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Dettaglio seduta n.209 del 21/03/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta. L'ordine del giorno reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Comunicazioni del Presidente 3) Esame del disegno di legge n. 60: "Istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte (ESAP)" Seguito della discussione.
4) Esame disegni di legge n. 142-143-144 relativi a contributi ad Enti locali, aziende pubbliche o a partecipazione pubblica e ad imprese private per investimenti nel settore dei trasporti 5) Designazione dei rappresentanti della Regione: a) nei Consigli di Amministrazione: del Politecnico (1 rappresentante) delle opere universitarie del Politecnico (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) delle opere universitarie dell'Università (3 rappresentanti di cui 1 della minoranza) b) nelle Commissioni regionali: per il lavoro a domicilio (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) per la mano d'opera agricola (1 rappresentante effettivo ed 1 supplente).
Nessuno chiede di parlare su questo ordine del giorno? L'ordine del giorno si intende approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali dell'adunanza del 14 marzo '74 sono stati distribuiti prima dell'inizio della seduta odierna. Nessuno chiede di parlare? Possiamo allora considerarli approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Fabbris, Giovana, Simonelli Vecchione.
In merito all'autostrada Torino-Pinerolo, il Presidente della Giunta si è impegnato a rispondere al termine della seduta odierna.


Argomento: Enti di sviluppo e organismi fondiari

Esame del disegno di legge n. 60 sull'istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte (seguito)


PRESIDENTE

Punto terzo dell'o.d.g.: "Esame disegno di legge n. 60: "Istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte (ESAP) "Seguito della discussione".
A tutti i Gruppi è stato consegnato il testo degli emendamenti presentati ed inoltre un ordine del giorno a firma Nino Carazzoni e Domenico Curci che propone il non passaggio all'esame degli articoli del progetto di legge istitutivo dell'ESAP, ordine del giorno che verrà messo in discussione prima del passaggio al voto.
Risultano finora iscritti a parlare i consiglieri Menozzi e Calsolaro.
Prego quanti altri volessero intervenire successivamente di darne tempestiva comunicazione alla Presidenza.
Chiede di parlare per mozione d'ordine il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano, relatore

Senza voler interferire nell'ordine dei lavori, ricordo che la scorsa seduta era stata interrotta e sospesa per un esame da parte della Giunta degli emendamenti e l'espressione di un suo parere al riguardo. Mi sembra che la prosecuzione della discussione senza tale preventiva indicazione sarebbe una specie di esercitazione verbale a vuoto, e pertanto chiedo se non sia possibile riordinare in modo costruttivo la discussione.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta intende illustrare la posizione dell'esecutivo in ordine agli emendamenti presentati?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è d'accordo che si proceda all'esame della legge. Ha esaminato attentamente gli emendamenti: alcuni ritiene di non poterli accogliere, per altri è disponibile all'accettazione, per altri ancora si riserva di decidere se recepirli o meno sulla base della illustrazione che potrà esser fatta dai Consiglieri che li hanno proposti e del pensiero espresso dal Consiglio stesso.
Se si vuole che si dica fin da adesso: questi emendamenti, a parere della Giunta, sono accoglibili, questi non sono accoglibili, posso senz'altro farlo, ma a me sembra che la sistematica migliore sarebbe di annunciare l'atteggiamento di volta in volta che i singoli emendamenti vengono presi in esame.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare sulle comunicazioni del Presidente della Giunta? Il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

L'osservazione del Consigliere Bianchi mi sembra pertinente, dal momento che la seduta era stata sospesa per quel determinato motivo. Penso però che una risposta data ora dalla Giunta vanificherebbe tutti gli interventi, mentre intervenendo prima che la Giunta si pronunci possiamo sperare in una modifica del suo atteggiamento in rapporto a taluni emendamenti.



BIANCHI Adriano, relatore

Non era mia intenzione creare un incidente. Il mio intervento tendeva unicamente ad evitare che si riprendesse il corso della discussione saltando una fase che sembrava prevista, cioè che dopo l'interruzione la Giunta si dichiarasse pronta all'esame della legge per l'Ente di sviluppo accogliendo alcuni emendamenti, respingendone altri, proprio come ha detto il Presidente, a meno che dalla illustrazione non emergano elementi che portino a rimeditare la decisione negativa.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri che chiedono la parola, anche a me parrebbe corretto ascoltare gli interventi, anche per non bloccare completamente la discussione, e lasciare che la Giunta si pronunci di volta in volta.
Ha la parola il primo degli iscritti, il Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

E' veramente singolare, signor Presidente, la sua insistenza nell'invitarmi reiteratamente alla concisione. Giovedì scorso, com'è mio dovere di Consigliere, ho seguito per l'intera giornata interventi certo interessanti, su un problema altrettanto interessante, ma non ricordo di aver sentito un solo invito alla sintesi, alla concisione, anche quando si è trattato di interventi estremamente prolissi.
Comunque, mi farò scrupolo di aderire all'invito del Presidente, anche se non posso dimenticare che ci troviamo impegnati al varo di uno dei più importanti provvedimenti che il Consiglio Regionale abbia mai affrontato dal giorno del suo insediamento.
L'importanza dell'Ente di sviluppo è testimoniata dall'interesse che esso ha suscitato sin dal suo sorgere, e ne fanno fede le centinaia di dibattiti svoltisi da allora ad oggi ad ogni livello, e dalle molteplici pubblicazioni esistenti, evidenzianti anche le insufficienze e disfunzioni che l'Ente stesso, specialmente nella fase iniziale, ha fatto registrare.
Sarà opportuno tener conto anche di tali insufficienze e disfunzioni, per non ricadere negli errori in cui si è incorsi in altre Regioni.
Anche in Piemonte sono stati, in passato, organizzati importanti convegni, conferenze e tavole rotonde, e, tra queste, riteniamo degne di menzione la "Tavola rotando" promossa dal Centro di documentazione del 25 giugno 1966 e la Conferenza Regionale del 23/11/1968, indetta dall'allora Comitato Regionale per la Programmazione Economica. A livello nazionale ha assunto particolare rilievo il Convegno svoltosi a Napoli nei giorni 25 e 26 giugno 1971, al quale hanno partecipato, contribuendo validamente al positivo risultato del medesimo, eminenti personalità del mondo politico sindacale, economico, tecnico, e rappresentanti di enti ed organismi vari tra i quali citiamo: l'on. Galloni, presidente del Convegno; l'on.
Bonacina, relatore; l'avv. Aurelio Andretta, l'avv. Cesare Dall'Oglio Eduardo Simonetti, il prof. Gian Giacomo dell'Angelo, l'on. Attilio Esposto, il dott. Ugo Pesce, il prof. Aurelio Aureli, il dott. Roberto Costanzo, l'avv. Antonio Gardi, il prof. Enzo Pampaloni, il dotti Fernando Felicori, il dott. Aldo Tartaglini, l'on. Arcangelo Lobianco, l'avv. Mario Gomez D'Ayala, l'on. Adolfo Cristofori, l'on. Stefano Riccio, ed altri. Ho fatto questa lunga elencazione per dimostrare che attraverso la partecipazione di rappresentanti dei diversi settori politici e sindacali non si è trattato di un convegno monocorde. Da ciò si evince che l'Ente non è un fatto nuovo, e che non ci trova impreparati nelle scelte che stiamo effettuando.
Chi ha avuto occasione di partecipare a quel convegno, o di leggere i relativi atti, pubblicati integralmente sulla rivista "La Vita Democratica" n. 10 del 30 giugno 1971, ha potuto rilevare che il disegno di legge in discussione ha, in sintesi, recepito gli aspetti salienti ed i contenuti che debbono caratterizzare un moderno e funzionale Ente di sviluppo prefigurato nel corso dei lavori del Convegno napoletano.
Al Collega Bianchi va il nostro plauso per aver Egli saputo, con la preparazione, il senso di responsabilità e la serietà che incondizionatamente gli riconosciamo, evidenziare - nella sua encomiabile relazione - gli aspetti ed i contenuti che erano emersi anche nelle tavole rotonde e conferenze menzionate, e la cui portata, a nostro sommesso parere, è tuttora valida.
Il collega Gerini si è, tra l'altro, meravigliato ...



GERINI Armando

Ma adesso fai tu la parte del Presidente della Giunta? Riepiloghi gli interventi dei Consiglieri?



MENOZZI Stanislao

Sto semplicemente rispondendo all'amico Gerini. C'è davvero una strana atmosfera di impazienza, stamattina: si direbbe che molti dei componenti l'assemblea abbiano avuto un sonno poco riposante.
Dicevo che il collega Gerini si è, tra l'altro, meravigliato che sia proprio la nostra Regione a darsi per prima un Ente di sviluppo come legge regionale e non statale.
Se, come speriamo, l'Ente andrà in porto, non saremo primi, collega Gerini, bensì penultimi in Italia, dal momento che la Lombardia vi ha rinunziato e rimarrebbe solo la Liguria, in tutto il Paese, a non disporre ancora dell'Ente medesimo. (Chiedo scusa se l'essermi appellato all'amico Gerini non è stato pertinente).
Saremmo stati ben lieti di poter imitare la Lombardia nell'accanto il problema, ma purtroppo le caratteristiche della agricoltura piemontese non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelle della Regione lombarda, e perciò, nonostante l'ipercriticismo Carazzoniano, ribadiamo la validità dell'erigendo Ente in discussione. Con simile premessa abbiamo inteso dimostrare che l'ESAP è da noi sostenuto non tanto per il gusto del nuovo quanto per uno stato di necessità.
Non raccolgo la logora polemica del collega Carazzoni sulla preponderante presenza dei Coltivatori diretti nel Consiglio di amministrazione, in quanto, non appena egli avrà avuto modo di conoscere meglio, se lo vorrà, l'agricoltura piemontese, e soprattutto i suoi operatori, è sperabile che non vorrà più ripetere certe affermazioni quanto meno demagogiche, per non dire comiziali.
A questo punto, evitando di lasciarci trasportare dalla polemica, mai produttiva, ci sia consentito incentrare il nostro dire su alcune specifiche considerazioni in merito all'erigendo organismo, aderenti, tra l'altro, alla volontà unanimemente manifestata anche in un convegno di autentici operatori agricoli, svoltosi recentemente.
Nostra costante preoccupazione è sempre stata, e rimane, quella, anche sulla scorta di certe esperienze fatte in altre Regioni, di evitare il facile pericolo di burocratizzazione dell'Ente di sviluppo e dei relativi Piani zonali. Affidando allo stesso compiti amministrativi e fiscali che ne snaturerebbero la sostanza e che finirebbero con l'assorbire tutti i finanziamenti, per cui i costi si ripercuoterebbero inevitabilmente sull'agricoltura, sarebbe una ulteriore forma di colonizzazione dell'agricoltura, forse a favore di molti, non sicuramente degli operatori agricoli, e non un democratico ed efficiente strumento di partecipazione degli operatori medesimi.
Noi riteniamo che, a fondamento di una moderna, seria ed efficiente politica agricola, debbano tenersi presenti alcuni fondamentali principi: 1) la partecipazione intesa nel senso dell'autogestione (o autogoverno) da parte delle categorie interessate degli strumenti di crescita propria, e ciò per due ragioni: a) il processo di crescita di un settore sociale è direttamente legato alla partecipazione, alla gestione dello strumento di crescita b) la società odierna è strutturata in senso Pluralistico, dove ciò che è razionale non è l'azione dell'individuo, ma il gruppo.
Il mondo dei produttori, nella sua situazione attuale, si trova in posizione di netta inferiorità, in quanto esso non è ancora riuscito ad inserirsi nei ranghi del potere proprio perché mancante di una efficace azione di gruppo. La gestione della politica agraria dev'essere fatta dal mondo agricolo, il cui potere politico si sta chiaramente riducendo (diminuzione di addetti e altri motivi) ed ha quindi necessità di trovare forme sostitutive di questo tipo di potere. Proprio per la contrazione della rappresentanza politica, i provvedimenti di politica agraria tendono ad essere influenzati da poteri ed interessi extra-agricoli. Di qui la necessità di dar vita ad altre forme di partecipazione.
2) Qualunque organismo operativo che voglia svolgere azione ed attività promozionale, che sia vero fattore di sviluppo, non deve essere inficiato da compiti di carattere meramente amministrativo o fiscale.
Circa i compiti da affidare all'E.S.A., si erano delineate, nel corso delle consultazioni e all'interno della stessa Commissione, due tendenze: 1 - E.S.A. come strumento di realizzazione o attuazione della politica agraria regionale, e cioè Ente che attua sul piano operativo tutto ciò che si deve fare sul piano regionale 2 - E.S.A. come ente destinato solo a risolvere grossi e fondamentali problemi di fondo.
La prima tendenza l'abbiamo sempre ritenuta errata, perché nella misura in cui l'ESA dovesse risolvere problemi di sviluppo e di natura amministrativa e fiscale si correrebbe il rischio di vedere prevalere la funzione amministrativa fino ad annullare la funzione di sviluppo o promozionale e siamo lieti che anche il relatore sia stato molto esplicito in proposito.
Infatti, l'ESA dev'essere concepito come strumento non di politica di piccolo cabotaggio (raccolta di progetti e, quel che è peggio archiviazione di speranze), ma di sviluppo, che consiste nell'affrontare i grandi problemi dell'agricoltura, creando le premesse perché l'agricoltura possa operare in senso imprenditoriale. Ecco perché i problemi da affrontare sono quelli chiaramente indicati all'art. 2 dello strumento legislativo in discussione, e cioè "redigere i piani agricoli zonali elaborare programmi e piani per settori agricoli, formulare e concorrere ad attuare programmi di composizione fondiaria ed aziendale", in aderenza alle linee della politica agraria regionale ed alle direttive comunitarie "prestare", su autorizzazione della Giunta Regionale, "garanzia fidejussorie per il finanziamento di opere e di iniziative essenziali per la realizzazione dei piani previsti dalla legge istitutiva" ed assicurare la promozione ed il sostegno della cooperazione, principalmente nel campo della conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli: "questi sono, e debbono essere, i pochi ma grandi problemi sulla realizzazione dei quali dev'essere misurata e valutata l'operatività dell'E.S.A.".
Per quanto attiene alle garanzie fidejussorie, anticipiamo di avere provveduto, unitamente ad altri Colleghi, alla presentazione di un emendamento modificativo del relativo comma (g) dell'art. 2, tendente a meglio esplicitare che dette garanzie possono essere prestate anche agli imprenditori agricoli singoli, oltre che associati, e ciò per i ben noti motivi, che non riteniamo sia il caso di illustrare, avendo avuto più volte occasione di farlo in passato.
Anche sul come amministrare l'ESA si erano delineate due tendenze, ed a noi sembra che quella scelta è sottoposta all'attenzione di questo Consiglio sostanzi i supporti basilari dell'autogestione e soprattutto della partecipazione, e proprio per la riaffermata preminenza della responsabilità della Regione che non vi è dubbio che il Consiglio d'amministrazione dev'essere a recepire e ad eseguire la volontà politica e legislativa espressa nelle dovute forme dal potere regionale.
Con la prima tesi, da noi sempre combattuta, e cioè con Consigli d'amministrazione emanazione diretta del Consiglio Regionale, saremmo inevitabilmente caduti in contrasto con il principio della partecipazione.
Per quanto riguarda l'articolato, salvo alcuni punti per i quali abbiamo provveduto alla predisposizione dei relativi emendamenti, non riteniamo di doverci ulteriormente dilungare, dal momento che, nel corso delle consultazioni effettuate, e soprattutto nelle tredici riunioni di Commissione svoltasi dal 23/10/72 al 14/2/1974, abbiamo avuto ampio spazio per far presenti i nostri punti di vista in merito.
Pertanto, concludiamo il nostro dire con il compiacerci nuovamente con il relatore, nell'evidenziare, com'è nostro dovere, che i lavori della Commissione VI, pur negli inevitabili contrasti, sono stati sempre improntati al massimo di serietà e senso di responsabilità e col formulare l'augurio più fervido onde l'importante legge che ci accingiamo a varare possa fornire, in un momento tanto delicato qual è l'attuale una risposta concreta alle attese dei produttori agricoli piemontesi.
Possa veramente il nuovo organismo che ci apprestiamo a varare costituire motivo di celere crescita strutturale ed infrastrutturale del settore primario e di conseguente sviluppo economico e politico dei suoi operatori. Se ciò, com'è nei nostri auspici, si verificherà, come oggi siamo qui a sostenere la validità della costituzione dell'organismo medesimo, domani, a risultati conseguiti, non esiteremmo un solo istante a chiederne l'abolizione, essendo ovvio che ad un Ente di sviluppo, seppur operante con i produttori e per i produttori, è preferibile lo sviluppo senza aggettivi, e cioè senza l'Ente.
Penso, Signor Presidente di essere stato il più possibile conciso.



PRESIDENTE

Avrei ora iscritto a parlare il Consigliere Calsolaro, ma non lo vedo in aula.
Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Mi stavo domandando se chi è assente al momento della chiamata conserva il diritto di intervenire, oppure no.



PRESIDENTE

Può parlare per dichiarazione di voto.



BERTI Antonio

Le dirò che avevo pensato di chiedere la verifica del numero legale: non lo faccio solo per non fare un piacere a chi vorrebbe che il Consiglio Regionale non camminasse con la dovuta speditezza, a chi ha tentato anche recentemente manovre non molto chiare in rapporto all'attività di questo Consiglio Regionale, già tormentato da una serie di crisi che ne hanno inceppato in passato il cammino.
Ho preso la parola a nome del mio Gruppo per introdurre in questo dibattito altre considerazioni, anche di carattere politico, e che investono l'attività del Consiglio Regionale piemontese e della Giunta oltre a quelle che ha esposto il mio compagno Ferraris, perché ritengo indispensabile collocare la discussione e l'approvazione di questo nuovo istituto, l'Ente di sviluppo agricolo, in un contesto politico istituzionale quale l'attuale, in cui si evidenziano preoccupazioni non certo marginali e in cui è in gioco la stessa sopravvivenza, in quanto organismo politico, dell'Ente Regione. Quindi, la decisione che stiamo per assumere dev'essere il più possibile ponderata, in modo da non offrire spazio a chi ha in animo di condurre manovre che passano attraverso la mortificazione delle assemblee elettive, in ultima analisi alla loro emarginazione di fatto.
Dico subito che la nostra posizione per quanto riguarda l'Ente di sviluppo agricolo, critica per le parti che riteniamo debbano essere criticate, si colloca, come dimostra la nostra stessa richiesta, nella seduta precedente, di sospensiva per dare possibilità alla Giunta di verificare l'accoglimento di emendamenti da noi proposti, nel contesto di un modo di agire proprio del nostro Gruppo, responsabilmente tesa a conseguire comunque risultati il più possibile coerenti, dal punto di vista nostro, con gli interessi delle categorie in particolare, e del Piemonte in generale.
Noi non giochiamo alla crisi: operiamo, come abbiamo più volte sostenuto, all'insegna di un'azione costruttiva, che tende, lo ripeto, al meglio, che non mancherà di verificare anche la stessa posizione della Giunta, rispetto al modo in cui si è presentata nel proprio documento programmatico, per quanto riguarda iniziative tese alla organicità dell'intervento, per quanto riguarda la difesa delle autonomie, per quanto riguarda i tempi e il tipo di rapporto con l'opposizione democratica di sinistra, riconosciuta nella relazione presente ed attiva.
E' evidente, però, che ci sono altri, in questo Consiglio Regionale che giocano alla crisi. Ancora nella riunione di ieri della II Commissione Trasporti è emerso il tentativo o di far prevalere orientamenti di carattere conservatore, o di dilazionare, tant'è che, per quanto mi risulta dalle informazioni avute dai compagni che erano presenti, oggi le leggi riguardanti i trasporti non vengono poste in discussione, ed è stato espresso, da chi parlava con la pretesa di rappresentare tutta la Democrazia Cristiana, un orientamento decisamente contrario, opposto all'indirizzo, emerso nella relazione programmatica della Giunta, di tendenza alla progressiva pubblicizzazione dei trasporti pubblici (pu sembrare fuori tema quanto sto dicendo, ma si inserisce bene nel discorso che io intendo qui fare al Consiglio Regionale). Vi è dunque chi tenta di far prevalere orientamenti chiaramente conservatori, nell'intento da una parte di modificare la sia pur timida linea di sviluppo espressa dalla Giunta nella sua relazione programmatica di sviluppo democratico intendiamo pure quale risultava dal Piano di sviluppo economico regionale dalle scelte tendenti a far emergere la domanda di consumi, di servizi sociali, (non è certamente il caso di approfondire ora questioni che discuteremo in un dibattito che faremo successivamente su tutta la politica del Consiglio Regionale), e contemporaneamente, strumentalmente, di creare difficoltà ad una Giunta che queste linee ha assunto, anche se non so con quale forza e volontà politica potrà portarle avanti.
Ho voluto precisare chiaramente la posizione del Partito comunista in relazione alla istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo perché nostre eventuali posizioni di contrasto sul punto in discussione e su altri problemi non siano mai confuse con gli atteggiamenti di chi dall'interno della maggioranza tenta di mettere in crisi la Giunta. Noi, beninteso, non ci facciamo paladini di questa Giunta: siamo per un Governo che operi nella direzione giusta, che operi continuativamente, con decisioni tempestive rispettando i tempi, senza rimandare le decisioni alle calende greche. (Su queste questioni opereremo fra breve, in una prossima seduta, una verifica e in dipendenza dell'esito di tale verifica il nostro atteggiamento verso l'Esecutivo potrebbe anche mutare).
Noi comunisti, come tutti, del resto, sin dal sorgere della Regione abbiamo sostenuto l'esigenza di creare l'Ente di sviluppo, così come la Finanziaria, così come l'Ente per i trasporti e via dicendo. Abbiamo credo, persino presentato per primi una proposta di legge per la costituzione dell'Ente di sviluppo agricolo. Devo dire che tuttavia sono maturate col tempo, anche se in modo confuso, non dettate da considerazioni di carattere tecnico, nuovo posizioni in alcuni di noi, e più in generale lo ripeto, una posizione non sufficientemente chiara e tuttavia molto preoccupata circa il modo in cui un ente - non diciamo corpo separato, ma con il pericolo di essere corpo separato dalla Regione - si può collocare in questo contesto politico, in cui, ripeto, si insinuano manovre per emarginare e limitare sempre più il compito e la funzione delle assemblee elettive.
Non è il caso di richiamarci qui alle posizioni che abbiamo già espresso, e che più volte tutto il Consiglio Regionale ha recepito, sulla esigenza che noi abbiamo come Consiglio Regionale, come Regione italiana come movimento democratico delle autonomie locali, di reagire sempre per opporci a manovre ed a tentativi - e non soltanto tentativi - che limitano di fatto questa autonomia e la possibilità stessa di affermazione di questo istituto nuovo che è la Regione, di una rivitalizzazione dei Comuni, per esempio, oppressi oggi da una serie di ostacoli allo sviluppo della loro attività. Vogliamo, però, mettere in rilievo tentativi che emergono in questi giorni.
Inevitabilmente, devo ricalcare il discorso che ho già avuto occasione di fare recentemente, in questo Consiglio, a nome del mio Gruppo, proprio per il tipo di campagna che si sta sviluppando sul referendum. Le dichiarazioni del Segretario nazionale della Democrazia, Fanfani, che nei suoi primi comizi ha evocato lo spettro del 19 aprile 1948, oltre a caratterizzare in senso politico questa campagna, denunciano chiaramente pur tra contrasti, il tentativo - che ripeto, in questo Consiglio noi abbiamo già indicato - di uno Stato autoritario. Anche dalla Democrazia Cristiana sono venute dichiarazioni in questo senso: il ministro, o ex ministro, Donat-Cattin ha detto ieri apertamente che sono in atto tentativi per un "Colpo di Stato strisciante", c'è la tendenza cioè a creare con il referendum le condizioni per una modifica istituzionale verso uno Stato più autoritario, o "semiautoritario", come qualcuno l'ha definito. Questa strategia politica passa anche attraverso nuove elezioni politiche generali e per questo il Governo che si è testé costituito non presenta caratteristiche di durata -, passa appunto, oltre che per il referendum anche attraverso la continua emarginazione delle assemblee elettive locali per impedire lo sviluppo delle autonomie.
In questa posizione, così sinteticamente espressa ma che è bene aver presente in questo nostro dibattito, prendono corpo, almeno in alcuni di noi, delle preoccupazioni. La Regione, oggi così minata ancora alle sue basi per quanto riguarda i poteri effettivi, per quanto riguarda la possibilità di ottenere effettivi finanziamenti, per la possibilità di incidere realmente sulla situazione strutturale e politica delle singole Regioni, in questo contesto non deve forse qualificarsi in prima persona nello svolgimento delle competenze che le sono state assegnate? Non dev'essere quindi la Regione - espongo qui alcuni elementi di riflessione politica maturati recentemente -, non deve quindi esercitare direttamente la direzione dello sviluppo, servendosi tuttavia della massima partecipazione, con organismi di partecipazione consultiva e di gestione poi, ma delle iniziative concrete, quelle che attengono allo sviluppo delle aziende agricole? Non corre forse la Regione il pericolo, costituendo enti e sappiamo che oggi il pericolo va anche più in là: addirittura per lo svolgimento delle opere pubbliche si tende ad assegnare ad aziende esterne (si veda la proposta di leasing immobiliare emersa al Comune di Torino dove praticamente, in base anche all'accordo Fiat, quell'1 per cento che i lavoratori versano per opere e servizi pubblici finiranno con il confluire nel leasing, cioè andranno ad imprese private), di contribuire essa stessa a mortificare, a sopprimere l'autonomia degli Enti locali, cui invece compete sempre più il compito di intervenire, sostenuti dallo Stato e dal punto di vista finanziario e dal punto di vista dello snellimento delle procedure, perché possano esercitare in modo più sollecito queste funzioni di intervento, di non riuscire a controllare, a dirigere effettivamente quanto avviene sul territorio? Devo dire che orientamenti di questo tipo sono emersi nella seduta che ha preceduto quella in cui si è chiesto il ritiro della delibera, si è detto, per esaminare gli emendamenti. In realtà, partendo da un punto di vista apparentemente identico, si tende da una parte a frenare l'attività del Consiglio. Ripeto che nostre considerazioni che tuttavia hanno oggi una loro conclusione che non è questa ci inducano invece a portare questo nel dibattito per tentare di superare quanto quella proposta di legge licenziata dalla Commissione ancora non si supera.
Ecco quali sono le condizioni cui bisogna attenersi perché questo pericolo, che ho denunciato qui molto schematicamente, per non essere prolisso, non si concretizzi. Dico subito che le preoccupazioni che ho qui espresso sono state e sono oggetto di dibattito all'interno del nostro stesso Gruppo; c'è chi le vede in modo anche più preoccupante di quella che è la realtà, chi invece si preoccupa di dare organismi efficienti alle categorie che devono intervenire. Ma in generale in questo contesto si è fatta strada l'esigenza di andare verso la costituzione dell'Ente di sviluppo agricolo. La Comunità regionale non ci capirebbe - questa la considerazione che noi abbiamo fatto - se, dopo anni che si parla di questo istituto, noi all'improvviso, senza dare spiegazioni chiare ed esaurienti molto difficili da esplicitare, non approvassimo l'istituzione di questo Enti di sviluppo. Quindi, il nostro dibattito, la nostra posizione si colloca in questo quadro che tende a dotare la Regione Piemonte dell'Ente di sviluppo agricolo. Ma il nostro Gruppo si colloca in questo quadro nel contesto che ho delineato prima, per proporre ancora alcuni ripensamenti alla Giunta, che ha già affermato di essere disposta ad accogliere alcuni emendamenti.
Credo che occorra partire da che cosa è, o come si vuole considerare l'Ente di sviluppo agricolo. E' un istituto che tende alla efficienza dei piani aziendali, cioè a creare condizioni di metodo, finanziarie e di programma capaci di consentire alle aziende, singole od associate in cooperative o in consorzi, le condizioni ottimali del loro sviluppo? Tende cioè l'Ente di sviluppo agricolo a costruirsi essenzialmente come piano di intervento più efficace sulle aziende per consentirne lo sviluppo? Ed è quindi, da questo punto di vista, essenzialmente uno strumento tecnico? Se è questo, può anche essere un organismo prevalentemente tecnico, in cui entrino a grande maggioranza gli utenti, nel caso specifico i coltivatori diretti, i quali si preoccupano di approntare dei piani di zona con indirizzi di carattere tecnico nel quadro del Piano generale di sviluppo della Regione, capaci di conseguire migliori risultati sul piano della rendita, del reddito.
A quel che appare dalla legge licenziata dalla maggioranza della Commissione, l'Ente di sviluppo agricolo dovrebbe operare per piani programma per affrontare singoli piani di zona che intervengono sul territorio, per le sistemazioni idrogeologiche, per agire in coerenza, si dice, con il Piano di sviluppo economico generale, per programmare gli interventi in agricoltura. Ci troviamo allora di fronte ad un ente cui vengono assegnate competenze tali da rendere difficile la coerenza con la esigenza, da parte della Regione, di collocarsi in posizione di coordinamento, di direzione delle attività che si svolgono sul relativo territorio.
Dalla legge proposta noi deduciamo che l'Ente di sviluppo consiste in questo: vere aree programma che intervengono settorialmente, per quanto riguarda l'agricoltura, ma investono anche questioni dell'assetto del territorio, e quindi vanno già al di là di interventi settoriali, investono già zone più ampie di intervento, per le quali altri strumenti sono stati individuati dal Consiglio Regionale e dalla stessa ultima relazione programmatica della Giunta. Per esempio, in questo progetto di legge non si considera il ruolo del Comune, considerandolo semplicemente tra gli enti che l'Ente di sviluppo agricolo consulta nel corso della elaborazione dei propri piani zonali in agricoltura. E' mai possibile che il ruolo dell'Ente locale sia così marginale, quando i compiti che la legge fissa per l'Ente di sviluppo agricolo sono tali da coinvolgere in prima persona le decisioni del Comune? Se i piani di zona intervengono, per esempio, per l'assetto idrogeologico del terreno, per trasformazioni che coinvolgono il territorio su cui opera con strumenti urbanistici il Comune, è ammissibile che il Comune abbia, come è previsto da questa legge, un ruolo marginale, o non dev'essere invece il Comune collocato in posizione di primaria importanza di collaborazione con l'Ente di sviluppo agricolo? In un primo momento noi avevamo sostenuto che addirittura dovevano essere i Comuni a predisporre i piani. E' una posizione non da tutti compresa, e forse neppure del tutto giusta: certo, noi vogliamo che si garantisca il massimo di partecipazione e di autogestione ai coltivatori diretti, ma intendiamo che ciò avvenga in un quadro di equilibrio e di organicità.
Ecco il motivo del nostro emendamento, non ricordo a quale articolo tendente a far sì che il Comune sia collocato tra gli enti che devono essere consultati dall'Ente di sviluppo agricolo per la formazione del piano, dicendo però che i piani di sviluppo agricolo, prima di essere trasmessi alla Regione per la approvazione, devono essere sottoposti ad un "pronunciamento" - questo è appunto il termine che abbiamo usato - dei Comuni: i Comuni, cioè, devono pronunciarsi per una verifica sulle questioni di carattere urbanistico che si pongono, per una verifica dei problemi di sviluppo che attengono all'intero territorio, accanto ai problemi dell'agricoltura. Il Comune ha in questo un ruolo che non pu essere pretermesso, per non parlare della Provincia, il cui ruolo è sempre molto discusso ma non può anche in questo caso essere misconosciuto.
Possiamo avere un rapporto diretto fra Ente di sviluppo agricolo, che si dice strumento della Regione, e Regione stessa, assegnando a Comuni e Province un ruolo assolutamente marginale? Cioè, in pratica li si taglia fuori, o non occorre invece trovare un meccanismo che consenta a Comuni e Province di intervenire sollecitamente e di esprimersi, noi diciamo "pronunciarsi", sui piani? Ecco perché noi chiediamo alla Giunta di accogliere questo emendamento nostro, con il quale si riconosce, non in linea di principio ma in linea di fatto, la funzione del Comune, che, al limite, se escluso, domani potrebbe opporsi ai piani elaborati dagli Enti di sviluppo nei piani zonali; un emendamento che, a noi pare, assegnando all'Ente di sviluppo il compito di intervenire positivamente, non sminuisce minimamente la funzione primaria ancora degli enti locali, che hanno ripeto, diritto in linea di fatto e di principio, ad intervenire su quanto avviene nel loro territorio. Questo non sarebbe necessario se l'Ente di sviluppo mirasse solo all'efficienza delle aziende, ma visto che interviene sul territorio è evidentemente indispensabile che il Comune sia direttamente chiamato in causa. A noi pare, portando questo elemento, di contribuire da una parte alla continua affermazione del ruolo degli Enti locali, singoli ed associati, e dall'altra parte di eliminare una stortura che domani potrebbe portarli addirittura ad opporsi alle iniziative dell'Ente di sviluppo agricolo.
Veniamo, infine, alla composizione degli organismi. Il collega Ferraris ha fatto in proposito, a nome nostro, alcune osservazioni. A noi pare pletorico un Consiglio di amministrazione in cui entrino 38-40 persone. Per essere efficienti, gli organismi devono essere snelli, capaci di prendere rapidamente decisioni. La snellezza non è in contrasto con la partecipazione, che deve avvenire nella formazione e nella esecuzione dei piani, attraverso il chiaro affidamento di compiti e in fase di consultazione e in fase di attuazione dei piani di sviluppo. Non si attua la partecipazione con il formare un Consiglio di quaranta persone, di cui trenta coltivatori diretti perché, al limite quei trenta coltivatori diretti finiscono con il rappresentare una parte della popolazione, non tutto il complesso; si attua bensì in forme che permettano di coinvolgere al massimo la popolazione, non soltanto i coltivatori diretti, nella formazione degli stessi singoli piani. Sarebbe come affidare le decisioni sui piani di sviluppo dell'industria ad enti in cui figurino esclusivamente operai, in quanto addetti ai lavori. Non c'è un solo settore del nostro Paese, si tratti di servizi sociali, o industriali, o commerciali, o dell'agricoltura, che interessi soltanto gli addetti ai lavori: il tutto dev'essere coordinato in un piano e interessa tutte le altre componenti della società.
Ecco perché noi diciamo che la condizione perché l'Ente di sviluppo agricolo assolva ad una funzione coerente con gli indirizzi di piano passa anche attraverso una composizione del Consiglio di amministrazione di cui sia garantita in modo equo la rappresentanza dei diretti interessati, che sono i coltivatori diretti, ma in cui sia presente anche una equa rappresentanza delle forze politiche, che in ultima analisi sono quelle che garantiscono la partecipazione di tutte le altre componenti evidentemente interessate a quello che avviene nel settore dell'agricoltura.
Questa indicazione passa attraverso un emendamento che noi abbiamo presentato, passa attraverso la possibilità di modificare, secondo noi, la composizione del Consiglio d'amministrazione; ma, noi diciamo, passa soprattutto con il garantire al Consiglio Regionale il potere di approvare e la possibilità di verificare ogni tanto quel che avviene all'interno dei singoli piani.
Perciò, noi chiediamo che la Giunta, che dovrà dare le proprie risposte in tema di accoglimento di emendamenti, tenga in particolare considerazione questa nostra proposta, che implica il riconoscimento, ripeto, oltre che di una più equa rappresentanza dei diretti interessati e delle forze sindacali, di un rapporto città-campagna, industria-campagna, da cogliere come esigenza politica e da riflettere in una adeguata rappresentanza all'interno degli organismi che operano nei singoli settori e in secondo luogo nella possibilità per il Consiglio Regionale di approvare i piani zonali e di compiere una verifica, una o due volte l'anno (verifica che pu avvenire in Commissione, non necessariamente in Consiglio: a nostro avviso qualche volta, una volta l'anno, per esempio, si può fare un dibattito in Consiglio, mentre con periodicità più frequente se ne può discutere nella Commissione incaricata di intervenire su queste questioni).
Queste, signor Presidente, le considerazioni che noi desideravamo ancora fare in questa seduta. Non per richiedere un'altra sospensiva favorendo così le manovre, chiaramente espresse in questo Consiglio Regionale, di chi tenta in qualunque modo di ritornare a galla dopo essere stato battuto politicamente, ma perché si costruisca uno strumento che in un contesto in cui emergono preoccupazioni politiche molto serie e gravi non offra terreno fertile a chi sta cercando di intessere le sue trame.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Darei pertanto la parola all'Assessore Chiabrando, in rappresentanza della Giunta.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

La Giunta Regionale vede con soddisfazione il concludersi dell'iter del proprio decreto di legge sulla istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo e ringrazia la VI Commissione ed il suo Presidente, oltre che il relatore per il lavoro svolto.
Con il varo di questa legge viene realizzato il secondo punto qualificante degli impegni che la Giunta Regionale si è assunta, con il suo programma, nei confronti del mondo agricolo. Com'è noto, un primo impegno del programma è stato assolto con il varo della legge sul credito agrario di conduzione, che ha già avuto, proprio nei giorni scorsi, il visto del Governo.
La legge sull'Ente di sviluppo ha avuto un iter piuttosto travagliato per la complessità e delicatezza del problema. E' stato necessario un approfondimento ed un ampio dibattito con tutte le forze politiche ed una aperta e democratica consultazione con tutte le Organizzazioni professionali, Istituzioni, Enti, per arrivare alla elaborazione di un testo di legge aderente alle reali esigenze ed aspettative del mondo agricolo piemontese.
Desidero sottolineare l'aspettativa e la speranza con cui la legge è stata seguita, fin dall'inizio, da parte delle categorie professionali operanti in agricoltura, e tra queste, in primo luogo, dai coltivatori più giovani, che della Istituzione dell'Ente stesso hanno fatto un punto irrinunciabile delle loro rivendicazioni nei confronti della Regione.
La legge, pertanto, arriva in aula di Consiglio "matura", poiché è stata richiesta insistentemente dai veri protagonisti dell'agricoltura piemontese ed è stata approfondita e meditata a tutti i livelli.
L'Ente è stato concepito come strumento snello, essenzialmente tecnico e non burocratico, con poche e ben definite funzioni, principalmente a livello di programmazione zonale ed a livello di realizzazione della politica agricola.
Signori Consiglieri, credo che al di là dei particolari tecnici dobbiamo cogliere quello che è il significato più profondo ed innovativo della nostra agricoltura. L'Ente di sviluppo agricolo è infatti una legge di riforma che costituisce un punto di nuovo incontro tra la Regione e gli operatori agricoli e crea un nuovo strumento promozionale ed operativo al servizio dell'agricoltura.
La Giunta Regionale, mentre auspica che la legge possa trovare larghi consensi nel Consiglio, si dichiara disponibile per accogliere alcuni emendamenti che ritiene migliorativi del disegno di legge.



PRESIDENTE

Il relatore intende replicare? Ha facoltà di parlare il relatore Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore

L'importanza dell'argomento e l'attenzione dedicata dai Colleghi durante la discussione, anche alla relazione ed al suo significato nei rapporti con il testo, mi impegnano ad una risposta, sia pur breve.
Ringrazio innanzitutto quanti hanno espresso, in termini anche troppo lusinghieri, il loro apprezzamento, e preliminarmente preciso che la volontà testé espressa dall'Assessore, a nome della Giunta, in ordine alla votazione ed approvazione dell'Ente di sviluppo agricolo rispecchia la determinazione finale cui è giunto concordemente, anche se in modo travagliato, tutto il Gruppo della Democrazia Cristiana, compreso anche chi aveva ritenuto di dover sollevare richieste di sospensiva e di rimeditazione di alcuni punti. Siamo giunti a questa conclusione positiva attraverso una valutazione approfondita. D'altronde, una legge di questa portata e di questo valore non poteva non impegnare in modo anche tormentato tutto quanto il Consiglio ed i singoli Gruppi. Abbiamo sentito testé dire dal Capogruppo comunista come in rapporto alla portata dell'Ente di sviluppo agricolo anche il suo Gruppo, per sua natura e prassi più compatto di altri, abbia espresso legittimamente valutazioni che non sono tutte perfettamente collimanti, anche se la conclusione politica è stata poi univoca.
L'atteggiamento rispetto all'Ente di sviluppo agricolo è stato variamente sfumato. C'è stato chi si è dimostrato preoccupato per le conseguenze politiche, in merito alle quali darò alcune risposte tra poco ma ha dato un giudizio sostanzialmente positivo, e vedrebbe un miglioramento della soluzione in un approfondimento, un ampliamento, in fondo, dei poteri e delle facoltà dell'Ente di sviluppo agricolo, in una sua integrazione maggiore con gli Enti locali e con le forze politiche. C'è invece chi, come il Consigliere Gerini, ha portato qui una ondata di scetticismo che mi è sembrato sistematico, fino a domandarsi se l'agricoltura sia proprio in condizioni così preoccupanti e gravi. Ecco, io direi che proprio l'agricoltura piemontese, come l'agricoltura italiana, in questi mesi ha reso evidenti, se ancora ve ne fosse stato bisogno, anche a coloro che non erano soliti prestare attenzione a questo settore dell'attività economica e della vita sociale, aspetti gravemente preoccupanti l'urgenza di interventi non sporadici ma coordinati tecnicamente efficienti, continui, coerenti, improntati alla più valida impostazione di tipo programmatorio. Il frazionamento della proprietà, il progressivo abbandono, la tendenza a colture estensive in cui ormai si tralasciano tutte le pratiche agronomiche, l'esigenza di rifondare con estrema urgenza le strutture della nostra agricoltura, la necessità di pensare alle infrastrutture per il mondo agricolo in un modo organico e non in modo indiretto, come si può pensare ad un settore residuo, la necessità di calare le leggi e gli interventi economici e sociali in strutture che possano rapidamente portarle all'attuazione in modo omogeneo e continuo.
Tutte queste impostazioni reclamano, io credo, a questo punto l'approvazione di una legge quale quella che faticosamente, ma con grande impegno, la Commissione, la Giunta ed il Consiglio hanno portato avanti fino alla sua discussione conclusiva.
Certo, tutte le iniziative di questo genere comportano un grave rischio. Credo che la critica del Consigliere Gerini, che è una critica costruttiva sotto questo profilo, perché ci richiama una volta ancora a ricordare questo aspetto, e quella più drastica, più negativa del consigliere Curci, abbiano preso le mosse soprattutto di qui. Chi pensasse alla costituzione dell'Ente di sviluppo come elemento risolutivo in s commetterebbe un gravissimo errore. Se si ritenesse che il Consiglio Regionale, con il licenziare la legge per l'Ente di sviluppo agricolo, si alleggerisca dei problemi relativi all'agricoltura consegnando alle forze presenti nel Consiglio d'amministrazione in qualche modo questo settore e questa attività, per limitarsi a fare questa o quella leggina di finanziamento perché altri la gestisca, sicuramente si esporrebbe il mondo agricolo a gravi delusioni.
Io credo, invece, debba essere qui ancora ribadito che con l'Ente di sviluppo agricolo, così come abbiamo cercato di costruirlo, si tenta una importante sintesi: quella che si ottiene attraverso la mobilitazione, la sollecitazione alla integrazione del mondo rurale con la volontà politica che ha la sua sede in questo Consiglio Regionale. Quindi, non uno strumento meramente tecnico, ma lo strumento di una volontà politica che qui ha la sua sede e qui si esprime, che qui formula i piani, che qui formula le leggi, che attraverso i suoi organi, Giunta e Consiglio, in armonia tra loro, impartisce le indicazioni, controlla l'iter di esecuzione, verifica la validità dei risultati, modifica le rotte, approva i piani o li respinge e così via.
Si vuol superare, quindi, con questo intervento, una fase che da un lato era di rassegnazione quasi ad un normale corso degli eventi, che vedevano un prevalere assoluto delle altre attività economiche ed una emarginazione progressiva dell'agricoltura, con la conseguenza di interventi di tipo o assistenziale o di mero sostegno, per passare ad una fase non di assistenza e sostegno a chi è in condizioni di difficoltà, ma ad una fase dinamica, d'iniziativa, per costruire un'agricoltura efficiente, capace di sostenere il confronto con le altre attività economiche, anzi, di svolgere un ruolo propulsivo, congiunturale, un ruolo di garanzia rispetto a molte domande angosciose che la società si pone a riguardo dei problemi dell'alimentazione, dei problemi ecologici dei rapporti e degli equilibri sociali.
Avviandomi a concludere, passo a dare sinteticamente alcune risposte a certe preoccupazioni espresse dal Consigliere Berti, ai quesiti che egli su questo piano ha posto, tralasciando le valutazioni politiche generali sulle quali risponderò, come capogruppo, quando interverrò in altra discussione.
Non credo si possa parlare in senso attuale di tentativi di provocare crisi, di strumentalizzare questa discussione ad altri fini.
Obbiettivamente in questo momento, non esistono queste situazioni, e quindi possiamo serenamente proseguire. L'approvazione della legge dovrebbe costituire anzi un passo avanti che dissipa possibili timori. Quanto alla preoccupazione di costituire una specie di corpo separato, una specie di centro di potere esterno, estraneo ai centri di potere che già sono insidiati nella loro legittimità da un disegno che può essere politico, da una critica che può essere qualunquistica o da situazioni di fatto che possono derivare dalla inefficienza, dalla incapacità di istituti rappresentativi di incidere sulla realtà, si tratta senz'altro di preoccupazione pienamente giustificata. Ma io credo che ogni volta che, per ovviare ad una siffatta preoccupazione noi spostiamo, senza volerlo, ancora di più in uno strumento che è tecnico, operativo, ma che è strumento e longa manus della volontà politica che qui ha sede, una parte di potere o facendo della consultazione con i Comuni una consultazione di tipo politico che noi non vogliamo si effettui in questa sede (la consultazione di tipo politico dei Comuni avviene in quello che è l'iter formativo del piano di sviluppo nella sua omogeneità e nella sua integrità: abbiamo infatti sempre detto che l'agricoltura non ha da essere, attraverso questa nuova iniziativa, un settore separato, emarginato, un mondo a sé che fa i propri piani, che persegue propri scopi, che realizza le proprie riforme, ma è da integrarsi sempre più in tutto il contesto economico e sociale). Quanto poi noi vogliamo, con buone intenzioni, spostare nell'Ente di sviluppo agricolo, una attività formativa della volontà politica, tanto più noi costituiamo un corpo separato, che si contrappone, o può contrapporsi domani, alla volontà di queste istituzioni, di questa assemblea o della Giunta. Quanto più noi portiamo le forze politiche ad essere rappresentate come tali in prima persona, non in modo mediato, indiretto, attraverso una rappresentanza tecnica, sociale, di interessati del mondo rurale, quanto più qualifichiamo questi rappresentanti politicamente, come rappresentanti delle forze politiche, tanto più noi rischiamo di creare effettivamente un corpo separato, che avrà autorità, autorevolezza e motivi per contrapporre le proprie scelte, le proprie soluzioni a quelle che in questa sede possono essere elaborate.
Non dico questo per contrapposizione dialettica, ma per convincere anche me stesso. Perché se dovessi intravedere quei pericoli ingrandirsi in qualche modo in concreto non avrei alcuna esitazione a smentire anche tutto lo sforzo fatto in questi mesi per giungere a queste conclusioni, a dire: ora che siamo giunti alla soglia della decisione, ci accorgiamo che questa decisione ci porta al di là delle nostre intenzioni, ci porta fuori del campo in cui dovevamo operare, ci porta a conseguenze che non vogliamo si realizzino, e quindi siamo pronti a rinunciarvi.
Queste risposte, ripeto, le do a me stesso, rafforzandomi nella convinzione che la sorte di questa legge, dell'istituto che noi creiamo, è affidata (e tutte le garanzie fondamentali esistono, ma potranno esserci ancora correzioni per accentuare questo aspetto) alla esistenza di una volontà politica, di una capacità di direzione della Regione nell'armonia dei suoi organi, Giunta e Consiglio. Se si vorrà compiere qualche accentuazione, senza appesantire le attività consiliari, in ordine al tempestivo ed efficace controllo ed intervento sull'iter formativo e sulla attività dell'ente, non mi opporrò certamente. Però, mi opporrei a tentativi di spostare in qualche modo, per sfiducia, per tendenza naturale dell'opposizione, la quale a volte può non sentirsi sufficientemente presente in certi momento dell'attività operativa ed anche tecnica nell'Ente di sviluppo agricolo una maggior fetta di peso di potere politico: significherebbe veramente delegare la politica agricola al di fuori della Regione, e questo credo che nessuno l'abbia voluto, neanche attraverso le consultazioni, il dibattito, il confronto con le categorie.
In fondo, non è questo che si intendeva: abbiamo recepito che le categorie mentre chiedono una presenza, sono anche timorose di assumere delle responsabilità che le inchioderebbero; e anche qui le organizzazioni sindacali, le organizzazioni di categoria in certi momenti avrebbero se stesse davanti allo specchio.
Questo è dunque il limite da non superare. La prassi l'interpretazione, il modo di far funzionare questa istituzione avrà una importanza decisiva sul suo successo. Io ho la convinzione che questa volontà politica esiste nelle forze che sono qui presenti, sono persuaso che esiste negli organi della Regione la possibilità della manifestazione tempestiva di questo potere di indirizzo, di controllo, di verifica. Tutto quanto manca nella legge per lo sviluppo agricolo è materia che potrà e dovrà essere meglio collocata in altre sedi: quando si daranno per le procedure sulla programmazione, e la pianificazione, quando si provvederà per il territorio. Io non penso che l'Ente di sviluppo possa, per propria autonoma decisione, incidere in quella che è la politica generale del territorio e del suo assetto: penso che i Comuni, che gli Enti locali, che le Province avranno tutta la loro voce nella sede opportuna, unitaria della formulazione del Piano di sviluppo, in cui quello agricolo si inserisce, così come avranno piena partecipazione nel momento più specificatamente tecnico, che è quello della predisposizione, della elaborazione dei piani di sviluppo dell'agricoltura.
Questa è, in termini sommari, la convinzione conclusiva del relatore il quale pensa che proprio da questa volontà politica, da questo sforzo che si è riespresso nella legge e nella sua interpretazione attraverso anche la relazione, vengano delle risposte che possano sufficientemente tranquillizzare. Ma nessun istituto politico, per quanto ben concepito, è al riparo da una distorta sua gestione o da un affievolimento della volontà politica che lo ha espresso. Abbiamo visto leggi perfette rimanere assolutamente inoperanti, leggi modeste, nonché, fare un lungo cammino.
Dipenderà dalla carica che noi manterremo, dalla pressione, dalla volontà che dimostreremo. In questa direzione credo che tutto operi oggi affinch per ciò che riguarda il mondo agricolo, questa volontà politica e questo impegno di riforma, di rivalutazione, di rinnovamento sia presente. E questo, secondo me, è una garanzia sufficiente.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
In base allo Statuto, devo ora mettere anzitutto in votazione un ordine del giorno di non passaggio al voto degli articoli della legge istitutiva dell'ESAP, che è stato presentato dai Consiglieri Domenico Curci e Nino Carazzoni. L'art. 38, comma 3, stabilisce infatti: "Dopo la discussione generale su un progetto di legge, e prima del passaggio agli articoli, il Consiglio dovrà esaminare eventuali ordini del giorno diretti ad impedire il passaggio all'esame degli articoli".
Leggo il testo dell'ordine del giorno: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, presa conoscenza dei progetti di leggi regionali n. 13 e n. 60, nonché della relazione stesa dalla VI Commissione ravvisata l'opportunità e la necessità di predisporre interventi urgenti e concreti in favore dell'agricoltura piemontese, riconosciuto in questa impostazione essere provvedimento più utile il soprassedere alla istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte, destinando infine lo stanziamento iniziale, previsto in L. 1.000.000.000, a misure atte a fronteggiare la gravissima crisi del settore zootecnico delibera di non passare all'esame degli articoli del progetto di legge istitutivo dell'ESAP".
Si desidera illustrare l'ordine del giorno? Chiede di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la presentazione di questo ordine del giorno per il non passaggio all'esame degli articoli del progetto di legge istitutivo dell'ESAP, il Gruppo dell'MSI-Destra nazionale intende affermare, o meglio riaffermare, una posizione di principio che nella chiarezza del testo sottoposto al voto dell'assemblea, dalla Presidenza cortesemente oggi qui ricordato, ci sembra non abbia a necessitare di una lunga illustrazione.
O si crede veramente di poter risolvere i drammatici problemi dell'agricoltura piemontese, del mondo agricolo piemontese, con la costituzione di un Ente di sviluppo, e nel caso specifico con la costituzione di 'questo' particolare ente di sviluppo, e allora altra soluzione non rimane che respingere il nostro ordine del giorno assumendosene in quest'aula e fuori di quest'aula tutte le responsabilità oppure si crede, così come crediamo noi, che l'agricoltura abbia bisogno non di interventi dispendiosi e demagogici ma di misure sagge, serie concrete, e allora altro non si può decidere se non di sospendere l'istituzione dell'ESAP.
Intervenendo in sede di dibattito generale, noi abbiamo già descritto con una certa ampiezza, e soprattutto con sincera convinzione, l'Ente di sviluppo agricolo come un baraccone inutile, costoso, idoneo soltanto a soddisfare le esigenze clientelari di qualche partito o di qualche corrente di partito, non certo a corrispondere alle attese, alle speranze, sempre più ansiose, degli agricoltori piemontesi.
Per giustificare e motivare adesso la nostra proposta di rinvio noi potremmo pertanto limitarci a richiamare e a ripetere tutto quanto abbiamo già esposto nel nostro intervento precedente. Potremmo, di conseguenza affermare che è per lo meno illogico dar vita ad un ente di sviluppo proprio nel momento in cui la Commissione Agricoltura della Camere dei Deputati si trova costretta a denunciare il fallimento degli Enti di sviluppo fino ad oggi istituiti con legge statale e per il cui funzionamento, date le pazzesche passività accumulate, per i costi dei Consigli d'amministrazione e per gli stipendi al personale dipendente, si rende necessario, nella votazione, diciamo, della Commissione Agricoltura della Camera, un finanziamento di ben 126 miliardi.
Potremmo altresì affermare che è irrazionale pretendere di costituire con l'ESAP uno strumento operativo del Piano di sviluppo regionale quando questo piano è ancora in fase di elaborazione e di studio né si sa quando potrà essere varato.
Tutto questo noi potremmo dire, ma per il solo fatto che a dirlo sarebbe l'MSI-Destra nazionale, cioè una forza politica che, per la ridicola oltre che ignobile dichiarazione di un De Mita qualunque, dovrebbe restare al di fuori del cosiddetto arco costituzionale, queste argomentazioni sarebbero considerate da respingere senza appello. E allora accantonando tutte le osservazioni che abbiamo sin qui ricordata, delle quali vogliamo peraltro confermare la piena validità, noi diciamo che la istituzione dell'ESAP ha da essere sospesa perché, proprio come ha sostenuto non il "fascista" Carazzoni ma il "non fascista" Calleri, questa iniziativa "necessita di un particolare momento di ripensamento, di approfondimento e di meditazione da parte del Consiglio Regionale. Perch è sempre il 'non fascista' Calleri che lo dice - saremmo tutti quanti uomini politici poco accorti e poco esperti se dal segno dei tempi non sapessimo anche cogliere talune indicazioni che devono essere colte con spirito di consapevolezza, e, se volete, con spirito di umiltà e di ripensamento". Tanto è vero che stamane il Consigliere Calleri non è neppure venuto in aula a partecipare a questa discussione.
Il segno dei tempi, di questi tempi tristi ed oscuri, indica, ad avviso nostro, che l'agricoltura piemontese ha bisogno di qualcosa di ben diverso dall'Ente di sviluppo agricolo. Non possiamo pensare, infatti, che il Consigliere Calleri, autorevole voce della maggioranza nonché convinto sostenitori di questa Giunta, abbia voluto lanciare un siluro contro l'Ente di sviluppo agricolo sottolineando "la opportunità di riproporre attraverso tutta la vasta documentazione che qui è stata posta, un disegno di legge organico che tenga conto di ciò che è stato detto, perch altrimenti ci troveremmo certamente a varare un documento che, al di là della nostra buona volontà, sarebbe disorganico e spezzato".
La Giunta Regionale, in un primo momento, per la verità, sembrava aver colto questa indicazione, accettando, come sappiamo, di sospendere il dibattito generale. Avendo però essa ripresentato in aula il medesimo disegno di legge, evidentemente senza fare spazio a quel ripensamento che il Consigliere Calleri auspicava, noi ci sentiamo legittimati, adesso, a rinnovare con anche maggior convinzione, con anche maggiore forza, una proposta di rinvio, non partita inizialmente dai nostri banchi e per ci stesso, ci si conceda, non sospetta di nascondere chissà quale trama nera.
Ecco perché noi diciamo che opportuno sarebbe sospendere l'istituzione dell'ESAP e intervenire, invece, in tutta urgenza, con misure di tipo diverso, in favore dell'agricoltura: ad esempio, come da noi suggerito, nel settore zootecnico, oggi travagliato da una crisi che almeno a parole ci ha resi tutti pensosi e preoccupati e che sicuramente potrebbe essere per larga parte risolta se a questo settore venissero destinati i fondi previsti per le spese di solo primo impianto dell'Ente di sviluppo dell'agricoltura.
Questa la proposta, questo l'auspicio, se volete, questa la speranza dell'MSI-destra nazionale. E noi crediamo di non peccare di presunzione aggiungendo che su di essa si confronteranno e si misureranno la buona e la cattiva volontà delle forze politiche qui rappresentate di operare davvero per il mondo agricolo piemontese.



PRESIDENTE

Sull'ordine del giorno può intervenire un oratore per Gruppo. Qualcuno desidera parlare? Ha chiesto di parlare il Capogruppo Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Il mio gruppo non può accogliere né l'ordine del giorno inteso a non passare agli articoli, né la proposta subordinata di ulteriore rinvio.
L'Ente di sviluppo agricolo che noi proponiamo non è un organismo burocratico, ma democratico e tecnicamente valido, direttamente collegato con la volontà e la capacità di svolgere una politica agricola da parte della Regione. Le diverse misure che l'agricoltura attende: zootecnia miglioramenti fondiari, sviluppo delle produzioni e così via non sono alternative rispetto all'Ente di sviluppo, credo sia di facile intuizione.
Noi riteniamo anzi che la precostituzione dell'Ente di sviluppo agricolo offra maggiori possibilità di realizzare quegli interventi, che vengono da tutte le parti sollecitati, in modo organico, omogeneo, diffuso su tutto il territorio, in modo efficace soprattutto nei confronti dei settori più deboli, più scoperti, meno atti a recepire, ad utilizzare gli interventi e le provvidenze che possono essere votate.
Chiediamo pertanto che si passi, dopo la votazione sull'ordine del giorno, agli articoli.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'ordine del giorno, vuole soltanto fare due precisazioni in questa sede, salvo riprendere la parola sugli emendamenti dare spiegazioni e intenderci per eventuali correttivi alla linea che la Giunta, nell'esame degli emendamenti, ha dato.
La precisazione la ricavo dalla dichiarazione molto franca, molto esplicita, molto chiara del Capogruppo della DC che nel caso concreto e anche il relatore di questa legge la quale non sarà perfetta, che certamente non tende a risolvere i problemi dell'agricoltura, ma tende ad aiutare l'agricoltura a salvarsi in questo momento particolarmente difficile nella nostra Regione come del resto in tutta Italia, seguendo dei criteri di buon senso e di buon governo anche attraverso a questo ente che vedremo di creare.
Il Capogruppo Bianchi ha chiarito come non vi sia all'esterno di questa, che è la concreta volontà degli appartenenti al gruppo della DC (ed io sono autorizzato ad aggiungere, a coloro che costituiscono la Giunta) nessun proposito nemmeno lontano e adombrato di determinare un momento di turbativa o di crisi in merito alla discussione ed all'approvazione di questa legge. Se la memoria non mi tradisce e fino a questo momento mi pare che mi accompagni ancora abbastanza bene, al termine di una discussione in cui fu sollecitato un ripensamento, riunita la Giunta accettai il momento di ripensamento con il fermissimo proposito di riportare questa legge anche in adempimento di quello che era il piano programmatico enunciato nella prima e nella seconda dichiarazione della Giunta che ho l'onore di presiedere. Il momento di ripensamento non vuol dire assolutamente accantonamento, non vuol dire modifica radicale se non vi è l'accordo per farla, il momento di ripensamento c'è stato da parte di tutti, compreso da chi lo avevo sollecitato e dai componenti della Giunta che ne avevano ravvisata l'opportunità. E a conclusione siamo venuti nella determinazione di riportare all'esame, e, confidiamo, all'approvazione del Consiglio questo testo.
Certamente, ed è l'argomento che avrei enunciato se non ci fosse stato il chiarimento estremamente aperto del Capogruppo Bianchi nella prima fase della discussione, certamente non è una legge sufficiente, è una legge che ha bisogno di qualche cornice, ma rifugiarci oggi soltanto a fare delle leggi per il settore zootecnico è veramente perdere di vista quello che è l'insieme, in parte programmatorio e in parte esecutivo, dei vari aspetti che l'agricoltura piemontese presenta.
Certo è una legge difficile, una legge che è stata tormentata, lo è ancora attualmente, ma sono convinto sempre più, anche perché da 40 anni maneggio leggi, che una legge anche non buona, non perfetta, usata bene, in buona fede, con buona volontà, può portare a raggiungere degli scopi, pu risolvere delle questioni. Certo che quando manca questa buona volontà questa buona fede, o sopravviene un fatto di ignavia, la legge, per buona che sia, resta assolutamente non aderente.
Per questi motivi la Giunta ritiene di non potere accogliere l'ordine del giorno e chiede pertanto che si proceda, dopo la votazione, all'esame della legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno che ho letto, a firma Curci e Carazzoni, che chiede il non passaggio all'esame degli articoli del progetto di legge istitutivo dell'ESAP.
La votazione avviene per alzata di mano. Chi intende approvare questo ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo alla votazione dei progetti di legge regionali n. 13 e 60.
"Istituzione dell'Ente di sviluppo agricolo del Piemonte (ESAP)".
Art. 1 "E' istituito, con sede in Torino, l'Ente Regionale di sviluppo agricolo del Piemonte (ESAP).
L'Ente è dotato di personalità giuridica di diritto pubblico".
Non vi sono emendamenti, quindi si può procedere alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione.
Presenti e votanti 39.
Hanno risposto sì 37 Consiglieri.
Hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'Ente Regionale di sviluppo agricolo del Piemonte, strumento operativo della Regione, promuove lo sviluppo sociale ed economico del mondo rurale e dell'agricoltura piemontese, nel quadro della programmazione nazionale e della politica comunitaria, secondo le indicazioni della programmazione economica regionale delle altre deliberazioni del Consiglio e della Giunta Regionale, in conformità alle direttive della Giunta Regionale.
L'Ente, per conseguire gli scopi istituzionali, si avvale dell'opera e della collaborazione di Enti, Istituti ed Uffici esistenti, stabilendo rapporti permanenti con le istituzioni universitarie del Piemonte e con gli Istituti di ricerca.
L'Ente Regionale di sviluppo agricolo, in particolare: a) predispone proposte per la definizione, identificazione ed eventuale modificazione delle zone agricole b) redige i piani agricoli zonali, nell'osservanza delle seguenti modalità stesura del progetto preliminare, esame dello stesso e sua elaborazione con la partecipazione dei produttori e lavoratori agricoli, delle loro organizzazioni ed associazioni, e degli Enti locali, formazione del progetto conclusivo c) presta la propria opera, ove richiesta, alle Comunità montane per la formazione dei piani agricoli di zona, facenti parte dei piani di sviluppo loro demandati per legge d) elabora programmi e piani per settori agricoli, per singole colture ed attività zootecniche, per la razionale utilizzazione delle acque e per il riordino delle utenze irrigue e) formula e concorre ad attuare programmi di ricomposizione fondiaria ed aziendale, secondo le indicazioni delle leggi di applicazione delle direttive comunitarie e le linee della politica agraria regionale, in conformità degli scopi proposti dai piani di cui ai precedenti commi, ed interviene anche per agevolare singole iniziative per l'accorpamento e la formazione di organiche aziende agricole a conduzione familiare ed associata f) concorre ad attuare i piani ed i programmi approvati svolgendo, di norma, attività di promozione, integrazione e coordinamento delle iniziative degli imprenditori agricoli singoli ed associati, ed in via straordinaria, supplendo alla carenza di loro iniziative g) ha facoltà di prestare, su autorizzazione della Giunta Regionale e sulla base di un programma, garanzie fidejussorie per il finanziamento di opere e di iniziative essenziali per la realizzazione dei piani previsti da questa legge h) nell'esercizio dei compiti affidatigli, assicura la promozione ed il sostegno della cooperazione, predisponendo anche opportune strutture ed impianti per la conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli i) svolge ogni altra attività che, nel quadro dei compiti e delle finalità assegnate all'Ente, sia richiesta dalla Giunta Regionale".
All'art. 2 vi sono undici emendamenti.
Il primo è dei Consiglieri Marchesotti-Ferraris: "Sopprimere il primo comma dell'art. 2 e sostituirlo con il testo seguente: 'L'Ente regionale di sviluppo agricolo del Piemonte è strumento operativo della Regione, per attuare il piano regionale di sviluppo e i programmi di settore per quanto riguarda l'agricoltura nel quadro della programmazione nazionale e della politica comunitaria, secondo le altre deliberazioni del Consiglio e le direttive della Giunta Regionale' ".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Soltanto per invitare la Giunta e la maggioranza, nel determinare la propria posizione, a valutare le motivazioni di questo emendamento ricavandole non soltanto dall'intervento pronunciato questa mattina del nostro Capogruppo, ma (e qui mi rivolgo al Capogruppo della DC) a ricavarle da tutta l'elaborazione del Consigliere Bianchi relatore della VI Commissione, il quale ha teso a dare una certa dimensione ai tempi.
Noi ci proponiamo di togliere la frase "promuove lo sviluppo sociale ed economico del mondo rurale dell'agricoltura piemontese", perché se l'Ente di sviluppo è quello su cui siamo, grosso modo, d'accordo, è indubbio che non è funzione dell'Ente questa ma del Consiglio Regionale perch attribuzione e competenza specifica del Consiglio Regionale è quella di promuovere lo sviluppo sociale ed economico del piano regionale di sviluppo attraverso ad un insieme di leggi.
Noi qui tendiamo, con quell'emendamento molto secco, molto preciso, a riformulare la definizione e a riportare l'Ente alla sua funzione strumento operativo per l'attuazione del piano regionale di sviluppo per quanto concerne l'agricoltura e quindi dei piani dei settori. Credo proprio che se non c'è una posizione predeterminata, preconcetta, tutta l'impostazione che ha dato anche Bianchi debba portare ad accogliere questo nostro emendamento, altrimenti le osservazioni sollevate dal mio Capogruppo, diventano enormi perché allora è l'ente che fa il programma che fa tutto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore

Signor Presidente, credo si potrebbe trovare una soluzione che non è di compromesso ma di precisazione e che sottopongo all'esame della Giunta.
Accettare l'emendamento del Gruppo comunista così come è espresso, dopo che è stato formulato un altro testo che suona come suona, potrebbe avere un significato riduttivo. Io proporrei di modificare così il testo: "L'Ente regionale di sviluppo agricolo del Piemonte, strumento operativo della Regione per la promozione dello sviluppo sociale ed economico del mondo rurale e dell'agricoltura piemontese ecc.".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Se si potesse dire "concorre a promuovere lo sviluppo sociale ecc.".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Può sembrare una questione di forma, ma diventa di sostanza. A parte che le leggi dovrebbero essere il più sintetiche possibile per essere comprese. Se l'Ente di sviluppo agricolo è strumento operativo della Regione, ne attua la politica e la Regione deve promuovere lo sviluppo economico e sociale del Piemonte, è una contraddizione in termini voler aggiungere altre frasi, è strumento operativo della Regione Piemonte ed è la Regione Piemonte che promuove lo sviluppo economico e sociale. Se si vuole a tutti i costi inserire una funzione promozionale all'Ente di sviluppo si dice un qualcosa che non ha senso con quanto è scritto.



PRESIDENTE

Qualcuno desidera ancora intervenire? Il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è d'accordo di accettare l'emendamento all'emendamento "per la promozione di", oppure "concorre a promuovere lo sviluppo sociale".



BIANCHI Adriano, relatore

L'emendamento potrebbe essere accolto con una semplice modifica formale (non è per correggere): "per l'attuazione" invece che "per attuare".
Dovrebbe essere corretto dai presentatori stessi dell'emendamento "per l'attuazione del piano regionale di sviluppo ecc.".



PRESIDENTE

Posso correggere con "per l'attuazione del piano"?



BERTI Antonio

Sì.



PRESIDENTE

Allora lo correggo, per cui l'emendamento suonerebbe al primo comma "L'Ente regionale di sviluppo agricolo del Piemonte è strumento operativo della Regione per l'attuazione del piano regionale di sviluppo ai programmi di settore per quanto riguarda l'agricoltura nel quadro della programmazione nazionale ..."



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

"E dei programmi di settore".



PRESIDENTE

"E dei programmi di settore per quanto riguarda l'agricoltura nel quadro della programmazione nazionale e della politica comunitaria, secondo le altre deliberazioni del Consiglio e le direttive della Giunta Regionale".
Va bene così? Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento che ho testé letto con le modifiche formali apportate.
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Emendamento dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Al punto d) sopprimere 'per la razionale utilizzazione delle acque e per il riordino delle utenze irrigue'".
Desiderano illustrarlo?



CARAZZONI Nino

Tra i compiti istitutivi dell'Ente di sviluppo agricolo si indica testualmente "la razionale utilizzazione delle acque e il riordino delle utenze irrigue".
Noi ci permettiamo di fare osservare sommessamente che il legislatore regionale, lasciandosi prendere, come talvolta accade, la mano da una certa grandeur di tipo francese, si è scordato forse di un piccolo ma importante e non trascurabile particolare, vale a dire che le acque del bacino imbrifero del Po sono sottoposte ad una regolamentazione speciale, per cui non riusciamo a vedere come potrebbe esplicarsi l'intervento dell'ESAP.
Inoltre - e ci riferiamo ancora alle acque del Po - il problema interessa anche la Valle d'Aosta e la Lombardia, non soltanto il Piemonte e quindi non comprendiamo come si potrebbe regionalizzare il problema in senso strettamente piemontese.
In altre parole, con quale fondamento si vorrebbe attribuire all'ESAP una potestà di intervento, quale quella di razionalizzazione delle acque che potrebbe per ipotesi contrastare anche con l'interesse di altre regioni? Queste sono le ragioni per cui il Gruppo del MSI-DN ha presentato l'emendamento.



PRESIDENTE

Nessuno desidera intervenire? La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non lo accoglie e dichiara che tutta l'attività legislativa della Regione è vincolata alla Costituzione e alle leggi dello Stato e quindi le applicazioni sono in quello spirito.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento che ho letto dei Consiglieri Curci e Carazzoni.
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni.
"Sopprimere al punto e) ed intervenire anche per agevolare singole iniziative per l'accorpamento e la formazione di organiche aziende agricole a conduzione familiare od associata". Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

La questione dell'intervento dell'ESAP per agevolare singole iniziative per l'accorpamento della formazione di organiche aziende agricole a conduzione familiare od associata, è innanzi tutto pericolosa sul piano dei principi. Contrasta inoltre con le direttive comunitarie della CEE in quanto nella realtà pratica porterebbe soltanto ad un immobilizzo di capitali. E' opportuno ricordare che la CEE afferma invece la necessità non di acquistare i terreni, ma di affittarli, il che sposta l'accento del discorso sull'opportunità di rivalutare l'istituto dell'affitto.
L'emendamento da noi proposto discende da queste valutazioni.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare.
La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Emendamento aggiuntivo dei consiglieri Curci e Carazzoni: "Al punto i) dopo le parole 'dalla Giunta Regionale', aggiungere le parole 'su conforme parere del Consiglio Regionale"'.
Intendono illustrarlo?



CARAZZONI Nino

No.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta lo respinge.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l'emendamento? L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Al punto f) sopprimere 'ed in via straordinaria supplendo alla carenza delle loro iniziative'".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Questo è un po' un dialogo tra sordi; noi non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscere quale sia, in ordine a questo progetto, di legge, il pensiero di molte forze politiche, non abbiamo ancora udito parlare un oratore socialista, un oratore repubblicano o socialdemocratico, comunque ci permettiamo di richiamare l'attenzione dell'assemblea, o quanto meno di quelle parti politiche che credono ancora al principio della priorità privata, sulla pericolosità diremmo sulla mostruosità di quello che qui si vuole statuire.
All'art. 2 lettera f) si propone di riconoscere all'ESAP la facoltà di svolgere un'attività promozionale integrando e coordinando le iniziative degli imprenditori singoli ed associati ed ecco l'attacco al principio della libertà individuale e, come dicevamo all'istituto della proprietà privata "supplendo in via straordinaria alla carenza di loro iniziative".
Questo altro non può significare, altro non è se non il tentativo maldestro peraltro, di contrabbandare, in un contesto apparentemente innocuo, la possibilità per l'Ente di sviluppo agricolo di giungere all'esproprio. Noi avremmo anche capito, avremmo anche potuto persino giustificare una legge che, premessa per esempio la carenza oggi lamentata di cellulosa, avesse codificato il principio di un intervento, nel caso di terreni improduttivi incolti, per l'impianto di boschi; qui, al contrario si va ben oltre, in pratica si ammette la possibilità che se un terreno non venga ad essere coltivato secondo le direttive dell'Ente di sviluppo agricolo, l'ESAP stesso possa intervenire attraverso l'esproprio.
Non v'è chi non veda o possa fingere di non vedere la gravità di questa ipotesi. Ecco perché il nostro Gruppo ha proposto un emendamento soppressivo che noi ci auguriamo possa venire esattamente valutato nella sua importanza, nella sua portata, anche da Consiglieri di parte avversa: ci riferiamo ai colleghi del gruppo liberale, ci riferiamo a qualche collega, non a tutti, del Gruppo DC i quali, a parole almeno, sono poi gli strenui difensori della proprietà privata.
Questa è una buona e concreta occasione per dimostrarlo.



PRESIDENTE

Nessuno desidera intervenire? Il Consigliere Bianchi ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano, relatore

Mi sembra che questo intervento sia obiettivamente, se non nelle intenzioni, pretestuoso nel senso che qui non è messo in discussione sicuramente il principio del dovuto rispetto della proprietà privata in quanto adempia alle funzioni che la Costituzione e la legislazione del nostro Paese le assegna...



CURCI Domenico

E' la norma.



BIANCHI Adriano, relatore

In secondo luogo perché l'Ente di sviluppo agricolo e questa legge non introduce delle norme sostanziali che possano incidere su diritti di questa portata, in terzo luogo perché nel merito si parla di approvazione e attuazione di programmi che vengono effettuati solo in via di supplenza rispetto a condizioni di mancanza di iniziativa.
Faccio un esempio e chiudo: basta pensare alla situazione collinare boschiva, dei pascoli montani frazionati in proprietà ormai virtualmente abbandonate, rispetto alle quali non c'è nessun rapporto né affettivo n economico, in ordine alle quali occorre un intervento sostitutivo per poterle utilizzare ai fini economici nel vantaggio sociale senza intaccare sacri principi.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento dei Consiglieri Curci e Carazzoni. Chi lo accoglie è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
Emendamento aggiuntivo e modificativo dei Consiglieri Calleri, Menozzi Giletta, Bertorello e Franzi: "Al punto g) 'ha facoltà di prestare, su autorizzazione della Giunta Regionale e sulla base di un programma, garanzie fidejussorie ed imprenditoriali agricoli singoli ed associati per il finanziamento di opere e di iniziative essenziali per la realizzazione dei piani previsti da questa legge".
Desiderano illustrarlo?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

La dichiarazione di accoglimento del Presidente della Giunta mi ha favorito il commento. Preciso soltanto che, pur essendo già stato completato nel comma g) dell'art. 2 il riferimento alle fidejussioni l'emendamento vuole esplicitare maggiormente l'intervento facendo riferimento anche alle aziende singole e ciò in aderenza alle più volte richiamate direttive comunitarie specialmente per quanto concerne la 159/72 per la predisposizione dei piani di sviluppo aziendale che gli operatori saranno chiamati ad attuare.



PRESIDENTE

La Giunta ha già detto che lo accoglie.
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato.
Emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Gerini e Fassino: "Dopo la lettere f) aggiungere la seguente lettere f bis) Dopo la parola 'realizzazione' aggiungere le parole 'ed il miglioramento'".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta lo accoglie.



PRESIDENTE

Desiderano illustrarlo?



GERINI Armando

No, è già stato accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Gerini, Zanone, Fassino Rossotto.
"Dopo la lettera f) aggiungere la seguente lettera bis) 'Predispone programmi per la realizzazione delle infrastrutture agricole e civili'".
La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Signor Presidente, dovrebbe suonare così l'emendamento completo: "Predispone programmi per la realizzazione ed il miglioramento delle infrastrutture agricole e civili". Se no parrebbe che ci sia solo "la realizzazione" e che non migliori.



PRESIDENTE

Facciamo la correzione "ed il miglioramento delle infrastrutture ecc.".
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io credo che mi si risponda a questa domanda e ritorno a quanto detto prima: è possibile predisporre programmi di questo tipo al di fuori dei Comuni?



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Certo che è possibile, perché è un ente che crea il Consiglio Regionale per il raggiungimento di scopi previsti dalla legge. Il Consiglio Regionale se riterrà di fare delle consultazioni le farà, l'Ente di sviluppo non credo che debba e possa rivolgersi a Comuni per una strumentalizzazione propria, altrimenti rinunzieremmo a quello che è il compito anche programmatorio della Giunta e del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Gerini, Zanone, Fassino Rossotto: "Alla lettere h) terza riga, dopo la parola 'cooperazione' aggiungere 'e dell'associazionismo economico'".
Intendono illustrarlo? No.
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta lo accetta perché è correlato all'art. 2 dove si parla di imprenditori agricoli singoli ed associati. Il concetto dell'associazionismo è già evidenziato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi intende approvare e pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Dopo il punto i) aggiungere il seguente comma: 'Le proposte di cui ai punti a) b), dopo il pronunciamento delle assemblee elettive, sono approvate dal Consiglio Regionale'".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Ferrarsi.



FERRARIS Bruno

Con questo emendamento ci prefiggiamo due scopi: il primo è stato ampiamente illustrato questa mattina dal nostro Capogruppo quando ha sottolineato una delle carenze maggiori, quella della completa estraniazione dei Comuni, cosa resa molto più importante in questo momento quando affidiamo all'Ente anche delle infrastrutture civili; voglio poi vedere quando queste infrastrutture interessano i piani regolatori o comunque strade ecc. non sia giusto avere almeno il preventivo pronunciamento dei Comuni.
L'altro scopo è di rendere esplicito ciò che il Consigliere Bianchi nella sua veste di relatore ha sempre detto essere implicito cioè che la delimitazione delle zone e i piani sarebbero stati approvati dal Consiglio organo autorizzato a formulare proposte e non si dice mai chi approva.
Anche a questa nostra argomentazione che abbiamo presentato e ripresentato una decina di volte, (mi appello agli altri membri della Commissione) si è sempre detto: è implicito che la delimitazione delle zone la farà il Consiglio sulle proposte predisposte dall'Ente di sviluppo. E allora noi diciamo: rendiamo esplicito ciò che si intende sia implicito.



PRESIDENTE

Vedo a questo punto erroneamente inserito un emendamento soppressivo in cui si chiede da parte di Gerini, Zanone, Fassino e Rossotto di sopprimere l'intero contenuto della lettera i). Siccome l'emendamento soppressivo ha la precedenza sugli altri emendamenti, mi permetto di porre in discussione prima questo.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Mi limito a fare presente che l'elenco di competenze attribuite all'Ente di sviluppo agricolo è un elenco esemplificativo e non tassativo.
Premesso questo, quando già si è votato nel primo comma dell'art. 2 che l'Ente operi in conformità alle direttive della Giunta Regionale (ma nel quadro del piano di sviluppo), inserire ancora alla lettera i) che esso possa svolgere ogni altra attività non meglio specificata e individuata che possa essergli attribuita dalla Giunta Regionale, ci pare attribuire ai rapporti fra Giunta ed Ente di sviluppo una discrezionalità troppo ampia.
Per questo richiediamo la soppressione della lettera i).



PRESIDENTE

Il Consigliere Berti ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Questo emendamento richiama quello che abbiamo iniziato a discutere e che poi è stato sospeso. Se non si accogliesse il fatto che il Consiglio Regionale approva i piani zonali, cosa che sarebbe implicita nelle dichiarazioni rese sino ad oggi, il rapporto a questo punto è soltanto più Giunta Ente di sviluppo. La cosa ci preoccupa, quindi siamo convinti che l'emendamento liberale sia giusto, anche per la genericità di qualsiasi altra attività. Secondo noi una legge non può essere così generica, deve indicare chiaramente ed esplicitamente quali sono i compiti e poiché lo fa nei punti precedenti, non si capisce quali altre attività debbano essere svolte; se ve ne saranno si porteranno delle leggi per assegnarle all'Ente di sviluppo. Quindi noi siamo favorevoli all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano, relatore

Io faccio intanto rilevare che per sostenere la tesi soppressiva si è intanto soppresso l'inciso che qualifica il comma e cioè quello che dice: "svolge ogni altra attività che, nel quadro dei compiti e delle finalità assegnate all'Ente, sia richiesta dalla Giunta Regionale". La legge proprio perché non può scendere alla casistica tassativa, ma deve riferirsi a situazioni generali, non poteva non prevedere, rispetto ad un Ente che è operativo, la facoltà della Giunta, che è l'organo esecutivo, di richiedere allo stesso Ente tutte quelle altre attività che non possono essere immaginate dalla nostra fantasia ma che rientrano rigorosamente e strettamente in quelli che sono i compiti e le attività assegnati all'Ente.
Quindi la Giunta non può uscire dal seminato facendo fare all'Ente quello che all'Ente non compete e credo che privare la Giunta, come organo esecutivo, di governo regionale, di questa facoltà sia veramente un decapitare il principio della strumentalità dell'Ente rispetto alla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non accoglie l'emendamento dando questa precisazione: non è che con questo si limiti e si escluda il Consiglio dando soltanto alla Giunta Regionale, ma si dà esplicitamente alla Giunta Regionale la possibilità, come è stato sottolineato, nel quadro dei compiti e delle finalità che sono state assegnate, di chiedere all'Ente una certa attività una certa prestazione.
Pertanto respinge l'emendamento soppressivo.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l'emendamento soppressivo ora illustrato è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Torniamo all'emendamento illustrato poc'anzi dal Consigliere Ferraris che così suona ...



CARAZZONI Nino

C'è un altro emendamento, sempre al punto i) di questo articolo che penso, anche per questioni di logica, andrebbe forse esaminato subito.



PRESIDENTE

Le devo subito dire che qui non c'è. A volte hanno presentato gli emendamenti ai singoli Gruppi e non al banco della Presidenza, per cui fino a quando non sono presentati al banco della Presidenza non possono essere discussi.



CARAZZONI Nino

L'emendamento dice: "Sia richiesta dalla Giunta Regionale, sentito preventivamente il parere del Consiglio Regionale".



PRESIDENTE

Me lo faccia avere e lo discutiamo.
L'emendamento presentato dai Consiglieri Curci e Carazzoni suona: "Sentito preventivamente il parere del Consiglio Regionale" Desiderano illustrarlo? Il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta lo respinge per le stesse ragioni addotte precedentemente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è respinto.
Ritorniamo all'emendamento Ferraris - Marchesotti "Dopo la lettera i) aggiungere il seguente comma: 'Le proposte di cui ai punti a) b), dopo il pronunciamento delle assemblee elettive, sono approvate dal Consiglio Regionale".
Desiderano illustrarlo? No, è già stato illustrato. Altri chiedono la parola? La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Desidero sottolineare che per certi versi questo nostro emendamento potrebbe anche risultare pleonastico perché pleonastico è, secondo lo Statuto, il fatto che le zone agricole ed i piani agricoli zonali che sono per i contenuti qui scritti dei veri e propri piani, devono essere approvati dal Consiglio Regionale.



CALLERI Edoardo

Certo, approvati per legge.



BERTI Antonio

Ma allora tanto vale metterlo, il non metterlo non ha nessuna spiegazione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Bianchi ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano, relatore

Per uscire dall'equivoco ribadisco che basta il riferimento allo Statuto: quali sono le competenze in materia di approvazione di piani e di programmi e così via. Io ritengo che in questa sede, nella sede della legge che istituisce l'Ente di sviluppo agricolo, non si debbano regolare le competenze degli organi regionali. E' quindi veramente pleonastico e pertanto va respinto. La richiesta di un chiarimento politico in questa occasione la ritengo legittima, ma l'inserimento della norma in questi termini no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Devo insistere richiamando la legge sulle Comunità montane dove nonostante le osservazioni che vengono fatte adesso, abbiamo scritto che i piani sono approvati dal Consiglio Regionale. E' una sottolineatura positiva che non si capisce perché non debba essere fatta, c'è un precedente, nonostante tutto si è detto questo, quindi chiediamo che ci si pronunci in modo molto netto. Il Presidente della Giunta dica se ritiene che i piani agricoli di zona debbano essere approvati dal Consiglio Regionale sì o no.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Regola la materia il nostro Statuto, la regolerà meglio probabilmente il regolamento dell'Ente di sviluppo. Io lo ritengo quello che in gergo forense si dice un atto evulatorlo, cioè compiuto semplicemente per dire riaffermo una cosa che è già stata affermata e pertanto, proprio per la logica sistematica della legge, la Giunta si è determinata a non accoglierlo.



BERTI Antonio

Il Presidente mi ha offerto uno spunto dicendo che lo regolerà ancora meglio il regolamento dell'Ente di sviluppo, ma l'Ente di sviluppo regolerà l'azione dei piani? Che cosa intendeva dire?



OBERTO Gianni

Presidente della Giunta Regionale. Si darà un regolamento questo Ente di sviluppo.



BERTI Antonio

Ma dato che il tema era l'approvazione dei piani e lei ha detto che sarà regolato ancora meglio dall'Ente di sviluppo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No no no.



BERTI Antonio

Si è sbagliato.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Posso essermi espresso male, ma l'intenzione certamente non era quella: un compito legislativo ad un regolamento, ed una norma legislativa ad un regolamento che è puramente ordinario.



BERTI Antonio

Allora io chiedo che sia scritto nel verbale del dibattito che il Consiglio Regionale ritiene pleonastico questo nostro emendamento perché lo Statuto ha già definito che i piani devono essere approvati con legge.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Quelli che sono i compiti del Consiglio Regionale...



BERTI Antonio

Questo deve essere scritto lì sopra e sulla delibera della legge.



PRESIDENTE

Poiché nessun altro chiede la parola, si passa alla votazione.
Chi intende approvare l'emendamento Ferraris-Marchesotti è pregato di alzare la mano. L'emendamento è respinto.
All'art. 2 non vi sono altri emendamenti, quindi pongo in votazione per appello nominale, l'art. 2 con gli emendamenti che sono stati accolti.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 25 Consiglieri Hanno risposto no n. 6 Consiglieri Si sono astenuti n. 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Gli organi dell'ente sono: il Consiglio di Amministrazione il Presidente il Comitato Esecutivo il Collegio Sindacale" Non vi sono emendamenti e poiché nessuno chiede la parola passiamo alla votazione dell'articolo per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 40 Hanno risposto sì n. 34 Consiglieri Hanno risposto no n. 2 Consiglieri Si sono astenuti n. 4 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Composizione del Consiglio di Amministrazione.
Il Consiglio di Amministrazione è composto dal Presidente dell'Ente e da: a) quattro rappresentanti degli imprenditori agricoli-conduttori non coltivatori b) quindici rappresentanti dei coltivatori diretti di cui tre rappresentanti di organizzazioni minoritarie c) tre rappresentanti dei lavoratori agricoli d) quattro rappresentanti delle cooperative agricole e delle associazioni di produttori ed allevatori e) nove esperti di problemi agricoli da scegliere tra i dottori in agraria i dottori in veterinaria e periti agrari ed altri tecnici ed economisti che si dedichino ad attività di studio e ricerca, di insegnamento e sperimentazione, di esercizio professionale direttamente riguardanti l'agricoltura.
I Consiglieri di cui alle lettere a), b), c), d), scelti su liste proposte rispettivamente dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni più rappresentative e minoritarie ove richiesto, sono nominati con decreto del Presidente della Giunta Regionale, previa deliberazione della Giunta; i Consiglieri di cui alla lettera e) sono nominati con decreto del Presidente della Giunta, a seguito di elezione da parte del Consiglio Regionale, effettuata con voto limitato ai due terzi dei Consiglieri da nominare.
Il Direttore dell'Ente esercita le funzioni di Segretario del Consiglio e partecipa alle sue sedute con voto consultivo.
Il Consiglio di Amministrazione dura in carica quanto il Consiglio Regionale".
All'art. 4 vi sono undici emendamenti.
Emendamento modificativo Gerini - Zanone - Fassino - Rossotto: "Alla lettera a) sostituire la parola 'quattro' con la parola 'sei'".
Desiderano illustrarlo? La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Se il criterio con cui viene composto il Consiglio di amministrazione dell'ESAP deve essere quello di dare una rappresentanza delle categorie produttive che faccia di questo Ente di sviluppo un organo di autogestione degli interessi agricoli, noi riteniamo che si debba tenere presente non tanto il colore politico delle diverse organizzazioni sindacali che operano nel settore dell'agricoltura, ma l'effettivo apporto che le diverse categorie produttrici, indipendentemente dalle rappresentanze sindacali che le qualificano, danno alla produzione agraria della regione.
Da questo punto di vista a noi sembra si debba riconoscere una maggiore presenza sia ai rappresentanti dell'imprenditorialità agraria, sia a quelli della cooperazione e dell'associazionismo.
Desidero perciò avvertire che la mia illustrazione non riguarda soltanto l'emendamento alla lettera a) con cui proponiamo di portare da quattro a sei i rappresentanti degli imprenditori, ma anche il successivo emendamento alla lettera d) con cui proponiamo di portare da quattro a cinque i rappresentanti della cooperazione e delle associazioni di produttori e di allevatori.
Noi riteniamo che il modo in cui si forma questo Consiglio di amministrazione (che, come ormai appare evidente, avrà una espansione alquanto notevole), debba essere considerato non in relazione al colore politico delle organizzazioni sindacali, ma alla sostanziale natura delle diverse categorie produttrici del mondo agrario.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta?



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Non lo accoglie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Essendo stato questo punto motivo di particolari ed intense discussioni anche all'interno della Commissione, vorrei subito tranquillizzare il collega Zanone affermando che nel determinare il numero dei componenti degli imprenditori agricoli conduttori non coltivatori non si è assolutamente voluto abbandonarsi a discriminazioni di natura politica o sindacale, ma si è avuto soltanto ben presente il quadro generale sotto l'aspetto conduzionale dell'agricoltura piemontese e direi che nel rapporto da 4 a 15 di cui al successivo comma c'è una proporzione che favorisce i conduttori non coltivatori.
Non affronto il discorso della lettera d), lo farò non appena vi arriveremo.



PRESIDENTE

La Giunta non lo accoglie, quindi pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
L'emendamento è respinto.
Emendamento sostitutivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Al punto b) sostituire le parole 'di cui tre rappresentanti di organizzazioni minoritarie' con le parole 'di cui sei rappresentanti di organizzazioni minoritarie".
Vogliono illustrarlo? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Consideriamo troppo esigua la rappresentanza che per legge si vuole attribuire alle organizzazioni minoritarie dei coltivatori diretti e questo ben sapendo che tra esse deve essere ricompresa anche quell'Alleanza contadini che, come è noto, è chiaramente strumentalizzata e guidata dal Partito comunista.



FERRARIS Bruno

Fatti furbo!!



CURCI Domenico

Non è vero? Ne prendiamo atto.



CARAZZONI Nino

Il fatto è che al di là di queste considerazioni ci sembra essere sproporzionato un rapporto da dodici a tre per le organizzazioni maggioritarie e minoritarie dei coltivatori diretti. Pensiamo dunque che la nostra proposta di modificare il principio rappresentativo riservando sei posti alle minoranze, soddisfi e possa corrispondere a obiettive esigenze di maggiore equità, a meno che - e sarebbe una motivazione davvero interessante e non la si voglia dire - l'emendamento del Gruppo MSI Destra nazionale è invece da respingere perché l'ESAP nasce come feudo di certi coltivatori diretti, cioè, per essere ben chiari, dei coltivatori diretti legati al carro della DC.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non lo accoglie.



PRESIDENTE

Chi intende approvare l'emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo dei Consiglieri Ferraris e Marchesotti: "Al punto b) sopprimere le parole 'di cui tre rappresentanti di organizzazioni minoritarie' e sostituirlo con le parole 'equamente distribuiti fra le organizzazioni più rappresentative'".
Vogliamo illustrarlo? La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Anch'io approfitterò di questo emendamento per illustrare anche quelli relativi ai punti b) c) d) ecc. e intanto che ci sono dirò anche del punto a) perché abbiamo respinto l'emendamento liberale e non riteniamo equa l'indicazione di quattro rappresentanti: tre rappresentanti dei grandi agrari o imprenditori sarebbe stata una equa proporzione in rapporto ai 15 e anche in rapporto al punto c) dove si parla di tre rappresentanti dei lavoratori agricoli. E' indubbio che se ci sono 8/10.000 agrari nel Piemonte, ci sono invece 18.000 lavoratori agricoli che avrebbero dovuto avere almeno una rappresentanza pari se non maggiore.
Per quanto riguarda il punto b) spiego subito perché abbiamo respinto l'emendamento del Gruppo MSI Destra nazionale: noi non stiamo qui a fare delle casistiche, ma pensiamo sia più giusto, anziché stabilire in una legge un rapporto di questo tipo, lasciare le cose indeterminate; è un atto di fiducia che noi compiamo nei confronti di questa o di altre Giunte nel senso che a suo tempo la Giunta contatta le varie organizzazioni e concorda una equa rappresentanza. Sono tutti coltivatori diretti, altri sono lavoratori agricoli, sono agrari imprenditori, ma qui siamo nel campo dei coltivatori diretti, non abbiamo nessuno da privilegiare, ma nemmeno da compiere nessuna iniquità, per legge. Sia quindi la Giunta a contattare le varie organizzazioni che concretamente, realmente rappresentano, associano dei coltivatori diretti e concordi con esse la migliore loro espressione all'interno dell'Ente di sviluppo. La Giunta con queste organizzazioni troverà un accordo, come del resto si sono trovati gli accordi per altre nomine o altre attribuzioni assai più importanti di questa, anche a livello nazionale.



CARAZZONI Nino

Con questa Giunta la rappresentanza andrebbe solo alla Alleanza contadina!



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lei però non è l'interprete del pensiero della Giunta.



FERRARIS Bruno

A noi interessa relativamente.
Per quanto riguarda il punto c), siccome abbiamo messo tre rappresentanti dei lavoratori agricoli (e con questi si intendono i salariati) riteniamo debba esserci anche la presenza di un'altra categoria che non è ancora scomparsa, quella dei mezzadri, anche se è giusto che scompaia diventando al più presto attraverso la legge dell'affitto coltivatori diretti.
Noi sosteniamo l'esigenza di inserire un rappresentante di questa categoria, i tre sindacati che la rappresentano ne faranno il nome (non ci interessa se sia CGIL, CISL o UIL) perché è giusto che questa categoria sia inserita fino a quando esiste, con la speranza e l'augurio che i suoi componenti diventino presto coltivatori diretti.
Per quanto riguarda il punto d) proponiamo di elevare a sei i rappresentanti delle cooperazioni agricole e dell'associazionismo; se si fosse trattato soltanto della cooperativa sarebbero stati sufficienti tre ma se inseriamo, com'è giusto, anche le forme associative, allora quattro non bastano perché già da oggi, se ci guardiamo attorno, vediamo che le forme associative sono di più e altre ne dovrebbero sorgere. Se siamo d'accordo con la politica agraria nazionale, ma soprattutto regionale dobbiamo dare una rappresentanza alla cooperazione agricola e pari rappresentanza alle forme associative (allevatori, produttori di frutta ecc.) per avere rappresentanze qualificate e consistenti delle categorie con cui l'Ente intende operare.



PRESIDENTE

Io proporrei questo metodo: siccome si tratta di ritoccare le rappresentanze nei vari punti dell'articolo vediamo di discuterli insieme come ha fatto il Consigliere Ferrarsi, per non spezzettare gli interventi.
La parola al Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Intervengo unicamente sull'emendamento Ferraris alla lettera b).
Confesso di non avere dati che confermino o meno se le organizzazioni minoritarie dei coltivatori diretti rappresentino più o meno di 3/15 del totale dei coltivatori diretti sindacalizzati. Se ben ricordo, neppure la relazione lo precisa.
In questa situazione mi pare di poter condividere l'osservazione del collega Ferraris che la legge regionale non possa, da un punto di vista non di legittimità ma di opportunità, stabilire in maniera rigida e pregiudiziale questa ripartizione della rappresentanza e che il principio invece di una equa rappresentanza di tutte le organizzazioni che operano in questo settore produttivo sia il più coerente con la logica alla quale mi ispiravo nell'intervento precedente.
Il Gruppo liberale quindi voterà a favore dell'emendamento Ferraris Marchesotti.



PRESIDENTE

Nessun altri desidera intervenire? Il parere della Giunta.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

La Giunta non lo accoglie.



BERTI Antonio

Perché?



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Perché le organizzazioni minoritarie possono trovare spazio in questi tre rappresentanti.



BERTI Antonio

E' un'argomentazione estremamente efficace!



PRESIDENTE

Passiamo al voto. Chi intende approvare l'emendamento Ferraris Marchesotti è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo e sostitutivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Sopprimere punto c) e sostituirlo così 'Quattro rappresentanti dei lavoratori agricoli designati dalle quattro organizzazioni sindacali più rappresentative'".
Ha la parola il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Questo è un Emendamento che ha un chiaro significato politico che noi non intendiamo certo nascondere o sottacere. Limitare la partecipazione dei lavoratori agricoli a tre soli rappresentanti in pratica significa consentire l'accesso nel Consiglio di amministrazione dell'ESAP ai delegati della triplice sindacale (CGIL, CISL e UIL) ma vuole anche escludere scientemente e faziosamente la rappresentanza della CISNAL, così attuando una discriminazione che noi ci permettiamo di definire non solo assurda ma ridicola se è vero, come è vero, che la CISNAL stessa è un sindacato sicuramente rappresentativo e che è oltre tutto presente nel Comitato regionale per l'agricoltura.
Pertanto con l'emendamento formulato Gruppo del MSI Destra nazionale non si propone certo di ampliare questo già pletorico Consiglio di amministrazione dell'ESAP, quanto invece annullare una faziosa emarginazione, assicurando, come è giusto e come è doveroso che sia rappresentanza nel Consiglio di amministrazione da parte del sindacalismo nazionale.



PRESIDENTE

Qualcun altro intende intervenire? La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

A prescindere che non è detto nel testo debbano essere appartenenti a questa o quest'altra organizzazione sindacale, per cui anche dicendo quattro non vuol dire assolutamente che debbano esserci rappresentanti di questa o di quella categoria, la Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Curci e Carazzoni.
L'emendamento è respinto.
Emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Ferraris - Marchesotti "Dopo la lettera c) aggiungere lettera d) con la seguente dicitura 'un rappresentante dei coloni e mezzadri'".
Intendono illustrarla?



FERRARIS Bruno

Dimostratemi che questa categoria non esiste e vi è data la risposta.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

E si è data anche la risposta.



FERRARIS Bruno

Non esistono?



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

Esistono, ma possono essere rappresentati anche nel punto b) non è escluso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Proprio per l'evoluzione, se pur lenta e tarda, di questi ultimi anni è augurabile che in rapporto ai vari progetti di legge presentati da più parti e tendenti al superamento della colonia e della mezzadria, coloni e mezzadri debbano essere configurabili come coltivatori diretti. E questo lo si è codificato quando è stato con apposita legge consentito ai mezzadri di disporre liberamente della parte di prodotto loro spettante e anche per questo penso che la rappresentanza mezzadrile possa trovare miglior collocamento nel comma b) anziché in quello dei lavoratori.



PRESIDENTE

La Giunta si è espressa?



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'agricoltura

La Giunta non accoglie.



PRESIDENTE

Si passa alla votazione dell'emendamento.
L'emendamento è respinto.
Emendamento dei Consiglieri Giletta, Franzi e Menozzi: "Sostituire alla lettere d) alla dizione 'quattro rappresentanti delle Cooperative' la dizione 'cinque rappresentanti' ".
Intendono illustrarla? La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Dal momento che l'Ente di sviluppo dedica una particolare attenzione alla cooperazione e all'associazionismo e tenendo presente la realtà di fatto esistente in Piemonte, anche sotto il profilo della presenza delle relative organizzazioni professionali, noi riteniamo che aggiungere un rappresentante possa consentire una più equa rappresentanza delle cooperative e delle associazioni.



PRESIDENTE

Debbo dire, a onor del vero, che ci sono altri due emendamenti uno Ferraris Marchesotti, che chiede di sostituire la parola 5 con 6 ed uno liberale per passare da 4 a 5. Vogliono mantenerne cinque o sei?



FERRARIS Bruno

Sei.



PRESIDENTE

Allora i due emendamenti Gerini - Zanone -Fassino - Rossotto e Giletta Franzi - Menozzi possono essere abbinati, poiché suonano nello stesso modo. Li pongo in votazione.



FERRARIS Bruno

No, deve porre in votazione prima quello che ne chiede sei, se mette in votazione gli altri esclude il nostro.



PRESIDENTE

Sono tre emendamenti sullo stesso argomento, solo che due parlano di cinque e uno di sei.
Votiamo quello di Ferraris-Marchesotti che chiede di portare da quattro a sei i rappresentanti della lettera d).
La Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta ritiene che sia equo il numero di cinque, pertanto accoglie gli emendamenti che portano il numero dei rappresentanti a cinque e respinge l'altro.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Ferraris-Marchesotti.
L'emendamento è respinto.
Riuniamo gli altri due emendamenti che pongo in votazione in un unico contesto. I due emendamenti sono approvati.
Emendamento dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Aggiungere un punto f) 'un rappresentante dei proprietari di fondi rustici concessi in affitti'".
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Ci permettiamo osservare e ricordare che l'ESAP ha, tra i suoi compiti di istituto, quello di intervenire per l'accorporo di singole aziende agricole. Questo premesso, noi non riusciamo a capire con quale fondamento logico o con quale razionalità di criterio distributivo, si possa ipotizzare la formazione del Consiglio di amministrazione dell'Ente senza la partecipazione dei proprietari di fondi rustici dati in affitto che sono poi i più diretti interessati al problema.
A una carenza tanto illogica ci proponiamo di rimediare con l'emendamento proposto.



PRESIDENTE

La Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Non accoglie.



BORANDO Carlo, Assessore

Io sì.



CARAZZONI Nino

E allora dillo.



BORANDO Carlo, Assessore

Io sono perfettamente d'accordo perché è evidente che i proprietari di fondi rustici o sono proprietari conduttori o proprietari concedenti fino a quando esiste il regime dell'affitto. I proprietari terrieri comunque tutti sono interessati al problema, perché oltre che al problema dell'incorporamento eventuale di appezzamenti, esiste anche il problema di rettifiche di confini, di allineamenti di corsi d'acqua che attraversano le campagne, di allineamenti di strade, e molti altri problemi tecnici. A me pare quindi che la presenza della componente di quella categoria possa esercitare ottima influenza nei confronti della categoria stessa per renderla più disponibile per operazioni di questo genere.



PRESIDENTE

Altri chiedono la parola? Bianchi? Vuole un minuto di ripensamento?



BIANCHI Adriano, relatore

No no, io posso pensare anche ad alta voce signor Presidente, lo faccio sovente, lo posso fare ancora una volta.
Io avevo un piccolo disegno (la logica delle votazioni qualche volta porta a superare certe cose) che comportava la elevazione dei tre rappresentanti lavoratori agricoli a quattro, in armonia con l'aumento da quattro a cinque dei rappresentanti della cooperazione ed effettivamente con l'inserimento di un rappresentante dei proprietari di fondi affittati.
L'opposizione a questo inserimento forse era più suggerita da una qualche coloritura che l'associazione che specificamente oggi si interessa di queste cose, ha assunto rispetto a quella che è la realtà economico-sociale che è diversa perché i proprietari di beni affittati sono ceti largamente popolari, sono ex coltivatori diretti, ex conduttori, figli di conduttori che sono in questi mutamenti sociali magari portati ad assumere altri ruoli nelle attività economiche cittadine.
Quindi occorre un ripensamento su questo punto, però con un opportuno equilibrio per non squilibrare le soluzione, così ho pensato ad alta voce e se una soluzione la Giunta la intravede e gli altri gruppi possono suggerirla, sarei subordinatamente e disciplinatamente a disposizione.



FERRARIS Bruno

Attendo di vedere se la Giunta che ha detto no ai mezzadri sarà capace di dire sì. Sarà molto qualificante.



CARAZZONI Nino

La Giunta ci ripensa poi dirà no.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta ha almeno la possibilità di decidere autonomamente, di sbagliare e di correggere, perché non è parte di chi non ha mai sbagliato e ha rovinato tutti. Ci sarà pure la possibilità di ripensare. Ci sono stati dei dissensi che debbono essere valutati e calcolati, sono dissensi marginali ma vanno corretti, non è possibile che la Giunta esprima un voto difforme.



CURCI Domenico

Fate, fate pure, abbiamo tanta pazienza!!



PRESIDENTE

Il Consigliere Menozzi ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Da un giudizio superficiale si sarebbe portati a credere che su questo punto la maggioranza e la componente maggiore di essa sia venuta a manifestare delle discrepanze, il che non è in quanto, in ossequio al senso di responsabilità e non ultimo ad un principio di libertà, con la elle maiuscola, si possono manifestare opinioni e pareri diversi, anche nell'ambito della maggioranza.
Io intanto vorrei chiarire subito un punto: per la terza volta si è fatto riferimento all'esproprio. Non mi risulta che l'Ente di sviluppo possa avere validità politica, soprattutto giuridica tale da andare ad infrangere il principio, da alcuni definiti sacro, della proprietà.
Secondo: l'accorpamento. L'Ente di sviluppo sarà chiamato ad effettuarlo, in rispetto delle norme che esso si darà e delle obbiettive comunitarie, ma su che cosa? Su terreni che si renderanno disponibili, a meno che non si tratti di terreni abbandonati. Su questo punto ci sarebbe da fare un lungo discorso, ma non mancherà l'occasione di farlo in altra circostanza.
E se il problema lo poniamo in questi termini sarebbe veramente incomprensibile che mentre non si è data una configurazione precisa ad una determinata categoria di operatori (che in assoluta convinzione io ho sostenuto avere possibilità e titolo per essere inquadrata tra i coltivatori diretti) si venisse ad inserire un rappresentante dei proprietari di fondi rustici con beni concessi in affitto. La cosa assumerebbe delle posizioni talmente divergenti e contrastanti difficilmente spiegabili anche alla pubblica opinione e soprattutto ai diretti interessati.
Io vedo, collega Borando e collega Bianchi, il concedente in affitto non come ex coltivatore che per necessità si è trovato nelle condizioni di rinunciare alla conduzione diretta (tipo di proprietario questo per il quale al Parlamento, come è stato invocato più volte anche in questo Consiglio, dovrà quanto prima provvedere a trovare una posizione legislativamente più consona alla tutela e alla difesa di una proprietà conquistata non attraverso aspetti speculativi o attraverso semplici eredità demandate di padre in figlio, ma conquistata col sudore e col sacrificio di generazioni). Quando parliamo di proprietari con beni affittati vediamo la proprietà fondiaria e dal momento che la proprietà è costituzionalmente riconosciuta in tal senso non abbiamo nulla da obiettare, ma non riteniamo che, proprio per la funzione che ha sempre svolta e che è stata, se mi si consente supposizioni estremamente assenteiste, possa o debba avere qualcosa da dire in un Ente di sviluppo che si impone un processo innovativo e che come supporto potrà avere tutto quel che si vuole fuorché il comodo adagio della concessione parassitaria.
Per cui ritengo non giustificata una rappresentanza delle "proprietà fondiaria".



BERTORELLO Domenico

Ma in fin dei conti se prende l'affitto che cosa vuole ancora?



PRESIDENTE

Il Consigliere Gerini ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



GERINI Armando

Signor Presidente, capisco che la questione diventa politica e manca così l'obiettività a cui ci siamo riferiti prima. Questa associazione che rappresento, di fondi affittati è, mi pare, collocata in una Federazione nazionale ed è rappresentata in Commissioni. Non vedo perché non debba essere collocata nel Consiglio di amministrazione dell'Ente di sviluppo.
Perciò noi approviamo l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Il Gruppo socialista è contrario, condividendo le opinioni che sono già state autorevolmente espresse in quest'aula, all'inserimento dei proprietari fondiari nel Consiglio di amministrazione dell'ESAP.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Prego il Presidente di consentirmi una rapida consultazione con la Giunta.



PRESIDENTE

Va bene. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13, riprende alle ore 13,05)



PRESIDENTE

La seduta riprende. La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Semplicemente per dichiarare che la Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento dei Consiglieri Curci e Carazzoni.
Chi intende approvare è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Emendamento dei Consiglieri Marchesotti-Ferraris: "Sopprimere il settimo comma e sostituirlo con il seguente testo: 'I Consiglieri di cui alle lettere a), b), c), c 1), d), sono scelti in rapporto alla consistenza o rappresentatività delle rispettive organizzazioni di categoria, delle organizzazioni sindacale e delle organizzazioni della cooperazione agricola e delle associazioni dei produttori su liste proposte dalle medesime'.
I Consiglieri di cui alle lettere a), b), c), c 1), d), e), sono nominati con decreto del Presidente della Giunta, a seguito di elezione da parte del Consiglio Regionale, effettuata con voto limitato ai due terzi dei Consiglieri da nominare".
Vogliono illustrarlo? La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Con questo emendamento si interviene nella dinamica della elezione e quindi occorre uno sforzo per riportare quanto più possibile la scelta degli eletti, sia pure così come determinati ai punti a), b), c) ecc.
all'organo che noi riteniamo sia quello decisionale, cioè il Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non ritiene di accogliere la proposta di emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è respinto.
Emendamento soppressivo e sostitutivo dei Consiglieri Curci e Carazzoni: "Nel secondo paragrafo sopprimere le parole da '... a seguito di elezione ...' sino al capoverso, e sostituirle così 'che li sceglie in terne di nomi proposte dai rispettivi Ordini professionali'".
Intendono illustrarlo? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Il disposto della legge potrebbe essere anche accettato se una consolidata esperienza non fosse già intervenuta a dimostrare quale significato viene attribuito dai partiti politici alla qualifica di "esperto".
Ammettendosi che nove esperti di problemi agricoli entrino a far parte del Consiglio di amministrazione dell'ESAP, dietro elezione del Consiglio Regionale, si può essere sicuri che la scelta sarà fatta non tanto tra persone di effettiva competenza, quanto tra uomini di partito per l'occasione travestiti da cultori di questioni agricole. E questa nostra sicurezza discende all'equivoca formulazione della lettera e) dell'articolo in esame che allargando la rosa degli esperti da eleggersi da dottori in agraria, dai dottori in veterinaria, dai periti agrari anche ad altri "tecnici ed economisti che si dedichino ad attività di studio e di ricerca di insegnamento e sperimentazione, di esercizio professionale direttamente riguardante l'agricoltura" consente di sistemare nell'ESAP non solo i tecnici ma i rappresentanti di partito o gli amici degli amici.
Il Gruppo del MSI propone pertanto, per ragioni di convinta serietà e di moralità, che le scelte degli esperti siano fatte sì dal Consiglio Regionale, ma su terne di nomi proposte dai rispettivi ordini professionali.



PRESIDENTE

Il parere della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta non lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è respinto.
Pongo ora in votazione, per appello nominale, l'art. 4 che è stato modificato con l'accoglimento di due emendamenti che portano i quattro rappresentanti delle cooperative agricole e dell'associazione produttori a cinque.
Se più nessuno chiede la parola si proceda all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 37 Hanno risposto sì n. 23 Consiglieri Hanno risposto no n. 14 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Ha così termine la prima parte della seduta. Riconvoco il Consiglio per le ore 15,30 del pomeriggio.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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