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Dettaglio seduta n.211 del 28/03/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Comunicazioni del Presidente 3) Esame ordine del giorno presentato in data 20 marzo 1974 dai Consiglieri Berti, Rivalta, Sanlorenzo, Vecchione e Ferraris relativo alla costruzione dell'autostrada Torino-Pinerolo 4) Esame disegni di legge n. 142-143-144 relativi a contributi ad Enti locali, aziende pubbliche o a partecipazione pubblica e ad imprese private per investimenti nel settore dei trasporti (relatore Bianchi) 5) Norme per l'autonomia contabile del Consiglio Regionale in attuazione della legge 6/12/1973, n. 853: modificazione del testo approvato il 26 aprile e 6 giugno 1973 6) Rendiconto delle spese sostenute dalla Presidenza del Consiglio Regionale nel corso dell'anno 1973 7) Esame proposta di legge regionale n. 104 presentata dai Consiglieri Zanone - Fassino - Gerini - Rossotto: "Interventi per la prevenzione ed estinzione degli incendi forestali" (relatore Giletta) 8) Designazione dei rappresentanti della Regione: a) nei Consigli di Amministrazione: del Politecnico (1 rappresentante) delle opere universitarie del Politecnico (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) delle opere universitarie dell'Università (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) b) nelle Commissioni regionali: per il lavoro a domicilio (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) per la mano d'opera agricola (1 rappresentante effettivo ed 1 supplente).
Nessuno chiede di parlare in merito all'ordine del giorno? Si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Punto primo all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle adunanze del 21 marzo '74 sono stati distribuiti prima dell'inizio della seduta odierna. Qualcuno chiede di intervenire in proposito? Allora, i verbali si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente" Hanno chiesto congedo: per malattia, Fassino e Giovana; Sanlorenzo Zanone, Garabello, Beltrami, Armella.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario di Governo ha apposto il visto alla Legge regionale 21/2/'74: "Assicurazione contro gli infortuni dei Consiglieri regionali".


Argomento:

c) Progetti di legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 154 - "Incentivazione del turismo rurale nella Regione Piemonte" presentato dai Consiglieri Menozzi, Franzi, Giletta, Bertorello in data 22 marzo, assegnato per l'esame alla VII Commissione il 25 marzo n. 155 - "Interventi e deleghe in materia di servizi sociali e sanitari", presentato dai Consiglieri Vecchione e Fabbris in data 22 marzo ed assegnato per l'esame alla IV Commissione in data 25 marzo.
Gli Statuti delle Comunità montane delle Valli di Lanzo, Borbera, Alto Verbano, Alta Val Lemme ed Alto Ovadese, pervenuti in data 22 marzo, sono stati assegnati alla VIII Commissione in data 26 marzo.


Argomento:

d) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Sono state date risposte scritte: da parte dell'Assessore Fonio alla interrogazione del Consigliere Zanone in merito agli accertamenti sulla situazione ambientale nella zona di Chivasso, con trasmissione della relazione della Commissione di esperti nominati dalla Regione Piemonte su richiesta del Comune di Chivasso integrata dagli allegati rassegnati all'Assessorato nel dicembre 73 e nel gennaio '74 da parte del Presidente della Giunta, avv. Oberto, al Consigliere Garabello, sul riconoscimento della obiezione di coscienza al Consigliere Revelli sulla necessità di un intervento regionale presso l'Enel, per la realizzazione di una linea di luce elettrica a favore della frazione di Molini di Piovere (Peveragno), in provincia di Cuneo da parte dell'Assessore Debenedetti ai Consiglieri Zanone - Fassino Rossotto sui biotopi da salvaguardare nella Regione Piemonte.


Argomento: Varie

e) Incontro delle Regioni d'Italia sulle iniziative del XXX Anniversario della Lotta di Liberazione e del XXV Anniversario della Costituzione repubblicana


PRESIDENTE

Il 22 marzo si è svolto a Torino un incontro delle Regioni d'Italia sulle iniziative del trentesimo anniversario della lotta di liberazione e del venticinquesimo anniversario della Costituzione repubblicana, cui ha presenziato anche il Presidente della Giunta Regionale, avv. Gianni Oberto Tarena. Sono intervenuti i rappresentati delle Regioni: Abruzzo Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta, Veneto. Sono stati esposti i programmi e le iniziative del Consiglio regionale per le celebrazioni della Resistenza, già svolti o in fase di realizzazione. Le Regioni hanno concordato su tutte le iniziative ed ognuna ha portato il contributo delle proprie esperienze già fatte ed ha formulato proposte valide. La riunione si è conclusa con l'approvazione di un documento nel quale, dopo una valutazione positiva dell'incontro stesso sono state riassunte alcune iniziative sulle quali esiste un accordo unanime, e che potranno costituire un ulteriore momento comune di celebrazione per tutte le Regioni a livello nazionale. Attualmente sono in corso gli opportuni contatti ed adempimenti al fine di verificare le possibilità e le modalità di realizzazione delle iniziative concordate sulle quali pertanto verrà data comunicazione più dettagliata nelle prossime sedute.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

f) Vendita della "Gazzetta del Popolo"


PRESIDENTE

In questi giorni, viva inquietudine ha sollevato il caso della "Gazzetta del Popolo". Si è infatti venuti a sapere che da circa due mesi il quotidiano è stato venduto ad un editore, in violazione di precedenti accordi sindacali e dello stesso contratto nazionale di lavoro. Le motivazioni portate a sostegno della vendita vengono individuate nel forte passivo, di circa tre miliardi l'anno, e nelle relative conseguenze sulla possibilità di continuare le pubblicazioni. Il caso della "Gazzetta del Popolo" ha determinato le dimissioni del segretario della Federazione nazionale della Stampa, Luciano Ceschia, successivamente respinte. Tale atto ha riscosso la piena solidarietà non soltanto del mondo giornalistico ma anche del mondo sindacale e di tutti quegli ambienti nei quali la libertà di stampa è riconosciuta come un valore da difendere, da sostenere.
L'episodio delle vendita della "Gazzetta del Popolo" costituisce un fatto preoccupante, in quanto può tendere ad accentuare il fenomeno di concentrazione delle testate. Le vive proteste sollevate sono anche ispirate al fatto che, anziché cercare soluzione alla crisi della stampa attraverso l'avvio di una generale riforma della editoria, da molto tempo auspicata, si è continuato a seguire una strada che non tiene conto delle legittime aspirazioni ed esigenze degli operatori del mondo giornalistico di essere partecipi delle scelte che li riguardano.
Stamani è stata ricevuta una delegazione di giornalisti, tipografi e delle associazioni sindacali, ed è stato redatto questo comunicato, che intenderei poi sottoporre al Consiglio, eventualmente come ordine del giorno: "I Presidenti della Giunta e del Consiglio Regionale ed i Capigruppo hanno ricevuto oggi una delegazione delle Federazioni provinciali dei poligrafici CGIL, CISL, UIL, dell'Associazione Stampa Subalpina, del Consiglio di fabbrica, del Comitato di redazione della "Gazzetta del Popolo".
Le organizzazioni sindacali hanno informato i due Presidenti ed i Capigruppo sulla vendita della "Gazzetta del Popolo", avvenuta all'insaputa dei dipendenti malgrado una clausola contrattuale aziendale che prevede la preventiva informazione, per opera di gruppi di potere che mirano a controllare la stampa quotidiana vanificando i contratti di lavoro e svuotando nei fatti la riforma democratica della editoria.
Il Consiglio Regionale, accogliendo l'appello delle organizzazioni sindacali, si impegna pertanto ad esaminare con la massima attenzione ed urgenza la grave situazione creatasi nel quotidiano, per adottare tutte le possibili misure atte a salvaguardare quello che, come secondo giornale piemontese, deve essere considerato uno strumento al servizio della comunità. Da più parti è stato riconosciuto che l'operazione "Gazzetta del Popolo" può inserirsi in un vasto disegno di concentrazione e manipolazione della informazione. Ciò è convalidato dal fatto che il passaggio di proprietà è avvenuto al buio, senza alcuna seria garanzia sul futuro del giornale, sulla reale identità del nuovo proprietario, sulla linea democratica ed antifascista del quotidiano torinese. Va sottolineato che la nuova proprietà non ha dato assicurazioni concrete sul mantenimento dei livelli retributivi ed occupazionali nonché sul saldo delle contribuzioni previdenziali accumulate dalla proprietà uscente, che ammontano ad oltre due miliardi.
Il Consiglio Regionale si fa carico della estrema gravità della situazione della stampa quotidiana in Piemonte ed assume l'impegno di svolgere tutti gli interventi necessari ad ogni livello - Parlamento Governo, Commissione di indagine sulla stampa quotidiana - perché il problema "Gazzetta del Popolo" possa trovare una soluzione nell'ambito della riforma democratica della informazione, sulla base delle proposte formulate unitariamente dai giornalisti e dai poligrafici, e in particolare: carta gratuita per le prime otto pagine fino a 50 mila copie comunicazione preventiva sui cambi di proprietà consultazione obbligatoria delle Redazioni sulla nomina del direttore pubblicizzazione delle intese fra lo stesso Direttore e la proprietà costituzione di centri stampa regionali nascita di cooperative di giornalisti e tipografi".
Sono così terminate le comunicazioni del Presidente. Chi intende prendere la parola sulle comunicazioni? Il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Intervengo sulla parte delle comunicazioni che riguarda il caso della "Gazzetta del Popolo". Il nostro Gruppo, com'è noto ha presentato una interpellanza urgente su questo argomento; ma prendiamo lo spunto da quanto ha comunicato il Presidente, dopo l'incontro avuto con la delegazione dei giornalisti e dei poligrafici della "Gazzetta del Popolo", per intervenire subito e discutere questo tema.
La nostra interpellanza è caratterizzata dalla denuncia delle responsabilità politiche generali e dalla indicazione di una proposta per l'avvio di una nuova politica dell'informazione. In realtà, il caso della "Gazzetta" sta ad indicare che il processo di concentrazione dell'informazione e dell'industria culturale continua, favorito anche dalla politica governativa che in questo campo è quella del Partito di maggioranza relativa, e in particolare della corrente del suo segretario.
Vale per tutti la situazione della Radiotelevisione, che, com'è noto, è il feudo di quella corrente. Il nostro intervento ha pertanto motivazioni generali,oltre che particolari.
Noi siamo scettici circa l'effettiva propensione della nuova proprietà della "Gazzetta" al rispetto della correttezza: il passaggio di proprietà è avvenuto in assoluto spregio delle norme contrattuali, per cui le dichiarazioni di correttezza che di solito vengono espresse in questi casi non hanno il minimo elemento di credibilità (vi ricordo le vicende del "Messaggero", del "Corriere della Sera", del "Telegrafo" eccetera).
Interveniamo, ho detto, per motivi generali, dunque, perch l'informazione è uno dei temi centrali della democrazia e della libertà.
Tanto è vero che noi comunisti, per produrre e diffondere il nostro giornale, non abbiamo esitato, nel periodo buio fascista, ad affrontare tribunali, prigione, torture e morte; e oggi con decine di migliaia di lavoratori, di giovani e donne, ogni domenica impegniamo il nostro tempo in questa attività di diffusione. Quindi, nessun dubbio può esistere circa l'importanza che attribuiamo ai problemi ed alla politica dell'informazione.
Il caso della "Gazzetta", poi, presenta connotati particolarmente allarmanti. Il modo con il quale si è consumato l'affare "Gazzetta del Popolo", il giudizio espresso in proposito dai giornalisti e lavoratori della "Gazzetta", dalla Associazione Stampa Subalpina, dai sindacati CGIL CISL e UIL, indicano che ci troviamo in presenza di un colpo di mano dei potentati politici ed economici in danno, prima di tutto, del popolo, che essendo non dimentichiamolo, il destinatario dell'informazione, è la vittima vera di questa come di tutte le operazioni di concentrazione della industria dell'informazione. Chi lo attua non si sa: si parla di personaggi non meglio identificati. Luciano Ceschia, segretario della Federazione nazionale della Stampa italiana , ha indicato comunque la presenza della Montedison in questa operazione, ma si citano anche altri ben noti personaggi che di solito compaiono quando ci sono operazioni di concentrazione dell'editoria giornalistica e dell'editoria libraria.
Proprio il fatto di non sapere aggrava ancora di più la situazione. Ma chi l'ha venduta, la "Gazzetta", cioè la Democrazia Cristiana, saprà pure a chi l'ha ceduta? Dunque, la Segreteria nazionale della Democrazia Cristiana, del Partito di maggioranza relativa che detiene i posti chiave di governo, che ha la maggioranza in Parlamento, ha il preciso dovere di dire come stanno le cose e qual è la prospettiva per il giornale. Noi chiediamo alla Democrazia Cristiana di dire la verità, e tutta la verità.
Noi eleviamo la nostra protesta per questo episodio ed esprimiamo naturalmente la nostra solidarietà ai giornalisti ed ai lavoratori della "Gazzetta" sia per quanto riguarda i problemi della libertà professionale che per i problemi dell'occupazione, i problemi previdenziali non risolti.
Ma noi non ci limitiamo alla protesta e alla chiamata ad una vigilanza unitaria: tutte le vicende di concentrazione dimostrano che occorre passare oggi ad atti di politica concreta, sulla base di principi precisi.
Prima della "Gazzetta" sono state concentrate, o sono passate sotto il controllo di grossi gruppi economici, le testate di molti altri quotidiani come "Il Corriere della Sera", "Il Messaggero", "L'Espresso", "Il Telegrafo"; e tante case editrici: la Boringhieri la Fabbri, la Guanda, la Bompiani, attraverso partecipazioni incrociate, e tante altre ancora. Poi attraverso le agenzie pubblicitarie, si sono intrecciati interessi finanziari ed editoriali giganteschi. Il processo di concentrazione è condotto da pochi gruppi industriali e finanziari, petrolchimici in generale ed automobilistici in particolare per motivi precisi: rafforzare la loro presenza nel contesto sociale e politico anche attraverso il controllo dell'informazione, rendere l'informazione funzionale ai loro disegni politici ed economici ed alla loro concezione dei modelli di società.
Richiamo sommariamente i dati quantitativi della concentrazione.
Gli Agnelli controllano: "La Stampa", "Stampa Sera", "L'Espresso" hanno una compartecipazione ne "Il Corriere della Sera" e ne "Il Messaggero", nella "Gazzetta dello Sport", nella Casa Editrice Rusconi editrice di "Gente" e di libri; e detiene l'Etas Kompass, la Fabbri, la Boringhieri, la Bompiani ed altre ancora Monti controlla "Il Resto del Carlino", "Stadio", "La Nazione", "Il Telegrafo", "Il Giornale d'Italia", "Momento Sera"; senza parlare delle partecipazioni che hanno con Rovelli, con Moratti, con altri petrolieri altri personaggi: i Perrone, i Mondadori eccetera, nell'editoria libraria ed in altri giornali.
Si tratta, cioè, di una gigantesca concentrazione della industria dell'informazione, dell'industria culturale. Sia Agnelli che Monti sono presenti in tutti questi punti focali della situazione dell'informazione.
A questo punto è chiaro sia che il giornalista, l'autore è condizionato dalla proprietà, sia che il pubblico è ridotto ad oggetto passivo di un mercato dell'informazione; è anche chiaro che non esiste più né la libertà di pensiero, nel senso del pensiero che viene comunicato ed acquista efficacia, né il diritto, come dice l'art. 21 della Costituzione, di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione. (In questo caso siamo per il pensiero scritto, nel senso del pensiero comunicato). Questi diritti del cittadino sono conculcati dalle concentrazioni finanziarie. Oggi è singolare che sia toccato un giornale della Democrazia Cristiana, il Partito che più di tutti ha tenuto ad avere il monopolio dell'informazione. Direi però che solo quando si conosceranno i retroscena ci si potrà pronunciare definitivamente, perché non è escluso che si tratti di un passaggio da una proprietà ad una proprietà di una corrente attraverso intermediari.
E' dalla constatazione che questi episodi sono il prodotto necessario della politica dell'informazione fin qui seguita che trae origine la nostra proposta di avvio completo di una nuova politica dell'informazione di cui la Regione deve, secondo noi, farsi promotrice. Occorre ricordare che già attualmente la struttura della diffusione giornalistica italiana è essenzialmente regionale, anche per le grandi testate: così, "La Stampa" è essenzialmente piemontese, prima ancora che nazionale, "Il Corriere" è lombardo, "Il Messaggero" è laziale, "Il Gazzettino" è veneto.
L'iniziativa che proponiamo alla riflessione si fonda sull'art. 21 della Costituzione e sullo Statuto piemontese. Esso propone di rispondere alle esigenze della cultura e dell'informazione come servizio pubblico esercitato per conto della comunità con adeguate forme di gestione e controllo. Si trasforma il ruolo del pubblico da oggetto in soggetto e si attuano i principi del pluralismo e del diritto effettivo di accesso alla espressione delle opinioni. La nostra è una proposta maturata largamente fra le Regioni italiane: non è comunista, ideologicamente parlando, ma è il prodotto naturale della collaborazione, dell'analisi delle conclusioni di importanti convegni fra Regioni, giornalisti, poligrafici e uomini di cultura tutti preoccupati della situazione che si sta creando ormai in Italia.
Riteniamo che la Giunta possa e debba esaminare l'idea e le motivazioni di questa idea, ancora prima che la forma organizzata proposta, la quale è stata delineata per fissare in qualche modo le idee e dimostrarne l'attuabilità politica. Sappiamo benissimo che idee come queste non possono essere accettate di punto in bianco da una Giunta che le deve esaminare: noi chiediamo che siano sottoposte alla riflessione, perché si tratta di impostare in modo nuovo il discorso dell'informazione, e un'informazione pluralistica, un'informazione soggetta al controllo pubblico, una informazione che sia veramente espressione della comunità, una informazione della quale la comunità sia la protagonista. Del resto, al termine del comunicato letto dal Presidente del Consiglio una idea di questo tipo è espressa. Noi siamo perfettamente d'accordo e chiediamo che il Consiglio esprima solidarietà e al tempo stesso indichi l'inizio di una nuova politica dell'informazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Poiché, secondo quanto comunicato dalla Presidenza del Consiglio e ripetuto or ora dal Consigliere Besate, saremo chiamati a prendere posizione sul documento che ci è stato letto, consideriamo doveroso ed opportuno precisare l'atteggiamento che il Gruppo del MSI-Destra nazionale assumerà in quella circostanza, anche perché il definire la posizione nostra in relazione al cosiddetto "caso" della "Gazzetta del Popolo" è cosa invero abbastanza semplice.
Non per prendere le mosse alla lontana, ma per inquadrare il problema entro i suoi esatti termini, noi cominceremo con il dire che un Paese è libero quando ha una stampa libera, e che una stampa è libera quando non esistono squilibri e disfunzioni fra gli strumenti dell'informazione, cioè quando vi è una regolamentazione organica e concreta che offra a questi strumenti la possibilità di vivere o di sopravvivere.
Oggi in Italia non esiste nulla che possa ragionevolmente definirsi una regolamentazione del mondo dell'informazione. Siamo in piena anarchia, di fronte a pesanti scompensi, a storture gravissime, che non possono rendere libera nei fatti, e non solamente nelle parole, la stampa italiana: monopolio di Stato per la Rai-TV, deficit dei giornali e aumento dei costi aziendali, tempi di lavorazione, pessima distribuzione sulla rete nazionale, carenza di innovazioni tecnologiche, disorganica concessione della pubblicità. Tutto questo costituisce il freno più appariscente alla difesa della libertà di stampa. E tutto questo rileva l'M.S.I.-Destra nazionale ed a tutto questo aggiunge la denuncia contro le concentrazioni delle testate. Noi siamo infatti nettamente contrari alla creazione di grandi centri di pressione, che in un regime debole e svuotato di potere qual è quello partitocratico pone in mano a gruppi economici il controllo della stampa, gruppi economici i cui interessi settoriali spesso contrastano con quello generale della comunità.
Vorremo brevemente citare alcune statistiche. Il 53% della tiratura complessiva nel nostro Paese è controllato da enti industriali, il 17% dai partiti, il 10% da enti parastatali, il 9% da gruppi di ispirazione confessionale, e solo l'1% appare indipendente, ma sappiamo bene tutti quanti come sia relativa questa attribuzione di indipendenza.
Ma il problema non è soltanto economico. Esso si presenta, anche, e soprattutto, come un problema ideologico e politico. E' proprio in questo senso investe la libertà di informazione.
Di per sé, la molteplicità delle testate varrebbe a garantire il posto di lavoro ad una determinata aliquota di dipendenti del settore, ma non garantisce il manifestarsi pluralistico delle idee, appunto perché più giornali possono appartenere ad uno stesso gruppo di potere.
Queste sono le precisazioni introduttive che noi riteniamo di dover fare, perché sul problema generale dell'informazione sia chiarita, sia pure per somme linee, la nostra posizione.
Il caso particolare della "Gazzetta del Popolo" ci commuove sul piano umano, perché pone in discussione i livelli occupazionali, minacciando quindi il posto di lavoro di una aliquota dei dipendenti, e crediamo che su questo terreno la nostra espressione di solidarietà non possa mancare. Non ci commuove invece sul piano politico, per una serie di ragioni che elencheremo per sommi capi. Quello che succede oggi alla "Gazzetta del Popolo" altro non è se non un aspetto della mancata riforma dell'editoria che da anni, da vent'anni almeno, i partiti di Governo, ed in particolar modo il Partito di maggioranza relativa, vanno promettendo, ma che sino ad oggi non sono riusciti ad attuare. Riteniamo che questa sia una colpa pesante, sia una responsabilità precisa che può e deve essere imputata alle forze che hanno detenuto il controllo politico in quest'arco di tempo ma che certamente non può essere rivolta alla nostra parte politica.
Sono ridicole le dimissioni di Luciano Ceschia dalla presidenza della Federazione nazionale della stampa italiana, presentate come atto di protesta per "il colpo di mano compiuto dalla Democrazia Cristiana", per citare parole sue. Da che cosa rassegna le dimissioni? Forse dal suo Partito, cioè dalla Democrazia Cristiana? No, dall'incarico ricoperto.
Molto più coerentemente Luciano Ceschia si sarebbe comportato protestando e avallando questa sua protesta, con una presa di posizione nei confronti del Partito che tutto questo ha attuato, e che viene indicato come il più responsabile ed il più colpevole nell'operazione "Gazzetta del Popolo".
Diciamo che non ci commuove il fatto sul piano politico perché tutti coloro che oggi si stracciano le vesti per la soppressione della libertà della "Gazzetta del Popolo" non innalzarono proteste allorquando, nel 1957 una testata di gloriosa tradizione risorgimentale e liberale quale appunto quella della "Gazzetta del Popolo" venne asservita alla Democrazia Cristiana, che ne mantenne la qualifica fittiziamente indipendente ma la trasformò in pratica in un organo di un partito, anzi, di una corrente di Partito. In quel momento non sentimmo tutto questo coro di proteste che adesso si alzano.
Non ci commuove, ancora, perché la dignità professionale, di cui molto abbiamo sentito parlare, si difende anche con il non cedere alla distorsione dell'informazione, mentre da parte della "Gazzetta del Popolo" la nostra parte politica è stata fatta oggetto di una sistematica, pesante pressante campagna di disinformazione e di diffamazione. Ecco, noi crediamo che la dignità di un giornalista vada sostenuta anche attraverso l'onestà e l'obiettività dell'informazione; onestà ed obiettività che non abbiamo riscontrato in tutto questo arco di tempo nella "Gazzetta del Popolo" nei confronti dell'MSI-Destra nazionale.
Non ci commuove, ancora, perché - ed è lo stesso comunicato dalla Democrazia Cristiana ad affermarlo - il giornale, pur nel suo passaggio di proprietà, manterrà la sua tradizionale linea politica "antifascista e democratica", il che oggi, nella terminologia corrente, non esistendo un partito fascista, altro non può significare se non mantenere una linea di combattimento, di discriminazione, di diffamazione nei riguardi della Destra nazionale, e quindi non vediamo perché dovremmo preoccuparci tanto a questo riguardo.
Non ci commuove, infine, perché lo stesso comunicato della D.C. si affretta a precisare che comunque il giornale resta nell'ambito della D.C.
stessa. E allora ci sembra che tutto questo non sia altro che una lite in famiglia, che ci può avere spettatori attenti, magari spettatori incuriositi, ma che, come dicevamo, al di là delle espressioni di solidarietà umana ai dipendenti del giornale, non può certo coinvolgerci in solidali atteggiamenti politici.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, ritengo di dover dire anch'io alcune cose, in quanto presentatore di una interpellanza urgente.
Il problema della "Gazzetta del Popolo" si inserisce in tutta la serie di problemi concernenti la stampa quotidiana e non quotidiana, che è stata oggetto in questi anni di vicissitudini sulle quali molto si è detto. Già il collega Besate ha dato una seria indicazione delle ragioni di fondo che hanno comportato queste vicissitudini; io vorrei indicarne un'altra.
Il problema della "Gazzetta" ha due aspetti: uno di procedura e uno di sostanza. Sulla procedura è stato già detto abbastanza, e non vorrei soffermarmici oltre, condividendo i concetti esposti dal collega Besate.
Sulla sostanza, invece, il problema non è sentimentale o umano; è politico e gestionale. Ha scritto il direttore di "Le Monde", uno dei pochi giornali, probabilmente, in Europa che siano realmente indipendenti, che perché un giornale sia libero bisogna che sia attivo, e cioè che il suo conto dei profitti e delle perdite risulti per lo meno in pareggio; in caso contrario, il deficit di questo giornale è inevitabilmente colmato da chi ha interesse a farlo, e cioè, per quanto riguarda il giornalismo italiano dai grandi enti pubblici o privati; non sono certo i lettori che possono intervenire. Lo stesso "Corriere della Sera", che è il giornale più importante del nostro Paese, presenta quest'anno, come azienda editoriale un deficit di 5 miliardi di lire, con una tiratura che è certamente la maggiore tra i quotidiani italiani e fra le maggiori anche rispetto a quelli di altri Paesi, di circa 700.000 copie al giorno, 900.000 la domenica. Altrettanto dicasi per gli altri tre maggiori giornali italiani: "La Stampa", "Il Messaggero", "Il Giorno". Noi dobbiamo trovare delle soluzioni affinché questi deficit, siano colmati in modo serio. Per esempio, perché non è stato elevato il prezzo dei giornali? Doveva essere aumentato se si vuole fare seriamente una politica dell'informazione. E' chiaro che i giornali a cento lire entrano automaticamente in deficit. E' stata fatta una richiesta di portare a 150 lire il prezzo dei giornali.
Sappiamo che la ragione per cui non è stata accettata è che il prezzo dei giornali concorre alla definizione della scala mobile. E' una ragione molto seria, che contrasta peraltro con l'intento che noi vogliamo raggiungere.
Le proposte avanzate nel documento che ci è stato presentato ci trovano largamente consenzienti. Io mi riservo, anche a nome del mio Partito, di ritornare sull'argomento, in relazione anche alle interpellanze che sono state presentate, quando sarà discusso compiutamente questo documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Desidero anch'io esprimere preoccupazione per questa vicenda della "Gazzetta del Popolo", ma più in generale per tutto un complesso di vicende che abbiamo avuto in questi ultimi tempi,relativamente alla proprietà della maggior parte dei quotidiani e spesso anche dei settimanali del nostro Paese.
Quello che ci disturba, in questo susseguirsi di vicende, è il carattere di oscurità (apparente oscurità, perché poi si viene a sapere più o meno, come le cose si sono svolte, ma attraverso indiscrezioni): non c'é mai una dichiarazione esplicita che chiarisca chi sta dietro queste operazioni e quale impostazione politica, o non politica, abbiano queste operazioni.
La situazione della stampa nel nostro Paese è veramente una situazione singolare: abbiamo industriali che comprano o vendono giornali, se li passano, con operazioni strane; abbiamo editori che stampano indifferentemente giornali di destra, di centro, di sinistra, in modo da coprire il centro, le ali e le mezze ali. E' una situazione che, paragonata a quella della stampa in Paesi seri, come Inghilterra e Francia, che citava prima anche il Consigliere Nesi, ove esiste una tradizione di serietà giornalistica (tengo a precisare che quando parlo di "serietà giornalistica" non mi riferisco, evidentemente, alla serietà professionale dei giornalisti ma alla situazione delle strutture editoriali) appare assolutamente abnorme. Vorremmo una stampa sul tipo di quella che si ha in questi Paesi una stampa in cui si sappia chiaramente chi sono i proprietari dei giornali e possibilmente che si tratti di una proprietà editoriale, non di petrolieri che considerano i quotidiani come un sottoprodotto del petrolio, dove esista una reale obiettività di informazione, che non sempre è riscontrabile nei quotidiani italiani, anche in quelli che indipendenti si proclamano. Nessuno vuol vincolare l'espressione del pensiero del giornalista, che, logicamente, come ogni cittadino ha un suo pensiero politico; però questa affermazione di pensiero deve recare il segno di una chiara responsabilità, e quindi deve essere espresso in un articolo firmato; mentre le notizie che vengono date non devono essere distorte da interpretazioni faziose ma devono rappresentare veramente delle notizie.
Questo avviene in giornali seri, come "Le Monde", che citava prima il collega Nesi, in giornali inglesi tipo il "Times", l' "Observer" eccetera difficilmente nei giornali italiani, che comunque sono sempre l'espressione di una parte, e tendono, più che a riferire i fatti, ad interpretarli ed a travisarli.
In questo senso, allargando quindi il discorso da quello della "Gazzetta", che ci riguarda in quanto Consiglieri regionali piemontesi, a quello generale della stampa italiana, noi esprimiamo la nostra preoccupazione, ed anche la nostra protesta, per un certo tipo di operazioni che avvengono senza quella chiarezza e quella esplicitazione che a nostro parere dovrebbe avere il mondo della stampa italiana.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente in Italia si parla della libertà di informazione e della necessità di mantenere in vita il discorso democratico della stampa quando ci si trova di fronte ai casi di negativa gestione di una testata, quando ci si trova di fronte a conti economici che non consentono ad un certo momento di mantenere libera la voce della testata stessa. Perché la libertà come ricordava il collega Nesi, deve, per essere tale, essere anche libera dal bisogno.
Preoccupa, in questa vicenda, che soltanto in occasione di un trasferimento che, a quando è oggi dato sapere, avviene all'interno della Democrazia Cristiana, si venga a conoscenza dei pesanti deficit nei confronti degli istituti previdenziali, di cui non era prima trapelato niente, che dovevano già essere motivo di allarme circa il futuro del giornale, "Gazzetta del Popolo".
E' indubbio, e specialmente noi, forza di opposizione, lo sosteniamo con forza, che in un Paese, perché sia vivo il discorso democratico occorre che la stampa dia spazio a tutte le notizie, che i cittadini che attingono le notizie ai giornali abbiano la possibilità di avere un quadro preciso ed esatto della realtà sociale e politica, di quello che si sta svolgendo davanti e sopra a loro. Invece, alcune delle considerazioni che questa mattina abbiamo sentito qui fare dal collega Besate ci dicono chiaramente che il discorso purtroppo diventa sempre di parte: egli ha ricordato il grande sforzo che il suo Partito, anzi l'organizzazione del suo Partito, ben nota a tutti, attraverso i suoi militanti fa per tenere in vita e per diffondere uno strumento con il quale informare nel modo che è utile al PCI e, come forze di opposizione, ogni giorno rileviamo, anche per quello che sono le singole vicende cui partecipiamo direttamente, quanto le notizie vengano, a seconda degli interessi di Partito, messe a volte in sordina a volte male evidenziate.
Appunto per trattare di queste questioni il PLI cui mi onoro di appartenere ha indetto, proprio in occasione del centenario della nascita di Luigi Einaudi, un Convegno sulla libertà e sulla ristrutturazione democratica dell'informazione in Italia, convengo che si terrà per tre giorni a partire da domani a Milano. Ma purtroppo, nonostante i grandi nomi del giornalismo italiano invitati, abbiamo notato, pur essendo ormai abbastanza avvezzi a questo tipo di non informazione su fatti che avvengono con i liberali protagonisti che come i grandi giornali anche i cosiddetti indipendenti di questo convegno diano soltanto notizia in modo estremamente ridotto quando all'opposto non lo ignorano del tutto.
E' certo - come ha già osservato poco fa con estrema durezza il rappresentante del MSI-Destra nazionale - che non ci si può appellare alla libertà ed alla democrazia quando avviene un qualche cosa che già era nell'aria, già era previsto, già si sapeva. Perché in un giornale che arriva ad avere una evasione per ben due miliardi e 800 milioni nei confronti dei contributi previdenziali, venendo così meno agli obblighi diretti - e i Colleghi che esercitano la professione forense sanno quali sanzioni possono essere collegate a questi mancanti adempimenti - è chiaro che esisteva una situazione di precedente grave allarme, che doveva far presagire quella operazione che ora si dice sia avvenuta al buio.
E' indubbio che bisogna far luce su quel che avviene dietro le quinte proprio per sapere quali sono le fonti che possono condizionare e manipolare in merito alla nostra attività l'informazione che giunge agli elettori, i quali dovranno poi, quotidianamente mitridatizzati da false notizie, giudicare ad un certo momento, e molte volte lo fanno in maniera sbagliata, per questa mala informazione come ci capita frequentemente di costatare. E allora noi diciamo che non ci si può soltanto oggi risvegliare nei confronti dei petrolieri che hanno iniziato una politica di concentrazione delle testate, quando da alcuni anni abbiamo visto l'Ente nazionale di Stato in materia petrolifera addirittura fondare un giornale sovvenzionandolo con il denaro pubblico, e mantenerlo in vita così, per facilitare un certo suo tipo di politica, eppure di questo scandalo nessuno dei giornalisti che qui rumoreggiano ha mai parlato. Se la battaglia la vogliamo portare avanti seriamente e in maniera chiara e precisa, dobbiamo tener conto di queste situazioni.
Nel caso attuale, è indubbio che ci sentiamo solidali, come uomini che lottano e credono nelle idee, verso coloro che delle idee sono portatori indipendentemente poi da come le portano, da come le possono anche, in certi momenti, alterare: questo è un problema di loro coscienza. Sul discorso è indubbio che bisogna aprire un ampio e serio dibattito. Perché è pacifico quello che diceva il direttore di "Le Monde": qualsiasi persona si sobbarchi oneri finanziari vuole un certo tipo di risultato. Non è neppure pensabile, nella nostra realtà, che possa esistere una editoria così astratta da rimanere utopisticamente disinteressata alle vicende soltanto per il gusto di informare perfettamente i cittadini. Occorre però che noi seriamente ci impegniamo perché si arrivi ad una certa obiettività di informazione.
In ordine a queste situazioni, il mio Gruppo ritiene che non si possa neanche limitare il discorso alle richieste che i Sindacati dei giornalisti e i poligrafici in particolare avanzano: non si risolve il problema della libertà di stampa e di informazione, non si toglie dal condizionamento dei gruppi di potere l'informativa che arriva ai cittadini semplicemente concedendo a titolo gratuito la carta, o accedendo a quelle altre singole richieste che sono contenute anche nell'ordine del giorno. Il discorso è a monte e a valle, secondo una espressione oggi molto in uso: a valle, da parte del cittadino nel rinunciare ad acquistare un tipo di giornale di cui non apprezza il modo di dare informazioni, infliggendo così ad esso una condanna democratica alla quale sarà inutile ad un certo momento da parte dell'editore cercare di porre rimedio, a monte da parte delle forze politiche, nel cercar di evitare di prestarsi a questo gioco di condizionamenti anziché accettarlo per ricavarne determinati vantaggi immediati, che alla lunga avviliscano la democrazia e uccidano le forze vere ed oneste pronte a difenderla.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri a nome del Partito repubblicano voglio anch'io esprimere qualche valutazione su questa vicenda della "Gazzetta del Popolo".
A noi sembra che nel quadro prospettato dai dipendenti del giornale vadano distinti chiaramente due ordini di problemi: il primo, ben preciso è quello che riguarda le condizioni dei dipendenti del giornale, che vedono, o rischiano di vedere, minacciati livelli di occupazione e retributivi, rispetto al quale ci deve essere evidentemente un atto di solidarietà concreta da parte delle forze politiche; l'altro investe - come hanno già rilevato i colleghi che sono intervenuti prima, la politica dell'informazione nel nostro Paese.
Da questo punto di vista, cioè sul problema dei disegni di concentrazione e manipolazione dell'informazione che ci sono nel nostro Paese, mi sembra che francamente non si possa sostenere che ci siano differenze significative nel fatto che la proprietà del giornale passi dalla Democrazia Cristiana ad un ente economico che con la Democrazia Cristiana ha rapporti e collegamenti precisi. E direi che non ci riguarda nemmeno il fatto che in questo modo il controllo del giornale passi dalla Direzione della Democrazia Cristiana a gruppi che fanno capo alla Segreteria dello stesso Partito: mi sembra che il problema non sia questo nel senso che se la Democrazia Cristiana aveva, come aveva, da risolvere un problema di passivo del giornale ed ha trovato accordi precisi che le permettono di scaricarsi di un onere non indifferente, non credo si possa per questo porre un problema generale di disegni, di manipolazione dell'informazione, non è che il giornale da questo punto di vista sia più o meno garantito rispetto alla situazione precedente.
Questo problema ripropone invece altri tipi di questioni: nel momento in cui si realizzano passaggi di proprietà all'interno delle grandi testate giornalistiche del nostro paese, ai professionisti che lavorano all'interno del giornale ed all'opinione pubblica dev'essere assolutamente garantito il diritto ad essere informati sulle modalità del passaggio: non è concepibile né pensabile che operazioni di questo genere si possano fare senza garantire una adeguata informazione ai dipendenti del giornale, che hanno diritto ad essere tutelati nei loro rapporti con la proprietà, cioè a sapere con chiarezza da che tipo di proprietà verrà a dipendere il giornale, ed all'opinione pubblica, che deve essere posta a conoscenza in modo preciso di chi sono i proprietari ed eventualmente i finanziatori di una certa testata o di un certo gruppo di testate giornalistiche. Questa è una esigenza fondamentale di informazione e di rispetto di regole democratiche all'interno della nostra struttura nazionale che va assolutamente garantita, attraverso adeguati strumenti.
Vi è poi l'assoluta necessità di risolvere il problema dei pesanti passivi che le testate giornalistiche hanno accumulato in questi anni. In ciò sono d'accordo con quanto diceva il collega Nesi: non si può continuare ad imporre un prezzo politico di acquisto del giornale. Ogni giornale deve avere la possibilità, il diritto di condurre la propria gestione in rapporto con i suoi lettori in una maniera chiara, precisa, che permetta nei limiti del possibile alle testate giornalistiche di garantire la loro fisionomia e che soprattutto permetta al Paese di vedere garantite in prospettiva una pluralità di testate giornalistiche. Noi corriamo serio rischio di una graduale riduzione del numero degli organi di informazione dei quotidiani nel nostro Paese, quando vi sarebbe invece l'esigenza di un pluralismo, di una articolazione dell'informazione nella nostra struttura nazionale.
Questi, ripeto, sono i reali problemi politici ai quali mi sembra che soprattutto il Governo ed il Parlamento devono riuscire a dare soluzione:garanzia di pubblicità e di informazione per quanto riguarda tutti i trapassi di proprietà delle testate giornalistiche; garanzia che non si impongano più prezzi politici sull'acquisto del giornale, così da mettere in condizione di piena libertà quelle fonti giornalistiche che la vogliano utilizzare.Occorre indirizzare al Governo ed al Parlamento un appello in questo senso, perché questi sono i nodi politici che occorre riuscire a risolvere e che costituiscono la sostanza dei problemi che si sono voluti denunciare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calleri.Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Signor Presidente, signori Consiglieri prendendo spunto dall'ultima dichiarazione fatta dal Consigliere Gandolfi, mi domando se egli, come dirigente della Olivetti, sia quotidianamente informato dei passaggi di titoli azionari della Società Olivetti da proprietari ad altri proprietari e se i dipendenti della Società per azioni italiane.....



GANDOLFI Aldo

E' una cosa un po' diversa, se permetti: i lettori dei giornali hanno diritto di sapere chi ne è il proprietario.



CALLERI Edoardo

Non c'è sostanziale differenza: si tratta sempre di società per azioni con un mercato. Anche coloro che acquistano macchine da scrivere possono essere informati.
Dobbiamo stare attenti a non fare della inutile demagogia in queste cose.
Ora, nella Democrazia Cristiana, contrariamente a talune apparenze esiste ancora, mi pare, una certa disciplina. Noi abbiamo appreso, come hanno appreso tutti i cittadini italiani, dal giornale il passaggio di proprietà, ma abbiamo anche seguito le vicende all'interno della "Gazzetta del Popolo", quali si sono manifestate nel corso di questi ultimi giorni con comunicati fatti a diversi livelli.
Dobbiamo dire che c'è un comunicato della Direzione amministrativa della Democrazia Cristiana,c'è un comunicato della Segreteria politica della Democrazia Cristiana, in cui sono state puntualizzate talune situazioni, che qui sono state riprese sia in ordine alla garanzia dei livelli occupazionali sia in ordine alla linea politica del giornale sia in ordine ai livelli di occupazione che sono obiettivamente da tutelarsi.
Il Comunicato della Segreteria nazionale della Democrazia Cristiana ha chiaramente sottolineato come ci si sia garantiti rispetto a queste esigenze. Che noi dobbiamo fare una azione perché queste esigenze vengano garantite è fuori discussione, ma non possiamo dare per scontato che queste non vengano garantite o che l'operazione sia stata fatta al buio. Se é vero come è vero, che sulla stessa "Gazzetta del Popolo" è uscito un comunicato in cui è detto che comunque la gestione della "Gazzetta" è assicurata anche con un grosso intervento di carattere pubblicitario fatto dalla Montedison (dichiarazione che non mi risulta sia stata smentita né da coloro che hanno acquisito la maggioranza del pacchetto azionario della "Gazzetta del Popolo", della SET e della ITET, né dagli stessi sindacati né dalla stessa Direzione nazionale della Democrazia Cristiana, per il che vi è da ritenere che la dichiarazione riportata dal giornale risponda ad obiettiva verità) è evidente che noi non possiamo condividere una posizione che si ponga in termini polemici rispetto a questa operazione.
Noi dobbiamo preoccuparci, e come Democrazia Cristiana accettiamo evidentemente questa linea, della tutela dei livelli di occupazione, della tutela della impostazione politica che il giornale ha fin qui seguito e della tutela, evidentemente, anche del diritto dei lettori ad un tipo di informazione che non sia manipolata da grossi interventi di carattere esterno; non possiamo però accettare che si dia sic et sempliciter come avvenuto un processo di concentrazione che in realtà non è avvenuto perché, a quanto risulta, non vi è alcuna concentrazione di testate ma vi è la garanzia che questo giornale viva e si possa sviluppare nel mantenimento dei livelli occupazionali, nel mantenimento di una linea politica che è quella fin qui avuta.
Lo stesso esecutivo regionale della Democrazia Cristiana ha emesso ieri un comunicato in ordine a questo problema, che precisa, in definitiva l'orientamento che la Democrazia Cristiana a livello regionale ha assunto.
Ne do lettura: "L'Esecutivo regionale della Democrazia Cristiana, esaminata la situazione venutasi a creare alla "Gazzetta del Popolo" pur riaffermando la legittimità del Partito a trasferire la proprietà della testata, tenuto conto dei gravi oneri che la sua gestione comportava ritiene doveroso sottolineare il disagio in cui gli organi periferici si sono trovati di fronte all'improvvisa notizia riafferma la propria solidarietà con i lavoratori poligrafici e giornalisti della "Gazzetta", impegnandosi ad intervenire per il mantenimento dei livelli occupazionali si impegna a sollecitare dalla Direzione nazionale precise informazioni sulla evoluzione della situazione e garanzie in merito alla linea politica della testata, per dissipare ogni equivoco sulla collocazione della nuova proprietà anche in relazione al più vasto discorso sulla libertà di stampa e sulla concentrazione delle testate".
E' evidente che la posizione della Democrazia Cristiana coincide con talune indicazioni che in questa sede sono state assunte dagli altri Gruppi. E' evidente che al Gruppo della Democrazia Cristiana non si pu chiedere che dichiari di considerare fatta al buio, equivoca e comunque pericolosa per i lavoratori della "Gazzetta del Popolo", per la linea politica e sotto l'aspetto della concentrazione delle testate, l'operazione che è stata effettuata.
Mi è sembrato doveroso fare queste dichiarazioni in questa assemblea perché fosse chiaramente indicata la posizione che la Democrazia Cristiana ha assunto e può assumere anche all'interno delle assemblee elettive della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Nessuno più chiede di intervenire sulle dichiarazioni del Presidente? Dò allora lettura di un ordine del giorno giunto alla Presidenza recante le firme Calsolaro, Vera, Besate, Rossotto, Gandolfi: "Il Consiglio Regionale, accogliendo l'appello delle organizzazioni sindacali, si impegna ad esaminare con la massima attenzione ed urgenza la grave situazione creatasi nella "Gazzetta del Popolo", per adottare tutte le possibili misure atte a salvaguardare quello che, come secondo giornale piemontese, dev'essere considerato uno strumento al servizio della Comunità, ispirato ai principi democratici ed antifascisti.
Il Consiglio Regionale si fa credito dell'estrema gravità della situazione dei lavoratori della "Gazzetta del Popolo" e della stampa quotidiana in Piemonte ed assume l'impegno di svolgere tutti gli interventi necessari ad ogni livello (Parlamento, Governo, Commissione di indagine sulla stampa quotidiana) perché il problema "Gazzetta del Popolo" possa trovare una soluzione nell'ambito della riforma democratica dell'informazione, tenuto conto anche delle proposte formulate unitariamente dai giornalisti e dai poligrafici in particolare: carta gratuita per le prime otto pagine fino a 50.000 copie comunicazione preventiva sui cambi di proprietà consultazione obbligatoria delle Redazioni sulla nomina del Direttore e pubblicizzazione delle intese fra lo stesso Direttore e la proprietà costituzione di centri stampa regionali nascita di cooperative di giornalisti e di tipografi" Se non vi sono dissensi,porrei in votazione l'ordine del giorno.



CALLERI Edoardo

Secondo me, potrà essere posto in votazione solo dopo essere stato iscritto all'ordine del giorno di una seduta.



PRESIDENTE

Veramente, nella riunione con i Capigruppo, cui ha partecipato il Presidente della Giunta, si era ipotizzata la votazione di questo ordine del giorno questa mattina poiché è in corso una riunione a Roma. Tocca comunque al Consiglio prendere una decisione in merito.



OBERTO Gianni

Presidente della Giunta Regionale. Per l'esattezza io devo fare una dichiarazione: si è detto che si poteva porre in votazione questo ordine del giorno ove avesse ricevuto la sottoscrizione di tutti i gruppi che sono in Consiglio. Questo per essere precisi, altrimenti proceduralmente non si può e le storture portano molte volte a delle distorsioni anche di natura politica così come parlando sulle comunicazioni del Presidente, illustrare come ha fatto, mi scusi, il Consigliere Besate, un'interpellanza che non è ancora neanche annunciata al Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Devo dire che nell'incontro con i giornalisti, presenti i rappresentanti di tutti i Gruppi (per la D.C. la Consigliera Soldano in sostituzione del Capogruppo) è stato deciso di fare nostra la proposta di ordine del giorno dei giornalisti.
Io mi rendo conto che dal punto di vista procedurale se un Gruppo non appone la sua firma su un documento che non è iscritto all'ordine del giorno, questo a norma di regolamento non può essere posto in votazione tuttavia se ci si appella al regolamento nonostante che altre volte, su altre questioni, abbiamo seduta stante presentato documenti anche se non iscritti all'ordine del giorno, dobbiamo prendere atto che oggi il Consiglio Regionale non può prendere posizione sul problema della vendita della "Gazzetta del Popolo" perché la D.C. vi si oppone. Se è questo che vuole la D.C. lo dica anche più apertamente; per quanto ci riguarda, noi che abbiamo sostenuto nell'incontro con i giornalisti di condividere quanto da loro espresso nell'ordine del giorno, siamo qui per votare questo loro documento che diventa nostro. Se non lo si fa è per colpa esclusiva della D.C. che non vuole che Consiglio tocchi questi argomenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Signor Presidente, io credo sia opportuno, su un problema di questo genere, avere un accordo di tutto il Consiglio Regionale. Il Consigliere Calsolaro ha firmato per noi questo ordine del giorno e noi siamo d'accordo, se il documento non passasse evidentemente le responsabilità non sarebbero nostre. Pur tuttavia, nell'intento di trovare un accordo globale che mi sembra fondamentale nello stesso interesse del giornale, dei giornalisti, di coloro che hanno chiesto il nostro intervento, proporrei una brevissima sospensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Io sono perfettamente d'accordo nel cercare una soluzione che trovi unanime il Consiglio Regionale e devo dire che la D.C. non si oppone assolutamente alla votazione di un ordine del giorno ma non si pu pretendere che la D.C. in sede regionale voti qualcosa che sia esattamente il contrario di ciò che ha deciso a livello nazionale. Io credo che anche come uomini di partito possiamo convenirne.
La D.C. respinge quindi qualunque speculazione si voglia fare in ordine alla sua posizione, fa presente che esiste una sua decisione che credo meriti rispetto, come lo meritano rispetto quelle che vengono chiaramente assunte, e con senso di responsabilità, a livello di ogni assemblea.
Io accetto perciò la proposta fatta dal Consigliere e collega Nesi di cercare un punto di incontro e di convergenza sull'ordine del giorno nessuno di noi pensa di avvalersi del regolamento per bloccare una situazione o per non votare un documento. Questo per la chiarezza delle posizioni che ciascuno deve prendere nell'interno del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, noi ci siamo sempre sforzati di operare in questo Consiglio Regionale con la maggiore chiarezza possibile, cerchiamo di fare altrettanto anche in questa situazione e diciamo allora che il problema pu essere anche procedurale, ma indubitabilmente è sorpassato dal fatto che ormai è un problema politico a fronte del quale tutti i gruppi politici devono assumersi le loro responsabilità.
Noi lo abbiamo fatto, in sede di intervento, siamo pronti a farlo in sede di votazione e anticipiamo che voteremo contro quell'ordine del giorno, ma riteniamo che altrettanto senso di responsabilità debba essere dimostrato dalle altre parti. Se, così almeno ci è sembrato di capire dall'intervento del collega Calleri, la D.C. non ritiene di potere, in sede regionale, contraddire ad un atteggiamento assunto in sede nazionale ebbene, ci sia consentito sollecitare la D.C. a prendere e a votare qui contro quell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Sulla richiesta di sospensione, stante le posizioni molto esplicite emerse dall'intervento del rappresentante della D.C. e dalla vicenda in modo altrettanto esplicito evidenziata dai comunicati della "Gazzetta del Popolo" e dei suoi relatori, trovare un punto di convergenza mi sembra difficile; tuttavia le richieste tese verso un tentativo di convergenza vanno sempre accolte per cui devo chiedere al Presidente se a conclusione di questo tentativo l'ordine del giorno verrà comunque posto in votazione perché, se, sospesa la seduta e cercato un punto di accordo questo fosse negativo e l'ordine dei giorno non venisse comunque posto in votazione, noi saremmo contrari alla sospensione.



PRESIDENTE

Io devo rilevare che il regolamento non fa cenno agli ordini del giorno specifici per argomenti che non attengono alla discussione generale di una legge, quindi si è sempre seguito il criterio che qualora le forze politiche presenti in Consiglio non si oppongano ad un ordine del giorno questo venga posto in votazione; se invece torna una voce difforme non pu essere votato.
Nella riunione dei Capigruppo non ho sentito voci difformi, poi il documento non ha trovato il consenso di tutte le forze politiche, una parte ha mancato alla sottoscrizione per ragioni che la riguardano e che sono state espresse.
Sospendo la seduta per alcuni minuti e convoco il Presidente della Giunta e capigruppo.



(La seduta sospesa alle ore 11,25, riprende alle ore 12,05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sono stati presentati due ordini del giorno che leggo in ordine di presentazione.
Il primo è a firma Berti - Rivalta - Raschio - Bono: "Il Consiglio Regionale, accogliendo l'appello delle organizzazioni sindacali, si impegna ad esaminare con la massima attenzione ed urgenza la grave situazione creatasi nel quotidiano per adottare tutte le possibili misure atte a salvaguardare quello che, come secondo giornale piemontese deve essere considerato uno strumento al servizio della comunità.
Da più parti è stato riconosciuto che l'operazione "Gazzetta del Popolo" può inserirsi in un vasto disegno di concentrazione e manipolazione dell'informazione; ciò è convalidato dal fatto che il passaggio di proprietà è avvenuto al buio, senza alcuna seria garanzia sul futuro del giornale, sulla reale identità del nuovo proprietario, sulla linea democratica antifascista del quotidiano torinese.
Va sottolineato che la nuova proprietà non ha dato assicurazioni concrete sul mantenimento dei livelli retributivi ed occupazionali, nonch sul saldo delle contribuzioni previdenziali accumulate dalla proprietà uscente che ammontano ad oltre due miliardi.
Il Consiglio Regionale si fa carico dell'estrema gravità della situazione della stampa quotidiana in Piemonte ed assume l'impegno di svolgere tutti gli interventi necessari, ad ogni livello, Parlamento Governo, Commissioni di indagine sulla stampa quotidiana perché il problema "Gazzetta del Popolo" possa trovare una soluzione, nell'ambito della riforma democratica dell'informazione, sulla base delle proposte formulate unitariamente dai giornalisti e dai poligrafici ed in particolare: carta gratuita per le prime otto pagine fino a 50.000 copie; comunicazione preventiva sui cambi di proprietà; consultazione obbligatoria delle redazioni sulla nomina del Direttore e pubblicizzazione delle intese fra lo stesso Direttore e la proprietà; costituzione di centri stampa regionali nascita di cooperative di giornalisti e tipografi".
Il secondo ordine del giorno è a firma dei Consiglieri Calsolaro - Vera Rossotto - Gandolfi - Bianchi - Calleri: "Il Consiglio Regionale, accogliendo l'appello delle organizzazioni sindacali, si impegna ad esaminare con la massima attenzione ed urgenza la situazione creatasi nella "Gazzetta del Popolo" per adottare tutte le possibili misure atte a salvaguardare quello che, come secondo giornale piemontese, deve essere considerato uno strumento al servizio della comunità ispirato ai principi democratici ed antifascisti.
Il Consiglio Regionale si fa carico della situazione e delle preoccupazioni dei lavoratori della "Gazzetta del Popolo" e della stampa quotidiana in Piemonte ed assume l'impegno di svolgere tutti gli interventi necessari ad ogni livello: Parlamento, Governo, Commissioni di indagine sulla stampa quotidiana, perché si provenga ad una riforma democratica dell'informazione, tenendo conto anche delle seguenti proposte formulate unitariamente dai giornalisti e dai poligrafici: carta gratuita per le prime otto pagine fino a 50.000 copie; comunicazione preventiva sui cambi di proprietà; consultazione obbligatoria delle redazioni sulla nomina del Direttore e pubblicizzazione delle intese tra lo stesso Direttore e la proprietà; costituzione di centri stampa regionali; nascita di cooperative di giornalisti e tipografi".
Qualcuno desidera illustrare ancora in sede di voto gli ordini del giorno? Ha la parola il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Noi non abbiamo potuto accedere all'invito come io avevo già esposto prima della sospensione, al tentativo di comporre unitariamente l'ordine del giorno. Come si vede c'è un'unica differenza tra i due ordini del giorno, ma sostanziale.
Intanto c'è una questione di metodo e di fedeltà agli impegni oltre che politica. Noi abbiamo avuto, prima della seduta, un incontro con i rappresentanti dei giornali e, sentite le loro argomentazioni, abbiamo deciso - fermo rimanendo di andare ad un dibattito più ampio nel corso del quale esaminare tutti i problemi connessi alla situazione in questione - di concludere questo dibattito facendo nostro, cioè il Consiglio Regionale, il documento presentato dai giornalisti.
In effetti la discussione si è poi ampliata ed ha portato ad una diversa formulazione di ordini del giorno. Ciò che manca nell'ordine del giorno presentato da tutti gli altri gruppi è il riferimento alle vicende di cui invece si sono occupati ampiamente i giornali e l'opinione pubblica in questi giorni e che hanno determinato le dimissioni del Segretario nazionale dell'Associazione giornalistica, ossia all'operazione che è stata un vero e proprio colpo di mano nel senso che non ha tenuto fede agli impegni assunti, anche contrattualmente, di discutere preventivamente con i Comitati redazionali dei singoli giornali.
Il dotti Calleri ha detto che non risulta da nessuna parte che ci siano impegni di questi tipo. Devo fare rilevare, che l'art. 36 del contratto nazionale di lavoro prevede che i Comitati di redazione siano consultati su tutti i problemi di ristrutturazione, sui cambiamenti di mansione e su ogni altro argomento che interessi l'attività imprenditoriale. C'è quindi un impegno contrattuale che a Torino ha avuto una sostanziale conferma in accordi sindacali all'interno dell'azienda che però non essendo stati rispettati, hanno determinato questa presa di posizione dei giornalisti.
Questo non è un fatto, singolo fine a sé stesso o di limitata portata politica, ma investe, in quanto è in prima persona chiamato a risponderne il proprietario del giornale, cioè la D.C., la quale è quindi parte in causa e che a giudizio dei giornalisti, (e noi dobbiamo credere a quanto essi hanno scritto nei loro documenti) ha mancato al preciso dovere di discutere preventivamente con i diretti interessati nonostante quanto è stato affermato anche in sede di esposizione di programma di governo per quanto riguarda la riforma e la democratizzazione dell'editoria.
Io devo quindi, con dispiacere, perché l'atto è troppo importante per non vedere uniti il Consiglio Regionale, dire che noi non possiamo essere d'accordo con l'ordine del giorno firmato dagli altri Gruppi appunto perch tenta di eludere l'argomento ed è pura ipocrisia nel momento in cui l'opinione pubblica è tutta quanto interessata alla questione. Capisco che la D.C. ha un prestigio ed una posizione da difendere e ha il diritto di difenderli votando contro l'ordine del giorno proposto dagli altri partiti non comprendo invece posizioni di copertura delle responsabilità che la D.C. ha in questa vicenda.
D'altra parte ci chiediamo se i D.C. del nostro Consiglio sono diversi da quelli del Comune di Asti o dal Comune di Torino che invece hanno votato all'unanimità ordini del giorno in cui il fatto che si tratta di operazione al buio è chiaramente scritto; tanto il Presidente del Consiglio Viglione che il Presidente della Giunta Oberto hanno nelle mani l'ordine del giorno votato dal Consiglio comunale di Torino in cui tutti i Gruppi parlano di questa operazione al buio. Forse che alla Regione dobbiamo nascondere operazioni che altri invece riconoscono in pieno? Noi non ci prestiamo a questa ipocrisia è in gioco anche la credibilità del nostro istituto ed è per questo che noi....



(Applausi del pubblico)



PRESIDENTE

Prego, non è consentito al pubblico di esprimere dissensi o consensi.
Altri intendono parlare? Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Il Gruppo socialista aveva tentato, mio tramite, di trovare un accordo unanime dei partiti dell'arco costituzionale di questo Consiglio Regionale perché riteneva che fosse nell'interesse generale e in modo specifico della Gazzetta del Popolo che il Consiglio Regionale di una delle Regioni più importanti del Paese si esprimesse in modo unitario nella valutazione di un fatto di così grande rilievo.
Il gruppo socialista non rileva, nella differenza fra i due ordini del giorno presentati motivi di tale dissenso da giustificare l'esistenza e la presentazione di due documenti diversi.
Per queste ragioni, mentre ci riserviamo di intervenire più compiutamente, anche a correzione di nostre impostazioni, quando discuteremo in questa sede le interpellanze presentate da tutti i Gruppi (fra i quali quello socialista) che io invito ufficialmente il Presidente del Consiglio Regionale a mettere all'ordine del giorno della prossima seduta, il gruppo socialista dichiara quanto segue: 1) di astenersi sull'ordine del giorno votato dal Gruppo comunista 2) di votare ovviamente a favore dell'altro ordine del giorno che porta la firma del Capogruppo socialista.



PRESIDENTE

Altri chiedono di intervenire? Il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, io credo di dovere una risposta ad alcune considerazioni che ha esposto il Consigliere Berti nell'illustrare questo ultimo ordine del giorno a firma del Gruppo comunista: io non mi sento affatto, almeno per quanto riguarda la mia parte, di accettare rimproveri ed accuse di copertura nei confronti della D.C., quello che dovevo dire a nome del PRI l'ho detto e lo ribadisco, cioè che è del tutto irrilevante (se si vogliono fare degli appunti alla D.C.) che la D.C. venda una testata giornalistica che le appartiene e la tenga sotto controllo in altre forme questo pone problemi di altro tipo; è rilevante invece che la D.C. si impegni in Consiglio Regionale ad affrontare il problema della riforma della stampa quotidiana in Italia, secondo il principio che i lavoratori del giornale e l'opinione pubblica devono essere informati dei passaggi di proprietà. Questo è un punto fondamentale che secondo me è il risultato politico che bisogna ottenere in prospettiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Noi ci eravamo impegnati, nella riunione dei capigruppo, a recepire la sostanza delle richieste avanzate dai giornalisti della Gazzetta del Popolo che ora riteniamo trovi pieno accoglimento nell'ordine del giorno presentato dai partiti della maggioranza.
Resta il fatto che non è stata informata la redazione del giornale del cambio di proprietà, ma è un problema che ha una rilevanza per quanto riguarda il passato, al momento attuale non ha un'eccessiva importanza anche perché non si può tornare indietro (nessuno è ancora riuscito ad inventare la macchine del tempo che ci permetta di tornare indietro) e fare in modo che la redazione sia informata. Ciò che importa è l'impegno che nell'ambito di una riforma democratica dell'informazione questo non avvenga più e che le redazioni dei giornali siano tenute al corrente di tutto quello che concerne i cambi di proprietà.
Per queste ragioni noi votiamo a favore del documento che abbiamo sottoscritto e contro l' ordine del giorno presentato dal gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Chiedo scusa di questo mio intervento nella veste di Consigliere, ma purtroppo non mi è stato dato modo di parlarne nella sede appropriata, cioè in Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io devo rettificare, la Giunta non è mai stata investita di questo problema,non è che non se ne sia potuto parlare.



CONTI Domenico

Appunto, chiarifico, non è mai stata investita e quindi non ho potuto nella sede che mi compete, esprimere un punto di vista e siccome il problema è estremamente grave vorrei dire qualche cosa in proposito.
Dico subito che è importante votare un ordine del giorno unitario, un documento non unitario su questo argomento si presterebbe a delle collutazioni di tipo politico che poi nascondono i risultati definitivi che si vogliono raggiungere e in qualche modo non facendosene carico il mondo politico nel suo complesso si prestano a scontri tra partiti o accuse di strumentalizzazioni partitiche che sono poi quelle che impediscono l'efficacia di un pronunciamento a livello regionale.
Personalmente non mi sarebbe sembrata una cosa tragica e disdicevole da un punto di vista politico che ci fosse una precisazione sul fatto che l'operazione è avvenuta senza nessuna informazione, tanto più che il giornale è locale. Ci sono dei principi di carattere generale che vanno comunque difesi e mi pare che nell'ordine del giorno presentato unitariamente del Gruppo di maggioranza più il PLI sostanzialmente ci siano questi punti fondamentali, tuttavia poteva benissimo contenere un riferimento al modo in cui si è proceduto. Con tutto questo non credo che una presa di posizione di questo genere fosse da giudicarsi non coerente contestativa in linea politica con quanto è avvenuto.
Io non ho potuto approfondire né portare un contributo alla soluzione però ho tenuto a precisare il mio punto di vista.



PRESIDENTE

Il Consigliere Calleri ha chiesto la parola, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Signor Presidente, chiarezza impone che ogni gruppo ed ogni Partito assuma in ordine a dei problemi così importanti quale quello di cui discutiamo, delle precise e non equivoche posizioni e miri a dare un'immagine di se stesso che non sia di ipocrisia, ma di coerenza rispetto alle posizioni assunte anche a livello nazionale, nel caso particolare assunte esclusivamente a livello nazionale.
Se noi fossimo stati chiamati, come, partito a pronunciarsi, a livello regionale e provinciale, probabilmente avremmo assunto delle posizioni diverse, ma dobbiamo tenere conto che quelle assunte sono state motivate ed a nostro giudizio in modo molto esplicito e molto chiaro che credo non possa essere disatteso.
Ed allora è evidente che non vogliamo vi sia nulla di ipocrita in questo, accogliamo quanto ha detto il collega Berti nelle posizioni che assumiamo, vogliamo che esse siano chiare e che esprimano in modo esplicito i problemi che sono sul tappeto: quello della Gazzetta del Popolo e quello della riforma della stampa.
Abbiamo dichiarato che eravamo d'accordo su quanto contenuto relativamente alla riforma della stampa, nell'ordine del giorno precedentemente presentato, abbiamo richiesto che questo non fosse esplicitamente collegato con la vicenda della "Gazzetta del Popolo" perch noi come Partito riteniamo di non poterci assolutamente assumere, dopo le chiarificazioni date dalla Segreteria politica e amministrativa nazionale del Partito, la responsabilità di lasciare nell'equivoco alcune cose che invece sono state esplicitamente garantite: i livelli di occupazione, la non concentrazione delle testate e la linea politica. Queste sono cose scritte fra l'altro anche sulla Gazzetta del Popolo oltre che su tutta la stampa nazionale e noi, fino a prova contraria, abbiamo il dovere di credere che siano dichiarazioni responsabili e a livello di credibilità. Se cominciassimo noi a metterle in dubbio probabilmente metteremmo in dubbio tutta la credibilità della classe politica (e quindi anche di noi stessi) e degli organi di stampa che le hanno pubblicate e commentate.
Ecco quindi qual'è la posizione: ci sono, tra due ordini del giorno delle posizioni identiche in ordine alla riforma generale della stampa (se dovessimo approfondire i problemi con ogni probabilità troveremmo, come è giusto, come è naturale, delle posizioni che si differenzierebbero) e ci sono delle posizioni differenti per quanto riguarda lo specifico problema della "Gazzetta del Popolo".
Noi approviamo l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto, proprio perché ci pare che esso ribadisca quei concetti relativi alla non concentrazione delle testate, alla garanzia dei livelli occupazionali e alla linea politica del giornale che ci sembra costituiscano quell'articolazione pluralistica di voci nell'ambito della stampa e la garanzia di una linea che d'altra parte la "Gazzetta del Popolo" ha per lunghi anni perseguito e che riteniamo debba continuare a perseguire. Fino a questo punto ritengo che dal punto di vista del partito, del Consiglio Regionale ci dobbiamo sentire seriamente, concretamente e coerentemente impegnati, al di là di questo avremmo davvero commesso un'ipocrisia e quindi davvero non daremmo nessuna garanzia sull'impegno che andiamo prendendo.
Queste sono le ragioni per cui non possiamo accettare il documento comunista, ma votiamo l'ordine del giorno che abbiamo presentato e sottoscritto insieme ad altri colleghi e ad altri Gruppi del Consiglio Regionale.



(Proteste dal pubblico)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,30, riprende alle ore 12,35)



(Voci dal pubblico)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prima di dare la parola a chi la chiede prego il pubblico di non interloquire, il regolamento vieta sia il consenso che il dissenso, quindi mi rivolgo al vostro altissimo senso di responsabilità che sempre avete manifestato.
La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, con la firma dell'ordine del giorno il mio Gruppo vuole sottolineare due fatti: primo, la massima attenzione alla situazione creatasi o che si era creata negli anni passati alla "Gazzetta del Popolo": e solo oggi, noi forza di opposizione, siamo venuti a sapere dalle organizzazioni sindacali, che la società proprietaria di questo giornale aveva 2800 milioni di debiti con gli istituti previdenziali, nonostante che il partito a cui questa società faceva riferimento avesse il Ministro del lavoro che si doveva occupare (io credo ciò fosse un dovere suo e degli uffici competenti) dell'accertamento delle mancate contribuzioni.
Ora, parlare di democrazia, parlare di responsabilità, impone anche questo. Su questa situazione di marcio economico si stava zitti da troppe parti; improvvisamente è venuto fuori oggi o ieri, o l'altro ieri soltanto.
Ecco, questo è un cattivo uso della libertà di stampa perché non permette né alle forze politiche tutte nella loro complessità, n all'opinione pubblica di conoscere i retroscena che esistono dietro a certe testate. Siamo ben lieti di poter chiarire anche questo, abbiamo saputo che esistono anche delle gravi responsabilità di certe componenti e come gruppo non indietreggeremo affinché sia fatta luce completa.
Il secondo punto è quando parlando di libertà, di democrazia, si parla della necessità di informare l'opinione pubblica sui cambi di proprietà.
Abbiamo detto in precedenza, prima della presentazione degli ordini del giorno, che i giornali sono deficitari in tutto il mondo (forse "Le Monde" si salva, non so fino a che punto) e che in ogni caso coloro che vogliono colmare questi deficit hanno dei chiari interessi che nella logica di una società con più interessi in contrasto si devono evidenziare ed è giusto (su questo punto noi ci batteremo non solo qui, ma a tutti i livelli) che quando cambia la proprietà lo si sappia, ma non perché sia vietato alla proprietà il cambiamento, bensì perché il pubblico sappia quale tipo di interesse si viene a schierare dietro a quella testata e che tipo di informazione è facile gli possa giungere, e perché coloro che sono lavoratori di idee nell'ambito di questa organizzazione aziendale che si chiama giornale, per la dignità di uomini e di operatori, per le idee che hanno, devono sapere se le loro idee sono ancora compatibili con quei determinati interessi, portati avanti dal nuovo proprietario.
Con questi specifici intendimenti il mio Gruppo ha sottoscritto l'ordine del giorno in esame.



RASCHIO Luciano

Che non dice le cose che tu hai detto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Caro Raschio, dice "accogliendo l'appello delle organizzazioni sindacali" e le organizzazioni sindacali è la prima volta che vengono a dire che ci sono 2800 milioni di deficit nei confronti degli istituti previdenziali; in questa maniera veniva non solo danneggiato l'avvenire dei dipendenti della "Gazzetta del Popolo" ma di tutti quanti i dipendenti dei giornali. Chi ha taciuto per tanto tempo il sottoscritto e le organizzazioni sindacali? Questo è detto chiaramente nell'ordine del giorno se lo si vuole leggere col significato che viene dato e non permetto che sulle mie interpretazioni, sulle mie dichiarazioni, si vengano a fare delle speculazioni di così basso livello.



RASCHIO Luciano

Sarà il tuo un basso livello!



ROSSOTTO Carlo Felice

Caro mio, ognuno ha il suo livello, ognuno nella vita politica tiene livelli differenti uno dall'altro se no non ci sarebbero più questi contrasti.
Io ti invito, come invito coloro che vogliono seguirmi, a dire se in questo ordine del giorno, come stilato, non sono chiaramente specificati questi due punti. Come Partito liberale noi ci battiamo per una libertà di informazione e non per delle demagogiche lotte nell'interno di determinati partiti e delle loro correnti, oppure soltanto ancora per i gruppi di potere che vogliono giocarsi, sulla credibilità che viene concessa alla libera informazione, la possibilità di influire sulla decisione degli elettori.



PRESIDENTE

Poiché più nessuno chiede di parlare passare alla votazione degli ordini del giorno, secondo l'ordine di presentazione.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

E' stata fatta la richiesta dai giornalisti di un altro incontro nel tentativo di trovare un accordo sull'ordine del giorno, chiedo che i Gruppi dicano se sono disponibili oppure no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Il gruppo socialista, nella linea che ha sempre seguito, è favorevole ad un ulteriore incontro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Io ritengo che siano opportuni altri incontri su questa materia, ma dopo la votazione degli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Gli altri Gruppi? Nessuno chiede la parola e quindi i presentatori.....



BERTI Antonio

La prego di porre in votazione la richiesta.



PRESIDENTE

E' chiesta la votazione per quanto riguarda la sospensione della seduta per un ulteriore incontro con i giornalisti rappresentanti della Gazzetta del Popolo.
La parola al Consigliere Vera.



VERA Fernando

Quando il Gruppo di maggioranza relativa si dichiara non disponibile per questo incontro, mi pare che non abbia neppure un senso la votazione.
Il mio gruppo non ha nessuna difficoltà ad incontrarsi con i giornalisti, però ad un certo punto è essenziale, a mio parere, che ci siano tutti i Gruppi, se quello della D.C. si dichiara indisponibile che cosa facciamo, lo trasciniamo a forza? Non lo so, votiamo pure, dopo di che cosa facciamo? Lo costringiamo?



MARCHESOTTI Domenico

A generale decisione della maggioranza però.



PRESIDENTE

Ha ancora chiesto di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Io ritengo che alla fine di una dibattito che abbiamo già interrotto una volta per cercare di addivenire ad un ordine del giorno comunitario nel quale ognuno ritiene di aver trasferito quanto ha recepito nell'incontro avvenuto con le delegazioni che rappresentavano sia i giornalisti che i poligrafici, sia ora opportuno passare alla votazione degli ordini del giorno, dopo di che tutti gli incontri saranno possibili per accertare in modo più preciso le eventuali mancanze avvenute nel passato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, siamo alla fase di votazione, non vedo come si possa inserire, dal punto di vista formale, una sospensione della seduta. Noi non facciamo mai questioni di questo genere, ma ci sembra che per come si è svolta la discussione qui e fuori di qui, sotto tutti i profili, sia un elemento di chiarificazione di sdrammatizzazione, di normalizzazione il procedere serenamente, tranquillamente alla votazione degli ordini del giorno, dopo di che ogni discussione, ogni dialogo è aperto con la migliore disposizione in ogni caso da parte del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Signor Presidente, a costo di ricevere delle ingiurie da parte di alcuni sprovveduti, il Gruppo socialista ha mantenuto sempre un atteggiamento coerente in questa discussione, che è stato quello di cercare a tutti i costi un ordine del giorno unitario del Consiglio Regionale per i Partiti dell'arco costituzionale. Quindi, insisto ancora una volta e prego caldamente il capogruppo della D.C. e la D.C. di accedere a questo ultimo tentativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Solo per fare rilevare alcune contraddizioni nell'atteggiamento della D.C. Quando lei signor Presidente ha posto in votazione l'ordine del giorno il rappresentante della D.C. ha eccepito. Ma allora la D.C. ritiene valida una certa procedura quando le serve e non valida quando non le serve più? O devo dedurre che la D.C. teme di incontrarsi con i rappresentanti dei giornalisti?



BIANCHI Adriano

Non temiamo nessuno.



BERTI Antonio

Noi chiediamo la sospensione che dai giornalisti è stata richiesta, se alcuni non sono d'accordo lei deve, a norma di regolamento, porla in votazione, dopo di che se veniamo battuti non ci sarà sospensione.



PRESIDENTE

Mi pare che le posizioni siano diverse fra i vari Gruppi: quelli socialista e comunista chiedono una sospensiva per un ulteriore incontro quelli D.C. c PSDI chiedono di procedere.
Io riterrei, siccome in precedenza è stata fatta una sospensione, di chiedere se è possibile sospendere nuovamente la seduta per vedere di presentare un ordine del giorno unitario. Naturalmente non vi è nessun dubbio che è l'assemblea a decidere.
Chiedo di votare per alzata di mano la richiesta formulata dal Consigliere Berti di sospendere la seduta.
La richiesta non è stata accolta.
Pongo in votazione l'ordine del giorno dei Consiglieri Berti, Rivalta Raschio e Bono per alzata di mano.
L'ordine del giorno non è accolto.
Pongo in votazione l'ordine del giorno a firma: Calsolaro, Vera Rossotto, Gandolfi, Bianchi, Calleri.
L'ordine del giorno è approvato.
Siamo giunti ormai all'una per cui convoco la seduta per le ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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