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Dettaglio seduta n.210 del 21/03/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Enti di sviluppo e organismi fondiari

Esame del disegno di legge n. 60 sull'istituzione dell'Ente di Sviluppo agricolo del Piemonte (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Articolo 5: "Compiti del Consiglio di Amministrazione.
Il Consiglio di amministrazione cura la gestione dell'Ente, provvedendo tra l'altro: a) - ad approvare il bilancio preventivo ed il conto consuntivo b) - a formulare i programmi di attività dell' Ente c) - a determinare i criteri, gli indirizzi e le direttive per il funzionamento dell'Ente d) - a deliberare sugli atti di straordinaria amministrazione e) - alla nomina, nella sua prima riunione, tra i suoi componenti, del Vice Presidente e del Comitato Esecutivo previsto dall'art. 8".
A questo articolo non mi risulta siano stati proposti emendamenti finora. Penso lo si possa pertanto porre senz'altro in votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 29 Hanno risposto sì n. 15 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 12 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Articolo 6: "Funzionamento del Consiglio di amministrazione Il Consiglio di amministrazione si riunisce in via ordinaria una volta ogni tre mesi ed ogni qualvolta sia ritenuto opportuno dal Presidente, in via straordinaria quando ne sia fatta domanda da almeno un terzo dei Consiglieri o dal Collegio dei Sindaci.
Il Consiglio di amministrazione può essere convocato, con motivata richiesta, dal Presidente della Giunta Regionale .
Le riunioni del Consiglio sono valide con l'intervento della maggioranza dei suoi componenti.
Le deliberazioni sono valide qualora abbiano raccolto la maggioranza dei voti dei Consiglieri presenti, in caso di parità prevale il voto del Presidente".
Dobbiamo prendere in esame un emendamento presentato ai Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Al primo comma, quinta riga, alla parola 'un terzo' sostituire la parola 'un quarto'".
Il Consigliere Ferraris intende illustrarlo?



FERRARIS Bruno

Il motivo è talmente evidente che non mi pare sia il caso.



PRESIDENTE

Qual è il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non ritiene di accogliere l'emendamento, perché la misura del terzo è quella abitualmente adottata in tutte queste forme di richiesta di convocazione. Anche il Consiglio Regionale è convocato quando vi sia la richiesta sottoscritta da almeno un terzo dei suoi componenti, e la Legge comunale e provinciale prevede praticamente una indicazione dello stesso genere.



PRESIDENTE

Sull'emendamento già illustrato in precedenza dal Consigliere Ferraris la Giunta ha manifestato il proprio parere contrario.
Si passi, dunque, al voto, per alzata di mano. Chi intende approvare l'emendamento Ferraris-Marchesotti è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto, avendo ottenuto 12 voti favorevoli contro 13 contrari e 2 astensioni.



FERRARIS Bruno

E' stato determinante il voto del Presidente, che in base allo Statuto del Consiglio Regionale non dovrebbe votare.



PRESIDENTE

Si proceda ora al voto sull'articolo nel suo testo originario, per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Proclamo l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 30 Consiglieri Hanno votato sì n. 17 Consiglieri Hanno risposto no n. 12 Consiglieri Si è astenuto n. 1 Consigliere.
L'articolo 6 è pertanto approvato.
Articolo 7: "Il Presidente.
Il Presidente dell'Ente è nominato con decreto del Presidente della Giunta Regionale, previa deliberazione della Giunta.
Il Presidente ha la rappresentanza legale dell'Ente, convoca e presiede il Consiglio di amministrazione, il Comitato esecutivo e dispone per l'attuazione delle deliberazioni.
Il Presidente ha facoltà di adottare, in caso d'urgenza, i provvedimenti di competenza del Comitato esecutivo, sottoponendoli allo stesso per la ratifica nella sua prima riunione.
In caso di assenza od impedimento del Presidente, ne esercita le funzioni il Vice Presidente".
Per questo articolo è stato presentato un emendamento soppressivo da parte dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Sopprimere l'intero terzo paragrafo: 'Il Presidente ha facoltà ....
nella sua prima riunione'." Uno dei presentatori desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Nei progetti di legge inizialmente portati in discussione per l'istituzione dell'ESAP si indicavano come organi dell'Ente stesso il Presidente, il Consiglio d'amministrazione ed il Collegio dei Sindaci. Se si fosse rimasti a questa tripartizione, il principio della facoltà da riconoscersi al Presidente dell'Ente di intervenire per l'adozione di provvedimenti urgenti sarebbe stato accettabile. Ma poiché nel testo sul quale stiamo ora discutendo gli organi dell'ESAP sono diventati quattro essendosi aggiunto il Comitato esecutivo, che è stato previsto, è detto testualmente nella relazione, a pag. 23, proprio "per rispondere ad esigenze di vie di funzionalità, considerati i compiti ed il numero dei componenti del Consiglio d'amministrazione, a noi sembra che questa innovazione renda superfluo il riconoscimento di un ulteriore potere discrezionale a vantaggio del Presidente dell'Ente.
Pertanto, noi pensiamo che, proprio essendosi previsto il Comitato tecnico ristretto, i casi di urgenza possano comunque essere demandati all'esame dello stesso Comitato. Questa la ragione per cui il nostro Gruppo ha presentato l'emendamento sul quale si sta ora discutendo".



PRESIDENTE

Quale posizione intende assumere la Giunta nei confronti di questo emendamento?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non ritiene di accoglierlo, perché non è il caso di sopprimere una norma che non guasta niente mentre può tornare utile. Siccome i provvedimenti che sono di competenza dell'Esecutivo possono essere adottati in via d'urgenza, ma sempre salvo ratifica, non vi è assolutamente niente che turbi l'ordinario modo di amministrare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Curci-Carazzoni. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Passiamo quindi alla votazione dell'art. 7 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 30 Hanno risposto sì n. 17 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 11 Consiglieri.
Anche l'articolo 7 è approvato.
Articolo 8: "Il Comitato esecutivo.
Il Comitato esecutivo è costituito dal Presidente, dal Vice Presidente e da sette membri eletti in seno al Consiglio, di cui almeno due scelti tra i membri di nomina del Consiglio regionale.
Il Comitato esecutivo delibera gli atti di ordinaria amministrazione ed esercita le attribuzioni demandategli dal Consiglio di amministrazione.
Le sue deliberazioni sono comunicate al Consiglio nella sua prima riunione e contestualmente al Presidente della Giunta regionale.
Il Direttore dell'Ente partecipa ai lavori del Comitato esecutivo con voto consultivo ed esercita le funzioni di segretario." Qualcuno chiede la parola? Si proceda allora all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 31 Hanno risposto sì n. 17 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 12 Consiglieri.
Anche l'articolo 8 è approvato.
Articolo 9: "Collegio dei Sindaci.
Il Collegio dei Sindaci è composto dal Presidente, da due membri effettivi e da due supplenti, nominati con decreto del Presidente della Giunta regionale, previa deliberazione della Giunta.
Il Collegio dei Sindaci dura in carica quanto il Consiglio dell'Ente.
Il Collegio dei Sindaci: a) - esamina i bilanci e predispone le relazioni che li accompagnano b) - controlla la gestione finanziaria dell'Ente c) - trasmette ogni sei mesi al Presidente della Giunta Regionale una relazione sull'andamento della gestione amministrativa e finanziaria dell'Ente.
I Sindaci partecipano alle sedute del Consiglio di amministrazione e possono intervenire alle sedute del Comitato esecutivo".
A questo articolo sono stati presentati due emendamenti.
Il primo e dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti, aggiuntivo ai primo comma della terza riga "Dopo la parola 'supplente' aggiungere 'di cui un effettivo ed un supplente spettano alla minoranza'." Chiede di illustrare l'emendamento il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Credo che il principio della presenza delle minoranze degli organismi di controllo, in questo caso nel Collegio sindacale, sia un principio ormai acquisito, e mi auguro che la Giunta e la sua maggioranza non vorranno negarlo respingendo questo emendamento.
Al punto c) abbiamo presentato un altro emendamento, con la richiesta di aggiungere che la relazione del Consiglio sindacale, composto con la presenza delle minoranze, sia inviata non soltanto, come recita il testo della Commissione, alla Giunta , ma al Consiglio regionale, che è l'organismo che istituisce questo ente.



PRESIDENTE

Qual è il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non ritiene di codificare nella norma questo principio, al quale riconosce peraltro una intrinseca validità. Si riserva di valutare allorché si dovrà addivenire alla designazione del Collegio dei Sindaci tutte le circostanze che possono indurne ad accogliere il proposito contenuto nell'emendamento presentato dalla minoranza. Pertanto, respinge la richiesta di formalizzazione.



RASCHIO Luciano

Ma non è possibile! Nel Collegio dei Sindaci è sempre esistito anche la presenza e l'apporto della minoranza! Io ho fatto parte per diversi anni della Centrale del latte di Alessandria come presidente: era automatico codificato nello Statuto, che nel Collegio dei Sindaci almeno un rappresentante su tre provenisse dalla minoranza.



BONO Sereno

Anche l'Assessore Borando ha fatto parte del Collegio dei Sindaci, e sa bene che le minoranze vi sono rappresentate.



BELTRAMI Vittorio

Mal gliene incolse.



SANLORENZO Dino

Non mi pare si possa ironizzare su un fatto così grave come quello, di cui io sono a conoscenza, che si verificò in quella occasione che lei ricorda. E' mortificante per la democrazia italiana la constatazione che certe cose sono venute alla ribalta unicamente grazie alla presenza delle minoranze.



BELTRAMI Vittorio

Le sue personali sono state lacrime da coccodrillo, su tutte le piazze nelle campagne elettorali, pertanto poco credibili.



SANLORENZO Dino

Lei sa benissimo di che cosa stiamo parlando in questo momento.



PRESIDENTE

Riconduciamo il discorso sui suoi binari.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Visto l'andamento della discussione, mi permetterei, se mi è consentito di illustrare anche l'emendamento del Gruppo liberale. Esso prevede che essendo il Collegio sindacale un organo tipicamente di controllo, la sua nomina sia più appropriatamente attribuita al Consiglio Regionale, e non alla Giunta come organo esecutivo della Regione; in analogia, del resto, se non vado errato, con quanto avviene nella maggior parte, o forse nella totalità, delle aziende pubbliche.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

A me pare che dei principi generali cui ci si è attenuti nel redigere questo progetto, nel quale, pur partendo da un ente operativo, si è lasciato ampio spazio alle rappresentanze delle forze politiche, vi siano alcuni punti fondamentali che devono essere salvati, come criteri ai quali attenerci per vedere di fare in definitiva una cosa logica. Tra questi, c'è che l'ente è un ente operativo, il quale amministra dei fondi che dovrebbero essere amministrati normalmente attraverso la Giunta. Per cui, a mio giudizio, non vi è dubbio alcuno che abbia ad essere proprio la Giunta a decidere la composizione del Collegio sindacale, di quell'organo, cioè che dà alla Giunta la garanzia che il danaro venga speso in una certa determinata direzione e secondo certi determinati indirizzi che la Giunta è tenuta essa stessa a far rispettare, dovendone poi rispondere in sede di Consiglio Regionale. Non andiamo a guardare come vanno le cose per altri organismi in merito ai quali il discorso può anche essere diverso: stiamo parlando della legge sull'Ente di sviluppo agricolo, ed a questa ci dobbiamo attenere.
Non posso pertanto che concordare con la Giunta sul fatto che la nomina dei membri del Collegio sindacale dev'essere una nomina di spettanza della Giunta, proprio per quei criteri di rigoroso controllo di cui la Giunta a sua volta risponde di fronte al Consiglio. Pregherei quindi di mantenere la formulazione che era stata proposta in sede di disegno di legge e dichiaro di condividere l'atteggiamento che la Giunta ha esplicitato attraverso le parole del suo Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

La posizione della Giunta ci sorprende, perché a noi pareva di aver capito che il Presidente della Giunta, Oberto, fosse convinto della necessità della presenza delle minoranze almeno nel Collegio sindacale. A mio avviso, quanto ha detto il Consigliere Calleri non è attinente alla discussione, è decisamente fuori tema, perché la questione non è su chi decide le nomine, ma sulla presenza delle minoranze nel Collegio dei Sindaci.



MARCHESOTTI Domenico

Ha parlato in risposta al Consigliere Zanone.



BERTI Antonio

Noi chiediamo alla Giunta di dire se ritiene o no che nel Collegio dei Sindaci debbano essere rappresentate le minoranze. Non vediamo perché non dovrebbero esserci, dal momento che è prassi che in tutti gli organi di controllo siano presenti. La questione assume valore politico. Non ci spieghiamo perché, visto che dappertutto, negli organismi che controllano gli atti di qualsiasi Ente locale, la presenza della minoranza è garantita dalla legge, per questo Ente nel Collegio dei Sindaci non debbano esserci le minoranze.
Certo, un non accoglimento da parte del Consiglio del nostro emendamento, tendente appunto a chiedere che sia prevista la nomina dei rappresentanti della minoranza a nostro avviso sarebbe un fatto da valutare molto seriamente sul piano politico. Non si è voluta la presenza delle forze politiche in proporzione maggiore nel Consiglio d'amministrazione.
Però devono esserci negli organi di controllo. Devo dire, in coscienza, che noi non capiremmo, per esempio, che determinate forze di questo Consiglio Regionale accedessero ad un tentativo di questo genere: ci riferiamo in particolare al Partito socialista italiano, chiedendoci se la logica della maggioranza lo coinvolge a tal punto da costringerlo a sostenere un gioco che tende sistematicamente ad escludere la rappresentanza delle minoranze da questo ente, in questo caso dal controllo. Il problema diventa politico a questo punto.
Chiedo alle forze politiche di voler riflettere ancora un attimo e di accogliere questo nostro emendamento.



FERRARIS Bruno

Almeno dateci una spiegazione convincente:una settimana fa sia l'Assessore che il Presidente erano completamente d'accordo.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Completamente d'accordo non direi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Desidero dichiarare, a nome del nostro Gruppo, che qualora si arrivasse alla votazione su questo emendamento, pur dando per scontato che la nostra parte politica non sarà sicuramente rappresentata nel Collegio dei Sindaci noi voteremo a favore dell'emendamento comunista, in quanto condividiamo il principio che l'ha ispirato.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per pochi minuti per lasciar tempo alla Giunta di esprimersi definitivamente in ordine a questa questione.



(La seduta sospesa alle ore 16,24, riprende alle ore 17,05)



PRESIDENTE

Avevo sospeso la seduta per dar modo alla Giunta di esprimersi attorno all'emendamento aggiuntivo al primo comma, terza riga: "Dopo la parola 'supplente' aggiungere 'di cui un effettivo ed un supplente spettano alla minoranza'." Vi è poi un emendamento Gerini - Zanone - Fassino - Rossotto modificativo al primo comma dell'art. 9: "Sopprimere le parole 'della Giunta' e sostituirle con le parole 'del Consiglio Regionale con rappresentanza delle minoranze'".
Infine, un emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Dopo la parola 'regionale' aggiungere 'ed al Consiglio Regionale'." Vorremmo conoscere il parere della Giunta su questi tre emendamenti tutti ispirati allo stesso concetto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta ribadisce il non accoglimento dell'emendamento aggiuntivo per le ragioni addotte in precedenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Desidero risulti a verbale che la legge in questione presenta alcuni elementi che potrebbero metterne in causa l'approvazione. Dai vari articoli si apprende che il Presidente della Giunta nomina con proprio decreto oltre che il direttore, anche il presidente dell'Ente ed i sindaci, ovvero l'esecutivo nomina controllati e controllori, il che non mi pare, dal nostro punto di vista, giusto, sotto l'aspetto giuridico e sotto l'aspetto politico.
In questa decisione della Giunta prevalgono elementi conservatori che annullano di fatto, almeno per questa occasione, i contenuti innovatori diciamo così, apparsi nella relazione programmatica della Giunta di Centro Sinistra. Dobbiamo prendere atto che tutte le forze politiche della maggioranza non hanno ritenuto in questa occasione di collocarsi a livello di rapporti con le forze di opposizione nel modo più consono,del resto riconosciuto.
Aggiungo ancora che tutti sanno che in Parlamento sono in discussione varie leggi, per quanto riguarda gli Enti di sviluppo agricolo, ed è noto che la Commissione che sta esaminando i progetti di legge e che sta per concludere in materia, includerà le minoranze e nel Consiglio e nel Collegio dei Sindaci: avremo, quindi, una legge nazionale che accoglierà il contenuto dell'emendamento presentato dal nostro Gruppo. Sarà bene che tutte le forze politiche prendano atto che la maggioranza del Consiglio regionale piemontese si colloca addirittura in contraddizione con un principio universalmente riconosciuto e che sta per essere codificato dalla legge nazionale. E' evidente che qui hanno prevalso i Gruppi, o gli uomini più conservatori e reazionari presenti in questo Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Qualcun altro desidera parlare sull'emendamento? Si passi alla votazione sull'emendamento aggiuntivo proposto dai Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Al primo comma, terza riga, dopo la parola 'supplente' aggiungere 'di cui un effettivo e un supplente spettano alla minoranza'".
Chi è favorevole a questo emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.



BERTI Antonio

Che coraggio! I mille miliardi della Federconsorzi. Vergogna! Vergogna! Non volete essere controllati. Questo è vergognoso! Mi spiace che non ci siano in tribuna oggi centinaia di contadini.



PRESIDENTE

Il Consiglio deve ora pronunciarsi sull'emendamento modificativo proposto all'art. 9 dai Consiglieri Gerini-Zanone-Fassino-Rossotto: "Al primo comma, ultima riga, sopprimere le parole 'della Giunta' e sostituirle con le parola 'del Consiglio regionale con rappresentanza delle minoranze'." L'emendamento è già stato illustrato. Qual è il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è stato respinto. Votiamo ora sull'emendamento dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti comma c): "Dopo la parola 'regionale' aggiungere 'e al Consiglio Regionale'". Il Consigliere Ferraris l'ha illustrato già in precedenza. Qual è il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta si è già dichiarata in proposito.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l'emendamento Ferraris-Marchesotti? E' pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
Non essendo stato accettato alcun emendamento, passiamo alla votazione per appello nominale dell'art. 9 nel suo testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 15 Consiglieri.
L'articolo 9 è approvato.
Articolo 10 - "Incompatibilità.
Non possono far parte del Consiglio, né del Collegio Sindacale dell'Ente, i Senatori, i Deputati, i Consiglieri regionali, i Consiglieri provinciali ed i Consiglieri dei Comuni della Regione".
Non vi sono proposte di emendamento. Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Questo è un articolo che ci trova del tutto consenzienti. Senonché, noi voteremo contro per coerenza con la posizione che abbiamo assunto nel momento in cui abbiamo presentato un ordine del giorno di non passaggio agli articoli.



PRESIDENTE

Non essendovi più richieste di intervento, si proceda alla votazione per appello nominale sull'articolo 10.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 29 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri.
Anche l'articolo 10 è pertanto approvato.
Articolo 11 - "Il Direttore.
All'Ente è preposto un Direttore, che è nominato, per il primo impianto e con un contratto a termine, dal Presidente della Giunta regionale, previa deliberazione della Giunta stessa; e successivamente a mezzo di concorso per titolo ed esami indetto dalla Giunta regionale, ed in via eccezionale per chiamata.
Il Direttore sovrintende al personale ed al funzionamento degli Uffici cura, sotto la vigilanza e l'indirizzo del Presidente, gli adempimenti relativi alle deliberazioni degli organi dell'Ente ed esercita tutte le altre funzioni demandategli dai regolamenti interni.
Il Direttore è il Segretario del Consiglio e del Comitato esecutivo".
Per questo articolo sono stati presentati tre emendamenti.
Il primo, dei Consiglieri Curci e Carazzoni, è un emendamento aggiuntivo: "Aggiungere alla terza riga, dopo le parole 'contratto a termine', le parole 'non superiore alla durata di sei mesi'." I presentatori non intendono illustrarlo? Nessun Consigliere chiede di intervenire in merito? Qual è il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Lo mettiamo allora in votazione. Chi intende approvare l'emendamento Curci-Carazzoni è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Il secondo emendamento è pure dei Consigliere Curci e Carazzoni. Mi si chiede, per la verità con forma alquanto perentoria, di unirlo nella discussione al successivo, dei Consiglieri del PLI Gerini-Zanone-Fassino Rossotto in quanto di identica sostanza.
Leggo l'emendamento Curci-Carazzoni: "Nel primo paragrafo sopprimere le parole finali 'ed in via eccezionale per chiamata'".
Leggo ora l'emendamento Gerini-Zanone-Fassino-Rossotto "Al primo comma, ultima riga, sopprimere le parole 'ed in via eccezionale per chiamata'".



CARAZZONI Nino

Siamo d'accordo sulla unificazione dei due emendamenti.



PRESIDENTE

Chiede di illustrare l'emendamento il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

A noi pare inopportuno stabilire una norma ed al tempo stesso stabilire la facoltà di derogarvi, anche perché a questo punto è legittimo il dubbio che le eccezioni finirebbero con l'essere più frequenti della applicazione della norma.



PRESIDENTE

Qual è il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non accoglie l'emendamento risultante dall'unificazione dei due presentati.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione per alzata di mano della proposta fatta congiuntamente dai Consiglieri Curci e Carazzoni e Gerini- Zanone-Fassino Rossotto di soppressione della espressione "ed in via eccezionale per chiamata". Chi intende approvarla è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
L'articolo 11 viene allora votato nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 15 Consiglieri L'articolo 11 è pertanto approvato.
Articolo 12: "Struttura e personale.
Il personale dell'Ente è equiparato al personale regionale, ai sensi dell'articolo 72 dello Statuto.
Per il primo impianto il personale viene comandato ed assunto per chiamata dalla Regione ed assegnato all'Ente.
L'Ente predispone un regolamento organico da sottoporre per l'approvazione al Consiglio Regionale su relazione dalla Giunta".
Vi sono tre emendamenti, dei quali due possono essere abbinati.
Emendamento soppressivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Sopprimere nel secondo paragrafo le parole 'od assunto per chiamata'".
Emendamento modificativo dei Consiglieri Gerini, Zanone, Fassino Rossotto : "Al secondo comma, seconda riga, sopprimere le parole 'od assunto per chiamata'".
Desideriamo illustrarlo? No.
Il parere della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non li accoglie perché si tratta soltanto della possibilità di chiamata per il primo impianto, che può avere delle ragioni di opportunità di scelta in questa direzione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione i due emendamenti, chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
I due emendamenti sono respinti. Emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Aggiungere dopo il secondo paragrafo il seguente nuovo paragrafo 'Dopo sei mesi dall'avvenuta istituzione dell'Ente, il personale viene assunto a mezzo di concorso per titoli ed esami, dandosi precedenza ai dipendenti statali trasferiti alla Regione'".
Desiderano illustrarlo? Nessuno chiede di parlare? Il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'art. 12 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 15 Consiglieri.
L'articolo 12 è approvato.
Articolo 13: "Approvazione delle delibere.
Le deliberazioni del Consiglio di Amministrazione devono essere trasmesse, nel termine di 5 giorni, al Presidente della Giunta Regionale o all'assessore da lui delegato.
Le deliberazioni stesse devono essere sottoposte all'esame della Giunta Regionale ed al visto del Presidente".
Non vi sono emendamenti, nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 11 Consiglieri Si sono astenuti n. 4 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Articolo 14: "Vigilanza.
Il Presidente della Giunta Regionale può disporre ispezioni per accertare il regolare funzionamento dell'Ente.
Il Consiglio di Amministrazione può essere sciolto ed uno o più dei suoi componenti possono essere revocati per gravi violazioni della legge o dei regolamenti dell'Ente, con decreto motivato dal Presidente della Giunta Regionale, previa deliberazione della Giunta medesima, sentite le deduzioni del Consiglio di Amministrazione e dei componenti cui la revoca si riferisce.
Il Consiglio di Amministrazione può essere inoltre sciolto in caso di sua persistente inattività o di inefficienza dell'Ente.
In caso di scioglimento del Consiglio di Amministrazione, il Presidente della Giunta Regionale, previa deliberazione della Giunta stessa, nomina un Commissario straordinario per un periodo non superiore a sei mesi.
In caso di scioglimento del Consiglio di Amministrazione, di rinuncia o decadenza di uno o più dei suoi membri, la sostituzione avviene con il medesimo sistema di nomina previsto dall'articolo 4 della presente legge." All'art. 14 vi sono tre emendamenti.
Emendamento soppressivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Sopprimere per intero il secondo paragrafo 'Il Consiglio d'amministrazione ... cui la revoca si riferisce'".
Desiderano illustrarlo? Ha la parola il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Ad avviso nostro è particolarmente grave e pertanto inaccettabile la facoltà che con il disposto di cui al secondo paragrafo dell'art. 14 in esame si vorrebbe riconoscere al Presidente della Giunta di revocare uno o più componenti del Consiglio di amministrazione dell'ESAP. Al limite, un Consigliere che non condividesse una certa disposizione dell'Ente stesso potrebbe venire accusato di non rispettare la legge istitutiva dell'Ente e di conseguenza potrebbe venire revocato.
Noi ci permettiamo ricordare che i casi di revoca dei Consigli di amministrazione sono già chiaramente indicati dalla legislazione vigente non può giustificarsi in alcun modo, pertanto, questa eccessiva facoltà discrezionale che viene riconosciuta o che si vorrebbe riconoscere al Presidente della Giunta.
Per queste ragioni il Gruppo del MSI chiede la soppressione dell'intero paragrafo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Illustro congiuntamente i due emendamenti presentati dal nostro Gruppo.
Ovviamente questi emendamenti si rifanno alla concezione che abbiamo dell'Ente e in modo specifico al fatto che avrebbe dovuto essere il consiglio a procedere alle nomine. Passata una linea opposta si potrebbe dire che questi due emendamenti si possono considerare decaduti, ma c'è ancora qualcosa che vogliamo sottoporre alla vostra attenzione: intanto si dà mandato al Presidente della Giunta di sostituire un certo numero di componenti. Il Presidente può sostituire anche quelli di cui alla lettera a) dell'art. 4 nominati dal Consiglio, li caccia via perché ritiene che siano caduti in quelle varie ipotesi previste. A noi pare che si dovrebbe almeno fare una discriminazione e sarebbe cosa saggia riportare questa competenza all'intero Consiglio Infine pare eccessivo che si arrivi alla nomina dei Commissario da parte del Presidente della Giunta e non invece da parte del Consiglio o sentito il Consiglio Regionale.
Ecco perché la Giunta, prima di dire il solito no, dovrebbe riflettere.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri desiderano intervenire? La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente dalla Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento del MSI-Destra nazionale soppressivo del secondo capoverso dell'art. 14, respingendo anche implicitamente che, in regime democratico, si possa ipotizzare un Presidente di Giunta Regionale che attraverso ad una deliberazione responsabile della Giunta medesima, sentite le deduzioni del Consiglio di amministrazione, possa prevaricare fino al punto di rendersi una specie di dittatore.
Per quel che si riferisce agli altri due emendamenti che propongono la sostituzione dei termini "della Giunta stessa" con "del Consiglio Regionale" restiamo nella logica di quello che si è fatto fin qui e quindi riesce estremamente difficile accettare gli emendamenti nella loro essenzialità. La cosa non l'abbiamo approfondita in Giunta; potrebbe essere valido semmai questo correttivo "sentito per i nominati del Consiglio, il Consiglio stesso".
E' un emendamento che, se i colleghi della Giunta credono, io formalizzerei anche per iscritto e mi pare che si potrebbe dare una soddisfazione giusta.



PRESIDENTE

Abbiamo un emendamento all'emendamento.



MARCHESOTTI Domenico

Che sarebbe?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sentito, per i nominati del Consiglio, il Consiglio stesso.



PRESIDENTE

Al secondo comma verrebbe inserito, dopo le parole "sentite le deduzioni del Consiglio di amministrazione e dei componenti cui la revoca si riferisce" le parole "sentito, per i nominati dal Consiglio, il Consiglio stesso".



GARABELLO Enzo

".Per gli eletti dal Consiglio.".



PRESIDENTE

".Per gli eletti dal Consiglio, il Consiglio stesso".
I presentatori dei due emendamenti che cosa intendono fare?



FERRARIS Bruno

Accettiamo l'emendamento all'emendamento.



PRESIDENTE

Allora passiamo alla prima votazione dell'emendamento dei Consiglieri Curci e Carazzoni.
L'emendamento è respinto.
Ora vi è l'emendamento presentato dal Presidente della Giunta e accettato dai proponenti dei due emendamenti Ferraris-Marchesotti i quali ritirano l'emendamento che dice "'Sostituire al comma secondo, sesta riga alle parole 'della Giunta stessa' le parole 'del Consiglio Regionale'".
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Presidente della Giunta "sentito, per gli eletti dal Consiglio, il Consiglio stesso".
Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità. Passiamo ora all'emendamento dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "'Comma quarto, terza riga, sostituire alle parole 'della Giunta stessa' le parole 'del Consiglio Regionale'".
Intendono illustrarlo?



FERRARIS Bruno

E' già stato illustrato.



PRESIDENTE

La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Resta nella logica precedente.



PRESIDENTE

La Giunta lo respinge. Pongo in votazione l'emendamento Ferraris Marchesotti.
L'emendamento è respinto.
Passiamo alla votazione per appello nominale dell'arti. 14 con la modifica apportata.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 13 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Articolo 15 - "Controllo.
Il Presidente al fine degli adempimenti previsti dall'art. 72 dello Statuto Regionale: a) - trasmette entro il mese di settembre di ogni anno al Presidente della Giunta il bilancio preventivo ed una relazione programmatica b) - predispone una relazione annuale sull'attività svolta dall'Ente e la sottopone entro quattro mesi dalla fine di ogni esercizio finanziario al Presidente della Giunta Regionale che, previo esame della Giunta, la presenta con le proprie osservazioni al Consiglio Regionale. Alla Relazione devono essere allegati il bilancio ed i programmi approvati dall'Ente".
All'art. 15 vi sono due emendamenti. Emendamento dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "'Comma secondo, lettera a) dopo la parola 'anno' aggiungere 'al Consiglio Regionale'". Desiderano illustrarlo?



FERRARIS Bruno

Credo di averlo sufficientemente illustrato, è tutta una linea che portiamo avanti.



PRESIDENTE

La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non lo accoglie, è nella logica precedente.



RASCHIO Luciano

E' una logica da "boss" di Chicago!!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ciascuna ha la sua logica!!



PRESIDENTE

Qualcun altro desidera intervenire? Pongo in votazione l'emendamento. L'emendamento è respinto.
L'emendamento soppressivo dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Comma terzo, lettera b) penultima riga, sopprimere le parole "il bilancio ed'".
Desiderano illustrarlo? Ha la parola il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Desidero soltanto annunciare che lo ritiro perché se passava l'altro era un conto, adesso è superato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'articolo 15 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 39 Hanno risposto sì n. 28 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Articolo 16 - "Indennità.
Al Presidente, al Vice Presidente ed ai Sindaci dell'Ente è dovuta un'indennità di carica.
Ai Consiglieri di amministrazione è dovuto un gettone di presenza.
Le indennità di carica ed i gettoni di presenza sono fissati dalla Giunta Regionale". All'art. 16 vi è un solo emendamento sostitutivo dei consiglieri Gerini-Zanone-Fassino-Rossotto: "L'ammontare delle indennità di carica e dei gettoni di presenza è proposto dalla Giunta Regionale ed approvato dal Consiglio Regionale".
Non penso debba essere illustrato perché è molto chiaro.
La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non lo accoglie, coglie invece l'occasione per dire che è all'esame della Giunta stessa un provvedimento legislativo, che penso non tarderà molto a venire all'esame delle Commissioni e poi del Consiglio, sul criterio uniforme per la determinazione di tutte le indennità che vengono assegnate a coloro che dalla Giunta ricevono incarichi di vario genere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento: L'emendamento è respinto.
Pongo in votazione l'art. 16 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 12 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Articolo 17- "Patrimonio dell'Ente.
L'Ente ha un patrimonio ed un bilancio proprio.
Alle spese per il funzionamento ed all'attività dell'Ente si provvede: a) - con il fondo di dotazione iniziale b) - con i contributi stanziati annualmente dalla Regione c) - con le rendite patrimoniali d) - con i proventi riscossi per servizi ed attività e) - con le oblazioni volontarie e le liberalità disposte da Enti pubblici e da privati".
Non si sono emendamenti.
Qualcuno desidera intervenire? La parola al Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Vorrei sapere se per "contributi stanziati annualmente dalla Regione" si intende con legge regionale, perché detto così potrebbe ingenerare degli equivoci anche ai fini della legittimità.



PRESIDENTE

E' giunta una circolare recente che mi pare abbia quelle finalità.



CALLERI Edoardo

Non converrebbe mettere "con i contributi stanziati con legge regionale"?



GARABELLO Enzo

Non so se rispondo alla questione posta dal Consigliere Calleri, per negli articoli dispositivi ne viene aggiunto uno che riguarda soltanto i contributi annuali e pertanto, salvo variazioni dello stanziamento, questa stessa legge è legge sostanziale per i contributi.



PRESIDENTE

Se più nessuno intende prendere la parola e poiché non vi sono emendamenti, si passa alla votazione dell'art. 17 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 38 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 11 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Articolo 18 - "Esercizio finanziario.
L'esercizio finanziario dell'Ente ha inizio il 1° gennaio e termina il 31 dicembre.
Il bilancio preventivo deve essere predisposto per l'esercizio successivo, entro il mese di ottobre.
Il conto consuntivo deve essere approvato per l'esercizio concluso entro il mese di aprile." All'art. 18 vi è un emendamento sostitutivo dei consiglieri Ferraris Marchesotti: "Al secondo comma sostituire la parola 'ottobre' con la parola 'settembre'".
Non mi pare che debba essere illustrato perché è semplice, si tratta di ridurre di un mese.



FERRARIS Bruno

No no il problema non è quello, è che voi avete detto con l'art. 15 che l'Ente deve trasmettere entro il mese di settembre al Presidente della Giunta il bilancio preventivo e poi gli imponete di approvarlo entro ottobre, non so come farà, a meno che intendiate parlare dell'anno dopo.
Questa volta quindi, suo malgrado, la Giunta deve accettare l'emendamento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Viene dalla Commissione così, comunque è evidente che si tratta di un errore di calendario e non altro.



PRESIDENTE

La Giunta dichiara di accogliere l'emendamento?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una logica del calendario sulla quale ci troviamo per forza d'accordo tutti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Ferraris - Marchesotti: L'emendamento è approvato all'unanimità.
Pongo in votazione l'art. 18 così emendato per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 36 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Ha risposto no n. 1 Consigliere Si sono astenuti n. 10 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Articolo 19 - "Oneri.
Per gli oneri di costituzione e di primo funzionamento dell'Ente è autorizzata la spesa di Lire 1.000.000.000.
A tale onere di provvede: per Lire 50.000.000 nell'anno 1972, per Lire 550.000.000 per l'anno '73 e per Lire 400.000.000 nell'anno 1974.
Alla spesa di Lire 50.000.000 per l'anno 1972 si fa fronte con la corrispondente riduzione dello stanziamento di cui al Capitolo 1404 del Bilancio di Previsione 1972.
Alla spesa di Lire 550.000.000 per l'anno 1973 e di Lire 400.000.000 per l'anno 1974 si farà fronte con le entrate di cui all'articolo 7 della legge 16 Maggio 1970, n. 281 e con i proventi dei tributi di cui alla legge 29 Dicembre 1971, n. 1, iscrivendo appositi stanziamenti nei bilanci corrispondenti.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzata ad apportare con proprio decreto, le occorrenti variazioni al Bilancio." All'art. 19 vi sono tre emendamenti. Emendamento soppressivo dei Consiglieri Garabello, Dotti e Nesi.
Il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento soppressivo.
L'emendamento è accolto.
L'art. 19 è soppresso.



PRESIDENTE

Emendamento sostitutivo dei Consiglieri Nesi, Dotti, Garabello: "Art. 19 Fondo di dotazione.
Per il conferimento del fondo di dotazione di cui all'articolo 17 lettera a) della presente legge è autorizzata la spesa di 1 miliardo.
All'onere di cui al precedente comma si provvede per la parte di lire 600 milioni con una disponibilità, di pari ammontare, esistente nel fondo di cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1972 e per la parte di lire 400 milioni mediante riduzione, di pari ammontare, dello stanziamento di cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 sarà istituito il capitolo n. 1390, con la denominazione 'Conferimento del fondo di dotazione all'Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte' e con lo stanziamento di lire 1 miliardo.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Desiderano illustrarlo? No.
La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento sostitutivo dell'art. 19 testé letto: L'emendamento è approvato.
Procediamo ora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti n. 39 Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
E' stato proposto dai Consiglieri Dotti- Garabello-Nesi un art. 19 bis: Art. 19 bis -"Contributi annuali Per la concessione dei contributi di cui all'articolo 17, lettera b) della presente legge è autorizzata la spesa annua di lire 100 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante riduzione di pari ammontare dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 e mediante l'iscrizione della somma di 100 milioni nel capitolo n. 743 dello stato di previsione medesimo.
A partire dall'esercizio finanziario 1975, all'onere annuo di cui al primo comma si farà fronte con lo stanziamento di pari ammontare, iscritto nel capitolo n. 743 di ogni relativo stato di previsione della spesa.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Desiderano illustrarlo? La Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento aggiuntivo art. 19 bis. L'emendamento è approvato.
Pongo ora in votazione per appello nominale l'art. 19 bis.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti n. 39 Consiglieri Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 5 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri.
L'art. 19 bis è approvato.
Articolo 20 - "Estinzione dell'Ente.
In caso di estinzione dell'Ente, il suo patrimonio mobiliare ed immobiliare è devoluto alla Regione Piemonte." Non vi sono emendamenti nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti n. 39 Hanno risposto sì n. 37 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
Giunti al termine della votazione degli articoli si passa alla dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Chiedo dieci minuti di sospensione per consultare il Gruppo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,30, riprende alle ore 19)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Sono iscritti a parlare i Consiglieri Gerini, Marchesotti, Calsolaro.
La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta colleghi Consiglieri, votando l'art. 1 di questa legge che istituisce l'Ente di sviluppo agricolo, il Gruppo liberale ha dimostrato di non essere pregiudizialmente contrario a dar vita a questo organismo, anche perch venne configurato in una proposta di legge di iniziativa popolare in materia di agricoltura, alla quale annettiamo molta importanza e che fu presentata qualche tempo fa al Parlamento nazionale.
L'ESAP, come ente operativo esige per la sua istituzione e per i primi passi che dovrà fare, un notevole dispendio di pubblico denaro che non sarà certamente pari a quello indicato nell'art. 19 e 19 bis della legge in discussione. Si evince anche da un passo della relazione Bianchi ove si afferma che: "L'Ente, è stato convenuto, non può essere avviato sui binari lunghi: immediatamente dopo la sua costituzione trova un vasto campo di azione nell'attività di cui alla lettera a)".
La lettera a) così recita "predispone proposte per la definizione identificazione ed eventuale modificazione delle zone agricole".
Ci chiediamo ancora - proseguendo il discorso fatto alcune settimane fa se oggi per compiti configurati nella lettera a) e poi nella lettera b) che concerne la redazione dei piani agricoli di zona, non sia provvisoriamente sufficiente avvalersi dell'organo tecnico dell'Assessorato regionale all'Agricoltura, il quale potrebbe usufruire degli uffici dipendenti centrali e periferici stabilendo rapporti anche con l'Università e con gli istituti di ricerca.
Con questi chiari di luna - come suol dirsi - per essere coerenti alle raccomandazioni che vengono da più parti, per i contenuti che esporrà forse oggi al Parlamento il Capo del Governo, incentrati anche sulla limitazione delle spese correnti, non sarebbe lecito attendere ancora qualche tempo ad istituire l'ESAP? A noi pare che meglio sarebbe mettere in circolo subito e queste cose sono già state ripetute qui stamattina - il miliardo e quanto sarà poi necessario spendere per l'avvio operativo dell'Ente di sviluppo onde migliorare le infrastrutture civili e produttive in agricoltura, cioè fare qualcosa subito per la zootecnia in modo particolare, in attesa dei finanziamenti statali. Così facendo si rialza un po' il morale degli agricoltori.
Riteniamo forse di rialzare il morale degli agricoltori istituendo subito l'ESAP? In questo momento i contadini penso non vi crederebbero, e l'ho detto altre volte. Gli agricoltori sono diventati più diffidenti e lo diventano sempre di più perché sono stati bruciati troppe volte.
All'ESAP in questo momento credono solo alcuni politici o chi vi ha interesse di sistemazione (scusate la franchezza).
Ripetiamo ancora che non abbiamo pregiudizi contro l'Ente di sviluppo agricolo, ma riaffermiamo che non sarebbe questo il momento di vararlo. Se l'attuale Giunta vuole trarne motivo poi di consuntivo dei 500 giorni per il fatto che l'ESAP era contenuto nel programma, faccia pure, ma con la sua maggioranza.
Il nostro Gruppo, prima della crisi energetica, prima della crisi economica che ci ha investiti, lo accettava nel programma riservandosi di collaborare (come ha fatto) alla redazione di un testo accettabile, e come ha dimostrato ancora di voler fare con gli emendamenti testé presentati.
Ora chiede di soprassedere, in attesa di tempi migliori, per non gravare i bilanci anche di spese correnti che, non passerà tempo, potranno diventare pesanti. Lo dimostrano le leggi di rifinanziamento giacenti al Parlamento nazionale che prevedono il rifinanziamento stesso per alcune decine di miliardi, per i quindici enti esistenti in Italia, rifinanziamento volto quasi esclusivamente a ripianare i deficit di spese per il personale, per interessi passivi ecc. ecc.
Che un Ente di sviluppo sia anche costoso subito non lo invento io certamente e qualora cominciasse subito a funzionare con un risultato diciamo positivo avrebbe, ritengo, una troppo pesante contropartita finanziaria.
So che ad avere queste idee non è soltanto il mio Gruppo, ma parecchi altri colleghi del Consiglio che, o tacciono (e sono stati più di uno i gruppi a tacere su una legge di così grande importanza) o tentennano (e taluni tentennamenti pare si siano verificati, salvo poi votare a favore pro bono pacis).
Io non voglio fare eco a chi, dentro e fuori di qui, pensa che l'ESAP è o diventerà un carrozzone. Penso alla tradizionale correttezza tutta piemontese e faccio forza su di me per non crederci. Però fuori, nelle campagne, qualcuno lo pensa già, io l'ho sentito dire. Sta alla Giunta ed al Consiglio riflettere se è il caso di andare avanti, magari pensando che presto la crisi economica che ci investe potrà essere solo un brutto ricordo, e portare agli agricoltori questo Ente come la fine di ogni loro preoccupazione. Oggi però ripeto, se licenzieremo la legge, il nostro giudizio non potrà essere positivo perché è nostro intendimento votare solo spese utili, quali quelle di interventi in agricoltura, e sopprimere le spese inutili quali quelle di istituzione di un ente.
La questione, come sempre, è politica. Il mancato accoglimento di alcuni nostri emendamenti agli artt. 2, 9, 11 e 16 danno alla Giunta un potere discrezionale troppo ampio sicché si pone anche il pericolo che l'Ente possa diventare uno strumento di pressione politica, soprattutto se si tiene conto che entrerà in funzione alla vigilia delle prossime elezioni.
Per tutti questi motivi il gruppo liberale, pur ribadendo che la sua opposizione non è pregiudiziale sul merito della legge, dichiara che il suo voto sarà contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchesotti, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Signor Presidente, colleghi, il testo della legge che abbiamo discusso in Consiglio per l'istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo è il risultato di una lunga discussione e quindi di un compromesso, tra la proposta di legge del Gruppo comunista, la n. 13 ed il disegno di legge della Giunta, n. 60. Chi conosce sia l'uno che l'altro testo potrà convenire con me che né l'uno né l'altro si riconoscono nel testo in discussione.
Il dibattito ha posto in luce elementi positivi e, a nostro avviso, una serie di elementi negativi che caratterizzano la legge, così come è stata presentata al Consiglio, e come i miei compagni, negli Interventi e nella discussione generale sugli emendamenti, hanno sottolineato.
Occorre dire pertanto che abbiamo contribuito a far sorgere l'Ente di sviluppo agricolo e che riteniamo di poter contribuire in avvenire a migliorarlo e a fare in modo che sia uno strumento a disposizione di una politica non fallimentare verso l'agricoltura.
L'accettazione del nostro emendamento all'art. 2 ha migliorato consistentemente tutto il testo.
Vi sono stati, nel corso del dibattito, dei contrasti acuti sui poteri del Consiglio e della Giunta, sui poteri di controllo della minoranza, sui poteri dei Comuni, sulle deleghe, sui piani, ecc. Lo scontro non è nuovo si trascina da tempo e sottolinea sempre più scelte che noi non condividiamo e che si evidenziano purtroppo anche in alcuni articoli della legge. Noi pensiamo però di non dover giudicare la legge di istituzione dell'ESAP in relazione a questi contrasti anche se, lo dobbiamo sottolineare, non abbiamo capito e continuiamo a non capire come mai una maggioranza di centro sinistra debba escludere le minoranze dal controllo (elezione dei Sindaci) in un momento politico assai serio per quanto riguarda gli enti e i poteri separati, Questo è stato un atto politico che le forze che dominano o che tendono a dominare la Giunta di centro sinistra hanno probabilmente imposto.
Così, noi giudichiamo la situazione politica e naturalmente ci battiamo perché, non solo migliori, ma si trasformi e vada avanti più speditamente.
Se l'Ente di sviluppo agricolo dovesse corrispondere alla relazione che il Consigliere Bianchi ha presentato al Consiglio, sarebbe una cosa buona da prendere in considerazione; abbiamo già dimostrato che non è così, ma vedete, c'è anche chi nella DC, il gruppo del relatore, ha paura persino delle parole. A me pare che tale paura non sia una dimostrazione di forza (non dico che non sia una dimostrazione di potere) ma al contrario sia una manifestazione di debolezza, perché è in stretto legame con un atteggiamento conservatore, non più condiviso dai coltivatori diretti e con una politica agricola ormai fallita. C'è qualcuno che pensa di poter usare l'Ente di sviluppo agricolo per continuare ad imporre una politica che ormai è fallita, ecco la debolezza. Certo, si può anche avere il potere di imporre certe cose, ma non si può avere il potere se non si ha la capacità politica di cambiare indirizzo politico, di rispondere alle esigenze dell'agricoltura italiana.
L'Ente non sorge con chiarezza, c'è stata confusione nella DC e credo anche nella maggioranza e ciò è dovuto al modo sbagliato di vedere gli strumenti, intesi come elementi essenziali per fare politica, invece non si può usare uno strumento per decidere la linea politica.
Si ha l'impressione che la volontà di usare uno strumento tecnico, per continuare ad imporre una politica sbagliata, prevalga ancora in certi gruppi della maggioranza, c'è cioè la tendenza ad usare l'ESAP per imporre all'agricoltura soluzioni sbagliate e per continuare a far pagare ai coltivatori diretti i gravissimi costi di una politica economica che mostra il suo completo fallimento.
E' stato rilevato con chiarezza di argomentazioni nel corso del dibattito come le posizioni da noi sostenute e respinte dalla maggioranza impegnino le forze del centro sinistra ad affrontare gli urgenti problemi politici.
Qualcuno di fronte alle nostre argomentazioni, può anche sorridere, pu anche ritenere che la "bonomiana" con la forza del numero possa ancora riuscire a far passare politiche sbagliate.



ZANONE Valerio

Si chiama ancora così?



MARCHESOTTI Domenico

Coltivatori diretti, ma ci siamo capiti lo stesso.
Abbiamo un'agricoltura in dissesto, con conseguenze gravi per l'economia del nostro Paese e per la bilancia commerciale. La responsabilità, lo sappiamo, è della DC, che con la approvazione dei coltivatori diretti (i dirigenti dei quali continuano in questo Consiglio Regionale a sentirsi onorati di condividerne le responsabilità) non ha voluto e non vuole, cambiare la politica fallimentare. Invece c'è bisogno di mutarla e di usare lo strumento per riuscire davvero a realizzare gli obiettivi che la Giunta di centro sinistra ha enumerato nel suo programma e che noi abbiamo valutato in termini positivi.
La legge costitutiva dell'Ente di sviluppo agricolo poteva essere un'occasione per dimostrare di voler iniziare a mutare indirizzo politico e modo di fare politica. Dobbiamo dire che dai contrasti che sono sorti in questo Consiglio Regionale non ci sembra siano prevalse ancora le forze che con un indirizzo politico nuovo vogliono affrontare i problemi dell'agricoltura. Quindi, la legge così com'è non può avere il nostro voto favorevole. Sappiamo che vi è uno scontro in atto tra coloro che vogliono portare avanti la politica fallimentare ed i lavoratori dell'agricoltura i quali vogliono, giustamente, una nuova politica agraria rispondente ai loro interessi e a quelli del Paese. Sottolineo questo aspetto perché oggi discutere con i coltivatori diretti, porre i loro problemi vuol dire porre i problemi economico-sociali del nostro Piemonte e del Paese. Noi abbiamo fiducia nella lotta unitaria dei coltivatori diretti e dei lavoratori della campagna i quali a nostro avviso, interverranno massicciamente per cambiare politica e per usare lo strumento che ci apprestiamo ad istituire in modo democratico, costruttivo ed anticorporativo. Noi lavoriamo per questi obiettivi, perciò il nostro voto sulla legge sarà di astensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, io Le chiedo scusa se stamattina, quando Lei mi ha chiamato, non ero presente. L'assenza è stata causata da un impegno professionale e l'intervento che avrei dovuto svolgere sin dalla scorsa seduta durante la quale si era iniziato il dibattito sull'Ente di sviluppo agricolo, non per colpa mia è rimasto disatteso.
Io Le do atto della Sua correttezza, ma Le confermo che la colpa non è mia, semmai della Magistratura con la quale avevo un impegno indifferibile.
Il voto favorevole del Gruppo socialista sulla legge relativa all'Ente di sviluppo agricolo si fonda su queste considerazioni. La costituzione dell'ESAP, anche per il fatto che si realizza dopo un iter piuttosto travagliato e complesso, con una pluralità di proposte legislative, alle quali è stato fatto un richiamo proprio adesso, e di testi normativi in mezzo ad un vero e proprio diluvio di emendamenti soppressivi e modificativi, ci consente di fare una prima valutazione positiva sulla volontà politica della Giunta di attuare, nei limiti di tempo previsti, il programma accolto dalla maggioranza del Consiglio Regionale.
Il documento di proposta delle linee politiche ed amministrative che accompagnava la formazione della Giunta, proponeva la sollecita approvazione delle leggi istitutive degli enti di sviluppo, primo fra tutti l'Ente di sviluppo agricolo. La successiva relazione del Presidente della Giunta, riconfermando l'individuazione dell'ESAP come strumento operativo destinato a formare i piani agricoli per aree omogenee, a curarne l'attuazione, ad affrontare i problemi della commercializzazione dei prodotti agricoli e a favorire la formazione di servizi aziendali collocava la sua istituzione fra i compiti prioritari della ricostituita maggioranza di centro sinistra.
L'impostazione data all'ESAP colloca l'azione dell'Ente di sviluppo nel quadro del piano regionale di sviluppo socio-economico, della programmazione nazionale, della politica comunitaria e si fonda, dal punto di vista delle caratteristiche istituzionali, sull'esigenza che l'Ente si ponga come reale strumento di razionalizzazione del settore agricolo, con il collegamento a precisi piani di ristrutturazione e di sviluppo ad una larga promozione della imprenditorialità, e ancora sulla necessità che l'Ente, quale strumento della pubblica amministrazione, sia capace di realizzare interventi organici nei riguardi delle reali esigenze aziendali e zonali.
L'istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo e la sua configurazione operativa prevista all'art. 2 della legge, intende ovviare agli errori sin qui commessi dall'intervento dello Stato in materia di politica agraria questi errori sono principalmente: la carenza di un'impostazione del pubblico investimento coerente al concetto di programmazione non derivante da una concezione settoriale; l'incapacità degli organi preposti a valutare le opportunità e le convenienze di singoli interventi; il carattere dispersivo degli interventi; la mancanza di coordinamento dell'attività di diversi organi e uffici.
Ci sembra altresì valida la linea seguita nella legge di evitare la costituzione di un organismo appesantito da compiti complessi e numerosi e pertanto aggravato da apparati funzionali altrettanto complessi e numerosi e quindi necessariamente burocratizzato; limitando i compiti dell'Ente di sviluppo agricolo all'essenziale si è affermato l'impegno della Regione ad un'azione diretta verso altre finalità non comprese in quelle proprie dell'Ente di sviluppo ed individuate dalla norma costituzionale e dal decreto delegato di trasferimento.
I compiti principali affidati all'ESAP, i piani zonali e lo sviluppo delle integrazioni verticali consentono il preciso riferimento nella determinazione delle attribuzioni al piano regionale di sviluppo ed alle linee di intervento in esso contenuto.
L'Ente di sviluppo agricolo può quindi dare un importante contributo alla soluzione dei problemi dell'agricoltura piemontese.
I problemi posti dalle direttive comunitarie, delle quali abbiamo discusso recentemente in questo Consiglio, trovano alla lettera e) dell'art. 2 una specifica ed esatta individuazione. Siamo d'altra parte convinti che ciò possa avvenire alla sola condizione che l'ESAP non si ponga sul piano della difesa di interessi corporativi costituendosi in corpo separato dalla Regione, ma se saprà svolgere i suoi compiti secondo l'indirizzo di fondo di questa legge.
La Regione è e deve restare il soggetto primo dell'attività programmatoria e giustamente si deve riservare larghi poteri di controllo e di intervento; questa è la garanzia più valida ed opportuna per una costante ed attenta verifica della corrispondenza dell'attività dell'ESAP alle scelte politiche programmatiche della Regione.
L'Ente di sviluppo agricolo, come portatore di capacità e di servizi, e non come portatore di una sua specifica volontà, espressione delle forze rappresentate nel Consiglio di amministrazione, risolve positivamente il problema dei rapporti fra le Comunità montane e lo stesso ESAP; la struttura delle Comunità formate dai Comuni di un territorio economico e sociale omogeneo, la composizione dei loro organi deliberanti ed esecutivi la somma dei poteri ad esse conferiti configurano un organismo di natura prettamente rappresentativo. Ora, la presenza nei territori montani delle rispettive Comunità renderebbe certamente più difficile il rapporto fra di esse e l'Ente di sviluppo agricolo se a questo fosse riconosciuta una natura rappresentativa in luogo di quella esclusivamente funzionale che emerge dalla legge.
In questo modo si accresce la generale convenienza per le Comunità montane di non avvalersi della facoltà loro concessa di costituire un proprio ufficio e Comitato tecnico ai fini della preparazione ed esecuzione dei piani zonali, secondo la previsione della lettera c) dell'art. 2 della legge.
I compiti attribuiti dalla legge sia alla Comunità che alle Regioni in materia di organizzazione di territori montani offrono un'occasione di notevole importanza all'Ente di sviluppo per manifestare la sua capacità di assistenza tecnica; è così consentito alla Regione di avviare da parte sua rapidamente, le procedure della programmazione della cui responsabilità sia le stesse Regioni, sia le Comunità sono direttamente investite ai rispettivi livelli di competenza. Ugualmente positiva è la previsione contenuta alla lettera g) dell'art. 2 relativa alla prestazione della garanzia fidejussoria per il finanziamento dei piani.
Abbiamo rilevato, proprio in occasione della discussione sul disegno di legge Natali, il difetto di una previsione fidejussoria regionale in ordine alla politica delle strutture. La facoltà di prestazione attraverso l'ESAP riporta, almeno per quanto attiene alla volontà politica del nostro Consiglio, i compiti della Regione nell'alveo della norma costituzionale e degli interventi programmatici istituzionali. E ci sembra oltretutto corrispondente ad una linea che potremmo definire di politica creditizia della Regione Piemonte che ha già trovato una definizione legislativa concreta in leggi regionali già votate dall'assemblea ed altrettanto chiaramente delineate in proposte e disegni di legge attualmente all'esame delle Commissioni o di prossimo esame da parte del Consiglio.
Complessivamente riteniamo di poter dare un giudizio positivo sulla legge. Se alcune norme si discostano da punti di vista e da impostazioni particolari che hanno formato oggetto di atteggiamenti, di posizioni, di proposte da noi assunte lungo l'iter legislativo, ci preme d'altra parte rilevare che il risultato raggiunto con il definitivo varo della legge possa considerarsi prevalente su ogni altra considerazione che non sia di sostanza, ritardo con cui la Regione adotta questi strumenti, che la generalità degli amministratori e degli operatori sociali, economici ed agricoli considerano essenziali ai fini dello sviluppo programmato dell'attività della Regione nel settore dell'Agricoltura, ci induce a sollecitarne l'immediata messa in moto.
L'esame annuale previsto dall'art. 15 ci consentirà di valutare gli aspetti positivi e quelli eventualmente negativi della legge. Vale per l'ESAP quanto abbiamo detto per l'attuazione delle direttive comunitarie si tratta di una fase di avvio necessariamente sperimentale e solo l'esperienza che con esso verrà a maturarsi potrà suggerirci ogni altra opportuna e conseguente modifica.
L'istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo è il primo passo, ma proprio perché sull'agricoltura si gioca larga parte della credibilità dell'istituto ragionale che in materia di agricoltura ha competenza primaria e quasi esclusiva, non può che essere l'avvio di un programma più ampio che è quello stesso su cui si regge l'attuale Giunta alla quale il nostro partito dà il suo appoggio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la nostra dichiarazione di voto contrario sarà telegrafica.
In sede di dibattito generale noi abbiamo svolto un lungo e documentato intervento per esporre le ragioni in forza delle quali ad avviso nostro era da accogliersi il suggerimento di tenere una posizione fortemente critica nei confronti del disegno di legge istitutivo dell'ESAP. Alla chiusura del dibattito generale abbiamo poi proposto un ordine del giorno per il non passaggio agli articoli, illustrando le ragioni che, sempre ad avviso nostro, (ma in questo caso e per la verità non soltanto ad avviso nostro se è vero, come è vero - e vogliamo dirlo ancora una volta - che le medesime ragioni erano state illustrate e sottolineate nel suo primo intervento dal Consigliere Calleri), suggeriscono o dovrebbero suggerire la sospensione almeno temporanea dell'istituzione dell'ESAP.
Abbiamo ascoltato con sincero interesse la dichiarazione che è stata resa poc'anzi, a nome del gruppo liberale, dal Consigliere Gerini, abbiamo preso atto che il Consigliere Gerini ha ripetuto in sede di dichiarazione di voto le stesse argomentazioni che noi avevamo portato innanzi all'assemblea stamane con l'ordine del giorno di non passaggio agli articoli; ci consenta il Consigliere Gerini, siamo rimasti soltanto sorpresi che dopo una simile dichiarazione di voto, stamane si sia astenuto in sede di votazione sull'ordine del giorno da noi proposto.
Durante l'esame dell'articolato di legge abbiamo poi presentato e svolto molti emendamenti, 14 per l'esattezza (e non lo diciamo per una presunzione statistica, ma sono tanti quanti ne ha presentati il gruppo comunista che pure viene privilegiato, signor Presidente della Giunta, come la sola opposizione da considerare in quest'aula...)



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma non attraverso agli emendamenti!



CARAZZONI Nino

......nel tentativo di eliminare o di raddrizzare le molte storture che sono presenti in gran numero in questo progetto di legge e che verranno a condizionare l'attività dell'Ente stesso sin dal suo inizio.
Tutto questo abbiamo fatto nel quadro di una critica non preconcetta ma costruttiva, responsabile, convinta, una critica - ci sia consentito aggiungerlo - che qualche fondamento doveva pure averlo se è vero, come è vero, che su qualche nostro emendamento, secondo quanto si va sussurrando la Giunta stessa si è trovata in una qualche difficoltà al punto che stamane - se è vero quello che si va dicendo - addirittura si è rasentata una spaccatura, forse evitata solo dal fatto che gli Assessori socialisti esattamente come il capogruppo socialista, stamane non stavano a quella riunione di Giunta e non hanno quindi potuto assumere una certa posizione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non dia mai credito ai sussurri!!



CARAZZONI Nino

Noi non diamo credito ai sussurri, li interpretiamo! D'altra parte in questo caso sarebbe dare credito alla possibilità che il Partito socialista lasci le ben remunerate poltrone di Giunta per una questione di principio il che non è nell'etica socialista.
Ripetere adesso e per dichiarazione di voto finale i motivi del nostro dissenso ci sembrerebbe cosa davvero oziosa e superflua, essi sono presenti in tutte le fasi dell'opposizione, della ragionata opposizione che ci siamo permessi fin qui ricordare, che ci onoriamo di avere interpretato e condotto, che affidiamo in serena coscienza al giudizio esterno dell'opinione pubblica in genere o del mondo agricolo in particolare.
Noi votiamo votiamo contro l'ESAP perché convinti che l'Ente di sviluppo sia un baraccone intempestivo, inopportuno, inutile. Votiamo contro l'ESAP perché sicuri che l'Ente di sviluppo, così come proposto, sia una sovrastruttura demagogica, costosa, pericolosa; votiamo contro l'ESAP perché certi che l'Ente di sviluppo proposto sia destinato a diventare soltanto uno strumento di controllo e di pressioni nelle mani della Coltivatori diretti, cioè della DC innanzitutto e, sia pure in diverso modo od in misura minore, nelle mani dell'Alleanza contadini e cioè del partito comunista, così realizzando nelle campagne, sulle attese e sulle speranze degli agricoltori piemontesi, quel compromesso storico contro il quale siamo impegnati a batterci con tutte le nostre forze.
Votiamo contro l'ESAP infine, nella convinzione che questa e questa soltanto possa e debba essere la posizione di quelle forze politiche che come la nostra, come il MSI Destra nazionale intendono davvero battersi seriamente e concretamente in favore dell'agricoltura piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

L'Ente di sviluppo agricolo nasce, come notava questa mattina il collega Bianchi, esente da toni trionfalistici. Lo stesso dibattito e la precedente lunga maturazione della legge che ha presieduto alla creazione dell'Ente di sviluppo agricolo onde comporre tutti gli elementi di discussione che si sono presentati nel corso del suo cammino contribuiscono a questo tono non dico dimesso ma comunque che non pretende di risolvere tutti i problemi dell'agricoltura piemontese, né di trasformare da un giorno all'altro delle situazioni, ma cerca di operare concretamente per correggere, per programmare, per coordinare gli sforzi di tutte le categorie, di tutti gli operatori economici del settore.
Che i problemi dell'agricoltura piemontese e dell'intero Paese siano gravi e la situazione tale da imporre dei rimedi, credo sia inutile ripeterlo perché lo abbiamo detto più volte in quest'aula, ma proprio per questo riteniamo che l'Ente di sviluppo possa rappresentare un modo di affrontarli organicamente, evitando i cedimenti alle spinte corporative che sono naturalmente umane e logiche in ogni settore di attività, ma non è umano e non è logico che degli uomini politici soggiacciano ad esse evitando quelle spinte corporative che qualche volta sono state anche presenti in quest'aula quando si è trattato di varare dei provvedimenti nei confronti dell'agricoltura. Un Ente che copre tutto il territorio piemontese e nel quale sono presenti possono trovare una mediazione tutte le componenti del mondo agricolo può affrontare in un quadro organico che copra tutta la Regione, questi problemi.
Noi riteniamo però particolarmente importante che la Regione consideri l'Ente di sviluppo agricolo come lo strumento di una sua politica nel campo dell'agricoltura per tutta la Regione piemontese e non, come molte volte è successo nel nostro paese, di fronte a quelli che ormai si chiamano abitualmente i corpi separati, i poteri separati, che l'Ente una volta creato, proceda, in modo autonomo e se ne faccia l'avvocato difensore o peggio, come qualche volta è successo, un complice per omertà.
Se la Regione saprà avvalersi delle sue responsabilità noi siamo persuasi che la legge, che l'Ente, che il nostro lavoro di oggi potranno trovare il confronto di un risultato positivo per quell'agricoltura piemontese che è una componente ineliminabile della nostra economia e direi anche della vita e della società piemontese.
Con questa fiducia noi diamo il nostro voto favorevole alla legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'ormai lontano ottobre del 1972, quando iniziammo in sede di Commissione la discussione sull'ESAP, era difficile prevederne il risultato conclusivo, cosa che invece possiamo prevedere oggi e non esitiamo a definirlo un risultato altamente positivo.
Perché? Perché a parte le dichiarazioni del collega Carazzoni, d'altro canto scontate, infarcite dei soliti preconcetti e del solito ipercriticismo, la posizione dei colleghi che mi hanno preceduto inducono la DC a considerare positivo il trascorso iter dell'Ente di sviluppo e il dibattito che stiamo per concludere.
Lo stesso atteggiamento del PCI, è d'uopo riconoscerlo, è stato serio avallato dalla dichiarazione di astensione e dall'aver precedentemente affermato che il testo, dalla sua fase originaria, ha fatto segnare notevoli miglioramenti. E anche in ciò sta non tanto la ottusità iniziale di questo o quell'altro Gruppo politico, quanto la validità di aver portato avanti un dibattito serio e democratico.
Il "no" del Partito liberale, espresso dal collega Gerini, è stato un "no" ampiamente giustificato e pur sempre serio e responsabile. Per cui non è fuor di luogo affermare che dal contrasto delle note si sta una volta ancora per creare l'armonia del suono e l'armonia del suono, colleghi Consiglieri, si manifesterà concretamente il giorno in cui l'ESAP dimostrerà di essere veramente lo strumento che noi abbiamo prefigurato e che è stato voluto dalla maggioranza.



CARAZZONI Nino

E' la suonata dell'agricoltura piemontese!!



MENOZZI Stanislao

Ci sono dei suoni piacevoli, altri sempre sgradevoli soprattutto quando provengono da certi tromboni riecheggianti musiche superate e stonate.
La DC ritiene altresì che il varo dell'ESAP sia un atto altamente qualificante per la maggioranza, soprattutto per la Giunta la quale viene a testimoniare la sua volontà operativa e direi che incomincia proprio con l'ESAP a mantener fede ad uno dei suoi primi impegni programmatici. Il mondo della produzione agricola piemontese non potrà non rilevare positivamente questo fatto.
E' stato altresì osservato che si poteva o si sarebbe potuto soprassedere, utilizzando i mezzi finanziari che il testo in fase di definitiva approvazione contempla, per altri interventi. Io dico che se è vero, come è vero, collega Marchesotti, che uno strumento non sempre pu qualificare una politica e può significare un atto politico, è altrettanto vero che senza determinati strumenti, soprattutto se organici, se razionali non è possibile fare della politica. E l'Ente di sviluppo a noi pare (e per questo l'abbiamo caldeggiato e per questo a nome del gruppo della DC dichiariamo voto favorevole) uno strumento essenziale per favorire quel processo di adeguamento e di aggiornamento strutturale e infrastrutturale tanto invocato dai veri imprenditori agricoli, convinti come siamo che così si possano raggiungere risultati di natura sociale, economica e soprattutto politica perché è un organismo il quale, checché se ne pensi, ha lasciato spazio anche alla partecipazione, in aderenza al disposto statutario che regge e che caratterizza l'azione di questo Consiglio Regionale. Questo Ente lo abbiamo desiderato e con i nostri precedenti interventi e con quello del relatore collega Bianchi abbiamo ribadito che non volevamo l'Ente tanto per farne di ogni erba un fascio e per agire presuntuosamente investendovi tutti i settori dell'agricoltura piemontese, ma per individuare alcuni fondamentali aspetti del settore, cosa che mi pare il testo faccia chiaramente. Come è possibile pensare di fare una politica stimolante, incentivante senza vedere lo stato di débacle nel quale vincono la cooperazione e l'associazione? Come capire i problemi strutturali ed infrastrutturali, senza un organismo il quale possa, rispettando gli indirizzi che da questo Consiglio dovranno scaturire, e in aderenza alla CEE, attuare quei piani di sviluppo aziendale che costituiscono la "conditio sine qua non" per la realizzazione della politica comunitaria? Come non capire che per certi piani di sviluppo non si può prescindere da una politica del credito e che il testo in discussione contempla, come aspetto innovatore, interventi di natura fidejussoria non solo nei confronti delle aziende associate, ma anche delle aziende individuali? Se ciò significa corporativismo, politica di potere e di conservazione ebbene, ci sia consentito affermare che la DC è orgogliosa di essere conservatrice e corporativista. Io penso, colleghi Consiglieri, che se vogliamo mantener fede agli impegni che quel testo e i suoi punti qualificanti sottolineano, dobbiamo fare in modo che l'Ente eviti il processo di burocratizzazione, eviti la colonizzazione dell'agricoltura non svolga funzioni estranee ai compiti primari per i quali è chiamato ad operare e sappia recepire e con puntualità attuare la politica del Consiglio Regionale. Questo è un impegno che dobbiamo mantenere e dal quale deve scaturire in ognuno di noi quella forza e quella volontà politica di dare vita ad un ente che sia in perfetta aderenza alla volontà dei produttori agricoli che lo attendono.
Concludo dichiarando il voto favorevole del mio Gruppo e nel contempo formulo un augurio (chiedo scusa se unisco il sacro al profano): possa imitare l'Ente di sviluppo il buon Samaritano, curare quell'ammalata che si chiama agricoltura, sorreggerla, contribuire a lenire e a sanare le sue ferite per poter provare un giorno l'orgoglio di dire adesso va e cammina quel giorno, come affermammo nel nostro intervento e in aderenza a quanto previsto nell'art. 20 della legge in approvazione saremo ben lieti, in questo Consiglio, di chiederne l'abolizione.



BERTI Antonio

Come dissero quando costituirono la Cassa del Mezzogiorno "va e cammina"!!...



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare, per cui hanno termine le dichiarazioni di voto.
Si deve ora passare alla votazione del testo nella sua interezza.
"Istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte".
Si proceda alla votazione dell'intero disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione finale.
Presenti e votanti n. 38 Hanno risposto sì n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri Il disegno di legge è approvato.


Argomento: Opere pubbliche

Interpellanze del Consigliere Rossotto e interrogazione dei Consiglieri Berti, Ferraris e Rivalta sulla costruzione dell'autostrada Torino Pinerolo


PRESIDENTE

Era prevista, all'apertura della odierna tornata di lavori, la risposta del Presidente della Giunta alle interrogazioni illustrate nella passata seduta in ordine alla questione della autostrada Torino-Pinerolo. Per accordi intervenuti, questa risposta è stata rinviata al termine di questa seduta.
Darei pertanto la parola al Presidente della Giunta per la sua esposizione in merito al problema suddetto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' esatto quello che era stato detto nella riunione passata, che già in quest'aula, ma con diversa composizione dell'Assemblea, nel 1968 e nel 1969 si era incominciato a parlare proprio della diramazione Torino-Pinerolo facendone allora essenzialmente motivo di completamento dell'asse attrezzato, del potenziamento del sistema autostradale tangenziale di Torino, di cui proprio in quel periodo di tempo era in fase di costruzione la prima parte, relativa alla tangenziale sud, e come collegamento della zona di maggiore futuro insediamento industriale con l'area metropolitana ed è altrettanto vero che già in quella occasione vi erano state voci di dissenso frammiste a moltissime voci di consenso.
Fatta questa premessa, devo ai Consiglieri una relazione abbastanza precisa, più tecnica, direi, che non politica, perché si possa dalla acquisizione di taluni elementi assumere un atteggiamento meditato, pensato e responsabile, come sempre avviene, da parte del Consiglio.
In quel torno di tempo fu commesso da parte della Società Ativa uno studio al prof. Russo Frattasi. Credo di non dover dare molte spiegazioni ai signori Consiglieri sulla composizione della Ativa: è una società a larga partecipazione degli Enti locali, Provincia e Comune, che ne detengono la maggioranza, in compartecipazione di altri enti. Quali titoli di benemerenza dell'Ativa, basterebbe ricordare le realizzazioni dell'Autostrada Torino-Ivrea imbocco Valle d'Aosta (che avrebbe potuto proseguire rapidamente fino ad Aosta se non vi fossero stati sbarramenti a carattere regionale), e della bretella Ivrea-Santhià, che alcuni gruppi torinesi avevano contrastato, dissentendo da questa impostazione, mentre si sta dimostrando uno strumento di grande utilità per il traffico stradale sia pesante (per chi frequenta quella strada come la frequento io quotidianamente è evidente quanti siano i TIR che scendendo dai due trafori percorrono questa via), sia turistico, in periodo estivo ed invernale interessante il Canavese e la Regione Valle d'Aosta.
Il prof. Russo Frattasi consegnava all'Ativa il risultato dello studio fatto per le previsioni di traffico, che erano tali da incoraggiare decisamente la società Ativa ad affrontare il problema con la certezza che l'esecuzione di questa opera avrebbe assicurato un vantaggio anche di natura economica a compenso dell'impegno finanziario che si sarebbe dovuto assumere, oltre a soddisfare esigenze di traffico industriale ed anche di grande viabilità. La Torino-Pinerolo, infatti, costituisce praticamente il naturale potenziamento delle strutture che esistono adesso, ed è premessa anche per quei collegamenti che ad un certo momento dovranno stabilirsi a livello regionale, per esempio verso Cuneo, l'unico capoluogo di provincia in Piemonte, non collegato al sistema autostradale piemontese ed italiano.
C'era poi anche un aspetto di carattere internazionale, venuto meno non per prese di posizione da parte italiana ma per prese di posizione della parte francese, che, dopo avere stimolato la realizzazione del traforo del Colle della Croce, volse il suo sguardo ad altra soluzione di traforo; il che ovviamente, ha scollegato quello che era il primo momento di previsione dell'esecuzione di quest'opera.
Occorrerà che i signori Consiglieri tengano presente - in proposito ho voluto documentarmi, procurandomi i relativi atti in copia conforme - che il progetto di massima della Torino-Pinerolo, intesa allora come diramazione, ho precisato, del sistema tangenziale di Torino, è stato presentato dalla Società Ativa all'Anas nel marzo '70, quando la Regione non esisteva e si era in fase elettorale di preparazione alla costituzione della stessa.
L'Ativa aveva nel gennaio '70 ottenuto parere favorevole alla realizzazione dell'opera anche sotto il profilo urbanistico (le interrogazioni fanno accenno e riferimento anche a questo aspetto, che è indubbiamente rilevante) da parte del Provveditorato regionale delle Opere pubbliche, allora competente, che testualmente dichiarava il tracciato proposto coincidente con gli strumenti urbanistici in vigore (siamo al gennaio '70, e anche di questo parere favorevole ho il testo). Il 16 giugno '70 il Ministro dei Lavori pubblici, con suo decreto n. 1150, di cui sono in possesso, approvava il progetto di massima della Torino-Pinerolo come parte integrante del sistema autostradale tangenziale di Torino.
Successivamente a fine ottobre del 1972, il decreto interministeriale n.
3954 (Ministri dei Lavori pubblici, del Bilancio, della Programmazione economica, del Tesoro) approvava e rendeva esecutiva la convenzione intervenuta fra l'Anas e l'Ativa, comprendente il progetto attuale della rete (anche di questo documento ho copia).
Con decreto del Ministro di Lavori pubblici n. 2615, in data 1 settembre 1973, si determinava l'importo, a base d'asta, dei lavori relativi alla Torino-Pinerolo in 10 miliardi e 172 milioni; somma cui erano da aggiungersi 2 miliardi e mezzo circa per espropri e indennizzi, 2 miliardi circa per lavori previsti come complementari (spostamenti ed imprevisti) e 1 miliardo circa per spese di progettazione, collaudi, spese generali, per un totale presunto, quindi, di 15 miliardi 672 milioni. Lo stesso decreto fissava all'art. 8 i termini entro i quali dovevano iniziarsi e dovevano aver termine le espropriazioni previste per la esecuzione dell'opera ed i lavori di costruzione della Torino-Pinerolo.
Questa la cronistoria, che è necessario fare per trarre delle conclusioni e ricavare delle deduzioni. Veniamo alla situazione attuale. E' stato qui ricordato, nella sommaria discussione svoltasi nella seduta passata, come da parte di taluni enti sia stato rilevato che oggi, in condizioni mutate rispetto al momento della concessione, nel 1970, il problema può essere visto, attraverso una meditazione ed un ripensamento in termini anche diversi da quelli in cui si era visto in allora. E' stata citata in quest'aula questa presa di posizione da parte del Sindaco della città di Pinerolo che io non ho udito con le mie orecchie ma così è stato riferito in questa sede. Manifestazioni del genere sono state portate all'attenzione ed anche alla considerazione personale del Presidente della Giunta, che ha ricevuto nei giorni scorsi organizzazioni, enti rappresentanti sindacali, portavoce di questa situazione che si è venuta a determinare, sollecitando l'intervento della Regione in una qualche direzione che è stata prospettata.
Per la società Ativa, attualmente la situazione, per quanto ho potuto accertare, è questa: gli stati di consistenza dei terreni da acquistare sono stati eseguiti per l'intera autostrada; i decreti prefettizi di occupazione d'urgenza per tutti questi terreni - a parte il settore particolarmente impegnato, quello della agricoltura, per cui vi furono lagnanze particolari con il dire che una quota massiccia dell'agricoltura avrebbe risentito di questa costruzione, con la sottrazione alla coltivazione di circa due milioni di metri quadrati di terreno - sono stati emanati per l'intera autostrada; sono stati acquisiti finora terreni per un ammontare di mezzo miliardo di lire, sui due miliardi e mezzo previsti come importo globale, e sono in corso trattative, per quanto ho appreso dall'Ativa, per il completamento di altri pagamenti in questa direzione. La Società Ativa, per la esecuzione dell'opera, ha dovuto affrontare problemi che derivano e dipendono dalle interferenze elettriche e tecnologiche, da risolvere con lavori in parte già eseguiti, in parte in corso di esecuzione, per un importo di cento milioni rispetto ai 300 previsti in totale. I lavori complementari sono stati eseguiti, e sono in parte ancora in corso di esecuzione, per un importo di 100 milioni sugli 800 previsti come spesa complessiva. La progettazione esecutiva è totalmente ultimata.
Gli appalti dei lotti sono stati tutti effettuati, come risulta anche dalle pubblicazioni sui giornali, ivi compreso il Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte.
Le interrogazioni proposte, il discorso svoltosi e l'intervento dei terzi interessati al problema tendono a chiedere alla Regione un intervento. Dobbiamo pertanto vedere se questo intervento, in termini positivi e concreti, corretti, giuridici, politici, sia consentito ammissibile, quale debba essere, in quale direzione si possa svolgere o se per caso non sia fattibile. Dobbiamo evidentemente, tenendo conto delle sollecitazioni e delle richieste dirette ad ottenere una eventuale sospensione dei lavori - si è parlato sempre di sospensione, che non esclude la ripresa - prendere in considerazione la entità dei danni che deriverebbero alla società concessionaria da una eventuale sospensione dei lavori, non da una inesecuzione dei lavori, tenendo conto appunto dei lavori che sono stati già eseguiti, dei terreni che sono stati acquisiti delle spese di progettazione effettuate e pagate, dei vari contratti di fornitura e di appalto stipulati. Un calcolo evidentemente approssimativo farebbe oscillare l'importo di questi anni, di cui si graverebbe l'Ativa intorno ad un ordine di grandezza fra i 5 e i 6 miliardi, con prevedibili strascichi giudiziari, che si sa sempre come incominciano e non si sa mai come e quanto finiscono.
L'Ativa gode, come del resto tutte le concessionarie a capitale prevalentemente pubblico, della garanzia dello Stato sui muti contratti per la costruzione delle opere a norme della legge 287 del 1971: quella legge però, non fa alcuna previsione per il finanziamento delle opere che restino interrotte, e per la esecuzione delle quali siano stati stipulati regolari mutui. C'è quindi da domandarsi - l'interrogativo riguarda l'Ativa, ma tocca anche la responsabilità nostra - con quali proventi, con quali mezzi se l'opera non viene realizzata, potranno essere rimborsati tali mutui.
Nelle interrogazioni, e più ampiamente ancora nei discorsi si è proposto di utilizzare diversamente il denaro che era stato destinato alla realizzazione dell'autostrada: costruzione di ospedali, scuole, case. Ora l'Ativa, per poter finanziare l'opera, si è rivolta, evidentemente, al mercato finanziario normale, ed ha stipulato quei mutui, garantiti dallo Stato, di cui ho detto, a norma della legge 287 del 1971 (da rilevare che il contributo che lo Stato dà, nel caso concreto, è comunque in tutte le convenzioni per opere di questo genere - è puramente simbolico, in cifra fissa, non variabile a seconda dell'importo delle opere che sono eseguite).
Così stando le cose, se l'opera non viene realizzata si può affermare correttamente che si potrebbero far indirizzare i finanziamenti che sono stati previsti verso altre opere pubbliche? Nessuna norma esiste fino a questo momento che consenta un tale dirottamento, nessuno strumento legislativo prevede che le società concessionarie di autostrade, ove interrompessero la esecuzione di opere assentite e convenzionate, possano disporre questo dirottamento.
Si è sottolineato nelle interrogazioni il particolare danno che deriva da questa costruzione dell'autostrada all'agricoltura. Certo, le autostrade si fanno attraversando fondi, poderi, terreni, prati, campi, vigne, qualche volta anche abbattendo case, per cui è scontato che per costruirle si sottragga all'agricoltura una certa quantità di terreno, a volte fecondo ricco, altre volte meno apprezzabile come condizione. Qui sono stati citati dati che, per le rilevazioni indirette che si è potuto fare, non corrisponderebbero esattamente alla verità trattandosi invece, secondo i calcoli fatti, di una cifra pur sempre imponente ma notevolmente inferiore pari a circa la metà di quella che era stata indicata attorno ai 4 milioni di metri quadrati.
E' stato sollevato, nelle interrogazioni e nei discorsi svoltisi qui anche il problema relativo alla situazione ambientale ed ecologica che deriverebbe dall'impiego di queste opere, di questi strumenti di costruzione dell'autostrada, per una temuta notevole esondazione dei corsi d'acqua, che potrebbe pregiudicare non soltanto i terreni occupati dall'autostrada ma anche quelli finitimi. Stando ai giudizi che sono stati espressi da coloro che hanno presentato la documentazione perché i Ministeri approvassero l'opera e dessero il via, dovremmo ritenere che anche questo pericolo relativo alla esondazione e la preoccupazione ecologica siano stati valutati.
A questo punto, mi pare che l'interrogativo più pregnante che il Consiglio Regionale può e deve proporsi sia quello di chiedersi che l'Anas nell'approvare la realizzazione di quest'opera, sia stata in qualche maniera inadempiente nei confronti della Regione. Ho indicato le date dei decreti per dimostrare che la concessione è avvenuta prima che la Regione prendesse corpo ed avesse quindi la possibilità di avvalersi di una norma di cui oggi può avvalersi per altri casi, evidentemente non per un caso maturato a monte di questa disposizione legislativa. Tutti loro conoscono il decreto del Presidente della Repubblica 15 gennaio '72 n. 8 di delega alla Regione; all'art. 9 vi è un capoverso che recita: "Alla programmazione degli interventi di competenza statale, ivi compresi quelli di competenza dell'Azienda nazionale autonoma delle Strade ANAS, si provvede sentite le Regioni".
Questa norma di legge, evidentemente, vale dall'entrata in vigore di questo decreto delegato, che, pur portando la data del 15 gennaio '72, è diventato operante il 1° aprile dello stesso anno. Siamo, quindi, di fronte ad un riconoscimento legislativo che pone degli obblighi e dei doveri all'ANAS per tutte le opere che possono impegnare problemi come quello del quale ci stiamo occupando a partire dal 1° aprile del 1972, a norma di questo capoverso. Prima, indubbiamente, non potevamo pretendere nulla dall'ANAS. L'ANAS proprio in questi ultimi tempi, facendosi parte diligente, ha fatto pervenire a tutti i Presidenti delle Amministrazioni regionali, nel settembre del 1973, una circolare, che è stata oggetto di esame da parte degli Assessori nella passata Giunta, ciascuno per la propria competenza, oltre che ovviamente del Presidente Calleri, e che è stata ripresa in considerazione in questi giorni proprio in relazione alle sollecitazioni venute dal Consiglio, con la quale invita a presentare le documentazioni relative alle indagini sui trasporti in tutte le Regioni italiane, per poterli vedere nel loro complesso.
Vi è stata recentemente una riunione dell'ANAS a Roma, proprio la settimana scorsa, e la Regione Piemonte non ha mancato di sottolineare che non si segue il criterio giusto stabilito dal decreto delegato quando si convoca una Regione per sentire il parere su uno o due provvedimenti dovendo invece, nello spirito di questa delega e della legge, considerarsi adempiente l'ANAS soltanto il giorno in cui ponga la Regione in condizioni di valutare l'intero programma che intende sviluppare alla luce e nel confronto di quello che la Regione, a sua volta, sul piano programmatorio ritiene di poter fare.
Questa è la esposizione - forse un tantino lunga, dettagliata, precisa degli elementi che mi è stato possibile raccogliere per arrivare a chiarire a me stesso ed ai singoli Consiglieri che cosa può fare la Regione. Giuridicamente, in questo momento alla Giunta è parso che non vi siano strumenti per un intervento diretto. E' stato sollecitato verbalmente nella passata riunione un decreto del Presidente della Giunta che sospenda questi lavori: il Presidente della Giunta non ha questa competenza, non ha questi poteri. Conseguentemente, il Consiglio deve dare delle indicazioni perché la Giunta possa, alla luce della esperienza e alla luce dei suggerimenti che possono venire, comportarsi in relazione a quella che sarà la volontà espressa dalla maggioranza del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Chiabrando. Ne ha facoltà.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Siccome uno dei motivi principali addotti da chi osteggia la realizzazione dell'autostrada Torino-Pinerolo è il danno che verrebbe arrecato all'agricoltura, desidero, anche per incarico del Presidente aggiungere alcune informazioni atte a completare il quadro, in modo da permettere ai Consiglieri di giudicare compiutamente.
Non mi pare sia proprio il caso di discutere se l'autostrada danneggi o meno l'agricoltura: è un fatto evidente e scontato, sul quale non possiamo che trovarci tutti d'accordo, che un'autostrada, come tutte le opere pubbliche, tutte le strade, gli insediamenti residenziali, si realizza in danno dell'agricoltura. Potrei aggiungere tanti altri casi in cui senz'altro si danneggia l'agricoltura: tutto il progresso che si è sviluppato in questi ultimi anni, in sostanza, è avvenuto in danno dell'agricoltura; e non va dimenticato neppure il danno causato dalla sottrazione ad essa di materiale umano, perché appunto sulle forze di lavoro agricolo che hanno abbandonato appunto l'agricoltura ha poggiato tutto il progresso industriale e nel campo dei servizi.
Ma queste sono valutazioni marginali rispetto al problema che questa sera dobbiamo discutere.
Veniamo ai dati tecnici. L'autostrada dovrebbe occupare una superficie di 2.330 mila metri quadrati, cioè circa 600 giornate, la metà circa della superficie che era stata indicata ultimamente come destinata ad essere assorbita dall'autostrada. Qualcuno ha anche parlato di riduzione di posti di lavoro in agricoltura: se facciamo un piccolo calcolo tenendo conto delle giornate sottratte e della superficie che può lavorare oggi una unità lavorativa, in quella zona, con l'agricoltura cerealicola e la zootecnia giungiamo alla conclusione che la costruzione dell'autostrada toglierebbe lavoro ad una trentina di persone.
Grosse questioni sono state sollevate circa l'indennizzo per i terreni e per l'agricoltura in generale. E' opportuno suddividere il discorso in due parti. L'indennità poteva essere pagata, secondo alcuni, in base alla legge 865 sulla casa, che prevede per quella zona una valutazione dalle 300 alle 375 lire il metro quadrato, con raddoppio, da 600 a 700 lire, qualora ci sia l'affittuario e il coltivatore. L'Ativa, a quanto risulta corrisponde cifre superiori, dalle 800 alle 1000 lire e anche oltre quando il terreno risulti di particolare valore extra agricolo. Un solo fabbricato viene abbattuto e non si tratta di un fabbricato rurale bensì di una costruzione civile. Tutte le trattative perché l'acquisizione del terreno parlare di esproprio è inesatto - sono avvenute in via breve e con trattative tra le parti: immediatamente dopo la conclusione della trattativa (il Presidente già ha detto che sono stati trattati terreni per mezzo miliardo di lire, sulla cifra globale di due miliardi e mezzo) è stato anticipato un acconto del 70% del valore concordato. Aggiungo che con il coltivatore singolo vengono trattati a parte gli indennizzi per i frutti pendenti: ho sentito parlare di circa 200.000 lire per giornata, quindi una valutazione discreta, visto il valore delle coltivazioni in atto in quella zona.
Questi sono i dati di fatto, i dati tecnici essenziali. Cosa possiamo concludere? Che il danno per questa sottrazione di terreni e quindi di posti di lavoro in agricoltura può, deve, secondo noi, essere compensato in modo adeguato, con una indennizzo equo (e quello che si sta pagando pare sia equo), ed occorre vigilare - sarà compito della Regione, se l'opera dovrà proseguire, nel senso che l'Assessorato all'Agricoltura si terrà aggiornato - affinché vengano corrisposti gli indennizzi per i terreni sottratti e per i terreni reliquati, che restano ai margini e quindi perdono di valore, ma anche perché tutte le strade di servizio, le infrastrutture, le opere irrigue, che sono le cose essenziali, che sono molto importanti per tutta la zona, vengano non diciamo non toccate, perch forse non sarebbe possibile, comunque ripristinate in modo adeguato, e vi sia risarcimento per i frutti pendenti.
Se l'opera, ripeto, seguirà il suo corso, noi ci adopreremo perché le aziende agricole, già scorporate, già tagliate in due, non abbiano a subire danni superiori a quelli che sono in realtà pagati, e le opere danneggiate siano ripristinate.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Calleri. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Vorrei fare una domanda preliminare. Non c'è per caso un errore nei dati forniti per quanto riguarda gli espropri? Tenuto conto che l'autostrada è lunga 17 chilometri, per poter parlare di due milioni di metri quadrati bisognerebbe che fosse impegnata una striscia di cento metri, il che non è assolutamente.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all' agricoltura

Infatti, avevo fatto proprio ieri un conto che portava a 600.000 metri quadrati, 650 giornate. Il dato di 2 milioni e 330.000 metri quadrati l'abbiamo avuto oggi da fonte sicura come l'Ativa: comprende ovviamente gli svincoli eccetera.



CALLERI Edoardo

L'Ativa dovrebbe allora dire che è previsto oltre un milione e 100.000 metri quadrati in un'area che sta attrezzando per creare un autoporto che con questa autostrada non ha assolutamente nulla a che vedere.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all' agricoltura

Credo sia senz'altro fondata l'osservazione del dott. Calleri. Infatti il mio calcolo, ripeto, portava a 600-700 mila metri quadri (cioè 30 metri per 20 chilometri): anche aggiungendo qualcosa per gli svincoli, non si pu mai arrivare a due milioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto.
Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, debbo dichiararmi insoddisfatto della risposta del Presidente, sia per quanto attiene alla specifica interrogazione che avevo presentato, con la quale ponevo particolarmente una questione di metodo. Come Consigliere, per di più consigliere di opposizione, che si avvale con normale diligenza dei vantaggi conoscitivi che gli derivano dall'essere Consigliere regionale, mi sono trovato in difficoltà di fronte a domande che alcuni cittadini mi rivolgevano in merito all'attività di dipendenti della Società Ativa, che stavano effettuando, nell'esercizio delle loro funzioni, i famosi stati di consistenza: io non sapevo neppure che fosse in predicato la costruzione della Torino-Pinerolo.
Da un anno e mezzo c'è una Commistione che sta studiando, esaminando rivoltando, interrogando, interpellando, le grandi, le medie, le piccole imprese, gli enti pubblici, eppure non mi pare che abbiamo mai ipotizzato a che cosa poteva portare la realizzazione di una autostrada di questa importanza, limitata a 17 chilometri quale nuovo collegamento tra Pinerolo e Torino.
Lei, Signor Presidente della Giunta, ha parlato in precedenza dei meriti dell'Ativa, di quanto l'Ativa ha fatto per le comunicazioni del Piemonte, e direi con riferimento a Torino: meriti che come canavesano anch'io riconosco in pieno. La prospettiva con la quale si era impostata questa opera era però di un allacciamento internazionale. Ed a me sorge il dubbio che questa Torino-Pinerolo sia un'iniziativa pienamente valida solo se inquadrata nel fine di collegare Torino a Marsiglia, attraverso il traforo del Colle della Croce, contribuendo a rompere lo sbarramento alpino anche a ovest.
Oggi il collegamento con Cuneo, anche questo all'esame della I Commissione - senza parlare della II, dove nel frattempo è venuta avanti l'iniziativa della Giunta - ha tutta un'altra problematica di impegni sulla quale le forze politiche presenti in Commissione, e quindi il Consiglio Regionale, si stavano adoperando di vedere la razionalizzazione dei trasporti anche di fronte ai nuovi problemi che la crisi energetica ha portato.
Il Consiglio provinciale, nel 1968/69, era partito con precisi intendimenti: sappiamo perfettamente quanto gli esponenti, le maggioranze operanti, indipendentemente dai colori politici che le formavano, abbiano giocato anche la carta della Torino-Marsiglia, che se fosse ancora oggi realizzabile, porterebbe ad esprimere un giudizio positivo su questa autostrada. Mi pare invece che il discorso debba essere rifatto integralmente se noi vediamo questa autostrada come un'appendice di 17 chilometri al sistema autostradale completato dall'Ativa attorno a Torino che permette di ricevere grosse correnti di traffico internazionale e nazionale per poi dirottarle su Pinerolo senza altra possibilità di sbocco.



CALLERI Edoardo

Non va dimenticato il problema del Sestriere.



ROSSOTTO Carlo Felice

E' vero, quello di Sestriere è un grosso problema, che potrà acquistare ancora maggiore importanza in caso di ulteriore espansione della località turistica. Però, Pinerolo è già collegata a Torino da due importanti sistemi autostradali statali: la Torino-Orbassano-Piossasco-Cumiana Allevatori, cioè la Pedemontana, che nella prima fase ha raggiunto, mi pare per merito proprio anche della Provincia di Torino, una ampiezza da superstrada e potrà subire lo stesso trattamento per il tratto successivo e la statale del Sestriere, che all'ingresso di Torino trova già la doppia biforcazione per Nichelino e la "pista", così un tempo chiamata, che attraversa Stupinigi; c'è poi tutto l'altro sistema di strade che la Provincia ha curato, creandosi in questo campo indubbie benemerenze (forse non ha ancora provveduto a pagare il dovuto per gli espropri: c'è gente di Carignano, Virle, Cercenasco che attende da dodici o quattordici anni l'indennizzo per gli espropri effettuati per strade che sono già state inaugurate da nove-dieci anni), realizzato in maniera adeguata e consona che permette lo smaltimento di quel flusso di traffico che scende dal Sestriere. Per fare una autostrada fino a Pinerolo con lo scopo di favorire l'accesso al Sestriere, tanto varrebbe farla proseguire fino a quella località. Ma non mi pare sia questo l'intendimento, anche per i costi che ne deriverebbero. Il problema non è quindi tanto nel tratto Torino-Pinerolo quanto nella strettoia che da Pinerolo immette al Sestriere, la cui percorribilità in periodo invernale è, oltre tutto, resa problematica dal pericolo della caduta di valanghe e via dicendo.
In considerazione del sistema stradale e autostradale esistente, io ritengo, indipendentemente dagli studi del prof. Russo Frattasi, per quelle che sono conoscenze immediate, vi sia per lo meno la necessità di un ulteriore studio dell'opportunità dell'iniziativa a livello di Consiglio Regionale.
A meno che - ma tutto ciò riuscirebbe nuovo sia alla I che alla II Commissione - questo sia l'inizio di un collegamento molto più ampio, più incisivo, più ramificato fra Torino e Pinerolo, per consentire altri insediamenti. Perché la crisi tessile che ha colpito le Valli Valdesi ha ridotto le possibilità di lavoro sul posto: Pinerolo non è in fase di espansione, gli stabilimenti che la grande industria ha collocato lungo l'asse Torino-Pinerolo hanno già la mobilità normale che il sistema autostradale permette.
Io ritengo che a questo punto sia tempo di rimeditare le scelte, a quel tempo forse giustissime, fatte in precedenza dagli amministratori provinciali, da quelli comunali di Torino, da quelli comunali di Pinerolo e recepite quindi dalla stessa Ativa nella sua componente azionarla. Anche perché, torno a ripetere, noi in Commissione non abbiamo valutato le conseguenze di un collegamento autostradale Torino- Pinerolo in fatto di sistemazioni successive indotte di ramificazioni industriali o residenziali che si porrebbero fra Torino e Pinerolo e che metterebbero davvero in forse, Assessore Chiabrando, la sussistenza dell'agricoltura in quella zona, l'unica della provincia di Torino dove permangano buone condizioni per poter realizzare una moderna agricoltura, con una certa validità.
C'è poi il problema, di cui si parla, di riutilizzare i famosi "rami secchi" delle Ferrovie dello Stato, come la Torre Pellice-Torino, la Pinerolo-Torino, la Airasca- Busca-Dronero. E' inutile investire grossi capitali a livello regionale in sostituzione di quelli che lo Stato non darà mai se nel contempo si crea un diverso grosso impegno, solo per diciassette chilometri, che automaticamente sarà in concorrenza con quelle possibilità di razionalizzazione, di fluidificazione per cercar di dare una soluzione a quello che è sempre stato il grosso problema che come Commissione, in fatto di politica di piano, ci siamo dovuti porre, cioè decongestionare Torino e riequilibrare un certo assetto territoriale.
Ecco perché io nella interrogazione, non conoscendo tutti questi dati del che mi faccio colpa, perché bisognerebbe essere molto più aggiornati anche sui decreti dell'Anas e su quello dei Ministri dei Lavori pubblici mi rivolgevo a lei e le chiedevo come mai noi in Commissione discutessimo piani di trasporti, di ristrutturazione ferroviaria, di modernizzazione del traffico, rifacendosi agli esempi della Ruhr, di Londra, e nel contempo si continuasse a far procedere iniziative forse sorte giustamente, che però ad un certo momento possono e debbono essere riconosciute non più valide.
Lei è perplesso su quello che si possa ancora fare per arrestare questa iniziativa. Io dico che indubbiamente il problema va valutato, in rapporto alle nostre responsabilità di amministratori regionali, di consiglieri regionali. Dobbiamo ristudiare il problema e vedere quanto vi è ancor oggi di compatibile con quelle premesse che c'erano state una volta. Dopo di che si potrà intervenire in veste politica nei confronti di questa società, che è anche espressione di poteri pubblici politici, per chiederle di osservare una battuta d'arresto nella marcia verso la realizzazione. Perché le cose a mano a mano che avanzano diventano sempre più irreparabili, e sarebbe grave se non potessimo più fermare la macchina il giorno in cui fossimo realmente convinti della giustezza di quei giudizi negativi che oggi vengono dati, ma che possono anche essere condizionati dagli interessi che ci coalizzano volutamente contro un certo tipo di opera - tutte le opere hanno sempre avuto interessi in contrasto - e che oggi si possono manifestare in un tono più violento. Almeno, ristudiamo il problema e valutiamolo seriamente.
Certo, è estremamente grave che un intervento pubblico di tale entità si sia avviato senza, torno a ripetere, che il Consiglio, attraverso le sue due Commissioni che si sono assunte in certi momenti il ruolo alquanto presuntuoso di porsi ad interlocutori delle grandi componenti del mondo imprenditoriale, sapesse che si stava realizzando una autostrada, un collegamento di tale rilievo, che avrà conseguenze profondamente negative per l'assetto ecologico e agricolo della zona fra Torino e Pinerolo. Se noi intendiamo che, magari fra cinquanta o settanta anni, Torino e Pinerolo siano collegate in un'unica conurbazione, la strada della costruzione della Torino-Pinerolo è senz'altro utile allo scopo; se invece vogliamo determinare altri tipi di scelte - questa mi pare la politica di piano sulla quale dovremo misurarci ad un certo momento - la Torino-Pinerolo oggi, non ha un significato, in quanto esistono già sufficienti strumenti di viabilità atti a risolvere i problemi di collegamento fra i due centri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Anche se l'esperienza subita nel passato quanto a colpi di mano, ad episodi di malcostume amministrativo, a processi di esautoramento delle assemblee elettive, fino ai tentativi di colpi di Stato, avrebbe dovuto liberarci di ogni residuo di ingenuità, siamo inguaribilmente portati a pensare al superamento di tali atteggiamenti e ritenere impossibili ulteriori sorprese. Invece, le sorprese continuano a saltar fuori, come in un gioco di prestigio.
Così, questa sera, discutendosi della autostrada Torino - Pinerolo abbiamo appreso casualmente che l'iniziativa dell'ATIVA non riguarda solo l'autostrada, ma anche la costruzione di un autoporto in prossimità di Torino. Si è cominciato, dunque, con il costruire le tangenziali, senza che ci fosse in proposito una effettiva decisione da parte delle assemblee elettive; si è quindi ravvisata la necessità, non si capisce sulla base di quale logica, della costruzione della Torino-Pinerolo (la spiegazione del "completamento" dell'anello tangenziale è davvero ridicola e banale); alla radiale Torino-Pinerolo, si intravede ora la necessità di affiancare la costruzione di un autoporto, che a sua volta, richiederà qualche altra infrastruttura, e genererà ulteriori processi di concentrazione di attività. Di questo passo non si finirà mai.
Tutta questa concatenazione di iniziative è riguardata dalla maggioranza - come è anche stato fatto qui questa sera dal Presidente della Giunta e dall'Assessore Chiabrando nei loro interventi - come un processo ineluttabile, su cui non è possibile interferire ed è osservato con reverenza come se si trattasse di una forza che sta al di sopra di noi.
Il Consiglio Regionale, se vuole svolgere la funzione che ad esso compete nel campo dell'infrastrutturazione e dell'organizzazione del territorio, se vuole assumere quel ruolo che ad esso è attribuito dal decreto delegato che gli ha trasferito i poteri in materia urbanistica deve immediatamente dismettere un atteggiamento di questo genere. Ad essere sinceri, credevamo che in questo senso la giunta avesse già deciso, dal momento che, nel presentare le sue linee programmatiche, aveva ribadito ampliando quanto era già stato detto nel passato, che la Regione Piemonte deve operare: per impedire ulteriori processi di concentrazione e di polarizzazione su Torino per una politica nazionale che favorisca lo sviluppo del Meridione; per il recupero dell'agricoltura e per eliminare tutti gli scompensi che allo sviluppo economico nazionale sono derivati proprio dal non aver considerato l'attività agricola come fattore primario della vita economica del Paese.
L'Assessore Chiabrando ha fatalisticamente detto che tutto è avvenuto a spese dell'agricoltura, e non si capisce bene se intendesse con ciò, oltre al passato, giustificare preventivamente gli ulteriori attacchi che l'agricoltura potrà subire per colpa di una logica ritenuta inevitabile e che nella mente di qualcuno è considerata come elemento di progresso.
La politica della Giunta, a suo stesso dire dovrebbe essere diretta ad uno sviluppo economico che abbia come fondamento il problema dell'agricoltura. Qualcuno della maggioranza - mi pare proprio il Capogruppo Bianchi - aveva detto in sede di dibattito programmatico che bisogna evitare di costruire altre autostrade, anche per evitare la distruzione dell'agricoltura che queste infrastrutture generano di per se stesse, e per i processi indotti e di distrazione di risorse che determinano.
Quando la Giunta ci presentò il suo programma sottolineò la caduta della funzione motrice dell'industria dell'auto, e indicò l'esigenza di cambiar rotta, e di indirizzare diversamente la spesa pubblica che non pu più essere in funzione di un consumo che sta scemando di intensità, ma deve corrispondere tra l'altro alla domanda di servizi sociali.
Ciò comporta ovviamente che le risorse finanziarie devono essere immediatamente dirottate in questo settore, distogliendole da quei settori che non devono più essere oggetto di investimenti.
Dopo aver espresso questi principi occorre tradurli in impegni.
Noi chiediamo a questa Giunta di essere coerente con le indicazioni che ha dato al momento della presentazione del proprio programma, e che ci hanno indotto, se non a dare una valutazione di sufficienza, certamente a rimanere in un atteggiamento di attesa positiva e costruttiva. La invitiamo a prendere immediatamente impegni affinché quelle enunciazioni di principio, giuste, esatte, confermate dalla realtà, trovino immediato riscontro nella sua attività, sul piano politico e su quello amministrativo.
Non ci soddisfano, quindi, le parole del Presidente della Giunta. Egli ha fatto la storia dell'Ativa e della autostrada Torino-Pinerolo, forse cercando di creare attorno a questa azienda un alone di valutazioni positive che noi non ci sentiamo di condividere. In questo modo si cerca di eludere il problema che ci sta di fronte. Il problema va affrontato indipendentemente dai giudizi che ciascuno di noi può dare sulle passate attività dell'Ativa. Noi l'abbiamo sempre considerata un corpo separato che opera al di fuori delle assemblee elettive, per la costruzione di un tipo di infrastrutturazione non indispensabile, anzi economicamente negativa come gli ultimi fatti ci hanno confermato. Ma quando chiediamo coerenza alla Giunta, non la invitiamo a riferirsi solo a quello che è avvenuto negli anni passati; soprattutto chiediamo un assunzione di responsabilità nei confronti di quello che sta avvenendo oggi.
Sulla base delle sue linee programmatiche, il primo impegno che la Giunta deve assolvere, sul piano politico - prima ancora di prendere in considerazione questioni giuridiche, possibilità di intervento - consiste nel dire con chiarezza che oggi - ma per noi era così già in passato l'autostrada Torino-Pinerolo appare non necessaria, sia che si consideri l'attuale situazione economica generale sia che si faccia riferimento alla situazione locale.
Nessuno potrà disconoscere il fatto che fra tutte le opere infrastrutturali che sono state realizzate nell'area torinese, la più inutile, ingiustificata è proprio la Torino-Pinerolo. Esistono già due statali che collegano Torino a Pinerolo, e, oltre a queste, esiste già una variante pur parziale ad una di queste statali, quella per Orbassano Piossasco che per buona parte del tragitto consente un facile deflusso del traffico. Se mai esistesse ancora una esigenza di accrescere la facilità di collegamento tra Torino e Pinerolo - ma in giudizio relativo ad altre situazioni più critiche esistenti nell'area torinese e nella nostra Regione dobbiamo dire che questa esigenza non è prioritaria - non si tratterebbe comunque di costruire un'altra autostrada ma di migliorare le due statali che esistono, e di completare la variante che è già stata costruita da Orbassano fino a Pinerolo. Il completamento di questa variante, che ha le caratteristiche di una vera e propria superstrada, potrebbe essere il naturale allacciamento del tratto già esistente con l'anello tangenziale di Torino, e tra l'altro trattandosi di strada libera, senza pedaggio risulterebbe effettivamente utile ai movimenti veicolari che devono avvenire all'interno di questa zona.
L'autostrada Torino-Pinerolo non trova alcuna giustificazione con riferimento al quadro economico nazionale; non trova alcuna giustificazione rispetto alle stesse indicazioni programmatiche presentate dalla Giunta due mesi fa; non trova alcuna giustificazione neanche sul piano delle esigenze di mobilità esistenti e previste sulla direttrice Torino-Pinerolo. Bisogna incominciare a dire queste cose. La Giunta e il Consiglio Regionale devono dire che questa autostrada è del tutto inutile, che è bene non costruirla perché in contraddizione con la politica di sviluppo economico che si vuole attuare nella nostra Regione e nel nostro Paese.
In questo quadro, anche gli oneri, le penali, che possono essere da pagare per remissione di appalti già effettuati e interruzione di lavori iniziati - che noi certo non abbiamo voluto, che le popolazioni non hanno voluto, tra l'altro avviati al di fuori di decisioni delle assemblee elettive, al di fuori di un dibattito e di un confronto democratico, per cui anche la responsabilità di averli avviati deve ricadere sull'Ativa sull'Anas, corpi separati che portano avanti una loro logica aziendale che non si inquadra nelle logiche politiche ed economiche del nostro Paese, e della nostra Regione - non vanno misurate di per se stesse ma in rapporto ai benefici generali che ci possono venire dalla non costruzione di questa autostrada.
Si deve incominciare a considerare i 5-6 miliardi che si potranno perdere per spese già fatte o per penali, come un costo che noi dobbiamo sopportare per recuperare i due milioni di metri quadrati di terreno agricolo che altrimenti verrebbero distrutti, per far sì che gli altri miliardi non ancora spesi vengano dirottati verso altri investimenti più utili e produttivi. Certo, il dirottamento non sarà meccanico, perché non c'è una norma che consenta a noi di trasferire il finanziamento; ma è necessario che questi soldi tornino a far parte delle risorse nazionali disponibili, affinché vengano utilizzate secondo le linee programmatiche espresse sia a livello regionale che a livello nazionale, quindi in direzione dei servizi sociali, dell'agricoltura e via dicendo. I 5-6 miliardi che la collettività potrebbe essere chiamata a pagare, vanno soppesati anche in relazione al beneficio che deriva dal non spendere gli altri 30-50 miliardi per la costruzione di questa infrastruttura (fra l'altro, se si annuncia che la spesa è già prevista in 30 miliardi qualcuno dice in 50, è assai probabile che il costo definitivo sia alquanto più elevato). I 5-6 miliardi da pagare oggi sarebbero, anche sotto il profilo finanziario, spesi vantaggiosamente.
D'altra parte, dobbiamo anche tener conto che, quanto dobbiamo pagare per gli errori passati, dei quali purtroppo dobbiamo farci tutti carico anche se, come nel nostro caso non ne siamo responsabili, lo paghiamo anche per impostare un nuovo modello, un nuovo costume di vita, che non è quello di avere una città percorsa da autostrade, ma quello di avere una città in cui le aree verdi che penetrano fino alla sua periferia vengano salvaguardate; perché anche questa condizione ambientale, questa struttura d'uso del suolo attorno alla città è fattore che condiziona il modo di vivere degli abitanti della conurbazione torinese. Se noi non vogliamo che si perpetuino i modelli alienanti di vita presenti nelle città, ma vogliamo recuperare all'interno della conurbazione torinese nuovi modelli di vita più confacenti alle effettive condizioni e possibilità di cui disponiamo dobbiamo non preoccuparci troppo di questi 5-6 miliardi di spese già sostenute.
Quello che noi chiediamo alla Giunta è, quindi, di prendere, intanto una posizione politica che dica che l'autostrada è inutile, in contrasto con le linee di politica e di sviluppo economico regionale, in contrasto con le linee politiche di sviluppo nazionale. Questa è la posizione urgente che dev'essere assunta. Dalla dichiarazione di questa volontà politica, che non farebbe altro che confermare l'atteggiamento assunto da tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio nel corso della assemblea svoltasi la scorsa settimana, si potrà trarre forza per trovare i modi, che possono anche essere onerosi, per non consentire che si proceda verso la realizzazione dell'autostrada Torino-Pinerolo.
Dobbiamo dichiararci pertanto del tutto insoddisfatti di come è stato risposto alla interpellanza dei colleghi liberali ed alla nostra interrogazione: è un modo di rispondere che ha teso ad eludere gli impegni e le responsabilità della Giunta. Noi chiediamo alla Giunta, invece, di assumere, sulla linea che abbiamo precisato, chiari impegni: un atteggiamento politico che intanto rifiuti la costruzione dell'autostrada e reimposti un discorso nuovo di organizzazione del territorio, dell'uso del suolo e della vita nella conurbazione torinese.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno in cui, riportando le preoccupazioni degli enti, delle organizzazioni, delle associazioni della zona, come sono state espresse in un documento che ci è stato consegnato proprio nell'assemblea della settimana passata, chiediamo al Consiglio, e quindi a tutte le forze politiche in esso rappresentate, di esprimere in questa sede il loro atteggiamento nei confronti della Torino-Pinerolo.
Confidiamo che tale atteggiamento sia lo stesso che è stato assunto in quella assemblea, e chiediamo che sulla base di questo pronunciamento di rifiuto dell'autostrada Torino-Pinerolo la Giunta si impegni a chiedere al Ministro dei Lavori pubblici la revoca del decreto di approvazione dell'autostrada Torino-Pinerolo ed a tutti gli altri organismi che operano per tale realizzazione di sospendere ogni attività.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Ritengo di dovere a mia volta aggiungere qualcosa all'intervento da me svolto la scorsa settimana, dopo che avevo partecipato all'assemblea tenutasi in via Maria Vittoria.
Il Presidente della Giunta e l'Assessore Chiabrando ci hanno fornito una serie di elementi. Sono indicazioni certamente utili, ma che non ritengo possano spostare i punti di vista che si sono espressi la volta scorsa. Sull'iter che il Presidente della Giunta ha ricordato percorso da quest'opera pubblica ci eravamo soffermati noi stessi parlando con i partecipanti a quella assemblea, e avevamo ricordato come, non essendo notoriamente purtroppo neanche gli enti autonomi in condizioni di avere tempi di attuazione, fra l'ideazione e la realizzazione di opere pubbliche molto diversi da quelli degli enti locali o comunque degli enti retti da assemblee elettive, l'opera era stata ideata ed aveva avuto il suo iter approvativo quando ancora la Regione non esisteva, ragion per cui noi, come Regione, non avevamo responsabilità alcuna di tale decisione. Si potrebbe dire, forse con un po' di malizia, che soltanto con l'avvento della Regione è invalsa la buona abitudine di discutere con gli interessati le cose che si fanno in casa loro: allora c'erano i Comuni, ma non furono interpellati perché in quei tempi non c'era l'abitudine di interpellarli (a me, almeno non risulta che siano stati interpellati, se lo sono stati, tanto meglio).
C'è un aspetto della questione, se vogliamo meramente formale, che potrebbe anche farci sorridere: il Provveditorato regionale alle Opere pubbliche, nell'esprimere il suo parere, nel gennaio dei 1970, aveva detto che l'opera non era in contrasto con gli strumenti urbanistici: sarebbe interessante sapere quanti strumenti urbanistici approvati vi erano allora.
Certo, se non c'era il piano regolatore.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Quando non c'è, vale l'opera dell'ANAS, per disposizione di legge.
Vedo che si sta svolgendo un dibattito vero e proprio, un ampio dibattito, e non posso non far presente che l'intesa intervenuta era che io dovessi rispondere ai presentatori dell'interpellanza e dell'interrogazione. Né la Giunta né io personalmente intendiamo sottrarci a questa discussione, ma dobbiamo essere nelle condizioni di farlo.



GARABELLO Enzo

Se si ritiene fuori tempo il mio intervento, sospendo senz'altro disciplinatamente il mio dire.



PRESIDENTE

Prosegua pure, Consigliere.



GARABELLO Enzo

Cercherò di essere conciso. Credevo, avendo chiesto la parola ed essendomi stata concessa....



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Mi permetta, signor Presidente del Consiglio. Non è questione di stringere: il Consigliere Garabello può svolgere un intervento ampio fin che vuole. Però così veniamo meno a tutto un metodo e un sistema. Io mi ero impegnato nella scorsa seduta a dare un risposta, eventualmente ancora al termine di quella seduta, non a sostenere un dibattito. Se si vuole fare un dibattito, si metta l'argomento all'ordine del giorno, così che possano parteciparvi tutti. Vi richiamo, d'altronde, ad osservare le sguariniture che ci sono in quest'aula: non mi pare si possa prendere ora una decisione di questo rilievo.



GARABELLO Enzo

Personalmente, non ho nulla in contrario a che il dibattito si svolga in altra seduta sulla base di un documento con cui si arrivi anche ad una decisione. Non voglio minimamente intaccare le regole, e pertanto sono dispostissimo a rinunziare a proseguire il mio intervento. Avevo creduto che a questo punto tutte le opinioni dovessero essere esplicitate.



PRESIDENTE

La volta scorsa il discorso su questo argomento era stato aperto sulla base della comunicazione in merito fatta dal Presidente, e si era concluso con l'impegno del Presidente della Giunta a dare una risposta nella seduta odierna. Il Presidente ha mantenuto fede all'impegno e dopo di lui sono intervenuti alcuni degli interroganti. A questo punto per questa sera ci si potrebbe fermare, per rimanere sui binari della regolarità.
Comunico che ho trasmesso, per conoscenza, al Presidente della Giunta il testo di un ordine del giorno che è stato presentato oggi.
Chiede di parlare il Consigliere Calleri. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Per mozione d'ordine. Vorrei sapere se consideriamo la risposta del Presidente e la replica degli interroganti come momento di chiusura, sia pure con insoddisfazione degli interroganti. In questo caso chiedo che il dibattito venga aggiornato alla data che l'Ufficio di Presidenza, d'accordo con il Presidente della Giunta, riterrà opportuna. Non mi sembra si possa andare avanti ora in una discussione che, come giustamente ha rilevato anche il collega Garabello, non avviene su un documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Certo, vogliamo anche noi che la forma sia salvaguardata, anche perch non si creino precedenti che in un'altra occasione potrebbero ritorcersi contro di noi.
Il Presidente della Giunta ha risposto alle interrogazioni. Per il momento la discussione si può considerare chiusa. Noi chiediamo però sia iscritto per i lavori della prossima seduta questo ordine del giorno che il nostro Gruppo ha presentato e su di esso e su altri eventuali ordini del giorno si svolga la discussione generale.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

In questo senso nulla da obiettare, per parte mia.



PRESIDENTE

D'accordo. D'altronde, la discussione odierna non doveva andare oltre i limiti consentiti dalle norme.
Comunico che gli interpellanti, che si sono dichiarati non soddisfatti hanno tradotto la loro insoddisfazione nella presentazione di un ordine del giorno, o mozione. La conferenza dei Capigruppo, che si riunirà subito dopo il termine della seduta, fisserà esattamente l'ordine del giorno dei lavori della prossima tornata.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Faccio pubblica dichiarazione che sono d'accordo sulla discussione dell'ordine del giorno nella prossima riunione.


Argomento:

Interpellanze del Consigliere Rossotto e interrogazione dei Consiglieri Berti, Ferraris e Rivalta sulla costruzione dell'autostrada Torino Pinerolo

Argomento:

Interrogazioni e ordini dei giorno (annuncio)


PRESIDENTE

Prima di chiudere la seduta, prego un Consigliere segretario di dar notizia delle interrogazioni e interpellanze pervenute.



FRANZI Piero, Segretario

Oltre all'ordine del giorno di cui si è già parlato, lunghissimo, di cui vi risparmio la lettura, che riguarda ancora la Torino-Pinerolo, sono state presentate: una interrogazione con la quale si chiede quali provvedimenti la Giunta intenda adottare per il caso dell'alunno Palmiro Migliaccio, espulso dalla Scuola "Nino Costa" di Foglizzo una interrogazione concernente le preoccupazioni per la chiusura dello stabilimento Snia di Venaria.



PRESIDENTE

Il Consiglio è convocato per giovedì prossimo. La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21)



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