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Dettaglio seduta n.212 del 28/03/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Viabilità

Esame dell'ordine del giorno dei Consiglieri Berti, Rivalta, Sanlorenzo Vecchione e Ferraris, sulla costruzione dell'autostrada Torino-Pinerolo


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Punto terzo dell'o.d.g.: "Esame ordine del giorno presentato in data 20 marzo 1974 dai Consiglieri Berti, Rivalta, Sanlorenzo Vecchione e Ferraris relativo alla costruzione dell'autostrada Torino - Pinerolo.
E' giunto un altro ordine del giorno dei Consiglieri Rossotto, Zanone Gerini: "Il Consiglio Regionale, accertato che la progettata esecuzione dell'autostrada Torino-Pinerolo, stante l'unanime contrasto dei Comuni interessati al percorso, va inquadrata e se del caso armonizzata, stante le attuali modificate situazioni economiche e sociali, sia col piano di sviluppo regionale, sia col piano di ristrutturazione del sistema dei trasporti secondo gli indirizzi in materia già dati dalla Giunta e dal Consiglio; invita la Giunta ad intervenire presso la Soc. ATIVA perché la stessa sospenda ogni ulteriore atto esecutivo pregiudizievole a successive decisioni, in attesa che il Consiglio Regionale esprima nel volgere di brevissimo tempo, sentite le Commissioni I e II, un meditato parere sulle finalità del progetto e sull'utilità dell'opera e un conseguente giudizio di compatibilità della stessa con la politica di piano che la Regione si è data".
Passiamo ora alla discussione dell'ordine del giorno letto nelle precedenti sedute e consegnato a tutti i Consiglieri.
Desiderano illustrarlo? I presentatori sono i Consiglieri Berti Rivalta, Sanlorenzo, Vecchione, Ferraris.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta, ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

I problemi sollevati dal nostro ordine del giorno sono stati ripetutamente dibattuti in quest'aula.
Il dibattito ha riveduto le valutazioni che sul tema oggetto dell'ordine del giorno erano state fatte nel passato da parte di varie forze politiche, e non limitatamente alla questione specifica dell'autostrada Torino-Pinerolo, ma di riflesso anche sulla politica generale delle autostrade.
Da queste discussioni è emersa una posizione che si può definire unitaria e di ripensamento, poiché le varie forze politiche, nel passato favorevoli alle autostrade sono giunte a concordare con noi che favorevoli non siamo mai stati. Una occasione da discutere l'argomento la si è avuta al di fuori di quest'aula, quando ci siamo incontrati con le rappresentanze locali della zona del pinerolese. Incontro che ha visto presenti tutte le forze politiche dell'arco costituzionale e l'Ufficio di Presidenza.
Le questioni sollevate dalla rappresentanza della zona del pinerolese sono state condivise da tutti, e traendole da un documento che ci era stato consegnato da quella delegazione sono riportate testualmente nel nostro ordine del giorno. In quello stesso incontro le varie forze politiche (presenti personalmente i Capigruppo della D.C.,del PSDI, del PCI) si erano impegnate a presentare in Consiglio Regionale un ordine del giorno che tenesse conto delle richieste che i rappresentanti della comunità della zona avevano formulato.
Una successiva occasione di dibattito sull'argomento la abbiamo avuta in aula, sulla base della comunicazione del Presidente del Consiglio Viglione sull'incontro avuto il giorno innanzi. Si era allora tratta la convinzione di unanime consenso con le posizioni assunte dai rappresentanti delle comunità locali e della popolazione. Tale era il senso degli interventi che a nome dei rispettivi gruppi fecero i Consiglieri Bianchi Garabello, Rossotto, e altri ancora. In quegli stessi giorni gli organismi dirigenti provinciali del PRI emisero un comunicato in cui veniva chiaramente espressa l'opposizione di quel partito al protrarsi della politica di infrastrutturazione autostradale.
La terza occasione che in questo breve volgere di tempo ha offerto la possibilità di discutere sul tema in oggetto l'abbiamo avuto nella seduta del Consiglio Regionale di una settimana fa. In quella riunione si ebbe la risposta del Presidente della Giunta alle interrogazioni presentate dal mio Gruppo e da quello liberale. Il Presidente Oberto ricordò lo stato di avanzamento del programma di attuazione dell'autostrada Torino-Pinerolo, ma precisò come si fosse modificato il quadro delle ragioni che nel passato valide o no (noi non le ritenemmo valide nemmeno allora) erano state considerate ragioni giustificative della progettazione dell'autostrada Torino-Pinerolo. Disse infatti che l'autostrada Torino-Pinerolo era stata prevista come collegamento subordinato al traforo del Colle della Croce, la cui costruzione non è attuale, ne è programmata per il futuro.
In quella risposta, il Presidente della Giunta, oltre ad ammettere che sono venute meno le stesse ragioni che avrebbero dovuto giustificare la costruzione dell'autostrada, ribadì, concludendo, che avrebbe rimesso al Consiglio ogni decisione in merito, anche se, tenendo conto di tutti i vincoli che già sono sorti e dell'avvenuto avvio dei lavori; la situazione a parere del Presidente - è fortemente compromessa e incerta è la possibilità di recupero.
Sabato scorso la Giunta discusse ancora il problema - e fu una quarta occasione - nell'incontro che ebbe con le organizzazioni sindacali. A quanto risulta dalle informazioni date dai giornali, e da quelle che abbiamo avuto direttamente dai rappresentanti sindacali, la Giunta espresse le stesse posizioni che il suo Presidente aveva già manifestato in Consiglio.
Oggi, quindi dobbiamo decidere in merito alla questione.
In questi giorni il giudizio critico sull'opportunità di costruire l'autostrada Torino-Pinerolo e in generale di portare avanti la politica di infrastrutturazione autostradale è stato unitario; se incertezze sono emerse queste riguardano il modo di procedere, stante i vincoli e le compromissioni già create. Tutti solidali siamo stati (i colleghi delle altre forze politiche presenti all'incontro non possono certo smentirmi) nel ritenere fondate le osservazioni che le popolazioni della zona esprimono contro la costruzione dell' autostrada.
Ebbene, il nostro ordine del giorno riporta a contenuti di quelle osservazioni, su cui c'era stato unanime consenso da parte di tutte le forze politiche, per cui non dovrebbero esserci divergenze, se si tiene fede alle cose dette, alle affermazioni che sono state fatte; semmai la discussione potrebbe riguardare il modo di procedere per dare concreta applicazione ai giudizi critici che sono stati espressi.
Tutto dovrebbe essere scontato. Lo stesso atteggiamento che la Giunta ha tenuto con le forze sindacali, che le forze politiche di maggioranza hanno tenuto con le forze locali, lo farebbero pensare. Sennonché la direzione provinciale D.C. ha emesso l'altro giorno un comunicato da cui non possiamo in questo dibattito prescindere; in questo comunicato non si sollevano questioni di opportunità, non si esprimono i dubbi che pure erano stati manifestati pur cautamente dal Presidente della Giunta avv. Oberto ma si ribadisce la validità della costruzione dell'autostrada Torino Pinerolo; non solo: si ribadisce la validità di tutta la politica di infrastrutturazione autostradale e si auspica la costruzione di tutte le autostrade previste e anche solo ipotizzate nell'area torinese.
Si fa ricorso, per giustificare questo atteggiamento, alle scelte e alle impostazioni più lontane assunte dalla D.C. e dagli altri Partiti di questa maggioranza. Si fa ricorso alle posizioni di questi Partiti negli anni '50, posizioni che sono state largamente sconfessate dai fatti, come tra l'altro dimostra il declino che ormai ci travaglia a partire dal '63 e che ha assunto in questi anni, sul piano economico, aspetti di crisi non più tollerabili. Declino che nasce appunto dalle scelte sbagliate fatte in una visione settoriale di sviluppo economico, basato sulla funzione trainante dell'auto e sul consumo privato di questo bene, e in una collaterale impostazione delle scelte pubbliche a favore di tale sviluppo.
Si disconosce del tutto in questo comunicato della D.C. la necessità, che è apparsa evidente a tutti in questi ultimi anni, di un diverso sviluppo nel nostro Paese, il quale dovrebbe incentrarsi sul ricupero economico e sociale del meridione, e sull'agricoltura, per eliminare gli scompensi della bilancia dei pagamenti che gravano sulla nostra economia; questo diverso sviluppo dovrebbe fondarsi sulla costruzione dei servizi sociali in risposta alla domanda che in questo senso viene dall'organizzazione dei lavoratori e dalle masse popolari. Dovrebbe fondarsi sulla ricerca di nuovi settori produttivi, in una azione certo non di immediato sbocco, ma che deve essere avviata subito (sul piano ad esempio dell'orientamento delle risorse in nuove direzioni di investimento), se non vogliamo che fra quattro o cinque anni, esaurite del tutto le potenzialità derivate nel passato dalla produzione dell'automobile, ci si trovi senza nessuna prospettiva e alternativa.
Se tutte queste cose sono vere, ed io credo che lo siano, anche in ragione del largo consenso che hanno avuto questi giudizi, un diverso utilizzo delle risorse è necessario. E' proprio una diversa politica per il meridione, una diversa politica nell'agricoltura, una diversa politica rivolta ai consumi sociali, verso il potenziamento dell'attività di ricerca tecnologica e di mercato per lo sviluppo di nuovi settori, che ci deve consentire di avere negli anni futuri, anche se non immediatamente, nuove possibilità di indirizzo produttivo.
La direzione provinciale D.C., con il suo comunicato e con la esaltazione delle decisioni prese vent'anni fa, nega le valutazioni sulla situazione economica che la stessa D.C. ha fatto in questo ultimo anno sconfessa le elaborazioni che gli stessi economisti e uomini politici rappresentativi della D.C. hanno fatto in questi mesi; sconfessa le indicazioni, le sollecitazioni, le rivendicazioni che vengono dall'insieme delle forze produttive, non solo dalla componente operaia. E' pur tuttavia questa la forza che con grande incisività e con grande maturità di elaborazione ha fatto avanzare queste rivendicazioni. Un esempio della maturità della classe operaia ci è venuta dalla vertenza FIAT, e grande significato assumono le conquiste, seppure parziali, che in direzione della riconversione e ridistribuzione produttiva (a favore del Sud) la vertenza ha ottenuto. Ma la direzione provinciale della D.C. non ha inteso confrontarsi con questi problemi, e tanto meno l'ha fatto nel formulare questo suo comunicato. Non si confronta con i problemi attuali e per poter esprimere un giudizio deve riportarsi agli anni '50, al periodo che sul piano politico dobbiamo individuare come periodo del ministro Scelba. Ed è questa posizione conservatrice e retriva quella che finiscono con l'avere tutti coloro che non si confrontano con la realtà, che rifiutano di fare propria la sollecitazione, l'elaborazione, le rivendicazioni che provengono da larghi strati della popolazione.
Questa direzione provinciale della D.C., si legge sui giornali.



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, non raccolga le interruzioni.



CALLERI Edoardo

Signor Presidente, io vorrei che lei interrompesse anche gli altri quando si inseriscono.



PRESIDENTE

Io interrompo quando non si lascia parlare un oratore.
La prego, continui Consigliere Rivalta, non raccolga.



RIVALTA Luigi

La direzione provinciale della D.C., si legge sui giornali di oggi, si è riunita per ratificare scelte fatte altrove. Noi crediamo che ciò sia fondamentalmente vero. Le scelte delle autostrade sono fatte fuori dalle assemblee elettive, da quella struttura di corpi separati in cui si intrecciano interessi economici privati e giuochi di poteri politici. La direzione provinciale della D.C. che si è riunita con l'intenzione di richiamare il Partito all'osservanza degli impegni assunti nel passato, e a questo fine rifiuta ogni collegamento democratico con le amministrazioni comunali e con le organizzazioni sociali locali, sconfessa la stessa sua base che invece, sensibile ai problemi popolari ha richiesto un aggiornamento delle posizioni.
Nell'incontro che abbiamo avuto, come rappresentanti del Consiglio Regionale, con la delegazione delle comunità locali, è emerso che, alla promozione delle iniziative contrarie alla Torino-Pinerolo, e delle prese di posizione all'interno degli Enti locali, parte attiva hanno avuto i gruppi consiliari D.C., sia là ove essi sono in prima, l'inquietante domanda alla quale resta da dare una risposta e sarà.
Quindi questo comunicato della direzione provinciale D.C. sconfessa un processo di maturazione che ha portato così larghi strati di persone a definire una propria autonoma e motivata posizione, sconfessa gli stessi suoi iscritti che confrontandosi con la realtà hanno espresso una posizione critica di fronte ai processi in atto; sconfessa anche la linea prospettata dalla Giunta Regionale, me lo consenta il Presidente Oberto, poich contraddice, sia per i contenuti sia per il modo netto e drastico con cui richiama le linee del passato, il programma che la Giunta di centro sinistra in questo Consiglio ha presentato al momento del suo insediamento.
Voglio qui richiamare alcune indicazioni, di quel programma della Giunta. Anche se di carattere generale, come noi avevamo denunciato, non lasciano equivoco sull'interpretazione.
A pag. 2 del programma presentato dall'avv. Oberto, si dice che "gioverà forse soltanto premettere ancora un'osservazione preliminare e fondamentale: il lavoro che ci si propone di compiere non può non tenere conto della grave situazione di emergenza in questa congiuntura infausta che ha colto pressoché tutti di sorpresa "si riferisce, per la sorpresa evidentemente alle forze di maggioranza" congiuntura destinata ad incidere sui programmi regionali e nazionali in misura notevole e, quello che forse più conta, per lungo periodo di tempo e ciò in modo del tutto particolare e pesante nel nqstro Piemonte, che per le peculiari condizioni del suo mondo di lavoro industriale e agricolo li ha avviati innanzi, con un'espansione impetuosa e non sempre ben controllata e senza un incidente concordata programmazione".
Più avanti si dice: "Probabilmente una svolta decisiva, è la storia che volta pagina".
E nella pagina successiva: "Certo, niente sarà più come prima l'inquietante domanda alla quale resta da dare una risposta è 'sarà meglio sarà peggio'." E nella pag. 4 "Il palleggio di responsabilità è sterile, almeno nella misura in cui non determina un nuovo modo di atteggiarsi e di operare".
Noi non siamo qui per palleggiarci le responsabilità o per fare della polemica, ma proprio per ricercare il nuovo modo di atteggiarci e di operare col quale si era presentata la Giunta di centro sinistra.
E continuando col programma della Giunta di centro sinistra, il documento dice: "Forse non bastano i canoni di un tempo, occorrono fantasia ed immaginazione".
E noi crediamo che questo sia vero, ma non ritroviamo nessuna innovazione nell'attività di questi primi mesi di vita della Giunta di centro sinistra, mentre si ritrovano posizioni coraggiose, anche intorno a problemi del tipo di quello che dibattiamo qui oggi, in altre regioni. Per esempio, la settimana scorsa, la Giunta toscana ha espresso parere negativo sulla costruzione di un nuovo aeroporto nella città di Firenze, dichiarando che ove risultasse necessario un altro aeroporto toscano esso deve essere localizzato al di fuori della zona di Firenze, per evitare una ulteriore polarizzazione sul capoluogo, e esprimendo comunque la convinzione che le spese per queste infrastrutture non sono prioritarie nell'attuale fase di sviluppo e nell'attuale situazione economica italiana.
Il documento dell'avv. Oberto dice ancora che "bisogna respingere le tentazioni non del tutto infondate del pessimismo per affrontare il compito che ci attende, a tappe, con gradualità, senza impazienze, ma speditamente ché il tempo è corto".
E subito dopo aggiunge: "Una previsione, dunque, cauta, controllata, ma ad un tempo coraggi, senza pronostici, è più che mai difficile. Un programma elastico e duttile capace di adeguarsi a quelli che potranno essere i richiami anche improvvisi di una realtà in fase di evoluzione rapida".
Eravamo in attesa di manifestazioni di quel coraggio quell'immaginazione, quella fantasia, quella volontà di cambiare pagina, e non certo aspettavamo un ritorno a impostazioni date vent'anni fa. Invece si vuol restare indietro, ancorati a posizioni estremamente arretrate.
Più avanti ancora, nello stesso documento, per quel che si riferisce al problema dei trasporti e delle comunicazioni, che è impegno particolare dell'Assessorato retto dal Consigliere Gandolfi, si dice che "é necessaria oggi una diversa distribuzione di risorse fra consumi privati e consumi sociali, per ottenere, privilegiando questi ultimi, l'avvio di meccanismi di produzione e di sviluppo di tipo nuovo".
Ebbene, io credo che nessuna di queste indicazioni trovi connessione e coerenza con la politica di infrastrutturazione autostradale che la Direzione provinciale D.C. ha voluto ribadire attraverso il comunicato emesso con l'intenzione anche di esercitare una grossa pressione verso gli altri partiti della maggioranza.
Le dichiarazioni che ho letto del programma della Giunta ed altre che si potrebbero richiamare, pur nella loro generalità appaiono di un'altra D.C. rispetto a quella che si è espressa nel comunicato della direzione provinciale, sono effettivamente di un'altra D.C., o sono dichiarazioni programmatiche fatte strumentalmente al solo scopo di comporre in qualche maniera questa Giunta? Noi vogliamo credere che siano state fatte con intenzioni positive, e chiediamo a questa D.C. che le ha espresse di dare ad esse coerente seguito; chiediamo a tutte le forze politiche di avere a mente i problemi che ci stanno davanti e non le posizioni assunte nel passato, che nei fatti si sono mostrate sbagliate. Chiediamo a tutte le forze politiche di sconfessare le posizioni che si fanno dominare da logiche di uno sviluppo economico e da una visione politica del passato che deve essere mutata, e dalla cui urgenza di mutamento si è più volte anche in quest'aula fatta professione; di smascherare le posizioni dominate da logiche anche oscure promosse all'esterno, al di fuori delle assemblee elettive, da quei corpi separati che grande responsabilità hanno nel processo di degenerazione della vita pubblica italiana. Di liberarsi dalla sottomissione alla logica dell'ATIVA, le cui iniziative vengono portate avanti sotto un profilo del tutto aziendale, senza nessun richiamo alla responsabilità delle assemblee elettive, di cui questa società è una filiazione.
Chiediamo di sconfessare queste logiche e di non lasciarsi dominare dagli interessi di sottogoverno intessuti tra alcune correnti dei vari Partiti di maggioranza e forze economiche e finanziarie private. E' proprio sulla base di queste logiche, di questi meccanismi che opere che sono unanimemente ritenute inutili, come quella dell'autostrada Torino-Pinerolo vengono realizzate.
Questo è proprio il caso, non di appalti che vengono fatti per costruire delle opere, ma di opere pubbliche che vengono inventate per poter fare degli appalti. E' una vecchia logica radicata nella vita politica del nostro paese. E' dura a morire, nonostante i ripetuti scandali; ma è necessario toglierla di campo. Oggi, nel momento in cui si discute, a livello nazionale, il problema del finanziamento dei Partiti problema giustamente da affrontare quale riconoscimento della funzione sociale e culturale che i partiti svolgono, è necessario sgombrare il campo da ogni possibile equivoco e dare certezza alla popolazione che le trame di corruzione e di finanziamenti neri collegati con le opere pubbliche sono impediti per sempre.
L'autostrada Torino-Pinerolo, e le vicende che accompagnano la sua costruzione, pongono un problema di democrazia: è connesso alla capacità delle assemblee elettive di dare nuovi indirizzi allo sviluppo economico e sociale della nostra Regione, del nostro paese; è un problema di credibilità e di fiducia che si risolverà nella misura che le popolazioni che in maniera così estesa, hanno maturato la coscienza delle esigenze di nuovi indirizzi, possono identificarsi nell'operato della Regione.
Le forze di questo centro sinistra, se vogliono essere fedeli, come io credo debbano esserlo, alle linee programmatiche che ci hanno presentato devono confrontarsi con i problemi delle popolazioni e non con quelli dell'ATIVA; devono introdurre nuovi metodi di gestione politica, tenendo conto dell'esigenza di dar forza e vita a processi di partecipazione che ci vengono richiesti, anche in questo caso. Le forze e le correnti di questa maggioranza che credono ad una Giunta di centro sinistra devono mostrare nei fatti che sono coscienti dei pericoli che stanno correndo; dalla capacità loro di essere fedeli agli indirizzi programmatici, di legarsi alle esigenze delle popolazioni sta la loro credibilità e quella della stessa maggioranza; ogni debolezza sta diventando ormai fatale e può far ricadere la vita politica piemontese nelle mani di quel superpartito che è stato recentemente messo in crisi, proprio anche attraverso la creazione di una nuova Giunta.
Il contenuto dell'ordine del giorno da noi presentato appare del tutto valido, nonostante che il travaglio con cui lo si sta discutendo e le reazioni che in questi giorni si sono manifestate indicano quanto i suoi contenuti siano contrastati; ma proprio i ripensamenti di queste settimane ci fanno confermare che i problemi da noi posti all'ordine del giorno, e sono quelli che abbiamo ripreso dal documento formulato dalle organizzazioni sociali, sindacali, dalle comunità della zona di Torino Pinerolo, sono del tutto validi.
E' vero che questa autostrada porta via una quantità considerevole di superficie agricola; possiamo discutere se si tratta di due milioni e mezzo o di quattro milioni, e non è questa differenza che modifica la gravità del problema nei confronti del tessuto agricolo. Voglio qui sottolineare che mi sembrano più valide le indicazioni che ci sono state date dalle Comunità locali, riferite a quattro milioni di mq., piuttosto che quelle di due milioni di mq. non accreditabili a quelle dei 600/700.000 mq. dichiarate dal Consigliere Calleri il quale ha attribuito la restante aliquota dei due milioni di mq. ad un costruendo autoporto.
I conti sono presto fatti: dai progetti dell'autostrada, la larghezza del sedime stradale appare di 27/28 metri; con le fasce di sevizio all'autostrada dai 27/28 metri si passa ai 55/60 metri; la lunghezza dell'autostrada è di 22 km. Si tratta di un milione e 300.000 mq. circa.
Lungo questa autostrada sono previsti cinque svincoli: uno iniziale, uno finale e tre intermedi. Quello iniziale e finale sono di grandi dimensioni i tre intermedi sono svincoli che misurati dal progetto, hanno un lato di circa 500 metri per circa un Km. e coprono ciascuno almeno 250.000 mq.: si tratta quindi di altri 750.000 mq. Il milione e 300.000 della fascia, più questi 750.000 ci portano ai due milioni di mq. occupati soltanto dall'autostrada, con i suoi tre svincoli intermedi e non ai 600.000 mq.
indicati dal Consigliere Calleri. Se c'è, come è stato detto dal Consigliere Calleri (nessuno di noi prima lo sapeva) anche l'intenzione di costruire un autoporto, dai due milioni passeremo allora a tre milioni e più di aree occupate. Inoltre gli esperti hanno detto che lungo l'autostrada per una fascia assai larga, forse di centro metri di lato, non è più possibile coltivare la terra, perché questa perde capacità di produzione per inquinamento. La fascia di distruzione dell'agricoltura aumenta ancora e si giunge solo per l'autostrada, senza contare l'autoporto, alle quantità indicate dalla comunità locale.
Esistono certamente tutti i problemi denunciati relativi al deflusso delle acque. Una ricerca ministeriale aveva collocato quell'area tra le zone esondabili. Il problema del deflusso delle acque si è già posto lungo le tangenziali di Torino, ove è sufficiente anche una limitata pioggia per inondare i sottopassi. Nei periodi piovosi, l'attraversamento dei sottopassi (i quali tra l'altro sono 5 e occuperanno anche loro dello spazio) potrà essere impedito dalle inondazioni.



DOTTI Augusto

Vuol dire che è insolubile.



RIVALTA Luigi

No, è certamente solubile, ma aumenteranno notevolmente i costi.
Le esperienze del passato (la sollecitazione del Consigliere Dotti mi induce a alcuni riferimenti che non avevo in mente di fare) non ci danno la garanzia che questo problema sarà risolto. Le stesse inondazioni della zona di Carmagnola sono imputate alla costruzione dell'autostrada che ha modificato il deflusso delle acque superficiali nei periodi di temporali.
Probante per questa indicazione di causa rimane il fatto che in un decennio, dopo la costruzione delle autostrade, si sono avute tre inondazioni a Carmagnola; quante cioè se n'erano avute nel corso dell'intero secolo precedente.
Ecco quindi che i problemi esistono, vanno affrontati e se vengono affrontati aumentano notevolmente le spese; non si tratterà forse più soltanto di quei 30/50 miliardi di cui si è parlato. E' stato già ricordato che per lo smistamento ferroviario la indicazione di spesa era di 12 miliardi; siamo arrivati a 50, e per concludere lo smistamento ferroviario si prevede che bisognerà spenderne 120.
Anche sotto questo profilo richiamo la vostra attenzione: aumenteranno certamente le spese che si devono affrontare rispetto alle previsioni. Non può essere sottovalutata, questa eventualità e credo debba far pensare seriamente.
Il nostro ordine del giorno appare valido anche per quella nostra posizione, aggiunta in appendice a quella ripresa, dai documenti dei comitati della zona.
Quando noi diciamo che si tratta di operare diversamente nella zona torinese dove c'è l'esigenza di dare priorità alla soluzione dei problemi sociali, ci richiamiamo alla carenza dei servizi, anche elementari, che è venuta assumendo aspetti sempre più drammatici. Il movimento popolare richiede il superamento di tale carenza sotto questo profilo appare quindi corretta l'impostazione che diamo al nostro ordine del giorno.
Le popolazioni dell'area sono obbligate a sopportare disagi, disservizi e costi sempre più pesanti, senza che per il momento si intraveda un minimo spiraglio verso soluzioni positive; anzi, la prospettiva presenta più ombre che luci. Basti ricordare un elemento che ci sottolinea quanto sia grave la situazione: la impossibilità di intervento degli Enti locali. I bilanci di molti dei Comuni di quella stessa zona, non consentiranno interventi in settori anche importanti come quello dei servizi sociali e quindi si genererà un peggioramento della situazione, mentre di contrapposto si investe per la costruzione dell'autostrada.
C'é un altro aspetto che richiamiamo nel nostro ordine del giorno: si riferisce alla constatazione del peso decisivo dell'area torinese nella realtà regionale, e quindi del ruolo che essa può e deve giocare dal punto di vista di una politica di riequilibrio e di sviluppo armonico di tutte le aree delle regioni; i processi che hanno luogo nell'area torinese si ripercuotono su tutta la Regione e sul suo futuro.
Noi indichiamo come una delle esigenze di fondo quella di definire il quadro di priorità a cui deve rispondere la spesa pubblica, sia per quanto concerne i problemi da affrontare sia la sua distribuzione territoriale.
Sollecito i Consiglieri che provengono da aree esterne a quella torinese a prendere coscienza che se vanno avanti iniziative di questo genere sarà difficile pensare di ricuperare ad un livello sufficiente di sviluppo economico e sociale le altre aree piemontesi.
Nel nostro ordine del giorno è richiamato il rapporto che esiste tra lo sviluppo dell'area torinese e i grandi problemi aperti nel paese, primi fra tutti lo sviluppo del meridione e dell'agricoltura. Non è dubbio che un procedere ulteriore della concentrazione di investimenti, sia pubblici che privati, nell'area torinese, renderà impossibile avviare a soluzione questi problemi. Ciò nonostante vanno avanti una serie di iniziative pubbliche e private nell'area torinese, che protraggono quei meccanismi di sviluppo del passato da cui si è originata la situazione di squilibrio nella nostra regione e nel nostro paese.
Voglio elencare le opere più consistenti per richiamare alla mente di tutti il peso della posizione politica assunta dalla direzione provinciale della D.C.
Esistono, in via di attuazione o progettate: l'autostrada Torino Pinerolo, la Torino-Bardonecchia, il traforo del Frejus, la superstrada Collegno-Casellette, la superstrada Caselle-Lombardore, l'aeroporto di Caselle, la tangenziale est, il metrò torinese. L'insieme di queste opere secondo le cifre ufficiali (che sono però molto lontane dal vero a parer mio, perché si rifanno a prezzi non più attuali: per esempio, dieci miliardi per la costruzione della Torino-Pinerolo, oggi già rivalutata ad oltre 30 miliardi) raggiunge i 600 miliardi. Si tenga conto che alcune di esse, non soltanto la Torino-Pinerolo, appaiono inutili, oppure da non prendere in considerazione in questo momento, e comunque, in una scala di priorità da rimandare lontano nel tempo. Così ad esempio costruendo la Collegno-Casellette e l'autostrada della Valle di Susa si verranno ad avere, nella zona fra Torino ed Avigliana, quattro strade: due superstrade una statale e un'autostrada. E' prevista, da quanto abbiamo saputo l'altra volta, la costruzione di autoporti nella zona Torino-Pinerolo, Beinasco e Orbassano che dobbiamo immaginare siano da porre in relazione alla collocazione dello smistamento. E' prevista, si dice, la costruzione di un altro autoporto, pare di più limitata entità, nella zona di San Mauro; e qui la relazione da cercare è forse con la ipotizzata costruzione del porto canale (di un porto fluviale nell'area torinese).
Tutte queste operazioni non solo tolgono materialmente finanziamenti che potrebbero essere, in una distribuzione guidata da un piano di sviluppo nazionale, indirizzati a dei consumi sociali, e ad altre aree della regione piemontese o nazionali, ma creano le condizioni per un ulteriore sviluppo dell'area torinese.
Chi volesse guardare la cartina, la planimetria di progetto dell'autostrada Torino-Pinerolo, si renderebbe chiaramente conto che ai vertici di un quadrilatero, con lati di 5/6 km., sono ubicati: il Centro tecnologico della Fiat, lo stabilimento Fiat di Rivalta, lo stabilimento Fiat di Volvera, il Centro direzione della Fiat di Candiolo. All'interno di questo quadrilatero passa l'autostrada, ed è preconizzato da tempo un anello ferroviario che colleghi lo smistamento in costruzione ad Orbassano con i vicini stabilimenti Fiat di Rivalta e di Volvera. Al di là della polemica sull'interesse della Fiat alla costruzione dell'autostrada interesse che forse in questo momento non è neanche preminente o per lo meno non è perseguito dalla Fiat, con evidenza, rimane il fatto che una infrastrutturazione di questo genere, in un area ove già esistono impianti industriali di grande portata, centri direzionali, centri di ricerca tecnologica, non può che diventare, la sede di ulteriore espansione di attività produttive, anche disgiunte da quelle dell'industria dell'auto.
Quindi non solo si utilizzano delle risorse che, noi sosteniamo dovrebbero essere indirizzate ad altri consumi e distribuite diversamente dal punto di vista della localizzazione, ma si creano le basi, per lo sviluppo ulteriore dell'area torinese, a danno delle altre aree regionali e nazionali.
Tirando le somme, si tratta di non meno di mille miliardi che si investiranno nell'area torinese nei prossimi anni, se vanno avanti queste operazioni. Si tenga conto inoltre dell'operazione privata dell'Immobiliare di Borgaro e di tante altre operazioni di questo genere che sono in atto in Comuni dell'area torinese.
Di contrapposto si possono computare, pur se da una rapida analisi, in non meno di duemila miliardi i finanziamenti che dovrebbero essere erogati per soddisfare le esigenze di servizi sociali nell'area torinese.
E' possibile pensare allora, se passa questa logica di sviluppo delle infrastrutture, a partire dalla costruzione dell'autostrada Torino Pinerolo, che si possa risolvere qualcuno di questi fabbisogni e problemi? Ed è accettabile che, nel momento in cui si mette l'accento sulla scarsità delle risorse, quelle disponibili vengono utilizzate al di fuori di una scala di priorità che vede al primo posto appunto i problemi sociali quelli dell'intera regione, del Mezzogiorno? Se la risposta è, come pare debba essere, negativa, non si può che dedurre che la scelta del direttivo provinciale D.C. significa la rinuncia alla soluzione dei problemi sociali che le popolazioni ci pongono.
Sono quindi messi in discussione da queste logiche di investimenti infrastrutturali che si alimentano al di fuori delle assemblee elettive all'interno di corpi separati, come l'ATIVA, che è necessario che vengano sciolti i temi e gli obiettivi della programmazione che la Giunta ha presentato, nel suo programma le ipotesi per il piano di sviluppo regionale formulate dall'IRES che sono oggetto di discussione alla I Commissione. A questo proposito, va detto che è scorretto tentare, come ha fatto la Democrazia Cristiana di trovare giustificazione alla infrastrutturazione autostradale nelle linee di sviluppo e di programmazione contenute nei documenti dell'IRES; questi documenti devono ancora essere passati al vaglio di una discussione consiliare e devono ancora essere oggetto di una scelta di indirizzi di pianificazione che compete alla Regione. Ma oltremodo scorretto, è tale tentativo, anche culturalmente, poiché l'IRES non ha mai indicato la Torino-Pinerolo come una autostrada necessariamente da costruirsi. Si ritrova l'informazione dell'autostrada Torino-Pinerolo soltanto nell'ultimo documento oggetto di discussione, ma dopo che è stato chiaramente espresso all'inizio del capitolo che si tratta, non già di un giudizio di merito, ma dell'annotazione delle opere già decise da decreti o già ammesse a finanziamento. Da nessuna parte l'IRES dice che quella è un'autostrada da costruirsi, e che essa ha carattere di priorità.
Quindi le indicazioni date dalla D.C. nel comunicato del direttivo provinciale risentono per lo meno di una lettura affrettata, del rapporto Ires; sono testimonianza di un modo di tener conto delle ricerche estremamente superficiali.
Siamo noi, sul piano politico, che dobbiamo rifiutare una elencazione notarile delle decisioni già assunte; che dobbiamo stabilire le linee del piano di sviluppo e operare le scelte. E noi qui oggi discutiamo, con riferimento alla Torino-Pinerolo, le linee della politica regionale.
Quindi sono in gioco non solo le linee programmatiche indicate da questa Giunta, ma la stessa possibilità di programmazione che la Regione sta cercando di definire sulla base delle elaborazioni fin qui fatte dall'IRES. Se si continua a lasciar passare delle decisioni prese altrove incompatibili con le scelte che dovremo fare in osservanza dei principi già fin qui formulati di riequilibrio regionale, pregiudichiamo ogni possibilità di attuare la politica di piano.
Noi chiediamo quindi che attorno al nostro ordine del giorno non ci siano atteggiamenti di carattere strumentale; che la assemblea elettiva sia messa e lasciata nelle condizioni di esprimere liberamente il proprio pensiero e il proprio intendimento.
Sollecitiamo una responsabile interpretazione del nostro ordine del giorno, e il voto favorevole ad esso dichiarandoci però già fin d'ora disponibili, se non verranno assunti atteggiamenti strumentali, a discutere il documento e a concordarne un altro purché rispetti nella sostanza le richieste delle popolazioni locali che ci chiedono di intervenire per impedire la continuazione dei lavori dell'autostrada Torino-Pinerolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Curci, ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi abbiamo letto e vagliato attentamente il documento consegnato dai rappresentanti delle comunità della zona interessata all'autostrada e ne abbiamo tratta la persuasione che molte, che anzi le fondamentali preoccupazioni espresse siano se non infondate almeno parecchio esagerate.
Anzitutto nel documento non si tiene conto del fatto importantissimo di come i collegamenti fra la città di Torino e la zona di Pinerolo si vadano rivelando sempre più insufficienti ad assicurare l'inserimento della nostra provincia nelle grandi direttrici del traffico internazionale. Inoltre non si tiene conto della necessità di assicurare all'interno dell'area metropolitana di Torino un'organizzazione dello spazio tale da consentire a tutti i cittadini facili e rapidi accessi alle attività di lavoro e di tempo libero.
(Voci dal pubblico)



PRESIDENTE

Il pubblico non può né assentire né dissentire.



CARAZZONI Nino

Quello va fuori!!



PRESIDENTE

Prego caldamente di non interloquire.
Continui Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Necessità che non viene soddisfatta - come si afferma nel documento dalle strade già esistenti: la Torino - Piossasco - Pinerolo, la Torino Nichelino - None, e la statale n. 23. La prima, infatti, interessa zone a sensibile sviluppo industriale con frequenti immissioni di correnti di traffico, con conseguenti strettoie nell'attraversamento dei centri abitati e inoltre punteggiata da numerosi semafori. La Torino - Nichelino - None che attraversa anch'essa zone in pieno sviluppo industriale...



(Voci dal pubblico)



CARAZZONI Nino

Ma non è possibile fare una seduta in questo modo!



PRESIDENTE

Vi prego, mi appello al vostro senso di responsabilità, se succede ancora faccio sgombrare la tribuna del pubblico.
Continui pure Consigliere.



CURCI Domenico

La Torino - Nichelino - None, che attraversa anch'essa zone in pieno sviluppo industriale e diversi centri abitati presenta dei forti limiti di capacità ed un livello di servizio molto basso, specie nelle ore di punta.
La statale 23, infine, per le caratteristiche del suo tracciato, per le strozzature, per le immissioni e i dossi fornisce un servizio appena accettabile nei giorni feriali, mentre nelle giornate festive è del tutto congestionata.
Ma quali potranno essere le previsioni sullo sviluppo del traffico in quella zona nei prossimi anni? La zona stessa è in pieno sviluppo industriale per cui se il traffico attuale sulle strade che servono la zona si calcola oggi in 30.000 autoveicoli al giorno in media, è lecito ipotizzare per il 1980 un traffico di almeno 70.000 veicoli al giorno, con dei valori insostenibili nelle ore di punta anche per le strade che avessero una larghezza doppia rispetto a quella attuale. Mentre l'autostrada progettata assicurerebbe un buon livello di servizio, con elevate portate di traffico e tale da soddisfare le necessità ipotizzabili per al futuro.
Perciò, mentre in campo industriale gli insediamenti esistenti ed in fase di espansione e la localizzazione di nuove iniziative indicano nell'autostrada il miglior mezzo di collegamento con Torino e - attraverso le tangenziali - con la rete di strade statali ed autostrade ad essa collegate, nel campo turistico e della grande viabilità la Torino-Pinerolo costituisce il naturale potenziamento delle strutture esistenti e la valida premessa per quei collegamenti, sia a livello regionale - per esempio verso Cuneo unico capoluogo di provincia in Piemonte non collegato da autostrade sia internazionale verso la Francia.
Nel documento poi si afferma che l'autostrada sottrarrebbe all'agricoltura circa quattro milioni di mq. di terreno coltivato, mentre sembra che in realtà, l'opera completa in tutte le sue infrastrutture occuperà un'area di circa due milioni di mq., pari a circa 550 giornate piemontesi. La cultura prevalente in queste zone è il prato irriguo. Gli acquisti che sono già in corso vengono effettuati a trattativa bonaria ed a quanto è dato sapere gli accordi finora sono stati più agevoli che non nelle precedenti esperienze relative alle tangenziali.
Il prezzo medio che viene pagato si aggira sulle 800/1000 lire al mq.
più il rimborso dei danni.
Una parte rilevante - circa 500.000 mq. del terreno da espropriare non appartiene, come è stato detto da parte di alcuni, a piccole o medie aziende, ma a grosse proprietà come per esempio quelle dei Gromis di Trana dell'Ordine SS. Maurizio e Lazzaro, dell'Ospedale San Giacomo di Piossasco.
Tra le aziende a conduzione diretta invece, nessun esproprio supererebbe i 30.000 mq.
Per finanziare l'opera la Società costruttrice (ce ne ha informati il Presidente della Giunta nella scorsa seduta) attinge al normale mercato finanziario, stipulando mutui garantiti dallo Stato, essendo il contributo statale puramente simbolico. Se l'opera non venisse realizzata, pertanto non è esatto affermare che si potrebbero fare affluire i finanziamenti verso altre opere pubbliche, perché mancano al momento attuale gli strumenti legislativi esistenti invece per le concessionarie di autostrade.
Mentre i danni derivanti da una eventuale sospensione dell'opera, pur essendo difficilmente valutabili, tenuto conto dei lavori già eseguiti, dei terreni acquisiti, delle spese di progettazione, dei contratti di forniture e di appalto, ammonterebbe e 5/6 miliardi (mi pare che anche questo dato ci sia stato fornito nella scorsa seduta dal Presidente della Giunta) che sono pari, grosso modo, ad un terzo dell'intero costo dell'opera, preventivata in 15 miliardi e rotti.
Per sostenere queste spese la società concessionaria ha contratto dei mutui garantiti, come dicevo, dallo Stato in base alla legge 287 del 1971.
Ma la legge nulla dice riguardo al finanziamento delle opere interrotte.
Con quali proventi, quindi, se l'opera non venisse realizzata, saranno rimborsati i mutui già contratti? Non è esatto poi affermare, come è stato fatto in quest'aula da tutti coloro che sono intervenuti nella discussione la volta scorsa, che la Regione ed i Consiglieri regionali siano stati tenuti all'oscuro del progetto di costruire questa autostrada: sul Bollettino ufficiale della Regione n. 10 del 13 marzo 1973, quindi giusto un anno fa, veniva pubblicato l'avviso di appalto, avviso che veniva anche pubblicato nella stessa data sui quotidiani "La Stampa", la "Gazzetta del Popolo", il "Corriere della Sera", il "Tempo" di Roma e credo anche altri quotidiani della penisola.
L'avviso di appalto veniva nuovamente pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione n. 29 del 24 luglio 1973 e nella stessa data ripubblicato da quei quotidiani.
Come mai i rappresentanti delle amministrazioni locali, i sindacati della triplice, le ACLI, il Consiglio di zona non fecero sentire allora le loro preoccupazioni e non espressero allora la propria opposizione? Qual' il motivo per cui lo fanno soltanto oggi, quando già i decreti di esproprio sono stati firmati e tutto il meccanismo è già in moto? Dai giornali di ieri abbiamo appreso come anche la D.C. sia favorevole all'autostrada.
Dopo i discorsi ascoltati in quest'aula nella scorsa seduta, il discorso-relazione del Presidente della Giunta, dell'Assessore Chiabrando il tono delle dichiarazioni pronunciate dal Capogruppo della D.C.
Consigliere Bianchi, ci avevano per la verità fatto pensare ad un'opposizione della D.C. (anche da altre parti è stato detto che si era ricevuta la stessa impressione). Abbiamo perciò letto con soddisfazione le decisioni del comitato direttivo provinciale della D.C. Vorremmo per sapere qual'è la posizione degli altri Partiti che compongono la maggioranza. In base alle dichiarazioni rese nell'altra seduta - che erano state tutte contrarie, se abbiamo ben capito - hanno anch'essi cambiato opinione? I socialisti sono d'accordo con la D.C. o con i comunisti? E se sono d'accordo con la D.C., Nesi subirà anche questa volta la disciplina di Partito? Oppure gli altri partiti della maggioranza vorranno persistere nella loro posizione? Avremo allora la crisi? Di solito sono le Giunta che fanno le strade, sarebbe la prima volta che una strada disfa una Giunta!



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a titolo personale io avevo presentato un'interrogazione il 21 febbraio a seguito della quale si è aperta una discussione sull'utilità o meno dell'autostrada Torino-Pinerolo.
Oggi il mio Gruppo ha presentato un ordine del giorno e nell'illustrare le finalità, il significato di questo documento, ritengo opportuno fare una precisazione: si è voluto rimettere in discussione la politica favorevole alle autostrade che le amministrazioni locali della Regione Piemonte e specialmente della Provincia di Torino sostennero dal 1950 in avanti. A quella impostazione il mio partito diede pieno e leale appoggio intuendo la validità di quella che era una politica tendente a togliere il Piemonte dall'isolamento in cui si trovava tradizionalmente. Difatti le realizzazioni che vennero compiute sia con gli allacciamenti internazionali con la Valle d'Aosta, sia con collegamenti diretti, attraverso la Torino Piacenza, con la grande dorsale autostradale italiana, sia con il collegamento con i porti di Genova e di Savona, rientrarono nella logica di togliere Torino e la zona del Piemonte dall'isolamento. Pertanto nulla di quella politica il mio Gruppo rinnega, anzi, si fa vanto di avere partecipato alla sua realizzazione, premessa di quel decollo che la nostra regione conobbe dal '50 dal '60/'62. Se poi fu gestita malamente questa esplosione di benessere e di ricchezza che la nostra regione seppe accumulare, se i problemi sociali non furono risolti, se istanze sociali furono lasciate in disparte non è più responsabilità della nostra forza politica, perché ad un certo momento fummo allontanati dal centro delle decisioni a cui fino a quel momento avevamo partecipato.
Il problema pertanto della Torino-Pinerolo non può essere visto come uno dei tanti aspetti della politica autostradale, ma va ridimensionato e valutato singolarmente per quello che è. Era sorto come collegamento internazionale diretto tra Torino e Marsiglia, collegamento che ancora oggi il Gruppo di cui faccio parte ritiene valido e indispensabile, per quando verranno risolte le difficoltà tecniche esistenti a livello internazionale ma che oggi va rivisto per quello che é. Mi pare che fosse giusta l'osservazione del Consigliere Curci che le amministrazioni locali su questo problema non avevano assolutamente posto più alcuna questione.
L'autostrada avanzava, proseguiva nel suo iter burocratico ed improvvisamente è diventata una realtà tangibile quando i bulldozer hanno cominciato a solcare i campi.
Ecco allora il taglio che mi pare sia giusto dare in questo momento in questo Consiglio Regionale al quale mai nessuno aveva fatto riferimento come ricordava il Presidente della Giunta nella risposta che era stata giudicata insoddisfacente da parte del sottoscritto alla prima interrogazione. Questo Consiglio Regionale non era stato investito perch era tutto quanto a monte della sua costituzione e dei poteri che successivamente gli sono stati delegati. Alcuni colleghi più fortunati hanno addirittura le piantine di questo progetto, si sa che passerà attraverso centri industriali di cui è già stata stabilita la realizzazione e la collocazione sul territorio, si sono valutate le impossibilità di successivi ampliamenti di superstrade che non possono più espandersi per la realizzazione di costruzioni troppo vicine al sedime stradale delle vecchie strade esistenti. Sono problemi che mi pare richiedano un'attenta riflessione da parte del Consiglio, riflessione che non può esistere con l'assillo della demagogia che certe parti possono portare avanti in un dibattito aperto come questo, ma deve rientrare in quel giudizio di compatibilità che seriamente dobbiamo dare, dopo di che prenderemo delle decisioni o a favore o contrarie a questo tipo di opera con le responsabilità che a noi competono.
E' indubbio - e qui sorge il problema giuridico cui il Presidente della Giunta aveva fatto riferimento l'altra volta chiedendo al Consiglio suggerimenti, su come si poteva operare - che vivendo ancora presumibilmente la nostra regione in uno stato di diritto, noi dobbiamo operare nel rispetto delle leggi, delle disposizioni e dei provvedimenti che secondo un iter amministrativo si sono maturati; e così dobbiamo renderci conto che questi provvedimenti sono al di fuori della nostra portata.
Ma noi oggi dovremo dare un giudizio anche politico su questo avvenimento, non indipendente dalla compatibilità tecnica alla politica di piano che abbiamo riconosciuto fondamentale e sulla quale abbiamo continuato a discutere ed abbiamo imperniato il nostro discorso in un diretto contatto non soltanto con le comunità. Circa le scelte mi pare che il mio Gruppo sia stato il primo a sollevare il discorso, pertanto ognuno dica con serenità le cose che ritiene e responsabilmente assuma i suoi impegni.
Noi chiediamo alla Giunta, proprio per l'autorità politica che il Consiglio Regionale le dà, di intervenire presso la società ATIVA affinch non compia più nessun atto pregiudizievole e fonte di ulteriori danni. Il Consiglio Regionale, con i suoi organi istituzionali, deve poter valutare esattamente la portata di questa opera. Si parla di 4 milioni di mq., o sono soltanto un milione e 700.000, o ancora di meno? C'è l'autoporto. Sono tutte cose di cui stiamo parlandone senza avere delle chiare informazioni con le quali ognuno può portare un qualche cosa che in precedenza non era a conoscenza del Consiglio Regionale. E allora ecco l'importanza che il Consiglio seriamente, di fronte a certe forme di speculazioni che possono ingigantirsi e che poi coinvolgono tutto quanto un sistema che invece va difeso e potenziato, valuti se veramente si seguono delle logiche equivoche, oscure, oppure se c'è una chiarezza, se c'é un fondamento, una risposta concreta alle istanze che la nostra realtà regionale impone.
Quello sarà il momento di compiere le scelte solo quando avremo conosciuto perfettamente i dati che ora ignoriamo.
Io ritengo che una sospensione dell'ordine di 15/20 giorni potrà permettere al Consiglio Regionale di conoscere seriamente, attraverso i suoi canali istituzionali, i dati di fondo, e di poter dialogare secondo lo spirito del nostro statuto con gli Enti locali che autonomamente e collegialmente si sono pronunciati all'improvviso, contrari a quest'opera che, tutto sommato essendo investiti loro stessi da questi provvedimenti dovevano già conoscere in precedenza. Così potremo dare alla nostra opera di programmatori e di suggeritori di investimenti e di interventi sul territorio, quell'aspetto di serietà che io credo noi come Consiglieri ci meritiamo per la diuturna fatica che poniamo nell'espletare la nostra attività.
E pertanto in questo spirito che il nostro ordine del giorno si pone atto interlocutorio a una decisione che non può essere assunta oggi su delle informazioni che ognuno porta a spizzichi e a bocconi e che non possono dare invece il quadro di chiaro riferimento che un'opera di così grande respiro, e importanza, anche da un punto di vista psicologico, per l'attesa che ha creato nei nostri amministrati, impone.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Per arrivare ad una decisione spassionata io penso che occorra esaminare tutti gli elementi e anche il quadro nel quale il problema si colloca. Esiste indubbiamente - e l'abbiamo rilevato in occasione della riunione con esponenti della fascia del pinerolese verso Torino - un'area di dissenso nei confronti di quest'opera la cui consistenza è da verificare. Nell'ambito stesso del nostro partito abbiamo dei compagni che sono favorevoli all'opera e altri che dissentono e che nei Consigli comunali si sono pronunciati contrari.
E' un elemento di cui dobbiamo tener conto, ma non è l'unico, se per governare bastasse cercare di essere popolari tutti sarebbero capaci di governare, bisogna anche avere il coraggio di prendere delle decisioni valutando gli elementi di consenso e di dissenso popolare, ma non tenendo conto unicamente di questi.
E' vero che se esiste un'area di dissenso nella zona del pinerolese nei confronti dell'opera, esiste anche una parte che non è decisamente favorevole, ma è piuttosto indifferente, per esempio per quanto riguarda la Torino-Oulx abbiamo rilevato che esistono delle posizioni nettamente contrapposte, qui invece abbiamo una posizione negativa e una posizione che è sostanzialmente di indifferenza. Come Consigliere provinciale di Torino ricordo molto bene quali erano le sollecitazioni a favore della realizzazione di quest'opera, derivavano dal collegamento dell'autostrada Torino-Pinerolo con l'impostazione del traforo del Colle della Croce e ne faceva una via di comunicazione internazionale che interessava particolarmente i pinerolesi. Il fatto che da parte francese ci sia oggi la tendenza a lasciar cadere o quanto meno a posporre nel tempo la realizzazione del traforo del Colle della Croce, fa sì che la Torino Pinerolo venga vista in una luce differente da quella che poteva venire considerata anni or sono, quando era soltanto una parte di una grande via internazionale.
Altro elemento che dobbiamo sottolineare è che esistono delle difficoltà viabili nella zona, cosa che non può essere negata. Ieri sera sono andato a Pinerolo per assolvere al mio dovere di presentare il ciclo dei films della Resistenza a Pinerolo e ho avuto occasione di fare all'andata ed al ritorno le due strade che collegano Torino e Pinerolo.



CARAZZONI Nino

Tu impieghi male le tue serate!!



BONO Sereno

E c'e qualcuno che impiega male la sua vita. Voi ad esempio l'avete impiegata male e continuate ad impiegarla peggio.



VERA Fernando

Comunque non c'é uno stretto collegamento tra Pinerolo e la Resistenza o il fascismo.
Che si tratti di una viabilità difficoltosa che richiede delle soluzioni viarie di miglioramento, è un fatto indubbio. Ed è altrettanto indubbio che una soluzione alternativa non può, a mio avviso, essere quella di un allargamento delle strade esistenti, per le difficoltà tecniche di cui parlerò. Difatti gli stessi oppositori al progetto dell'autostrada non dicono che non esistono difficoltà viarie, propongono delle soluzioni alternative rispetto alla soluzione autostradale. Dei danni all'agricoltura ci ha parlato la volta scorsa l'Assessore Chiabrando con una valutazione abbastanza minimalistica degli stessi, pur riconoscendo che, come qualsiasi opera, l'autostrada attraversa dei fondi agricoli che devono quindi essere in qualche modo rincorporati per evitare una soluzione di continuità.
Esistono poi problemi di carattere urbanistico di cui ci ha parlato prima molto dettagliatamente il collega Rivalta.
E' evidente che in una valutazione di priorità di impegni nel settore delle grandi vie di comunicazione, l'autostrada Torino-Pinerolo così com'è scorporata da quella visione di carattere internazionale del traforo del Colle della Croce e quindi di una grande via di comunicazione Torino Marsiglia, non la si può dichiarare di primaria importanza, anche se non credo che possa essere considerata assolutamente inutile, perché nessuna via di comunicazione presenta questo carattere di assoluta inutilità.
Sfugge, è evidente, ad un concetto di grande via di comunicazione che collega due poli di carattere economico, nazionale o internazionale, perch ridotta ad un tronco di collegamento tra Torino e una zona quale il pinerolese che ha caratteristiche più limitate rispetto a una zona di carattere internazionale e quindi di trasporto, di turismo, ecc.
Non dimentichiamo però che esistono ugualmente dei problemi di collegamento turistico, basti pensare al fatto che la Torino-Pinerolo è la via di accesso più comoda e più logica alle zone sciistiche del Sestriere e alle tre valli che sboccano sul pinerolese: la Valle del Po, la Val Pellice, e la Valle del pinerolese.
Non bisogna neppure dimenticare il momento in cui è stata programmata questa strada, allora esisteva nel paese e particolarmente nella nostra regione, proprio per la situazione orografica della regione piemontese rinserrata nelle montagne e quindi tendente a sfuggire ad un certo isolamento nei confronti del resto del paese ma anche nei confronti di paesi stranieri con cui si trova a confinare, una tendenza a creare delle grandi vie di comunicazione, né è stata espressione proprio la Provincia di Torino nel periodo in cui era Presidente il prof. Grosso, attraverso l'impostazione di grandi vie di comunicazione che sottraessero il Piemonte al suo isolamento. Poi, forse, è degenerata. Io ricordo che quando era Presidente della Provincia l'avv. Oberto, negli ultimi anni prima del 1970 ebbi a deplorare questa tendenza a creare autostrade dovunque, l'autostrada sotto la porta di casa, ma non bisogna esagerare, non passare, come purtroppo è abitudine italiana, da un eccesso all'altro. In Italia siamo passati dal concentramento urbanistico che ha deturpato località panoramiche, che ha alterato il modo di vita di tutte le zone alla tendenza ad impedire qualsiasi costruzione; siamo passati dalla tendenza a fare autostrade dappertutto, al dire che non bisogna più farne da nessuna parte siamo passati dalla tendenza ad inquinare tutto, fiumi, laghi ecc. alla tendenza ad impedire che qualsiasi attività economica industriale si potesse svolgere. Abbiamo purtroppo questa abitudine di passare da una fase tutta in positivo ad un'altra tutta in negativo che può anche essere un modo di equilibrare, di raggiungere una linea mediana, ma non credo sia il migliore, il più sensato, il più corretto; un modo sensato e corretto è invece quello di programmare evitando ogni eccesso e ogni esagerazione e tenendo conto dell'utilità concreta delle opere che si vogliono realizzare.
Occorre ancora ricordare per esempio che nel piano dell'IRES che tutti noi Consiglieri regionali abbiamo avuto modo di esaminare, l'autostrada Torino-Pinerolo è pur sempre considerata tra le vie di comunicazione che devono essere realizzate, basta prendere il piano dell'IRES e c'é scritto che la Torino-Oulx e la Torino-Pinerolo sono utili vie di grande comunicazione.
Vediamo di trarre da questo esame qualche conclusione. Intanto un dato a cui non possiamo sfuggire è quello che essendo l'opera già in fase di iniziata realizzazione attraverso gli appalti, gli espropri e l'acquisizione di aree, il costo del non fare l'opera esiste ed è stato determinato in quest'aula del Presidente della Giunta nell'ultima riunione in una cifra (che credo non sia esagerata, semmai è esagerata in difetto e non in eccesso) intorno ai cinque miliardi, cifra che il Consigliere Rivalta ha definito un giusto prezzo da pagare, una somma ben spesa da sacrificare, da bruciare sull'altare del cosiddetto "N.M.S." "nuovo modello di sviluppo". Il Consigliere regionale deve valutare se questo incenso costituito da biglietti da mille, sia pure svalutati, per un controvalore di 5/6 miliardi, è un sacrificio che si può fare sull'altare di questo cosiddetto nuovo modello di sviluppo.
Occorre considerare che le soluzioni alternative non sono dimenticate neppure dai contestatori di quest'opera, essi non dicono non si fa niente per la soluzione dei problemi viari della zona del pinerolese, ma propongono in alternativa due cose: o l'allargamento delle strade attualmente esistenti, o la costruzione di una superstrada. Indubbiamente la prima, senza bisogno di scendere in dettagli tecnici, pare, a chiunque percorra le strade che collegano Torino a Pinerolo, di non facile soluzione perché attraversano dei centri abitati e quindi imporrebbero delle circonvallazione, delle soluzioni alternative rispetto alle strade esistenti che pur esse hanno un costo e delle difficoltà tecniche; la costruzione di una superstrada - che, non dimentichiamolo è poi un equivalente dell'autostrada, con la differenza che su quest'ultima si paga un pedaggio e sulla superstrada no - non è che elimini le difficoltà, gli inconvenienti, perché anche questa attraversa terreni agricoli e quindi crea una parte degli inconvenienti che creerebbe l'autostrada ma ha il vantaggio, lo riconosco, agli effetti delle popolazioni interessate, di non avere il costo del pedaggio, con una possibilità di accesso quindi non gravante economicamente, c'è però la difficoltà che la superstrada dovrebbe essere costruita dall'ANAS e non mi risulta che attualmente esista nei programmi dell'ANAS questa possibilità, semmai in fase di valutazione storica, su scelte fatte in precedenza, si potrebbe dire che avrebbe avuto senso alcuni anni fa insistere nei confronti dello Stato per la realizzazione delle superstrada invece di passare alla realizzazione dell'autostrada. Questo non è stato fatto, oggi non è facile sostituire una autostrada già in via di realizzazione da parte di una società che ha ottenuto il contributo governativo ed i mutui dagli istituti di credito con una superstrada che dipende invece dall'azienda statale delle strade. A mio parere a questo punto occorre distinguere, proprio per evitare quegli eccessi che dicevo precedentemente ed a cui purtroppo siamo spesso soggetti in Italia, tra il passato e le pendenze che di questo passato ancora ci ritroviamo. Tra queste esiste l'autostrada Torino.Pinerolo e quella che è una politica programmata in prospettiva, che riguarda il futuro e che tiene conto di una situazione diversa, sia pure del cosiddetto nuovo modello di sviluppo che poi vuol dire della crisi energetica, vuol dire di una certa impostazione anche di programmazione industriale che non considera più l'automobile come il motore primario della economia nazionale e quindi pu anche prescindere da questo tipo di realizzazione. Tra l'altro il governo ci ha tolto questa incombenza eliminando ogni possibilità, per quanto riguarda il futuro, di costruire nuove autostrade. Esiste il problema di quelle già in via di realizzazione e non credo che la Giunta Regionale possa, sia pure per la responsabilità che ha oggi nei confronti del governo, dire di no ad un'opera (parere che può dare e non può dare, ma che comunque secondo alcuni in Consiglio Regionale dovrebbe dare); non credo che oggi la Giunta Regionale possa prendersi la responsabilità di pagare questo prezzo, rappresentato dai 5/6 miliardi di penale, lasciando la situazione viabile della zona così com'é. In cambio di che cosa? In cambio di niente, in cambio della perdite del contributo statale che sappiamo benissimo non sarà dirottato, come qualcuno pensa, ad altri tipi di investimenti, come non saranno dirottati ad altri tipi di investimenti i mutui concessi alla Soc. ATIVA, contributo dello Stato che andrà probabilmente ad altre regioni del paese che invece continuano a costruire questo tipo di opere; in cambio della mancata soluzione dei problemi viabili del pinerolese; in cambio della rinuncia ad una prospettiva nel caso, non improbabile, che tra alcuni anni si riuscisse ad impostare anche il traforo internazionale del Colle della Croce che io ricordo per anni le popolazioni del pinerolese hanno chiesto al Consiglio Provinciale di Torino. In cambio di tutte queste rinunce, noi non offriamo assolutamente niente. Questa grossa responsabilità io non penso che la Giunta Regionale del Piemonte, che il Consiglio Regionale possano assumersela. Pur tenendo come punto fermo che per l'avvenire non si imposteranno nuovi discorsi di investimenti di infrastrutture di questo tipo, secondo una direttiva che è ormai di carattere nazionale, per quanto riguarda quelle che sono le pendenze del passato, quale la Torino-Pinerolo - che, ripeto, non è una realizzazione assolutamente inutile, anche se discutibile, ma il cui costo è, tenendo conto di tutti gli elementi, inferiore alla spesa cui si andrebbe incontro non costruendola, estremamente onerosa per la collettività - io penso che la risposta della Giunta, la risposta del Consiglio Regionale non possa che essere negativa nei confronti di un ordine del giorno che propone la revoca di quest'opera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la questione della diramazione Torino-Pinerolo porta alla ribalta ancora una volta il tema dei rapporti fra lo Stato e le Regioni, delle rispettive competenze in ordine all'assetto del territorio e del loro coordinamento ai fini dello sviluppo equilibrato delle comunicazioni nella nostra regione, delle iniziative del governo regionale per affrontare e risolvere, nel quadro degli impegni assunti, le linee del programma alla luce della politica di piano.
Ora, è noto - e mi sembra che non sia stato sufficientemente richiamato che il decreto delegato n. 8, riserva alla competenza degli organi statali la rete autostradale. E' altrettanto noto che questa competenza trova un limite - anche se abbastanza tenue e piuttosto di natura politica che giuridica - nel fatto che per la programmazione degli interventi (compresi quelli dell'ANAS) gli organi dello Stato provvedono "sentite le Regioni". Sembra che questo solitamente non avvenga, se è vero che l'ANAS ricorrerebbe ancora oggi al parere delle Regioni anziché nella fase della programmazione degli interventi solo in un momento successivo, sottoponendo precisamente al parere delle Regioni i singoli progetti che già conseguono e programmi praticamente elaborati e ormai definiti.
Nel caso però che ci riguarda e cioè quello dell'autostrada Torino Pinerolo, si tratta in realtà di programmi deliberati dagli organi competenti prima ancora della costituzione delle Regioni, programmi che a loro volta si sono andati via via concretando nel periodo in cui, pur essendosi già costituite le Regioni, non era ancora avvenuto il trasferimento delle funzioni, in cui cioè non era ancora neppure operante quella tenue salvaguardia di carattere politico prevista dall'art. 9 del decreto delegato che prescrive l'obbligo di sentire, sia pure a titolo meramente consultivo, il parere delle Regioni.
Del prolungamento della tangenziale sud verso Pinerolo, come di tutto il sistema tangenziale di Torino, si trattò sin dal 1968, da parte degli Enti locali torinesi, in particolar modo dal Comune e direi in modo particolarissimo dalla Provincia di Torino. E' un fatto obiettivo che non si può certamente negare e neppure sottacere, che la realizzazione del sistema tangenziale di Torino veniva prospettata con il consenso pressoch unanime dei diversi gruppi politici, degli Enti locali interessati e della stessa pubblica opinione.
I consensi, le pressioni, gli incoraggiamenti si fondavano per esempio sull'asserita necessità di un collegamento diretto e più agevole della zona pinerolese con Torino, in un momento in cui si stavano operando cospicui trasferimenti di aziende che fino allora avevano avuto la loro sede nel capoluogo e che si andavano sistemando lungo questa direttrice. E ancora per i generali rilievi - puntualmente ripresi dai giornali torinesi - che venivano sollevati dalle rilevanti masse di turisti a causa delle frequenti immissioni e le strettoie dovute all'attraversamento dei centri abitati che regolarmente provocavano notevoli congestioni in un traffico il cui livello di servizio era ed è a malapena accettabile nei giorni feriali. Ad un certo punto era stato addirittura proposto - e non sicuramente dal Gruppo socialista - che la tangenziale in oggetto (io ritengo che questo il Presidente della Giunta lo ricordi agevolmente, come lo possono facilmente ricordare coloro che facevano in allora parte del Consiglio provinciale di Torino) dovesse avere una dimensione assai più ampia così che da Poirino descrivesse un semicerchio tale che lambisse le porte della città di Pinerolo. Questa soluzione avrebbe sicuramente determinato un costo delle opere almeno triplo, con il conseguente esproprio di una superficie agricola di gran lunga più estesa di quella che sarebbe oggi.
Tutto questo avveniva sulla linea di una generale tendenza preferenziale verso il sistema tangenziale accettato anche da città con popolazione largamente inferiore a quella di Torino, come il caso di Bologna in cui si è realizzato un sistema tangenziale che permette un rapido scorrimento del traffico. Comunque dalla discussione del 1968 si è poi passati alla presentazione da parte dell'ATIVA all'ANAS del progetto di massima, dopo che il Provveditorato alle Opere Pubbliche del Piemonte aveva dato parere favorevole anche sotto l'aspetto urbanistico.
Tutto questo avveniva prima ancora delle elezioni regionali, prima cioè che si costituissero le Regioni. Pochi giorni dopo le elezioni regionali il 16 giugno, il Ministro dei Lavori Pubblici approvava con suo decreto il progetto. Successivamente veniva approvata e resa esecutiva la convenzione fra l'ANAS e l'ATIVA, mentre il 1^ settembre 1973 veniva determinato, con decreto ministeriale, l'importo a base d'asta su 10 miliardi di lire, 15 miliardi con gli espropri e le spese complementari. In sostanza e in pratica il progetto dell'autostrada, o della miniautostrada, Torino Pinerolo è nato prima della Regione e il parere che noi per ipotesi dovessimo esprimere, giungerebbe in ogni caso quando si è ormai entrati nella fase esecutiva finale. Quando cioè l'ATIVA ha eseguito gli stati di consistenza per l'intera autostrada, quando sono stati emanati i decreti prefettizi per l'acquisizione delle aree e per l'intero tracciato; quando già sono stati effettuati acquisti per un importo di mezzo miliardo di lire e sono avviate le trattative per gli altri terreni; quando la progettazione esecutiva è ultimata, gli appalti dei lotti eseguiti e le spese - esclusi gli espropri - raggiungono ormai il miliardo di lire.
Non mi pare neppure che si possa passare sotto silenzio (e a questo ha già accennato il collega amico Vera) la funzione che l'Istituto di ricerche, cioè l'IRES, ha avuto nella impostazione di una siffatta politica delle comunicazioni stradali che sono indicate nel rapporto (quello che abbiamo discusso qualche mese fa e sul quale si sono verificate le consultazioni ) e riconosciute come fondamentali al fine di assicurare trasferimenti rapidi ed efficienti sopra un'aliquota cospicua delle linee interpolari e cioè delle linee poste fra i due poli di aree ecologiche, e che portano al completamento del sistema ottimale previsto attraverso i trafori del Ciriegia e della Croce, trafori che - è sempre l'IRES che parla sulla base degli studi condotti per il piano regionale 1966/70 farebbero riconoscere, con riferimento all'epoca '80, una domanda di traffico tale da giustificare la presenza insieme con il traforo del Frejus.
E non vado oltre perché è tutto studiato e impostato lungo questa direttrice.
Noi non abbiamo dubbi su ciò: se dovessimo decidere oggi sull'opportunità di realizzare la diramazione di Pinerolo dalla tangenziale sud non daremmo probabilmente, o sicuramente, un parere favorevole, anche fra l'altro in considerazione del fatto che proprio questa diramazione veniva sollecitata (e ricordo le pressioni continue dell'allora Consiglio di Valle e del Consigliere provinciale Bert perché si realizzasse il traforo del Colle della Croce e che quindi si provvedesse al raccordo autostradale con la tangenziale sud, la diramazione Torino-Pinerolo) in funzione di quel traforo del Colle della Croce sul quale ancora oggi insiste il rapporto IRES, anche se poi il traforo appartiene al limbo delle intenzioni non soddisfatte.
Probabilmente esprimeremmo un parere contrario anche perché un intendimento diverso contrasterebbe in realtà con le scelte di priorità sul cui fondamento si è ricostituita la maggioranza organica di centro sinistra che non corre evidentemente lungo i nastri autostradali, ma che è orientata in altra direzione come ha già ampiamente dimostrato in questo scorcio di legislatura. Il fatto è però, e resta, che oggi sono venute a maturazione scelte diverse effettuate in tempi diversi, scelte che non sono soltanto quelle dell'ATIVA, nel cui seno noi non abbiamo mai sentito affermare posizioni in contrasto con quelle della maggioranza del Consiglio di amministrazione, ma che corrispondono e corrispondevano ad una logica di sviluppo che ora si intende modificare.
Del resto l'assetto delle comunicazioni non può che essere configurato con riferimento ad un lungo periodo e su tale misura deve essere prospettato. Il problema del lungo periodo lo abbiamo affrontato in occasione delle dichiarazioni programmatiche della Giunta; é, nel lungo periodo che viene oggi a maturazione ed al quale ho accennato prima. Si tratta evidentemente di una scelta che appariva, in allora, in rapporto ad un certo tipo di realtà e a programmi che privilegiavano le grandi infrastrutture, anche se oggi si può dimostrare (e questa affermazione è contenuta nella relazione che sin dal 1968 venne presentata alla Provincia di Torino in rapporto al sistema tangenziale ed ai raccordi sul sistema tangenziale) che quegli investimenti avrebbero potuto avere altre destinazioni se vi fosse stato un maggiore coordinamento nella politica dei trasporti ed un diverso indirizzo da parte dei poteri locali. Ora siamo convinti che questa opera sarebbe oggi al di fuori dell'ordine della priorità; ma oggi che cosa si propone? Che la Regione provochi, determini la sospensione dei lavori e che le somme occorrenti per la costruzione dell'autostrada vengano altrimenti impiegate, per esempio al fine di favorire l'insediamento della piccola e media industria nelle aree del Piemonte, o la ristrutturazione dell'agricoltura. La proposta e evidentemente velleitaria, oltre che irrealizzabile. La Torino-Pinerolo verrà sicuramente costruita ricorrendo a mutui, che per essere l'ATIVA società a prevalente capitale pubblico godranno della garanzia dello Stato oppure ricorrendo ad altre forme di finanziamento previste dalla legge come potrebbe essere un prestito obbligazionario. A fronte di questi costi vi sono dei ricavi, che sono i pedaggi autostradali. Riesce quindi abbastanza difficile immaginare come possa avvenire un trasferimento di impieghi quale è quello ipotizzato: senza parlare del problema dei contributi, che sicuramente andrebbero a favore dell'autostrada Maglie Lecce o Maglie-Otranto, o qualche altra, e che evidentemente si inquadrano in un certo programma di impegno per le opere autostradali, non certamente suscettibili di storni. Mi pare poi che la legge - a meno che mi venga dimostrato il contrario - non preveda la sospensione che, se avvenisse aprirebbe poi il problema del risarcimento dei danni, sui quali abbiamo sentito fare delle valutazioni dell'ordine di 5/6 miliardi. Senza che tutto questo poi conduca ad un risultato utile ai fini dello sviluppo del programma regionale del piano. -Pensiamo quindi che non sia possibile accedere alla proposta di sospensione.
Il problema, a nostro avviso, è un altro. Intanto quello di impostare in modo chiaro ed inequivoco i rapporti fra la Regione ed il Ministero dei Lavori Pubblici e l'ANAS, attraverso una rigorosa osservanza delle norme fissate dal decreto delegato di trasferimento, in modo che ogni decisione relativa all'assetto del territorio (ogni decisione che verrà assunta, non le decisioni che si sono prese nel 1968) di cui l'assetto delle comunicazioni è uno degli strumenti per la sua organizzazione, venga assunta solo e in quanto siano verificati la sua corrispondenza al piano di sviluppo regionale ed il suo collegamento operativo rispetto al piano della programmazione nazionale.
In secondo luogo ci sembra essenziale portare avanti il programma votato dal Consiglio, con particolare riferimento - per quanto attiene a questo argomento - al settore dell'assetto territoriale e più particolarmente ancora delle comunicazioni e dei trasporti.
I tre disegni di legge che sono all'ordine del giorno di questa seduta e che verranno discussi dopo l'esame di questo ordine del giorno, ci sembra che muovano appunto in questa direzione dell'assetto territoriale e di una nuova politica dei trasporti di incentivo verso gli Enti locali e la pubblicizzazione.
E' a questo programma che diamo al nostro appoggio ed è su questo programma che noi fondiamo la nostra linea politica in questo Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La parola all'ing. Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, la Giunta ha discusso il problema che oggi è oggetto di discussione e quindi nel merito della questione io sono impegnato ovviamente a quello che il Presidente Oberto esprimerà a nome della Giunta.
A nome del mio Partito vorrei semplicemente portare due brevi considerazioni, che del resto sono state toccate anche da altri oratori: in primo luogo siamo in una fase di trapasso nella quale il Consiglio Regionale deve farsi carico di quello che rimane di una logica di organizzazione infrastrutturale nell'area metropolitana assunta in altri tempi ed in altre condizioni e che oggi deve vedere altri tipi di priorità ma non può evidentemente prescindere da impegni di carattere giuridico amministrativo già assunti comunque e tra l'altro al di fuori di quelli che erano i poteri e le possibilità di intervento della Regione.
In secondo luogo bisogna parlare di nuova logica di organizzazione infrastrutturale dell'area metropolitana e direi che le divergenze rispetto a quanto ha espresso il gruppo comunista, per quanto riguarda la mia parte politica, sono queste: bisogna andare non tanto a un blocco degli interventi infrastrutturali nell'area metropolitana di Torino, quanto ad una diversa qualificazione di indirizzo, cioè ad una organizzazione infrastrutturale che nella misura in cui deve orientare verso consumi sociali piuttosto che verso consumi individuali, deve puntare a sistemi di trasporto di massa il che può essere oggetto di future discussioni e visto che si è voluto toccare anche questo tema ci metterei anche il sistema aeroportuale torinese. Il paragone che è stato fatto in questa sede con l'aeroporto di Firenze, la posizione assunta dalla Regione Toscana rispetto al sistema aeroportuale toscano mi sembra non centrato e non corretto nel senso che quell'aeroporto è un'infrastruttura non prevista dal piano aeroportuale nazionale, mentre l'aeroporto di Caselle è considerato nel piano aeroportuale nazionale e oltre tutto non ha alternative ipotizzabili per l'area metropolitana di Torino, ed è in una situazione tale in cui non tanto per il trasporto di persone, quanto per il trasporto di merci costituisce una grossa remora allo sviluppo di un traffico che riguarda non solo l'area metropolitana ma ampie aree regionali.
Un secondo ordine di problemi che si apre su questo terreno non è tanto quello di contenere, tout court, degli interventi infrastrutturali nell'area metropolitana di Torino, ma di vedere come a questi interventi che sono essenziali per dare un indirizzo all'organizzazione dell'area metropolitana e della mobilità all'interno dell'area stessa se ne possano aggiungere altri altrettanto importanti ed equilibratori, in altre aree piemontesi. Da questo punto di vista devo dire (se n'é già parlato) che per quanto riguarda ad esempio il sistema ferroviario, in accoglimento ad alcune indicazioni che sono state espresse in Consiglio Regionale, stiamo studiando nell'ambito della Giunta la possibilità di ottenere una distribuzione dei finanziamenti garantiti dal piano poliennale per il quinquennio '75/80 in una direzione che permetta di affrontare non soltanto il problema dello scalo di Orbassano (che non ha i costi che sono stati ipotizzati ma comunque molto consistenti) ma che lasci dei larghi margini di intervento anche nella direzione di quegli assi di comunicazione ferroviaria al di fuori dell'area metropolitana sui quali abbiamo discusso settimane or sono e che sono, in ordine prioritario, la Chivasso-Casale e la Arona-Novara-Alessandria.
Questo è il tipo di impostazione che, fatte salve tutte le riserve che si possono avere sull'eredità che abbiamo dai programmi passati, dobbiamo riuscire a realizzare per risolvere correttamente questi problemi.
Questo è il tipo di impegno a cui dobbiamo dare risposta positiva nei prossimi mesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calleri, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Signor Presidente, signori Consiglieri, io credo innanzi tutto che in una discussione di questo genere si debba dare atto al Gruppo comunista di una sua coerenza che si prolunga negli anni. Io ricordo in una rivista edita dalla Segreteria regionale del Partito comunista del 1968 una lunga relazione dell'allora Segretario regionale del PCI ed oggi senatore membro della Direzione nazionale del partito, Ugo Pecchioli il quale, prendendo in esame i lavori del Comitato Regionale della programmazione economica piemontese, nonché il rapporto allora uscito dall'IRES, criticava le scelte operate nell'ambito di una visione europeistica per quanto riguardava lo sviluppo piemontese, contrapponendovi delle scelte di carattere diverso portate avanti dal Partito comunista in materia di politica economica conseguentemente criticava la politica delle grandi infrastrutture di collegamento internazionale e quelle ovviamente collegate a quelle nazionali che derivavano non tanto come conseguenza, ma come quadro generale nel quale collocare la politica di carattere europeistico cui si agganciava lo sviluppo dell'economia piemontese.
Detto questo e detto quindi che la posizione attuale dei comunisti coerentemente si collega a quella, noi dobbiamo anche dire che nel momento in cui gli organi di Partito della D.C. hanno ripreso gli argomenti sostenuti nel passato con una certa coerenza anche a livello degli Enti locali nei quali la D.C. era impegnata, noi portiamo avanti una linea altrettanto coerente che desideriamo qui sottolineare, proprio perché siano chiare le posizioni anche di carattere concettuale alle quali ci appoggiamo e attraverso le quali intendiamo sostenere talune nostre posizioni.
Mi si consentirà anche qui di sottolineare come la polemica sui corpi separati sembri molto strana, soprattutto in un Consiglio Regionale che la fa una settimana dopo avere approvato l'Ente di sviluppo agricolo che sotto certi profili, potrebbe anche collocarsi nell'ambito di questi corpi separati ai quali peraltro il PCI ha dato il suo voto favorevole. Quindi debbo ritenere che questa polemica sui corpi separati sia di carattere strumentale e venga utilizzata in questo caso specifico per distinguere i corpi separati buoni da quelli cattivi.
E mi si consenta anche di dire che noi oggi facciamo una discussione che scavalca in un certo senso le responsabilità specifiche di quegli Enti locali come la Provincia, il Comune di Torino, azionisti della Società ATIVA, i quali discuteranno nel loro interno, nelle prossime settimane, il problema per verificare se per caso questa società, nella quale vi è una larga partecipazione di Enti locali, ha operato, nelle sue scelte in maniera difforme, diversa o contrastante dalle scelte fatte dagli Enti locali.
E dobbiamo subito ricordare quanto già i colleghi Vera e Calsolaro hanno ricordato: la linea relativa alle grandi infrastrutture è una linea scelta nell'interno dei Consigli provinciali e comunali di Torino Enti locali di grande rilevanza, in una visione di sviluppo economico del Piemonte che senza privilegiare determinati sviluppi industriali, è comunque una linea destinata allo sviluppo industriale; dunque non rivolta all'industria meccanica dell'automobile o a quella delle macchine da scrivere (le due industrie motrici che si sono affermate in Piemonte) ma destinata a collegare un'area abbastanza emarginata delle grandi comunicazioni internazionali, come di fatto è il Piemonte, con altre grandi aree forti straniere, nell'ambito del MEC, come la Francia, per fare in modo che allo sviluppo del Piemonte vi sia il supporto non soltanto di scelte di carattere economico o consumistico, ma vi siano scelte che si collocano in una dinamica di sviluppo che interessa l'Italia, ma anche il MEC nella quale collocare il Piemonte per dargli un respiro che altrimenti non avrebbe né potrebbe avere.
Queste considerazioni io ritengo di doverle fare perché quando parliamo del segmento autostradale Torino-Pinerolo non parliamo di una infrastruttura fine a se stessa, (magari anche valutandola fine a se stessa potrebbe avere delle validità) bensì finalizzata rispetto ai grandi percorsi di carattere internazionale. Ha ricordato prima l'amico e collega Vera come di fatto già in passato si siano fatte chiaramente delle impostazioni programmatiche, a livello di importanti Enti locali torinesi come la Provincia ed il Comune, in relazione al quadrilatero Marsiglia Lione da un lato, Torino-Milano dall'altro e come questo indirizzo di carattere generale sia valido ancora oggi.
Nel quadro del quadrilatero si colloca questo segmento autostradale che è premessa innanzi tutto per quella grande infrastruttura che è stata a suo tempo indicata come una delle tre infrastrutture di carattere internazionale, dal punto di vista viabile, alle quali la Regione Piemonte deve guardare con particolare interesse: Frejus, Colle della Croce Ciriegia, con delle caratteristiche di priorità che evidentemente non dipendono soltanto dall'Italia avendo come presupposto anche l'adesione del partner francese; questi si è fin qui pronunciato con chiarezza per quanto riguarda la priorità del Frejus, non si è pronunciato con altrettanta chiarezza sulla priorità del Ciriegia e del Croce; vi è poi inserita una quarta indicazione che è quella del Colle della Scala.
Comunque, indipendente dalle posizioni di parte francese, occorre ricordare che una delle premesse che i francesi hanno posto è che vi fosse una facile via di accesso da parte italiana ai trafori senza la quale i francesi avrebbero fatto delle scelte di carattere diverso da quelle italiane.
Come si colloca quindi il segmento autostradale Torino-Pinerolo? Si colloca come premessa ad un duplice discorso e in questo senso sintetizzo una posizione particolarmente interessante da parte italiana: si colloca come segmento sia del traforo del Colle della Croce, sia del traforo del Ciriegia, come d'altra parte ha già avuto modo la volta scorsa di ricordare, seppure molto brevemente, il Presidente della Giunta avv.
Oberto. Non vi è dubbio che la continuazione eventuale verso il Ciriegia passa attraverso Pinerolo-Saluzzo-Cuneo, così come non vi è dubbio che l'accesso al Colle della Croce passa attraverso Pinerolo-Torre Pellice e la vallata del Pellice. Io non sto a fare qui la storia della posizione che vi è adesso da parte francese, posizione peraltro che lungi dal considerare il Colle della Croce come una cosa superata, lo fa oggi ritenere come una cosa molto più probabile dell'alternativa che è stata scelta e che è precisamente il Colle della Scala, proprio perché quest'ultimo anche se comporta un traforo più corto di quello del Colle della Croce, in realtà viene a finire da parte italiana nella valle stretta di Bardonecchia dove non si vuole una strada a cielo aperto, ma si vuole un altro tunnel di 4/5 Km., il che porterebbe il traforo del Colle della Scala e relativo tunnel di accesso a Bardonecchia dai tre Km, interi in territorio francese a 7 Km di cui tre in territorio francese e quattro in territorio italiano.
A questo punto è ritornato anche a livello degli organi della pianificazione territoriale francese il problema del Colle della Croce rispetto al quale la stessa Provincia di Torino, dando vita a suo tempo (insieme al Comune e agli altri Enti locali del pinerolese) alla società per il traforo del Colle della Croce, ha portato avanti una progettazione che ha due soluzioni: una si riferisce al livello più alto, 1700 metri cioè al piano del Prà, ed una seconda ad una quota più bassa che comporta evidentemente una galleria più lunga, ma che oggi si porrebbe in un'alternativa economicamente favorevole rispetto a quella del Colle della Scala che è invece portata avanti dal sindaco di Briançon, fra l'altro Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, francese.
Ecco quindi che il problema dell'autostrada Torino-Pinerolo non si pu assolutamente collocare come fatto a sé stante, ma va inquadrato, come storicamente è stato inquadrato, nel discorso più vasto dell'aggancio dell'economia piemontese alle aree forti della Europa ed in particolare della Francia; e non dimentichiamoci di ciò che i francesi stanno facendo verso Marsiglia con l'insediamento di Faus destinato ad essere un insediamento di grande importanza per la Padania e quindi è certamente importante anche per quelle diversificazioni di carattere produttivo che interessano molto alla Regione Piemonte.
In questo quadro le considerazioni rispetto alle quali si è già presa posizione, cioè che vi sia un decreto di approvazione ministeriale e che ci sarebbero dei costi assolutamente non giustificabili nel bloccare un'iniziativa di questo genere non sarebbero di per se stesse assolutamente valide se non vi fossero a monte queste ragioni a mio giudizio di molto maggiore interesse per lo sviluppo del Piemonte.
Noi dobbiamo sottolineare queste ragioni di carattere internazione che collegano il Piemonte alle aree forti e che a nostro giudizio non sono assolutamente contradditorie rispetto ad una politica di valorizzazione de Mezzogiorno, se è vero come è vero che ormai il problema del Mezzogiorno per unanime consenso di tutte le forze politiche non può rimaner un problema esclusivamente italiano, ed infatti non lo è, se, come è già stato detto, si è proposta una politica regionale per le aree deboli della CEE il che vuol dire che in ogni caso anche la questione del Mezzogiorno non può non essere collocata in una logica europea e quindi non faremmo una scelta sbagliata non solo per l'economia piemontese, ma per quella del Mezzogiorno se non ci preoccupassimo di portare avanti quelle che sono state 10/20 anni fa delle grandi intuizioni a livello piemontese e che oggi vanno lentamente realizzandosi, sia pure con delle priorità che anche per ragioni di carattere burocratico e non di scelta, non sono esattamente collocate nel loro giusto ordine di realizzazione.
Tutti sanno infatti che il traforo del Frejus sarebbe ormai già cosa iniziata se da parte francese la società avesse potuto ottenere immediatamente la sottoscrizione di capitale che invece è stata ritardata di un anno, dal punto di vista delle priorità indicate dal Comitato regionale della programmazione economica prima, dall'IRES nei suoi studi poi, il Frejus sarebbe passato davanti a questo primo tratto che riguarda la diramazione verso il Colle della Croce e quella verso il Ciriegia. Io non sto ad aggiungere altro se non per riconfermare come la posizione nella quale si colloca e si è collocata la D.C. a livello dei propri organi e conseguentemente il Gruppo della D.C. è una posizione coerente non con delle scelte del passato, che noi consideriamo sbagliate, ma con delle scelte di carattere infrastrutturale che qualunque tipo di sviluppo economico che si voglia svolgere nell'ambito del MEC è comunque costretto a fare; quindi è una scelta valida in ogni caso, anche in relazione a nuovi tipi di sviluppo economico che di fatto la realtà porta avanti non solo per la volontà delle forze politiche, ma per ciò che capita a livello internazionale. Una scelta dunque che noi sbaglieremmo dal punto di vista dello sviluppo piemontese, dello sviluppo italiano in generale a respingere, non soltanto per delle motivazioni di carattere giuridico ed amministrativo, ma per delle ragioni di politica economica e di politica generale che credo possano essere sottoscritte e condivise dalla grande maggioranza di questo Consiglio Regionale; posizione quindi che ci pone ad essere contrari all'ordine del giorno presentato dal PCI per una coerenza con delle scelte alle quali noi non siamo affezionati semplicemente perch hanno impegnato la D.C. e gli organismi nei quali la D.C. è stata ed è a livello degli Enti locali maggioranza relativa, ma perché sono delle scelte esatte che si pongono nella direzione di uno sviluppo equilibrato, armonico e diversificato dalla Regione piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Il Consigliere Calleri ha voluto dare atto della nostra coerenza sul tema in discussione e questo ci voleva, visto che la coerenza è importante.
E che sia riconosciuta la coerenza del PCI alle proprie tesi è un fatto che valorizza, se ancora ce ne fosse bisogno, la nostra capacità di essere coerenti sì, ai fatti, ma anche di vedere lontano quando ci pronunciamo sui fatti. E lo dimostreremo. Io ho citato nella seduta precedente in cui abbiamo incominciato a parlare di queste questioni, sia pure in forma molto vaga in quanto la memoria mi tradisce dopo tanti anni, il dibattito che si svolse in Consiglio provinciale (Presidente l'attuale Presidente della Giunta Oberto) ed ho portato alcuni elementi di quella discussione in cui semmai, la nostra coerenza sul problema delle autostrade veniva ulteriormente dimostrata. Ho anche detto che in quel periodo eravamo pressoché soli a sostenere tesi del genere e credo si possa dare atto che sull'esigenza di modificare il meccanismo di sviluppo operando delle scelte di investimenti che servissero un'altra politica, grandi passi sono stati fatti.
Io devo dargli a mio volta atto della sua coerenza, almeno non si nasconde dietro argomenti di carattere tecnico portati invece come elementi fondamentali da alcuni, che pure hanno il loro valore, ma riprende puramente e semplicemente la linea di sviluppo economico che la D.C. ha portato avanti sin dall'epoca delle prime assemblee del Consiglio provinciale di Torino e che non mi pare trovi riscontro nel dibattito che si è aperto nel Paese ed in Piemonte e che è oggetto di discussione anche per quanto riguarda le linee dell'attuale piano di sviluppo economico regionale.
Secondo me le tesi di Calleri saltano a piè pari tutto quanto è emerso nel corso della consultazione sul primo piano di sviluppo economico (lo ha già ricordato Rivalta) e quanto sui problemi dello sviluppo economico nazionale e del Piemonte in particolare è stato espresso nel corso della consultazione che trova riscontro nella sintesi che della stessa la prima Commissione sta facendo. Non ho qui i documenti, ma riprenderemo certamente il discorso e ve lo potrò dimostrare; se ci fosse il Consigliere Garabello Presidente della I Commissione, potrebbe certamente confermarlo, del resto la sua corrente di Forze Nuove ha già pubblicato un comunicato in proposito, quindi, quando si afferma che questa è la linea della D.C.
credo che quanto meno occorra, se si vuole essere coerenti fino in fondo dire che è una linea di una parte della D.C., non di tutta, sia pure della sua maggioranza. Quanto sia maggioranza spontanea convinta e quanto maggioranza costretta è una cosa che non appare nel dibattito, ma è una questione di coerenza personale, non tutti hanno il coraggio di dimostrarla pubblicamente questa coerenza e molte volte si adeguano. Lasciamo ad ognuno di fare i conti con la propria coscienza e di scegliere - e ne hanno il diritto - la strada che meglio ritengono.
Intanto questo dibattito è comunque interessante perché ci consente di esprimerci e lo faremo ancora signor Presidente. Noi abbiamo chiesto e lo ha chiesto anche il Gruppo liberale con una sua mozione che sarà prossimamente discussa in questo Consiglio Regionale, una verifica generale degli orientamenti di politica economica che si stanno seguendo e della politica che la maggioranza oggi fa in rapporto alle linee dello sviluppo economico.
Avremo modo in quell'occasione di rivedere le posizioni (le più varie e per certi versi anche le più interessanti) che nel corso di questi ultimi mesi sono state espresse, richiamando ogni forza politica alla coerenza con quanto ha espresso. Non mi richiamo al fatto che sarebbe auspicabile che ogni uomo politico fosse sempre coerente, quando parla in questo Consiglio e quando ha di fronte un'assemblea di duecento persone; certe argomentazioni che qui sono state portate potevano essere espresse anche quando ci siamo incontrati con i rappresentanti della comunità pinerolese invece non sempre si è coerenti rispetto all'opinione pubblica.



CALLERI Edoardo

Io non c'ero, perché lo dice a me?



BERTI Antonio

In certe occasioni non c'é mai, quando ha molta gente di fronte nelle assemblee è difficile vederla, è un contatto che le dà fastidio!!



(Voci del pubblico)



PRESIDENTE

Non è possibile, vi prego!!



BERTI Antonio

Ma a me le battute non danno fastidio perché ho sempre la risposta pronta.
Il dibattito fa emergere tre questioni essenziali: la prima è quella della Torino-Pinerolo così come è stata esposta dai rappresentanti della comunità e nei termini pratici, tecnici, diciamo così, in cui è stata esposta dal Presidente della Giunta l'altra volta e riproposta dal Consigliere Calsolaro che ci ha rifatto la storia che già l'avv. Oberto ci aveva puntualmente esposto.
La seconda è quella dei cosiddetti corpi separati; la terza sono gli indirizzi, le linee di sviluppo economico che investe il Piemonte e che il Consigliere Calleri ha qui riproposto in termini che sono certamente coerenti con un suo vecchio disegno da lungo tempo accarezzato e che egli ha esposto all'inizio del suo mandato quando era Presidente della Giunta e che ha puntualmente riproposto qui come posizione della D.C. oggi.
Io non so se in questo dibattito possiamo approfondire tutte le questioni, ma come ho detto ci sarà una seduta di verifica generale nella quale ritorneremo sulle questioni di linea economica; io intervengo ora senza preparazione e quindi non sono in grado di portare tutti gli elementi necessari, ma ci ripromettiamo di portarli perché non sfugga niente al giudizio di chi ci giudica. Per quanto riguarda la Torino-Pinerolo si dice che non è possibile tornare indietro perché ci rimetteremmo 5/6/7 miliardi.
Rivalta ha già detto nell'altra seduta che noi pensiamo che se per evitare di spendere 40/50 miliardi male, occorre spenderne cinque oggi, siamo disposti a farlo; anche se con il dubbio di quanto potrà emergere dalla verifica, io credo che qualora intervenisse un altro piano che tenda a ristrutturare le vie già esistenti, ad ampliarle, secondo alcune proposte sarebbe possibile trovare un accordo con le ditte per ridurre questo onere.
Non credo che ci siano tali vincoli da rendere obbligatorio il pagamento della penale, lo metto in dubbio e il dubbio è valido se c'é la volontà di verificare, ma se la maggioranza non vuole verificare è chiaro che il dubbio non può essere dissipato.
Su questa questione noi ci siamo già pronunciati e ribadiamo quanto abbiamo detto perché anche se la D.C. ha collocato il problema della Torino Pinerolo in un contesto di sviluppo economico del Piemonte quale quello illustrato da Calleri, è anche vero che altri gruppi politici (mi riferisco in particolare agli interventi di Vera e in parte di Calsolaro) l'hanno contestato assumendo come elemento fondamentale l'impossibilità di sospendere i lavori, però, se dovessero decidere oggi, sarebbero contrari.
C'e una differenziazione che va colta, io credo, se vogliamo valutare in modo positivo tutto quello che esprime la nostra assemblea. E questo mi servirà per alcune considerazioni sulle linee di sviluppo economico di cui parlerò dopo.
Vorrei dare ora una risposta sul tema dei corpi separati: è stato anche in parte ripreso, negli interventi di Vera, Calsolaro e di Rossotto il problema della funzione istituzionale della Regione.
Certo, la Regione al momento non aveva i poteri per essere consultata.
Quando la Regione è stata chiamata a pronunciarsi sull'anello tangenziale di Novara per esempio, la Giunta ha dato parere favorevole senza interpellare minimamente l'assemblea, quindi noi non abbiamo la garanzia che la Regione svolga bene la sua funzione quando dà parere positivo ad un intervento di circa trenta miliardi senza badare alla coerenza con il piano di sviluppo economico. Per cui c'è da chiedersi quale garanzia danno le dichiarazioni tendenti ad affermare che oggi che abbiamo i poteri occorre verificare la coerenza, perché alla prima occasione la coerenza non è stata verificata, quindi il problema non è in termini così semplici e richiama ancora delle responsabilità.
Noi vogliamo tuttavia dire che emerge un fatto abnorme (per usare una parola più tecnica che politica) che assume un carattere politico piuttosto grave ed è la constatazione che oggi esiste un organismo (uno dei tanti) l'ATIVA la quale, pur essendo espressione per il 70% delle azioni del Comune di Torino e della Provincia, può intervenire sul territorio dell'area metropolitana torinese senza rendere conto, senza discutere dei progetti con le assemblee interessate. E' colpa delle amministrazioni interessate? Certamente ed io invito la comunità pinerolese che si è rivolta al Consiglio Regionale ad investirne i Consigli provinciale e comunale di Torino che hanno i rappresentanti nell'ATIVA alcuni dei quali autorevoli, sono presenti anche in questo Consiglio; si potrebbe pensare che la trasmissione delle informazioni è automatica, mentre noi non siamo messi al corrente di quanto avviene all'interno dell'ATIVA, infatti siamo sorpresissimi nell'apprendere dal Consigliere Calleri che l'ATIVA sta espropriando i terreni per costruire un autoporto. Dove? Come? Quando? Per quali servizi? Che cosa sarà, un grosso centro commerciale sul quale avranno luogo gli smistamenti, la compravendita delle macchine? Un grosso parcheggio di stoccaggio delle macchine? Quale punto dell'area metropolitana viene investito da questo e chi l'ha deciso? l'ATIVA? Se non lo avesse detto Calleri contestando i mq. di cui parlava Chiabrando, noi oggi non sapremmo che l'ATIVA sta lavorando per l'autoporto.
La domanda che noi ci poniamo o che vi poniamo - invitandovi a collocarvi in quel contesto di cui abbiamo parlato recentemente, un contesto che vede continuamente emarginate le assemblee elettive e che vede seriamente in pericolo i poteri della Regione - è se è compatibile che esista un corpo separato, un'azienda di questo tipo che possa tranquillamente intervenire sul territorio, mentre noi consultiamo da un anno la gente e facciamo i piani per programmare l'intervento nell'area metropolitana di Torino ed in tutto il resto del Piemonte.
Sorge quindi impellente una prima questione: questi corpi separati devono essere sciolti o comunque essere ricondotti ad operare secondo la volontà espressa dagli enti pubblici. Se questo non è, vano è parlare di difesa delle autonomie e dei poteri perché questi sono chiaramente sorpassati da iniziative di questo tipo, tra l'altro svolte in un modo così rozzo, così prepotente, intervenendo sui territori dei Comuni per iniziare le opere senza nemmeno avvertire i Comuni e richiedere i necessari permessi edilizi, come è avvenuto nel passato e come sta avvenendo anche adesso. E' il dispregio vero ed assoluto di organismi che sono espressione degli Enti locali, che hanno un Presidente non eletto, ma nominato e che ritiene di poter fare quel che gli pare sul territorio.
Questa è la prima questione che poniamo. E non vale il paragone con l'Ente di sviluppo agricolo, anche se chi ha seguito l'intervento che a nome del mio gruppo ho fatto in proposito ha avvertito le preoccupazioni che noi avevamo nell'istituire questo Ente proprio in quel contesto di cui parlavo prima; tuttavia non si possono porre sullo stesso piano l'ATIVA e l'Ente di sviluppo agricolo perché quest'ultimo fa piani zonali che sono approvati da un ente pubblico che è la Regione, che sarà il Consiglio Regionale; un ente di sviluppo a cui partecipano oltre i coltivatori diretti, le organizzazioni di categoria, i sindacati, gli stessi rappresentanti delle forze politiche, è una cosa completamente diversa direi che, come è scritto nella legge, è organismo operativo della Regione di cui esegue le volontà. E' qualitativamente diversa la questione e noi siamo coerenti anche in questo essendoci astenuti dal voto sull'ente di sviluppo per le note questioni ed essendo contrari ad organismi tipo l'ATIVA. Sui corpi separati non aggiungo altro perché molto ho già detto in altre assemblee sul grosso pericolo attualmente esistente nel nostro Paese e di cui a parole le forze politiche si fanno carico, ma nei fatti non dimostrano di volere conseguentemente operare.
Si dice che l'autostrada è indispensabile per garantire lo sviluppo economico delle zone. Io ho avuto modo di dire l'altra volta che secondo me solo degli sprovveduti o solo chi ha degli interessi precisi può ancora pensare che l'autostrada di per sé sia elemento di sviluppo: Mondovì ha l'autostrada, ma le fabbriche si chiudono. Ne cito una ma potrei citarne moltissime. E' falso che l'autostrada di per sé porti lo sviluppo, lo sviluppo economico è collegato ad una serie di fattori molto ampi che mi sembra offensivo illustrare in un'assemblea qualificata come questa, dove i problemi sono certamente alla portata di tutti i rappresentanti. Affermare questo è dimostrare o insincerità, o curare delle illusioni che risultano in ultima analisi vane per coloro ai quali vengono propinate.
Infine il problema di fondo che è stato posto nell'intervento della D.C. Io credo che i fatti di questi ultimi giorni pongano il Consiglio Regionale piemontese e la sua maggioranza di fronte a scelte ben precise lo abbiamo già visto stamattina, ma si sta evidenziando in questi ultimi tempi. Abbiamo qui una maggioranza di centro sinistra nei confronti della quale noi comunisti ci siamo collocati, come voi sapete, in un certo modo essa veniva dopo una Giunta di centro destra nei confronti della quale noi abbiamo condotto una certa opposizione per questioni di metodo nella gestione. Sul programma esposto dal Presidente della Giunta abbiamo assunto delle posizioni, per certi versi positive, essenzialmente per la parte che riguarda i problemi dello sviluppo economico, l'esigenza che è stata affermata e scritta di andare verso la creazione di un nuovo meccanismo di sviluppo e che la sintesi che sta compiendo la I Commissione ed il piano di sviluppo economico regionale riaffermano ampiamente. Tuttavia è trasparente ormai il disagio esistente in questa maggioranza, c'é una componente della D.C., e non ne fa mistero, che questa Giunta non gradisca e quindi opera non so quanto in modo strumentale e quanto in modo convinto, per contrapporre e nei momenti operativi e nei momenti di impostazione elementi di contraddizione, di opposizione alla linea espressa dal centro sinistra.
Il problema che si pone alle varie forze politiche di maggioranza è dunque quello di affrontare questa situazione con coraggio, con consapevolezza (e ritorno all'inizio del mio intervento) con coerenza.
Certo, il Gruppo socialista avverte questo tentativo di messa in crisi della Giunta e cerca di inghiottire i rospi che gli fanno mangiare per non consentire che il tentativo riesca.
La domanda che i compagni socialisti devono porsi è se il prezzo che essi pagano dal punto di vista delle decisioni che la Regione assume, è un prezzo che vale la pena di pagare in termini di rapporto con la classe operaia, con le aspirazioni che questa esprime e di coerenza con le dichiarazioni che il Gruppo socialista fa di aderenza della propria politica alle esigenze espresse dalla classe operaia.
E' un problema che lasciamo ai compagni socialisti, invitandoli tuttavia a considerare che la riaffermazione della politica di sviluppo fatta qui a nome della D.C. da parte del Consigliere Calleri, contraddice non soltanto quanto è stato espresso dal Partito Socialista, ma la linea esposta dal centro sinistra, come ha ricordato prima Rivalta e che potremo in seguito ricordare sulla base dei documenti che sono stati prodotti. Mi rifaccio a quanto il dibattito ha fatto emergere dopo l'apertura della crisi energetica, in conseguenza della quale quanti discorsi sono stati fatti!! Chi in quei giorni non si è pronunciato sull'esigenza di produrre un nuovo modo di vita? Chi, di fronte all'epidemia di colera nel sud, non si è pronunciato per un'inversione di tendenza nella politica degli investimenti?! E se si assume per esempio il tetto del deficit di bilancio come elemento da cui partire, cioè la famosa coperta, è chiaro che gli investimenti, se si vuole essere coerenti con una politica meridionalistica, devono andare in una direzione a detrimento di altre.
Quando si è parlato delle conseguenze della crisi si sono sprecate le dichiarazioni circa l'esigenza di andare ad un nuovo modello di sviluppo ad un nuovo meccanismo di sviluppo capace di produrre un nuovo tipo di domanda sociale. Badate che questo è scritto nei vostri documenti e ve lo porterò in un'altra occasione. Lo stesso aggiornamento dell'IRES; (che da alcuni viene assunto come testo fondamentale nel momento in cui serve questa tesi, salvo poi dire che non serve a niente in altri momenti) e di cui ci stiamo occupando oggi non riprende più la tesi del Piemonte inserito nelle aree forti, ecco la modifica; non è vero che quella politica sia ancora valida oggi, essa è posta in discussione da quanto è avvenuto da un anno a questa parte nel nostro Paese.



DOTTI Augusto

Ma non è vero!!



BERTI Antonio

Se non è vero ce lo dimostrerai ed io ti dimostrerò al contrario Dotti.
Il problema degli investimenti non può non essere preso nella sua vera essenza oggi, non si può continuare ad affermare che occorre orientare gli investimenti verso il sud, o comunque all'interno del Piemonte verso le aree depresse per impedire che Torino continui nella sua politica di richiamo, perché Torino è invece ancora centro di attrazione piemontese con l'autoporto e con tutte le altre cose che si fanno. Non voler prendere atto che questo tipo di investimento ripropone Torino come centro, come polo fondamentale del Piemonte e quindi contraddice a quell'impostazione che tende invece al decentramento delle attività produttive, che è un dato fondamentale del piano di sviluppo economico, vuol dire non voler prendere atto della realtà, contraddirla in nome della conservazione di una maggioranza che non è detto debba a tutti i costi rimanere, quando nella pratica produce effetti che non sono positivi per la collettività. E non è nemmeno detto che la voce, sia pure molto forte e potente, di una parte della maggioranza della D.C. debba essere valida e recepita da tutti. Ci sono diversi elementi di valutazione che possono portare ad una dialettica che, se svolta per esempio in rapporto con le masse, può anche sconfiggere certi piani conservatori.
Questo è un discorso che va fatto, anche in rapporto alla conclusione della recente vertenza FIAT e al documento (vi leggeremo anche quello) che la Giunta ha licenziato dopo l'incontro con quell'azienda in cui ha dichiarato )tesi che saranno esposte in un incontro col Presidente del Consiglio come è stato detto, tra poco) di andare al governo per rivendicare una politica economica nuova, un meccanismo di sviluppo che produca una nuova domanda (non ricordo esattamente le parole ma queste cose sono state dette). Noi qui ci assumiamo chiaramente ogni responsabilità e il dibattito, tanto di stamani che di oggi, anche se non porta alle conclusioni unitarie a cui sempre tendiamo, ha tuttavia il merito di chiamare ogni forza politica alle proprie responsabilità. Certo, non è detto che si debba sempre arrivare unitariamente, c'è una dialettica che costringe i partiti a dire quello che pensano e quello che vogliono fare in realtà. La conclusione a cui noi perveniamo oggi permette di valutare e di verificare intanto per queste questioni l'atteggiamento di ogni singola forza politica. Noi siamo venuti a questo dibattito, signor Presidente, con l'intenzione di recepire tutto quello che le forze politiche si erano impegnate a dire di fronte all'assemblea, dal Capogruppo della D.C. Bianchi (che in quella sede ha chiesto la sospensione) al Partito repubblicano che addirittura ha fatto un comunicato contro l'autostrada, al Partito socialista. Noi siamo venuti a questo dibattito con la convinzione che tutti i Gruppi politici avrebbero riconfermato in questa sede gli orientamenti e gli impegni assunti nel confronto con la comunità pinerolese. Non lo vogliono fare? Ognuno si assuma le sue responsabilità.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.
Prima di dare la parola al Presidente della Giunta sospendo per qualche minuto la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 18.30 riprende alle ore 18.50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di parlare il presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, consentano che io inizi questa enunciazione a nome della Giunta con un fatto quasi personale, dichiarando che devo della gratitudine al Consigliere Rivalta per quanto ha fatto oggi e al Consigliere Berti per quanto si propone di fare in futuro. Io non mi paragono certamente a quell'anacoreta che voleva essere avvicinato costantemente da qualcuno perché gli ripetesse "memento mori, memento mori" però assicuro che mi fa piacere sentirmi rileggere ogni tanto il testo di quella presa di posizione programmatica perché io stesso innanzi tutto valuti se sono coerente e se la Giunta sia con me coerente in quella linea di programma.
Io però mi vorrei esimere dal discutere oggi su questo, anche perch per quanto ampiamente dibattuta la questione, arrivata fino alla tematica dei corpi separati (non ancora a quella degli angeli separati, che pure un giorno fu motivo di compromesso più o meno storico per qualificare diversamente gli angeli della qualificazione normale dei diavoli) mi riservo di farlo in un momento più opportuno.
Qui vorrei proprio rimanere nel tema particolare, già di per sé molto rilevante ed importante, delle due interrogazioni che sono state presentate relativamente al pensiero della Giunta sulle richieste che sono state formulate: la Giunta intervenga in relazione anche a tutte le notizie che sono state oggi acquisite attraverso al dibattito del Consiglio.
Io sono tra coloro i quali esprimono sempre apprezzamento ai dibattiti anche quando sono molto lunghi, anche quando in fondo si ripetono cose già detto o già scritte; è sempre motivo di approfondimento e di conoscenza di qualche cosa che in definitiva può tornare utile, non fosse altro perché si rammemorano le cose.
E devo ancora sgombrare il terreno da un'altra posizione quasi personale Consigliere Berti: lei, con una ostinazione veramente degna di un boscaiolo finlandese, continua ad insistere o per mettere una scheggia nell'albero o nella foresta della Giunta, per insinuare un cuneo della crisi, o per continuare a fare andare innanzi quella sega che silenziosamente mina le basi fino a che l'albero crolla. L'ho detto nella passata riunione, credo di poterlo ripetere anche oggi: è compito certamente anche vostro di dare, attraverso a questi stimoli, dei motivi di ripensamento alla Giunta, ma mi pare giusto dire che invece proprio questa occasione consente di stabilire che vi é, all'interno della Giunta e all'esterno con i partiti che hanno espresso questo governo regionale di centro sinistra, una coesione ed una coerenza alla quale io come Presidente credo di potere e dovere continuare a dare tutta la mia attenzione ed attività. E veniamo all'argomento. Vorrei brevemente, riallacciandomi a quello che ha detto il Consigliere Calleri, ricordare proprio qui, in quest'aula, il programma che la D.C. ed altre forze che condividevano la responsabilità del governo provinciale hanno assunto negli anni '50 e '60 e che oggi viene rimproverato dal Gruppo comunista come attività svolta senza una previsione logica di quello che sarebbe stato lo sviluppo del futuro mentre chi a veder lontano e a veder giusto sarebbe stato il gruppo comunista, con quella ostinazione di sempre, chiamiamola pure coerenza di sempre, contro le autostrade e contro i trafori.
Chiedo a me stesso se non sia giusto inserire anche il discorso di oggi in quella logica, pur ridimensionando tutto l'argomento. Lo stesso governo ha ridimensionato il problema delle autostrade con delle disposizioni che credo siano note a tutti, in questi ultimi tempi, ma se non si fosse svolta quella politica per il Piemonte, se non vi fosse stata la realizzazione dei due trafori del Bianco e del San Bernardo e l'autostrada che conduce giù tutto quel traffico di gente e di merce per unire il Piemonte attraverso ad altre autostrade (Torino-Savona, Torino-Genova, Torino-Ventimiglia) se non si fosse ad un certo momento dato un respiro al Piemonte innestando la bretella che porta verso Milano coloro che vengono nel territorio piemontese, oggi come ci troveremmo? Se non avessimo costituito le strade i ponti, larghi e comodi come sono stati costruiti, che cosa accadrebbe? Ma veramente si pensa di potere risolvere il problema di un accesso rapido in una previsione forse lontana (ecco perché il motivo può sembrare oggi affievolito, ma non rinunciando certamente da noi) di soddisfare le esigenze portate innanzi da sempre dalle popolazioni del cuneese e da quelle del pinerolese per realizzare ancora un mezzo di comunicazione attraverso il Mercantur e attraverso il Colle della Croce? Se noi non predisponessimo in tempo, avendone gli strumenti e le possibilità di farlo in quali condizioni verremmo a trovarci? E' vero, ci sono dei problemi contingenti che devono essere affrontati, ma indubbiamente non si può fare una polemica seria, non si può esprimere un giudizio di condanna quando - e lei Consigliere Berti me ne è testimone - in questa aula (voglio ricordare degli scomparsi prima di tutto) il Consigliere socialista Pittavino l'Assessore Risso, il prof. Coasello hanno insistito tanto presentando come indilazionabile la realizzazione del traforo del Colle della Croce. E il vivente Consigliere Berti, non certo di parte mia quante volte lei l'ha sentito....



BERTI Antonio

Sia ben chiaro, Bert e non Berti! Non vorrei che ci fossero delle confusioni.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No no, ho detto Bert, l'hanno capito tutti benissimo, Bert tronco.
Tutti hanno ripetuto insistentemente in quest'aula che era un'esigenza.
E allora si può veramente fare una polemica seria, dicendo che negli anni 1969/70 da parte dell'ATIVA (corpo separato finché volete, però voluto dalle amministrazioni di enti pubblici e di enti locali, Provincia e Comune, con la partecipazione di altri enti che hanno costituito una società) si è agito male? Io a titolo personale, perché di questo argomento in Giunta non se n'è parlato, posso dire che soltanto attraverso a questi cosiddetti corpi separati si possano risolvere molti problemi che le amministrazioni pubbliche, finché non saranno regolate da diverse disposizioni di legge, non possono risolversi. E se anche questo - ed è stato detto dal Consigliere Garabello nella passata riunione - non avesse trovato degli intoppi e si fosse potuto camminare più speditamente, nel '69/'70 e se nel '71 l'opera fosse stata compiuta noi ascriveremmo quella realizzazione a titolo di onore di quelle forze democratiche che hanno dato un certo sviluppo al Piemonte, isolato quanto mai ed oggi non più. Quando noi diciamo che si può anche prevedere una diversa politica di sviluppo, lo diciamo partendo da una situazione che non può essere dimenticata. Abbiamo fatto tanti gradini, ne restano altri da fare. Prendiamo atto di quello che si è realizzato e di quello che potremo realizzare, non si potrà assolutamente dimenticare quello che già è stato compiuto.
La Giunta ha attentamente esaminato il testo del documento presentato dal Gruppo comunista, non ha potuto fare altrettanto per l'ordine del giorno presentato dal Capogruppo del PLI soltanto oggi pomeriggio, ma sostanzialmente sono complementari l'uno all'altro, in una forma più pregnante quello del Gruppo comunista, ma in una forma identica nelle conclusioni quello liberale: la Regione intervenga.
Nel mio discorso fatto nella passata riunione, se non ricordo male aveva sottolineato con degli interrogativi forse un poco inquietanti l'esigenza (che io attendevo mi fosse soddisfatta dal Consiglio, dato per un momento per ammesso, ma non concesso, che la strada non sia più oggi valida e dirò dopo come invece la Giunta ribadisca la sua validità, anche se affievolita nel momento attuale in relazione alla non attuazione immediata di quel traforo del Colle della Croce, che non è rinunziata da parte italiana in modo assoluto, proprio per obbedire alle sollecitazioni ed alle esigenze che vengono dal territorio e dagli abitanti del pinerolese) di indicazioni da parte dei Consiglieri di come comportarmi.
Può capitare a tutti e a ciascuno di loro di essere qui a fare il Presidente della Giunta: ecco, seduto a questo tavolo, che cosa si pu fare, ripeto, dato per ammesso e non concesso che la strada sia da sospendersi nella sua esecuzione? Come intervenire? Non voglio ripetere quello che ho detto la volta passata, ma devo subito sgomberare il terreno da una ripetuta presa di posizione fatta oggi in definitiva, se anche si dovessero pagare 5/6 miliardi di danno, sempre meglio pagare 5/6 miliardi di danno che non fare un'opera faraonica che costerà 30/40 miliardi contro i 15 previsti. Un interrogativo ancora inquietantissimo: chi paga i 5/6 miliardi? La Regione Piemonte? In quale maniera, con quale mezzo, con quale strumento? Facendo una legge nella quale si chiede di sospendere un'opera pubblica approvata dal Ministro e dal Comitato interministeriale, affidata con una concessione regolare ad una società? E la Regione Piemonte interviene senza avere verificato? Perché si badi, noi fino a questo momento non abbiamo assolutamente verificato che vi sia tanto così di stortura nella costruzione di questa autostrada in relazione a quello che sarà il piano regionale complessivo che dobbiamo ancora valutare. E la Regione non dice queste cose avventatamente, chiede: chi le dovrebbe pagare? E non le dice neanche surrettiziamente, le dice perché nel documento dell'IRES è vero che non vi e un'ampia specificazione, ma riconosce l'esistenza di fatto di questa autostrada, non la svaluta e non ne chiede l'allontanamento; il fatto solo di averla elencata e perché nel piano previsionale che dovremo discutere la si colloca come una realtà verso la quale dovremo camminare.
E allora non bisogna, a mio sommesso avviso, fare delle affermazioni che poi non possono trovare, sul piano concreto, la realizzazione. Paghiamo questi 5/6 miliardi: non li possiamo pagare. Allora li paghi la società. E la società dice: ma come, io devo perdere 5/6 miliardi? Chi me li rimborsa? Devo fallire per questo, io società fatta anche da enti pubblici? Enti pubblici che non sono stati consultati si dice, ma questo è fare un'affermazione che non è assolutamente vera, perché gli enti pubblici hanno il loro rappresentante in seno al Consiglio di amministrazione dell'ATIVA e non risulta che nemmeno uno di questi si sia opposto alla realizzazione dell'opera; non risulta che riferendo, come è dovere di riferire, al Presidente del Consiglio, o al Sindaco della città di Torino abbiano trovato delle remore. E, per quel tanto che può valere, è un'informazione soltanto labiale avuta all'una e trenta di oggi dal Presidente della Provincia, la Giunta provinciale, che oggi ha deliberato il problema, (che verrà discusso approfonditamente in una prossima seduta del Consiglio provinciale), si è espressa come si esprime la Giunta Regionale, che è un'opera tuttora valida e che non può essere tralasciata né vi possono essere delle prese di posizione responsabili, strumentalmente applicabili, giuridicamente corrette che possano fare avvicinare l'ente pubblico, Regione o Provincia, alla società ATIVA Concessionaria per dirle smettila o sospendi.
Sospendete, ha detto nella sua interrogazione il Consigliere Zanone per una quindicina di giorni. Ma si può seriamente pensare che una sospensione di quindici giorni porti alla soluzione di un problema di questa natura? E questi quindici giorni di sospensiva comportano anch'essi dei danni, e questi danni chi li paga? E un'altra stortura che mi sembra debba essere assolutamente eliminata è che non spendendosi questi soldi in questa direzione, si possano spendere gli stessi soldi in una diversa direzione socialmente utile, costruendo delle case, costruendo delle scuole, rettificando delle altre strade. No, è denaro attinto alla sovvenzione delle banche pubbliche che mettono a frutto il loro denaro. Il giorno in cui questa società sarà totalmente trasformata allora cammineremo con una società diversa da quella nella quale viviamo, dove il profitto (per quanto ormai il problema profitto rimbalzi un poco in tutte le forme di economia in tutto quanto il mondo) potrà essere eliminato perché vi è l'interesse grande dello Stato che passa sulla testa di tutti i cittadini ed opera come crede, come Stato dittatoriale che impone la sua volontà, che viene dagli altri completamente accettata e subita. Denaro che quindi bisogna che sia detto, non può essere dirottato in altra maniera. E' molto suggestiva questa cosa di fronte ai cittadini che sono senza casa, che sono senza asilo nido, senza scuole, è molto suggestiva, ma è un falso scopo ed è un bersaglio assolutamente non raggiungibile. Quei soldi, supposto che la strada fosse sospesa o non attuata, resterebbero nelle casse delle banche che li prestano e andrebbero per tutt'altra strada. Anche questo mi sembra che sia un argomento da tenersi bene presente per evitare che si creino delle confusioni e degli equivoci.
Detto questo accennerò alla disamina fatta tranquillamente serenamente, ponderatamente dalla Giunta sul documento conosciuto allora l'interrogazione del Gruppo comunista che, ripeto, collima in definitiva con quello liberale. E voglio anche essere estremamente preciso: non è che non vi siano stati dei motivi di incertezza e di perplessità; mi sembra che sia questo il segno della responsabilità dell'uomo, il quale non accetta mai di risolvere il problema all'impazzata, non vuole mai essere quello che ha sempre ragione (per andare a finire come è andato a finire quello che ha sempre avuto ragione) ma avendo delle perplessità vuole approfondirle vuole valutarle, vuole calcolarle, nei suoi rischi e nelle sue possibilità e la Giunta tutto questo lo ha fatto molto attentamente.



CARAZZONI Nino

Ma è monotono!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Le spiace questo?



CARAZZONI Nino

No, ma è monotono!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma guardi che ad essere monotono in questo campo vale veramente la pena perché quando ho detto ai miei colleghi Berti e Rivalta che li ringrazio perché mi ricordano, anche lei dovrebbe essermi grato perché insisto nel ricordarle quello che insieme abbiamo passato affinché non si ripeta.



CARAZZONI Nino

Erano tempi a cui lei ha abbondantemente contribuito!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Certo, c'é stato anche quel periodo, non l'ho mai tenuto nascosto a nessuno, sono stato ferito e schiaffeggiato dai fascisti della mia città sono stato rinviato a giudizio per una colluttazione avvenuta con i fascisti della mia città, sono stato per forza iscritto, come milioni di cittadini italiani, per un certo periodo di tempo e la mia insofferenza mi ha portato a farmi espellere dal partito, proprio perché ho scritto un articolo intitolato "Pretori primi ed ottimi magistrati". E se ne vuole la documentazione sono pronto a darla per dimostrarle anche il cattivo gusto che ha avuto con questo ricordo.



CARAZZONI Nino

Per la verità ne abbiamo parecchie di queste documentazioni!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non ha mancato di rendersi conto delle preoccupazioni che animano sostanzialmente il documento presentato dal gruppo comunista soprattutto alla luce delle prese di posizione da parte di una corrente di cittadini, di enti comunali, di enti organizzativi che sono venuti anche da me in Regione, ha riconsiderato il tutto anche alla luce di quella ampia documentazione che nell'adunanza passata io ho dato, avendola ricavata da quanti la potevano dare e che tengo naturalmente a disposizione di tutti i Consiglieri.
La Giunta sostanzialmente ha rilevato che l'opera, insieme ad altre quelle che sono pure state ricordate oggi in quest'aula e anche quelle contestate, rientra nella ipotesi del piano di sviluppo regionale; potrà esserci ad un certo momento una negazione di questa, ma nelle ipotesi sulla scorta di quello che è scritto nel documento dell'IRES, non sappiamo che cosa sarà, io sono convinto che si andrà in questa direzione perch nonostante sia venuta meno quella prospettiva immediata della soluzione del traforo del Colle della Croce la Giunta ha espresso parere concorde sulla validità dell'opera che era la premessa per arrivare alla conclusione che porta alla reiezione della domanda contenuta negli ordini del giorno del gruppo comunista dal gruppo liberale. La Giunta ha voluto riaffermare, ed io voglio essere qui fedele interprete del suo pensiero unanime, che le cose sarebbero andate diversamente se ci si fosse trovati prima del decreto di delega che in materia di strade è entrato in vigore soltanto alla data del 1^ aprile 1972. Tutto quello che è stato operato lo è stato prima di questa data, la Regione non può intervenire correttamente, tuttavia la Giunta ha voluto considerare che il pronunciamento anche implicito, anche ermetico dell'IRES è avvenuto attraverso ad una larga consultazione, nel corso della quale non vi sono state delle proposte per chiedere la cancellazione di questa opera. L'IRES pertanto l'ha registrata tra le cose in corso di attuazione, prospettandola all'esame del Consiglio. Ha voluto anche considerare il danno lamentato nel documento recepito nell'ordine del giorno comunista, dove si denuncia l'occupazione di 4 milioni di mq. di terreno. Facendo degli accertamenti, abbiamo ricondotto il tutto ad una dimensione estremamente diversa, anche se questo non è di per sé decisivo ma certamente molto rilevante. Se davvero si sottraesse all'economia agricola della zona del pinerolese una quantità di terreno utile come quella denunciata dovremo dire che anche questo è un aspetto da tenere bene presente. La realtà è che la lunghezza e la larghezza dell'autostrada consentono di stabilire che per l'incidenza autostradale il terreno occupato è di 800/820.000 mq. Vi sono problemi di svincoli, di piazzole che possono aumentare, e certamente aumentano, questa quantità, ma la Giunta ha rilevato che non ci troviamo più di fronte ad una situazione come quella che è stata presentata.
La Giunta ha invece preso l'impegno di intervenire presso l'ATIVA (e lo riprende qui pubblicamente) perché con uno scrupolo tutto particolare siano eseguite le opere di costruzione dell'autostrada e ciò per evitare quelle temute esondazioni che sono state da più parti rilevate e perché si evitino tutti i danni riflessi che possono derivare alle campagne circostanti e perché siano ripristinate prontamente tutte le opere irrigue e stradali che certamente finiscono per essere in parte compromesse da un'opera di questo genere.
La Giunta ha rilevato che non ha fondamento la richiesta che le somme occorrenti per l'esecuzione dell'opera siano dirottate al compimento di altre opere sociali.
Infine la Giunta si è fermata ad una valutazione oltre che tecnica oltre che di merito, politica e ha preso atto che i partiti del centro sinistra, nel quadro del programma che è stato concordato per la ricostituzione del governo regionale di centro sinistra, hanno concordemente espresso il parere che opera programmata trovi la sua realizzazione, pure con tutte le cautele necessarie e con tutte le sollecitazioni dirette a soddisfare le esigenze di quanti subiranno espropri o limitazioni dei loro diritti, considerandola incardinata nel programma di sviluppo, anche se, ripeto, può sembrare leggermente affievolito rispetto alla dilazione, a mio avviso, non alla cancellazione della realizzazione del traforo del Colle della Croce che certamente da parte italiana non è rinunciata.



RIVALTA Luigi

Lo regaleremo ai francesi!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Certo la congiuntura infausta alla quale si è voluto fare riferimento gioca (siamo soliti adoperare questo brutto verbo anche nelle situazioni dove il gioco non c'entra) sulle difficoltà di carattere generale, ma io penso con fiducia e se mi è consentito di dire, per riprendere la citazione che aveva fatto, con una certa fantasia, che nell'avvenire anche queste opere che oggi possono sembrare contestabili avranno, come hanno avuto le opere realizzate nel '50 e nel '60, la loro validità. Per questo la Giunta è disponibile per quegli interventi ai quali ha fatto riferimento nel corso della mia presa di posizione nei confronti delle due interrogazioni, ma certamente non è disponibile a chiedere le cose impossibili come chiedere al Ministro che si revochi il decreto: non c'è una strada per chiederlo.
Chiedere all'ATIVA che sospenda i lavori; non abbiamo titolo giuridico per farlo.
Il Consiglio, responsabilmente, decida sulle conclusioni che vorrà trarre.



PRESIDENTE

Sono così concluse le dichiarazioni del Presidente della Giunta.
Stamani è pervenuto alla presidenza l'ordine del giorno di Rossotto Zanone - Gerini.
Si tratterebbe di passare al voto sui due documenti.
Ci sono dichiarazioni di voto? Nessuna.
Allora in ordine di presentazione metto in votazione l'ordine del giorno a firma Berti - Rivalta - Sanlorenzo - Vecchione - Ferraris per alzata di mano.
L'ordine del giorno non è approvato.
Metto in votazione l'ordine del giorno dei Consiglieri Rossotto Zanone - Gerini.
L'ordine del giorno non è approvato.
Si conclude, con le dichiarazioni del Presidente e la non approvazione dei due ordini del giorno, la seduta odierna.
E' stato richiesto da parte dell'Assessore Gandolfi di rinviare la seduta di domani a lunedì in quanto si trova impegnato in sede nazionale.
Se i Gruppi consentono andiamo a lunedì.



OBERTO ,Presidente della Giunta Regionale.

Facciamo qualcosa domani.



CALSOLARO Corrado

Accedo alla proposta del Presidente di portare a lunedì la discussione e l'approvazione della legge sui trasporti. Mi pare però che domani pomeriggio (fra l'altro è prevista la seduta) sarebbe bene discutere gli altri argomenti all'ordine del giorno, fra i quali quello degli incendi boschivi che mi sembra importante ed urgente soprattutto in rapporto alla situazione forestale della nostra Regione.



PRESIDENTE

Allora la seduta è convocata per domani con l'inversione dell'ordine del giorno: norme per l'autonomia contabile del Consiglio Regionale rendiconto delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio Regionale nel corso del '73; esame proposta di legge n. 104; nomine.
Si lasciano fuori soltanto le leggi dei trasporti che saranno affrontate lunedì.
Comunico che il Consiglio è convocato domani alle 15 e lunedì alle 15.
Prego il Segretario di dare lettura dei documenti pervenuti alla presidenza.


Argomento:

Interrogazioni e interpellanze (annuncio)


FRANZI Piero, segretario

E' stato presentato il disegno di legge n. 156 della Giunta "Interventi regionali per il miglioramento e potenziamento della zootecnia" in data odierna e assegnato alla VI Commissione.
Interpellanza Revelli e altri per conoscere il pensiero della Giunta in ordine agli interventi nei confronti della direzione dell'Unifarma.
Interpellanza urgente dei Consigliere Menozzi ed altri per sapere quali interventi intende adottare la Giunta per l'interpretazione dell'art. 4 della legge 14.2.74 n. 82.
Interpellanza urgente Besate e altri per sapere quali iniziative si intendono assumere nei confronti della RAI-TV.
Interpellanza Nesi per sapere quali iniziative si intende assumere per risolvere il problema relativo alla "Gazzetta del Popolo".
Interrogazione urgente Garabello per quanto riguarda la Gazzetta del Popolo.
Interrogazione Nesi sui problemi relativi a Pino Torinese.
Interrogazione Revelli e Ferraris per l'applicazione della legge 814 del 10.12.1973.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.30)



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