Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.219 del 24/04/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta. L'ordine del giorno reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Comunicazioni del Presidente 3) Interpellanze ed interrogazioni 4) Esame disegno di legge regionale n. 159: "Corresponsione al personale che ha assunto servizio presso la Regione Piemonte posteriormente alla data del 22 giugno 1973 di un acconto mensile sul trattamento economico derivante dalla futura legge sull'inquadramento nel ruolo organico della Regione".


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle sedute del 17 aprile '74, essendo stato il Personale in sciopero, verranno compilati subito dopo la consegna dei relativi resoconti stenografici da parte delle Stenografe e distribuiti in aula sicuramente all'inizio della prossima seduta consiliare. Non è stato possibile fare altrimenti.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Per l'odierna seduta hanno chiesto congedo i Consiglieri: Carazzoni Curci, Fassino, Gerini, Giovana, Nesi, Rivalta, Rossotto, Simonelli Zanone, Bianchi.
Il Consigliere Menozzi ha comunicato che giungerà alle 11,30.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto alla Legge regionale 21/3/'74: "Istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte".


Argomento:

c) Progetti legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

E' stato presentato il disegno di legge n. 159: "Corresponsione al personale che ha assunto servizio presso la Regione Piemonte posteriormente alla data del 22 giugno '73 ecc." E' stato altresì presentato il disegno di legge n. 160: "Protezione della flora", da, parte della Giunta Regionale in data 23 aprile '74, che è stato assegnato in data odierna alla V Commissione.


Argomento: Comunita' montane: Statuti

d) Presentazione Statuti Comunità Montane


PRESIDENTE

Sono stati presentati gli Statuti delle Comunità montane delle Valli Cusio, Mottarone, Po - Bronda - Infernotto, assegnati alla VIII Commissione in data 12 aprile 1974.
Il Commissario di Governo, apponendo il visto alla legge concernente l'istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte, ha osservato: "1^ ) la legge dev'essere integrata da altro provvedimento legislativo regionale, che fissi l'organico del Personale dell'Ente, e riconsideri gli articoli 11 e 12, laddove prevedono la possibilità della chiamata diretta per il direttore e per altri dipendenti, atteso che tali norme non sono in armonia con l'art. 97 della Costituzione e con lo stesso Statuto regionale nel combinato disposto del quarto comma dell'art. 81 e del quarto comma dell'art. 72 2^ ) la disposizione del secondo comma dell'art. 13 non va altrimenti intesa se non nel senso che il visto del Presidente della Giunta Regionale sulle deliberazioni dell'Ente costituisce semplice riscontro interno, che non esclude il successivo controllo dell'organo statale, di cui all'art. 41 della Legge 10 febbraio '53 n. 62, atteso che le deliberazioni stesse vanno in definitiva imputate alla Regione, della quale l'Ente è strumento di amministrazione indiretta".


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

e) Celebrazione dell'anniversario della Lotta di Liberazione


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ricorre domani la data del 25 aprile, data gloriosa nella storia italiana, che vide la vittoria di quelle forze e di quelle idee che erano state protagoniste e per le quali si era combattuta la Lotta di Liberazione.
In questi mesi di attività regionale abbiamo dato vita ad una serie di iniziative per ricordare, per far conoscere il più possibile, soprattutto tra i giovani, il significato, l'importanza di fatti e degli avvenimenti che hanno condotto, dopo lunghi anni di sofferenze e di sacrifici, al 25 aprile del 1945.
25 aprile che ha segnato l'inizio della rinascita del popolo italiano dopo lunghi anni di autoritarismo e sopraffazione del regime fascista lunghi anni nel corso dei quali tanti uomini coraggiosi, sempre più numerosi, si sono andati schierando dalla parte della libertà.
Al periodo della lotta antifascista clandestina è seguito il periodo della Resistenza armata, in cui uomini e donne si sono battuti in difesa di quei valori e di quei principi che hanno costituito poi la base della nostra Costituzione repubblicana. Principi di libertà, di giustizia aspirazioni di indipendenza, di autonomia, tutto ciò costituisce patrimonio di quella Resistenza italiana che ha portato alla liberazione della dittatura fascista.
La Costituzione ha sancito questa spinta di indipendenza e di autonomia del popolo italiano che ne ha caratterizzato la lotta.
Tutti noi ricordiamo, con commozione, come questa spinta di autonomia e di libertà abbia trovato, proprio negli anni di lotta, momenti memorabili di realizzazione anche nella nostra Regione Piemonte. Voglio qui ricordare la gloriosa repubblica dell'Ossola e gli altri esempi analoghi di indipendenza avvenuti nelle Langhe, a Nizza Monferrato, nella Valle Maira che si diedero una organizzazione autonoma, caratteristica delle diverse zone; e tale volontà ritroviamo ancora nell'incontro clandestino di Chivasso, realizzatosi nel 1943, nel corso del quale si formularono linee ed orientamenti in questa prospettiva autonomistica.
La Costituzione recepì questa spinta, questa volontà delle popolazioni di autoregolamentare, indipendentemente, il proprio sviluppo sociale: si usciva infatti da un periodo di buio, di autoritarismo, di accentramento burocratico. La Costituzione è il frutto di una volontà opposta, tendente allo sviluppo delle risorse individuali e sociali della collettività. Il potenziamento delle autonomie scaturì anche dall'orientamento che uomini memorabili seppero imprimere in questa direzione, e voglio qui ricordare Piero Calamandrei quale uno dei più illustri esponenti e sostenitori di questa linea (ricordiamo qui il suo discorso della Costituente dell'autunno 1945).
Come abbiamo, dunque, lottato per i valori della Resistenza, che vogliamo sempre più difendere, così oggi dobbiamo impegnarci per la realizzazione dei principi dell'autonomia e per il loro potenziamento.
Abbiamo dunque un compito importante. Ed è significativo ribadirlo in questa circostanza, la celebrazione del 25 aprile, ed in questa sede, la sede del Consiglio Regionale del Piemonte.
Celebrare il 25 aprile significa, infatti, commemorare la lotta e la conquista delle libertà perdute, ma per noi, in questa sede, significa soprattutto rinnovare l'impegno della difesa dei valori costituzionali concretizzare, con l'operatività, la volontà di rafforzare le nostre conquistate autonomie regionali.
Continuare il 25 aprile significa oggi porsi come osservatori attenti e sensibili alle esigenze della comunità regionale, ai bisogni e alle giuste rivendicazioni di tutta la popolazione, ed in particolare degli strati sociali meno abbienti e dei lavoratori, che hanno duramente lottato e contribuito alla Liberazione, che hanno giuste aspettative, e che guardano a questa realizzazione delle autonomie regionali con particolare attenzione e con notevole attesa.
Ricordiamo dunque il passato per operare meglio nel presente: è questo il pensiero e l'invito che rivolgo a me ed a tutti voi in occasione della celebrazione del 25 aprile.
Ma in questo 25 aprile 1974 non possiamo non ricordare i fatti tragici che si stanno susseguendo in molte città d'Italia: fatti di violenza attentati, che allargano sempre più la spirale del terrore, nel quadro di una strategia volta a minare la fiducia nelle istituzioni del sistema democratico, che trova il suo fondamento nella Costituzione.
Già in quest'aula abbiamo ricordato e condannato la bomba all'ANPI di Torino. Ma altri fatti, altri attentati, si stanno susseguendo, a ritmo sempre più intenso; né dobbiamo qui nasconderci che tutto ciò è strettamente legato al momento politico, alle scadenze politiche che ci attendono; momento delicato e scadenze importanti, che le forze reazionarie tendono a strumentalizzare a favore del loro disegno eversivo, per ricacciare indietro le conquiste che tutti i lavoratori hanno saputo realizzare dal lontano 25 aprile 1945.
Non possiamo non ricordare in questa sede un altro gravissimo episodio che riteniamo si collochi anch'esso, come gli altri già citati, in questo tipo di strategia del terreno, in questo disegno reazionario e fascista volto a generare disorientamento e sfiducia nei cittadini: mi riferisco al rapimento e all'attuale sequestro del sostituto procuratore della Repubblica di Genova, magistrato Sossi. Oggi temiamo per la sua vita e ci auguriamo che possa uscire presto incolume da questa vicenda, ma soprattutto ci auguriamo che venga fatta chiarezza, che emergano i veri responsabili, che noi individuiamo nelle forze reazionarie eversive della provocazione. Vogliamo che tutto ciò venga detto con chiarezza da chi ha la competenza e l'autorità di fugare ogni dubbio su questo punto.
Nel concludere, permettetemi, signor Presidente della Giunta, signori Consiglieri, di ringraziarvi anche con un omaggio - la lapide di Calamandrei sulla Resistenza, che tangibilmente riassume i valori che ei ispirano nella nostra costante attività - del generoso contributo da voi dato alla causa della democrazia ed allo sviluppo della nostra Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Chiede di parlare sulle comunicazioni il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Per un chiarimento sulla apposizione del visto del Commissario di Governo alla legge per l'Ente di sviluppo agricolo.
Vorrei sapere con esattezza quale iter si intende ora seguire per questa legge. Sarà il Consiglio a prendere in esame le annotazioni del Commissario del Governo e a decidere se e quali modifiche adottare, oppure le variazioni suggerite scatteranno automaticamente? Nel secondo, caso ritengo che occorra prendere in considerazione alcune altre questioni. La prima è che, se non abbiamo niente da eccepire alla prima osservazione, che del resto corrisponde ad una posizione che il nostro Gruppo aveva espresso qui in Consiglio, ci sembra particolarmente grave la seconda, laddove si afferma che gli atti dell'Ente devono andare al Commissario di Governo.
Ciò, secondo me, è in contrasto con lo spirito dell'art. 2, in cui noi affermiamo chiaramente che l'Ente di sviluppo agricolo è ente operativo della Regione e in quanto tale risponde alla Regione dei propri atti: se gli atti dell'Ente vanno al Commissario, si sancisce una autonomia effettiva dell'Ente proprio nella direzione di quei corpi separati che tutti abbiamo voluto evitare.
Il nostro parere è pertanto che questa legge debba tornare in Consiglio per le modifiche opportune. Se però così non fosse, mentre chiediamo che sia precisato l'iter da seguire, sosteniamo la necessità di opporci alle osservazioni del Commissario di Governo e di ricorrere contro la seconda osservazione, che a noi sembra gravemente lesiva di un principio che abbiamo stabilito in questo Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare sulle comunicazioni il Presidente del Consiglio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Rispondo per quanto di competenza dell'origano esecutivo. Io ritengo che le annotazioni fatte dal Commissario di Governo nell'atto di apporre il visto alla legge per l'istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte debbano essere sì considerate, ma senza allarmata preoccupazione.
Chiaramente si dice, per quanto attiene alla prima parte, che si dovrà con altro provvedimento, beninteso legislativo, provvedersi all'organico del personale che è richiesto: quindi, niente ritorno della legge in aula per questo, ma formulazione di una legge che copra questa mancanza rilevata nel testo di quella per l'istituzione dell'Ente.
Per il secondo punto, mentre personalmente (è la Giunta che dovrà vedere questo pomeriggio la questione) mi riservo di dare una precisazione eventualmente in Consiglio, o in privato ai Consiglieri che abbiano piacere di averla, dopo aver esaminato la questione sotto il profilo più squisitamente giuridico, direi, come prima impressione, che non si tratta se non della applicazione di una normativa che farebbe sì che tutti gli atti che vengono deliberati da un organo delegato - e in definitiva dovrebbe essere considerato organo delegato l'Ente di sviluppo agricolo debbano avere sì l'approvazione del Presidente della Giunta, della Giunta come fatto interno, ma non si possano sottrarre al controllo, nel caso specifico, trattandosi di atto di un ente delegato dalla Regione, di competenza del Commissario di Governo.
Approfondirò, comunque, l'argomento e sarò più preciso. Anche per questo non è comunque necessario un provvedimento legislativo, a mio avviso, perché è semplicemente un richiamo fatto nel momento stesso in cui si appone il visto alla legge fondamentale.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Mi spiace, ma non è riuscito a convincermi. Ammettiamo che la sua interpretazione sia quella valida: io chiederei all'Ufficio legislativo del Consiglio Regionale di esprimere un parere, intanto, su questa questione dopo di che decideremo se risolvere la cosa semplicemente così. Secondo noi, il problema è più serio e si dovrebbe valutare se non sia il caso di respingere le osservazioni, e decidere in quale forma farlo (a mio avviso non può che essere il Consiglio, in quanto ha approvato la legge, a respingere questa osservazione del Commissario).



PRESIDENTE

La questione posta dal Consigliere Berti presenta due aspetti.
C'è un aspetto di natura formale, per cui una volta apposto il visto non sono proponibili né interpretazioni né limitazioni da parte del Commissario di Governo.



BERTI Antonio

In altre parole, se non siamo d'accordo sulle osservazioni, la legge si applica così come era stata formulata.



PRESIDENTE

In questo senso mi sono espresso proprio ieri, in occasione della visita del ministro Toros, facendogli presente che i "con che", i vecchi "con che" amministrativi, non hanno per noi più alcuna validità. La legge quindi procede il suo cammino così come è stata formulata e viene interpretata secondo lo spirito che la informa.
C'è poi un secondo aspetto. In primo luogo, se quelle che sono raccomandazioni rispetto al personale debbono essere con successivo provvedimento portate in aula, ma questo è, direi, un indirizzo politico in secondo luogo, se ci si deve adeguare rispetto al controllo o meno, e questo è un altro indirizzo politico.
Indirizzi formali la legge non ne ha: una volta apposto il visto, non ha più alcun vincolo se non quello della sua interpretazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per cui, pregherei di non ritenere concluso il discorso e di sentire il parere dei giuristi.



PRESIDENTE

E' già stato richiesto il parere dei giuristi. Riporteremo quindi il discorso anche in aula.
E' noto che su quasi tutte le leggi, quando vengono approvate, il Commissario di Governo fa alcune osservazioni. Ma queste osservazioni, come io mi sono permesso di dire al Commissario di Governo, non hanno alcuna efficacia vincolativa.
Faccio un esempio. In rapporto alla legge riguardante il Comitato di controllo, il Commissario di Governo aveva osservato che ai membri supplenti l'indennità avrebbe dovuto essere corrisposta soltanto nel momento in cui essi operano in sostituzione degli effettivi; ma nella legge noi avevamo precisato ben chiaramente che i membri supplenti partecipano costantemente ai lavori, e quindi quella eccezione è inaccettabile, tende a dare alla legge una interpretazione difforme da quella da noi intesa. Il Commissario di Governo può benissimo rifiutare il visto alla legge rinviandola perché sia modificata su un qualche punto, ma non può, dopo averla vistata, pretendere che ad essa si dia una interpretazione tale da snaturarla.



CALSOLARO Corrado

E' una interpretazione tutoria.



PRESIDENTE

A che si ridurrebbe allora la nostra competenza di legislatori?


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Lo Turco, Vecchione, Revelli, Raschio in merito alla ripresa delle trattative sulle vertenze aziendali in atto presso la Direzione Unifarma


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Interpellanze ed interrogazioni".
Debbo purtroppo rilevare che vi sono numerose assenze e ben undici congedi fra i Consiglieri, per la seduta odierna. Mi permetto pertanto di richiamare una volta ancora il Consiglio ad una doverosa maggiore assiduità alle sedute.
In ordine cronologico, vi sarebbe da discutere anzitutto una interpellanza del Consigliere Nesi presentata il 28 febbraio, ma la discussione deve essere accantonata per l'assenza per congedo del presentatore.
Sono poi riportate in elenco le interpellanze presentate in data 28/3 dai Consiglieri Besate-Rivalta-Sanlorenzo ed altri e Nesi e l'interrogazione del Consigliere Garabello relative alle vicenda della "Gazzetta del Popolo". Ma, se non vado errato, l'argomento è già stato trattato in altra seduta e pertanto tali documenti possono essere archiviati.
Passiamo all'interpellanza presentata il 28/3 dai Consiglieri Lo Turco Vecchione-Revelli-Raschio: "Ripresa delle trattative sulla vertenza aziendale in atto presso la Direzione Unifarma". E' una vertenza che mi pare si sia conclusa in questi giorni. Gli interpellanti desiderano illustrare il loro documento? Allora ha facoltà di rispondere l'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

L'"Unifarma S.r.l." venne fondata a Fossano nel 1947 da venti farmacisti fossanesi come società commerciale per la vendita all'ingrosso di medicinali alle farmacie consociate, con il versamento di un capitale di 20 milioni di lire. L'azienda ebbe subito vita florida e poco per volta si espanse.
Nel 1971 aprì una filiale ad Alessandria ed un deposito a Casale Monferrato, nel 1972 costituì un deposito a Cuneo e al 1° luglio 1973 rilevò il personale (126 unità) e il magazzino dell'"Unione Farmacisti Torinesi" (UFT) di via S. Anselmo 16, trasformandola in propria filiale.
Due mesi or sono, i dipendenti erano complessivamente 320, di cui cento a Fossano e Cuneo, sessanta ad Alessandria e Casale, 160 a Torino.
Il 1° gennaio '74, nella filiale di Torino, l'Azienda, con una comunicazione indirizzata a tutti i dipendenti, pur registrando una flessione delle vendite nei mesi di novembre e di dicembre, dimostra la sua volontà e il suo relativo ottimismo di prorogare per altri sei mesi l'esperimento dei due turni, accettato una prima volta dai dipendenti, con il proposito di riprendere l'incremento delle vendite, passato dai 300 milioni di luglio ai 600 mila di ottobre.
L'8 febbraio 1974, le Organizzazioni sindacali presentano alla Unifarma una prima piatta forma di trattative aziendali per la filiale di Torino. Su osservazioni della Direzione viene formulata una nuova piattaforma, da estendersi a tutte le altre filiali della Società.
A questo punto, l'Azienda comincia a prospettare ai lavoratori alcune difficoltà strutturali nell'andamento dell'esercizio. Tuttavia, ha inizio la trattativa per la contrattazione aziendale.
Tra le dodici rivendicazioni presentate dalle Organizzazioni sindacali figuravano: l'inquadramento al quarto livello degli addetti alle "commissioni", delle telefonisti, degli autisti e dei "controllori"; il passaggio al terzo livello, dopo un periodo di dodici mesi ed in seguito a rotazione nelle mansioni, degli addetti alle "commissioni", delle telefoniste e dei "controllori"; la trasformazione del premio sul fatturato da una misura percentuale ad una cifra fissa di L. 9.000; i miglioramenti degli scatti di anzianità, della retribuzione in caso di malattia e di infortuni, degli orari, della mensa aziendale eccetera.
La Società non ha accettato tutte le proposte ed ha respinto specialmente la seconda, cui i dipendenti annettono particolare importanza.
I lavoratori hanno allora sperimentato uno sciopero articolato di due ore per reparto, consistito nel non vendere la merce pure essendo presenti ai loro posti.
In data 23 marzo u.s. l'Azienda, di sorpresa, ha chiuso improvvisamente la filiale e nello stesso giorno ha licenziato i dipendenti.
Le Organizzazioni sindacali - riunite nelle Federazioni lavoratori del commercio, comprendente la CGIL, la CISL e la UIL - sono state colte alla sprovvista dal grave provvedimento, ma hanno reagito con energia. Hanno subito chiesto l'intervento dell'Ufficio provinciale del lavoro e l'intervento dei competenti Assessori del Comune, della Provincia e della Regione. Inoltre hanno denunciato l'Azienda al Pretore di Torino per la serrata del datore di lavoro. Infine, 88 dipendenti licenziati hanno inviato altrettanti ricorsi allo stesso Pretore, chiedendo l'urgente riapertura della filiale.
La Giunta Regionale si è subito interessata della vertenza, e, a mezzo dell'Assessorato al Lavoro, ha sentito le parti e si è adoprata per il rientro dei provvedimenti di licenziamento. L'Azienda ha motivato la sua azione e posizione con una situazione economica passiva risultante, per chi la voglia esaminare, dal rendiconto che accludo.
Le Organizzazioni sindacali hanno sostenuto che la gestione della Società non appariva così grave da giustificare la serrata. In particolare il debito di 98 milioni che l'Unifarma aveva assunto nel 1973, quando aveva assorbito l'UFT, sarebbe sceso a 15 milioni nel marzo scorso e il fatturato sarebbe salito da 300 milioni a 670.
In data 16 aprile u.s., il Pretore ha accolto la denuncia delle Organizzazioni sindacali, dichiarando nulli i licenziamenti, ordinando all'Unifarma di corrispondere le retribuzioni con effetto dal 23 marzo u.s.
e disponendo la ripresa del lavoro.
In particolare, come risulta dalle notizie apparse sui giornali, la decisione pretorile si fonda su alcuni motivi rilevanti, fra cui la trattativa dell'imprenditore con i dipendenti per i miglioramenti salariali quando aveva già maturata la decisione, sia pure impostagli dalla necessità, di cessare due giorni dopo l'attività, e l'aver chiuso l'azienda ed espulso le maestranze senza preavvisi di sorta.
Sempre da quanto è apparso sui giornali, il Pretore, "in accoglimento del ricorso presentato dai Segretari provinciali della FILCAMS-CGIL FISASCAT-CISL, UIDACTA-UIL dichiara anti sindacale il comportamento tenuto dalla s.r.l. UNIFARMA, con sede in Fossano, mediante la comminazione a tutti i dipendenti della propria filiale di Torino dei licenziamenti di cui alle lettere del 23 marzo 1974, dichiara nulli e privi di ogni effetto i licenziamenti medesimi e ordina alla s.r.l. UNIFARMA di corrispondere ai dipendenti di cui sopra la retribuzione, a partire dal 23 marzo 1974".
E' vero che contro le decisioni del Pretore la Società può interporre appello. Però è ancora in corso la seconda causa, cui si è accennato promossa "in proprio" dai dipendenti, che avrebbe dovuto essere discussa insieme alla prima e che è stata "sospesa" per sessanta giorni, essendo venuta meno l'urgenza per effetto del decreto favorevole emesso dal Pretore.
I lavoratori sono ovviamente soddisfatti di aver potuto riprendere l'attività e di aver visto tutelati i loro diritti.
Le Organizzazioni sindacali e l'Azienda stanno ora esaminando insieme i problemi che riguardano la riorganizzazione del lavoro. L'Assessorato si è disponibile, prima ancora della sentenza del Pretore, a tutto ciò che nella tutela della occupazione, può consentire l'intesa fra le parti e la piena ripresa dell'attività.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Lo Turco. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore delle comunicazioni che ci ha dato, delle quali non posso che dichiararmi soddisfatto, tanto più che la vertenza almeno su un punto, quello dei licenziamenti, si è conclusa felicemente.
Non posso però non dolermi del fatto che la interpellanza, presentata il 1° aprile, sia venuta in discussione in Consiglio soltanto oggi. Non è possibile continuare a procedere in questo modo, non è ammissibile che si lasci passare tanto tempo prima di dare seguito ad una interpellanza concernente una vertenza che pone in pericolo l'occupazione di centocinquanta lavoratori (e domani potrebbe trattarsi di altre centinaia e centinaia), cosicché se ne parli dopo che sono intervenuti tutta un'altra serie di avvenimenti e che la vertenza si è conclusa senza che il Consiglio abbia potuto minimamente intervenire, senza che abbia potuto dibatterne approfonditamente.
Raccomanderei pertanto per il futuro una maggior tempestività nell'esame di interpellanze di questa natura, che riguardano il posto di lavoro, il pane di tante decine di operai.
Fortunatamente, questa vertenza, come ho detto, si è conclusa in modo positivo per una parte. Resta però aperta una seconda parte, quella sul piano contrattuale interno. Probabilmente, un padronato che alle richieste dei sindacati non ha saputo rispondere che con la chiusura ed i licenziamenti non mancherà di rispondere con altre azioni antisindacali antidemocratiche nel momento in cui l'azione rivendicativa dei lavori riprenderà. Invito quindi l'Assessore a continuare a seguire attentamente questa vertenza fino a che essa giunga felicemente in porto.



PRESIDENTE

A questo proposito debbo però dirle, Consigliere Lo Turco, che la Giunta si era dichiarata pienamente disponibile alla discussione immediata.
Se questa non è avvenuta che oggi è soltanto perché nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi si era stabilito allora di non portare per due sedute interpellanze ed interrogazioni, dato che si doveva procedere con urgenza all'approvazione di alcune leggi molto importanti.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Tengo a che la dichiarazione del Presidente sia verbalizzata, perch non è ammissibile che la Giunta si veda rivolgere appunti immeritati.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Ferraris, Marchesotti, Revelli sulla nomina della Commissione tecnica provinciale per la disciplina dell'affitto dei fondi rustici


PRESIDENTE

Interpellanza presentata il 28/3 dai Consiglieri Ferraris, Marchesotti Revelli "Nomina della Commissione tecnica provinciale per la disciplina dell'affitto dei fondi rustici".
Qualcuno dei presentatori desidera illustrare l'interpellanza? Allora ha la parola, per la risposta, l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Nonostante questa interpellanza sia ormai superata, comunico, com'è mio dovere, le precisazioni richieste in merito alla nomina delle Commissioni provinciale per l'equo canone dei fondi rustici.
Com'è noto, la "Gazzetta Ufficiale" del 27 dicembre 1973 ha pubblicato la Legge 10.12.1973 n. 814, che all'art. 2 prevede che i componenti la Commissione vengano nominati con decreto del Presidente della Giunta Regionale.
Le legge prescrive che i rappresentanti delle categorie dei proprietari e degli affittuari vengano designati da parte delle rispettive organizzazioni sindacali a base nazionale; maggiormente rappresentative tramite le loro organizzazioni provinciali.
L'Amministrazione regionale ha invitato nel mese di gennaio le Organizzazioni provinciali dei Sindacati agricoli dei proprietari e degli affittuari a designare i propri rappresentanti. Nel corso del mese di febbraio le Organizzazioni hanno comunicato i nominativi dei loro rappresentanti. Le ultime segnalazioni, contenenti rettifiche ed integrazioni di precedenti segnalazioni, sono pervenute marzo.
Il 1° aprile ho convocato le quattro Organizzazioni sindacali interessate, allo scopo di definire la composizione delle Commissioni provinciali. Subito dopo ho sottoposto il problema al Presidente della Giunta Regionale, il quale il 10 aprile, quindi il giorno prima della scadenza dell'11 aprile, ha firmato il decreto di nomina delle Commissioni.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Esattamente, quando ho potuto portarlo dopo tutto il lavoro che abbiamo svolto con le varie Organizzazioni per raggiungere un accordo. Il Presidente ha dunque firmato in tempo utile i decreti di nomina.
Ora, oltre a comunicare la nomina agli interessati, abbiamo anche invitato i capi degli Ispettorati provinciali dell'Agricoltura a convocare immediatamente le Commissioni per l'inizio dei lavori.



PRESIDENTE

Ha facoltà di replicare il Consigliere Ferraris



FERRARIS Bruno

Prendo atto che la nomina è stata fatta in tempo utile.
Scopo di questa interpellanza era però soprattutto sottolineare che non è indispensabile arrivare all'ultimo momento, quando le leggi nazionali danno un mese, due mesi, tre mesi di tempo, stante l'interesse di creare le condizioni affinché questa legge, che ha avuto tutto l'iter che noi sappiamo, possa dare immediatamente i risultati che da essa ci si ripromettono.
Ho ricevuto alcuni telegrammi di protesta e ne ho già parlato all'Assessore. Non so come sia stata risolta la questione: spero che le Commissioni siano state costituite in modo da tener presenti tutte le organizzazioni esistenti ed operanti.
Ottima cosa aver impartito quella istruzione agli Ispettorati provinciali. Credo che l'Assessore all'Agricoltura della Regione debba farsi sempre parte diligente perché appunto la legge dello Stato sia applicata nel modo più corretto possibile, anche se nell'ultima stesura non sono passate quelle competenze che avrebbero dato maggiori attribuzioni al Consiglio e quindi soprattutto alla Regione.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze rinviate


PRESIDENTE

Segue ora tutta una serie di interpellanze e interrogazioni che non è possibile svolgere perché interpellanti o interroganti sono in congedo o perché se ne è concordato il rinvio Zanone-Fassino: "Celebrazione della figura e dell'opera di Luigi Einaudi nel centenario della nascita", per congedo Rivalta - Vecchione - Berti (interrogazione): "Acquisizione di aree per costruzione di parchi regionali per l'area metropolitana", per rinvio concordato Nesi: "Perquisizione effettuata nelle abitazioni di due esponenti della cultura torinese", per congedo Nesi: "Iniziative atte a scongiurare i gravi pericoli derivanti agli abitanti del Comune di Caselle dell'attuale sistemazione all'Aeroporto Città di Torino", per congedo Bianchi - Calleri: "Sciagura avvenuta nella sede ferroviaria di Rivalta Scrivia. Misure atte ad evitare il doloroso ripetersi di simili eventi e interessamento per le condizioni in cui versano le famiglie delle vittime" per congedo Rossotto: "Disinteressamento delle competenti autorità in occasione dello sciopero del 25/1 alla Fiat - Tutela della libertà di lavoro", per congedo Rivalta-Marchesotti-Berti: "Incarieo all'IRES di formulare un piano di sviluppo sul riassetto della rete dei trasporti pubblici operanti su scala regionale e comprensoriale", per rinvio concordato Nesi: "Notizie apparse su giornali secondo cui le Società petrolifere in attesa dell'aumento della benzina, non rifornirebbero più nel quantitativo richiesto le pompe distributrici di carburante", per congedo Nesi: "Attentato alla sede provinciale dell'ANPI e danni che l'ordigno collocato sulla porta ha causato all'intero stabile". "Gravi episodi di teppismo avvenuti ad Ivrea nei pressi dell'Istituto 'Giovanni Cena' e presso il Liceo Scientifico", per congedo.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Desidero soltanto dire che le due interrogazioni presentate del nostro Gruppo sono state rinviate perché la trattazione di esse è affidata al Consigliere Rivalta, oggi assente per motivi molto comprensibili: in questi giorni è diventato papà di due gemelli.



PRESIDENTE

Noi rinnoviamo le felicitazioni al Consigliere Rivalta. Comprendiamo benissimo che egli non sia presente oggi, dandogli atto che è stato costantemente assiduo alle sedute in tutti questi anni.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se il Presidente me lo consente, vorrei sollevare, molto bonariamente una questione: non è il caso di regolamentare anche la decadenza delle interrogazioni e interpellanze quando coloro i quali sanno che ci saranno le risposte si mettono in congedo? Altrimenti continueremo a riportare sempre lo stesso elenco e finiremo con il tenere indietro, suscitando proteste giustissime, interrogazioni ed interpellanze recenti talora urgenti. Si tenga presente che questa riunione, come il Presidente del Consiglio aveva detto ben chiaramente, è stata convocata quasi appositamente per smaltire interrogazioni ed interpellanze.



PRESIDENTE

Potrei prendere una tale iniziativa, e lo farei ben volentieri, solo se il Consiglio mi confortasse in questa decisione. Il Regolamento prevede che si dichiari decaduta una interrogazione o interpellanza in caso di assenza del presentatore, non contempla invece che ciò avvenga in caso di congedo.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Interrogazione dei Consiglieri Secchione, Fabbris, Sanlorenzo, sulla costruzione di una nuova Casa di Riposo nel Comune di Grignasco e annullamento della delibera da parte del CO.RE.CO


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dai Consiglieri Veechione-Fabbris-Sanlorenzo in data 14/2: "Contributo per la costruzione di una nuova Casa di Riposo nel Comune di Grignasco. Annullamento delibera da parte del CO.RE.CO. Iniziative per esercitare i poteri di vigilanza e controllo per l'assistenza agli anziani".
La parola all' Assessore Vietti per la risposta.



VIETTI Anna Maria, Assessore ai servizi e all'assistenza sociale

In risposta all'interrogazione dei Consiglieri Vecchione, Fabbris e Sanlorenzo, relativa alla Casa di riposo dell'E.C.A. di Grignasco, comunico che la Giunta Regionale, in base alla Legge 3 agosto 1949 n. 589 e successive modificazioni ed integrazioni in data 20/12/'72, ha deliberato un contributo annuo trentacinquennale del 4 % sull'importo di L.
200.000.000 a favore dell'E.C.A, di Grignasco per la Casa di riposo intitolata "82a Brigata Osella".
Si tratta di una Casa di riposo fondata nell'immediato dopoguerra per iniziative dei partigiani di Grignasco e che, dopo un breve periodo di funzionamento autonomo, fu poi gestita dall'E.C.A.
L'edificio ha una struttura superata. Dispone di 26 posti letto suddivisi in camere a 4, 5, 6 posti, con servizi igienici inadeguati e con locali per refettorio e soggiorno del tutto insufficienti.
La richiesta di contributo da parte dell'E.C.A. di Grignasco tende ad adibire l'attuale edificio a servizi generali e ad effettuare una nuova costruzione collegata a tale edificio per la ospitalità di 40 anziani, in camere a due letti, con servizi ed ampio terrazzino indipendente, soggiorno e refettorio adeguati.
L'E.C.A. ha approvato il progetto in data 31 ottobre '73 ed il Consiglio comunale, che già nel 1972, all'unanimità, aveva deliberato di vincolare la zona della casa esistente al fine di "garantirne sopravvivenza e ragionevole sviluppo", in data 5/11/'73, ha deliberato di concedere all'E.C.A. la fideiussione per un mutuo di L. 200.000.000.
Il Comitato di controllo - sezione di Novara -, esaminati anche gli esposti presentati dalla minoranza consiliare e da altri, in data 26/11/'73, ha apposto a tale delibera il visto di esecutività "senza rilievi".
Non ritengo che tale iniziativa possa considerarsi in contrasto con il disegno di legge n. 137, che promuove l'assistenza domiciliare, pur volendo privilegiare interventi volti a far sì che la persona anziana possa continuare a vivere nel proprio ambiente familiare, non è possibile prevedere un assoluto superamento delle case di riposo, che devono per essere adeguate, sia come strutture edilizie che come organizzazione di vita interna, per tutelare la dignità degli ospiti. Ciò al fine di permettere alle persone anziane una effettiva possibilità di libera scelta tra l'ambiente comunitario e la permanenza nella propria casa.
In particolare, rilevo che non si tratta di una nuova Casa di riposo ma di una struttura edilizia più adeguata, rilevo inoltre che gli attuali ospiti sono in gran parte non autosufficienti e che l'aumento dei posti è di appena 14 unità, determinando una disponibilità di 40 posti letto, non eccessiva per il Comune di Grignasco, tenuto conto che ha 4.709 abitanti e che su di esso gravitano alcuni Comuni non dotati di posti in Case di riposo.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Fabbris



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, colleghi, noi abbiamo presentato questa interrogazione per diversi motivi. Innanzitutto, per discutere nel merito la questione, che è stata ampiamente dibattuta nel Comune di Grignasco ed ha suscitato grande interesse fra la popolazione; fra l'altro, sono state presentate due opposizioni formali alla delibera adottata dal Consiglio comunale in secondo luogo, per avere chiarimenti circa la linea che intende portare avanti la nostra Giunta nel settore dell'assistenza agli anziani in terzo luogo, per sapere se e come l'Assessorato intenda operare per adeguare le strutture esistenti attuali alle attuali necessità, pur nei limiti consentiti dalla legge del 1890, che io ho ben presenti, ma nell'attuazione delle funzioni delegate dal decreto presidenziale n. 9, la risposta che ha dato l'Assessore a questa interrogazione mi lascia del tutto insoddisfatta. Anzitutto, perché non ha tenuto conto, anche se ha riconosciuto che c'è stata una opposizione a quella deliberazione, delle motivazioni che hanno suscitato tanto interesse a Grignasco, che sono d'altra parte, alla base delle richieste che non solo a Grignasco ma ovunque si sviluppano, tendenti a sollecitare un nuovo tipo di attività di carattere assistenziale in favore degli anziani, per il quale noi ci siamo battuti ripetutamente in questo Consiglio.
C'è un'ampia documentazione, che vi risparmio, prodotta da tutte le forze democratiche a Grignasco, a cominciare dalle Acli, insieme con l'Associazione dei Pensionati, con le organizzazioni sindacali e con i Partiti politici, che si sono opposti a quella decisione. Prima di tutto perché si tratta di creare un'altra struttura cosiddetta emarginante anziché portare avanti un'attività di alternativa al ricovero, che dia alla persona anziana la possibilità di rimanere nel proprio nucleo familiare. Su questa questione non mi soffermo poiché già ne abbiamo parlato ampiamente ed avremo occasione di parlarne ancora, prossimamente, in occasione della discussione dei progetti di legge.
Soprattutto mi rende insoddisfatta nella risposta dell'Assessore l'assenza di qualunque accenno alle misure che si intende adottare per adeguare le strutture esistenti alle nuove necessità: cioè, per fare delle IPA delle strutture che transitoriamente, in attesa di una riforma generale del settore dell'assistenza, ci consentano di dare una prestazione adeguata alle attuali necessità, alle attuali richieste dei cittadini e non alla normativa in base alla quale sono sorte in virtù della legge del 1890.
In questo senso abbiamo ripetutamente avanzato delle richieste, per avere da parte della Giunta non solo indicazioni numeriche circa le istituzioni esistenti, ma su come si intende operare per arrivare alla nomina di Consigli di amministrazione che comprendano le forze democratiche, in particolare i rappresentanti dei Consigli comunali, per modificare gli Statuti in modo da renderli adeguati alla situazione, per arrivare, infine, a programmare l'attività di questi enti, di questi istituti, insieme con la programmazione che gli Enti locali intendono portare avanti in questa direzione.
L'assenza di una qualunque risposta in questa direzione mi lascia ripeto, assolutamente insoddisfatta. Mi riservo, d'altra parte, di approfondire ulteriormente questo aspetto nelle discussioni che il nostro Consiglio dovrà affrontare successivamente.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo sull'estensione del servizio pubblico ad alcuni Comuni del Novarese da parte della Società Municipalizzata S.U.N


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo: "Estensione del servizio pubblico ad alcuni Comuni del Novarese da parte della Società Municipalizzata S.U.N." Risponde l'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

L'Assessorato ai Trasporti nelle scorsa estate, esattamente nel mese di luglio, aveva rilevato, in conseguenza di alcune sollecitazioni provenienti dai Comuni della cintura novarese, che esisteva l'esigenza di una maggiore integrazione tra servizi urbani e suburbani rispetto alla città di Novara che poteva essere risolta solo con un'estensione dei servizi della Società municipalizzata alla cintura; a questo scopo nel luglio del '73 l'Assessorato ai trasporti promuoveva una riunione presso il Comune di Novara con gli amministratori della città.
In quella sede l'Assessorato ai trasporti si assumeva l'impegno di produrre uno studio, una proposta concreta per la riorganizzazione dei servizi nell'area e per l'estensione dei servizi della S.U.N. ai Comuni della prima cintura. Questo studio veniva trasmesso nel settembre del 1973 alla direzione della SUN e al Comune di Novara. Questo Comune dava riscontro al progetto (che riguardava in particolare i collegamenti con i Comuni di Cameri, Romentino e Galliate) solo all'inizio di quest'anno promuovendo un incontro che si è svolto il 20 marzo ed al quale hanno partecipato i sindaci o comunque i rappresentanti delle amministrazioni dei Comuni interessati. Nel corso della riunione, si rilevava la necessità di approfondire ulteriormente lo studio ed aggiornarlo, dato che si erano modificate alcune condizioni che erano state assunte come ipotesi e si era ravvisata l'opportunità in seguito a segnalazioni pervenute da altri Comuni (in particolare da Trecate e da Cerano) di allargare l'area interessata dal progetto.
La Giunta Regionale sarà in grado di proporre l'aggiornamento di questo studio entro il prossimo mese, saranno poi i Comuni a doversi pronunciare.
Fino ad oggi, al di là dei contatti che si sono avuti in queste riunioni non ci risulta che le Giunte o i Consigli comunali abbiano ancora assunto determinazioni precise in proposito. Del resto l'intesa che si è presa nella riunione del 20 marzo è che comunque l'Assessorato avrebbe prima aggiornato lo studio, il quale dovrebbe prevedere una estensione dei servizi della S.U.N. dando agli stessi un carattere intercomunale con il riscatto di alcune concessioni interessanti in particolare le direttrici di Cameri, Romentino, Galliate e Trecate, ma con l'accordo di tutti i Comuni interessati.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Sono solo parzialmente soddisfatto, ma questa volta devo precisare che la parziale soddisfazione non riguarda tanto la replica dell'Assessore ai Trasporti, quanto la vicenda che viene fuori da questa replica. In effetti l'interrogazione aveva uno scopo investigativo e propedeutico: investigativo per sapere che fine aveva fatto il progetto di piano, dato che a me risultava che al 21 febbraio del '74 né il Comune di Novara né gli altri Comuni che, scopro adesso, avevano sollecitato lo studio, avevano in qualsiasi sede discusso ed approvato un qualunque parere sul progetto di studio che l'Assessorato aveva mandato sin dal luglio dello scorso anno.
Adesso trovo conferma di queste mie notizie dal fatto che in effetti da quello che dice l'Assessore, il Comune di Novara si fa vivo con una risposta (anche questa mi risulta sia stata data senza una riunione di Giunta né di Consiglio) solo il 20 di marzo, ragion per cui vuol dire che in tutti questi mesi nessuno ha detto una parola.
Ma questa vicenda dei piani della Regione che vengono ordinati da un gruppo di Comuni della provincia di Novara ha un precedente ancora più misterioso ed è il precedente che riguarda il piano IRES per la valle Ticino, ordinato da una serie di Comuni, fatto dall'IRES, pagato dai Comuni, mai discusso da nessun Comune in Consiglio Comunale, mai approvato addirittura mai stampato, si tratta cioè di un progetto richiesto, pagato poi fatto sparire perché troppo compromettente per determinati interessi.
Questa proceduta di studi ordinati e sollecitati che quando arrivano a destinazione improvvisamente scompaiono dall'esame di certi Comuni, di certe maggioranze, mi interessava in modo particolare.
Adesso occorre vedere che cosa si può fare, che cosa si deve fare. Io trarrò le conseguenze politiche da questo modo di comportarsi di certe maggioranze nei confronti dei progetti di pianificazione dei trasporti tuttavia l'impegno che chiedo all'Assessore è questo: siccome anche la riunione che si è tenuta a Novara è stata semiclandestina, vi hanno partecipato soltanto alcuni Comuni e non tutti quelli interessati al problema, - e sono molti - che hanno dato vita ad un movimento, attraverso le popolazioni, di pressioni e di lotta per ottenere una nuova sistemazione del servizio di trasporto urbano, io chiedo all'Assessore l'impegno a partecipare ad un convegno che le organizzazioni sindacali stanno organizzando in carenza di certe maggioranze comunali che si rifiutano di affrontare il problema, per discutere in quella sede la riorganizzazione dei trasporti pubblici in tutto l'interland novarese, in modo da dare un'eco e una risposta alle domande che l'opinione pubblica ha fatto sull'argomento.
C'è questa risposta affermativa?



PRESIDENTE

Se l'Assessore vuole dare la risposta.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

Dichiaro che sono disponibile a qualsiasi incontro che gli Enti locali e le forze politiche vogliono promuovere.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Interrogazione dei Consiglieri Vera, Cardinali, Calsolaro, Zanone sulla propaganda e confronto civile nella campagna per il referendum circa l'abrogazione della legge sul divorzio


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Vera, Calsolaro, Cardinali, Zanone: Propaganda e confronto civile nella campagna per il referendum circa l'abrogazione della legge sul divorzio.
Risponde il Presidente Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

I signori interroganti non citano, nella loro interrogazione, la norma dell'art. 52 (alla quale certamente fanno riferimento) della legge che regola in modo particolare l'attuazione del referendum.
Effettivamente l'art. 52 è un po' di colore oscuro, tanto è vero che lo stesso Ministero degli Interni ha sentito la esigenza di avere tempestivamente un chiarimento e lo ha sollecitato al Consiglio di Stato il quale - non sto a leggere tutta l'illustrazione che ha portato alla conclusione - in data 5 aprile ha concluso in questi termini: "In conclusioni si afferma che ai sensi dell'art. 52 della legge 25 maggio '79 e in virtù del rinvio che questo fa alla legge 4 aprile '56 n. 212, gli appositi spazi per l'affissione di stampati di propaganda, debbono essere attribuiti, con la procedura prevista da detta legge n. 212 del 1956, anche ai soggetti diversi da quelli indicati dall'articolo 52, comma due citato che intendono manifestare il loro pensiero in ordine al referendum".
Quindi si è data, attraverso il parere del Consiglio di Stato un'interpretazione larghissima, di modo che anche quelli che possono essere qualificati forse impropriamente, dei fiancheggiatori dell'iniziativa hanno la possibilità di chiedere, nelle forme previste dalla legge, alla Giunta comunale, la concessione dei relativi spazi dei quali possono servirsi.
Ho voluto approfondire la situazione per quanto attiene alla Provincia di Torino; non mi è stato possibile farlo in questi giorni con le altre province, ma penso che in relazione a questo voto del Consiglio di Stato anche le altre province si saranno adeguate; qui tutti i sindaci sono stati immediatamente informati dell'esistenza di questo parere con invito a volersi attenere.
Pertanto mi sembra che la risposta sia esauriente e che possa essere accettata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Ringrazio il Presidente di questa notizia che accolgo con soddisfazione. Per la verità su parecchi settimanali era comparsa la notizia di una circolare del Ministro dell'Interno in senso diverso difforme da quello riportato dal Presidente Oberto (e non mi risultava che vi fosse una smentita) da cui sembrava che associazioni come la Lega per il divorzio, come il Partito radicale che si erano particolarmente battuti a favore del divorzio, fossero escluse dalla possibilità di affissione di manifesti elettorali, salvo che si dichiarassero fiancheggiatori di partiti.
Il fatto che non sia così mi pare estremamente importante e soddisfacente ed attribuisce veramente un carattere popolare alla campagna in corso sul referendum, permettendo a tutti di esprimere la propria opinione.



PRESIDENTE

Le interpellanze e le interrogazioni sarebbero così discusse.
Mi permetto ancora sottolineare, come ho già fatto in precedenza, che se oggi fossero stati presenti interroganti ed interpellanti avremmo con ogni probabilità esaurito tutte le interrogazioni e tutte le interpellanze quanto meno quelle di aprile.


Argomento: Università

Sulla situazione universitaria in Piemonte


PRESIDENTE

Il Consigliere Revelli ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

E' per una comunicazione urgente se me lo consente.
Ho avuto notizia da altre Regioni che il Ministero della P.I., ha inviato a tutte le Regioni una lettera in cui chiede per i primi di maggio un parere sul decentramento universitario, nuove sedi ecc.
Vorrei sapere se la Giunta si pronuncia già su questo argomento, o come intende procedere rispetto ai lavori della Commissione, se ritiene di investirla immediatamente della questione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta si è data carico immediatamente di questo problema, lo ha visto in prima luce nella riunione passata, si riserva di approfondire l'argomento.
Effettivamente questa richiesta è pervenuta e la Giunta si determinerebbe, per non lasciar scadere dei termini, a dare una prima indicazione, alla quale ne seguiranno altre. Si preciserebbero così secondo le linee che sono conosciute attraverso alle elaborazioni che vengono fatte dalla Intercommissione, attraverso al parere espresso dall'IRES anche nell'ultima elaborazione del testo di programma, dei concetti fondamentali: dovendo guardare al futuro, 1980, come termine al quale si potrà arrivare con delle soluzioni in termini concreti, la popolazione scolastica del Piemonte dovrebbe aggirarsi intorno alle 80.000 persone; la situazione attuale (cito a memoria perché non ero preparato a rispondere) mi pare che sia di 45/50.000 per cui l'Università è scoppiata ed il Politecnico è al limite di guardia.
La Giunta, sulla scorta degli elementi acquisiti attraverso agli elaborati della Intercommissione dell'IRES, ipotizza l'istituzione di tre altre Università avendo presente il carattere assoluto della collocazione fuori del centro torinese. Il Piemonte intanto è forse l'unica Regione certo una delle pochissime Regioni piemontesi che abbia un solo istituto a livello universitario, i dati statistici indicano che verso l'80 vi sarà una popolazione, che è considerata ottimale, dei 10/13 mila studenti nell'area che comprende le province di Vercelli e Novara e altrettanta nelle province di Asti e di Alessandria. Noi aspettiamo naturalmente un approfondimento quando la Commissione avrà ultimato i suoi lavori, quando vi sarà la discussione in Consiglio, ma è certo che la collocazione di due Università (non parliamo ancora di ubicazione, cioè la collocazione piuttosto a Vercelli che a Novara, o in un centro intermedio, piuttosto ad Asti che ad Alessandria, è tutto da discutere, da verificare, da vedere anche con qualche difficoltà da superare) dovrà essere fatta in queste due aree.
Una terza Università dovrà essere fatta ancora a Torino perché quando saranno realizzate le due che chiameremo periferiche unicamente per intenderci sotto un profilo topografico, risulterà che Torino avrà ancora una sovrabbondanza di studenti universitari e se vogliamo che gli atenei assolvano bene i loro compiti, bisognerà ridimensionare in maniera che le due Università del capoluogo possano ospitare una ventina di migliaia di studenti ciascuna.
Questo è il primo problema che viene affrontato, non dimenticando che vi sono - e questo è il parere che esprimeremo con la sollecitudine e l'urgenza del caso - dei problemi para-universitari che vengono sollecitati, cioè l'esigenza che il biellese abbia un istituto per la preparazione dei tecnici dirigenti e lavoratori dell'industria laniera tessile, in maniera che non si debba ricorrere ad altre sedi e vi sia una possibilità di crescita futura specifica nell'ambito di quel territorio analogo bisogno sussiste per le zone dell'astigiano e del cuneese (anche qui si tratterà di ubicare, ma la collocazione è certamente in questa zona) con riguardo particolare al problema della enologia che investe questi territori in maniera preminente (cuneese, albese, astigiano sono di vocazione enologica e pertanto bisogna tenere presente questa situazione).
Il discorso si chiude a questo punto per riaprirsi rapidamente dopo.
Quando l'Intercommissione avrà terminato i suoi lavori ci fornirà degli elementi che consentano , attraverso al dibattito che si farà in Consiglio di puntualizzare ulteriormente tanti altri elementi che debbono accompagnare la scelta dell'Università. Questa indagine sarà piuttosto delicata perché bisognerà vedere quanta capacità ricettiva si avrà traspoitando per esempio da Milano e da Pavia a Novara a Vercelli, quanta possibilità ricettiva si potrà avere portando via dall'Università di Genova per collocare la popolazione scolastica nell'astigiano-alessandrino; si tratterà di indicare correttamente - nel limite delle previsioni fondate attraverso ad uno studio elaborato e per quanto le previsioni, in tempi così mutevoli come sono quelli in cui viviamo, ci consentiranno di avere la conferma al momento giusto - quante facoltà dovranno esserci in queste Università.
L'ideale sarebbe che vi fossero tutte le facoltà; è chiaro che invece si dovrà procedere gradualmente, per cui verosimilmente le Università nasceranno con due - tre facoltà e poi lentamente si completeranno, anche per esigenze di strutture, di dotazione di mezzi universitari; bisognerà stabilire per esempio se Vercelli-Novara ha una vocazione preminente per la facoltà di lettere o di medicina, se l'Università di Asti e Alessandria avranno una vocazione per la facoltà di giurisprudenza, per metterle come prima impostazione, salvo il completamento successivo.
E' una indagine abbastanza complessa e delicata come sa il Consigliere che mi ha rivolto questa interrogazione, alla quale rispondo perché il Presidente me ne ha data facoltà, e dovrà essere fatta in un secondo tempo tenendo conto di queste esigenze forse, ripeto, non facili da chiarirsi, ma indispensabili per fare delle scelte che rientrino nel quadro del programma di sviluppo regionale piemontese.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Presidente. La parola al Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto

Vorrei sapere se si possono fare delle dichiarazioni su queste comunicazioni.



PRESIDENTE

Evidentemente non è fatto divieto introdotto l'argomento, è fatto divieto di divagare, ma quando si parla di problemi reali è sempre ammesso.



DOTTI Augusto

Allora signor Presidente, se la Giunta dovesse rispondere in questo modo a Roma, direi che forse dovrebbe essere molto più sfumata la risposta perché il problema dell'Università è già stato oggetto di una discussione in Consiglio che non ha ancora toccato le strutture della futura Università in Piemonte e credo che si vadano delineando altre soluzioni che non sono quelle di più Università. Evidentemente il discorso diventa completamente nuovo, al di fuori dell'IRES che si è trovato di fronte ad una tradizionale soluzione per cui al di là di un certo numero di studenti si devono creare altre Università.
Potrebbe darsi invece che una soluzione nuova e originale del Piemonte possa uscire con una sola Università, eventualmente con dei dipartimenti in modo da soddisfare localmente e singolarmente, attraverso facoltà (è un'idea che comincio a schizzare, a delineare) che dipenderebbero dall'Università di Torino, ma che avrebbero dei corsi in altre città decentrate, per esempio a Vercelli, Novara, Cuneo, Alessandria, Asti: si tratta di facoltà per esempio di giurisprudenza o di scienze o di matematica o di fisica che aprono un nuovo corso completo con esami validi sempre per dipartimenti, i dipartimenti possono essere classici, o scientifici, però non si arriverebbe all'istituzione di nuove Università.
Questa potrebbe essere una soluzione nuova, però noi non ne abbiamo mai fatto oggetto di dibattito in Consiglio Regionale.
Dire che già noi pensiamo a tre Università, di cui una dislocata più o meno al sud e una al nord e una terza a Torino, mi sembrerebbe prematuro, è bene evitare Università di categoria A e di categoria B, accontentando piuttosto i novaresi che i vercellesi, o i cuneesi piuttosto che gli alessandrini.
E' un dibattito molto importante che finora non ha trovato una delineazione se non sotto veste di proposte IRES che possono anche essere superate, perché sappiamo tutti che scateneremo dei problemi forse insolubili il giorno che se dovessimo indicare la ubicazione di un'altra Università senza risolvere a monte il problema di garantire a tutti, allo stesso livello, gli stessi corsi, quindi arriveremo all'istituzione di una Università piemontese.
Può darsi che per la prima volta si senta parlare di questa soluzione di questa idea in Consiglio, però devo dire che sulle proposte IRES non abbiamo ancora aperto un vero dibattito.



PRESIDENTE

La parola ancora per una precisazione al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io ho avuto l'intenzione di esprimermi bene e chiaro, ma forse non ci sono riuscito; c'è una prima risposta sulla scorta degli elementi acquisiti, che non impegnerà niente, ma non voglio essere assente nel momento in cui al Ministero si dirà che questa Regione ha risposto quest'altra non ha risposto. Non si possono affrontare, d'altra parte, dei dibattiti di questo genere all'improvviso; si possono dare delle linee indicative, ma certamente non è un dibattito che possa farsi soltanto sulla scorta di quelle che possono essere impressioni soggettive. Dipartimento? Da vedersi, da valutarsi.
Allora, se devo ampliare il discorso, per esempio c'è tutta la zona del cuneese che resterebbe distaccata nel caso di una sistemazione collocante le Università perifericamente. La Giunta non ha mica dimenticato questo fatto, personalmente ho parlato con il Presidente della Regione ligure per vedere se vi era possibilità di intesa con quella Regione, per esempio per la collocazione di una Università che possa servire in modo particolare gli studenti del cuneese; basta ricordare Mondovì, la sua tradizione universitaria è famosa in Italia, non solo in Piemonte, e da parte del Presidente della Giunta Regionale ligure vi sono delle perplessità perch hanno loro stessi dei problemi difficili da risolve re tra Genova e Savona per cui la questione non può essere, in questo momento, focalizzata come noi desidereremmo.
Io vorrei dire che questa è stata una risposta data bonariamente dicendo soltanto: rispondiamo in un determinato modo; se poi le cose dovranno andare diversamente e si dovranno fare eventualmente dei dipartimenti, non si sarà mai compromesso niente dicendo che chiediamo delle vere e proprie Università; si potrà rinunciare a quelle e servirsi dei dipartimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Signor Presidente, lei ha certamente ragione quando dice che non si pu fare il dibattito all'improvviso. Mi pare che il mio collega non volesse entrare nel merito, ma poiché la Regione Piemonte è chiamata ad esprimere il parere rapidamente, mi sembra che il senso della richiesta fosse che in quanto la Intercommissione ha lavorato (non so fino a che punto la Giunta si riunisca con l'Intercommissione) formuli un parere e lo mandi.
Questo è il senso della richiesta, credo che possa essere fatto rapidamente.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Solo per una ragione di competenza; la Giunta sente la Intercommissione e poi, per competenza, risponde.



REVELLI Francesco

Certo, era questo il senso.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame disegno di legge regionale n. 159: "Corresponsione al personale che ha assunto servizio presso la Regione Piemonte posteriormente alla data del 22 giugno 1973 di un acconto mensile sul trattamento economico derivante dalla futura legge sull'inquadramento nel ruolo organico della Regione"


PRESIDENTE

Passiamo all'ultimo punto all'ordine del giorno: "Disegno di legge regionale n. 159 presentato dalla Giunta Regionale in data 17 aprile 1974 'Corresponsione al personale che ha assunto servizio presso la Regione Piemonte posteriormente alla data del 22 giugno 1973 di un acconto mensile sul trattamento economico derivante dalla futura legge sull'inquadramento nel ruolo organico della Regione'".
Relatore il Presidente della VIII Commissione Consigliere Visone.



VISONE Carlo, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, in data 17 aprile è stato trasmesso alla Commissione VIII il disegno di legge regionale "Corresponsione al personale che ha assunto servizio presso la Regione Piemonte posteriormente alla data del 22 giugno 1973 di un acconto mensile sul trattamento economico derivante dalla futura legge sull'inquadramento nel ruolo organico della Regione".
Tale materia era già stata oggetto di un apposito disegno di legge successivamente approvato dal Consiglio Regionale in data 7 febbraio 1974.
A tale legge il Commissario del Governo non appose tuttavia il visto necessario.
Si ripropose pertanto l'esigenza di dar vita ad un altro disegno di legge tendente ad assicurare al personale in servizio presso la Regione Piemonte un trattamento economico equivalente a quello goduto nell'ente di provenienza.
Per soddisfare questa esigenze di equiparazione della retribuzione economica fra il personale della Regione assunto in periodi diversi, la Giunta ha pertanto predisposto in data 10 aprile il presente disegno di legge richiedendo per esso, a sensi di Statuto, l'esame con procedura abbreviata.
Con la legge del luglio 1973 veniva attribuito al personale regionale un assegno mensile di importo diverso a secondo dell'ente di provenienza del dipendente a titolo di acconto sui futuri miglioramenti derivanti al personale a seguito del generale provvedimento di inquadramento giuridico ed economico.
La legge del luglio '73 riguardava tuttavia soltanto il personale in servizio alla data del 22 giugno. Non si prevedevano allora variazioni di personale, stante la prevedibile sollecita emanazione della legge globale dell'organico.
Il Commissario di Governo ha tuttavia rinviato la legge regionale 7.2.1974 che prevedeva l'estensione dell'acconto sui futuri miglioramenti anche al personale assunto dopo il 22 giugno.
Tale rinvio ha pertanto generato una situazione di disparità notevole sotto il profilo economico fra i vari dipendenti regionali, generando situazioni delicate a causa della rilevante difformità di trattamento.
Non soltanto, ma il Commissario di Governo, nelle sue note invitò a riesaminare la stessa legge 26.7.1973 n. 15 già approvata ed operante.
Facciamo nostre le osservazioni espresse al proposito nella relazione della Giunta al presente disegno di legge, riconfermando la legittimità sostanziale della legge regionale n. 15; la cui abrogazione, oltre a costituire un fatto assurdo, renderebbe ancor più complesso il quadro già notevolmente differenziato di trattamenti economici del personale.
Stante la carenza di una legge organica di inquadramento economico per sanare situazioni insostenibili fra il personale, si ravvisa pertanto l'opportunità di estendere l'acconto previsto dalla già citata legge 26 luglio 1973 n. 15 anche al personale che ha assunto servizio dopo il 22 giugno o che comunque prenderà servizio sino all'entrata in vigore della legge generale di inquadramento giuridico ed economico.
E' opportuno ricordare che il Governo, a seguito dell'entrata in vigore della legge statale 25.11.1973 n. 734, che concede l'assegno perequativo ha ritenuto che questo debba essere applicato automaticamente ai dipendenti statali trasferiti o comandati alla regione; ed ha pertanto individuato una forma di cumulo fra l'acconto previsto dalla legge regionale e l'assegno perequativo. Tale interpretazione ha portato al rinvio della legge regionale 7.2.1974.
Rimandiamo, pertanto, alle osservazioni della relazione della Giunta con la quale si individua la non esattezza di questa interpretazione richiamandosi alle diverse motivazioni che stanno alla base dell'emanazione, da un lato della legge statale sull'assegno perequativo e dall'altro della legge regionale n. 15 ispirata a porre fine a situazioni di precarietà e di incertezza del rapporto di impiego regionale e della disparità di trattamento economico tra i diversi dipendenti regionali.
Riteniamo che la diversità di ratio dei due provvedimenti, statale e regionale, sia tale da costituire salvaguardia della legge regionale che qui si ripropone.
Inoltre per evidenti ragioni di equità fra tutto il personale assunto in servizio presso la Regione, e pertanto non soltanto personale statale non sarebbe ipotizzabile riconoscere l'assegno perequativo agli statali in sostituzione dell'acconto regionale.
Le ragioni qui ricordate, unite ad altre espresse dalla Giunta Regionale, ci conducono a riproporre una legge sostanzialmente analoga a quella di febbraio 1974, con una formulazione tendente ad esplicitare al massimo l'impossibilità di cumulo fra l'acconto con la presente legge accordato, e l'assegno perequativo.
Tale non cumulabilità emerge chiaramente dall'art. 1 che dopo aver disposto al primo comma l'erogazione dell'acconto mensile sul trattamento economico derivante dalla futura legge di inquadramento del ruolo organico secondo le modalità dell'art. 3 della legge n. 15 del luglio 1973 prevede che nel caso in cui al dipendente statale che fruisce dell'assegno perequativo risulti più favorevole l'acconto regionale, ad esso debba comunque essere garantita la differenza.
L'ultimo comma dell'art. 1 è stato introdotto per ragioni di parità tra il trattamento economico del personale statale e di quello proveniente dagli Enti locali.
Pertanto la VIII Commissione all'unanimità propone al Consiglio l'approvazione della legge. Manca ancora il prescritto parere della I Commissione che penso il Presidente vorrà esprimere in questa sede.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della I Commissione.



GARABELLO Enzo

La Commissione conferma la posizione favorevole.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Dichiarazioni di voto? Nessuna.
Passiamo alla votazione.
Articolo 1.
Al personale trasferito o comandato o distaccato o che comunque ha assunto servizio presso la Regione Piemonte successivamente al 22 giugno 1973 viene riconosciuto un acconto mensile sul trattamento economico derivante dalla futura legge sull'inquadramento nel ruolo organico della Regione, nei limiti e con le modalità di cui all'art. 3 della legge regionale 26 luglio 1973 n. 15.
Qualora l'acconto previsto dalla legge regionale numero 15/1973 e dalla presente sia di importo superiore all'ammontare dell'assegno, perequativo di cui alla legge statale 15/11/73 n. 732, al personale statale trasferito comandato o distaccato ed al restante personale che fruisce di quest'ultimo viene corrisposta soltanto la differenza.
Per il personale comandato o distaccato dagli Enti locali al quale l'ente di provenienza corrisponda un acconto mensile sul futuro trattamento economico, l'importo dell'acconto regionale viene corrispondentemente ridotto.
Nessuno chiede di parlare? Si proceda all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti 33.
Hanno risposto si 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Articolo 2.
All'onere derivante dalla presente legge regionale per l'anno finanziario 1973, valutato in lire 15 milioni, si provvede con l'apposita disponibilità esistente nel fondo speciale di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno medesimo.
All'onere per l'anno finanziario 1974, valutato in lire 150 milioni, si provvede mediante riduzione di pari importo dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno medesimo.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 sarà istituito il capitolo n. 43, con la denominazione "Erogazione al personale che ha assunto servizio posteriormente al 22 giugno 1973, di un acconto sul trattamento economico derivante dalla legge sull'inquadramento nel ruolo organico della Regione; oneri per gli anni 1973 e 1974", e con lo stanziamento di lire 165 milioni.
All'onere per gli esercizi finanziari 1975 e successivi, valutato in annue lire 180 milioni, si provvederà con le somme che risulteranno stanziate nei capitoli dello stato di previsione della spesa di tali esercizi, relativi agli stipendi, retribuzioni o assegni fissi del personale in servizio presso gli uffici regionali.
Nessuno chiedendo di parlare, si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti 32.
Hanno risposto sì 32 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 La presente legge è dichiarata urgente, ai sensi dell'articolo 45 dello Statuto Regionale, ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione.
Nessuno chiede di parlare? Si proceda all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti 31.
Hanno risposto sì 31 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Metto in votazione l'intero disegno di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione finale.
Presenti e votanti 32.
Hanno risposto sì 32 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 159 è approvato. Comunico che il Consiglio sarà riconvocato per il 2 maggio e probabilmente anche il 3.
Convoco il Presidente della Giunta e i Capigruppo per alcuni adempimenti.
Si dia lettura delle interrogazioni e interpellanze pervenute.


Argomento:

Interrogazioni (annuncio)


FRANZI Piero, segretario

Interrogazione Bertorello - Menozzi relativa ad una inchiesta sul settore lattiero-caseario.
Interrogazione della Consigliera Fabbris che chiede informazioni sulla funicolare Biella-Piazzo.
Interrogazioni dei Consiglieri Nesi, Lo Turco, relativa alla Vignale Ford.



PRESIDENTE

Abbiamo così letto le interpellanze e interrogazioni pervenute.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 11,30)



< torna indietro