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Dettaglio seduta n.225 del 24/05/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Zootecnia

Esame progetti di legge n. 85-132-152-156 sulla zootecnia - Interventi regionali per il miglioramento ed il potenziamento della zootecnia (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Conti e Gandolfi, in aggiunta agli altri di stamani.
La parola al Consigliere Garabello che relaziona in ordine ai lavori della I Commissione.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, il parere della I Commissione sul disegno di legge che ora va in votazione è favorevole a maggioranza.
I Consiglieri componenti di maggioranza della I Commissione hanno ritenuto, concordandoli con la Giunta, di presentare sei emendamenti di carattere eminentemente tecnico di cui due al testo dell'art. 15 e inoltre ha deciso di sostituire l'art. 19 con quattro articoli dispositivi.
Al testo dell'art. 15 vi è un modesto emendamento modificativo, per quanto riguarda il pagamento degli interessi, che non ha un grande rilievo dal punto di vista politico, è essenzialmente una questione pratica.
Inoltre, per non ripetere un argomento che è contenuto negli articoli dispositivi, come secondo emendamento si propone la soppressione dell'ultimo comma dell'art. 15 già di per sé dispositivo e quindi fuori luogo, mal collocato.
Per quanto concerne i dispositivi finanziari si è ritenuto, in accordo fra la Commissione e la Giunta, di sostituire l'art. 19 con quattro articoli, 19, 20, 21 e 22 che disciplinano rispettivamente: le disposizioni finanziarie per le agevolazioni creditizie; le disposizioni finanziarie per le prestazioni di garanzia; le disposizioni finanziarie per gli incentivi in capitale; le disposizioni finanziarie per gli interventi da realizzare con prestiti regionali, riordinando cioè in ciascun articolo la materia di singoli capitoli di intervento previsti dalla legge.
Gli articoli sono piuttosto lunghi e diffusi e non sto ad illustrarli.
In particolare farò notare soltanto che nell'art. 22, quello relativo ai prestiti regionali, poiché siamo in una situazione di mercato del denaro piuttosto complessa, si è ritenuto di collegarci con le possibilità offerte dalla legge finanziaria 16.5.70 n. 281 che all'art. 10 prevede che le Regioni si possono indebitare sia con mutui che con prestiti, al fine di non predeterminare in un quadro di incertezza finanziaria come l'attuale e predeterminare in maniera formale il ricorso ad una sola di queste forme di entrata di denaro.
Tenuto conto di queste maggiori difficoltà che si hanno oggi sotto il profilo finanziario, la Commissione in accordo con la Giunta, ha stabilito di proporre al Consiglio che la Giunta regionale, nell'assumere le deliberazioni per i mutui o i prestiti predetti, lo faccia sentita la Commissione programmazione e bilancio del Consiglio regionale, tenuto anche conto della particolare natura statutaria di questa Commissione.
In tal modo la Giunta si trova nelle condizioni di poter fruire di un parere di natura tecnico-politica nel momento opportuno, il che indubbiamente alleggerisce anche le sue responsabilità e le precisa meglio.
Mi pare che con queste precisazioni gli articoli siano sufficientemente presentati e la Segreteria provvederà nel giro di pochi minuti a distribuirli a tutti i gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Molto brevemente signori Consiglieri, ma mi sembra che una legge così importante come quella che ci apprestiamo a discutere e mi auguro ad approvare entro questa sera, non possa passare senza una brevissima sottolineatura da parte dell'organo di governo della Regione, anche per sottolineare che è una legge che fa parte del quadro politico inserito nel programma che ha qualificato questa formazione di governo di centro sinistra.
Debbo dare atto ai colleghi Consiglieri che sono intervenuti questa mattina, salvo il particolare ulteriore approfondimento articolo per articolo, di un giudizio generalmente critico ma nello stesso tempo, nella sostanza, effettivamente tale - ed è questo che conta - da esprimersi in termini positivi, e vorrei anche dire concretamente positivi. Non mi riferisco ad interventi singoli e particolari, dò questo giudizio di valutazione complessiva compendiando quello che è stato detto dagli uni e dagli altri banchi da parte dei Consiglieri che sono intervenuti.
Si è accennato ad un certo scollegamento con quelle che sono le leggi nazionali, la cosa può anche essere sostanzialmente, in certa misura valida e vera, ma sono cose che capitano tutte le volte che da parte dell'organo centrale non ci si decide a fare quelle leggi quadro, o cornici, o di principio, a farle tempestivamente in maniera che le leggi regionali abbiano una certa sicurezza di ancoraggio.
Sono livelli diversi, con giustificazioni di critica in termini e in posizioni diverse, ma per quello che attiene a questa legge mi pare di poter ringraziare tutti i Consiglieri che sono intervenuti perch costruttivamente, sia pure criticamente la ritengono positiva e valida.
orrei, a questo proposito, fare un'affermazione di principio prendendo l'occasione dell'approvazione di questa legge. Anche qui, in certa misura almeno, si tenterebbe di fare intervenire la Regione a sostituirsi a quelli che sono compiti e doveri dell'organo centrale e la Regione in un certo senso a questo deve rifiutarsi, perché tocca e spetta a ciascuno la propria responsabilità. Non è possibile che si continui, come è tendenza (risultata anche in occasione dell'ultimo incontro dei Presidenti delle Regioni a livello interministeriale) a dire sopperite voi a determinate carenze dell'organo centrale. E quindi, non il rifiuto di carattere generale, ma il rifiuto ad accettare sistematicamente questa posizione.
Hanno ragione coloro i quali dicono che il testo di una legge e di una legge importante come quella di cui ci occupiamo adesso, dovrebbe pervenire più tempestivamente ai singoli Consiglieri perché ciascuno possa avere la possibilità di una disamina più approfondita, più attenta e più tempestiva.
Questo dipende un po' da una situazione contingente, dalle formazioni delle stesse Commissioni - colgo l'occasione per ringraziare per l'opera svolta dalla commissione per portare innanzi questa legge con una certa rapidità e per ringraziare in modo particolare il relatore Consigliere avv. Bianchi il quale ha veramente puntualizzata una certa situazione mettendo chiaro dinanzi agli occhi di tutti che cosa sia questa legge, quale ne sia l'importanza, pur con le sue zone d'ombra che evidentemente ci sono, ma con la prospettiva di una modifica di queste zone d'ombra, attraverso a due altre leggi che per lo più sono state chiamate leggine. Io sono un poco contrario anche formalmente ad accettare la terminologia delle "leggine" che sono di solito delle cose che passano un po' di straforo, no chiamiamole chiaramente leggi e leggi che, a nome della Giunta, voglio dare assicurazione che l'Assessore Armella e l'Assessore Chiabrando hanno già avuto incarico di predisporre, in maniera che possano essere portate rapidamente all'esame delle Commissioni e alla approvazione del Consiglio per far sì che la legge sostanziale di fondo che questa sera noi esaminiamo ed approviamo, abbia la possibilità concreta di una sua applicazione e realizzazione. Ecco l'impegno che prendo a nome della Giunta e mi torna opportuno chiarire questo spirito, questo concetto (che io intendo portare avanti) di una Regione non a carattere presidenziale, ma di una Regione che ha un Presidente dell'organo esecutivo, che è la Giunta, e di provvedimenti che vengono presi collegialmente, anche se evidentemente ci sono delle iniziative da parte degli Assessori che hanno avuto determinate e specifiche deleghe.
E' indubitato che la ragione di critica che è stata fatta questa mattina alla legge Marcora ha la sua validità, ma non tanto nella struttura e nella ipotesi legislativa quanto piuttosto in quella mancanza di ancoraggio di natura finanziaria che è certamente una cosa grossa perch fare delle leggi anche belle, anche buone è relativamente facile, diventa estremamente difficile renderle concretamente operanti se non hanno l'accreditamento dei fondi che sono indispensabili.
E' certo molto grosso il problema della zootecnia, si inserisce nel quadro di una crisi del mondo agricolo molto pesante in questo momento, ma non possiamo neanche dimenticare che ci troviamo in una situazione particolarmente delicata e difficile sotto il profilo economico ed anche sotto il profilo finanziario.
Mi è parso di avvertire, attraverso l'intervento di tutti, questo grosso senso di responsabilità di una critica che è giusto che ci sia. Non so, se mi fossi trovato sui banchi dell'opposizione, se mi sarei limitato anche alla formula di critica quale è stata fatta, giustissima; per dobbiamo tener conto di quella che è la situazione in cui oggi ci troviamo e da questa situazione dobbiamo responsabilmente, tutti, maggioranza ed opposizione, trarre delle conclusioni alle quali io mi sono sempre permesso di rispettosamente richiamare la minoranza avendone peraltro da parte della minoranza l'apprezzamento e l'adesione concreta: c'è un momento particolarmente difficile, il governo di centro sinistro che porta innanzi con qualche difficoltà la situazione della Regione Piemonte apprezza questi interventi nei limiti e nelle misure che vengono indicati. E' stato accennato ad un motivo critico che io non posso tralasciare ed è quello che non si sia prevista nella legge una certa forma di delega. Io desidero assicurare lei Consigliere Ferraris ed altri che hanno sottolineato questa carenza, che la denuncia in un certo senso è anche valida tuttavia la Giunta sta esaminando ed attentamente approfondendo il problema della delega nel senso e nel concetto generale. Questo per evitare che attraverso a deleghe particolari (abbiamo fatta una delega particolare, ed è quella relativa all'applicazione della legge sui libri scolastici per le scuole dell'obbligo) senza avere segnata una linea indicativa di carattere generale, sembra alla Giunta che sarebbe forse creare delle grosse difficoltà che si vogliono invece evitare.
Vorrei, avendo l'occasione di rivolgermi in modo particolare a lei Consigliere Ferraris che è sempre puntuale in questa materia, dirle che no non consideri il mio allontanamento dall'assemblea di Asti come una fuga.
Io tanti altri difetti posso averli, ma quello di fuggire dinanzi a responsabilità, quello di allontanarmi senza una ragione da un'assemblea no, non è nel mio carattere, nel mio temperamento e nel mio impegno. Ad Asti sapevano perfettamente che io avevo la disponibilità di un'ora per iniziare i lavori, per fare talune dichiarazioni, anche di carattere politico, altamente impegnative per quello che è l'azione di governo che questa conduzione il governo regionale intende di portare innanzi e quindi ritengo di non poter accettare delle censure; e ho anche intuito come in fondo la censura fosse apparentemente formale, ma certamente non anche sostanziale.
C'è un altro argomento che vorrei sottolineare, di carattere generale.
Non è che si prediliga l'artigianato rispetto all'agricoltura quando si assumono determinate forme di intervento anche legislativo, è che in fondo il problema dell'artigianato, molto grave, ha tuttavia una situazione più semplice, meno complessa, meno difficile di quella che è la situazione di carattere veramente complesso dell'agricoltura. Quindi non una predilezione o un abbandono di quelli che sono i problemi che debbono essere affrontati e che intendiamo affrontare anche per l'agricoltura, con la collaborazione e con la cooperazione di tutte le forze che ci possono dare dei suggerimenti. Per cui non rinuncia alla delega, non predilezione.
Si, certo, è esattissimo e credo di poterlo accettare in persona prima e a nome della Giunta; lo strumento dello sviluppo agricolo che abbiamo creato deve entrare immediatamente in funzione, deve operare per rendere la legge che approveremo questa sera attuabile, in una maniera quanto più possibile consona ad esigenze per la soluzione di questi problemi. E l'impegno è assolutamente in questa direzione.
Ci sono degli aspetti particolari sollevati dai colleghi Calsolaro Ferraris e da altri relativi alle percentualizzazioni tenendo conto del settore della montagna ecc. La Giunta non ha ancora preso in proposito una decisione, non sono in grado quindi, in questa dichiarazione di carattere generale, di esprimere un pensiero. Vorremo sentire, attraverso a quelle che saranno le illustrazioni dei vari emendamenti in proposito fatti, le considerazioni che possono portare all'accoglimento degli stessi oppure no.
Mi sembra pertanto di potere concludere che giustamente il Consigliere Menozzi ha sostanzialmente e concisamente tenuto il suo discorso dicendo che si tratta di una nuova politica zootecnica fatta a livello regionale attraverso alle linee di indicazioni, non sempre chiare, che vengono dall'organo centrale. Desidero assicurare il Consigliere Menozzi e l'intero Consiglio che questa politica zootecnica e questa politica dell'agricoltura sarà ulteriormente favorita e potenziata. E' stato lamentato che vi sia stato un impegno che poi non venne mantenuto per una certa conferenza relativa alla disamina del problema zootecnico. Io personalmente, ma credo di poter interpretare il pensiero della Giunta (anche se, in realtà, non l'ho, su questo argomento specifico, consultata) e anche quello dell'Assessore che ha la delega per i problemi dell'agricoltura, affermando che quello che non è stato fatto può essere fatto. E per quanto mi riguarda assumo l'impegno di realizzarlo, non tanto per creare un motivo di ulteriore spargimento di lacrime sul latte versato, perché le cose del passato devono essere vive soltanto in quanto danno una spinta per la soluzione dei problemi in avvenire e allora una loro validità ed una loro importanza, ma per esaminare e studiare insieme la complessità di questo problema e le linee indicative per una migliore soluzione. E vorrei ringraziando ancora il collega Bianchi per quella sua viva, trasparente vivace relazione, rifarmi alle parole di un collega che parla raramente, in questo Consiglio, ma che in questa materia reca una testimonianza ed una esperienza personale. Il Collega Bertorello, parlando di questa legge, ha detto che è un concreto avvio alla soluzione del problema. E' molto importante che il mondo agricolo, il mondo della zootecnia piemontese si renda conto che non è una legge toccasana che è tuttavia una legge responsabilmente presa dal Consiglio Regionale per dare l'avvio alla soluzione del problema, anche se - e l'ha sottolineato - la legge comporta un certo ritardo nell'assolvimento di un dovere che vogliamo portare a termine il più rapidamente possibile. Credo che il Consiglio Regionale del Piemonte con questa legge, pure nella varietà, nella difformità di talune valutazioni, renda un grosso servizio all'agricoltura del Piemonte specialmente al settore della zootecnia e mi auguro che i frutti che potranno derivare siano pari e degni dello spirito che ha animato tutto il Consiglio nel discutere e nel portare innanzi la legge che stiamo per esaminare articolo per articolo.



PRESIDENTE

Ha così termine la discussione generale. Passiamo ora alla approvazione dei singoli articoli. Abbiamo circa 40 emendamenti, se riusciamo a non muoverci la votazione può avvenire più rapidamente, quindi prego vivamente i commessi di non lasciare entrare nessuno che non sia Consigliere, in modo che entro stasera possiamo varare la legge. Relazione sui progetti di legge regionali n. 85, 132, 152,e 156 "Intervento regionale per il miglioramento e il potenziamento della z ootec nia".
Art. 1: (Finalità) La Regione Piemonte attua interventi per la salvaguardia, lo sviluppo ed il miglioramento del patrimonio zootecnico e per l'incremento della produzione della carne, concedendo agli imprenditori agricoli, singoli ed associati, contributi, incentivi ed agevolazioni creditizie.
Le agevolazioni possono essere estese, nelle ipotesi previste dalla legge, ad altri tipi di allevamento oltreché a quello bovino.
Gli interventi devono essere conformi alle indicazioni dei piani di sviluppo delle Comunità montane e dei piani zonali, ove esistenti. Non vi sono emendamenti, nessuno chiede di parlare. Si procede alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della Votazione: Presenti e votanti 35 Hanno risposto SI' 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2: (Beneficiari - Territori) Ai fini della presente legge è considerato imprenditore agricolo che esercita professionalmente l'agricoltura, impegnando la propria attività in modo prevalente nell'azienda agricola che conduce.
E' comunque riservata la priorità ai titolari di impresa familiare diretto-coltrivatrice che ricavano il maggior reddito dall'azienda agricola e sono iscritti negli elenchi ai sensi delle leggi 22.11.1954, n. 1136 e 9.1.1963, n. 9 e alle cooperative od altre forme associative costituite in prevalenza da chi assuma la qualifica di imprenditore agricolo definita nel presente articolo.
Gli interventi previsti dalla presente legge sono riservati ad allevatori le cui aziende abbiano una capacità produttiva di almeno il 60 o il 40% del fabbisogno alimentare del bestiame allevato, se poste rispettivamente in pianura od in collina e montagna.
Sono considerate zone di montagna quelle definite come tali dalla legge 25.7.1952, n. 991 e successive modificazioni; zone di collina quelle così classificate nei Decreti Ministeriali 7.11.61 e 23.3.63 che potranno essere modificate con provvedimento del Consiglio Regionale su proposta della Giunta; zona di pianura le restanti.
Vi è un emendamento soppressivo e sostitutivo a firma dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "L'articolo 2 è soppresso e viene così sostituito: Art. 2: (Beneficiari/Territori) Gli interventi previsti dalla presente legge sono riservati ad allevatori che esercitano l'attività agricola a titolo principale possedendo una idonea e sufficiente capacità professionale, e le cui aziende consentono una produzione di almeno il 60% e il 40% del fabbisogno alimentare del bestiame allevato, se poste rispettivamente in pianura od in collina e in montagna.
Sono considerate zone di montagna quelle definite come tali dalla legge 25/7/1952, n. 991; zone di collina quelle così classificate nei Decreti Ministeriali 7/11/1961 e 23/3/1963 emanati in attuazione della legge 2/6/1961, n. 454, con le integrazioni derivanti dalla classificazione dell'ISTAT e di cui all'allegato a).
E' comunque riservata la preferenza ai titolari di impresa familiare diretto-coltivatrice ed alle cooperative od, altre forme associative costituite in prevalenza da chi assume la qualifica di imprenditore agricolo di cui al presente articolo di legge".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi, le ragioni che hanno indotto il nostro gruppo a presentare questo emendamento soppressivo e sostitutivo sono state da noi già stamani ampiamente illustrate in sede di intervento del dibattito generale.
Noi vogliamo solo qui ricordare, ripetere, sottolineare che questo articolo conferisce un taglio politico alla legge di cui stiamo ora discutendo ed è un taglio politico, ad avviso nostro, chiaramente inaccettabile intanto in quanto il volere stabilire la obbligatorietà per i beneficiari dei provvedimenti previsti della iscrizione agli elenchi mutue della Coldiretti e dell'Alleanza Contadini, viene ad introdurre un'intollerabile discriminazione che ci sembra contrasti innanzi tutto e prima di tutto con il buon senso, vista e stante la situazione di drammaticità della zootecnia e, subito dopo, contrasti con la stessa legislazione nazionale, e per meglio dire contrasti con la legge quadro dell'agricoltura, la così detta legge Marcora, che non introduce assolutamente discriminazioni di questo tipo. Sono queste le ragioni che ci hanno indotti alla presentazione dell'emendamento che viene affidato al voto del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, se permette risponderei su questo e nello stesso tempo anche sugli altri emendamenti che sono stati presentati all'art. 2 che definisce la figura giuridica dell'imprenditore che avrà diritto a queste agevolazioni e che, come ha detto giustamente l'amico e collega Carazzoni, dà il taglio politico a tutta la legge.
A questo proposito desidero partire dal disegno di legge originario della Giunta, il quale all'art. 2 diceva: "Ai fini della presente legge deve intendersi l'imprenditore agricolo colui che svolge prevalentemente l'attività nell'azienda agricola, ricavando dalla stessa la parte preminente del suo reddito". La Giunta intendeva quindi fare richiamo a due elementi: il reddito e il tempo dedicato all'azienda. Questo era il testo originario e perché è anche nel testo che la Giunta ha adottato? Perché le direttive della CEE che ho qui sotto (che lo Stato italiano deve ancora recepire) dicono che gli Stati membri definiscono l'imprenditore agricolo a titolo principale, ai sensi della presente direttiva, che comprende per le persone fisiche la condizione che il reddito agricolo sia pari al 50 del reddito complessivo dell'imprenditore e che il tempo dedicato alle attività aziendali non sia inferiore alla metà del tempo di lavoro totale dell'imprenditore.
Successivamente il governo italiano ha presentato un disegno di legge 2244 che deve ancora essere approvato e che all'art. 8 dice che l'imprenditore deve destinare due terzi del suo tempo all'azienda e il suo reddito deve essere pari a due terzi, però è una direttiva non ancora operante perché lo Stato Italiano non l'ha recepita. Quindi ci atteniamo alle disposizioni originarie della Comunità Europea, che parlano del 50%.
In Commissione è stato sollevato il problema del reddito che è difficile da accertare e mentre la Commissione è stata d'accordo che il maggior tempo sia dedicato all'azienda, ha discusso sulla questione del reddito, come accertare le imposte, ecc. Ecco perché è venuta fuori la soluzione dell'iscrizione alle liste dei coltivatori diretti in base alle leggi del '54 e del '63. Lo stesso disegno di legge 2244 predisposto dal governo italiano, dice, dopo aver parlato dei due terzi che ho citato prima, che i requisiti del reddito del tempo dedicato all'attività agricola sono comprovati da un certificato del servizio contributi agricoli unificati che può essere rilasciato in base agli atti, o a seguito di eventuali specifici accertamenti da svolgere con i poteri conferiti all'ufficio e agli istituti previdenziali delle leggi vigenti.
Questo dicono le direttive che devono ancora diventare operanti comunque è una soluzione che il governo italiano ha intravisto e noi riteniamo che agganciandoci all'iscrizione intanto rendiamo attuabile senza troppe contestazioni, la questione del reddito, nello stesso tempo diciamo che il tempo gioca in modo assoluto, mentre il reddito gioca ai fini della priorità. Noi diciamo che è riservata la priorità a chi, oltre al tempo maggiore, ha anche il maggior reddito ricavato dall'azienda. Mi pare che sia una interpretazione più elastica, delle norme comunitarie ed anche del disegno di legge 2244 del governo italiano. Noi chiediamo la maggior parte del tempo e per il reddito solo la priorità, quindi chiediamo l'iscrizione ma solo come priorità, non escludendo che possano avere dei benefici coloro che hanno solo il tempo maggiore dedicato all'azienda e non realizzano invece il reddito. Chiedo scusa se sono stato un po' lungo ma credo fosse necessario perché ci sono molti emendamenti e desideravo precisare i motivi per cui abbiamo scelto, anche in Commissione, questa soluzione che mi pare la migliore per rispettare da una parte le norme comunitarie e dall'altra la volontà del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Metto in approvazione per alzata di mano l'emendamento, non accolto dalla Giunta.
L'emendamento è respinto.
Emendamento del Consigliere Gerini: "Sopprimere i primi tre commi e sostituirli come segue: 'le provvidenze di cui alla presente legge sono riservate alle aziende agricole singole od associate che consentono una produzione di almeno il 60 o il 40% del fabbisogno alimentare del bestiame allevato se poste rispettivamente in pianura o in collina e montagna, condotte da imprenditori che esercitano l'attività agricola a titolo principale e possiedono una sufficiente capacità professionale'".
Desidera illustrarlo?



GERINI Armando

Signor Presidente, io l'ho già ampiamente illustrato questa mattina in modo indiretto il mio emendamento.
Voglio ancora far presente che dovrei qui far seguito a quanto ha detto il collega Carazzoni; aggiungo solo che questa legge durerà tre anni e mi pare che per una legge che mira al miglioramento e al potenziamento della zootecnia non debbano esserci discriminazioni. Questa discriminazione è assurda e non deve aver luogo. Noi miriamo a che si produca carne; non dobbiamo guardare in faccia nessuno. Chi produce carne deve essere beneficiario delle agevolazioni contemplate in questa legge.
Il mio emendamento è leggermente diverso da quello del collega Carazzoni, però i contenuti sono gli stessi. Mi rivolgo ancora una volta al Consiglio affinché mediti che non sia il caso di accoglierlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano, relatore

Mi inserisco a questo punto anche come relatore.
Indubbiamente questo articolo è un po' tormentato. Quando si va alla ricerca di definizioni relativamente nuove da calare in una situazione che è in evoluzione, si può essere di fronte a delle perplessità e le perplessità ci sono sul modo migliore, più pratico, che consenta la migliore gestione della legge per raggiungere risultati sui quali si consente largamente.
Intanto vorrei, come relatore, non accogliere la dichiarazione di odiosità discriminatoria che verrebbe attribuita a queste norme, prima di tutto perché la definizione principale non è contestata, lo stesso emendamento del collega Gerini, in modo un po' diverso, ma introduce una definizione pressoché simile, analoga od equivalente a quella ottenuta nel primo comma dell'articolo. Aggiungere un criterio di valutazione e di competenza di accertamento è quasi impossibile, cosa facciamo, gli esami per stabilire quali sono gli agricoltori competenti? Questo sì sarebbe probabilmente un criterio estremamente discrezionale e con possibilità discriminatoria. Il criterio della priorità, è già stato detto, se risponde a tutto un indirizzo che è andato maturando nella pubblicistica europea a riguardo degli interventi in agricoltura, non stabilisce una discriminazione perché non comporta una esclusione e la relativa ampiezza e larghezza del finanziamento in relazione a questa legge, l'hanno riconosciuto nelle vie brevi autorevoli rappresentanti del mondo degli allevatori e non dei piccolissimi, praticamente per le iniziative valide e non speculative darà possibilità di intervento per tutti; la legge non preclude, crea soltanto uno strumento che costituisce delle graduatorie che servono almeno a garantire coloro che hanno minor capacità di ricorso al credito di avere la garanzia di non essere sopravvanzati da chi ha anche quella maggiore efficienza che viene da maggiori dimensioni, da maggiore attrezzatura mentale, culturale, organizzativa e così via. Quindi non è un atto discriminatorio è una scelta politico-economica che non esclude nessuno e non escluderà nessuno in concreto. Resta qualche dubbio a me su quel ricorso agli elenchi formati in funzione e per finalità diverse da quelle della determinazione delle dimensioni aziendali e forse se avessimo trovato un riferimento (non so se valutare sotto questo profilo l'emendamento del Consigliere Franzi) ad una norma di legge dello Stato più precisa, probabilmente eviteremmo un rischio che a questo riguardo corriamo a mio modesto avviso, ma rientra nelle valutazioni fatte testé.



PRESIDENTE

La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non accoglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto

Vorrei fare un'osservazione di carattere tecnico. Il capoverso n. 3 nella sua formula lascia il dubbio che i beneficiari in definitiva possano essere non solo gli allevatori ma anche i proprietari dei terreni che saranno presi in affitto dagli allevatori, portati evidentemente ad allargare la loro azienda per aumentare il numero dei capi allevati. In definitiva non so se saranno proprio gli allevatori i totali e definitivi utilizzatori del premio e del contributo concesso da questa legge.



PRESIDENTE

Metto in approvazione l'emendamento del Consigliere Gerini.
L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo e sostitutivo del secondo comma dell'art. 2, a firma Franzi, Giletta: "E' riservata priorità ai titolari di impresa familiare che coltivano direttamente l'azienda, alle cooperative costituite in prevalenza da imprenditori agricoli coltivatori diretti.
Per la qualifica di imprenditore agricolo coltivatori diretto valgono le norme di cui al paragrafo a) articolo 48 legge 2 Giugno 1961, n. 454".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

La formulazione del secondo paragrafo dell'art. 2 ha sollevato contestazioni non indifferenti ed infatti ne abbiamo avuto l'eco proprio in quest'ultima tornata. Circa la priorità o la preferenza all'impresa familiare diretto-coltivatrice mi pare che sia consequenziale quanto è detto anche nello Statuto della Regione Piemonte all'art. 4 e cioè che "la Regione esercita la propria azione legislativa regolamentare e amministrativa, al fine di attuare le riforme necessarie per determinare giusti rapporti sociali e civili, condizioni di vita nelle campagne favorire l'impresa, singola ed associata di coltivazione diretta e familiare." Mi pare perciò che non ci sia motivo di fare altre considerazioni sul fatto che la legge sia orientata a privilegiare l'impresa familiare diretto coltivatrice.
Circa il fatto che ricavano il maggior reddito dalla azienda agricola non vorrei sollevare una polemica con l'amico Assessore Chiabrando quando fa riferimento alle direttive comunitarie; poiché se è vero che le direttive comunitarie introducono per la prima volta il concetto del "tempo" e del "reddito" per quanto riguarda l'individuazione dell'azienda agricola, e dell'imprenditore agricolo, differenziando e modificando così anche il concetto giuridico del Codice civile, tuttavia dobbiamo tenere conto che, pur trattandosi di direttive e quindi anche noi obbligati a rispettarle come abbiamo già rilevato in sede di dibattito consiliare: fino a che il governo italiano non le abbia recepito nella propria legislazione noi non possiamo anticiparne l'attuazione.
Il dubbio che mi sorge è proprio quello relativo alle modalità di determinazione del reddito ricavato dell'azienda. Noi sappiamo che la nozione del reddito è quella generalmente individuata attraverso l'accertamento degli uffici fiscali dell'imposta. Sappiamo anche che il meccanismo automatico dell'accertamento dei redditi ai fini delle imposte dirette dei produttori agricoli è fissato in base ai redditi agrari moltiplicati per dei coefficienti fissi. Questo cosa significa? Che nelle realtà il salario di un operaio della FIAT risulta superiore al reddito conseguito da un imprenditore agricolo. Se per ipotesi nella famiglia di un coltivatore diretto c'è un ragazzo di 19/20 anni che lavora in fabbrica e quindi non in età per essere considerato fiscalmente autonomo rispetto alla famiglia, ma obbligato a coacervare i propri redditi ai fini della imposta unica dei redditi, quell'azienda può essere esclusa dal beneficio di questa provvidenza per il fatto che il maggior reddito è quello ricavato dal lavoro del figlio.
Redditi di montagna e di collina. Si dice che si vogliono privilegiare le zone più disagiate, più depresse, quelle di montagna e di collina.
Vorrei sapere quale potrà essere il reddito di questi coltivatori di montagna e di collina, accertato in funzione del reddito tributario eccetto che si voglia introdurre, come Regione, un altro principio di accertamento dal "reddito" danneggiando i nostri produttori per dimostrare che hanno redditi superiori rispetto a quello fiscalmente accertati. Mi rifiuto di credere che si voglia arrivare a questi estremi.
Per quanto riguarda la terza ed ultima eccezione, relativa all'iscrizione o meno negli elenchi per l'assistenza malattia e per la pensione, devo dichiarare che quella è una legge che svolge un accertamento ad "hoc" per quanto riguarda gli aspetti assistenziali, ma non è un accertamento tecnico, tant'è che si fa riferimento ancora ai coefficienti di ettaro-coltura. Sistema che è stato scartato oramai da molti anni tant'è che per l'accertamento delle giornate imponibili ai fini dei contributi unificati si è fatto riferimento all'effettivo impiego di manodopera, proprio perché si è visto che non è un dato tecnico. Poteva andare bene in un determinato periodo, non oggi, e difatti la legislazione è stata superata.
Non vedo perché non si debba fare riferimento invece al comma a) dell'art. 48 della legge 2.6.1961 n. 454 e quindi impegnare gli uffici tecnici della Regione (che hanno possibilità) di fare l'accertamento analitico e stabilire se effettivamente il richiedente è o no imprenditore agricolo, se dedica o meno la propria attività in forma prevalente alla conduzione dell'impresa.
Dire poi che gli elenchi, per quanto riguarda la mutua e la pensione rispecchiano fedelmente la qualifica professionale del coltivatore questo proprio mi rifiuto di crederlo. In quegli elenchi sono scritti tutti, sono considerate coltivatori diretti anche persone che non hanno niente a che vedere con l'agricoltura che si sono iscritte perché mancava la mutua per gli artigiani o per i commercianti ed hanno trovato conveniente l'iscrizione alla mutua dei coltivatori diretti. Per tutti questi motivi io insisto per l'accoglimento dell'emendamento che ho presentato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Io credevo di aver detto chiaramente come la pensavamo su questo problema, ma si vede che non mi sono spiegato a sufficienza. Io ho detto che noi non vogliamo arrivare all'accertamento del reddito attraverso i canali fiscali, le imposte, ecc, e abbiamo scelto in alternativa il principio della iscrizione. Rileggo la frase: "Il requisito del reddito e quello inerente al tempo dedicato all'attività agricola, sono comprovati da un certificato del servizio agricolo contributi unificati ecc." E quando noi diciamo al comma che è comunque riservata la priorità ai titolari di impresa che ricavano il maggior reddito dall'azienda e sono iscritti questa "e" vuol dire che il reddito è dimostrato dalla iscrizione. Questo è l'intendimento della Commissione, se non va lo modifichiamo, se qualche avvocato ci suggerisce che non va siamo disponibili, però è chiaro che il tempo continuiamo ad accertarlo attraverso i vecchi sistemi degli uffici per il reddito non andiamo a fare nessuna ricerca, nessuno accertamento.



FRANZI Piero

Allora togliamolo.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

... ma è dimostrato dal certificato di iscrizione le cui norme dicono che per essere iscritti gli uffici dei contributi unificati accertano il tempo ma anche il reddito. Se poi in quegli elenchi sono iscritte persone che non dedicano il loro tempo ecc. credo che questo elemento giochi a favore di chi oggi fa questi emendamenti infatti, in quegli elenchi vi sarebbero più persone di quelle che secondo noi avrebbero diritto, quindi gioca a favore di chi vorrebbe allargare la possibilità di intervento.



PRESIDENTE

Quindi la Giunta non è favorevole all'accoglimento.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore

Poiché l'Assessore gentilmente, ad un mio gesto, mi ha offerto uno spiraglio, faccio osservare, non avendo avuto occasione di farlo prima, che affermando che la priorità è riservata ai titolari di impresa familiare diretto-coltivatrice, che ricavano il maggior reddito dall'azienda agricola e sono iscritti negli elenchi, si introducono due condizioni che sono separate e disgiunte ancorché nella seconda possa in qualche modo verificarsi la prima. Pertanto le soluzioni possono essere diverse e nell'ordine: accettare parzialmente l'emendamento sopprimendo l'inciso "che ricavano il maggior reddito dall'azienda agricola" e dicendo semplicemente "che sono iscritti negli elenchi", perché con la iscrizione negli elenchi c'è già questa definizione e non si sottopone la Giunta al rischio di doversi trasformare in ufficio investigatore in ordine a questi redditi accogliere parzialmente l'emendamento (e in questo esprimo anche il mio avviso) sopprimendo le due o tre righe che seguono a "coltivatrice" e sostituendole con "che sono così qualificati a norma dell'art. 48 legge 28 giugno ecc." Queste sono le due alternative che lascio alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Chiedo scusa al collega Bianchi ma la prima alternativa è sopprimere "che ricavano il maggior reddito dall'azienda agricola", e la seconda?



BIANCHI Adriano, relatore

La seconda è che dopo "diretto-coltivatrice" si dica "così qualificati secondo le norme di cui al par. a dell'art. 48 della legge 28 giugno".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Formalizziamolo, per poterlo esaminare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

A me pare che ci si voglia nascondere dietro un dito e che si tocchi con timore reverenziale il discorso del reddito. Sia implicito che, se per reddito intendiamo l'individuazione del capitale, allora non c'è più problema di coltivatori o di ex coltivatori, perché, sin quando vigerà il nostro sistema del segreto bancario, non avremo mai la fonte di accertamento. Ma siccome il discorso è collegato ad un impegno che la Giunta ha accolto, quando chiedemmo l'introduzione dell'Ente di sviluppo agricolo (argomento che stamattina è affiorato sulla bocca di qualche collega), io reputo che con l'art. 2, ove si fa espresso riferimento, più ancora che alla legge 22.11.54 n. 1136, alla legge 9.1.63 n. 9, ci viene fornito lo strumento, che va al di là dell'affermazione di principio e che consente di determinare l'esistenza, se non di un reddito di capitale, di un reddito di lavoro extra agricolo, sia esso reddito di lavoro autonomo sia esso di lavoro dipendente. E se si vuol dare efficacia ad un certo indirizzo, che sta sempre più prendendo piede nel nostro Paese come all'interno della comunità, dobbiamo fa sì che le agevolazioni vadano a quanti dedicano prevalentemente la loro attività manuale al lavoro agricolo e che ne percepiscono il maggior reddito, perché non è infrequente il caso di persone che, pur dedicandosi cinque giorni alla settimana all'attività agricola e un giorno solo ad un'attività extra agricola (attività accertabilissima senza disturbare i grandi inquisitori), in quel giorno percepiscono un reddito superiore a quello dei restanti cinque dedicati all'attività agricola.
A me pare, quindi, che il richiamo alle due fonti legislative e soprattutto alla seconda, abbia una sua validità è, perciò, che io mi sento di sostenerla, come l'ho sostenuta.



PRESIDENTE

Scusi, allora lei è favorevole all'emendamento?



MENOZZI Stanislao

No, sono contrario.



PRESIDENTE

Se il Consiglio consente, essendo questo un punto nodale ed essendoci due altri emendamenti a firma del Consigliere Franzi e l'altro della Giunta, sospenderei cinque minuti.
L'emendamento a firma Franzi suona: "dopo il terzo comma inserire: 'Possono richiedere gli interventi previsti dalla presente legge anche i proprietari di fondi rustici concessi in affitto ad imprenditori agricoli che si trovano nelle condizioni di cui al I e II comma del presente articolo, e che comunque la residua durata del contratto di affitto non sia inferiore a 6 anni".
Quello della Giunta, aggiuntivo, dice: "la destinazione delle strutture e delle attrezzature realizzate con le agevolazioni previste dalla presente legge, non può essere mutata per un periodo di almeno dieci anni dalla data degli accertamenti di avvenuta esecuzione".
Se il consigliere Franzi vuole illustrare il suo emendamento poi sospenderei la seduta.



FRANZI Piero

La ragione di questa proposta di emendamento va ricercata nel fatto che la legge tende nello spirito e nella sostanza a migliorare le infrastrutture aziendali per agevolare gli allevatori e soprattutto ridurre i costi di produzione. E' vero che la legge 11 febbraio n. 11 del 1970 dà la possibilità anche agli affittuari, in base agli artt. 11 e 14, di potersi surrogare ai proprietari qualora questi non volessero effettuare le migliorie necessarie ai fini aziendali, ma è anche vero che ci possono essere dei proprietari più favorevolmente disposti a fare le migliorie, per cui se lo scopo finale è quello di agevolare l'imprenditore che nella fattispecie può essere anche l'affittuario, non vedo perché non si debbano favorire i proprietari che intendono effettuare miglioramenti a beneficio e a vantaggio delle imprese. Siccome lo scopo è proprio quello di agevolare l'affittuario, voglio che abbia un contratto con una durata minima di sei anni perché possa beneficiare dei vantaggi portati da questi miglioramenti.
La legge che ho citato prima, prevede la durata minima dei contratti di affitto per gli affittuari in quindici anni, per cui se vogliamo i sei farli diventare nove sono ben disposto, comunque la durata minima del contratto per l'affittuario dovrebbe essere di sei anni, ciò non toglie però che i proprietari che vogliono fare dei miglioramenti potrebbero avvantaggiarsene per quel che riguarda le garanzie definite all'art. 15 di questa legge e quindi alleggerire l'onere fidejussorio della Regione. Non dobbiamo poi dimenticare che la legge sui contratti di affitto dà priorità per quanto riguarda i miglioramenti fondiari, all'iniziativa dei proprietari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore

Prima della sospensione vorrei fare due cenni di chiarimento.
Gli argomenti addotti dal Consigliere Franzi sono degni di attenzione e di meditazione, io penso però che se si dovesse prendere in considerazione la possibilità di introdurre un emendamento di questa natura, la si dovrebbe prendere in considerazione, in relazione all'art. 6, là dove si parla di mutui per strutture e per attrezzature e lì dove la proprietà con beni affittati può intervenire e dare garanzie e l'affittuario utilizzare queste strutture, non per tutta la legge.
Quindi pregherei quanto meno il Consigliere Pranzi di ritirare il suo emendamento all'art. 2 riservando a tutti la possibilità di esaminare se all'art. 6 si possa introdurre un emendamento che consenta sostanzialmente di fare mettere a disposizione le capacità di garanzia della proprietà rispetto all'impresa coltivatrice che la conduce.



BERTORELLO Domenico

Quante teste di legno andremo a scoprire?



FRANZI Piero

Mi dichiaro d'accordo sulla proposta del collega Bianchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Voglio esprimere, come del resto abbiamo già fatto in Commissione, la nostra netta avversione all'inserimento di questo emendamento, sia pure modificato come propone adesso il collega Bianchi perché allora tanto valeva avere accolto l'emendamento inizialmente respinto dalla stragrande maggioranza. A me pare che con l'art. 2 si è andati vicini ad una definizione di quello che sarà domani, se veramente lo vorrete fare, l'albo professionale, quel tipo di albo per il quale noi abbiamo dato la nostra adesione, se però in questa legge si introducono delle difformità di quella natura allora è inutile fare l'albo e noi siamo qui a dire che ritiriamo fin d'ora ogni appoggio perché in questo caso di albo non si può parlare.
Riuniamoci pure ancora, al massimo possiamo vedere quella frase che si riferisce al reddito anche perché a me pare fondamentale l'iscrizione nell'elenco della mutua, quella prevista dalle leggi, ma se ci imbarchiamo in una discussione capovolgiamo il senso dell'articolo e degli obiettivi che ci siamo proposti di perseguire.



PRESIDENTE

Gli emendamenti sono stati ritirati.



FRANZI Piero

No no, solo il secondo, sul primo c'è il discorso fermo.



PRESIDENTE

Allora l'emendamento aggiuntivo dopo il terzo comma è ritirato, rimane l'emendamento soppressivo e sostitutivo del secondo comma, a firma Frantoi e Giletta.
Il Consigliere Pranzi aderisce alla richiesta di sospendere per trovare un accordo, vorrei sapere se anche la Giunta aderisce.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è sempre disponibile.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 17.50 riprende alle ore 18)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Consiglieri Franzi e Giletta hanno ritirato anche il secondo emendamento.
E' stato presentato un emendamento all'art. 2 a firma Calleri, Bianchi Ferraris, Franzi: "Sopprimere al secondo comma le, parole 'ricavano il maggior reddito dall'azienda agricola'".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta dichiara di accettare l'emendamento.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Altro emendamento aggiuntivo a firma Chiabrando: "La destinazione delle strutture ed attrezzature realizzate con le agevolazioni previste dalla presente legge, non può essere mutata per un periodo di almeno dieci anni dalla data degli accertamenti di avvenuta esecuzione".
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Metto in approvazione l'art. 2 così emendato, per appello nominale.



BORANDO Carlo

Qual è l'emendamento?



PRESIDENTE

I due emendamenti uno Franzi e l'altro Franzi-Giletta sono stati ritirati e ne è stato presentato uno a firma Calleri, Bianchi, Ferraris Pranzi: "Sopprimere al secondo comma le parole 'ricavano il maggior reddito dall'azienda agricola'", ed è stato approvato.
L'articolo così emendato viene messo in approvazione.
Possiamo anche rileggere l'articolo.
Art. 2 : (Beneficiari - territori) Ai fini della presente legge è considerato imprenditore agricolo chi esercita professionalmente l'agricoltura, impegnando la propria attività in modo prevalente nell'azienda agricola che conduce.
E' comunque riservata la priorità ai titolari di impresa familiare diretto-coltivatrice che sono iscritti negli elenchi ai sensi della legge 22.11.1954 n. 1136 e 9.1.63 n. 9 e alle cooperative od altre forme associative costituite in prevalenza da chi assuma la qualifica di imprenditore agricolo definita nel presente articolo.
Gli interventi previsti dalla presente legge sono riservati ad allevatori le cui aziende abbiano una capacità produttiva di almeno il 60 e il 40 del fabbisogno alimentare del bestiame allevato, se poste rispettivamente in pianura od in collina e montagna.
Sono considerate zone di montagna quelle definite come tali dalla legge 25.7.1952, n. 991 e successive modificazioni; zone di collina quelle così classificate nei Decreti Ministeriali 7.11.1961 e 23.3.1963 che potranno essere modificate con provvedimento del Consiglio Regionale su proposta della Giunta.
La destinazione delle strutture ed attrezzature realizzate con le agevolazioni previste dalla presente legge non può essere mutata per un periodo di almeno dieci anni dalla data degli accertamenti di avvenuta esecuzione.
E' chiaro ora? Si proceda all'appello nominale per la votazione dell'art. 2.



BIANCHI Adriano, relatore

Chiedo scusa, ma si tratta di un chiarimento tecnico.
Io direi "la destinazione agricola" se no sembra che possiamo vincolare l'allevamento di vitelli o vacche da carne o da latte.



PRESIDENTE

La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Accoglie.



PRESIDENTE

Con questa modificazione, perché non sorgano discussioni, anche se si tratta di una modifica formale, metto nuovamente in approvazione l'emendamento aggiuntivo così emendato: "La destinazione agricola".
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano: all'unanimità.



BORANDO Carlo

Ma la destinazione di che cosa, dell'azienda o delle strutture?



PRESIDENTE

Delle strutture ed attrezzature.



BORANDO Carlo

Bella roba! Io ho un'azienda, costruisco le strutture, dopo di che vendo i terreni e mi tengo le strutture, che cosa ne faccio? Bisogna dire "La destinazione agricola dell'azienda".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La struttura è correlata con l'azienda.



BORANDO Carlo

No no, perché si possono vendere i terreni e tenere i fabbricati.



PRESIDENTE

Il Consiglio ha approvato l'emendamento così emendato.
C'è il voto contrario dell'Assessore Borando?



BORANDO Carlo

Io dico che si deve dire "La destinazione agricola della azienda".



PRESIDENTE

Il proponente Chiabrando accetta di dire "La destinazione agricola dell'azienda"?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, scusi Presidente, è già votato!



PRESIDENTE

E' votato, 29 hanno risposto



BORANDO Carlo

Io desidero che sia messo a verbale che il significato è "La destinazione agricola dell'azienda".



PRESIDENTE

Ma non basta, bisogna proporre degli emendamenti, oramai è approvato.
Metto in votazione l'art. 2 come è stato emendato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione : Presenti e votanti 33 Hanno risposto SI' 29 Consiglieri Hanno risposto NO 4 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3: (Agevolazioni creditizie per l'acquisto di bestiame) Agli imprenditori agricoli singoli o associati, che per gli allevamenti interessati aderiscono ai piani di bonifica sanitaria per la tubercolosi e per la brucellosi a norma delle leggi vigenti, sono concessi contributi in conto interessi su prestiti quinquennali per l'acquisto di giovane bestiame bovino da destinare alla riproduzione, proveniente da stalle indenni da tubercolosi ed immuni da brucellosi.
A favore di imprenditori agricoli singoli o associati sono pure concessi contributi in conto interessi su prestiti biennali per l'acquisto di giovane bestiame da destinare all'ingrasso. L'agevolazione di cui al comma precedente è accordata per un numero di vitelli pari al bestiame femminile posseduto ed in età di riproduzione e comunque non superiore a cinquanta capi annui per ogni imprenditore.
L'Interesse annuale a carico dei beneficiari è stabilito nella misura del 3%, restando a carico dell'Amministrazione regionale la differenza tra tale tasso e quello praticato dagli Istituti ed Enti esercenti il credito agrario.
All'art. 3 vi sono quattro emendamenti. Emendamento soppressivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Al terzo paragrafo sopprimere le parole '.e comunque non superiore a cinquanta capi annui per ogni imprenditore'".
Desiderano illustrarlo? Mi pare chiaro.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

E' chiaro, noi vorremmo soltanto dire che non comprendiamo la ragione di una limitazione di questo genere se finalità della legge è quella di incrementare la produzione della carne. Abbiamo un autorevole precedente cui richiamarci, Donat-Cattin, il quale nel piano carne per il Mezzogiorno non pone assolutamente limiti del genere.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Volete fare un compromesso storico anche voi?



CARAZZONI Nino

Per carità, lungi da noi l'idea, ogni tanto ci torna utile citarlo.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Non per niente siamo contro il piano carne del Mezzogiorno. Noi non lo accettiamo.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano: L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo del Consigliere Gerini: "Sopprimere il primo rigo e parte del secondo del 4 comma fino alla parola 'nella misura del 3%' così sostituendolo: 'l'interesse annuale a carico dei beneficiari le cui aziende agricole sono site in pianura è stabilito nella misura del 3% mentre per gli altri beneficiari le cui aziende agricole sono site in collina e montagna è stabilito nella misura dell'1%'". Desidera illustrarlo? L'Assessore?



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Noi non siamo d'accordo perché già tutta la legge prevede delle grosse agevolazioni selettive proprio a favore della montagna, per cui non riteniamo opportuno scendere ancora al di sotto del 3%, stante anche l'attuale costo del denaro che va al 12% e oltre. Questo 1% in più o in meno non cambia molto, ma porta delle complicazioni di carattere procedurale finanziario nell'esplicazione di istruttoria delle pratiche più che beneficiare l'imprenditore.
Io ho fatto un piccolo conto: ad una stalla di venti capi vanno dei premi particolari, proprio perché è in montagna, magari di un milione di lire in un anno, mentre l'1% in meno di interesse può farle un beneficio di 50.000 lire. Siamo a questi estremi, è minima l'agevolazione che diamo alla azienda ed è una complicazione per le pratiche d'ufficio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per questo emendamento bisogna fare riferimento ad altri due all'art. 7 proposti uno da Gerini e l'altro da Ferraris e da Marchesotti.
Non ho consultato specificamente la Giunta, ma c'è una ragione tecnica esposta dall'Assessore, che consiglierebbe di non accogliere questi emendamenti. Vi sono tuttavia delle ragioni psicologiche e sentimentali per cui penso di potere interpretare il pensiero della giunta dicendo che ci rimettiamo a quella che è la volontà espressa dal Consiglio, senza prendere una specifica presa di posizione.
E' chiaro che tecnicamente ci sarebbe un certo risparmio di denaro ma una cosa abbastanza limitata, comunque lasciamo che il Consiglio si esprima come crede e la Giunta accetta il risultato del voto del Consiglio.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Io vorrei aggiungere, a parte l'inconsueta procedura per cui mi sento un po' in imbarazzo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per togliere dall'imbarazzo chiedo cinque minuti di sospensione e così diamo una posizione a nome della Giunta.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Vorrei solo precisare che l'interesse che stabiliamo in questo articolo dobbiamo riportarlo per conseguenza in tutti gli altri articoli.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 18.20 riprende alle ore 18.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Eravamo rimasti all'emendamento del Consigliere Gerini. Prima di metterlo in votazione lo rileggo.
"Sopprimere il primo rigo e parte del secondo del 4 comma fino alla parola 'nella misura del 3%' così sostituendolo: 'l'interesse annuale a carico dei beneficiari le cui aziende agricole sono site in pianura è stabilito nella misura del 3% mentre per gli altri beneficiari le cui aziende agricole sono site in collina e montagna è stabilito nella misura dell'1%'".
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta ritiene di non accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede ancora di parlare? Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore

Signor Presidente, la questione ha assunto un certo rilievo poiché sono in discussione la montagna e la collina e cioè le zone della nostra regione che sono oggetto della maggiore attenzione e preoccupazione ai fini della soluzione dei problemi zootecnici che le riguardano, proprio per la vocazione principalmente zootecnica che queste zone hanno se devono svolgere un'attività di tipo agricolo.
Io mi richiamo alla mia stessa relazione che forse in questo momento cadrebbe in un'attenzione più viva sugli argomenti di merito, ricordando che la montagna e la collina sono oggetto di interventi specifici che sono quelli che mobilitano la maggior parte dei capitali; ne basti ricordare due, senza fare ricorso agli altri e cioè i premi per l'allevamento di bovine, di vitelle, quali che siano le razze, in misura molto elevata, e in queste zone ci sono le razze da carne in via principale, ma ci sono anche le razze da latte. E poi gli interventi per riattivazione dei prati-pascoli e la creazione di tutte le strutture relative e poi ancora gli interventi per la fecondazione artificiale. Quindi, se si fanno i calcoli dei capitali mobilitati destinati in via principale ed esclusiva alla montagna e alla collina, si vede che le condizioni di queste zone sono tenute in conto assolutamente prioritario, e quindi riterrei che la decisione, pur discussa in ordine al tasso, in relazione alle condizioni di mercato finanziario attuali e in prospettiva, è talmente favorevole per tutti che una discriminazione potrebbe avere, anche su quel punto, un aspetto psicologico che però non ha un corrispettivo, a modesto avviso di chi parla, né i vantaggi pratici, anzi, avrebbe delle conseguenze negative e maggiori difficoltà di gestione della legge e in riduzione dell'area di intervento per quegli interventi specifici da fare in conto interessi.
Quindi ritengo che il Consiglio possa votare con tutta tranquillità l'articolo, con il tasso proposto, convinto che per la montagna e per la collina è stato fatto tutto quello che poteva essere fatto nei limiti e nell'economia di questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Noi, coerentemente a quanto abbiamo detto in Commissione e nel corso del precedente intervento, sosteniamo questo emendamento; certo, avremmo preferito che fosse stata accolta la proposta del Presidente e che la Giunta avesse lasciato il Consiglio libero di esprimersi.
Non sarei intervenuto, non perché non sia convinto, ma perché posso anche riconoscere che si tratta di una questione abbastanza simbolica mentre avrei preso la parola per illustrare l'emendamento all'art. 7; se le ragioni sono fondamentalmente queste, se si tratta di una misura di favore simbolica per la montagna, allora questa ragione non ci sarà più quando discuteremo l'emendamento all'art. 7 dove invece si tratta di un maggiore intervento sostanziale.
Noi quindi adesso votiamo a favore di questo emendamento e ci riserviamo di riprendere il discorso sulla montagna all'art. 7.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare metto in votazione l'emendamento del Consigliere Gerini.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Al termine dell'articolo aggiungere il seguente comma: 'agli imprenditori con non più di 10 capi di bestiame può essere concesso, in via alternativa, un contributo del 25% in conto capitale per l'acquisto di non più di 5 capi'".
Intendono illustrarlo? La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Questo emendamento raccoglie molte richieste in tal senso espresse nel corso della consultazione da parte delle organizzazioni e vuole tener conto del fatto che là dove c'è l'azienda di più modeste proporzioni i titolari ricorrono malvolentieri al credito e preferiscono il contributo in conto capitale.
Nel corso di quella tessitura e ritessitura dell'elaborato, la Commissione a maggioranza aveva già approvato un comma addirittura assai più ampio, cioè arrivava fino a considerare le aziende di trenta capi, con una possibilità di ricorso a questa forma, assai più ampia. Poi, di fronte all'opposizione dell'Assessore, la Commissione ha ridiscusso ed ha accolto questa formula a maggioranza riduttiva, naturalmente nostro malgrado, ma piuttosto di niente ci siamo accontentati. Ho parlato di tessitura e di ritessitura, di tela di Penelope, ma l'Assessore è ancora riuscito a far cambiare per la terza volta parere alla Commissione.
Si è detto che per acquisti di questo tipo ormai tutti ricorrono al prestito, anche per le macchine agricole che sono piccole cose, ma io noto un'incongruenza perché quando arriviamo ai tori concediamo il contributo.
Io sono disposto, se ci sono altri, ad ampliare la portata dell'emendamento, soddisfatto invece se viene almeno approvata questa formula che affronta e risolve una situazione assai diffusa, soprattutto nelle zone collinari e montane in diverse province della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Questo emendamento pone, pur nei limiti in cui viene presentato, un problema più ampio della contingente situazione che il Consiglio Regionale nell'attuale stretta creditizia dovrà affrontare. L'intervento sul tasso di interesse, per mediare tra quello che è il tasso ufficiale e quello che è il tasso agevolato, mentre si deve porre la massima attenzione sulla possibilità alternativa di intervenire direttamente in conto capitale.
Per cui il Gruppo liberale dà il proprio parere favorevole nella visione più ampia di questa particolare modifica che viene proposta con l'emendamento testé letto.



PRESIDENTE

La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non accoglie.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento Ferraris-Marchesotti. L'emendamento è respinto. C'è un altro emendamento all'art. 3, proposto dal Consigliere Franzi: "Alla fine dell'articolo aggiungere: 'Agli allevatori delle zone montane può essere concesso in via alternativa un contributo del 35% in conto capitale, mentre ai piccoli allevatori di collina con non più di 25 capi grossi, sempre in via alternativa può essere concesso un contributo del 25% in conto capitale".
La parola al Consigliere Franzi, per la illustrazione.



FRANZI Piero

Le ragioni dell'emendamento, ampiamente illustrate questa mattina, sono in connessione con le considerazioni, fatte anche poco fa, che si deve trovare il modo di essere il più possibile larghi nelle provvidenze a favore degli allevatori delle zone più disagiate, o depresse che dir si voglia, quelle di montagna e di collina.
D'altra parte - l'ho detto questa mattina, ma lo ripeto per coloro che non erano presenti -, è singolare che dopo aver fatto tanti bei discorsi tante belle dichiarazioni, dicendosi animati dal desiderio di agevolare proprio le popolazioni di montagna, per fare in modo che montanari restino ancorati alle loro zone, all'atto pratico, cioè al momento di fare delle leggi regionali, si peggiorano le condizioni che esistevano con le leggi dello Stato! La legge statale n. 910 e le precedenti fissavano il contributo nella misura del 35% in via alternativa per l'acquisto del bestiame da parte degli allevatori di montagna. Ebbene, già con quelle provvidenze, che potevano sembrare gran cosa, le montagne si sono spopolate, gli allevatori dalla montagna sono scesi al piano. Non mi pare sia sufficiente concedere il contributo in conto interessi a gente che non vuol ipotecare la casa o il terreno. Insisto quindi proprio perché per le zone di montagna si voglia concedere questo 35%, analogamente a quanto veniva già concesso con la legge dello Stato. Ho ritenuto poi che si dovessero tenere in considerazione anche gli allevatori delle zone di collina. Si continua a dire, infatti, che le zone di collina vanno sempre più spopolandosi, e che una delle forme di utilizzazione dei terreni abbandonati delle zone di collina è il prato-pascolo, e così via.
Benissimo, allora troviamo una via di mezzo per i piccoli allevamenti, di 25 capi, di capi grossi, concedendo un contributo del 25%. E' una soluzione transitiva, però mi permetto ancora insistere affinché almeno per le zone di montagna venga concesso il contributo in via alternativa del 35%, come già previsto dalle precedenti leggi dello Stato.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Noi, che avevamo sostenuto in Commissione, come già ho detto, una proposta analoga, appoggiamo pienamente, con le argomentazioni che già ho espresso prima, l'emendamento del collega Franzi. Mi fa piacere rilevare come questa sensibilità sia stata qui manifestata da un esponente del Gruppo della Democrazia Cristiana. Non vorrei però che la sua dovesse rivelarsi una manifestazione puramente platonica, tanto per poter dire: anche noi, o anche qualcuno di noi, l'ha detto. Se questa convinzione non è soltanto del collega Franzi a titolo personale, ma anche del Presidente della Giunta, il che io mi auguro, sarà possibile rimediare al brutto voto dato un momento fa contro la montagna, ricomponendo la unità e la maggioranza nella votazione a favore di questo emendamento, che non ho difficoltà a riconoscere essere assai migliore del mio.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano, relatore

Signor Presidente, per essere molto schietto, dirò che in sede di Commissione, ad un certo momento, di fronte a considerazioni che alcuni Colleghi avevano svolto, avevo dichiarato la mia adesione, anzi, come talora avviene, mi ero occupato personalmente della formulazione dell'emendamento presentato poi dal Consigliere Ferraris. Se ora lo abbiamo respinto, non è per supina accettazione delle indicazioni della Giunta fatta prescindendo dalle loro motivazioni. Io ritengo che le mutate condizioni finanziarie, economiche, psicologiche, e la gestione di questa legge comportino un riesame di questo atteggiamento.
Più mi sono soffermato a ripensare su questi argomenti più mi sono convinto della estrema opinabilità della utilità di questa concessione. Il motivo di ciò è molto semplice. Oggi il più sprovveduto, il più isolato dei contadini sa che ottenere del denaro in prestito equivale quasi ad averlo in regalo, se la restituzione deve avvenire in prospettiva. Ora, chi chiede il contributo del 25%, se non ha disponibilità finanziarie deve ricorrere per il restante 75% al credito, non agrario ma ordinario, e dovrà pagare per tale prestito dal 16 al 17%, indebitandosi in modo insensato, e questo deve essergli impedito per evitare che vada in rovina; se invece ha il denaro occorrente non ha bisogno di ricorrere al credito, ed allora è assurdo che gli si conceda un contributo.
Credo che questo sia proprio un tipo di emendamento quanto meno estremamente opinabile. Le finalità che hanno mosso a presentarlo sono sicuramente buone, altrimenti la proposta non sarebbe venuta da autorevoli esponenti di organizzazioni sindacali o da un esperto e responsabile rappresentante del mondo agricolo quale è il Consigliere Franzi. Penso che anche il collega Franzi non mancherà di rendersi conto che quella proposta è una aggiunta che non si colloca utilmente nel contesto attuale, che non favorisce, o per lo meno è estremamente opinabile che favorisca, la montagna, o la collina. Respingere questo emendamento non significa affatto essere contro la gente della collina o della montagna.



BONO Sereno

Saranno i montanari a giudicare se non è essere loro contro.



BIANCHI Adriano, relatore

Ho fiducia nel loro giudizio, a meno che divengano succubi di chi andrà a presentare loro le cose in modo artificioso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Sarà la realtà della vita nella nostra Regione a dire nei prossimi mesi se sarebbe stato meglio favorire esclusivamente una politica di credito agevolato oppure intervenire nei confronti di quegli agricoltori che non hanno sufficienti garanzie per poter ottenere il credito, agevolato o no offrendo loro la possibilità di chiedere, a loro libera scelta, contributi in conto capitale.
Per le stesse ragioni con le quali avevo motivato l'assenso del mio Gruppo all'emendamento Ferraris, dichiaro con ancora maggiore convinzione il nostro voto favorevole all'emendamento Franzi.



PRESIDENTE

Qual è l'atteggiamento della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento Franzi. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Il testo dell'art. 3 rimane pertanto quello di cui avevo dato lettura.
Su tale testo si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 35 Hanno risposto SI' 21 Consiglieri Si sono astenuti 14 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4: (Premi per l'allevamento di bestiame bovino femminile) Agli imprenditori agricoli singoli o associati delle zone di montagna e di collina sono concessi premi per ogni vitella nata in azienda o eccezionalmente acquistata entro i primi quattro mesi di vita e portata sino al parto o all'eruzione dei denti picozzi da adulto. I benefici possono essere estesi alle zone di pianura per gli allevamenti di razza bovina piemontese e delle altre razze da carne.
Il bestiame deve risultare immune da brucellosi e da tubercolosi e deve far parte di allevamento sottoposto ai piani di bonifica sanitaria per la tubercolosi e la brucellosi a norma delle leggi vigenti.
L'indennizzo è di L. 70.000 per capo. Inoltre, senza limitazione di zona e di razza, può essere concesso un premio di L. 40.000 per ogni vitella nata da vacche iscritte al libro genealogico.
Può essere altresì concesso un indennizzo di L. 30.000 per le vitelle nate da vacche di razza piemontese utilizzate per le prove di progenie.
Sono stati proposti due emendamenti, entrambi dal Consigliere Franzi.
Uno suona così: "Al I Comma sopprimere: '. o all'eruzione dei denti picozzi da adulto'".
Il presentatore desidera illustrarlo?



FRANZI Piero

Sono disposto a ritirare l'emendamento, in considerazione delle spiegazioni avute questa mattina dal relatore avv. Bianchi. Gradirei per che risultasse a verbale tale interpretazione, o quanto meno risultasse poi nelle interpretazioni di carattere amministrativo del Presidente della Giunta, o dell'Assessore, che si tratta di una condizione introdotta unicamente per non escludere dal beneficio i soggetti allevati che non possano giungere alla gravidanza.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano, relatore

Il premio, signor Presidente, è stato previsto in funzione dell'impegno di portare al parto le bovine, in modo da garantire che questi soggetti siano destinati alla riproduzione e non ad altre finalità. Si dà per anche se eccezionalmente, il caso che questo risultato finale, bench l'allevatore abbia affrontato tutti i sacrifici per vederlo realizzato, per fatti dipendenti non da lui ma dalle condizioni del soggetto, non possa essere raggiunto. In tale evenienza, quando la bovina abbia raggiunto e superato l'età della eruzione dei denti, che si avvicina a quella alla quale può aprirsi il ciclo per arrivare al parto, il premio viene dato ugualmente. E' una condizione che si verificherà in casi limitati: non conviene però sopprimerla perché sarebbe a tutto danno dell'allevatore senza alcun vantaggio.



PRESIDENTE

Questo emendamento è allora ritirato.
Vi è ora l'altro emendamento Franzi: "Al II Comma sostituire la dizione: '. razze da carne", con 'razze idonee alla produzione della carne'".
Qual è in proposito il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è d'accordo.



PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento ora letto. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
L'articolo 4, così emendato, viene posto in votazione per appello nominale. Si proceda.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 36 Hanno risposto 36 Consiglieri L'art . 4 è approvato.
Art. 5: (Premio per sostituzione del bestiame infetto abbattuto) A favore di imprenditori agricoli singoli od associati che aderiscono ai piani di bonifica sanitaria vengono concessi premi da un minimo di L 50.000 ad un massimo di L. 70.000 per ogni capo sano sostituito al capo abbattuto in esecuzione del piano di risanamento.
Vi è un emendamento, per la verità improprio in quanto di questo tenore: "Precisare se il contributo di cui trattasi si deve intendere sostitutivo oppure in aggiunta a quello previsto dalla legge 615 e seguenti sulla Bonifica sanitaria del bestiame".



FRANZI Piero

Ritiro l'emendamento, in considerazione di quanto già precisato questa mattina in proposito dal relatore.



PRESIDENTE

Quindi, il presentatore ritira l'emendamento perché la precisazione richiesta è già stata fatta.
Non vi sono altri emendamenti. Nessuno chiede la parola? Si proceda allora all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 36 Hanno risposto SI' 36 Consiglieri Anche l'art. 5 è pertanto approvato.
Art. 6: (Mutui per strutture ed attrezzature) A favore di imprenditori agricoli singoli od associati sono concessi contributi in conto interessi per l'assunzione di mutui ventennali con istituti esercenti il credito agrario per la realizzazione delle seguenti opere: 1) - costruzione, ampliamento ed ammodernamento di organici complessi per l'allevamento zootecnico, ivi comprese le attrezzature fisse l'approvvigionamento idrico e l'allacciamento elettrico.
Il contributo è pure ammesso per l'acquisto di complessi esistenti, se integrabili, per ubicazione e caratteristiche con le aziende.
2) - costituzione e ricomposizione, ripristino e miglioramento di alpeggi, pascoli e prati-pascoli, ivi comprese la costruzione e la dotazione delle attrezzature fisse e degli impianti di cui al comma 1, le infrastrutture essenziali per i collegamenti stradali o di altro tipo. Il contributo è pure concesso agli Enti locali e ad altri Enti che siano proprietari dei fondi necessari, per realizzare le iniziative di cui sopra o ne abbiano la disponibilità almeno novennale. Il tasso d'interesse a carico dei beneficiari è stabilito nella misura del 3% Resta a carico dell'Amministrazione regionale la differenza tra le rate di pre ammortamento e di ammortamento calcolate ai tassi praticati dagli istituti di credito e le rate di pre-ammortamento e di ammortamento calcolate al tasso del 3%.
Sono stati proposti cinque emendamenti, che esamineremo nel dovuto ordine.
Il primo è stato proposto dal Consigliere Gerini: "Sopprimere il primo rigo e parte del secondo, fino alle parole 'nella misura del 3%', all'ultimo capoverso, così sostituendo: 'Il tasso di interesse a carico dei beneficiari le cui aziende agricole sono site in pianura è stabilito nella misura del 3 %, mentre per gli altri beneficiari le cui aziende agricole sono site in collina e montagna e stabilito nella misura dell'1%'".
Mi pare sia già stato illustrato. Qual è l'atteggiamento della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Nessuno più chiede di parlare, quindi metto in votazione l'emendamento Gerini. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Vi è poi un emendamento aggiuntivo Giletta-Franzi-Beltrami-Calsolaro Calleri: "I contributi possono essere concessi anche a proprietari con fondi affittati, se gli affittuari dei fondi sono imprenditori agricoli secondo la definizione contenuta nell'art. 2 della presente legge, se gli stessi si associano prestando il proprio assenso alla richiesta dei proprietari che assumono l'onere dei mutui e delle garanzie". Qualcuno intende illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore

E' stato da più parti osservato che vi è una vastissima categoria di affittuari, coltivatori diretti, imprenditori agricoli come definiti dalla legge che stiamo discutendo, i quali avrebbero sì diritto di avvalersi del beneficio previsto dalla legge del 1971 n. 11, che consente di far ricorso ad una procedura coattiva per assumere essi gli oneri di mutui di miglioramento, ma sono scoraggiati dalle difficoltà di questa procedura dalla conflittualità che talvolta essa comporta e dall'onere che dovrebbero affrontare. Ma esiste anche tutta una serie di proprietari, che sono gli enti pubblici, le Opere Pie e così via ed anche altri proprietari, che al limite possono non fare un calcolo meramente economico se c'è l'accordo e l'interesse dell'affittuario, prestare il fondo praticamente esclusivamente per l'aspetto formale della garanzia ai fini di realizzare strutture che interessano il tipo di conduzione che l'affittuario sta realizzando.
Non credo che si possa facilmente verificare quanto teme il collega Bertorello, quando ha parlato di "teste di legno". Non credo proprio che ci sia oggi alcuno che voglia stipulare contratti di affitto pluriennali con le conseguenze che contratti di affitto pluriennali possono comportare, per avere il limitato beneficio di poter realizzare qualche struttura.
Del resto, c'è sempre la possibilità dell'accertamento, anche postumo e se vi è stata una frode alla legge non solo è possibile revocare tutti i benefici del mutuo, ma si possono anche, come ci insegnano i presidenti e gli altri colleghi che si interessano di queste cose, adottare tutta una serie di misure, anche addirittura di carattere penale. Ritengo quindi che questa norma non deroghi al principio di favorire l'imprenditore agricolo ma lo realizzi in una condizione specifica che è vastamente diffusa nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

A nome del mio Gruppo dichiaro la totale avversione a questo emendamento, perché esso serve a far entrare dalla finestra ciò che abbiamo escluso dalla porta, ed invito la maggioranza del Consiglio a pronunciarsi su di esso con coerenza.
Non riprendo il discorso dell'Albo professionale, della scelta che è stata fatta. D'altronde, non ho il testo - perché forse è stato fatto solo ultimamente -, e non sono in grado di valutarlo in tutti i suoi dettagli.
Comunque, ricordo che per quanto riguarda il problema dell'affitto, la legge 11 e la successiva garantiscono la possibilità per l'affittuario di effettuare lui le opere, ed a questo fine abbiamo giustamente, per la prima volta, previsto la istituzione della garanzia fidejussoria della Regione perché questo affittuario possa assumere effettivamente, a pieno titolo, la sua funzione imprenditoriale e quindi anche sopperire direttamente alla mancanza di finanziamenti. Si dice che i finanziamenti sono scarsi riserviamoli allora a coloro che effettivamente si dedicano a questa attività. Infine, in ogni caso, c'è anche il problema dei concedenti a mezzadria, per i quali il problema è assai più grave perché il mezzadro non ha neppure la possibilità, che ha l'affittuario, di eseguire le opere: per obiettività, per coerenza, occorre includere anche quelli. E allora, a questo punto si include tutto: li abbiamo esclusi dal punto di vista di principio per farli poi rientrare qui, quando sostanzialmente si erogano i contributi.



BIANCHI Adriano, relatore

Possiamo benissimo aggiungere i mezzadri.



FERRARIS Bruno

Il mio discorso tende invece ad escludere delle categorie che sono state comprese, non ad includerne altri, diversamente si apre a tutti.
Insomma, chi ha una azienda e non è coltivatore, non è imprenditore, o la conduce con salariati, pur facendo l'avvocato eccetera, o a mezzadria, se mai fa già un investimento, un impegno maggiore. Arriviamo anche a beneficiare il proprietario assenteista. Io non so in questo modo dove vada a finire la scelta che abbiamo fatto. Torno a ripetere: si crea un precedente. Per cui si dovrà riflettere bene se si vuole poi andare avanti verso l'Albo professionale. L'impostazione che avevamo dato faceva prefigurare un Albo accettabile: se si fanno deroghe qui, le stesso deroghe verranno fatte passare anche nell'Albo.
Noi siamo quindi decisamente contro questo emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Mi sarebbe stato forse più facile rifugiarmi in corner, con l'astensione. Ma non è nel mio temperamento e nelle mie abitudini: non ho grandi patrimoni da difendere, ma ci tengo a non venir meno ai miei principi di coerenza. Non mi richiamerò alle "teste di legno", e mi guardo bene dal criticare il proponente dell'emendamento, che è il mio Capogruppo di cui ho avuto modo di apprezzare la sensibilità...



BIANCHI Adriano, relatore

Veramente, non sono il presentatore dell'emendamento, anche se non intendo ripudiarne la paternità.



MENOZZI Stanislao

Lo stesso vale, comunque, per i miei Colleghi, che hanno avallato quell'emendamento, apponendo in calce le loro firme. Ho fatto riferimento alla coerenza. Se non vado errato, in questa stessa aula, non molto tempo fa, vi fu un contrasto fra gli stessi miei colleghi della Democrazia Cristiana, quando si trattò di nominare o meno un rappresentante della proprietà fondiaria in una determinata Commissione. Il Collega Ferraris ha voluto ricordarmi ancora una volta - per quanto non l'avessi dimenticato il discorso dell'Ente di sviluppo: si ebbe una ampia discussione dialettica sull'art. 2 del testo di legge in fase di votazione. Circa la caratteristica dell'imprenditore, a me pare che sia estremamente pericoloso introdurre il principio che il proprietario con beni affittati possa rendersi partecipe di una attività pseudo-associativa con l'affittuario godendo dei benefici, più o meno cospicui, che questa legge prevede. Fu in considerazione di ciò che, dopo intenso dibattito all'interno della Commissione, si cercò di ovviare ai rischi, nei quali poteva incorrere l'affittuario, di vedersi negata la possibilità, pur avvalendosi della legge n. 11 e relative modificazioni, di sostituirsi al proprietario nei lavori di miglioramento fondiario in azienda, introducendo l'art. 15 (che non so bene se diventerà 18 o 19), non sono sulla garanzia sussidiaria sulla garanzia interbancaria di cui all'art. 36 del Piano verde, ma anche sulla garanzia fidejussoria da parte della Regione Piemonte.
E quando parliamo di proprietari con beni affittati, dobbiamo precisare bene che cosa intendiamo, collega Bianchi e 'colleghi cofirmatari dell'emendamento. Ci riferiamo forse al proprietario ex coltivatore che trovandosi nell'impossibilità fisica di continuare una sua conduzione, ha affittato le due, le tre, le cinque giornate di terreno? Pensiamo sia proprio costui quel tipo di proprietario che domani sarà disponibile per ricostruire e sviluppare un discordo imprenditoriale, insieme all'affittuario, se tale lo vogliamo considerare - ma lo è solo giuridicamente e non di fatto, secondo le direttive che si dovrebbero dare per lo sviluppo delle aziende? Noi pensiamo decisamente di no. E allora chi rimane? Rimangono i medi e i grossi concedenti, la cui attività non è stata ieri e non è oggi, quella di chi è appassionato all'agricoltura. Al limite conosco proprietari, che svolgono attività commerciali ed industriali, che concedono in affitto delle discrete aziende, altri che, addirittura, sono andati a cercarsi aziende abbandonate e inviano in loco uno o più dipendenti: è ammissibile che questi pseudo-affittuari siano ammessi a godere dei benefici che la legge prevede? Intendiamoci bene, vorrei essere anch'io proprietario di terreni e mi ispiro ad una ideologia che non ha mai negato valore alla proprietà. Ma qui si tratta di evitare dispersioni dannose, e allora occorre: 1) - preoccuparsi delle caratteristiche fondamentali dell'agricoltura regionale 2) - fissare bene chi dev'essere considerato imprenditore agricolo 3) - cercare di amministrare oculatamente i fondi, che, seppure cospicui - 17 miliardi - di fronte alle esigenze reali e sostanziali, che sono oggi reclamate, potrebbero anche rivelarsi poca cosa.
Non possiamo nemmeno fare la politica dello struzzo, mettendo la testa sotto la sabbia per non sentire e per non vedere i rischi che si possono correre: si è manifestato un certo risveglio e c'è un certo interesse, se debbo essere sincero fino in fondo, in queste ultime settimane; da quando si è incominciato a sviluppare un discorso più concreto sugli interventi zootecnici, io ho ricevuto forse più "non coltivatori" interessati, a conoscere questa legge, che coltivatori veri e propri.
Dichiaro quindi che, pur riconfermando piena solidarietà agli amici del Gruppo, al quale mi onoro di appartenere, di fronte a questo fatto e a proposito di questo emendamento, non mi rifugerò in corner con l'astensione, ma voterò contro.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Franzi.



FRANZI Piero

Considero mio dovere completare con qualche breve annotazione le considerazioni da me già fatte in occasione dell'emendamento presentato per l'aggiunta all'art. 3.
Pur non credendo di essermi dimostrato un ostinato difensore della proprietà fondiaria, tuttavia devo fare una osservazione di ordine giuridico, che gli avvocati ed anche gli amministratori di banche presenti in quest'aula potranno convalidare con il loro assenso o correggere.
Sulla base di quanto è detto all'art. 6 circa i mutui ventennali, non mi pare che l'affittuario sia legittimato a surrogarsi con tutte le possibilità che gli può offrire la legge n. 11, perché non ha la disponibilità del terreno e soprattutto manca la garanzia di durata che richiede l'istituto mutuante per la concessione del mutuo. L'affittuario in base alla legge n. 11, come massimo può beneficiare di una durata del contratto di quindici anni. Quindi, l'affittuario, se non c'è l'assenso e il consenso del proprietario, non può stipulare il mutuo, e pertanto sarebbe automaticamente escluso dai vantaggi offerti per il miglioramento delle strutture e delle attrezzature.
Mi rifiuto di pensare che ci sia qualcuno qui, in questo Consiglio, che non voglia invece sostenere gli affittuari, che rappresentano la parte più debole. Se si respingesse l'emendamento stilato dal collega Bianchi, in effetti i danneggiati sarebbero non tanto i proprietari, quanto gli affittuari, che sono gli imprenditori, e, visto che noi con lo Statuto abbiamo sancito il principio di sostenere l'impresa in conduzione diretta e in affitto, si verrebbe meno agli impegni statuari assunti.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro

Parlo a titolo personale, perché non so ancora quale sarà l'atteggiamento della Giunta. Desidero unicamente domandare ai firmatari di questo emendamento quali imprenditori rimarranno esclusi, se si accetterà di inserire il loro testo, dal diritto di beneficiare di questa legge, a che cosa è servita tutta la discussione che abbiamo fatto sull'art. 2 per fissare delle scelte, delle priorità. Non risulterebbero le scelte di priorità che ci eravamo proposti di fare.
Verissimo che questo emendamento va ad operare solo per le strutture.
Ma il proprietario non coltivatore, non essendo proprietario di bestiame automaticamente non ha diritto alle agevolazioni sul bestiame, perch questi spettano sempre all'affittuario. L'unico caso in cui bisogna passare, diciamo, la titolarità al proprietario è proprio questo, che noi veniamo a sopprimere, per cui nessun imprenditore resta escluso dalla possibilità di ottenere i benefici di questa legge assolutamente nessuno.
Con questa impostazione facciamo certamente un passo indietro non soltanto rispetto ai nostri provvedimenti ma rispetto ai Piani Verdi rispetto alla legge dello Stato, che almeno stabilivano delle priorità: qui tagliamo fuori addirittura anche la priorità, perché in assoluto questi avranno diritto a parità degli altri. Ne viene una scelta completamente diversa. Ma allora, ripeto, non ha alcun senso aver formulato l'art. 2 così come l'abbiamo formulato. Comunque, attendo che la Giunta si pronunci per pronunciarmi a mia volta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano, relatore

Vorrei dare il mio contributo per portare a conclusione questa discussione avendo tutti le idee chiare sui pro e sui contro, in modo da decidere consapevolmente, non sulla base di stati emotivi o passionali, o per amor di tesi.
Il Consigliere Chiabrando ha domandato quali resterebbero le categorie escluse se dovesse essere accettato e adottato questo emendamento.



FERRARIS Bruno

Senza dubbio, rimarrebbero esclusi gli operai e i contadini.



BIANCHI Adriano, relatore

Se questo emendamento non venisse accettato, verrebbero di fatto ad essere esclusi da questo beneficio una larghissima parte di autentici imprenditori agricoli rientranti nella categoria definita all'art. 2, che sono gli affittuari, forse non numerosi nelle province: di Torino e di Cuneo, ma moltissimi nelle province di Vercelli, Novara e Alessandria, e che sono anche coloro che si dedicano alla zootecnia. L'emendamento è formulato in modo da consentire che i benefici vadano non a tutti gli affittuari ma esclusivamente a quelli che rivestono la fisionomia di imprenditore agricolo e di coltivatore diretto, anche, quindi, con applicazione dei criteri di priorità che sono stabiliti all'art. 2. Il meccanismo serve solo a consentire che anche a questi affittuari sia permesso, attraverso l'intervento della proprietà, di fruire di agevolazioni che si proiettano nel tempo per venti anni. Quindi, non vengono estesi ad alcuno i benefici che la legge prevede; viene evitato che sia esclusa e penalizzata una categoria già più debole delle altre, che è coltivatrice diretta con aspirazione, semmai, a giungere alla proprietà tanto e più di altre. Non porta a congelare certe situazioni che non è interesse di alcuno congelare.
Questi sono gli scopi dell'emendamento. Se poi, malgrado la bontà di questi fini, ci sono altre motivate ragioni - riteniamo che i fondi non bastino, quindi occorre tagliare in concessioni per restringere la spesa sono disposta a riconsiderare la proposta ed a rimettermi, come sempre alle valutazioni che il mio Gruppo, che la maggioranza, che la Giunta vorrà trarre, perché in questa questione non sono impegnate coerenze né sono in gioco sacri principi pro o in contro. Però, non si dicano a sostegno della tesi avversa cose che non sono pertinenti all'argomento: questo emendamento serve solo ed esclusivamente, mettendo in moto un meccanismo che non sappiamo neanche bene quando riuscirà a funzionare, perché non saranno moltissimi ad applicarlo, a consentire che nessuno degli affittuari che sono coltivatori diretti, con imprese familiari e coltivatrici in via di priorità, o che sono comunque imprenditori agricoli in via prevalente con tutte le caratteristiche che abbiamo detto all'art. 2, sia escluso da questo beneficio.
Sappiamo qual è la realtà di quelle Province, soprattutto oggi che gli enti morali sono in queste condizioni, di poter subire anche la sollecitazione politica volta a far mettere a disposizione i fondi ai fini della garanzia, e quindi non vedo cosa si leda, dal punto di vista dei principi, cosa si alteri rispetto alle finalità della legge. Non si altera nulla di tutto questo, a mio avviso.
Se l'emendamento, così come è stato formulato, non dovesse rispondere a giudizio dell' Assessore o della Giunta, a queste dichiarazioni - ma a me sembra che le rispecchi perfettamente lo si dica, e ancora possibile apportare modifiche. In ogni caso ho ritenuto di accogliere, a nome degli altri colleghi firmatari, l'emendamento dell'emendamento volto a inserire anche i mezzadri, perché era legittimo e giusto rimediare ad un lapsus memoriae. Io penso che così potrebbe essere approvato, senza menomamente alterare la legge. Comunque, sta alla Giunta decidere.



CHIABRANDO Mauro

Gli eventuali esclusi chi potrebbero essere?



BIANCHI Adriano, relatore

Tutti quelli che sono già esclusi in base all'art. 2, perché non viene inserito alcun altro: sono esclusi tutti gli affittuari che non hanno la caratteristica della imprenditorialità agricola, l'impresa, la società che affitta dei terreni, l'industriale che affitta dei terreni, l'affittuario non coltivatore diretto, che non ha diritto alla priorità. Almeno nelle nostre zone, è chiaro che ci sono proprietari coltivatori diretti ed affittuari non coltivatori diretti; anzi, a volte sono proprio gli affittuari a non essere coltivatori diretti, perché hanno in affitto vaste aziende di proprietà di enti. Ebbene, questi non potranno beneficiare dei vantaggi concessi dalla legge. Ne beneficeranno soltanto coloro che, non essendo proprietari ma affittuari, hanno le caratteristiche previste dall'art. 2; e con loro, oltre tutto, ne beneficeranno coloro che ritengono, senza affatto associarsi, di dare il visto, il benestare, alle migliorie proposte. La firma significa semplicemente questo: si associano alla richiesta, non si associano al proprietario, non si impegnano ad altro che a dichiarare che questa provvidenza interessa ai loro programmi, ai loro piani culturali.
Questo il significato letterale ed esplicitato dell'emendamento.
Quindi, ritengo che ci possano essere altre ragioni, ma non quelle che sono state addotte, per votare contro o per opporsi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Semplicemente per dichiarare che la Giunta, consultata qui rapidamente accoglie l'emendamento proposto.



PRESIDENTE

Chiede, di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, credo che questo sia uno dei punti qualificanti di questa legge. Del resto, non a caso la discussione in merito a questa legge in sede di dichiarazione di voto dirò poi qualcosa circa i pericoli in essa insiti se non dovesse venir gestita bene, già emersi in parte dall'intervento del mio collega Ferraris - si è incentrata essenzialmente su chi beneficia di questa legge. A mio avviso sarebbe importante anche vedere su quali strutture essa agisce, perché sono poi queste che devono definire ed anche verificare la validità della legge. La mia opinione si discosta alquanto da quella di coloro che affermano che non questa legge noi vogliamo soprattutto incrementare la produzione di carne. Indubbiamente vogliamo fare una legge che si inserisce nella situazione in cui il problema dell'aumento della produzione di carne è essenziale, anche perch l'incremento della produzione non è soltanto in funzione degli interventi in zootecnia. Leggerò al momento opportuno la prima parte della relazione della Giunta, dove si danno giudizi interessanti sulla situazione del deficit della bilancia commerciale del nostro Paese: il problema della zootecnia trova qui una collocazione importante, e si danno anche determinati suggerimenti. Indubbiamente, il problema va visto in rapporto all'esigenza dì avere disponibilità nazionale di produzione di carne, anche per limitare l'importazione che viene fatta oggi dall'estero. Ma non è solo questo lo scopo della legge: noi vogliamo con essa intervenire sulle strutture, per modificarle, per trasformarle, per rendere la produzione agricola coerente all'aumento del reddito agricolo ma coerente con gli indirizzi di sviluppo produttivo nazionale. Sarò molto più esplicito quando mi rifarò al discorso che la Giunta svolge nella sua introduzione circa l'esigenza di intervenire non a sostegno dei prezzi - che viene qui ritenuta una delle cause fondamentali del deficit della bilancia commerciale - ma sul problema delle strutture. Quindi, io penso sia intenzione anche della Giunta e del Consiglio - quanto meno nostra lo è certamente - intervenire sul problema dell'aumento della produzione, ma anche intervenire razionalmente e organicamente in direzione della trasformazione delle strutture in agricoltura. Al limite, verificheremo che, ove questo intervento avvenga al di fuori di piani agricoli zonali noi correremmo il pericolo di incentivare, ottenendo risultati immediatamente importanti, ma non importanti al fine di una trasformazione valida per l'elevamento del reddito complessivo in Piemonte, che nasce da un riequilibrio dei redditi fra industriali e agricoli e quindi anche da diverse destinazioni di zona. Quindi, ove questa legge non fosse gestita all'interno dei piani agricoli di zona opererebbe certamente non in coerenza con gli obiettivi fondamentali che questa legge si propone. Chi ritenesse che noi interveniamo qui per vari anni, spendendo 75 miliardi solo per incrementare la produzione di carne, commetterebbe, a mio giudizio, un gravissimo errore. Anche perché non è la sola struttura produttiva, questa: si produce anche altro, in agricoltura.
Se il principio, allora, è questo, indubbiamente diventa importante stabilire chi ha diritto alla concessione dei prestiti, dei contributi, di tutte queste provvidenze che la legge prevede. A me pare di poter affermare che noi abbiamo interesse, proprio per quei principi di riequilibrio che abbiamo affermato anche nella discussione preliminare del Piano di sviluppo economico regionale, a favorire lo sviluppo e l'affermazione essenzialmente di quella parte dell'agricoltura piemontese che oggi è indifesa rispetto alla situazione, al mercato estero, alla concorrenza, anche a quella della grande azienda. Se il principio è valido - e a me pare lo sia-, noi indubbiamente interveniamo in modo, diciamo così, pro capite, ma vogliamo favorire fondamentalmente l'associazionismo dei piccoli produttori, perch sappiamo che oggi, ai fini di una gestione economica più efficace, conta anche la dimensione.
Ma, stabilito che l'oggetto, il soggetto fondamentale dell'intervento è il piccolo proprietario, che oggi dev'essere sostenuto perché possa produrre dei risultati immediati ma anche futuri, acquista importanza, e va valutata adeguatamente, la decisione che qui il Consiglio sta per assumere con questo emendamento. Non a caso a proposito dell'art. 2 si era già parlato di questioni, ed è stato escluso. La realtà della provincia di Torino si fonda molto sulla figura dell'affittuario, e quindi sarebbe un errore non favorire l'affittuario; ma l'emendamento, per quel che mi è parso di capire, tende anche a favorire i proprietari di fondi affittati o concessi a mezzadri (gli affittuari, i mezzadri ecc. ecc.). In sostanza include tutti, ma esclude, come diceva il mio collega Ferraris prima, una delle figure che hanno acquistato non so se soltanto in provincia di Torino, una fisionomia essenziale: quella del piccolo proprietario che è anche operaio.



BORANDO Carlo

Ma è l'affittuario, non è l'imprenditore agricolo?



BERTI Antonio

Non so se sono riuscito ad esprimermi con chiarezza. Io condividevo già la posizione espressa nel nostro emendamento, ripresa dal Presidente della Giunta, per quanto riguarda l'intervento in montagna, che va comunque favorito per una infinità di ragioni. Nel caso specifico l'intervento era marginale, ma aveva un valore simbolico, essendosi peraltro provveduto con successivi articoli a favorire l'intervento in collina o in montagna.
Avendo assunto questo atteggiamento, io credo che la Giunta faccia male ad accettare questo emendamento. Per due motivi fondamentali: in primo luogo di natura economica e di intervento organico in agricoltura, che fonda la sua capacità di essere valido nella misura in cui affonda le radici nella realtà del Piemonte, in secondo luogo anche per questioni di metodo.
E' estremamente interessante vedere come si concretizzino i vari emendamenti posizioni che traggono spunto da vari interessi, non sempre ben precisati. Mi pare però che sfugga l'interesse fondamentale, che è quello dell'agricoltura piemontese.
Ho voluto fare questo intervento, un po' estemporaneo, per invitare la Giunta, che ha accettato questo emendamento, a voler rimeditare questa sua posizione, per respingerlo e mantenere invariato, nella primitiva stesura che ad esso era stato dato, l'articolo, concordata credo con l'appoggio anche della Giunta, tanto è vero che l'Assessore l'ha sostenuta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Borando, in veste però di Consigliere.



BORANDO Carlo

Mi permetto di far presente che accogliendo l'emendamento si aderisce ad incidere nella realtà delle cose.
Voglio fare solo un esempio: noi, in Piemonte, abbiamo circa 300.000 pertiche milanesi di terreni di proprietà di ospedali, opere pie in genere le quali, come ognuno di noi sa, non sono degli imprenditori agricoli.
Tutti questi terreni sono concessi in affitto, e sono concessi in affitto ad imprenditori, dei quali più del 50% sono certamente coltivatori diretti.
Se l'emendamento in questione non venisse accolto, noi priveremmo tutte queste aziende, condotte da imprenditori agricoli, e, torno a ripetere, per la maggior parte da coltivatori diretti, dalla fruizione dei benefici che questa legge prevede.
Insomma, noi dobbiamo tener conto che stiamo preparando sì una legge tendente ad incrementare la zootecnia nel senso della produzione della carne ma anche del latte (non dimentichiamo mai che metà del fabbisogno di latte noi lo importiamo: se scoppiasse una guerra economica con i nostri amici Paesi della CEE noi saremmo pressoché ridotti alla fame anche per quel che riguarda il latte), e anche del letame. A casa mia, - provengo da una famiglia di agricoltori - ho sempre sentito dire che il letame non è un santo, ma fa i miracoli. I concimi organici sono indispensabili alla conduzione della terra. Noi oggi importiamo concimi chimici dalla Germania pagandoli esattamente tre volte in più di quanto li pagavamo l'anno scorso.
Ogni struttura zootecnica che produca queste cose è dunque certamente utile all'agricoltura.
Sono pertanto d'accordo con i colleghi che si sono dichiarati favorevoli all'emendamento. Si tenga anche conto che i proprietari con beni affittati - ivi comprese le Opere Pie -, che hanno i redditi bloccati da una certa legge che prevede che gli affitti devono essere adeguati sulla base di un minimo che va dal 25 al 60% di coefficiente moltiplicato il reddito dominicale, censito a catasto non investiranno mai soldi in strutture se non ...



FERRARIS Bruno

Così troveranno conveniente vendere le aziende agli affittuari coltivatori diretti. In fondo, lo scopo della legge è questo.



BORANDO Carlo

Perché, gli affittuari coltivatori diretti non debbono beneficiare come gli altri conduttori coltivatori diretti?



FERRARIS Bruno

Infatti, i benefici li abbiamo previsti per loro.



BORANDO Carlo

Ma sono in condizioni di minor favore rispetto ai proprietari, e quindi a mio giudizio devono essere posti in situazione di parità. Sarebbe una ingiustizia non farlo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vedo che la questione e molto controversa, anche se da parte della Giunta non vi sono perplessità sulla opportunità di accogliere l'emendamento proposto, salvo.



FERRARIS Bruno

Non si può certo dire che non vi siano perplessità da parte dell'Assessore Chiabrando, sia pure espresse in veste di Consigliere.



OBERTO Gianni

Presidente della Giunta Regionale. Non ho consultato - se mi consente di concludere il mio pensiero - l'Assessore Chiabrando, perché sarebbe stato assolutamente inutile dal momento che ha fatto come Consigliere chiare dichiarazioni, che non mi inducevano più ad interpellarlo come Assessore: io non sono di quelli che vanno a cercare il fumo, cerco la sostanza.
In merito alle eccezioni sollevate dovrei consultare ulteriormente la Giunta, ma non in modo affrettato, in relazione ad un impegno che avevo già in precedenza, per le 19,30, con i sei Prefetti delle varie Province del Piemonte a proposito di problemi relativi alla gestione dei CO.RE.CO. e altri che possono interessare in questa direzione, e per il quale sono già in ritardo. Certo, il Consiglio potrebbe benissimo proseguire i lavori in mia assenza. Se però io devo consultare la Giunta per rimediare la decisione di accettare l'emendamento, devo chiedere che questo incontro avvenga nella mattinata di domani, e quindi proporre l'aggiornamento a domani della prosecuzione della discussione della legge. Altrimenti, resta ferma la posizione che è stata assunta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, io non entro nel merito della proposta che ha fatto il Presidente della Giunta. Devo però far presente, purtroppo, che per poter giungere alla conclusione di questa legge deve riunirsi nuovamente la Commissione I, per difformità che si sono riscontrate negli emendamenti concordati stamani e successivamente presentati.
Nel regolare il calendario di lavoro, tenga conto anche della necessità di una riunione della Commissione I, anche se breve.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Credo che non finiremmo comunque per stasera, a meno di fare le ore molto piccole, il che non intendo affatto escludere. Se un rinvio pu servire ad un ripensamento della Giunta, a proposito di questo emendamento vi accondiscendo ben volentieri.
In tal caso, però, lo spostamento dovrà essere non a domani ma a lunedì mattina. Ritengo ci sia comunque tempo per la discussione, visto che il Consiglio è convocato per ben quattro giorni consecutivi che non dovrebbero essere assorbiti tutti dalla discussione sul bilancio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è d'accordo.



PRESIDENTE

Chiede ancora di parlare il Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Per una semplice precisazione che devo soprattutto al mio Capogruppo: quando ho fatto riferimento alla coerenza, ho inteso parlare della mia coerenza, senza voler mettere minimamente in dubbio la coerenza altrui. E' stato sostenuto che parecchi affittuari finirebbero con l'essere esclusi dai miglioramenti fondiari. Osservo anzitutto che, con i moderni indirizzi di tecnica costruttiva, si tratta, fra l'altro, di installazioni non costose; in secondo luogo, parecchi medi e grossi affittuari sono nel contempo anche proprietari di terreni e nulla osta che possano allogare le strutture, e le infrastrutture zootecniche sui loro terreni, e, d'altronde non è neanche difficoltoso procacciarsi una piccola area per fare le costruzioni medesime. Circa il discorso in merito alle proprietà degli Enti locali, degli enti morali, degli ospedali, non ho esitazione alcuna ad affermare che da anni si va portando avanti il discorso, anche in casa nostra, sulla opportunità di giungere ad una modifica di quelle forme di conduzione: basterebbe, per dare una valutazione sulla volontà operativa di quegli enti, osservare in quale stato di decadimento hanno lasciato andare non solo i ricoveri del bestiame ma anche le abitazioni civili.



BORANDO Carlo

Proprio per questo ho detto che bisogna aiutarli.



MENOZZI Stanislao

E' implicito che se la conduzione della proprietà in affitto non è più vantaggiosa economicamente, i primi ad orientarsi verso altri tipi di investimento, per favorire l'accesso alla proprietà all'impresa familiare diretto-coltivatrice, dovrebbero proprio essere quegli enti medesimi.
Quanto al letame, caro amico Borando, non credo sia il caso di portarlo in discussione, sei troppo abile Assessore e tecnico per non sapere che il letame, che le strutture le facciano gli uni o gli altri, mantiene intatte le sue proprietà di preservare la flora microbica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Mi associo alla richiesta formulata in precedenza dal collega Berti a nome del Gruppo comunista perché la prosecuzione della discussione su questa legge, se deve essere rinviata, lo sia non a domani ma a lunedì, in quanto domani i due rappresentanti liberali, come altri colleghi degli altri Gruppi, sono impegnati nella distribuzione dei testi della Costituzione e degli Statuti presso alcuni istituti, in base ad impegni da tempo assunti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Poiché la Giunta ha accettato di riflettere ancora su questa questione accogliendo l'invito del Capogruppo comunista Berti, vorrei, prima che si decida su questa questione, richiamare l'attenzione della Giunta e dei Consiglieri su una esperienza comune a tutti noi.
Nel primo Piano verde si è parlato di obiettivi per lo sviluppo della zootecnia, e proprio in quelle zone cui si riferiva il capogruppo della Democrazia Cristiana avv. Bianchi: l'Alessandrino, il Tortonese probabilmente anche il Torinese. Per la conoscenza che ho di quanto avvenuto nell'Alessandrino e nel Tortonese, so che i proprietari come gli affittuari hanno ricevuto cospicui contributi dal primo Piano Verde ma so anche che ciò non ha portato ad uno sviluppo della zootecnia; al contrario si è sviluppata la produzione del grano, e così la produzione del granoturco, in contrasto con gli obiettivi stessi.
Sappiamo, per quanto riguarda, ad esempio, la provincia di Alessandria che contributi concessi con quelle finalità sono stati poi impiegati in speculazioni in aree urbane. Ora, accettare questo emendamento all'art. 6 vuol dire né più né meno che ridar forza a quegli stessi principi che hanno fatto fallire lo sviluppo della zootecnia, in Piemonte e in Italia. Fai bene attenzione, Bianchi. Ci possono anche essere intenzioni diverse, da parte tua: ma in realtà, sei meccanismi non mutano, gli obiettivi non saranno raggiunti ma saranno ancora una volta disattesi. Il fatto che la Giunta e la maggioranza decidano di non intervenire in modo particolare a favore della collina e della montagna e accettino un emendamento come quello proposto, porta a rimettere in movimento gli stessi meccanismi di prima ed a ricreare le identiche condizioni.



PRESIDENTE

Prego i Capigruppo di trattenersi brevemente al termine della seduta perché io possa loro sottoporre una deliberazione della Giunta. La prosecuzione dei lavori si intende pertanto fissate alle ore 9.30 di lunedì 27.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

A Giunta è convocata alle ore 9 di quello stesso giorno.



BIANCHI Adriano, relatore

Vorrei chiedere al Presidente se non si potesse seguire questo ordine di lavoro: tener fermo il programma di far svolgere lunedì mattino le dichiarazioni introduttive alla discussione del bilancio, lasciando il pomeriggio per la continuazione della discussione in merito alla legge sulla zootecnia.



PRESIDENTE

Se il Consiglio non ha nulla in contra rio, lunedì mattina si procederebbe dunque all'apertura della discussione sul bilancio, con lettura delle relazioni, rinviando alla seduta pomeridiana la prosecuzione della discussione sulla legge per la zootecnia.
La I Commissione è convocata per le ore 9 di lunedì, qui, in sede di Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.45)



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