoli molti di noi dell'esito, di dover coerentemente rendere una testimonianza dei principi nei quali profondamente crediamo, perché in questi siamo cresciuti, senza far strumentalizzazione politica, non potevamo pensare, non pensiamo, di poter compiere delle operazioni antistoriche, di dover rilanciare forze politiche che abbiamo duramente combattuto e che continuiamo a combattere, anche se a volte può essere più efficace il tono meditato che non l'invettiva.
Quindi, io confermo qui che la nostra forza politica farà tutti gli sforzi, assumerà tutte le responsabilità perché non vada disperso il grande patrimonio storico messo insieme dal momento in cui i cattolici erano all'opposizione dello Stato e da questa sono usciti e si sono proposti come forza popolare su cui costruire uno Stato democratico. Questo grande bagaglio storico è stato consacrato nella Resistenza, nella costruzione dello Stato repubblicano, della sua costituzione, nell'avvio di uno sviluppo democratico che nel campo economico ha rivelato anche tanti squilibri, di cui oggi alcuni emergono in maniera dura, ma che ci ha allontanato per sempre da una condizione che sembrava definitiva per il nostro Paese: quella cioè della emarginazione, del sottosviluppo e dell'arretratezza. Noi non pensiamo sicuramente di poter con leggerezza mettere in discussione questo patrimonio. Questo patrimonio, per quello che vale, è a disposizione anche delle altre forze politiche, perché esprime la nostra disponibilità a lottare con fermezza, con serenità.
Ancora una volta noi riteniamo di essere dei miti, dei deboli. La nostra ideologia né direttamente né indirettamente, né come pretesto, non ha fornito a nessuno alibi o giustificazione per l'avvio alla violenza. E per questo chiediamo che, proprio attorno a noi, e non contro di noi si possano costituire quelle forme di unità che sono necessarie per ridare pacificazione e per conservare la libertà al nostro Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Il Gruppo liberale si associa al cordoglio espresso dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Giunta e al lutto per le vittime di questo nuovo, gravissimo episodio di violenza accaduto stamani a Brescia, episodio che si inserisce, purtroppo in una situazione di malessere profondo delle istituzioni repubblicane, di sempre più evidente corrosione degli strumenti essenziali che presiedono alla giustizia e alla sicurezza, in una situazione di ordine pubblico sempre più turbata, sempre più sconvolta.
Anche in assenza di ogni indicazione sulla natura di questo gravissimo episodio, sulle responsabilità e sui mandanti, che noi ci auguriamo vengano al più presto individuati e colpiti, ci sembra essenziale in questo momento la concordia operosa effettiva di tutte le forze democratiche perché si ripristini il prestigio dei poteri costituzionali dello Stato e si tutelino le libertà e la sicurezza di tutti i cittadini.
Noi ci auguriamo, al di fuori di ogni polemica di partito, che non ha credo, diritto di cittadinanza in questo momento, che il Governo purtroppo debole e malfermo che in questo momento regge il Paese sappia compiere il proprio dovere, al servizio dello Stato di diritto e per la salvaguardia di condizioni di convivenza civile, contro queste cospirazioni torbide che emergono dalla crisi profonda del nostro Paese.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Anch'io desidero, a nome del Gruppo socialista democratico, esprimere sdegno e dolore per il tragico episodio di cui abbiamo avuto testé notizia ed altresì la preoccupazione per questa spirale di terrore e di violenza che da troppo tempo, da troppi anni vediamo nel nostro Paese: spirale del terrore e della violenza che va interrotta, che va colpita, come vanno colpite le connivenze, le omertà e le debolezze che la rendono possibile la facilitano.
Il collegamento con altri episodi avvenuti anche recentemente nel nostro Paese, può non avere un legame ideologico, ma certamente presenta una causa comune con quest'ultimo episodio nella difficoltà già ricordata del nostro Stato di applicare le leggi nei confronti di coloro che si rendono responsabili di atti di questo genere, che non esiste motivazione politica che possa coprire. Quando si giunge a questi estremi non si commettono atti politici: si commettono atti di delinquenza, che come atti di delinquenza vanno perseguiti dallo Stato, dai poteri dello Stato.
Per prima cosa, occorre ripristinare il senso dello Stato, se non perduto, quanto meno indebolito in questi ultimi tempi negli organi che lo Stato rappresentano. Attraverso questo ripristino del senso dello Stato noi siamo persuasi che si possano almeno scoraggiare questi eventi. Riteniamo d'altra parte che a monte esistano ancora delle cause di ordine sociale, di ordine economico, che fanno sì che la democrazia italiana viva momenti di inquietudine e momenti di instabilità quali quelli attuali.
E' vero che anche in Paesi più prosperi, con istituzioni democratiche più solide delle nostre (vedansi i casi, ad esempio, della Germania federale o degli stessi Stati Uniti), si sono avute in questi ultimi anni manifestazioni di violenza probabilmente connaturate (ricordava prima il collega Bianchi) a tutta una situazione di degenerazione, di scadimento dei valori: ma è anche vero che in questi Paese, proprio perché esiste un certo clima di carattere sociale, di carattere economico, non si è mai temuto che questi episodi, giustamente considerati da quelle popolazioni episodi di delinquenza criminale, potessero mettere in pericolo le strutture democratiche del Paese. Se questo succede in Italia è perché esiste da noi un quadro, esiste un'atmosfera di carattere sociale - economico estremamente malferma, estremamente critica, che esalta, che amplifica questi episodi e dà ad essi una luce ed un colore che non hanno in un Paese di solide istituzioni democratiche.
Per questo noi riteniamo che, al di là della deplorazione, dello sdegno, del dolore, ci debba essere un fermo impegno di tutte le forze politiche, a cominciare da quelle presenti in questo Consiglio Regionale perché questo clima, questa atmosfera, possa essere dissipato, queste cause possano essere rimosse, e la democrazia nel nostro Paese acquisti quella solidità, quella continuità, quella stabilità che coloro che l'hanno restituita al Paese attraverso la lotta di liberazione intendevano darle.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Il Gruppo socialista si associa al cordoglio per le vittime, espresso dal Presidente del Consiglio Regionale e dal Presidente della Giunta Regionale. Si associa allo sdegno per questo ennesimo e tragico fatto, che alimenta sempre di più quella strategia della tensione che ha un volto solo, non duplice, e sul quale intendiamo richiamare fermamente l'attenzione del Governo affinché attui con decisione tutte quelle iniziative che sono di sua specifica competenza per la salvaguardia delle istituzioni democratiche e repubblicane.
In questo compito di difesa delle istituzioni della nostra democrazia della nostra libertà, il Governo ha certamente l'appoggio di tutte le forze politiche dell'arco democratico: i Sindacati dei lavoratori, i cittadini tutti, i rappresentanti negli Enti locali, i Consigli comunali, provinciali e regionali, tutti coloro che hanno combattuto per la libertà e che per la libertà sono ancora e sempre pronti a lottare.



PRESIDENTE

La seduta del Consiglio è sospesa in segno di lutto. I lavori riprenderanno alle ore 16.



(La seduta ha termine alle ore 12,30)



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