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Dettaglio seduta n.198 del 31/01/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Dichiaro aperta la seduta.
Abbiamo all'ordine del giorno: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Comunicazioni del Presidente 3) Interpellanze e interrogazioni 4) Piano di riparto dei finanziamenti per gli Asili-Nido per l'anno 1973.
Punto primo dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute".
I processi verbali dell'adunanza del 24 gennaio '74 sono stati distribuiti in aula prima della seduta odierna. Nessuno ha rilievi da muovere? Allora si intendono approvati.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del dr. Giovanni Maria Vitelli


PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente". Il 21 gennaio è mancato, all'età di 68 anni, il cavaliere del Lavoro Giovanni Maria Vitelli, che dal 1957 ricopriva la carica di Presidente della Camera di Commercio di Torino. Uomo seriamente dedito alla sua attività realizzatore, che con il suo impegno aveva dato vita a numerose iniziative fra cui ultima la costruzione della nuova sede della Camera di Commercio che aveva seguito personalmente. Al dirigente, all'uomo dedito all'impegno costante, sentiamo di dover rivolgere il nostro pensiero; la cui figura vogliamo in questa sede commemorare. Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Intendo associarmi alle espressioni di cordoglio pronunciate dal Presidente del Consiglio per la scomparsa di Giovanni Vitelli, che è stato veramente per Torino, anzi, non soltanto per Torino ma per il Piemonte, un animatore ed anche un convinto regionalista. Nelle varie occasioni in cui mi trovai a dibattere con lui il tema regionale, al sorgere di questo nostro istituto, e poi nel cammino faticosamente percorso, ho sempre trovato in lui, pur sulle posizioni proprie di un Presidente di Camera di Commercio, uno spirito largamente aperto ai problemi che la Regione deve affrontare e deve risolvere, ed una larga disponibilità alla collaborazione. Penso sia da ricordare qui che egli si è anche adoperato per favorire ed accelerare al massimo la trattativa per il passaggio di Palazzo Lascaris alla Regione come sede della Presidenza del Consiglio Regionale.
A nome della Giunta tutta, commossa per questa grave perdita, rinnover le condoglianze alla famiglia dello Scomparso.


Argomento: Informazione

Interpellanza dei Consiglieri Berti, Sanlorenzo, Rivalta sui criteri che hanno portato la Giunta Regionale alla scelta, di una società televisiva privata e relativi programmi


PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Punto terzo dell'o.d.g.: "Interpellanze e interrogazioni". Iniziamo con l'interpellanza dei Consiglieri Berti-Sanlorenzo-Rivalta: "Canale 3 Considerazioni sulla scelta della società televisiva privata; indirizzi del copione; scelta delle località e delle persone da intervistare". Nessuno degli interpellanti chiede di illustrare il documento? Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' una risposta che do per quanto ho potuto assumere, perché non direttamente interessato e protagonista di questa vicenda.
Ho potuto chiarire che la Giunta aveva esaminato la proposta per questa iniziativa ed aveva ritenuto di poter decidere in merito senza interessare direttamente il Consiglio, nella convinzione di non travalicare in ci l'ambito delle sue specifiche competenze. I criteri da adottare sono stati esaminati, valutati e concordati, per quanto mi è stato riferito nell'ambito stesso della Giunta. Si è voluto tentare, pur senza aver potuto acquisire un'esperienza in materia, l'esperimento di una prima forma di avvicinamento all'informazione attraverso il mezzo audiovisivo esterno, con l'intento di conoscere quali possibilità di espressione offrisse questo mezzo tecnico per sottolineare alcuni aspetti della larghissima problematica che presenta la Regione Piemonte.
La scelta delle persone da intervistare è avvenuta su suggerimento di Enti locali e associazioni, a seconda della prospettiva di operatività per la realizzazione di questo documentario, a volta a volta che si intendeva avere qualcuno che sottolineasse l'aspetto culturale, l'aspetto artistico l'aspetto tecnico, l'aspetto sociale, l'aspetto di rappresentanza di Ente locale direttamente.
Quanto alla scelta della Società, è dipesa, intanto, dalla presa in considerazione di una proposta che la stessa Società aveva fatto alla Giunta, offrendosi di realizzare questa prima esperienza e dall'avere la Giunta attraverso questa proposta raccolto elementi che consentivano di poter giudicare le caratteristiche di serietà dell'Impresa stessa, la certezza di avere un affidamento di riuscita della realizzazione. La spesa è stata dell'ordine di grandezza di 120 milioni. Una spesa che di primo acchito può apparire eccessiva. Si deve tenere però conto, fra l'altro, che essa è comprensiva anche dell'imposta sul valore aggiunto, che incide sulla cifra complessiva defalcandone 13 milioni. Questi sono gli elementi obiettivi che ho potuto raccogliere, e che offro agli interpellanti per le loro considerazioni. E' certo che se una iniziativa di questo genere dovrà essere ulteriormente ripresa da parte della Giunta, proprio alla luce della esperienza fatta - tutte le cose dovrebbero essere fatte sempre due o tre volte, per poter raccogliere elementi di giudizio e favorire il meglio saranno tenute presenti anche le osservazioni che sono state fatte in precedenza e quelle che gli interpellanti potranno fare questa mattina.



PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

La parola all'interpellante, Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Non se l'abbia a male, signor Presidente, se le dico che mi fa tanta tenerezza la risposta che lei ha dato, parlando a nome di una Giunta defunta, quella che ha preso l'iniziativa.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Sono tutti vivi, però, i suoi componenti.



SANLORENZO Dino

Non vedo neppure il principale accusato di questa vicenda. A lei va dunque la mia simpatia per essersi assunto l'ingrato compito. Però non pu attendersi che le diamo anche il nostro consenso. Non penserà che si possa considerare un'attenuante alla vicenda il fatto che c'è da tener presente anche l'imposta sul valore aggiunto, cosicché di fatto i milioni versati all'Impresa non sono stati proprio 120 ma 13 in meno. La vicenda è grave per motivi del tutto diversi. Sul piano politico, anzitutto, perché viene in discussione in un momento in cui nel nostro Paese si discute animatamente sulla riforma della televisione, che non si vuol fare, che non si è fatta, che forse non si farà; un momento in cui vi sono anche iniziative di varia natura tendenti ad introdurre la televisione privata in Italia. Ebbene, la Regione Piemonte, che pur partecipa a Napoli ad un Convegno nel quale le Regioni prendono un'univoca posizione politica su queste questioni, dà poi, nei fatti, una dimostrazione di volontà politica in direzione del tutto diversa. Questa è la prima critica di fondo che noi rivolgiamo all'iniziativa.
La seconda critica è sul piano del metodo, perché ancora una volta 120 milioni sono stati spesi in una direzione così delicata senza che si sia sentito il desiderio politico di scambiare opinioni, valutazioni sull'opportunità, sulle scelte, in una materia così delicata e così politica.
Per sottrarre l'iniziativa ad ogni sospetto l'Assessore avrebbe almeno dovuto chiedere un parere alla Commissione, discuterne in qualche sede dato che non si trattava di un provvedimento indispensabile e neppure di un provvedimento inoppugnabile; dato che non si trattava nemmeno dell'esercizio di funzioni trasferite, per cui, in sostanza, l'oggetto del contendere sarebbe sempre soltanto stato: le competenze del Consiglio, le competenze della Giunta; questa era proprio un'iniziativa squisitamente cultural-politica, nell'accezione generosa, e quando poi la si è vista ci si è resi conto che di culturale aveva poco, ma aveva molto invece di politico, anche se poi il suo risultato politico è stato, secondo me, assai dubbio, anche per quelli che l'hanno intrapresa. Non si prestava, forse l'iniziativa a parecchi pericoli? Io credo di sì.
Centoventi milioni sono tanti e sono pochi: possono comunque essere sempre troppi. Si tratta di vedere se si fa cultura, o se si vuol fare informazione, o anche solo buon giornalismo televisivo. In questo caso sarebbero stati forse il prezzo necessario.
Io non intendo certo dire che non ci si debba occupare della televisione. Ho saputo, per esempio, dal nostro capo Ufficio stampa che nel palazzo della Regione Emilia da vari mesi uno staff di esperti sta studiando una TV-cavo. E la Regione Emilia sarà pertanto la prima Regione d'Italia, non appena sia data via libera, ad avere un suo servizio; la cosa è stata resa di dominio pubblico. Ci si può benissimo occupare della televisione, magari in questa maniera. Non penso, invece che ci se ne dovesse occupare nel modo in cui l'ha fatto la Giunta Regionale. Si tratta soprattutto di sapere che cosa si voleva fare. Chi ha avuto la ventura, o meglio la sventura, di vedere quella sorta di documentario, difficilmente ha potuto avere un'idea di che cosa si intendesse fare: c'era un po' di propaganda elettorale mal fatta, c'era un po' di folklore piemontese, c'era una fotografia della Giunta Regionale. Ma che cosa doveva rappresentare quella realizzazione? La propaganda del Piemonte fatta ai piemontesi? L'illustrazione dei problemi del Piemonte? Leggo lo sconcerto sul viso di molti Consiglieri della maggioranza.
Forse, anzi, sicuramente, essi non hanno visto il documentario di cui si parla, mentre noi della minoranza siamo costretti a vedere le cose che fa la maggioranza, che certo la maggioranza di voi non ha visto. Io l'ho visto ben tre volte, quella specie di spettacolo: ad Arona, a Novara; ho persino mandato qualcuno della mia famiglia a vederlo a Torino, in quel Palazzetto dello Sport in cui c'erano ventidue persone contate, fra cui tre comunisti comandati a vedere quello scempio.



BERTI Antonio

Forse tre comunisti mandati per punizione... Gli altri di passaggio...



SANLORENZO Dino

Naturale! Chi sarebbe andato al Palazzetto dello Sport appositamente per vedere un documentario!? Vi dirò che ho poi dovuto risollevare a mia figlia il morale, dopo un tale spettacolo: scene da malavita, anche dal punto di vista dei rapporti umani.
Voglio darvi un piccolo resoconto degli spettacoli cui ho assistito ad Arona e Novara, portando via soltanto qualche minuto, perché ne vale la pena.
Questi incaricati romani arrivano ad Arona da Roma con l'incarico di fare seguire ad un pezzo documentario un intervento vivo, di interviste con il pubblico. Su quale argomento? Naturalmente, avevano ricevuto l'imbeccata: visto che Arona è un centro turistico, le interviste andavano centrate sul turismo. L'intervistatrice - una bella ragazza, neppure del tutto sprovveduta dal punto di vista culturale - comincia a domandare ad un tale: "Lei è un turista? E' qui di passaggio? "No, sono di Bari" "Venuto qui a trascorrere le ferie, vero? " "No, emigrato", "Ah!..emigrato!!" Rivolgendosi ad un altro: "E lei, signore, che cosa fa qui? " "L'edile".
"E tu, ragazzina, sei di Arona?" "No, sono napoletana", "Studentessa?" "No, accudisco a quattro bambini in casa".
A quel punto l'intervistatrice, innervosita e scoraggiata, ha passato il microfono ad un collega, rinunciando a continuare: aveva scoperto che Arona è una città di immigrati. Dimenticavo di dire che alla fine era riuscita a trovare da intervistare un tizio che le rispondeva in tedesco dal che aveva arguito che si trattava veramente e finalmente di un turista.
Insomma, queste persone, mandate ad Arona - per guadagnarsi il pane naturalmente quello dato dalla Regione -, non avevano la minima idea di quello che era Arona e quali argomenti si dovessero trattare in riferimento ad Arona. Non il lago, ma l'immigrazione, l'edilizia, i manovali che lavorano anche dodici-tredici ore sotto salario.
Quanto alla scelta delle località, la Giunta non ha saputo far presente che in rapporto alla provincia di Novara, se c'era qualcosa da discutere da far conoscere, da valutare, era se mai l'insediamento della Montedison che presenta aspetti controversi, difficili, interessanti ed importanti.
A Novara le cose non sono andate molto meglio che ad Arona. Ho visto il mio Sindaco prima parlare dei problemi della sua città, ma poi comparire dopo un po' con una bella forma di gorgonzola, commentando: "E' una buona gorgonzola. La faccio io nella mia fabbrica". Mi è venuto il dubbio che la trasmissione in quel caso servisse sì a mostrare la produzione di gorgonzola, ma che il gorgonzola servisse anche forse a reclamizzare il Sindaco. Questo sospetto nasceva spontaneamente nel vedere il complesso degli spettacolini: parlava uno, parlava l'altro, ma si trattava sempre di esponenti della destra D.C., o di qualche socialdemocratico di complemento messo lì proprio perché non fosse tutto uno schieramento. E il Piemonte che si delineava era un Piemonte in cui naturalmente di comunisti non c'è neppure l'ombra (ce ne sono 700 mila, ma non è poi il caso di sottolineare molto questo aspetto politico). Si è trattato dei gioielli di Valenza, ma non dei problemi degli artigiani di Valenza, dell'elezione di una Miss bella ma piuttosto sciocchina, come a dimostrare che in Piemonte ci sono anche i cretini.
Ecco qual è stata la funzione culturale del documentario. Che, tra l'altro, si direbbe che abbia portato scalogna. Perché ho visto che in buona parte coloro che vi sono comparsi stanno venendo estromessi da tutte le parti: il sindaco D.C. di Arona è stato messo alla porta in malo modo, è addirittura scappato via, una sera, dal Consiglio; ed ho appreso questa mattina che anche il Sindaco di Asti è in pericolo; la Giunta Regionale che aveva promosso l'iniziativa, poi, non c'è più. Quindi, tutti coloro che hanno partecipato a quella trasmissione stiano in guardia: incombono giorni tristissimi sul loro orizzonte. Anche dal punto di vista elettorale dunque, i risultati non sono stati poi tanto positivi. Rimane la questione di 120 milioni spesi in quella maniera. Io spero tanto, signor Presidente della Giunta, che iniziative del genere non vengano prese mai più. E raccomando ad un Assessore che ho l'impressione abbia qualche responsabilità nella faccenda di consultarsi con qualcuno, prima di mettere in cantiere altre iniziative di questa natura: non dico che debba sentire la Commissione o il Consiglio, per carità, sarebbe pretender troppo, ma almeno qualche persona che conosce il Piemonte - lei, Presidente Oberto, il Piemonte lo conosce bene, mi pare -, di modo da evitare di incorrere in avvenire in infortuni così clamorosi come quelli in cui si è incappati in questa occasione. I soldi si possono spendere meglio anche in iniziative divulgative. Per la Mostra della Resistenza, a Palazzo Madama, avremo speso, come Consiglio Regionale, alcune centinaia di migliaia di lire: ed è una manifestazione che ha interessato centomila persone. Ci è costato assai più, circa 30 milioni, il corso di aggiornamento professionale sulla Resistenza per 400 insegnanti: però, è stata una iniziativa di cui tutti parlano positivamente. Non è vero dunque, che non si debbano prendere iniziative culturali di un certo tipo, per collegare anche la Regione alla sensibilità popolare: solo, bisogna meditarci un po' su e non bisogna fare errori come quelli che la Giunta precedente ha fatto e che io auspico la Giunta ora in carica non farà mai.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Berti sulla grave situazione dell'Istituto "Casa Benefica" di Pianezza


PRESIDENZA DEL DEL PRESIDENTE VIGLIONE

Interpellanza del Consigliere Berti su: "Casa Benefica di Pianezza. Iniziativa per la normalizzazione dell'Istituto".
Il Consigliere Berti non intende illustrare la sua interpellanza? Allora, ha la parola per la risposta l'Assessore Vietti.



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale e ai servizi sociali

L'interpellanza del Consigliere Berti tratta problemi relativi alla Casa Benefica di Pianezza, con particolare riferimento alla situazione del personale dipendente ed all'organizzazione dei laboratori interni di meccanica, saldatura e falegnameria. Tali problemi, nei mesi scorsi, hanno provocato notevoli tensioni fra il personale dipendente.
L'Istituto, che si è trasferito da Torino, via Susa, a Pianezza nel 1963, in seguito ad una trasformazione patrimoniale, e precisamente ad una permuta con l'Impresa edile Ceraudo, seppur di recente costruzione, è già strutturalmente superato, perché concepito sugli schemi tradizionali delle strutture edilizie di tipo macroscopico, in contrasto con le esigenze di natura pedagogica di accogliere i minori in ambienti il più possibile di tipo familiare e di conseguenza di costituire piccoli gruppi.
Tale considerazione non può tuttavia essere disgiunta dal giudizio positivo sui locali per il tempo libero, quali il teatro-cinematografo, la Sala giochi e la palestra, che consentono ai minori una buona vita di relazione interna, oltre che sullo sforzo di organizzare la vita dei minori a gruppi di 15-20 unità, al fine di tentare il superamento degli inconvenienti della struttura edilizia. L'Istituto, che ospita in questo periodo 180 minori dai 6 ai 18 anni, a carico dell'ONMI dell'Amministrazione Provinciale e del Ministero di Grazia e Giustizia, ha registrato complessivamente, negli anni '70-'71-'72 un deficit di bilancio di L. 58.495.506, in conseguenza della inadeguatezza della retta di L.
2.000 giornaliere a far fronte alle esigenze dei minori e della sempre più scarsa incidenza dei proventi del patrimonio. Con l'aumento della retta dal 1° gennaio 1973, a L. 3.900 giornaliere, si ritiene che la situazione finanziaria possa regolarizzarsi.
E' in rapporto a tale realtà che l'Amministrazione dell'Ente giustifica il non adeguamento dell'organico del personale alle reali esigenze ed al numero dei dipendenti che effettivamente prestano servizio, il quale raggiunge le 73 unità di cui ben 55 assunti con contratto a termine. Un particolare riferimento meritano i laboratori interni di meccanica saldatura e falegnameria, che, come affermato dalle organizzazioni sindacali, hanno una struttura ibrida, perché non sono né vera scuola n vera azienda di produzione. In essi prestano servizio ben 13 dipendenti mentre d numero dei minori che li frequentano, negli ultimi anni, è stato irrilevante soprattutto in conseguenza della diminuzione, a parer mio positiva, del numero degli ospiti che supera l'età dell'obbligo scolastico: attualmente i giovani che hanno adempiuto a tale obbligo sono soltanto 12 su un totale di 180 minori. E' dunque opportuna una diversa utilizzazione di tali laboratori, discretamente attrezzati, ed è certamente apprezzabile la proposta delle organizzazioni sindacali, su cui concorda anche il Consiglio d'Amministrazione della Benefica, che essi diventino sede di una scuola professionale sia per gli ospiti dell'Istituto che per i giovani residenti in Pianezza e nei Comuni viciniori. Posso assicurare l'interpellante che la situazione si sta regolarizzando. Il giorno 28 c.m.
il Consiglio d'amministrazione ha approvato un nuovo organico del personale che, secondo gli accordi assunti con i sindacati, permetta la sistemazione in ruolo dei dipendenti in servizio da almeno un anno. E' stata inoltre nominata una commissione di Consiglieri per lo studio della ristrutturazione dell'Istituto e dell'ulteriore incremento dei posti in organico per gli educatori. Per quanto riguarda l'utilizzazione dei laboratori interni, come concordato nell'incontro dell'8/11 u.s. con il comm. Pianelli, Presidente dell'Ente, ho interpellato per ora i Sindaci di Alpignano e di Pianezza al fine di promuovere un Consorzio di Comuni che gestisca, ad iniziare dal prossimo anno scolastico, una scuola professionale nella sede dell'Istituto. Entrambi i Sindaci hanno dimostrato il loro interesse per l'iniziativa; il Sindaco di Pianezza ha però espresso il desiderio che non si tratti di corsi professionali bensì di un Istituto Professionale di Stato, tanto più che già per l'anno scolastico 1965-'66 l'Istituto Professionale Zerbini di Torino aveva assunto l'iniziativa per istituire a Pianezza una sede coordinata, iniziativa che non si è potuta realizzare per l'irrilevanza del numero di iscrizioni, mentre ora, per l'incremento demografico della zona, tale iniziativa potrebbe avere esito positivo. Assicuro l'interpellante, Consigliere Berti, che continuerò a trattare il problema con le Amministrazioni comunali interessate e con l'Amministrazione della Casa Benefica, per giungere ad una soluzione idonea per il prossimo anno scolastico.



BERTI Antonio

La risposta dell'Assessore, che in parte conoscevo perché la dott.ssa Vietti mi aveva cortesemente informato della situazione, mi lascia abbastanza soddisfatto. Ritengo tuttavia necessario aggiungere alcune considerazioni. Effettivamente, la questione dell'Istituto Casa Benefica è sorta per l'agitazione di una parte del personale. Il 60-70% del personale era da tempo assunto sempre con contratto a termine e ogni sei mesi riassunto, il che determinava uno stato di tensione piuttosto acuto, in particolare fra il personale dei lavoratori, una quindicina di persone che, a norma di statuto, avrebbe dovuto provvedere alla formazione professionale dei ragazzi li ricoverati. I Consiglieri ricorderanno che la questione dei laboratori fu associata alcuni anni fa ad una vicenda drammatica e penosa: il suicidio del direttore della Casa Benefica coinvolto in una vicenda niente affatto edificante. Senza entrare nel merito di tale vicenda, di cui si sta ancora occupando la Magistratura gioverà ricordare che con l'andar del tempo il Laboratorio aveva finito con il diventare una piccola fabbrica che lavorava su commesse esterne, con il fine precipuo di mantenere quel personale, fine che non aveva alcun rapporto effettivo con la funzione fissata dallo Statuto. Quando siamo intervenuti per cercar di eliminare questo stato di agitazione, sono emersi tutti gli altri problemi, che partono addirittura dalla validità della esistenza di un istituto del genere. Chi ha letto lo statuto di questo istituto ha potuto rendersi conto che esso non è soltanto superato ma è inammissibile. Creato come istituto di carità, con Decreto del Presidente allora era Saragat - venne modificato in istituto di assistenza ai minori ma in effetti rimase tale e quale. Si pensi che l'Istituto si sostiene tutt'oggi con le rette che vengono pagate dai vari enti che mandano lì i ragazzi, integrate però dal lavoro dei ragazzi nei laboratori. Questo, per la verità, non avveniva più ultimamente, perché i ragazzi ospitati non erano in età di svolgere il lavoro, Ma il fatto che lo Statuto dica che l'Istituto si sostiene con il lavoro svolto nei laboratori dai ragazzi evidenzia uno sfruttamento di questi ragazzini, che vi avrebbero invece dovuto esercitarsi per apprendere una professione, non guadagnare l'occorrente al loro mantenimento dentro l'istituto. Inaccettabile è anche l'affermazione relativa al finanziamento con il provento delle elargizioni un provento che evidentemente non è sicuro, può esserci o non esserci, con conseguente instabilità di bilancio per cui il personale rimaneva anche mesi senza ricevere stipendio, In ultima analisi, la gestione di questi ultimi dieci- quindici anni è stata intesa essenzialmente a trovare un presidente-mecenate, probabilmente digiuno in fatto di assistenza che deve esser data a quel tipo di minore, ma disponibile a rendersi benemerito con elargizioni, anche di notevole entità - prima il conte Rossi, adesso il comm. Pianelli -, che di tanto in tanto mette mano al portafoglio e sborsa i dieci, venti, cinquanta, mi dicono persino cento milioni. Compie certamente un'azione benemerita chi, avendo tanti soldi, ne elargisce una parte in questo modo: se è un evasore fiscale, attenua un po' la sua colpa oltre tutto Ma è un sistema di finanziamento che non può essere accettato.
Noi dobbiamo considerare il problema della Casa Benefica sotto l'aspetto di dare ad esso una soluzione definitiva e accettabile. In questo momento ci si sta occupando del problema dei laboratori, perché è quello contingente.
Ma il problema più importante è quello del tipo di assistenza che si dà a questi ragazzi, che non può prescindere dal fatto che, insieme a figli di ignoti, o di genitori in pessime condizioni economiche, ci sono ragazzi provenienti dal "Ferrante Aporti", per i quali occorre adottare sistemi di educazione completamente diversi da quelli adottati per gli altri che non hanno avuto l'esperienza dell'istituto di rieducazione. Questo richiede una ristrutturazione completa dell'istituto, non soltanto in modo da trasformarlo in piccola comunità - il che sarebbe già qualcosa di interessante - ma rivedendo tutta la sua organizzazione, valutando addirittura se sia il caso di tenerlo in vita, viste le condizioni in cui si trova. Sono evidenti le responsabilità di chi in tutti questi anni ha esercitato il controllo su questo istituto, sia per l'episodio che ho ricordato prima, riguardante il direttore del personale, sia anche per quello che si è verificato poi. Uno dei motivi per cui il personale è in agitazione consiste nel fatto che la Direzione sia tuttora affidata ad una persona che molti considerano ancora oggi benemerita ma che la maggior parte del personale giudica negativamente , per i metodi autoritari che usa nel curare una gestione che le era stata affidata solo in via transitoria subito dopo il suicidio del direttore senza che essa, prima d'allora assistente sociale nell'istituto, avesse i titoli occorrenti per essere direttrice della Casa Benefica. Lo stato di agitazione si elimina anche nella misura in cui si risolvono questioni di questo genere, si provvede a ricoprire i posti di massima responsabilità con regolari concorsi, in modo da procedere, unitamente alla ristrutturazione dell'istituto, ad una gestione di esso più moderna e più valida.



FASSINO GIUSEPPE


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza dei Consiglieri Nesi e Calsolaro sul decreto del Governo relativo alla dislocazione delle centrali idroelettriche nel territorio nazionale


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dai Consiglieri Nesi e Calsolaro, avente per oggetto: "Consultazione della Regione in merito al Decreto del Governo alla dislocazione delle centrali idroelettriche nel territorio nazionale".
Nessuno dei presentatori intende illustrare l'interpellanza? Allora risponde l'Assessore Paganelli, per conto dell'Assessore Simonelli, ancora assente, al quale facciamo tanti auguri di pronto ristabilimento.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Rispondendo anche a nome del collega Assessore Simonelli, debbo dichiarare agli interpellanti che le Regioni non sono state sentite in alcun modo sulla nuova disciplina riguardante la localizzazione di nuovi impianti termici e l'ampliamento di impianti già esistenti per la produzione di energia elettrica. Ciò è indubbiamente da valutarsi negativamente, tanto più che la legge 18 dicembre 1973, n. 880, individua già alcune localizzazioni per le quali vengono confermate le autorizzazioni che siano state già concesse. Quanto, invece, a futuri insediamenti di impianti termoelettrici, la normativa entrata ora in vigore riconosce ampio spazio alla presenza ed alle competenze delle Regioni.
Secondo queste nuove norme, i programmi di costruzione sono approvati dal CIPE d'intesa con la Commissione consultiva interregionale, e, sulla base di questi programmi pluriennali le Regioni, d'intesa con i Comuni interessati e sentito l'Enel, indicano l'area destinata alla costruzione o all'ampliamento degli impianti termoelettrici, tenendo conto, dice l'art. 3 della legge, "delle esigenze tecnico-economiche che condizionano la localizzazione degli impianti stessi, nonché le norme a tutela della salute e dell'ambiente". La Regione partecipa inoltre, attraverso il Presidente della Giunta e due componenti del Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico, alle riunioni della Commissione centrale contro l'inquinamento, quando questa debba esprimere il proprio parere in ordine ai progetti degli impianti termici ed alle relative reti di trasporto ad alta tensione.



PRESIDENTE

Chiede la parola l'interpellante Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Ringrazio l'Assessore per questa dichiarazione così esplicita: la Regione non è stata interessata. Siccome la decisione ha suscitato una serie di critiche, come probabilmente l'Assessore sa, soprattutto nel Comune di Chivasso, vorrei pregarlo di comunicare questa risposta al Comune di Chivasso, anche perché le critiche sono state rivolte anche alla Regione, come se la Regione, essendo stata interpellata, non avesse preso alcuna posizione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Beltrami sui provvedimenti a favore delle maestranze già dipendenti dalla Montedison - Marmi di Baveno


PRESIDENTE

Interpellanza presentata dal Consigliere Beltrami su: "Provvedimenti a favore delle maestranze già dipendenti dalla Montedison - Marmi di Baveno".
Il Consigliere interpellante non intende prendere la parola per illustrare l'interpellanza? Allora risponde l'assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle cave e torbiere

La questione è nota.
La Montedison, che coltiva in territorio di Baveno una cava di granito rosa (ubicata su terreni di proprietà comunale), dando lavoro a circa 40 addetti, tra attività propria della cava e lavorazioni connesse di segazione e lucidatura dei materiali, è venuta nella determinazione di cedere detta azienda ad una società privata, e, in ottemperanza alle disposizioni contenute nel contratto di sfruttamento del giacimento, ha chiesto al Comune di Baveno l'autorizzazione preventiva per il trasferimento. A tale richiesta l'Amministrazione comunale interessata ha ritenuto di dare risposta negativa.
Contemporaneamente i lavoratori si sono costituiti in assemblea permanente, per protestare contro la decisione adottata dalla Montedison di trasferire il loro rapporto di lavoro.
Una uguale situazione si è creata anche in Toscana, dove, stante la consistente presenza della Montedison-Marmi, ha assunto proporzioni tanto vaste da indurre i competenti Ministeri a promuovere un incontro fra le parti per tentare di risolvere la vertenza. In questo quadro, il giorno 8 agosto 1973 si è tenuta a Roma una riunione presso il Ministero delle Partecipazioni statali, alla quale sono intervenute le Organizzazioni sindacali. In tale occasione sarebbe emersa l'opportunità, e conseguentemente, l'impegno di addivenire alla costituzione di una società a partecipazione statale per la gestione di tutte le aziende della Montedison nel settore marmi e graniti.
Per puntualizzare definitivamente la situazione è stata indetta una successiva riunione a Roma, per il 10 gennaio '74. Tale riunione è stata però all'ultimo momento rinviata per la avvenuta indisponibilità di alcuni Ministri interessati.
L'Amministrazione regionale, rendendosi conto della gravità della situazione, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, per i quali, purtroppo, non si presenta, a breve termine, la possibilità della collocazione in cassa integrazione, ha ritenuto di inserirsi direttamente nella questione, e, venuta a conoscenza della riunione del 10 gennaio, pur senza invito, ha inviato a Roma un proprio rappresentante. L'incontro, come è stato detto, è stato rinviato, e a tutt'oggi non è dato sapere quando esso potrà avvenire. In questa sede desidero comunque assicurare l'interpellante che seguiremo con attenzione gli sviluppi della questione e che, d'intesa anche con il competente Assessorato della Regione Toscana, ci adopreremo in tutti i modi per contribuire alla risoluzione della vertenza.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'interpellante Consigliere Beltrami. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio

Ritengo esauriente la risposta che ho ricevuto dall'Assessore Paganelli.
In sede politica siamo avvezzi ad abusare dell'aggettivo "tragico", ma la situazione di quel gruppo di lavoratori è tragica nel vero senso della espressione.
Prendo atto dell'intervento della Regione, sollecitato dalla parte interessata anche se non previsto con invito ufficiale. Vorrei solo sottolineare che dal mese di agosto-settembre questi lavoratori si trovano in effetti privi di ogni assistenza - a parte il contributo episodico e straordinario, una tantum, della Regione, che certamente, pur con la migliore delle intenzioni, non può risolvere il problema -. Si tratta di gente che ha indubbiamente da proporre alla realtà regionale un fatto estremamente tragico, che denota una situazione allarmante di vero disagio.
Mi auguro che l'attività dell'Assessore Paganelli e della Giunta possa arrecate veramente sollievo ai lavoratori di Baveno.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Interpellanza dei Consiglieri Nesi e Fonio e interrogazione dei Consiglieri Berti e Vecchione in merito ad alcune delibere respinte dal CO.RE.CO


PRESIDENTE

Interpellanza dei Consiglieri Nesi e Fonio: "Delibere di finanziamento assunte da alcuni Comuni per la ricostruzione del Vietnam respinte dal Comitato regionale di controllo di Novara".
Intendono i presentatori illustrare l'interpellanza? No. Allora ha facoltà di parlare per la risposta il Presidente Oberto



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei pregare i Consiglieri Berti e Vecchione di consentirmi di inglobare nella risposta a questa interpellanza quella alla interpellanza da loro presentata circa un altro aspetto che concerne il comportamento del CO.RE.CO., questa volta relativo ad una delibera della Provincia di Torino per la ristrutturazione dell'assistenza psichiatrica, dal momento che non entrerò nel merito né del problema del Vietnam né dell'assistenza psichiatrica, ma unicamente dei poteri e delle competenze ed eventuali interventi della Regione sul CO.RE.CO.



PRESIDENTE

Concordano i Consiglieri interpellanti?



BERTI Antonio

Acconsentiamo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La prima interpellanza si riferisce al CO.RE.CO. che svolge la sua attività nella zona di Novara, che ha ritenuto di non approvare alcune delibere di Comuni che avevano disposto l'erogazione di fondi in soccorso del Vietnam del Nord; l'altra al CO.RE.CO. torinese, il quale, di fronte ad una delibera dell'Amministrazione Provinciale con la quale si assumono determinate posizioni per il metodo, il sistema nuovo della prestazione ed erogazione dei servizi dell'assistenza psichiatrica, chiede alla Regione all'Amministrazione Provinciale, ulteriori ragguagli e precisazioni e pareri che peraltro erano già stati precedentemente espressi. Siamo quindi di fronte a due atteggiamenti diversi, ma che sostanzialmente, per quello che si riferisce poi alla domanda conclusiva fatta e dal Consigliere Nesi e dai Consiglieri Berti e Vecchione, si unificano e si sostanziano.
Dirò subito che per quel che attiene al problema del Vietnam c'è stata una variazione notevolissima di atteggiamenti da parte dei vari CO.RE.CO.
non solo del Piemonte ma di tutta l'Italia. Se la memoria non mi tradisce c'è stata addirittura una denuncia penale nei confronti di amministratori comunali che avevano approvato delibere di questo genere e di CO.RE.CO.
che le avevano avallate e vistate. Recentissimamente, mi pare in questi ultimi quattro-cinque giorni, si è avuta notizia di un proscioglimento in sede penale. Così, sotto un profilo sostanziale di giustizia, si è fatta veramente giustizia. Il CO.RE.CO., che deve esercitare le sue funzioni esattamente con il criterio della legittimità, le può esercitare, vorrei dire, a freddo, o ha un limite di autonomia di decisione per avvicinarsi ad esaminare la sostanza della cosa, per derivarne anche un giudizio di legittimità. Questo è il punto interrogativo che pone anche l'altra interpellanza. In altri termini, di fronte all'altro problema, il CO.RE.CO.
aveva ancora possibilità ed autorità di chiedere chiarimenti su quello che noi in gergo definiamo il "del fatto", per dedurre poi conclusioni procedurali e di diritto? La materia è effettivamente ancora da determinare e da specificare. Io sono grato agli interpellanti, che mi hanno offerto l'occasione, con le due interpellanze, di proporre la disamina attenta del problema. In una convocazione, che ritengo sia prossima, di tutti i CO.RE.CO., si cercherà di determinare una linea che demarchi il più chiaramente possibile la funzione dei CO.RE.CO. in rapporto al giudizio di fatto, diciamo così, di merito, di sostanza, e quella che è invece l'attribuzione chiara, netta e precisa, delegata proprio dalla stessa legge della valutazione del criterio di legittimità del provvedimento.
In questo momento non vorrei prendere altra posizione al di là di questa, perché penso che nello spazio brevissimo di una quindicina di giorni, ricevute le relazioni dalle singole sezioni dei CO.RE.CO., li convocherò e insieme esamineremo la cosa, tenendo conto dei limiti di competenza e di attribuzione del Presidente della Giunta, che evidentemente non può interferire nell'autonomia di decisione del CO.RE.CO. se non per richiamare, con il rispetto dovuto ad una Magistratura - perché in fondo anche questa è una magistratura - all'osservanza delle norme che sono dettate dalla legge.



PRESIDENTE

Chi degli interpellanti desidera parlare? Il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Il Presidente Oberto ha posto in evidenza i problemi di carattere istituzionale, ma ha sottaciuto quello di carattere politico pure presenti.
A titolo esemplificativo mi richiamo ad un'altra interrogazione presentata da me insieme al collega Fonio a proposito della presa di posizione di un altro Comitato regionale di controllo, quello di Biella, in relazione alla delibera approvata da numerosi Comuni per dare sovvenzioni ai giovani che sono andati al Festival della Gioventù a Berlino. Questa è indubbiamente una questione di carattere politico. Evidentemente, in circostanze del genere ciascuno di noi può dare valutazioni completamente diverse, che riguardano anche la natura del Comune proprio in quanto tale. Noi riteniamo il Consiglio Comunale un organo politico, e non semplicemente amministrativo. In questo senso si inquadra il problema generale. C'è poi un altro ordine di problemi da considerare, che il Presidente Oberto ha posto in evidenza, sulla cui importanza concordo: cosa sia il Comitato regionale di controllo, quali siano i suoi rapporti con la Regione, quali i compiti istituzionali del CO.RE.CO., come organo di vigilanza che sostituisce l'autorità prefettizia.
Richiamandomi anche ad un impegno che era stato preso dal suo predecessore, sottolineo, Presidente, l'opportunità di fare in questa sede una valutazione generale; anche perché, ferma rimanendo l'autonomia del CO.RE.CO. vengano eliminate certe discrepanze che appaiono evidenti giorno per giorno non solamente in campo strettamente politico come questo ma anche in campo amministrativo.
Approvo pertanto pienamente l'intenzione manifestata dal Presidente Oberto di far svolgere un dibattito in Consiglio Regionale sulla natura e sui compiti del CO.RE.CO. in relazione all'Ente Regione e al Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

La risposta del Presidente Oberto in ordine all'interpellanza presentata ci ha soddisfatto la parte di cui egli ha posto l'accento sulla necessità di discutere, io raccomando con urgenza, sulla funzione istituzionale dei Comitato regionali di controllo, che non vedo - anticipo fin d'ora - come organi giurisdizionali esterni alla Regione, ma strettamente legati all'attività della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda l'annullamento disposto dal Comitato regionale di controllo della deliberazione dell'Amministrazione Provinciale, io penso che di questa decisione dovesse essere considerato e dovesse emergere dalla risposta all'interpellanza l'aspetto politico, ed è per questa lacuna che non possiamo dichiararci soddisfatti di quanto ci ha detto il Presidente della. Giunta.
Il Consiglio Provinciale aveva assunto quella delibera in ordine alla ristrutturazione dell'assistenza psichiatrica al fine di dare soluzione ad una situazione che si era definita nel 1973, attraverso un processo apertosi però fin dal 1970, quando Presidente del Consiglio Regionale era appunto il nostro attuale Presidente della Giunta. Si era cominciato allora a mettere il dito sulla piaga delle istituzioni psichiatriche ed a cercarvi rimedio: avevano preso avvio esperienze estremamente interessanti destinate ad irradiarsi da Gorizia a tutto il territorio del Paese culminando in questi giorni in un Convegno, a livello elevatissimo che si è svolto a Trieste, di tutte le province italiane e che si è concluso proprio sulla linea impostata dal Consiglio Provinciale di Torino per mettere in moto tutto questo meccanismo di ristrutturazione.
Quella che l'Amministrazione Provinciale aveva fatto era una scelta politica di merito ed al Comitato di controllo competeva valutare soltanto l'aspetto della legittimità della delibera, non certo quello del merito. La decisione di annullamento della delibera è estremamente grave. In primo luogo il Comitato regionale di controllo, nel motivarla, non riporta, se non alterato, il parere del Medico provinciale, cui fa esplicito riferimento (il Medico provinciale si era espresso nel senso che non c'era a nulla da obiettare al contenuto della delibera sul piano della riforma sanitaria). Inoltre, va rilevato che sia la prima, che la seconda deliberazione del Consiglio Provinciale costituiscono - e questo è il dato politico fondamentale - un'anticipazione di quella che sarà la riforma sanitaria nazionale nell'ambito della propria autonomia, cioè nell'ambito della propria sfera di competenza, di un intervento sull'assistenza psichiatrica. E' estremamente grave che il Comitato di controllo colpisca la scelta politica che è stata fatta. Se la prima decisione di annullamento può aver determinato degli atteggiamenti senz'altro contrari, e che travalicano per eccesso di potere poteri del Comitato di controllo, più grave ancora è il secondo iter processuale che ha messo in opera il CO.RE.CO. dopo aver ricevuto una seconda deliberazione dello stesso Consiglio Provinciale, che, emendando per una piccola parte la deliberazione precedente, aveva riproposto integralmente il quadro sostanziale della deliberazione precedente. In questa situazione il Comitato di controllo ha ripercorso, o vuol ripercorrere, tutto l'iter del parere del Medico provinciale, che c'era già, del parere della Regione, che c'era già; anzi, di pareri della Regione ce ne sono tre: due del Presidente Calleri, uno dell'Assessorato alla Sanità, Perché richiederli ancora? Forse i fini di questa manovra sono due: togliere di mezzo una delibera che ha un significato importante ed è, direi, innovativa in questa materia (si tratta di una deliberazione presa di comune accordo da tre organismi: l'Amministrazione Provinciale, l'Opera Pia e le Organizzazioni sindacali cioè da chi esercita la funzione amministrativa e da chi è portato a gestire, con le organizzazioni sindacali, con i lavoratori, l'attuazione pratica, reale, di un contenuto normativo che si vuole mettere in essere).
E' chiaro che non è stata un'operazione indolore quella condotta per arrivare a decidere questo tipo, di ristrutturazione, per superare i contrasti anche all'esterno delle organizzazioni sindacali, per neutralizzare alcune spinte corporative che esistevano nell'ambito della categoria: ponendo remore a questo processo praticamente si offrono nuovi appigli a quella parte che tende sostanzialmente a silurare la delibera.
Togliere di mezzo una delibera che costituiva il frutto di una sperimentazione protrattasi per qualche anno, che era riuscita a cogliere una zonizzazione di carattere provinciale che si colloca bene nel campo della prefigurazione delle unità sanitarie locali, in quanto fa riferimento a situazioni concrete e territorialmente considerate, che doveva portare a dare un aspetto qualificante all'attività dell'Amministrazione Provinciale questo era l'obiettivo politico che il CO.RE.CO. esorbitando delle proprie funzioni, ha voluto perseguire. Se è contro questa zonizzazione che il Comitato di controllo si muove, non si tratta più solo di aspetti di merito, signor Presidente, ma del riaffiorare di linee politiche conservatrici a livello di un organo della Regione. Spesso noi vediamo anche nell'ambito della Magistratura ordinaria, che ha funzioni ben definite, che quando la spinta delle idee cammina in una certa direzione si cerca di ottenere, facendo scendere in campo questo corpo separato, il recupero cosiddetto amorfo, cosiddetto indolore, il recupero non politico: questo è invece un recupero chiaramente politico, e questo recupero politico può avvenire solo attraverso uno scontro politico a livello di Consiglio Regionale, o di Consiglio Provinciale, e mai a livello di CO.RE.CO. Una volta che questa fase si è esaurita, con il varo di una delibera all'unanimità, non è più ammissibile un intervento di annullamento del Comitato di controllo. Sicuramente lei, signor Presidente, ha potuto vedere la relazione presentata in Giunta dall'Assessore Teppati per la predisposizione della seconda deliberazione: avrà notato che lì ci sono tutte le confutazioni in fatto ed in diritto rispetto al primo atteggiamento del Comitato di controllo. In rapporto a questa parte ripeto, noi siamo insoddisfatti della risposta del Presidente della Giunta perché nulla questi ha detto o voluto dire oggi, mentre accogliamo positivamente l'impegno del Presidente di un dibattito consiliare sull'attività dei Comitati di controllo (si tratta, del resto, di un impegno che il Presidente ha inserito nel programma della Giunta) sollecitato dalle nostre ripetute richieste e da varie nostre interrogazioni.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Interpellanze dei Consiglieri Berti, Minucci e altri sulle prospettive di espansione della Fiat a Savigliano


PRESIDENTE

Prendiamo ora in esame l'interpellanza presentata dai Consiglieri Berti, Minucci, Rivalta, Revelli, Lo Turco, Sanlorenzo, avente per oggetto: "Nuovi piani progettati dalla FIAT in Savigliano - Valutazione sulle modifiche occupazionali e sulle dequalificazioni del Personale". Nessuno degli interpellanti intende illustrarla? Ha facoltà di rispondere, allora l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Non appena venuti a conoscenza delle notizie diffusesi a Savigliano relativamente al trasferimento delle produzioni ferroviarie ed alla loro sostituzione con attività concernenti il settore automobilistico, abbiamo sviluppato una serie di contatti con la FIAT per appurare l'esatta portata di queste informazioni e per esprimerci quindi al riguardo. Da questi contatti, a livello tecnico, è emerso che effettivamente da parte della FIAT era stata avanzata l'ipotesi di trasferire nel Mezzogiorno le lavorazioni ferroviarie, in relazione ad una precisa richiesta avanzata dalle organizzazioni sindacali di potenziamento degli stabilimenti Ferrosud di Matera e Omeca di Reggio Calabria. Per contro, non ci è risultato che la FIAT avesse già individuato una precisa scelta di attività sostitutive, ed infatti a questo proposito sono circolate varie voci.
Per precisare la posizione della Regione, e per richiamare la FIAT ad una preventiva comunicazione delle sue intenzioni e dei suoi progetti nell'area piemontese, il 12 ottobre chiedevamo al Presidente della Società chiarimenti ed informazioni in ordine alle prospettive di Savigliano affermando tra l'altro che: "L'ipotesi di una conversione dello stabilimento di Savigliano suscita viva preoccupazione per gli effetti che possono derivarne per tutta l'area, in relazione anche alle caratteristiche degli insediamenti sostitutivi che si teme possano non corrispondere all'elevato livello di qualificazione delle maestranze, ed originare inoltre un flusso migratorio che comprometterebbe gli equilibri locali quanto ad infrastrutture urbane ed a servizi sociali".
Dopo ulteriori contatti, la FIAT ci rispondeva con una lettera a firma del dott. Chiusano, dicendo testualmente: "Il trasferimento nel Mezzogiorno d'Italia delle lavorazioni di materiale ferroviario attualmente in essere presso lo stabilimento di Savigliano non costituisce che una delle molte ipotesi che desideriamo porre allo studio nell'intento di individuare iniziative industriali suscettibili di localizzazione al Sud, per rispondere all'esigenza di sviluppi industriali nel Mezzogiorno ed alle pressioni che in proposito da ogni parte - politica, sindacale, di opinione pubblica - vengono insistentemente e notoriamente sviluppate nei nostri confronti. Torno peraltro a ripeterle che si tratta soltanto di una fra molte ipotesi, per la quale non solo non sussiste alcuna decisione, anche di massima, ma neppure un'istruttoria consistentemente avviata. D'altra parte, il problema della particolare, elevata qualificazione delle maestranze impiegate a Savigliano costituisce per noi specifico punto di attenzione e di preoccupazione".
Com'è noto, con l'aprirsi della crisi energetica la FIAT comunicava alle autorità governative che intendeva sottoporre ad una nuova verifica i propri programmi e le proprie ipotesi di investimento nel Mezzogiorno, ed anche il discorso intorno a Savigliano non ha più avuto successivi sviluppi.
Va aggiunto ancora che in occasione del recente incontro con il dott.
Umberto Agnelli e con i suoi collaboratori, a proposito della situazione della Lancia, si è anche parlato di Savigliano. Da parte della FIAT è stata confermata l'intenzione di trasferire al Sud le lavorazioni ferroviarie, a condizione che le attività sostitutive da insediarsi a Savigliano siano adeguate al livello di qualificazione dei lavoratori e siano quindi attività altamente specializzate.
Tutto questo problema dovrà certamente ricevere un ulteriore approfondimento nel quadro del confronto che la Regione svilupperà con la FIAT in ordine ai nuovi indirizzi che il quadro economico generale comporta per la strategia di questa Società.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Lo Turco. Ne ha facoltà.
LO TURCO Giorgio Ringrazio l'Assessore Paganelli per le puntualizzazioni date. Desidero comunque far presenti alcuni fatti nuovi avvenuti in questi ultimi tempi.
E' in corso alla FIAT una vertenza che ha portato in questi giorni ad una grossa battaglia sindacale in tutti i settori. In un incontro si è arrivati ormai a posizioni di rottura. La FIAT ha annunciato propositi molto precisi: la SNOS deve andarsene da Savigliano; sono inoltre in predicato varie altre operazioni che prevedono ulteriori concentrazioni della FIAT e della EFIM sul settore ferroviario, così da rendere il settore pubblico subordinato alle esigenze della FIAT (i nove stabilimenti attuali verrebbero ridotti a cinque, una parte dei quali verrebbe concentrata nel Sud). Per realizzare tutto questo processo, che prevede la chiusura di tutta una serie, di fabbriche, la FIAT chiede la privatizzazione del settore, e quindi chiede agevolazioni e misure di sostegno con denaro pubblico, e la sua ristrutturazione, con fondo settoriale apposito. Alla realizzazione di questi progetti noi ci siamo pronunciati, e con noi le organizzazioni sindacali, in senso nettamente contrario: le organizzazioni sindacali intendono dare, e lo hanno ribadito con la lotta, tutto il loro contributo allo sviluppo del Mezzogiorno, ma non a scapito della produzione nel Nord, proprio in considerazione di quanto detto dall'Assessore circa l'alta qualità professionale, la specializzazione di questi lavoratori.
Ora, tutto questo ci pone l'esigenza di operare in modo diverso: non basta più tenere la situazione sotto controllo, aspettando nuovi sviluppi, prima di intervenire: bisogna dire con molta chiarezza e con molta determinazione che il materiale ferroviario da Savigliano non deve essere spostato: per le caratteristiche della SNOS, per la qualificazione specializzata di quei lavoratori. Nel Mezzogiorno bisogna creare qualcosa di nuovo, dare sviluppo al trasporto su rotaia con nuovi settori, nuove industrie.
Si pone quindi con urgenza la necessità di batterci per un piano di sviluppo di questa produzione di mezzi di trasporto collettivo e pubblici per la riorganizzazione del traffico nella città collegato alle prospettive di un nuovo assetto della vita cittadina.
Su questa base noi chiediamo che la Regione si muova con maggior determinazione. I lavoratori, con la lotta che hanno in corso, stanno dicendo di no a tutto il piano di ristrutturazione che la FIAT vuol darsi nel senso di entrare nel settore pubblico delle Ferrovie per subordinarlo agli interessi dell'Azienda. Anche noi come partito diciamo di no. Bisogna che a sua volta la Regione abbia la forza di muoversi in una direzione diversa, per dire di no a scelte che sono contrarie alle esigenze dei lavoratori. Stare ad attendere che gli avvenimenti evolvano significa infatti andare nella direzione preferita dalla FIAT.
Per questi motivi mi dichiaro insoddisfatto della risposta.



PRESIDENTE

Comunico che il Consigliere Zanone ha deciso di trasformare in interrogazione l'interpellanza relativa alle: "Iniziative preliminari ed urgenti per uno sviluppo urbanistico ed organico della Valle Vigezzo", e chiede risposta scritta. Così pure, il Consigliere Carazzoni ha deciso di trasformare in interrogazione, alla quale chiede risposta scritta, la sua interpellanza su: "Intervento presso gli organi delle Ferrovie dello Stato per comunicazioni ferroviarie più comode e frequenti tra Domodossola e Torino".


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanze dei Consiglieri Rivalta e Vecchione sulle iniziative per affrontare in modo organico e qualificato il problema del centro storico di Carmagnola


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza dei Consiglieri Rivalta e Vecchione avente per oggetto:"Iniziative perché venga affrontato in modo organico e qualificato il centro storico di Carmagnola". Gli interpellanti desiderano illustrarla? Chiede di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Intendo illustrare le ragioni che ci hanno indotti a presentare questa interpellanza, avente per oggetto il Comune di Carmagnola, in particolare il suo tessuto urbano antico, e, di riflesso, il modo in cui si amministra in quel Comune.
Credo che i Consiglieri conoscano tutti il centro di Carmagnola e le sue caratteristiche storiche ed ambientali. Per chi non avesse chiare le idee in proposito potrebbe sopperire la consultazione di una qualsiasi guida turistica del Piemonte, in particolare di quella, seriamente documentata, curata dal Touring Club. In queste guide turistiche si annota che Carmagnola è un centro di non pochi interessi storici, conseguenti alla sua formazione medioevale ed all'organicità con cui si sono realizzate le espansioni nei secoli successivi; organicità che si può rilevare nel tessuto di Carmagnola almeno fino alle espansioni che riguardano il secolo scorso. Elementi degni di valutazione positiva di questo tessuto urbano ed edilizio sono il complesso del centro abitato, per la sua unità ambientale e per la sua struttura di vie e piazze, fortemente valorizzate dal fatto che le vie e le piazze principali sono, con un'articolazione continua collegate attraverso percorsi pedonali porticati. In questa unità ambientale, fatta anche di una prosa pur modesta dal punto di vista edilizio, si collocano una serie di monumenti, di edifici che hanno un vero e proprio carattere monumentale; in particolare quelli che si rifanno al Quattrocento, ma anche edifici successivi (basti ricordare che alcuni di questi edifici presentano ancora, in maniera, tutto sommato, ben difesa, le caratteristiche quattrocentesche della loro impostazione). Ci sono edifici affrescati, probabilmente del seicento, con una ispirazione di decorazioni bramantesche. Si tratta dunque di un centro storico che nel suo complesso presenta valori ambientali degni di rilievo e che ha nel suo interno una serie di monumenti. Noi siamo venuti a conoscenza del modo in cui in questo abitato si stava operando per l'attenzione che il nostro Partito porta ai problemi dello sviluppo urbano ed al problema della conservazione dei centri storici. Il Gruppo consiliare comunista al Consiglio Comunale di Carmagnola aveva presentato, il 25 luglio '73, una interrogazione in cui si chiedevano al Sindaco spiegazioni circa la deroga (che gli interroganti del Consiglio Comunale di Carmagnola presumevano fosse stata fatta nel concedere una licenza edilizia) nei confronti del comma 5 dell'art. 17 della legge-ponte, la 765, in base al quale "qualora l'agglomerato urbano rivesta carattere storico-artistico di particolare pregio ambientale, sono consentite esclusivamente opere di consolidamento o restauro senza alterazione di volumi". Si chiedeva inoltre, in quella interrogazione, se era stata sentita la Sovrintendenza ai Monumenti per quella stessa licenza che ha consentito la demolizione e ricostruzione di edificio esistente nel centro storico, e, in caso positivo, qual era stato il parere della suddetta Sovrintendenza. Si chiedeva inoltre che venissero messi a disposizione del Consiglio Comunale tutti gli atti relativi a tale licenza affinché il Consiglio potesse essere edotto delle ragioni che avevano determinato l'autorizzazione a demolire ed edificare un edificio.
A seguito di questa interrogazione, il Gruppo consiliare comunista ottenne come documentazione la risposta che il Sindaco di Carmagnola aveva dato all'Assessorato all'Urbanistica e Assetto territoriale presso la Regione piemontese. Risposta che era stata formulata a seguito di una richiesta che già l'Assessorato aveva fatto, essendo stato avvertito delle irregolarità nell'attività edilizia di Carmagnola. Di questa risposta, che risale al 18 luglio, vale la pena richiamare alcuni punti, perché appunto da essa si possono dedurre e il comportamento dell'Amministrazione e le ragioni di sostanza della nostra interpellanza.
Intanto, in questa risposta all'Assessorato all'Urbanistica della Regione il Sindaco dice che "si tratta di un progetto che prevede una parziale demolizione, rifacimento ed ampliamento di un fabbricato ad uso sede banche, uffici ed alloggi", sottolineando l'affermazione che "si tratta di una parziale demolizione e rifacimento e ampliamento di fabbricato". E vale la pena annotare che tra virgolette si indica che una delle condizioni poste dalla Commissione edilizia e dal Sindaco al rilascio di questa licenza è che "gli intonaci esterni, le persiane e quanto necessario per la finitura della facciata su piazza Martiri e su via Valobra (via Valobra è una delle vie porticate di Carmagnola) siano quanto più possibile aderenti alla situazione preesistente ed in perfetta armonia con l'ambiente circostante". Già qui si delinea il tipo di atteggiamento che si adombra nei confronti dei problemi della conservazione dei centri storici, un problema cioè di pellicola, di facciata, di coloritura. nSi spiegano anche in questa risposta data all'Assessorato le ragioni per cui l'Amministrazione Comunale di Carmagnola aveva ritenuto di non tener fede alle indicazioni della legge-ponte ed in particolare al 5° comma dell'art.
17. Ma prima ancora di dare questa spiegazione si dice che "nel caso della licenza di costruzione in oggetto (licenza di costruzione che era passata per le mani di diversi titolari, per finire in quelle di una certa impresa Gilardi &C.) non ricorreva e non ricorre alcuno dei presupposti" che la riconducano a ragioni di tutela ambientali, e che, oltre tutto, "il fabbricato non presenta alcuna caratteristica storica ed artistica e non racchiude in sé alcun particolare elemento degno di essere conservato, a parte il porticato prospiciente via Valobra". Si dice addirittura che l'edificio era pericolante e pericoloso sia per gli inquilini che per la normale attività. Si spiega che non si è osservato il comma 5° dell'art. 17 perché l'interpretazione dell'art. 17 prevede una suddivisione dell'articolo in due parti: una prima parte che riguarda i Comuni non dotati di strumenti urbanistici, che comprende il quinto comma, e una seconda parte che riguarda i Comuni dotati di strumenti urbanistici, e che sarebbe il caso di Carmagnola in quanto Carmagnola ha un vecchio programma di fabbricazione. Sotto questo profilo si da una giustificazione puramente giuridica al fatto che non si è osservato, nel caso di questa licenza, il comma 5° dell'art. 17 della legge-ponte.
Si aggiungono alcune altre giustificazioni che sarà il caso di sottolineare per avere ben chiaro qual è il tipo di atteggiamento dell'Amministrazione Comunale di Carmagnola nei confronti del suo tessuto urbano. Si dice che, d'altra parte, il nuovo programma di fabbricazione che è in corso di approvazione - probabilmente è all'Assessorato per l'esame - non contiene alcuna indicazione di centro storico, e pertanto sotto questo profilo non esiste un centro storico a Carmagnola; e che i problemi di conservazione saranno risolti, caso mai, secondo un'indicazione del regolamento edilizio del nuovo programma di fabbricazione adottato dal Comune di Carmagnola, ma non ancora approvato che rimanda il tutto ad un censimento che l'Amministrazione dovrà fare. Per cui si conclude dicendo che è ovvio che fino a quando questo censimento non sarà effettuato non esiste alcuna ragione per attenersi a motivi di cautela e tutela neppure per i singoli monumenti. Cioè, fino a quando il censimento non sarà stato fatto non solo non si terrà conto della esistenza del centro storico, ma neanche dell'esistenza di edifici di carattere monumentale da salvaguardare.
Alla fine, ad abundantiam, la giustificazione contenuta nella lettera del Sindaco è di questa natura: "Si fa presente che questa licenza edilizia è stata data sulla base di una prassi che per il passato ha visto concesse numerose licenze edilizie riguardanti quello che dovrebbe essere in futuro il centro storico". Cioè il centro storico ci sarà in futuro nella misura in cui l'Amministrazione deciderà che esiste attraverso un censimento. In questo momento l'Amministrazione non ha ancora, deciso che esista. Dice infatti il Sindaco; "Numerose licenze edilizie riguardanti quello che dovrebbe essere in futuro il centro storico sono state rilasciate senza interpellare preventivamente la Sovrintendenza ai monumenti, e ciò senza che alcun rilievo venisse mai fatto all'Amministrazione di questo Comune. Nella stessa piazza Martiri, peraltro, sulla quale prospetta l'edificio di cui ci si occupa, i altri edifici circostanti sono stati tutti ricostruiti ex novo, e uno di essi è stato addirittura trasformato in un palazzo di oltre cinque piani, con caratteristiche del tutto moderne. Lo stesso dicasi della via Valobra - la via porticata -, dove alcuni edifici sono stati ristrutturati ed altri riedificati modificando financo in maniera radicale l'architettura dei portici". Questa risposta è indicativa dell'atteggiamento dell'Amministrazione rispetto ai valori storici e culturali: si nega l'esistenza di un centro storico, di edifici che abbiano caratteristiche monumentali fino a quando non lo deciderà l'Amministrazione attraverso un censimento; non solo, ma si giustifica il comportamento tenuto nel caso di questa licenza con il fatto che nel passato si sono già concesse molteplici licenze che hanno provocato la distruzione di edifici del centro storico, la loro ricostruzione, con edifici multipiani di carattere condominiale. Quindi, la prassi diventata norma di impostazione culturale dell'atteggiamento dell'Amministrazione e viene assunta anche a giustificazione delle violazioni di legge.
A seguito di questa interpretazione data dal Sindaco e dalle sue giustificazioni (cogliendo il fatto che dal punto di vista più strettamente giuridico può essere valido lo spaccare l'art. 17 in due parti, quella che riguarda i Comuni non dotati di strumento urbanistico, comprendente il quinto comma, liberando quindi dal punto di vista formale l'Amministrazione di Carmagnola dall'impegno di sottostare al comma 5°, anche se dal punto di vista dei contenuti, della sostanza, dovrebbe esserci invece un rispetto) è stato presentato dagli stessi Consiglieri di Carmagnola un esposto al Presidente della Giunta Regionale, in data 10 agosto '73, quindi vecchio ormai di circa sei mesi, in cui si sottolinea che (al di là della questione relativa al comma 5° dell'art. 17, su cui si può, appunto dal punto di vista dei cavilli giuridici, anche ritenere non fondate le osservazioni precedentemente fatte) si deve comunque tener conto che la licenza edilizia di ricostruzione dell'edificio demolito, concedendo una edificabilità pari a 5,67 metri cubi per ogni metro quadrato, ha infranto un altro comma dell'art. 17. E' stata commessa un'infrazione alla norma della legge-ponte che prescrive come edificabilità massima 3 metri cubi per metro quadrato ovunque non esista un piano esecutivo; si può edificare per una cubatura superiore ai 3 metri cubi solo in presenza di un piano esecutivo. Nel caso in oggetto non è stato approvato nessun piano esecutivo.
Inoltre, si sottolinea nell'esposto fatto alla Regione che l'edificio non era stato solo parzialmente demolito, come ha dichiarato il Sindaco (a parte che anche la parziale demolizione non è un elemento che possa essere di per sé ricondotto ad una politica di conservazione), ma completamente demolito, lasciando in piedi soltanto i pilastri della parte esterna del porticato. La parziale demolizione è stata valutata in ragione del fatto che di un intero edificio di 9.000 mc. si è tenuto in piedi sei o sette ritti per l'altezza di due metri e mezzo, costituenti i pilastri del porticato. L'esposto alla Regione non ha avuto alcun effetto: la Regione non si è mossa. Va aggiunto che al consulente legale che ha formulato l'esposto inviato alla Regione a nome dei Consiglieri comunisti di Carmagnola, veniva comunicata per conoscenza, da parte della Sovrintendenza ai monumenti, l'11 ottobre '73, una lettera mandata all'Assessore all'Urbanistica della Regione Piemonte. Proprio quella Sovrintendenza che veniva chiamata a giustificazione dell'operato dell'Amministrazione di Carmagnola, in quanto non si sarebbe mai espressa in termini di condanna delle molteplici distruzioni di edifici nel centro storico di Carmagnola l'11 ottobre '73 ha mandato all'Assessorato all'Urbanistica della Regione Piemonte, e per conoscenza al legale che aveva sostenuto l'esposto nel mese di agosto, una lettera di questo tenore: "Da tempo questa Sovrintendenza ha rilevato che il Comune di Carmagnola, con successive autorizzazioni di interventi di ristrutturazione e di sostituzione dei fabbricati, consente la graduale alterazione di tutto il tessuto storico ed artistico del vecchio centro, che nell'insieme è uno dei più caratteristici del Piemonte. Il problema è di sua natura di carattere prettamente urbanistico. Si sollecita, quindi, un intervento da parte di codesto Ufficio regionale, perché il problema del centro storico di Carmagnola venga affrontato in modo più organico e qualificato".
La nostra interpellanza al Consiglio è stata motivata proprio da quest'ultimo atto della Sovrintendenza, sia per denunciare e condannare il comportamento dell'Amministrazione Comunale di Carmagnola - se si fosse intervenuti tempestivamente nei confronti di essa si sarebbe potuto chiedere, intanto, la sospensione dei lavori, che nell'agosto '73, quando abbiamo indirizzato l'esposto alla Regione, non erano ancora iniziati, per cui non erano ancora intervenuti neanche interessi sostanziali di carattere privato che potessero mettere in discussione l'interesse pubblico al ripristino della legalità -, sia per richiamare l'esigenza di una più puntuale presenza della Regione nei confronti dei Comuni, al fine di dare un'impostazione corretta alla politica urbanistica, in particolare in questo caso per quello che riguarda la conservazione e l'uso dei centri storici, sia per chiedere alla Regione di non rimanere in silenzio, come ha fatto in questo caso, per lunghi mesi, nonostante le sollecitazioni di cittadini, nonostante denunce espresse in forma legale, nonostante l'interessamento che una parte della popolazione di Carmagnola ha mostrato nei confronti di questo problema, e nonostante quest'ultima lettera di denuncia fatta dalla Sovrintendenza ai monumenti, che forse, sia pure in ritardo, vuol mettersi al passo con una politica più attenta di conservazione dei centri storici.



PRESIDENTE

Risponde l'Assessore Benzi.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, signori Consiglieri, la maggior parte delle circostanze presentate dal collega Rivalta sono esatte. Non tutte, per perché per l'esattezza prima che il Gruppo comunista si muovesse a fare quella denuncia, e giustamente, io stesso, avendo avuto occasione di passare, per pura combinazione, per Carmagnola, ed essendomi reso conto di quel che vi succedeva, avevo già ammonito personalmente il Sindaco: "O lei si mette in regola, o io la denuncio senza esitazioni, perché lei in questo paese consente abusi inammissibili". Il primo risultato che ho ottenuto con questa mia presa di posizione è stato il ridimensionamento del palazzo vecchio "Cannon d'oro" riportandolo alle dimensioni di prima, alle stesse caratteristiche di prima.
Come dicevo, ero passato casualmente per Carmagnola, e, notato un buco smisurato, mi ero reso conto di quel che era avvenuto.
Al di fuori di ogni polemica, intendo dire che non è vero che noi non ci siamo mossi: ci siamo mossi, invece, prima ancora che proprio il Gruppo comunista che ha fatto quella denuncia avesse avanzato le sue eccezioni.
Passo ora alla parte burocratica della mia risposta. Purtroppo, lo strumento di Carmagnola e una cosa un pochino a sé stante, che ha permesso (adesso, però, non è più così) di operare quello scempio in fatto di edilizia che giustamente il collega Rivalta ha deplorato. E' veramente deprimente vedere Carmagnola così obbrobriosamente snaturata: io sono d'accordo con te, Rivalta, perché sono anch'io profondamente affezionato alle cose antiche e sono dell'avviso che ci si deve opporre nella maniera più assoluta a simili deturpazioni. E' opportuno innanzitutto precisare che l'Assessorato, all'Urbanistica è venuto a conoscenza della questione attinente alla "licenza del Cannon d'Oro" attraverso un esposto presentato dall'avv. Santilli per conto dei Consiglieri comunali di Carmagnola signori Renato Tuninetto e Costantini Alighieri, in data 10/8/'73. Secondo il ricorrente, il Sindaco di Carmagnola avrebbe autorizzato, sull'area del demolito edificio del Cannon d'Oro, la costruzione di un fabbricato con volumetria superiore al preesistente e in violazione all'art. 41 quinquies della legge 17/8/1942 n. 1150, che prescrive nella zona storica interventi di solo consolidamento e restauro.
Una successiva segnalazione sulla stessa questione è pervenuta a questo Assessorato con lettera dell'ing. Umberto Miuccio in data 9/10/1973.
L'Assessorato all'Urbanistica ha richiesto, in data 5/9/1973, notizie e controdeduzioni al Sindaco di Carmagnola (personalmente, per la verità, io le avevo chieste molto prima, alla fine di luglio), il quale le ha fatte pervenire in data 23/10/1973 precisando: che il 3 maggio 1972 veniva rilasciata alla sig.ra Petiti, proprietaria dello stabile in questione licenza edilizia per: "parziale demolizione, rifacimento ed ampliamento di fabbricato ad uso: sede Banca - Uffici - Alloggi", condizionando l'esecuzione della facciata al rispetto quanto più possibile aderente alla situazione preesistente". La licenza è stata rilasciata senza chiedere il parere della Soprintendenza ai Monumenti del Piemonte (cioè, il Comune non ha chiesto nulla), non sussistendo nella zona in oggetto alcun vincolo di tutela monumentale o ambientale. Questo è quando dice il Sindaco di Carmagnola.
A seguito di dette indagini non è sembrato a questo Assessorato di rinvenire gli estremi per una declaratoria di illegittimità della licenza edilizia del "Cannon d'Oro", in quanto la stessa fu rilasciata sulla base di un programma di fabbricazione regolarmente approvato con decreto interministeriale e come tale esplicante la propria efficacia nel territorio comunale di Carmagnola, programma di fabbricazione che peraltro non conteneva alcuna prescrizione specifica, relativa alla zona storica del Comune stesso. Né, peraltro, i P.d.F. successivamente adottati dal Comune di Carmagnola prima della data del rilascio della licenza in questione prevedevano per l'area di cui trattasi l'applicazione del comma 5 dell'art. 17 della legge (6/8/'67 n. 765).
Inoltre, non è possibile far esclusivo riferimento al citato comma 5 in quanto lo stesso trova applicazione esclusivamente nei confronti di Comuni sprovvisti di strumento urbanistico, ipotesi non realizzata nel caso del Comune di Carmagnola, in quanto, come sopra detto, esso era regolarmente dotato di Regolamento edilizio con annesso P.d.F. approvato con D.I. n.
4101 in data 23/1/1957. L'Assessorato esplicherà comunque un' azione di merito in ordine alla licenza edilizia in questione, affinché possa essere assicurato l'inserimento armonico del fabbricato in esame nel contesto architettonico della zona interessata dall'intervento edificatorio, azione che la stessa Autorità comunale ha formalmente dichiarato di avere svolto e di continuare a svolgere. Si comunica inoltre che il Comune di Carmagnola ha recentemente adottato un nuovo Programma di Fabbricazione, e pertanto la tutela del centro storico comunale verrà ora assicurata dal regime di salvaguardia obbligatoria, ai sensi dell'art. 4 della legge 1/6/1971 n.
291, in cui detto strumento urbanistico si trova per un periodo di tre anni dalla data della delibera di adozione dello stesso.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante per la risposta.



RIVALTA Luigi

Probabilmente il Consigliere Benzi non ha avuto modo di sentire quanto ho detto all'inizio: infatti io gli ho dato atto di aver preceduto con il suo intervento sull'Amministrazione di Carmagnola l'interrogazione dei Consiglieri comunisti, che era del 25 luglio '73, come dimostra la risposta data dal Sindaco all'Assessorato il 18 luglio '73. Proprio perché egli si è mosso prima, quando cioè la situazione consentiva ancora una presa di posizione per bloccarla, devo però dichiarare che non sono assolutamente soddisfatto né della risposta né dell'atteggiamento assunto dall'Assessorato. L'unica cosa che egli ha fatto è stato di chiedere un ridimensionamento della volumetria dell'edificio. Nonostante tutte le sollecitazioni venute dai nostri Consiglieri comunali - ma, adesso si scopre, dalle parole dell'Assessore, anche da un privato cittadino di Carmagnola - non ci si è mossi per impedire che questa licenza edilizia potesse avere corso.
Io stesso ho richiamato il fatto che da un punto di vista puramente giuridico il comma 5 non poteva essere appellato. Ma nel nostro esposto si faceva riferimento al comma 6 dell' art. 17 della legge-ponte, con il quale si dice che: "Nei Comuni dotati di Piano regolatore generale e di Programma di fabbricazione - è il caso di Carmagnola, riferendoci al vecchio Programma di fabbricazione -, nelle zone in cui siano consentite costruzioni per volume superiori ai 3 metri cubi, non possono essere realizzati edifici con volume superiori a detti limiti se non previa approvazione di apposito piano particolareggiato o lottizzazione convenzionata".
Nel caso di Carmagnola, è stato totalmente demolito un edificio e un lotto di proprietà si è reso completamente libero. In quel momento la sua edificazione non poteva non rientrare nel rispetto del comma 6 dell'art. 17 della legge-ponte.
In questo noi biasimiamo l'atteggiamento dell'Assessorato: si è consentito che su un lotto privato reso libero, e per questo soggiacente al disposto dell'art. 6 della legge-ponte si edificasse con cubature superiori ai 3 metri cubi per metro quadrato, senza che venisse richiesta la lottizzazione o il piano particolareggiato, cioè lo strumento esecutivo imposto dalla legge. E lo strumento esecutivo dev'essere esteso agli edifici dell'intera zona (non è neppure ammissibile il tentativo fatto dall'Assessorato all'urbanistica regionale di giustificare le riedificazioni sul singolo lotto come edificazioni che possono costituire di per sé l'oggetto di una lottizzazione, di un piano particolareggiato). A Carmagnola è stato edificato l'edificio di un singolo lotto; non è stata imposta una visione neppure a livello di isolato. Quindi, in nessun caso quella licenza edilizia poteva o potrà essere ricondotta ad un piano esecutivo; l'Assessorato avrebbe dovuto fermare i lavori, far rientrare l'edificazione di quel lotto all'interno di un piano esecutivo che cogliesse almeno una parte significativa della zona del centro storico. Si è eluso l'impegno a procedere alla ristrutturazione di un complesso di edifici, attraverso il piano esecutivo, recuperando un minimo di standard urbanistici secondo le richieste della legge.
Concludo questo mio atto di denuncia del comportamento dell'Amministrazione Comunale di Carmagnola, ma anche dell'Assessorato della Regione, richiamando il nostro Assessorato ad una più attenta politica urbanistica al fine di non consentire il ripetersi di situazioni di questo genere. Nel ribadire la necessità di non consentire situazioni di questo tipo, desidero far presente che anche a Torino si stanno verificando casi analoghi a quello ora discusso di Carmagnola. Ne posso citare tre: l'edificio di via Botero, già abbattuto e riedificato; quello di via Barbaroux angolo via XX Settembre, e quello di via S. Francesco da Paola nell'isolato ove hanno sede gli uffici della Presidenza del Consiglio. E' necessario intervenire per ricondurli ad una giusta e corretta attuazione del comma 6 dell' art 17 della legge-ponte, ma direi, più in generale, per ricondurli ad una giusta politica di interventi nei centri storici attraverso piani particolareggiati estesi a tutta la zona del centro storico: una politica che riveda anche gli obiettivi di uso del centro storico.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica

Ti sarò grato se vorrai precisarmi personalmente l'indicazione dei tre casi citati, perché io possa farli controllare.



PRESIDENTE

L'interpellanza e discussa.


Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza del Consigliere Nesi sulle situazione attuale dell'Azienda FIAT


PRESIDENTE

C'è una serie di interpellanze che si riferisce alla situazione di disagio conseguente alla crisi energetica in atto, riflessi sul turismo sul lavoro e sull'agricoltura.
I presentatori, Consiglieri Curci, Carazzoni, Nesi, Bertorello Menozzi, Giletta, Gerini, Rossotto e Zanone chiedono la trasformazione in interrogazione e risposta scritta, per cui si può passare alla successiva interpellanza presentata dal Consigliere Nesi ed avente per oggetto la situazione attuale nell'azienda Fiat, alla quale deve rispondere il Presidente della Giunta, salvo che il Consigliere intenda illustrarla.
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Il Consigliere Nesi chiede di conoscere quale sia il pensiero della Giunta sulla reale situazione della Fiat. O è quasi chiedere la luna, o è accontentarsi di una risposta molto approssimativa.



NESI Nerio

Me ne rendo conto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Ragiona

E' difficile che la Giunta possa avere, in termini assoluti e concreti un pensiero sulla reale situazione.
Devo sottolineare - ed è già emerso stamattina nel corso di altre interrogazioni ed interpellanze - che la Giunta non ha mancato di prendere un'iniziativa alla quale, devo darne atto qui pubblicamente ancora, la Fiat ha risposto molto prontamente, sia pure interpellata in una direzione particolare specifica, che era quella relativa alla situazione di grave disagio della Lancia, venendo al tavolo della Giunta, dove si trovavano anche presenti il Presidente della nostra assemblea, Assessori (particolarmente quelli interessati al mondo dell'industria, del lavoro, al settore sociale, economico, del Piemonte) e i Capigruppo che per conseguenza rappresentavano, insieme al Presidente dell'assemblea il Consiglio Regionale. Quell'incontro è stato indubbiamente di notevole rilevanza e per la sostanza delle cose, ma soprattutto, a mio avviso, per l'impegno assunto dalla dirigenza Fiat e conseguentemente dalla dirigenza Lancia, di istituzionalizzare questo rapporto come metodo normale di comunicazione tra la Fiat per quello che rappresenta nel Piemonte e la Giunta Regionale; e ciò essenzialmente per quanto attiene ad un'attività programmatoria, che è propria del grande complesso, ma che non può andare avanti allo sbando, come usa oggi dirsi, senza che vi sia una collocazione reale, concreta, pratica, positiva ma soprattutto tempestiva con quella che è la programmazione che la Giunta, che il Consiglio Regionale intendono dare per lo sviluppo e l'avvenire del nostro Piemonte. Quindi metodica e sistematica consultazione alla quale la Giunta ha in modo particolare delegato, oltre al Presidente, gli Assessori che hanno specifica competenza in materia: gli Assessori all'Industria, al Lavoro, alla Programmazione. Si è dato di questo comunicazione ufficiale, si è in attesa di conoscere le persone che a livello direzionale Fiat saranno consultabili prima di addivenire ad altra riunione di carattere generale.
Qual'era stata la ragione per cui si promosse questo incontro? Ho detto di già che l'occasione era stata quella della Lancia, che brucia anche oggi, ma in realtà si volle stabilire (e anche attraverso ad alcuni interventi di Capigruppo la volontà politica dell'assemblea emerse molto chiaramente) quel rapporto più responsabile per tutta la problematica dell'attività programmatoria da svilupparsi in territorio piemontese tenendo altresì conto di quelle che sono le esigenze di un intervento sul piano di programma nazionale, della Fiat al sud, secondo le linee di programma stabilite statutariamente anche dalla nostra norma fondamentale.
Questa opportunità venne condivisa anche dalla Fiat, riservandoci un successivo controllo per conoscere meglio quella che è la programmazione che intendono mantenere o che prospettano di non mantenere essenzialmente al sud.
Questa occasionalità, ripeto, ha il suo rilievo, la sua importanza, ma evidentemente è l'altra parte del discorso in via di costruzione e di sviluppo che maggiormente interessa l'assemblea regionale, la Giunta e il Presidente della Giunta. In quella occasione il discorso si allargò proprio ed avemmo alcune dichiarazioni che in superficie parvero anche abbastanza tranquillanti, anche se ad un certo momento vi è stata una certa rentrèe di quella che era stata una prima dichiarazione. La Fiat - la dichiarazione avveniva in data 18.1.74 - per bocca dell'Amministratore delegato dr.
Umberto Agnelli, informava che sotto il profilo occupazionale non si prevedevano problemi di licenziamento, di riduzione, di messa in cassa integrazione, ma non si prevedeva neanche un'assunzione per la durata di tre-quattro mesi, ridotta poi a tre mesi e successivamente riportata allo spazio non perfettamente delimitato dei tre-quattro mesi; quindi niente disoccupazione, ma niente occupazione, il che incide assai gravemente perché il niente occupazione significa non assorbire altre frange di disoccupati ed in questo momento il problema è piuttosto interessante ed incalzante.
Si chiese alla Fiat se poteva esprimere un suo parere previsionale programmatorio, abbastanza concreto da tenersi presente per quella che è l'impostazione del piano e del programma che la Regione deve svolgere. Ed in quella circostanza sostanzialmente la situazione venne puntualizzata così: per adesso le commesse alla Fiat non sono venute meno, la previsione di uno sviluppo economico di mercato è estremamente difficile perché legata essenzialmente alla situazione congiunturale della crisi energetica che non consente di prevedere che cosa sarà la richiesta sul mercato di macchine nel periodo della primavera quando si prevede, in linea generale, un certo risveglio di commercializzazione, di acquisto di automezzi. E pertanto necessita che a livello governativo sia prontamente data una risposta alla utilizzazione del carburante, all'indicazione dei prezzi (per quanto, il problema dei prezzi, appena sfiorato, venne dalla dirigenza Fiat puntualizzato in questi termini: è cosa che non può incidere neanche in un programma economico, perché tutte quante le aziende automobilistiche hanno avuto la stessa situazione di aumento di prezzo).
Secondo: la previsione di un incremento lavorativo, di una caratteristica particolare e cioè la costruzione di autobus, di automezzi da trasporto che si può presumere siano maggiormente richiesti se vi è questo indirizzo alla maggiore utilizzazione del trasporto pubblico rispetto al trasporto personale ed individuale.
Terzo: accentuazione della costruzione di materiale ferroviario, in relazione a quella che è la prospettiva di incremento (in quali limiti estremamente difficile poter stabilire perché le ferrovie hanno bisogno delle strade ferrate, le strade ferrate sono quelle che sono e non è possibile pensare ad un'ulteriore incrementazione del traffico se non entro limiti abbastanza ridotti). Hanno avuto un accenno, da valutare con molta prudenza, almeno ad avviso mio, di un accesso - che possono pensare e sperare ed augurarsi piuttosto vivo e vivace - sul mercato americano.
Questa sottolineatura dovrà essere ulteriormente approfondita perché non fu che una manifestazione di proposito e di previsione, sia pure accompagnata da una certa fiducia che questa espansione sul mercato americano possa realizzarsi concretamente. Un ultimo aspetto positivo venne fuori nel momento in cui, parlandosi della realizzazione di quel grosso complesso che è Togliattigrad, la dirigenza Fiat, la responsabilità dell'Amministratore delegato Fiat fece conoscere che questo sistema di collocamento di fabbriche in altre zone d'Europa e non d'Europa (in questo momento non vorrei specificare esattamente, ma in una regione del nord dell'Africa, non ricorda se sia l'Algeria o il Marocco) potrà aver luogo.
Tutto questo consentiva tante altre aziende, sempre che di esprimere sia pure con qualche momento di esitazione, la previsione che la Fiat non dovesse entrare nel turbine della situazione che tocca il momento congiunturale, la posizione della crisi energetica trovasse rapidamente uno sblocco. Fu tuttavia in quella circostanza prospettata anche l'opportunità di un intervento di natura finanziaria per ridurre lo stato di disagio grave dei seimila operai della Lancia di Torino e di Chivasso, per integrare l'emolumento che veniva decurtato dalla messa in cassa integrazione. La risposta fu ferma, decisa, in senso negativo adducendosi il motivo delle difficoltà del momento. Fu in quell'occasione anche puntualizzata l'opportunità di un assorbimento diretto di un certo numero delle persone che venivano a trovarsi in una situazione di crisi alla Lancia e anche lì la risposta fu ferma, secca nel senso che non vi era quella possibilità, non solo, ma che non c'era la possibilità di un'incrementazione. Gli elementi conoscitivi della Giunta sono praticamente questi. Poi la Giunta conosce, come le conosce il Consigliere interpellante Nesi, però con una minore capacità di penetrazione perché, io almeno personalmente non so leggere bene le relazioni di natura tecnico finanziaria-bancaria come le sa certamente leggere il Consigliere Nesi, la Giunta, dicevo, conosce quelle che sono state le dichiarazioni fatte ai dirigenti Fiat nel momento in cui venne denunciata la situazione finanziario-contabile della Fiat, che evidentemente sottolineano un grosso calo di produzione, un fatturato che ha avuto forse un incremento dovuto probabilmente però solo a lievitazione di prezzi e non tanto ad un maggiore traffico di compra-vendita, che si concludono con delle perplessità, con delle esitazioni. Questo è quanto ritengo di poter dare come risposta all'interpellante il quale, certamente, mi farà credito di questa impossibilità di ulteriore approfondimento conoscitivo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Io non pensavo, certamente, come d'altra parte nessuno di noi pensava che lei potesse darci dei dati più precisi sulla situazione della Fiat. Se ho fatto questa interpellanza e insistito per avere una risposta è stato proprio dopo il caso della Lancia, perché là Regione non venga messa di fronte a situazioni precostituite. Mi fa molto piacere che lei abbia parlato di una consultazione permanente fra il Gruppo Fiat e la Regione Piemonte: intanto per quello che rappresenta il gruppo Fiat in Piemonte e perché questa consultazione penso che ci dovrebbe mettere in condizione di non essere più sorpresi dalla messa in cassa integrazione di lavoratori.
Io non dico più di questo, ma invito fermamente la Giunta ad entrare come mi pare abbia già cominciato a fare, gliene dò atto, in quel gioco discreto che è in atto fra la Fiat e il governo nazionale e dal quale credo che la Regione non possa essere tolta di mezzo, anche per non trovarci di fronte a situazioni già determinate non soltanto dalla Fiat in quanto tale ma dalla Fiat e dal governo nazionale, ai danni della nostra regione. Noi assistiamo ad un momento di disagio dell'industria automobilistica: è il caso Nuraghi-Alfa Romeo, è il caso Canonica-Lancia, due presidenti di due grandi aziende che sono caduti in pochi mesi. Anche la crisi direzionale che è in corso, non ai vertici, ma nei quadri medio-alti della Fiat testimonia di questa situazione.
Tutto ciò può avere delle conseguenze: nessuno di noi sa con esattezza qual'è la situazione commerciale, qual'é stata la diminuzione di vendite e di ordini in questi giorni, se il limite del 10/15% a cui accennava in una recente intervista l'avv. Agnelli sia stato superato o no, quale sia la situazione reale dell'esportazione; sono elementi che sfuggono anche credo, ai conoscitori dei bilanci. Né sappiamo quale sia la possibilità reale di riconvertire gli impianti; si parla molto di riconversione di impianti verso la grande motorizzazione o verso l'industria ferroviaria, ma cosa vuol dire, quanto tempo occorre per convertire un impianto? Mi pare che queste siano spesso fughe in avanti rispetto alla situazione.
Si parla, credo con maggiore realismo di esportazione di tecnologie, lo stesso Presidente accennava ad una fabbrica in Africa, il che vuol dire l'esportazione di tecnologia, come lo è l'esportazione delle fabbriche in Unione Sovietica o nel Brasile. Se questo comporta un grande vantaggio dal punto di vista finanziario, che cosa comporta in termini di occupazione in Piemonte? Questi sono problemi sui quali penso sarebbe velleitario oggi fare un dibattito, però l'invito fermo che faccio al Presidente della Giunta e alla Giunta nel suo complesso è questo: una volta entrata nel rapporto Fiat Governo, la Giunta ci rimanga, non per ragioni di carattere campanilistico ma perché una Regione come il Piemonte nella quale il maggior gruppo industriale italiano ha la sua base, non può restare assente da questo dialogo per non essere gravemente danneggiata.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Vorrei fare una precisazione su quest'ultima parte. Forse in Consiglio lei non c'era e non l'ha sentito, ma noi abbiamo chiesto un'udienza al Presidente del Consiglio Rumor per puntualizzare, in una visione ampia e panoramica, la situazione del Piemonte, ma ovviamente per parlare anche di questo.
Desidero ulteriormente aggiungere che è prevista molto rapidamente una nuova consultazione della Fiat e di altri complessi da parte della I Commissione, proprio per l'aggiornamento delle informazioni in relazione alla situazione critica attuale.



PRESIDENTE

L'interpellanza è discussa.


Argomento: Centri intermodali - Viabilità

Interrogazione del Consigliere Calsolaro sulle iniziative per realizzare sul tronco Venaria-Torino il primo tratto della linea metropolitana urbana torinese


PRESIDENTE

L'Assessore Gandolfi ha chiesto di anticipare un'interrogazione perch dovrebbe, per ragioni della sua carica, allontanarsi.
L'interrogazione è del Consigliere Calsolaro "Iniziative per realizzare sul tronco Venaria-Torino il primo tratto della linea metropolitana urbana torinese".
La parola all'Assessore Gandolfi.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti

La Giunta ha già avuto modo di precisare, nel corso del dibattito sulla programmazione regionale, che intende rendere rapidamente esecutivo il progetto sulle linee ferroviarie nell'area metropolitana che prevede, tra l'altro, la saldatura tra le due linee in concessione al nord e la realizzazione nel tratto tra Corso G. Cesare e Venaria di opere come il raddoppio dei binari e l'abbassamento del piano del ferro che permetteranno di realizzare, sul sedime ferroviario, un servizio di carattere non metropolitano ma sub-urbano, con una frequenza che si aggirerà sui 7/8 minuti nel tratto fra Torino-Venaria e che renderà del tutto inutile qualsiasi progetto di metropolitana, cioè di ferrovia sotterranea, su quella direttrice.
La Giunta si è impegnata a presentare un progetto globale degli impianti fissi dell'area metropolitana che permetta di valutare il complesso dei problemi.



CALSOLARO Corrado

Ringrazio l'Assessore e mi dichiaro soddisfatto.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Gerini sulla precaria manutenzione della strada statale n. 590 detta di Val Cerrina (tratto per Murisengo al bivio per Solonghello)


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Gerini "Precaria manutenzione della strada statale n. 590 detta di Val Cerrina. Tratto bivio per Murisengo".
Ha la parola l'Assessore Petrini per la risposta.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici e alla viabilità

Il collega Gerini, con l'interrogazione del 22 giugno 1973, ha chiesto di conoscere i motivi per i quali l'ANAS da tempo trascura la manutenzione e l'ammodernamento della strada statale n. 590 (non 494) detta della Val Cerrina, specialmente nel tratto di circa 10 Km., dal bivio per Murisengo a quello per Solonghello, dove, da almeno due anni, non si sarebbe provveduto allo spurgo dei fossi stradali ed a sfalciare l'erba che occulta e segna margini.
L'interrogante ha evidenziato che in detto tratto di strada, il cui fondo è a schiena d'asino, in conseguenza del mancato spurgo dei fossi, le piogge rendono difficoltoso il traffico, provocando incidenti.
Il Capo del Compartimento ANAS di Torino, al quale erano stati rappresentati o predetti inconvenienti, dopo aver fatto presente, per quanto riguarda le cunette stradali, che le acque provenienti dalle scarpate dei terreni limitrofi e delle strade comunali che adducano alla strada statale apportano di continuo fango e materiali che le riempiono, ha comunicato che il Compartimento stesso, oltre ad aver provveduto, negli ultimi anni, al risanamento del sottofondo stradale ed al rinnovo di gran parte del manto bituminoso di usura, ha predisposto un piano organico che prevede la correzione di alcune curve pericolose, nonché (come ha assicurato verbalmente l'Ing. Ranaudo ) la sistemazione del fondo stradale attualmente a "schiena d'asino", nel tratto compreso tra il bivio per Murisengo e quello per Solonghello; detto piano, di recente approvato dal Comitato Tecnico Compartimentale nell'importo di L. 274.500.000, è stato trasmesso alla Direzione Generale ANAS per il finanziamento. Non ritenendo esauriente la risposta della predetta Azienda, in quanto non accenna al problema concernente lo sfalcio dell'erba che occulta i segna margini e non propone soluzioni per lo spurgo dei fossi, limitandosi ad individuare le cause dell'intasamento, si è provveduto a riproporre i problemi di cui sopra alla attenzione del Capo del Compartimento di Torino.
Si è, inoltre, segnalata alla Direzione Generale ANAS la necessità che la perizia approvata recentemente dal Comitato Tecnico. Compartimentale venga sollecitamente finanziata, in modo che, con la spesa di L.
274.500.000, si possa effettivamente ammodernare la statale della Val Cerrina, provvedendo, tra l'altro, a sistemare il fondo stradale nel tratto compreso tra il bivio per Murisengo e quello per Solonghello.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Signor Presidente, la 590, strada statale della Val Cerrina che inizia da San Mauro Torinese e va fino a Casale, quando era provinciale era ben tenuta perché ogni 6 Km. circa c'era un cantoniere; oggi che è passata all'ANAS, si vede ogni tanto un cantoniere passare velocemente in motocicletta e si capisce che è dell' ANAS per la greca che ha sul berretto. I lavori però non vengono più eseguiti, come ho detto nell'interrogazione, la strada è ricca di cartelli segnaletici, c'è la linea bianca spartitraffico, tuttavia il manto bituminoso della sede stradale, lo spurgo fossi come ha rilevato anche l'Assessore Petrini nella prima risposta dell'ANAS, sono tutte cose ancora da rifare. L'erba fra qualche mese verrà tolta da quegli agricoltori che non ne hanno, per darla ai conigli, come è già capitato di vedere, ma non so come i conigli con un'erba piena di polvere e di bitume possano campare! Io mi auguro che la cifra di 274 milioni stanziata per l'ammodernamento della strada non vada soltanto a beneficio dell'eliminazione di alcune curve comprese nella tratta della provincia di Torino, ma si pensi anche al percorso da me segnalato nell'interrogazione, sito nella provincia di Alessandria.
Comunque ringrazio l'Assessore Petrini per il suo interessamento e mi ritengo parzialmente soddisfatto.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Nesi sul piano di riparto degli stanziamenti a disposizione delle costituite Comunità Montane e creazione di un ufficio di consulenza


PRESIDENTE

L'interpellanza del Consigliere Nesi "Piano di riparto degli stanziamenti a disposizione delle costituite Comunità Montane Creazione di un ufficio di consulenza".
Il Consigliere Nesi intende illustrarla?



NESI Nerio

No.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Abbiamo messo in opera questo ufficio, al quale attendono due persone: l'una proviene dall'Assessorato alla Montagna della Provincia di Torino, ha una particolare competenza e sta mettendo in cantiere i contatti con le varie comunità montane per esaminare in quale forma sia più opportuno prendere posizione relativamente ad alcune istanze già pervenute dalle comunità le quali, dovendo esse stesse, come la Regione, inventarsi nel modo di atteggiarsi, trovano qualche difficoltà. Questo ufficio, con la possibile mia modesta partecipazione di vecchio amico della montagna, spero di poterlo fare camminare rapidamente. E' all'esame della Giunta lo studio relativo alla ripartizione dei fondi, proprio perché attraverso alla ripartizione ed all'erogazione sarà possibile mettere in movimento questa realtà nuova della comunità la quale allo stato delle cose - approvati gli statuti che verranno in sede di Consiglio per avere a suo tempo l'approvazione - ha come compito primario l'allestimento del piano di sviluppo, per il che è anche necessario essere dotati finanziariamente. Io credo che entro la prima metà di febbraio, tenendo anche conto delle notizie apprese in occasione della riunione recentemente fatta tra tutte le Regioni italiane, i Ministri della cosiddetta troika finanziaria ed il Ministro dell'Agricoltura Ferrari Aggradi, vengano messi in pagamento o 32 o 34 miliardi del 1972 insieme ai 32/34 miliardi del 1973 in maniera che vi sia una certa dotazione. C'è stato il ritardo per il 1972, ma praticamente si trovano i quattrini adesso.
In quella riunione non ho mancato di sottolineare la particolare urgenza che venga fatta una nuova legge altrimenti il '74 e gli anni successivi saranno totalmente scoperti ed ho avuto assicurazione da parte del Ministro per la richiesta che ho formulato sarà presa in attenta considerazione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Io sono soddisfatto della risposta, anche perché segue una serie di discorsi fatti col Presidente Oberto in presenza del Presidente di una Comunità Montana. Voglio ricordare all'avv. Oberto, che d'altra parte so che ha a cuore queste cose, che tutti noi vediamo con particolare riguardo la legge sulle Comunità Montane, perché precostituisce di fatto e, per certi aspetti, di diritto, la creazione dei comprensori; è anche dal successo o dall'insuccesso delle Comunità Montane che dipenderà la forza politica della Regione di costituire i comprensori. E' per questo che mi sta a cuore la suddivisione degli stanziamenti, perché si possa cominciare a dare gli incarichi per i piani di sviluppo. D'altra parte so di sfondare delle porte aperte e quindi ringrazio l'avv. Oberto.


Argomento: Comunita' montane

Interrogazione del Consigliere Nesi sul contributo alla scuola di massiofisioterapia geriatrica presso l'Istituto dei Poveri Vecchi di Corso Unione Sovietica


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Nesi "Contributo alla scuola di massiofisioterapia geriatrica presso l'Istituto dei Poveri Vecchi di Corso Unione Sovietica".
Risponde l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione e alla qualificazione professionale

Questa Amministrazione Regionale, in ossequio ai decreti delegati che trasmettevano alle Regioni a statuto ordinario tutte le competenze in materia di istituzione e formazione professionale, ha rilevato dal Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale gli enti e i corsi per il conseguimento di qualifiche professionali continuando il finanziamento di detti corsi nella misura fissata per il passato al Ministero.
Il SINAMASPO rientrava nel numero di detti enti ed i corsi gestiti dal SINAMASPO stesso erano stati approvati e autorizzati a suo tempo dal Ministero competente (sono i relativi decreti del '70 e del '71). I due corsi organizzati e gestiti dal SINAMASPO assumevano la denominazione di "ausiliario fisiochinesista geriatrico" e "ausiliario della riattivazione fisica dell'anziano". Non si tratta quindi di scuola di massiofisioterapia geriatrica, come precisa nell'interrogazione l'amico Nesi.
L'Amministrazione Regionale, dopo che la III^ Commissione consiliare aveva preso visione del piano di finanziamento dei corsi normali nei quali erano pure compresi due corsi di detto ente, provvedeva, con la delibera del 21.12.72 approvata dal Commissario di Governo, al finanziamento di due corsi nella misura di: 5.630.000 lire per il corso n. 627 "ausiliario fisiochinesisti geriatrici" e 4.725.000 per il corso n. 528 "ausiliari podoligi geriatrici generici". Per quanto riguarda la seconda parte dell' interrogazione, l'Amministrazione Regionale non è a conoscenza di esposti alla Magistratura da parte del sindacato italiano massiofisioterapisti nei confronti dei principali esponenti del SINAMASPO, bensì è a conoscenza di segnalazioni alla Procura della Repubblica di Torino, in data 15.11.72 e alla Procura della Repubblica di Biella, Vercelli, Torino in data 13.2.72 da parte di detto sindacato, onde accertare se sussista estremo di reato nei confronti di enti gestori di corsi liberi di istruzione, e per il rilascio di pseudo attestati di massaggi del corpo o di trattamento facciale ed estetico del corpo.



NESI Nerio

La ringrazio e la prego di farmi avere una risposta scritta.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione e alla qualificazione professionale

Gliela farò pervenire senz'altro.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Rossotto, Zanone e altri sul disagio degli scolari dell'alta Valle di Susa


PRESIDENTE

Interrogazione dei Consiglieri Rossotto - Fassino - Gerini - Zanone "Iniziative per alleviare in parte i disagi della popolazione scolare dell'alta Valle di Susa con servizio di scuolabus".
Risponde l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione e all' assistenza scolastica

Ritengo che per poter assolvere a questo compito sia bene affrontare la legge di cui abbiamo parlato durante la discussione sul programma. Si tratta del trasporto degli alunni della scuola dell'obbligo e posso comunicare quanto in appresso.
Sono stati fatti degli incontri con i Consorzi provinciali dei Patronati scolastici e con le Province circa la necessità di spesa per il trasporto alunni e sono emersi dati impressionanti perché le richieste, in relazione alle necessità, ammontano a ben due miliardi 540.281.000: 35 milioni Alessandria; 114 Asti; Torino 1.194.000.000, ecc.
Lo Stato, fino al decorso anno scolastico, ha assegnato alle varie province per questa materia, la limitata somma di 388 milioni che la Regione, per la verità, aveva maggiorato portandola dal bilancio '72/'73 che era di 388 milioni, a 517 milioni ed ha predisposto per l'anno 1974 un programma di intervento pari a circa 700 milioni. Per la differenza, tanto prima che ora, gli enti gestori del servizio provvedono con i contributi elargiti dalle Amministrazioni Provinciali e Comunali, nonché con le quote versate dagli alunni stessi.
Per la Valle di Susa in particolare, a quanto risulta alla Regione, il servizio è stato sospeso con il 1° aprile e sciolto il Consorzio scolastico per inadempienza, a loro dire, dell'Amministrazione provinciale e di altri enti. Da parte dell'Amministrazione regionale, il contributo promesso è stato regolarmente versato; per l'anno scolastico '73/74 il Consorzio provinciale Patronati scolastici di Torino, secondo l'importo segnato per questo servizio con delibera della Giunta Regionale ed in riferimento alle richieste pervenute al Consorzio stesso da parte degli enti interessati, ha assegnato la somma di 180 milioni, da cui dovrebbe pescare per aiutarli.
Io ho l'impressione che fino a quando non avremo approntato la legge sui libri, che è stata bocciata, che dovrebbe essere trasformata in una legge più generalizzata per l'assistenza scolastica e nella quale potranno entrare anche il trasporto-alunni, mense, assistenza didattica ecc., la questione non verrà risolta. Poiché ancora non lo so, mi riservo di conoscere il motivo per cui l'Amministrazione Provinciale di Torino e altri Enti locali non hanno tenuto fede all'impegno che si erano assunti come invece la Regione ha fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Ringrazio l'Assessore per quanto ha voluto comunicare. Sono perfettamente d'accordo sulla parte finale del suo intervento per cui è necessario che in una visione ampia del problema del diritto allo studio ed all'assistenza scolastica, come Regione, si possa predisporre un intervento legislativo.
Quello che vorrei, vista la realtà della situazione emergente dall'interrogazione e da informazioni assunte corrisponde al vero, visto che la Regione è stata adempiente nei confronti della Provincia, la Regione deve, chiaramente intervenire presso la Provincia di Torino affinch specialmente per le zone alpine con disagiate condizioni di comunicazione si attui un servizio così indispensabile.



PRESIDENTE

Abbiamo così ultimato le interpellanze e le interrogazioni. Restano due adempimenti: il piano di riparto per gli asili nido e un ordine del giorno presentato dai Consiglieri Vecchione - Gandolfi - Vera - Rossotto ed altri che riguarda il riordino della pubblica amministrazione e il contributo che possono dare le Regioni. Metterei in discussione subito il riparto degli asili nido e al termine l'ordine del giorno.


Argomento: Asili nido

Piano di riparto dei finanziamenti per gli asili nido por l'anno 1973


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vietti per la sua relazione.



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale e ai servizi sociali

Signor Presidente, signori Consiglieri, a nome della Giunta riferisco sul piano per la costruzione, l'impianto e l'arredamento degli asili nido relativamente ai fondi previsti per il 1973.
Voglio innanzitutto fare una premessa per evidenziare i motivi per cui il piano in esame non è stato presentato, entro il mese di luglio dello scorso anno, come era stato mio impegno. In data 7 luglio 1973 abbiamo ricevuto una comunicazione del Ministro della Sanità con cui veniva comunicato che i fondi per il 1972, provenienti dall'INPS, in conseguenza all'aumento dello 0,10% dell'aliquota contributiva dovuta dai datori di lavoro per il fondo di adeguamento pensioni era stato inferiore al previsto e che pertanto su tale fondo alla nostra Regione anziché 1.092.000.000 spettavano soltanto 771.830.548. Di conseguenza il Ministro ci invitava a ridimensionare il piano del 1972, ormai da noi approvato, per contenerlo nella cifra assegnata. Abbiamo ritenuto di non accogliere l'invito per non disattendere l'impegno assunto con i Comuni cui era stato concesso il contributo e per non dilazionare, in parte, la istituzione di asili nido nella nostra Regione. Infatti il Presidente Calleri, in data 30/10/1973 comunicava al Ministero della Sanità che non era né possibile né opportuno ristrutturare il piano regionale degli asili nido 1972. Contemporaneamente anche se in via ufficiosa, eravamo informati che il piano del 1973 avrebbe dovuto essere riferito, per quanto riguarda il fondo INPS, esclusivamente alle somme affluite per il 1° trimestre mentre i fondi relativi al 2 semestre avrebbero dovuto essere utilizzati con il piano del 1974.
Per di più, con l'approvazione della Legge del nostro bilancio, il Governo così aveva rilevato al riguardo dei capitoli 120 e 122 delle contabilità speciali relative agli asili nido: "assegnazioni statali di cui ai capitoli 120 e 122 stabilite unilateralmente non risultano ancora determinate dal competente organo statale onde l'effettuazione delle relative spese deve essere subordinata alle anzidette determinazioni".
E' stata allora condotta un'azione da numerosi Assessori regionali ai Servizi Sociali presso il Ministero della Sanità al fine di poter utilizzare l'intero fondo INPS relativo al 1973, che poteva, come per il passato, essere fissato in una cifra presunta magari prudenziale, anche perché i contributi stabiliti nei piani non possono essere immediatamente utilizzati, essendo necessario provvedere ai vari incombenti relativi all'elaborazione ed all'approvazione dei progetti. Infatti, in data 10/8/1973, gli Assessori dell'Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Toscana, Umbria, Basilicata, Puglia, Campania, Lazio oltrech del Piemonte chiedevano, tra l'altro, al Ministero della Sanità che almeno entro il 15 settembre 1973 venisse comunicato ufficialmente alle Regioni l'ammontare dei contributi statali comprensivi dell'intero fondo INPS. E ancora nell'incontro degli Assessori ai Servizi Sociali a Venezia del 15 ottobre si chiedeva: "il rifinanziamento della legge statale 6 dicembre 1971, n. 1044 sugli asili nido al fine di ovviare alle limitazioni negli interventi imposte da detta legge che in ogni caso deve venire attuata nel rispetto dei tempi e delle entità economiche previste".
Ed infine si faceva riferimento alla precedente richiesta del 10 agosto.
In data 8 novembre il Ministro della Sanità comunicava in via ufficiale la cifra spettante ad ogni Regione per l'anno 1973 comprendente per i fondi INPS soltanto la quota relativa al primo semestre ed aggiungendo che "somme afferenti da ulteriori versamenti INPS relativi secondo semestre '73 verranno accreditate prossimo esercizio finanziario e pertanto qualsiasi impegno spesa per attuazione piano 1973 eccedente somma comunicata farà carico at bilancio Regione".
Di fronte a tale comunicazione mi è parso opportuno non dilazionare ulteriormente l'utilizzazione dei fondi disponibili, senza tuttavia rinunciare alla richiesta al Ministero della Sanità di poter ancora utilizzare i fondi INPS del 2° semestre 1973 in base alle domande pervenute nello stesso anno, con la presentazione di un piano suppletivo.
Ed ora veniamo al piano in esame.
Lo stanziamento relativo ammonta a complessive L. 2.331.992.172, di cui L. 872.837.162 provenienti dal contributo a carico dello Stato, L.
509.155.010 dal fondo INPS relativo al 1° semestre 1973 e L. 950.000.000 dal fondo stanziato dalla Regione con la Legge 15 gennaio 1973, n. 3.
Qualcuno potrà obiettare che il contributo stanziato da tale legge è di L. 1 miliardo e non di L. 950.000.000. Tale fondo è stato però suddiviso in due voci: l'una di L. 950.000.000 per contributi per la costruzione l'impianto e l'arredamento degli asili nido imputata al cap. 1171 del nostro bilancio del 1973 e l'altra di 50 milioni per contributi per la gestione degli asili nido imputata al cap. 523. Tale ultima cifra sarà utilizzata nel prossimo anno come previsto dal 40 comma dell'art. 18 della legge regionale sugli asili nido poiché avendo già provveduto con il piano 1972 a concedere i contributi di gestione per il 1973, le ulteriori spese dei Comuni per gestioni di nuovi asili nido sono irrilevanti.
Con tali stanziamenti è possibile concedere contributi per la costruzione di 56 nuovi asili nido di L. 40.000.000 ciascuno più un contributo di L. 20.000.000 per la ristrutturazione di uno stabile già esistente al fine dell'istituzione di un asilo nido, tre contributi di L.
22.000.000 ciascuno per l'istituzione di tre micro asili nido ed un contributo di L. 5.900.000 per lavori di ristrutturazione per l'istituzione di altro micro asilo nido, in totale contributi per 57 nuovi asili nido e per 4 micro asili nido.
I contributi sono stati assegnati con gli stessi criteri seguiti lo scorso anno, come è possibile constatare dall'opuscolo distribuito a ciascun Consigliere.
Per garantire la diffusione sul territorio, i contributi sono stati ripartiti in base alle aree e sub-aree ecologiche dello studio dell'IRES tenendo conto del numero dei posti di asilo esistenti, del numero dei bambini dagli 0 ai 3 anni residenti nell'area e nella sub-area ecologica e della percentuale delle donne che svolgono attività extra-casalinga sul totale della popolazione.
I dati sono riferiti al 31/12/1972 e sono stati reperiti presso i singoli Comuni poiché non esistono dati ufficiali da cui attingere tali notizie.
Si possono rilevare divergenze rispetto ai dati reperiti al 31/12/1971 non si tratta peraltro di effettive consistenti variazioni demografiche bensì di un reperimento più preciso di dati, conseguente soprattutto all'attuale possibile riferimento ai dati del censimento 1971.
Inoltre, lo studio dell'IRES ha apportato modifiche territoriali nell'ambito dell'area di Biella e di Borgosesia.
Con il piano in esame è stata assegnata ad ogni area o sub-area ecologica la seguente dotazione percentuale di posti sui potenziali utenti: del 5,50% ove il livello dell'occupazione femminile non supera il 10 del 6% ove tale livello è compreso tra il 10,01% ed il 12 del 6,50% ove tale livello è compreso tra il 12,01% ed il 13 del 7% ove tale livello è compreso tra il 13,01% ed il 18 del 7,50% ove tale livello supera il 1.8%.
Con tali obiettivi è stato possibile assegnare contributi per la costruzione di 52 nuovi asili nido, mentre i rimanenti 4 asili nido tenendo conto delle esigenze delle località ad alta densità demografica, sono stati attribuiti ai Comuni con più elevato numero di bambini residenti dagli 0 ai 3 anni, siti in aree o sub-aree ecologiche cui non spettavano asili nido purché il numero dei posti di asili nido esistenti non superasse il 15% del numero dei potenziali utenti.
Lo studio relativo ha dato i seguenti risultati: 9 asili nido alla città di Torino, di cui due nella zona E 13 di Mirafiori, uno nel quartiere Europa, due nella Regione Barca, due nella zona E 23 Autostrada, due tra le vie Breglio-Randaccio-Coppino 9 nella cintura di Torino: ai Comuni di Chieri - Druento - Grugliasco Leinì, Nichelino, Orbassano, Pianezza, Rivalta, Rivoli 1 nella sub-area di Chivasso: al Comune di Chivasso 1 nella sub-area di Carmagnola: al Comune di La Loggia 1 nella sub-area di Vinovo: al Comune di None 1 nella sub-area di Ciriè: al Comune di Ciriè 2 nella sub-area del Canavese Occidentale: ai Comuni di Forno Canavese Rivarolo 2 nell'area di Pinerolo: ai Comuni di Pinerolo e Torre Pellice. Torre Pellice ha però chiesto solo il micro asilo-nido 1 nella sub-area di Vercelli: al Comune di Vercelli 1 nella sub-area di Santhià: al Comune di Santhià 1 nella sub-area di Borgosesia: al Comune di Borgosesia 2 nell'area di Biella: ai Comuni di Biella e Cossato 3 nella sub-area di Novara: ai Comuni di Novara, Galliate e Cerano 2 nella sub-area di Borgomanero: ai Comuni di Borgomanero e Varallo Pombia 1 nella sub-area di Domodossola: al Comune di Villadossola 1 nella sub-area di Verbania: al Comune di Verbania 1 nella sub-area di Arona: al Comune di Castelletto sopra Ticino 1 nella sub-area di Omegna: al Comune di Omegna 3 nella città di Cuneo ed 1 a Dronero 1 nella sub-area di Saluzzo: al Comune di Saluzzo 1 nella sub-area di Savigliano: al Comune di Savigliano 1 nella sub-area di Mondovì: al Comune di Dogliani 4 nell'area di Asti: al Comune di Asti 3 nell'area di Alessandria; 2 al Comune di Alessandria ed 1 a Valenza 1 a Tortona 1 a Novi Ligure 1 a Casale Monferrato.
Sono stati assegnati 22 milioni ciascuno per i micro asili-nido di Chiaverano, Lessolo e Torre Pellice e L. 5.900.000 per la ristrutturazione di uno stabile per un micro asilo-nido a Vico Canavese, oltre a 20 milioni per la ristrutturazione di uno stabile per un asilo-nido a Pozzolo Formigaro. Le domande relative ai contributi per la costruzione, l'impianto e l'arredamento per il 1973 erano di 104 Comuni per 218 asili-nido.
Ed ora sarà opportuno fare qualche previsione per il futuro.
Dalle nostre indagini presso o Comuni risulta che il totale dei bambini dagli 0 ai 3 anni al 31/12/1972, residenti in Piemonte, è di 191.846, cifra molto attendibile poiché superiore di appena 900 unità della cifra risultante da un'elaborazione effettuata dall'IRES su una rilevazione campionaria dei dati dell'ultimo censimento.
Si può presumere, soprattutto tenendo conto dei rilevante ringiovanimento della popolazione residente nell'area torinese, che essi raggiungano al 31/12/1976 le 215.000 unità. Poiché gli asili nido funzionanti, in costruzione o già finanziati dalla Regione, sono attualmente 181 con 9,493 posti e che saliranno a 242 asili nido con presumibili posti 12.988, con contributi oggi in esame, per raggiungere entro il 1976 mediante il 10% dei posti sui potenziali utenti si dovrebbero istituire altri 8.512 posti corrispondenti a 142 asili nido, con una media di 60 posti ciascuno e per raggiungere mediamente il 15% dei posti, sarebbero necessari altri 19.262 posti, corrispondenti a 321 nuovi asili nido. I dati differiscono da quelli enunciati lo scorso anno in conseguenza della loro revisione.
Ritengo sia possibile raggiungere un obiettivo intermedio, aggirantesi mediamente dal 12 al 13% di posti sui potenziali utenti.
Non dobbiamo inoltre nasconderci come il contributo ai Comuni di L.
40.000.000 per la costruzione, l'impianto e l'arredamento così come il contributo di gestione di L. 20.000.000, soprattutto per gli asili nido con un numero di bambini superiore ai 50, siano del tutto insufficienti.
Riterrei opportuno una richiesta al Governo di un rifinanziamento della Legge 6 dicembre 1971, n. 1044 anche per elevare tali contributi che sono divenuti ancora più inadeguati in considerazione del diminuito potere d'acquisto della moneta dal 1971 ad oggi.
Concludendo, ritengo di poter affermare che nell'assegnazione dei contributi si sia tenuto conto delle reali esigenze della nostra Regione e che pur nella limitatezza degli stanziamenti si sia contribuito allo sviluppo di un importante servizio sociale.
Mi impegno, inoltre, ad iniziare immediatamente lo studio per la presentazione di un disegno di legge di rifinanziamento della legge regionale, come previsto dall'art. 2 di tale legge. A tal fine ho concordato un incontro con la quarta Commissione per un confronto preliminare sul provvedimento che deve essere tempestivamente assunto al fine di assegnare nei tempi stabiliti dalla legge i contributi per l'anno 1974, per non disattendere le giuste aspirazioni delle famiglie e delle comunità amministrate.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola ai Consiglieri che intendono intervenire vorrei fare due comunicazioni: l'una che la VIII^ Commissione è convocata al termine della seduta per un breve adempimento; l'altra che oggi era previsto l'incontro dei Capigruppo con la Federazione della stampa. Noi presumevamo che la tornata del Consiglio fosse anche nel pomeriggio, ma poiché con ogni probabilità si termina nella mattinata, si è convenuto di chiedere alla Federazione di anticipare l'incontro alle 15-15.30 anzich alle 18. Prego quindi i Capigruppo di non allontanarsi al termine della seduta per fissare questo incontro.
Riprendiamo la discussione sugli asili nido. Chi intende intervenire? La Consigliera Fabbris ha chiesto la parola, ne ha facoltà.



FABBRIS Pierina

Signor Presidente, signori Consiglieri, noi ci troviamo stamattina ad approvare il piano di riparto per la costruzione degli asili nido.
Abbiamo sentito dall'Assessore le motivazioni per cui solo ora ci troviamo ad adempiere a questo compito. Io nel merito del piano non entro poiché si tratta di una pura e semplice procedura di carattere aritmetico nel senso che i parametri adottati per ripartire questi fondi - ci ricordava l'Assessore - sono gli stessi del 1972. Tenuto conto di una certa disponibilità di denaro e adottando come criteri per la ripartizione sia quelli stabiliti dalla legge, sia altri suggeriti dal piano IRES, è stata individuata la possibilità di costruire 56 asili nido da destinare a certe località piuttosto che ad altre. Si tratta quindi di una procedura di carattere tecnico che io non ho neanche controllato se è giusta o sbagliata, penso che la Giunta senz'altro i conti li avrà fatti bene, in base ai dati di cui disponeva. Ritengo tuttavia di dover fare alcune considerazioni, al di fuori del merito specifico del piano, ma che sono ad esso strettamente collegate, in riferimento a cose già discusse in occasione del piano di riparto del 1972. Innanzi tutto riprendo una proposta fatta allora e la ripropongo all'Assessore (pur sapendo che per il 1972 è stata presa questa iniziativa) ritenendola ancora valida per il '73 e cioè promuovere un incontro con i Sindaci dei Comuni che hanno ottenuto i contributi, allo scopo di vedere cosa fare per snellire le procedure burocratiche, che sono notevoli, e per dare inizio subito alla fase di costruzione. Ritengo che sulla base dell'esperienza del piano del '72 esperienza purtroppo non positiva perché i lavori veri e propri di costruzione non sono ancora cominciati oggi, si imponga questa iniziativa allo scopo di vedere quali misure la Giunta può adottare per superare le difficoltà che i Comuni possono incontrare.
Inoltre in questo incontro la Giunta potrà conoscere meglio e più da vicino le difficoltà che i Comuni incontrano per mettere in atto un servizio di questo genere e con ogni probabilità si verrà a scoprire il motivo per cui alcuni Comuni che, in base alla suddivisione dei fondi per il piano del '73, avrebbero avuto diritto ad ottenere il contributo, non hanno presentato domanda; probabilmente le ragioni sono dovute al costo del servizio che è molto elevato per cui ad un certo momento si compiono altre scelte.
Ritengo poi necessario soffermarmi su altre questioni, una delle quali è che nonostante le motivazioni che l'Assessore ci ha portato sul ritardo nell'approvazione del piano del '73, noi pensiamo che potevano essere superate poiché in seguito all'impegno assunto dal Consiglio nel mese di maggio '73, conoscendo la quota del fondo a disposizione e nonostante gli inviti del Ministero a rivedere la nostra posizione, fin dal mese di ottobre, cioè entro i limiti previsti dalla legge, sarebbe stato possibile adottare il piano con il metodo usato oggi, ossia tenendo conto di quello che ci ha detto il Ministro e riservandoci il diritto di fare un piano suppletivo.
So che erano in corso incontri con altri Assessori per fare delle pressioni nei confronti del Ministero, ma ricordo che nella discussione sul piano del '72 era stato assunto l'impegno di non andare oltre i termini di legge e cioè entro il mese di ottobre.
Questo però è uno degli aspetti marginali delle cose che intendo sottolineare in questo breve intervento: l'aspetto più importante sul quale vorrei soffermare un momento l'attenzione di noi tutti è quello che noi ancora una volta approviamo un piano di riparto del fondo a disposizione e non ci accingiamo invece ad ampliare il discorso per andare all'elaborazione di un piano pluriennale. In questo senso erano state espresse delle esigenze condivise dalla stessa Giunta fin dal mese di maggio. Io ricordo alcune osservazioni che vennero fatte dal nostro Gruppo in merito ai parametri adottati per il piano di riparto annuale che non potevano essere gli stessi necessari per arrivare al piano pluriennale. E' ben vero che alcune cose sono stabilite nella nostra legge regionale, ma è altrettanto vero che per determinare i criteri da adottare per il piano pluriennale altri devono essere i riferimenti ai quali dobbiamo tendere.
Il collega Rivalta quando affrontammo questa discussione disse che il dato relativo all'occupazione femminile non può essere l'unico criterio base in quanto che ci porterebbe ad avere una visione parziale del problema. Noi con gli asili nido ci accingiamo a dare un servizio per tutti, a soddisfare un diritto dei cittadini; che poi nell'ambito di questo diritto ci troviamo, per necessità, a dover tenere conto della componente relativa all'occupazione femminile, questo è ovvio, però non può essere assunta prevalentemente come criterio determinante. E' stato detto allora che uno dei tanti punti di riferimento deve essere quello del rapporto degli asili nido con il resto dei servizi per la prima infanzia, con gli indici previsionali di incremento, con l'assetto globale del territorio ed in modo particolare stabilendo un rapporto dialettico e democratico con i Comuni i quali, dalla legge 1044, sono stati individuati come i soggetti principali di attuazione della legge, in quanto spetta loro, in prima persona, ogni iniziativa in materia di programmazione. Veniva individuata quindi nella Regione una funzione di carattere promozionale nei confronti dei Comuni. Queste erano alcune delle cose che noi avevamo fin dal maggio '72 indicato come punti di riferimento ai quali attenerci nella ricerca dei criteri per l'elaborazione del piano pluriennale. Avendo l'art. 2 della legge regionale che ci indica come gli asili nido debbano essere un aspetto settoriale della programmazione, non possiamo continuare a fare solamente un'azione di riparto annuale che diventa pura azione matematica esecutiva: tanti soldi tanti asili. Con il piano pluriennale è indispensabile verificare qual'è il fabbisogno attuale, prevedere le possibilità di incremento e programmare, in base ad un obiettivo che si valuta responsabilmente di realizzare come Consiglio Regionale e promuovendo la partecipazione attiva e altrettanto responsabile dei Comuni, degli Enti locali, delle Organizzazioni Sindacali e delle formazioni democratiche esistenti nel territorio.
Questo è l'appunto che mi sento di fare all'azione svolta dalla Giunta: è vero, ci sono stati dei ritardi che possono essere ritenuti involontari non imputabili alla volontà di persone singole (non ultima può essere ricordata la crisi della Giunta Regionale) io credo, però che affrontare una discussione di questo tipo sarebbe stato possibile e anche il piano del '72 sarebbe stato fatto in modo diverso perché saremmo andati alla ricerca di un rapporto nuovo con gli Enti locali e con i Comuni, rapporto a mio avviso indispensabile e che ritengo debba essere tenuto presente per il futuro.
Inoltre un'azione di questo genere non avrebbe fatto altro che concretizzare un impegno che la Giunta si era assunta fin dal maggio scorso. Il fatto quindi che l'Assessore ci abbia detto che la Commissione si è assunta l'impegno di affrontare questo discorso, non posso che riconoscerlo come positivo e mi auguro che non debba essere rinviato perch è nell'ambito delle priorità che si riterrà di concordare insieme con i Comuni, che verrà elaborato il piano annuale. Ma vi e di più. Un'azione promozionale della Regione in questo senso a mio parere consente di reperire altri fondi per andare celermente alla costruzione di questo servizio, l'Assessore ci ha ricordato come vi siano state delle difficoltà che hanno portato alla riduzione del fondo INPS e che hanno ridotto le somme disponibili per le Regioni.
Io credo quindi che coinvolgere gli Enti locali in un discorso di questo tipo, con un'azione promozionale che a mio avviso può assolvere la Regione, ci può portare alla sensibilizzazione di tutte le forze economiche sociali, sindacali e quindi alla ricerca ed al reperimento di nuove fonti di finanziamento per consentirci di creare al più presto questo servizio.
Infine vorrei affrontare brevemente l'argomento della gestione. Già alcune cose sono state dette dall'Assessore non solo in questo dibattito, ma anche in occasione del piano del '72. I problemi della gestione sono molto grossi e pongono in seria difficoltà i Comuni, in modo particolare quelli piccoli.
Mi risulta che dalle province di Vercelli e di Torino da parte di piccoli Comuni inferiori ai 5000 abitanti è giunta la richiesta (sotto la forma di un Progetto legge di modifica all'art. 2 della legge regionale) di un contributo superiore a quello degli altri Comuni, per quanto riguarda la gestione. Non credo vi possano essere perplessità circa il pericolo di aprire la possibilità a richieste analoghe da parte di Enti perch individuando nel Comune e solo in esso - come è nella sub-legge - il soggetto principale gestore di questo servizio, non incorriamo nel pericolo che un provvedimento di questo tipo possa stimolare richieste da parti di Enti vari, soprattutto perché lo scopo, la finalità della legge è quella di restituire all'Ente locale, Comune in primo luogo, la funzione primaria di andare incontro alle esigenze di carattere sociale dell'infanzia. Aiutare i piccoli Comuni che devono affrontare costi notevoli per dare un servizio formativo e non assistenziale ai cittadini, e uno dei compiti che ci dobbiamo proporre. Infine, legato alla gestione, c'è il problema della formazione professionale. Noi abbiamo presentato proprio stamattina un progetto di legge che coglie questa necessità. Pensiamo che possa essere uno stimolo anche per la Giunta, affinché sia possibile darci entro breve tempo tutti gli strumenti necessari per assolvere completamente al nostro compito. Ritengo infine, in relazione ad alcune proposte fatte dall'Assessore (prendere posizione nei confronti del Governo sia per quanto riguarda il fondo a disposizione, sia per incrementare tale fondo e soprattutto per riservarci il diritto di elaborare un piano suppletivo) sia opportuno che il Consiglio Regionale assuma un ordine del giorno che comprenda questi concetti ai quali penso debba essere aggiunta la posizione del nostro Consiglio per quanto riguarda il superamento dell'ONMI, ente che attualmente ha da parte dello Stato la delega in materia di assistenza e di attività in direzione dell'infanzia.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di intervenire, do la parola all'Assessore Vietti per la replica.



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale e ai servizi sociali

Accetto l'invito della Consigliera Fabbris di indire la riunione dei Sindaci dei cui è stato assegnato il contributo, come è già avvenuto lo scorso anno, per esaminare con loro il modo più rapido per far diventare operante il piano per la costruzione degli asili-nido, relativo al 1973. Io non credo si possa affermare che lo scorso anno ci sia stato un notevole ritardo perché la delibera della Giunta, del mese di giugno, prevedeva che i Comuni dovessero presentare i progetti entro il 31 dicembre 1973. E' evidente che la maggioranza dei Comuni, prima di far predisporre il progetto, vuole avere la garanzia di aver ottenuto il contributo e pertanto sei mesi di tempo per l'esecuzione del progetto sono necessari. In rapporto alle notizie che ho avuto, in data 11 gennaio, su 66 Comuni 39 hanno presentato il progetto, di cui 11 sono già stati approvati (e non si pu dire che ci sia un ritardo da parte degli organi tecnici perché i progetti sono stati presentati quasi tutti nel mese di dicembre); altri 22 Comuni hanno chiesto una proroga, che è stata concessa soltanto per tre mesi. Mi pare dunque che la situazione non possa ancora essere giudicata negativamente. Mi pare invece di non poter accettare il rilievo sul ritardo con cui si presenta il piano perché, concordando anche con la Consigliera Fabbris, abbiamo deciso di attendere le comunicazioni del Ministero della Sanità, al fine di poter fare il piano utilizzando tutti i fondi affluiti tramite l'INPS. Noi non volevamo cedere di fronte ad una prospettiva di slittamento di utilizzazione dei fondi; soltanto in data 8 novembre il Ministero della Sanità ha risposto in senso negativo alle nostre continue richieste, fatte unitamente agli Assessori delle altre Regioni. Qualcuno potrà dire che la crisi e colpa della maggioranza, ma dopo l'8 novembre non era più possibile approvare il piano, sia perché l'ordinaria amministrazione prevista durante i periodi di crisi non ci faceva ritenere opportuno l'approvazione di un riparto di fondi di L. due miliardi e 300 milioni e sia perché avendo instaurato la prassi di fare prendere atto dal Consiglio del piano degli asili-nido, ciò non sarebbe stato possibile durante tale periodo.
Non accetto neanche l'affermazione che nel riparto della Giunta sia determinante la percentuale delle donne lavoratrici; è determinante bensì il numero dei bambini che risiedono in un'area ecologica. Infatti si assegna una percentuale di posti del 7% sul numero dei potenziali utenti quando il livello dell'occupazione femminile oscilla dal 13% al 18%, ossia le zone di media occupazione hanno tutte la stessa percentuale di posti mentre gli altri indici in rapporto alla percentuale delle donne lavoratrici oscillano soltanto dello 0,50%. Quindi la percentuale delle donne lavoratrici non incide in modo determinante. D'altronde la stessa rivista "Regione Piemonte P.C." chiedeva che il riparto venisse fatto con i criteri dello scorso anno e pertanto implicitamente c'era un riconoscimento che..



FABBRIS Pierina

L'osservazione era riferita ai criteri da adottare per il piano pluriennale.



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale e ai servizi sociali

La rivista "Regione Piemonte P.C." chiede che venga elaborato il piano 1973 sulla base dei criteri del piano '72. Si vede che non vi siete espressi bene. Io concordo nel ritenere che l'asilo nido sia un servizio per la famiglia ma evidentemente le madri lavoratrici hanno più necessità delle altre madri del servizio. Il piano pluriennale varrà a datare dal 1974 perché è per il '74 che dobbiamo rifinanziare la legge sugli asili nido. Abbiamo detto che avremmo fatto una discussione preliminare in Commissione, però esprimo già il mio parere che i criteri di priorità devono essere quelli stabiliti dalla legge regionale. Noi dovremo tener conto di determinati obiettivi e in rapporto a quegli obiettivi stabilire il piano di finanziamento.
Per il reperimento dei fondi richiesto credo che le Province abbiano situazioni di bilancio tali da non poter concedere contributi per rendere più cospicuo il fondo degli asili nido e che i Comuni abbiano già da affrontare la notevole differenza di spesa tra i 40 milioni concessi e il costo reale dell'asilo nido.
Per esempio il Comune di Torino che potrebbe essere l'Ente cui richiedere dei contributi, dovendo già affrontare la spesa di 60/70 milioni per ciascuno degli 11 asili-nido finanziati lo scorso anno e per ciascuno dei nove asili-nido finanziati quest'anno, non ritengo possa partecipare a rendere più adeguato il fondo. Concordo nel richiedere - e quindi concordo sull'ordine del giorno presentato - che ci sia un rifinanziamento della legge statale per quanto riguarda il fondo globale, non soltanto per incentivare la costruzione di nuovi asili-nido, ma anche per rivalutare o contributi di venti milioni per la gestione e di 40 milioni per la costruzione. Non mi pare si possa dire che si compia un'ingiustizia verso i piccoli Comuni relativamente ai contributi di gestione anche se mi rendo conto che il piccolo Comune può trovarsi in difficoltà ad integrare anche di un solo milione la spesa di gestione. L'ingiustizia tuttavia sta nel fatto che si concede lo stesso contributo di gestione per un asilo-nido di 25 posti come per un asilo-nido di 75 posti. Questa è un'ingiustizia reale nei confronti dei grandi Comuni, poiché i piccoli comuni hanno in genere asili nido di modesta capienza.
Ripeto quanto ho già affermato nella risposta alla discussione sul programma della nuova Giunta: ritengo pericoloso integrare i contributi di gestione, semmai, potremo, per i piccoli Comuni, studiare altre forme di finanziamento per le costruzioni di micro-asili-nido, perché si trovano soprattutto in difficoltà ad integrare i 40 milioni stabiliti dalla Legge.
Evidentemente questo Consiglio dovrà fare una scelta: o costruire più asili-nido, o integrare i fondi ai Comuni. Noi potremo impegnare per gli asili-nido una determinata cifra, ma se integreremo i fondi di gestione e di costruzione, avremo una minor cifra disponibile per incrementare il numero dei nuovi asili-nido, il che è certamente importante.
La formazione professionale non è un settore di mia competenza, per come ho già detto ieri sera in Commissione IV^ la Clinica Pediatrica di Torino ha raddoppiato il numero dei posti della scuola per vigilatrici ed ha aumentato notevolmente quelli per la scuola per puericultrici. Ci sono poi altre iniziative in provincia di Torino e nelle altre province. Inoltre da tempo sto trattando con la Clinica Pediatrica per l'istituzione di un corso di preparazione delle dipendenti dell'ONMI perché possano conseguire il diploma di puericultrici ed ho anche richiesto che i programmi di studio accentuino la preparazione pedagogica e psicologica rispetto a quella sanitaria.
Comunque ritengo che il dibattito sia servito ad approfondire il problema anche di fronte all'impegno immediato del rifinanziamento della legge regionale che permetta di continuare ad integrare i fondi dello Stato con stanziamenti del nostro bilancio.



PRESIDENTE

Nessuno chiede la parola, la discussione è chiusa.


Argomento: Asili nido

Ordine del giorno sul piano degli asili nido del 1973


PRESIDENTE

E' pervenuto un ordine del giorno alla Presidenza, prego il Segretario Consigliere Franzi di darne lettura.



FRANZI Piero, Segretario

"Il Consiglio Regionale, preso atto del piano degli asili nido del 1973, rileva l'impossibilità dell'utilizzo dei fondi affluiti tramite l'INPS per il secondo semestre di tale anno considera pertanto detto piano non definitivo e chiede al Ministero della Sanità di comunicare tempestivamente l'ammontare di tale contributo al fine di porre in grado l'Amministrazione Regionale di approvare un piano suppletivo e non dilazionare l'utilizzo di fondi relativi al 1973.
Chiede inoltre il rifinanziamento della legge 6 dicembre 1971 n. 1044 anche per adeguare l'importo del contributo annuo di lire 20 milioni per la gestione degli asili nido ed il contributo una tantum di lire 40 milioni per la costruzione, l'impianto e l'arredamento, tenuto conto del diminuito potere di acquisto della moneta dal 1971 ad oggi.
Rileva inoltre l'urgenza del trasferimento delle competenze dell'OMNI e degli altri enti nazionali che svolgono attività in campo assistenziale, al fine di garantire la competenza globale alla Regione in materia di servizi sociali.
Torino, 31 gennaio 1974 Firmato: Beltrami, Calsolaro Rivalta, Zanone, Vera"



PRESIDENTE

La Parola al Presidente della Giunta



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta accoglie questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non mi resta che metterlo in votazione per alzata di mano.
E' approvato all'unanimità Abbiamo un altro ordine del giorno



FABBRIS Pierina

E il piano?


Argomento: Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni

Ordine del giorno sul riordino della pubblica amministrazione


PRESIDENTE

E' una presa d'atto.
Prego il Segretario Consigliere Franzi di dare lettura dell'altro ordine del giorno.



FRANZI Piero, segretario

"Il Consiglio Regionale del Piemonte, considerata l'iniziativa della Commissione Interparlamentare per le questioni regionali di dare inizio ad un'indagine conoscitiva sui problemi relativi al riordinamento della pubblica amministrazione considerato l'aspetto positivo di tale indagine che viene condotta dalle Regioni che rappresentano un momento politico ed istituzionale necessario ed indispensabile per lo svolgimento dell'indagine stessa considerato che allo stato attuale pare necessario considerare come preminente il completamento del trasferimento dei poteri dallo Stato alle Regioni per le materie delegate e per quelle di stretta competenza regionale, con preciso ed espresso riferimento agli artt. 117 e 118 della Costituzione considerato infine che in alcune materie il decentramento di funzioni amministrative deve giungere a livello dei Comuni, attraverso le deleghe e attraverso l'attuazione dell'art 128 della Costituzione considerato che una corretta riforma della pubblica amministrazione pu essere attuata da parte dello Stato individuando con chiarezza, operando le scelte conseguenti, le materie di competenza regionale, attribuendo i relativi poteri alla Regione e in tale contesto attuare le riforme dei Ministeri che in tali materie non possono più assumere la configurazione di apparati burocratici di amministrazione diretta (direzione generale ecc.) ma devono assumere il ruolo di organi di coordinamento e di indirizzo con le Regioni; che la riforma della pubblica amministrazione e delle materie non di competenza regionale deve essere considerata in relazione alle riforme sociali che il Paese avanza e che in tale quadro vanno considerate anche le proposte di istituire nuovi Ministeri; che in ogni caso deve essere evitato il pericolo grave di giungere a duplicazioni di Enti ed apparati in ordine a singoli settori di competenza; che pertanto occorre che già nel corso delle indagini conoscitive il governo ponga mano all'indispensabile opera di ricerca e di scioglimento degli enti regionali e pluriregionali operanti nei settori di competenza della Regione e dando a questa la piena e legittima costituzionale autonomia che in particolare appaiono indispensabili scelte concrete in materia, quali l'agricoltura, la scuola, la salute finalizzate a consentire alle Regioni l'esercizio pieno dei loro poteri preso atto ed approvando la posizione assunta dal Presidente del Consiglio e dall'Assessore Paganelli, a nome della Giunta, durante il primo incontro con la Commissione Interparlamentare esprime il completo assenso all'indagine conoscitiva proposta ed avviata, in considerazione del ruolo che la stessa dà alla Regione, tutte le materie concernenti il riordinamento delle pubbliche amministrazioni afferma essenziale il mantenimento di tale rapporto tra Regione e Parlamento durante tutto l'arco di tempo occorrente per giungere ad un riordinamento della pubblica amministrazione dà mandato al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio ed ai Consiglieri delegati del Consiglio Regionale del Piemonte di esprimere alla Commissione Interparlamentare, per le questioni regionali in sede di indagine conoscitiva, la posizione assunta dal Consiglio Regionale in questa materia e di manifestare soprattutto l'esigenza che alla riforma della pubblica amministrazione si pervenga attraverso un democratico e franco confronto con le Regioni stesse.
Torino, 22.11.1973 Beltrami Vittorio, Viglione, Gandolfi Vecchione Mario, Vera, Rossotto"



PRESIDENTE

Sull'ordine del giorno qualcuno chiede di intervenire? Il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Chiedo solo che venga aggiunto, dopo le parole "il Presidente del Consiglio" il nome "Viglione" per non incorrere in equivoci.



PRESIDENTE

Senz'altro. Dopo questa correzione formale nessuno chiede di intervenire sull'ordine del giorno? Lo pongo in votazione per alzata di mano. L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.
Precedentemente dovevo dare la comunicazione che all'interrogazione "Installazione di opere infrastrutturali tra Rivoli ed Avigliana.
Degradazione della zona indicata come zona verde" è stata data risposta scritta.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Mi è stata passata per iscritto la risposta dell'Assessore Benzi che parzialmente risponde alla nostra interrogazione e della quale prendo atto positivamente; sollecito però un impegno della Regione a prendere in mano l'iniziativa nei confronti della zona Rivoli-Avigliana ai fini della costituzione di un parco, operando insieme ai Comuni che si stanno muovendo in questa direzione.
Per quanto riguarda la parte a cui non è stata data risposta l'Assessore Benzi mi farà avere un supplemento di risposta.


Argomento:

Interpellanze e ordini del giorno (annuncio)


PRESIDENTE

Prego il Consigliere Segretario di dare lettura delle interrogazioni ed interpellanze pervenute alla Presidenza, riassumendole.



FRANZI Piero, segretario

Interpellanza del Consigliere Berti sull'incontro fra i dipendenti dell'ospedale San Giovanni Battista di Torino ed il prof. Cravero, non Consigliere regionale né funzionario della Regione, ma solo un privato cittadino. Si chiede con quale veste detto personaggio ha potuto svolgere tale funzione.
Ordine del giorno relativo al testo di legge n. 2244 da modificare, dei Consiglieri Berti, Ferraris, Marchesotti.
Ordine del giorno sulle pendenze in materia tributaria dei Consiglieri Curci e Carazzoni.



PRESIDENTE

Nessuno chiede la parola? Con ogni probabilità l'assemblea sarà riconvocata per giovedì prossimo alle ore 9.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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