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Dettaglio seduta n.204 del 28/02/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta. L'ordine del giorno reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Interrogazioni ed interpellanze 3) Comunicazioni del Presidente 4) Esame relazione dell'Intercommissione per l'Università sul Centro di calcolo 5) Esame disegno di legge n. 146: "Contributo nelle spese di funzionamento delle Comunità montane" 6) Sistema ferroviario piemontese. Parere 7) Esame della mozione presentata il 13/9/73 dai consiglieri Gandolfi Zanone e Fassino sui fenomeni di persecuzione e limitazione delle libertà di espressione in URSS 8) Esame della mozione presentata il 14/9/1973 dai Consiglieri del Gruppo P.S.I. per la tutela dei diritti dell'uomo in Cile 9) Nomina dei Componenti effettivi e supplenti delle Sezioni decentrate dei CO.RE.CO. di Pinerolo, Alba-Bra, Mondovì, Ivrea, Casale 10) Designazione dei rappresentanti della Regione: a) nei Consigli d'amministrazione del Politecnico e delle opere universitarie del Politecnico dell'Università e delle opere universitarie b) nelle Commissioni regionali per il lavoro a domicilio per la mano d'opera agricola.
Nessuno ha obiezioni circa questo ordine del giorno? L'ordine del giorno è allora approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali delle sedute del 21 febbraio '74 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna. Nessuno ha osservazioni da muovere su tali processi verbali? Si intendono allora approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Punto terzo dell'o d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Giovana e Vietti.


Argomento:

b) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto alla Legge regionale del 24 gennaio 1974: "Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato", con la seguente motivazione, specificata con sua lettera del 23 febbraio 1974: "Ai sensi e per gli effetti dell'articolo 127 della Costituzione comunico che il Governo ha rinviato a nuovo esame del Consiglio Regionale la legge concernente: 'Provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore dell'artigianato'", per il seguente motivo.
Premesso che le leggi regionali finalizzate all'incentivazione di attività economiche in materia di loro competenza, ai sensi dell'art. 117 della Costituzione, devono evitare che gli interventi agevolati vengano a modificare i termini ed i criteri entro cui si svolge l'attività creditizia la cui disciplina è riservata allo Stato, il Governo ha rilevato che l'art.
3, secondo comma, del provvedimento in esame, elevando a 45 milioni l'ammontare massimo dei prestiti ammissibili al contributo regionale a favore dei consorzi e delle cooperative artigiane, determina il superamento del massimale di 15 milioni stabilito dall'art. 8 della legge 4 agosto 1971 n. 594 quale limite del fido per operazioni di credito agevolato agli artigiani, limite superabile solo previa deliberazione del Comitato interministeriale per il credito ed il risparmio.
Nell'occasione il Governo ha altresì osservato quanto segue: 1) l'articolo 5, stabilendo che gli interessi dei prestiti non possono superare del 3,50% il tasso ufficiale di sconto, avrebbe dovuto precisare che, in caso di contrazione di tale tasso ufficiale, il tasso a carico delle imprese artigiane mutuatarie non può essere inferiore alla misura del 3% fissata dal predetto Comitato per i finanziamenti assistiti dal contributo dell'Artigiancassa 2) circa le norme finanziarie di cui all'articolo 13, che, non essendo ancora pervenuto il bilancio di previsione del corrente anno, non risulta l'attendibilità degli stanziamenti per la copertura delle spese previste specie per quanto concerne la copertura dei maggiori oneri afferenti agli esercizi successivi 3) lo stanziamento in bilancio per la garanzia di cui all'articolo 8 deve formare oggetto di apposito capitolo.
In sostanza, le osservazioni sono quattro: la più importante è che non si può superare il limite di 15 milioni anche quando si tratta di consorzi e cooperative l'interesse a carico dell'artigiano non può essere inferiore al 3 il bilancio di previsione del corrente anno non essendo ancora stato varato, per cui manca la certezza della copertura delle spese previste l'ultimo punto, che lo stanziamento in bilancio per la garanzia di cui all'art. 8 deve formare oggetto di apposito capitolo, è solo di carattere tecnico.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria e artigianato

Sarà opportuno rilevare che il punto centrale è il primo; gli ultimi tre sono citati solo "con l'occasione".



PRESIDENTE

Eventualmente, al termine, l'Assessore o il Presidente della Giunta potranno far presenti osservazioni in proposito.


Argomento:

c) Progetti di legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono state presentate le seguenti proposte di legge: proposta di legge n. 148: "Soccorso alpino nella Regione", da parte dei Consiglieri del Gruppo del P.L.I. in data 21 febbraio 1974, assegnata alla V Commissione disegno di legge n. 149: "Designazione rogante per gli atti dell'Amministrazione regionale", presentato in data 26 febbraio '74 dalla Giunta Regionale, che sarà trasmesso alla VIII Commissione in data odierna disegno di legge n. 150: "Incentivazione turistica ricettiva nella Regione Piemonte", presentata dalla Giunta regionale in data 26 febbraio '74 e che va oggi assegnata alla VII Commissione.


Argomento: Enti strumentali

d) Rapporto dell'IRES per il piano regionale 1974-1978


PRESIDENTE

L'IRES ha trasmesso copia del rapporto per il Piano regionale 1974-78.
Non si tratta, però, di un semplice aggiornamento del precedente rapporto ma di una riformulazione completa resa necessaria dal profondo mutamento del quadro nazionale e internazionale in cui si colloca il sistema regionale.
Già abbiamo provveduto alla stampa di un numero di copie sufficienti per interessare sia i Consiglieri sia anche gli amministratori del Piemonte e gli altri enti e gruppi politici che certamente dovranno dire la loro parola in ordine al rapporto stesso.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

e) Problema del rinvio e della conseguente eventuale riapprovazione di leggi regionali a seguito di osservazioni del Governo


PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza ha ritenuto di chiedere al Comitato di esperti un parere rispetto a questa materia, che già era stata oggetto di discussione da parte dell'allora Presidente del Consiglio avv. Oberto. Il parere così suona: "La materia è assai dibattuta e incerta. L'opinione che sembra preferibile è peraltro la seguente: la prassi attualmente seguita è discutibile. Infatti, le osservazioni governative indicano che cosa, a parere del Governo, non si potrebbe fare, o, al massimo, definiscono che cosa, sempre a parere del Governo, sarebbe legittimo fare, ma lasciano impregiudicato: a) se il Consiglio Regionale voglia o meno adottare quelle modifiche proposte dal Governo agli articoli che il Governo ritiene non approvabili b) se il Consiglio Regionale voglia ancora, o meno, deliberare il testo normativo che risulti dall'aggiunta degli articoli così modificati a quelli in ordine ai quali il Governo non ha sollevato contestazioni.
Di conseguenza, il Consiglio deve deliberare sui punti a) e b) e lo deve fare seguendo le modalità prescritte per il procedimento legislativo dalle norme costituzionali, statutarie, regolamentari. Si può ammettere peraltro, che tanto in sede di Commissione come in sede di Assemblea, la discussione e la votazione puntuale riguardino solo gli articoli da redigere nuovamente. Ma, se è inutile una redeliberazione degli altri articoli, non pare si possa pretermettere la votazione sul testo globale della legge, così come risulta dopo gli emendamenti apportati.
E' da aggiungere che se questi emendamenti sono meramente di accoglimento di osservazioni governative, sufficientemente definite anche per quel che riguarda la nuova formulazione che la legge regionale dovrebbe assumere, è sostenibile, anche se assai discussa, la tesi secondo la quale sia sufficiente la maggioranza ordinaria, e il Governo non potrebbe reiterare la sua richiesta di riesame, e tanto meno ricorrere alla Corte costituzionale e alle Camere.
Se gli emendamenti non sono puramente di accoglimento, è difficilmente contestabile la tesi della necessità della maggioranza assoluta. La tesi della maggioranza ordinaria tornerebbe ad essere meno improbabile se gli emendamenti non fossero in contrasto con proposte governative non sufficientemente definite nel loro aspetto ricostruttivo, e naturalmente se gli emendamenti riguardassero articoli non contestati. Ma allora il Governo non sarebbe costretto alla sola soluzione del ricorso e potrebbe reiterare la richiesta di riesame.
Se la Regione intende ricominciare un iter legislativo radicalmente nuovo e formulare una legge corrispondentemente rinnovata lo può fare senza bisogno di prendere esplicita posizione sul vecchio testo contestato dal Governo, purché sia comunque chiaro che di nuova legge si tratta, il che significa che in questo caso basterà la maggioranza ordinaria, ma che il Governo conserva intatto l'originario potere di richiesta di riesame.
Se la Regione preferisce non opporsi né aderire alle osservazioni governative - e questo è un aspetto che abbiamo già esaminato non dando seguito al procedimento di formazione della vecchia legge - non c'è problema: il Consiglio Regionale è padrone del proprio ordine del giorno e quindi in linea di fatto non ridiscuterne più".
Cioè, il parere, sostanzialmente, si identifica in tutta una serie di situazioni in cui ci si potrebbe venire a trovare. Evidentemente, se si accoglie la proposta governativa, ben definita e chiara, non è necessaria una rivotazione di tutto il testo ma soltanto una votazione generale al termine e la modificazione di questo articolo, anche senza la maggioranza assoluta; se invece si intende procedere diversamente, rimodificare totalmente un testo, occorre seguire altra via.
Il parere sarà fatto pervenire nel testo che ho letto a tutti i Capigruppo, ma anche ai Consiglieri che, particolarmente interessati ad esso, volessero averne copia.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

f) Corsi di aggiornamento per il personale del Consiglio Regionale


PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza ha fissato un programma di aggiornamento per il Personale, con tutta una serie di lezioni che dureranno fino a luglio, in ordine al Diritto costituzionale, al Diritto civile, al Diritto regionale e al Diritto pubblico. Questi corsi inizieranno venerdì 1° marzo e termineranno martedì 25 giugno. I docenti previsti sono il prof Alberto Romano, il prof. Giorgio Lombardi, il prof. Scaparone, il prof. Casetta, il prof. Sarasso, il prof. Liozzi, il dott. Brunetti, il prof. Majorca e il prof. Gallo.
Le comunicazioni del Presidente sono così terminate. Qualche Consigliere intende prendere la parola su tali comunicazioni? Il Consigliere Berti chiede di parlare. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Vorrei conoscere per quale motivo, con una inversione di punti all'ordine del giorno, si è data la precedenza alle "Comunicazioni del Presidente", punto terzo su "Interrogazioni e interpellanze", punto secondo. In Consiglio era invalsa la consuetudine di dedicare la prima ora all'esame delle interrogazioni e interpellanze, facendo seguire a queste le "Comunicazioni del Presidente", che è presumibile contengano elementi sui quali è possibile aprire una discussione. A me pare che non sia opportuno fare le comunicazioni in un'aula ancora semideserta stante la volontà encomiabile di cominciare comunque alle 9,30. Meglio dunque dare la precedenza ad interrogazioni ed interpellanze, per le quali dovrebbero esserci almeno i presentatori visto che in loro assenza esse decadono, e riservare le comunicazioni al termine di tale discussione, quando l'aula è certamente più gremita.



PRESIDENTE

Avevo ritenuto bene oggi eccezionalmente far precedere le comunicazioni, visto che erano piuttosto brevi, per esaurire subito questo punto e dare poi il via alle interrogazioni e interpellanze, che sono una trentina. Comunque, dalla prossima seduta torneremo al vecchio metodo.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Fabbris, Vecchione sul problema dell'individuazione degli Enti portatori degli originari interessi degli Enti al momento della loro erezione in Enti ospedalieri


PRESIDENTE

Passiamo quindi al punto secondo dell'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze". In assenza dell'Assessore Chiabrando, si rinvia la prima interrogazione, del Consigliere Revelli, con la quale si sollecitano provvedimenti in rapporto ai danni arrecati dai nubifragi in zone della Provincia di Cuneo.
Interpellanza presentata in data 10/1/74 dai Consiglieri Berti-Fabbris Vecchione: "Riesame del problema della individuazione degli Enti portatori degli originari interessi degli Enti al momento della loro erezione in Enti ospedalieri".
Qualcuno dei presentatori desidera illustrare l'interpellanza? Allora ha facoltà di parlare per la risposta l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla Sanità

L'interrogazione in esame comporta la soluzione di alcuni quesiti.
Il primo è sollevato dalla richiesta di trasmettere in Commissione gli atti per l'individuazione degli originari interessi. Si pone pertanto il quesito della competenza a tale individuazione.
Il secondo quesito attiene alla efficacia di una decisione giurisdizionale oltre l'ambito della causa in concreto esaminata dall'organo decidente. E' noto che le decisioni riguardano esclusivamente i casi esaminati ed esauriscono i loro effetti nella sfera giuridica del caso deciso. La decisione non è una interpretazione autentica della legge ma soltanto l'applicazione al caso concreto, non gli altri casi non portati all'esame dell'organo giurisdizionale.
Con il terzo quesito si chiede se la pubblica amministrazione debba riesaminare i casi già definiti riguardanti la stessa materia o meglio se debba necessariamente revocare o annullare i propri atti o quelli di altri forma nella materia a seguito di una decisione riguardante un caso portato all'esame del giudice amministrativo. La risposta non può che essere negativa: di regola, quando gli atti, divenuti definitivi, hanno avuto esecuzione ed hanno prodotto diritti soggettivi ed interessi legittimi e quando non sussistano gli estremi dell'annullamento, tra cui la manifesta illegittimità del provvedimento.
Anche sul piano della opportunità, giova ricordare che nella materia degli originari interessi la concisione della legge ha consentito l'affermarsi di disparate e spesso contrastanti interpretazioni sia in dottrina che in giurisprudenza, e sarebbe veramente singolare far sì che ad ogni oscillazione della giurisprudenza corrispondesse la modifica di tutti i rapporti conseguenti ad atti già definiti.



PRESIDENTE

Per gli interpellanti ha chiesto di parlare il Consigliere Vecchione.
Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, dichiaro anzitutto la nostra insoddisfazione per la risposta data dall'Assessore. Noi non abbiamo chiesto la trasmissione in Commissione degli atti, ma il riesame di tutta la materia alla luce della decisione del Consiglio di Stato, la prima intervenuta in questo campo. Ci attendevamo quindi da parte dell'Assessorato un riesame della posizione degli enti originari, cioè della individuazione degli enti originari.
A me pare che occorra in questo momento ancorarsi alla decisione del Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato dice che "la originarietà degli interessi deve essere identificata con riferimento alla situazione dell'Ospedale quale era individuabile all'atto della sua trasformazione in ente pubblico ospedaliero". "Non è sostenibile" - continua la puntualizzazione del Consiglio di Stato - "fondatamente la tesi della rilevanza degli interessi coevi alla stessa fondazione dell' Ospedale, con la conseguenza di ridurre, o addirittura disconoscere, l'importanza degli interessi emersi in prosieguo di tempo".
Se ne traggono alcune conseguenze rilevanti: 1°) occorre adottare dei criteri di individuazione reali, cioè quelli sussistenti nel 1968, alla data di erezione in ente ospedaliero degli enti. Ciò significa oggi privilegiare gli Enti locali, che da decenni sono subentrati quali portatori di interessi reali negli Enti ospedalieri. 2°) Non è valida l'affermazione che è meglio sbagliare subito piuttosto che permanere in una situazione di incertezza; non è valida, e vedremo che è sbagliata, e si assumono delle decisioni sbagliate dove si voleva sbagliare o si è tardato laddove era conveniente tardare.
Le nostre iniziative. Il 28 novembre è stata trasmessa dall'interpellante al Presidente della Commissione IV una richiesta non per avere la trasmissione degli atti relativi alla individuazione degli enti originari, ma l'elenco degli enti originari ricercati per ogni ospedale.
Seguì una trasmissione di questa richiesta da parte del Presidente della Commissione IV, Beltrami, all'Assessorato nella stessa data. Non ci fu risposta. Seguì il 4 gennaio '74 una successiva richiesta del Presidente della Commissione IV all'Assessorato, e neppure questa ebbe risposta. La richiesta era di rivedere tutta la questione. Permane, dunque, il metodo che abbiamo criticato e denunciato altre volte.
Il 10 gennaio '74 abbiamo pertanto presentato la nostra interpellanza.
Cosa c'è sotto la questione degli enti originari? In primo luogo questo è il meccanismo per evitare nei comuni dove noi comunisti siamo in maggioranza, o governiamo insieme ad altre forze politiche, che si possa avere la maggioranza nei Consigli di Amministrazione. Ci sono diversi casi.
Io mi limiterei ad illustrarne uno che mi sembra abbastanza importante (quello che riguarda Verbania forma oggetto di altra interpellanza e lo lascio sostanzialmente ai Consiglieri interpellanti): mi riferisco dall'Ospedale di Novi.
E' indispensabile, per comprendere a fondo la situazione dell'Ospedale di Novi, richiamare alla memoria quanto è colà successo a partire dal '69.
In quella data il Consiglio comunale di Novi, sulla base delle norme contenute nella Legge del '68 che istituiva l'Ente ospedaliero, eleggeva tre membri del Consiglio d'Amministrazione del "San Giacomo": gli altri membri avrebbero dovuto essere designati uno dalla Provincia, due dagli enti portatori degli interessi originari, che dovevano essere ancora individuati. Era auspicabile che questo potesse essere fatto speditamente dando così all'Ospedale un Consiglio di Amministrazione democratico.
Cominciarono invece i ritardi, e all'epoca non c'entra, ovviamente, la Regione. La delibera del Consiglio ottiene il visto della Prefettura nel '71, cioè più di un anno dopo la sua approvazione, e dopo che erano arrivate in Comune diverse lettere del Medico provinciale e del Prefetto che invitavano ad eleggere i rappresentanti nell'Amministrazione comunale.
Nel frattempo si procedeva da parte del Medico Provinciale alla individuazione degli enti portatori degli interessi originari, e il 24 febbraio '71 questi enti venivano individuati nella Amministrazione comunale di Novi e nel Prefetto, il quale inviava, proprio nello stesso giorno in cui era convocato il Consiglio comunale per la elezione del quarto membro, una lettera annunciante che la competenza in materia era passata dal Medico provinciale alla Regione. Veniva quindi rinviata ogni decisione al successivo Consiglio, e il Consiglio comunale, in cui siamo maggioranza qualificata, nominava quale componente del Consiglio d'Amministrazione dell'ente ospedaliero, in rappresentanza degli interessi originari, un consigliere della D.C. La delibera relativa veniva per bloccata in Prefettura, in attesa delle decisioni della Regione, la quale il 25 novembre '71, contro quanto aveva fatto sostanzialmente il Medico provinciale, individuava non più nell'Amministrazione comunale di Novi l'Ente originario portatore, ma nella Curia di Tortona uno degli enti portatori degli originari interessi, insieme al Prefetto di Alessandria. A questa conclusione l'Assessore Regionale alla Sanità è giunto in contrasto con la decisione del Medico provinciale.
Nessun esperto o funzionario della Regione chiese, nel condurre la ricerca, di esaminare quanto conservato nell'archivio del Comune, che in linea di logica è il primo posto dove qualcuno si dovrebbe recare se volesse svolgere una indagine storica appena decente. Si può pertanto tranquillamente concludere che l'Assessore si è posto un solo obiettivo: impedire alle forze di Sinistra di diventare maggioranza nel Consiglio di Amministrazione dell'Ente, dove questa maggioranza non era discutibile.
Ma ancora. La Curia di Tortona e il Prefetto di Alessandria designano i loro rappresentanti, nelle persone del prof. Serafino Cavazza e Giovanni Battista Vigo, mentre la Provincia aveva già provveduto alla nomina del rag. Scarsi. Nasce così il conflitto tra Regione e Curia da una parte e Amministrazione comunale dall'altra. Alla prima riunione del Consiglio dell'ente si presentano non sei ma sette membri, per cui la seduta non viene considerata valida. Si determina, quindi, una situazione di stallo da cui non si esce nemmeno nelle successive riunioni. L'Assessore coglie al volo la favorevole occasione e scioglie il Consiglio, nominando come commissario straordinario il prof. Cavazza, l'elemento indicato dalla Curia, in qualità di uno degli enti portatori degli originari interessi.
A questo punto il Comune ricorre in Consiglio di Stato contro la decisione della Regione, e in data 29 agosto '72 il Consiglio di Stato stesso, in attesa di dirimere definitivamente il conflitto, accoglie l'istanza di sospensione avanzata dal Comune ricorrente ed emana un provvedimento di sospensiva di tutti gli atti compiuti dalla Regione: definizione degli Enti originari, scioglimento del Consiglio, nomina del Commissario.
E passiamo al 16 febbraio '73, cioè sei mesi dopo. Il Comune, poiché il Commissario Cavazza non se ne va - e non aveva ancora comunicato che praticamente la sua posizione era caduta a seguito dell'accoglimento dell'istanza di sospensiva -, comunica alla Regione le decisioni del Consiglio di Stato, e l'Assessore rinomina in data 21 febbraio '73, cioè esattamente quattro giorni dopo, commissario straordinario sempre il prof.
Cavazza. Ciò che va detto fin da ora è che l'Assessore Regionale alla Sanità ha condotto le operazioni in modo da determinare una situazione di cui egli stesso resta l'unico arbitro.
Situazione non diversa appare quella di Verbania, in cui abbiamo una saldatura fra il comportamento omissivo di diciotto mesi nella attesa della ricerca e della individuazione degli enti originari e la saldatura con l'interpellanza fatta dal Movimento sociale, su questo punto, che chiedeva il commissario straordinario, e l'ha avuto.
In secondo luogo, pur di mantenere in piedi le gestioni commissariali si ritarda ad effettuare la individuazione dal momento in cui questa porta a certi risultati, o si fanno individuazioni contro le autonomie, contro cioè il principio generale fissato dal Consiglio di Stato. E' il caso di Ovada, ove abbiamo la maggioranza assoluta; è il caso di Biella, dove si tolgono due rappresentanti al Comune per attribuirli alla Confraternita della Trinità (e questi due rappresentanti, due dei quattro, erano stati individuati come portatori degli originari interessi, anche in quel caso dal Medico provinciale), e il Comune di Biella è costretto a ricorrere al Consiglio di Stato.
E' questo che si vuole? Questa è la mia domanda, alla quale non è stata data risposta. E' stato vano il tentativo del Presidente Beltrami di ottenere risposta su questo punto (perché noi avevamo chiesto la discussione di questa questione, tramite la Commissione IV); vano quello di ottenere un orientamento in conseguenza dell'interpellanza. Non ci si pu dire che la decisione del Consiglio di Stato riguarda un singolo caso vogliamo trascinare tutti gli Enti locali a rivolgersi al Consiglio di Stato per risolvere dei problemi che sono già risolti, sia sul piano giuridico, che sul piano politico? Questa sarebbe la conclusione del discorso che l'Assessore Armella ha fatto, e che ci lascia completamente insoddisfatti.
A mio avviso, non resta che richiamarsi all'ultima parte della richiesta che venne formulata nella Commissione IV perché la questione venga discussa in Commissione e si faccia se del caso un ordine del giorno per vincolare l'intero Consiglio ad una linea precisa su questo punto.
Questa interpellanza è ovviamente legata alla successiva iscritta all'ordine del giorno sui Commissari straordinari: sarò pertanto molto più breve nella risposta in merito, poiché quanto ho detto adesso vale anche per illustrazione dell'argomento successivo.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Berti e Vecchione sulle gestioni commissariali in molti Enti ospedalieri in luogo dei Consigli di Amministrazione


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Berti-Vecchione, presentata il 10 gennaio '74: "Gestioni commissariali in molti Enti ospedalieri in luogo dei Consigli di Amministrazione".
Ha facoltà di rispondere l'Assessore Armella.



ARMELLA Angelo, Assessore alla Sanità

In relazione all'interpellanza in esame, relativa al problema delle gestioni commissariali in molti Enti ospedalieri della Regione, si fa presente, in via preliminare, che la gestione commissariale non investe molti Enti ospedalieri: questi sono uno nella provincia di Vercelli, due nella provincia di Alessandria, tre nella provincia di Torino, oltre a questo di Verbania che si è effettuato in questi giorni.
Tutte le Gestioni commissariali sono state determinate da obiettive esigenze di assicurare la normale e regolare gestione degli Enti. Purtroppo non è stato ancora possibile provvedere alla nomina dei rispettivi Consigli d'Amministrazione perché gli organi preposti alla designazione dei componenti non hanno provveduto e soltanto in alcuni casi sono pendenti dei ricorsi la cui decisione non risulta ancora adottata.
Si assicura comunque che il problema è seguito attentamente per la sua soluzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Secchione. Ne ha facoltà.



VECCHIONE Mario

La risposta ci lascia insoddisfatti, per le stesse motivazioni che ho precisato relativamente alla precedente interpellanza. Essa si conclude nello stesso modo in cui si concluse il 27 dicembre '72 la risposta ad una interrogazione, fatta con richiesta di risposta scritta, sullo stesso problema. Sono passati, quindi, oltre dodici mesi e la situazione non è mutata.
La questione delle Gestioni commissariali, come quella della individuazione degli Enti portatori degli originari interessi, costituisce un metodo, un elemento di manovra per colpire un tessuto democratico che deve crescere, deve nascere, deve svilupparsi. Questi enti sono enti pubblici, e devono essere amministrati dalle forze politiche che sono rappresentate nelle singole Amministrazioni comunali, nelle Amministrazioni provinciali, e, ove si tratti di Ospedali regionali, nelle Amministrazioni regionali.
Insieme agli ospedali di Biella, Verbania, Ovada e Novi, per i quali giocano i problemi degli enti originari, sono tuttora in situazione di gestione commissariale altri ospedali. E' lunga la controversia sulla questione del San Luigi di Orbassano. La gestione commissariale è uno dei punti specifici che le organizzazioni sindacali portano avanti perch questa situazione sia modificata. Sono anni che si rimane fermi in questa posizione, giovando, a mio modo di vedere, sul problema della sede in cui si trova l'Ospedale. Ora, l'art. 9 della 132 dispone che devono essere chiamati a far parte del Consiglio d'Amministrazione due membri scelti dal Consiglio comunale del Comune ove ha sede l'Ente ospedaliero. Un criterio di interpretazione logica e normale porta a ritenere che la sede sia dove si trova allogato l'ospedale medesimo, proprio perché intorno a questa entità ruotano gli interessi e i bisogni della popolazione. Individuare il luogo nella sede legale vorrebbe dire aprire il discorso per cui le sedi legali potrebbero essere trasferite da parte di tutti gli ospedali in una singola città, e allora si avrebbe in quella il mezzo di manovra di tutti i Consigli d'Amministrazione.
Comunque, mi richiamo alla interpellanza precedente, vi è un problema di volontà politica tuttora irrisolto, con gravi implicazioni sul piano della gestione democratica degli enti pubblici. Ho già detto che occorre cambiare, e subito, metodo di gestione della cosa pubblica, con la volontà politica che la Regione, e questa Giunta che ne è l'espressione, deve saper esprimere. Non penso che si debba arrivare a ripresentare nel '75 un'altra interrogazione, dopo quella del '72, dopo quella del '73, per avere la stessa risposta.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interpellanza del Consigliere Berti sull'incontro avuto con una delegazione di lavoratori del complesso ospedaliero "S. Giovanni Battista" di Torino presso l'Assessorato alla Sanità


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dal Consigliere Berti il 31 gennaio '74: "Incontro avvenuto con una delegazione di lavoratori del complesso ospedaliero 'S. Giovanni Battista' di Torino presso l'Assessorato alla Sanità, in via Magenta, per questioni riguardanti le loro condizioni di lavoro".
La risposta compete all'Assessore Armella. L'Assessore ha facoltà di parlare.



ARMELLA Angelo, Assessore alla Sanità

Il 17 gennaio '74, in concomitanza con i lavori del Consiglio Regionale, cui partecipava l'Assessore alla Sanità, una delegazione di dipendenti del "S. Giovanni" si è recata presso l'Assessorato, in via Magenta, per esporre alcuni problemi evidenziati in un'assemblea del personale, tra cui i problemi relativi alla pianta organica.
All'incontro parteciparono una cinquantina di persone. I funzionari e dipendenti dell'Assessorato, dott. Natalini e dott. Fornaro, diedero assicurazioni che le questioni prospettate sarebbero state esaminate dai competenti organi regionali, ed in particolare, per la pianta organica, che l'Assessore aveva già disposto un rapido esame e la presentazione all'esame della Giunta nella prima seduta, come infatti avvenne nella seduta della Giunta del 29 gennaio.
A tale incontro ebbe a presenziare anche il dott. Cravero, pure dipendente del "San Giovanni", che presta da tempo, con altri, attività di consulenza all'Assessorato. Né il dott. Cravero né altri, ovviamente avrebbero potuto impegnare la Giunta né surrogare l'Assessore, e d'altronde non risulta che l'abbiano fatto.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'interpellante Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Avevo rivolto l'interpellanza al Presidente della Giunta e mi attendevo di ricevere risposta da lui, non dall'Assessore, del quale non accetto il tono burocratico e sbrigativo con cui ha ritenuto di liquidare la questione. Mi ero indirizzato al Presidente della Giunta anche perché il mio documento chiama in causa il responsabile della Giunta in quanto vi si chiede che cosa si intende fare per ovviare ad una situazione del genere.
L'occasione mi offre lo spunto per alcune considerazioni sull'attività dell'Assessorato, che purtroppo continua a dar motivo alla nostra continua opposizione critica.
La realtà vera è che la delegazione dei lavoratori è stata ricevuta all'Assessorato, certo, da alcuni funzionari, capeggiati però dal prof.
Cravero. Noi non sappiamo chi è il prof. Cravero: abbiamo però letto tempo fa su "Dimensione democratica", una pubblicazione dei repubblicani autonomi (o democratici, non so bene come si definiscono) un ampio servizio imperniato su una intervista appunto al prof. Cravero, in cui egli si autodefiniva "coordinatore del Piano ospedaliero della Regione Piemonte".
All'insaputa del Consiglio Regionale, dunque, sarebbe stata posta in atto una iniziativa per elaborare un piano ospedaliero regionale (la nostra assemblea, ripeto, non ne sa assolutamente nulla, né dal punto di vista della decisione operativa né tanto meno dei criteri informatori che comunque devono collocarsi alla base di un atto operativo); e sarebbe stato dato incarico al prof. Cravero e ad alcuni altri professionisti l'incarico di formulare, di coordinare addirittura il Piano ospedaliero regionale. Noi abbiamo dovuto apprendere dall'esterno che ad alcune di queste persone, e ad una in particolare, l'Assessorato - quindi la Giunta, poiché l'attività non può che essere collegiale, e di essa risponde il Presidente della Giunta - ha affidato addirittura il compito di essere consulente.
Il fatto è che questo prof. Cravero non solo rilascia interviste del genere di quella da me richiamata, ma, per quanto mi risulta - e la cosa è emersa dagli incontri che noi abbiamo avuto con i Sindaci nel corso delle consultazioni più volte qui citate -, questo prof. Cravero ha anche ricevuto sindaci. E' balzato all'evidenza negli incontri avuti con l'Amministrazione di Rivoli, per esempio, nel corso dei quali sono stati discussi i problemi relativi all'Ospedale, alla collocazione: il prof.
Cravero ha svolto una effettiva azione non di consulenza ma di coordinamento delle iniziative che la Giunta (noi non conosciamo quali sono) ha assunto in merito al piano ospedaliero.
I lavoratori che componevano la delegazione del "San Giovanni", quando si sono recati in via Magenta per l'incontro, sono stati ricevuti dal prof.
Cravero, il quale ha ritenuto di dare assicurazioni, come risulta da un documento dei lavoratori che del resto ho allegato alla interpellanza circa i problemi della formazione professionale, sulla situazione attuale della scuola infermieristica. Essi affermano di aver avuto dal prof.
Cravero dichiarazioni esplicite sull'impegno della Regione ad adottare misure risolutive a riguardo delle ore di pratica tuttora richieste, cioè 500, e su tutta una serie di altri punti: le agevolazioni previste per i lavoratori studenti, la proposta avanzata per la scuola infermieristica per i tecnici di emodialisi, i tecnici di laboratorio, la regolamentazione e validità degli attuali corsi esistenti, il pronto soccorso, l'Astanteria Martini, i servizi di pronto intervento. Si tratta di questioni di rilevante importanza, sulle quali non si capisce in quale veste, con quale responsabilità ed in base a quale decisione del Consiglio Regionale, o anche della Giunta, un estraneo potesse dare risposte.
Personalmente, non ho alcun motivo di ostilità nei riguardi del prof.
Cravero, del quale non so nulla se non che è un professore del "San Giovanni". Ma non approvo il comportamento della Giunta, o se si vuole dell'Assessorato. Quanto ho detto dimostra che l'Assessorato non è presente a questi incontri, e che è in corso una attività in materia di Sanità di cui il Consiglio regionale è completamente all'oscuro. Non voglio riprendere qui una polemica che ormai da tempo investe il nostro Consiglio Regionale nei riguardi dell'Assessorato alla Sanità. Certo, quando l'Assessore Armella viene qui a dire che il prof. Cravero svolge con altri funzioni di consulente mente sapendo di mentire, perché in effetti in quell'incontro egli ha svolto una funzione dirigente in rappresentanza dell'Assessore. Noi non intendiamo lasciarci prendere in giro, e pertanto desideriamo che il Presidente della Giunta ci dica in quale modo intende regolare la partecipazione di estranei all'attività del Consiglio Regionale, in quale modo si pensa di porre il Consiglio Regionale a conoscenza e di dargli modo di esprimersi sulle iniziative che la Giunta porta avanti in tema di sanità ed in particolare di piano ospedaliero regionale. Perché da quanto è emerso qui, attraverso anche le risposte date alle interpellanze precedenti, il giudizio negativo non soltanto viene confermato ma rafforzato.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa. Passiamo al secondo elenco.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza dei Consiglieri Menozzi, Bertorello, Giletta e Franzi sull'inquadramento dei lavoratori dipendenti di cooperative che operano nel settore agricolo


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dai Consiglieri Menozzi - Bertorello - Giletta Franzi in data 7 febbraio 1974: "Intervento per una disciplina unitaria sull'inquadramento dei lavoratori dipendenti di cooperative che operano nel settore agricolo, ai fini assicurativo-assistenziali".
Qualcuno dei presentatori intende illustrarla? Chiede di illustrarla il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà. Gli rivolgerei soltanto una raccomandazione alla sinteticità, dato il numero di interpellanze e interrogazioni ancora da esaminare.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al fine di meglio evidenziare lo stato di confusione e di differenziazione tuttora in essere fra le cooperative agricole in generale e le Cantine sociali in particolare, e le conseguenti vertenze, che si vanno sempre più accentuando, proprio per la mancanza di una disciplina unitaria, con gravi turbamenti per amministratori e soci, circa l'inquadramento ai fini assicurativo assistenziali dei dipendenti delle cooperative medesime, riteniamo opportuno elencare alcune delle innumerevoli sentenze pronunciate dalla Suprema Corte di Cassazione in proposito: 10 ottobre '54 n. 3586; 12 giugno '64 n. 1468; 26 ottobre '72 n. 3283 e un'altra di questi ultimi tempi dalla quale non conosciamo gli estremi, con le quali sono sempre stati ribaditi i giudizi precedentemente espressi dagli organi giudicanti di merito, e cioè il riconoscimento esplicito alle aziende cooperative, per la manipolazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici, di poter assicurare, tramite gli uffici provinciali dei Contributi Agricoli Unificati i loro dipendenti, ritenendoli, così, inquadrabili nel settore agricolo e non anche in quello industriale, come esigevano e tuttora esigono alcuni enti assicurativi.
Lo stesso Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale ed il Servizio dei Contributi Agricoli Unificati, con svariate disposizioni impartite a mezzo circolare agli uffici periferici, hanno finito con il far proprie le decisioni adottate in merito dal citato Supremo Organo giudicante. Fra queste indichiamo quella del 3 agosto '67 n. 6 e quella del 12 settembre '67 n. 78. Purtroppo, a complicare maggiormente le cose e a fare da guastafeste, è arrivata la Legge 12 marzo '68 n. 334, la quale all'art. 9, precisa che "in attesa della emanazione di norme legislative" che non sono state a tutt'oggi emanate, "per l'inquadramento ai fini previdenziali e assistenziali delle imprese individuali ed associate che manipolano, trasformano e commerciano i prodotti agricoli e zootecnici nonché dei consorzi di bonifica, di irrigazione, di miglioramento fondiario, si applicano i trattamenti previdenziali più favorevoli già goduti dai lavoratori ed i conseguenti obblighi contribuitivi ed assicurativi assunti da ciascuna delle imprese predette, anche se non più in atto al momento dell'entrata ih vigore della presente legge".
A questo punto, a parte il fatto che un simile disposto, di difficile interpretazione, avrebbe dovuto codificare diversi e contrastanti inquadramenti del personale dipendente da aziende aventi identiche caratteristiche, anziché dirimere, provocava l'accentuarsi delle vertenze in proposito. Infatti, dopo l'emanazione della menzionata Legge, sotto la pressione anche dei più volte citati dipendenti, i quali, in quegli anni stante la diversità di trattamento, avevano tutto l'interesse ad essere inquadrati nel settore industria, si sono mossi, oltre agli enti assicurativi, gli stessi Ispettorati provinciali del Lavoro, interpretando la norma legislativa, di cui all'art. 9, in senso rigidamente negativo per le aziende, e ciò anche per il fatto che le preannunciate norme di cui al richiamato art. 9, come già precisato, tardavano ad essere emanate e a tutt'oggi non sono ancora state emanate.
Conseguentemente, ad un certo momento finiva con il farsi sempre più strada l'impressione che l'inquadramento dovesse diventare uno solo, e cioè quello dell'industria. Se una simile impressione fosse diventata realtà l'onere a carico delle cooperative in parola sarebbe salito da 833 milioni a circa 8 miliardi. Immaginiamo quale sarebbe oggi l'onere predetto, in considerazione dell'aumento degli Enti in parola, verificatosi fra il '68 ad oggi e della recrudescenza degli oneri assicurativi nel frattempo registratosi.
Ciò non si è verificato, ma in conseguenza del permanere della mancanza di chiare norme legislative, dell'insistenza dei più volte menzionati Enti assicurativi, che non si lasciano sfuggire cavillo alcuno per intentare prima bonariamente poi legalmente le azioni di sempre (dal che il perpetrarsi di vertenze lunghe e dispendiose), si sono accresciute le già notevoli preoccupazioni degli Enti e per essi degli amministratori e soci medesimi. Non è certamente questo il modo di concedere serenità e tranquillità agli organismi in questione e tanto meno di comprenderli ed aiutarli, come da più parti si va sostenendo.
Per questo noi abbiamo invocato che, gli Assessori competenti - ci riferiamo principalmente a quello dell'Agricoltura e a quello del Lavoro ma, soprattutto, il Presidente della stessa Giunta, si rendano promotori di una azione presso i competenti Dicasteri affinché si possa finalmente giungere ad una normalizzazione e ad una regolamentazione univoca, chiara precisa, che venga a dissipare il denunciato stato di preoccupazione, in cui si trovano gli amministratori, viste anche le condizioni in cui versano parecchi enti cooperativi. Una regolamentazione cioè che non discrimini gli enti cooperativistici tra figli e figliastri. Oggi la cosa dovrebbe essere facilitata non solo dagli innumerevoli pronunciamenti della Suprema Corte di Cassazione, ma anche dal fatto che le sperequazioni in essere fra gli operai inquadrati nel settore industria e quelli inquadrati nel settore agricoltura sono state pressoché eliminate, per cui la situazione ed il momento dovrebbero essere particolarmente propizi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore all'Agricoltura

Com'è noto, l'art. 2135 del Codice civile riconosce che "imprenditore agricolo è colui che esercita una attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame e ad attività connesse". Senza dubbio, fra le attività connesse rientrano le attività di trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti agricoli esercitate da cooperative agricole. Pertanto, le attività sopra indicate devono essere considerate fasi dell'esercizio normale dell'azienda agricola, che vengono organizzate ed esercitate in forma associata.
Dalla definizione del Codice civile sopra richiamata discende infatti il vincolo per le cooperative di trattare esclusivamente la produzione dei soci. Purtroppo, com'è indicato dagli stessi interroganti, da parte degli organi competenti dello Stato - Ministero del Lavoro, Previdenza sociale e Ministero dell'Agricoltura - non vi è stata una interpretazione univoca poiché per alcune cooperative viene riconosciuta la natura agricola mentre per altre viene riconosciuta la natura industriale. Come conseguenza pratica ne deriva che le cooperative considerate agricole versano per i loro dipendenti ai servizi agricoli unificati, per ogni salariato fisso, L.
133.000 circa per anno, e L. 474 al giorno per i salariati avventizi differenza quindi notevolissima, come ha anche indicato il consigliere Menozzi. Di contro, le cooperative agricole, appunto, che vengono assimilate, sempre ai fini assicurativi, alle imprese industriali, debbono versare all'INAIL per il personale quote pari al 50% circa della remunerazione (talora vengono fuori i miliardi di differenza indicati dal consigliere Menozzi).
Tale disparità di trattamento ha creato, e continua a creare, gravi difficoltà e tensioni nel settore della cooperazione agricola e in tutto il mondo agricolo in genere, ostacolando lo sviluppo dell'associazionismo.
La Giunta Regionale condivide in pieno le preoccupazioni manifestate dagli interpellanti, e si propone di svolgere una opportuna azione a livello politico ed amministrativo presso gli organi competenti ministeriali al fine di arrivare ad una chiara ed inequivocabile interpretazione. A questo proposito ringrazio il collega Menozzi per le interessanti documentazioni e i dati che ha fornito proprio ora, e di cui mi farebbe piacere avere appunto scritto per avvalermene nella sede opportuna per intervenire.



PRESIDENTE

Qualcuno degli interpellanti intende replicare?



MENOZZI Stanislao

Mi dichiaro soddisfatto.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Visone sul crollo di un muraglione sul lato destro del torrente Belbo nel Comune di Incisa Scapaccino (Asti)


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Visone: "Provvedimenti per evitare ulteriori gravi danni al paese di Incisa Scapaccino in seguito al crollo di un muraglione sul lato destro del torrente Belbo e ai paesi posti più a valle".
Consigliere Visone intende illustrare l'interpellanza?



VISONE Carlo

Molto brevemente signor Presidente e colleghi.
Il crollo del muraglione a Incisa Scapaccino, che serve da argine al torrente Belbo, mi offre lo spunto per richiamare l'attenzione del Consiglio e della Giunta, anche se non è di competenza specifica dell'amministrazione regionale, sul grosso problema che da sempre tormenta la Valle del Belbo: ad ogni pioggia il torrente si ingrossa, esce dall'alveo e provoca enormi disastri. Sono nel ricordo di tutti gli abitanti della zona le disastrose inondazioni degli anni passati e pochi giorni fa si è temuto il pericolo di un'altra inondazione.
L'arginatura del corso di questo torrente pericoloso non è mai stata affrontata in modo organico, sono stati spesi dei miliardi, per poi dover aiutare i danneggiati, mentre se si fosse affrontato organicamente il problema non sarebbero occorsi tanti indennizzi (che molte volte hanno soltanto il carattere dell'aiuto marginale) ma soprattutto la popolazione della Valle Belbo non avrebbe l'incubo di queste incombenti minacce.
Il fatto del muraglione è episodico, pare che siano andati a pulire un certo tratto del Belbo, proprio sotto questo muraglione che è crollato circa un mese fa, però mi offre lo spunto per richiamare l'attenzione su questo problema che per l'astigiano e parte del cuneese e dell'alessandrino è estremamente grave.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici

Il collega dr. Visone, con interpellanza urgente del 7 corrente, in ordine al cedimento di un muro contenitore di sinistra a monte del ponte di Incisa Scapaccino, ha chiesto di conoscere se la Giunta intenda accertare le cause del crollo dell'argine, nonché l'eventuale responsabilità e quali provvedimenti si vorranno promuovere allo scopo di evitare ulteriori danni.
Premetto che il muro in questione è una delle opere di sistemazione in alveo del torrente Belbo da monte dell'abitato di Incisa Scapaccino a valle del ponte di accesso alla stazione ferroviaria di Castelnuovo Belbo, opere che furono eseguite negli anni dal '57 al '60 a cura dell'ufficio del Genio civile di Asti, in subordinazione al Magistrato per il Po di Parma. Esse comprendevano la costruzione di muri contenitori in calcestruzzo, calcolati come muri di sostegno con riempimento arido a tergo su fondazione continua a plinto in calcestruzzo armato, a sua volta ancorate e poggianti su pali trivellati e armati a interasse sfalsato di metri 1,30 e spinti sino allo strato di marna dura e consistente alla profondità variabile di metri 8 a metri 12.
Dette opere, sottoposte a saggi e prove sui calcestruzzi, sui ferri dall'ingegnere collaudatore, vennero collaudate in data 20 marzo 1962 e da allora hanno subito varie piene normali e alluvionali, senza manifestare alcun cedimento.
In data 17 gennaio u.s. però il Comune di Incisa Scapaccino ha segnalato screpolature e cedimenti della sede stradale adiacente ad uno dei muri in questione, quello oggetto dell'interpellanza in discussione.
Nel corso di un apposito sopralluogo, l'ufficio del Genio civile di Asti ha constatato una situazione anormale in quanto tutte le acque di magra scorrevano vorticosamente ai piedi del muro creandovi una marmitta di erosione in profondità, riuscendo a sottopassare l'anzidetto plinto di fondazione ed asportando rapidamente il materiale arido e sabbioso a tergo del muro. Evidentemente dietro al muro alto sei metri si era formata una notevole caverna che causava i detti cedimenti della superficie stradale.
Immediatamente veniva dato incarico ad un'impresa del luogo di provvedere alla deviazione delle acque mediante la formazione di una nuova canaletta di magra al centro dell'alveo, onde poter constatare la situazione delle fondazioni messe in secca e provvedere alla loro opportuna difesa ed all'eventuale consolidamento. Senonché il rapido deterioramento delle condizioni atmosferiche e le conseguenti precipitazioni, non permettevano il compimento di questa prima operazione, anzi, acutizzando il fenomeno erosivo provocavano il crollo di tutto il materiale di riporto formante la volta della caverna anzidetta. Ne risultava una violenta spinta dinamica a tergo del muro, tale da tranciarne i collegamenti con la sopra descritta fondazione e provocare istantaneamente lo slittamento verso l'alveo di metri due-tre, su di un ponte di metri 30/40 circa con relativa fessurazione e disgregamento della massa muraria.
Mi sembra pertanto di poter affermare che le cause del cedimento del muro del centro dell'abitato di Incisa Scapaccino siano da individuare dai predetti imprevedibili fenomeni e non certo da imputare a carenze di progettazione o di esecuzione tecnica.
Per quanto riguarda invece i provvedimenti invocati dall'interpellante posso comunicare che l'ufficio del Genio civile di Asti, oltre a continuare i lavori di pronto intervento necessario per la deviazione delle acque, ha richiesto al Magistrato per il Po, per la ricostruzione dell'opera in questione (muro più strada), l'urgente assegnazione di lire 28 milioni.
A maggior chiarimento, aggiungo che il torrente Belbo risulta classificato in terza categoria e poiché ai sensi dell'art. 8 lettera F del D.P. 72 n. 8 resta ferma la competenza degli organi statali, in ordine alle opere idrauliche di prima, seconda e terza categoria, anche gli oneri relativi all'intervento richiesto e necessario fanno carico per lo Stato al Magistrato predetto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Visone desidera replicare?



VISONE Carlo

No, mi ritengo soddisfatto.



PRESIDENTE

Comunico che è stata distribuita la mozione urgente sul problema del latte. I Capigruppo avevano deciso di inserirla nell'ordine del giorno all'ultimo punto per la discussione; se qualche Consigliere desidera averne copia non ha che da recarsi presso la Segreteria e al termine della seduta nel discuteremo.


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interpellanza del Consigliere Sanlorenzo sull'approvazione del progetto generale per l'acquedotto dei Comuni di Suno, Cressa, Cureggio e Fontaneto di Agogna


PRESIDENTE

Interpellanza del Consigliere Sanlorenzo: "Interessamento presso il Provveditorato alle Opere Pubbliche per accelerare l'approvazione del progetto generale per l'acquedotto dei Comuni di Suno, Cressa, Cureggio e Fontaneto di Agogna".
Il Consigliere Sanlorenzo desidera illustrarla? Ha la parola.



SANLORENZO Dino

Desidero dire solo alcune parole perché mi pare che la metodologia seguita per porre questo problema sia corretta e abbastanza originale direi, determinata da una situazione drammatica, ma interessante dal punto di vista della procedura fatta presente da un sindaco il quale si è rivolto ai Consiglieri regionali della sua provincia con documentazione, con serietà (c'è tutto un iter che in fondo è lo specchio delle insufficienze della pubblica amministrazione). Si tratta di problemi gravi che noi pensavamo confinati alla Campania, alla Puglia, alle regioni meridionali e che invece esistono alla periferia dei grandi centri industriali dove si presumerebbe che le cose stiano diversamente.
Mi limiterò a leggervi alcune frasi di questa lettera perché mi paiono estremamente significative della situazione. Incomincia con una denuncia: "Il 30 dicembre i cittadini di questo comune corsero il rischio di rimanere senza pane per la minacciata sospensione della panificazione da parte dei locali fornai ai quali il sindaco aveva ordinato la chiusura dei pozzi da cui attingevano l'acqua, non risultata potabile alle analisi effettuate dal laboratorio provinciale di igiene e profilassi". Quindi in discussione ci sono l'acqua e il pane.
"Nella stessa condizione dei fornai si trova la totalità degli esercenti attività per le quali è richiesta per legge l'utilizzazione di acqua potabile, nessuno dei pozzi esaminati ha presentato acqua con indici chimici e batteriologici tollerabili. Agli alunni della scuola media, oltre duecento, e della scuola elementare della frazione Motto Scarone, viene giornalmente fornita da anni acqua minerale o acqua potabile prelevata altrove" come le isole di Licata, come le Eolie, posti dove si porta l'acqua dal di fuori. Anche in Piemonte succede questo.
"Mancando l'acquedotto non esiste ovviamente fognatura e le acque sporche vengono disperse in pozzi perdenti, sì che la falda freatica si pu oggi considerare totalmente inquinata".
E poi c'è la descrizione di tutte le battaglie che hanno combattuto per avere l'acquedotto, gli anni che sono passati, le procedure, le promesse di Pastore, un primo stanziamento, un progetto che ha messo un po' di anni a farsi avanti, un'approvazione che è giunta, finalmente il consorzio approva l'acquedotto poi passano gli ultimi 8/9 mesi senza che si sappia più niente e intanto l'acqua che viene consumata continua ad essere infetta.
Le cose che mi rattristano sono: che queste cose possono succedere anche in una regione come la nostra; che a esporre tutto questo sia un sindaco democristiano; che quei cinque comuni a cui si fa riferimento da sempre votano i comunisti. La mia tristezza consiste nel vedere queste popolazioni senza acqua, ma non vorrei che per il fatto che sono in generale amministrate da forze di sinistra, essere comunisti significhi anche correre più degli altri il rischio di beccarsi il colera. Questa cosa veramente la respingo, la rifiuto e quindi la richiesta che faccio all'Assessore e alla Giunta è di darci una documentazione molto precisa delle cose che si intende fare per ovviare alla drammatica situazione che c'è in questi cinque Comuni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici

Con l'interpellanza dell'11 febbraio '74 in ordine all'acquedotto del consorzio fra i Comuni di Fontaneto di Agogna, Cureggio, Cressa e Suno in provincia di Novara, il collega Sanlorenzo chiede di conoscere quali passi intenda compiere la Giunta onde pervenire ad una sollecita approvazione del progetto generale, nonché quali misure la stessa possa adottare allo scopo di accelerare la costruzione dell'opera e scongiurare l'incombente pericolo di malattie infettive per gli abitanti di Suno costretti attualmente a servirsi di acqua proveniente da pozzi inquinati.
Circa il primo punto dell'interpellanza, desidero ricordare che il consorzio di cui sopra, al quale la Regione nel 1972 aveva promesso il contributo costante trentacinquennale del 5% su lire 47 milioni, ai sensi del decreto presidenziale 11.3.68 n. 1090 ha presentato un progetto generale di massima dell'importo di 450 milioni ed un progetto esecutivo di un primo lotto di lavori per 47 milioni, redatti entrambi dagli ingegneri Mario Fabbris, Maurizio Pagani e Duilio Scampini.
Per quanto concerne l'approvazione di detti progetti, mentre da una parte mi rendo conto che non è sufficiente comunicare che il relativo decreto viene oggi inoltrato alla firma del Presidente della Giunta dall'altra ritengo di dover rettificare quanto è affermato nell'interpellanza e cioè che l'amministrazione consortile avrebbe adottato le delibere di approvazione dei progetti e trasmessi gli stessi rispettivamente nei mesi di aprile e giugno del 1973. Gli atti progettuali infatti, sono stati approvati dall'assemblea del consorzio, con deliberazioni n. 4 progetto generale di massima e n. 5 progetto esecutivo primo lotto, del 31 luglio del 1973 e quindi trasmessi all'ufficio del Genio civile di Novara dove sono pervenuti il 6 agosto 1973.
Il 17 dello stesso mese, sebbene le deliberazioni non fossero ancora esecutive, il CO.RE.CO. le ha vistate nella seduta del 22 agosto 1973.
L'Ufficio del Genio Civile, allo scopo di guadagnar tempo, ha trasmesso a quello del Medico provinciale di Novara, per il prescritto parere, i progetti in questione; e ricevuto il parere favorevole in data 6 settembre ha dato corso alla successiva istruttoria conclusasi con la trasmissione degli atti il 16 novembre al Comitato tecnico amministrativo che deve essere sentito per l'approvazione di opere di importo eccedente i 300 milioni.
Desidero a questo punto evidenziare che l'istruttoria ha richiesto tempi non brevi in quanto, trattandosi di un progetto di una certa rilevanza, i tecnici del Genio civile hanno dovuto effettuare accertamenti e sopralluoghi d'intesa con i progettisti non sempre tempestivamente disponibili.
Il Comitato tecnico amministrativo presso la cui segreteria gli atti tecnici in questione sono pervenuti il 23 novembre 1973, ha espresso in ordine agli stessi il proprio voto favorevole nella seduta dell'11 dicembre, su relazione dell'Ispettore generale del Ministero dei LL.PP.
ing. Gustavo Ruffini. Il trasferimento di detto Ispettore presso il Consiglio superiore dei LL.PP. in Roma, prima che lo stesso avesse redatto e sottoscritto il voto in forma definitiva, ha purtroppo bloccato presso il Comitato la pratica che soltanto il 23 febbraio è stata trasmessa alla competente Divisione amministrativa del Provveditorato alle OO.PP. che ha predisposto il decreto di approvazione sopraccennato.
Per quanto riguarda il secondo punto dell' interpellanza, informo che con nota 1671 del 1° febbraio il Provveditorato regionale alle OO.PP. ha rappresentato al consorzio la necessità di provvedere con sollecitudine ad inoltrare domanda di variante alle previsioni del piano regolatore generale degli acquedotti rispetto alle quali alcuni dati contenuti nel progetto generale risultano in evidente contrasto.
Inoltre, secondo il parere espresso dal Comitato tecnico amministrativo, mentre il progetto relativo al primo lotto è subito approvabile, l'integrale esecuzione dello stesso e ovviamente dei lotti successivi è subordinata all'esito della trivellazione del pozzo ed ai risultati delle analisi batteriologiche ed all'accertamento della portata.
Pertanto, poiché dette indagini richiederanno un certo lasso di tempo sarà possibile concedere altro contributo a carico del bilancio per l'anno in corso e previa presentazione da parte del consorzio di apposita istanza ai sensi della circolare del 17 dicembre 1973.



SANLORENZO Dino

Prendo atto che c'è alla firma della Giunta il decreto e che c'è l'impegno di finanziamento, sono due notizie positive. Credo che tutti quanti abbiano preso atto invece con angoscia della quantità infinita di Comitati, di sottocomitati che devono intervenire ad esprimere un giudizio quando c'è un acquedotto da fare, ci sono degli inquinamenti in atto che riguardano centinaia di migliaia di persone. Questo ripropone in termini drammatici tutto il problema della riforma dei meccanismi che devono permettere un più sciolto funzionamento degli organismi regionali questione che abbiamo già posto nel dibattito sul programma della Giunta e che io mi permetto di riproporre al Presidente della Giunta perché sia inserita nell'ordine del giorno di una seduta del Consiglio, affinché le cose che si decidono politicamente in questa sede trovino poi una loro concreta e pratica attuazione.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Interrogazione del Consigliere Visone sulla tutela del patrimonio artistico dell'Abbazia di Vezzolano


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Visone: "Tutela dell'Abbazia di Vezzolano (nel comune di Albugnano). Danni al patrimonio artistico per lo stato di abbandono del Monumento. Provvedimenti per la custodia del tempio".
Ha la parola il Consigliere Visone.



VISONE Carlo

Signor Presidente, colleghi, il furto avvenuto pochi giorni or sono nell'Abbazia di Vezzolano, probabilmente perpetuato da poco esperti farabutti, ripone il problema della custodia e della difesa del patrimonio artistico della nostra Regione che, nonostante gli sforzi degli addetti e anche dell'amministrazione regionale, è in stato di notevole abbandono soprattutto per quanto riguarda uno dei monumenti più belli e più significativi dell'astigiano.
Io non ignoro che la tutela di questo monumento non è di competenza della Regione, però mi premeva richiamare l'attenzione del Presidente della Giunta su questi fatti e richiedere l'interessamento presso il Governo presso il Ministero competente affinché il problema della tutela, della difesa del patrimonio artistico, venga affrontato al fine di evitare questo depauperamento al quale assistiamo giorno per giorno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'interpellante ha praticamente fatto la domanda e si è data anche la risposta, io non sono in grado di aggiungere nulla di più. La materia non è di competenza della Giunta, anche se evidentemente una Regione come il Piemonte non può disattendere una certa attenzione su fatti come quello che viene denunciato e che purtroppo non è solo e non è isolato. Il depauperamento di alcuni beni del patrimonio culturale ed artistico del Piemonte porta a delle situazioni che creano e destano seria preoccupazione.
Posso assicurare l'interpellante che per quanto di competenza continueremo a segnalare all'organo centrale, intendendoci anche qui con la Sovrintendenza alle Belle Arti, per fare quanto possibile. Indubbiamente la richiesta che viene fatta di mettere un custode che permanentemente viva nell'Abbazia, che sia custode e sia nello stesso tempo anche accompagnatore dei visitatori, è un grosso fatto che impegna anche finanziariamente le amministrazioni che devono attendere a questa tutela. Parlare di un custode è praticamente impossibile, l'orario è tale che dovrebbe comportare almeno due persone che siano in grado di custodire e che siano anche in grado di accompagnare. Comunque anche questa istanza sarà rappresentata per quanto possa essere accolta.



PRESIDENTE

L'interrogante si dichiara soddisfatto?



VISONE Carlo

Mi dichiaro soddisfatto però, se permette signor Presidente, vorrei far rilevare che l'Ente provinciale per il turismo di Asti e la Provincia di Asti si sono già dichiarati disposti a contribuire perché il precedente custode che riceveva dalla Sovrintendenza ai monumenti la paga annua di 110.000 lire venga riassunto. Quindi si tratta di un problema finanziario.
Occorre reperire una somma da più enti interessati, al fine di assicurare al custode un tenore di vita accettabile.



PRESIDENTE

Ci sono ancora delle interrogazioni del 1973, se gli interroganti e chi risponde fossero sintetici potremmo anche esaurirle tutte.
Manca l'Assessore Armella quindi non posso fare la prima "Ostacoli alla realizzazione del servizio medico-specialistico odontoiatrico istituito per i dipendenti Enel".



VECCHIONE Mario

Io chiederei la risposta scritta.



PRESIDENTE

Benissimo.



CALSOLARO Corrado

Per quanto riguarda la mia, l'Assessore Benzi mi ha già risposto per iscritto.



PRESIDENTE

Allora anche questa è esaurita.



REVELLI Francesco

Anch'io chiedo la risposta scritta alla nostra interrogazione relativa all'aumento dei prezzi degli abbonamenti delle autolinee.



PRESIDENTE

Va bene.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Nesi sul raddoppio della Centrale Enel di Chivasso


PRESIDENTE

Siamo allora all'interrogazione del Consigliere Nesi "Parere espresso al raddoppio della Centrale ENEL di Chivasso".
La risposta all'Assessore Fonio.



FONIO Mario, Assessore agli inquinamenti e all' uso delle acque

Eravamo già pronti nelle sedute scorse con la risposta all'interrogazione del collega Nesi e alle due precise domande rispondevamo che la Regione, direttamente o indirettamente attraverso il Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico, non aveva espresso ancora alcun parere favorevole al raddoppio della Centrale di Chivasso; che la Regione stava esaminando la legge 18.12.1973 n. 80 (che ha sostituito il decreto legge n. 568), per vedere quali possibilità le si offrivano per discutere l'ampliamento Enel di Chivasso.
A tutt'oggi rimane ferma la risposta sul punto primo ed è maturata intanto la valutazione in ordine alla legge 18.12.1973 con le precisazioni fornite anche dal Ministero.
Mi scuso di non stare alla raccomandazione del Presidente del Consiglio di parlare pochissimi minuti, ma l'argomento è troppo importante. La posizione della Regione è scaturita da una riunione congiunta tra gli Assessorati Industria, Ecologia e Programmazione e penso che la risposta più concreta possa essere data dalla lettura del verbale di questa riunione che ha avuto luogo proprio ieri.
L'Assessore Fonio ha informati i colleghi sull'azione condotta nei giorni immediatamente successivi all'entrata in vigore della nuova legge.
Il 25 gennaio l'Assessore Fonio ha ritenuto di sentire gli amministratori di Chivasso, che hanno confermato le loro opposizioni di massima alla localizzazione della nuova centrale Enel in Chivasso auspicando altresì un approfondimento delle indagini circa i riflessi dell'inquinamento atmosferico sul territorio del Chivassese.
Nello stesso giorno ha convocato anche l'Enel che, in persona dell'ing.
Favero, vice direttore del Centro di progettazione e costruzione per gli impianti termici dell'Enel, gli ha esposto quanto segue: 1 - L'Enel è in possesso del Decreto Ministeriale n. 182 del 14 giugno 1972 di autorizzazione all'installazione di due sezioni di 320 MW ciascuna nella Centrale termoelettrica di Chivasso. Poiché l'art. 7 della legge 18 dicembre 1973 n. 880 elenca 9 Comuni italiani, tra cui Chivasso, nei quali il CIPE ha già autorizzato l'insediamento degli impianti termoelettrici e aggiunge all'ultimo comma che 'restano salve le autorizzazioni già concesse per i predetti impianti' l'ing. Favero è del parere che il Decreto Ministeriale n. 182 del 14 giugno 1972 valga a tutti gli effetti della nuova legge, salvo ulteriori e diverse interpretazioni ministeriali delle quali si è in attesa.
2 - Sulla scorta delle osservazioni generalmente espresse dai tecnici secondo cui la vecchia centrale inquina di più che non la nuova che dovrebbe essere dotata di camino alto 250 m e disperdere l'anidride solforosa negli strati alti dell'atmosfera, ad una precisa richiesta dell'Assessore Fonio, l'Enel si dichiara disponibile a ristrutturare secondo tempi e modalità da concordarsi, comunque in tempi relativamente brevi, la vecchia centrale, in modo da convogliare almeno l'80% delle attuali emissioni in un camino di almeno 150 m.
Verrebbe così ridotto in modo determinante l'attuale livello di inquinamento atmosferico provocato dalla vecchia centrale.
In data 29 gennaio l'Assessore Fonio ha presieduto il Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico che ha ascoltato le relazioni degli esperti della Regione facenti parte della Commissione per gli accertamenti sulla situazione ambientale nella zona di Chivasso.
Tale Commissione di esperti nominata, nell'autunno del 1972 nell'ambito del Comitato regionale antismog e costituita da due rappresentanti della Regione (dr. Biglietti e col. Ermini), da un rappresentante del Comune (prof. Mortarino) e da un rappresentante dell'Enel (ing. Favero), ha consegnato nel novembre scorso una relazione che "si limita ad esporre i dati di rilevamento delle immissioni o inquinamenti al suolo, senza entrare nel merito alla discriminazione dei singoli contributi, delle diverse sorgenti di emissione che hanno concorso a determinare i livelli accertati".
L'anidride solforosa supera di gran lunga in alcuni giorni il limite consentito dall'art. 8 del D.P.R. n. 322. Gli esperti però non sono concordi nella valutazione delle fonti e quindi delle responsabilità di tale livello di inquinamento.
Alla luce della nuova legge n. 880 del 18.12.1973, entrata in vigore il 22 gennaio u.s., il Comitato, su proposta dell'Assessore Fonio, non ha espresso il proprio parere tecnico definitivo, essendo divenuto preminente il problema della localizzazione. Comunque l'orientamento di massima del Comitato è che la nuova centrale, costituita da due sezioni di 320 MW ciascuna (e destinata in un secondo tempo al raddoppio per altre 640 MW) dotata di camino superiore ai 250 m, provochi delle immissioni di molto inferiori ai limiti previsti dall'art. 8 del D.P.R. n. 322 e che la vecchia centrale, di potenza pari a circa 550 MW, per rientrare nei limiti tollerabili, debba essere ristrutturata.
In data 15 febbraio l'Assessore Fonio ha un nuovo incontro con l'Enel rappresentato dal prof. Genesio, direttore del Compartimento del Piemonte dall'ing. Favero, già citato, e dall'ing. Motta del Centro costruzioni impianti idroelettrici.
L'incontro serve a fare una valutazione conclusiva della legge n. 880 del 18.12.1973 e a sciogliere le riserve interpretative del 25 gennaio. Il prof. Genesio lascia a mani dell'avv. Fonio la lettera indirizzata il 23 gennaio 1974, con numero di protocollo 720.630, dal Ministero dell'Industria - Direzione generale fonti energia ed industrie di base all'Enel, con oggetto "Legge n. 880 sulla localizzazione degli impianti per la produzione di energia elettrica; applicazione dell'art. 7".
Tale lettera che l'Assessore Fonio comunica ai colleghi Paganelli e Simonelli, tra l'altro, dice: "L'art. 7 dispone in quali Comuni e località gli impianti indicati nello stesso articolo debbono essere costruiti o ultimati; pertanto tutta la procedura relativa alla localizzazione degli impianti previsti dagli artt. 2 e 3 non si applica per le centrali enumerate nell'art. 7, fatta eccezione per l'ultimo comma dell'art. 3 concernente il rilascio della licenza edilizia, provvedimento peraltro che ai sensi della nuova norma è da ritenersi atto dovuto. Per gli impianti di cui al citato art. 7, anche per quelli per i quali sono già state assentite le autorizzazioni alla costruzione e all'esercizio, a cura di codesto Ente dovrà quindi essere soltanto prodotta l'istanza ai Comuni competenti per ottenere il rilascio della licenza di costruzione, richiamandosi all'art. 3 della citata norma".
Alla relazione dell'avv. Fonio segue un'ampia discussione fra gli Assessori interessati, al termine della quale si conviene che, sulla base dell'art. 7 della legge 80 e alla luce dell'interpretazione del Ministero dell'Industria, la localizzazione della nuova centrale di 640 MW (o dell'ampliamento che dir si voglia) in Chivasso è da considerarsi scontata.
Invece il successivo ventilato ampliamento della nuova Centrale per un ulteriore potenziale di altri 640 MW dovrà essere sottoposto per intero alle procedure previste dalla legge n. 880.
Ciò posto, il gruppo assessorile dà mandato all'Assessore Fonio di predisporre i pareri e sviluppare i controlli del Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico per il Piemonte, sia sulla Centrale esistente in base all'art. 10 del D.P.R. 15.4.1971 n. 322, sia sulla costruenda centrale, in base all'art. 5 del D.P.R. 15.4.1971 n. 32 e all'art. 6 della legge 18 dicembre 1973 n. 880.
A tale fine l'Assessore Fonio riassume l'azione che la Regione attraverso il Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico, intende sviluppare per contenere le emissioni della vecchia centrale e successivamente della nuova nei limiti previsti dalle leggi: 1) promuovere nei riguardi dell'Enel, in tempi brevi e secondo modalità concordate, la ristrutturazione dell'attuale centrale di Chivasso, tramite il raggruppamento di più emissioni in un unico camino con altezza di almeno 150 m o mediante altri provvedimenti di analoga efficacia, provenendo così a diminuire in modo determinante l'importanza delle principali emissioni della nuova centrale nei riguardi dell'inquinamento atmosferico 2) verificare l'idoneità del progettato camino di altezza pari a 250 m a contenere nei valori più precisi possibili, comunque inferiori a quali previsti dall'art. 6 della legge 18 dicembre 1973 n. 880, la presenza al suolo di anidride solforosa 3) rinnovare l'incarico all'attuale Commissione di esperti per gli accertamenti sulla situazione ambientale della zona di Chivasso, affinch eserciti l'azione di indirizzo, di coordinamento e di controllo sulla ristrutturazione della centrale esistente e sulla progettazione e costruzione della nuova centrale 4) invitare l'Enel a mantenere in esercizio l'attuale rete di controllo della guaina dell'aria, in attesa di installare la doppia rete di rilevamento chimico e meteorologico intorno alla nuova centrale come previsto dall'art. 6 della legge n. 880.
La relazione, le conclusioni e le proposte dell'Assessore Fonio, come esposte nel contesto del verbale, sono approvate unanimemente anche dagli altri Assessori per cui la posizione più ufficiale della Regione è quella rappresentata dalla lettura dello stesso.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Mi dichiaro soddisfatto.



PRESIDENTE

Sono così esaurite le interpellanze e le interrogazioni, quelle che non sono state discusse andranno alla seduta di giovedì prossimo.


Argomento: Università

Esame relazione dell'intercommissione per l'Università sul Centro di Calcolo (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora al quarto punto dell'ordine del giorno.
"Esame relazione dell'intercommissione per l' Università sul Centro di Calcolo".
Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta, ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io non ho personalmente alcuna difficoltà, se il Consiglio crede di esaminare il testo di questa relazione, che la cosa avvenga, devo per pregiudizialmente informare il Consiglio stesso che la Giunta ed il suo Presidente non sono in condizione questa mattina di esprimere alcun giudizio né di assumere alcun impegno e questo perché si tratta di un problema di estrema delicatezza, complessità e gravità.
Il parere dell'Intercommissione è pervenuto nelle mie mani alle ore 18 di venerdì scorso, gli uffici erano chiusi, come è giusto che fosse perch l'orario consentiva questa chiusura e non mi è stato possibile farlo recapitare ai colleghi della Giunta, se non nella mattina di lunedì. La Giunta sta in questi giorni ultimando alcune cose di notevole importanza tra l'altro il disegno di legge relativo al trattamento del personale che aveva delle scadenze per impegni assunti con il personale stesso. La Giunta non è stata quindi in grado di esaminare questo documento che non è di poco conto, né per la qualità avendolo io esaminato, né per la quantità delle pagine che sono state scritte, pertanto si riserva di farlo in una prossima riunione di Giunta e chiederebbe che la discussione per completezza e per non ripetizione dell'argomento venisse aggiornata.
Vi era stata, da parte del Presidente dell'Intercommissione, una particolare sollecitazione perché l'Università avrebbe dovuto prendere una certa decisione entro il termine perentorio del 28 febbraio, oggi. Mi sono incontrato con il Rettore dell'Università il quale mi ha detto che non si tratta di termine perentorio, che la cosa può senza alcun particolare pregiudizio slittare di quella quindicina di giorni che consentirà a tutti un esame più approfondito.
Con questa assicurazione io sono anche più tranquillo perché non si creano delle complicazioni che possono portare delle conseguenze per la mancata disamina e discussione del documento. Conseguentemente la Giunta prenderà impegno, in una forma o in un'altra, responsabilmente, dopo di avere esaminata la cosa.



RIVALTA Luigi

Credo che possa essere ritenuto positivo che una Giunta voglia prendere delle decisioni con piena coscienza dei problemi che deve affrontare.
Voglio però sottolineare che questo atteggiamento di giusta maturazione dei problemi non deve tendere a procrastinare le decisioni: la Regione si trova in una situazione molto critica; l'assenza di decisioni da parte della Regione sta incrinando la fiducia nei confronti dell'istituto regionale. Quindi è necessario ed importante la sollecitudine nei confronti di decisioni che possono costituire elemento non soltanto positivo per incentivare l'attività della Regione, ma anche elemento di credito verso altri istituti. In questo caso il problema del Centro di calcolo stabilisce un rapporto qualificante con l'Università; uno di quei rapporti a cui credo in particolare il Presidente della Giunta che ha l'incarico di attendere ai problemi dell'istruzione e della cultura, debba essere molto sensibile.
Va considerato che dell'argomento se ne discute ufficialmente dal mese di maggio scorso, ma già si era incominciato a parlare del Centro di calcolo in questo Consiglio dal mese di marzo, quindi già da un anno. La Commissione ha lavorato, i presunti ritardi nel presentare la sua relazione sono imputabili anche alla crisi di Giunta. Ora la relazione è a disposizione, e chiedo un impegno della Giunta e del suo Presidente perch queste decisioni non si procrastino ulteriormente nel tempo, e che la prossima settimana si rendano disponibili alla discussione in aula.
Richiamo qui il fatto che l'urgenza esiste, oltre che per la Regione anche per l'Università; e non tanto in relazione a scadenze, che credo non ci siano, ma perché entrambi gli istituti adeguano i propri strumenti di lavoro.
Ultima questione che voglio richiamare: nel programma della Giunta è presente l'impegno, secondo il quale la Giunta si sarebbe attenuta alle indicazioni date dalle Commissioni e alla discussione in Consiglio; faccio appello a questo impegno affinché giovedì prossimo si discuta in Consiglio la relazione approntata dalla Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Le sono grato dell'apprezzamento personale per il mio interesse come Presidente della Giunta e anche come uomo a questi problemi che ovviamente attengono a una vita dello spirito, alla ricerca, alle indagini, alla scienza ecc.
E non è che siamo rimasti fermi Consigliere Rivalta, tra l'altro tre Assessori hanno avuto dei contatti diretti con l'Università proprio per approfondire il problema ed acquisire notizie e cognizioni e ne dovranno riferire, se esauriamo nella giornata di martedì il disegno di legge sul personale, in quella stessa seduta di Giunta, il che mi rende difficile prendere l'impegno tra otto giorni, vorrei prenderlo, in condizione di poterlo mantenere, per il successivo giovedì. Siccome non ci sono delle vere situazioni di rischio e di pericolo, questo mi è necessario.
Vorrei anche aggiungere che non sono stato nemmeno io con le mani in mano, nello spazio dei tre giorni passati ho consultato tecnici ed esperti residenti in Torino e fuori, per farmi un convincimento preciso di quella che potrà essere una soluzione di grandissimo impegno e rilievo, di prestigio, di servizio fatto alla comunità ma anche di impegno finanziario che il Consiglio regionale dovrà prendere. La Giunta intende di acquisire perfettamente questi dati e queste cognizioni e pertanto prega il Consiglio di volere aggiornare a quindici giorni il dibattito e l'impegno successivo a dibattito chiuso, è di camminare rapidamente per la risoluzione del problema.



PRESIDENTE

Il Consigliere Berti ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Signor Presidente, lei sa quali sono le posizioni che il nostro Gruppo ha espresso, in particolare nella riunione dei Capigruppo; noi abbiamo manifestato irritazione prima e preoccupazione poi per i ritardi che si andavano accumulando. Ha ricordato prima Rivalta che, su mandato del Consiglio Regionale, l'Intercommissione si occupa da vari mesi della questione e dobbiamo sottolineare ancora che di questa Intercommissione fanno parte quattro Assessori ed è quindi presumibile che essi abbiano partecipato ai lavori (che si sono conclusi con una relazione che mi dicono accettata all'unanimità) non in veste personale, ma in quanto espressione della politica della Giunta. A meno che non vi siano posti quei problemi tecnici e politici che il Presidente della Giunta adesso invece ritiene di doversi porre. La realtà è che l'Intercommissione è giunta ad una conclusione.
Devo qui ricordare che noi siamo preoccupati del fatto che si richiedono altri quindici giorni. E' vero, lei ha dato assicurazione che nel frattempo l'Università non procederà ad accordi con altri enti che volessero stabilire delle convenzioni con l'ateneo e noi ne prendiamo atto la cosa ci tranquillizza, ma saremmo più propensi ad attendere altri quindici giorni se il Presidente della Giunta, che ha il diritto di rendersi conto di tutte le questioni politiche che attengono a questa grossa iniziativa, ci dicesse intanto se la Regione intende oppure no assumere l'iniziativa di gestire il Centro di calcolo, se intende valutare gli aspetti tecnici che possono sorgere, ma sempre all'interno di una decisione già assunta dall'Intercommissione di andare a una convenzione o consorzio con l'Università. Questo è il discorso, che se non è fatto chiaramente non possiamo essere convinti che i quindici giorni servono a risolvere meglio la questione. Ciò che noi le chiediamo signor Presidente della Giunta è, insieme con il diritto suo di fare tutti gli accertamenti del caso, la dichiarazione esplicita che la Regione farà il Centro di calcolo con gli enti locali, con l'Università, che comunque lo farà, questa è la risposta. Dopo di che prendiamoci anche quindici giorni, ma lei questo non l'ha detto e questo noi vogliamo sentirle dire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Io parto da un punto di vista un po' diverso; credo cioè che la Regione (in parte il collega Berti l'ha precisato) debba assumersi l'impegno di costituire un suo Centro di calcolo, e in questo siamo già molto in ritardo rispetto ad altre Regioni, in particolare l'Emilia. Come poi debba essere fatto questo Centro di calcolo, se in collaborazione con gli Enti locali o con l'Università, secondo me è tutto da vedere; né basta il pensiero seppure autorevole della Intercommisisione.
Per quanto riguarda il timore che l'Università di Torino ci scappi di mano e che faccia accordi con altri, credo che ciò sia improbabile, visto che il Centro di calcolo dell'Università perde due milioni al giorno e non funziona.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Capita sempre così quando qualcuno solleva il caso del fatto personale intanto è messo in condizione di illustrare in che cosa consiste il fatto personale, il Presidente poi decide se lo è o no ma chi voleva parlare sul fatto personale praticamente lo ha fatto. Qui siamo in tema di richiesta di rinvio da parte del Presidente della Giunta per delle considerazioni che sono state apprezzate sostanzialmente, anche se si vogliono delle puntualizzazioni, però si sono già espressi dei pensieri, delle ipotesi, è nella natura delle cose, noi non riusciamo a non fare la doppia, la tripla discussione. Mi scuso di questo, né io lo voglio fare, però mi sono state rivolte delle sollecitazioni, delle richieste di prese di posizioni precise e complete.
Io dovrei dire oggi che non posso prendere nessuna presa di posizione se non dire che certamente la Regione Piemonte si propone di risolvere il problema dell'utilizzazione di un Centro per quelle che sono le esigenze esterne ed interne alla vita della Regione, che pertanto è interessata alla soluzione del problema e che ha dimostrato questo interesse con la partecipazione degli Assessori i quali, Consiglieri Berti, hanno lavorato ed hanno informato la Giunta, per adesso superficialmente, della loro partecipazione.
Il tempo che io chiedo lo pongo in relazione, Consigliere Berti, al tempo che ha impiegato l'Intercommissione. Lei stesso ha detto che il dibattito ha occupato dei mesi, si sono avuti dei contatti, delle elaborazioni di pensiero e il documento, torno a ripetere, mi è pervenuto venerdì alle ore 18. Consigliere Besate, lei venne da me quindi lo sa perfettamente e sa anche che mi sono state consegnate le prime copie mancanti di pagine, per cui la relazione non era neanche formalmente completa. Io mi sono fatto premura di farlo avere il lunedì mattina agli Assessori affinché potessero essere in condizioni di esaminarlo, se io non fossi così impegnato col disegno di legge del personale (ci sono degli ordini del giorno che minacciano entrate in agitazione, scioperi, ecc.) l'avrei affrontato questo problema.
Vorrei proprio pregare il Consiglio di consentire non tanto l'esercizio di un mio diritto, ma di un mio diritto-dovere di informarmi, di conoscere un problema che - non ho difficoltà a confessare anche qui pubblicamente come ho detto ad altri - non conosco sotto il profilo tecnico e devo essere dotato di queste cognizioni.



RIVALTA Luigi

La scelta è politica.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La scelta è politica ma mi perdoni Consigliere Rivalta, è legata a grossi impegni di natura economico-finanziaria che non possono essere dimenticati. Noi sappiamo che ogni giorno saltano intorno al milione e mezzo-due milioni di inoperosità di questo Centro, è un onere finanziario che dobbiamo calcolare, valutare, indubbiamente supera l'argomento politico quella che può essere l'esigenza economica, ma il Consiglio regionale deve essere in condizioni, nel momento in cui valuterà politicamente la scelta da assumere, qual è anche l'onere, l'impegno di natura finanziaria.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Besate.



BESATE Piero

Devo fare alcune precisazioni sulle ultime cose dette dal Presidente della Giunta: prima di tutto mi permetto ricordare che il Presidente di una Commissione per statuto e per regolamento ha il dovere e l'obbligo preciso di consegnare le conclusioni della propria Commissione all'Ufficio di Presidenza del Consiglio, soltanto a questo, cosa che ho fatto venerdì 22 a una settimana esatta dalla seduta di oggi. Non credo quindi si possa dire che rispetto ad altre importantissime relazioni riguardanti leggi ed argomenti altrettanto importanti l'Intercommissione abbia consegnato all'ultimo momento la propria relazione. Questa è la prima precisazione.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Preciso che io l'ho avuta venerdì alle ore 18.



BESATE Piero

Ma io la devo consegnare al Presidente del Consiglio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io l'ho avuta venerdì e io devo rispondere.



BESATE Piero

Lasci andare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

No, non lascio andare.



BESATE Piero

Lei ha detto che io sono venuto da lei a consegnare il documento, non è così, forse sta confondendosi signor Presidente, io non ho avuto questo onore malgrado che fin da martedì 19 avessi sollecitato più volte, per incarico dell'Intercommissione, un incontro dell'Intercommissione con la Giunta o il Presidente della Giunta. Qui ci sono i membri della così detta autorevolissima Intercommissione, come ha detto Nesi, che hanno avuto l'incarico dal Consiglio e più o meno bene, sarà il Consiglio a giudicarlo hanno assolto il loro compito.
In terzo luogo, perché nascondersi dietro un dito? Sappiamo che dal momento in cui si è sparsa la notizia che l'Intercommissione stava concludendo i suoi lavori, si è iniziato una specie di carosello comprensibile data l'importanza del settore, attorno a tutti gli interessati al problema, carosello che tuttora è in corso.
Per quanto concerne i rinvii, come Presidente dell'Intercommissione non mi riguardano poiché ho consegnato l'elaborato all'Ufficio di Presidenza nei modi prescritti dal Regolamento e dallo statuto.
Infine le preoccupazioni qui espresse ai fini di pervenire ad un pronunciamento della Regione sono più che giustificate, proprio perch occorre tagliare corto a tutta una serie di illazioni, di interferenze e la sensibilità politica vuole che la Regione intervenga il più rapidamente possibile a risolvere il problema.
Queste sono le precisazioni che ho voluto fare perché erano state dette delle cose imprecise forse non volutamente, forse nella foga del discorso ma occorreva chiarirle.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Semplicemente per dichiarare, signor Presidente, che il mio Gruppo ritiene che la richiesta formulata dal Presidente della Giunta, per le motivazioni che l'hanno accompagnato, per il peso e l'importanza dell'argomento, meriti di essere accolta senza riserve.



PRESIDENTE

Altri chiedono di parlare su questo argomento? Nessuno? Potrei allora riassumere in questo modo: vi è la richiesta del Presidente della Giunta di spostare di quindici giorni la discussione su questo argomento, se il Consiglio non ha nulla in contrario.
La richiesta di rinvio dell'argomento se non vi è l'unanimità del Consiglio dovrei porla in votazione. Chiedo ai Gruppi se devo porre in votazione il rinvio.



BERTI Antonio

No, no.



PRESIDENTE

Allora la Giunta si impegna a dare una risposta su questo importante problema fra 15 giorni.


Argomento: Comunita' montane

Esame disegno di legge n. 146 sui contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità Montane


PRESIDENTE

Punto quinto all'ordine del giorno: "Esame disegno di legge n. 146: 'Contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità Montane'".
Relatore il Presidente della I Commissione, prof. Garabello.



GARABELLO Enzo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le Comunità Montane previste dalla legge 3.12.71 n. 1102 e attuate con legge regionale 11.8.73 n. 17 sono ormai costituite e stanno vivendo il loro periodo costituente.
Gli statuti di sei Comunità: Alessandria: Valli Curone, Grue e Ossona Cuneo: Valle Stura di Demonte Novara: Valli Antigorio e Formazza, Valle Antrona, Valle Anzasca, Valle Vigezzo sono all'esame della Regione per la loro approvazione.
Com'è noto lo Statuto delle Comunità Montane deve contenere le modalità per l'organizzazione ed il funzionamento degli uffici. Occorre quindi provvedere a sostenere finanziariamente gli organi politici delle Comunità anche in vista dell'attuazione del disposto legislativo relativo alla formazione dei piani di sviluppo.
Finora, per i compiti istituzionali, le Comunità hanno ricevuto ospitalità e collaborazione da parte dei Comuni; occorre ora regolarizzare e stabilizzare la situazione organizzativa degli uffici.
A tale scopo non possono essere utilizzati i fondi previsti dall'art.
15 della legge 3.12.71 n. 1102, che verranno ripartiti dalla Regione secondo le modalità dell'art. 14 della citata legge regionale n. 17. Tali fondi, infatti, sono destinati esclusivamente alla redazione ed all'attuazione dei piani di sviluppo delle Comunità Montane. Né possono essere giudicate sufficienti le entrate derivanti dalle eventuali quote a carico dei singoli Comuni componenti la Comunità stessa. La Giunta ha pertanto predisposto un disegno di legge regionale che prevede l'erogazione annua, da parte della Regione alle Comunità Montane, di un contributo per il funzionamento degli uffici delle stesse. Tale contributo, per soddisfare le esigenze differenti di ogni Comunità, in relazione alla popolazione residente ed al territorio occupato, può essere costituito da una quota fissa di lire 6.000.000 per ogni Comunità e da quote aggiuntive di lire 50 per ettaro di superficie classificata montana e di lire 50 per abitante.
La spesa annua è stimabile in lire 360.000.000.
La Commissione I ha esaminato il disegno di legge e ha dovuto riconoscere che vi sarebbero difficoltà obiettive a modificare il provvedimento, allo scopo di meglio adeguarlo ai criteri stabiliti dall'art. 14 della legge regionale n. 17, che prescrive che i fondi per i piani di sviluppo saranno ripartiti per 5/10 in proporzione diretta alla popolazione montana e per 5/10 in proporzione diretta alla superficie montana. Tali criteri sono solo parzialmente seguiti nel disegno di legge in discussione.
Tale adeguamento ai criteri suddetti è reso difficile proprio dal notevole numero di Comunità per cui parecchie di esse, limitate per popolazione e superficie, riceverebbero un contributo irrisorio. Pare inoltre vi siano difficoltà di bilancio per incrementare eventualmente la dotazione della legge. Pertanto la Commissione ha espresso parere favorevole facendo tuttavia presente che il contributo per il 1974 deve ritenersi concesso a titolo sperimentale, con l'impegno cioè di rivedere la situazione a fine anno, in rapporto alle esigenze obiettive che si evidenzieranno.
Viene poi richiesto dalla I Commissione alla Giunta un impegno preciso di sollecitazione al governo della Repubblica in rapporto all'erogazione dei fondi previsti dalla legge 1102 e relativi ai piani di sviluppo delle Comunità.



PRESIDENTE

La discussione è aperta sul disegno di legge n. 146.



DOTTI Augusto

Signor Presidente, personalmente sono d'accordo su questa legge avendovi anche partecipato come relatore. Vorrei dire però che l'ultima sollecitazione fatta dal Consigliere Garabello alla Giunta affinch intervenga presso il governo per il finanziamento della legge sulle Comunità Montane, andrebbe accompagnata dall'altra sollecitazione relativa agli adempimenti che la legge quadro sulle Comunità Montane prevede e che riguardano le singole Regioni, cioè la presentazione e l'approvazione del piano di sviluppo regionale in base al quale si possono fare i piani che contengono previsioni di spesa per le opere che si vogliono realizzare nelle Comunità Montane.
Sì quindi agli adempimenti da parte del governo, ma anche a quelli della Giunta come organo esecutivo e sollecitatore dell'applicazione delle nostre leggi.
Io ritengo che questo sia un campo molto importante, ma non vorrei che si pensasse sempre e solamente che solo il governo centrale è carente perché purtroppo in questo caso siamo carenti anche noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Mi ricollego ad un accenno fatto dal relatore prof. Garabello, che pu anche non sembrare attinente all'oggetto della legge ma che tuttavia mi pare necessario sollevare in questa sede: riguarda le procedure necessarie per l'inizio dell'attività delle Comunità Montane. Poiché per legge gli Statuti delle Comunità Montane sono approvati con decreto del Presidente della Giunta, su parere conforme del Consiglio Regionale, risulta in contrasto con la legge la circolare che il Presidente della Giunta ha inviato ai presidenti delle Comunità montane del CO.RE.CO., agli Assessori alla delegazione regionale piemontese dell'UNCEM. Chiederei che prossime circolari fossero portate anche a conoscenza dei gruppi consiliari.
A prescindere da questo, è anche in contrasto con la legge il fatto che gli atti deliberativi con i quali le Comunità montane adottano i rispettivi Statuti sono soggetti a controllo di legittimità e di merito, per cui i medesimi e gli Statuti che ne fanno parte integrante devono essere trasmessi, ai sensi dell'art. 8 della legge regionale, ai competenti organi regionali per l'esame del controllo. Secondo noi, poiché gli statuti vengono deliberati praticamente dal Consiglio, non deve esserci in questa prima fase statutaria nessuna trasmissione ai Comitati di controllo, c'è una approvazione superiore che è quella della Regione. In questo senso quindi l'indicazione che gli atti istitutivi vadano ai CO.RE.CO. è sbagliata, tant'è che l'esperienza dimostra che i Comitati di controllo per esprimere pareri di legittimità, sono entrati nel merito e hanno respinto una serie di statuti, alcuni della provincia di Torino (vedi la Val Pellice) commettendo un arbitrio. Noi non possiamo, come Consiglio Regionale, attribuire in questa fase compiti ai Comitati di controllo che sono propri del Consiglio Regionale.
Noi quindi chiediamo che, verificata la validità di questa nostra osservazione, si provveda da parte della Giunta ad inviare una rettifica in seguito alla quale gli statuti delle Comunità Montane vengano direttamente al Consiglio Regionale senza passare attraverso i CO.RE.CO., passaggio che comporta un periodo di tempo che a giudicare dalle proteste di alcune Comunità (come è risultato nella riunione dei Capigruppo dell'altro giorno) chiama in causa negativamente il Consiglio Regionale. Noi non vogliamo che il periodo che intercorre tra l'adozione da parte delle Comunità degli statuti, il momento dell'approvazione da parte del Consiglio Regionale e il decreto del Presidente della Giunta, sia troppo lungo. Vogliamo che il tutto sia sbrigato nel giro di dieci giorni, troveremo una forma per riunire parecchi statuti insieme, ma l'importante è che al CO.RE.CO. non devono andare questi atti iniziali delle Comunità montane.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri chiedono di parlare? La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ringrazio il relatore per quanto ha detto illustrando il disegno di legge che avevo presentato ai colleghi della Giunta per la discussione portato successivamente all'esame e spero all'approvazione del Consiglio Regionale.
E' stato un atto meditato, valutato nelle sue conseguenze; vi sono state anche delle perplessità se darle carattere permanente o se limitare nel tempo questa erogazione. Ci si è riproposti attentamente il problema del numero delle Comunità, personalmente convincendomi sempre di più che sono troppo numerose; probabilmente vi sarà la prova del nove di questo principio nel momento in cui dovranno elaborare i piani di sviluppo che certamente indicheranno delle implicazioni che comporteranno delle prese di contatto, ma tant'è, bisognerà che ci sia una legge che modifichi eventualmente queste cose, al momento che non vi è altra possibilità che di erogare un contributo fisso e di aggiungere quell'altra forma contributiva che è stata sottolineata.
Desidero poi rispondere ad alcuni interrogativi che mi sono stati rivolti nei vari interventi. Intanto la sollecitazione alle Comunità montane perché non perdano del tempo nel preparare il piano di sviluppo è stata fatta e sarà ribadita in una riunione prevista per sabato mattina alle 11. Però le Comunità montane non possono prendere dei provvedimenti in termini legali fino al momento in cui non avranno il loro statuto approvato, esigenza fondamentale per il loro successivo funzionamento.
E parlando di statuto e di CO.RE.CO., non è che ci sia bisogno di una verifica (che io non rifiuto mai) ma non è che la cosa sia andata così sprovvedutamente, bensì abbiamo fatto questa considerazione: si tratta della delibera di una Comunità in un certo senso paragonabile ad un consorzio di Comuni, evidentemente le delibere dei Consorzi di Comuni e pertanto le delibere delle Comunità sono soggette ad un controllo di legittimità e nei limiti strettissimi dell'altro controllo. A chi spetta questo? Evidentemente spetta ad un organo esistente, che è il CO.RE.CO.
altrimenti che cosa si sarebbe da prevedere? Che gli statuti non approvati dai CO.RE.CO. venissero al Consiglio, che questo organo li approvasse o non li approvasse, che il Presidente della Giunta emettesse il decreto per la validità, ma si trattava di una delibera del Consiglio e come tale a sua volta soggetta al controllo dell'organo superiore che controlla gli atti della Regione. E fatta l'ipotesi che quel controllo dicesse che uno statuto non andava, si aveva lo statuto addirittura pubblicato con il decreto del Presidente che sarebbe caduto nel nulla.



BERTI Antonio

Succede comunque signor Presidente, al limite il Consiglio Regionale modificherà il giudizio dei CO.RE.CO.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' già un discorso diverso, noi questo lo abbiamo fatto per accelerare i tempi. Che possono essersi verificati anche qui degli inconvenienti come per altre cose dei CO.RE.CO. non lo metto assolutamente in dubbio, possono esserci stati anche degli errori, non lo so, non mi sono stati indicati e non sono in condizione di poterlo dire, l'esperienza che vivo in questi giorni è che molte proteste fatte per decisioni del CO.RE.CO. sono assolutamente infondate per quanto attiene al controllo di legittimità e ne daremo conto parlandone specificamente qui.
Io ritengo che sia un modo di accelerare le cose e la Giunta pensa di portare all'esame del Consiglio gli statuti a mano a mano che sono pronti non aspettare che ci siamo tutti, per andare avanti rapidamente in maniera che una Comunità sollecita può districarsi e mettersi a lavorare.
Circa l'impegno verso il governo che è stato opportunamente sollecitato dal Consigliere Garabello nella sua qualità di Presidente, desidero informare lui e l'intero Consiglio che la cosa è stata già fatta personalmente parlando con il Ministro Ferrari Aggradi il quale ha dato disposizione che i due contributi 1972/73 vengano rapidamente posti a disposizione delle varie Comunità. Non soltanto, ma presentatagli in sede di riunione interregionale ed interministeriale l'esigenza della copertura della legge di fondo del dicembre dell'anno scorso che resterebbe scoperta per il 1975 se non intervenisse un nuovo provvedimento legislativo, si è ottenuta con il concorso, modesto finché volete, dell'istanza presentata da chi ha l'onore di parlarvi questa mattina, la certezza che in questi giorni si sta elaborando anche quel testo legislativo.
Penso e credo pertanto che valga la pena di procedere, salva quella verifica che mi riservo di fare. Mi auguro che le Comunità montane nell'approvazione della legge di oggi trovino un'altra possibilità per camminare avanti in quella grossa responsabilità che si sono assunte di fare rinascere la montagna del nostro Piemonte.
Sulle circolari inviate ai Gruppi la Segreteria ha preso nota e quindi provvederemo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

A nostro giudizio le due cose vanno staccate, volendo accettare la sua tesi; al limite il CO.RE.CO. deve verificare se la deliberazione di adozione è legittima, se c'è il numero giusto, ma non può entrare nel merito, lo statuto è un atto politico del Consiglio Regionale e in questo senso ci deve essere una precisazione. La realtà (lei potrà informarsi) dimostra che il CO.RE.CO. è entrato nel merito degli atti e li ha respinti il che è un arbitrio. E in questo senso noi chiediamo di verificare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Desidero assicurare l'adempimento di questo accertamento.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Dichiaro chiusa la discussione generale e passo alle dichiarazioni di voto. Qualcuno chiede la parola? Passiamo allora alla votazione della legge.
Disegno di legge regionale n. 146 presentato dalla Giunta regionale in data 13.2.1974 "Contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità montane".
Art. 1 Alle singole Comunità Montane, istituite con la legge regionale 11 agosto 1973 n. 17, è concesso un contributo per le spese di funzionamento dei loro uffici nella misura annua di lire sei milioni.
Tale contributo è elevato: di lire cinquanta per ogni abitante residente nelle zone montane in base ai dati dell'ultimo censimento della popolazione di lire cinquanta per ogni ettaro di superficie in zone classificate montane.
Ai fini della determinazione del contributo aggiuntivo, di cui al precedente comma, le zone montane sono quelle considerate tali ai sensi delle vigenti disposizioni di legge.
Se nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 42. Hanno risposto sì 42 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 - (Disposizioni finanziarie) Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa annua di lire 360.000.000. Per l'anno 1974 si provvede mediante riduzione di pari ammontare dello stanziamento di cui al capitolo numero 1018 dello stato di previsione della spesa per l'anno in corso, con l'istituzione nello stato di previsione medesimo, del capitolo n. 39 con la denominazione "Contributi nelle spese di funzionamento delle Comunità Montane" e con lo stanziamento di lire 360 milioni.
A partire dall'anno 1975 all'onere di cui al primo comma si provvederà iscrivendo un apposito capitolo, come sopra denominato, nello stato di previsione della spesa degli esercizi finanziari corrispondenti.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Poiché nessuno chiede di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: Presenti e votanti 41. Hanno risposto sì 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero disegno di legge. Si proceda per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione finale: Presenti e votanti 41. Hanno risposto sì 41 Consiglieri.
Il disegno di legge n. 146 è approvato.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Sistema ferroviario piemontese. Parere


PRESIDENTE

Restano ancora, come da intesa con i Capigruppo, due adempimenti: l'uno è il "Sistema ferroviario piemontese. Parere", l'altro è l'esame della mozione urgente presentata dai Consiglieri Berti, Sanlorenzo e Ferraris in ordine al problema del latte. La mozione è stata distribuita, ne ho già dato comunicazione nel corso della seduta, ma vorrei fare un chiarimento prima di dare la parola al Presidente della Giunta che l'ha chiesta.
La Giunta, nel dialogo che ha con le Ferrovie per l'intero sistema ferroviario del Piemonte e per il piano pluriennale delle Ferrovie, intende portare il parere all'esame del Consiglio non perché una norma di legge la preveda, ma per un concetto allargato di partecipazione dell'intero Consiglio a questo problema.
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Volevo solo chiarire quanto lei ha già detto.



PRESIDENTE

Allora ha la parola l'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, la Giunta Regionale, nel riproporre al Consiglio il documento che era stato elaborato dalla Giunta precedente, ha voluto sottolineare l'esigenza che il Consiglio Regionale si pronunci su una serie di problemi che investono il sistema ferroviario nella prospettiva della definizione del piano poliennale delle Ferrovie da parte della direzione generale delle FF.SS. Le scelte che si opereranno nei prossimi mesi influenzeranno in larga misura problemi di assetto, di equilibramento della struttura territoriale della nostra Regione; questo è un ordine di problemi sul quale la Giunta vorrebbe pronunciarsi in un rapporto che si è già aperto con le FF.SS. ma che dovrà concludersi nei prossimi due mesi, avendo il conforto del Consiglio soprattutto ancora in assenza di un piano regionale di sviluppo della Regione che queste cose definisca e inquadri in un contesto coerente.
Nel documento che è stato presentato all'esame e alla valutazione del Consiglio, la Giunta ha cercato di tener conto di questi problemi e dall'esame della situazione della rete ferroviaria piemontese, che è una situazione di estrema arretratezza, tra le più marcate che sia dato di registrare oggi in Italia, ha cercato di individuare i problemi prioritari che la Regione ritiene di dover indicare al governo nazionale, al Ministero dei Trasporti per quanto riguarda i trasporti ferroviari: il traffico merci e il movimento dei pendolari di massa.
Per il traffico merci si tratta di pervenire agli obiettivi che sono stati indicati, quali il trasferimento dalla strada alla ferrovia di una rilevante aliquota di traffico a lunga distanza che oggi non si serve del sistema ferroviario per l'arretratezza e le strozzature che questo denuncia.
Il secondo obiettivo è il miglioramento del transito attraverso il Piemonte del traffico merci con provenienza o destinazione all'estero per decongestionare il nodo di Torino.
Per il movimento dei pendolari la Giunta ritiene di dovere fare un grosso sforzo in materia di investimenti sul sistema ferroviario e i mezzi di trasporto adatti, perché non c'è dubbio che in prospettiva la soluzione della mobilità nell'area regionale non può non puntare come condizione strutturale su un netto miglioramento delle condizioni di trasporto attraverso il sistema ferroviario.
La crisi energetica che è seguita alla predisposizione di questo documento non ha fatto che rendere più drammatico, più urgente questo tipo di intervento, perché non c'é dubbio che accentuerà la domanda di trasporto mediante mezzi di trasporto collettivi, in particolare ferroviari, sulle principali direttrici, che oggi sono in condizioni estremamente precarie per cui i pendolari sono stati indotti a servirsene intorno al 10/15%.
Per raggiungere gli obiettivi che la Giunta ha indicato al Consiglio l'Assessorato ai Trasporti ha cercato di individuare un quadro di interventi sul sistema ferroviario che si articola su quattro nodi principali: Torino, Novara, Domodossola e Alessandria; soprattutto ha cercato di individuare delle linee di comunicazione alternative rispetto al traffico merci a lunga distanza che oggi confluiscono su Torino e che sono gli assi portanti dell'attuale sistema di comunicazione. Direi che lo sviluppo del Piemonte, che naturalmente ha degli elementi traenti di un certo tipo di organizzazione dello sviluppo industriale, si è determinato con le caratteristiche attuali per il fatto che si è organizzato il sistema delle grandi comunicazioni, quelle ferroviarie in particolare, attraverso linee di comunicazione convergenti su Torino di cui l'asse portante è la forcella che possiamo individuare tra Modane-Torino-Milano-Genova. Per realizzare quelle condizioni di cui si parlava, occorrono dei flussi alternativi che decongestionino l'area metropolitana e che al tempo stesso servano, in una visione di assetto territoriale più equilibrato, linee di comunicazione alternative rispetto a queste. La Giunta le ha individuate in due grandi assi: la linea Domodossola-Novara-Mortara-Alessandria con diramazioni verso i porti liguri, e una linea (che in prospettiva dovrà assumere una grossa importanza strategica con la realizzazione della Cuneo Nizza) la Cuneo-Asti-Casale-Mortara ed eventuali diramazioni per i flussi est-ovest che non hanno origine e destinazione in Torino.
Un disegno di questo genere dovrebbe mettere il sistema ferroviario al servizio di una diversa politica di equilibrio territoriale e valorizzare una serie di linee che sono state in passato considerate rami secondari o addirittura rami secchi e che in prospettiva possono acquistare un ruolo strategico ai fini di uno sviluppo regionale di notevole rilievo.
Naturalmente in questo contesto assumono importanza rilevante alcune altre linee, pure considerate rami secondari o rami secchi, che devono diventare linee di alleggerimento alternative rispetto ai grandi assi oggi estremamente congestionati, come ad esempio la Chivasso-Casale-Mortara e altre linee secondarie che nel documento sono state indicate.
Si tratta di fissare la proposta della Giunta a questo scopo - una posizione della Regione Piemonte relativa ai programmi di investimenti delle FF.SS. che veda di saldare organicamente e dare una soluzione coerente, rispetto alle linee di programmazione regionale, agli investimenti nel sistema ferroviario e che quindi, riconosciute le esigenze di intervento sul nodo di Torino che è oggi la strozzatura più grossa del sistema ferroviario torinese, sappia però anche proporre delle indicazioni di intervento e di investimento da parte delle FF.SS. che abbiano una visione più organica, più ampia che quella di una semplice razionalizzazione del sistema ferroviario che riescano a saldare le esigenze di equilibramento dell'assetto regionale con gli obiettivi di fondo che ho citato e che riguardano i problemi della mobilità delle merci e delle persone nell'area regionale.
A questa illustrazione sommaria che la Giunta ritiene di dover fare del documento che è stato presentato, vorrei ancora aggiungere alcune considerazioni di carattere più politico e operativo: la direzione generale delle FF.SS. sta cominciando a definire, a livello di Comitato Tecnico, in rapporto con i sindacati, il programma di investimento del primo quinquennio 1975/80 del piano pluriennale, ogni sforzo deve essere fatto rispetto al Governo perché gli stanziamenti previsti per il piano poliennale e l'arco stesso del piano assumano maggiore consistenza in prospettiva di quelli attuali, ma è evidente che se non ci saranno modificazioni del volume di investimenti in materia ferroviaria, la Regione Piemonte dovrà insistere su alcuni ordini di priorità, in particolare nel primo quinquennio.
E da questo punto di vista, in aggiunta a quanto è stato espresso in questo documento, devo sottolineare che è particolarmente importante che tra i primi e più significativi interventi si provveda immediatamente a risolvere alcune strozzature che riguardano il nodo di Torino che condizionano l'intera rete regionale, parlo del quadruplicamento di Trofarello e della messa in funzione rapida dello scalo di Orbassano; è importante che il nuovo scalo merci venga immediatamente messo in funzione perché è la condizione per iniziare una serie di operazioni di ammodernamento e di messa in funzione di stazioni come il Lingotto, Porta Nuova, ma è altrettanto importante che un'aliquota consistente degli investimenti che le FF.SS. potranno fare nel prossimo quinquennio, come prima tranche del piano poliennale, venga indirizzata nella direzione che la Giunta Regionale propone. Tra le indicazioni prioritarie ci sono certamente quelle della linea alternativa di alleggerimento della Torino Milano, cioè la Chivasso-Casale-Mortara e della direttrice Domodossola Novara-Alessandria come inizio di una politica di riorganizzazione e ristrutturazione del sistema ferroviario.
Un'indicazione in questo senso, se confortata dal parere positivo e da un voto del Consiglio Regionale, non può che rafforzare e rendere più significativa e più valida la posizione che la Giunta prenderà su questi problemi nei confronti con la direzione generale delle FF.SS. e col Ministero dei Trasporti, e rendere più produttiva l'azione politica che ci proponiamo di sviluppare nei prossimi due o tre mesi attraverso il programma di investimenti delle FF.SS. per il prossimo quinquennio già si possono raggiungere dei risultati significativi sui problemi generali che la Giunta ha ritenuto di dover sottolineare.



PRESIDENZA DEL VlCEPRESIDENTE SANLORENZO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è indubbio che quanto stiamo esaminando costituisce forse il primo atto concreto di programmazione che come Consiglio Regionale affrontiamo. I grossi problemi che si pongono al Consiglio Regionale e alla Regione Piemonte sono noti: la decongestione dell'area metropolitana - che ha conosciuto, proprio per la capacità di aggregazione insita nelle strutture economiche che si erano realizzate in questo tessuto, una situazione di caos e di carenza fortissima di servizi sociali - ed il riequilibrio di tutto l'assetto regionale.
La sfera di singole competenze e quelli che devono essere gli obblighi e le necessità prioritarie a carico dello Stato mi pare siano chiaramente indicati nel documento della Giunta.
Il duplice attestamento per esempio dei convogli provenienti dalla direttrice Milano che si spinge fino alla periferia sud di Torino, mentre all'opposto i convogli che arrivano dal sud e dall'ovest del Piemonte vengono attestati alla periferia est, rappresenta già nell'ambito dell'area metropolitana un inizio di fluidificazione di traffico.
Secondo problema che si ha immediatamente dopo avere tracciato le grandi linee di azione e proprio per evitare che tutto converga su Torino (quella era un po' la concezione originaria del sistema ferroviario piemontese nel suo sorgere con Torino capitale) c'è la necessità di porre già in esame il problema dello sfruttamento che indubbiamente le FF.SS. non effettueranno di tutti i rami da loro considerati secchi e che oggi, in una visione più attenta di quelle che sono le necessità regionali, dimostrano la loro validità in una funzione di riequilibrio e di rilancio di livelli sociali, di vita migliore per quelle popolazioni che sono mal servite oggi dai trasporti sociali.
Ed allora si pongono delle soluzioni sulle quali la Regione si deve impegnare, qualcosa si e già avviato in questo senso, ma il dibattito deve affrontare anche la prospettiva delle linee ferroviarie Torino-Torre Pellice, Airasca-Dronero-Cuneo, Ovada, Acqui, Asti, Chivasso, Ivrea Castagnole-Nizza (che qualcuno in Commissione definì la migliore linea di supporto, mi pare fosse il collega Marchesotti, dell'economia vinicola di quella zona) oltre a tutto il sistema ferroviario del biellese.
Sul tema dell'assunzione da parte della Regione di responsabilità diretta in sostituzione di quella delle FF.SS., i quali, per quanto facciano, non prenderanno mai in considerazione la possibilità di rendere più idoneo, più pratico, più snello, più rapido il traffico ed il collegamento regionale, mi pare che il Consiglio Regionale dovrebbe cominciare a prendere posizione, anche perché esistono, escluse le funzioni a noi delegate, dei problemi che possono alterare completamente quella che è una politica di strutture e di trasporti che all'improvviso ci possiamo trovare di fronte (su questo argomento giorni fa presentai un'interrogazione alla quale aspetto ancora risposta) come il sorgere di una nuova arteria di comunicazione su gomma per trasporto privato, la Torino-Pinerolo, quando invece, da un esame attento delle comunicazioni regionali - a parte il sistema viario stradale che esiste tra il capoluogo regionale e questo importante centro della nostra Provincia - esiste già una linea ferroviaria, che nelle condizioni attuali non assolve né a funzioni commerciali, né a quelle di trasporto pubblico in modo adeguato ma può diventare un elemento di rapido collegamento non solo di questo importante centro, ma di tutte quelle zone agricole che oggi vivono emarginate dal grande contesto cittadino, dove risiedono persone che hanno possibilità di lavoro nell'area metropolitana e che quindi sono invogliate se non possono usufruire di servizi pubblici rapidi, funzionali, moderni ed efficienti, a inurbarsi determinando un'ulteriore congestione di cui l'area torinese ne è un continuo esempio.
Ecco pertanto che esprimiamo un parere favorevole a questa prima azione consultiva, ma concreta a livello programmatorio e di questo va dato atto non ci si deve però fermare, a livello di Consiglio Regionale, al parere o al peso politico che dobbiamo dare, sentire come Regione Piemonte su certe scelte che l'Amministrazione delle FF.SS. deve compiere, ma occorre una azione nostra autonoma in sostituzione delle possibilità concrete che le FF.SS. non possono più sfruttare con quella vecchia definizione dei rami secchi.
Infine un problema di estrema importanza. Se vogliamo attuare una funzione programmatoria per quei due obiettivi che chiaramente tutte le forze politiche qui esistenti hanno sempre riconosciuto, cioè decongestionamento dell'area metropolitana e riequilibrio di tutto l'assetto territoriale piemontese, bisogna che ci rendiamo conto di quanto sta avvenendo nell'area metropolitana, di che mole sono gli investimenti. E qui c'è l'altro fenomeno che sta maturando la nostra funzione programmatoria, in seguito a direttive dell'autorità centrale si fa un'autostrada di 20 km da Pinerolo a Torino non risolvendo nulla, tagliando ulteriormente questa ultima fertile plaga che la nostra provincia presenta ancora: nel contempo la metropolitana di Torino, come viene attuata nell'autonomia che è riconosciuta agli Enti locali, premierà sempre di più un discorso di agglomerazione e di inurbamento e quindi di congestione e non di snellimento tale da permettere a coloro che vivono in zone agricole di godere degli stessi vantaggi di chi vive in città, e questa possibilità la possono avere se diamo dei servizi pubblici rapidi, funzionali. D'altra parte i Paesi che hanno conosciuto prima di noi il passaggio dall'agricoltura a una industrializzazione violenta ed eccessiva (come la zona londinese o la zona della Ruhr) hanno immediatamente affrontato questi problemi per evitare che col fenomeno dell'inurbamento possano sorgere tutti quei caratteri deteriori che molte volte abbiamo denunciato e che impongono un successivo sperpero di denaro pubblico per risolvere delle situazioni che con una diversa politica di trasporti si sarebbero potute evitare.
L'Assessore ha accennato ad un primo intervento regionale indipendentemente dall'autorità centrale, nel campo dei trasporti pubblici dell'ordine di 130/150 miliardi. Noi pensiamo che per la città di Torino questa cifra non risolva assolutamente nulla se si pensa che per una sola linea metropolitana si prevede un intervento di 400 miliardi. Io penso che il Consiglio Regionale deve, indipendentemente dall'approvazione di questo tipo di opera, sollecitare la Giunta ad un duplice discorso: un attento esame di una politica sostitutiva delle FF.SS. e una fiera difesa contro azioni che senza il nostro controllo possono far crollare tutta quanta la politica di programmazione dei trasporti, come l'accennata autostrada Torino-Pinerolo, come la realizzazione di una linea metropolitana che assorbirebbero e l'una e l'altro, capitali di una tale entità che invece in minima parte impegnati in una politica di razionalizzazione di quello che i nostri vecchi ci hanno lasciato, con altre concezioni, con altre finalità, oggi potrebbe darci soluzioni molto più valide di riequilibrio territoriale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dotti, ne ha facoltà.



DOTTI Augusto

Signor Presidente, egregi colleghi, desidero parlare come Presidente della II Commissione che ha consegnato a lei il parere sulle proposte della Giunta. Avrei voluto essere abbastanza aggressivo, direi incisivo, ma in quest'aula un po' distratta è difficile fare della politica, evidentemente il tempo piovoso e freddo e l'aula riscaldata fanno dimenticare la carenza di combustibili solidi e liquidi e mettono in second'ordine il piano regionale dei trasporti che anticipa la politica di sviluppo del piano regionale che non è ancora stato presentato al Consiglio e quindi anticipa anche il piano di sviluppo dei trasporti regionali che avrebbe dovuto trarre ispirazione dal primo, sia trasporti su strada che su ferrovia.
Devo dire che la Commissione all'unanimità ha approvato le proposte della Giunta e anzi dobbiamo felicitarci una volta tanto con la Giunta di avere colto i problemi essenziali del sistema ferroviario in Piemonte per quanto riguarda l'ammodernamento ed il potenziamento nell'immediato futuro che è gravido ancora per molti anni di queste implicazioni dovute alla carenza mondiale di energia primaria.
Noi siamo d'accordo con la Giunta che vengano aumentati in sede nazionale gli stanziamenti al piano poliennale di sviluppo delle ferrovie soprattutto in considerazione dell'attuale svalutazione monetaria se pensiamo che i 4000 miliardi proposti qualche anno fa oggi non bastano.
Siamo anche d'accordo di abbreviare il periodo di realizzazione delle opere previste, specialmente nel primo periodo, riducendo da cinque a tre anni lo stanziamento dei duemila miliardi (eventualmente incrementati) perché come diceva il Consigliere Rossotto di questa cifra ben poche decine di miliardi all'anno saranno destinate al Piemonte, io penso intorno ai venti miliardi o poco più e con venti miliardi si fa a malapena un discreto capannone di una discreta azienda.
Siamo d'accordo con la Giunta di potenziare le linee alternative della direzione sud-nord, la Genova-Alessandria-Novara-Domodossola e della direzione ovest-est, la Torino-Chivasso-Casale-Mortara che prosegue per Milano.
Siamo ugualmente d'accordo con la Giunta di richiamare le Ferrovie sul sistema ferroviario piemontese che riteniamo ancora valido e diamo atto ai nostri padri di avere sviluppato un sistema di trasporti in Piemonte assai valido. Noi riteniamo quindi che il richiamare le FF.SS. ad ammodernare e potenziare le ferrovie secondarie del Biellese, nel Vercellese, nel Monferrato, nell'Albese, nelle Langhe e nel Cuneese sia cosa assai valida.
E veniamo a discutere dell'area metropolitana di Torino? Nella mia relazione al primo bilancio della Regione avevo affermato, ed erano tutti d'accordo con me, che si dovesse attuare il principio del decentramento delle attività (non dico decongestionare ma decentrare almeno) alla periferia del Piemonte. Ora la Giunta propone per l'area metropolitana torinese di decentrare alla periferia il sistema dei trasporti potenziandolo. Si parla della ferrovia metropolitana di Torino ed al Comune di Torino io stesso ero stato allora portatore del relativo progetto, ma oggi sono in grande dubbio circa la sua realizzazione così come allora lo avevo previsto. A quel tempo si parlava di 80/90 miliardi per la prima linea metropolitana, oggi non ne basterebbero 140 se si pensa che ancora non sono incominciati i lavori e non si sa quando finiranno, e se in riferimento a questa cifra (oggi ancora molto approssimativa ed inferiore certamente alle spese che si faranno) i piani previsti dalle Ferrovie come realizzazione di opere indicate per il Compartimento di Torino non arrivano nemmeno ai 94 miliardi in tutto il Piemonte. Quindi necessità di spendere bene questi denari per la prima linea metropolitana torinese che, come ha detto il Consigliere Rossotto, non serve che ad alleviare un poco il traffico in superficie della rete tranviaria urbana del Comune di Torino cioè 36 milioni all'anno di passeggeri trasportati in meno dalla A.T.M. che oggi assommano a oltre 300 milioni. La ferrovia metropolitana torinese assolverebbe dunque solamente ad un decimo di quello che è attualmente il traffico sviluppato da parte dell'A.T.M. Dobbiamo veramente spendere questo denaro per portare un aiuto così modesto al traffico urbano, quando il traffico di superficie può essere alleviato mediante accorgimenti molto più semplici, quando siamo tuttora in presenza di un progetto di legge nazionale per proibire il traffico delle vetture private nei centri storici? Sono tutte questioni che si pongono all'attenzione del Consiglio Regionale e anche del Comune di Torino, direi proprio che si pongono delle alternative veramente originali e valide.
I signori Consiglieri regionali possono questa mattina leggere sulla stampa cittadina un argomento che è all'ordine del giorno a Firenze: finalmente, dicono gli amministratori regionali fiorentini, dopo tanti dibattiti siamo riusciti a convincere le Ferrovie ad un dialogo, per cui si prevede che la linea direttissima Roma-Firenze-Bologna passi attraverso il centro storico di Firenze permettendo quindi un attraversamento rapido della città.
Confortati anche da questo dialogo, potremmo dire alle autorità cittadine di pensare se non sia il caso finalmente di intavolare un simile argomento con le Ferrovie perché attualmente le Ferrovie non servono alla pendolarità, alla mobilità dei lavoratori che vogliono attraversare Torino.
Porta Nuova serve poco dal nord al centro e dal sud al centro, ma non permette di attraversare la città. Si potrebbe pensare (e non si scandalizzino gli amministratori della metropolitana torinese) che la linea metropolitana potrebbe meglio svolgersi sull'attuale percorso ferroviario mentre nella galleria metropolitana si potrebbe instradare la ferrovia, per cui avremmo un collegamento diretto Trofarello-Moncalieri-Settimo-Chivasso (porto via la parola al nostro amico Rivalta che meglio di me potrà spiegare l'utilità di queste idee, rivoluzionarie ma così logiche, coerenti e razionali).
Sono cose che sembrano nuove, che sembrano strane, ma io stesso che avevo presentato quel progetto al Comune di Torino me ne faccio una colpa in questo momento, però allora non si poteva pensare diversamente anche per poter usufruire degli stanziamenti che la legge sulle metropolitane prevedeva per le tre città di Torino, Roma e Napoli. Sarebbe stato veramente un peccato perdere quel finanziamento.
Ed è in quest'ottica che faccio ancora i miei complimenti alla Giunta per aver pensato di potenziare le linee secondarie ferroviarie che circondano Torino: la Torino-Pinerolo, la Torino-Lanzo, la Torino-Rivarolo e la Torino-Chieri, linee che si irradiano da Torino verso il sud e verso il nord e che sarebbero molto efficaci per collegare l'eventuale futura linea ferroviaria metropolitana.
l Consiglieri regionali presenti in questo consesso, che sfogliano i giornali informandosi della festa del papà che avrà luogo il 19 di marzo ritengono più interessanti gli argomenti di tipo familiare a quelli che invece per la prima volta vengono presentati in Consiglio e che danno un certo indirizzo di realizzazione pratica al piano di sviluppo regionale del Piemonte.
Io non mi voglio dilungare ancora, ma ricordo l'ultimo argomento che abbiamo discusso in Commissione, cioè la costituzione di un Comitato regionale di coordinamento dei trasporti che riteniamo indispensabile sia istituzionalizzato attraverso una legge regionale affinché non informalmente , ma ufficialmente, partecipandovi tutti gli enti interessati, si possano esprimere pareri di carattere regionale nei confronti anche degli enti statali.
Chiedo venia di questa mia conversazione leggermente polemica e ringrazio il Presidente per l'ascolto.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Presidente della II Commissione per la sua relazione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchesotti, ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Io credo che sarebbe stato più giusto, al fine di esporre compiutamente al Consiglio il lavoro della II Commissione, se tutto il materiale, in particolare il documento della Giunta e le osservazioni della Commissione fosse stato presentato dal relatore Dotti Presidente della II Commissione probabilmente il giudizio sarebbe risultato più facile e di maggiore comprensione i contributi che sono venuti dalle varie parti.
L'opinione che ha espresso qui Dotti è certamente condivisa dai membri della II Commissione che hanno partecipato al dibattito; è evidente che un passo avanti nella direzione giusta è stato fatto. Questo nuovo elemento positivo è dovuto al fatto che a mano a mano che si approfondiscono i problemi del trasporto, legati allo sviluppo del Piemonte e all'assetto del territorio, non si può non constatare che il costo del trasporto privato è diventato insostenibile per i lavoratori. Infatti, se si pensa che un lavoratore che abita a venti km di distanza dal luogo di lavoro ha una spesa giornaliera di lire mille soltanto per la benzina (24/25.000 lire al mese), è evidente che con la crisi energetica e con l'aumento della benzina i trasporti pubblici rispetto alla mobilità e quindi alla residenza dei lavoratori sono un elemento di un nuovo tipo di sviluppo e determinanti per scoraggiare una nuova e fortissima pressione nel settore della casa e dell'inevitabile urbanesimo.
Pertanto dall'ulteriore congestione e dall' accentramento che ne deriverebbe all'area metropolitana torinese, si avrebbe un danno consistente a tutto il Piemonte, il che verrebbe ad aggravare tutti gli squilibri, a confermare gli errori commessi sin qui e a smentire le dichiarazioni e gli impegni dei gruppi politici di questo Consiglio assunti in relazione agli obiettivi del piano regionale di sviluppo; decentramento e decongestionamento dell'area di Torino.
Poiché sono rimasti fermi tali obiettivi, che peraltro nessuno mostra di volere mettere in discussione, per andare ad un intervento risolutore o quanto meno per dare inizio alla radicale correzione dei gravi errori commessi e denunciati, occorre che ci sia un impegno serio, a far saltare il concetto che è alla base degli inadeguati ed errati interventi delle stesse FF.SS., fatti soltanto sulle linee di grande traffico (Torino Genova, Torino-Milano, Milano-Genova). Sono gli errori relativi alla progettazione della linea uno della metropolitana, al non intervento dei servizi pubblici di trasporto urbano e di linea, allo sviluppo incontrollato del trasporto privato. Occorre affrontare invece il discorso dei trasporti pubblici con una visione regionale atta a generare interventi ed investimenti a brevissimo termine sul valido sistema ferroviario piemontese, nel suo complesso, per fargli assolvere la funzione motrice nelle quindici aree ecologiche. Sembra essere assodato che in materia di trasporti, il meglio per l'area di Torino vuole senz'altro dire il peggio per il resto del Piemonte, mentre migliorare il resto del Piemonte non vuole dire peggiorare ulteriormente l'area di Torino, anzi, i risultati sarebbero opposti.
Sono in contrasto però con questa linea - e occorre sottolinearlo in un dibattito sulle questioni del trasporto e dell'assetto del territorio - le iniziative di Borgaro, quelle della linea uno della metropolitana e della seconda pista di Caselle. Queste iniziative, così come si presentano, sono in contrasto con gli obiettivi del piano che ci stiamo dando e con le conclusioni alle quali noi riteniamo debba pervenire il Consiglio Regionale.
Siamo d'accordo pertanto con le osservazioni fatte dalla Giunta al piano poliennale delle ferrovie, integrate con quelle della II Commissione contenute nei due documenti al nostro esame, anche perché la Giunta stessa mancando di un ufficio o di una struttura adeguata a studiare e a proporre ipotesi e soluzioni su questo argomento, ha assunto come piattaforma per le sue osservazioni le valide proposte dei sindacati. Un impegno in questa direzione mi pare che l'Assessore Gandolfi lo abbia già assunto nella sua relazione e la Giunta dovrebbe discutere l'utilizzazione dei 94 o 97 miliardi, che dovrebbero venire alla Regione Piemonte, quale stanziamento del piano poliennale per i primi cinque anni. Contemporaneamente il Consiglio Regionale deve chiedere che questi fondi siano aumentati comunque siano ridotti i tempi di applicazione e che i 94/97 miliardi si utilizzino per lo sviluppo del Piemonte e per cambiare il meccanismo che fino ad oggi ha generato gli squilibri che noi conosciamo.
L'intervento proposto dalla Giunta sulle ferrovie secondarie Torino Rivarolo, Torino-Ciriè, Lanzo di per sé interessanti, se non comporta oneri per la Regione (e questa è una questione da vedere) crea nel non chiaro contesto attuale dubbi seri in quanto per funzionare deve essere collegato alle soluzioni delle FF.SS. e alle soluzioni che saranno date all'area di Torino. E' quindi in questo contesto che va inserito e valutato per darne un giudizio certo e definitivo.
Ci sembra inoltre si ponga con una certa urgenza il problema della gestione del servizio pubblico di trasporto nell'area di Torino, altrimenti potrebbe aumentare la confusione e generare il caos. Si pensi alle FF.SS.
presenti, al progetto per la metropolitana, alla A.T.M., alla Torino Rivoli, alla SATTI. Anche supposto, il che non è sempre assodato, che le soluzioni tecniche siano risolvibili, gli interessi aziendali e politici di un quadro di questo tipo sono troppi per trovare un punto di incontro valido a favore dell'utente.
Si impone quindi con urgenza la necessità di costituire uno strumento ed una sede che metta a confronto unitariamente il Consiglio Regionale con le FF.SS., con i sindacati, con gli Enti locali singoli ed associati interessati tutti alla soluzione del problema del trasporto pubblico in Piemonte. Poiché abbiamo unanimemente giustamente scartato l'ente regionale dei trasporti, occorre costituire subito il Comitato regionale di coordinamento dei trasporti ed in tale sede il confronto sarà certamente ravvicinato ed immediato, le soluzioni saranno più rapide e pertanto incisive. Poiché sembra non esistano difficoltà politiche, almeno dal dibattito nella II Commissione, noi sollecitiamo la rapida costituzione del Comitato di coordinamento.
Ritengo che al governo dovranno andare sia il documento della Giunta sia le osservazioni della II Commissione come elemento integrante e di completamento, sia l'ordine del giorno del Consiglio che il Consiglio Regionale si appresta a discutere e ad approvare.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, questo dibattito, che è incominciato, come diceva Dotti, in sordina, tra l'indifferenza pressoché generale, verte su quella che è probabilmente una delle iniziative più importanti che abbiamo preso in questi ultimi tempi, è cioè il primo tentativo di dare un minimo di razionalizzazione, sia pure nell'ambito dei nostri poteri, ai trasporti regionali.
Il Gruppo socialista ha esaminato sia il documento della Giunta sia il parere della II Commissione ed anche l'ordine del giorno che sarà presentato in Consiglio, e vi ha trovato una serie di osservazioni che ci trovano largamente consenzienti, in quanto vengono ampiamente incontro ai presupposti su cui si fonda la Sinistra, in tutte le sue variegazioni, in questa Regione; considerazioni che non ricorderò in dettaglio ma che mi limiterò a ribadire: le infrastrutture del trasporto pubblico sono sempre più deboli nella nostra Regione, il trasporto pubblico non è più in grado di fronteggiare la richiesta di utenza.
Il Piano delle Ferrovie dello Stato aumenta gli squilibri, invece che attenuarli; occorre potenziare, invece, rovesciando la tendenza in atto, il servizio pubblico urbano ed extra-urbano.
Abbiamo sentito esporre concetti di notevole interesse, oltre che dal Consigliere Rossotto, anche e soprattutto dal Consigliere Dotti.
L'intervento del Consigliere Dotti può aver meravigliato alcuni di noi, ma non certo quelli che meglio conoscono le sue osservazioni anche in altri campi. Rovesciando una sua stessa proposta di alcuni anni fa, a proposito della Metropolitana torinese, egli ha esposto linee largamente accettabili credo, dall'intero Consiglio regionale, sulle quali sarà molto interessante vedere come si muoveranno i vari Gruppi. In sostanza, egli ha confermato quello che aveva già scritto sull'opportunità di indirizzare gli stanziamenti già previsti per Torino in un piano organico più generale, che riguardi non solo Torino ma anche il resto del Piemonte. Ecco la novità di questo dibattito e la novità probabilmente di quello che è emerso nella II Commissione, cioè un preciso indirizzo che riguarda l'utilizzazione degli stanziamenti previsti per la Metropolitana di Torino per un piano regionale.
La mia domanda ora è: siamo ancora in tempo a far questo? O il progetto della Metropolitana, nella sua logica, che molti di noi ritengono sbagliata, è andato troppo avanti perché gli stanziamenti ad essa destinati possano essere per un piano globale? Credo che questa alternativa debba essere oggetto dell'esame e dell'intervento della Giunta in questo campo.
In questo senso ci rivolgiamo alla Giunta affinché faccia proprie le osservazioni della II Commissione e le porti avanti, se, come speriamo essa le accetta.
Siamo anche d'accordo su una proposta che è stata sempre sostenuta dal P.S.I.: l'opportunità di dare una gestione unitaria a tutto il servizio pubblico dei trasporti, per quanto riguarda le Ferrovie dello Stato, la Metropolitana, l'A.T.M., la Torino-Rivoli, la Satti e gli altri enti interessati. E quindi, visto che mi pare siamo anche tutti d'accordo sulla inopportunità, per lo meno per ora, della creazione dell'Ente regionale dei trasporti, è necessario muoversi il più rapidamente possibile verso la creazione di quel Comitato regionale di collegamento dei trasporti che auspicato dal nostro Partito nel suo programma, è diventato patrimonio della Giunta. Grazie.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Immagino che l'Assessore Gandolfi vorrà replicare. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo, relatore

Vorrei solo riprendere rapidamente alcune osservazioni che sono state fatte, rispondendo a nome della Giunta.
Innanzitutto, su una osservazione, alla quale terrei a rispondere in modo formale, del Consigliere Marchesotti circa il fatto che la Giunta avrebbe assunto come proprie le proposte dei sindacati. Sottolineo che la Giunta ha confrontato, è vero, alcune sue ipotesi di lavoro con i sindacati, come era doveroso, trovando in molti punti una notevole concordanza: ma, come credo si noti da un esame anche superficiale, c'è diversità di taglio fra il documento della Giunta e quello dei sindacati il che è del resto abbastanza naturale date le diverse ottiche nelle quali si sono posti i sindacati e la Giunta Regionale. Sulle questioni di fondo c'è comunque, ripeto, una sostanziale identità di vedute.



PRESIDENTE

Penso non sia proibito che ci sia questa convergenza.



GANDOLFI Aldo, relatore

Affatto.



PRESIDENTE

Il Consiglio ne prende atto con piacere.



GANDOLFI Aldo, relatore

Solo, non vorrei che nel Consiglio rimanesse l'impressione che la Giunta abbia preso un documento dei Sindacati e l'abbia fatto suo; se questo era il senso dell'osservazione Marchesotti, come credo.



PRESIDENTE

E' accettata la precisazione.



GANDOLFI Aldo, relatore

Comunque, a prescindere da questa puntualizzazione, le considerazioni che volevo fare a chiusura del dibattito, dal quale è emersa, mi pare, una sostanziale concordanza di posizione all'interno del Consiglio sui problemi del sistema ferroviario, riguardano piuttosto i problemi dell'area metropolitana e della Metropolitana torinese che sono stati sollevati prima in Commissione e poi nell'ambito del Consiglio.
Devo intanto rilevare, come considerazione di carattere generale, che per quanto riguarda i sistemi di trasporto, la Regione certamente si trova in una situazione estremamente delicata sul piano delle prospettive di programmazione regionale e di organizzazione degli investimenti in materia di impianti fissi. Cioè, ci troviamo in una situazione nella quale alle esigenze di equilibramento territoriale, che sono corpose e molto consistenti, si contrappone il fatto che, in materia di trasporto e di domanda di mobilità, l'area metropolitana torinese (per area metropolitana intendo in questo momento quella compresa all'interno della seconda cintura torinese) è da sola espressione di più della metà della domanda di trasporto in Piemonte, e che quindi noi dobbiamo riuscire a contemperare come ipotesi di lavoro per la Regione l'esigenza da un lato di distribuire dei programmi di investimento su tutto il territorio regionale a fini di equilibramento regionale e dall'altro di dare una risposta consistente e strutturalmente valida a questa domanda di condizioni strutturali di trasporto all'interno dell'area metropolitana torinese, di per se stessa superiore alla metà della domanda globale piemontese, per cui il discorso del trasferimento di consistenti aliquote di risorse dai consumi individuali ai consumi collettivi deve avere comunque una risposta adeguata anche all'interno dell'area metropolitana torinese, ove, per la consistenza dei problemi, delle spinte sociali che ci sono, ha evidentemente ragioni e indici di particolare priorità.
Mi sembra, quindi, che la Regione, sul piano degli indirizzi di programmazione, deve riuscire a contemperare queste esigenze, di riequilibramento territoriale da un lato e di risposta alla domanda sociale, particolarmente rilevante, in fatto di trasporti, all'interno dell'area metropolitana.
Da questo punto di vista, il discorso della Metropolitana, contrapposto al discorso di un servizio da realizzarsi su sede ferroviaria, con un passante ferroviario all'interno di Torino, è un discorso che certamente va valutato - e la Giunta si è impegnata in Commissione, non ho alcuna difficoltà a ribadirlo, a fare rapidamente, entro tre mesi, un esame approfondito di questo problema, di queste soluzioni alternative -, ma tenendo presente che, comunque, una risposta alla mobilità dell'area metropolitana va data, con un confronto, evidentemente, tecnico, economico ed anche urbanistico delle varie soluzioni proposte, ma, direi veramente con animo sgombro da preconcetti, da un lato, e con la consapevolezza che si deve poi arrivare a soluzioni operative e comunque ad un volume di investimenti particolarmente consistenti nell' area metropolitana. Quindi la Giunta Regionale si impegna a presentare entro tre mesi uno studio approfondito che dia finalmente, sulla globalità dei problemi di mobilità nell'area metropolitana e sulle possibili soluzioni alternative per quanto riguarda gli impianti fissi, dei dati tecnici che possano, se non altro rendere meno carenti le valutazioni sul piano degli elementi tecnici e di giudizio, e che ci permettano di uscire da questa situazione con indicazioni precise e che diano modo di assumere una volta per tutte un atteggiamento definitivo. Ma da questo punto di vista è prematura, e oggi direi ancora poco documentata, la possibilità di sostenere che la Metropolitana non serve, o che servirebbe; cioè, direi che il discorso delle ferrovie al servizio dei trasporti pendolari e di massa di un respiro che va al di là della seconda cintura piemontese, che la Giunta ha cominciato a fare con il progetto che ha presentato, è un discorso che comunque va fatto, perché non c'è dubbio che è il sistema ferroviario che deve dare la prima risposta alle esigenze di mobilità che derivano dai flussi territoriali più ampi di quelli della seconda cintura, ma che c'è certamente un problema di mobilità ancora più consistente nell'ambito della cintura torinese, ed è ancora da provare (approfondiremo, ripeto, questo discorso), se la soluzione tecnicamente più accettabile sia piuttosto il sistema ferroviario con un passante o un sistema ferroviario sotterraneo con sede propria.
Sull'altro fronte, una volta valutato quale sia, in concreto e in definitiva, la soluzione più idonea ai problemi di mobilità nel tessuto urbano della prima e seconda cintura torinese, c'è certamente il problema di contemperare il programma di investimenti che va realizzato nell'area metropolitana di Torino con le esigenze di equilibramento territoriale.
Anche qui io, a nome della Giunta, vorrei raccomandare una particolare attenzione a questi problemi e considerazione anche dei tempi in cui si svolgeranno queste cose. Il programma della Metropolitana torinese è un programma che certamente si estenderà per due o tre lustri, quindi il volume di investimenti che eventualmente si vorrà fare a Torino in rapporto alle ferrovie sotterranee dovrà essere rapportato al volume di investimenti che nell'arco considerato, cioè tre lustri, le Ferrovie dello Stato, la Regione Piemonte e gli Enti pubblici tutti potranno fare nello stesso lasso di tempo nel resto del Piemonte. Dal confronto fra due programmi di investimenti, uno dell'area metropolitana, l'altro nel resto della Regione Piemonte, si potranno trarre considerazioni definitive sulla compatibilità di certi programmi di investimento nell'area metropolitana rispetto ad ipotesi di assetto territoriale. Direi che da questo punto di vista la posizione che cominceremo ad esprimere sul piano delle Ferrovie dello Stato acquista rilievo, consistenza e coerenza, perché noi andremo a chiedere che si avviino in maniera decisa e rapida talune soluzioni per il nodo di Torino ma contemporaneamente si avviino interventi significativi e promozionali rispetto a certe ipotesi di sviluppo regionale nelle altre aree piemontesi. Quindi, è in questo contesto, in questa logica che abbiamo verificato e abbiamo cominciato a concordare nell'ambito della Giunta anche con l'Assessore alla Programmazione regionale, che evidentemente andranno considerati ulteriori studi, ulteriori proposte di intervento, che la Giunta si impegna senz'altro a fare nello spirito che io ho voluto indicare.
Da ultimo, a nome della Giunta ritengo di poter senz'altro accettare come ho già fatto in Commissione, la richiesta della creazione di un Comitato di coordinamento del Piano dei trasporti per quanto riguarda i problemi regionali. La Giunta su questo Piano non ha ancora assunto una iniziativa: si impegna a farlo senz'altro, sottolineando però che il problema fondamentale, da questo punto di vista, è arrivare anzitutto ad un chiarimento e ad una definizione di quelle che in prospettiva dovranno essere le politiche regionali. Cioè, il Comitato di coordinamento ha un senso se serve a proporre, in rapporto con gli altri enti, una linea di politica regionale in materia di trasporti che sia definita, coerente e conclusa. La Giunta, ripeto, si impegna a presentare una proposta di costituzione di questo Comitato di coordinamento: proporrò al Presidente nell'ambito della Giunta, di valutare la possibilità addirittura di procedere in questa direzione mediante uno strumento legislativo. Ma la scadenza più importante sulla quale la Giunta si impegna è, direi, quella di tre mesi che ci siamo dati per una valutazione definitiva degli interventi da realizzarsi nell'area metropolitana, che ci permetta quindi di articolare, poi, un discorso globale e coerente con le indicazioni di assetto territoriale per quanto riguarda gli interventi che sui sistemi fissi di trasporto si dovranno fare in un arco molto lungo, di due o tre lustri.
Con queste considerazioni credo di poter concludere, a nome della Giunta, il dibattito che si è tenuto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Si chiude così il dibattito generale. Alla Presidenza è pervenuto il seguente ordine del giorno: "Il Consiglio Regionale preso atto delle considerazioni espresse dalla Giunta e delle osservazioni formulate dalla Commissione II con sue note in merito al Piano poliennale delle Ferrovie, lo approva.
In particolare, il Consiglio sottolinea come l'affermazione del ruolo e della importanza strategica del sistema ferroviario, sia rispetto ai problemi di mobilità che a quelli di equilibramento territoriale, acquisti validità e rilievo ancora maggiori nel contesto della crisi energetica.
L'aumento dei costi del carburante e la conseguente restrizione alla mobilità individuale rischiano di scoraggiare spostamenti casa-lavoro di una certa entità ed a rafforzare le tendenze all'addensamento demografico nei poli attrattori, in particolare nell'area metropolitana.
E' chiaro che il sistema del trasporto pubblico non sarà in grado sul breve termine di dare adeguata risposta all'aumento della domanda, e non potrà quindi contrastare efficacemente ulteriori tendenze all'addensamento.
E' peraltro evidente che un piano di potenziamento delle ferrovie piemontesi è il mezzo fondamentale per creare sul medio e lungo periodo condizioni strutturali diverse e migliori per la vita economico e sociale della Regione.
In questo quadro acquistano particolare rilievo alcune indicazioni espresse dalla Giunta e dalla Commissione in merito alla inadeguatezza degli stanziamenti previsti per il piano poliennale e alla necessità che per il Piemonte vengano definiti rigorosi criteri di priorità al fine di creare linee di comunicazione alternative rispetto alle grandi linee confluenti su Torino, per farne il supporto di una politica di riassetto territoriale.
Il Consiglio Regionale impegna quindi la Giunta a sollecitare al Governo un volume di investimenti per il sistema ferroviario maggiore di quello preannunciato e una contrazione dei tempi di realizzazione del piano poliennale a sollecitare alla Direzione delle Ferrovie un quadro di scelte per il primo quinquennio, che, affrontati i problemi vitali per eliminare le strozzature del nodo di Torino (quadruplicamento di Trofarello, messa in funzione di una prima tranche dello scalo di Orbassano, stazioni di Lingotto e Stura), permettano di dirottare risorse su alcune delle linee alternative indicate (Alessandria-Novara-Domodossola, Chivasso-Casale Mortara) a rendere operativo il progetto di potenziamento della ferrovia Torino Cirié, Torino-Pinerolo, Torino-Chieri, Torino-Rivarolo, inserendolo in un piano globale degli impianti fissi di trasporto dell'area metropolitana che determini l'assetto ottimale dei servizi tenuto conto della esigenza di dare respiro e funzione anche regionale ai trasporti di tipo metropolitano e di conglobarne le soluzioni in ambiti più vasti e secondo ordini di priorità coerenti con l'indirizzo della programmazione ad esaminare le possibilità di ammodernamento e di potenziamento delle linee secondarie interessanti Biellese, Vercellese (linea Biella-Novara Biella-Santhià, Santhià-Arona e Novara-Varallo), il Monferrato, l'Albese le Langhe (linee Castagnole-Canelli-Nizza-Alessandria e Asti-Acqui-Ovada) ed il Cuneese (Airasca-Cuneo) a definire proposte operative per la costituzione di un Comitato regionale di coordinamento dei trasporti che consenta il confronto diretto fra la Regione, gli Enti e le forze economiche e sociali interessate al problema del trasporto, permettendo di attuare un coordinamento di interventi in rispondenza agli obiettivi della programmazione regionale".
Firmato: Bianchi, Cardinali, Calsolaro, Marchesotti, Zanone.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta condivide il punto di vista espresso nell'ordine del giorno che pertanto accetta.



PRESIDENTE

Mi sono state ora rivolte alcune richieste pressanti di inserimenti: se il Consiglio non ha niente in contrario, potremmo aggiungere nel contesto due linee, Chivasso-Asti e Alessandria-Casale-Vercelli.
La parola all'Assessore Gandolfi su queste richieste.



GANDOLFI Aldo, relatore

Vorrei solo far osservare che il documento della Giunta contiene tutta una serie di indicazioni secondo ordini di priorità. L'ordine del giorno che la Giunta ha ritenuto di accettare è un ordine del giorno che ha un senso politico, in quanto da anch'esso delle indicazioni di priorità. Vi si propone di fare quello che è più urgente sul nodo di Torino e di intervenire su alcune direttrici oggi secondarie ma che si prestano a diventare assi portanti di una diversa strutturazione. Di più mi sembra non si possa chiedere. La introduzione di indicazioni di altre linee che non seguono questa logica mi sembra che snaturerebbe l'ordine del giorno falserebbe l'organizzazione logica delle proposte della Giunta e delle indicazioni che si danno nell'ordine del giorno. Non dico che non si voglia considerarle: le si considererà non per il '75-'80 ma per l'80-85, e così via.
Pregherei quindi vivamente di non insistere nelle richieste.



PRESIDENTE

Le modifiche erano state chieste non dai sottoscrittori ma da altri Consiglieri: i sottoscrittori, non associandosi alla richiesta evidentemente intendono mantenere immutato l'ordine del giorno, ed è quindi sul testo originario che voteremo.
Chiede di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Premetto che voterò l'ordine del giorno concordato tra i vari Gruppi politici che l'hanno sottoscritto.
Mi preme però rilevare che la richiesta di inserimento era stata avanzata in coerenza con quanto dibattuto in quest'aula in merito al programma della nuova Giunta, evidenziando che ci sono zone che, emarginate ieri, corrono il rischio di essere totalmente isolate oggi. Era determinata, dunque, dal desiderio non di creare difficoltà ulteriori al piano della Giunta ma di andare incontro ad una esigenza veramente sentita da cittadini che, già più sfortunati di tanti altri, si trovano per di più in condizioni di totale isolamento.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede la parola. Quindi, pongo in votazione l'ordine del giorno nel testo letto, senza alcuna modificazione. Chi intende approvare l'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dai 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Commercio - Comitati Provinciali Prezzi

Mozione dei Consiglieri Berti, Ferraris e Sanlorenzo sul prezzo del latte il controllo dei prezzi e le leggi in agricoltura


PRESIDENTE

L'ultimo adempimento cui nella riunione dei Capigruppo si è concordato di dar corso oggi è la discussione della mozione urgente sottoscritta dai Consiglieri Berti, Ferraris e Sanlorenzo.
Eccone il testo: "La Segreteria del Gruppo comunista ha preso in esame la situazione venutasi a creare dopo il rinvio motivato da parte del Consiglio Regionale della legge istitutiva dell'Ente di sviluppo agricolo in presenza della crescente gravità della situazione nelle campagne e di fronte alla concreta minaccia che da lunedì 25 febbraio gli abitanti della città di Torino rimangono senza latte.
Il Gruppo comunista mentre ribadisce il fermo impegno ad operare perché sollecitamente siano approvate le leggi che in agricoltura devono intervenire secondo la logica di una politica di piano (legge per la zootecnia, per l'albo professionale per l'ente di sviluppo, per il risanamento delle Cantine sociali), e per ciascuna delle quali esistono progetti e posizioni esplicite e chiare del Gruppo comunista rileva la necessità che la Giunta Regionale intervenga con misure immediate, da mettere in discussione nella prima seduta del Consiglio regionale, giovedì 28 febbraio, e tali da prevedere: a) provvedimenti e contributi che consentano ai produttori di latte di ottenere prezzi remunerativi senza che questo comporti un aumento per i consumatori. Si tratta qui di operare secondo la linea del prezzo politico per il quale la Regione deve da un lato ottenere dal Governo concretezza di interventi, dall'altro provvedere ad integrare il reddito dei produttori del latte con contributi propri e straordinari b) la immediata costituzione del Comitato regionale per il controllo dei prezzi, secondo l'impegno assunto dalla Giunta nel corso del dibattito sul programma ed una azione politica per l'estensione a tutti i Comuni del Piemonte della rete dei Comitati di controllo sui prezzi, con la presenza di tutte le organizzazioni democratiche".



PRESIDENTE

Chi intende illustrare la mozione? Il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, Colleghi, questa mozione, in cui il nostro Gruppo ha trasformato un comunicato della Segreteria del nostro Partito, è stata trasmessa il 22 febbraio, il giorno successivo a quello dell'ultima riunione del Consiglio, con lo scopo da una parte di ritornare sulla questione degli impegni legislativi per quanto attiene all'agricoltura (zootecnia, risanamento delle Cantine, Albo professionale, Ente di sviluppo) e contemporaneamente di sollecitare l'immediato intervento della Giunta regionale su due questioni intimamente collegate fra di loro: la vertenza per l'aumento del prezzo del latte, esplosa in quel momento, e più in generale, la ripresa generalizzata degli aumenti di prezzi, così come vengono richiesti dalla Confcommercio, da determinate grandi industrie, così come sono stati già in parte accolti dal Governo, se non sbaglio proprio il 20 febbraio.
Non abbiamo alcuna difficoltà - e d'altronde l'abbiamo già fatto - a riconoscere che l'agitazione per l'aumento dei prezzi del latte era ed e più che legittima da parte dei produttori, giacché Torino è la città in cui il prezzo del latte alla produzione è più basso, credo, in tutta Italia, ma in cui i prezzi al consumo sono i più alti di tutta Italia (160 lire il litro quello pastorizzato, 180 quello pastorizzato omogeneizzato, contro un prezzo massimo corrisposto alla produzione di 94, 95, 96 lire). A questa iniziativa, ripeto, più che giustificata da parte delle organizzazioni dei produttori e da parte dei produttori, in base ad una analisi oggettiva dei costi di produzione, che tutti quanti stimano ad almeno 130 lire al litro per le piccole aziende, si sono immediatamente collegati, com'era ovvio anche altri interessi, quelli dell'Azienda Centrale del latte, quelli dei raccoglitori, con richieste, naturalmente, assai meno giustificate. La vertenza aperta così dai produttori ha portato alle richieste di aumento che tutti ormai conosciamo e conoscevamo, e cioè un aumento di 50 lire al litro, che avrebbe portato il prezzo del latte a 210 lire il pastorizzato e a 230 il pastorizzato - omogeneizzato (questo sarebbe stato il prezzo più alto al consumo in tutto il Paese).
Sappiamo tutti come questa vertenza, che aveva minacciato di lasciare Torino senza latte, si sia conclusa, però in modo provvisorio ed anche insoddisfacente per tutti: per i produttori, che hanno dovuto accontentarsi di un aumento inadeguato ai costi, per i consumatori, per i quali l'aumento, anche se inferiore alle 50 lire, è comunque oneroso, ed anche per la Regione. Infatti la Regione, e per essa la Giunta, per quanto investita del problema in quelle giornate dalle organizzazioni - ed era già stata investita anni fa -, si è trovata nella impossibilità di svolgere, o non ha saputo svolgere, a nostro parere, alcun ruolo, e si è così dovuta rimettere alle decisioni del Prefetto.
Ora, con quella nostra presa di posizione, con la richiesta della mozione di iscrizione all'ordine del giorno per quest'oggi, noi chiedevamo e chiediamo ancora, per quanto valido, un intervento della Giunta energico concreto, immediato, su due problemi di fondo: esaminare l'opportunità di un intervento straordinario, di cui in parte rimane lo stesso l'esigenza, per provvedimenti ad integrazione del reddito dei produttori, e contemporaneamente un'azione del Governo allo scopo di sollecitarlo a concretizzare, a fare scattare le misure ed i provvedimenti di cui si parla tanto e che vanno sotto il nome del prezzo politico dei prodotti di largo consumo, o sotto il nome, come dicono i sindacati, di gestione politica dei prezzi, in modo da riconoscere il giusto reddito al produttore e nello stesso tempo contenere la lievitazione dei prezzi al consumo, contenere la ripresa galoppante, direi tempestosa, della inflazione invitare la Giunta a procedere alla immediata costituzione del Comitato regionale per il controllo dei prezzi, secondo l'impegno assunto dalla Giunta precedente nel corso del dibattito che abbiamo avuto, a settembre se non sbaglio, dibattito che non giunse mai a conclusione per la crisi intervenuta, quando l'allora Assessore al Commercio, Borando, aveva nel suo intervento dichiarato che intendeva assumere quella iniziativa, poi ripresa e fatta propria dalla nuova Giunta, e per essa dal nuovo assessore al Commercio, Conti. Si tratta, cioè, di porre mano alla costruzione di questo organismo a livello del capoluogo in quelle forme di cui abbiamo già discusso e di avviare la costituzione di altrettanti organismi almeno nei maggiori comuni o nei comuni capoluogo delle varie Province. La esigenza di questa struttura si è rivelata non soltanto in relazione alla vertenza del latte, in cui il Comitato avrebbe indubbiamente potuto assumere un ruolo ma in relazione a quella che ho già definito la tempesta dei prezzi in atto, insomma, di fronte agli aumenti concessi dal Governo mercoledì 20 febbraio, che hanno già provocato l'aumento della scala mobile di 4 punti e mezzo e l'aumento del costo della vita di 2,8 punti circa, con le conseguenze che noi tutti conosciamo sulle buste-paga dei lavoratori dipendenti e peggio ancora sui pensionati o sugli introiti di quanti lavoratori dipendenti o meno, vivono con redditi aleatori o con modesti redditi fissi. Vi è dunque questa esigenza, anche di fronte alle decisioni che assumerà, se non sbaglio proprio oggi, il Comitato prezzi, riunito per decidere altri aumenti.
Queste le nostre due richieste.
Tornando alla questione in particolare del prezzo del latte, mi consenta di dirle, signor Presidente, che non deve più ripetersi quanto accaduto la scorsa settimana, che la Giunta debba barcamenarsi senza sapere che pesci pigliare. Mi consenta ancora di dirle, senza irriverenza e comunque senza malizia, che il Presidente della Regione non deve più trovarsi nella situazione in cui io immagino si sia trovato martedì, quando è andato, come è suo diritto-dovere, alla riunione del Comitato prezzi. In quella sede egli non avrà certo potuto non riconoscere, da una parte, che le richieste dei produttori erano sacrosante, cosa che avrei riconosciuto anch'io, e dall'altra parte non esprimere la sua preoccupazione altrettanto giusta, per le conseguenze sul consumo, e quindi limitarsi a dire a quelli che stanno in mezzo di cercare di ridurre le loro pretese, o di rinviarle, o, peggio ancora, di dire a tutti che bisognava conciliare gli opposti interessi.
Certo il Presidente di questa Giunta in quanto tale non ha alcuna responsabilità; ma non è immune da colpe la maggioranza, che sorregge questa Giunta come sorreggeva quella di ieri, che di responsabilità ne ha avute non poche. Se a tempo debito avessimo messo in funzione il Comitato forse saremmo stati in grado di dire a quei signori che si sono inseriti nella richiesta di aumento che non avevano valide ragioni da accampare loro che hanno realizzato tanti profitti, grazie ai quali hanno potuto costruire così largamente attorno alla Centrale e sulle aree della Centrale, costruzioni che costituiscono non soltanto un immobilizzo di capitali ma anche redditi. La Regione, la Giunta avrebbe potuto presentarsi in modo assai diverso; anzi, questa vertenza avrebbe potuto avere forse una soluzione diversa, o avere proporzioni diverse se la Giunta precedente, se la maggioranza nel suo complesso avesse a suo tempo accolto l'invito a misurarsi concretamente e non avesse fatto orecchie da mercanti nei confronti delle proposte che i sindacati dei lavoratori in forma unitaria la Coltivatori diretti, la Alleanza dei Contadini, modestamente il nostro Gruppo, e anche il collega, vostro amico di gruppo, Bertorello, avanzano da parecchio tempo, cioè quegli interventi di carattere strutturale in quella che ieri era definita la zona bianca, per attrezzare in modo diverso la produzione e per contribuire alla sua organizzazione, attraverso interventi per i refrigeratori, per il trasporto, per la costruzione delle cooperative di raccolta, e soprattutto per creare, attraverso quell'altra iniziativa che viene portata avanti dalle organizzazioni sindacali, quella normativa di contrattazione in modo che da una parte ci fosse la garanzia per i produttori di avere il collocamento assicurato dalla Centrale, e dall'altra per la Centrale la garanzia dell'approvvigionamento, che, a quanto mi risulta, questa ha dovuto assicurarsi andando a cercare il latte in Baviera.
Mi avvio rapidamente alle conclusioni, anche perché l'ora è tarda. Ci che non è stato fatto ieri va fatto almeno oggi. Oggi rimane l'esigenza di trovare una soluzione, per quanto riguarda l'integrazione dei redditi perché, come le organizzazioni hanno dichiarato, e come risulta dai dati e dai costi, questa vertenza ha avuto una soluzione temporanea, ma occorre intervenire sulle strutture nel senso che abbiamo detto più volte, con interventi precisi, concreti, tali da migliorare la produzione, da organizzarla, da far sorgere e sviluppare le cooperative, occorre intervenire per avviare e porre allo studio quell'altra proposta delle organizzazioni e del nostro Gruppo, e non soltanto del nostro Gruppo intesa a porre ordine in questa Centrale del latte. E' vero che ci sono responsabilità di non poco conto del Comune di Torino, della Provincia di Torino: ma è anche vero che l'agricoltura è una competenza della Regione per cui ci devono pensare in particolare i due Assessori competenti, quello all'Agricoltura e quello al Commercio.
Su quella linea di interventi sul piano strutturale della produzione per la sua organizzazione, per lo sviluppo delle forme associative, per dotare di tanks e di tutto quanto siamo andati sostenendo da tempo, occorre anche avviare studi per giungere alla regionalizzazione, alla pubblicizzazione di questo strumento, che oggi, come i fatti hanno dimostrato, non serve gli interessi né dei produttori né dei consumatori ma un interesse di pura speculazione privata.
Queste le proposte che vi avanziamo in questo momento. Inoltre riproponiamo con forza la esigenza di avviare ad immediata costituzione il Comitato regionale per il controllo democratico sulla formazione dei prezzi. Riprendendo, brevemente, le questioni che attengono più direttamente alla riorganizzazione della produzione e alla commercializzazione di questo prodotto, non si può separare il latte dalla crema: il latte fa parte indubbiamente della produzione zootecnica. Io chiedo pertanto in modo formale al Presidente una risposta: qui tutto va ancora una volta a confluire sulle priorità che ci siamo dati in questo Consiglio quando abbiamo discusso il bilancio del 1973, che si è data per due o tre volte la conferenza dei Capigruppo, di arrivare finalmente al varo di una legge sulla zootecnia, di un programma pluriennale per la zootecnia, come ha raccomandato all'epoca del bilancio 1973 il Presidente della Commissione Programmazione e Bilancio, se non sbaglio, il Consigliere Dotti. Questa questione, invece, va affrontata al di sopra dei provvedimenti di emergenza del Consiglio dei Ministri, come conosceremo forse domani (tra le altre decisioni di domani, dovrebbe esserci quella, in via d'urgenza, circa i premi di allevamento e via di seguito): mi riferisco a quel piano pluriennale che diventa sempre più indispensabile. La divergenza di vedute su questo punto sta bloccando i lavori e le scelte della Commissione Agricoltura: secondo me, occorre superarla in relazione alle esigenze concrete che emergono dalla realtà della nostra Regione e del Paese, che emergono dal disastro zootecnico, dalla crisi del latte. Si tratta di raccogliere le richieste che vengono avanzate da tutte le organizzazioni, si tratta di rispettare le decisioni che in sede politica sono già state assunte.
Normalmente, quando vengono discusse mozioni, si arriva alla approvazione di un ordine del giorno. Noi non lo chiediamo: pensiamo che questo dibattito, in cui abbiamo prospettato problemi ed esigenze, possa concludersi in un impegno, da galantuomo quale egli è, del Presidente della Giunta, con un impegno di tutta la Giunta, di andare nella direzione giusta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà. E' implicita una calda raccomandazione alla concisione.



ROSSOTTO Carlo Felice

La pietà dovremmo riservarla più che a noi stessi a coloro che stiamo amministrando: ho l'impressione che questo e tanti altri provvedimenti, che comprovano la gravità della situazione in cui versa il nostro Paese, siano affrontati con deplorevole incuria da parte di coloro che hanno la responsabilità di gestire la cosa pubblica.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato con profondo rispetto l'intervento del collega Ferraris, e l'ho vivamente apprezzato non nelle conclusioni ma nella enunciazione, che denota grande serietà di valutazione. Egli ha riconosciuto che bisogna garantire ai produttori un giusto reddito, e che pertanto è necessario l'aumento del prezzo del latte ma ha sostenuto che al tempo stesso occorre salvaguardare la capacità d'acquisto di coloro che lavorano, che si son vista bloccare la busta paga ad un certo livello e ciò per sostenere l'attuale Governo che avrebbe dovuto risolvere i tanti problemi del nostro Paese, con il risultato che i problemi sono rimasti irrisolti mentre quotidianamente ci troviamo di fronte ad aumenti. Oggi l'aumento del 20% dei salumi, domani quello del 60 dei prodotti fertilizzanti, dei concimi, un altro giorno addirittura del 100-150% dei mangimi, a conferma della inutilità della politica del blocco dei prezzi, tanto più che proprio il Governo al quale con manifesti affissi per ogni dove i cittadini erano invitati a rivolgersi per denunciare abusi ha consentito alle aziende di Stato di aumentare alla chetichella appunto concimi, mangimi e fertilizzanti.
Oggi si avanza la proposta - coerente con l'ideologia del Gruppo che la prospetta, ma non con il pensiero, diametralmente opposto, di coloro che mi hanno mandato qui - del prezzo politico: si vuole, cioè, ancora una volta caricare sulla collettività le conseguenze delle gravi strozzature che una certa politica ha determinato. Ma è inutile ricorrere alla politica dei prezzi politici quando non si ha una chiara visione di dove si vuol arrivare: questo si può fare solo se in un certo momento, ad un certo sacrificio che viene imposto alla collettività, si sa concretamente quale sbocco esista.
Noi siamo ricorsi alla politica del blocco dei prezzi, un sacrificio imposto a tutta la collettività, e di un certo tipo di ripresa che il Paese stava manifestando. Le forze politiche al Governo hanno nel contempo richiesto, in una contrattazione verticistica, il blocco dei salari, e direi che l'hanno ottenuto, perché le organizzazioni sindacali non hanno più avanzato richieste di aumento. Oggi però constatiamo che questi due grossi sacrifici non sono serviti assolutamente ad avviare a soluzione un qualche tipo di problema; anzi, ogni giorno ci cadono addosso pesantemente in singoli settori sempre più numerosi, le conseguenze di questa politica così facile, del compromesso, della non scelta.
Ho sentito il collega Ferraris, nel suo intervento, alludere alla posizione che, con senso di responsabilità, probabilmente il Presidente della Giunta ha assunto nella riunione del Comitato prezzi, di tendenza a trovare una conciliazione tra il mancato guadagno dei produttori e la diminuita capacità d'acquisto dei consumatori che si verifica in occasione di ogni aumento. Non è questa la strada, come non è nemmeno la strada giusta quella della politica dei prezzi politici, in un momento in cui non sappiamo dove stiamo andando.



BERTI Antonio

Il prezzo politico è diretto a sostenere la domanda: sostenendo la domanda si incrementa la produzione.



ROSSOTTO Carlo Felice

D'accordo. Ma allora bisogna ricordarsi che noi nel giro di un anno abbiamo esaurito tutte le nostre possibilità valutarie, ed oggi stiamo già trattando in condizioni di prebancarotta...



VECCHIONE Mario

...fraudolenta.



ROSSOTTO Carlo Felice

Sulla fraudolenza o meno si pronuncerà il popolo con il suo voto.
Stiamo già trattando in condizioni di prebancarotta un prestito come già pone condizioni gravi, già incomincia a chiedere determinate ipoteche sui beni personali dei partecipanti a quella società. Continuare ad incentivare un certo tipo di politica, signori, mi pare sia grave.
Mentre apprezzo, come ho detto in precedenza, una impostazione di piano, di prospettive, di non equivoci interventi - sull'assetto del piano ferroviario, ad esempio, ho detto che è la prima volta che questo Consiglio su un certo tipo di problema ha accettato la logica di scelte prioritarie non condivido le conclusioni cui è arrivato il collega Ferraris. In questo settore dell'agricoltura, come negli altri settori, noi dobbiamo fare un discorso globale, un discorso integrale, un discorso in cui ci dobbiamo confrontare, per avviare qualcosa, finalmente, non soltanto per un singolo provvedimento, altrimenti, la nostra azione finirà con il cedere di fronte ad una realtà che si è evidenziata: ora si tratta del latte, poi si tratterà del problema della carne dove nel giro di un anno i contadini cioè i produttori, hanno visto il proprio margine di guadagno ridotto di 100-200 lire al chilo di animale vivo, quando i mangimi sono aumentati nell'ordine dell'80 e fin del 150 per cento.
Il mio Gruppo ha presentato tre settimane fa un ordine del giorno in cui si prospettava una serie di quesiti che la crisi energetica poneva nella nostra Regione, precisando chiaramente che per l'avvio di una politica diversa nella Regione Piemonte, che possa riequilibrare le strutture regionali e nello stesso tempo ristrutturare in modo diverso l'area metropolitana, le strade sono quelle di un rilancio dell'edilizia e di un concreto e coordinato piano di intervento a favore dell'agricoltura che ponga rimedio a tutte le manchevolezze di cui oggi produttori e consumatori stanno pagando le conseguenze: una errata politica commerciale una errata politica di sussidi, provvedimenti sbagliati, a partire da quella legge degli affitti rustici che non premia assolutamente coloro che nei campi lavorano seriamente mentre contribuisce alla realizzazione di rendite parassitarie...



FERRARIS Bruno

Come? Non capisco.



ROSSOTTO Carlo Felice

Non ho alcuna difficoltà ad esplicitarti il concetto. In molti Comuni per esempio della fascia None - Volvera - Piossasco - Orbassano, le cascine, dove una volta si allevavano 50-100 capi di bestiame, ed ora ne sono rimasti quattro o cinque, abbandonate dai giovani, che hanno preferito le più comode attività industriali, sono rimaste in mano a vecchi che coltivano la terra per quel tanto che consente le loro forze e che fa loro ricavare quel minimo prodotto sufficiente a pagare il basso affitto, e ci in attesa dell'arrivo della speculazione edilizia, dalla quale riceveranno un premio in cambio del consenso ad andarsene.



FERRARIS Bruno

Secondo te, dunque, senza la legge la produzione verrebbe ad essere incrementata.



ROSSOTTO Carlo Felice

Senza dubbio: dove gli affitti sono remunerativi si ripresenta immediatamente la necessità di avere una produzione qualificata.
A te la mia interpretazione parrà assurda, ma è chiaro che una legge che consente agli affittavoli di intascarsi da un milione a un milione e mezzo per giornata soltanto accettando di lasciar libero il fondo per la speculazione edilizia non può essere considerata una legge sociale, bensì una legge che favorisce determinate rendite parassitarie a danno della collettività.
E' scontato che i miei principi non possano venire accettati dai colleghi del Gruppo comunista, ma mi pare che il discorso sia completamente ribaltabile, e questo onora, credo, loro nella loro ideologia come onora me nella difesa della mia. Per parte mia, torno a ripetere che non si pu intervenire sui singoli problemi ricorrendo di continuo al sistema di caricare sulla mano pubblica situazioni dovute ad una errata ed equivoca impostazione delle scelte economiche di fondo che dobbiamo fare e non dobbiamo più rimandare. Se siamo in un mercato libero, dobbiamo riconoscere che il produttore dev'essere remunerato adeguatamente, oltre ad ottenere la copertura dei costi di produzione.
Quando l'equilibrio di mercato è stato rotto, nel caso specifico per la faciloneria con cui si è operato in quest'ultimo periodo, è necessario cercare e trovare un equilibrio ulteriore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, inizio con l'esprimere compiacimento ai firmatari della mozione in discussione, per aver voluto evidenziare l'urgenza di procedere all'approvazione di alcune leggi, che non cito, perché indicate e specificate nella mozione medesima. Mi soffermerò a dire qualche parola di commento su alcune.
Albo professionale. Meglio tardi che mai, dico ai colleghi comunisti, e sottolineo, con compiacimento, che i ripensamenti politici, come tutti i ripensamenti in generale, sono sempre da accogliersi con estremo favore.
Dopo anni di contrastata e contrastante posizione, è cosa che fa veramente piacere apprendere che il Gruppo comunista sollecita l'approvazione dell'Albo professionale.
Ente di sviluppo agricolo. Anche sotto questo punto di vista siamo soddisfatti: evidentemente, sono cadute le perplessità che alcuni mesi or sono, anzi, ancora giovedì scorso, Berti, prima, e l'amico Ferraris, poi manifestavano sulla urgenza di procedere.



FERRARIS Bruno

Non ci pareva adeguato il testo.



MENOZZI Stanislao

La legge sulla zootecnia, poi, è già stata oggetto di innumerevoli discussioni all'interno della Commissione, discussioni, a differenza di altre volte, non sempre convergenti e concordanti. A noi pare di dover rilevare ancora quanto sia apprezzabile l'intento che va manifestando la Giunta, e per essa l'Assessore all'Agricoltura, attraverso l'impegno assunto, all'interno della nostra stessa Commissione, di voler precorrere i tempi con il formulare un piano la cui attuazione possa concretizzarsi nelle prossime settimane, senza con ciò rinunciare al discorso per una legge organica da varare successivamente, non appena saremo in grado di conoscere quel che a livello centrale ed a livello comunitario verrà predisposto in proposito, perché altrimenti l'organicità finirebbe con l'essere compromessa.



BERTI Antonio

Veramente, il Consiglio Regionale ha convenuto che prioritariamente si debba lavorare sulla legge della zootecnia. Non vorrei che ora il Presidente della VI Commissione stravolgesse un intendimento che sembrava pacifico.



MENOZZI Stanislao

Dato l'evidente desiderio comune di concludere celermente questa discussione, non ero sceso a maggiori precisazioni a sostegno delle tesi che ho esposto. L'obiezione mi costringe ora ad evidenziare che proprio nel corso del dibattito sul programma della Giunta si rilevò, una volta ancora la legge come supporto fondamentale atto a caratterizzare l'azione di questo Consiglio Regionale; però si concluse, altresì, che, in seguito al maturare di situazioni, che soltanto alcuni mesi or sono erano imprevedibili, fossero possibili, per alcuni settori, interventi di carattere eccezionale, quelli che noi prefiguariamo nel piano che la Giunta, e per essa l'Assessore all'Agricoltura, ripeto, intende portare avanti. E in quel piano mi pare siano anche contemplati alcuni interventi in favore di quelle iniziative che sono state caldeggiate dal collega Ferraris proprio nel campo del latte (impianto di refrigeratori facilitazione per realizzazioni a carattere collettivo ed altri strumenti che riguardano propriamente la produzione lattifera).
La consistenza attuale di bovine in Piemonte oscilla sui 500 mila capi: la produzione di latte si reputa vada da un milione e 100 a un milione e 200 mila quintali annui. Qui sorge la prima preoccupazione, che non è soltanto del giusto prezzo ai produttori: dobbiamo renderci fin d'ora conto che, oltre che del settore della carne, il nostro Paese dovrà preoccuparsi di garantirsi l'autosufficienza anche nel campo del latte, se non vogliamo che il deficit della bilancia dei pagamenti accusi dimensioni maggiori di quelle già macroscopiche di oggi; in considerazione anche del fatto che, di fronte alla recrudescenza del costo della vita, essendo il latte notoriamente, un alimento completo, i cittadini italiani in genere, e quelli piemontesi in specie, faranno sempre più ricorso a questo prodotto la cui media di consumo, oggi, registra una percentuale assai scarsa, la più bassa in campo europeo (siamo al di sotto del mezzo litro di consumo al giorno pro capite).
Qualcuno potrebbe osservare che la media annua presunta di produzione è estremamente bassa, ma è altresì da considerare che non tutto il latte prodotto dalle 500 mila vaccine viene destinato alla alimentazione umana o alle industrie di trasformazione: in parte viene anche utilizzato per l'allevamento dei vitelli. Il prezzo in essere attualmente va da un minimo di 90 ad un massimo di 123 lire percepite soltanto dai produttori della provincia di Asti. In proposito apro una parentesi per una ulteriore riflessione: perché è stato possibile ottenere nella provincia di Asti il prezzo più elevato che si abbia in Piemonte per il latte? Non per la scarsa incidenza che ha la produzione, ma per il fatto che la Centrale del latte non è in mano a privati, spinti da motivi di ordine speculativo, ma è municipalizzata, e il Comune, come tutti i pubblici poteri, quando si rende necessario, si accolla, giustamente, oneri per sostenere, come nel caso del latte, la produzione.



MARCHESOTTI Domenico

E' l'unica cosa che avete imparato dalla Provincia di Alessandria.



MENOZZI Stanislao

Veramente, non ho mai avuto il piacere di andare a scuola ad Alessandria.
Da ieri, il prezzo è stato portato, per quanto attiene la provincia di Torino, dalle 95 lire alle 122 lire alla stalla, con un aumento di 4 lire ai grossisti, 54 lire alla Centrale e 20 lire ai lattivendoli, per cui il prezzo al consumo per il latte pastorizzato dal 5 marzo dovrebbe essere di 200 lire; per quello omogeneizzato, ovviamente, essendo sottoposto a processo di trasformazione attraverso la Centrale, sempre 122 lire alla stalla, 4 lire ai grossisti, 56 alla Centrale, 28 ai lattivendoli e cioè L.
210 al consumo, con titolo in grasso di 3,2. Permane incertezza per il latte industriale, il cui prezzo è determinato in base alla media dei relativi derivati, burro e formaggio: con l'aumento riconosciuto a questi prodotti in questi ultimi tempi è augurabile e sperabile che anche coloro che vendono il latte all'industria possano raggiungere determinate quotazioni.
E' indubbio che anche il più elevato prezzo, ottenuto in conseguenza delle manifestazioni dei giorni scorsi - per il cui successo ci congratuliamo con le organizzazioni che le hanno promosse -, non è remunerativo in riferimento agli aumentati costi da altri qui citati.
Comunque, bisogna riconoscere che un passo avanti c'è stato.
Nella mozione si invoca la fissazione di un prezzo politico. E' una proposta che io non condivido. Un intervento del genere richiede tali e tanti accorgimenti, richiede così attenta ponderazione, investe problemi di tale ampiezza, che, quanto meno, sarà opportuno conoscere il pensiero della Giunta in proposito e riportare su questo la discussione. Perché è indubbio che dalla mozione si evince che, mentre si deve riconoscere un prezzo maggiormente compensativo dei costi e sacrifici che i produttori vanno sostenendo, non si devono richiedere maggiori sacrifici ai consumatori, sul che tutti siamo d'accordo. Però, vorrei che tutti insieme facessimo una riflessione: in considerazione anche dello scarso consumo attuale, quale può essere la incidenza pro capite per i piemontesi di un eventuale aumento del prezzo al consumo? Di 15, 20, al massimo 25 lire al giorno. Nessuno fuori di qui ed in questa stessa aula, si è scandalizzato nell'apprendere che i cittadini piemontesi, come gli italiani in generale, pagano l'acqua minerale del tipo più scadente - non mi riferisco ad alcuni tipi particolarmente costosi - allo stesso prezzo di un litro di latte, con la differenza che un litro di latte, trattandosi di un alimento completo, pu dare il nutrimento necessario per campare, mentre con un litro di acqua minerale non si ha alcun nutrimento, a parte i poteri particolari dell'acqua, facilmente intuibili.
Amico e collega Rossotto, secondo me non può avere alcuna influenza sulla produzione il fatto che i canoni d'affitto siano modesti. D'altronde nonostante tutto, i canoni d'affitto prefigurati e determinati con l'ultimo ritocco della legge, dopo la nota decisione della Corte Costituzionale sono sempre superiori a quelli praticati ed applicati in campo comunitario.
Permangono alcune lacune per quanto concerne i terreni affittati da ex coltivatori, da gente anziana, che, mi pare, il Parlamento si sia impegnato a rivedere, ma questa questione non può avere la minima incidenza sul problema del prezzo del latte in sé e per sé.
In definitiva, io reputo che il Consiglio Regionale, ed in primis la Giunta, si debbano sentire impegnati, anche qui, a puntare l'attenzione sulla organizzazione economica dei produttori, che, per affrontare organicamente i problemi, va vista in tutti i comparti della produzione non ultimo quello del latte. Bisogna cercare di fare un qualcosa onde non solo il produttore sia cointeressato alla commercializzazione ed alla distribuzione del prodotto ma sia interessato anche a garantire la genuinità del prodotto medesimo, perché non abbiano più a verificarsi casi che il latte in polvere, destinato ad uso zootecnico, venga rigenerato e collocato in vendita per l'alimentazione umana. Non bastano sicuramente le manifestazioni che sono state fatte al Brennero, e che certi organismi sarebbero pronti a ripetere, se non si riuscisse a creare sollecitamente le strutture e le infrastrutture necessarie perché i produttori possano uscire dall'anonimato ed assumere veste chiara e precisa anche in questo delicato settore della produzione. I produttori, che penso rientrino anch'essi tra quei nostri amministrati ai quali, collega Rossotto, tu hai fatto riferimento, non chiedono pietà, no, chiedono semplicemente giustizia.



PRESIDENTE

Non mi risultano altre richieste di intervento.
Se ho ben compreso, il Consigliere Ferraris non ha proposto che si voti su questa mozione: ciò significa che dopo la risposta della Giunta non vi saranno altri interventi dei proponenti.
Do allora la parola, per la Giunta, al suo Presidente.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Ha ragione, Consigliere Ferraris: mi sono trovato in una situazione piuttosto delicata, alla riunione del Comitato prezzi, perché il problema tecnico del latte io non lo conoscevo, non avendo avuto occasione prima di interessarmene, tanto più che, lasciate ve lo dica in confidenza, il latte non entra affatto nella mia alimentazione (per la verità, non sono molto amico neppure del vino). Ho pertanto dovuto limitarmi ad intervenire sotto un profilo politico dicendo che mi sembravano senz'altro giusti due punti fermi del dibattito che si era aperto: in primo luogo, che alla stalla il latte non doveva essere deprezzato anche ad evitare che le 500 mila bovine esistenti in Piemonte (un dato che ho appreso or ora dal Consigliere Menozzi) abbiano a ridursi ancora di numero, con perdita ulteriore di produzione; in secondo luogo, che il consumatore non doveva assolutamente esser chiamato a sopportare un incremento di costo tale da metterlo in condizioni di difficoltà, attese le già molte difficoltà che lo angustiano, per cui se una compressione doveva avvenire questa doveva svilupparsi nelle fasce interne fra produttore e consumatore.
La mia è stata dunque una enunciazione puramente basata sul buon senso pratico. Poi ho sentito i dibatti, ho sentito quel che hanno detto i tecnici: questo ci perde tanto, quest'altro ci perde tanto, l'altro ci perde tanto. Pertanto, non risultava possibile far niente. Il Comitato prezzi, del quale noi, come è risaputo, non facciamo parte come organo esecutivo, è infine venuto nella determinazione di concedere un aumento di 40 lire, invece delle 50 preventivamente proposte. Come queste 40 lire siano state suddivise non sarei francamente in grado di dire.
Preciso a questo punto che dovetti andare io, non tecnico, a quella riunione perché, data l'ora in cui venne comunicata la convocazione, la sera di lunedì, non ebbi la possibilità di raggiungere e far intervenire l'Assessore Conti. Mi sia consentito di aprire in proposito una parentesi per tornare su un argomento che già altre volte ho accennato, la situazione, veramente difficile e drammatica, in cui ci si trova a lavorare alla Regione: dalle 17,30-18 l'attività alla Regione è praticamente inesistente, se si eccettuano il Presidente, qualche Assessore (do atto che qualcuno rispetta se stesso, perché anche in questo si dimostra il rispetto per se stessi, secondo me), e qualche funzionario sacrificato dal Presidente a rimanere magari fino alle 21-21,30.
In queste condizioni non si può continuare, ed io preannuncio che chiederemo al Consiglio che ci autorizzi con una delibera, che è proprio di competenza del Consiglio, alla assunzione di un altro contingente di personale, in relazione ad esigenze che sono state prospettate da vari Assessori, dal Presidente del Consiglio, esigenze che non sarà in grado di soddisfare fino al momento in cui il Consiglio non mi avrà autorizzato a superare il tetto, probabilmente già oltrepassato per la verità, che venne fissato in una precedente delibera. Penso e spero che giovedì venturo questa delibera potrà essere sottoposta alla approvazione del Consiglio.
Di questa mozione mi interessa moltissimo l'ultima parte, quella che sollecita la costituzione del Comitato regionale per il controllo dei prezzi, inteso come espressione del Consiglio Regionale, cioè come organismo incaricato della assunzione ed acquisizione di elementi e di dati per poter fare l'analisi di questi prezzi, ed eventualmente attraverso questa operazione incidere poi su quello che è il vero e proprio Comitato prezzi, che determina questi valori. L'Assessore, voglio dargliene atto più di una volta mi ha parlato di questa realizzazione, che spero e penso possa andare rapidamente in porto non appena avrà avuto una certa dotazione di personale di cui oggi è, come altri Assessori, del tutto carente: penso comunque, che nella riunione di Giunta di martedì egli prospetterà le linee e le modalità per la costituzione di questo Comitato regionale, che è intanto un impegno programmatico e poi penso abbia effettiva e notevole validità.
Veniamo alle due leggi, quella sull'albo professionale e quella sulla zootecnia. Per il primo, è già stata presentata una proposta di testo, se non sono male informato proprio dal Consigliere Menozzi: essa seguirà il suo iter, sarà dibattuta in Commissione, sarà portata in Consiglio. Quanto alla seconda, in merito alla quale sono stato sollecitato dal Consigliere Ferraris, e un poco indirettamente anche dal Consigliere Rossotto, come motivo di impegno programmatico, devo dire che noi siamo pronti a varare questo disegno di legge, predisposto dall'Assessore all'agricoltura. Lo avremmo già presentato se non fossimo stati a conoscenza che a livello ministeriale c'è l'intenzione di indicare delle linee entro le quali svilupparsi, linee che costituirebbero delle direttive nazionali, dalle quali non possiamo prescindere perché ad un certo momento resteremmo vincolati, con questa proposta di legge, con questo piano della zootecnia da farsi regionalmente, penso per lo meno per un paio di anni, se non più e quindi occorre decidere a ragion veduta. L'Assessore Simonelli, che è andato lunedì a Roma, alla riunione interregionale ed interministeriale mi spiace non sia presente in aula perché avrebbe potuto informare il Consiglio in modo più completo di quanto possa fare io -, mi ha detto che il piano presentato in quella sede dal Ministro Ferrari-Aggradi è stato da parte dei rappresentanti delle Regioni contestato come non accettabile e che in quella stessa sede si sono indicate talune linee diverse che molto verosimilmente costituiranno quella indicazione che nella giornata di domani, se non vado errato, il Consiglio dei Ministri dovrebbe dare. Posso assicurare il Consiglio che, se questo avverrà, nella giornata di martedì l'Assessore Chiabrando presenterà il disegno di legge, e la Giunta lo esaminerà: il corso sarà poi particolarmente rapido e spedito.



BERTI Antonio

Si tratta del nostro progetto di legge, su cui c'è un impegno.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Del nostro, certamente. Il ritardo con cui viene presentato è, penso più che giustificato: è stato inoltrato il 21 dicembre, poi vi sono state le festività di fine anno, quindi si è dovuto dare la precedenza ad alcune incombenze estremamente assorbenti; tuttavia, una legge di grande impegno come questa è stata studiata fino al punto di essere pronta per la discussione da parte della Giunta nella seduta di martedì. Questa nostra legge deve però tener conto di quel che si verifica a livello di CEE: noi siamo chiaramente chiamati a subordinare certe nostre decisioni, ad una politica europea, non possiamo prescindere pertanto in una nostra legge da linee di carattere generale. Confidiamo comunque che queste linee possano venire a nostra conoscenza nella giornata di domani. L'Assessore Chiabrando mi ha confermato ancora questa mattina la sua disponibilità in questo senso.
Il Consiglio, pertanto, nella seduta di giovedì prossimo sarà informato anche circa la presentazione di questo disegno di legge, così come sarà informato di quanto l'assessore Conti mi avrà riferito in merito alla costituzione del Comitato per lo studio della dinamica dei prezzi nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Non vi sono richieste di parola ulteriori. L'ordine del giorno concordato con i Capigruppo è pertanto esaurito.
Prego i Capigruppo di non allontanarsi, affinché sia possibile espletare al termine della seduta, in pochi minuti, gli adempimenti successivi.
Invito ora il Segretario a dar lettura delle interpellanze interrogazioni ed eventuali mozioni pervenute.


Argomento:

Interrogazioni e Interpellanze (annuncio)


FRANZI Piero, Segretario

Interpellanza del Consigliere Sereno Bono in merito alla nomina del Presidente delle Aziende Autonome di cura, soggiorno e turismo di Baveno e Stresa Interpellanza del Consigliere Sereno Bono in merito alla soppressione del servizio di linea Verbania-Torino Interpellanza del Consigliere Nesi relativa al potenziamento delle strutture aeroportuali del Piemonte Interpellanza dei Consiglieri Menozzi, Bertorello, Giletta e Franzi sugli interventi a favore delle popolazioni colpite dalle avversità atmosferiche di queste ultime settimane Interpellanza urgente dei Consiglieri Berti, Marchesotti, Rivalta e altri in merito alle iniziative da adottare per sopperire ai danni verificatisi nella Regione Piemonte a causa delle avversità atmosferiche Interrogazione urgente del Consigliere Nesi sulla sospensione da parte del Comitato Regionale di Controllo della Provincia di Torino della esecutività delle delibere di nomina del Sindaco e della Giunta del Comune di Bussoleno Interrogazione dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini, Rossotto in merito agli strumenti necessari a promuovere indagini per la difesa idrogeologica Interrogazione del Consigliere Rossotto, con richiesta di precise informazioni sullo stato di attuazione di iniziative di Beinasco, None e Volvera Interrogazione del Consigliere Sanlorenzo circa le iniziative da assumere per il servizio pubblico relativo ai Comuni interessati dell'interland novarese (municipalizzata SUN) Interrogazione del Consigliere Visone per un intervento all'azienda Spalla rossa Interrogazione Fassino - Gerini - Rossotto - Zanone in merito al raddoppio della linea ferroviaria Torino-Modane Interrogazione urgente Berti - Ferraris Rivalta circa il blocco delle procedure di esproprio per l'autostrada.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,15)



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