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Dettaglio seduta n.205 del 07/03/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta. L'ordine del giorno reca: 1) Approvazione verbale precedente seduta 2) Comunicazioni del Presidente 3) Rinvio della legge regionale approvata il 24 gennaio 1974 "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato" 4) Esame disegno di legge relativo al contributo agli alunni della scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo ed altro materiale scolastico per l'anno 1974 5) Nomina dei componenti effettivi e supplenti delle Sezioni decentrate del CO.RE.CO. di Pinerolo, Alba-Bra, Mondovì, Ivrea, Casale 6) Designazione dei rappresentanti della Regione: a) nei Consigli di amministrazione del Politecnico (1 rappresentante) delle opere universitarie del Politecnico (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) dell'Università (1 rappresentante) delle opere universitarie dell'Università (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) b) nelle Commissioni regionali per il lavoro a domicilio (3 rappresentanti, di cui 1 della minoranza) per la mano d'opera agricola (1 rappresentante effettivo ed 1 supplente) Qualcuno ha osservazioni da fare sull'ordine del giorno? Chiede di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Signor Presidente, noi chiediamo che alla nomina dei rappresentanti della Regione nei Consigli di Amministrazione dell'Università si proceda con precedenza sugli altri punti all'ordine del giorno non appena la situazione delle presenze in aula lo consenta, per non correre il rischio di un rinvio.



PRESIDENTE

Se l'ordine del giorno verrà approvato, si dovrebbe poter procedere anche a questo adempimento, che vi è contemplato.
Comunque, prima che si dia corso alle votazioni per le nomine, riunir i Capigruppo e il Presidente della Giunta per alcune determinazioni connesse.
Non ci sono altre osservazioni in rapporto all'ordine del giorno? Allora, l'ordine del giorno è approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbale precedente seduta".
Il processo verbale dell'adunanza del 28 febbraio '74 è stato distribuito ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Qualcuno ha osservazioni da fare in merito? Allora, il verbale si intende approvato.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Conti, Bertorello, Chiabrando Giovana, Zanone. Risulta aver chiesto congedo anche il Consigliere Rossotto, che però vedo in aula.


Argomento:

b) Progetti di legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti disegni e le seguenti proposte di legge: Disegno di legge regionale n. 151: "Erogazione di contributi per l'acquisto di libri di testo e materiale scolastico agli alunni delle scuole medie statali, od autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato, esistenti sul territorio della Regione Piemonte" presentato dalla Giunta Regionale in data 5 marzo '74, assegnato alla Commissione nella stessa data (all'esame del Consiglio Regionale nell'odierna seduta) Proposta di legge regionale n. 152: "Provvedimenti straordinari a favore della zootecnia", presentata dai Consiglieri Berti, Ferraris, Marchesotti e Revelli in data 6 marzo 1974 Disegno di legge regionale n. 149: "Designazione dell'Ufficiale rogante per gli atti dell'Amministrazione Regionale", assegnato Commissione in data 1/3/'74 Disegno di legge regionale n. 150: "Incentivazione turistico-ricettiva nella Regione Piemonte", assegnato alla VII Commissione in data 10 marzo 1974.
Sono stati presentati gli Statuti delle Comunità montane delle Valli Cannobina ed Ossola: pervenuti in data 1° marzo '74, sono stati assegnati all'VIII Commissione in data 6 marzo 1974.


Argomento:

c) Risposte scritte ad interrogazioni


PRESIDENTE

Sono state inviate le seguenti risposte scritte ad interrogazioni: da parte dell'Assessore Gandolfi all'interrogazione del Consigliere Carazzoni sugli orari dei collegamenti ferroviari fra Domodossola e Torino da parte dell'Assessore Debenedetti all'interrogazione del Consigliere Zanone riguardante le "Lame del Sesia" e all'interrogazione del Consigliere Carazzoni in merito alla nomina del Presidente dell'Azienda autonoma di soggiorno di Stresa.


Argomento: Artigianato

d) Convegno di Rapallo su "Artigianato e Regioni"


PRESIDENTE

Nei giorni 13 e 14 marzo si svolgerà a Rapallo un Convegno nazionale sul tema "Artigianato e Regioni", promosso dalla Confederazione nazionale dell'Artigianato. Il Convegno, che ha come parola d'ordine l'impegno degli artigiani per una nuova politica sociale, economica e giuridica nelle Regioni e nello Stato, tratterà pertanto anche gli argomenti: rapporti Stato-Regioni, legislazione centrale e legislazione regionale, finanza regionale, poteri delle Regioni nel loro complesso. Per quanto riguarda specificamente l'Artigianato, saranno affrontati i problemi dell'inserimento della categoria nelle strutture regionali, della politica degli insediamenti, della formazione professionale, dell'assistenza tecnica e commerciale, e, più in generale, tutti gli aspetti attinenti alla politica delle infrastrutture.
Al Convegno sarà presentato anche un progetto di legge-quadro, che ha il duplice scopo di fissare nazionalmente alcuni presupposti generali riguardanti la definizione giuridica dell'artigianato e di assicurare contemporaneamente il pieno espletamento dei poteri della Regione nei confronti della categoria sulla base del dettato costituzionale. Data l'importanza del Convegno, è stata decisa la partecipazione di una delegazione consiliare, espressa dalla Commissione VII, competente per materia, che sarà formata dai Consiglieri Gerini, Raschio e Soldano.
Le comunicazioni del Presidente sono così concluse.
Chiede di parlare il Presidente della Giunta, per una comunicazione.


Argomento: Università

Comunicazioni del Presidente della Giunta sulla situazione all'Università


OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' in corso una agitazione all'Università da parte del personale non docente, appartenente al settore amministrativo, in relazione a circostanze che si sono verificate a danno di una parte di questo personale, in applicazione della legge sul trattamento perequativo: infatti, mentre alcuni funzionari si son visti aumentare gli emolumenti, altri hanno subito riduzioni varianti fra le 8 e le 12-14 mila lire. L'agitazione consiste nel limitarsi a svolgere i propri specifici compiti, astenendosi dall'estendere le proprie prestazioni in modo da supplire alle carenze o alle assenze di altri elementi.
Questa situazione ha provocato una spiacevole conseguenza: alcune centinaia di studenti che intendevano presentarsi alla sessione straordinaria di esami di laurea che era stata fissata non hanno potuto ottenere i documenti necessari, e fra l'altro non hanno potuto avere il famoso statino mancando il quale non è possibile sostenere l'esame, e quindi per essi questa sessione di esami di laurea è saltata. La cosa indubbiamente già molto grave di per se stessa, comportando il ritardo di alcuni mesi nel conseguimento della laurea, motivi di preoccupazione e di danno, è aggravata dal fatto che questi studenti, non avendo conseguito la laurea, non possono partecipare - a quanto mi è stato detto nella riunione svoltasi all'Università l'altra mattina - ad un concorso i cui termini scadono l'8 o il 10 di questo mese di marzo, mentre, per quanto attiene alla laurea in Medicina, viene meno addirittura la possibilità di partecipare all'esame di Stato.
Il Consiglio di amministrazione dell'Università, praticamente scaduto e che attende di essere rinnovato, è stato sollecitato a prendere alcune decisioni e determinazioni che, risolvendo l'aspetto finanziario del problema nei confronti del personale in agitazione, avrebbe consentito il rilascio dei documenti e pertanto la soluzione della questione delicata che vi ho prospettato; ma il Consiglio non ha ritenuto di assumersi la responsabilità di queste decisioni, che potrebbero comportare indubbiamente con una valutazione abbastanza approssimativa di credibilità l'addebito da parte della Corte dei Conti di assumere provvedimenti extra legem, se non addirittura contra legem.
Ho partecipato, a ciò espressamente invitato, ad una riunione di studenti, di rappresentanti sindacali dei dipendenti dell'Università, di professori; c'era anche il prof. Grassi, preside della Facoltà di Lettere.
In essa ho appunto raccolto gli elementi conoscitivi che vi ho ora esposto ed ho preso impegno di portare la questione all'esame della Giunta, impegno che ho mantenuto nel pomeriggio dello stesso 6 marzo. La Giunta ha espresso in un ordine del giorno tutta la sua preoccupazione per questo fatto indubbiamente grave, che viene ad aggiungere altri motivi di turbativa nella vita universitaria piemontese, invitando il Ministro della Pubblica Istruzione a trovare una qualche soluzione sostanzialmente prorogando il termine per il concorso dall'8-9 marzo al 30 marzo, nella speranza che in questo arco di tempo la posizione possa essere risolta.
Nella stessa giornata ho preso contatti con il Ministero, senza peraltro riuscire a parlare personalmente con il Ministro, assente, e riferendo al Capo di Gabinetto questa situazione. Anche ieri ho cercato un colloquio diretto con il Ministro, ma durante tutta la giornata non ho avuto modo di parlargli personalmente; a tarda sera mi ha fatto cercare lui stesso, e gli ho riferito lo stato della situazione. Ne ho avuto assicurazione che nella giornata di oggi avrebbe esaminato attentamente ed a fondo il problema, alla luce anche di analoga richiesta che era stata fatta con telegramma, o con ordine del giorno (non sono in questo momento in condizioni di precisare) dallo stesso Corpo accademico, e dagli studenti e dalle organizzazioni sindacali dell'Università.
Ho ritenuto mio dovere informare il Consiglio di questa posizione augurandomi che nella giornata di oggi la cosa possa trovare una soluzione che renda meno pesante la situazione di questi giovani.
Nella riunione di cui ho parlato è stato anche sottolineato l'aspetto della particolare urgenza di riportare alla normalità il funzionamento del Consiglio d'Amministrazione dell'Università, il che presuppone la nomina da parte degli enti dei loro rappresentanti con grande sollecitudine. Anche la Regione deve per la prima volta mandare un suo rappresentante, ed è quindi stato richiesto alla Regione - anche per questo motivo ho voluto informare il Consiglio - di designare nel più breve tempo possibile il suo elemento.
Erano presenti il Presidente della Intercommissione nostro, che studia i problemi dell'Università, e l'Assessore Benzi in quanto membro del Consiglio di amministrazione dell' Università.
Darei ora lettura del breve ordine del giorno di cui ho dato notizia invitando il Presidente del Consiglio a considerare l'opportunità di proporre ai Consiglieri di esprimersi sotto un profilo di assenso, o di approntare un ordine del giorno diverso, in maniera che io possa segnalare al Ministero che non soltanto la Giunta ma il Consiglio aderisce con autorità a questa istanza: "La Giunta Regionale del Piemonte, a conoscenza del gravissimo stato di disagio in cui trovansi alcune centinaia di studenti laureandi, che a seguito dello stato di agitazione permanente del personale non insegnante dovuta alla riduzione di remunerazioni derivante dalla legge di perequazione, situazione che comporta il blocco delle Segreterie ed il conseguente mancato rilascio della documentazione necessaria per poter dar corso agli esami di laurea, che pertanto non possono aver luogo che da tale circostanza deriva grave danno per gli studenti non soltanto per il mancato conseguimento della laurea, fatto già in sé obiettivamente rilevante, ma ancora più per quelli che immediatamente derivano e consistenti nella non possibilità di iscrizione nei ruoli del Provveditorato agli Studi, nella non possibilità di partecipare ai concorsi in atto con scadenza all'8 marzo 1974 ed all'esame di Stato per i laureandi in Medicina fa proprie le istanze rivolte al Ministero della Pubblica Istruzione dall'Università e dagli studenti, già verbalmente rappresentate dal Presidente della Giunta Regionale al Ministero della Pubblica Istruzione chiedendo che si differisca il termine di scadenza del concorso sopra richiamato, nella previsione auspicata che entro il mese di marzo possa essere sbloccata la situazione che ancora una volta turba l'andamento della vita universitaria, con pregiudizio di interessi sociali ed economici non riparabili".



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Desidero riprendere quanto ha rilevato all'inizio il Consigliere Besate: l'istanza avanzata dagli studenti dell'Università può essere accolta immediatamente per quanto concerne il Consiglio di amministrazione visto che l'argomento è iscritto all'ordine del giorno.
Noi nella precedente seduta avevamo insistito, e torniamo a farlo ora perché nella seduta di oggi si proceda alla nomina dei rappresentanti del Consiglio Regionale negli istituti universitari. Proprio per questo il Consigliere Besate aveva proposto di provvedere a questo adempimento subito, prima di passare ad altri punti dell'ordine del giorno. Comunque noi saremmo paghi della assicurazione che nessuno intende procrastinare queste nomine.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io penso che le nomine si faranno.



BERTI Antonio

Preferirei una dichiarazione di certezza.



PRESIDENTE

Comunque, ripeto che mi riprometto, appena terminata la discussione sulle due leggi, di convocare la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi con il Presidente della Giunta per gli adempimenti conseguenti all'ordine del giorno.
Nessuno più chiede la parola? Allora, anche questo punto è esaurito.


Argomento: Artigianato

Rinvio della legge regionale del 24 gennaio 1974 sui provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Rinvio della legge regionale approvata il 24 gennaio 1974: 'Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato'. Provvedimenti conseguenti".
Come il Consiglio sa, il Governo aveva rinviato la legge, formulando alcune osservazioni. La Commissione si è riunita sollecitamente ed ha apportato modifiche agli articoli oggetto delle osservazioni del Governo: 3, 5 e 13. La legge pertanto ritorna oggi all'esame del Consiglio Regionale.
Darei la parola al Presidente della VII Commissione, Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Signor Presidente, colleghi, la VII Commissione, preso atto, così come tutto il Consiglio e la Giunta, del rinvio della legge relativa ai provvedimenti per l'Artigianato da parte del Commissario di Governo, pur ravvisando la possibilità di fare un certo tipo di valutazioni sulle motivazioni che stanno alla base di questo rinvio, ha ritenuto più opportuno ricercare la strada che consentisse di riproporre immediatamente la legge, accogliendo alcune delle osservazioni formulate dal Commissario di Governo, ed anche e soprattutto - e qui è stato evidentemente determinante il contributo della Giunta, che ha lavorato insieme con la Commissione - di far riferimento alla legge 1068 del 14 ottobre '64 relativa ai finanziamenti dell'Artigiancassa, la quale consente l'erogazione fino a 2 milioni e 500 mila lire per ciascun socio facente parte di impresa artigiana costituita in forma di cooperativa. L'obiettivo della legge era, evidentemente, di favorire l'associazionismo, e quindi di dare avvio alla costituzione di forme cooperative per attingere al credito.
Attraverso questo strumento è possibile, in un certo senso, salvare il principio e contemporaneamente consentire finanziamenti superiori ai 15 milioni previsti per la singola impresa artigiana, qualora i soci delle cooperative, il cui numero non è mai inferiore a 9, siano in numero maggiore. E' evidente che si tratta, però, di erogazioni che rientrano nell'arco dai 15 ai 45 milioni, come era stato previsto prima, e non coprono immediatamente la possibilità di attingere ai 45 milioni direttamente per le cooperative.
Si è preferito, ripeto, modificare l'art. 3 in questo senso per superare un ostacolo che avrebbe probabilmente dato luogo a un braccio di ferro con l'autorità tutoria.
Sempre sotto questo profilo, in accordo con la Giunta, proprio anche perché la disponibilità di finanziamenti sarà certamente inferiore a quella prevista originariamente (è assodato che oggi in Piemonte sono rare le cooperative che arrivano ad avere 20-25 soci, il che, moltiplicando 20 per due milioni e mezzo, porta ad una erogazione massima di 50 milioni), si è ritenuto opportuno elevare questo plafond da 45 a 50 milioni.
Per quel che riguarda le altre osservazioni, esse potevano essere accolte, perché si trattava semplicemente di inserire una clausola, quella che riguarda l'art. 5, relativo al tasso di sconto. Noi possiamo anche ipotizzare un notevole ribasso del tasso di sconto, e pertanto nell'articolo riteniamo che il limite minimo del 3% a carico dell'interessato che chiede il prestito non sia ridotto.
Per quanto riguarda l'art. 13, circa i finanziamenti, è evidente che l'osservazione fatta dal Commissario di Governo valeva ieri come varrà oggi in assenza ancora di un bilancio organico della Regione. In ogni modo l'art. 13 è stato variato secondo la nuova situazione che si è determinata e la VII Commissione ha chiesto il parere su questa variazione alla I Commissione, per la questione di merito.



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore e do la parola al Presidente della I Commissione Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

In relazione a quanto ha detto il collega Cardinali, dichiaro che la I Commissione ha espresso parere favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Sarò molto breve, signor Presidente e colleghi Consiglieri, visto che la VII Commissione, all'unanimità dei presenti, ha assunto la posizione che pochi minuti fa il suo Presidente, Cardinali, ha precisato.
Il nostro Gruppo ritiene doveroso, non solamente per la libertà, la dignità e l'autonomia del Consiglio Regionale, rimarcare come il rinvio da parte del Commissario di Governo sia stato un fatto lesivo nei confronti di una legge che era stata fin dall'inizio molto bene accolta da tutte le categorie artigianali e largamente sostenuta dai Consiglieri regionali.
Ancora una volta si è resa evidente la volontà degli organismi dello Stato di operare in modo lesivo nei confronti delle autonomie regionali: il dettato costituzionale, infatti, offriva ed offre, insieme alla legge delega, tutte le possibilità legislative ed operative da parte dell'Ente Regione nei confronti dell'Artigianato.
Scendendo - e credo sia doveroso da parte nostra il farlo - nel dettaglio di carattere tecnico-amministrativo, ricordo che la legge del 24 gennaio, quella che avevamo votato all'unanimità, indicava chiaramente che il contributo da parte della Regione non era dato agli istituti finanziari quindi non toccava assolutamente l'ordinamento bancario. Questa è già una prima argomentazione che noi dobbiamo far presente comunque, anche se è stato unanimemente concordato un ritocco della legge contestata dall'autorità di Governo. E' bensì, questo, a favore dell'Artigianato singolo ed associato, un fondo che, al limite, la Regione Piemonte, lo sottolineo, potrebbe anche amministrare direttamente, attraverso una propria convenzione con le banche locali, integrativa, ma, direi, ben separata rispetto alle operazioni dell'Artigiancassa. Avendo noi la possibilità di amministrare questo denaro, le agevolazioni che la Regione Piemonte aveva deciso con la legge del 24 gennaio non andavano assolutamente a modificare la natura creditoria del rapporto banche cittadini, ma andavano invece a poggiare su una natura amministrativamente pubblica; dal che si deduce - ma non lo ha dedotto, ad esempio, il Commissario per conto del Governo - che la Regione, con la legge del 24 gennaio non compiva alcuna operazione bancaria e non induceva, né tanto meno induce, le banche a compierla travalicando le discipline vigenti in base al credito a medio termine, che però, come tutti sappiamo, non pone limiti di importo.
Noi non abbiamo scelto, proprio perché siamo responsabili, la via del "braccio di ferro" con il Governo, riproponendo in blocco la legge votata il 24 gennaio e l'aver preso questa saggia decisione va ascritto a merito non solamente della Commissione dei Capigruppo e della Giunta. Questa decisione è scaturita da una riunione cui hanno preso parte l'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, l'Assessore e i Capigruppo, indetta per avere, sin dall'inizio, un punto di riferimento unitario sull'atteggiamento da assumersi come Consiglio Regionale.
Se tutti insieme decideremo che è questa la strada giusta, teniamo presente che la legge che viene richiamata per giungere a questa soluzione (che è la legge del 14 ottobre '64 n. 1068) dà la possibilità ad ogni membro di cooperativa di ricevere come plafond 2.500.000 lire di credito.
Ora, le cooperative di nove membri - il minimo per poter organizzare una cooperativa, secondo la legge - sono pochissime, e potrebbero contare su 22 milioni e 500 mila lire, mentre sono abbastanza importanti numericamente le cooperative che comprendono 30, 35 membri (cooperative di produzione cooperative per la ricerca del credito stesso), con le quali superiamo i 50 milioni di credito per arrivare con le cooperative di 40 membri alla cifra di 100 milioni.
Ciò dimostra ancora una volta, da un lato, che la strada richiesta dal Governo è una strada da un lato veramente miope, come concezione di rapporti fra Regione e artigianato in campo creditizio, e lesiva delle autonomie regionali: dall'altro lato che, se non avessimo fissato un plafond di 50 milioni, portandolo da 45 a 50, saremmo arrivati accettando in pieno la richiesta governativa a 80, 90, 100, 120 milioni di erogazione di credito, ed in questo modo si sarebbe stravolta completamente la stessa possibilità di bilancio del Consiglio Regionale, e quindi la stessa possibilità di intervento. Ecco per un altro aspetto la gravità dell'intervento governativo proprio sul terreno del rapporto finanziario della Regione e la situazione stessa nell'ambito dell'Artigianato.
Per concludere, evitando di sottrarre altro tempo ai colleghi, ritengo che questa nuova legge sull'artigianato che ci accingiamo a votare, non sia altro che un accorgimento che ci permette di fare ancora un discorso valido in direzione delle cooperative. Giusto aver portato il plafond da 45 a 50 milioni, per tener conto di una certa gradualità nel momento del finanziamento, però bisogna porre chiaramente una questione: noi, nella legge del 24 gennaio, avevamo parlato di cooperative e di consorzi: in questa si parla esclusivamente di cooperative, e non di consorzi, perché la legge del 14 ottobre 1964 (quella cui si fa riferimento , e che viene poi utilizzata) riguarda purtroppo solamente le cooperative.
Questo aspetto del problema rimane pertanto ancora aperto, colleghi della Giunta e signor Presidente del Consiglio Regionale. Io credo che a suo tempo questo discorso debba essere decisamente ripreso, non appena la legge sarà stata approvata, come noi ci auguriamo! Se non venisse approvata dal Governo, bisognerà fare tutto un altro discorso: un discorso a fondo di lotta partecipata, nella quale la Regione Piemonte, unitamente alle organizzazioni artigiane ed ai lavoratori, si rivolga direttamente al Parlamento. Il provvedimento relativo ai Consorzi per il momento cade, non perché noi non lo abbiamo considerato, ma perché ci siamo trovati ad avere le mani legate dall'interpretazione burocratica e lesiva venuta da parte del Commissario di Governo.
Io mi auguro che i Colleghi, al di fuori di posizioni politiche che ognuno ha e ritiene giusto difendere, diano una valutazione unitaria di questo tipo, respingendo le imposizioni governative che, in realtà, non tengono conto delle esigenze insopprimibili dell'Artigianato e nel contempo possono addirittura distorcere le stesse previsioni di piano che andiamo costruendo a livello regionale.



PRESIDENTE

Nessun altro Consigliere intende intervenire? Do la parola, allora all'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'artigianato

Ho poco da aggiungere a quanto è stato detto dal Presidente della Commissione e dal Consigliere Raschio.
Il Governo, respingendo in prima istanza questa nostra legge, si è fermato, come si suol dire, alla prima stazione, considerando l'art. 8 della Legge 4 agosto '71; il Governo, va precisato, evidentemente su parere stesso da un funzionario della Direzione generale del Tesoro, perché questo è quanto ci risulta...



RASCHIO Luciano

Peggio ancora!



PAGANELLI Ettore, Assessore all'artigianato

...si è fermato alla prima stazione. E' già stato rilevato che noi rispondiamo andando alla seconda stazione, cioè tenendo presente che nella nostra legislazione, così varia e molteplice, non vi è soltanto la legge che il Governo ha citato, ma vi sono altre leggi che ci consentono la nuova formulazione dell'articolo che abbiamo fatto.
Ha già rilevato il Consigliere Raschio che per non incorrere in ulteriori pericoli di non approvazione di questa legge noi ci siamo strettamente attenuti a quel comma dell'art. 34 della Legge 25 luglio 1952 n. 949 che consente la deroga per le cooperative e non per i consorzi.
Abbiamo fatto questo, proprio riportando fedelmente le parole di quell'articolo della legge statale, per non incorrere in successivi disguidi e per non dover affrontare un braccio di ferro.
La Giunta, allorquando ha esaminato in seduta le osservazioni del Governo su questa legge si è proposta come primo obiettivo di far immediatamente passare la legge per venire incontro alle aspettative di tutto il mondo artigianale della Regione, ma ha con altrettanta fermezza dichiarato che, approvata questa legge, riprenderà ed approfondirà quei discorsi che con l'attuale formulazione non possono essere portati avanti.
E' un discorso non chiuso, un discorso aperto che verrà però portato avanti con un'altra iniziativa legislativa, per non frenare questa più ampia legge che è attesa dal mondo artigiano.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di parola, nemmeno per dichiarazione di voto. Passerei allora alla votazione degli articoli che sono stati riveduti dalla Commissione in base alle indicazioni del Governo.
Secondo il parere dei giuristi del nostro Consiglio, l'approvazione degli articoli, se è puramente di conformità a quanto il Governo ha indicato, può anche avvenire a maggioranza relativa dei presenti in Consiglio, se invece ci si discosta deve avere la maggioranza assoluta; si deve inoltre votare sul complesso del disegno di legge.
Pregherei tutti i Consiglieri che fossero in corridoio di entrare in aula perché si possa procedere con regolarità e speditezza alle votazioni.
Articolo 3: (modificato secondo le indicazioni del Governo) "Il contributo di cui al precedente articolo è concesso a prestiti dell'ammontare massimo di 15 milioni, ivi compresa la quota per la formazione delle scorte nel limite massimo del trenta per cento.
In deroga alla norma contenuta nel precedente comma, per le imprese artigiane costituite in forma di cooperativa l'ammontare massimo dei prestiti ammissibili al contributo regionale è fissato in L. 2.500.000 per ogni socio che partecipi personalmente e professionalmente al lavoro dell'Impresa, ed in misura comunque non superiore a L. 50 milioni. In tale ammontare, la quota destinata alla formazione delle scorte non può in ogni caso superare l'importo di lire 4 milioni e 500 mila.
E' esclusa dal contributo regionale la parte di spesa già finanziata con prestiti assunti presso la Cassa per il credito alle imprese artigiane o per il tramite di essa, ai sensi della legge 25 luglio 1952, n. 949, e successive modificazioni, nonché con prestiti comunque assistiti da agevolazioni finanziarie concesse da altri enti pubblici".
Non vi sono emendamenti a questo testo. Nessuno chiede la parola? Si effettui l'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 32.
Hanno risposto sì n. 32 Consiglieri.
L'articolo 3 è approvato nel testo così modificato.
Articolo 5: "La Giunta Regionale è autorizzata a stipulare convenzioni con istituti di credito operanti nel territorio della Regione stabilendo che l'interesse dei prestiti non può superare del 3,50% il tasso ufficiale di sconto e che, in caso di contrazione di tale tasso, l'interesse a carico delle imprese artigiane non può essere inferiore al 3%.
L'erogazione dei prestiti sarà effettuata previo accertamento, da parte degli Istituti di cui al precedente comma, della destinazione alle finalità per le quali i prestiti medesimi sono concessi e con ammortamento da effettuarsi a rate costanti e scadenti al 1° gennaio e al 1° luglio di ogni anno".
Nessuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 33.
Hanno risposto sì n. 33 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale approva anche l'art. 5 così modificato.
Articolo 13: "Per la concessione del contributo di cui all'articolo 2 della presente legge, sono autorizzati i limiti d'impegno di lire 350 milioni per ciascuno degli anni dal 1974 al 1977 e le conseguenti annualità di lire 350 milioni per l'anno 1974, di lire 700 milioni per l'anno 1975 di lire 1050 milioni per l'anno 1976 e di lire 1400 milioni per gli anni dal 1977 al 1983, di lire 1050 milioni per l'anno 1984, di lire 700 milioni per l'anno 1985 e di lire 350 milioni per l'anno 1986. All'onere di lire 350 milioni per l'anno finanziario 1974 si provvede mediante riduzione di pari importo dello stanziamento di cui al capitolo n. 1404 dello stato di previsione della spesa per tale anno ed iscrivendo la suddetta somma nel capitolo n. 1364, istituito nello stato di previsione medesimo con la denominazione 'Contributi costanti per i prestiti decennali, quinquennali o triennali relativi all' ammodernamento ed al miglioramento della produttività delle imprese artigiane'.
Per la concessione della garanzia di cui all'art. 8 della presente legge è autorizzata la spesa di lire 70 milioni per l'anno 1974, di lire 140 milioni per l'anno 1975, di lire 210 milioni per l'anno 1976, di lire 280 milioni per gli anni dal 1977 al 1983, di lire 210 milioni per l'anno 1984, di lire 140 milioni per l'anno 1985 e di lire 70 milioni per l'anno 1986.
All'onere di lire 70 milioni per l'anno finanziario 1974 si provvede mediante riduzione di pari importo dello stanziamento di cui al capitolo n.
1404 dello stato di previsione della spesa per tale anno ed istituendo nello stato di previsione medesimo il capitolo n. 1365, con la denominazione 'Prestazione di garanzia sussidiaria per l'ammortamento dei prestiti relativi all'ammodernamento ed al miglioramento della produttività delle imprese artigiane' e con lo stanziamento di lire 70 milioni.
Per la concessione del contributo di cui all'articolo 10 della presente legge è autorizzata la spesa di lire 50 milioni in ciascuno degli anni dal 1974 al 1977.
Per la concessione del contributo di cui all'articolo 11 della presente legge sono autorizzati il limite d'impegno di lire 120 milioni per ciascuno degli anni dal 1974 al 1977 e le conseguenti annualità di lire 120 milioni per l'anno 1974, di lire 240 milioni per ciascuno degli anni dal 1975 al 1977 e di lire 120 milioni per l'anno 1978.
All'onere di lire 170 milioni per l'anno finanziario 1974, relativo ai contributi di cui al quinto ed al sesto comma, si provvede mediante riduzione di pari importo dello stanziamento di cui al capitolo n. 1018 dello stato di previsione della spesa, per tale anno, ed iscrivendo la suddetta somma nel capitolo n. 826, istituito nello stato di previsione medesimo con la denominazione 'Contributi per agevolare l'accesso delle imprese artigiane al credito di esercizio e per favorire la formazione del patrimonio sociale delle cooperative artigiane di garanzia', e con lo stanziamento di lire 170 milioni.
Ai maggiori oneri derivanti dall'attuazione della presente legge valutati in lire 540 milioni per l'anno 1975, in lire 420 milioni per l'anno 1976 ed in lire 420 milioni per l'anno 1977, si farà fronte con pari quote della disponibilità derivante dalla cessazione, a partire dall'anno 1975, dell'onere di lire 2100 milioni, iscritto nel capitolo n. 1220 dello stato di previsione della spesa dell'anno in corso, per la concessione ad enti locali dei contributi di cui all'articolo 14 del D.P.R. 11 marzo 1968 n. 1090, nella misura prevista dal programma di costruzione di acquedotti e fognature approvato con i decreti del Ministro dei Lavori pubblici in data 1° settembre 1971 e in data 12 febbraio 1972.
Agli oneri di cui all'articolo 7 della presente legge, valutati in lire 8 milioni per ciascuno degli esercizi dal 1974 al 1977, si farà fronte con lo stanziamento di cui al capitolo n. 818 dello stato di previsione della spesa per gli anni corrispondenti, relativo alle spese per il funzionamento di commissioni ed organi consultivi in materia di artigianato.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Non vi sono richieste di parola, né vi sono emendamenti a questo testo.
Prego quindi i Segretari di dar corso all'appello nominale per la votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 35.
Hanno risposto sì n. 35 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale approva l'articolo così modificato.
Occorre ora mettere in approvazione per appello nominale il testo complessivo della legge 24 gennaio '74 n. 109: "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato". Si proceda a quest'ultima votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 36.
Hanno risposto sì n. 36 Consiglieri.
L'intero testo della legge è così riapprovato.
In rapporto al successivo punto dell'ordine del giorno sono pervenuti tre emendamenti più un quarto soppressivo. Penso sia opportuno sospendere per alcuni minuti la seduta anche perché la III Commissione, che pregherei il Presidente di riunire, abbia la possibilità di esaminarli e confrontarli.



(La seduta, sospesa alle ore 10,40, riprende alle ore 10,55)


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame del disegno di legge sul contributo agli alunni della scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo ed altro materiale scolastico per l'anno 1974


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'o.d.g.: "Esame disegno di legge relativo al contributo agli alunni della scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo ed altro materiale scolastico per l'anno 1974".
La relazione sarà svolta dal Consigliere Albertina Soldano, che ha facoltà di parlare.



SOLDANO Albertina, relatrice

La III Commissione ha esaminato il disegno di legge regionale n. 151 presentato dalla Giunta Regionale circa l'erogazione di contributi per l'acquisto di libri di testo e materiale scolastico agli alunni delle scuole medie statali od autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato esistenti sul territorio della Regione Piemonte.
Considerato che l'argomento è stato già oggetto di approfondimenti e di ampie consultazioni, nonché di dibattiti nell'ambito dello stesso Consiglio Regionale, la Commissione ritiene che tutti gli elementi di conoscenza in proposito siano ormai stati acquisiti dai Consiglieri. Pertanto non si ritiene di dover ripetere quanto già non soltanto ampiamente espresso, ma possiamo dire, quasi unanimemente accolto. In particolare, la Commissione ha richiamato quanto espresso chiaramente negli artt. 3 e 117 della Costituzione e all'art. 4 dello Statuto della Regione Piemonte, nonché i principi chiaramente espressi dall'art. 1 della legge istitutiva della nuova scuola media del 31 dicembre 1962 n. 1859. E ancora, la Commissione si è soffermata a rivedere il contenuto dell'art. 1 del decreto del Presidente della Repubblica del 14 gennaio 1972 n. 3.
Ora, fatte queste premesse, la Commissione ritiene di dover far proprie le considerazioni espresse nella relazione della Giunta Regionale al disegno di legge stesso, precisamente a pag. 5 del documento distribuito a tutti i Consiglieri, in rapporto proprio anche alle argomentazioni ivi svolte in merito ai motivi addotti dal Commissario del Governo per il rinvio di un precedente analogo provvedimento legislativo varato dalla Regione Piemonte.
A conclusione del dibattito generale sul disegno di legge della Giunta la III Commissione ha ritenuto comunque di dover sottolineare la necessità di provvedere tempestivamente, in vista del prossimo anno scolastico all'adozione di un successivo provvedimento legislativo che riordini organicamente tutta la materia dell'assistenza scolastica, intesa in termini nuovi e più aderenti alle necessità.
Entrando poi nel merito dei singoli articoli del disegno di legge, la Commissione ha concordato unanimemente, insieme all'Assessore competente il testo allegato alla relazione, che è stato distribuito. Tale testo riproduce nella sostanza quello presentato dalla Giunta, con alcune opportune precisazioni di forma e di procedura che non modificano la sostanza del disegno di legge stesso ma tuttavia ne rendono più espliciti i meccanismi applicativi, soprattutto tenendo conto del tempo ormai trascorso dal 1° ottobre scorso.
Pertanto, a conclusione del proprio lavoro, la Commissione III ha dichiarato, e conferma, il proprio parere favorevole.



PRESIDENTE

Ringraziamo il relatore e dichiariamo aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il Consigliere Fassino. Ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la collega Soldano ha richiamato gli articoli della Costituzione in cui si dice che "l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita". La nostra Costituzione, lo riconosciamo tutti, non poteva riconoscere in modo più chiaro ed inequivocabile a ciascuno, a prescindere dalle condizioni sociali, dalle capacità intellettive, dalle possibilità economiche l'obbligo di frequentare la scuola per almeno otto anni ed il diritto che tale frequenza non comporti alcun onere di carattere finanziario.
Poiché l'istruzione di base riguarda tutti i fanciulli e i preadolescenti dal sesto al quattordicesimo anno di età, mi sembra opportuno, al fine anche di documentare obiettivamente il giudizio positivo del Gruppo liberale alla proposta di legge che stiamo oggi discutendo, una rapida analisi dei due distinti settori scolastici.
La politica scolastica, infatti, fino ad ora seguita per la Scuola elementare, basata sulla diffusione capillare ed anche, riconosciamolo, su efficienti mezzi di assistenza (mi riferisco sempre alla scuola elementare ha fatto sì che il numero degli evasori all'obbligo scolastico per questi cinque anni diminuisse via via al punto da ridursi a percentuali certamente non più preoccupanti. Ma, proprio fra i provvedimenti adottati nella lotta all'evasione dell'obbligo scolastico, è stato determinante, a nostro avviso, allora, il riconoscimento del principio della gratuità dei libri di testo per gli alunni delle scuole elementari, principio reso operante dalla legge 24 luglio 1962 e da un'altra successiva ancora, del '64. E fu proprio nel '62 che l'obbligo scolastico, previsto prima per la sola Scuola elementare, venne esteso alla Scuola media, attuandosi in tal modo completamente il dettato costituzionale. Tale legge istituiva, per ignorando quanto già riconosciuto alla Scuola elementare, si limitò ad autorizzare i Patronati scolastici alla distribuzione dei libri di testo ad alunni appartenenti a famiglie in disagiate condizioni economiche.
Ora, dal momento che i caratteri dell'obbligatorietà e della gratuità riguardano tutta la fascia della Scuola dell'obbligo, è giusto pretendere l'obbligo della frequenza per entrambe le scuole e prevedere poi la gratuità dei libri di testo per i soli alunni della Scuola elementare e non anche per quelli della Scuola media? Se l'educazione è da considerarsi, in una società moderna e democratica, un vero e proprio servizio sociale, e la gratuità è una delle condizioni essenziali per realizzare concretamente un uguale punto di partenza, non è concepibile attuare una discriminazione per cui quello che per alcuni è un diritto per altri è solo una concessione più o meno benefica, più o meno paternalistica.
Si può anche sostenere che è possibile cercare e forse adottare sistemi diversi da quelli adottati finora nelle Scuole elementari, ma è illogico, a nostro avviso, e ingiusto mantenere in vita tale sistema e rifiutarsi poi di estenderlo alla Scuola media, nonostante l'istituzione dei buoni libro che secondo altri poteva sanare questo criterio di ingiustizia e di illogicità, il che non è però riuscito a fare.
Se anche da alcune sentenze successive (mi pare della Corte Costituzionale prima, della Corte di Cassazione poi) si può dedurre che il principio costituzionale della gratuità dell'istruzione ha unicamente il valore di una enunciazione programmatica, dalla quale non scaturisce un obbligo specifico per lo Stato di fornire gratuitamente i libri di testo agli alunni delle scuole medie, fino a quando non esista per tale scuola come già per quella elementare, una legge che trasformi il principio costituzionale dell'istruzione gratuita in un diritto soggettivo per il cittadino, tesi di cui si potrebbe discutere la validità, ci sembra che l'assenza di un obbligo da parte dello Stato non possa intendersi come un obbligo a non intervenire per il legislatore. E poiché noi siamo tali, sia pure nei limiti della competenza attribuitaci dal decreto delegato del 14 gennaio '72, cui si richiama la nostra proposta di legge, e dei confini del nostro Piemonte, entro i quali soltanto possiamo legiferare, a questo avviso è opportuna l'iniziativa della Giunta, oggi, come opportuna e necessaria fu l'iniziativa della precedente Giunta, ieri, che approvammo e votammo.
Al Governo, che con due ordini di motivi rinviava il nostro precedente provvedimento legislativo, rispondiamo che è dovere del legislatore trasformare il principio costituzionale dell'istruzione gratuita in un diritto soggettivo per tutti i cittadini dello Stato. E anche se lo Stato finora non ha voluto pensarci, questa legge, almeno provvisoriamente nel tempo, e, diciamolo pure, limitatamente nello spazio, provvede a colmare la lacuna profonda nei confronti dei cittadini, indipendentemente dalle condizioni economiche di ognuno e dal maggiore o minore onere rappresentato dall'acquisto dei libri di testo. Ed è questo, a nostro avviso, un principio fondamentale, perché sarebbe ingiusto concedere la gratuità dell'istruzione soltanto ad alcune categorie, sia pure le più bisognose, e non a tutte le altre.
Il Capogruppo collega Zanone, del Gruppo liberale, ebbe già ad esprimere queste considerazioni, che ho ribadito oggi, nel dibattito del 27 luglio, alludendo alle gravi difficoltà, alle complicazioni derivanti da un'eventuale discriminazione per un concreto funzionamento della legge: difficoltà, complicazioni, diciamolo pure, anche ingiustizie conseguenti di cui, ad esempio, i presalari universitari, assegnati proprio con tale criterio discriminante, sono tuttora l'esempio più macroscopicamente negativo.
Se anche - egli disse allora, infatti -, si può concordare talvolta, e soprattutto nelle condizioni presenti dei bilanci pubblici, che la gratuità dovrebbe essere riconosciuta soltanto agli studenti appartenenti a famiglie non abbienti, in pratica occorre tener conto delle difficoltà di accertare equamente le effettive condizioni di reddito delle famiglie. Ed aggiunse ancora: "A nostro avviso, il progetto di legge dovrà indicare le norme di esecuzione, in modo che il contributo venga rilasciato solo previa domanda da parte degli interessati, lasciando così al senso civico delle famiglie la valutazione sull'opportunità o meno di ricorrere al beneficio della legge".
Allora, la nostra proposta non fu accolta, venne aggirata con un ordine del giorno che prevedeva la possibilità per le famiglie che non intendevano riscuotere l'assegno di riversarlo a beneficio della Cassa scolastica. Nel testo, invece, della nuova legge che dobbiamo oggi approvare questo principio è stato formulato esplicitamente, all'art 2. E anche ci conseguentemente alle altre considerazioni che ho già fatto, conforta il Gruppo liberale a dare il proprio voto favorevole alla proposta di legge della Giunta, nella consapevolezza di accogliere in tal modo una esigenza vivamente sentita e ad un tempo di adempiere un proprio dovere nei confronti delle Amministrazioni comunali, che sono vivamente preoccupate e in ansiosa attesa delle decisioni di questo Consiglio.
Concludo esprimendo la speranza, anche, che il Governo - quello che sarà, se ci sarà, e quando ci sarà - voglia dimostrarsi meno centralista come disse allora il collega Rossotto, di quello che l'ha preceduto e almeno più sensibile socialmente, a fatti, e non soltanto a parole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi non avevamo avuto esitazione nel definire il precedente progetto di legge per la concessione a titolo gratuito dei libri di testo ai 175.000 studenti della Scuola media dell'obbligo del Piemonte una iniziativa smaccatamente demagogica censurabile sotto il profilo della costituzionalità ed altresì sotto il profilo della legittimità. Nel sostenere quella tesi, ci trovammo, come per la verità ci accade spesso, in posizione pressoché solitaria avanti a questo Consiglio Regionale, e tuttavia noi eravamo nel giusto e nella ragione, se è vero, come è vero, che quella legge cadde nel modo che sappiamo e venne respinta proprio per quei motivi che avevano sostanziato la nostra critica.
Oggi noi ci troviamo messi di fronte ad un nuovo e diverso progetto di legge. Ne prendiamo atto. Cioè, prendiamo atto che la Giunta si è trovata costretta, per così dire, a correggere il tiro, e scendiamo ad esaminare il nuovo testo predisposto con animo assolutamente sgombro da qualsiasi pregiudizio, da qualsiasi posizione preconcetta.
Può questo progetto di legge essere suffragato dal nostro consenso? Ecco la domanda alla quale ci sembra di dover dare una risposta.
Entrando nel merito della discussione, noi rileviamo che è caduto il principio della distribuzione proprio da parte della Regione nei confronti di tutti indiscriminatamente gli studenti della Scuola media dell'obbligo.
Questa è, senza dubbio, una constatazione che sottolineiamo in senso positivo. E' comparso, invece, il principio che per ottenere il sussidio debba essere presentata una domanda.
Se è vero che la comparsa di questo principio è da noi apprezzata, è altresì vero che non siamo ancora sulle posizioni che ci sembra si debbano tenere per una legge di questo tipo. Non è sufficiente, ad avviso nostro la presentazione di una domanda: occorre far accompagnare la domanda stessa da un certificato che indichi la condizione economica della famiglia del richiedente. Se così non si facesse, quella demagogia che era presente nel primo provvedimento di legge, scacciata dalla porta, rientrerebbe dalla finestra, intanto in quanto in ipotesi la domanda potrebbe essere presentata da tutti i 175.000 studenti piemontesi, ai quali la Regione per ciò stesso concederebbe, senza stare ad accertare se si trovino in condizioni di effettivo bisogno, il sussidio per la gratuità dei libri di testo. E' questo il principio che ad avviso nostro è inaccettabile.
Diceva il collega Fassino: in questo modo abbiamo però, per così dire responsabilizzato il cittadino, lasciando al suo senso civico l'accettare o il non accettare il sussidio stesso. Questo è vero, ma è pur vero che, come dicevamo prima, si può benissimo ipotizzare che nella sostanza ciò non abbia ad accadere, per cui ci si trovi nelle medesime condizioni che erano previste dalla legge precedente. E che questo sia nelle previsioni dei proponenti è chiaro dalle dichiarazioni che ha fatto la stessa relatrice emerge chiaro soprattutto dalla constatazione che viene stanziata la stessa somma, di 4 miliardi e 350 milioni, che era fissata già con il precedente provvedimento di legge.
E allora siamo al punto di prima, vale a dire, dobbiamo rifare il discorso nei termini nei quali l'avevamo formulato l'altra volta. La nostra parte non discute il principio della gratuità della scuola, cioè non discute il contenuto dell'art. 34 della Carta costituzionale. Noi abbiamo già detto, e ripetiamo qui, che censuriamo i Governi di centro-sinistra che, dopo aver riconosciuto questo principio in favore degli studenti delle scuole elementari, hanno semplicemente messo sulla carta un uguale riconoscimento in favore degli studenti della Scuola media ma non si sono poi preoccupati di equiparare la posizione di questi ultimi a quella degli studenti delle Scuole elementari. Però riteniamo che, fatto salvo il riconoscimento di principio sulla gratuità della scuola, il discorso debba pur sempre incentrarsi e fermarsi a considerare coloro che si trovano in effettive condizioni di necessità sì da avere questo sussidio. Altrimenti finiremmo davvero - come si è detto con una facile battuta, che d'altra parte ci sembra rispecchiare esattamente il contenuto della legge - con il regalare libri di testo, che so, ai figli dell'amministratore delegato della Fiat (non all'ing. Rossi, che mi suggeriva il Presidente del Consiglio, anche se può benissimo esistere un ing. Rossi in questa situazione).
Noi ci siamo riproposto questo problema, e sottoponiamo in proposito all'Assemblea uno specifico emendamento, secondo cui la domanda presentata per ottenere il sussidio per i libri gratuiti dev'essere accompagnata da un certificato attestante che il cittadino non gode di un reddito superiore ai tre milioni di lire. In questo modo si lascia ad una larghissima fascia di cittadini la possibilità di fruire di questo aiuto. Basterebbe questo fatto a dimostrare che non siamo, in linea di principio, contrari alla più larga e generalizzata assistenza scolastica possibile, mentre siamo contrari, e lo ripetiamo, perché riteniamo che soprattutto in questo momento non si debbano commettere errori di così facile demagogia, al principio della distribuzione indiscriminata a tutti dei libri di testo.
Noi subordineremo la nostra posizione in sede di votazione della legge all'accoglienza che sarà riservata dall'Assemblea agli emendamenti da noi presentati: qualora i suggerimenti proposti una dal Gruppo del MSI-Destra nazionale non venissero accolti, non potremmo che confermare il voto negativo che già demmo al precedente progetto di legge, perché ci troveremmo di fronte ad una legge che nella sostanza ha le stesse caratteristiche negative che già avemmo occasione di denunciare in quest'aula in quella che l'ha preceduta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Revelli. Ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi abbiamo già ampiamente motivato, in occasione della discussione della precedente legge, il nostro parere favorevole e la nostra impostazione su tutto il problema dell'assistenza scolastica. Oggi, ormai quasi al termine dell'anno scolastico cui la nuova legge si riferisce - prendendo anche atto che questa legge ha carattere temporaneo, riguarda l'anno 1973-74 -, noi ribadiamo che il problema dell'assistenza scolastica, e quindi in particolare anche, al suo interno, quello dei libri di testo, dev'essere considerato in un quadro molto più ampio dalla Regione, che, pur avendo competenze limitate da parte dello Stato, tuttavia è in grado di dar vita ad una legislazione regionale organica che istituisca veri e propri servizi riferentisi a tutto il problema dell'accesso alle strutture scolastiche.
In questo senso ribadiamo anche che le varie interpretazioni che sono state citate dalla relatrice e dallo stesso Consigliere Fassino dell'art.
34 della Costituzione non possono non essere viste coerentemente sia alla luce dell'art. 117, delle competenze trasferite alle Regioni dalla legislazione vigente, sia in rapporto all'art. 3 della Costituzione, che ci richiama appunto (ed è questo che noi abbiamo messo come indicazione fondamentale nel nostro progetto di legge organico sull'assistenza scolastica) al creare le condizioni perché tutti i cittadini possano avere accesso alle strutture della scuola.
E' impossibile tacere il fatto che è limitatissimo l'intervento per la questione soltanto dei libri di testo. Il collega Rivalta aveva avuto occasione, però, di affermare, anche sulla validità del problema specifico dei libri di testo, le nostre posizioni, così come, precedentemente, in varie discussioni, anche in occasione del bilancio, il collega Minucci aveva sottolineato l'importanza degli interventi che devono essere attuati in questo particolare frangente di crisi e di attacco durissimo ai livelli di vita delle masse popolari. Riteniamo comunque che questa nuova legge vada accettata se si assume qui formalmente l'impegno - l'Assessore dovrebbe dirci qualcosa in proposito - di disporre rapidamente l'approntamento di una legge organica di delega che investa non soltanto l'arco della Scuola media unificata ma anche la Scuola materna, cioè abbracci tutta la scuola dai 3 ai 14 anni, anche perché i meccanismi che in Commissione sono stati molto meglio esplicitati possano rendere questa legge di rapida attuazione nonostante i ritardi fino ad oggi accumulati.
Vorrei aggiungere che è impossibile pensare - e questo è il punto su cui noi insistiamo - che sia realizzabile, in una scuola che è andata configurandosi sempre più come scuola di massa, la rigorosità e l'approfondimento dello studio, se non si è in grado di eliminare all'interno di questa scuola, in un rapporto rinnovato e nuovo tra scuola e società, tutti gli ostacoli materiali e culturali che impediscono la realizzazione di siffatto rigore ed approfondimento. Ed infatti, se non fosse assunto qui l'impegno preciso di predisporre in tempo utile una legge organica in modo da portarla in approvazione entro il mese di maggio, che ci metta in grado di provvedere a tutto il piano dell'assistenza scolastica per la scuola dell'obbligo dall'ottobre prossimo in modo nuovo evidentemente non favoriremmo quel processo anche più volte auspicato da tutti noi in questi anni, in vari ordini del giorno, in vari dibattiti, per cui il Consiglio Regionale deve diventare sollecitatore di un processo riformatore anche a livello nazionale.
Vorrei ancora aggiungere, concludendo, che è indispensabile vedere il problema della gratuità dei libri di testo non come un fatto a sé stante ma come primo passo verso una legislazione organica che sia in grado di creare dei servizi in cui le risorse della Regione vengano indirizzate verso la gratuità, ma indicando precise priorità sui servizi da attuare in forma totalmente gratuita. E molto probabilmente la questione dei libri di testo va rivista anche per il collegamento che c'è tra l'accesso alle strutture della scuola e l'accesso alla cultura all'interno della scuola, in un processo nuovo di cui alcuni segni sono già presenti anche in questa legge pur transitoria, nel ruolo che viene affidato ai Comuni, nel ruolo nuovo direi, di nuove responsabilità cui sono chiamati i Collegi dei professori e le stesse Casse scolastiche.
In questo senso, entro il 10 marzo ci sarà - per circolare ministeriale già denunciata anche dai sindacati proprio ieri (è comparsa stamane sui giornali, questa denuncia) - la riunione, anticipata di oltre due mesi, per la definizione dei nuovi libri di testo da acquistare da parte delle scuole per il prossimo anno scolastico. Noi crediamo, senza voler entrare nel merito dei contenuti della scuola, che con una legge organica saremmo in grado di mettere a disposizione dei fondi perché anche nuovi strumenti didattici, di maggiore accessibilità, in cui maggiormente si esprima anche il complesso del lavoro collettivo che si sta svolgendo nella scuola debbano essere considerati, e quindi debbano essere un momento che faciliti un lavoro nuovo che imponga, se così si può dire anche alla Amministrazione centrale, allo stesso Ministero della Pubblica Istruzione di orientarsi verso una linea riformatrice e non invece conservatrice che viene ad essere proprio demagogica nel vero senso della parola e viene a stroncare ogni aspettativa di riforma.
Questo è il compito cui siamo chiamati, più ancora che quello di corrispondere con urgenza alle aspettative che abbiamo creato e che come era logico si sono diffuse essenzialmente nelle masse popolari, tenendo anche conto che abbiamo già un punto di riferimento nei contributi erogati dai Comuni, che sono andati tutti, o almeno nella grandissima maggioranza con un senso di profonda responsabilità e serietà, veramente agli alunni le cui famiglie sono maggiormente colpite dal processo inflattivo e dall'attacco al tenore di vita che i Governi precedenti, compreso quest'ultimo Governo, hanno portato nei riguardi delle masse popolari.
Quindi, non si tratta di denaro sprecato ma essenzialmente di una spesa che viene in un momento preciso a ridare fiducia anche alle stesse istituzioni democratiche, credibilità anche all'istituto regionale, che troppe volte viene demagogicamente attaccato e non considerato anche dall'interno proprio per le carenze e le insufficienze dei Governi che fino ad oggi si sono succeduti alla testa della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calsolaro, ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la legge che ci accingiamo ad approvare nel testo predisposto dalla Giunta e nella formulazione elaborata dalla III Commissione in accordo con l'Assessore all'Istruzione recepisce a nostro avviso, quanto meno allo stato embrionale, il principio della delega ai Comuni per l'esercizio dell'attività amministrativa in materia di assistenza scolastica.
La legge, infatti, pur con i limiti che derivano dal fatto di dover sostituire quella precedente respinta dal governo e di cui corregge gli asseriti e pretesi contrasti con l'interesse nazionale e le non bene identificate illegittimità, colloca per la prima volta nella nostra legislazione regionale i Comuni in una posizione di partecipazione attiva di effettiva collaborazione istituzionale con la Regione e con le scelte da questa operate, nello spirito della norma costituzionale e del decreto di trasferimento, ed in funzione degli interessi primari più volte rappresentati e reclamati della collettività. Il rigetto della legge sui libri poneva la Regione di fronte ad una alternativa ben precisa: riconfermare con il voto del Consiglio la legge già approvata o adeguare in una nuova formulazione normativa la propria volontà politica, sia pure in forma transitoria, al dettato governativo.
Sono presenti a noi tutti i rischi della prima soluzione e le conseguenze inevitabilmente connesse ad una lunga controversia a tempi lunghi con i poteri dello Stato. L'avere adottato la seconda soluzione mi sembra sia stata la cosa più opportuna e saggia.
Di fronte all'urgenza di provvedere alle innumerevoli e pressanti attese create dal primo provvedimento legislativo, vengono a cadere anche alcune questioni di principio che già formulammo in occasione dell'altra legge e che formalizzammo con la presentazione di emendamenti. Se fossero riproposte potrebbero costituire ulteriore remora di attenzione in quella che riteniamo prossima discussione sulla legge generale che regolerà l'intera materia dell'assistenza scolastica e sulla quale potrà anche essere aperta la vertenza con lo Stato circa i limiti delle due competenze quella regionale e quella statale; sui poteri di controllo da parte dello Stato delle leggi regionali in un settore in cui la competenza della Regione è piena, anche se circoscritta e nel cui ambito riesce difficile a configurare la lesione di quell'interesse nazionale che, al contrario, è chiaramente delineato nell'art. 3 della Costituzione; sulla stessa autonomia legislativa della Regione non è, né potrebbe essere, senza negare la sua stessa esistenza, organo di decentramento di attività predisposte dagli uffici del Ministero della P.I.
La legge riconosce ai Comuni il diritto di ritenzione sulle somme già erogate prima dell'entrata in vigore della legge, imputate ai bilanci comunali nell'esplicazione di un'attività di promozione e di incentivazione dell'adempimento dell'obbligo. Questo riconoscimento è, in realtà, una vera e propria delega retroattiva, non solo pone una premessa suscettibile di più ampi sviluppi nella futura legge organica, ma sul piano concreto consente ai Comuni più responsabili degli interessi reali della comunità amministrata di portare avanti nel settore iniziative nuove che altrimenti non avrebbero potuto essere realizzate o di allargare la efficacia di quelle già in atto.
Non credo necessario né utile ripetere quanto già altre volte affermato in questo Consiglio sui problemi di fondo che emergono da una legge di questo tipo e sulle linee operative che dovrà invece seguire la legge organica alla luce del piano di sviluppo regionale e degli obiettivi della programmazione nazionale.
Aderisco pertanto alla relazione del Consigliere Soldano e annuncio il voto favorevole del Gruppo socialista, già peraltro espresso in sede di Commissione, al disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo doveroso motivare il voto favorevole che a nome del PRI esprimerò su questo disegno di legge.
Ovviamente questa soluzione non ci soddisfa nel senso che il punto d'arrivo dell'azione della Regione non deve essere l'erogazione di sussidi ma l'erogazione di servizi che modifichino il quadro delle strutture e dei modi di intervento con cui nella scuola si è effettuata l'assistenza scolastica fino ad oggi, che modifichi quindi le condizioni strutturali della scuola dell'obbligo. Direi che come obiettivo la Regione dovrebbe darsi quello - che del resto anche il Presidente Oberto mesi or sono aveva ricordato - della Provincia di Trento, cioè la distribuzione di materiale di testo, tramite biblioteche scolastiche, agli allievi, ma possibilmente anche quello di fornire agli insegnanti la possibilità di organizzare un'attività didattica che in larga misura prescinda dai libri di testo.
Questo sarebbe un risultato di valore pedagogico notevole, come mi sembra tutti gli insegnanti più avveduti oggi vadano sostenendo, e sarebbe anche un grosso risultato su un altro fronte, quello di tipo speculativo che ogni anno, col rinnovo dei libri di testo, offre degli utili notevolissimi agli editori che hanno un giro di affari di 50/60 miliardi che si gioca sulla pelle degli studenti e delle loro famiglie.
Questi sono gli obiettivi di una vera riforma alla quale noi ci auguriamo si possa arrivare col provvedimento legislativo che la Giunta e la maggioranza si sono impegnati a presentare nei prossimi mesi. Rendendoci peraltro conto che si tratta di andare incontro con una soluzione provvisoria a delle aspettative reali che si sono create e a dei problemi molto grossi che non possiamo certamente nasconderci, la soluzione che è emersa con il presente disegno di legge ci sembra accettabile in quanto è provvisoria per un anno (questo era il tipo di richiesta che il PRI aveva formulato in antecedenza) e soprattutto in quanto apre di fatto la strada a quella soluzione organica che tutti auspichiamo.
In questo spirito ritengo di accettare l'impostazione del disegno di legge e voterò a favore e a nome del PRI.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Il nostro Gruppo aveva già assunto, in occasione della presentazione del disegno di legge poi bocciato dal governo, un atteggiamento decisamente favorevole e quindi è ovvio il nostro voto favorevole all'attuale disegno di legge che rimedia alla bocciatura del precedente. Non starò quindi a ripetere le ragioni di quel voto favorevole che avevo lungamente esposto in quella seduta del Consiglio Regionale.
Vorrei soltanto dire che il documento che in piccola misura contribuisce a realizzare concretamente quella gratuità della scuola affermata dalla Costituzione, si pone nella corrente di un pensiero ormai affermato secondo cui la scuola, il lavoro dello studente è al servizio della società e del Paese. Un tempo lo studio poteva essere considerato un lusso di caste privilegiate in contrapposizione alla larga maggioranza di cittadini i quali entravano immediatamente nel rango dei prestatori d'opera anche in età estremamente giovane, infantile, oggi è invece un elemento essenziale nel determinare il futuro dell'economia della nostra come di una qualsiasi società tecnologicamente avanzata quale in parte è e soprattutto aspira a diventare l'Italia.
Naturalmente si tratta di un piccolo passo sulla strada della gratuità completa dell'istruzione (e non soltanto nell'ambito della scuola dell'obbligo) che comprende un'infinita di altre cose e che arriva, al limite, a porsi il problema del mantenimento stesso dell'allievo nel periodo in cui non è per la famiglia un elemento produttore di reddito.
Si pone il problema, che qualcuno ha toccato, mi pare il collega Revelli, di quale scuola vogliamo parlare, per inquadrarla nella missione dello studente al servizio della società. Evidentemente non la scuola con la "q" come diceva una rivista qualche tempo fa, cioè non la scuola che sia soltanto una specie di lavoro a regia nel quale, per un certo numero di anni, si impiegano degli elementi della collettività senza alcuna produttività né a favore della persona, né a favore della società, ma una scuola quale certamente quella italiana non è. Per questo dicevo che il problema va visto in una luce molto più vasta, una scuola sul tipo di quella che hanno altri paesi moderni che consenta al paese l'acquisizione di quadri, ma non di quelli dirigenti, bensì di lavoratori istruiti capaci e coscienti della propria missione che permetta di proiettare il nostro Paese nella dimensione dei popoli più civili e più moderni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, premetto che non intendo assolutamente porre in discussione la validità del principio sulla gratuità della scuola, d'altro canto solennemente codificata nell'art. 34 della Costituzione e nell' art. 4 del nostro statuto, richiamato anche dalla relazione della Commissione. Riaffermo, conseguentemente, la validità del principio che, nella scuola italiana, debba essere eliminata ogni forma discriminante, anche di natura psicologica, onde consentire a tutti gli alunni, indipendentemente dal ceto sociale ed economico di appartenenza, di sentirsi, almeno nell'ambito scolastico, uguali. Ma, come ebbi già a fare intervenendo nella discussione sul precedente testo approvato da questo Consiglio, mi sia consentito porre una domanda a questa Assemblea e alla stessa Giunta: quand'è che intendiamo por mano alle scelte e alle relative attuazioni dl portata politica, con criterio prioritario? Esistono o non esistono delle preoccupanti difficoltà di natura economica e finanziaria nel nostro paese? Esistono o non esistono settori che attendono da sempre gli interventi dei pubblici poteri? E' di questi giorni l'aumento, finalmente accolto, sui minimi delle pensioni, aumento, d'altro canto, già vanificato dall'aumentato costo della vita, nel frattempo verificatosi. Ma se questo riguarda gli anziani, perch non ricordarci lo stato penoso dell'infanzia abbandonata, soprattutto dei subnormali? Non esistono forse altre carenze in campo sanitario? Non esistono forse carenze in un settore in nome del quale abbiamo avuto tante volte occasione di intervenire e che oggi qui ci permettiamo soltanto di citare e cioè quello agricolo? Con quanto stiamo per dire non vogliamo anticipare dichiarazioni di voto in senso negativo; ci sarà voto favorevole al provvedimento che c'è stato riproposto. Però ripetiamo la nostra domanda: quando questo Consiglio e, con esso, la Giunta, si decideranno ad imboccare la più volte invocata strada delle priorità? Pur nella nobiltà e nella validità dei principi sulla gratuità della scuola, riportati e sottolineati dalla Costituzione e dal nostro statuto, di fronte alle macroscopiche lacune ed insufficienze in altri settori, non possiamo ritenere questo intervento decisamente prioritario.
Male che vada qualcuno potrebbe pensare che, quanto meno, l'industria del giocattolo potrebbe trarne beneficio e potenziamento. Io mi auguro collega nonché amabile Vice Presidente Fassino, che il senso civico da te invocato abbia concretamente a manifestarsi e, se ciò si verificherà, sarà motivo di onore per la società civile piemontese, anche se alcune perplessità, quando ci si trova di fronte ad un diritto, o presunto tale previsto da una norma legislativa, potrebbero sostanziarsi circa il ricorso al civismo facile da proclamare, ma di difficile applicazione.
Lo so che nello scegliere altre strade (l'esperienza lo dimostra) è difficile agire con equità. Il collega Fassino ha anche citato quanto avviene nel fatidico campo dei presalari. Se con questi quattro miliardi e 250 milioni favoriremo il potenziamento dell'industria del giocattolo, col presalario abbiamo favorito quelli dell'industria nautica (anche se la minore), delle pellicce e di qualcosa d'altro. Sono problemi che si impongono e sui quali dovremo ritornare. Indipendentemente dal fatto che il decreto delegato riconosca a noi le competenze prioritarie per poter intervenire, un pronunciamento politico comunque si impone.
Concludo col dire che nonostante tutto ci sarà il nostro voto favorevole e dico "nostro" al plurale majestatis in quanto l'ufficialità del voto sarà espressa dal Capogruppo del partito al quale appartengo. Pur dando questo voto, però sottolineo che non vedo le caratteristiche dell'intervento prioritario nel provvedimento che per la seconda volta ci accingiamo a varare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Besate.



BESATE Piero

La III Commissione ieri ha lavorato tutto il giorno ed è riuscita grazie all'impegno di tutti i suoi componenti, a presentare questa mattina al Consiglio il suo elaborato, in modo che si possa approvare questa legge attesa da tanto tempo ormai in Piemonte. E' un provvedimento che ha fatto scorrere fiumi d'inchiostro e sollevato polemiche e confronti non inutili naturalmente, anzi, molto utili. Le caratteristiche di questa legge secondo noi e secondo la Commissione è quella di essere analoga alla precedente con la sola aggiunta dello strumento della domanda al diritto al contributo strumento burocratico che più che a discriminare mira ad aggirare il rifiuto governativo. Forse da taluni questo strumento viene considerato un invito psicologico alle classi abbienti a non presentare la domanda e a distinguersi socialmente.
Noi diciamo apertamente che ci auguriamo che ciò non avvenga, noi inviteremo tutti a fare domanda perché non vogliamo che già in questo periodo di vita così delicato psicologicamente per la formazione dell'uomo e della donna i ragazzi si sentano diversi e si insegni loro l'arroganza del denaro. Purtroppo la si impara, questa arroganza, molto presto, ma che si vada ad insegnarla nelle scuole, no.
Comunque la legge la riteniamo positiva nel suo complesso, anche perch permette di utilizzare i fondi eventualmente non fruiti in altre forme di assistenza scolastica e di cui c'è molto bisogno e dà la possibilità ai Comuni e alle casse scolastiche che per primi hanno sopperito alle carenze dello Stato e della Regione, di rientrare in possesso dei loro fondi che destineranno, siamo certi, sempre all'assistenza scolastica.
Vorrei dire qualcosa sul problema sollevato da Gandolfi, cioè sulla politica del libro che ha fatto discutere molto gli ambienti culturali e della scuola. Ancora recentemente, nell'Aula Magna del Magistero, durante il corso di aggiornamento per insegnanti di scuola media, una delle lezioni è stata dedicata al dibattito su questo problema.
Il nostro Gruppo ha espresso la sua posizione sulla politica e sulla funzione del libro nelle scuole in quest'aula, ma la ritroverete nel progetto di legge da noi presentato, il numero 108 (che è stato anche richiamato dalla legge regionale del 29.12.1973) e nel n. 92 presentato dal Comune di Collegno a nome dei Comuni piemontesi. Questo lo dico per il collega Menozzi perché quei progetti di legge prevedono: interventi nel campo dei trasporti e delle mense che sono dirette in gran parte a favorire i cittadini dei Comuni più disagiati; un intervento organico in direzione dell'istituzione di biblioteche di classe e di biblioteche di istituto gestite in accordo con gli insegnanti ai quali viene lasciata tutta la loro autonomia, ma nei confronti dei quali ci potrà essere un intervento democratico e culturale di tipo nuovo che avrà i suoi riflessi sull'editoria scolastica e muterà la funzione del libro nella scuola, cioè non sarà più uno strumento burocratico di informazione autoritaria, ma sarà uno strumento formativo che si inserirà nel complesso degli strumenti didattici.
La legge che stiamo per approvare rappresenta quindi una soluzione transitoria, del resto questo l'ha affermato anche la Giunta, e sposta quattro miliardi e mezzo nel settore dell'assistenza scolastica ponendo così le premesse di quella soluzione organica auspicata nella relazione che la collega Soldano ha qui fatto questa mattina, auspicata dalla III Commissione e confermata dalla legge regionale del 29.12,1973 di variazione del bilancio.
Noi l'approviamo quindi con tutte queste considerazioni. Per parte nostra siamo addivenuti alla presentazione di un progetto organico di legge sul quale sono già state effettuate numerose consultazioni di sindaci dei maggiori Comuni (dal 5000 abitanti in su) Province e Provveditori i quali hanno auspicato che la Giunta lo presenti presto, in modo da consentire l'espletamento di tutto il percorso per arrivare a produrre per il Piemonte uno strumento che possa essere già applicato nell'anno scolastico '74/75.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, signori Consiglieri, è con profonda ansia che ci accingiamo ad approvare questa legge non tanto perché non siamo convinti dei suoi contenuti e della sua utilità, quanto perché avviene in un momento che è irrazionale rispetto al periodo in cui avrebbe potuto e dovuto essere approvata. Del resto l'esperimento fatto tre o quattro mesi fa ha dato i risultati che ha dato e nonostante le nostre buone intenzioni non ha potuto avere seguito. Intendo dire che allo stato attuale delle cose non restava altro da fare che proporre una legge di questo genere, della cui bontà noi siamo convinti, anche se non risponde a quell'impostazione cui alcuni amici Consiglieri hanno fatto cenno (mi riferisco in particolare a Revelli Besate e alla signorina Soldano) cioè a quanto contenuto nell'impegno della Giunta e della maggioranza di portare avanti il discorso della delega agli Enti locali per il problema dell'assistenza scolastica. E' un impegno che è stato preso in sede di presentazione del programma e che la Giunta intende mantenere, per cui dichiaro, a nome della stessa che non appena approvata questa legge, sarà nostro sollecito proposito attuarla nella maniera la più razionale possibile e in modo da essere , come si è detto, tempestivamente pronti per la prossima annata scolastica.
Ci tengo a ribadire che è la prima operazione di delega che la Regione dà agli Enti locali, e non è una cosa da prendersi con superficialità perché nel contesto di tutta l'impostazione che andremo a fare per questa delega bisognerà tener conto di realtà nuove, come le Comunità montane che sono praticamente Enti locali ingranditi, cioè la somma di tanti Enti locali e mi riferisco agli istituendi distretti scolastici di cui il decreto ministeriale al prossimo mese di maggio dovrebbe sancire la costituzione.
Sulla legge sono state fatte delle osservazioni in particolare dell'amico Fassino, dal Consigliere Vera e dal rappresentante del Gruppo MSI Destra nazionale Carazzoni Noi siamo in grado di opporre un'onesta moderata ed obiettiva critica alle osservazioni che fece lo Stato nel respingere la legge: va tenuto conto che l'erogazione di contributi per libri di testo rientra nella materia dell'assistenza scolastica, quando invece era stato osservato che l'assistenza scolastica generalizzata non poteva essere accolta. Questa è stata attribuita dalla Costituzione alla competenza legislativa della Regione e in tale materia la carta costituzionale non ha posto limitazioni (basta consultare il decreto delegato); limitazioni che invece sono state statuite per l'istruzione materia diversa da quella che si intende disciplinare con la presente legge.
Per quanto attiene al primo motivo la Giunta Regionale superando le retoriche disquisizioni sul così detto stato di disagio economico concepito alla vecchia maniera, è venuta nella determinazione di attribuire agli interessati la facoltà di valutazione del proprio stato economico giustificando l'attribuzione medesima con la valida considerazione che l'assenza di disagio economico modernamente valutato non induce l'individuo alla richiesta di un contributo, la cui esiguità del resto non costituisce uno stimolo sufficiente ad inoltrare l'apposita istanza. Io ho molta più fiducia di quanta non ne abbia tu Carazzoni nella non avidità, se così la possiamo chiamare, delle nostre popolazioni, a fare la domanda per portarsi a casa le 20.000 o 30.000 lire, a seconda dei casi. Ho molta più fiducia sia per l'esiguità della cifra, sia per la situazione psicologica in cui uno verrebbe a trovarsi nel volersi ad ogni costo appropriare di una somma del genere piuttosto che lasciarla a disposizione, notiamo bene, della comunità, perché la legge prevede una serie di meccanismi in virtù dei quali chi non vuole fare la richiesta non la fa, chi l'ha fatta può anche non ritirare il contributo, per una serie di possibilità di utilizzazione di questi fondi ed infine, ove ne rimangano (sono convinto che ne rimarranno) verranno restituiti alla Regione.
Bisognava necessariamente prevedere la possibilità di intervenire nei confronti dei Comuni e delle casse scolastiche che avessero già anticipato questi fondi a coloro che ne avevano veramente bisogno.
Già ho sottolineato l'opportunità di questo intervento sociale, ma a mio giudizio la grande novità di questa legge rispetto alla precedente è che non è obbligatorio distribuirlo a tutti.



CARAZZONI Nino

Se tutti fanno la domanda sei obbligato a darglielo.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Non tutti faranno la domanda, anche se Besate ha già annunciato ufficialmente che si darà da fare per farle presentare. Io mi guardo bene dall'andare in giro a dire di farle, ma potrebbe accadere anche questo saranno magari i Presidenti delle casse scolastiche, o i legali rappresentanti delle scuole autorizzate dallo Stato a rilasciare titoli di studio equiparati, a darsi da fare perché le domande vengano fatte, nella speranza che non vengano tutte utilizzate e che i fondi restino a disposizione della scuola, ma in questo caso vi saranno interventi a favore dell'assistenza scolastica per quanto attiene ai trasporti, alle mense all'acquisto di materiale didattico, perché bisogna parlare con la gente del mondo della scuola per capire in quali condizioni si trova. Io, che non ero addentro a questo mondo, debbo dire che nello spazio di due mesi in cui ho avuto questa responsabilità, non ho potuto fare a meno di capire che ci sono dei grossi problemi con i quali hanno da fare quotidianamente coloro che sono preposti a questo tipo di lavoro. Non si può rimanere insensibili a questo. Del resto si era creata una situazione tale per cui finivamo con lasciare le casse scolastiche, i Comuni e gli altri istituti in condizioni di mora nei confronti della pubblica opinione; a questo punto diventa anche un problema di credibilità nelle istituzioni.
Noi la dobbiamo aiutare questa scuola media, anche perché è quella immediatamente precedente a quella che viene utilizzata dalle grandi masse la scuola professionale, momento importantissimo nel processo educativo Basta col pretendere o col consentire che tutti diventino avvocati ingegneri, medici, geometri, ragionieri, abbiamo bisogno di tanta gente che si qualifichi nel mondo del lavoro in tutti i settori della vita del paese.
Mi pare sia stato sollevato da qualche amico il dubbio sull'autentica priorità ed importanza di un provvedimento di questo genere. Io non penso che la Giunta possa essere accusata - e qui consentitemi di dire qualcosa che spetterebbe al Presidente della Giunta dire - però non può dirla se io non vi accenno, essendo lui assente in quel momento.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ma io ho l'orecchio di Dionisio anche di là.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Ah, bene! Io ritengo di dover spezzare una lancia in questo senso anche a nome di tutti i colleghi e soprattutto del Presidente. Siamo impegnati in uno sforzo quasi quotidiano nell'esame dei vari problemi che sono sul tappeto anche nel settore dell'economia, e allora viene da domandarsi perché chi è particolarmente sensibile a queste cose non porti avanti i problemi che sono prioritari rispetto a tutti gli altri o quanto meno egualmente importanti: mi riferisco al settore specificatamente economico dell'agricoltura, a una legge che preveda il rifinanziamento delle sistemazioni fondiarie, che si occupi della zootecnia, io sono di quelli che sostengono che più di ogni altra cosa oggi necessita fare delle stalle riempirle di vacche, moltiplicare i vitelli; e questo è il miracolo che mi attendo e nella nostra Regione e siamo in grado di farlo, quindi non perdiamo neanche un minuto e vediamo di portare avanti di pari passo problemi che interessano la socialità vera e propria e altri che interessano l'economia. Io non sono uno che vive nel mondo della scuola, ma professionalmente mi occupo di questo settore e ne sento parlare tutti i giorni. Non dico altro in proposito, ma dichiaro la mia disponibilità per aiutare e portare avanti gli altri problemi così come mi sono impegnato a portare avanti questo.
La dichiarazione ultima è questa: ove la legge venga approvata (e mi pare che dopo le dichiarazioni fatte posso sperarlo) sarà nostra cura seguirla affinché venga approvata anche in altra sede e sollecitamente applicata perché fare ridere la gente arrivando a scuola finita per consentire l'assistenza scolastica è una figura che penso nessuno desidera fare. Così pure saremo solleciti nell'approvare tutto ciò che il Consiglio potrà porre sul tappeto, soprattutto in termini di problemi che interessano l'economia della regione piemontese. Infatti il Presidente del Consiglio oltre alle grosse parole che scrivono i giornali, pare abbia detto (e mi pare che lo possano ripetere tutti gli italiani) che "occorre: dare attuazione a scelte di politica economica coerenti con la nostra appartenenza alla Comunità Europea e alla realtà occidentale; incrementare le esportazioni, utilizzare le risorse disponibili per investimenti nei settori direttamente produttivi e per gli impegni prioritari di carattere sociale". Questo è appunto un intervento nel campo sociale.
Io ringrazio a nome della Giunta la Consigliera prof.ssa Soldano per essere stata così sollecita nel collaborare al disegno di legge proposto dalla Giunta, il Presidente della III Commissione, il Vicepresidente Fassino, il Presidente del Gruppo socialista Calsolaro e tutti coloro che hanno aiutato; e spero che la legge possa avere una rapida applicazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Si è così chiusa la discussione generale. Passo ora alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Come hanno detto i miei colleghi, noi siamo d'accordo su questa legge che interviene in un settore su cui già avevamo deciso di intervenire e che pone le premesse per andare rapidamente a una legge di delega ai Comuni in materia di assistenza scolastica.
Voglio soltanto riprendere la questione delle priorità emersa nell'intervento del rappresentante dei coltivatori diretti in questo Consiglio. Rileviamo con un certo interesse l'atteggiamento di maggioranza opposizione che si esprime a seconda che siano in causa o no interessi singoli, i quali vengono quasi sempre contrapposti a interessi generali quali sono invece quelli su cui si misura il nostro Consiglio Regionale.
Colgo anche l'occasione per dire che mi sorprende che degli appelli così pressanti a decidere in materia di interventi in agricoltura vengano proprio dal Consigliere Menozzi il quale in veste di Presidente della VI Commissione da tempo si oppone tenacemente (contravvenendo agli impegni e al mandato del Consiglio Regionale) a iscrivere all'ordine del giorno della Commissione da lui presieduta - lo ripeto, contravvenendo ad un preciso mandato del Consiglio Regionale - l'avvio dell'iter necessario per approvare o comunque per mandare in Consiglio le proposte di legge presentate da tanto tempo.
Noi a questo punto dichiariamo che chiederemo l'inserimento all'ordine del giorno della legge da tempo presentata perché il Consiglio possa decidere nella sua piena ed ampia autonomia.



PRESIDENTE

Altri intendono fare dichiarazioni di voto? Il Consigliere Menozzi vuole parlare per dichiarazione di voto o per fatto personale?



MENOZZI Stanislao

Per fatto personale.



PRESIDENTE

Mi spieghi prima qual'e il fatto personale.



MENOZZI Stanislao

A me pare che le dichiarazioni testé fatte dal Consigliere Berti nella sua veste di Capogruppo del PCI debbano essere sdegnosamente respinte.



PRESIDENTE

Quindi il fatto personale è sulla dichiarazione precisa che lei, quale Presidente della VI Commissione, bloccherebbe delle proposte di legge in contrasto con il mandato ricevuto. Mi pare ammissibile il fatto personale.



MENOZZI Stanislao

Quelle dichiarazioni devono essere respinte perché destituite di ogni fondamento, in quanto il Presidente della VI Commissione, come ebbe più volte a dichiarare all'interno della medesima, si è sempre preoccupato di operare con assoluta obiettività, non dimentico delle funzioni specifiche e delicate che gli sono demandate, senza con ciò sentirsi in nessun momento obbligato a contenere quelle espressioni politiche che la libertà gli consente di esprimere all'interno e al di fuori della Commissione stessa.
E sono tanto più destituite di fondamento in quanto, a parte il contrasto sul calendario dei lavori, il sottoscritto ha sempre riconosciuto al settore zootecnico priorità assoluta. E qui preciso che il contrasto era solo ed esclusivamente determinato dal fatto se dovevamo abbandonarci all'esame di una proposta, la cui legge avrebbe avuto i suoi effetti fra 8/10 mesi, o se partire, come è nell'impegno della Giunta, con una deliberazione che consenta di mettere a disposizione della zootecnia subito, nelle prossime settimane, i fondi che gli allevatori si attendono.



RIVALTA Luigi

Intanto gli 8/10 mesi sono passati.



PRESIDENTE

La dichiarazione per fatto personale è stata resa, la discussione è chiusa. Altre dichiarazioni di voto? Nessuna. Si passi alla votazione della legge.
All'art. 1 c'è un emendamento. Prego i signori Consiglieri di prestare attenzione, così possiamo procedere rapidamente alla votazione ancora in questa seduta.
Art. 1. - "La Regione, su richiesta degli interessati, eroga in favore degli alunni delle scuole medie inferiori statali od autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato, esistenti sul territorio regionale, per l'anno scolastico 1973/1974, un contributo per l'acquisto di libri di testo ed altro materiale scolastico.
L'erogazione del contributo è disposta in unica soluzione entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, nella somma di L. 30.000 a favore degli alunni che frequentano la prima classe e nella somma di L. 20.000 a favore degli alunni che frequentano la seconda e la terza classe.
Al contributo non hanno diritto gli alunni che abbiano già fruito di anticipazioni ed interventi per il titolo previsto dalla presente legge da parte dei Comuni e/o delle Casse scolastiche o delle scuole autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato, quando tale contributo sia stato di importo pari o superiore a quello previsto dal precedente comma.
Nei casi in cui il contributo erogato anticipatamente ai fini della presente legge dai Comuni e/o dalle Casse scolastiche o dalle scuole autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato sia stato di importo inferiore a quello previsto dal II comma, esso viene ridotto dell'importo già anticipato.
I Comuni, le Casse scolastiche e le scuole autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato, sono autorizzati, al momento della trasmissione dei fondi, a trattenere le somme già erogate comunicandone l'importo all'Amministrazione Regionale".
Vi è un emendamento aggiuntivo a firma Curci e Carazzoni. Dopo il primo comma aggiungere il seguente nuovo comma: "Possono richiedere il contributo quegli alunni i cui genitori non figurano iscritti nei ruoli delle imposte dirette per un imponibile complessivo superiore ai tre milioni".
Desiderano illustrare l'emendamento?



CARAZZONI Nino

L'ho già chiarito nell'intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Lo spirito con il quale l'emendamento è stato presentato indubbiamente è apprezzabile, io tuttavia, a nome della Giunta, non lo posso accogliere per delle condizioni obiettive e anche soggettive, anche perché si precisa diversamente da quello che è nel titolo della legge "Possono richiedere il contributo quegli alunni" e scolpisce quella che sarà la situazione, cioè l'alunno arriverà a scuola con la domanda sottoscritta dal padre o dalla madre, quindi sarà lui il portatore della domanda alla quale dovrà vedere allegata una certificazione rilasciata ahimé entro quanto tempo, da quale ufficio, dalla quale risulta che lui appartiene ad una famiglia di nullatenenti, ad una famiglia che non è censita ai fini della contribuzione fiscale, il che indubbiamente costituisce per il ragazzo una mortificazione. Sotto questo profilo direi che, proprio psicologicamente la cosa non deve essere fatta.
La posizione poi è invertita sull'altro emendamento e prenderei la parola una volta sola per respingere anche quello. L'inversione dei termini della questione induce a fare delle considerazioni, amare se si vuole, ma veritiere: quanti sono coloro i quali possono venire a trovarsi nella condizione obiettive di produrre un certificato dal quale risulta che non sono iscritti alle imposte, pur avendo una consistenza patrimoniale apprezzabile? Per cui addirittura si avvallerebbe - nello spirito che non è certamente quello del Consiglio Regionale - una posizione stranamente privilegiata di gente che avendo il dovere di fare certe denunce fiscali non le ha fatte e che conseguentemente verrebbe a fruire di un beneficio e di un vantaggio del quale evidentemente la Regione non intende, con lo spirito di questa nuova legge, farlo fruitore.
Pertanto la proposta di questo emendamento e di quello successivo, non è accoglibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente della Giunta, le sue argomentazioni, che hanno una certa validità, si attaglierebbero meglio a quella norma di una legge dello Stato che fissa la concessione del presalario agli universitari. A quella si è ispirato il nostro emendamento, quindi tutte le sue obiezioni dovrebbero andare giustamente riferire a quella legge.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E vanno, hanno dato luogo a delle turpitudini che peggiori non potevano essere, gente che non aveva assolutamente diritto di avere, ha fruito invece di premi. Certamente vanno anche a quella legge. Noi siamo qui un piccolo Parlamento, con pari dignità del Parlamento nazionale ma con funzioni diverse, quello che avviene in quella sede naturalmente può essere criticato ma non sostituito dalla nostra volontà.



PRESIDENTE

L'emendamento è stato discusso e prima di porre in votazione per alzata di mano l'emendamento che ho letto.
Chi intende approvarlo e pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
La parola alla Consigliera Soldano.



SOLDANO Albertina, relatrice

Mi permetto segnalare che alla seconda riga del terzo comma, per un errore materiale risulta scritto "ed interventi" anziché "od interventi" secondo il testo che era stato concordato in Commissione.



PRESIDENTE

E' un errore materiale che rettifichiamo.
Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 39.
Hanno risposto sì n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2. - "I rappresentanti legali degli alunni interessati per ottenere il contributo devono presentare domanda in carta libera entro 15 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge al Presidente della Cassa scolastica della scuola media statale frequentata o al rappresentante legale della scuola autorizzata a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato.
I Presidenti delle Casse scolastiche ed i rappresentanti delle scuole autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato, entro gli otto giorni successivi al termine di cui al precedente comma, devono far pervenire ai Sindaci dei Comuni, nei quali sono ubicate le scuole medie, l'elenco dei richiedenti in duplice copia contenente di ciascuno le generalità e la classe frequentata, nonché l'elenco degli alunni che già abbiano beneficiato di contributo ed il relativo importo.
I Sindaci dei Comuni interessati, entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, devono far pervenire all'Amministrazione Regionale i documenti di cui al precedente comma, nonché l'elenco degli alunni che già abbiano beneficiato di contributo del Comune per il titolo previsto dalla presente legge ed il relativo importo. I Sindaci debbono altresì far pervenire all'Amministrazione Regionale l'indicazione della somma globale occorrente per l'erogazione dei contributi.
Gli importi necessari sono assegnati con deliberazione della Giunta Regionale ed accreditati, entro 45 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, ai Sindaci dei Comuni anzidetti. Gli stessi provvederanno entro i successivi 8 giorni alla loro attribuzione, in conformità agli elenchi ricevuti, ai Presidenti delle Casse scolastiche per le scuole statali o ai rappresentanti legali per le scuole autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato, che cureranno l'erogazione dei singoli contributi a favore dei Beneficiari entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge".
A questo articolo è pervenuto un emendamento a firma Carazzoni e Curci che così suona: "Dopo il comma primo aggiungere il seguente nuovo comma 'Alla domanda dovrà essere allegato il certificato dell'Ufficio delle Imposte dirette attestante il reddito imponibile dei genitori' ".
Desiderano illustrarlo? Non mi pare necessario perché si ricollega a quello precedente.



CURCI Domenico

Mi sembra che quell'emendamento sia ovviamente precluso dalla precedente votazione, quindi lo ritiriamo.



PRESIDENTE

L'emendamento è ritirato. Non ve ne sono altri. Si passi alla votazione dell'art. 2 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 38.
Hanno risposto sì n. 36 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3. - "I contributi eventualmente non riscossi dai rappresentanti legali degli alunni interessati entro 90 giorni dalla data di erogazione si intendono rinunciati e possono essere utilizzati dalla Cassa scolastica o dalla scuola competente, per altre forme di assistenza scolastica qualora non impegnati a tal fine, debbono essere restituiti all'Amministrazione Regionale.
L'utilizzazione dei contributi eventualmente non riscossi deve essere effettuata sentito il parere del Collegio dei Professori".
Nessuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 37.
Hanno risposto sì n. 35 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4. - "Esaurita l'erogazione, i Presidenti delle Casse scolastiche delle scuole statali ed i rappresentanti legali delle scuole autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato provvederanno ad inoltrare, dopo i 90 giorni di cui all'articolo 3 e, comunque, entro i successivi 30 giorni, al Sindaco del Comune che ha effettuato l'assegnazione, il rendiconto giustificativo degli importi erogati mediante la trasmissione degli elenchi indicati nell'art. 2, contenenti le firme dei richiedenti, e la documentazione delle altre eventuali spese di cui all'art. 3, sostenute dalla Cassa scolastica e dalla scuola autorizzata a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato.
I Sindaci trasmetteranno all'Amministrazione Regionale copia dei mandati di assegnazione dei fondi ai Presidenti delle Casse scolastiche ed ai rappresentanti legali delle scuole, con allegata la documentazione originale, nonché la dimostrazione delle somme trattenute dal Comune per i contributi da esso anticipati per il titolo previsto dalla presente legge".
Nessuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 43.
Hanno risposto sì n. 41 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 - "All'onere derivante dall'attuazione della presente legge valutato in lire 4 miliardi e 350 milioni, si provvede con una disponibilità di pari importo esistente nel fondo di cui al capitolo n.
1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1973.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 sarà istituito il capitolo n. 257, con la denominazione 'Contributi per l'acquisto di libri di testo e per l'assistenza scolastica agli alunni delle scuole medie inferiori' e con lo stanziamento di lire 4 miliardi e 350 milioni" Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
All'art. 5 vi è un emendamento dei Consiglieri Dotti, Nesi, Raschio e Garabello: "Aggiungere al secondo comma, dopo le parole 'Nello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1974 sarà' la parola 'conseguentemente' ".
Poiché questa aggiunta può essere interpretativa e modificativa dell'articolo, pongo in votazione l'emendamento.
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
L'art. 5 così modificato, viene messo in votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 43.
Hanno risposto sì n. 41 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6. - "La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi del 6° comma dell'articolo 45 dello Statuto".
Nessuno chiedendo di parlare, si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti n. 43.
Hanno risposto sì n. 41 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Se nessuno intende intervenire pongo in votazione l'intero disegno di legge per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione finale: Presenti e votanti n. 43.
Hanno risposto sì n. 41 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 2 Consiglieri.
Il disegno di legge regionale n. 151 è approvato.
Chiede di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Semplicemente per sottolineare l'importanza di questa votazione avvenuta pressoché all'unanimità da parte del Consiglio, che impegna la Giunta, non appena la legge sia approvata e promulgata, ad attuarla guadagnando una parte del tempo che è andato perduto.
E' una legge che si ispira a quella precedente, con le limitazioni che si sono dovute apportare, forse anche con qualche motivo di tormento, per renderla apprezzabile ed approvabile.
Desidero peraltro - ed è la ragione vera per cui ho chiesto di parlare assicurare il Consiglio che già l'esame della legge che sarà legge di fondo, è in cantiere nel senso che è allo studio da parte dell'Assessorato competente e anche del Presidente della Giunta per accelerare quanto è possibile i termini e per fare una legge definitiva che corrisponda alle esigenze della popolazione scolastica del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha così termine la seduta mattutina.
Mi permetto, per alcuni minuti soltanto, di convocare i Presidenti dei Gruppi ed il Presidente della Giunta.
L'assemblea riprenderà oggi pomeriggio alle ore 16 perché ci sono alcuni adempimenti prima da parte dei Capigruppo.
La seduta e tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



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