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Dettaglio seduta n.196 del 24/01/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Dichiaro aperta la seduta.
Leggo l'ordine del giorno: "Conclusione e discussione programma organico della Giunta.
Esame progetti di legge n. 57, 58 e 109 sui provvedimenti nel settore dell'artigianato (relatore Cardinali).
Esame del progetto di legge n. 115 relativo a convalida del decreto del Presidente della Giunta Regionale 14.9.1973".
Nessuno ha obiezioni rispetto all'ordine del giorno? Passiamo al primo punto "Approvazione verbali precedenti sedute". I verbali sono stati distribuiti e se nessuno ha osservazioni da fare si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Giovana, Simonelli e Visone.


Argomento:

b) Documenti pervenuti alla Presidenza


PRESIDENTE

Documenti pervenuti. Il Presidente della Provincia di Torino spiega in una sua lettera i motivi che hanno indotto l'Ente a rinunciare all'organizzazione e gestione del servizio trasporto allievi sul percorso Rivoli-Seminario, dove sono collocati l'Istituto tecnico e il Liceo Scientifico. Stante infatti la natura puramente facoltativa di tale spesa la precaria situazione del bilancio della Provincia impedisce interventi nel settore.
Il Comune di Galliate invia un ordine del giorno chiedendo che i fondi stanziati dalla legge per i libri gratuiti siano assegnati ai Comuni per garantire la consegna dei buoni libri e che venga azzerato l'iter di approvazione della legge organica sulla scuola proposta dai comuni piemontesi.
Il Sindaco di Mondovì trasmette un o.d.g. approvato all'unanimità dal Consiglio Comunale sul problema della chiusura dell'abitificio Rossi problema che ha già formato oggetto, come I Consiglieri sanno, di due riunioni alla Regione.
Il Sindaco di Chieri trasmette un o.d.g. approvato da quel Consiglio Comunale con cui si chiede che la Regione revochi l'autorizzazione ad aumentare le tariffe, già concessa alla Società autoindustriale - VIGO - e si aspetti l'avvio di una nuova politica per i trasporti, nel quadro della programmazione economica regionale e con l'avvio di una totale pubblicazione dei servizi.
Il documento sollecita inoltre il Consiglio Regionale ad elaborare un'adeguata legislazione, atta a prevedere i finanziamenti alle nuove aziende pubbliche e il finanziamento di gestione passiva alle aziende pubbliche.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Distribuzione dei compiti tra i componenti dell'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Nella riunione di ieri dell' Ufficio di Presidenza si è proceduto alla distribuzione dei compiti tra i componenti dell'Ufficio di Presidenza.
Il Presidente si occuperà direttamente, oltre che della rappresentanza del Consiglio, anche dei rapporti esterni della sede che, come i Consiglieri sanno, dovrebbe essere collocata in Palazzo Lascaris (se le trattative andranno a buon fine) e del personale; il Vicepresidente Fassino di tutti i compiti dell'Aula; il Vicepresidente Sanlorenzo delle Commissioni e problemi connessi; il Consigliere Segretario Franzi dei problemi dell'autonomia finanziaria e contabile dell'economato; il Consigliere Segretario Gerini del Provveditorato. E' stato inoltre deciso di convocare per le ore 16,30 di mercoledì 30 la Conferenza dei Presidenti di Gruppo cui furono invitati a partecipare anche i Presidenti delle Commissioni permanenti per concordare insieme con la Giunta il programma della sessione. Lunedì 4 alle ore 16 si riunirà invece il Comitato per le celebrazioni della Resistenza.
Ripeto che mercoledì 30, alle ore 16,30, vi sarà la conferenza dei Presidenti di Gruppo cui saranno invitati anche i Presidenti delle Commissioni. Vorrei che tutti fossero presenti.
Se nessuno ha delle osservazioni da fare, darei la parola all'Assessore Paganelli che l'ha chiesta.



PAGANELLI Ettore, Assessore all'industria

Signor Presidente, signori Consiglieri, poiché il Presidente ha fatto cenno all'ordine del giorno del Comune di Mondovì per la questione dell'abitificio Rossi, ritengo opportuno informare il Consiglio che il Presidente della Giunta Regionale ed il sottoscritto in questi giorni hanno avuto parecchi contatti con gruppi che potrebbero essere interessati a salvare l'azienda di Mondovì che minaccia la chiusura. Per domani è fissato un incontro, richiesto dalla Regione e dai parlamentari della provincia di Cuneo col Ministro delle Partecipazioni statali On. Gullotti. Credo che lo stesso Presidente della Giunta, interrompendo brevemente la seduta della Commissione interregionale, vi parteciperà. In ogni caso sarà presente il sottoscritto facendo propria la richiesta, emersa in un incontro svoltosi a Mondovì tra le varie forze politiche e sindacali, di un intervento delle Partecipazioni statali in questa vicenda.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di intervenire sulle comunicazioni della Presidenza?


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Conclusione discussione programma organico della Giunta


PRESIDENTE

Allora riprende il dibattito con le repliche della Giunta. E' iscritta a parlare l'Assessore Vietti, ne ha facoltà.



VIETTI Anna Maria, Assessore alla sicurezza sociale, ai servizi sociali e ai problemi dell'immigrazione.

Signor Presidente, signori Consiglieri, ringrazio tutti i Consiglieri che nella discussione sul programma della Giunta hanno voluto trattare argomenti relativi alla sicurezza sociale, cioè i Consiglieri Zanone Rossotto, Giletta, Garabello, e Vecchione.
Al Consigliere Garabello dichiaro che la richiesta di studiare il problema relativo ad un contributo alle famiglie dei minori, in alternativa al pagamento della retta all'istituto, è certamente molto importante, dovrà però essere approfondito tenendo conto dell'attuale quadro legislativo per cui le competenze sono in genere degli enti ONMI, ENAOLI e della Provincia per gli illegittimi. E comunque un principio valido che merita un approfondimento.
Soprattutto mi pare doveroso dare alcune risposte e fare alcune precisazioni sull'intervento del Consigliere Vecchione. Nella premessa il Consigliere comunista sottolinea l'incoerenza che secondo lui c'è tra l'affermazione che si vuole giungere alla soppressione degli enti assistenziali, e la dichiarazione della Giunta che dice di voler tenere costantemente aggiornate le indagini conoscitive sulle strutture assistenziali esistenti, al fine di contribuire a migliorarle e come supporto per futuri interventi.
Io metto in rilievo, come ebbi a fare già in altre occasioni, che ho parlato ai soppressione di ECA e di enti nazionali che svolgono attività nel campo assistenziale, non di soppressione di tutte le IPAB, delle quali molte dovranno essere soppresse, altre dovranno essere fuse, altre ancora potranno continuare la loro attività. D'altronde è un problema che, come per l'assistenza privata, trova posizioni diverse sui vari progetti di legge presentati in Parlamento e dovrà essere risolto a livello di legge quadro. Vecchione però va oltre a quanto la Giunta ha affermato e avendo tolto una congiunzione "e" dalla nostra dichiarazione, le ha dato un'interpretazione del tutto diversa: sì, io ritengo che queste istituzioni debbano essere migliorate perché diano maggiore assistenza a minori e anziani, ma non ho detto che le strutture assistenziali esistenti devono essere supporto per futuri interventi, ho detto che il risultato delle indagini conoscitive dovrà essere supporto per futuri interventi. Pertanto si è data un'interpretazione che non era quella genuina della relazione della Giunta.
Il Consigliere Vecchione continua affermando che nel '73 sono stati dati contributi per 360 milioni ad enti privati per colonie. Io voglio precisare che i contributi per colonie nel '73 sono stati di 215 milioni 820.000 e non già di 360 milioni e non dati tutti ad enti privati bensì anche a Comuni, a Patronati scolastici, ad ECA e ad istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.
D'altronde se noi concedessimo i contributi soltanto ai Comuni, ci sostituiremmo (e sarebbe una cosa importante) esclusivamente a spese sociali che i Comuni hanno già fatto, diminuendo la possibilità ai minori di trovare un posto gratuito in un soggiorno estivo. Posso assicurare comunque che tutte le domande dei Comuni che gestivano direttamente soggiorni per vacanze estive, sono state accolte, nessuna è stata esclusa.
Il Consigliere Vecchione lamenta poi che non si dica nulla circa l'istituto di C.so Unione Sovietica. Io non credo che nel programma fosse possibile entrare poi nei particolari, anche se riconosco che, soprattutto per la città di Torino, è un problema molto importante. Il Corso U.
Sovietica è una realtà che deve essere superata ma, pur ribadendo la volontà di giungere a servizi alternativi promuovendo l'assistenza domiciliare agli anziani, poiché oggi ci sono oltre mille anziani ricoverati, non ritengo si possa provvedere senza le strutture edilizie almeno in parte sostitutive.
Il Consigliere Vecchione si sofferma sul capitolo 1172 del bilancio '73 affermando che sono stati concessi tutti i 300 milioni di contributi trentacinquennali, per nuove strutture di case di riposo, ad enti di assistenza e di beneficenza In realtà i contributi, nella quasi totalità sono stati concessi per il completamento di piccole case di riposo esistenti e per un numero limitato di costruzione di nuove sedi, al fine di superare strutture edilizie inadeguate. Su 47 contributi concessi fanno eccezione soltanto alcuni casi: l'ECA per nuove strutture, l'ECA di Costanzana cui è stato concesso il contributo perché potesse utilizzare un lascito che aveva avuto, e altri due casi e qui siamo nella direzione voluta dall'intervento del Consigliere Vecchione in quanto sono contributi dati per la costruzione di nuove case di riposo ai Comuni di Niella Belbo (Cuneo) e di Villata (Vercelli).
Il Consigliere Vecchione poi parla del problema degli asili nido. Sono lieta che egli concordi nel considerare l'asilo nido un servizio sociale per la famiglia e per lo sviluppo psicopedagogico del bambino. Però è realistico mettere in rilievo come la madre lavoratrice abbia ancora più bisogno delle altre di questo servizio. D'altro lato ci siamo trovati concordi nell'includere, tra i criteri di priorità per l'assegnazione di contributi, anche la percentuale delle donne lavoratrici sul totale della popolazione. Però non è che la differenza di coefficiente attribuito per questo criterio di priorità per il piano del '72 sia stata determinata determinante è stato il numero dei bambini residenti da zero a tre anni.
Trovo strano il rilievo, abbastanza pesantemente negativo, al piano degli asili nido del '72 e in modo particolare in riferimento al Comune di Cossato. In genere siamo accusati di dare i contributi in funzione clientelare. Vorrei mettere in rilievo che nell'area ecologica di Biella aspettavano tre asili nido e che quello di Cossato non era stato concesso perché ve ne era già uno, semmai Cossato era in alternativa col Comune di Candelo. Chi conosce le due amministrazioni non può accusare nè la Giunta né chi parla di avere preferenze per un tipo o per l'altro di amministrazioni. Il problema e che per rendere operante il criterio della diffusione del servizio su tutto il territorio, abbiamo stabilito determinati indici e quando un Comune aveva tanti posti di asilo nido raggiungendo quell'indice, per quell'anno (soltanto per quell'anno perch adesso gli indici vengono aumentati) si dava la preferenza al Comune che non aveva nessun posto di asilo nido. In caso contrario Biella ed Ivrea che hanno una discreta dotazione di asili nido, si sarebbero trovate nella stessa situazione di tanti altri Comuni che non hanno per nulla il servizio.
Metto ancora in rilievo che l'asilo nido di Cossato non è privato, è un'istituzione pubblica di assistenza e beneficenza nel cui Consiglio di amministrazione ci sono anche un rappresentante dell'ECA e un rappresentante dell'Amministrazione Comunale di Candelo.
Per quanto riguarda il finanziamento della legge degli asili nido è certamente urgente, penso che dovremo provvedere almeno entro aprile secondo la legge che abbiamo approvato in base ad un piano pluriennale che dovrà perseguire determinati obiettivi. E' evidente tuttavia che i contributi non verranno assegnati in rapporto alle richieste, magari eccessive dei Comuni, ma in base a dei criteri oggettivi.
Mi rendo conto della difficoltà dei piccoli Comuni ad affrontare il costo degli asili nido, ritengo però che sarebbe pericoloso integrare le spese di gestione perché richieste di integrazione ce ne vengono un po' da tutte le parti (case di riposo, ospedali, ecc.) piuttosto dovremmo studiare qualche provvedimento che favorisca i piccoli comuni nelle spese di costruzione, mentre per quanto riguarda le spese di gestione potremmo chiedere al parlamento un rifinanziamento della legge nazionale, anche tenendo conto che dal '71 ad oggi è diminuito il potere di acquisto della moneta e pertanto i contributi del '71 di venti milioni per la gestione e 40 milioni per la costruzione non hanno più il valore che avevano allora naturalmente, così stando le cose, si può fare molto di meno di quanto si poteva fare secondo la previsione del legislatore.
Ringrazio per il giudizio positivo in relazione alla volontà espressa di presentare un disegno di legge che incentivi i servizi domiciliari in modo particolare per gli anziani. Accolgo il rilievo di non aver mantenuto l'impegno di presentare questa legge entro il mese di ottobre, ma il Consigliere conosce le note vicende regionali e si rende conto come mi sia stato impossibile. Assicuro comunque che tale disegno di legge sarà tempestivamente discusso dalla Giunta per passare ad una fase concreta di promozione e di sperimentazione di servizi alternativi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo, industria alberghiera, parchi naturali, tempo libero, sport, caccia e pesca

Signor Presidente, colleghi, vorrei anzitutto riferirmi ad alcuni rilievi che sono stati mossi, in particolare dal Consigliere Bono, circa il funzionamento dell'Assessorato.
Devo dire subito che posso prendere atto che ci sono delle disfunzioni dei rallentamenti, ma gli stessi debbono essere ricondotti alla struttura stessa dell'Assessorato, alla carenza di personale, di locali, problema che si è trascinato fino ad oggi in dipendenza dell'utilizzazione di nuovi locali messi a disposizione degli assessorati e con il trasferimento di alcuni uffici in Piazza Castello.
Ritengo poi di dover fornire alcune precisazioni in ordine ad osservazioni specifiche che non posso assolutamente condividere.
Si è voluto in certo qual modo presentare la Regione Piemonte come la Cenerentola in questi settori, come la Regione che non ha provveduto a darsi subito una legge per l'incentivazione alberghiera. Anzitutto va chiarita una cosa: è stata a suo tempo fatta una scelta, abbiamo ritenuto di regionalizzare la legge dello Stato, la 326, che tra l'altro non è neanche molto vecchia, e del '68 e che, ad avviso della Giunta, rispondeva alle esigenze immediate del settore. La difficoltà di questa legge, così come concepita, è che non aveva purtroppo fondi adeguatamente sufficienti per far fronte a tutte le esigenze. Io credo che in quella, sia pur sintetica, descrizione presentata dal programma, siano riferiti i dati relativi alla possibilità di incidenza della Regione nel settore. E devo dire che alcune Regioni, a mio avviso affrettatamente, hanno emanato delle leggi in materia, scegliendo ad esempio la strada dei contributi in conto capitale, contributi che o sono di una rilevanza tale difficilmente sopportabili dalla Regione, o non riescono a mettere in moto un meccanismo di investimenti come la via dell'intervento su mutuo venticinquennale. Si pensi ad esempio al complesso di opere che si possono finanziare con gli stanziamenti che abbiamo fatto e che prevediamo con il meccanismo dell'intervento su mutuo, rispetto alla scelta alternativa di dare soltanto contributi in conto capitale e ci si rende conto dell'enorme divario tra i due sistemi.
Ad ogni modo l'Assessorato ha in corso di elaborazione un progetto di legge che sulla falsa riga della 326 cercherà di snellire le procedure. E' indubitabile che questo meccanismo di intervento su mutuo comporta un iter burocratico piuttosto lungo: è la stessa situazione che riguarda i finanziamenti per i Comuni: si deve fare un'istruttoria preliminare, poi deve subentrare l'istituto bancario, dopo di ché si può provvedere all'erogazione del contributo. E' un iter piuttosto lungo e potrebbe essere uno dei difetti insiti nel sistema. Mi pare quindi che non si possa dire che in questo settore vi sia una lacuna della presenza o dell'attività della Regione.
E' stato fatto anche un rilievo in ordine ad alcune indicazioni relative all'utilizzazione delle strutture ricettive attualmente esistenti che avevo fornito al Consigliere Bono, ma che a mio avviso sono stati interpretati erroneamente. Il Consigliere Bono, visto che la percentuale di utilizzazione si aggira sul 30%, ha concluso, se ho ben capito, che non si debba promuovere nuovi investimenti per nuovi insediamenti, ma semplicemente intervenire per migliorare le strutture esistenti.
Bisogna saperla interpretare questa media! Intanto dirò che la media di utilizzazione del Piemonte più o meno si aggira su quella nazionale. Le statistiche, sappiamo tutti quale valore possono avere se non adeguatamente approfondite, tengono conto di tutto l'arco dell'anno e quindi anche del periodo di non utilizzo (ecco perché la media si abbassa). Poi incide anche un altro fattore: purtroppo non tutte le presenze vengono registrate. Ecco perché può far colpo a prima vista una media di presenze relativamente basse: ma ciò corrisponde alla media nazionale.
Inoltre c'è un altro dato obiettivo che travolge questo tipo di osservazione e cioè che alla Regione ci sono circa 87 domande di intervento: in parte sono quelle trasmesse dal Ministero inevase, parte sono invece pervenute direttamente alla Regione per nuovi insediamenti (circa 40 pratiche sono già istruite, si tratterà di passare quanto prima all'atto deliberativo).
E' stato anche detto che nella relazione della Giunta non si è fatto alcun cenno alla situazione contingente provocata dal divieto di circolazione domenicale. E' vero, nella relazione non ne abbiamo parlato ma è una situazione che è stata costantemente seguita: l'Assessorato ha fatto presente immediatamente al Ministero, ed ancor prima che venissero deliberati i provvedimenti relativi, la viva preoccupazione per i riflessi per le conseguenze negative, che un provvedimento del genere avrebbe comportato per gli insediamenti turistici, specie nelle zone più deboli. Si è anche delineato quale poteva essere l'intervento sostitutivo, ossia garantire mezzi di comunicazione adeguati che potessero agevolare l'accesso alle località turistiche.
Recentemente c'e stata una riunione di Assessori del settore e si è concordato di chiedere un incontro con i Ministri del Turismo dell'industria e dei Trasporti proprio per rappresentare alcune indicazioni che sono emerse dall'incontro degli Assessori Regionali e che posso già anticipare: la prima è quella dell'eliminazione del divieto della circolazione domenicale (credo e mi auguro che questo ormai sia un provvedimento in via di emanazione), nel contempo si dovrà intervenire d'intesa con gli Assessori ai Trasporti competenti, presso le Ferrovie dello Stato per la ristrutturazione del traffico minore e per potenziare il trasporto pubblico su ruote. Questi, a grandi linee, sono i primi interventi che congiuntamente, a livello di Assessori regionali si sarebbero individuati.
Per quanto riguarda gli EE.PP.T., fatta la dovuta precisazione che la Giunta prevede di aumentare non di mezzo miliardo lo stanziamento precedentemente fatto, ma di portarlo a mezzo miliardo, credo di dover fare alcune considerazioni.
La Regione, al momento del trasferimento dei poteri, si è resa conto dell'esigenza di potenziare gli interventi finanziari per rendere maggiormente efficienti e funzionanti questi enti periferici e già nel primo esercizio si era aumentato lo stanziamento di 73 milioni; peraltro si è posto il grosso problema dell'assetto del personale dipendente dagli EE.PP.T., che da circa 10 anni si trovava in uno stato di estrema incertezza in relazione allo stato giuridico (equiparazione al parastato od ai dipendenti degli Enti locali). C'è stato un grosso dibattito sulla configurazione giuridica degli EE.PP.T, e la questione si è trascinata per anni presso il Ministero, mentre i dipendenti continuavano ad avere degli stipendi veramente mortificanti. E' stata quindi preoccupazione dell'Assessorato, come una delle sue prime attività concrete, provvedere all'adeguamento del trattamento economico in collaborazione con i sindacati e già fin dai primi mesi del '73 è stato raggiunto un accordo e sono state adottate le deliberazioni conseguenti con piena soddisfazione del personale. Ovviamente questo nuovo trattamento comporta un'incidenza sul costo di gestione degli EE.PP.T: di qui la ragione di aumentare lo stanziamento a mezzo miliardo.
Cercherò di essere sintetico perché i limiti impostici per la replica sono piuttosto ristretti.
Per quanto concerne le Aziende Autonome una prima constatazione è stata quella che le stesse avevano dei bilanci veramente asfittici. Si pensi che alcune di esse avevano un bilancio che si aggirava sui 6 - 7 milioni: riesce difficile pensare che un ente possa operare con bilanci del genere.
Se poi si tiene conto dell'aggravio delle spese correnti, il margine di operatività viene praticamente annullato. E' stata allora fatta una scelta a mio avviso importante, e che ha dato dei risultati concreti: quella di potenziare i finanziamenti alle Aziende Autonome, con l'invito ad ampliare la loro sfera d'azione ed a uscire dal ristretto confine municipale: in pratica a realizzare delle forme di comprensori turistici. Qualcosa si è già fatto in tale direzione: per esempio l'Azienda Autonoma di Claviere è stata ampliata e attualmente comprende un altro Comune. Di conseguenza abbiamo aumentato lo stanziamento, rispetto a quella dello Stato, di 220 milioni e con questo riteniamo di avere potenziato adeguatamente, almeno per il momento, le strutture periferiche turistiche di base.
Attività promozionale. Il Consigliere Bono ha detto che certe iniziative potrebbero essere assunte dagli EE.PP.T.; mi spiace che non sia presente perché vorrei ricordargli che qualche anno fa proprio lui sosteneva a spada tratta che gli EE.PP.T. bisognava abolirli. C'era stata a suo tempo anche una battaglia condotta dalle Regioni in ordine alle competenze, per l'attività promozionale all'estero, in concorrenza con lo Stato: in concreto noi abbiamo cercato di individuare alcune iniziative dirette al mercato estero, perché un dato sicuro è che in Piemonte l'afflusso di turisti stranieri sta calando. Ci sono delle ragioni di carattere generale: altri mercati a livello mondiale si sono aperti al turismo di recente e costituiscono motivi d'attrazione che purtroppo dobbiamo riconoscere, il Piemonte non ha. Noi riteniamo che sia un preciso dovere della Regione assumere iniziative per richiamare all'attenzione del mercato estero, soprattutto quello francese che è il più interessato, la pratica del turismo in Piemonte. Abbiamo già fatto qualcosa: la nostra è stata una delle poche Regioni a partecipare alla Fiera di Parigi con uno stand per valorizzare i richiami turistici piemontesi e con l'occasione abbiamo reclamizzato anche alcuni prodotti tipici dell'artigianato piemontese.
Turismo sociale e giovanile. Il Consigliere Bono vorrebbe sapere che cosa ha fatto la Regione in questo settore. Intanto la Regione ha operato nell'ambito della legislazione statale vigente; abbiamo però constatato che in questo settore mancano purtroppo le iniziative. Non è sufficiente un considerevole stanziamento e bilancio se poi, come abbiamo potuto constatare, le domande di stanziamento non sono state qualificanti! Occorre passare alla fase promozionale.
E' stato recentemente promosso un incontro fra gli Assessori regionali al turismo e le organizzazioni sindacali a livello nazionale proprio per interessarle direttamente alla promozione del turismo sociale. Per la verità i sindacati hanno, in quella sede, riconosciuto di non avere rivolto adeguata attenzione al problema, ma sicuramente entro breve tempo studieranno ed elaboreranno delle proposte da avanzare alle Regioni, le quali si sono dichiarate disponibili a questo tipo di dialogo e di collaborazione.
Parchi naturali. Devo dire che trattandosi di materia nuova inizialmente c'è stata una fase di incertezza per quanto riguarda le competenze regionali: si discuteva addirittura sulla legittimità di provvedimenti da parte delle Regioni in materia, intendendo lo Stato avocare a sé la facoltà di intervento. Superata questa fase si è ritenuto che sulla base della legislazione vigente si potesse cominciare ad operare in termini concreti, ed abbiamo ritenuto opportuno dare la precedenza all'intervento dell'acquisto della Mandria: le ragioni sono già state sufficientemente illustrate al momento della delibera consiliare: ci si augura che quanto prima possano essere concluse le trattative per passare alla fase dell'utilizzazione.
Sono stati inoltre assunti altri provvedimenti in alcune zone, creando delle oasi di protezione.
D'accordo che questa non è una fase di costituzione di parco, ma è una prima realizzazione di tutela, di protezione. Sono state istituite le oasi del Gran Bosco, di Avigliana, di Castel Merlino, delle Lame del Sesia, di Po-Valenza; è passata alla segreteria della Giunta un'altra delibera riguardante l'oasi di Piossasco, e sono in corso trattative per la zona della palude dei Mareschi (Lago di Avigliana) con il Comune per un eventuale acquisto o affitto di terreni di proprietà di privati: la cosa presenta peraltro alcune difficoltà. Lo stesso dicasi per le Lame del Sesia: anche qui sono in corso trattative col Comune di Albano. Intanto è stata costituita un'oasi ed è stata avanzata una richiesta di vincolo paesaggistico sull'Isolone di Castel Merlino; in prossimità di questa zona è stata istituita un'altra oasi che interessa i Comuni di Borgo Vercelli Vercelli e Villata. Anche per la Bessa sono in corso trattative con il Comune. Devo dire che non sempre si trova riscontro favorevole da parte degli Enti locali a questo tipo di iniziativa: ad esempio, venuti a conoscenza che nel Comune di Greggio una parte di bosco, interessante sotto i profili naturalistici, di proprietà del Comune, veniva messa in vendita ci siamo interessati ed al Comune è stata offerta la stessa cifra che poteva percepire dai privati: il Comune però ha rifiutato l'offerta della Regione.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda la Valle dell'Orco, in prossimità del Parco del Gran Paradiso: il Consiglio di Valle si è espresso in modo sfavorevole alla costituzione dell'oasi.
Sono tutte remore che hanno rallentato l'iter di queste iniziative.
Sono in corso di costituzione (si attende il parere del Laboratorio di Zoologia Applicata) le oasi dell'Alpe Veglia, della Alevè, di Balme in provincia di Torino, della Valle dell'Orco contigua al Parco del Gran Paradiso.
Per quanto riguarda la caccia e la pesca c'é poco da aggiungere. Nel settore della caccia la Regione Piemonte mi pare non abbia sfigurato: la nostra legge ha avuto un certo rilievo a livello nazionale ed ha ottenuto qualificati apprezzamenti. Con questo non voglio dire che sia perfetta, ma è stata sicuramente un'iniziativa altamente qualificante.
Per quanto concerne la pesca cercheremo quanto prima di attuare un sistema di pesca controllata, come è stato fatto per la caccia.
Per il resto riconfermo quanto enunciato nel programma della Giunta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare l'Assessore Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io devo rispondere a una serie di proposte, di rilievi, di esigenze prospettate nel corso del dibattito e che, grosso modo, si sono collocate su due piani diversi.
I colleghi Garabello, Marchesotti, Rivalta in particolare si sono soffermati sui problemi di collegamento tra gli interventi dei trasporti e i problemi di pianificazione e di organizzazione sul territorio, e più in generale di programmazione regionale.
Lo stesso Consigliere Marchesotti, Menozzi, Calsolaro (spero di non essermi dimenticato nessuno) hanno sottolineato altri ordini di problemi che potremo collocare nel quadro degli interventi di ristrutturazione, di riorganizzazione all'interno della cornice di piano.
Io vorrei sottolineare come la Giunta, con le proposte programmatiche che ha presentato, abbia cercato di garantire la saldatura tra due linee di intervento: una prima linea tesa a predisporre per i trasporti una cornice organica di medio e lungo termine, coerente con le linee di piano e di assetto del territorio che fino ad oggi la Regione ha acquisito, ma al tempo stesso consapevole della necessità di alcune decisioni importantissime che nel corso del 1974 saranno prese e che in una certa misura vengono prima della possibilità della Regione di darsi un piano di sviluppo regionale per i prossimi anni.
La seconda linea di intervento che la Giunta ha inteso darsi all'interno di questa cornice è stata quella dell'avvio immediato di quella che ormai tutti definiscono la riforma dei trasporti, cioè un'azione tesa a modificare i rapporti di utilizzo tra mezzo privato e mezzo pubblico determinando un alto volume di investimenti nel senso della creazione di strutture e impianti di trasporto collettivo che modifichi gli equilibri precedenti e determini degli indirizzi di carattere produttivo che in parte almeno compensino la crisi che il settore automobilistico sta assumendo.
In quest'ottica vorrei far rilevare che il documento sul piano poliennale delle FF.SS. che è stato riproposto all'esame del Consiglio e che cominceremo ad esaminare in Commissione, è la base, la cornice per un piano regionale dei trasporti. La Giunta ha inteso sottolineare l'importanza prioritaria dei trasporti su ferro come struttura portante del sistema dei trasporti regionali. La definizione del piano poliennale delle FF.SS. è imminente, è già iniziata la discussione a livello di Comitato tecnico delle ferrovie e sarà portata a livello delle Regioni penso nel giro di un paio di mesi. La Giunta dovrà garantire che le FF.SS. abbiano una piena disponibilità e rispondenza alle esigenze di equilibramento di politica di piano regionale e che la ristrutturazione della rete piemontese, dei programmi di investimento che è necessario realizzare con la valorizzazione di molte linee che oggi sono considerate secondarie potenzi delle linee di comunicazioni che sono vitali per le aree periferiche del Piemonte.
Nel documento che è stato presentato e che abbiamo riproposto all'esame del Consiglio, riteniamo siano indicati gli interventi su linee di comunicazione estremamente importanti e fino ad oggi considerate periferiche, che rispondano pienamente a quell'ipotesi di equilibramento territoriale che è sempre stata la base delle indicazioni e dei discorsi di programmazione regionale che fino ad oggi abbiamo fatto.
L'integrazione tra servizi naturalmente in questo discorso la si specificherà, ma io parlo delle linee che ad esempio da Alessandria vanno verso i porti liguri e verso Novara e Domodossola e che possono organizzare dei flussi di comunicazione alternativi di decongestionamento rispetto alle aree metropolitane di Torino e di Milano; la direttrice che da Cuneo va ad Asti, Mortara e Casale può diventare molto importante innanzi tutto per le aree interessate. Ma su questo ritengo che potremo entrare in dettaglio in una discussione apposita che sarà opportuno sviluppare.
L'integrazione fra i servizi ferroviari e quelli automobilistici e la riorganizzazione di questi ultimi dovrà essere invece affidata ai piani di bacino che la Giunta ha dichiarato essere suo intendimento promuovere e che già il mese prossimo cercheremo di iniziare in alcune zone del Piemonte. I piani di bacino dovranno indicare le azioni di razionalizzazione completamento e miglioramento dei servizi (ampliamento del controllo e della gestione pubblica nel campo dei trasporti su strada) La Giunta è in grado senz'altro di garantire che in collegamento con i comprensori si faranno coincidere le aree programma in materia di trasporti con le aree programma che la Regione individuerà in relazione alla programmazione economica e di assetto territoriale. Lo studio presentato era appunto il tentativo di fare vedere al Consiglio la situazione attuale come visione tecnica dei trasporti e la necessità di arrivare a delle forme di programmazione e di intervento, di pianificazione che permettano di realizzare questa saldatura. Ciò non significa ovviamente che poi a livello di comprensorio non si possono individuare delle sub-aree che dal punto di vista dei trasporti abbiano una dimensione finita, sulle quali organizzare poi dei piani di trasporto specifici.
Comunque, a mano a mano che il discorso dei comprensori potrà svilupparsi ed articolarsi, l'obiettivo è quello di arrivare a organi di programmazione e di controllo sulla gestione dei trasporti, a livello di comprensorio.
Gli altri interventi che sono stati indicati nel programma sono da classificarsi tra quelli destinati ad avviare la riforma e a garantire un'efficace azione congiunturale. La Giunta ha già annunciato che presenterà nelle prossime settimane un disegno di legge che garantirà agli Enti locali e alle aziende pubbliche i mezzi per piani straordinari di investimento, sia per materiale rotabile, che per l'ampliamento dei servizi, che per eventuale acquisizione di servizi oggi gestiti dai privati. Questo disegno di legge, in sostanza, dovrà essere lo strumento promozionale per il rafforzamento e l'ampliamento della gestione pubblica.
Con questo disegno di legge, che, ripeto, per la prima volta vedrà una legge regionale finanziare gli investimenti anche delle aziende municipalizzate, che sono quelle più in difficoltà e più colpite nelle aree urbane dall'attuale congiuntura, riteniamo che oltre il generale potenziamento, rafforzamento a ampliamento del servizio della gestione pubblica si possa raggiungere l'obiettivo di una domanda globale da parte degli enti pubblici di almeno 350/400 autobus all'anno.
In alcune recenti riunioni di Assessori regionali dei trasporti che hanno lavorato per permettere ai Presidenti delle Giunte Regionali di presentare alla prossima riunione al Ministro del Bilancio un documento organico sui trasporti, gli Assessori hanno proposto ai Presidenti delle Regioni di impegnare l'Ente Regione ad assumersi l'onere di un programma straordinario di interventi in materiale rotabile, a fronte di altri impegni del Governo con interventi sulle Ferrovie statali, metropolitane e oneri di esercizio. Gli Assessori dei trasporti hanno indicato la possibilità di stimolare una domanda di almeno 10.000 autobus all'anno per tre anni sul territorio nazionale, che forse è un po' eccessiva sia per le possibilità concrete produttive che per la possibilità di innescare un meccanismo di questo genere.
Oltre al disegno di legge di cui abbiamo parlato, la Giunta valuterà anche la possibilità di incentivare la domanda di pullman dai concessionari privati, perché si riesca a studiare forme che non pregiudichino eventuali pubblicizzazioni in futuro. Questo lo esamineremo in dettaglio ed eventualmente ne discuteremo in altre occasioni.
Il piano di intervento sulle ferrovie secondarie nell'area metropolitana, è un altro tassello di una politica di rilancio della domanda pubblica del mezzo ferroviario. La Giunta, per quanto riguarda i rilievi e le considerazioni che sono state fatte, è in grado di garantire che il trasferimento delle ferrovie in questione avverrà e dovrebbe essere realizzabile già quest'anno per le ferrovie della direttrice nord, senza oneri per la Regione, anzi, con la garanzia di un consistente contributo dello Stato, permanente, per le spese di gestione. I piani di intervento relativi quindi dovrebbero poter diventare operativi già con l'inizio del 1975 e tradursi sul piano di interventi anche finanziari della Regione in provvedimenti organici da inquadrare nel bilancio preventivo del 1975.
Sono poi state espresse una serie di preoccupazioni sull'assetto globale dell'area metropolitana, in particolare dal Consigliere Rivalta.
Queste considerazioni, sono ovviamente ben presenti alla Giunta, la quale però ritiene errata l'ottica di chi nega la validità della metropolitana torinese; ma non si tratta di bloccare il progetto della metropolitana torinese, ma di garantire che questo progetto acquisti un respiro ed una funzione regionale che oggi indubbiamente non ha.



RIVALTA Luigi

Scusa ma abbiamo chiesto una cautela. Il Consiglio deve essere chiamato a discutere.
Non so se sei informato, ma il rappresentante del P.C.I., nel Consiglio di Amministrazione della metropolitana ci dice che da indagini fatte risulta che la prima linea non assolve più del 15,20% del traffico cittadino, e la seconda il 36%. Le due linee assieme assorbono una mobilità largamente inferiore alla somma di ciascuna. Allora c'é in questa struttura qualcosa di sbagliato.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Il problema è di dare al progetto della metropolitana un respiro regionale e un'integrazione con le direttrici principali e secondarie della ferrovia.
La Giunta, con un progetto integrato che si aggiunge al progetto sulle ferrovie secondarie indicato nel programma, completa il quadro di un intervento organico sugli impianti fissi dell'area metropolitana e si propone di mettere in grado il Consiglio di discutere un piano globale che tenga conto non solo della domanda di mobilità, ma anche degli obiettivi di carattere urbanistico.
Però la Giunta deve ricordare con molta precisione alcuni vincoli che nella misura in cui sono reali sono anche dei dati politici non elusivi.
L'idea di un sistema ferroviario passante che è stata proposta dall'istituto di urbanistica recentemente, tecnicamente affascinante, non è realizzabile per lo scarso volume di finanziamenti che le ferrovie dello Stato possono fare fluire al Piemonte nel prossimo decennio. Un progetto di quel genere dovrebbe comportare allestimenti di parecchie centinaia di miliardi sul sistema ferroviario complessivo regionale, molti di più di quanto le FF.SS. e la metropolitana congiuntamente potranno fare nei prossimi anni.
La linea uno della metropolitana, per quanto criticabile, è già stata finanziata.



RIVALTA Luigi

Anche questo va messo in discussione.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Abbiamo valutato anche questo ordine di problemi. C'è di più però, il finanziamento della linea uno della metropolitana se non si rende operativo è perso per la metropolitana e per il Piemonte; i meccanismi legislativi attuali purtroppo sono questi, non vanno a favore di altre zone.



RIVALTA Luigi

Sono soldi spesi male, bisogna spenderli bene.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Se permetti farei un'ultima considerazione: i sistemi ferroviari passanti in grado di garantire anche servizi metropolitana, hanno avuto sino ad oggi solo un paio di realizzazioni nel mondo; in genere le grandi metropoli sono realizzate attraverso servizi specializzati e distinti sotterranei e in superficie, sotterranei per servire direttrici dove c'è continuità di sviluppo urbano e un'altissima domanda distribuita nel tempo in superficie per rispondere a collegamenti discontinui e con discontinuità di domanda nel tempo e nello spazio.
Il problema non è tanto quello di organizzare un'unicità di modi trasporto, ma di garantire un sistema che con un'adeguata integrazione offra tutte quelle condizioni di flessibilità che sono state richieste.
Partendo dai vincoli oggi esistenti, la Giunta ritiene che l'unica proposta politica perseguibile (ma di questo discuteremo nell'ambito di quel documento globale che ci siamo impegnati a presentare) è quella di realizzare la maglia integrata di trasporti con due linee della metropolitana; la linea due in particolare riteniamo che possa essere presto finanziata dallo Stato e dovrà certamente spingersi fino a Rivoli cioè avere quella dimensione intercomunale che la linea uno fino ad oggi non ha avuto e che dovrà acquistare, ci auguriamo per il futuro, sulla direttrice di Orbassano.
In questo ambito va collocato il problema dell'unificazione delle aziende torinesi che dal Consigliere Marchesotti è stato sollecitato. La posizione della Giunta è che in questa visione globale dell'area metropolitana vada collocata la questione delle aziende di trasporto pubbliche torinesi che non è un problema di unificazione delle aziende, ma di individuare quale funzione queste aziende possono assolvere, in particolare quale funzione dovranno assolvere in un disegno organico. Da questo punto di vista l'opinione della Giunta è che l'ATM debba assolvere alla funzione di gestire i servizi di superficie nella prima e seconda cintura ed eventualmente anche il servizio della metropolitana. Se si arriverà ad una decisione di questo genere la SATTI dovrà specializzarsi nella gestione di servizi ferroviari regionali e dei servizi automobilistici integrativi che sono servizi interpolari e di bacini distanti da Torino (parliamo del Canavese e dell'Albese).
Il Consorzio Torino-Rivoli, che tra l'altro è l'unico consorzio di trasporti esistente oggi nell'area metropolitana, deve diventare l'ente promotore della seconda linea metropolitana che, ripeto, penso potrà essere finanziata dallo Stato nell'arco di quest'anno proprio perché è l'unica possibilità che oggi esiste per garantire a questa seconda linea metropolitana l'estensione intercomunale che la legislazione oggi non permette. In base alla legge del '69 (se non sarà modificata) l'unica possibilità che esiste di fare uscire la metropolitana dai confini torinesi è quella di fare assumere l'iniziativa della richiesta di contributo verso lo Stato, dal Consorzio pubblico che in base al suo statuto può richiedere.
Noi riteniamo quindi che la richiesta di unificazione non tenga conto di questa complessità di dati che oggi abbiamo di fronte e del complesso numero di problemi che dovremo risolvere. Comunque la Giunta si è impegnata a presentare un documento che cercheremo di elaborare in tempi possibilmente brevi, in maniera da permettere già quest'anno un esame completo di questo arco...



RIVALTA Luigi

Discutiamo il parere sulla metropolitana.



GANDOLFI Aldo, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Si si, certo lo discuteremo.
Infine, analogo impegno lo aveva già assunto il Presidente della Giunta, per quanto riguarda Caselle e il problema aeroportuale. Cercheremo di mettere a punto una posizione regionale che permetta al Consiglio di esprimersi anche su questo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Paganelli. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze, patrimonio, demanio ed economato, industria, artigianato, cave e torbiere, acque minerali e termali



PRESIDENTE

Signor Presidente, signori Consiglieri, la mia breve replica per i settori di competenza inizia con un accenno al settore della programmazione, che avrebbe dovuto essere trattato dal collega Simonelli forzatamente assente, ed al quale va l'augurio più cordiale di rapido ristabilimento.
L'impostazione data dalla Giunta al settore della programmazione mi sembra abbia trovato favorevole accoglimento da parte del Consiglio particolarmente per i progetti operativi: perplessità e richieste di chiarimenti sono venute da alcuni colleghi, e particolarmente dal Consigliere Sanlorenzo, in ordine alle consulenze.
Dobbiamo ribadire che l'impegno assunto dalla Giunta di predisporre con la nota di variazione al bilancio 1974 un documento programmatico con l'indicazione di alcuni progetti operativi comporta un notevole impegno.
Dati i tempi estremamente ridotti nei quali questa attività dev'essere compiuta, la Giunta non può certo soddisfare, attraverso il lavoro dei suoi soli componenti, un impegno che presenta notevole complessità anche sotto il profilo metodologico e tecnico-scientifico.
Per queste ragioni si è pensato di ricorrere ad una attività di consulenza qualificata che si eserciterà per la messa a punto dei progetti operativi nei tempi indicati.
Data la natura delle prestazioni professionali richieste, che comportano un impegno concentrato in poco tempo e finalizzato ad uno sbocco pratico-operativo, si può pensare che si farà per lo più ricorso a singoli consulenti o a piccoli gruppi di ricerca, piuttosto che a grosse "consulting" o società con strutture più idonee a compiere grandi ricerche per lunghi tempi. Laddove è possibile si farà ricorso anche per questa parte alla consulenza dell'IRES e dei suoi ricercatori.
E' ovvio che il ricorso ad esperti esterni all'Amministrazione regionale riguarderà soltanto gli studi e le ricerche e in genere gli apparati tecnici specifici per i vari settori interessati, con esclusione di qualsiasi attività propriamente politica e comunque di qualsiasi potere decisionale.
E' la Giunta, infatti, che non solo indicherà i settori per i quali procedere alle ricerche e all'elaborazione dei progetti ma seguirà anche costantemente l'attività degli esperti controllandone passo passo la rispondenza ai criteri ed alle direttive fissate; infine, verificherà gli studi e li tradurrà in proposte operative. Sarà infine il Consiglio, al quale l'insieme dei progetti operativi verrà sottoposto nella sua globalità, ad esprimere la valutazione politica conclusiva.
Ci pare che questa procedura sia politicamente corretta e sia l'unica capace di garantire nei tempi brevi che ci siamo dati la necessaria operatività e l'efficienza di cui abbiamo bisogno.
Passando al settore finanziario, debbo sottolineare la notevole importanza e l'ampio respiro, in una efficiente e moderna prospettiva di sostegno economico alle attività regionali, dell' intervento del Consigliere Nesi.
Egli ha osservato che nel programma della Giunta era troppo poco lo spazio dedicato alla politica finanziaria ed ha suggerito una serie di linee politiche e di obiettivi per volgere a vantaggio della programmazione regionale l'attività ed il ruolo degli istituti creditizi.
Le indicazioni avanzate dal collega Nesi sono apprezzabili ed ampiamente condivisibili; esse però si collocano prevalentemente sul piano degli indirizzi politici più che non su quello dell'immediata e diretta operatività della Giunta, richiedendo, per potersi realizzare significative modifiche dell'attuale ordinamento creditizio.
Egli stesso, del resto, riferendosi al credito fondiario, ha detto che "in questo campo la futura organizzazione delle competenze regionali statuali è tutta da definire e da pensare".
Mentre accogliamo, quindi, l'indicazione politica di prospettare una presenza ed una partecipazione delle Regioni nel definire e nell' orientare il sistema creditizio, quanto meno nelle materie e nelle operazioni maggiormente connesse con i campi di attività della Regione, riteniamo che alcuni passi in questa direzione sia possibile compierli anche con il vigente assetto legislativo.
In particolare, pensiamo occorra stabilire un rapporto continuativo con gli istituti bancari operanti nella regione, sia per ottenere una continuità di informazione, sia per poter collaborare sulle scelte di indirizzo di maggior rilievo a livello degli istituti stessi.
Questo rapporto politico e programmatorio dovrebbe consentirci soprattutto di collegare gli interventi di tipo strutturale che ci proponiamo di realizzare, con la gestione del credito, sia industriale che agrario che per opere pubbliche.
A questi fini diverrà essenziale l'intervento degli istituti bancari nelle operazioni dell'istituenda Finanziaria regionale.
Infine, dovremo impegnarci per potenziare le strutture creditizie che già hanno una dimensione regionale, come il Mediocredito e l'Artigiancasse e che possono essere quindi maggiormente rispondenti alle esigenze peculiari del sistema economico piemontese.
Queste linee d'azione non escludono - come già detto - l'impegno in ordine ad una più generale revisione dell'ordinamento creditizio, ma possono valere nel breve periodo per impostare una più penetrante presenza della Regione in processi fondamentali per lo sviluppo del nostro apparato produttivo e per la vita stessa degli Enti locali.
Sul meccanismo dello stanziamento, dell' impegno e dei pagamenti si è lungamente trattenuto il collega Sanlorenzo a commento di dati da lui richiesti, e forniti, all'Assessorato.
La differenza fra le somme stanziate e impegnate per spese correnti e spese in conto capitale non pare in verità eccessiva: il bilancio del 1973 è stato, d'altra parte, il primo vero e proprio bilancio della Regione ed è certo che nei successivi bilanci le previsioni potranno essere fatte con maggiore aderenza alle effettive possibilità di spesa.
Per le spese in conto capitale bisogna ancora ricordare la disposizione dell'art. 36, secondo comma, della legge sulla contabilità generale dello Stato che consente l'utilizzazione degli stanziamenti per cinque anni.
Un salto notevole si nota invece nelle spese di investimento tra impegni e pagamenti.
Che cosa fare, che cosa in particolare può fare l'Amministrazione Regionale? E' noto infatti come sia macchinoso l'iter di tali spese e come i Comuni stessi cui sono assegnati i contributi solo dopo un lungo periodo siano in grado di beneficiarne.
Valgano alcuni dati significativi.
Nel corso del 1972 per le varie opere pubbliche sono stati assegnati 1136 contributi, per un importo di oltre 10 miliardi. Ebbene, alla fine del 1973 di questi contributi ne erano utilizzati, con progetto presentato e approvato, solo 556 per un ammontare di poco più di 5 miliardi.
A completamento di questi dati, poiché il Consigliere Sanlorenzo ha citato l'esempio di altra Regione che aveva praticamente nel 1973 impegnato nel settore dei lavori pubblici tutto quanto stanziato, debbo dire che la stessa cosa si è verificata nella nostra Regione, ove a fronte di L.
11.280.480.000 - stanziate per opere pubbliche, sono state assegnate L.
11.064.014.308.
Il discorso sull'erogazione effettiva si riallaccia a quanto detto sopra.
Una cosa potrà essere fatta da parte nostra, e cioè deliberare l'assegnazione dei contributi a tempi brevi dall'approvazione del bilancio in modo da mettere in moto il complesso meccanismo il più rapidamente possibile.
Sulla finanziaria regionale è pienamente accoglibile la proposta del Consigliere Garabello relativa ad un rapido confronto tra il disegno attualmente al nostro esame e le leggi di altre Regioni certamente approvate dal Governo. Il tutto in una prospettiva di un sollecito varo dell'iniziativa.
Per il settore dell'industria, non mi resta che confermare l'impegno congiunto a quello della programmazione di seguire attentamente il difficile momento che il settore attraversa specie nella nostra regione.
Per l'artigianato - che non ha formato oggetto di specifiche osservazioni -, l'impegno ad operare concretamente e rapidamente è dimostrato dal fatto che oggi stesso il nostro Consiglio sarà chiamato a discutere e ad approvare la già concordata iniziativa legislativa sul credito agevolato nel settore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Conti. Ne ha facoltà.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione polizia urbana e rurale, commercio, fiere e mercati, circoscrizioni comunali

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per quello che riguarda il commercio e la distribuzione, gli interventi non sono stati molto numerosi.
Ad ogni modo, a mio giudizio sono stati significativi.
In primo luogo vorrei ricordare l'intervento del consigliere Garabello il quale ha posto l'accento sulla coerenza delle linee politiche contenute nel documento della Giunta con le indicazioni programmatiche che si sono potute raccogliere durante le consultazioni a proposito del rapporto preliminare dell'IRES.
Tali indicazioni, di politica, diciamo, commerciale, comprese nel programma della Giunta, e che corrispondono nella sostanza a quanto emerso dalla consultazione democratica, una volta votate dal Consiglio, rimarranno come orientamenti programmatici e principi operanti per l'azione della Giunta medesima. Essi potranno altresì costituire un punto di riferimento per la redazione dei piani di sviluppo e di adeguamento della rete distributiva ai sensi dell'art. 32 del Regolamento di esecuzione della legge 426.
In base a quanto indicato nel programma della Giunta, verranno successivamente elaborati, con la collaborazione dell'IRES, criteri tecnici che dovranno costituirei lineamenti orientativi intesi a facilitare il coordinamento dei piani di sviluppo e di adeguamento della rete distributiva secondo una logica comprensoriale.
Sempre in relazione alle linee politiche ed ai suddetti criteri, anche lo studio per la formazione del modello commerciale regionale commesso alla SITECO riceve così un preciso indirizzo politico. Tale studio dovrà per essere sviluppato fino a diventare un piano di settore all'interno del piano regionale. A questo scopo saranno avviati i contatti necessari e saranno perseguite le indispensabili intese. La Giunta manterrà la sua funzione di indirizzo politico per tutto l'iter dell'elaborazione del progetto.
Per quanto riguarda l'assistenza tecnica per la redazione dei piani di sviluppo e di adeguamento, è già stata richiesta una riunione delle Camere di Commercio per tutte le questioni connesse.
In merito al problema dei prezzi e al Comitato di iniziativa regionale sollecitato dal Consigliere Minucci, prendiamo atto che l'oratore ha sollecitato quanto questa Giunta già si propone di fare.
Il problema del contenimento dei prezzi, con tutte le interrelazioni vale a dire i rapporti di interdipendenza sui vari comparti del sistema economico, costituisce senza dubbio un elemento fondamentale al quale la Giunta deve costantemente rivolgere la sua attenzione. Vi sono certamente grandi difficoltà, perché, come sappiamo, la Regione non ha una competenza istituzionale per quanto concerne la materia dei prezzi. Ma ciò riteniamo non debba costituire un ostacolo insormontabile, sul piano politico programmatico, dato il riverbero ed il riflesso che i rapporti di scambio vengono ad avere sull'economia regionale e sulle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie. Saranno pertanto prese tutte le opportune e tempestive iniziative atte appunto a costituire il suddetto Comitato di iniziativa nazionale con le funzioni dichiarate dal programma.
In merito ai problemi del lavoro e dell'occupazione, non si può non rilevare come la misura adottata dalla Lancia di mettere in cassa integrazione a ventiquattro ore 6000 lavoratori per almeno due mesi sia un segnale d'allarme estremamente grave per l'economia piemontese e per l'intera economia nazionale.
La Lancia si trova particolarmente esposta, per le caratteristiche della sua produzione, alla flessione della domanda automobilistica, ma questa flessione è generalizzata, e rischia di coinvolgere gli altri complessi produttivi, a partire dalla FIAT, con conseguenze a catena su tutte le attività indotte. Bisogna tener presente che ad ogni lavoratore impiegato nell'industria automobilistica corrispondono altri tre lavoratori impiegati nelle attività complementari e indotte, a monte e a valle. Il moltiplicatore occupazionale di questa industria è quindi molto elevato.
Più ancora se si considerano le attività terziarie difficili da quantificare ma in qualche misura connesse all'automobile, per esempio il turismo.
Al momento attuale la FIAT può ancora disporre di un carnet di ordinazioni intorno alle 200.000 vetture, ma intanto ha bloccato ogni assunzione, sia per il normale turnover (che come minimo si può valutare intorno alle 12-15 mila unità), sia per espansione produttiva (nel 1953 sono state 11.000). Come minimo abbiamo quindi una caduta occupazionale rispetto alle previsioni, di 25.000 addetti, che sale a 75.000 considerando l'indotto, il quale presenta un ciclo leggermente sfasato, risentendo in ritardo e dell'espansione e della contrazione dell'industria motrice.
Anche se la situazione non si deteriorasse, dobbiamo quindi già registrare questo primo dato negativo, ma soprattutto dobbiamo fronteggiare gli sviluppi futuri di questa situazione, che incide non solo sul breve ma sul medio-lungo periodo.
Sul problema della crisi dell'auto e della crisi in genere del modello di sviluppo si è intrattenuto particolarmente, con un notevole intervento il Consigliere Minucci. Se ho ben compreso le sue argomentazioni, egli parte da due considerazioni: la prima è che i fattori su cui si è fondata la rapida crescita italiana sono in via di esaurimento, per cui devono essere sostituiti attivando altri elementi di sviluppo; la seconda è che nello sviluppo italiano si è prodotta una distorsione nei consumi corrispondente in larga parte alle distorsioni della struttura produttiva per cui i consumi pubblici sono stati sacrificati all'espansione dei consumi privati.
Seguendo questa linea interpretativa, che insiste soprattutto sui caratteri dualistici del nostro sistema economico (Nord-Sud; industria agricoltura; consumi pubblici - consumi privati), si viene ad evidenziare la natura strutturale della crisi italiana.
Il nuovo modello di sviluppo dovrebbe quindi fondarsi su di una serie di profondi interventi strutturali che, superando i dualismi presenti modificano gli assetti sociali e quindi i rapporti di potere instauratisi nella nostra società.
Questa posizione, che ha indubbiamente dei punti di grande validità rischia due limiti, che debbono essere segnalati: l'attenzione agli aspetti strutturali porta a dimenticare i problemi di governo della congiuntura e quindi il problema della "transizione" dal "vecchio" al "nuovo" meccanismo di sviluppo; si tende inoltre ad esasperare il ruolo giocato dai consumi privati, i quali non sono cresciuti troppo in assoluto, ma solo in termini relativi, rispetto cioè alla debole crescita dei consumi sociali.
Se manca questa qualificazione al discorso, si finisce con il ricadere nella posizione secondo la quale l'Italia è un Paese vissuto e che vive al di sopra delle sue risorse, per il quale si impone, dunque, una restrizione dei consumi, in specie di quelli privati, come condizione per uno spostamento di risorse dai consumi privati ai consumi pubblici, e si corre il rischio di coprire da sinistra la compressione dei consumi, mentre la crescita dei consumi sociali può avvenire solo nel contesto di una crescita generalizzata della domanda, all'interno della quale crescita gli impieghi sociali del reddito devono ricevere una quota crescente.
La campagna di austerity lanciata alla fine del '73 potrebbe portarci al pericolo che non si veda la necessità di fornire il massimo sostegno possibile alla domanda, anche a quella privata, dimenticando che il volume degli investimenti (e quindi dell'occupazione) è funzione diretta dei consumi.
Non si tratta di sostenere in modo acritico il vecchio meccanismo, ma di rendersi conto che la conversione produttiva necessaria per rispondere ad una diversa struttura della domanda non avviene dall'oggi al domani, e che occorre, quindi, evitare che si apra un vuoto di domanda quanto mai pericoloso.
Oltre alle difficoltà che si presentano nell' adeguare rapidamente l'apparato produttivo, vi è anche il rischio che, se l'industria fosse richiesta a tempi accelerati di potenziare certe produzioni, non potrebbe che farlo espandendo le sue strutture dove oggi sono localizzate, cioè al Nord, vanificando la politica meridionalistica ed il processo d'industrializzazione del Mezzogiorno.
Infine, molte produzioni "nuove", come mezzi di trasporto pubblici presentano una capacità occupazionale diretta ed indiretta notevolmente inferiore a quella delle produzioni tradizionali, per cui rimane aperto il problema della creazione di altri posti di lavoro.
Una politica industriale finalizzata alla costruzione di un diverso meccanismo di sviluppo passa dunque contemporaneamente attraverso una conversione produttiva ed un ampliamento della base industriale, attivando quei nuovi settori, tecnologicamente avanzati, che hanno un ruolo trainante nelle economie moderne e che in Italia sono quasi completamente assenti (elettronica, informatica, nucleare, termomeccanica, chimica fine ecc.).
Questa duplice esigenza in Piemonte si presenta con particolare evidenza per superare il ben noto carattere monoproduttivo della nostra struttura industriale.
Quest'obiettivo di ampliamento della base produttiva non deve per essere inteso come fine a se stesso o come semplice rafforzamento, secondo moduli più razionali, dell'industria italiana, ma va collegato al problema sempre aperto della massiccia quota di disoccupazione strutturale presente in Italia.
Certo, se noi guardiamo ai dati dell'ISTAT, vediamo che i disoccupati ancorché cresciuti negli ultimi anni, sono intorno al 3% della forza lavoro, siamo cioè nell'ambito di quella che gli economisti chiamano "disoccupazione frizionale". La vera disoccupazione italiana, di tipo strutturale, è quella delle forze che non si presentano sul mercato del lavoro, o perché impedite da condizionamenti socio-economici o perch ritengono inutile nel loro contesto territoriale iscriversi alle liste di collocamento.
Le forze di lavoro potenziali, cioè disponibili e non utilizzate rappresentano uno dei maggiori sprechi di risorse che avvengano nel nostro Paese: l'indagine speciale sulle persone non appartenenti alle forze di lavoro, svolta dall'ISTAT nel febbraio del 1971, ha rilevato 3 milioni 370 mila cittadini in età tra i 14 e i 60 anni disponibili a svolgere un'attività lavorativa. Se aggiungiamo a questi i disoccupati espliciti arriviamo ad indicare la reale consistenza della disoccupazione italiana in circa 4.000.000 di unità.
Per avere un'idea più chiara della situazione, si consideri inoltre l'estensione che ha assunto l'area del lavoro precario e di quello non istituzionalizzato, dal lavoro a domicilio alle varie forme di sottoccupazione, che complessivamente si stima coinvolga circa 3.000.000 di lavoratori, in parte risultanti nelle forze di lavoro ed in parte no.
Ben 2 milioni e mezzo di lavoratori, secondo un'indagine svolta quest'anno dal Ministero del Lavoro, si sono dichiarati disponibili a migrare in Italia e all'estero a fronte di sicure prospettive occupazionali.
Si deve peraltro sottolineare che questa disponibilità al lavoro rimane per lo più un fatto soggettivo, incontrando ad esplicarsi ostacoli oggettivi non solo riconducibili alla dinamica ed alla struttura del mercato del lavoro, ma anche alle strutture sociali.
In Piemonte, l'area dei lavoratori potenziali è certo proporzionalmente più ridotta che non a livello nazionale, pure un'indagine che si impone è proprio una ricerca sulle risorse-umane presenti nella regione, per poter dimensionare in termini occupazionali la politica di diversificazione industriale; termini occupazionali anche qualitativi, e non soltanto quantitativi. Ed è quanto si propone di fare appunto la Giunta.
L'attenuarsi della capacità trainante dell'industria dell'automobile ed il collocarsi nel Mezzogiorno di produzioni nuove o specializzate di questo settore rendono ancora più urgente e necessaria la diversificazione produttiva di cui da anni si parla.
Essa, come si è detto, comporta un'attenta analisi dei processi che si determinano sul mercato del lavoro, sia in termini di forza lavoro disponibile, sia in ordine ai problemi di qualificazione professionale che la conversione produttiva viene a porre.
Nell'individuare, quindi, i settori nuovi lungo i quali promuovere una diversa articolazione della struttura industriale non si potrà non tener conto degli attuali livelli di qualificazione, che peraltro coprono largamente pressoché tutti i settori meccanici.
Una politica del lavoro a livello regionale dovrà quindi diventare l'elemento di riferimento, il centro pilota per l'attività della Regione quanto a promozione industriale, come quanto alla formazione professionale.
Personalmente, sono convinto che una politica occupazionale in termini di valorizzazione delle risorse umane mediante il loro corrispondente e conveniente impiego sia la via dà battere per un corretto cambiamento di modello di sviluppo, e segnatamente di sviluppo economico.
Concludo il mio intervento con il dare alcune comunicazioni che non ho potuto dare prima in quanto ero assente dall'aula.
Per quello che riguarda la "Coppo" di Collegno e la Moncenisio, è stato ricercato dal Presidente della Giunta e stabilito un incontro con l'Amministrazione dell'EGAM, che avverrà lunedì alle ore 10. A questo incontro parteciperanno l'Assessore al Lavoro della Regione, le rappresentanze sindacali e dei lavoratori e anche del Consiglio di valle.
E' stata anche sollecitata la partecipazione del Ministro Gullotti o di un suo rappresentante. E' stata data comunicazione dell'iniziativa anche ai Parlamentari interessati.
Per la Moncenisio, in questi giorni sono state rivolte sollecitazioni al fine di sbloccare crediti della Moncenisio, nella direzione delle Ferrovie dello Stato e della Fiat. Dalla Fiat si è ottenuto l'impegno di celermente provvedere al pagamento delle fatture in sospeso, e già in parte per quello che riguarda le Ferrovie dello Stato. Si sta continuando in questa attività e verranno anche presi contatti per veder di ottenere la fideiussione necessaria per conseguire una commessa di lavoro per conto delle Ferrovie dello Stato.
Rimane ancora in sospeso il problema dell'ottenimento della cassa integrazione per lavoratori della Coppo, ma anche per questo sono in corso contatti ed accertamenti e pressioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Benzi. Ne ha facoltà.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e all'assetto territoriale

Signor Presidente, signori Consiglieri, diversi colleghi, negli interventi che hanno svolto sulla relazione della Giunta, hanno accennato a provvedimenti relativi all'urbanistica. Si è parlato di urbanistica specialmente nei riguardi della casa, ma non solo della casa dei lavoratori della città, ma anche, con accenno veramente precipuo da parte del collega Menozzi, delle abitazioni a carattere rurale, per i lavoratori delle campagne.
E' evidente che nell'attuale fase di recessione, privilegiando il settore dell'urbanistica nel campo dell'edilizia si aprirebbe una grossa valvola, un ampio sfogo per l'impiego di una mano d'opera su cui si sta addensando il pericolo della disoccupazione: l'urbanistica potrebbe essere uno dei pilastri della ripresa economica, e noi dobbiamo pertanto seguire questo settore con molta attenzione.
Nel sistema attuale italiano soltanto il 3-4% degli interventi nel settore sono fatti dall'edilizia pubblica residenziale, contro il 25-30 nelle altre Nazioni. Siamo dunque veramente spaventosamente in arretrato.
Sarebbe bene che il Governo, cui competono i finanziamenti, entrasse effettivamente in questo merito, non tanto con ripetute dichiarazioni di disponibilità di 2-3 mila miliardi, ma assegnando questo danaro, altrimenti farà sorgere seri dubbi sulla sua buona volontà.
I vari interventi denotano come sia venuto in evidenza che le questioni dell'assetto territoriale urbanistico sono ormai al centro dello scontro politico e sociale che ci sta travagliando, e che comporta uno stato direi, quasi continuo, perenne di agitazione, sia nelle città che nelle campagne, per la casa, o per la politica dei trasporti, che è legata in modo direi indissolubile con i piani urbanistici.
Dobbiamo però chiarire innanzi tutto cosa intendiamo per urbanistica nel contesto regionale. Non certamente solo un ufficio di controllo sull'edilizia e sui piani di fabbricazione (questa sarebbe proprio un'attività a carattere burocratico, che avrebbe valore molto relativo: equivarrebbe un po' a fare da poliziotto, da questurino su questi Comuni che fanno questi piani) ma affermiamo la competenza della Regione a governare insieme ai Comuni e ai comprensori ogni atto e manifestazione che riguardi l'assetto territoriale regionale, programmando gli investimenti produttivi, le attrezzature pubbliche e private, la difesa del suolo e la difesa del patrimonio storico ed artistico. Sempre con un corretto sviluppo dell'urbanistica si potrà incidere sul nuovo volto che dovranno avere le Regioni proprio in rapporto alla drammatica situazione per quel che concerne la casa, settore in cui dovrebbe essere impegno di tutti eliminare ogni speculazione e rendita dai prezzi degli affitti.
Quelli che sto esponendo sono concetti, direi, a carattere politico programmatico. Ma per attuarli noi troviamo ostacolo in fatto di personale: abbiamo anzitutto carenza di personale, e per di più il personale che abbiamo assunto spesso non aveva una preparazione specifica adeguatamente qualificata. Pian piano, con il tempo, noi contiamo però di portare questi elementi al livello desiderato. Certo, questa situazione non manca di provocare rallentamenti, inceppamenti.
Ancora in rapporto ai tempi di lavoro, che a volte attirano accuse di lungaggini sull'Assessorato, vorrei far presente la grossa eredità passiva che abbiamo avuto proprio dallo Stato, un impedimento che ha tolto celerità alle nostre decisioni sui Comuni. Noi avevamo montagne di pratiche vecchie e stravecchie, di due o tre anni fa, da smaltire. Posso però assicurare ai colleghi che nel giro di tre mesi ci metteremo concretamente alla pari con tutti gli espropri. Una volta aggiornato il lavoro, saremo in condizioni di poter sbrigare le pratiche in una decina di giorni. Per quanto riguarda i piani di fabbricazione e credo anche i piani regolatori ritengo che potremo essere alla pari purtroppo solo per fine anno: quando non ci saranno più arretrati, le pratiche, a seconda della loro importanza, potranno essere poi esaurite al massima in tre mesi. Mi pare sia già un certo successo, se si pone mente a come le cose sono andate finora.
Prima di rispondere singolarmente ai Colleghi che hanno voluto centrare il loro discorso sull'urbanistica, penso sia bene che io chiarisca ancora alcuni punti del programma in modo da evidenziare le linee entro le quali esso si vuol porre.
E' noto che l'Assessore all'Urbanistica non è un dispensatore di quattrini sotto alcuna forma, non può dare contributi. Noi non facciamo pertanto politica finanziaria di alcun genere, né verso i Comuni né verso alcuno. Ci limitiamo ai nostri compiti, che sono unicamente di carattere politico e tecnico.
Ciononostante, attraverso una politica urbanistica oculata, è possibile indirizzare i grossi interessi pubblici e privati nelle direzioni volute dal potere pubblico.
Tra gli indirizzi su cui ci è stato chiesto di precisare le linee generali seguite già operanti nel campo dell'assetto del territorio emerge come già detto, quello della casa. E su questo punto, anche alla luce di recenti incontri e convegni, è bene soffermarsi con attenzione.
Ritengo, che la riforma per la casa costituisca uno dei provvedimenti politici più qualificanti, non tanto per la portata delle misure economiche adottate e per l'importanza del meccanismo finanziario che viene messo in moto allo scopo di rilanciare la presenza pubblica nel settore dell'attività edilizia quanto per i criteri fondamentali a cui è ispirata.
Infatti, essa costituisce l'evoluzione storica dell'intervento pubblico per la casa: da intervento assistenziale a servizio sociale.
Incentivare l'attività edilizia significa, quindi, non solo sostenere i livelli occupazionali di milioni di lavoratori e rilanciala un importante apparato produttivo della nostra economia, ma contribuire a superare alcune delle strozzature che hanno condizionato un regolato sviluppo sociale.
La radicale correzione di questa tendenza, anche nel senso di integrare quanto più possibile ogni intervento di edilizia pubblica nel tessuto sociale esistente, costituiscono compito e responsabilità primaria di programmazione che la Giunta Regionale si sente chiamata a realizzare: lo sviluppo economico non può essere concepito come fine a se stesso, ma come condizione e strumento di un "progetto sociale" che ha per fine il miglioramento del quadro di vita del Paese. E questo vuol essere uno dei concetti guida per incidere sul territorio, come previsto dal programma proposto.
Relativamente allo stato di attuazione degli interventi finanziati dalla legge 865, oltre ai doverosi apprezzamenti in merito alla realizzazione degli stessi da parte della Regione Piemonte, intendo annunciare che entro brevissimo termine si darà corso all'emissione dei bandi di prenotazione per l'attribuzione dei fondi alle cooperative.
Nell'entrare ora nel merito dei vari interventi intendo dare alla mia replica un corso organico, e pertanto non seguirò probabilmente l'ordine logico e cronologico degli stessi.
Il Consigliere Rivalta, al quale va il mio ringraziamento per l'apporto collaborativo che ha voluto dare, ha rilevato come il programma, al di là di dichiarazioni di buona volontà per organizzare meglio il lavoro o per applicare leggi del tutto ovvie, manca di incisività là dove si debbono operare delle scelte sul territorio ed ha enumerato quali dovrebbero essere i punti in cui si dovrebbe operare delle scelte, ed ha indicato anche alcune scelte da operare.
Ritengo che solo nell'ambito di un Piano territoriale di coordinamento si possano operare giuste scelte in ordine ai problemi proposti. Pertanto mi sembra sia più corretto impegnarmi per portare avanti ogni adempimento al fine di addivenire, il più presto possibile, all'approvazione di un Piano territoriale di coordinamento sia relativo all'area metropolitana torinese, eventualmente allargata all'area ecologica, sia per il resto del territorio regionale.
Infatti, ai fini di un corretto assetto territoriale, l'Amministrazione Regionale non può non partire con la compilazione dei piani territoriali di coordinamento da inserire in una reale politica di piano, di cui l'Ufficio del piano è uno dei perni essenziali.
A questo scopo è mio intendimento istituire, il più presto possibile un servizio, nell'ambito della Sezione urbanistica regionale, con il compito specifico di raccogliere i dati fondamentali per la compilazione dei P.T.C. e per supportare sotto il profilo dell'assetto del territorio ogni azione programmatoria dell'Amministrazione Regionale.
E' bene inoltre precisare che i criteri ed indirizzi per la formazione l'esame e l'approvazione degli strumenti generali di pianificazione urbanistica comunale saranno quanto prima adottati dalla Giunta, e poich dovranno operare senza precise indicazioni di Piano territoriale di coordinamento, avranno lo scopo di salvaguardare il territorio da compromissioni che vanificherebbero le scelte di Piano.
Mi sembra opportuno, comunque, anticipare, anche in risposta ad alcuni Consiglieri, il mio atteggiamento sulle aree a matrice agricola. In merito ad esse, s'intende focalizzare o problemi sostanziali dell'agricoltura superandone la visione in termini urbanistici, che le relega al ruolo di zone "bianche". E' necessario, quindi, individuare dei comprensori agricoli, studiandone un particolare assetto che ne privilegi le funzioni: ciò allo scopo di recuperare e potenziare l'economia agricola in un quadro economico generale che superi una visione monodirezionale.
Parallelamente, tramite i dati reperiti dal Servizio da istituire "sull'assetto del territorio", si metteranno in luce i problemi delle aree in cui l'eccessiva infrastrutturazione ha portato il decremento di attività produttive legate a notevoli estensioni di terreno libero.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Armella. Ne ha facoltà.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Non posso nascondere un certo disappunto nel constatare come gli interventi in materia del settore della Sanità siano stati molto limitati sia come numero che come consistenza di argomenti.
Il Gruppo comunista ha presentato due interventi, alquanto deludenti perché privi di un contenuto che si basasse su elementi concreti, su argomentazioni valide, con la tendenza evidente ad esporre le questioni in termini artificiosi e tendenziosi, così da trarne poi conseguenze apparentemente logiche, in realtà sofistiche e surrettizie.
Il primo intervento, in particolare, è stato del tutto privo di un sostegno di argomentazione, cadendo persino in grossolane mistificazioni inventando dati, per sostenere cose non vere, e lasciando quasi lo sconcerto perché non si può capire, né sapere, (e ci si augura ci siano delle precisazioni) da dove possano essere tratti i dati di fatto su cui si sono basate alcune di quelle che dovevano ritenersi più convincenti deduzioni.
Il secondo intervento ha cercato di rimediare ai guasti del primo, con taglio più politico ed intelligente; ma è riuscito solo parzialmente nell'intento, scendendo anch'esso ad indicazioni molto discutibili.
Ma non attardiamoci nelle premesse e veniamo al merito.
Si è partiti con il cercar di discriminare la posizione di un Assessore da quella della Giunta e anche dal contesto generale in cui sta sviluppandosi l'attività delle Regioni in materia sanitaria, addirittura facendo leva su un documento, quello del febbraio '73, redatto a conclusione del convegno indetto dagli Assessori alla Sanità a Roma presupponendo che questo documento sia stato redatto quasi contro la volontà di chi parla. Addirittura il nostro, il contradditore, ha inventato la circostanza che io in quella occasione mi fossi ben guardato dall'intervenire. Ha detto testualmente: "E' ben vero che l'Assessore Armella in quella occasione, dell'incontro degli Assessori regionali alla Sanità, ben si guardò dall'esprimersi come Assessore alla Sanità del Piemonte". Ora, a tutti può capitare un incidente, e quindi avrebbe potuto capitare anche a me, quel giorno, di avere una affezione alla gola per cui non potessi parlare. Invece, guarda caso, l'Assessore Armella fu presente e intervenne, modestamente come sempre, a parlare. Guarda caso, l'Assessore del Lazio, Cutrufo, mi ha mandato le fotografie del Convegno, una delle quali mi mostra nell'atto di parlare, al Convegno degli Assessori, nel teatro dell'EUR dove il convegno si svolgeva.



RIVALTA Luigi

Hai persino le prove, dunque.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Io sono rimasto a sentire, anche se piuttosto sconcertato, quanto si veniva dicendo. Ora vorrei che mi si lasciasse parlare a mia volta, senza interrompere. E, guarda caso, l'Assessore Cutrufo mi ha anche mandato per la correzione, il testo stenografico dell'intervento, che ovviamente essendo stato passato agli archivi di quel non pachidermico Assessorato che è quello alla Sanità della Regione Piemonte, potrebbe anche essere consultato da chi lo desiderasse.



RIVALTA Luigi

Sarebbe bene che tu ce li mandassi i tuoi interventi.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Non mi pare affatto il caso.
Io non so proprio con quanta serietà si possano fare affermazioni senza neppure verificarle; soprattutto sottolineo il difetto di informazione di chi con tanta iattanza dà per sicura, per certa, come cosa vera quella che vera non è. Si potrà forse sostenere che io abbia fatto delle dichiarazioni non soddisfacenti, ma che io non abbia parlato a questo convegno - non che fosse importante che io parlassi o meno - non è assolutamente vero.
Devo rilevare che questo difetto di informazione non si manifesta soltanto sul piano delle attività della persona ma anche sul piano delle tesi che gli Assessori regionali alla Sanità stanno portando avanti, a nome delle Regioni. Si dice addirittura che il documento conclusivo di quel convegno - che non è il documento citato: quello citato è stato ricavato da un'illustrazione preventiva, chiamiamola così, del Convegno, mentre il documento finale fu redatto a conclusione del Convegno; si tratta di un aspetto formale, che ha però anche il suo significato...



VECCHIONE Mario

E' stato pubblicato.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

...che lo schema Gaspari-Coppo, la relazione Gaspari fu sconfessata completamente dal documento unitario delle Regioni. Orbene, premesso che lo schema Gaspari-Coppo non è stato preso a base della relazione della Giunta tanto è vero che la relazione della Giunta fa richiamo al dibattito consiliare svoltosi nell'estate scorsa, in cui si fece una lunga esposizione da parte proprio della Giunta, in persona dell'Assessore, sulle osservazioni che a quel documento si dovevano fare, si facevano da parte delle Regioni, addirittura specificandolo in una quantità di punti (ricordo che il Consigliere Berti intervenne e rilevò questo particolare), il documento - se di documento si può parlare, perché io non ho mai visto un documento, ho visto una bozza di documento, e non ho mai visto la relazione...



FABBRIS Pierina

E' stato anche pubblicato.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

A parte questo, si può dire che non è affatto vero che le Regioni abbiano sconfessato questo documento, perché esso fu redatto nel maggio '73, mentre la riunione degli Assessori avvenne nel febbraio, cioè tre mesi prima.
Questo a dimostrazione della scarsissima serietà con cui si pu intervenire in questo dibattito.
Si può poi ancora dire che non è per nulla esatto che la Giunta nella sua relazione abbia fatto riferimento soltanto ed esclusivamente all'aspetto ospedaliero della Sanità. Basta leggere il documento programmatico per vedere che vi è contenuto un riferimento, non molto esteso ma chiarissimo, ai problemi della riforma generale, alla sua esigenza, alle pressioni da svolgere per ottenere che si proceda decisamente verso l'attuazione di questa riforma, che deve essere decisiva e conclusiva nel quadro in cui la nostra Sanità nazionale viene espletata e che in questo quadro, peraltro, c'è chiarissimo l'impegno della Giunta e la preoccupazione della Giunta per una situazione ospedaliera che, spiace dover rilevare, non è colta dagli interventi dell'opposizione, quasi nel timore che, entrando ad esaminare concretamente i problemi, si debbano confrontare opinioni ad opinioni, opporre argomentazioni ad argomentazioni programmi a programmi, mentre è più comodo sfuggire a questo discorso - che è il discorso vero, perché è attraverso questo che si constatano i difetti di questo sistema, che si constata in effetti dove ci siano le deficienze e dove peraltro le deficienze sono portate da un difetto di organizzazione esterna. La credibilità di una classe politica si conquista anche proprio nella misura in cui ci si cimenta nella situazione concreta in cui l'Amministrazione pubblica è portata ad operare.
Non è vero, quindi, pertanto, quello che si è detto in quell'intervento, mentre è da constatarsi che si sfugge ad un esame concreto della situazione, che non si coglie questo motivo dominante dell'azione della Giunta, che, essendo parte di un'Amministrazione attiva deve necessariamente, quotidianamente cimentarsi con i problemi concreti che si presentano, uno dei più preoccupanti dei quali, fino a livello di rottura, è certamente quello della situazione sanitaria, in particolare di quella ospedaliera, della nostra Regione come di tutto il Paese, e che, in mancanza di leggi quadro, in mancanza di leggi di riforma, in mancanza del piano nazionale, in mancanza di tutto quello che peraltro la legge 132 nonostante tutti i suoi difetti, aveva promesso e lasciato sperare, più difficile è proprio l'azione per cui dovevansi indicare delle linee d'azione, delle linee su cui la Giunta potesse operare. Allora sì effettivamente, non solo il confronto è valido, ma sarebbe stato utile: ma in questo senso la Giunta finora non ha avuto, e non ha, da parte dei Gruppi dell'opposizione alcuna richiesta, alcuna indicazione. Il confronto è utile, necessario, ricercato, ma non deve essere soltanto la richiesta di sostituirci nelle competenze dicendo: faccio io quello che dovrebbe fare la Giunta e viceversa; comporta il delineare dei problemi di ordine generale su cui effettivamente finora non ci sono state, almeno in questi interventi, valide indicazioni.
Continuando ad esaminare tutto quanto è stato detto, devo aggiungere che in un discorso di questo genere ho notato addirittura con sconcerto che, quando si parla di qualificazione dei servizi, quando si parla di cose, quindi, che con fatica certamente occorre fare e realizzare per innalzare il livello delle prestazioni della nostra Regione a vantaggio delle nostre popolazioni, addirittura si ridicolizza il proposito affermato dalla Giunta, dicendo: "Ci manca altro che qui si parli di alta, di altissima specializzazione! " A questo punto ci domandiamo se si vuole che la Regione Piemonte non sia da meno di altre Regioni, potenzi quello che ha già e sia ad un livello nazionale ed internazionale quale effettivamente una società come la nostra impone ed esige, oppure se si pensa che in caso di necessità di un trapianto o di un intervento di altissima specializzazione si debba necessariamente ricorrere alla Svizzera, alla Germania o ad altre Regioni che siano meno sprovvedute di noi. C'è da chiedersi se si tratta di una richiesta che si fa alla Giunta o di un vaniloquio inconcludente.
In questo vaniloquio, quando si vuol scendere a squarci di valutazioni concrete, a specificare nel concreto, passando da un atteggiamento che sia puramente di attacco sterile ad una valutazione delle cose, trovando argomento nella realtà, si afferma addirittura che noi facciamo, in definitiva, male a preoccuparci dell'edilizia ospedaliera, se è vero, come è vero, che il nostro Piemonte è stato messo in un angolino - certamente il Presidente Oberto lo ricorda, per aver presieduto il Comitato regionale della programmazione ospedaliera - al momento dell'assegnazione dei finanziamenti statali, finanziamenti che poi sono venuti a cessare completamente. Questo poteva essere un compito facoltativo della Regione, e la Regione ha ritenuto pertanto di intervenire in questo campo per completamenti, per interventi in alcuni settori, in alcuni punti, in alcuni ospedali, estremamente necessari, che richiedevano un intervento senza indugio da parte di una Amministrazione che fosse minimamente sensibile alla situazione generale del Piemonte, lasciando, come è detto, ad ulteriori approfondimenti in un quadro programmatorio gli ulteriori provvedimenti.
Quando abbiamo fatto gli interventi per Rivoli, per Verbania, quando siamo intervenuti in cose dimenticate ormai, direi, da un decennio, noi non abbiamo svolto un'attività clientelare, non abbiamo guardato se il Presidente era Tizio o Caio: siamo intervenuti là dove ne ravvisavamo l'assoluta necessità, perché, per l'incremento di popolazione verificatosi le strutture erano scoppiate.
Il nostro intervenuto, per citare esempi di interventi a carattere clientelare, ha indicato tre ospedali.



VECCHIONE Mario

Non è vero. Lei non ha capito niente.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Leggo allora le sue parole, così vedremo se gli altri riescono ad interpretarle in modo diverso: "In questo quadro si colloca la grave politica dei contributi non sorretti da alcun presidio logico o di programma, ma che si inseriscono nella tanto diffusa concezione assistenziale e clientelare. Ed è così che viene concesso un miliardo all' "Amedeo di Savoia", è così che vengono concessi 200 milioni all'Ospedale di Omegna, 150 milioni all'Ospedale di Pra Catinat. E gli esempi potrebbero moltiplicarsi".



MARCHESOTTI Domenico

E dov'è il piano, non l'ha mai presentato!



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Io ho taciuto quando voi avete parlato, adesso ascoltate voi in silenzio. Signor Presidente, la prego di far tacere quel disturbatore.



PRESIDENTE

Non vedo perché dobbiate interrompere l'Assessore, che vi sta rispondendo.



FABBRIS Pierina

Sta rispondendo in modo indisponente. Alle argomentazioni esposte negli interventi, l'Assessore risponde ridicolizzando.



PRESIDENTE

Ogni Consigliere è libero di esprimersi nel modo che ritiene meglio. Io debbo tutelare il diritto di parola di ognuno. Vi prego quindi caldamente di non costringermi ad altri richiami. Assessore Armella, può proseguire.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Io, dopo aver ascoltato silenziosamente l'intervento, me ne sono procurato il testo, perché ero rimasto incredulo e allibito nell'udire certe affermazioni. Evidentemente, spiace che io ricordi tali prese di posizione.



FABBRIS Pierina

No, solo si contesta il sistema, Assessore, per questione di principio.
Quando l'Assessore vuol chiamare in causa un Consigliere deve farlo con tanto di nome e cognome, non chiamarlo "il nostro", come se si trattasse di un illustre sconosciuto. Io pongo in proposito una questione pregiudiziale.



PRESIDENTE

Non è possibile continuare in questo modo. C'è una logica che porta l'Assessore a rispondere in un dato modo.



FABBRIS Pierina

La logica non esclude però che si usi un minimo di educazione.



PRESIDENTE

Debbo ribadire che non posso negare ad alcuno il diritto di esprimersi come crede. Non posso tollerare oltre queste manifestazioni di insofferenza.



BESATE Piero

L'Assessore non ha che da comportarsi in modo urbano, e nessuno lo disturberà.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Visto che mi si addita come extraparlamentare, non ci si dovrebbe meravigliare del mio atteggiamento: dagli extraparlamentari è logico attendersi anche delle espressioni semplici, non tanto diplomatiche.
Peraltro, io mi trovo davanti ad uno scritto, ed è estremamente semplice rilevare il significato delle parole.
Come esempi di politica clientelare, oltre che, come si è detto, non programmatoria eccetera eccetera, si citano tre casi espliciti, sulla base dei quali si dovrebbe poter verificare la rispondenza delle osservazioni fatte alla realtà delle cose. Sono gli esempi di un miliardo all' "Amedeo di Savoia", 200 milioni all'Ospedale di Omegna e 150 milioni all'Ospedale di "Pra Catinat", e si aggiunge che "gli esempi potrebbero moltiplicarsi".
Cominciamo dall'"Amedeo di Savoia". L' "Amedeo di Savoia" ha un Presidente socialista, dicono di sinistra. Qui sono venuti tutti quelli dell' "Amedeo di Savoia", perché ovviamente non sono io che li ho convocati.



VECCHIONE Mario

Ma nemmeno noi. Lei stravolge la verità dei fatti.



PRESIDENTE

Prego, è nel suo diritto di parlare.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

L' "Amedeo di Savoia" è l'unico ospedale per infettivi della Regione Piemonte. Versa in una situazione di grave, totale inagibilità. Si potrà dire: ci vuole però la programmazione. Però, comunque si programmi, ci sarà pur sempre necessità di un ospedale per infettivi per tutto il Piemonte capace di 350-400 posti letto. Non è necessario pensare ad una vera e propria epidemia, come quella recente, qui fortunatamente solo paventata di colera per giustificare la presenza di un Ospedale per infettivi: basti pensare alle virologie, ai casi di epatite, di tifo.
Io ho visitato l' "Amedeo di Savoia" e inviterei in Gruppo comunista e gli altri Gruppi a spingere la loro diligenza fino a farlo a loro volta.
Vedranno se la realtà è davvero quella che io ho detto oppure no. Comunque consegno al Presidente la documentazione fotografica delle condizioni in cui si trova l' "Amedeo di Savoia", per chi non avesse tempo di andarlo a visitare. Ci si potrà anche da essa render conto se l' "Amedeo di Savoia" possa essere citato quale primo esempio di attività clientelare della Giunta Regionale.
L' "Amedeo di Savoia", in definitiva, è proprio un caso in cui la Giunta ha voluto esprimere un intervento di incentivazione qui a Torino dove io non ho interessi elettorali -, perché è noto (ed è già stato detto nel dibattito dell'estate scorsa, è stato ribadito qui) che a Torino non sono molte le iniziative edilizie, mentre si constata che qui a Torino c'è carenza di posti letto. Noi potremmo discutere se l'intervento si facesse in provincia di Vercelli...



FABBRIS Pierina

Non si discute neanche quello.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

...dove si può parlare effettivamente di una necessità diversa di distribuzione, perché il numero dei posti letto è notevole ma mal distribuito. Ma difficilmente si può fare questo discorso per Torino, dove è stata ampiamente da tutti rilevata (IRES, e poi non occorre neppure fare tanti studi a questo proposito) la congestione negli ospedali derivante anche largamente dall'aumento della popolazione, per il fenomeno dell'immigrazione.



VECCHIONE Mario

Ma chi contesta questo, vorrei sapere?



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Quello che lei ha detto è qui scritto.
Vediamo gli altri due casi: vengono concessi 200 milioni all'Ospedale di Omegna e 150 a quello di Pra Catinat. E' totalmente frutto di invenzione che la Giunta Regionale abbia concesso un contributo per l'edilizia all'Ospedale di Omegna; è altresì inventato di sana pianta che la Giunta Regionale abbia concesso qualcosa per l'edilizia all'Ospedale di Pra Catinat.
A quanto risulta dal testo stenografico, lei ha parlato proprio di Omegna e Pra Catinat. Non so se si sia trattato di difetto di informazione se il Gruppo comunista, o qualcuno del Gruppo comunista, o qualche altro Consigliere abbia attinto informazioni a fonte malfida, per interventi da scrivere e poi da leggere davanti a questo Consiglio. Non so se si sia voluto giocare un tiro birbone al compagno avvocato per fargli fare una brutta figura. Sarei proprio, a questo punto, desideroso che qualcuno volesse dissolvere il mio sconcerto precisandomi gli altri esempi compresi nell'espressione "e gli esempi potrebbero moltiplicarsi", perché allora il divertimento aumenterebbe.
Ma lasciamo perdere queste informazioni sbagliate, che vengono da chissà dove. Quando però si dice che è scritto nel documento programmatico che la Giunta vuol estendere il servizio mutualistico ovunque sia possibile non si precisa quel che segue nel testo, e cioè che la Giunta si riferisce al servizio notturno e a quello festivo. Tutti sanno quali difficoltà si incontrano per ottenere l'assistenza di un medico in giornata festiva o prefestiva. Le associazioni di categoria, i sindacati, ad ogni livello provinciale e regionale, sono stati fino a tarda, tardissima ora, nei locali della Giunta a chiedere l'intervento del Presidente della Giunta e dell'Assessore, insieme all'Ordine dei Medici, insieme ai dirigenti delle Mutue affinché il servizio si estenda, garantendo la Regione il suo intervento coordinatore perché l'assistenza diretta sia estesa a categorie che oggi ancora non ne usufruiscono per resistenza dell' Ordine dei Medici e per garantire il servizio notturno festivo. I medici si dicono disposti a questo, purché qualcuno garantisca loro il diritto al riposo, di notte e di domenica. Se a questo si è pervenuti, o si sta pervenendo, qui in Piemonte ciò lo si deve appunto all'intervento della Giunta Regionale, in accoglimento delle istanze avanzate ripetutamente dalle categorie interessate e dai loro rappresentanti sindacali.
Non si può distorcere la questione accusandoci di essere favorevoli alle Mutue. Si deve dire invece: in questo momento, pur non avendo i poteri, pur in mancanza di legge-quadro, pur ritardando la definizione finanziaria della riforma, la Giunta ritiene di avvalersi di una autorità di fatto prima ancora che di diritto, del suo peso politico per risolvere il problema di dare possibilità di assistenza notturna, festiva domiciliare ai cittadini piemontesi, quanto meno dei grandi centri (perch capisco la difficoltà di riuscirvi nelle valli, laddove i medici sono in numero effettivamente ridottissimo).
Il secondo intervento, svolto certamente, come dicevo, in termini più intelligenti, pone il problema generale dell'attività dell'Assessorato in relazione a quella che deve essere l'attività del Consiglio ed in particolare, come sua espressione, l'attività della Commissione 4^.
Certamente, l'Assessorato ha piacere che la Commissione lavori alacremente per indicare linee essenziali di programma per l'attività regionale, e non mancherà certamente di fare quanto possibile perché questo possa effettivamente avvenire. Però non mi si può dire che la Giunta, l'Assessore in particolare, sia gelosa delle sue competenze. Bisogna anzitutto stabilire esattamente quali sono le competenze. Ma non è neppure in questi termini che deve porsi la questione: la Giunta deve operare affinché la Commissione sia messa in grado di esaminare quanto più iniziative possibile; la Commissione, peraltro, deve svolgere quell'attività che le è propria, indicare linee e criteri su cui la Giunta debba e possa operare.
Ma se si deve portare in Consiglio, cioè in Giunta, qualsiasi provvedimento dei numerosissimi, e molti sono minuti, che riguardano l'attività della Regione, è chiaro che noi arriveremmo quanto prima ad una totale paralisi e poi non risolveremmo niente.



VECCHIONE Mario

Berti non ha detto questo: lei sta stravolgendo tutto.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Berti non ha detto esattamente questo, d'accordo. Però, se io in linea di principio posso accettare che tocchi alla Commissioni scegliere dei tecnici ai quali chiedere dei pareri, non ammetto che le si voglia far svolgere un'attività generale di sostituzione. In particolare, quando mi si è indicato un architetto, io ho chiesto quale attività avesse fino ad allora svolto: mi si è indicata un'attività molto importante. Io non metto in dubbio la capacita professionale di alcuno. Però, all'Ospedale di Rivoli, un ospedale di cui è ormai terminata da tempo la progettazione e si è già in fase di avanzata costruzione - si è arrivati quasi al tetto - ad un certo punto è subentrato il Presidente, che ha detto al progettista a direttore dei lavori: tu ora te ne vai, viene un altro a sostituirti, al più puoi mantenere la direzione artistica. Se l'esempio dovesse ripetersi in sede regionale, non so cosa potrebbero pensare i colleghi del Consiglio o della Giunta: certo, io personalmente non sarei d'accordo.
Igiene del lavoro. Sarà bene su questo punto non lasciare campo a dubbi. Se è stato letto quanto nel programma è scritto, si sarà rilevato il rinnovato impegno della Giunta di eseguire fedelmente la delibera adottata in Consiglio nel luglio scorso. Proprio per dare applicazione a tale delibera sono state assunte le deliberazioni di Giunta per le spese necessarie. Non si può ridicolizzare dicendo: si è speso, si è impegnato per 250 milioni il bilancio per il Laboratorio centrale, per il Centro regionale. Sì, certo, s'è impegnata questa somma e si darà corso agli acquisti necessari, perché questo sistema, come ha detto il Consiglio nel luglio scorso, imponeva che ci fosse un laboratorio ad alto livello scientifico, affinché non ci si perdesse nel solito discorso delle cose che si possono fare e non si fanno, e affinché non ci si riducesse all'ennesimo ricorso al sistema di alzare un polverone, di andare nella fabbrica tale o nella fabbrica talaltra a dire: bisogna fare dei rilievi, senza sapere dove questi rilievi effettivamente fare e verificare. Per cui questo sistema non funzionerebbe se non ci fosse, e non funzionerà se non ci sarà, un laboratorio di alto livello, secondo la decisione presa dal Consiglio con delibera, che cominci a funzionare contestualmente al resto, direi quasi preventivamente, se non altro per la formazione del personale che poi nell'unità di base deve lavorare. Perché questo personale non può essere un personale qualsiasi, ma dev'essere un personale preparato, e preparato ad utilizzare quegli strumenti di cui all'altra delibera, e cioè alla delibera dei laboratori fissi e mobili che sono proprio previsti da quella delibera consiliare. Come si può creare l'unità di base senza darle gli strumenti per operare? Come si può dire che una cosa di questo genere va in difforme avviso dalla delibera del Consiglio? E' la fedele esecuzione della delibera del Consiglio ed è stata presa tempestivamente affinché si potesse camminare per questa strada, e, per quanto mi riguarda, come per quanto riguarda, immagino, gli altri colleghi e il signor Presidente, io penso di poter dire che su questa strada tutti vogliamo effettivamente operare.
Si domanda: ma allora, che c'é sotto? E' una domanda che mi pongo anch'io. Quello che c'è sotto verrà probabilmente fuori nel corso di questa attività, se si vorrà essere più specifici e non limitarsi ad orecchiare delle critiche per farle assurgere ad una dignità che qui, in questo Consiglio, non dovrebbero avere, perché effettivamente è fin troppo facile in casi come questo rispondere agli oppositori, per non dire ai male informati, date le reazioni.



VECCHIONE Mario

Anche alle organizzazioni sindacali?



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Lasci stare le organizzazioni sindacali. Il discorso con le organizzazioni sindacali è stato fatto ed è stato portato al punto di sottoporre una delibera al Consiglio, che l'ha votata.



VECCHIONE Mario

Ho chiesto di andare in 4^ Commissione perché la delibera è stata completamente stravolta. Questa è la verità.



ARMELLA Angelo, Assessore alla sanità

Ma come può parlare di stravolgimenti proprio lei, che ha citato quali esempi di politica clientelare Omegna e Pra Catinat, per cui non si è data una lira? Parli pure in Commissione, in pubblico, dove vuole. Osa dare lezioni di serietà lei che ha fatto affermazioni del genere di fronte ad un intero Consiglio Regionale per di più.
Signor Presidente, io ritengo che il programma della Giunta sia un programma che meriti l'approvazione del Consiglio, perché dimostra che si vuol operare nel concreto, nella vastità di questi problemi, nonostante le moltissime difficoltà, anche in considerazione di quelli che sono stati i mancati adempimenti e strumenti in sede nazionale. Per questo io ritengo che le critiche che sono state mosse, peraltro molto personalistiche, non abbiano in effetti inciso in alcun modo sui compiti, le intenzioni, i propositi che sono stati espressi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario, Assessore alla tutela dell'ambiente, inquinamenti sistemazione idrogeologica e forestale, uso delle acque

Signor Presidente, Colleghi, per quanto riguarda il mio Assessorato, la replica sarà brevissima, e spero anche, per quanto possibile, distensiva.
Prendiamo atto delle valutazioni positive generalmente espresse dalla maggioranza dei Consiglieri intervenuti in materia di tutela dell'ambiente acque e sistemazione idrogeologica e forestale.
Per quanto riguarda il piano regionale delle acque, che la Giunta si è impegnata ad impostare in linea di assoluta priorità, il collega Bono giudicandolo "corretto ed interessante", e approvando anche la linea ed il metodo di collegare e subordinare i piani settoriali al piano generale di sviluppo socio-economico, raccomanda che gli studi necessari per l'impostazione dello stesso siano affidati all'IRES, che offre maggiori garanzie.
Il Consigliere Zanone ci è parso quasi meravigliarsi, invece, (se non abbiamo capito male), che la Giunta abbia posto in evidenza le difficoltà anche di natura conoscitiva che si presentano per la formulazione di un quadro complessivo di un piano delle acque e ci ha ricordato che esistono studi già fatti di enti ed aziende pubbliche.
Vogliamo assicurare il collega Zanone che siamo a conoscenza degli studi esistenti e che non mancheremo di considerarli ed eventualmente utilizzarli, ma che gli stessi non possono non apparire, ad un primo e sia pur sommario esame, parziali e frammentari, a fronte di un piano generale delle acque la cui portata e complessità sono evidenti.
Riteniamo che il piano delle acque rappresenti un impegno qualificante ed essenziale ai fini del piano generale di sviluppo e che si debba articolare nelle seguenti linee: 1) suddivisione del territorio in comprensori di studio che possano coincidere con le "unità idrografiche", costituite dai bacini imbriferi dei principali corsi d'acqua della Regione. Tale suddivisione sarà operata anche in funzione del correlativo piano per la sistemazione idrogeologica e forestale, secondo il corrispondente impegno pure assunto dalla Giunta 2) ricerca ed individuazione delle risorse idriche naturali, sia superficiali sia sotterranee 3) individuazione delle risorse idriche già utilizzate (catasto delle utenze) 4) programmazione delle risorse idriche disponibili in funzione dell'assetto territoriale della Regione.
Secondo la nostra concezione - che aveva portato a suo tempo alla costituzione dello stesso Assessorato secondo l'aggregazione delle materie che risultano affidategli -, per cui è assurdo considerare separatamente il problema dell'utilizzazione delle acque (e quindi anche degli inquinamenti) da quello della sistemazione idrogeologica e forestale, ecco che sempre per bacini imbriferi dovranno correlativamente venire redatti i piani dettagliati di sistemazione idrogeologica e forestale, articolati nelle seguenti fasi: 1) opere di prevenzione - intese a raggiungere la stabilità del suolo attraverso il rimboschimento e la riforestazione 2) opere necessarie - considerate in un programma pluriennale di interventi che possano garantire un relativo equilibrio geologico 3) opere urgenti - indispensabili per risanare le situazioni di pericolo.
Il suddetto programma va visto in tale sua ampiezza, ma ovviamente non sarà definitivo, in quanto il carattere delle opere e la loro validità sono subordinate poi a costanti opere di manutenzione; ed è su questo punto che lo Stato ha sempre finito con il vanificare anche quelle opere che, sempre con mezzi speciali e con stanziamenti straordinari, ha fatto in periodi diversi, sempre sotto la spinta delle ondate emozionali derivanti dalle grandi catastrofi verificatesi nel Paese (vedi Polesine, Firenze, Biellese eccetera). Il tutto sempre in una rigorosa visione delle competenze regionali, come esposto nel programma della Giunta e certamente concordando con il collega Bono sulla necessità di non rinunciare alle rivendicazioni in materia verso lo Stato.
Prendiamo atto degli apprezzamenti favorevoli che hanno ricevuto i nostri impegni in tema di ecologia agraria, giudicati validi anche dal Gruppo comunista.
Al dott. Zanone, Presidente della V^ Commissione, che si è particolarmente soffermato sulla parte di programma che stiamo discutendo dobbiamo ricordare che il programma della Giunta non poteva e non doveva scendere alla trattazione delle singole pratiche pendenti presso l'Assessorato, e per le quali le scelte della Giunta stessa non possono che essere collegate necessariamente agli studi e alle indagini in corso.
Rammentiamo infatti che l'IRES deve consegnare entro il marzo prossimo la relazione sull'insediamento Fiat di Crescentino; che per la Centrale Enel di Chivasso il problema va ora esaminato anche alla luce dell'ultima legge n. 880, entrata in vigore il 22 gennaio corrente, per tutte le possibilità che la stessa legge può ancora offrire (a tal fine si stanno convocando i Comuni interessati e l'Enel); che per la Valle Gesso e i canali di gronda l'Assessorato ha incaricato un'apposita Commissione, della quale si attendono le conclusioni entro febbraio.
Accanto a queste pratiche altre se ne potrebbero citare, ma non pensiamo che un programma di Giunta debba ridursi quasi ad una risposta multipla ad interpellanze ed interrogazioni su specifici problemi.
Infine, per quanto riguarda le proposte di legge per la depurazione delle acque all'esame presso la V^ Commissione, la Giunta non ha alcuna difficoltà a precisare che, ovviamente, non intende disattendere il parere espresso dalla Commissione di esperti in diritto appositamente nominata dalla Presidenza del Consiglio Regionale. Conseguentemente, la V Commissione, nelle sue prossime sedute, potrà procedere sulla scorta di questa precisazione e di ogni più specifica e particolareggiata proposta che la Giunta avanzerà secondo il suo normale apporto ai lavori della Commissione legislativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Borando. Ne ha facoltà.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione, formazione, assistenza scolastica, qualificazione professionale, musei e biblioteche di Enti locali

Signor Presidente, signori Consiglieri, risponderò agli interventi fatti da numerosi Consiglieri in rapporto a tre temi principali: Musei e Biblioteche, Istruzione professionale, Assistenza scolastica. Questi argomenti sono stati trattati particolarmente dai Consiglieri Besate Rossotto, Calsolaro, Bianchi.
Quanto al settore Musei e Biblioteche, che si potrebbe ritenere meno importante e pressante di altri, ma che rientra comunque nelle competenze della Regione, dobbiamo rilevare che queste istituzioni sono per la maggior parte comunali e sono in condizioni particolarmente precarie. La connessione fra musei e cultura locale è per lo più quasi inesistente. Le opere d'arte, più o meno ben conservate, sono accatastate in ambienti squallidi, non riscaldati, non bene illuminati, ricavati in palazzi o edifici monumentali, affidate alla buona volontà di qualche appassionato raramente, come in alcuni casi a Torino, a qualche funzionario.
L'effettiva possibilità d'azione della Regione, d'altra parte, rientra nei limiti fissati dal decreto delegato, e cioè: "Istituzione, ordinamento e funzionamento; manutenzione, integrità, sicurezza e godimento pubblico miglioramento e funzionalità delle raccolte; coordinamento delle attività mostre di materiale storico, artistico e scientifico". Questo limitatamente ai musei di carattere locale - nei nostri casi quegli degli Enti locali, o qualcuno di carattere locale non degli Enti locali -; sono esclusi, quindi quelli a carattere nazionale.
La limitatezza delle nostre funzioni è arcinota. Di qui la necessità di intraprendere un'iniziativa analoga a quella assunta, per esempio - anche perché il problema vi è più sentito - dalla Regione Toscana, che ha già predisposto un disegno di legge presentato al Senato nel novembre scorso.
C'è un'intesa tra le Regioni a fare cosa analoga in modo da ampliare la sfera dei propri poteri così da passare ad accrescere l'intensità e l'efficacia del loro intervento istituendo organismi ad hoc. Tali istituti che potrebbero essere denominati "Istituti per i beni culturali" dovrebbero allargare gli interventi attuali, forzatamente limitati, per provvedere all'installazione dei più urgenti impianti di sicurezza e prevenzioni dei furti, sempre più frequenti, alla fornitura di vetrini ed altre attrezzature, a qualche restauro particolarmente necessario; in specie, si dovrebbe curare la preparazione di animatori che facciano funzionare, che diano vita a Musei e Biblioteche. Si tratta di autentiche mostre - artistiche, scientifiche, storiche -: è bene quindi promuovere un avvicinamento tra la gente e l'arte, la gente e la storia, la gente e la scienza.
Nel più vasto campo dell'istruzione professionale, da più parti si chiede una preventiva programmazione in tema di Corsi professionali: programmazione che deve tener conto sia della qualità dei Corsi stessi sia della predisposizione in tempo utile per il loro svolgimento.
In proposito la Giunta dichiara che, per quanto si riferisce alla prima richiesta, sarà cura da parte della Regione predisporre un'indagine conoscitiva che, tenendo conto del territorio, delle sue varie zone, delle specifiche attività economiche ed in particolare delle esigenze locali consenta di predisporre per l'anno formativo 1974-'75 - essendo ovvio ormai essere troppo tardi predisporlo per quest'anno - un programma il più possibile razionale ed aderente alle effettive necessità.
Per quanto riguarda la predisposizione dei Corsi, sul piano pratico agli effetti della loro quantità, oltre che della loro qualità, e soprattutto per la consistenza dell'intervento regionale, sarà necessario ottenere in tempo utile dal Ministero del Lavoro l'approvazione dei programmi regionali in materia e relativa garanzia di assegnazione dei fondi. In altre parole, che cosa si vuol dire? La Regione predispone un piano nell'autunno, lo manda al Ministero del Lavoro, e questo, controllato che siano rispettate le normative della legge dello Stato, lo approva.
Poiché, però, questa approvazione avviene sempre a stagione inoltrata forse sarà bene che la Regione lo predisponga prima, per ottenerne un'approvazione anticipata in modo che i corsi formativi possano incominciare in maniera tempestiva, e poi, soprattutto, che venga assicurata l'assegnazione, per sapere quanti e quali debbano essere fatti.
Per l'anno 1973-'74, forti dell'esperienza del passato, già si è provveduto, attraverso un'analisi più approfondita, a svolgere una selezione delle numerose domande presentate da parte degli Enti gestori escludendo in pratica richieste di corsi che per la natura non corrispondente né alle precise indicazioni ministeriali, né ad obiettive esigenze di settore avrebbero costituito un onere gravante sull'Amministrazione regionale a danno di altri che invece debbono essere considerati meritevoli.
Infatti, le circa 3.000 richieste di Corsi professionali, che avrebbero comportato una spesa complessiva di oltre 8 miliardi, sono state ridotte a 2.200 circa - quindi è stato tagliato un buon 30%, per un importo che si aggira intorno ai 5.600.000.000 di lire.
La Regione spenderà comunque un miliardo in più rispetto allo scorso anno formativo 1972-'73, essendosi dovuto, a parità di numero di Corsi o quasi (per la verità è un po' inferiore) tener conto del generale incremento delle spese.
Un prospetto sommario dell'attività di questi corsi, non ancora approvato dalla Giunta ma ormai predisposto, vede, per esempio, i corsi agricoli, che per il 1972-'73 erano 663, ridotti a 538, i corsi normali e speciali da 705 ridotti a 673; i corsi per invalidi civili, invece, da 27 sono saliti a 38, ritenendosi questo settore meritevole di incrementazione e così dicasi per i corsi per apprendisti, che da 828 sono saliti a 961 specialmente nei settori dell'industria e dell'artigianato. In termini complessivi, i 2223 corsi del 1973 sono quest'anno 2210 contro i 3000 richiesti, per una spesa complessiva di 5 miliardi e 600 milioni di lire.
Sul piano dell'assistenza scolastica, è risaputo che è ripreso anche su piano nazionale un certo fermento nel mondo della scuola, che può portarci anche molto lontano. E' necessario pertanto a mio giudizio che da parte di tutte le forze politiche questo argomento sia trattato con senso di responsabilità. E' indubbio che in fatto di assistenza scolastica la domanda del mondo della scuola è forte, e lo sarà ancor più in avvenire.
Scuole di ogni ordine e grado invocano una presenza sempre più consistente e concreta in questo settore.
Corre l'obbligo di tenere ben presente che, al di là e al di fuori di un contesto generale, il cui compito principale spetta allo Stato per interventi sistematici nel mondo della scuola - basta leggere le invocazioni e le richieste degli studenti in questi giorni in tutte le città; per quanto riguarda Torino ho parlato ieri con una delegazione; ho anche conferito con altra delegazione di Novara sulle stesse questioni alla Regione spetta intervenire in favore della scuola dell'obbligo e degli Istituti professionali di Stato.
Si deve quindi già stabilire un confine fra le competenze nostre e quelle non nostre, ai fini pratici. Ai fini di una discussione in un contesto generale come rivendicazione nei confronti dello Stato per cambiare il modo d'essere della scuola, è un discorso di ordine strettamente politico, e che spetta a questa assemblea di fare rivendicando dallo Stato quanto da esso dovuto, ciò che del resto io spero facciano le altre assemblee regionali.
Questo perché il caso di Rivoli, per esempio, è e deve rimanere un caso eccezionale, dove l'intervento della Regione con funzioni di coordinamento e dell'eventuale parziale intervento straordinario, dovrà servire a risolvere un problema che è pratico e contingente, ma è, allo stato attuale delle cose, al di fuori dei nostri obblighi.
Una brevissima rievocazione dei fatti ci porta a ricordare che a Rivoli è stato allogato un istituto, di competenza dell'Amministrazione Provinciale, in località denominata Monastero, sulla cima di un colle quindi in posizione disagevole per il suo raggiungimento. Si è trattato di una decisione adottata a titolo provvisorio, in attesa dell'istituzione di un campus che potesse soddisfare tutte le esigenze scolastiche di questo tipo nella zona. In realtà, del campus, anche perché sono venuti a mancare accordi di coordinamento fra la Provincia ed il Comune di Rivoli circa l'urbanizzazione delle aree ed altri servizi che non interesserebbero solo la scuola ma l'urbanistica in generale, non se n'è fatto niente, così che la scuola continua ad essere ubicata al Monastero ed i ragazzi continuano a trovarsi così in situazione di notevole disagio.
Nel presiedere una riunione ancora nella scorsa settimana - il problema è tornato ancora sul tappeto l'altro giorno -, ho raccomandato a tutti di pazientare, a cominciare dagli studenti, che ho invitato a non pretendere nelle attuali condizioni, di ottenere tutto in un colpo solo. Un po' di sacrificio da parte loro e un po' di disponibilità da parte della Provincia per una spesa di limitato onere potrebbero servire a risolvere il problema nei quattro mesi futuri, consentendo poi di affrontare una soluzione più appropriata del problema con il tempo necessario a disposizione.
Se si calcola infatti ciò che la Regione dovrebbe fare, ammesso che ne avesse le potenzialità finanziarie nel settore di sua competenza, il bilancio della stessa verrebbe paurosamente decurtato, a scapito di altri settori pure indispensabili per la vita civile del nostro territorio. Posso dare alcune cifre, che ho cercato di mettere insieme con valutazione estremamente prudenziale: se dovessimo far fronte a tutte le richieste che verrebbero fatte - si veda, per esempio, quella legge di cui poi parleremo di una assistenza scolastica generalizzata per tutto e per tutti, solo nel campo della scuola dell'obbligo - e quindi, per ciò che compete a noi le cinque scuole elementari e tre scuole dell'obbligo -, penso che il bilancio dovrebbe mettere a disposizione della sola assistenza scolastica una cifra oscillante fra i 18 e i 20 miliardi. A lor signori giudicare quali possibilità vi siano di intervenire in questa misura.
Già si è detto in sede di presentazione del programma che la Giunta Regionale intende mantener fede all'impegno di intervento generalizzato in tema di assistenza scolastica facendo riferimento all'ipotesi di delega agli Enti locali e quindi ad un effettivo decentramento operativo.
Ragioni pratiche consiglierebbero di adottare - uso il condizionale in questo caso - un provvedimento legislativo a carattere transitorio che consenta di andare incontro alle aspettative, anche da noi stessi create (non dimentichiamo la proposta di legge dell'autunno scorso) circa il problema dei contributi agli alunni della scuola media inferiore dell'obbligo per l'acquisto dei libri ed altro materiale scolastico.
Ciò sarà possibile fare entro breve tempo e consentirà di giungere, sia pure in ritardo rispetto ai nostri propositi del settembre scorso, a soddisfare le pressanti richieste da parte del mondo della scuola piemontese. Con telefonate, lettere, presidi, insegnanti, genitori, alunni chiedono quotidianamente spiegazioni in rapporto alla questione dei libri di testo, che l'anno scorso venivano dati a titolo gratuito attraverso le casse scolastiche ai cosiddetti alunni più bisognosi.
Con un lavoro più serio ed organico, che tra l'altro ci sarà consentito da un'effettiva partecipazione periferica, si potrà entro il prossimo futuro - potrà occorrere un mese, o due, o tre, cercheremo comunque di accelerare al massimo - predisporre ed approvare una legge delega per gli Enti locali che tenga conto dell'implicazione eventuale dei costituendi distretti scolastici di cui alla legge 30/7/1973 n. 477, allo scopo di presentarci per l'anno scolastico 1974-1975 in termini di assoluta tempestività. In questa seconda ipotesi si impone la necessità di introdurre nella legge stessa una "norma transitoria" che preveda per il 1973-'74 (anche perché la legge finirà con il diventare operante verso la fine, se non addirittura alla fine, dell'anno scolastico) interventi relativi agli effettivi servizi prestati. Cerco di spiegarmi: se fosse varata una legge nel mese di marzo è ovvio che non potremmo più dire: vi rimborsiamo i soldi del trasporto, essendo il trasporto già fatto, o della mensa, avendo già questi giovani provveduto per proprio conto o in altra maniera.
E a proposito dei Distretti scolastici previsti dall'art. 7 della citata legge, la Giunta sta predisponendo un lavoro coordinato, nell'ambito delle singole province, al fine di giungere a proposte organiche mediante la partecipazione responsabile e costruttiva degli Enti locali e delle componenti interessate al problema. In sintesi, le proposte che la Regione presenterà al Ministero della Pubblica Istruzione saranno il risultato di un esame approfondito e comparato delle varie situazioni ambientali, a livello di comprensori, con l'apporto diretto degli Enti e degli organismi responsabili.



REVELLI Francesco

Scusa, Borando, le vedremo in Consiglio queste questioni? Dopo che avrai preparato questi piani sui distretti, la Commissione avrà modo di vedere i progetti?



BORANDO Carlo, Assessore all'Istruzione

Certamente. E nel lavoro di preparazione sarà ben accetta la collaborazione di tutti coloro che ce la vorranno dare. In questa fase saranno impegnate allo spasimo le Province, saranno interessati i sindacati... Io ritengo che, fermo restando il bilancio, che potrà essere variato nella maniera che si riterrà più opportuna, l'impegno per la scuola, così, con i soldi che ci sono a disposizione, messi a disposizione degli Enti locali, possa già essere in buona parte assolto. Occorre per ed io faccio appello in questo senso a tutti i Gruppi politici, che non venga buttata troppa benzina sul fuoco, soprattutto quando si parla di rivendicazioni in termini quantitativi. Abbiamo una scuola materna statale con 20.566 alunni, una scuola elementare con 250.392, una scuola media inferiore che è passata da 168 a 175 mila dall'anno scorso a quest'anno quindi, la progressione è continua, e le invocazioni che vengono da parte di certi Gruppi, che possiamo benissimo definire estremisti, perché non è un mistero per nessuno, possono finire con il diventare pericolosi. Vi deve essere quindi grande responsabilità da parte di tutti.
E' estremamente significativo in proposito ciò che scrive un giornale certamente non sospetto, l' "Unità": scrivendo in merito allo sciopero ed alle forme di manifestazione adottate da alcuni strati studenteschi in questi giorni, il foglio comunista si preoccupa di mettere in guardia contro la strumentalizzazione che dello sciopero fanno i vari CUP e CPS avvertendo che con il sostenere in tal modo le loro richieste non favoriscono certamente un miglioramento in campo scolastico ma danneggiano la scuola. In altre parole, il troppo storpia, specie quando viene richiesto in modo così perentorio. Avverte ancora che la lotta proclamata dai gruppi estremisti opera di fatto contro la scuola, perché si continua a ritenere possibile l'avanzata del movimento rivoluzionario nella degradazione culturale, nel marasma economico, nel disfacimento del quadro democratico, anziché nello sviluppo della cultura e delle forze produttive cioè in un insieme di rivendicazioni che provengono dalla base della società, dagli studenti, dagli studenti- lavoratori...



RIVALTA Luigi

Ci spiace solo che tu per leggere L' "Unità" debba ricorrere a "La Stampa".



CARAZZONI Nino

Ormai "Stampa" e "Unità" si equivalgono.



BORANDO Carlo, Assessore all'istruzione

Per la verità, a titolo informativo, leggo anche l' "Unità". Comunque visto che nell'articolo di fondo di Giovanni Trovati il significato di quelle parole non è stato minimamente alterato, non mi è sembrato fare cosa scorretta attingendo ad esso.
Questa è, in sostanza, la conclusione del mio intervento: specificare meglio in questo momento non è possibile; quindi, per quanto concerne il programma in questo settore, a nome della Giunta io invito il Consiglio Regionale a tener conto della buona volontà e soprattutto ad attenderei fatti per giudicare.



PRESIDENTE

Prima che all'Assessore Petrini, darei ancora la parola all'Assessore Conti, per una breve rettifica di alcuni dati da lui precedentemente forniti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione.

Chiedo scusa al Consiglio, ma devo rettificare alcuni dati riguardanti l'occupazione alla Fiat. I dati mi erano stati specificati soltanto per iscritto, senza che io avessi modo di parlare con l'esperto al quale mi ero rivolto: soltanto questa mattina ho potuto fare una verifica (anche perch mi trovo a dover lavorare in condizioni di estrema difficoltà).



BERTI Antonio

Capita dunque alla Giunta di essere male informata, senza che per questo da parte nostra si speculi.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta, però, rettifica.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione.

Avevo affermato che per il turn-over il minimo è di 12-15 mila unità.
In realtà, per il settore auto è di 5-7 mila unità.
Lascio cadere le considerazioni circa l'espansione produttiva per riguardo ai posti di lavoro, ed anche il rapporto 1-3 che mi era stato segnalato come il rapporto moltiplicatore dell' occupazione dell'auto rispetto ad altri settori, limitandomi a questa affermazione: "Ma occorre inoltre valutare le conseguenze in termini occupazionali sui settori fornitori dell'auto e gli effetti sul sistema terziario generati dalla riduzione del monte salari".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Petrini, ne ha facoltà.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici, infrastrutture, viabilità porti e navigazione lacuale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel corso dell'ampio dibattito sviluppatosi intorno ai temi evidenziati dalla relazione del Presidente della Giunta, avv. Oberto, è stato dato rilievo ad alcuni argomenti concernenti l'Assessorato ai Lavori Pubblici.
Ritengo pertanto doveroso far seguire a quanto emerso nella discussione ed alle osservazioni, che i colleghi Consiglieri hanno formulato in merito alle competenze ed ai programmi dell'Assessorato ai Lavori Pubblici, alcune puntualizzazioni e precisazioni per pochi minuti, intese a far sì che i numerosi problemi al vaglio dell'Assessorato stesso trovino più esatta configurazione e più corretta prospettiva di soluzione.
Desidero peraltro premettere ad ogni considerazione un ringraziamento a quei colleghi: Berti, Garabello, Rivalta, Sanlorenzo, che nel corso dei loro interventi hanno voluto occuparsi, della materia delle opere pubbliche e dei numerosi problemi ad essa inerenti: mi rendo conto dello spirito costruttivo che li ha informati.
Al collega Garabello, un grazie particolare per l'apprezzamento riservato, durante le sue dichiarazioni, alla parte del documento programmatico della Giunta dedicata all'Assessorato ai Lavori Pubblici.
Il collega Sanlorenzo si é soffermato, dal canto suo, con la notevole "vis oratoria" che lo contraddistingue, su alcune considerazioni che meritano, a mio avviso, qualche rilievo.
Per sostenere il principio dell'approvazione da parte del Consiglio Regionale, previa consultazione di tutti gli Enti Locali interessati, del piano di ripartizione annuale dei contributi regionali, a favore degli Enti locali stessi, Sanlorenzo si rifà ad una pubblicazione del Gruppo democristiano della Regione Toscana, da cui tale procedura risulterebbe implicitamente approvata, in quanto definita un "iter faticoso ed interessante".
Ebbene, giusto citare un documento di parte democristiana, meglio se di una delle Regioni reputate, a torto o a ragione, all'avanguardia: ma non ugualmente corretto citarne una sola frase, la prima, che contiene l'unico "apprezzamento" ad un metodo che nel prosieguo dell'articolo viene aspramente criticato.
A mia volta vorrei citare qualche passo significativo.
"Il Gruppo consiliare della D.C. ha votato contro il provvedimento, che è stato approvato con i soli voti della maggioranza, non ritrovandosi, nel medesimo, alcuna logica distributiva valida, né tantomeno alcun indirizzo programmatico. A parte la ingiustificata esclusione di ben 67 Comuni prevalentemente amministrati dalla D.C. da sola o con giunta di centro sinistra - il che potrebbe indurre a ricercare motivi di ingiustificata indiscriminazione - si è notato non solo che manca il filo conduttore credibile, ma che le stesse priorità indicate dai comuni - ai quali nessun criterio valido era stato indicato, né indicazioni su quali somme potevasi contare per ogni provincia - in larga parte venivano disattese".
E più oltre, in sede di giudizio finale: "In conclusione si può affermare che, nell'assegnazione degli stanziamenti per lavori pubblici in esame, non è stato sicuramente seguito alcun criterio programmatico".
Credo che tutto questo, collega Sanlorenzo, tolga molto alla forza dell'argomentazione prodotta, negandolo, anzi, quel significato esemplificativo che le si voleva attribuire.



SANLORENZO Dino

Il confronto è avvenuto, però, è questo il punto.



PETRINI Luigi, Assessore ai lavori pubblici

Sì ma credo che sia meglio allora seguire l'impostazione piemontese se i risultati denunciati in Toscana sono questi.
La Giunta Regionale tuttavia non intende restare indifferente di fronte ai problemi, vasti e complessi del settore delle Opere Pubbliche, n desidera consentire che una logica episodica e frammentaria presieda alla propria linea d'azione.
Perseguendo il fine di una corretta impostazione metodologica del lavoro a livello di procedure e di rapporti con gli Enti locali, la Giunta desidera ricollegarsi, per renderla operativa, ad una iniziativa organica intrapresa dalla precedente amministrazione e che oggi trova il suo posto nell'ambito dei programmi dell'Assessorato ai Lavori Pubblici.
Ritengo pertanto utile ribadire, soprattutto in relazione ai rilievi mossi, nel corso dei loro interventi, dai Consiglieri Rivalta e Berti, le finalità che, con la circolare del 17.12.1973, si vogliono ora raggiungere.
Si intende, nel quadro di un'azione volta al potenziamento e miglioramento dell'attuale sistema viario locale e al completamento e ammodernamento di quelle infrastrutture acquedotti, fognature con depuratori, linee elettriche, essenziali per un equilibrato sviluppo delle comunità piemontesi, conseguire o seguenti scopi: a) registrare la validità di quei programmi che erano stati predisposti nel passato, aggiornandone eventualmente le situazioni tecniche e soprattutto attualizzandone i costi b) provvedere ad una effettiva rilevazione della situazione delle opere pubbliche in tutta la Regione c) disporre, entro il 31 marzo di ciascun anno, di un quadro completo di tutte le richieste avanzate dai Comuni e dagli altri Enti locali. A tal fine, infatti, il termine sopra citato viene ad essere indicato come la scadenza annuale entro la quale le varie domande dovranno essere presentate unitamente alla prescritta documentazione d) dar corso, con maggiore sollecitudine e con tempestiva rispondenza alle singole esigenze, al concreto utilizzo dei fondi regionali destinati alle Opere Pubbliche, (d'altro canto già richiamato anche nell'intervento del collega Paganelli) e) agevolare gli Uffici competenti nella complessa opera di valutazione dell'urgenza e dell'importanza del contributo che viene richiesto e di formulazione di una scala di priorità basata su dati di fatto concretamente documentati.
In questa prospettiva, collega Berti e collega Rivalta, la risposta mi pare implicita.
La Giunta Regionale, ed in questo senso dà assicurazione ai colleghi che hanno manifestato preoccupazioni al riguardo, rifiuta decisamente di accettare l'ipotesi che altro criterio al di fuori dell'attenta e corretta valutazione delle priorità d'intervento nel quadro di un'accurata disamina delle effettive necessità segnalate dagli Enti locali, possa presiedere alla assegnazione dei contributi regionali in materia di opere pubbliche.
Non concepiamo politiche clientelari o di "elemosina" a questo o quel Comune, a questa o quella Amministrazione provinciale, politiche che negano alla radice ogni corretto principio di rispondenza alle esigenze espresse dagli Enti locali ai vari livelli.
La Giunta intende senz'altro, e lo ripetiamo richiamando ancora una volta in causa la circolare del 17.12.1973, dare l'avvio alla definizione di un iter più snello ed efficace, per le domande di contributo per opere pubbliche; desidera allo stesso modo far sì che siano gli enti locali, veri promotori dell'attività regionale, in questo specifico settore, a delineare, con le loro iniziative, il campo d'azione per l'operato della Giunta, nell'ambito di un rapporto interlocutorio che dia modo ad entrambe di agire negli interessi della Comunità piemontese.
Non altrettanto consenziente, devo riconoscere, mi trova l'ipotesi di demandare alle Commissioni consiliari il compito di esaminare e valutare in sede preventiva l'operato della Giunta per quanto concerne i contributi per lavori pubblici ed opere di pubblica utilità.
L'elaborato conclusivo della Giunta verrà già ad essere, badiamo bene la risultante ed il frutto di un'operazione di vastissimo respiro, a monte della quale tutte le forze politiche a livello locale avranno modo di esprimersi e farsi sentire nella loro pienezza.
Né, d'altro canto, senza bisogno di facili riferimenti alle definizioni statutarie dei compiti assegnati alle Commissioni, è veramente difficile configurare un simile tipo di esame, da parte della Commissione dell'operato della Giunta, senza costituire sovvertimento di competenze e responsabilità, per cui su ogni delibera dell'esecutivo, che preveda una ripartizione di fondi regionali, possa introdursi l'uso di una verifica supplementare.
Naturalmente restiamo a disposizione del Consiglio e quindi della Commissione per approfondire il discorso, al fine di assicurare un rapporto di collaborazione e di chiarezza ai fini della più completa obiettività.
Al di là di ogni possibile dissenso formale, sono comunque convinto che i principi di una corretta strategia programmatica possano chiaramente enuclearsi negli schemi sopra delineati.
La partecipazione responsabile degli Enti locali, veri soggetti attivi ai sensi della vigente normativa statale in materia, nel campo delle Opere Pubbliche, trova infatti il modo di usufruire di precise linee procedurali che, lasciando il più ampio spazio all'autonomia promozionale dell'intervento regionale di ciascun ente, non mancano di attenersi a presupposti universalmente riconosciuti, quali il sostegno alle aree più deboli, grazie all'assunzione a totale carico regionale degli oneri in materia di viabilità, e lo stimolo alla costituzione di organismi associativi, quali i consorzi, cui fa esplicito riferimento la circolare più volte citata e sulla cui utilità ritengo superfluo soffermarmi.
Attenendosi a questi criteri programmatici, l'Assessorato si prefigge, fra i molti scopi concreti, la finalità di istituire, una volta per tutte, un rapporto più snello ed immediato e di reciproca fiducia, nei confronti degli Enti locali, nel quadro di una concreta valorizzazione del principio partecipativo sancito dallo Statuto regionale e di una collaborazione più agile ed efficace tra potere esecutivo e potere legislativo.



PRESIDENTE

Il Presidente della I Commissione prof. Garabello mi prega di comunicare che la Commissione è convocata alle ore 15 nel Palazzo delle Segreterie, per dare il parere formale sulla legge dell'artigianato.
La parola al Presidente della Giunta, avv. Oberto.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, il modo nuovo adottato per puntualizzare settore per settore sotto il profilo tecnico operativo le questioni e le richieste emerse dal lungo ed impegnato dibattito consiliare ricordiamo l'imperativo categorico del collega Sanlorenzo: "Parlino gli Assessori" - ha dato e darà buoni frutti? Mi parrebbe di poter concludere di sì, nella misura almeno che gli impegni sono presi in persona prima dai singoli Assessori, ma sempre a livello collegiale, dopo di avere ogni esaminato in Giunta, che è l'organo di governo della Regione, con il suo Presidente.
Forse il tempo occorso per la risposta si è fatto più lungo, ma se è servito a chiarire meglio le posizioni è tempo certamente bene impiegato.
Semmai porta ad essere più spiccia, ma non più agevole, la mia sintesi che intende avere un piglio più politico dopo le precisazioni essenzialmente tecniche fornite dagli Assessori.
Mi consentano una breve confidenza: a scuola mi andavano di traverso la fisica e ancora di più la chimica, non le capivo, erano per me scienze oscure, poi ho trovato chi pazientemente mi aiutò a capire e fui a mio agio. Anche adesso non capisco molte cose della vita politica, delle sue alchimie, del suo dire e non dire, delle sue sperimentazioni, soprattutto del suo linguaggio ermetico, bivalente e qualche volta trivalente. Mi sono poi però consolato dopo di avere appreso che Einstein ha affermato essere "La politica una scienza molto più complicata della fisica e della chimica". Sono comprensibili quindi le mie difficoltà di uomo semplice abituato al linguaggio semplice, che è pertanto grato a loro che con gli interventi di consenso e di dissenso mi aiutano a capire anche la politica.
Sì, è pur vero, si è trattato a volte di un trattamento da doccia scozzese, maestro in questo metodo è il collega Sanlorenzo: un po' di consenso che rasserena e poi subito dopo l'acqua bollente che scotta. Ma proprio da questo apparente consenso-dissenso sorge l'esigenza di approfondire, di raffrontare per giungere meglio alla scelta. Già, la scelta! E' una cosa sempre molto importante: scegliere la moglie, o il marito, poiché in questi tempi usa anche così, scegliere un'arte, un mestiere, una professione, una strada al bivio che si incontra nel cammino della vita; quante difficoltà. E quando i problemi sono più di due, più di dieci e tutti importanti e pressanti e urgenti, scegliere, fare una scala di priorità è difficile da soli, tornano utili i pareri di molti per dissipare le incertezze.
E anche qui ha ragione il collega Zanone che è dunque sulla strada del riformismo neoliberale, pronto al dialogo con i socialisti (e per questo forse, sia pure cautamente, aveva sollevato protesta per un mio riferimento esclusivo alle forze di sinistra in Consiglio) ha ragione dicevo, quando rileva che nel mio discorso ho abbracciata tanta materia, alla rinfusa come fa chi butta tutto in una valigia per affrontare il viaggio. Non so chi gli abbia rivelato che sono assolutamente negato a mettere le cose in ordine nella valigia, ma che in compenso, pur disordinatamente, vi caccio dentro tutto. E' una mia esigenza e così in parte è avvenuto anche nel discorso, che mi sono riletto, come ho riletto il documento di presentazione e gli appunti dei loro interventi signori Consiglieri; e sono qui per alcune puntualizzazioni, dopo quelle degli Assessori, poi via presto al lavoro perché sono già passati 30 dei 500 giorni a disposizione ma sono passati non senza che si siano fatti taluni utili primi passi concreti, tra i quali, ai fini soprattutto di una scelta accettata collocherei l'incontro avvenuto alla Regione, con la partecipazione di Assessori e di Capigruppo,e del Presidente dell'Assemblea,su fatti concreti e specifici con la Fiat, in questo particolare momento al centro di ogni attenzione, occupazionale e programmatoria, che sarà in certo senso istituzionalizzata attraverso i sistematici incontri con gli Assessori al programma, all'industria, al lavoro. E mercoledì incontrerò con la Giunta i sindacati che hanno chiesto di adottare a livello regionale il metodo di una consultazione sistematica da concordare.
Tutto ciò non è poco, anche se ovviamente non è tutto, ma è avere le basi sicure per un dialogo aperto. Le puntualizzazioni e risposte che sono state fornite e che io stesso darò brevemente, sono in parte precise e categoriche, altre dovranno trovare a breve tempo migliore e più esauriente risposta per avere poi una prima verifica concreta con il bilancio, in relazione alle variazioni e al documento che ne accompagnerà il contenuto in una visione che tenga conto di esigenze di fondo, alla luce della situazione odierna ancora incerta e confusa per la complessa crisi energetica che pesa sul Piemonte forse più che su altre Regioni. Mi auguro che l'Assessore Simonelli, ancora forzatamente assente dall'udienza di oggi, possa riprendere presto, anche per questo scopo, il suo posto.
Accogliendo l'istanza rivoltami in due distinte circostanze dai Consiglieri Bianchi e Minucci, e realizzando quello che era del resto un mio proposito, mi sono fatto scrupolo di chiedere un colloquio al Presidente del Consiglio on.le Rumor per rappresentargli e discutere con lui la situazione piemontese non soltanto alla luce della crisi energetica ma in una visione più generale dei molti problemi che pongono la politica regionale piemontese nel suo complesso, in primo piano nel quadro della politica nazionale, anche per le implicazioni meridionalistiche e, sotto taluni aspetti, in quello della politica europea.
L'incontro è in via di programmazione (tutto oggi si programma) e spero che in principio di febbraio si possa realizzare. Così mi ha confermato ieri sera la Segreteria della Presidenza. Intanto non mancheranno nei prossimi giorni, domani stesso e lunedì, incontri con i Ministri delle Partecipazioni, del Bilancio, della Programmazione, dell'Agricoltura per l'esame di vari problemi, tra i quali quelli relativi alle situazioni del Lanificio Rossi di Mondovì, della Moncenisio di Condove, della Coppo di Collegno e con il Ministro Toros per concordare la sua visita ufficiale alla Regione Piemonte con i previsti incontri con la Giunta, la Presidenza del Consiglio, i Capigruppo ed i giornalisti, da concludersi con un ampio aperto dibattito con questi.
Se mi consentono, tratterei a questo punto il tema dell'agricoltura.
Non era previsto il rientro per questa mattina dell'Assessore Chiabrando che era ieri a Roma impegnato per motivi del suo Assessorato e, ricordando che fui Assessore provinciale all'agricoltura, mi addossai il compito di questa presa di posizione.
I problemi relativi al settore dell'agricoltura, largamente trattati ed affrontati nel documento di proposta, nel mio discorso, e più ancora nel dibattito consiliare - fattosi poi particolarmente acceso per la presenza tra il pubblico di un folto gruppo di agricoltori - meritano certo ogni prioritaria attenzione, per una ragione di sostanziale giustizia e perch come ebbi a dire nell'intervento del 15 gennaio, la collera dei contadini si è scatenata e se ne ebbe proprio qui la riprova. In questo settore la gente si è sinora avvicendata sui fondi attraverso ad una forma di quasi forzata permanenza, di padre in figlio, tradizionalmente. La società attuale, comporta una maggiore mobilità tra i vari settori produttivi.
Sorge quindi viva e sentita l'esigenza che nell'agricoltura restino coloro che intendono fare, per libera scelta e per specifica competenza tecnica l'agricoltore, che scelgano di esercitare la professione di agricoltore. Si eviterà il pianto su se stessi, su una sorte non voluta e subita, che colloca l'agricoltura in posizione di endemica inferiorità e si darà modo all'agricoltura di essere cosciente del suo ruolo fondamentale ed insostituibile nella società moderna. La popolazione italiana, giova forse ricordarlo, trae ancora oggi dall'agricoltura l'80% dei generi alimentari necessari al sostentamento. Occorre peraltro che la collaborazione della categoria stessa sia aperta, piena e completa, non semplicemente in termini di piagnoneria e di protesta, ma ferma e responsabile, intendo dire la collaborazione degli uomini che costituiscono la categoria. Pensare all' uomo, hanno detto Bertorello e Ferraris e Menozzi. Io e la Giunta siamo perfettamente d'accordo ed il programma lo evidenzia in modo particolare là dove parlando della casa rurale si propone che essa sia la casa dell'uomo la casa civile a un livello di decorosa dignità.
Qualcuno ha lamentato che l'agricoltura continui ad essere come la Cenerentola della favola, rincantucciata nell'angolo del camino, con le vesti dimesse e derisa dalle sorelle. Povera Cenerentola, si dice. Ebbene occorre giungere alla seconda parte della favola che solitamente si dimentica e fare dell'agricoltura la sposa prescelta dal principe, salva la sostituzione del principe, per evitare dei problemi di araldica nobiliare che sono stati accennati qui a proposito del discorso della corona in attesa.
Mi sembra di poter dire che, fatte salve le critiche in merito alla politica agraria a livello nazionale, di cui il Consigliere Ferraris vuole che siano cercate le cause ed il Consigliere Franzi ha largamente illustrato, soprattutto sotto il profilo della zootecnia, che sono state generali, altrettanto generali sono i consensi sull'impostazione data dalla Giunta per l'azione programmata che si vuole, e che sarà, sollecita e decisa per volontà della Giunta ed in particolare dell'Assessore all'agricoltura.
Dal Consigliere Rossotto a Franzi, a Bertorello, a Giletta sono state sottolineate le esigenze di sciogliere alcuni nodi accettando, con sfumature diverse, l'impostazione data dalla Giunta. E' sorto il problema dell'albo professionale che ha suscitato uno scroscio di applausi cui è seguito poi quel che è seguito. Se qualcuno, pacatamente, rilegge il testo delle mie dichiarazioni che prevedono la prioritaria rigorosa scelta di impegno nelle erogazioni di contributi ai veri agricoltori professionisti si rende conto subito che la Giunta ed il suo Presidente non si arrestano sulla sostanza e non fanno nemmeno una questione di nomenclatura, come ha bene sottolineato il Consigliere Bianchi nel suo intervento.
L'esame della questione è e resta aperto e, Consigliere Bertorello siccome ha fatto della questione motivo per decidere il suo atteggiamento nei confronti della Giunta, posso assicurarla che questa è disposta, anche alla luce delle disposizioni CEE, già richiamate del resto nella mia relazione, e alla luce di una legge della Regione lombarda che avrebbe avuto, proprio in questi giorni, il visto governativo, ad istituire l'albo degli imprenditori agricoli, a fare in modo che l'istanza venga accolta nel quadro della legislazione che dovrà essere prodotta in materia di agricoltura, secondo le linee che verranno concordate con le varie forze che esprimono questo governo regionale a livello politico.
Concordo con lei, Consigliere Bertorello, che bisogna mettere ordine in questo settore e che non c'è altro spazio per commettere errori; e spero proprio che al termine del quinquennio non si verifichi quanto lei ha in un certo senso vaticinato, che nessuno possa dire che vi è stata ignavia, o disattenzione per quei problemi che tutti hanno in quest'aula affrontato e lei con un calore tutto particolare. E che la grande ammalata sia avviata almeno alla convalescenza.
Zootecnia dunque, difesa dalla grandine, vitivinicoltura, saranno i temi che l'Assessore avrà particolarmente e prioritariamente presenti.
E anche dibattendo la mozione liberale sul recepimento delle direttive CEE, avremo modo di ulteriore approfondimento che porti a conclusioni decisionali. La Giunta non chiede una benevola attesa, intende agire promozionalmente molto presto. E quanto è stato sin qui fatto dovrebbe chiarire l'impegno di tutti, Giunta e Consiglio, in questo settore.
Inserisco qui una risposta, in tema di Comunità montane, a una domanda fatta dal Consigliere Sanlorenzo che vedeva in quell'innocente superlativo "snellissimo" ufficio, riferito proprio ad un istituendo ufficio per aiutare le Comunità montane, chissà che cosa. E' già fatto, lo presiede il Presidente con la collaborazione di un funzionario, dico un funzionario particolarmente competente, che prende servizio oggi, distaccato dalla Provincia di Torino, una dattilografa completerà l'ufficio. E' dunque snellissimo; ma vorrà meritarsi il superlativo essenzialmente con la celerità degli interventi che sarà chiamato a compiere, di informazione e di aiuto alle Comunità montane che stanno muovendo con grosse difficoltà ma con tanta volontà i loro primi passi.
Un collega ha sollevato il problema dei piani di sviluppo che le Comunità montane debbono redigere entro un anno. Ebbene, ripeto che quello ancor più del momento statutario, sarà il fatto qualificante delle Comunità, se i montanari sapranno dire ai tecnocrati che cosa loro vogliono, rifiutando un abito magari fantasioso, che prescinda dall'esperienza diretta, che si voglia mettere loro addosso. Certo, i Consigli di Valle, se dotati di mezzi finanziari, avrebbero potuto fare molto, qualificandosi come prima espressione di decentramento amministrativo; e ciò, ricordiamolo, fin dal 1955.
Bisogna guadagnare il tempo perduto. Se il Gruppo consiliare comunista vorrà continuare il suo giro del Piemonte, di cui si è parlato come motivo di esperienza fatta, nel corso del quale sono state raccolte, sembrerebbe con una certa sorpresa, anche voci di dissenso provenienti da amministratori della maggioranza (il che è invece fatto altamente positivo in quanto obiettivamente critico e pertanto segno di espressione di libertà) noterà - e del resto già immagino che lo sappia - con soddisfazione taluni risultati raggiunti sul piano delle cose, senza commistioni ideologiche.
Due discorsi squisitamente politici, o meglio, più volutamente politici, nei quali peraltro la realtà viva attuale e di prospettiva, della Regione, è presente, sono quelli pronunciati dai Consiglieri Bianchi e Minucci, ai quali vanno collegati, sotto profili diversi, quelli dei Consiglieri Vera e Calsolaro. La tentazione di un lungo discorso è veramente forte, ma non mancherà occasione di tornarci su, proprio per il loro ampio respiro politico. Anzi, sarà necessario farlo per una permanente esigenza dialettica. Da una parte si insiste sul modo nuovo di essere, di governare, di stabilire i rapporti con apprezzamenti lusinghieri ma onestamente non di lusinga, dall'altra si riprende il tema della fedeltà e della difesa delle istituzioni, in spirito antico ma con animo moderno tanto da suscitare l'ironico commento della serenata da parte del Consigliere Curci, rappresentante di una parte che mantiene le più retrive posizioni antiregionaliste, come ciascuno può controllare leggendo gli atti parlamentari e i verbali delle Commissioni parlamentari, su argomenti regionali, anche recentissimi. I due responsabili discorsi politici, l'uno di chi rappresenta il più forte gruppo della minoranza, come i discorsi degli altri creatori dei gruppi che costituiscono la maggioranza e condividono pertanto la responsabilità della conduzione del governo, non sono state delle schermaglie oratorie, non sono espressione né di rinunzia o di cedimento, non sono accattivanti tentativi insidiosi, sono - tali almeno io li considero - reali, responsabili prese di posizione che mentre confermano ciascuna nelle essenziali proprie linee ideologiche, non compenetrabili e non permutabili per il sostanziale netto contrasto che fanno di un comunista un comunista, di un D.C. un D.C., dimostrano di non temere i confronti, gli scontri, gli incontri sulle cose. E questo non in termini marxisti, ma in termini di concretezza.
Sono grato a tutti e due perché entrambi stimolanti ed entrambi, sia pure con diversa angolazione, con un contenuto di riconoscimento della volontà politica che anima la mia azione, che anima l'azione della Giunta.
Così come sono grato a Calsolaro, a Vera e a Gandolfi per i loro rispettivi Gruppi che condividono la responsabilità e che danno la solidarietà nell'azione.
Vorrei sintetizzare la posizione, nettamente distinta, di Minucci e di Bianchi, con un'espressione che prendo a prestito da un grande, grandissimo e semplice uomo che fu al sommo dei fastigi: "Guardarsi senza diffidarsi incontrarsi senza temersi, intrattenersi senza compromettersi".
Così costruiremo la Regione dandole la sua fisionomia, di una entità nuova in via di costruzione, che non si identifica in una grande provincia e nemmeno si ritrova sull'immagine del Parlamento, divenendone una piccola riproduzione. La Regione è diversa, legifera e amministra, per quanto possibile attraverso le deleghe, è diversa e deve fare la sua politica agile, spedita, anche ardita, nel quadro e nel rispetto della Carta costituzionale.
Un discorso politico finanziario di alto livello è quello fatto dal Consigliere Nesi; esso va approfondito. L'amico Assessore Paganelli lo ha sottolineato, io dirò soltanto che l'ho accolto come un testo indicativo di un'azione che deve essere sviluppata. E' un discorso dal contenuto del quale non si potrà prescindere nel momento in cui ci determineremo a creare la Finanziaria piemontese e gli stessi enti di sviluppo. E' una forma di politica finanziaria bancaria che si propone alla nostra considerazione, di alto rilievo. E' un contributo da accogliersi nel giusto valore.
Vorrei chiedergli di accontentarsi per ora, da parte mia, di questo apprezzamento, in attesa che l'Assessore Simonelli possa, con l'Assessore Paganelli, più direttamente interessati, fare un approfondito esame tecnico oltre che politico del contenuto del discorso, fissando le linee necessarie per decidere l'impostazione da darsi alla materia che certo, come ogni ipotesi nuova, va studiata attentamente in tutta la dinamica, in tutte le implicazioni che può determinare.
Sì Consigliere Zanone, ritorno alla valigia disordinatamente piena allo scompenso, agli squilibri, ai nei (che ahimè, per quanti fossero non mi farebbero mai bello) dei contenuti della costruzione del mio discorso. I giorni del viaggio sono pochi e i problemi molti ed enormi. L'impazienza prende certamente più chi è avanti negli anni che non colui che ha dinanzi una lunga giornata; ma nel caso concreto mi sembra che l'impazienza di fare sia collegata all'importanza di fare, al dovere di fare, all'impegno di tracciare, attraverso alle linee del piano, (del quale molti hanno parlato e giustamente condividendo l'impostazione della Giunta di una scelta prioritaria in questa direzione, e con autorevolezza, da Rivalta a Garabello, convenendo appunto su questa impostazione) il domani del piano.
Sarà forse soltanto il bozzetto preparatorio dell'immagine definitiva ma facciamolo. Un grande capitano d'industria ha in questi giorni denunciato che per la programmazione "dieci anni sono passati invano" (resta da vedere per colpa di chi e con il concorso colpevole di chi ciò è accaduto. E' però certamente vero, bisogna uscire dall'astrattismo programmatorio e lavorare. Talune ipotesi avanzate da Rivalta, altre affacciate da Garabello (che avrà presto il compito, quale Presidente della I Commissione delle nuove consultazioni per aggiornare rapidamente gli elementi da valutare con l'IRES, per arrivare al concreto) saranno oggetto di raffronto con le ipotesi da noi formulate.
L'IRES dovrà avere la sua strutturazione definitiva, dobbiamo discuterne qui. Mi è stato chiesto come e quando. Rispondo, presto. Come? Lo decideremo insieme, discutendo l'assetto da dare all'Istituto. Il quale nella responsabile valutazione di ciò che può fare e non fare in questo momento di particolare urgenza, ha suggerito di avvalerci di strumenti esterni tecnici e validi per l'assolvimento di compiti su specifici argomenti. La cosa mi è parso abbia suscitato qualche perplessità ed alcune richieste di precisazioni, che sono state date rapidamente ma compiutamente dall'Assessore Paganelli. Vorrei dire che in questo momento non è esattamente prefigurato questo o quell'affidamento, sarà l'esigenza che si presenta a suggerire volta a volta queste acquisizioni che, come quegli altri apporti ed incarichi di cui si è pure parlato, ad esempio della Siteco, non usciranno dall'ambito della più attenta vigilanza anche sotto un profilo politico, della Giunta.
Per fare questo lavoro insieme, per farlo bene, non c'è che una strada: l'ho indicata nel discorso di programma, l'ha rigorosamente e vigorosamente ripresa il Consigliere Berti, l'ha accreditata il Consigliere Bianchi: occorre che le Commissioni lavorino a ritmo intenso e con il plenum dei componenti, che il Consiglio di conseguenza acceleri il lavoro legislativo che la Giunta operi tutta a tempo pieno. Ripeto a questo proposito che sarà opportuno precisarci le idee sulle competenze di ciascuno strumento di lavoro per evitare attriti e conflitti, sarà bene anzi farlo presto. Se noi dividiamo con la Campania la posizione di essere ancora senza una legge generale o più leggi sull'esercizio delle funzioni dei vari organi e strumenti regionali, come ricorda e lamenta il collega Sanlorenzo, abbiamo però uno Statuto sufficientemente chiaro e tutto da rispettare. Se vorremo delle precisazioni di dettaglio potremo benissimo darcele, ma la sostanza è là e noi ci proponiamo il pieno rispetto di quelle linee, pensando anche al problema della funzionalità degli organi e alla necessaria speditezza operativa alla quale si è richiamato l'Assessore Petrini.
Un problema di peculiare rilievo è quello dell'Università. Spero davvero che l'Intercommissione concluda presto i suoi studi e non vada fuori corso. Certo il problema è complesso, ma le linee di indirizzo devono essere prontamente date ed io confido che il Consigliere Besate con l'Assessore Conti riescano veramente a bruciare le tappe in modo che il Consiglio possa discutere e decidere.
Io devo due risposte a proposito dell'Università: una che è relativa alla scelta della localizzazione della facoltà d'agraria, l'altra è relativa al centro di calcolo. Il Rettore mi ha detto che la scelta per l'insediamento della facoltà di agraria è prevista a Stupinigi, con rinuncia a Santena. E' una decisione che tocca il problema dell'utilizzazione di Stupinigi come area di parco, di cui aveva in Consiglio parlato il Presidente Calleri quando annunziò il proposito di acquisire La Mandria ed accennò al problema delle Vallere.
Ho già in calendario per lunedì un incontro con il Presidente dell'Ordine Mauriziano per esaminare, sotto ogni profilo, i termini della questione e mi riprometto, esaminata con la Giunta la posizione, di riferire al Consiglio.
L'altra questione del centro di calcolo, ritengo debba essere affrontata dopo che una commissione di tecnici che proporrò alla Giunta di costituire, si esprima chiaramente in proposito, come - se ho bene inteso lo spirito degli interventi - hanno in sostanza prospettato i Consiglieri Rivalta e Zanone. E' questione tecnica e complessa, che comporta una spesa non piccola, che deve servire più interessi, che merita pertanto ogni rapida attenzione.
L'Università si è dichiarata disposta ad una convenzione che privilegerebbe la Regione e l'IRES nell'uso degli strumenti esistenti per la elaborazione elettronica, sia sotto il profilo prioritario dell'utilizzazione, sia sotto quello della tariffa applicabile, ma l'argomento è completamente da discutere e da decidere.
Molte delle altre domandine, talune niente affatto facili facili, che sono state avanzate un po' da tutti, ma in modo particolare dal Consigliere Sanlorenzo con quella sua verve particolare, non avranno avuto esauriente risposta; non si consideri la cosa come deliberata reticenza, come fuga come allontanamento della verità, è più semplicemente bisogno di chiarirci le idee per essere rigorosamente precisi. La complessità della Regione è assai maggiore di quella che può immaginare chi ne è fuori, ma persino chi partecipe e responsabile dei lavori, non si trova giorno per giorno, da mattina a sera, di fronte ad una imponente e multiforme esigenza di prendere delle determinazioni.
Le opposizioni, ce lo ha ricordato da ultimo il Consigliere Berti incalzeranno la Giunta, continuamente. E' giusto, è una loro funzione funzione delle opposizioni. Quando leggo - e lo faccio attentamente - il bollettino delle minoranze democratiche cristiane in Toscana e in Emilia Romagna, come leggo i documenti della maggioranza, mi sembra di sentire la voce della minoranza piemontese comunista, meglio, l'atteggiamento, che è evidentemente quello proprio di tutte le minoranze pungolanti.



BERTI Antonio

Non incominciamo ad offendere!



RIVALTA Luigi

Con la differenza che lì i piani vanno in Consiglio.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Anche qui al momento giusto vanno in Consiglio.
A proposito dell'organizzazione e dell'assolvimento dei compiti di controllo delle sezioni decentrate, di cui più di un Consigliere si è occupato ed in modo particolare ancora il Consigliere Berti, debbo precisare che ho potuto accertare che le relazioni annuali del 1972 sono state presentate, quelle del 1973 sono in parte già giunte alla sede della Regione, le altre sollecitate. Penso sia opportuno che dell'argomento si parli più dettagliatamente in sede della mia specifica relazione al Consiglio, non appena in possesso di tutto il materiale; in quella sede esamineremo insieme tutto l'argomento anche per quanto attiene ad aspetti relativi alle sedi ed al personale. Ho avuto già contatti con componenti delle sezioni di Torino, Cuneo e Novara e lunedì con il Presidente Colonna.
Ho intanto ritenuto di esprimere al Comitato e alle sue sezioni, su specifiche richieste, il parere della Regione su diversi argomenti ed in modo particolare ho affermato, con ampia motivazione, che la competenza dell'esame dei bilanci deficitari dei Comuni superiori ai 20.000 abitanti e delle deliberazioni di assunzioni di mutuo spetta, a mio avviso, alle sezioni di controllo e non più alla Commissione centrale per la finanza locale. So che la materia è controversa, ma una scelta deve pure farsi e nel rispetto dell'autonomia decisionale degli organi di controllo ho ritenuto opportuno esprimere il mio avviso. Sicché le richieste formulate in proposito dai Comuni che hanno subito recentemente tagli notevoli sui loro bilanci deficitari, per il che elevarono vibrate proteste, hanno avuto, per quanto di mia competenza, anticipata risposta.
Debbo, per principio, dire che sulla presentazione delle relazioni annuali del 1972 il Consiglio, sia pure marginalmente, era stato informato dal Presidente Calleri quando ne parlò in occasione dell'approvazione della legge sul gettone di presenza, ai componenti dei consessi di controllo.
Il censimento delle proposte di legge e delle iniziative, fatte da Sanlorenzo, porta alla conclusione che sono 28 le prime e 24 le seconde esse hanno certamente bisogno del supporto finanziario ed egli ci chiede le date e le indicazioni delle risorse finanziarie disponibili. E' molto più giovane di me, ma è molto più impaziente di me. Saremo precisi, anche in questo campo, molto rapidamente. Alcuni elementi del resto sono già venuti dall'Assessore Paganelli, per le risorse, da altri Assessori per gli impegni temporali; vorrei aggiungere che di più sarà detto al momento del bilancio.
Al Consigliere Berti debbo una precisazione per la esplicita richiesta di una risposta, anzi, di un pronunciamento sul contenuto di una lettera del Capogruppo comunista della Camera: non risulta, sino a ieri sera, che sia pervenuta alla Regione il testo di questa lettera. Non saprei a chi addebitarne il ritardo. Certo, non la conosco.
Sul problema dei libri scolastici per i frequentanti la scuola dell'obbligo, ritorneremo discutendo la legge, ma intanto mi sembra doveroso sottolineare il diligente intervento, per molti versi assai interessante, della Consigliera Soldano, sul futuro prossimo dei distretti scolastici, sugli interrogativi circa la loro strutturazione, alla quale la Regione è interessata, che deve avere peculiare carattere di servizio sociale scolastico e la cui realizzazione va tenuta assolutamente presente in relazione a quella che sarà per essere la legge generale sull'assistenza scolastica, anche in relazione alla dotazione dei libri.
Il problema del Piemonte, regione europea, e la conseguente presa di posizione della Regione, sollevato dal Consigliere Calsolaro e da altri, mi trova consenziente. Abbiamo del resto alle spalle delle realizzazioni che qualificano lo spirito europeo del nostro Consiglio, anche sul piano di iniziativa legislativa. Troveremo modo di sottolinearlo ulteriormente mettendo, (per rubare una frase efficace pronunziata per altra questione del collega Vecchione) le gambe alle idee.
Una parola a coloro che hanno parlato della cultura. Sicuro, il censimento dei beni è fondamentale e sarà fatto, anzi, già si opera in tale direzione. Certo la difesa del patrimonio linguistico regionale, locale della cultura in genere, non del solo teatro collega Calsolaro, che ha per una grande forza di comunicazione, sarà oggetto di attenzione. Molti statuti delle comunità montane hanno richiamato questo proposito. Mi propongo di convocare un gruppo di esperti, di competenti, di cultori e di predispone con loro un piano d'azione. Vorrei che quest'anno la "Festa del Piemont", che è alla sua settima edizione, non sia solo motivo di incontro gioioso folcloristico, ma che rappresentasse la forma solenne e pubblica nella presa di contatto con le popolazioni, il concreto avvio a livello regionale di un programma di azione che investa innanzi tutto la scuola a tutti i livelli, dalle elementari all'Università.
La legge a cui si è riferito il collega Calsolaro sollecitandone l'iter, sarà valido strumento e manifesterà, in termini concreti, la volontà del Consiglio Regionale.
E concludo esprimendo il mio parere, più che dar risposta agli interrogativi proposti da alcuni Consiglieri, su due argomenti che, pur non attenendo, forse, specificamente, al tema relativo della discussione del programma, sono delle realtà socio-politiche che non possono essere ignorate e dalle quali non è possibile estraniarsi.
Perciò non considero insidiose le domande. Che cosa si pensi della crisi che travaglia, tra lo stupore e la sorpresa di molti e l'indignazione generale, il mondo della Magistratura italiana. E' un corpo che vive nella più vasta società e che per ciò stesso non può non risentire, in bene e in male, dei fermenti che agitano, in diverso modo, tutti i settori. Taluni fatti sconcertanti non possono non sconvolgere la gente, soprattutto la gente semplice, quella che crede quasi in assoluto nei valori della giustizia, che hanno come fondamento l'integrità e la sollecitudine del Giudice. Il fango è sempre fango, ma quando lambisce la toga, quella nera o quella d'ermellino, diventa più sporco. Sono pochi i non degni, ma come lo schianto di un albero che cade nella foresta fa più rumore dei cento alberi che restano ritti nonostante il fragore dell'uragano, ed attira la maggiore attenzione, così è per certe cadute di uomini che si vorrebbero sempre ritti ed esemplari.
Ma deve venire meno la fiducia nelle istituzioni? No, ce ne ha ammonito in questo senso il collega Bianchi, meno che mai in quella della Giustizia che viene amministrata in nome del popolo italiano. L'albero caduto nella foresta viene tratto via, la foresta continua la sua vita. E' giusto tuttavia che il Consiglio Regionale si preoccupi della situazione, ne abbia coscienza e la denunzi, come espressione di un pericolo tra i più gravi che deve essere prontamente e radicalmente allontanato, facendosi eco del malessere che colpisce i cittadini, timorosi del crollo di uno dei poteri fondamentali dello Stato; e anche più semplicemente per dire che da una giustizia pronta derivano vantaggi per la comunità, dando motivo di fiducia.
Non ho avuto difficoltà a raccogliere le voci allarmate che si sono qui alzate, soprattutto da lei Consigliere Calsolaro, per farmi eco dello stato di preoccupazione, anche perché già nel discorso pronunziato a Palazzo Madama il 26 aprile 1973, avevo sottolineato le crisi interne ed esterne della Magistratura. Se le riforme, da anni annunziate - ed ancora ieri quella della riforma del codice di procedura penale prevista peraltro come realizzazione tra due anni - si fossero eseguite, molto probabilmente il problema della giustizia non sarebbe così acuto. L'argomento tocca anche da vicino il nostro Piemonte, se il problema del carcere, del Ferrante Aporti delle sedi, del personale, degli strumenti non fossero da anni problemi cronici senza soluzione, i giudici certamente lavorerebbero meglio.
Sul referendum il discorso è per me semplice e chiaro. Il referendum è un istituto perfettamente costituzionale. Noi lo abbiamo recepito nel nostro Statuto e ne abbiamo più volte sottolineata l'importanza sotto il profilo della diretta partecipazione dei cittadini elettori, a sostegno o contro una legge. Nessuno può quindi negare la validità e l'alto rilievo dell'istituto il quale, per non stravolgerne il senso, deve essere ben compreso da chi ne è il titolare: il cittadino. L'esercizio del diritto del referendum presuppone una salda coscienza democratica, un alto senso civico. E' un diritto che dev'essere esercitato con vigile senso di responsabilità, facendosi guidare dalla ragione, non dal sentimento e peggio, dalla passione.
Si è avuto già in Italia un referendum, quello istituzionale; quanti di noi lo ricordano rammentano anche lo stato di profonda trepidanza che ne accompagnò l'evolversi e la conclusione, e rammentano altresì la grande prova civica e civile che quella scelta, in tempi di alta tensione, ha segnato. Uno dei più convinti assertori dell'istituto monarchico, Luigi Einaudi, fu poi eletto Presidente della Repubblica Italiana e servì il nuovo istituto in modo perfetto.
Si deve, a mio avviso, ripetere quella prova, dato che tutti i tentativi per evitare il referendum sono venuti ormai meno. Se ci si pone sulla via del buon senso non si commetteranno errori. Se non si mischieranno le carte, se ciascuno liberamente esprimerà il proprio pensiero e voterà secondo scienza e coscienza, se non si turberanno le coscienze, se non si coarteranno le volontà, non ci saranno né vinti n vincitori. Ci sarà un risultato di cui si prenderà atto. E nessuno andrà in esilio. Nessuno pretenderà certo da un cattolico convinto, che crede nell'indissolubilità del sacramento del matrimonio, voti a favore del divorzio, così come nessun cattolico convinto oserà, al di là dell'opera di persuasione, imporre o pretendere che altri che è per il divorzio, voti contro. Verrebbe meno, se non erro, il concetto stesso della responsabilità tutta personale del libero arbitrio.
Non porrei nemmeno il fatto del divorzio su un piano di civiltà o di inciviltà, è pericoloso, è discriminatorio, è un giudizio che ci si arbitra di dare. Non è giusto affermare che i popoli che non ce l'hanno sono incivili. E' un giudizio privo di fondamento. Illustri uomini di governo non di parte cattolica, israeliti, liberali illuminati, nei decenni passati sono stati contro il divorzio; non passiamo qualificarli perciò di incivili.
Si dice anche che la pena di morte è espressione di inciviltà; si potrebbe da ciò dire che i paesi che ce l'hanno (e quanti sono ad avercela ancora) vanno considerati popoli incivili? Le dichiarazioni generiche non sono sovente razionali, soprattutto non sono giuste.
Affrontiamo dunque il referendum serenamente, pacatamente rispettosamente e ciò consentirà a tutti, cittadini, governo, Regione di continuare in questo difficile momento di crisi e di difficoltà a lavorare affrontando e risolvendo problemi che da tempo attendono soluzioni. Ritengo il divorzio più e prima un problema intimo, di coscienza, che un problema giuridico; una realtà che certamente comporta rischi e pericoli anche gravi per l'istituto della famiglia, soprattutto per i figli. Ebbene, ove occorrerà il legislatore sia sollecito ad intervenire con norme che ovvino gli inconvenienti, assecondando esigenze che trovano indicazioni e fermenti chiari anche in campo cattolico.
Vorrei concludere questa parte del discorso al quale sono stato sollecitato da più di un intervento, augurando che il Piemonte, (a tutto giugno 1973 i divorzi pronunziati nella regione sono stati più di seimila sui 60.000 pronunciati in tutta Italia) sia anche in questa prova degno della sua alta tradizione di civiltà, di rispetto, di tolleranza. I partiti non esasperino la vicenda, non vi hanno interesse, in ciascuno di essi ci sono divorzisti ed antidivorzisti, eppure convivono. Ciò avvenga anche per tutti gli italiani, la cui saggezza non mancherà di dare ancora chiara misura di sé.
C'è nel testo della mia relazione, distribuita come prima bozza, una pagina bianca segnata con il n. 6. La generosa fantasia del collega Sanlorenzo l'ha riempita a modo suo, pirandellianamente, con congetture e supposizioni varie e sarebbe curioso di sapere perché ciò sia accaduto.
Ebbene, gli dò una risposta: è rimasta bianca per poterci segnare tutti i loro apporti signori Consiglieri, per tenerne conto nella fatica che ci attende, nella trasparenza di una collaborazione reale, come l'ha definita il Consigliere Bianchi. Grazie per averla riempita.



PRESIDENTE

Ha così termine la replica.
Comunico al Consiglio che è stato presentato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Bianchi, Vera, Calsolaro, che così suona: "Il Consiglio Regionale, esaminato il programma organico della Giunta preso atto degli approfondimenti e degli apporti compiuti dall'ampio dibattito consiliare; udite le risposte degli Assessori e la replica del Presidente della Giunta, ne rileva la volontà, il vasto impegno e la concreta validità di scelte per corrispondere alle attese regionali ed ai gravi problemi attuali ed approva".
Se il presentatore, a nome dei proponenti, intende illustrarlo, dopo passiamo alle dichiarazioni di voto da parte dei Gruppi, un oratore per ciascun Gruppo, come prevede il regolamento.
La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Brevemente, rinunciando ad una dichiarazione di voto ulteriore per non fare perdere tempo al Consiglio.
A conclusione di una tornata così importante dei nostri lavori, dopo che la Giunta, con grande impegno, ha presentato un vasto programma; dopo che il Consiglio e ciascuno di noi si è impegnato ad approfondirne gli aspetti e a dare il proprio contributo; dopo che la Giunta, ancora, è tornata su ogni argomento ed il Presidente ha in modo vasto, completo pertinente, tentato, riuscendoci, un'efficace sintesi, credo sia opportuno e così si è convenuto tra i Gruppi della maggioranza che appoggia la Giunta (non figura il nome del Consigliere Gandolfi solo per una ragione formale, essendo egli membro della Giunta) - di concludere con un documento sobrio che avesse il significato di un atto finale di convergenza, di avvio, di impegno, di augurio affinché la continuità e l'efficacia del lavoro concreto al quale immediatamente passiamo, non sia turbato da interferenze, da battute di arresto, da messe in mora.
Noi rileviamo soprattutto, al di là della specificità delle indicazioni, delle scelte, delle priorità, lo spirito, la volontà che tutti insieme, ciascuno nell'ambito delle proprie responsabilità, abbiamo saputo esprimere.
E quindi, col voto che noi sollecitiamo a questo ordine del giorno e di viatico al lavoro della Giunta e del Consiglio Regionale, formuliamo ancora l'augurio che in questi 500 giorni vi sia, attraverso la capacità di calare nel concreto le cose enunciate, la conclusione di questa prima legislatura nella quale l'istituto deve essere consolidato, dando risposte alle attese che sono sempre più vivaci, per non dire drammatiche, da parte dell'opinione pubblica e del Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, non saremo certo noi a contestare od a negare l'ampiezza e la profondità di questo dibattito, che è in corso ormai da più sedute e che stamani giungerà alfine a concludersi.
Del programma di lavoro elaborato dalla nuova Giunta di centro sinistra si è detto sicuramente tutto il bene e tutto il male possibile: al punto che adesso - adesso che siamo giunti alla stretta finale, cioè alla votazione sull'ordine del giorno conclusivo, presentato dalla maggioranza potrebbe sembrare persino superfluo voler aggiungere altre considerazioni.
E, difatti, noi niente diremo in aggiunta a quanto, con documentata qualità critica, già ha esposto - per la nostra parte - il collega Curci.
Diremo invece, a mo' di giudizio riassuntivo, che questo programma - al di là di ogni valutazione di merito ampiamente espressa in questa sede non ha molto valore perché, come tutti i programmi, può essere buono o pu essere cattivo a seconda della volontà politica e della capacità politica di realizzarlo. Ora noi abbiamo già dichiarato in altro momento -- senza riceverne alcuna sostanziale smentita - che la "novità" (per così dire) di questo centro sinistra è rappresentata soltanto dalla diversa impostazione di rapporti tra la maggioranza e l'opposizione comunista - che ora dicono di "confrontarsi" - secondo la tesi cara al PCI - ma che, in verità, si confondono e si integrano a vicenda al punto che ormai riesce difficile spesso impossibile, distinguere chiaramente i confini di separazione.
E se questo è vero, com'è vero, ne discende quale logica conseguenza che la volontà politica e la capacità politica della maggioranza di realizzare il programma, sono direttamente condizionate dalla disponibilità dell'opposizione comunista di consentirne o di impedirne la realizzazione.
Questa è la verità: e questo è anche - dopo tante parole spese in ore e in ore di dibattito - il solo fatto politicamente rilevante sul quale valga davvero la pena di soffermarsi.
Lei, signor Presidente della Giunta, si illude di poter superare l'ostacolo con la generica formuletta, più volte ripetuta, dell'ognuno impegnato a svolgere il proprio ruolo; e finge di non vedere quale sia, al contrario, la realtà. Al punto che - osservandola così presa in questa sua serafica (od interessata) illusione - offre anche a noi lo spunto per citare il già tanto ricordato "suo" Massimo d'Azeglio, laddove scrive: "Un piemontese dopo che ha gambe e braccia rotte e due stoccate a traverso il corpo, allora, e non prima, può dire veramente, sì... non mi pare di sentirmi proprio bene". Ecco, avv. Oberto, Lei ci ricorda quel piemontese così distratto o così insensibile ovvero così "attore" che, prima d'ammettere a se stesso di soffrire di un "lieve malessere", deve prendersi due stoccate attraverso il corpo! E noi non diremmo che il piemontese di d'Azeglio sia uno stoico: piuttosto, ci sembra di mancare del dovuto senso di responsabilità, cioè ci sembra essere un incosciente, ben inteso nel significato etimologico della parola.
Fuori di metafora: il centro sinistra - piaccia o non piaccia - non pu essere in Italia - a Roma come a Torino - che una politica aperta all'influenza del Partito comunista. Credere o far finta di credere il contrario è una pericolosa follia. Ed il programma del centro sinistra buono o cattivo che sia, o è fatalmente destinato a restare una "somma" di velleitarie affermazioni oppure, per tradursi in atti concreti, non potrà prescindere dal condizionamento comunista.
Perché se i comunisti non volessero, se i comunisti facessero sul serio una battaglia di opposizione - allora nessuno, nessuno diciamo, dei punti e delle leggi qualificanti del programma potrebbe venir approvato.
Questa è la verità. E questo è anche il risultato della politica stoltamente perseguita dalla D.C., da quando, colleghi democristiani anziché preoccuparvi, come era vostro dovere e vostro impegno di delimitare la maggioranza verso sinistra, nei confronti del partito comunista, facendo corretto uso dei voti cattolici ed antimarxisti che avevate chiesto ed ottenuto dall'elettorato. Voi, al contrario, avete inalberato la bandiera della battaglia di distruzione delle forze di destra, senza riuscire a capire che erano, invece, la sola possibilità di riserva sulla quale potevate contare, che erano la sola alternativa in grado di consentirvi di manovrare e di restare al centro.
Così di cedimento in cedimento, la Democrazia Cristiana si è messa nella condizione d'essere trascinata a sinistra, senza avere più la possibilità di operare autonome scelte, dovendo adeguarsi al centro sinistra come ad una soluzione obbligata, costretta a presentare programmi che affidano la loro credibilità e la loro attuazione al non disinteressato appoggio del Partito comunista.
Ecco perché è potuto accadere ciò che sta accadendo, ed ecco perch nello stato di necessità in cui vi siete ridotti - vi siete dovuti assoggettare, voi democristiani, persino a subire la volgarità e la violenza della propaganda antifascista, rinverdita dai comunisti attorno al 1960.
Ci si perdoni l'inciso, al quale avremmo potuto forse anche rinunciare poiché di questo argomento già aveva incisivamente detto il collega Curci.
E, tuttavia, si consenta anche a noi di chiedere: avv. Oberto, avv.
Bianchi, quale senso ha inserire nella presentazione e nella discussione del programma quel rozzo appello contro l'insorgere e contro il risorgere del fascismo o del neo fascismo, presentati come un pericolo costante per la democrazia? Quale senso? Ma perché l'avv. Oberto, perché l'avv. Bianchi non si chiedono onestamente, da uomini di cultura quali sono, le ragioni per cui la democrazia è in crisi? La democrazia traballa non sotto i colpi del fascismo o del neofascismo, ma solo perché non ha funzionato in Italia, perché non ha risolto i problemi del nostro Paese.
Questa democrazia, questo tipo di democrazia, non ha sciolto i nodi della società politica e della società civile, cioè non ha creato alcuna società vera, seria, moderna. Non è andata incontro alle esigenze delle nuove generazioni. Non ha rispettato le tradizioni ed i sentimenti delle vecchie. Semplicemente è andata avanti a brado.
E allora - avv. Oberto, avv. Bianchi - non sarebbe più serio che tentassimo tutti quanti un'altra strada? Noi siamo nella storia e sappiamo bene che il discorso sul fascismo e sull'antifascismo è cosa ridicola, senza senso politico e senza senso storico.
Ma, questo precisato, perché non dobbiamo avere il coraggio di dire che questa democrazia parlamentare, così come è stata costituita trent'anni fa non funziona? Perché, se negli Stati Uniti esiste un'altra democrazia, se l'Inghilterra è uno stato democratico, se lo è la Francia e se lo è la Danimarca: e se è vero, com'è vero, che tutti questi Paesi hanno forme di democrazia diversa dalla nostra? Saremmo dunque fascisti solo per il fatto che - visto che il nostro sistema non funziona - osiamo dire che occorre costruirne un altro funzionante e moderno? Ma perché non facciamo uno sforzo tutti insieme, per cercare di darci una nuova democrazia? Ecco, su questo terreno trovereste d'accordo tanti e tanti italiani. E non vogliamo fare riferimento a quelli della Destra nazionale: ci riferiamo, invece, a tutta la gente che capisce; che si rende conto che le cose, in questo modo, non possono andare avanti; che attende e che spera.
Ma, lo riconosciamo tristemente e con amarezza, queste nostre sono soltanto illusioni...
Illusioni magari generose, ma che non trovano spazio nella squallida realtà attuale, dominata dal "compromesso storico" che per ora, non può che costringerci ad una opposizione intransigente e quindi, ad una lotta senza quartiere contro questo programma e contro la maggioranza che lo ha espresso.
Abbiamo detto, per ora. E non lo abbiamo detto a caso. Siamo convinti infatti, che questa non sia una realtà immutabile e che, quanto prima prima certamente che questo stesso programma possa venire attuato - i termini della situazione politica regionale e nazionale saranno radicalmente mutati. Già oggi siamo in una posizione diversa da quella sostenuta il 23 dicembre scorso, allorquando venne eletta la nuova giunta.
Da quel giorno infatti, qualcosa è accaduto, qualcosa che ha ben altra importanza del "compromesso storico", qualcosa che non potrà non modificare il quadro politico, creando problemi nuovi ed instaurando nuovi rapporti.
Ci riferiamo, è chiaro, alla accertata impossibilità di rinviare il referendum sulla legge Fortuna-Baslini. Oh, sappiamo bene con quanto accanimento le sinistre di tutte le tinte abbiano tentato di sfuggire a questa prova, che minaccia davvero di far saltare tanti compromissori equilibri.
Ma è stato tutto inutile, e noi adesso, vogliamo soltanto ricordare che il referendum è stato chiesto da un milione e mezzo di cittadini elettori italiani, cioè da un numero triplo nei confronti di quello costituzionalmente necessario, per cui ci viene spontaneo domandare: rispettare la volontà di un milione e mezzo di elettori e fascismo? Calpestarla è democrazia? Nell'attesa che qualcuno voglia rispondere a queste domande, noi vogliamo anche dire di non credere affatto che dalla effettuazione del referendum possa derivare una specie di guerra di religione, anche in formato ridotto. Ci meravigliamo, anzi, che dicano di temerlo coloro uomini e partiti, che con feroce accanimento stanno tenendo alti gli steccati della guerra civile, ovunque nel mondo abbattuti già da gran tempo.
Crediamo, invece, in termini politici che il referendum obbligherà ogni partito ad assumersi le proprie responsabilità a cominciare dal Partito comunista e dalla Democrazia Cristiana imponendo all'uno un discorso laico ed anticlericale, poco accetto alle masse proletarie che, in alcune parti d'Italia , hanno sin qui votato comunista; ed imponendo all'altra - cioè alla D.C. - un discorso di differenziazione diretta, se non di rottura verso sinistra.
Ma, per le sue interne contraddizioni, per i suoi dissidi intestini per la pressione continua delle correnti di sinistra, la D.C. potrà uscire dallo "stato di necessità" di cui si è resa prigioniera, solo prendendo altre direzioni, solo rivolgendosi ad altre forze. Così soltanto: perch all'opposto, sarebbe fatalmente travolta e spazzata via.
Ciò spiega perché in questa singolare e drammatica situazione, la Destra nazionale rappresenta veramente la grande alternativa popolare: non in misura di partito, ma come coscienza degli italiani che non vogliono diventare comunisti. E bon grè mal gré, prima o poi, anche voi colleghi democristiani, sarete tutti costretti a prenderne atto perché questa è la sola possibilità di uscire dalla attuale situazione angosciosa e di cominciare a lavorare seriamente.
Signor Presidente nella presentazione, lei ha parlato di un crocevia al quale la Giunta attende tutti coloro che vogliono concorrere alla realizzazione del suo programma. Ebbene, a conclusione, noi abbiamo non la spregiudicatezza, ma il realismo di dirle che alla luce degli ultimi avvenimenti, questo programma poco o niente ci interessa, e che altri - e ben diversamente importanti - sono ormai i crocevia anzi i passaggi obbligati, che aspettano le forze politiche in campo, ed ai quali non si sottrarrà la Destra nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cardinali a nome del suo Gruppo ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, alla conclusione di questo dibattito, udite soprattutto le risposte degli Assessori, almeno per quanto mi concerne è stato fugato il timore, che avevo avuto al momento della presentazione del documento programmatico, che ci potesse essere la possibilità che la Regione scivolasse verso una sorta di super Ente locale ruolo che a mio modo di vedere non compete all'istituto regionale. Ciò che invece è emerso dal dibattito, soprattutto per le puntualizzazioni che sono state fatte, ha messo in risalto che la tendenza è un'altra e soprattutto che è con la valorizzazione degli strumenti promozionali che la Giunta si accinge a proporre con il contributo delle forze politiche, che potremo effettivamente assolvere ai nostri compiti istituzionali, sia attraverso una più larga distribuzione delle deleghe, sia con la massima attenzione verso il momento legislativo, che è quello fondamentale.
Penso quindi che la temuta prospettiva si sia notevolmente allontanata e credo che dovrebbe essere preoccupazione di tutti tenercene il più lontani possibile. Churchill disse, a proposito della battaglia di Anzio che era convinto di aver buttato sulle spiagge un gatto selvatico e in realtà si trattava soltanto di una balena arenata. Credo che la Giunta, con il suo programma, abbia gettato sulle spiagge né un gatto selvatico, né una balena, ha gettato un destriero che potrebbe galoppare, che potrebbe andare avanti al trotto e anche al piccolo passo. Noi ci auguriamo che l'andatura sia la più spedita perché quando il cavallo corre è più facile seguire tutti ed è anche più facile che chi ha il ruolo di andare avanti possa avere dietro un seguito e non essere anticipato da altre forze.
Con l'augurio che il destriero abbia il passo più efficace possibile il mio Gruppo vota l'ordine del giorno di approvazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone a nome del suo Gruppo ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, questo lungo dibattito sul programma della Giunta, che certo ha portato a tutti noi utili contributi si conclude con la votazione di un ordine del giorno a mio avviso abbastanza imprevisto. Ritenevo che la discussione potesse concludersi con una semplice presa d'atto, anche perché il programma della Giunta è un atto della maggioranza; se ora i gruppi di maggioranza hanno ritenuto di presentare un ordine del giorno di approvazione, questo può essere interpretato principalmente come una verifica sulla compattezza e sull'unanimità della maggioranza medesima; forse anche in riferimento ad alcune agitazioni dei giorni scorsi, per le quali il Presidente ha dato una risposta che, se l'ho capita bene (e ho i miei dubbi in proposito) è comunque una risposta interlocutoria. Per la verità a me era sembrato in un primo tempo che la Giunta non fosse favorevole all'istituzione dell'albo degli imprenditori agricoli, con pareri però di diversa tendenza al suo interno; ora viceversa la Giunta sarebbe favorevole all'istituzione dell'albo degli imprenditori agricoli, a condizione che i gruppi che ne fanno parte siano favorevoli anch'essi e quindi, ribaltando la situazione mi pare che il prodotto risulti più o meno quello di prima.
D'altra parte la replica del Presidente Oberto ribadisce alcuni aspetti che erano già presenti nella relazione; in primo luogo l'incompiutezza del disegno istituzionale della nostra Regione, soprattutto per quanto riguarda le strutture decentrate; in secondo luogo la permanenza di pagine bianche oltre quella che è stata qui citata, e che (io spero non intenzionalmente) cadeva proprio in mezzo al discorso sui rapporti fra la Giunta ed il Partito comunista (spero che non fosse una collocazione maliziosa). Vi sono comunque molti aspetti, per quanto riguarda il programma degli interventi sostanziali, che restano, come ha detto il Presidente Oberto, aperti. Il che vuol dire, in senso positivo, non compromessi; e, in senso meno positivo, non risolti.
Prendiamo atto ad ogni modo dell'impegno operativo che il Presidente Oberto ha qui annunciato e riconoscendo e rispettando la fatica quotidiana che il Presidente Oberto svolge nell' ambito della Giunta, non possiamo certo non augurare che questo impegno operativo abbia esiti positivi.
Come probabilmente era inevitabile, il dibattito di oggi ha investito alcuni aspetti di carattere politico generale che travalicano l'ambito della nostra Regione e che fanno riferimento al malessere istituzionale che oggi pervade il paese. Non mi soffermerò sull'accenno che qui è stato fatto alla situazione della magistratura; credo che della magistratura non si debba parlare male, anche perché ci pensano già sufficientemente i giudici e i procuratori. Quello che forse possiamo limitarci ad osservare è che per adesso, fortunatamente a quanto sembra, Torino non è ancora Roma.
Quanto all'altro grosso problema istituzionale che è stato toccato cioè l'imminenza del referendum, mi pare si debba osservare un fatto paradossale: oggi ci si straccia le vesti perché il referendum eserciterà un taglio diagonale nella coscienza del paese e non avrà rispetto per gli schieramenti delle forze politiche, cioè il referendum eserciterà proprio quella funzione per cui è stato istituito.
Credo che il referendum sia un istituto piuttosto arcaico di democrazia diretta, che fra l'altro i nostri costituenti, (tutti o troppo anziani o troppo giovani, come si fece allora rilevare) hanno importato da democrazie diverse dalle nostre, e che quindi il suo esercizio sarà sempre traumatico per la democrazia italiana. Certo, una volta che si è voluta la legge di attuazione - e non fu il Partito liberale fra i più accesi a volerla - il cadere nell'angoscia perché quando il referendum si esercita svolge quella funzione che è propria della sua sostanza, pare davvero paradossale.
L'altro punto di politica istituzionale di cui dovremo occuparci e che forse non è stato sufficientemente qui sottolineato, sono le Regioni. In fin dei conti la grande fase di attuazione costituzionale alla fine degli anni '60 ha voluto dare al nostro sistema democratico questi due strumenti di democrazia partecipativa: il referendum come democrazia diretta e le Regioni come democrazia decentrata.
Parlavo giorni fa con un autorevole parlamentare di un partito che fu accesamente regionalista a suo tempo, il quale diceva che dopo le elezioni del '75 (la cautela non è mai troppa in questi casi) si dovrà "aprire il fuoco" contro queste Regioni che non corrispondono alle aspettative del Paese.
Non c'è dubbio che oggi vi sia, nella situazione istituzionale, un malessere profondo. Direi, per quanto riguarda l'intervento del collega Carazzoni, che non è vero che il pericolo fascista non c'è: il pericolo fascista c'è, soltanto non è l'unico pericolo nell'ambito della politica istituzionale. E in fin dei conti, se si va a vedere, si riscontra che sul malessere delle istituzioni della prima Repubblica tutti sono d'accordo dove invece non si è d'accordo perché c'è molta reticenza, è sulle istituzioni della Seconda. Questo ci preoccupa più di tutto, perché anche certi modelli di rafforzamento dell'esecutivo, che ogni tanto circolano nell'ambito del dibattito politico, se non sono chiariti con maggiore precisione possono celare una confusa intenzione di rafforzamento e di conservazione del potere per la via autoritaria.
Ed è per questo che noi riteniamo che il cammino della democrazia in Italia, con tutte le disfunzioni che sono lamentabili, che sono evidenti per tutti, è tuttavia un cammino attraverso le istituzioni, è una lunga marcia attraverso le istituzioni, una lunga marcia in cui il Partito che ho l'onore di rappresentare svolge un ruolo molto minoritario. Se mi è consentita una autocitazione (che però èe soltanto la risposta ad una sua osservazione di poco fa, signor Presidente), certo il termine di "riformismo neoliberale" è ermetico, ma un punto di riferimento valido per fare una democrazia più moderna è comunque quello di andare verso quei modelli delle democrazie anglosassoni e scandinave, in cui un'azione riformatrice impostata secondo i principi della democrazia liberale trova ad un certo momento del suo sviluppo la possibilità di consensi e di punti di convergenza con l'azione riformatrice che, su tutt'altro schema, è tipica della democrazia socialista. Questo è un discorso che certo richiederà tempi lunghi e che senza dubbio richiede, a mio avviso, una trasformazione di quelli che sono oggi i liberali e i socialisti nella specifica situazione italiana, ma è un discorso che non credo si limiti ad un riferimento teorico, che anzi avrebbe una validità proprio per preparare quel superamento della debolezza istituzionale del Paese che oggi noi riscontriamo.
In questo cammino di rinnovamento istituzionale le Regioni sono una tappa obbligata circa la quale forse la preoccupazione che oggi deve essere preminente è che la fase istituzionale non si perpetui ancora. Ci sono problemi concreti che, se non sono affrontati con energia, con efficacia operativa, pongono ormai, per le Regioni e quindi anche per la Regione Piemonte, problemi di "credibilità", come si suol dire. E la emergenza economica dei prossimi tempi porrà delle verifiche stringenti a questi problemi di credibilità.
Tutto il resto (si potrebbe dire) è letteratura, anche se il Presidente Oberto ha un'apprezzabile tendenza ad infiorare letterariamente le sue considerazioni. Ma, non vorrei che l'immagine della valigia riempita all'ultimo momento, che ho sentita ripresa un paio di volte, sia stata interpretata dal Presidente Oberto come un'immagine irriverente; non voleva certamente essere malevola. Speriamo che il suo bagaglio sia, anche se raccolto un po' in fretta, sufficiente a fronteggiare le calamità politiche dei prossimi tempi.
Quanto all'ordine del giorno, come dicevo all'inizio, esso di fatto è un'iniziativa che si svolge all'interno della maggioranza, che la coinvolge, e la verifica, e pertanto il nostro voto non potrà che essere contrario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nesi a nome del suo Gruppo, ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, ho accolto l'invito a parlare, e non a titolo personale ma a nome del Gruppo socialista, non per una sorta di "centralismo democratico" che si sarebbe inaugurato nel mio Partito, come un collega ha maliziosamente affermato, ma per profonda convinzione.
Il Gruppo socialista voterà a favore del documento presentato dal Presidente della Giunta, dopo aver ascoltato le risposte dei singoli Assessori e del Presidente stesso.
Le risposte dei singoli Assessori costituiscono un fatto nuovo in questo Consiglio (io stesso, ascoltandole, ho imparato molte cose) esperimento da incoraggiare, da proseguire per migliorare la collaborazione tra Consiglio e Giunta: ciò, a nostro parere, non comporta una sorta di assemblearismo sul quale noi stessi non saremmo d'accordo, ma contribuisce a definire i compiti del Consiglio, supremo organo della Regione e della Giunta, che attua - e ne porta la responsabilità - la politica generale decisa dal Consiglio; su questa base si fonda la dialettica tra maggioranza e minoranza.
Nel corso del dibattito sono stati sollevati alcuni problemi non specificatamente regionali, ma anzi di carattere generale, ai quali il gruppo socialista (anche attraverso le parole del collega Calsolaro) ha dato una sua risposta, ma che richiedono un approfondimento.
Anche noi, per molti aspetti, siamo preoccupati di quello che è stato molto giustamente definito il malessere istituzionale; siamo per preoccupati anche per lo stato d'animo che serpeggia nel Paese: sfiducia nelle istituzioni, lassismo, disinteresse per le cose che avvengono al di fuori della categoria alla quale si appartiene. E' una situazione della quale si sono date carico anche le grandi centrali sindacali, dimostrando così di essere degne interpreti e protagoniste della vita del Paese.
Io credo sia compito di tutti gli uomini politici, a tutti i livelli occuparsi soprattutto di questo stato d'animo: un Paese nel quale trionfi il lassismo, dove non esista tensione politica ed ideale, è un paese che consente soluzioni personali o di gruppo, ma non le soluzioni generali che sono le uniche nelle quali noi possiamo riconoscerci.
Io penso che sotto questo aspetto l'istituto regionale abbia un compito precipuo da esercitare, che è quello di allargare la partecipazione popolare, fare in modo che la gente si riconosca in questo sistema e sia pronta a difenderlo: c'è in Inghilterra una situazione certamente difficile come la nostra, e per certi aspetti ancora più difficile, ma noi siamo certi che il popolo inglese si riconosce e si riconoscerà sempre nella sua democrazia, qualunque cosa succeda.
Anche in Italia a questo dobbiamo tendere: a far sì che il maggior numero di persone si senta partecipe, coinvolto, corresponsabile nelle decisioni che vengono prese. In questo senso ha veramente poco rilievo l'osservazione che viene da alcune parti sul fatto che questa giunta, così come il governo nazionale, si regga in realtà attraverso la "opposizione diversa" del Partito comunista e in conseguenza del fatto che le grandi centrali sindacali hanno ufficialmente dichiarato che non intendono combattere il centro sinistra; non sono cose queste che possano essere tenute nascoste nel segreto delle cancellerie, come si faceva un tempo sono cose note a tutti, dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio. E d'altra parte io credo sia giusto ed opportuno che sia così perché in un momento così difficile nella vita del Paese, abbiamo il dovere di corresponsabilizzare tutto il Paese che lavora, quello che viene chiamato il paese reale. O ci salveremo tutti insieme o periremo tutti insieme.
Questa è la logica dei fatti, la forza delle cose, come diceva un tempo e come ripete ancora oggi il Presidente del nostro Partito, Pietro Nenni.



CARAZZONI Nino

Questo è un discorso brutalmente chiaro, i D.C. dovrebbero impararlo.



NESI Nerio

Su questo punto non ho altro da aggiungere. Il collega Zanone ha fatto come di consueto un discorso molto interessante, che ci ricorda l'atteggiamento di quei liberali dei Comitati di Liberazione Nazionale che fecero con noi la Resistenza. Al collega Zanone voglio quindi ricordare che il referendum potrà interrompere il processo al quale ho accennato: noi non abbiamo paura del referendum. Esso fa parte della nostra Costituzione l'hanno voluto i nostri padri che hanno fatto la Costituzione, anche se ha ragione Zanone quando dice che forse di questi padri costituenti alcuni erano troppo vecchi ed altri troppo giovani; ma resta il fatto che il referendum è un istituto democratico e noi lo difenderemo fino in fondo.
Ciò che nego è l'opportunità di fare il referendum in questo momento su un oggetto specifico qual'è il divorzio; noi temiamo il fatto che la classe operaia e i ceti intermedi vengano coinvolti - in un momento di estrema difficoltà economica com'è quello attuale - in questioni che riguardano una piccolissima parte del paese.
Il Presidente della Regione molto lealmente ha dato oggi due cifre: che cosa ha rappresentato il divorzio in questi anni per i 5 milioni di piemontesi: 6.000 cause e quindi 12.000 persone; così come in tutta Italia 60.000 sono state le cause in questi anni che hanno coinvolto quindi 120.000 persone su 55 milioni Io chiedo con serenità ai Colleghi della D.C., agli amici che più di altri forse sentono questo problema come un problema che li tocca direttamente: si sono essi sentiti veramente colpiti dal divorzio? Le loro famiglie si sono sentite meno unite in questi anni perché esisteva la legge sul divorzio? Io credo che nella loro onestà essi devono rispondere di no.
E d'altra parte noi rispettiamo - come è stato sempre nella tradizione di ottanta anni di vita del nostro Partito - il pensiero di tutti.
Si vada quindi al referendum, ma prendiamo l'impegno solenne, in questo civile Piemonte, che esso sia una manifestazione di civile competizione e non una rissa; ma ho delle preoccupazioni in questo senso. Ho partecipato l'altra sera, insieme al collega Sanlorenzo e ad un esponente della D.C. di Torino, ad un dibattito in una cittadina del Piemonte, Gattinara; quando si è arrivati alla discussione sul referendum abbiamo visto come l'assemblea si scaldasse, abbiamo capito come sarà difficile mantenere un clima sereno abbiamo constatato come i fascisti tentino di inserirsi in una situazione che dà loro obiettivamente spazio.
Ecco il problema di fondo: avrà la D.C. la capacità di sfuggire al tentativo fascista di comprometterla? Come si presenteranno gli esponenti della D.C. sulle piazze: insieme ai fascisti? L'appello che, a nome del PSI, io rivolgo a tutti è che facciamo tutto il possibile e l'impossibile perché questo non avvenga.
Ritengo un fatto già importante la notizia che i ministri democristiani non parteciperanno alla campagna per il referendum: mi auguro che questo avvenga anche per gli Assessori di questa Regione: è una preghiera che mi permetto di rivolgere loro proprio per l'educazione cattolica che ho ricevuto.
Signor Presidente, debbo dire che sono rimasto veramente allibito quando ho sentito i Consiglieri del MSI affermare che non vedono pericoli fascisti in questo momento e che questi pericoli li staremmo inventando noi.



BESATE Piero

Sono loro stessi, come fanno a vedersi?



CURCI Domenico

Ci sono gli specchi! !



NESI Nerio

Tutti i giornali (non soltanto l'Avanti, non soltanto l'Unità) danno notizie in questo senso, tutti i giorni; se ne sta occupando la magistratura, si arrestano ufficiali dell'esercito, è gravemente indiziato un generale, è gravemente indiziato il comandante dell'ufficio psicologico del Distretto Militare di Verona che dipendeva dal famoso comando della III Armata disciolta (e adesso cominciamo a capire perché) circa un anno fa.
Tutti i giornali parlano della "rosa dei venti", della "trama nera". Non sappiamo ancora esattamente che cosa si stava preparando nel Paese e in questa situazione non è possibile - lo dico serenamente - non è possibile venirci a dire in buona fede: "vi inventate un pericolo fascista".
Io debbo ringraziare profondamente il Presidente del Consiglio Regionale ed il Presidente della Giunta, nella mia qualità di membro della Presidenza del Centro Internazionalista di Torino, per avere accettato il nostro invito ad accogliere, alla Regione, Carlos Altamirano, Segretario Generale del Partito Socialista Cileno.
Considero questa una prova di quali siano i sentimenti e la linea politica di questo Consiglio Regionale e della Giunta che esso ha espresso questo fatto qualifica la giunta a mio parere più di molte altre questioni nelle quali ci può essere divergenza di vedute.
Al di là degli albi professionali in agricoltura sui quali c'è dissenso, ritengo preminente che la Regione Piemonte riceva ufficialmente nella sua sede il capo della resistenza cilena. Questa scelta della Regione supera tutti i problemi, anche di carattere personale, ed è questo soprattutto che mi ha indotto ad accettare di parlare a nome del PSI.
Signor Presidente Signori Consiglieri io credo che abbiamo bisogno soprattutto di fare. Mi pare di aver colto dalle sue parole, al di là della sua oratoria, che conosco bene perché mi ricorda il Canavese, un autentico desiderio di creare, anche forzando le leggi centrali. E' stato, ad esempio, un fatto importante che il Governo abbia dato la sua approvazione alla creazione delle Società Finanziarie Regionali e mi è grato cogliere questa occasione per ringraziare l'Assessore Paganelli per quello che ha avuto la bontà di dire sul mio intervento a questo proposito ed auguro a lui che è certamente - oltre che uno dei più giovani - uno dei migliori assessori di questo governo regionale, un brillante avvenire.
E' vero, alcune parti del mio discorso sulle Società Finanziarie Regionali appartengono allo "jure condendo", me ne sono reso bene conto e l'ho anche scritto; ma c'è tutta una serie di cose in questo settore che si possono fare interpretando le leggi, e questo è il nostro compito.
Non abbiate paura di andare avanti in questo senso; dobbiamo essere promotori di cose nuove. Così - è vero - sono esatte alcune preoccupazioni sulla necessità che la Società Finanziaria Regionale, così come tutti gli altri enti regionali, sia controllata politicamente; direi anzi che questa è la preoccupazione maggiore che ho io stesso: che questi organismi che andremo a creare non divengano, come è successo a livello nazionale per i grandi enti parastatali, centri di potere autonomo. Ma a questo non si sfugge non facendo gli enti regionali: a questo si pone rimedio se la classe politica ha la forza, la capacità intellettuale e la volontà morale di essere essa stessa capace di dirigere e di governare com'è non solo suo diritto, ma suo preciso dovere.
Signor Presidente Signori Consiglieri nel riaffermare il voto del Gruppo socialista non ho altro da aggiungere che una modesta citazione, se volete, un ricordo di scuola che mi pare opportuno in questo momento: è l'esortazione che Nelson, prima della battaglia di Trafalgar fece ai suoi compagni: "Non vi chiedo di essere degli eroi, ma chiedo semplicemente a tutti, e innanzitutto a me stesso, che ciascuno di noi faccia il suo dovere".



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

La nostra posizione politica nei confronti del Governo nazionale e di questa maggioranza - l'abbiamo già detto e lo ripetiamo - nasce dalla valutazione che noi facciamo della situazione economica, sociale e politica del Paese. Sappiamo che in situazioni gravi a pagare è soprattutto la classe operaia. Ed è partendo da questa situazione, che esige uno sforzo comune delle forze democratiche responsabili, che noi abbiamo espresso da qualche mese una posizione politica che ci colloca in una posizione diversa, come è già stato più volte detto.
Se è vero, come afferma il collega Nesi, che il Governo nazionale è in piedi per il nostro appoggio - un appoggio espresso sulle cose, sui contenuti, sulle iniziative -, ciò dimostra soltanto, ancora una volta, che cosa è il Partito comunista nel nostro Paese: una forza responsabile, che sa cogliere in ogni momento della sua attività quello che è essenziale quello che è indispensabile per il bene del Paese, soprattutto, per il bene della classe operaia, dei contadini, dei ceti medi, in particolare delle classi più povere. E' questo l'elemento di fondo che fa del nostro Partito e che dà alle altre forze politiche, quando ce lo richiedono - mi rifaccio alla dichiarazione dell'altra sera di Bianchi - la garanzia del modo nostro di affrontare i problemi e di operare.
Se c'è da aggiungere qualcosa oggi è questa domanda; fino a quando si può chiedere al Partito comunista questo alto senso di responsabilità? Noi non possiamo nasconderci che nel Governo ci sono troppe pause e carenze che la situazione incombe gravemente, dal punto di vista economico, e che scelte importanti devono essere compiute (mi riferisco al recente ordine del giorno del Consiglio a proposito della esigenza per il Governo di precisare i suoi piani: per quanto riguarda i problemi della energia, ad esempio, per quanto riguarda i suoi impegni nel campo sociale). Noi non possiamo concedere altro spazio ed altro tempo per la definizione di alcune questioni importantissime. Mi riferisco al problema delle pensioni, che attiene alle condizioni di vita di coloro che più d'ogni altro, credo hanno diritto di essere non assistiti ma aiutati a vivere degnamente nell'ultima fase della loro vita. Sono passati troppi mesi, troppi contrasti sono sorti nel Governo attorno a questa che non è che una questione.
Quindi, mentre ci facciamo carico, e riaffermiamo, che la nostra opposizione ha assunto caratteristiche diverse in rapporto alla situazione economica ed in rapporto alla situazione politica, perché forte è ancora il pericolo di destra nel nostro Paese (per quanto siano valide le posizioni di coloro, e noi tra questi, che affermano che altrettanto, più forte è l'unità antifascista del Paese, la capacità di respingere tentativi avventuristici, fatti di tutti i giorni che qui sono stati citati, le connivenze che emergono nei corpi separati dallo Stato, il modo d'essere stesso dello Stato dimostra qual è il pericolo vero del nostro Paese), con altrettanta chiarezza noi diciamo che è necessario che a questa responsabilità si diano risposte precise, positive. Non si devono fare giochetti di parole. E' facile infiorare e rendere anche accettabili i propri discorsi con frasi cortesi, ma che non lasciano molto spazio alle cose concrete.
Avvocato Oberto, la sua risposta di oggi è certamente meno positiva della sua introduzione. Lei è certamente molto abile nell'esporre le cose ma ha annacquato molto, e quindi le differenze, almeno in questo Consiglio sono ancora molte, tra il nostro Gruppo, il Gruppo comunista, e l'attuale maggioranza.
Noi abbiamo affrontato il discorso nei termini noti, che non starò qui a ripetere, e lei ha detto che noi saremmo stati anche sorpresi per il fatto che nel corso dei nostri incontri con le comunità regionali avremmo trovato anche delle opposizioni all'attuale maggioranza da maggioranze dello stesso colore politico, giudicando ciò un fatto positivo. Positivo è certamente, ma lo è soprattutto nella misura in cui si risponde con atti positivi. E noi crediamo che in rapporto a talune esigenze fondamentali espresse da questo confronto, espresse da stesse maggioranze democristiane o di centro-sinistra del Piemonte, non sia stata data una risposta precisa.
Vogliamo augurarci che sia soltanto la impossibilità di un dibattito oltre che ampio, atto a consentire di entrare nel merito delle varie questioni, ad impedire un ulteriore approfondimento, che noi auspichiamo e che sollecitiamo; che solo questo abbia fatto sì che per quanto riguarda il problema dei rapporti tra gli Enti locali, ad esempio, e il Consiglio Regionale, richiesto da tutti i Comuni e maggiormente sottolineato dai Comuni non a gestione comunista, comunque di sinistra, non è venuta una risposta convincente.
Siete rimasti nel generico per quanto riguarda il problema delle deleghe, siete rimasti nel generico per quanto riguarda il problema dei comprensori, siete rimasti nel generico per quanto riguarda il rapporto effettivo a livello di esecutivi, per quanto riguarda i problemi delle ripartizioni, ad esempio, dei contributi che toccano ai Comuni. E queste sono le cose che chiedevamo. Una risposta niente affatto convincente comunque limitata, rispetto all'ampiezza della nostra proposta, è venuta per esempio, per quanto riguarda le questioni dell'urbanistica: la risposta all'intervento svolto da Rivalta a nome del nostro Gruppo (che do atto all'Assessore di aver apprezzato) non ha assolutamente non dico recepito ma considerato nella loro complessità, validità ed ampiezza le tesi sostenute.
Vogliamo comunque cogliere nell'atteggiamento di alcuni Assessori la volontà di approfondire ancora il discorso. E sono d'accordo con Nesi che ha giudicato positivo il fatto che gli Assessori abbiano risposto per la prima volta singolarmente, il che è utile sotto vari aspetti, anche per una migliore conoscenza. Noi abbiamo apprezzato alcuni interventi, che hanno senz'altro il nostro consenso: in particolare, nel settore della Istruzione devo dar atto all'assessore Borando di aver espresso nei contenuti e nella forma anche con cui si è rivolto al Consiglio un modo diverso, che ce lo fa apprezzare, anche se non escludo che anche con lui vi possano essere motivi di scontro in avvenire.
Lo stesso Assessore Gandolfi ci ha dimostrato, a proposito della politica dei trasporti, soprattutto nella prima parte della sua trattazione, che si va in una direzione che noi riteniamo interessante. Ci preoccupa - gliel'ho anche detto - la seconda parte, ove si parla della metropolitana, dell'unificazione delle aziende; ma vogliamo cogliere anche qui, nella posizione dell'Assessore, l'impegno ad approfondire il discorso con noi, con le altre forze politiche, affinché da questo confronto, che molte volte potrà tradursi in scontro - sempre civile, però, condotto all'insegna degli argomenti di cui ognuno è in possesso - si possa giungere a trovare una via. E' evidente che ad un certo momento c'è una distinzione fra maggioranza e minoranza, ma questa deve essere dichiarata apertamente e dopo. Non abbiamo difficoltà a riconoscere anche nella risposta di altri Assessori elementi di interesse.
Non possiamo essere soddisfatti della risposta dell'Assessore ai Lavori pubblici Petrini, il quale pare a noi non aver recepito l'essenziale del nostro discorso (non si è nemmeno dato la pena di ampliare quanto aveva già scritto o quanto qualcun altro aveva scritto per lui nella introduzione nel capitolo intitolato impropriamente, per un errore che pregherei di correggere, "programmazione").



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

E' un errore nella prima bozza.



BERTI Antonio

L'Assessore Petrini, per respingere le nostre tesi, si serve di argomentazioni alquanto risibili. Perché, se è vero che l'opposizione democristiana in Toscana ha potuto tacciare la maggioranza di aver favorito certe Amministrazioni a danno di altre, se questa stessa opposizione democristiana dice che il dibattito è durato un anno, che è stato interessante (il che fa presupporre che la conclusione sia stata pure il frutto di tale ampio dibattito), è segno che è pur stata data l'opportunità a quella opposizione di venire in Consiglio, di partecipare alla discussione, e, non trovandosi d'accordo, di votare contro. A noi questa facoltà voi non la date. E non ci si può accontentare del fatto che ci sono dei criteri che sarebbero espressi perché poi la Giunta esegua. Ma in base a priorità stabilite da chi? Perché di priorità si tratta. Mi spiace ripetere per l'ennesima volta il vecchio ritornello, ormai stantio: noi non vogliamo sostituirci alla Giunta, non chiediamo che tutti i piccoli provvedimenti debbano essere portati in Commissione; vogliamo invece discutere, come avviene nelle altre Regioni, i criteri di applicazione delle leggi e approvare gli elenchi definitivi in Consiglio o in Commissione. Non mi pare che questo sia chiedere troppo.
Ecco perché credo di poter affermare che sul piano di un rapporto nuovo fra maggioranza ed opposizione, sul piano di una gestione nuova dell'Amministrazione regionale ci sono ancora molti steccati.
Abbiamo poi rilevato certe esitazioni. Per esempio, in rapporto al Centro di calcolo. Il Centro di calcolo, avv. Oberto, non è soltanto una questione tecnica: ci sono delle questioni tecniche, ma la Regione deve dire se vuole o no costruire un grosso Centro di calcolo. Perché solo questo impegno chiaro, preciso, può fermare i vari organismi che vanno sorgendo e che vanno offrendo i loro servizi agli ospedali, alle Amministrazioni comunali: la Findata, per esempio. Non si può lasciare ad essi molto spazio, bisogna dire chiaramente che la Regione si propone di istituire un Centro di calcolo, con l'Università o con chi altri. E' questo che vogliamo sentir dire. Poi per l'immediato possiamo anche affrontare le questioni che sorgono con una convenzione con l'Università ecc. ecc.; ma anche i nuovi istituti di calcolo che sorgono non possono che collocarsi e per un certo verso devono venire scoraggiate, quando volessero sostituirsi a quello che è il fine ultimo cui la Regione tende con un centro proprio o in convenzione con l'Università. Al limite, non dovranno essere utilizzati neppure i locali attuali dell'Università: è una cosa nuova, ed è questo l'impegno che occorre dichiarare molto chiaramente.
Non avrei altro da aggiungere, signor Presidente. Potrei riaprire qui una polemica. Ma ho già detto che questo dibattito ci ha consentito anche di conoscere gli uomini con i quali abbiamo a che fare, nei loro pregi e nei loro difetti. Se mi collocassi su un certo piano, potrei dire che ogni botte dà il vino che può, o che ha: mi limito ad affermare che le risposte degli Assessori confermano che se esistono elementi di interesse nei componenti della Giunta, esistono ancora, e ci preoccupano, elementi di debolezza. Quando all'argomentare, ancorché in modo crudo, ma sempre in termini politici, si preferisce il rispondere con tono volutamente offensivo, rinunciando a contrapporsi sul piano degli argomenti per dimostrare la propria superiorità, si dimostra di essere dei mediocri, non in possesso di argomenti, o si è decisamente per la scelta dello scontro frontale con i comunisti. E questo non mi pare essere in accordo con l'insieme delle affermazioni che da varie parti del Consiglio sono venute con la stessa introduzione del Presidente, con quanto anche recentemente ultimamente, ha detto il compagno Nesi.
Noi vogliamo ancora collocarci sul piano dell'azione costruttiva. Non accettiamo provocazioni, ci offriamo nei modi e nei termini che abbiamo espresso con i nostri interventi, con i nostri documenti, da tutti riconosciuti importanti, sempre approfondibili, di operare affinché la Regione riesca ad affermarsi in Piemonte, perché riesca ad affermarsi la validità dell'istituto regionale, dando così risposta ad una grossa domanda che riguarda proprio le istituzioni.
Per quanto riguarda il documento conclusivo, sono d'accordo con Zanone che non era nemmeno previsto. Quando avevo domandato in riunione di Capigruppo come si sarebbe concluso il dibattito mi era stato detto che si sarebbe concluso con la replica del presidente Oberto. Ci troviamo, invece di fronte ad un ordine del giorno che, per la verità, non ci riguarda.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare, a nome del suo Gruppo, il Consigliere Bianchi.
Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Chiedo scusa a lei, signor Presidente, ed ai Colleghi se devo smentirmi a breve distanza di tempo. Ritenevo, parlando per primo, che la conclusione del dibattito, già ampio, portasse ad attenersi allo spirito ed alla concretezza emersi anche dalla replica del Presidente. E' stato introdotto invece, un taglio diverso, nuovo, di tipo parlamentare, sollevando elevando, se si vuole, la discussione alla considerazione di temi politici di grande importanza, decisiva sicuramente per il nostro Paese, che non sfuggono alle nostre responsabilità ma le trascendono in buona misura.
Quando una istituzione, una democrazia, io ritengo, cede alle forze totalitarie, cede al fascismo - scegliete i termini che preferite - quasi mai ciò avviene per capacità autonoma e diretta di queste altre forze di rappresentare un valore che trovi una rispondenza nell'animo, nel cuore nel consenso dei cittadini. La democrazia perde la partita quando si allentano i rapporti di fiducia con i cittadini, quando i valori di cui essa è portatrice perdono smalto, quando le istituzioni non funzionano quando le forze politiche progressivamente smarriscono il senso delle proprie responsabilità. Il fascismo è quasi sempre una condanna non meritata, perché viene subita da chi non la merita, che consegue a gravi errori. E noi vogliamo credere, sperare che il popolo italiano non si avvii a subire una simile sorte.



CURCI Domenico

Quindi, mi devi assolvere, no?



BIANCHI Adriano

Non si deve assolvere. Ciascuno di noi sente le proprie insufficienze sente la possibilità dei propri errori. Ma noi siamo qui fermamente determinati a compiere, nei limiti delle nostre capacità e delle nostre forze, tutto il nostro dovere e a far spiegare alle istituzioni, nelle quali siamo inseriti, tutta la loro potenzialità democratica di azione, di responsabilità e di fronte ai problemi del Paese, molti dei quali sono gravi, antichi, molti altri complicati dalla situazione internazionale altri ancora resi acuti anche da convergenze di situazioni che sfuggono alla nostra capacità di determinarle. Noi siamo qui per affermare che non saremo al di sotto delle nostre responsabilità e dei nostri doveri.
Mentre Carlos Altamirano arriva a Torino - non suoni inopportuna la precisazione - noi diciamo che rendiamo un omaggio reverente, affettuoso alla vittima della sopraffazione, che siamo solidali con quanti riprendono dalle catacombe, per così dire, la ricostruzione della democrazia in un Paese che l'ha vista spenta; però sottolineiamo subito che questo non significa approvazione delle linee politiche, delle illusioni, delle mitologie, come è stato detto, o delle mitomanie con le quali si è portata anche quella democrazia a cedere ad una forma di fascismo.
Si è detto che il Governo si regge con l'appoggio dei comunisti. Il discorso che ha fatto il collega Nesi, sempre acuto, sempre intelligente sempre sostenuto dal punto di vista culturale, potrebbe avere altro significato ed altra rispondenza se fosse fatto, anziché qui, in un circolo culturale. Il dire in questa sede che il Governo si regge sull'appoggio dei comunisti assume un significato diverso e stravolgente. E io sento il dovere di precisare il punto di vista della Democrazia Cristiana. In una democrazia, tutti i Governi sono retti da tutte le forze democratiche espresse nella rappresentanza parlamentare. Il Governo di Sua Maestà Britannica, per esempio, è retto e si sostiene anche sull'appoggio, sia pur critico, di contrasto, ma costruttivo, dell'opposizione. Io anzi mi auguro che l'opposizione comunista, mettendosi non a livello di opposizione allo Stato, ma a livello di opposizione al Governo su un piano costruttivo possa assumere - questo era il senso del mio intervento, non in termini di valutazione contingente, ma in termini di valutazione permanente - il ruolo, l'atteggiamento di una opposizione quale quella del Paese che ho indicato per farmi intendere in senso emblematico. Il Governo si avvale anche delle valutazioni responsabili, o anche delle valutazioni tattiche se fosse, che ogni forza fa a confronto dei gravi problemi che sono sul tavolo davanti al Parlamento e al Paese. Certo, non, può respingere gli atti di responsabilità che ogni forza politica compie. Né io mi dispiaccio di questi atti di responsabilità. Ma il Governo si regge sulla sua maggioranza, e nel momento stesso in cui questa maggioranza si dissolvesse ed è un momento che non auspica, nel suo grande realismo politico, lo stesso Partito comunista - si porrebbero altri gravissimi problemi, che toccherebbero ben altro che lo stato di disagio, come è stato detto, delle istituzioni.
Per cui, noi ci auguriamo che, a livello della politica delle istituzioni, il consenso, per difenderle, per valorizzarle, per farle funzionare, sia il più vasto possibile nel nostro Paese. Ma mi auguro anche che, da un lato, la situazione dal punto di vista obiettivo, dall'altro l'atteggiamento delle forze politiche nel nostro Paese, non faccia scivolare le cose alla necessità o alla tentazione di confondere le due politiche e di mescolarle. In quel momento credo che tutti gli italiani verificherebbero che le istituzioni non sono più in condizioni di reggere che qualcosa va cambiato. E quando si comincia a cambiare, e si pensa di cambiare di fronte all'emergenza, si sa dove si comincia, ma nessuno di quelli che cominciano sa dove si finisce.
Per cui noi, in questo Consiglio, in queste istituzioni, non respingiamo i comportamenti responsabili del Partito comunista, non respingiamo certo il confronto con il Partito comunista. Non abbiamo davvero timore di votare delle leggi in comune, né di approvare in comune degli ordini del giorno, perché abbiamo ferma coscienza dell'autonomia della maggioranza, della sua capacità concettuale e politica di rappresentanza politica e di guida. Ma anche la maggioranza ha una sua responsabilità di fronte alla gravità dei problemi del Paese e sente che non è certamente il momento di attizzare o artificiosamente accentuare i contrasti e le differenze per amor di polemica; però, non può accettare che si facciano scivolare le cose fino a confondere i rapporti, a confondere i ruoli che le forze politiche hanno nel Paese, fino a metterle in crisi tutte quante insieme.
Per questo l'ordine del giorno, che era stato presentato solo come una specie di viatico, di avvio, prima di passare al lavoro concreto, assume un ruolo ed un significato politico rilevante, e io lo devo sottolineare.



PRESIDENTE

Hanno termine, con la dichiarazione del Consigliere Bianchi, le dichiarazioni di voto.



BERTI Antonio

Faccio rilevare che il Consigliere Bianchi ha fatto due dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

Metto in approvazione l'ordine del giorno come è stato letto. Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano. Il Consiglio Regionale approva l'ordine del giorno, con 27 voti favorevoli.
Ha così termine la seduta. Riprenderemo i lavori alle 16,15. Ricordo alla I^ Commissione che deve prima riunirsi per il parere.



(La seduta ha termine alle ore 14,40)



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