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Dettaglio seduta n.191 del 15/01/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto di poter seguire come spettatori questa seduta gli alunni dell'Istituto Ungaretti. Noi li ringraziamo. Sarà una seduta che si protrarrà a lungo, essendo prevista l'esposizione del programma della Giunta Regionale e la discussione di una legge tendente a favorire l'edilizia pubblica nei Comuni. Ma spero che i giovani che sono venuti qui avranno la cortesia di rimanere fino al termine.
L'ordine del giorno reca: 1) Approvazione verbali precedenti sedute 2) Comunicazioni del Presidente 3) Esame del disegno di legge n. 67: "Provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e di quelle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi". Relatore Dotti 4) Presentazione del programma organico della Giunta e relativa discussione.
Il Presidente della Giunta ha chiesto di premettere il punto quarto al punto terzo, cioè di poter leggere il programma organico della Giunta prima che si dia corso alla discussione della legge n. 67.



RIVALTA Luigi

Chiediamo l'impegno che questa discussione avvenga, sia pur "successivamente", entro questa settimana.



PRESIDENTE

Senz'altro E' un impegno che abbiamo assunto come presidenza e che salvo decisione contraria del Consiglio, che è sovrano, intendo far rispettare, e quindi confermo.
Se nessuno ha obiezioni da muovere all'inversione dei due punti all'ordine del giorno, premetteremo dunque il punto quarto "Relazione del Presidente sul programma organico", al punto terzo.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Passiamo al punto primo dell'o.d.g. "Approvazione verbali precedente sedute".
I testi dei due processi verbali sono tata distribuiti ai Consiglieri all'inizio della seduta Nessuno intende fare osservazioni? Polche non vi sono osservazioni, i processi verbali si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto secondo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Giovana e Nesi.


Argomento:

b) Progetti di legge - Presentazione e assegnazione a Commissioni


PRESIDENTE

Sono state presentate alla Giunta le seguenti proposte di legge: o 128 relativa a "Ricupero sociale dei minorati e psichici", a firma dei Consiglieri Curci e Carazzoni, in data 10 gennaio '74, assegnala alla IV Commissione l'11 gennaio 1974; la proposta di legge n. 129, relativa a "Per la salvaguardia del Piano sanitario regionale", dei Consiglieri Vecchione Berti e Fabbris, in data 14 gennaio 1974, assegnata alla IV Commissione in data odierna.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

E' stato apposto il visto alla legge regionale 11/10/1973: "Provvidenze straordinarie a favore delle Cantine sociali". Però il Commissario di Governo ha avanzato una riserva, con la raccomandata di cui do lettura: "Con nota pari numero in data 14 novembre scorso, è stato comunicato il rinvio da parte del Governo della legge regionale 11 ottobre e 1973 recante 'Provvidenze straordinarie a favore delle Cantine sociali'.
Tale rinvio è stato determinato ball omessa sottoposi c ne della legge al parere della Commissione comunitaria ai sensi dell'art. 93 paragrafo 3 del Trattato di Roma..
Peraltro, tenuto conto del tempo trascorso alla trasmissione .della legge in questione ai compi tenti organi comunitari senza che sia stato reso il richiesto parere, appongo, ai sensi dell'art. 11 della legge 10/2/1953 n. 62, il visto sulla legge in parola, fermo restando l, impegno da parte di codesta Regione ai adeguarsi agli eventuali rilievi da parte dell'Esecutivo comunitario".


Argomento: Caccia

d) Risposta scritta a interrogazione


PRESIDENTE

L'Assessore Debenedetti ha inviato risposta scritta ad un'interrogazione presentata dai Consigliere Zanone in merito alla possibilità sospensione della caccia nella zona dell'Alpe Veglia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

e) Incontro per discutere i problemi dell'Azienda Coppo


PRESIDENTE

Si è svolto ieri un incontro in rapporto ai problemi della "Coppo", tra esponenti della Regione e degli enti locali interessati, parlamentari piemontesi, organizzazioni sindacali e lavoratori dell'Azienda di Collegno.
I lavoratori hanno ribadito la richiesta di un pronto e deciso interessamento a livello parlamentare ed a livello regionale, per verificare le possibilità di intervento delle Partecipazioni statali attraverso l'EGAM, per la "Coppo", allargando poi il discorso al problema più generale ella crisi del settore meccanico tessile, per il quale hanno sollecitato concreti interventi.
I rappresentanti della Regione ed i parlamentari presenti hanno confermato l'impegno per dare positivo sbocco al problema, assumendo solleciti contatti con gli organi governativi competenti per sottolineare le difficoltà del settore meccanico tessile e per verificare le possibilità di intervento delle Partecipazioni statali per la "Coppo". Inoltre, la Regione Piemonte, attraverso l'Assessore per i problemi del lavoro prenderà contatto con le Regioni pii direttamente interessate al problema (Toscana e Trentino Alto-Adige) per concordare, se possibile, una comune linea di intervento e di pressione a livello nazionale.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

f) Problema dei trasporti per gli allievi dell' ITIS e del Liceo scientifico di Rivoli


PRESIDENTE

In merito al problema dei trasporti per gli allievi dell'lTlS e del Liceo scientifico di Rivoli, ieri, 14 gennaio, una delegazione di studenti docenti, genitori, in rappresentanza dei 1.400 studenti e docenti interessati, si è incontrata con i rappresentanti del Consiglio Regionale e della Giunta Regionale (Vicepresidente Sanlorenzo, Assessore Borando Presidente della III Commissione, Besate), presenti l'Assessore provinciale di Torino, Bozzello, e gli Assessori alla pubblica istruzione dei Comuni di Rivoli e Grugliasco, nonché rappresentante della Torino-Rivoli.
L'Assessore Borando, in accordo con i responsabili degli enti presenti ha assunto l'incarico di promuovere le opportune iniziative per risolvere il problema del trasporto dei 1.400 studenti da Rivoli al Castello di Rivoli. Gli studenti provengono da Torino, Moncalieri, Collegno Grugliasco, Pianezza, Alpignano, S, Antonino, Condove, eccetera.
Ho così esaurito le comunicazioni.
Qualcuno chiede di intervenire sulle comunicazioni? Chiede la parola l'Assessore Conti. Ne ha facoltà.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Vorrei fare una precisazione in rapporto all'incontro avutosi ieri presso la sede del Consiglio, con le rappresentanze dei sindacati e dei lavoratori della Coppo, sia di Rovereto che di Collegno, con la partecipazione di parlamentari interessati e oi rappresentanze del Consiglio Regionale.
Nella realtà, non ho avuto l'impressione che le cose siano andate proprio com'è stato comunicato: in realtà, non e stato preso alcun impegno da parte della Giunta di muoversi nella direzione delle altre Regioni nell'ambito delle quali sorgono stabilimenti interessati, come la Toscana per la Billi, a Firenze, come la Provincia di Trento, per la Coppo di Rovereto; è stato detto che nel caso in cui ci si fosse trovati davanti ad una precisa presa di posizione, ove cioè fossimo stati sollecitati ad un'azione comune da parte delle forze sindacali, si sarebbe potuto prendere in esame questa eventualità, ritenendosi estremamente pericoloso assumere un'iniziativa del genere senza precise richieste in tale direzione.
Quindi, a mio avviso, il confronto avvenuto eri non ha avuto tanto il carattere di affermazione, ma un carattere interlocutorio, per esaminare il problema, valutarne le dimensioni. Ci sono stati, sì, interventi da parte dei parlamentari, che sollecitavano una visione organica del problema, e qualcuno ha indicato appunto l'esigenza di camminare congiuntamente; ma si è trattato di proposte, affermazioni, considerazioni che non si sono tradotte in impegni precisi in questa direzione. Forse, data l'ora tarda e la durata dell'incontro, sono sorti equivoci sotto questo profilo.
Ci tenevo a chiarire questo punto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Sempre in rapporto alla questione della "Coppo", sono d'accordo, in generale, con quanto ha detto l'Assessore Conti. Aggiungo che, come appendice alla riunione di ieri sera, vi è stata una riunione qualche minuto fa, in questa sede, con i rappresentanti dell'Azienda, i sindacati ed il Sindaco di Collegno, che ha portato ad un chiarimento e ad una determinazione di scelte molto chiare e semplici, consistenti in un intervento da parte della Giunta - sulle cui modalità all'Assessore competente riferirà al Presidente della Giunta - n merito al quale hanno concordato tutti i presenti, cioè il Consiglio d'azienda della "Coppo", i sindacalisti presenti, il Sindaco, l'Assessore e chi vi parla, che partecipava in quanto presidente della III Commissione.



PRESIDENTE

Ringrazio di queste precisazioni l'Assessore Conti e il Consigliere Besate.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Presentazione del programma organico della Giunta e relativa discussione


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Presentazione del programma organico della Giunta e relativa discussione".
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, dimenticando per un attimo che il Regolamento me lo vieta, desidero rivolgere anch'io una parola di ringraziamento agli studenti in tribuna, ed anche una parola di apprezzamento per l'interesse che con la loro presenza dimostrano ai lavori della loro Regione Li esorto ad amare la Regione così come amano certamente Giuseppe Ungaretti, il grandissimo poeta al quale si intitola la loro scuola.
Nessuno certo si aspetterà che io ripeta, se non per richiamarle come fondamentali, le linee di principio politiche ed amministrative, contenute nel documento di proposta al Consiglio Regionale presentato in quest' aula il 21 dicembre, frutto di approfondito dibattito tra le forze politiche che hanno concordato il piano di lavoro per la nostra Regione, relativo all'arco di tempo, breve e lungo insieme, certo molto impegnato e non facile, sino al termine della legislatura..
Linee e fini di un'azione che vede impegnate le forze politiche che hanno espresso la maggioranza di governo regionale che presiedo, ma che non prescindono certo dal largo e generoso apporto di idee, dai contributi, gia dati e che possono essere dati, e non soltanto su piano critico, da altre forze democratiche presenti in questo Consiglio.
E' dalla collaborazione di tutti, sui diversi piani di responsabilità e di competenza, che può crearsi quella operatività capace di produrre, su piano legislativo ed amministrativo, nel migliore dei modi, quanto ci si propone di realizzare nell'interesse del Piemonte. Restano ferme dunque quelle linee di principio alle quali la Giunta s'impegna a rimanere fedele quale espressione di una comune volontà.
La mia ambizione è quella di poter avere, al termine della fatica, il riconoscimento che ebbi in quest'aula, da tutte le forze democratiche anche di opposizione, nel momento in cui lasciavo il prestigioso posto di Presidente del Consiglio: di avere cioè assolto serenamente il mio compito e servito nel modo migliore la Regione. E' il più grande dei premi cui possa aspirare. E sono certo che i più diretti collaboratori, gli Assessori, che mi hanno fornito per questa relazione apporti di loro specifica competenza, faciliteranno con la loro preziosa opera, il raggiungimento di tale meta, ad essi unendosi funzionari e dipendenti che non possono non essere considerati coadiutori responsabili e generosi. E così le forze politiche che hanno espresso questa formazione. E allora veniamo al discorso del programma. Gioverà forse soltanto premettere ancora un'osservazione preliminare e fondamentale. Il lavoro ere ci si propone di compiere non può non tenere conto della grave situazione di emergenza In questa congiuntura infausta, che ha colto pressoché tutti di sorpresa intendo dire noi e gran parte dell'Europa, che ha dovuto costatare, dopo il gran parlare che se n'è fatto, l'inefficienza delle parole, degli stessi propositi non tradotti in fatti, laddove occorre un Parlamento eletto, come questo Consiglio ha chiesto, per realizzare una politica estera comune congiuntura destinata ad incidere sui programmi regionali e nazionali in misura notevole, e quello che forse più conta, per lungo periodo di tempo.
E ciò in modo del tutto particolare e pesante nel nostro Piemonte, che per le peculiari condizioni del suo mondo di lavoro, industriale ed agricolo avviato innanzi con un'espansione impetuosa e non sempre ben controllata il primo, e senza un incidente concordata programmazione; bloccato il secondo anche dai condizionamenti di una politica agraria europea, che risulta remorante e pesante, avverte oggi tutto il peso della sopravvenuta crisi energetica soprattutto sul piano della garanzia dei posti di lavoro e su quello, ella produttività, questa da valutare anche in termini competitivi.
E' probabilmente una svolta decisiva; è la storia che volta pagina.
Sono le previsioni, ed occorre essere cauti nel formularle. A chi si rifacesse a quelle che accompagnarono il sorgere di questo secolo - e basta scorrere i giornali del tempo - rosee e serene, per un secolo d'oro insomma, che fu invece un secolo grondante sangue, nel corso del quale i veri, valori della civiltà, l'essenza stessa della libertà ebbero le compromissioni più atroci e crudeli, ci sarebbe quanto basta per restare attoniti. Che cosa sarà il 2000, che è domani? Che cosa prevedere? Certo niente sarà più come prima, L'inquietante domanda, alla quale resta da dare una risposta, è: sarà meglio, sarà peggio? La fragilità delle previsioni non ci esime però responsabilità di farle, mettendo anche a frutto l'insuccesso del passato, almeno come motivo di esperienza.
Certo è che se prevedere significa anche provvedere nessuno ha in realtà previsto, perché nessuno, nemmeno chi avrebbe avuto i mezzi per farlo, ha provveduto; e tutti siamo oggi alla ricerca di soluzioni che debbono tenere conto, condizionate come sono, della realtà nuova, della scarsità di mezzi, dell'insufficienza degli strumenti.
Il palleggio di responsabilità è sterile, almeno nella misura in cui non determina un nuovo modo di atteggiarsi e di operare.
Forse non bastano i canoni di un tempo: occorre fantasia ed immaginazione, respingendo le tentazioni non del tutto infondate del pessimismo, - che qualcuno definisce come fase di guarigione dell'ottimismo per affrontare il compito che ci attende. A tappe, con gradualità, senza impazienza, ma speditamente, ché il tempo è corto e l'urgere delle soluzioni di molti problemi stimola all'azione.
Una previsione dunque, cauta, controllata, e ad un tempo coraggiosa senza pronostici più che mai difficili; un programma elastico e duttile capace di adeguarsi a quelli che potranno essere i richiami anche improvvisi di una realtà in fase di evoluzione rapida, tanto rapida da sorprendere anche il progresso tecnologico, pur veloce, ma non sufficientemente per tenere il passo con l'impensata celerità dei mutamenti. Occorrono incontri interregionali, soprattutto dell'area del triangolo industriale, anche per assolvere il comune dovere che si ha verso il Sud, la cui crescita, non a scapito del Nord ma con il concorso del Nord, ridurrà ed eliminerà gli squilibri esistenti, anche se, purtroppo, di aree depresse ve ne sono, e non poche, anche al Nord.
Al termine della seduta del 21 dicembre, dopo un vivace dibattito preliminare sul documento dei quattro Partiti della coalizione organica, al quale hanno preso parte tutte le forze politiche del Consiglio, il gruppo dell'opposizione comunista ha presentato un suo dettagliato elaborato, una specie di "discorso della Corona in attesa", al cui contenuto ho posto tutta la dovuta attenzione, ed al quale sarà data adeguata risposta, come del resto alle rilevanti proposte di altro settore. Debbo ovviamente ricordare qui, per non doverlo fare poi ad ogni punto specifico, che ognuno deve svolgere il proprio ruolo, di maggioranza che responsabilmente sceglie e governa, e risponde al Consiglio ed ai cittadini; di minoranza che altrettanto responsabilmente indica le sue linee di azione con il proposito di vederle accolte; il che potrà ovviamente avvenire quando vi sia una coincidenza oggettiva, che porti ad una convergenza di opinioni, ma che lasci a ciascuno la dignità di rimanere fedeli ai propri ideali: senza di che nessuno salverebbe la propria anima.
Certo quella comunista è la forza di sinistra più cospicua nel Consiglio, (e, senza esitazione lo affermo, molto presente e qualificata) esclusa dal Governo regionale. Ci richiama al rispetto di quelle che sono le competenze del Consiglio. Si tratta di identificarle senza confusioni e prevaricazioni, nello spirito dello Statuto e delle leggi: ed assicuro che l'adempimento sarà sempre pieno, rispettoso, ma senza cedimenti. Nessuno sbarramento, quindi, ma netta distinzione.
Il documento comunista lamenta che si sia trascurata la "questione meridionale". Come già ebbi a rilevare nell'adunanza del 21 dicembre questo Consiglio l'ha espressamente richiamata, per quanto attiene alla programmazione, nello stesso Statuto. Lo Statuto è la nostra legge fondamentale Ad essa non si può quindi venir meno Non mi pare pertanto una carenza del documento di proposta meritevole di censura il non avere espressamente richiamata la citazione del principio al quale deve statutariamente attenersi ogni determinazione nostra.
Le indicazioni del piano di lavoro per la Giunta sulle "cose da fare" del Gruppo del P.C.I. troveranno implicita o esplicita risposta volta a volta che di quegli argomenti si tratterà, esponendo il programma.
Ma per dimostrare l'interesse effettivo al problema del Mezzogiorno di questa Giunta, dirò che non è mancato un immediato diretto approccio con la Regione Campania in relazione al recente provvedimento del CIPE in ordine all'insediamento FIAT nella Piana del Sele previsto per 3.000 nuovi posti di lavoro che, a seguito di una revisione del programma di insediamenti al Sud, non si realizza, e del quale si è occupato quel Consiglio Regionale nella seduta del 28/12/1973.
E non mancheranno sull'argomento opportuni passi della Regione Piemonte presso la FIAT.
E veniamo all'aspetto diretto del programma.
Più che pensare ai nostri guai, che conosciamo benissimo, troviamo il modo di risolverli, superando le tentazioni che conducono alla rissa o al pericolo dello steccato, forse peggiore, lavorando insieme.
Insieme, intendo dire i politici ed i tecnici: i primi assumendo la responsabilità delle scelte, gli altri indicando i modi migliori e validi per l'esecuzione tecnica del piano.
Ma se io mi mettessi ad indicare in bell'ordine tutti i problemi che attendono soluzione farei su per giù un indice del libro dei sogni, o poco meno, o il sommario di un capitolo di una storia che resta ancora da scrivere.
Non ignorando il tutto guardiamo dunque all'essenziale all'inderogabile, all'assolutamente indispensabile per operare.
E vorrei cominciare con uno sguardo all'interno.
Per operare abbiamo bisogno di esecutori, che siano dei collaboratori volenterosi e generosi.
Intendo riferirmi al problema del personale, che per primo, proprio per apprestare l'elemento indispensabile per lavorare, va affrontato e risolto.
Sia per quanto attiene allo stato giuridico, sia, successivamente, per quanto riguarda l'organigramma.
Fare un organico per una realtà in grande misura ancora da inventare, è certo un'impresa difficile ed anche con un contenuto di rischio. Si pensi che ancora non abbiamo un piano per le deleghe. Ciascuno di noi si rende immediatamente conto di che cosa ciò significhi in ordine all'organico del personale.
Più si decentra e meno personale occorre alla Regione, in quale misura? Il decentramento conseguente alle deleghe deve essere, a mio avviso assolutamente non motivo di un allargamento (salvo l'indispensabile) di organici degli Enti cui sono commesse le deleghe. Un arricchimento quantitativo delle varie burocrazie, a vario livello, è deprecabile.
Una duplicazione di elementi indirizzati a svolgere identiche o simili funzioni, è perniciosa.
Che cosa sarà per essere la realtà comprensoriale è da accertare stabilire, definire. E anche in questa direzione è chiara l'incidenza per quanto attiene all'entità numerica (oltre che qualitativa) del personale.
Sono due realtà che aspettano da noi di essere costruite, che ai fini del problema del personale, debbono almeno in linea di previsione e di ipotesi, trovare una linea indicativa.
In ogni caso penso che si dovrà in qualche modo, forse con norme provvisorie e transitorie, provvedere.
Resta poi da fare una scelta: applicare o meno la norma statutaria, per quanto attiene al vertice del personale.
La Giunta annette alla legge sull'assetto del per sonale carattere prioritario, per un corretto e snello svolgimento dei servizi, e per dare ai dipendenti: la certezza del loro stato giuridico.
Con il personale e coni sindacati credo si possa concludete presto il discorso, che si aprirà poi in Consiglio: vorrei entro un mese.
Base e fondamento di ogni discorso in termini concreti è la scelta del piano. - Un piano del Piemonte, un piano per il Piemonte. - Realistico pratico, da potersi attuare, senza creare illusioni, per non dare delusioni, al quale rigorosamente attenersi.
Un piano anche con prospettive di attuazione immediata, per quanto possibile, non potendosi arrestare il corso del tempo che esige determinate azioni; con un impegno quadriennale, 19741978. - Un piano da impostare rapidissimamente, avvalendosi, ovviamente, di quanto è stato fatto, a livello di studio, con tutti gli interessati. Dico con tutti gli interessati: ma, deve essere pure sottolineato, in una visione unitaria globale, d'interesse regionale, e quindi senza cedere a visioni particolari, senza indulgere a interessi pur riconosciuti validi di singole posizioni.
Se questo vorremo, e questo vuole la Giunta, il piano già quest'anno che sarà un anno difficile, da affrontare con impegno, fermezza e fiducia tanto maggiori quanto più gravose sono le difficoltà potrebbe dare qualche frutto.
Qui il discorso deve essere necessariamente ampio perché il piano è l'avvenire della Regione. Questa sala come noi l'avremo voluta e costruita con il piano.
Una tentazione potrebbe indurci a lasciare ad altri la responsabilità: la tentazione del tempo. I 500 giorni che scorrono con una rapidità vertiginosa, sono una forte tentazione per un rinvio.
Bisogna respingerla questa tentazione, e pensare che abbiamo dei doveri e degli obblighi verso i cittadini, oggi, ma anche in confronto di coloro ai quali consegneremo, perché la continuino e la perfezionino, la nostra opera.
Che fare dunque? Occorre ribadire, come impegno prioritario e qualificante della Giunta l'approvazione del Piano regionale di sviluppo entro il 1974. A questo fine è necessario siano accelerati i lavori attualmente in corso: tanto da parte dell'IRES, che sta aggiornano i dati di base, quanto ria parte della I Commissione del Consiglio, che dovrà presentare la sua relazione per l'Assemblea, sulla base del rapporto preliminare dell'IRES e dell'avvenuta consultazione. Solo dopo la discussione consiliare, la Giunta potrà - e dovrà - elaborare il piano vero e proprio anche alla luce delle vicende congiunturali e della crisi energetica; sul piano si dovranno poi riaprire le consultazioni, che tanto i sindacati che gli enti locali hanno espressamente richiesto siano riprese sul testo del documento.
Questo iter dovrà essere contenuto in tempi il più possibile brevi; ma sarebbe un grave errore se la Giunta attendesse per l'avvio di una politica di programmazione, il momento della definitiva approvazione del Piano.
Correrebbe il rischio, in questo caso, di lasciar trascorrere i 500 giorni senza aver iniziato quel nuovo corso che è stato proposto con il documento programmatico E' perciò necessario avviare subito, in modo concreto ed operativo, una politica di programmazione, che dovrà già tradursi in atti precisi con la presentazione della nota di variazione al Bilancio preventivo 1974, cioè entro il prossimo mese di marzo. La nota di variazione sarà, in pratica, la presentazione di un nuovo bilancio: è indispensabile unirvi un Documento programmatico, che sintetizzi le linee generali del Piano di sviluppo, e contenga l'indicazione di alcuni "Progetti" operativi che la Giunta considera prioritari e che si impegna a realizzare subito o, quanto meno, ad iniziare subito.
Tali Progetti dovranno essere davvero operativi, cioè non studi di massima, ma indicazioni di cosa fare, di come farla con tempi di attuazione e costi: nei limiti del possibile dovranno anche indicare le leggi per la loro realizzazione e - ove sia già ottenibile in questa fase - essere addirittura accompagnati dal testo del disegno o dei disegni di legge. Il bilancio dovrà essere raccordato con il Documento programmatico, e quindi offrire la copertura finanziaria dei progetti eri essere finalizzato alla realizzazione del piano, con esclusione di interventi episodici e slegati dal disegno organico Perché il documento programmatico possa assolvere alla funzione di strumenti di lavoro immediatamente operativo, dovrà dunque come ho detto, essere prontamente predisposto e presentato all'approvazione del Consiglio unitamente al Bilancio 1974. Al fine di rendere possibile il rispetto di tempi così stretti, è indispensabile ricorrere ad esperti e consulenti esterni, con i quali costituire vari gruppi di lavoro, ognuno responsabile di un solo progetto. Naturalmente i diversi gruppi di lavoro saranno in continuo, stretto collegamento con la Giunta e con i funzionari preposti ai vari settori, mentre un'azione di coordinamento generale deve essere svolta dall'Ufficio della Programmazione. Un altro gruppo di lavoro dovrà nello stesso periodo i tempo predisporre il raccordo tra documento programmatico e bilancio. Questa proposta esige un notevole impegno di lavoro da parte della Giunta e da parte del personale della Regione, ma rappresenta l'unica possibilità di rispettare gli impegni assunti e di caratterizzarci sul terreno dell'efficienza e dell'operatività.
La Regione Piemonte intende dunque agire valendosi di un piano che riguardi non soltanto i campi specifici della propria attività istituzionale ma che abbracci tutti i fenomeni socio-economici e territoriali che si producono nella Regione.
Il Piano regionale si appalesa come uno strumento attraverso il quale la Regione Piemonte diventa, da una parte, interlocutrice del piano nazionale, partecipando alla sua formazione, e, dall'altra, mediante il piano, apre un discorso e offre una base di partecipazione agli enti locali e alle forze sociali della Regione.
Dal piano regionale, costruito così con la partecipazione delle forze politiche e sociali articolate sul territorio, la Regione ricava i quadri di riferimento per il programma delle attività di cui è istituzionalmente competente, e svolge un'azione politica di indirizzo nei confronti degli altri operatori.
E' noto il lungo "iter" che ha incontrato la formazione del primo piano regionale. La Giunta Regionale aveva affidato all'IRES l'incarico della ed azione del rapporto per il Piano di sviluppo per il periodo 1971-1975. Tale rapporto fu consegnato nel maggio del 1972 alla Giunta che Io inviò al Consiglio con un suo parere Ebbe inizio così una lunga fase di consultazioni condotte dalla I Commissione consiliare a livello delle quindici aree-programma in cui il Piemonte viene articolato e a livello delle forze sociali.
Oltre ai risultati delle consultazioni che hanno consentito di cogliere in termini più approfonditi le diverse realtà locali e di valutare con gli operatori i grandi problemi regionali, vorrei sottolineare l'aspetto politico di questa fase che ha portato le forze sociali e politiche a discutere i problemi settoriali e locali in un quadro di riferimento regionale, facendo così conoscere il meccanismo socio-economico e territoriale in atto in Piemonte, rendendo in tal modo partecipi le diverse forze nelle direzioni secondo cui occorre modificarlo.
Tra le molte indicazioni che sono emerse dalle consultazioni della Commissione, una e parsa particolarmente importante ai fini dell'articolazione del piano ed è quella di disporre della conoscenza dei valori che assumono le grandezze economiche e demografiche a livello delle singole aree e i valori che le stesse grandezze, in una strategia di piano debbono raggiungere per tali aree.
La Giunta Regionale, dato il tempo trascorso e fattasi carico di questa richiesta, dava, allora, l'incarico all'IRES di procedere ad una revisione del rapporto preliminare che risultasse disarticolato per le quindici aree programma e che riflettesse il quinquennio 1974.1978, acquisendo nel rapporto stesso tutte le osservazioni già filtrate attraverso la I Commissione.
L'IRES prevedeva di compiere questo lavoro entro la prima quindicina di dicembre. In questo periodo, come è noto, si e verificata la crisi energetica, imprevedibile nelle modalità secondo cui si è svolta. Soltanto i futurologi dell'ecologia previdero come probabili mancanze rilevanti di materie prime esaurite, insistendo sulla necessità dell'arresto del consumismo, mutando ;l modo di sviluppo della società, modificando la struttura dei consumi e l'utilizzazione delle risorse. I futurologi della politica non avvertirono il rischio e il pericolo d; una massiccia cessazione di forniture. Questo evento ha imposto una revisione della stessa struttura del modello econometrico secondo cui l'IRES operava per le previsioni, imponendo l'individuazione di un nuovo settore, quello dei derivati del petrolio, e nuove valutazioni sulla dinamica delle produzioni industriali.
Dall'incontro che, a questo proposito, ho avuto con il Direttore dell'IRES, è risultato che il nuovo rapporto potrà essere trasmesso alla Giunta entro gennaio. E' mio intendimento che la Giunta lo trasmetta al più presto, dopo un rapido esame, al Consiglio in modo che la I Commissione lo possa utilizzare nella formazione del suo documento.
Ritengo che nell'economia del nostro lavoro sia indispensabile che il Consiglio discuta il piano regionale entro due mesi.
Dai dibattiti sul piano finora avvenuti sono individuabili delle linee di azione che si pongono come strumenti di attuazione del piano stesso strumenti cine occorre costituire e che possono essere individuati in tre gruppi: enti per la realizzazione del piano regionali e, piani comprensoriali, piani settoriali.
Da lungo tempo la discussione politica sia a livello regionale che a livello di forze sociali ha portato all' con sufficiente chiarezza alcuni strumenti, valendosi dei quali la Regione può rendere più incisiva la propria azione per modificare il meccanismo socio-economico e territoriale in atto in Piemonte.
La situazione dell'agricoltura piemontese, come avrà ancora occasione di notare più avanti, ha conosciuto un esodo di popolazione tale per cui gli attivi in condizione di validità fisica sono ora ai di sotto di quanto secondo le valutazioni dell'IRES sarebbero necessari per una piena efficienza da settore che è quindi affetto di disattivazione economica.
Quale uno degli strumenti per agire in questo settore, operando come forza innovativa, è stato individuato l'ente di sviluppo per l'agricoltura che dovrebbe fondamentalmente formare i piani agricoli per aree omogenee curarne l'attuazione, affrontare i problemi della commercializzazione dei prodotti agricoli e favorire la formazione servizi interaziendali. Il piano agricolo zonale deve inoltre essere considerato lo strumento di attuazione delle direttive CEE in campo agricolo.
Un secondo grande campo di azione e ravvisabile nel settore delle infrastrutture fisiche la cui deficienza genera dei costi di congestione nelle ;ree d: forte addensamento come Torino, e la cui deficienza è di impedimento alla diffusione sul territorio dell'industria e, più in generale, del modello di vita urbano, contribuendo a generare gli squilibri territoriali che sono una delle caratteristiche ben note della regione piemontese.
Il problema, a questo proposito, è non soltanto t potenziare Gli investimenti pubblici provenenti da' tradizionali settori pubblici, ma convogliare anche capitale privato e bancario negli investimenti pubblici concepiti secondo l'ottica determinata dal piano stesso.
Per questi compiti è stata configurata, a larghe linee, la finanziaria pubblica regionale, il cui compito potrebbe essere focalizzato nelle grandi infrastrutture e porsi anche nel campo industriale in modo da sviluppare quei settori e quelle localizzazioni industriali che risultino funzionali al piano stesso.
La realtà economica regionale mostra, inoltre, l'esistenza di una miriade di imprese artigiane operanti in campi molto diversi, dall' artigianato tradizionale all'artigianato di servizio, all'artigianato che opera nei settori direttamente produttivi di beni. Questa massa enorme di operatori è una delle fonti generatrici della piccola industria, ma trova difficoltà gravi a reggersi e a svilupparsi, ed occorre aiutare il settore particolarmente sotto il profilo del credito, sotto il profilo dell'assistenza tecnica, sotto il profilo della formazione professionale.
Anche per operare in questo settore si ravvisa l'opportunità di costituire un ente apposito.
E sono già pronti testi legislativi che mi auguro giungano presto al Consiglio.
Più incerta appare invece la problematica in ordine al settore dei trasporti. In questo campo possono essere distinte due funzioni: la funzione di formazione del piano dei trasporti o dei piani di trasporto per bacini di traffico e la funzione di enti per bacini per la gestione delle linee di trasporto.
Per la prima funzione si potrebbe operare sia costituendo un comitato regionale per i trasporti, chiamandovi a partecipare anche le Ferrovie dello Stato per il coordinamento generale dei trasporti stessi, sia costituendo un apposito ente che formuli il piano e amministri il fondo di finanziamento delle linee, tenendo conto del piano stesso.
Per la seconda funzione potrebbero essere costituiti degli enti di gestione a livello di bacino di traffico o di aree-programma, che potrebbero coesistere con le aziende private gia operanti, sviluppando un'azione di razionalizzazione del servizio. A questo proposito mi pare tuttavia, che siano ancora necessari degli approfondimenti.
Lo Statuto regionale prevede l'istituzione dei comprensori. Di unità sub-regionali secondo cui articolare le diverse realtà territoriali della regione, già parlava lo schema di piano approvato a suo tempo dal C.R.P.E.
piemontese sulla scorta degli studi che l'IRES aveva condotto per incarico dell'Unione delle Province piemontesi.
Le due mozioni, quella istituzionale di comprensorio, e quella socio economica e territoriale di area-programma non vi e dubbio che debbano coincidere.
Sotto questo profilo il piano regionale si articola territorialmente in piani per aree sub-regionali le quali debbono specificare a determinare con riferimento al loro territorio, le indicazioni fornite dal piano regionale e, quando queste realtà saranno amministrativamente e politicamente operanti, diventeranno le naturali interlocutrici per la formazione anche dei piani regionali.
Le quindici aree.programma proposte dell'IRES, suscettibili ancora di essere riviste come delimitazione di confini, ma che sostanzialmente sembra abbiano resistito alle critiche, sono aree in cui è possibile costituire delle forti relazioni fra i centri che le costituiscono, in modo da creare realtà territoriali fortemente interdipendenti ed equilibrate quanto a dotazione di servizi e a livelli di vita socio-economica.
A proposito della delimitazione di queste aree, posizioni diverse si sono registrate per Torino. Una posizione, formulata particolarmente a partire dalla cultura urbanistica tende a delimitare l'area metropolitana partendo da Torino e comprendendovi tutti i centri che attualmente presentano fenomeni di conurbazione o di forti interdipendenze socio economiche L'area che ne risulta è così, a seconda degli indicatori utilizzati, di 50 o 60 Comuni.
La posizione assunta dall'IRES è invece riversa; non parte dalla città di Torino, ma considera l'intera realtà regionale che viene articolata nel numero più elevato di aree possibili, per cui l'area di Torino viene ad essere una sorta di area residua, cioè composta di sub-aree relativamente prossime a Torino che non potrebbero sussistere autonomamente, ma possono reggersi solo se connesse organicamente con Torino.
Due esempi chiariscono questa posizione: l'area della Val di Susa e l'area di Ciriè-Lanzo Queste due aree non dispongono di centri di sostegno per l'una dovrebbe essere Susa e per l'altra Ciriè o Lanzo - di dimensioni tali da poter reggere la dinamica dell'area, i cui impulsi di trasformazione, inoltre, hanno il loro epicentro in Torino verso cui si indirizzano per di più, cospicui flussi pendolari.
La posizione dell'IRES, proprio perché discende da una visione regionale, sembra da preferirsi, anche se va detto che nella pianificazione dell'area torinese dovranno essere individuati dei centri secondari o sub dominanti che svolgano una funzione secondaria di sostegno per i centri minori a loro prossimi.
Tutta questa problematica, che mi sembra ormai matura per delle decisioni, richiede erre siano portate avanti due linee di azione. La prima, non facile sotto il profilo giuridico: e quella delle legge istitutiva dei comprensori e la seconda e un'azione di sostegno, di aiuti della Regione nei confronti di quelle azioni che partono dalle Province, da Consorzi di Comuni, come nel caso del Biellese, o da enti locali per la formazione di piani comprensoriali.
In termini sintetici credo che si possa dire che compito fondamentale dei comprensori e la formazione e l'attuazione dei piani comprensoriali che devono incorporare i piani delle comunità montane. Tali piani si presentano come articolazione territoriale del piano regionale, e ad essi potrebbe essere applicato l'istituto del "piano territoriale di coordinamento" previsto dalla legge urbanistica, per cui, detto piano verrebbe a fungere da piano direttore dei piani regolatori generali dei comuni, che avrebbero, dunque, in questa maglia, la loro collocazione e la verifica di congruità.
L'assistenza e l'attività promozionale della Regione in questa direzione dovrebbe svolgersi mentre si prepara la legge istitutiva dei comprensori.
Questa azione, di cui appare chiara l'opportunità a livello di tutte le aree-programma della regione, si impone con urgenza inderogabile con riferimento all'area di Torino E' in quest'area, infatti, che si producono i fenomeni più cospicui di congestione, e solo ordinando quest'area diventa possibile dirottare delle virtualità di sviluppo su altre aree della regione, rivitalizzandole.
L'area metropolitana di Torino e stata indicata come area su cui dovrebbe applicarsi uno dei progetti pilota contemplati dal piano nazionale.
La natura di questi progetti pilota e duella di affrontare un grosso problema avente rilievo nazionale, come è appunto l'area metropolitana di Torino, e quello di elaborare una metodologia che risulti applicabile, in questo caso, ad altre aree metropolitane.
Il progetto pilota per l'area metropolitana or Torino riguarda tuttavia tre soli settori: abitazioni, trasporti e servizi; settori, erre non possono essere considerati a sé, ma che devono essere visti come strumenti nella mano pubblica per realizzare un piano direttore dell'area. Di esigenza di ampliamento del tema si è fatta interprete la Giunta Regionale sulla scorta di un documento dell'IRES, a cui gli organi della programmazione nazionale hanno risposto con una sostanziale accettazione ma precisando che, a norma del piano nazionale, il progetto pilota doveva essere redatto, anche se all'interno di un piano più generale coprente tutti gli aspetti socio economici e territoriali, in modo da rendere anucleabili i tre aspetti per i quali soltanto verranno i finanziamenti ministeriali per gli studi.
E' incerto, inoltre, se le opere previste dai progetti pilota godranno di una certa evidenza per il finanziamenti di origine statale.
Allo stato delle cose, appare opportuno aprire un discorso con il Comune di Torino, con la Provincia di Torino e con gli altri Comuni interessati, per la formazione del piano dell'area, all'interno del quale possono collocarsi i tre settori del progetto pilota.
Un secondo, grande problema deve essere considerato, ed è il problema del sistema dei notti liguri, che si va faticosamente formulando.
Il Piemonte vi è interessato sotto due aspetti: il primo e quello di disporre per il sistema socio-economico piemontese di un'efficiente capacità di accesso alle vie di comunicazione marittime, in modo che i costi di trasporto siano al più basso livello possibile.
Il secondo è di carattere territoriale e riguarda in particolare le aree cuneesi ed alessandrine che si trovano a ridosso del sistema dei porti Queste aree, infatti, potranno beneficare dello sviluppo del sistema ligure, sia in te di comunicazioni, sia in termini di decentramento di attività o di potenzialità di sviluppo che la situazione geografica della Liguria non consente di realizzare in terra ligure.
Il piano regionale fornisce per tutti i settori particolarmente per quelli a finanziamento pubblico, l'indicazione degli investimenti necessari, e questo a livello anche delle singole aree programma, ma non fornisce il piano del settore, ossia non dice come si articola gerarchicamente e funzionalmente il settore né la collocazione spaziale dei suoi punti organizzativi. Tale compito spetta ai piani di settori: tra questi vi è il piano per la sicurezza sociale e per la scuola. Mentre il campo della sanità è pressoché tutto di competenza regionale per la scuola il problema appare complicato dalle competenze di diverse amministrazioni verso le quali la Regione può svolgere un'azione politica di indirizzo e un'azione effettiva solo per gli aspetti territoriali, azione che tuttavia la Regione deve assolutamente compiere, in generale, e in particolare per quanto riguarda il sistema universitario regionale, del quale ritengo si possa presto riparlare, e in termini concreti, almeno quanto a scelte di competenza, secondo le chiare linee indicate nel documento di proposta (pag. 9) alle quali mi richiamo e rimando, riservandomi ulteriori precisazioni che si rendessero opportune nel corso o a seguito del dibattito. Conosciuto il risultato della vasta consultazione operata dall'Intercommissione, del quale si terra conto per determinarci a scelte di programma, impegnative e definitive, si aprirà il dibattito in Consiglio. A titolo informativo dirò che per la Facoltà di Agraria l'Università si è ora espressa per Stupinigi.
Nel campo della sanità; anche qui vi sono incertezze dovute ad un'impostazione legislativa non ancora chiara; ma va tuttavia detto che deve assolutamente avvenire un'accelerazione nella realizzazione del piano che deve riguardare il dispositivo ospedaliero articolato sul territorio le definizioni degli insiemi funzionali ai diversi livelli; ma, poi, deve spingersi anche nella direzione di studiare le unità sanitarie locali viste nell'ottica delle unità focali dei servizi sociali.
Un altro settore di competenza esclusiva della Regione è quello dell'agricoltura che è diventata la grande ammalata della nazione. La collera dei contadini si è scatenata.
Qui l'azione principale deve essere svolta nella direzione della trasformazione delle strutture aziendali, nell'indicazione degli indirizzi produttivi, nella commercializzazione dei prodotti. L'Ente di sviluppo agricolo e uno strumento per agire in questa direzione; ma l'intera azione dell'Assessorato regionale, in collaborazione con le categorie interessate dovrà essere volta alla trasformazione dell'assetto agricolo piuttosto che alla conservazione dell'assetto stesso.
L'azione che la Giunta intende compiere è dunque incentrata sul piano regionale e quindi, sugli istituti e sulle azioni programmatiche che da esso conseguono o discendono, azioni ed istituti il cui "iter" di attuazione, come si è visto, può già trovare inizio prima dell'adozione formale del piano stesso, perché su molti di questi si è realizzata una larga convergenza.
Sotto questo profilo il piano regionale si articola territorialmente in piani per aree sub-regionali le quali debbono specificare a sterminare, con riferimento al loro territorio, le indicazioni fornite dal piano regionale e, quando queste realtà saranno amministrativamente e politicamente operanti, diventeranno le naturali interlocutrici per la formazione anche dei piani regionali.
Le quindici aree-programma proposte dall'IRES, suscettibili ancora di essere riviste come delimitazione di confini, ma che sostanzialmente sembra abbiano resistito alle critiche, sono aree in cui è possibile costituire lene forti relazioni fra i centri che le costituiscono, in modo da creare realtà territoriali fortemente interdipendenti ed equilibrate quanto a dotazione di servizi e a livelli di vita socio-economica.
A proposito della delimitazione di queste aree, posizioni diverse si sono registrate per Torino. Una posizione, formulata particolarmente a partire dalla cultura urbanistica tende a delimitare l'area metropolitana partendo da Torino e comprendendovi tutti i centri che attualmente presentano fenomeni di conurbazione o di forti interdipendenze socio economicbe L'area che ne risulta è così, a seconda degli indicatori utilizzati, di 50 o 60 Comuni.
La posizione assunta dall'IRES e invece - diversa; non parte dalla città di Torino, ma considera l'intera realtà regionale che viene articolata nel numero più elevato di aree possibili, per cui l'area di Torino viene ad essere una sorta di area residua, cioè composta di sub-aree relativamente prossime a Torino che non potrebbero sussistere autonomamente, ma possono reggersi solo se connesse organicamente con Torino.
Due esempi chiariscono questa posizione: l'area della Val di Susa e l'area di Ciriè-Lanzo. Queste due aree non dispongono di centri di sostegno per l'una dovrebbe essere Susa e per altra Ciriè o Lanzo - di dimensioni tali da poter reggere la dinamica dell'area, i cui impulsi di trasformazione, inoltre, hanno il loro epicentro in Torino verso cui si indirizzano, per di più, cospicui flussi pendolari.
La posizione dell'IRES, proprio perché discende da una visione regionale, sembra da preferirsi, anche se va detto che nella pianificazione dell'area torinese dovranno essere individuati dei centri secondari o sub dominanti che svolgano una funzione secondaria di sostegno per i centri minori a loro prossimi.
Tutta questa problematica, che mi sembra ormai matura per delle decisioni, richiede che siano portate avanti due linee di azione. La prima non facile sotto il profilo giuridico, è quella delle legge istitutiva dei comprensori era seconda e un'azione di sostegno, di aiuti, della Regione nei confronti di quelle azioni che partono dalle Province, da Consorzi di Comuni, come nel caso del Biellese, o da enti locali per la formazione di piani comprensoriali.
In termini sintetici credo che si possa dire che compito fondamentale dei comprensori e la formazione e l'attuazione dei piani comprensoriali che devono incorporare i piani delle comunità montane. Tali piani si presentano come articolazione territoriale del piano regionale, e ad essi potrebbe essere applicato l'istituto del "piano territoriale di coordinamento" previsto dalla legge urbanistica , per cui, detto piano verrebbe a fungere da piano direttore dei piani regolatori generali dei comuni, che avrebbero, dunque, in questa maglia, la loro collocazione e la verifica di congruità.
L'assistenza e l'attività promozionale della Regione in questa direzione dovrebbe svolgersi mentre si prepara la legge istitutiva dei comprensori.
Questa azione, di cui appare chiara l'opportunità a livello di tutte le aree-programma della regione, si impone con urgenza inderogabile con riferimento all'area di Torino. E' in quest'area, infatti, che si producono i fenomeni più cospicui di congestione, e solo ordinando quest'area diventa possibile dirottare delle virtualità di sviluppo su altre aree della regione, rivitalizzandole.
L'area metropolitana di Torino e stata indicata come area su cui dovrebbe applicarsi uno dei progetti pilota contemplati dal piano nazionale.
La natura di questi progetti pilota è quella di affrontare un grosso problema avente rilievo nazionale, come e appunto l'area metropolitana di Torino, e quello di elaborare una metodologia che risulti applicabile, in questo caso, ad altre aree metropolitane.
Il progetto pilota per l'area metropolitana Torino riguarda tuttavia tre soli settori: abitazioni, trasporti e servizi; settori che non possono essere considerati a sé, ma che devono essere visti come strumenti nella mano pubblica per realizzare un piano direttore dell'area. Di questa essenza di ampliamento del tema si è fatta interprete la Giunta Regionale sulla scorta di un documento dell'IRES, a cui gli organi della programmazione nazionale hanno risposto con una sostanziale accettazione ma precisando, che, a norma del piano nazionale, il progetto pilota doveva essere redatto, anche se all'interno di un piano più generale coprente tutti gli aspetti socio economici e territoriali, in modo da rendere anucleabili i tre aspetti per i quali soltanto verranno i finanziamenti ministeriali per gli studi.
E' incerto, inoltre, se le opere previste dai progetti pilota godranno di una certa evidenza per il finanziamenti di origine statale.
Allo stato delle cose, appare opportuno aprire un discorso con il Comune di Torino, con la Provincia di Torino e con gli altri Comuni interessati, per la formazione del piano dell'area, all'interno del quale possono collocarsi i tre settori del progetto pilota.
Un secondo, grande problema deve essere considerato, ed è il problema del sistema dei poti liguri, che si va faticosamente formulando.
Il Piemonte vi è interessato sotto due aspetti: il primo e quello di disporre per il sistema socio-economico piemontese di un'efficiente capacità di accesso alle vie di comunicazione marittime, in modo che i costi di trasporto siano al più basso livello possibile.
Il secondo è di carattere territoriale e riguarda in particolare le aree cuneesi ed alessandrine che si trovano a ridosso del sistema dei porti liguri. Queste aree, infatti, potranno beneficiare dello sviluppo del sistema ligure, sia in termini di comunicazioni, sia in termini di decentramento di attività o di potenzialità di sviluppo che la situazione geografica della Liguria non consente di realizzare in terra ligure.
Il piano regionale fornisce per tutti i settori particolarmente per quelli a finanziamento pubblico, l'indicazione degli investimenti necessari, e questo a livello anche delle singole aree programma, ma non fornisce il piano del settore, ossia non dice come si articola gerarchicamente e funzionalmente il settore né la collocazione spaziale dei suoi punti organizzativi. Tale compito spetta ai piani di setto; tra questi vi è il piano per la sicurezza sociale e per la scuola. Mentre il campo della sanità è pressoché tutto di competenza regionale, per la scuola il problema appare complicato dalle competenze di diverse amministrazioni verso le quali la Regione può svolgere un'azione politica di indirizzo e un'azione effettiva solo per gli aspetti territoriali, azione che tuttavia la Regione deve assolutamente compiere, in generale, e in particolare per quanto riguarda il sistema universitario regionale, del quale ritengo si possa presto riparlare, e in termini concreti, almeno quanto a scelte di competenza, secondo le chiare linee indicate nel documento di proposta (pag. 9) alle quali mi richiamo e rimando, riservandomi ulteriori precisazioni che si rendessero opportune nel corso o a seguito del dibattito. Conosciuto il risultato della vasta consultazione operata dall'Intercommissione, del quale si terrà conto per determinarci a scelte di programma, impegnative e definitive, si aprirà il dibattito in Consiglio. A titolo informativo dirò che per la Facoltà di Agraria l'Università si è ora espressa per Stupinigi.
Nel campo della sanità; anche qui vi sono incertezze dovute ad un'impostazione legislativa non ancora chiara; ma va tuttavia detto che deve assolutamente avvenire un'accelerazione nella realizzazione del piano che deve riguardare il dispositivo ospedaliero articolato sul territorio le definizioni degli insiemi funzionali ai diversi livelli; ma, poi, deve spingersi anche nella direzione di studiare le unità sanitarie locali viste nell'ottica delle unità locali dei servizi sociali.
Un altro settore di competenza esclusiva della Regione è quello dell'agricoltura che è diventata la grande ammalata della nazione. La collera dei contadini si è scatenata.
Qui l'azione principale deve essere svolta nella direzione della trasformazione delle strutture aziendali, nell'indicazione degli indirizzi produttivi, nella commercializzazione dei prodotti. L'Ente di sviluppo agricolo è uno strumento per agire in questa direzione; ma l'intera azione dell'Assessorato regionale, in collaborazione con le categorie interessate dovrà essere volta alla trasformazione dell'assetto agricolo piuttosto che alla conservazione dell'assetto stesso.
L'azione che la Giunta intende compiere è dunque incentrata sul piano regionale e quindi, sugli istituti e sulle azioni programmatiche che da esso conseguono o discendono, azioni ed istituti il cui "iter" di attuazione, come si e visto, può già trovare inizio prima dell'adozione formale del piano stesso, perché su molti di questi si è realizzata una larga convergenza.
Sotto questo profilo il piano regionale si articola territorialmente in piani per aree sub-regionali le quali debbono specificare a determinare con riferimento al loro territorio, le indicazioni fornite dal piano regionale e, quando queste realtà saranno amministrativamente e politicamente operanti, diventeranno le naturali interlocutrici per la formazione anche dei piani regionali.
Le quindici aree-programma proposte dall'IRES, suscettibili ancora di essere riviste come delimitazione di confini, ma che sostanzialmente sembra abbiano resistito alle critiche, sono aree in cui è possibile costituire iene forti relazioni fra i centri che le costituiscono, in modo da creare realtà territoriali fortemente interdipendenti ed equilibrate quanto a dotazione di servizi e a livelli di vita socio-economica.
A proposito della delimitazione di queste aree, posizioni diverse si sono registrate per Torino. Una posizione, formulata particolarmente a partire dalla cultura urbanistica tende a delimitare l'area metropolitana partendo da Torino e comprendendovi tutti i centri che attualmente presentano fenomeni di conurbazione o di forti interdipendenze socio.economiche L'area che ne risulta è così, a seconda degli indicatori utilizzati, di 50 o 60 Comuni.
La posizione assunta dall'IRES è invece diversa; non parte dalla città di Tonino, ma considera l'intera realtà regionale che viene articolata nel numero più elevato di aree possibili, per cui l'area di Torino viene ad essere una sorta di area residua, cioè composta di sub-aree relativamente prossime a Torino che non potrebbero sussistere autonomamente, ma possono reggersi solo se connesse organicamente con Torino.
Due esempi chiariscono questa posizione: l'area della Val di Susa e l'area di Ciriè-Lanzo Queste due aree non dispongono di centri di sostegno per l'una dovrebbe essere Susa e per l'altra Ciriè o Lanzo - di dimensioni tali da poter reggere la dinamica dell'area, i cui impulsi di trasformazione, inoltre, hanno il loro epicentro in Torino verso cui si indirizzano, per di più, cospicui flussi pendolari.
La posizione dell'IRES, proprio perché discende da una visione regionale, sembra da preferirsi, anche se va detto che nella pianificazione dell'area torinese dovranno essere individuati dei centri secondari o sub dominanti che svolgano una funzione secondaria sostegno per i centri minori a loro prossimi.
Tutta questa problematica, che mi sembra ormai matura per delle decisioni, richiede che siano portate avanti due linee di azione. La prima non facile sotto il profilo giuridico e quella delle legge istitutiva dei comprensori e la seconda è un'azione di sostegno, di aiuti, della Regione nei confronti di quelle azioni che partono dalle Province, da Consorzi di Comuni, come nel caso del Biellese, o da enti locali per la formazione di piani comprensoriali.
In termini sintetici credo che si possa dire che compito fondamentale dei comprensori e la formazione e l'attuazione de piani comprensoriali, che devono incorporare i piani delle comunità montane. Tali piani si presentano come articolazione territoriale del piano regionale, e ad essi potrebbe essere applicato l'istituto del "piano territoriale di coordinamento" previsto dalla legge urbanistica , per cui, detto piano, verrebbe a fungere da piano direttore dei piani regolatori generali dei comuni, che avrebbero dunque, in questa maglia, la loro collocazione e la verifica di congruità.
L'assistenza e l'attività promozionale della Regione in questa direzione dovrebbe svolgersi mentre si prepara la legge istitutiva dei comprensori.
Questa azione, di cui appare chiara l'opportunità a livello di tutte le aree-programma della regione, si impone con urgenza inderogabile con riferimento all'area di Torino. E' in quest'area, infatti, che si producono fenomeni più cospicui di congestione, e solo ordinando quest'area diventa possibile dirottare delle virtualità di sviluppo su altre aree della regione, rivitalizzandole.
L'area metropolitana di Torino e stata indicata come area su cui dovrebbe applicarsi uno dei progetti pilota contemplati dai piano nazionale.
La natura di questi progetti pilota e quella di affrontare un grosso problema averne rilievo nazionale, come è appunto l'area metropolitana di Torino, e quello ai elaborare una metodologia che risulti applicabile, in questo caso, ad altre aree metropolitane.
Il progetto pilota per l'area metropolitana di Torino riguarda tuttavia tre soli settori: abitazioni, trasporti e servizi; settori che non possono essere considerati a sé ma che devono essere visti come strumenti nella mano pubblica per realizzare un piano direttore dell'area. Di questa esigenza di ampliamento del tema si è fatta interprete la Giunta Regionale sulla scorta di un documento dell'IRES, a cui gli organi della programmazione nazionale hanno risposto con una sostanziale accettazione ma precisando, ce, a norma del piano nazionale, il progetto pilota doveva essere redatto, anche se all'interno di un piano più generale coprente tutti gli aspetti socio economici e territoriali, in modo da rendere anucleabili i tre aspetti per i quali soltanto verranno i finanziamenti ministeriali per gli studi.
E' incerto, inoltre, se le opere previste dai progetti pilota godranno di una certa evidenza per il finanziamenti di origine statale.
Allo stato delle cose, appare opportuno aprire un discorso con il Comune di Torino, con la Provincia di Torino e con gli altri Comuni interessati, per la formazione del piano dell'area all'interno del quale possono collocarsi i tre settori del progetto pilota.
Un secondo, grande problema deve essere considerato, ed è il problema del sistema dei poti liguri, che si va faticosamente formulando.
Il Piemonte vi e interessato sotto due aspetti: il primo e quello di disporre per il sistema socio-economico piemontese di un'efficiente capacità di accesso alle vie di comunicazione marittime, in modo che i costi di trasporto siano al più basso livello possibile.
Il secondo è di carattere territoriale e riguarda in particolare le aree cuneesi ed alessandrine che si trovano a ridosso del sistema dei porti liguri. Queste aree, infatti, potranno beneficiare dello sviluppo del sistema ligure, sia in termini di comunicazioni, sia in termini di decentramento di attività o di potenzialità di sviluppo che la situazione geografica della Liguria non consente di realizzare in terra ligure.
Il piano regionale fornisce per tutti i settori particolarmente per quelli a finanziamento pubblico, l'indicazione degli investimenti necessari, e questo a livello anche delle singole atee programma, ma non fornisce il piano del settore, ossia non dice come si articola gerarchicamente e funzionalmente il settore né la collocazione spaziale dei suoi punti organizzativi. Tale compito spetta ai piani di setto e i: tra questi vi è il piano per la sicurezza sociale e per la scuola. Mentre il campo della sanità è pressoché tutto di competenza regionale per la scuola il problema appare complicato dalle competenze di diverse amministrazioni verso le quali la Regione può svolgere un'azione politica di indirizzo e un'azione effettiva solo per gli aspetti territoriali, azione che tuttavia la Regione deve assolutamente compiere, in generale, e in particolare per quanto riguarda il sistema universitario regionale, del quale ritengo si possa presto riparlare, e in termini concreti, almeno quanto a scelte di competenza, secondo le chiare linee indicate nel documento di proposta (pag. 9) alle quali mi richiamo e rimando, riservandomi ulteriori precisazioni che si rendessero opportune nel corso o a seguito del dibattito. Conosciuto il risultato della vasta consultazione operata dall'Intercommissione, del quale si terra conto per determinarci a scelte di programma, impegnative e definitive, si aprirà il dibattito in Consiglio. A titolo informativo dirò che per la Facoltà di Agraria l'Università si è ora espressa per Stupinigi.
Nel campo della sanità; anche qui vi sono incertezze dovute ad un'impostazione legislativa non ancora chiara; ma va tuttavia detto che deve assolutamente avvenire un'accelerazione nella realizzazione del piano che deve riguardare il dispositivo ospedaliero articolato sul territorio le definizioni degli insiemi funzionali ai diversi livelli; ma, poi, deve spingersi anche nella direzione di studiare le unita sanitarie locali viste nell'ottica delle unità locali dei servizi sociali.
Un altro settore di competenza esclusiva della Regione è quello dell'agricoltura che è diventata la grande ammalata della nazione. La collera dei contadini si è scatenata.
Qui l'azione principale deve essere svolta nella direzione della trasformazione delle strutture aziendali, nell'indicazione degli indirizzi produttivi, nella commercializzazione dei prodotti. L'Ente di sviluppo agricolo e uno strumento per agire in questa direzione; ma l'intera azione dell'Assessorato regionale, in collaborazione con le categorie interessate dovrà essere volta alla trasformazione dell'assetto agricolo piuttosto che alla conservazione dell'assetto stesso.
L'azione che la Giunta intende compiere è dunque incentrata sul piano regionale e quindi, sugli istituti e sulle azioni programmatiche che da esso conseguono o discendono, azioni ed istituti il cui "iter" di attuazione, come si e visto, può già trovare inizio prima dell'adozione formale del piano stesso, perché su molti di questi si è realizzata una larga convergenza.
Sotto questo profilo il piano regionale si articola territorialmente in piani per aree sub-regionali le quali debbono specificare a determinare con riferimento al loro territorio, le indicazioni fornite dal piano regionale e, quando queste realtà saranno amministrativamente e politicamente operanti, diventeranno le naturali interlocutrici per la formazione anche de piani regionali.
Le quindici aree, programma proposte dall'IRES, suscettibili ancora di essere riviste come delimitazione di confini, ma che sostanzialmente sembra abbiano resistito alle critiche, sono aree in cui è possibile costituire lene forti relazioni fra i centri che le costituiscono, in modo da creare realtà territoriali fortemente interdipendenti ed equilibrate quanto a dotazione di servizi e a livelli di vita socio-economica.
A proposito della delimitazione di queste aree, posizioni diverse si sono registrate per Torino. Una posizione, formulata particolarmente a partire dalla cultura urbanistica tende a delimitare l'area metropolitana partendo da Torino e comprendendovi tutti i centri che attualmente presentano fenomeni di conurbazione o di forti interdipendenze socio economiche L'area che ne risulta è così, a seconda degli indicatori utilizzati, di 50 o 60 Comuni.
La posizione assunta dall'IRES è invece diversa; non parte dalla città di Torino, ma considera l'intera realtà regionale che viene .articolata nel numero più elevato di aree possibili, per cui l'area di Torino viene ad essere una sorta di area residua, cioè composta di sub - aree relativamente prossime a Torino che non potrebbero sussistere autonomamente, ma possono reggersi solo se connesse organicamente con Torino.
Due esempi chiariscono questa posizione: l'area della Val di Susa e l'area di Ciriè-Lanzo Queste due aree non dispongono di centri di sostegno per l'una dovrebbe essere Susa e per l'altra Ciriè o Lanzo - di dimensioni tali da poter reggere la dinamica dell'area, i cui impulsi di trasformazione, inoltre, hanno il loro epicentro in Torino verso cui si indirizzano, per di più, cospicui flussi pendolari.
La posizione dell'IRES, proprio perché discende da una visione regionale, sembra da preferirsi, anche se va detto che nella pianificazione dell'area torinese dovranno essere individuati dei centri secondari o sub dominanti che svolgano una funzione secondaria di sostegno per i centri minori a loro prossimi.
Tutta questa problematica, che mi sembra ormai matura per delle decisioni, richiede che siano portate avanti due linee di azione La prima non facile sotto il profilo giuridico, quella delle legge istitutiva dei comprensori e la seconda è un'azione di sostegno, di aiuti, della Regione nei confronti di quelle azioni che partono dalle Province, da Consorzi di Comuni, come nel caso del Biellese, o da enti locali per la formazione di piani comprensoriali.
In termini sintetici credo che si possa dire che compito fondamentale dei comprensori e la formazione e l'attuazione dei piani comprensoriali che devono incorporare i piani delle comunità montane. Tali piani si presentano come articolazione territoriale del piano regionale, e ad essi potrebbe essere applicato l'istituto del "piano territoriale di coordinamento" previsto dalla legge urbanistica , per cui, detto piano verrebbe a fungere da piano direttore dei piani regolatori generali dei comuni, che avrebbero, dunque, in questa maglia, la loro collocazione e la verifica di congruità.
L'assistenza e l'attività promozionale della Regione in questa direzione dovrebbe svolgersi mentre si prepara la legge istitutiva dei comprensori.
Questa azione, di cui appare chiara l'opportunità a livello di tutte le aree-programma della regione, si impone con urgenza inderogabile con riferimento all'area di Torino. E' in quest'area infatti, che si producono i fenomeni più cospicui di congestione, e solo ordinando quest'area diventa possibile dirottare delle virtualità di sviluppo su altre aree della regione, rivitalizzandole.
L'area metropolitana di Torino e stata indicata come area su cui dovrebbe applicarsi uno dei progetti pilota contemplati dal piano nazionale.
La natura di questi progetti pilota è quella di affrontare un grosso problema averne rilievo nazionale, come e appunto l'area metropolitana di Torino, e quello di elaborare una metodologia ché risulti applicabile, in questo caso, ad altre aree metropolitane.
Il progetto pilota per l'area metropolitana di Torino riguarda tuttavia tre sol: settore: abitazioni, trasporti e servizi; settori che non possono essere considerati a sé, ma che devono essere visti come strumenti nella mano pubblica per realizzare un piano direttore dell'area. Di questa essenza di ampliamento del tema si è fatta interprete la Giunta Regionale sulla scorta di, un documento dell'IRES, a cui gli organi della programmazione nazionale hanno risposto con una sostanziale accettazione ma precisando, che, a norma del piano nazionale, il progetto pilota doveva essere redatto, anche se all'interno di un p-ano più generale coprente tutti gli aspetti socio economici e territoriali, in modo da rendere enucleabili i tre aspetti per i quali soltanto verranno i finanziamenti ministeriali per gli studi.
E' incerto, inoltre, se le opere previste dai progetti pilota godranno di una certa evidenza per il finanziamenti di origine statale.
Allo stato delle cose, appare opportuno aprire un discorso con il Comune di Torino, con la Provincia di Torino e con gli altri Comuni interessati, per la formazione del piano dell'area, all'interno del quale possono collocarsi i tre settori del progetto pilota.
Un secondo, grande problema deve essere considerato, ed è il problema del sistema dei porti liguri, che si va faticosamente formulando.
Il Piemonte vi e interessato sotto due aspetti: il primo e quello di disporre per il sistema socio-economico piemontese di un'efficiente capacità di accesso alle vie di comunicazione marittime, in modo che i costi di trasposto siano al più basso livello possibile.
Il secondo è di carattere territoriale e riguarda in particolare le aree cuneesi ed alessandrine che si trovano a ridosso del sistema dei porti liguri. Queste aree, infatti, potranno beneficiare dello sviluppo del sistema ligure, sia in termini di comunicazioni, sia in termini di decentramento di attività o di potenzialità di sviluppo che la situazione geografica della Liguria non consente di realizzare in terra ligure.
Il piano regionale fornisce per tutti i settori particolarmente per quelli a finanziamento pubblico, l'indicazione degli investimenti necessari, e questo a livello anche delle singole aree programma, ma non fornisce il piano del settore, ossia non dice come si articola gerarchicamente e funzionalmente il settore né la collocazione spaziale dei suoi punti organizzativi. Tale compito spetta ai piani di settori: tra questi vi è il piano per la sicurezza sociale e per la scuola. Mentre il campo della sanità è pressoché tutto di competenza regionale, per la scuola il problema appare complicato dalle competenze di diverse amministrazioni verso le quali la Regione può svolgere un'azione politica di indirizzo e un'azione effettiva solo per gli aspetti territoriali, azione che tuttavia la Regione deve assolutamente compiere, in generale, e in particolare per quanto riguarda il sistema universitario regionale, del quale ritengo si possa presto riparlare, e in termini concreti, almeno quanto a scelte di competenza, secondo le chiare linee indicate nel documento di proposta (pag. 9) alle quali mi richiamo e rimando, riservandomi ulteriori precisazioni che si rendessero opportune nel corso o a seguito del dibattito. Conosciuto il risultato della vasta consultazione operata dall'Intercommissione, del quale si terrà conto per determinarci a scelte di programma, impegnative e definitive, si aprirà il dibattito in Consiglio. A titolo informativo dirò che per la Facoltà di Agraria l'Università si è ora espressa per Stupinigi.
Nel campo della sanità; anche qui vi sono incertezze dovute ad un'impostazione legislativa non ancora chiara; ma va tuttavia detto che deve assolutamente avvenire un'accelerazione nella realizzazione del piano che deve riguardare il dispositivo ospedaliero articolato sul territorio le definizioni degli insiemi funzionali ai diversi livelli; ma, poi, deve spingersi anche nella direzione di studiare le unità sanitarie locali viste nell'ottica delle unità locali dei servizi sociali.
Un altro settore di competenza esclusiva della Regione è quello dell'agricoltura che è diventata la grande ammalata della nazione. La collera dei contadini si e scatenata.
Qui l'azione principale deve essere svolta nella direzione della trasformazione delle strutture aziendali, nell'indicazione degli indirizzi produttivi, nella commercializzazione del prodotti. L'Ente di sviluppo agricolo e uno strumento per agire in questa direzione; ma l'intera azione dell'Assessorato regionale, in collaborazione con le categorie interessate dovrà essere volta alla trasformazione dell'assetto agricolo Piuttosto che alla conservazione dell'assetto stesso.
L'azione che la Giunta intende compiere è dunque incentrata sul piano regionale e quindi, sugli istituti e sulle azioni programmatiche che da esso conseguono o discendono, azioni ed istituti il cui "iter" di attuazione, come si e visto, può già trovare inizio prima dell'azione formale del piano stesso, perché su molti di questi si e realizzata una larga convergenza.
Questa impostazione implica un vasto ricorso all'azione di studio opportunamente indirizzata dal momento pubblico E' da tale angolo visuale che va riconsiderata la situazione dell'IRES, ora retto da una gestione commissariale, e che dovrebbe trovare un più adeguato assetto, in modo da renderlo efficace organo di studio all'interno del disegno politico delineato.
Chi gestirà il piano? Come lo si gestirà? - Quale il ruolo della Regione? - Quali le attribuzioni e le funzioni delegate? - A chi delegate? Il comprensorio sarà uno strumento valido? - E che cosa sarà il comprensorio? E la Provincia, questo Ente che ha assunto, nella fase post-bellica funzioni anticipatrici di quella che sarebbe stata la Regione, molto spesso adempiendole in modo egregio, coraggiosamente uscendo dalle strettoie istituzionali, che cosa farà? - Come opererà? Ho sentito in proposito in questi giorni i Presidenti delle sei Province piemontesi. Le loro preoccupazioni sono pari alle loro speranze in una situazione di grave dissesto di bilancio, con una legge provinciale (e comunale) della quale si chiede coralmente il ghigliottinamento, e che Imperterrita vive in una realtà con esigenze di un tempo che corre verso il 2000, pretendendo di governare l'ente locale con schemi dell'epoca napoleonica.
Queste considerazioni, non certe peregrine e dolorosamente tali, da troppo tempo condizionano i rapporti tra i vari enti.
Bisogna rimuovere ogni ostacolo: e la Giunta si propone di farlo reclamando, con l'autorità del voto consiliare, la riforma della legge comunale e provinciale, richiamando con tutto il rispetto, ma anche con tutta la forza, Parlamento e Governo all'assolvimento dei loro compiti.
E' semplicemente inconcepibile che, in tempi in cui si riesce ad andare e a tornare sulla luna, leggi fondamentali per la vita dello Stato restino in balia di indecisioni inspiegabili, certamente dannose e colpevoli, tanto più colpevoli in quanto tutti, ripeto tutti, concordano da decenni sulla necessità della riforma di leggi che restano quali erano, tali anche in presenza del fatto nuovo delle Regioni. E del resto la stessa vita della Regione è ostacolata, nel suo articolato divenire, da una legge inesorabilmente condannata, e pur sempre viva. La valutazione delle proposte e delle richieste delle Province sarà successivamente approfondita con altri incontri con i Unione regionale delle Province, e ne riferir alla Giunta ed al Consiglio.
Un ultimo argomento di carattere gene, aie è quello sui controlli, sul quale la Giunta si riserva di riferire al momento in cui i Comitati regionali di Controllo avranno adempiuto al loro dovere fornire la relazione annuale sull'attività svolta. La Giunta sa, per avere ascoltato direttamente alcuni degli interessati, e per aver raccolto giudizi esterni che si lamentano talune disfunzioni, essenzialmente dovute, penso all'insufficienza di personale e di locali.
Si sta esaminando il problema anche alla luce dell'esigenza di far funzionare gli altri uffici di controllo, per i quali debbono essere designati con urgenza, anche perché vi sono in proposito dei solleciti, i componenti, e destinati funzionari.
Mentre è allo studio l'assegnazione di personale si cerca di potenziare, per quanto possibile, l'opera di coordinamento, nei massimo rispetto del potere decisionale.
E, secondo richieste che sono state rivolte, la Giunta è disponibile a fornire, come no gia fatto, pareri assolutamente non vincolanti, dandone comunicazione anche a non richiedenti, con il proposito di favorire, ove io si ritenga, soluzioni uniformi.
Passo ora ad una disamina più analitica dell'impegno collegiale della Giunta, sulla scorta delle proposte di lavoro avanzate dai vari Assessorati, secondo le specifiche attribuzioni.
Trasporti e comunicazioni La Giunta intende dare particolare rilievo all'azione della Regione nel campo dei trasporti è questo uno dei settori sui quali deve essere orientato lo sforzo dei poteri pubblici determinare una diversa distribuzione di risorse fra consumi privati e consumi sociali e per ottenere, privilegiando questi ultimi, meccanismi di produzione e di sviluppo di tipo nuovo.
Tutti abbiamo una personale esperienza, ma qualche dato non è inopportuno. I mezzi privati che erano, in cifre tonde, 2 milioni nel 1959 sono passati a 6 milioni nel 1965, a 13 milioni e mezzo alla fine del 1972.
Gli autobus erano 23.227 nel 1959 e 36.150 alla fine del 1972. Se si dovesse dedurre da questi dati un giudizio sul senso della socialità comunitaria, dovremmo concludere che l'individualismo prevale di gran lunga.
In questa prospettiva la Giunta presenterà, entro il mese di gennaio un disegno di legge che pone l'obiettivo di stimolare il potenziamento e i 'ampliamento delle strutture pubbliche di gestione de: trasporti su strada.
La Giunta proporrà di concedere contributi in conto capitale di notevole entità per mettere gli enti locali in condizione di effettuare gli investimenti necessari a migliorare i livelli dei servizi delle aziende municipalizzate o a partecipazione pubblica e di preordinare gli interventi di pubblicizzazione che si impongono in alcune aree piemontesi.
La Giunta Regionale ritiene peraltro che la priorità assoluta nei programmi di investimenti debba essere data agli impianti fissi di trasporto: la creazione di un sistema ferroviario efficiente e la condizione strutturale per dare risposta e ai problemi di mobilità nell'area regionale (primo fra tutti a quello dei pendolari) e ai problemi di assetto del territorio e di equilibramento regionale.
Con questa convinzione la Giunta si propone di pervenire entro la fine del '74 a definire il programma di investimenti delle FS per il decennio '75-85 svolgendo, sulla base del documento già all'esame del Consiglio un'azione di stimolo sul Ministero dei Trasporti che evidenzi ed esprima il ruolo che il sistema ferroviario dovrà assolvere come variabile strumentale rispetto al piano di sviluppo regionale; di produrre, entro il mese di ottobre 1974 un piano degli impianti fissi per l'area metropolitana che completando il progetto sulle linee ferroviarie secondarie, concorra a definire il quadro nel quale dovranno saldarsi e integrarsi le linee della metropolitana torinese, le linee ferroviarie principali e le linee secondarie. In particolare il piano dovrà fissare il percorso della linea 2 della metropolitana garantendo, in accorso con gli enti locali interessati" che questa acquisti respiro e proiezione intercomunale.
Si dovrà ottenere entro il 1974 che il Ministero dei Trasporti trasferisca alla Regione le linee secondarie sulle quali è già stato redatto un progetto di intervento regionale, in modo da avviare su queste in parallelo alla metropolitana torinese; i programmi di potenziamento già all'inizio del 1995.
Il volume globale di investimenti pubblici che la Giunta ritiene di poter stimolare con queste azioni, dovrebbe produrre nei prossimi anni non solo una modificazione strutturale delle condizioni di trasporto, ma una domanda pubblica, capace di sostituire, almeno in parte, la domanda privata di mezzi di trasporto che è destinata certamente a ridursi con serie conseguenze per l'occupazione.
A completamento di questi interventi la Giunta Regionale si propone di iniziare, già nel prossimo mese di febbraio, gli opportuni contatti per mettere in moto iniziative periferiche per la redazione di piani di trasporto di bacino. Attraverso le Amministrazioni Provinciali e con forme di larga e democratica partecipazione si cercherà di pervenire entro il primo semestre del 1975 alla redazione di piani di trasporto di comprensorio che, recependo gli obiettivi del piano di sviluppo regionale indichino gli interventi da effettuare sul sistema ferroviario e su quello integrativo, delle linee automobilistiche, nonché le forme più appropriate di azione pubblica da sviluppare su un arco poliennale. Questo tipo di intervento verrà iniziato in tre comprensori che si giudicano particolarmente importanti ai fini della politica dei trasporti: Pinerolo Alessandria e Cusio-Verbano-Ossola In tema di comunicazioni rientrano gli assetti degli aeroporti, da quello di Caselle a quello di Levaldigi e di Verrone. Il primo è di bruciante attualità e la Regione ha preso in proposito concrete iniziative presentando al Ministero precise istanze per un intervento finanziario che consenta la soluzione indilazionabile relativa alla sicurezza della pista creandone una nuova, più sicura, da scegliersi ed ubicarsi in modo da dare la massima garanzia per tutti. Un recente colloquio con il Sottosegretario all'Aviazione Civile, on. Masciadri, ha consentito una valutazione globale dell'argomento, che dovrà essere approfondito, anche per vedere se e come la Regione possa intervenire, non come forza soltanto di appoggio, ma come forza partecipativa.
Ed anche questo argomento è motivo di impegno per la Giunta.
Nel settore della navigazione interna, e dei porti lacuali la Giunta sarà impegnata in una duplice attività: 1) rivendicare insieme alle altre Regioni e per quanto ci riguarda la Lombardia ed il Veneto, l'effettivo trapasso di poteri in tema di navigazione interna, specie quella già in esercizio sotto "la gestione governativa", tipo quella dei Laghi Maggiore - di Como - di Garda.
Ciò consentirà di programmare con razionalità ed efficacia i due settori tra loro strettamente legati e cioè quello della navigazione da diporto pubblica e privata e quello del turismo.
2) di proseguire nell'azione di costruzione ed ammodernamento di porti approdi ed altre strutture lacuali.
Il progetto relativo al porto di Verbania che comporterà una spesa di circa 500 milioni di lire a carico della Regione e altrettanti a carico della gestione governativa e del Comune di Verbania è ormai pronto per la sua approvazione.
E' in avanzata fase di studio la ristrutturazione del porto di Stresa così come saranno oggetto di attenta cura strutture varie localizzate sul Lago d'Orta, sul Lago di Viverone e su quello di Avigliana.
In accordo con il Comune di Torino sarà oggetto di esame anche il tratto del fiume Po corrente tra Moncalieri e i murazzi, potendosi anche qui sul piano turistico valorizzare un certo tipo di navigazione pubblica da diporto.
Agricoltura La preoccupante crisi che travaglia l'agricoltura piemontese che vede allontanarsi quotidianamente le forze giovanili, si aggrava per la difficoltà di approvvigionamento sul mercato di carburanti, fertilizzanti e mangimi e che ha cagionato e cagiona all'economia agricola piemontese gravi disagi, determinando in alcune zone una riduzione delle coltivazioni e degli allevamenti.
Inoltre, la lotta del Governo contro l'aumento del costo della vita pur saggia nelle finalità, ha sottoposto la categoria agricola ad un grave sacrificio Infatti, come e noto, al blocco dei prezzi dei generi agricolo alimentari non ha fatto riscontro un analogo blocco dei mezzi di produzione.
La mancanza, in questi ultimi anni, d'interventi pubblici, ha maggiormente aggravato tale situazione provocando l'arresto del processo di ammodernamento delle strutture agricole, nonché dei nuovi investimenti in generale.
L'agricoltura piemontese ha perso le forze più giovani, ha perso i terreni migliori occupati tralle fabbriche, dalle case, dalle autostrade dai giganteschi tralicci dell'alta tensione, ha visto diminuire la quota delle acque destinate all'irrigazione.
Tutto questo ha provocato gravi squilibri tra la città e le campagne con Io spopolamento di queste ultime ed in particolare della montagna concorrendo a determinare di contro la crescita disordinata delle città.
Le forti tensioni createsi nel mondo agricolo, sono sfociate in scioperi di protesta, ai quali hanno preso parte migliaia di agricoltori esasperati dalla grave situazione in cui versa l'agricoltura.
In particolare, la manifestazione dei coltivatori diretti piemontesi svoltasi a Torino il 5 novembre dell'anno scorso, impegna la Giunta a dare una risposta urgente alle istanze delle popolazioni agricole.
La Giunta intende pertanto operare una programmazione circa l'utilizzazione del territorio, tenendo conto delle esigenze dell'agricoltura, dell'industria e dell'urbanistica, avviando altresì lo specifico studio dei piani agricoli zonali, nella convinzione che il problema dell'agricoltura non è il problema di una sola categoria, ma che interessa la società piemontese nella sua globalità.
Ma quella categoria, quella coltivatrice, legata al lavoro sul fondo oggi in crisi profonda sotto più di un aspetto, deve essere aiutata a superarla, nel suo interesse, ma anche nell'interesse della comunità tutta.
Per questo è proposito della Giunta di destinare, con opportune garanzie, in armonia del resto con le direttive della CEE (n. 159), in via assolutamente prioritaria, ogni agevolazione e contributo a quanti sono i veri e reali "professionisti" agricoli; a coloro, coltivatori ed agricoltori, che traggono dall'esercizio dell'attività professionale agricola la parte essenziale del loro reddito, che è reddito di lavoro.
Con un provvedimento apposito si prevede la creazione di uno strumento operativo straordinario della Regione, con pochi ma importanti, compiti come l'elaborazione dei piani agricoli di zona, il riordino delle utenze irrigue, la realizzazione e l'avvio di importanti complessi ed organizzazioni associative per la commercializzazione di prodotti agricoli da affidarsi alla responsabile gestione dei produttori agricoli.
Il programma della Giunta prevede, in particolare, incisivi e massicci interventi straordinari di tipo strutturale per la zootecnia, la vitivinicoltura, i miglioramenti fondiari, le infrastrutture associative per la produzione, lavorazione, trasformatone, conservazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Inoltre sono previsti interventi a tipo sociale come le case di abitazione per i diretti, le strade, gli acquedotti e gli elettro orti.
In particolare si prevedono i seguenti provvedimenti: per quanto riguarda il miglioramento ed il potenziamento del patrimonio zootecnico regionale è prevista la concessione di prestiti per l'acquisto di bestiame, premi di allevamento, mutui per la costruzione ammodernamento od ampliamento di organici complessi zootecnici.
Si farà uno sforzo particolare per la valorizzazione delle risorse foraggere, in particolare dei pascoli montani e l'utilizzazione, a fini zootecnici, dei terreni abbandonati.
Per la vitivinicoltura è previsto un apposito intervento tendente a risanare le cantine sociali in crisi, con eventuali fusioni, e ristrutturazione delle stesse; e un piano di assistenza per la difesa del prodotto.
Per i miglioramenti fondiari è allo studio un provvedimento d'interventi a favore di strutture aziendali e i interaziendali come impianti irrigui, acquedotti, ecc; verranno, inoltre, messi a disposizione degli agricoltori i necessari fondi di conduzione a tasso agevolato per far fronte alle annuali spese di gestione delle aziende agricole.
Per assicurare più civili condizioni di vita nelle campagne, la Giunta prevede un provvedimento per le case di abitazione per i coltivatori diretti.
Tradizionalmente la casa rurale di abitazione era assimilata, nelle leggi di intervento pubblico, alle opere di miglioramento fondiario, come stalle, concimare fienili. La Giunta, invece, si propone di preparare un provvedimento che consideri la casa d'abitazione dei coltivatori come struttura civile, e, non tanto una struttura produttiva: una casa per I uomo, non per gli animali, gli attrezzi, i prodotti.
L'attività della Giunta sarà impostata e verificata con la collaborazione democratica delle organizzazioni sindacali agricole, nel confronto delle quali e previsto l'instaurarsi di precisi e costanti rapporti.
Istruzione La Regione guarda al settore dell'istruzione con particolare sensibilità. Infatti i vari capitoli di spesa relativi all'assistenza, al trasporto gratuito alle borse di studio, ai sussidi e premi in favo di alunni bisognosi o per l'assistenza ai fanciulli subnormali così come l'aiuto alle Casse Scolastiche vengono opportunamente integrati. In taluni casi si propone anche il raddoppio dei precedenti stanziamenti.
Per quanto riguarda il trasporto gratuito della Scuola dell'obbligo si hanno pressanti e cospicue richieste. Basti dire che il censimento delle necessità, per questa voce, ci porta ad una richiesta di oltre 2 miliardi e 600 milioni.
E' solo con grande sforzo che la Regione potrà soddisfare il 40 per cento della somma richiesta.
Vi è un impegno politico che la Giunta vuole rispettare in relazione alle deleghe ad enti locali, per quanto riguarda l'assistenza scolastica.
E' ovvio l'impegno a predisporre in proposito un'adeguata legge regionale. Va però detto che nella preparazione della stessa bisognerà tener conto della legge dello Stato 307/1973, n. 477 art. 7, secondo la quale, su proposta delle Regioni, il Ministero della Pubblica Istruzione procederà alla suddivisione del territorio regionale in "Distretti Scolastici" con Decreto Ministeriale da emanarsi entro 9 mesi e quindi entro il 16/5/1974.
E' evidente, quindi, che nella preparazione della legge regionale di delega si dovrà tenere conto di questa novità, potendosi rendere opportuna la delega stessa oltre che agli enti locali anche agli stessi Distretti Scolastici di futura costituzione.
Nel campo dell'istruzione professionale sarà cura della Giunta sollecitare ulteriormente l'emanazione della relativa legge-quadro da parte dello Stato, onde consentire anche in questo settore la possibilità di legiferare sul piano regionale, al fine di impostare una nuova programmazione in materia, la più rispondente possibile alle obiettive necessita locali o zonali e alle esigenze legate all'assetto territoriale.
La Giunta Regionale proseguirà con particolare attenzione l'attività già in corso anche nell'importante settore della cultura, dei musei e biblioteche, arricchendo di nuovo vigore l'azione già svolta al fine rii aumentare anche in questo campo la salvaguardia del cospicuo patrimonio artistico-culturale del nostro Piemonte.
Il problema della cultura è legato ad una valutazione poliedrica, e dovrà essere affrontato attraverso al logico coordinamento dell'attività di più di un Assessorato: per questo si è ritenuto opportuno assegnare al Presidente questo compito di alta responsabilità.
La cultura è patrimonio che attiene alla persona e alla comunità; la persona dà un suo apporto, la comunità lo recepisce e lo ridona, come bene senza il quale c'è buio attorno.
Dove non c'e cultura non c'é civiltà: peggio, c'é barbarie La cultura è frutto della personale rielaborazione di conoscenze - di storia, di costume, di lingua, di arte, di tradizione - che porta alla realizzazione dell'uomo nella sua autentica forma e natura, umana appunto, che gli consente di esprimere la misura della propria personalità. La cultura è stato detto che è "il complesso delle strutture di organizzazione sociale dei modi di vita, delle attività spirituali, delle conoscenze, delle concezioni, dei valori che si ritrovano, in forma ed a livelli diversissimi, in ogni società ed in ogni periodo storico" (Battaglia).
E questo ebbe certamente presente il legislatore regionale quando stabili all'art. 5 dello Statuto che la Regione "difende il patrimonio culturale, anche nelle sue espressioni regionali", e all'art. 7 che "difende l'originale patrimonio linguistico di cultura e di costume delle comunità locali e ne .favorisce la valorizzazione".
La specificazione dei due impegni ha la sua chiara ragion d'essere; ma non può non riconoscersi che essi si integrano concettualmente nella visione che animò il legislatore regionale ad assumerli.
Dirò con franchezza che l'assolvimento del suggestivo compito non ha ancora trovato la definitiva linea di azione, che la Giunta si propone di indicare e realizzare anche con il contributo della varie realtà culturali del Piemonte; e si riserva pertanto una specificazione dettagliata in un prossimo futuro, auspicando di avere intanto dal Consiglio suggerimenti e proposte, e proponendosi di consultare, per quanto attiene il patrimonio culturale e linguistico locale, le forze che già operano su tale linea.
I molti problemi dei musei, delle raccolte, delle biblioteche, sono noti, anche nella gravità e nella delicatezza dei loro contenuti di conservazione, di custodia e di crescita, spesso compromessi da carenze di personale e di finanziamento, così come lo sono quelli delle manifestazioni esterne estrinsecanti atteggiamenti culturali, primissime quelle del teatro, spesso rese, per complesse ragioni, inattuabili, per quanto si notino interessanti risvegli.
In tutto il Piemonte c'é un fiorir di iniziative culturali che se coordinate - non dico unificate d'imperio, che vorrebbe dire mortificarle dico coordinate - potrebbero dare frutti migliori. Sara pure questo un motivo di meditazione: vorrei dire "un momento" di meditazione, anche come grandezza temporale, per riferire poi, Se, come problema di tempo libero (quel tempo che dovrebbe consentire a ciascuno di ritrovarsi innanzitutto con se stesso) ci si proponesse di sostituire il rumoroso e vertiginoso culto delle 4 ruote con il culto per il bello, per il buono, avremmo bene assolto ai principi statutari che ho prima ricordati. Ed è un modo di vero arricchimento generale.
E, ancora in materia di istruzione come assistenza, la Giunta, in attesa del visto governativo alla legge approvata dal Consiglio il 22 dicembre 1973 che assicurerà l'utilizzazione delle cospicue somme che dovevano finanziare fra l'altro la legge sui libri scolastici, sta già elaborando il progetto per un nuovo disegno di legge che consenta la soluzione rapida del problema, e conta di presentarlo al più presto. Il concetto ispiratore si fonda sul decreto 14/1/1972, n 3, che trasferisce alle Regioni le funzioni concernenti "le facilitazioni, anche sotto forma di buoni-libro, per l'acquisto di libri di testo da parte degli alunni delle scuole medie e delle scuole secondarie superiori ed artistiche". Il fine è quello di assolvere, anche sotto questo profilo, il dovere dell'assicurazione al diritto allo studio, costituzionalmente sancito.
La soluzione deve ovviamente tenere conto di una realtà che ho già richiamato: l'istituzione dei "Distretti scolastici" che a metà maggio sarà realizzata con decreto del Ministro (legge 30/7/1973, n. 477, art. 7).
La prevista legge generale di delega, di cui e stato detto nel documento di proposta 21/12/1973 (pag. 10) che disporrà anche per l'assegnazione dei libri scolastici, dovrà, ad avviso della Giunta, tenere conto dell'istituzione dei predetti Distretti Scolastici.
Ma non può restare inoperante l'impegno che questo Consiglio ha assunto a grandissima maggioranza con una sua legge, non vistata - impegno ribadito con la legge di vincolo dei fondi di bilancio - per fornire i libri per l'anno scolastico 1973/74.
In attesa quindi di impostare la legge di carattere generale, la Giunta proporrà una legge, che sta predisponendo, diretta a risolvere rapidamente come soluzione transitoria, il problema per questo anno scolastico soddisfacendo così l'impegno assunto e le molte attese.
Queste provvedimento, che seguirà il suo iter normale, spero con la maggior accelerazione possibile, terrà conto anche dei suggerimenti e delle proposte che venissero dal dibattito odierno in Consiglio.
Sanità In merito all'assistenza sanitaria ed ospedaliera, la Giunta procederà a perfezionare e portare a termine iniziative già in corso di realizzazione e a proporne di nuove, in conformità agli indirizzi emersi dal dibattito sui problemi della sanità avvenuto in Consiglio nell'estate scorsa.
Intento ispiratore sarà quello di adeguare la struttura sanitaria ai principi della riforma: si agirà eroe in preparazione del servizio nazionale che sostituirà il sistema mutualistico ed estenderà a tutti i cittadini l'assistenza gratuita.
Per quanto attiene l'attività regionale, la Giunta proporrà al più presto al Consiglio, attraverso l'esame della competente Commissione, il piano di ripartizione delle circoscrizioni sanitarie, ulteriormente integrato, nell'intento o di prefigurare le circoscrizioni delle unita sanitarie locali, alla luce dei progetti di riforma.
L'esame dei servizi e delle attrezzature esistenti sarà utile anche per fare emergere le deficienze attuali e sarà base per gli ulteriori provvedimenti di integrazione e sostituzione.
L'intensificarsi del servizio ospedaliero che è stato operato m questi ultimi anni impone ora un attento esame dei problemi della qualificazione del servizio, la cui risoluzione condiziona in molti casi l'assetto territoriale, essendo evidente la stretta correlazione tra migliore nelle prestazioni e le dimensioni negli ospedali.
Gli sturi già avviati per la stesura del piano ospedaliero ne consentiranno un rapido completamento.
E' nota la mancanza della legge contenente il piano nazionale ospedaliero ed è lecito ritenere che a tale legge non si porrà mano essendo da tutti riconosciuta a priorità l'esigenza di riforma globale del sistema.
In questa situazione, la Giunta si propone di approfondire ed enucleare i criteri ottimali di espletamento dei servizi relativi alle singole specialità, individuando il bacino di utenza per ognuno ed indicando la distribuzione sul territorio.
Sono prossime (circa due mesi) le conclusioni sul modello di ospedale di base, organizzato con i reparti di medicina, chirurgia, ostetricia e ginecologia, pediatria, con servizi di anestesia, radiologia, laboratorio.
Ciò comporterà anche l'individuazione delle dimensioni necessarie a garantire l'esistenza delle specialità di routine (ortopedia, otorino oculistica, dermo, neuro, urologia, ecc.) o l'espletamento delle relative prestazioni con consulenze specialistiche provenienti da ospedali di dimensioni maggiori.
Comporterà inoltre l'individuazione dei modelli opportuni per i servizi di terapia intensiva: rianimazione, unità coronarica, unità dialitiche.
Si passerà inoltre all'individuazione dei modi migliori di espletamento per le alte ed altissime specializzazioni.
Particolare cura sarà quella di esprimere direttive per l'assistenza ai lungodegenti, in reparti istituiti e da istituirsi presso ospedali generali o in ospedali a ciò specificatamente destinati.
La Giunta provvederà ad attuare il già formulato servizio di pronto soccorso con la gradualità resa necessaria dal costo. Esso sarà articolato in unità operative in una serie di ospedali, in relazione alla loro ubicazione.
Si è già chiarito quali dovrebbero essere le integrazioni sia di personale sanitario e paramedico sia di attrezzature occorrenti.
Per queste ultime si potrà fare fronte col fondo annuale a ci destinato.
Il costo della gestione dovrà gravare sulla retta, in attesa di un diverso sistema e ciò importa necessariamente l'esame più rigoroso di ogni altra spesa e gli opportuni confronti.
A proposito di rette, sarà bene tenere presente che in Piemonte si è passati dalle lire 7.500 del 1969 alle 19.500 del 1972, sia pure questa somma comprensiva della retribuzione ai sanitari.
Con l'inizio di quest'anno è stato adottato un sistema unico di contabilità per tutti gli ospedali della regione: occorrerà pertanto che i dati risultanti dai bilanci siano elaborati onde suggerire ed adottare i relativi provvedimenti.
La considerazione fatta vale ovviamente e non solo per il costo del pronto soccorso ospedaliero, ma per tutti i maggiori oneri derivanti dalla migliore qualificazione del servizio.
Occorre peraltro ribadire che sino a quando non sarà provveduto al finanziamento del servizio ospedaliero (il pagamento da parte delle mutue e sinora la retta del 1969) non si può ragionevolmente sperare di condurre gli ospedali ad una razionale amministrazione.
Su questo punto, la Giunta, consapevole che la situazione finanziaria degli enti è pervenuta ad un punto di rottura, non cesserà di richiamare insistentemente gli organi centrali alla necessità di una soluzione non ulteriormente prorogabile. In un incontro avuto proprio ieri a Cuneo con gli rappresentanti degli ospedali di quella provincia, il problema è drammaticamente riemerso.
Il servizio di pronto soccorso sarà integrato dal trasporto malati: e risultato che il numero delle autoambulanze a disposizione degli enti (ospedali, croce rossa ed altre pubbliche assistenze) e sufficiente, se coordinati, a garantire per ora una rete di soccorso, mentre dovranno essere distribuite le autoambulanze di rianimazione attualmente mancanti e per cui è già stato deliberato l'acquisto di un primo lotto.
Accordi con le questure consentiranno, si ritiene, di organizzare il servizio di chiamata urgente attraverso il "113" ed il relativo collegamento con gli ospedali.
Nell'attesa del servizio nazionale, la Giunta ritiene già compito della Regione intervenire perché i vari enti mutualistici estendano il servizio ovunque sia possibile: medico domiciliare, notturno e festivo.
Trattative in tal senso sono in corso con l'E.N.P.A.S. e l'E.N.P.D.E.P.
e l'Ordine dei Medici, in concomitanza con l'estensione dell'assistenza diretta, onde uniformare il servizio con quello già iniziato dall'I.N.A.M.
nella città di Torino e in altri maggiori centri.
Anche per l'emodialisi, in cui è stata verificata la necessità di intensificare ed estendere il servizio, quando si e appalesato necessario sarà attuato con la collaborazione degli ospedali ai fini di rispondere gradualmente, alle maggiori richieste.
Sono stati individuati centri da potenziare e da istituire.
Occorre ora procedere alla realizzazione.
Particolare attenzione sarà portata per l'intervento sorretto da criteri programmatori ospedalieri; provveduto, come si è fatto sinora, alle più impellenti esigenze di completamento delle iniziative esistenti constatato che lo Stato non provvede a finanziamenti ormai da alcuni anni la Giunta intende procedere a sopperire alle necessita di adeguare la rete ospedaliera, ove c'e carenza di posti letto o la necessità di sostituire quelli obsoleti.
Ci si propone l'intensificazione dell'attività dei centri di medicina sociale e l'istituzione di nuovi, atti a svolgere più incisiva attività preventiva nelle malattie sociali, considerando questa azione estremamente valida.
Sarà altresì incrementata l'attività delle scuole per la formazione del personale paramedico con particolari incentivi sia per favorire la partecipazione degli allievi sia per la migliore qualificazione in relazione alle specifiche carenze.
Saranno inoltre avviate sperimentazioni di computerizzazione dei servizi.
Un indirizzo primario della riforma impone l'intensificazione di ogni servizio relativo alla medicina preventiva.
Sarà favorito l'apporto alla medicina preventiva degli ospedali anche in considerazione dell'unicità del servizio cui gli stessi saranno chiamati ad operare.
Inoltre, tutta l'attrezzatura dei servizi esistenti presso gli enti locali sarà incentivata, in particolare per quanto attiene alle iniziative in tema di medicina scolastica.
La rete degli ambulatori scolastici è stata ampliata: occorre completare e procedere ad individuare le carenze del servizio ed a sopperire alle deficienze. All'uopo sarà richiesta la collaborazione degli enti locali.
Per la tutela sanitaria nei luoghi di lavoro, il Consiglio ha espresso il proprio parere ed ha provveduto con la delibera in data 19 luglio 1973 che troverà fedele attuazione.
La Giunta assicura il suo costante impegno per l'esecuzione di tale delibera, nell'intento di garantire un efficiente ed uniforme servizio in tutto il territorio, della regione, particolarmente nelle zone ove più intensa è l'attività industriale, provvedendo alla, preparazione del personale, all'acquisto delle attrezzature necessarie, agli accordi con l'Ispettorato del Lavoro o quant'altro per rendere operante la delibera consiliare.
La salute non può attendere.
E' proposito della Giunta studiare e predisporre un disegno di legge che equipari, ai fini del risarcimento, gli infortunati sul lavoro nel settore agricolo, agli altri infortunati.
Servizi sociali Nel settore dei Servizi Sociali, l'impegno della Giunta tende alla rapida soluzione di alcuni problemi.
Giova premettere che il sistema assistenziale del nostro Paese richiede interventi profondamente innovatori per superarne la disorganicità e l'arretratezza a renderlo adeguato a contribuire alla realizzazione dello sviluppo globale di ogni persona con la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano, di fatto, la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, affermati dall'art. 3 della nostra Costituzione.
E quindi necessaria ed urgente l'approvazione, da, parte del Parlamento, della legge-quadro sui servizi sociali che attribuisca alle Regioni la competenza globale nel campo assistenziale e preveda l'istituzione delle unità locali dei servizi sociali, gestite dai Comuni e dai Consorzi Comuni con la partecipazione dei cittadini.
E ci proponiamo di insistere, con l'ausilio della volontà del Consiglio, per la pronta emanazione provvedimento.
E' evidente che, per attuare un disegno globale dei servizi sociali, è indispensabile giungere alla soppressione degli E.C.A e degli Enti nazionali operanti scoordinatamente nel settore assistenziale.
Inoltre, gli interventi delle unità locali dei servizi sociali dovranno essere strettamente connessi con la politica sanitaria, della casa, della scuola, del lavoro, della previdenza sociale oltre che dell'assetto del territorio al fine di prevenire l'intervento assistenziale e tendere ad un sistema sicurezza sociale.
Con tali obiettivi, è indispensabile che siano trasferite dal Ministero di Grazia e Giustizia alle Regioni le competenze relative alla prevenzione ed al trattamento del disadattamento sociale minorile, come già richiesto sia dalla Giunta che dal Consiglio, in occasione delle osservazioni espresse per il riordino del Ministero di Grazia e Giustizia.
Infatti, gli interventi relativi al disadattamento minorile sono interventi sociali che rientrano nell'ampio arco dei servizi.
Il recente dibattito in Consiglio ha messo in rilievo come gli attuali Istituti di rieducazione debbano trovare soluzioni alternative e soprattutto come siano necessari interventi globali che dovranno essere attuati dalle istituende unità locali dei servizi sociali.
Ogni intervento della Regione dovrà pertanto collocarsi in tale prospettiva.
In particolare, la Giunta Regionale intende tenere costantemente aggiornate le indagini conoscitive sulle strutture assistenziali esistenti al fide di contribuire a migliorarle e come supporto per futuri interventi.
Come anticipazione e sperimentazione di alcuni servizi fondamentali delle future unita locali e stato predisposto un disegno di legge che e già all'esame della Giunta, la quale si ripromette di presentarlo subito tendente a promuovere l'assistenza domiciliare agli anziani, agli inabili ed ai minori, nonché il funzionamento di centri d'incontro per gli anziani.
Tale intervento si colloca nello spirito di una moderna concezione dell'assistenza poiché è di incentivo ai servizi domiciliari ed aperti gestiti dai Comuni e dal Consorzi di Comuni, in alternativa al facile ricorso all'istituzionalizzazione, in particolare, per gli anziani.
Sempre al fide di evitare l'emarginazione è ferma volontà della Giunta di pervenire, al più presto, al superamento della Comunità protetta per Profughi di Tortona offrendo agli ospiti, che da 111 che erano sono ridotti a 56, soluzioni alternative.
L'impegno della Giunta vuole poi essere, in particolare, rivolto all'istituzione di un'efficiente rete di asili-nido sul territorio regionale, al fine di un'adeguata diffusione di questo importante servizio sociale per le famiglie ed al fine di garantire lo sviluppo psicofisico del bambino dagli anni 0 ai 3 anni.
Il piano per l'assegnazione dei contributi ai Comuni per la costruzione, l'impianto e l'arredamento degli asili-nido, relativo ai fondi per l'anno 1973, sarà presentato entro questo mese.
I criteri per l'assegnazione dei contributi saranno quelli seguiti per l'approvazione del piano relativo ai fondi del 1972; quindi la ripartizione dei contributi avverrà tenendo conto della suddivisione del territorio regionale in aree e subaree ecologiche, secondo lo studio dell'IRES oltreché dei posti di asili-nido esistenti, del numero dei bambini fino ai 3 anni, e della percentuale delle donne che svolgono attività extra casalinga sul totale della popolazione.
Subito dopo si procederà alla preparazione del disegno di legge relativo al rifinanziamento con fondi regionali della legge 15 gennaio 1973 n. 3, in base ad un piano pluriennale, come previsto dall'art. 2 di detta legge.
Ciò al fine di pervenire all'assegnazione dei contributi per l'anno 1974 nei termini stabiliti dalla legge 6 dicembre 1971 n. 1044 e soprattutto per rispondere alle attese delle comunità locali e delle popolazioni integrando adeguatamente i fondi statali per la realizzazione di un'efficiente rete di asili nido sul territorio regionale.
Tutela dell'ambiente, uso delle acque La Giunta Regionale, consapevole che il problema delle acque e della loro gestione costituisce uno degli aspetti più delicati dell'organizzazione del territorio nei riguardi della quale la Regione ha notevoli compiti, senza dimenticare che i poteri finora conferiti alla Regione in materia di acque sono assai limitati, ritiene necessario giungere al più presto ad una gestione programmata delle risorse idriche.
Pertanto essa intende assumere pienamente il ruolo promozionale che le compete impegnandosi ad elaborare un piano regionale delle acque entro il tempo più breve possibile e comunque nell'ambito della corrente legislatura, tenuto conto delle varie difficoltà anche di natura conoscitiva relative al quadro complessivo di un piano delle acque. Lo stesso va visto nella sua duplice funzione, di conservazione e valorizzazione del patrimonio idrico per i diversi usi di pubblico generale interesse e di difesa del territorio delle acque.
Il piano regionale delle acque, che trova un'ulteriore giustificazione dall'attuale crisi energetica e dalla necessità di rilancio delle fonti tradizionali, dovrà indicare i fabbisogni dei vari settori per soddisfare le rispettive esigenze di sviluppo loro assegnate dal piano generale di sviluppo socio-economico della regione. Ciò consentirà di individuare gli obiettivi del piano delle acque e di indicare gli mezzi per il loro raggiungimento.
Quindi dovrà soddisfare alle seguenti necessità: a) adeguati e sufficienti rifornimenti di acqua, superficiale o sotterranea, per usi potabili, agricoli ed industriali b) sicurezza che la qualità delle acque usate sia sempre idonea all'uso cui è destinata c) adeguate disponibilità di risorse idriche per la produzione di energia idroelettrica d) adeguate disponibilità di risorse idriche per la tutela del paesaggio e dell'ambiente in generale, nonché per la conservazione del patrimonio ittico.
Si renderà necessaria inoltre un'analisi della situazione idrogeologica dei vari bacini imbriferi della Regione che in parte risponde anche ad esigenze del piano di gestione delle acque di cui si è detto.
Occorre esaminare le esigenze di sistemazione delle varie zone in modo da stabilire una scala di priorità, in fatto di urgenza e di entità di intervento, tenuto conto degli interventi già operati dallo Stato e considerando la limitatezza delle risorse finanziarie disponibili che imporrà delle scelte.
La Regione sottoporrà il quadro così elaborato ai competenti organi ministeriali modo da giungere, pur considerando la loro attuale preminente competenza in materia, a soluzioni concordate che indirizzino l'intervento governativo in modo più confacente alle esigenze della regione.
Lo stesso quadro servirà da riferimento, in questo caso vincolante, per gli interventi che la Regione opererà nel quadro delle proprie competenze in materia di rimboschimenti, opere di bonifica montana e opere idrauliche di 4 ^ e 5^ categoria.
La Giunta Regionale organizzerà a livello comprensoriale, possibilmente coincidente con le aree o le subaree ecologiche il servizio di depurazione delle acque ed il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi.
L'azione della Giunta si svilupperà pertanto in una duplice direttrice: a) Tenuto conto anche delle indicazioni contenute nelle varie proposte di legge già all'esame della V Commissione consiliare, e sulla base dei piani regionali per la depurazione delle fognature urbane e per lo smaltimento dei rifiuti solidi in corso di predisposizione, la Giunta Regionale presenterà, entro la primavera del corrente anno, un disegno di legge regionale volto ad approvare i piani di depurazione e di smaltimento ed a finanziare le opere pubbliche relative.
b) La Giunta Regionale, in attesa dell'approvazione da parte del Consiglio Regionale della legge che disciplinerà gli scarichi liquidi inquinanti delle attività industriali, artigianali e zooagricole promuoverà da una parte il controllo dal punto di vista ecologico sulla localizzazione dei nuovi insediamenti produttivi e dall'altra un'energica azione coordinata con le Province ed i Comuni per il disinquinamento degli effluenti liquidi degli stabilimenti già in funzione.
La Giunta Regionale si adopererà altresì per coordinate con le altre Regioni, sia gli propri interventi diretti a tutela della acque, sia Fazione per elaborare un quadro legislativo nazionale adeguato alle esigenze di decentramento e di partecipazione democratica emergenti anche in questo settore.
Preso atto delle conseguenze dannose spesso verificatesi a seguito dell'indiscriminato uso di prodotti antiparassitari ed anticrittogamici in agricoltura, si ritiene opportuno l'intervento della Regione volto a tutelare l'ambiente naturale e la salute pubblica con la regolamentazione dell'uso dei suddetti prodotti.
L'intervento si dovrà articolare in una fase di ricerca dell'entità dell'impatto ecologico delle varie tecnologie e delle varie scelte colturali. Occorrerà, poi una sperimentazione pratica ed un'azione di diffusione delle tecniche più idonee da attuarsi nel quadro dell'assistenza tecnica per l'agricoltura.
Saranno incentivati studi e ricerche diretti all'utilizzazione in agricoltura di prodotti innocua: all'uomo e all'habitat, anche attraverso l'istituzione di corsi di formazione di ecologi ed igienisti agrari.
La sperimentazione e l'azione di diffusione potranno riguardare in modo particolare l'uso dei fertilizzanti preparati trattando i rifiuti solidi urbani.
Considerato che la flora spontanea della nostra regione, a seguito dell'indiscriminata azione dell'uomo;, ha subito e subisce continue distruzioni con conseguenze sull'habitat anche gravi, la Regione interverrà predisponendo immediatamente un disegno di legge volto a proteggere ampiamente la flora spontanea piemontese.
La suddetta protezione sarà intesa non solo nel significato restrittivo di regolamentazione della raccolta, bensì anche in quello di incentivazione alla coltivazione delle specie protette.
Settore urbanistico L'attività da svolgersi nel settore urbanistico per essere realistica deve muoversi, tenendo presente due obiettivi: a) predisporre un programma fattibile entro i limiti temporali imposti limiti né sufficientemente vasti per poter impostare e portare a termine questioni urbanistiche a carattere generale, ne così ravvicinati per giustificare solo impegni di ordinaria amministrazione b) qualificare il programma con iniziative che incidano decisamente sul territorio.
In tale spirito, la Giunta ritiene di poter indicare, in linea di massima, i punti seguenti quale canovaccio per la realizzazione di un idoneo programma.
1) In primo luogo è necessario portare avanti il processo di esame per lo smaltimento degli strumenti urbanistici trasmessi dai Comuni e giacenti presso i Servizi della Sezione Urbanistica Regionale, quale retaggio lasciato dalla Sezione Urbanistica presso il Provveditorato Regionale alle OO.PP. per il Piemonte.
L'ordine di precedenza per il loro esame, ad avviso della Giunta, pu seguire i seguenti criteri di massima: a) esame degli strumenti urbanistici che entrerebbero in vigore qualora si lasciasse trascorrere un anno dalla data della loro trasmissione, con particolare riferimento a quelli dei Comuni inclusi nell'elenco del D.M. di cui alla legge 291/1971 b) esame degli strumenti urbanistici dei Comuni dell'area della metropolitana torinese c) esame degli strumenti urbanistici secondo la loro anzianità di trasmissione.
2) Presentazione al Consiglio Regionale di un disegno di legge di iniziativa della Giunta Regionale per "contributi ai Comuni per la redazione di strumenti urbanistici", tenendo conto della realtà e delle competenze sulla predisposizione di strumenti urbanistici delle comunità montane.
La necessità e l'urgenza di tale disegno di legge emerge da un rapido accertamento sul numero dei Comuni sprovvisti di strumenti urbanistici adeguati.
3) Predisposizione di un documento della Giunta Regionale su proposta dell'Assessore all'urbanistica ed assetto territoriale, sentita la Sezione Urbanistica Regionale, sui "criteri ed indirizzi per la formazione, l'esame e l'approvazione degli strumenti generali di pianificazione urbanistica comunale".
4) In considerazione del rapido evolversi della situazione urbanistica e della possibilità del suo deterioramento dovrà proporsi la revisione dei Decreti Ministeriali che obbligano Comuni della Regione Piemonte a dotarsi di Piano Regolare Generale Comunale nonché quello che, ai sensi dell'art. 4 della legge 291/1971, impone la continuazione delle limitazioni di cui all'art. 17 della legge 6/8/1967 n. 765 fino all'approvazione dello strumento urbanistico trasmesso, nel senso di includere altri Comuni negli elenchi di cui ai decreti succitati.
5) Predisposizione di opportune iniziative per una rapida attuazione della normativa prevista dall'art. 11 della legge 6/8/1967 n. 765, anche mediante promozione di provvedimenti sostitutivi ai fini della compilazione degli strumenti urbanistici.
6) Applicazione, con fermezza, nello, spirito dell'art. 3 della legge 17/8/1942 n. 1150, e al fine di reprimere gli abusi edilizi, delle norme di cui agli artt. 26 e 27 della legge 1150/1942 e successive modificazioni ed integrazioni.
7) Mentre si dovrà dare un forte impulso all'attuazione delle localizzazioni di edilizia economico-popolare, sarà preciso impegno quello di operare in campo nazionale per un forte rilancio dell'edilizia sovvenzionata e convenzionata favorendo una guidata e rapida attuazione dell'edilizia nei piani di zona.
8) La Giunta si propone di dare rapido corso agli adempimenti relativi all'emissione dei bandi per l'assegnazione alle cooperative degli stanziamenti della legge 865/1971; di predisporre idonei criteri per corrette e sollecite procedure nelle espropriazioni per pubblica utilità di delineare urgentemente i primi elementi ai fini della compilazione del piano territoriale di coordinamento per l'area metropolitana torinese, che il Consiglio si propone di dibattere assai presto, per il quale è indispensabile il bagaglio di dati e di esperienze urbanistiche (specie sulle multiformi realtà comunali) della Sezione Urbanistica Regionale elementi che possono così indicarsi: a) cartografia aggiornata per i Comuni dell'area metropolitana torinese b) ricognizione del territorio, del suo grado di utilizzazione e di infrastrutturazione.
E' altresì necessario reperire un 'adeguata cartografia per tutti i Comuni della Regione 9) Infine, impegno di alto rilievo che la Giunta ancora si propone è quello di predisporre, utilizzando l'opera di specifici organismi, la realizzazione di un censimento dei beni storici, culturali ed ambientali della Regione Piemonte al fine di una loro adeguata salvaguardia e valorizzazione.
A questo fine può essere utilizzato il materiale che è stato raccolto in occasione della Mostra itinerante "Piemonte da salvare" che suscitò a suo tempo vasto interesse, trasformando però la fase di denuncia e di testimonianza in una fase operativa di diretto intervento.
Comunità montane Le Comunità montane sono state costituite, e si sono date tutte gli organi direttivi, superando alcune difficoltà qua e là affiorate in una visione unitaria. Il che è certamente buon segno.
Molte hanno già apprestato lo Statuto con ampio dibattito. Il Consiglio sarà presto chiamato a esaminarne il contenuto.
Viene ora per le Comunità (la cui esperienza potrà essere valida almeno sotto certi aspetti, anche per gli istituendi comprensori) il momento impegnativo dell'elaborazione del piano o i sviluppo per ognuna di esse che dovrà essere recepito trovando armonica collocazione nel contesto del piano regionale.
E' una grossa responsabilità che la montagna assume, in uno spazio di tempo relativamente breve, e che deve essere frutto della partecipazione di tutti i montanari. L'argomento ha formato oggetto di ampia discussione nel recente incontro dei Presidenti di Regioni a Roma (7/1/1974) con la partecipazione di 5 Ministri: gli 3 della troika e quello dell'Agricoltura e delle Regioni.
Anche la montagna vede nella Regione (la nostra è una delle più montanare) un faro di orientamento.
Pur lasciando la pienezza dell'autonomia alle singole Comunità cioè senza interferenze o ingerenze indebite la Regione non può negare assistenza ed aiuto, per quanto ciò e possibile; ed il proposito è quello di creare subito un servizio ad hoc snellissimo si da aiutare con competenza le Comunità a sciogliere gli nodi che si presenteranno loro.
Il progetto è allo studio e mi auguro di realizzarlo rapidamente.
La montagna deve guadagnare molto tempo andato perduto in passato, e non deve sentirsi sola nella responsabilità di un autogoverno morale e civico che la Comunità comporta, mentre deve ricomporre un patrimonio di cultura e civiltà, per conservarlo e tramandarlo, come altissima forza ideale E anche in questa direzione sono allo studio iniziative ere favoriscano il raggiungimento del fine propostoci.
La montagna non è solo dei montanari, è pure negli altri cittadini, i quali la devono conoscere ed amare anche per i servizi che essa rende al piano.
Commercio Il settore della distribuzione, anche nella Regione Piemonte costituisce una grave strozzatura nel meccanismo di sviluppo economico sociale, incidendo in modo particolare sul potere d'acquisto dei lavoratori.
Ciò è avvenuto come conseguenza dell'accrescimento disordinato che ha caratterizzato il settore. Infatti l'espansione numerica dei punti di vendita al dettaglio, più che dettata da esigenze distributive, in ordine alla soluzione dei problemi del consumo (prezzi, qualità, localizzazioni ecc.), si è venuta attuando come assorbimento di disoccupazione (effettiva o potenziale) causata dall'esodo agricolo e dai disorganici processi immigrativi conseguenti lo sviluppo industriale.
Tale risultato si è reso possibile per la facilità di accesso al settore dovuta al vecchio meccanismo di rilascio delle licenze commerciali e alla generale carenza di conoscenze circa le esigenze del settore.
Tali caratteristiche di disorganizzazione nell'evoluzione del settore hanno dato origine ad alcune conseguenze negative: in primo luogo l'eccessiva crescita numerica dei punti di vendita rende assai più difficili un rapido processo di riorganizzazione per gli effetti che ci comporta a livello occupazionale; d'altro canto tale crescita si è basata su strutture di vendita a bassa produttività in cui opera un automatico meccanismo di trasferimento delle diseconomie aziendali sui prezzi al consumo.
Nell'affrontare i gravi problemi della riconversione delle strutture distributive - sulla base della recente normativa prevista dalla legge 426 occorre contemperare i problemi occupazionali del settore, con l'esigenza più generale della lotta contro il carovita.
Gli studi sulle possibili alternative di intervento devono fornire un quadro completo sulla dinamica occupazionale della Regione a medio e lungo periodo, sulle interrelazioni esistenti e prevedibili, fra l'apparato commerciale e lo sviluppo degli altri servizi terziari, dell'attività agricola e industriale.
Solo alla luce delle considerazioni sopra esposte i piani di adeguamento possono tendere ad una razionalizzazione del settore distributivo che potrebbe estrinsecarsi lungo le seguenti linee: a) favorendo l'accesso all'attività distributiva, per tutti gli imprenditori commerciali in grado di gestire con le caratteristiche tecnico produttive della moderna distribuzione b) mediante interventi finanziari sia a livello nazionale che regionale a favore degli imprenditori che vogliono ristrutturare gli impianti o/e modificare la localizzazione delle unità di vendita c) favorendo l'associazionismo, a condizione che implichi una riforma dei sistemi e delle strutture di vendita delle singole aziende d) con interventi a sostegno delle forme di cooperazione, in modo particolare di quelle a più livelli di integrazione e) migliorando il sistema di sicurezza sociale a favore degli imprenditori che cessino l'attività senza il trasferimento della relativa licenza o autorizzazione.
La liberta di iniziative dovrebbe pertanto trovare la sua più propria regolamentazione nelle norme di urbanistica commerciale e negli standard tecnico-aziendali.
In tal modo si potrebbero creare le condizioni per un rinnovo dell'apparato distributivo mediante le spinte concorrenziali che l'accesso di aziende tecnicamente più attrezzate ed a più elevata produttività è in grado di esercitare.
Poiché è indubbio che il meccanismo di mercato pone in condizioni di privilegio le imprese finanziariamente più attrezzate, occorre render e più operante l'attività di prefinanziamento e di finanziamento a tassi agevolati, sia da parte delle banche ordinarie che degli organismi sociali a favore dell'imprenditore innovatore.
In tal senso, la contropartita all'intervento pubblico (credito agevolato, fidejussioni, costituzione di fondi di garanzia comune concessioni di terreni per l'impianto di esercizi commerciali, ecc.) dovrebbe essere individuata in un possibile meccanismo di controllo per garantire al consumatore prezzi più convenienti.
In attesa e nella prospettiva del piano regionale occorre regolare con provvedimenti a breve termine (già sollecitati dal Consiglio Regionale con l'o.d.g. del 2/12/1971) la fase transitoria rispetto alla formazione del piano regionale con la fissazione di una serie dl orientamenti al fine di indirizzare e coordinare da un lato l'attività dei Comuni nella formazione dei piani commerciali e dall'altro per conseguire ano schema di riferimento metodologico da offrire alla Commissione regionale per i nulla-osta e le autorizzazioni relative ai maggiori punti di vendita ed ai centri commerciali.
Per conseguire questi scopi verrà commessa all'IRES la formulazione di orientamenti per un'attività di coordinamento dei piani commerciali di adeguamento ai sensi della legge 426.
Detti orientamenti dovranno essere formulati entro un mese.
Per favorire con la formazione dei piani di coordinamento un'effettiva ristrutturazione del settore distributivo la Giunta svolgerà studi intesi a predisporre una proposta di legge che preveda agevolazioni creditizie che operando nella logica conseguente le suesposte linee programmatiche generali, tenga conto delle esigenze strutturali e localizzative.
Sempre in ordine alla compilazione dei piani di sviluppo ed adeguamento occorre porre in essere al più presto un servizio di assistenza tecnica da offrirsi ai Comuni per l'elaborazione dei piani, coinvolgendo la partecipazione delle Camere di Commercio, già individuate a questo scopo dall'art. 32 del regolamento di applicazione della legge 426.
Nella ristrutturazione dell'apparato distributivo diventa estremamente urgente porre allo studio alcune sostanziali modifiche all'attuale sistema di trasferimento dei prodotti ortofrutticoli dalla produzione al dettaglio con particolare riferimento ai centri di grande intermediazione. In questa prospettiva appare come esigenza fondamentale la trasformazione dell'attuale sistema di commercializzazione all'ingrosso del capoluogo regionale anche per valorizzarne il suo potenziale di importazione e di esportazione Parimenti occorre individuare una politica di promozione e di sostegno per lo sviluppo dei centri di commercializzazione e di trasformazione dei prodotti agricoli.
Controllo dei prezzi Verrà coordinata la partecipazione della Regione in seno ai Comitati prezzi.
In riferimento a quanto dibattuto nel corso degli incontri fra gli Assessori competenti e in base a quanto posto in essere e sin qui sviluppato dalla Regione Lombardia la Giunta si propone di dare vita ad un comitato di iniziativa regionale in cui dovrebbero essere rappresentati gli enti locali, gli sindacati dei lavoratori, le organizzazioni dei commercianti con particolare riguardo alle forme associazionistiche, le cooperative di produzione e di consumo, l'unione delle Camere di Commercio e le rappresentanze degli industriali.
Detto Comitato verrebbe investito delle seguenti competente: 1) studio, verifica e controllo dei prezzi, individuazione dei prodotti di largo consumo in ordine alla formazione dei bilanci familiari 2) promozione di forme organizzate di tipo associativo o collegato per la vendita dei prodotti a prezzi controllati 3) iniziative di propaganda e di orientamento del consumatore 4) iniziative per promuovere l'adeguamento della formazione professionale degli addetti al commercio e per potenziare la diffusione dell'informazione relativa al settore.
Problemi del lavoro e dell'occupazione E' necessario acquisire una sufficiente base conoscitiva della composizione della forza lavoro e dell'occupazione in ordine a una politica attiva di compensazione della domanda e dell'offerta di lavoro comprendente come suo particolare momento la formazione professionale debitamente riorganizzata e finalizzata nella prospettiva programmatica generale della valorizzazione delle risorse umane nella Regione e del loro coerente impiego onde favorire altresì i processi di trasformazione e di innovazione delle diverse strutture operative in corrispondenza alle più vaste esigenze culturali, sociali ed economiche.
Pertanto verranno condotti studi e ricerche al riguardo nel, tempo più breve possibile, soprattutto con l'intento di pervenire all'accertamento del potenziale di lavoro e della domanda di lavoro esplicata e implicita nella nostra Regione.
Per poter fronteggiare nel modo più valido e tempestivo i gravi attuali problemi del lavoro e dell'occupazione verrà costituito un Comitato interassessorile.
La Giunta e stata invitata dai sindacati ad avere con essi rapporti costanti e quasi istituzionalizzati. Si sta attentamente e rapidamente studiando il problema, essenzialmente sotto profilo della rappresentatività regionale, essendo certamente disposta la Giunta a realizzare nelle debite forme, come del resto avviene a livello nazionale, la richiesta.
Polizia urbana e rurale In merito ai problemi relativi alla polizia urbana E rurale si considera opportuno operare in un primo tempo con iniziative sperimentali per conseguire l'aggiornamento del personale addetto ai compiti di polizia municipale. Pertanto verrà studiato un primo tipo d'intervento prendendo contatto con gli enti locali e coni corpi dei vigili.
Lavori pubblici Con il decreto delegato n. 8 del 15/1/1972 sono state trasferite alle Regioni le funzioni amministrative in materia di viabilità , acquedotti e lavori di interesse regionale con specifico riferimento ai seguenti settori: Viabilità e infrastrutture acquedotti e opere igieniche opere di edilizia sanitaria e ospedaliera lavori pubblici riconducibili alla difesa del suolo lavori pubblici diversi.
La materia vasta e complessa e affidata alla competenza dell'Assessorato ai lavori pubblici, che se ha precipue funzioni di intervento che richiedono uno stretto collegamento con l'attività di vari Assessorati, deve stabilire un rapporto di efficace, coordinata ed incisiva collaborazione con gli enti locali (Province, Comuni, Consorzi di Comuni e Comunità montane) in quanto diretti interlocutori dell'Amministrazione Regionale nel campo delle Opere Pubbliche.
Spetta agli enti locali, infatti, la promozione di iniziative nel campo delle Opere Pubbliche, secondo la vigente normativa del settore, che assegna loro tale specifica competenza, nel rispetto dell'autonomia programmatica e finanziaria che consente ad essi il più ampio potere discrezionale tanto nel vagliare le proprie necessita, quanto nell'esprimere le relative scelte di indirizzo.
La Giunta, attraverso all'Assessorato ai lavori pubblici, consapevole dell'importanza del ruolo funzionale di supporto, di sostegno, di consulenza che le leggi statali, ode prevedono l'esercizio di funzioni ora passate in amministrazione alla Regione, hanno conferito nei confronti degli enti locali, intende informare la propria azione su criteri e linee operative volti ad ottenere: potenziamento e miglioramento dell'attuale sistema viario locale e completamento e ammodernamento di quelle infrastrutture (acquedotti fognature con depuratori, linee elettriche) essenziali per un equilibrato sviluppo delle comunità piemontesi.
In tale prospettiva si rende necessario: a) registrare la validità dei programmi che nel passato erano stati predisposti, aggiornando eventualmente le situazioni tecniche e soprattutto attualizzandone le valutazioni dei costi b) provvedere ad un'effettiva rilevazione della situazione delle opere pubbliche in tutta la Regione, proseguendo l'iniziativa già all'uopo predisposta dalla precedente Giunta c) disporre, entro il 31 marzo di ciascun anno di un quadro completo delle richieste avanzate dai Comuni e dagli altri enti locali, facendo sì che entro e non oltre tale termine vengano inoltrate, con scadenza annuale le relative domande.
A queste ultime operazioni si intende dar corso sia per assicurare una maggiore sollecitudine nell'utilizzazione dei fondi regionali destinati al settore, sia per avere la possibilità di intervenire con tempestività nel risolvere le varie situazioni contingenti.
Occorre disporre: a) Potenziamento finanziario del meccanismo relativo al pronto intervento, inteso come strumento idoneo a portare efficace rimedio a situazioni di immediata ed urgente necessità ed a stati di bisogno che impongono azione indifferibili in coincidenza di eventi dannosi provocati da eccezionali calamità atmosferiche.
b) Accelerazione e sveltimento delle procedure burocratiche, anche per quanto attiene i pareri tecnici, nel preciso intento di ridurre l'intervallo cronologico tra promessa di contributo finanziario e attuazione dell'opera pubblica.
A tale riguardo è necessario che gli uffici periferici regionali, che in effetti assolvono, ai sensi della legge comunale e provinciale, il compito di controllo tecnico-amministrativo per le opere pubbliche degli enti locali assistite da finanziamento regionale, siano in condizioni di intensificare la loro azione e consulenza in questo settore.
L'attività coordinata fra enti locali, e uffici regionali, che hanno per istituto il compito dell'approvazione dei progetti e dell'alta sorveglianza dei lavori, può effettivamente determinare risultati positivi soprattutto sotto l'aspetto della riduzione dei tempi tecnici, degli iter procedurali e della corretta impostazione progettuale.
Industria alberghiera L'industria alberghiera costituisce uno dei più importanti settori produttivi del sistema economico italiano Il suo buon funzionamento ed il suo sviluppo assumono quindi un interesse generale e primario per l'intera comunità.
Nel complesso la capacità produttiva dell'industria alberghiera in Piemonte, misurata in numero di posti letto, è passata da 56.692 unità nel 1961 a 77.897 nel 1971, con un incremento nel periodo considerato del 23 per cento circa, quindi piuttosto contenuto. Nello stesso periodo la produzione in numero di presenze effettivamente ospitato, ha manifestato un aumento del 26 per cento circa, passando da 5.820.203 a 7.336.051 presenze.
Il decremento delle presenze degli stranieri è preoccupante sia da un punto di vista produttivo strutturale che economico e impone una serie di misure urgenti in sostegno.
In relazione a tali esigenze la Giunta Regionale ha posto allo studio ed ha in corso di definizione l'elaborazione di un progetto di legge per il potenziamento della ricettività turistica piemontese.
L'adozione di tale provvedimento legislativo dovrebbe consentire il finanziamento, per il 1974, di un capitale di circa L. 3.000.000.000 riferito ad opere per un ammontare di circa L. 6.000.000.000.
Se si ritiene presente le somme stanziate nei precedenti esercizi a sensi della legge 12 marzo 1968, n. 326, nel corso del 1974 può essere finanziato un capitale complessivo di circa L. 5.000.000.000 riferito ad opere per un ammontare di circa L. 11.000.000.000.
Enti turistici periferici La Giunta si impegna ad aumentare gli stanziamenti a favore degli E.P.T. di 1/2 miliardo.
Attività di promozione turistica E' nota la rilevante importanza che il mercato turistico internazionale in genere riveste per l'offerta turistica piemontese.
E su questo mercato la Regione Piemonte intende operare nel corso del 1974 un notevole sforzo promozionale utilizzando una serie di strumenti che tenderanno alla massima sensibilizzazione del mercato stesso.
Fra le varie iniziative propagandistiche in programma si citano: a) Partecipazione a qualificate manifestazioni espositive mediante l'allestimento di appositi stand di propaganda turistica.
b) Pubblicità inserzionistica.
c) Inviti in Piemonte di agenti di viaggi e di giornalisti.
d) Workshop all'estero con agenti di viaggio. Inoltre, al fine di poter appoggiare validamente le diverse iniziative di promozione turistica da svolgere in Italia e all'estero, l'Assessorato al turismo ha in corso di realizzazione alcuni strumenti pubblicitari ritenuti indispensabili.
A questo proposito si citano: La pubblicazione, in larga tiratura e in separate edizioni (italiana francese, inglese e tedesca), di una serie di opuscoli di propaganda turistica dedicati ai principali temi dell'offerta turistica della Regione.
La pubblicazione di un libro sul Piemonte, visto sotto il profilo storico, artistico e turistico, da diffondere ampiamente in ambienti culturali e nelle scuole.
La programmazione, su scala nazionale, di un cortometraggio a colori realizzato nel 1973 e inteso a valorizzare turisticamente le aree della Regione che disponendo di interessanti requisiti ambientali e paesaggistici, sono state finora escluse dallo sviluppo turistico o non sono state adeguatamente valorizzate.
La realizzazione di un documentario a colori sugli sport invernali.
La produzione di un cortometraggio a colori sull'arte in Piemonte destinato alla diffusione anche nelle scuole.
La realizzazione di un documentario a colori, per la regia di Folco Quilici, che offra un'interpretazione della realtà piemontese non soltanto sotto il profilo propriamente turistico bensì anche sotto l'aspetto delle tradizioni storico-culturali.
Turismo sociale Uno degli obiettivi primari della politica turistica regionale sarà quello di favorire la possibilità di accesso alla pratica turistica da parte dei lavoratori e delle loro famiglie e il godimento, da parte degli stessi, di strutture realizzate in una visione dello sviluppo turistico che utilizza le risorse naturali senza distruggerle, ma valorizzandole.
In questo settore l'Amministrazione Regionale intende quindi accentuare i propri interventi per l'attuazione di iniziative da programmare e definire previe intese con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali.
Sport Al fine di promuovere lo sport inteso non come fatto semplicemente tecnico, neutrale e di evasione, ma come diritto primario del cittadino connesso ai problemi della salute, della scuola, del territorio e della difesa dell'ambiente, del tempo libero, si ritiene indispensabile e urgente l'impegno della Regione Piemonte ad adottare uno strumento legislativo che consenta la concessione di contributi per il finanziamento di iniziative riguardanti la costruzione, l'ampliamento e il miglioramento degli impianti delle attrezzature sportive e ricreative.
Tali contributi dovranno essere destinati soprattutto agli enti locali privilegiando i Consorzi di Comuni.
Un progetto di legge sullo sport e attualmente in corso di studio da parte dell'Assessorato.
Caccia In materia di caccia si ritiene necessario, in relazione alle esigenze che si stanno verificando, istituire un apposito servizio di vigilanza che consenta un'adeguata applicazione della legge regionale 21 agosto 1973, n.
13.
Pesca L'Assessorato porrà allo studio un disegno di legge per una nuova regolamentazione della pesca.
Con tale legge si intende in particolare procedere alla riclassificazione delle acque e egri attrezzi consentiti per la pesca ed all'adozione di limitazioni idonee a conservare il patrimonio ittiogenico nei corsi di acqua piemontesi Limitazioni di tempo, di spazio e di numero di capi da pescare saranno indubbiamente necessari per il conseguimento delle finalità accennate.
Parchi naturali I parchi e le riserve costituiscono un argomento di attualità e di interesse tale che ci inducono a programmare un lavoro intenso per portare a compimento delle valide realizzazioni.
Per tentare di risolvere positivamente questo problema si sta procedendo alla formulazione di una legge che permetta di ottenere dei risultati concreti.
Nella nostra regione le zone che rivestono uno spiccato interesse naturalistico, in base alle segnalazioni ricevute ed agli accertamenti in atto, sono numerose, e su molte di esse sono in corso degli studi sia da parte di ambienti scientifici altamente qualificati, che da parte nostra in modo da poter iniziare un lavoro organico.
E' fuori dubbio però che senza un provvedimento legislativo, che dia la facoltà di agire in questa direzione, non sarà possibile ottenere nulla.
Perciò si prevede a breve scadenza, una legge che ci ponga nella condizione di acquisire o controllare quei terreni che abbiano un tale interesse naturalistico e paesaggistico da giustificare la creazione di un parco o di una riserva.
Potremo distinguere quindi anche diversi tipi di riserve, che potranno essere integrali, parziali od orientate, e chiarire il concetto di parco considerato come un'area destinata alla salvaguardia della natura, ma anche alla ricreazione.
Avremo allora in mano un valido strumento che e consentirà di muovere gli primi passi verso la creazione a riserva di zone ad alto interesse naturalistico e paesaggistico ed anche di risolvere dei problemi come quello che riguarda l'area della tenuta "La Mandria" per la quale sono in corso accertamenti e rilevazioni necessari per giungere al perfezionamento ed alla conclusione delle avviate trattative sul piano finanziario. Intanto si elabora un piano di studio per l'utilizzazione.
Sono allo studio anche progetti relativi ad altri parchi, fra i quali quello delle Langhe e quello della Serra.
Una particolare attenzione sarà portata all'esame del problema relativo alla conservazione della Bessa nel Biellese, ed all'assetto dell'Alpe Veglia.
Finanze La programmazione regionale non può limitarsi ad essere un'astratta enunciazione di esigenze e di obiettivi, ma deve tradursi in un adeguato comportamento di tutti gli operatori che agiscono nell'ambito regionale, a partire dagli operatori pubblici ed in primis dalla Regione.
La modifica delle tendenze spontanee dello sviluppo regionale, che costituisce una delle finalità della politica di programmazione, se richiede anzitutto un largo consenso sociale, comporta anche che il piano regionale sia dotato di idonei strumenti operativi per cambiare il sistema delle convenienze a cui si riferiscono vari processi decisionali, quali la localizzazione delle attività produttive e quindi l'organizzazione del territorio.
In questa prospettiva si ravvisa nella sostituzione della Finanziaria regionale un elemento essenziale per conferire operatività alla programmazione ed è necessario quindi procedere tempestivamente alla creazione di questo strumento, per operare interventi sul territorio ed intervenire sulle dinamiche dei processi socio-economici.
La recente approvazione definitiva delle Finanziarie della Liguria e dell'Emilia Romagna, dopo un travagliato iter legislativo, lascia intendere che da parte del Governo nazionale, che inizialmente aveva respinto queste iniziative regionali, sia intervenuto a questo riguardo un mutamento di orientamenti, che va valutato positivamente e che ci induce a ritenere sia possibile giungere in tempi ragionevolmente brevi il soddisfacimento di questo impegno.
Industria Com'é noto la Regione non dispone di specifiche competenze, né proprie né delegate in materia di politica industriale; questa situazione non pu per altro esimerci dallo sviluppare un intenso intervento schiettamente politico di indirizzo e di promozione, reso ancora più necessario dalla difficile situazione che il nostro Paese sta attraversando e che rischia di ripercuotersi con particolare pesantezza proprio sul comparto industriale piemontese.
La crisi energetica ha messo in cruda evidenza la necessità di modificare gli orientamenti produttivi, sia pure con la necessaria gradualità, come ha posto in risalto, non solo sul piano teorico ma su quello reale, la debolezza che deriva all'economia piemontese dal suo essere incentrata sulla monoproduzione automobilistica.
In questo momento gli obiettivi tra loro concatenati della diversificazione produttiva e del riequilibrio territoriale, obiettivi sui quali da tempo si è manifestata una larga e significativa convergenza di consensi, acquistano ulteriore validità ed al loro perseguimento dovrà essere orientata, nel quadro della programmazione regionale, la nostra attività di politica industriale.
Sono da seguire con particolare attenzione i processi di ristrutturazione che si svilupperanno a livello della grande impresa e deve essere individuata, al di là dei singoli interventi, una linea di promozione e di sostegno per lo sviluppo ed il consolidamento della piccola e media impresa.
A questo obiettivo dovrà essere rivolta un'apposita Conferenza regionale da promuoversi sulla base di uno studio approfondito che riguardi sia le piccole e medie imprese complementari al settore mezzi di trasporto che quelle autonome.
L'intervento promozionale dovrà infine legarsi, con una politica per orientare le localizzazioni industriali: a questo riguardo, mentre si rende sempre più evidente la necessita per le Regioni di poter utilizzare in qualche misura l'istituto dell'autorizzazione - tema che richiede una specifica iniziativa politica - si potrà operare attraverso la creazione di aree industriali attrezzate, sia da parte della Finanziaria regionale, che da parte di enti locali con il concorso e la guida della Regione.
Artigianato Nel settore dell'artigianato si pone l.esigenza di consolidare il rapporto di partecipazione delle organizzazioni di categoria all'attività della Regione ribadendo quindi l'impegno di costituire un Comitato consultivo regionale per l'artigianato, come di operare per la ristrutturazione delle Commissioni provinciali e regionali per l'artigianato, per assicurare loro una più significativa rappresentatività come per migliorarne la funzionalità organizzativa.
Sempre sulla linea di una migliore e analitica conoscenza dei settore delle sue esigenze e sue prospettive, si pone poi l'indagine conoscitiva a cui sembra utile procedere, per rilevare sia le caratteristiche strutturali generali del settore, sia le problematiche aziendali, quanto ad indirizzi produttivi, rapporti con le imprese industriali, ruolo economico nelle diverse aree della regione.
Sul piano più propriamente operativo un ruolo di grande importanza, ai fini dello sviluppo tecnologico dell'artigianato e della promozione di forme consortili e associative, potrà essere svolto da nuove forme di credito agevolato e dall'Ente di sviluppo dell'artigianato, previsti da due iniziative legislative già all'esame del Consiglio Regionale che debbono essere portate a compimento in tempi assai brevi.
Non mi illudo di avere tutti consensi, ma spero che saranno quantitativamente, e quel che più conta, qualitativamente maggiori dei dissensi, molti dei quali ovvii e scontati, e tali più per una ragion pratica che per una ragion pura, i quali non restano inascoltati e sono motivo di, attenta meditazione.
La diversa ideologia cui i vari gruppi politici rappresentati in Consiglio s'ispirano, tendono a soluzioni concrete dei problemi in modi e termini e a volte molto diversi.
Ed è giusto che sia cosi. Ognuno vuole un suo tipo di società. Sono aspirazioni che si possono proporre agli altri, che debbono potersi liberamente manifestare ed affermare in ogni corretta forma dialettica, il che è il presupposto della libertà, nel rispetto della quale le minoranze possono legittimamente aspirare a farsi maggioranze, e queste non rinunziare ad esserle.
E tono tuttavia dei punti d'incontro, fortunatamente non pochi, dove si può lavorare insieme per costruire ed edificare nell'interesse della generalità dei cittadini. A questo crocevia la Giunta aspetta tutti coloro che in buona fede, con buona volontà, vogliono lavorare insieme. A lavorare, mi lascino ancora dirlo con il mio Massimo d'Azeglio, con buon senso, che è la dote più grande che un uomo politico deve avere.
In questo spirito la Giunta si accinge ad affrontare il suo compito arricchita dalle critiche responsabili, dai suggerimenti, dai consigli loro, e confortata dall'impegno di generoso appoggio delle forze politiche che l'hanno espressa.
Buon lavoro insieme, avendo alto e vigile il senso dello Stato, fermo il proposito del rispetto e della difesa delle istituzioni.
E, uno Stato nuovo quello regionale, in certo senso "rivoluzionario" ma sicuramente non sovvertitore, incardinato come nella Carta Costituzionale come spirito e come istituto. Guai a coloro che hanno la grave ed esaltante responsabilità di essere i primi a porre le basi della nuova realtà, se non fossero fedeli e sicuri interpreti della volontà costituzionale, se non dessero prova, nei fatti e nelle leggi, di una rigorosa presa di coscienza democratica, se non riuscissero, in sostanza, a far funzionare la Regione Alla Costituzione, alle leggi dello Stato, allo Statuto che ci siamo dato, e non ad altro, siamo scrupolosamente vincolati.
A volte gli uomini vengono meno ai loro impegni e sbagliano; la condanna dei loro errori deve essere inesorabile. Ma i principi, ma le istituzioni, non per gli errori degli uomini, possono essere aggredite. Mi si consenta di ripetere, ancora una volta, il "servi legum sumus ut liberi esse possimus".
Lavoriamo oggi anche per domani.
Ripeto: facciamola funzionare questa Regione, credendo con la fede delle opere alla sua validità. Sentiamoci tutti responsabili. La critica anche la più dura ed amara, al di là della polemica, abbia di mira la volontà di costruire, sempre.
Signor Presidente, signori Consiglieri, lo Stato nuovo, la Costituzione che lo regge e che ha creato le Regioni, sono sorti da una lotta cruenta e dolorosa di liberazione alla quale hanno preso parte alcuni dei Consiglieri che operano in quest'aula. Quella lotta ha portato, attraverso dibattiti e contrasti, anche alla scelta regionale: per questo l'impegno regionale è impegno antifascista. Per questo i fascisti sono antiregionalisti.
Tocca a noi costruire l'edificio nuovo, nel migliore dei modi, perch lo abitino in libertà ed in pace, in un crescente benessere qualitativo tutti i piemontesi che guardano con fiducia e con speranza, ma che saranno severi nel giudizio, più che per eventuali errori, per la neghittosità e l'ignavia.
Al lavoro dunque!



PRESIDENTE

Il punto terzo dell'ordine del giorno e così esaurito.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Si era convenuto, nella riunione dei Capigruppo, con il Presidente della Giunta, che la discussione sul programma si sarebbe ripresa nella seduta di mercoledì, alle ore 15.
Chiede di parlare il Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Sono senz'altro d'accordo sulla procedura che lei suggerisce di discussione, Ma solo a condizione che il Presidente del Consiglio, il Presidente della Giunta, il Presidente della I Commissione vogliano intervenire immediatamente in merito ad una notizia di eccezionale gravità che le agenzie di stampa hanno diffuso pochi minuti fa.
La notizia è la seguente: da lunedì prossimo, 21 gennaio, 6000 su 8000 operai degli stabilimenti Lancia di Torino e Chivasso saranno in cassa integrazione e lavoreranno solo 24 ore la settimana invece delle 40 contrattuali. Il provvedimento non interessa, invece, i 2500 dipendenti del settore impiegatizio.
Il provvedimento è stato comunicato oggi dalla Lancia con una nota in cui si rileva che: "I provvedimenti restrittivi conseguenti alla crisi delle fonti energetiche hanno provocato una sensibile flessione della domanda nel settore dell'automobile, soprattutto in quella delle cilindrate medio superiori. Alla Lancia tale flessione ha determinato, come prima conseguenza, un rapido e sensibile aumento degli stocks, il cui ulteriore incremento sarebbe insostenibile, Si e reso così indispensabile ridurre temporaneamente l'attività produttiva degli stabilimenti, portando dal 21 gennaio prossimo l'orario di lavoro da 40 a 24 ore settimanali, con richiesta d'intervento della cassa integrazione. Di tale decisione è stata data notizia alle Organizzazioni sindacali".
La decisione è molto grave, come i Consiglieri possono ben comprendere Per noi é doppiamente grave anche per il fatto che ci arriva dopo che, da parte della Fiat, si era preso un impegno diverso nei confronti della Regione. Noi avevamo già, come Gruppo, avanzato la richiesta di riconvocare la Fiat, per conoscere i suoi nuovi programmi di sviluppo o di produzione dopo la crisi energetica. E' evidente che la richiesta a questo punto diventa urgentissima. Io chiedo pertanto un intervento immediato, questa sera stessa, nei confronti della Direzione della Fiat, per concordare la data della consultazione con la Regione Piemonte



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Qualche notizia mi era pervenuta, non ancora accreditata Mi riservo naturalmente un ulteriore accertamento.
Comunque, per domattina alle 10,30 è convocata la Giunta. Ai lavori vorrei partecipassero, data la natura delicata nella questione, il signor Presidente del Consiglio, i signori Capigruppo, per fare il punto della situazione, e poi, nel corso della mattinata, vedere quali altri passi sia il caso di fare.
Ho proposto come ora le 10,30 non tanto per mia comodità quanto per potere nel frattempo acquisire alcune notizie che sono indispensabili per poter fare un discorso valido.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta.
Sospendo la seduta per qualche minuto prima di far proseguire i lavori con la discussione del disegno di legge n 67.



(La seduta, sospesa alle ore 18,40, riprende alle ore 18,45)


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame del d.d.l. n. 67 sui provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria dalle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e delle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi


PRESIDENTE

La seduta riprende Passiamo all' "Esame del disegno di legge regionale n 67: 'Provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e delle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi'".
E' relatore il Presidente della H Commissione, Consigliere Dotti, che ha facoltà di parlare.



DOTTI Augusto, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, il disegno di legge n. 67 è già avanti al Consiglio da circa sette mesi, per cui la discussione che facciamo oggi in aula avrebbe potuto svolgersi già prima dell'estate scorsa, se non ci fosse stata la crisi. Tutti i Consiglieri hanno pertanto avuto modo di prenderne visione e di farsene un giudizio. Potrò quindi essere piuttosto breve nella mia esposizione.
Ricorderò anzitutto che abbiamo svolto un'ampia consultazione, che ci ha arrecato molti suggerimenti. Proprio in base all'esito di questa consultazione la Giunta aveva presentato un emendamento aggiuntivo all'art.
1, che, successivamente ancora corretto, penso sia ora, nel testo definitivo, a mani del Presidente del Consiglio.
Vorrei poi sottolineare i vantaggi, di duplice natura, che questa legge comporta: a favore dei Comuni, che grazie al contributo loro concesso riducono l'onere a loro carico dei mutui che devono accendere per realizzare le opere di urbanizzazione primaria e destinate all'edilizia pubblica residenziale; a favore degli utenti, per gli quali si riduce il rimborso che devono per le opere medesime ai Comuni in quanto enti che hanno realizzato queste opere di urbanizzazione primaria.
Il contributo, inoltre, ha due aspetti: a favore dei Comuni che hanno realizzato lo strumento della legge 167, ma anche a favore dei Comuni che non hanno ancora adottato questo strumento urbanistico ma intendono attuare l'edilizia pubblica residenziale nelle aree previste dai loro piani regolatori.
Il terzo punto contiene un po' la sostanza innovativa del primitivo progetto, cui ha aderito anche la Giunta: viene di nuovo riservato il contributo trentacinquennale del 3 e mezzo per cento alle aree concesse in proprietà per l'edilizia pubblica residenziale; ma è aggiunto un contributo particolarmente privilegiante, del 7 per cento, per le aree che sono concesse soltanto come diritto di superficie, e che sono quindi destinate a ritornare ai Comuni stessi.
Non ci nascondiamo ovviamente la difficoltà che hanno molti Comuni dovuta alle esigue disponibilità dei loro bilanci - per l'accensione di mutui, e il rischio che questo contributo non possa venire utilizzato dai Comuni che hanno il bilancio in deficit o stanno per averlo.
Sarebbe raccomandabile che la Regione, e quindi la Giunta, con un provvedimento a parte, successivo, vedesse quel che si può fare per favorire attraverso opportune fidejussioni l'accensione di questi mutui destinati alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria.
Vorrei ora illustrare in modo particolare il nuovo testo proposto per l'art 7 con emendamento sostitutivo, preceduto da emendamento soppressivo.
In proposito leggerò alcune precisazioni in relazione all'art. 7 che è bene siano messe integralmente a verbale.
"Gli stanziamenti complessivi, per i 35 anni, di 1200 milioni sono così costituiti, provenendo evidentemente dalle entrate: 1) si utilizza la somma di 100 milioni, appositamente iscritta nel fondo speciale per i provvedimenti legislativi in corso del bilancio 1973 e qui ancora disponibili, trasferendo questa somma nel bilancio dell'anno 1974 ai sensi della legge 27 febbraio 1955 n. 64 2) si utilizza quindi la somma di 700 milioni appositamente iscritta nel fondo analogo dell'anno in corso e qui disponibile 3) si dispone l'iscrizione nel bilancio 1974 di un capitolo apposito con lo stanziamento di 800 milioni (pari ai limiti d'impegno e relative annualità per gli esercizi 1973 e '74) 4) si fa riferimento, quanto alla differenza tra la spesa di 700 milioni a carico dell'esercizio 1974 e quella di 1200 milioni a carico dell'esercizio 1975 e di quelli successivi - e cioè quanto a 500 milioni annui - ai due seguenti idonei mezzi di copertura: a) per 30 milioni, alla riduzione da 70 a 40 milioni della spesa pluriennale di cui alla legge 22 agosto 1972 n" 8 in materia di trasporti b) per la parte restante, all'introito dell'imposta locale sui redditi fondatamente prevedibile in circa 7 miliardi nell'anno 1975, in base alla stima richiamata nella deliberazione del Consiglio Regionale teste presa cioè in data 22 dicembre '73, che ne ha fissato l'aliquota ed a cui la Commissione di controllo sugli atti della Regione ha già consentito l'ulteriore corso; introito previsto per l'anno 1974 in 6 miliardi e 500 milioni al capitolo 10 del relativo bilancio".
Ho voluto leggere queste precisazioni perché è opportuno siano messe a verbale al fine di far vedere al Governo qual'é il dispositivo di questo art. 7.
A chiusura di questo mio breve intervento desidero dire, anche seguendo le dichiarazioni testè fatte nel programma da parte del Presidente della Giunta, che il disegno di legge ora proposto è effettivamente uno degli atti qualificanti della politica regionale, perché è evidente che con questo provvedimento miriamo a dare a questo servizio della casa un'impronta particolarmente agevolativa; cioè, vogliamo che l'edilizia pubblica residenziale sia attuata ai minori costi, che questi minori costi non vadano solo, come già detto, a favore dei Comuni, ma soprattutto degli utenti.
Abbiamo lasciato che tutta la gamma possibile della realizzazione di questa edilizia abitativa vada effettivamente a favore degli utenti secondo le loro disposizioni personali di animo, cioè non solo in base a categorie di reddito ma anche in base alle loro volontà di risparmio: coloro che desiderano un affitto basso potranno usufruire degli alloggi degli Istituti autonomi delle Case popolari, ed anche delle cooperative a proprietà indivisa; coloro che invece vogliono approfittare dei rischi, o dei benefici, della svalutazione, potranno più facilmente adire alle abitazioni in proprietà nelle cooperative a proprietà divisa.
Ritengo questo provvedimento molto importante, in quanto non solo tende a creare nuove costruzioni mediante l'edilizia economica e popolare, ma anche a sostituire edifici moderni a vecchie case. E' già all'esame della nostra Commissione un secondo disegno di legge - che dovrà naturalmente essere portato in approvazione al Consiglio - che prevede appunto provvedimenti per incoraggiare il risanamento dei centri storici con la sostituzione degli edifici ormai decrepiti. E' ormai tempo che anche i ceti più popolari abbiano la possibilità di disporre di una casa sana, spaziosa igienica: sono in fondo questi ceti che sostengono con il loro voto l'attività di questa istituzione regionale, che speriamo si renda effettivamente benemerita con questo servizio, gia realizzato in altri Paese con piena soddisfazione di tutti coloro che desiderano vivere in locali civili e decorosi.
Io mi auguro che il Consiglio possa approvare all'unanimità questo disegno di legge. La II Commissione ha fatto la consultazione; la I Commissione, presieduta dal Consigliere Garabello, ha approvato gli emendamenti che sono stati presentati al Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Si è avuto effettivamente molto tempo, quasi un anno, per esaminare il contenuto di questa legge, e in Commissione ne abbiamo parlato più volte scambiandoci reciprocamente le opinioni in proposito Però, mi sembra doveroso, pur cercando di rimanere in limiti di tempo ristretti, precisare anche in sede di Consiglio le nostre posizioni, anche in considerazione del fatto che a questo problema, dell'urbanizzazione primaria, noi, come Gruppo, come partito, abbiamo dedicato sempre grande attenzione; e non soltanto da quando fa Regione esiste, non soltanto con riferimento alle richieste che in questi ultimi anni abbiamo avanzato per una assunzione di responsabilità da parte della Regione nella materia, ma da tempi più lontani, collegando chiaramente, negli ultimi decenni, il problema della efficienza dei servizi a quello della elevazione delle condizioni di vita della popolazione e quindi dei lavoratori.
Devo richiamare il nostro atteggiamento nel passato, perché si possa comprendere il evolversi dei nostri punti di vista in materia d urbanizzazione primaria.
Nel passato, noi ci siamo adoperati perché gli operatori economici che intervenivano nelle costruzioni residenziali all'interno dei vari Comuni in particolare nell'area torinese, fossero gravati dei costi di urbanizzazione. Ed è stata, questa, una scelta che noi abbiamo compiuto nelle Amministrazioni da noi rette negli anni cinquanta, in quanto consideravamo necessaria una assunzione di responsabilità diretta da parte dei Comuni in merito all'esistenza dei servizi; governare lo sviluppo urbano, lo sviluppo degli abitanti e degli insediamenti deve voler dire anche questo. Abbiamo ritenuto di doverci assumere questa responsabilità di fronte all'incapacità del Governo da un lato di impedire che la speculazione potesse procurar si rendite fondiarie e dall'altro di soddisfare direttamente, finanziandole, le esigenze di infrastrutturazione che l'espansione urbana poneva. Cioè, di fronte al pericolo di avere delle abitazioni prive non solo delle infrastrutture sociali, ma addirittura delle infrastrutture primarie, quelle strettamente necessarie per un vivere civile, e quindi al pericolo di avere dei tessuti urbani carenti di fognature, di acquedotti, con tutti i pericoli che ne sarebbero derivati noi abbiamo scelto in quegli anni la strada d'imporre che gli operatori economici contribuissero a sostenere i costi di urbanizzazione.
Riteniamo che questo atteggiamento debba essere, a causa delle inadempienze dello Stato, ancora considerato valido; non si deve consentire edificazioni residenziali ed espansioni dei tessuti uri ani possano avvenire in carenza delle opere di urbanizzazione, in particolare di quella primaria. Sotto questo profilo pensiamo che debba essere sostenuta e controllata l'applicazione integrale della legge-ponte; che debbano essere applicati i dettati degli articoli 10 e 8 di questa legge, che richiede che le licenze edilizie sano concesse soltanto la dove esiste l'urbanizzazione primaria, o dove si preveda di realizzarli nei tre anni successivi operando altrimenti i attraverso i piani di lottizzazione o gli piani particolareggiati. Una applicazione integrale di questa legge è necessaria ancor oggi, poiché lo Stato non ha ancora assunto un impegno ridetto e totale per realizzare le opere di urbanizzazione. E sotto questo profilo appare molto strano l'atteggiamento assunto, per esempio, in questi ultimi giorni dal Comitato di controllo della Provincia di Torino, che ha respinto la delibera di adozione del piano regolatore di Nichelino perché tale piano fa carico ai privati delle spese per l'urbanizzazione. Pensiamo che occorra richiamare, stante questo atteggiamento del Comitato di controllo, la Giunta della Regione Piemonte ad un atteggiamento politico che imponga anche al Comitato di controllo di rispettare quella che non è soltanto più una scelta di responsabilità civile e sociale, che alcuni Comuni si sono dati, ma che e diventata anche una imposizione di legge.
Mentre sosteniamo la necessità di costruire insieme alle case l'urbanizzazione, e quindi esigiamo l'applicazione della legge che impegna gli operatori economici a dare il loro contributo, contemporaneamente, già da molti anni, da sempre, a dire il vero, noi sosteniamo che il costo dell'urbanizzazione primaria e dell'urbanizzazione sociale non deve gravare individualmente su chi va ad abitare nelle case. Ora, far gravare questi costi sull'operatore economico naturalmente si traduce in maggiori costi 32 acquisto dell'alloggio, per chi lo vuole acquistare, e maggiori costi di affitto per chi lo deve affittare, (e questo è il caso che ci preoccupa di più, stante la quantità di persone che affittano). Quindi, pur continuando a sostenere questa necessità, di una scelta civile perché insieme alle case vengano creati i servizi sociali e primari, e perché in tale direzione si operi transitoriamente anche attraverso questa sorta di tassazione gravante direttamente su chi va ad, abitare una casa, noi abbiamo sostenuto la necessità che questi costi, in quanto costi sociali, vengano assunti dallo Stato.
In questo senso, come necessità che l'assunzione degli oneri sia compito dell'intera collettività, noi abbiamo posto da tempo come obiettivo rivendicativo, come richiesta fatta qui, all'interno del Consiglio Regionale, quello di un impegno diretto della Regione per le opere di urbanizzazione. Lo abbiamo posto in maniera molto esplicita, quantificando anche le nostre richieste, in occasione della discussione dei bilancio '72 e ancora successivamente, nel dibattito sul bilancio per il 1973 e nel corso del '73, con una serie di ordini del giorno, alcuni dei quali sono stati poi accettati e votati da questo Consiglio. Abbiamo chiesto che l'assunzione in carico di questi oneri e il loro trasferimento dai privati (che finiscono immancabilmente con il farli gravare su chi va ad affittare la casa) all'ente pubblico avvenisse ovviamente in modo graduale, non certo in maniera assoluta e totale.
Secondo la nostra richiesta si deve soddisfare in primo luogo l'esigenza di infrastrutturazione che è posta dall'edilizia residenziale pubblica, cioè quella sovvenzionata dallo Stato, e secondariamente, in questa scala di priorità, tutta l'edilizia che opera nell'ambito della 167 In questo modo si stabilisce un nesso fra l'assunzione di responsabilità dell'ente pubblico nel pagare gli oneri di urbanizzazione ed il regime delle aree appartenenti ai piani della 167, in cui la possibilità di procacciarsi rendite fondiarie da parte dei privati e tendenzialmente eliminata.
Con questo spirito, dopo averlo richiesto, abbiamo discusso il provvedimento di legge che è stato presentato dalla Giunta. Abbiamo ritrovato, però, in questo provvedimento di legge una deformazione rispetto alle richieste che noi abbiamo fatto in ordine alle priorità, nel senso che il provvedimento di legge della Giunta non tende a soddisfare totalmente gli oneri di urbanizzazione, dell'edilizia residenziale pubblica. E noi abbiamo posto questo fra gli elementi di priorità, Perché ci pare naturale che l'edilizia pubblica, che viene finanziata attraverso la legge 865, veda la Regione impegnata nel soddisfare totalmente le spese di urbanizzazione.
La proposta di legge presentata dalla Giunta opera in modo indifferenziato e si pone l'obiettivo di contribuire in conto interesse solo per il 3 e mezzo per cento sull'urbanizzazione primaria che dev'essere fatta all'interno delle 167, quale che sia l'operatore economico che in essa opera.
A questa estensione a tutti gli operatori noi non ci opponiamo.
D'altronde, l'abbiamo posta al secondo livello di priorità; essa va nella direzione della più generale assunzione degli oneri di urbanizzazione da parte dell'ente pubblico, che è nostro obiettivo fondamentale in questa materia. Facciamo presente, senza alcun intento polemico, a titolo informativo, che ci sorgono dubbi che questa estensione generale nei confronti della 167 possa essere accettata, in quanto la stessa legge 865 all'art. 35, fa una distinzione fra gli oneri di urbanizzazione che devono gravare sugli enti che operano per concedere le case in affitto e quelli che operano per concedere le case in proprietà, cioè per vendere l'oggetto della produzione edilizia. L'art. 35 della legge 865 dice che: "I Comuni possono fare agevolazione soltanto per quegli operatori economici che s'impegnano a dare case in affitto", e non quindi per quelli che intendono vendere in proprietà gli alloggi.
A parte questi dubbi, che noi speriamo possano essere superati ripetiamo che a noi pare debba essere comunque privilegiata l'operatività dell'edilizia economica e residenziale sovvenzionata dallo Stato attraverso la legge 865. Per noi, l'intervento della Regione avrebbe dovuto inoltre coprire totalmente gli oneri di urbanizzazione riguardanti l'edilizia del CER, ed in particolare quelli dell'edilizia pubblica da concedere in affitto. La somma prevista dalla legge sarebbe stata largamente sufficiente, se si tiene conto che i finanziamenti del CER sono stati per il triennio passato di soli 63 miliardi, e non tutti sono, tra l'altro diretti all'Istituto autonomo case popolari e alle Cooperative a proprietà indivisa. Sarebbe quindi possibile, utilizzando anche una sola parte della somma stanziata, coprire totalmente almeno gli oneri di urbanizzazione di questo settore operativo pubblico che costruisce abitazioni da concedere in affitto.
Nelle discussioni avvenute all'interno della Commissione questo nostro principio è stato solo in parte recepito accettando di portare la sovvenzione per gli Istituti autonomi case popolari e per le Cooperative a proprietà indivisa, cioè per i due operatori pubblici che agiscono in direzione di case da darsi in affitto, dal 3 e mezzo a 7 per cento; il che non è ancora sufficiente. La Giunta ci ha fatto poi notare - e l'emendamento che sarà approvato successivamente tiene conto di questa sollecitazione della Giunta - che sarebbe stata più opportuna una differenziazione della intensità del contributo, distinguendo in ragione del tipo di concessione di uso del suolo, cioè tra proprietà o diritto di superficie. La Commissione ha accolto questo suggerimento della Giunta, e ciò ci ha indotti, giustamente, a formulare l'emendamento che è stato presentato alla Presidenza del Consiglio. Ritenendo che le opere di urbanizzazione facciano parte integrante del terreno, siano un attributo del terreno al fine di renderlo residenziale, la nuova formulazione è più corretta. La differenziazione di contributo sulla base del titolo di uso del suolo, intesa a privilegiare le operazioni che si basano sui diritto di superficie, cioè le edificazioni di stabili insistenti su un terreno che rimane di proprietà comunale, di proprietà collettiva, da cui non e possibile trarre rendite, ci pare opportuna, e la Commissione, facendo proprio il principio, ha ripresentato un emendamento che ricorregge quello precedente nel senso di attribuire il 7 per cento del contributo al diritto di superficie, lasciando il 3 e mezzo al diritto di proprietà.
Peraltro, tenuto conto che l'Istituto autonomo Case popolari e le Cooperative a proprietà indivisa operano su suolo concesso in diritto di superficie, e potendo su questo regime operare anche altri operatori possiamo anche dire che si è fatto così più ampio il campo di utilizzo della legge per la modalità di contributo più elevato; anzi si può ritenere che questa nuova correzione abbia tendenzialmente il carattere di uno stimolo ad operare anche da parte di operatori privati all'interno del diritto di superficie. Il che ci pare propriamente corretto.
Se la legge risponde ad una linea che è giusta, quella, da noi stessi sostenuta, nell'assunzione degli oneri non rispecchia compiutamente quanto noi avevamo proposto - lo fa comunque in maniera non marginale per gli operatori che intendono costruire in base al diritto di superficie. Ci pare quindi sostanzialmente positiva e rispondente in buona misura alle nostre aspettative. Dobbiamo però rilevare in essa alcuni punti negativi; e ne richiamo particolarmente due, tralasciandone altri di carattere secondario che in maniera dettagliata abbiamo però sottolineato in Commissione.
Il primo è quello dipendente dal fatto che ai Comuni, in particolare quelli che hanno bilanci deficitari, può risultare non facile ottenere il mutuo dalle banche; la concessione del contributo da parte della Regione è subordinata alla possibilità dei Comuni di trovare una banca che conceda mutui trentacinquennali, accettando le scarse o nulle garanzie che i Comuni possono offrire. Per certi Comuni, che non hanno Ulteriori disponibilità finanziarie, può uscire impossibile offrire garanzie. In considerazione di ciò, occorre che la Regione si predisponga a seguire con attenzione l'applicazione di questa legge, e, ove sorgano elementi difficoltà intervenga, offrendo essa stessa garanzie per l'accensione di questi mutui.
Solo così si potrà evitare che, come è già successo per leggi regionali che proponevano contributi destinati ai Comuni in altri settori, questa legge sia disattesa per l'impossibilità stessa delle Amministrazioni comunali di attivarne l'applicazione. E' rimasta pressoché disattesa, per esempio, una legge che oggi riveste un notevole interesse per i suoi contenuti: quella sui trasporti, relativa a contributi da concedere a Comuni ed a consorzi di Comuni che intendano operare per la costituzione di aziende pubbliche a livello consortile, e scaduta il 31 dicembre '73. E' rimasta disattesa perché il tipo di contributo che la Regione offriva ai Comuni era marginale rispetto agli oneri che ancora ricadevano sui Comuni stessi, e comunque non consentiva ai Comuni di: superare lo scoglio dell'accensione dei mutui.
In rapporto a questo aspetto, che noi riteniamo critico dell'applicazione della legge, è stato pii .esentato un ordine del giorno firmato da tutti i Gruppi politici democratici che hanno partecipato al lavoro della Commissione, accettato dalla stessa Giunta, in cui si invita appunto la Giunta ad essere attenta alla applicazione di questa legge, per essere pronta ad intervenire, non appena insorgano difficoltà, con solleciti provvedimenti aggiuntivi e risolutivi, senza lasciar trascorrere tempo.
Il secondo aspetto negativo, sostanziale sul piano del comportamento politico e amministrativo della Regione, è quello che risulta dal primo comma dell'art. 5, in cui la Giunta si attribuisce per intero le responsabilità della esecutività e dell'approvazione degli atti necessari per l'applicazione di questa legge, da questo momento in poi. Come già è successo nel passato, in altre parole, il Consiglio viene escluso da qualsiasi possibilità finanche di conoscenza di come viene applicata la legge e delle modalità con cui la Giunta intende darvi attuazione, La legge demanda, infatti, alla Giunta il compito della sua applicazione, e nonostante l'assenza dei criteri d'applicazione di questa legge (difatti non vi sono precisati dei criteri che possano essere considerati tali in ordine alla sua applicazione), evita qualsiasi possibilità di confronto da parte del Consiglio: non ci sarà più un momento di espressione e di giudizio dei Consiglio sul modo in cui questa legge verrà applicata l'elenco dei Comuni e la cifra finanziata verranno conosciuti a cose fatte non attraverso le consultazioni e le comunicazioni che dovrebbero esistere fra Giunta e Consiglio Regionale, ma probabilmente dai giornali, oppure con molto ritardo, dai bollettini. Con questa legge, cioè, si rifiuta ancora una volta ogni forma di confronto nel momento dell'assunzione delle decisioni.
E' una questione ormai diventata permanente nel nostro Consiglio, che noi avevamo ritenuto potesse essere superata con la formazione della nuova Giunta. Ed è una questione politica che noi riteniamo di non poco conto. E' necessario trovare la forma perché il Consiglio possa intervenire nella fase di definizione dell'applicazione di questa legge, come di altre piuttosto che dover ricorrere, in forme che certamente diventano polemiche attraverso interpellanze ed interrogazioni, quando le cose sono già fatte chiedendo spiegazioni di errori che possono anche essere stati commessi in buona fede, e che, in un confronto aperto fra le forze politiche, sarebbe stato probabilmente possibile evitare.
D'altra parte, l'applicazione di questa legge non è un'operazione puramente finanziaria, di mera amministrazione: è un fatto che riguarda i temi della programmazione e la politica dell'edilizia economica e popolare e l'attuazione della 167 nella nostra Regione Essendo un provvedimento che tende a facilitare l'applicazione della legge 865, anche per questo semplice aspetto porta in sé gli stessi contenuti di programmazione che introduce la legge 865. Questa indica, ad esempio, come gli interventi all'interno della 167 debbano essere programmati in piani pluriennali, e come questi piani pluriennali debbano costituire l'elemento di operatività degli enti locali e della Regione in materia di edilizia residenziale. Beh noi crediamo che questo stesso criterio programmatorio che la legge 865 pur in maniera ancora limitata, introduce, debba essere fatto proprio dalla Regione, e quindi debba informare i provvedimenti legislativi e l'operatività della Regione e della Giunta, E qui allora emerge un elemento veramente di contenuto, che richiama una responsabilità di tutto il Consiglio.
Ecco, sotto questo profilo, l'esigenza di stabilire un rapporto che lasciando alla Giunta compiti esecutivi di applicazione della legge consenta al resto del Consiglio di intervenire nella fase di definizione esecutiva della legge, per attribuire al Consiglio la responsabilità di carattere programmatorio che gli è propria.
A proposito di questo secondo punto, noi abbiamo presentato un emendamento sostitutivo del primo comma dell'art. 5, in cui, con la chiarezza che ci contraddistingue, oltremodo necessaria su questo argomento, abbiamo posto in modo molto netto l'esigenza che il Consiglio sia investito di una responsabilità nel momento della definizione del piano di finanziamento dei Comuni. Non solo per impedire possibili atteggiamenti clientelari, (credo che dovrete pur darci atto che non possiamo non continuare a dubitare che possano esserci, anche al di là della buona fede di molti Assessori, vista l'esperienza che abbiamo avuto nei tre anni passati), ma anche per dare al Consiglio la possibilità di partecipare alla politica di piano.
Altre questioni, d'altra parte, come il piano degli asili-nido, lo stesso piano di ripartizione dell'edilizia residenziale, hanno finito, per il rapporto politico che si è stabilito di volta in volta con il diventare oggetto di discussione del Consiglio Regionale. Noi chiediamo a questa nuova Giunta di fissare nella legge, le modalità del rapporto Consiglio Giunta; una norma di comportamento che valga a risolvere questo problema



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge n. 67 presentato dalla Giunta Regionale a cui il mio Gruppo dava il suo appoggio con sensibilità altamente sociale è stato fatto proprio da questa Giunta di centro-sinistra e giunge oggi all'esame ed all'approvazione del Consiglio Tredici mesi: lungo esame, iter in Commissione, consultazioni, studi e anche predisposizione di quegli emendamenti che oggi sono stati illustrati dal relatore.
Il problema della casa economica su cui questo Consiglio già nel mese di giugno aveva fatto un ampio dibattito, non può essere disgiunto, per dare una risposta totale a chi ne chiede la soluzione, dai problemi urbanistici, dalle spese di urbanizzazione primaria o secondaria o sociale come la si voglia chiamare.
Porre i costi di urbanizzazione a carico degli imprenditori è una necessità, se si parla di edilizia rivolta a chi ha avuto meno dalla vita e che quindi deve pretendere, almeno a questo livello, dei servizi a costi inferiori; sia chiaro questi costi ricadono poi sempre sui consumatori e quindi, in attuazione degli strumenti che vengono concessi oggi agli operatori a livello comunale, occorre intervenire per dare immediata risposta alle istanze che gli amministratori pongono e ciò lo si fa aiutando finanziariamente là realizzazione di queste leggi, perché sia la 167 che la 865 di cui tanto si parla, hanno tra tante incostituzionalità una grande lacuna, sono mancati i mezzi per poterle realizzare.
Della 167 non parliamo; la 865 la conosciamo, abbiamo visto quanto modesti siano gli interventi economici che la stessa predispone per un triennio per la Regione Piemonte Questa nostra legge prevede l'erogazione fino a un miliardo e 200 milioni all'anno di somme che possono agevolare l'accensione di mutui, pur mediando tra il 7 per cento e il 3,50 per cento (come l'emendamento giustamente proposto, e in questa forma - lo dir successivamente - viene accettato integralmente). Non so quali possano essere gli indici di capitalizzazione , proprio per la differenza dei due tassi d'interesse (cioè il 7 e il 3,50) in relazione al mutuo trentacinquennale, però ritengo che si tratti soltanto, per ogni anno, di cifre che si avvicinano a quelle che possiamo spendere come Regione, come fondi destinatici dal C.R.P.E. per la realizzazione delle case. Abbiamo avuto 63 miliardi per tre anni, ogni anno con questo strumento legislativo si pongono i Comuni in condizione di poter utilizzare cifre che credo arrivino, in conto capitale, su un ordine di venti miliardi.
Questo potrà permettere e consentire ai Comuni, sia quelli maggiormente assillati da un'eccessiva agglomerazione urbana, sia quelli che non hanno avuto questo grosso, violento attacco, di dotare i loro residenti di condizioni abitative più confacenti, anche se molte volte ci dimentichiamo dei problemi dei piccoli comuni agricoli concentrando la nostra attenzione su quelli dell'area metropolitana.
Per quel che riguarda l'emendamento che viene oggi presentato e che era gia stato lungamente discusso in Commissione, mentre alla formazione precedente, il Gruppo liberale non si sentiva di dare la sua adesione perché non riteneva di dover premiare in particolare l'istituto della cooperativa a proprietà indivisa, accoglie la formulazione attuale che fa riferimento al quarto comma dell'art.35 in cui si tiene conto della volontà del legislatore nazionale in relazione agli investimenti che riguardano non il trasferimento della proprietà, ma soltanto il trasferimento del diritto di superficie (rimane di proprietà dell'ente pubblico perciò, trattandosi di agevolazioni con denaro pubblico a favore di enti pubblici che rimangono proprietari di questo terreno, è giusto stabilire questa discriminazione).
L'altro problema cui è stato accennato, lungamente dibattuto in Commissione, è quello della possibilità dei Comuni di contrarre i mutui. Di questo credo che tratteremo anche quando interverremo sul programma che oggi il Presidente della Giunta ha annunciato; e un tema che si ripropone in tutti i nostri interventi con contributi a favore dei Comuni. Gli Enti locali sono in condizioni finanziariamente disastrate e come lei diceva oggi Presidente parlando delle province che hanno spinto la loro attività promozionale oltre i limiti istituzionali, così i Comuni hanno dovuto assumersi oneri che erano di competenza primaria dello Stato per sopperire alle esigenze della collettività. Ora avremo forse dei Comuni che non potranno neanche usufruire delle possibilità che con questo disegno di legge gli diamo, perché sono senza le necessarie garanzie per contrarre i mutui.
L'ordine del giorno a cui il Gruppo liberale ha dato la sua piena adesione può essere utile per intervenire tempestivamente affinché non si riproponga anche in questo settore quello che purtroppo si sta verificando per gli asili-nido, cioè i Comuni che sono in condizioni finanziarie difficili, non riescono a usufruire del contributo che noi diamo che va invece a vantaggio di Comuni i quali, godendo ancora di una certa rosea condizione economica, possono affrontare il problema.
Mi pare che con l'approvazione di questo disegno di legge si faccia un passo avanti, non coni le parole, ma con i fatti, verso l'impegno che molte volte qui ribadiamo di considerare prima di tutta la necessita di elevare il tenore di vita dei cittadini della Regione Piemonte a cittadini di una Repubblica fondata sul lavoro e che quindi hanno il diritto, in funzione di questo impegno, se non sono in condizioni di risolvere immediatamente i loro problemi, di trovare la collettività pronta a utilizzare i mezzi che abbiamo e che dobbiamo immediatamente mettere in circolo, anche perché da notizie giunte questa sera e che erano purtroppo già nell'aria e che ricordai nell'intervento che feci giorni fa parlando del problema occupazionale della Valle di Susa, una realtà che conosciamo sta colpendo drammaticamente 6000 famiglie di lavoratori. E' necessario quindi che cerchiamo tutti gli mezzi per riproporre fonti di lavoro, per ricreare un circolo, per poter dare a questo nostro Piemonte delle condizioni meno disagevoli in un momento di gravi difficoltà economiche come quello in cui ci troviamo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, concordo nel riconoscere, come ha testè affermato il collega Rossotto, che col disegno di legge in discussione c'é l'impegno da parte di questo Consiglio di voler compiere un passo innanzi nel campo dell'edilizia popolare abitativa. però a monte dell'urbanizzazione primaria si colloca pur sempre l'annosa questione degli espropri, ed e proprio in riferimento a questi che richiamo nuovamente l'attenzione del Consiglio sulle richieste precedentemente avanzate in questa aula e formalizzate nella presentazione di un apposito progetto di legge.
Conseguentemente, pur dando voto favorevole al disegno in discussione cogliamo l'occasione per sollecitare nuovamente la Giunta e la Commissione competente a volersi pronunciare sul citato progetto, col quale si tende tra l'altro, a vedere maggiorate le indennità di esproprio dei terreni e relative strutture, infrastrutture ed impianti aziendali, fissate dalla 865; maggiorazione che viene, ovviamente, chiesta a favore dei proprietari e affittuari coltivatori diretti, soggetti alla procedura espropriativa.
L'attesa da parte degli interessati è veramente notevole La Regione non può non sentirsi impegnata a fornire una adeguata risposta ai seri e perché no, preoccupanti problemi, di fronte ai quali questi ultimi sono venuti a trovarsi, proprio in rapporto alla menzionata 865. Se giustizia vuole che i pubblici poteri si sentano impegnati a favorire lo sviluppo dell'edilizia popolare abitativa, i produttori agricoli in questione invocano altrettanta giustizia nell'azione di esproprio delle loro aziende in prevalenza a cultura specializzata e difficilmente ricostituibili altrove.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Garabello, ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, essenzialmente per dichiarazione di voto a nome del Gruppo, che ovviamente è favorevole su questo disegno di legge proposto dalla Giunta, che ha avuto dei ritardi per vari motivi, ma che ha utilizzato anche questi ritardi per un ulteriore approfondimento in Commissione attraverso successivi miglioramenti che a mio modo di vedere come è gia stato dichiarato anche da altri colleghi, hanno tenuto conto di esigenze varie ed hanno trovato una rispondenza globale all'interno della Commissione stessa.
Indubbiamente da un lato la necessità di adeguare il patrimonio residenziale popolare e nello stesso tempo di agevolare lo sviluppo dell'industria edilizia, troveranno in questa legge di sostegno, certamente opportuna e tempista, un effettivo contributo. Occorre senz'altro che il provvedimento possa abbinarsi, come nello spirito, anche sul piano finanziario, all'applicazione della 865 al fine di dare, come è auspicato da molto tempo, una concreta dimostrazione di questo parallelismo del doppio lavoro di urbanizzazione e di costruzione delle case in modo da consentire che non appena costruite possano essere abitate e non trovarsi come a volte accade, isolate per insufficienti urbanizzazioni tecniche.
Ci pare poi che la sostanza del provvedimento, portando ad un alleggerimento del costo del denaro da parte dei Comuni, possa alleggerire finanze sempre più oberate; riversandosi in secondo luogo nei confronti degli istituti pubblici, delle cooperative, di coloro che operano nel campo dell'edilizia economica popolare secondo le leggi dello Stato, porta anche un diretto beneficio sui costi di affitto e di acquisto degli appartamenti da parte dei lavoratori.
Per quanto riguarda la soluzione, prevista dall'emendamento all'art. 1 alla richiesta di privilegio economico nei confronti della proprietà indivisa senza, nello stesso tempo, determinarlo in una maniera troppo rigida pare che l'utilizzo del concetto di diritto di superficie possa essere il più adatto. Io ritengo che fra l'altro questa potrà essere una occasione per sondare qual'è la volontà della gente a proposito della proprietà indivisa che finora e stata affermata, che da molti è difesa con calore, ma che non ha trovato ancora una espressione concreta tale dà potersi dire largamente confermata.
Il sondaggio, agevolato da un privilegio economico, ha dei lati certamente positivi che come tali credo possano essere osservati con attenzione anche da coloro che minore favore danno a questa formula soprattutto perché e privilegiato l'ente pubblico che rimane proprietario del terreno.
E' stato sollevato (era già stato sollevato in Commissione e non lo si è risolto non per mancanza di volontà, ma essenzialmente per gli aspetti tecnici piuttosto complessi che hanno bisogno di approfondimento) il problema delle garanzie finanziarie . I Comuni, che sono portatori più di debiti e di buona volontà che non di possibilità finanziarie, si trovano in difficoltà notevoli per far fronte alla stipulazione dei mutui al di là del pagamento degli stessi, anche per la difficoltà di garantire i mutui agli istituti finanziari.
Mi pare che ci sia un impegno generale di studiare il problema, per giungere ad una soluzione; se sarà possibile, come io spero vivamente, con l'accordo di tutti i Gruppi che si sono confrontati in Commissione la Regione potrà dire - sempre che le finanze proprie la sostengano in questa intenzione - di aver compiuto, nei confronti degli Enti locali, un ulteriore passo avanti.
Per quanto riguarda il rapporto fra Giunta e Consiglio, l'emendamento presentato a alla maggioranza secondo me coglie uno degli aspetti fondamentali di questa collaborazione più volte Consiglieri, sia dell'opposizione che della maggioranza, hanno rilevato difficoltà pratiche nel conoscere l'attività amministrativa della Giunta, che io ritengo non debba essere contestata nella sua autonomia. Il Consiglio dovrebbe avere chiarezza su quel che la Giunta sta compiendo in operazioni complesse come queste, e pertanto l'emendamento che prevede criteri d, ripartizione e per la formazione di graduatone mi pare un passo avanti nel rapporto fra Giunta e Consiglio. Avendo la Giunta accettato questa impostazione, il Consiglio non sarà più costretto a conoscere a posteriori il metodo di lavoro, mentre l'attività della Giunta sarà suffragata da un appoggio preventivo alle sue proposte da parte del Consiglio Regionale.
Augurandomi che questo provvedimento sia rapidamente compreso nella sua sostanza da tutti i Comuni impegnati nel campo dell'edilizia economica popolare, affinché possano sfruttarne appieno le agevolazioni, confermo il voto favorevole del Gruppo della D.C.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, più propriamente noi saremmo dovuti forse intervenire non in sede di dibattito generale, ma in sede di dichiarazioni di voto: e questo perché ci limitiamo ad annunciare, con questo :Intervento, il voto favorevole che il Gruppo del M.S.I. Destra nazionale darà al disegno di legge regionale in discussione.
La nostra approvazione, volendola rapidamente e brevemente motivare discende dalla necessità riconosciuta che se davvero si intende e si vuole dare sviluppo all'edilizia pubblica residenziale, allora è davvero indispensabile in questo momento incrementare e andare oltre il limite massimo di spesa attribuito alla Regione Piemonte per le opere di urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale.
Detto questo noi, proprio perché ci limitiamo ad una sintetica dichiarazione, vogliamo solo aggiungere una considerazione di tipo politico, di contenuto politico: cioè, che si è molto, si e troppo parlato si e a vuoto parlato sinora del sempre più drammatico problema della casa e che proprio provvedimenti del genere, così come in altri settori e per altre materie già abbiamo avuto altra occasione di osservare, denota no l'indispensabilità di interventi correttivi della legislazione regionale, a fronte di insufficienze e di carenze della legislazione statale. Il che da una parte ci obbliga moralmente a favorire questa azione, ma dall'altra non ci può lasciare passare sotto silenzio il fatto che proprio le denunciate insufficienze e carenze, anche in problemi di questa dimensione, dei legislatori nazionali, restano e vanno considerate come monumenti dell'impreparazione e dell'imprevidenza dell'attuale classe politica.
In questo spirito e cioè con questa riconfermata dichiarazione di principio di quella che è la posizione nostra a fronte del problema della riforma della casa e degli interventi ausiliari che oggi si rendono necessari per vedere di fare, come si e detto da altre parti, qualche primo passo in avanti, il Gruppo nostro darà il suo voto favorevole, anche aggiungendo la considerazione (che abbiamo sentito esprimere da altri banchi e che condividiamo) che in un momento di disastro economico quale è questo, dobbiamo veramente cercare di fare di tutto per rimettere o per mettere in moto i capitali di cui la Regione Piemonte dispone e che potrebbero essere impiegati utilmente, così come ci auguriamo, in questa situazione, per creare nuove fonti di lavoro e di reddito.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare l'Assessore Benzi, ne ha facoltà.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

Signor Presidente, signori Consiglieri, ringrazio innanzi tutto il Presidente della II Commissione collega Dotti e la Commissione stessa per il lavoro che hanno svolto e anche il collega Cardinali che prima di me ha impostato questa legge che ha trovato una volta tanto tutti d'accordo sulla sua utilità.
Io direi che il tema dominante uscito dall'intervento dei colleghi è stato quello del momento economico, questa legge si inserisce molto opportunamente proprio in un momento cruciale della nostra economia piemontese.
E' da augurarsi che altri stanziamenti vengano fatti per poter dare uno sviluppo maggiore all'edilizia a carattere popolare.
Vorrei inoltre illustrare l'emendamento che è stato fatto all'art. 1 e che e fondamentale perché ha cambiato molte cose. La Giunta ha aderito alla sostituzione del primo articolo studiando a fondo la questione.
Al fine di incentivare l'attività edilizia su aree concesse mediante diritto di superficie a favore degli Istituti Autonomi per le Case Popolari nonchè delle cooperative a proprietà indivisa si ritiene opportuno differenziare l'aliquota di contributo che l'Amministrazione regionale intende concedere, in relazione al regime dei suoli nonché ai fini perseguiti ed alla natura degli enti attuatoci. Per una regolata attuazione dei piani di zona destinati ad interventi di edilizia pubblica residenziale, è necessario che il finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria e di quelle opere necessarie ad allacciare le aree ai pubblici servizi, avvenga prima della realizzazione delle costruzioni destinate ad abitazione. Tuttavia, poiché a priori non e noto il tipo di intervento che si verrà a realizzare sulle aree del piano di zona ed inoltre non è nota la finalità dell'ente attuatore che lo andrà a realizzare - finalità che condiziona l'aliquota di contributo concedibile la sola possibilità di predeterminare in linea di massima la natura dell'ente attuatore può essere operata sulla base del programma pluriennale di attuazione formato ai sensi dell'art.38 della legge 22 ottobre 1971, n.
865.
La formazione del programma pluriennale, ai sensi del citato art.38 costituisce per i Comuni obbligo indefettibile; la mancanza del quale impedisce il passaggio all'attuazione dei piani di zona.
Attraverso la formazione di tale programma l'Amministrazione comunale stabilisce quali aree debbono essere espropriate e quante di queste debbono essere cedute in proprietà o concesse mediante il diritto di superficie.
Pertanto sulla base del programma pluriennale di attuazione, formato ai sensi dell'art. 38 della legge 22 ottobre 1971, n 865, tale contributo e differenziato, in relazione al regime delle aree destinate ad interventi di edilizia pubblica residenziale, nella misura: a) del 7 per cento annuo, della spesa all'uopo ti conosciuta per l'urbanizzazione primaria nonché per gli allacciamenti delle aree da concedere mediante diritto di superficie ai sensi del quarto comma dell'art. 35 della legge 22 ottobre 1971, n. 865 b) del 3,50 per cento annuo, della spesa all'uopo riconosciuta per l'urbanizzazione primaria nonché per gli allacciamenti delle aree da cedere in proprietà ai sensi dell'undicesimo comma del citato articolo 35.
Analogamente, le rispettive aliquote di contributo, in relazione alla natura ed alla finalità perseguita dall'ente attuatone si applicheranno anche al finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria ed all'allacciamento ai pubblici servizi, delle aree individuate ai sensi dell'art. 51 della legge 22 ottobre 1971, n. 865.
Questo per chiarire perché abbiamo redatto l'art. 1 nella nuova stesura.
Risponderei ora brevemente agli interventi dei colleghi. Uno dei più importanti, sollevato dal Presidente Dotti e anche da altri colleghi, e quello della fidejussioni. E' chiaro che molti Comuni versano in condizioni finanziarie molto precarie e sarà cura della Giunta seguirli attentamente Con quale forma in questo momento non posso indicare, ma e certo che la Giunta si preoccuperà di fare applicare questa legge in tutti i settori possibili.
Il Consigliere Rivalta nel suo lungo intervento, preciso come sempre ha parlato anche di una cosa che mi riguarda personalmente, relativa al Comitato di controllo di Nichelino. Faccio una piccola parentesi personale in quanto il giornale l'Unità di domenica 13 gennaio, in un articolo riguardante il P.R. del Comune di Nichelino, dichiarava che il CO.RE.CO.
aveva tra l'altro respinto il piano stesso perché l'Assessore all'urbanistica era legato a degli interessi particolari. Pubblicamente posso smentire nella maniera più assoluta che l'Assessore all'Urbanistica abbia cercato d'impedire che il piano venisse approvato dal CO.RE.CO., non ha fatto nessuna azione che possa avere recato pregiudizio al piano regolatore della città di Nichelino. Perciò l'affermazione fatta dall'articolista dell'Unità è priva di qualsiasi fondamento.
Ho voluto dire questo perché queste affermazioni fatte su un giornale screditano la classe politica, screditano la Giunta e dato che io queste cose le leggo con attenzione e non ho nulla da nascondere, ho voluto pubblicamente chiarire la situazione del Comune di Nichelino.
A me spiace se altri hanno fatto queste cose, io ho fatto solo il mio dovere e con la massima correttezza.
E proseguo con le cose che il collega Rivalta ha detto. Io sono d'accordo con lui che i costi sociali dovrebbero andare tutti quanti a carico o dello Stato o della Regione, però abbiamo dei mezzi limitati abbiamo già fatto un grosso sforzo; è chiaro che se in avvenire la Regione avrà dei fondi più consistenti, non è da scartare l'ipotesi, anzi, direi che sarebbe augurabile che proprio la Regione potesse dare tutto l'appoggio possibile.
Gli interventi dei colleghi Rossotto, Garabello e Carazzoni, che votano a favore, hanno messo in chiaro una cosa, che la legge è fatta abbastanza bene.
L'unico a cui vorrei rispondere in modo particolare è il collega Menozzi: egli ritorna un'altra volta sugli espropri riguardanti gli mezzadri e i coltivatori diretti, E' una questione al di fuori delle nostre possibilità, però non è impossibile esaminarla. Per il momento però non possiamo che applicare la legge.



PRESIDENTE

La discussione generale è così conclusa.
Vi e qualche Consigliere che chiede di intervenire per dichiarazione di voto? Chiede di intervenire il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

E' solo per rispondere a quello che ha detto l'Assessore Benzi a proposito del piano regolatore di Nichelino.
A prescindere dal fatto che noi non sempre rispondiamo di quello che scrivono i giornali, tuttavia la questione non può non essere attentamente valutata. In effetti il giornale scrive che "le pressioni esercitate anche sull'Assessore all'urbanistica della Regione, evidentemente non insensibile agli interessi privati". Questa è la frase incriminata ed è priva di fondamento. Ho avuto la possibilità di toccare con mano che .atteggiamento dell'Assessorato in questa vicenda è stato del tutto corretto e di questo intendo dargli atto in Consiglio.



BENZI Germano, Assessore all'urbanistica e assetto territoriale

Grazie.



BERTI Antonio

Ciò non toglie tuttavia che anche altri (e ha fatto bene l'Assessore a dire che gli dispiace) hanno operato Rimane il fatto che l'atteggiamento del CO.RE.CO. a proposito del piano regolatore di Nichelino solleva considerazioni di carattere politico e delle perplessità molto serie.
L'atteggiamento del CO.RE.CO., che pare avere disatteso anche il parere espresso dalla Giunta, che ma risulta essere stato positivo, dimostra che questi organismi obbediscono ed operano all'insegna di metodi che sono contrari e all'autonomia dei Comuni e ad una moderna e corretta politica urbanistica.
Attorno a questa vicenda si sono verificati degli episodi deprecabili che devono essere approfonditi e che noi intendiamo approfondire.
Quando il Consiglio Comunale di Nichelino ha approvato a maggioranza il piano regolatore, il Capogruppo D.C. (l'ex Sindaco Prato), ed il rappresentante socialdemocratico, in una sfrenata difesa degli interessi dei proprietari, che poi sono stati oggetto del loro ricorso, hanno dichiarato a chiare lettere che avrebbero usato di tutti i mezzi e strumenti che loro controllano come partito, per impedire che questo piano regolatore potesse essere approvato così come è stato adottato dalla maggioranza del Consiglio Comunale di Nichelino. Evidentemente non hanno minacciato invano, si tratta di vedere come e attraverso quali canali sono riusciti ad influenzare il CO.RE.CO. il quale, vedi caso, si è riunito improvvisamente alla vigilia di Natale, assente e non convocato il rappresentante comunista (assente per grave lutto, gli era morto il padre) e con procedura d'urgenza ha provveduto a rigettare con motivazioni inconsistenti e di merito, quando deve esprimere soltanto questioni di legittimità, il piano regolatore di Nichelino.
Anche se ci fossero, in questa e in altre occasioni, delle carenze, dei limiti, degli, errori che occorre correggere, sarebbe corretto per un organismo democratico quale dovrebbe essere Comitato di controllo, al limite convocare il sindaco, fargli rilevare le deficienze ed eventualmente sollecitare una modifica, all'insegna di una collaborazione che a voce si dichiara deve esistere tra organismi di controllo ed enti locali. La procedura seguita ha un carattere essenzialmente punitivo nei confronti di un piano regolatore che finalmente mette ordine in una città in cui l'ordine nell'urbanistica non è mai regnato, presente un altro tipo di amministrazione.
Quindi nel momento in cui diamo atto all'Assessore del suo operato lo sollecitiamo e con lui il Presidente del Consiglio (e per quanto ci riguarda lo faremo) a fare piena luce su questo atteggiamento fazioso che non giova ai Comitati di controllo, che a ragione i Comuni in questo caso devono definire peggiori della Giunta provinciale amministrativa.



PRESIDENTE

Altri chiedono la parola per dichiarazione di voto?



CALLERI Edoardo

Berti ha chiesto la parola per dichiarazione di voto, ma la dichiarazione non l'ha poi fatta.



PRESIDENTE

Io non posso limitare le dichiarazioni dei Consiglieri, quando hanno diritto alla parola possono spaziare nella loro dichiarazione, non e facoltà del Presidente di indirizzare i Consiglieri.
Anche questa parte si è conclusa, passiamo alla votazione del disegno di legge n. 67 "Provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e di quelle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi".
"Art 1 - I Comuni della Regione ai fini dell'accensione di mutui per la realizzazione delle opere pubbliche di cui all'art. 1 della legge 29 settembre 1964 n. 847, modificato all' art 41, lettera b), della legge 22 ottobre 1971 n. 865 relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale di cui alla legge 18/4/1962 n.
167 e all'art., 51 della citata legge 22/10/1971 n. 865 e per la realizzazione delle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi, possono richiedere al Presidente della Giunta Regionale la concessione di un contributo costante, della durata di trentacinque anni, nella misura del 3,50 per cento annuo, della spesa all'uopo riconosciuta necessaria" A questo articolo sono stati presentati due emendamenti, il primo soppressivo che così suona: "E' soppresso l'art. 1". L'emendamento è sottoscritto dai Consiglieri Dotti, Rivalta, Cardinali, Calsolaro, Rossotto e, per adesione della Giunta, dall'Assessore Benzi.
Pongo in votazione per alzata di mano il primo emendamento soppressivo.
Chi approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento è approvato all'unanimità. E stato presentato un secondo emendamento sostitutivo dell'intero art. 1 che così suona: "Art. 1 - I Comuni della Regione, ai fini dell'accensione di mutui per la realizzazione delle opere pubbliche di cui all'ad. 1 della legge 29/9/1964 n. 847, modificato dall'articolo 41 lettera b) della legge 22/10/1971 n. 865, relativa all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e di quelle necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi, sono autorizzati a richiedere ai Presidente della Giunta Regionale la concessione di un contributo costante della rata di 35 anni nella misura: del 7 per cento annuo della spesa all'uopo riconosciuta necessaria relativamente alle aree da concedere, mediante diritto di superficie, ai sensi del quarto comma dell'art. 35 della citata legge n. 865 del '71 del 3,50 per cento annuo della spesa all'uopo riconosciuta necessaria relativamente alle aree da cedere in proprietà ai sensi dell'undicesimo comma del precitato art. 35.
L'individuazione delle aree da concedere mediante diritto di superficie, o da cedere in proprietà nell'ambito dei piani di zona formati ai sensi della legge 18/4/1962 n 167, e fatta sulla base dei programmi pluriennali di attuazione di cui all'art.38 della legge n. 865 del 1971.
Le percentuali di contributo di cui al primo comma si applicano, con le medesime modalità, anche relativamente alle aree individuate ai sensi dell'art. 51 della citata legge n' 865 del 1971" Pongo in votazione prima per alzata di mano l'emendamento sostitutivo e successivamente per appello nominale l'intero articolo.
Chi approva l'emendamento sostitutivo e pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
L'art. 1 così sostituito viene posto in votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Art. 2 - Il contributo è erogato semestralmente all'Istituto mutuante m corrispondenza della quota di rimborso semestrale della spesa mutuata.
Nel caso in cui il mutuo sia contratto per una somma inferiore alla spesa riconosciuta necessaria, il contributo è corrisposto in proporzione alla somma mutuata; la restante quota è corrisposta direttamente al Comune interessato.
Qualora il mutuo risulti per una durata inferiore ai trentacinque anni dopo la scadenza del relativo controllo il contributo è erogato fino alla trentacinquesima annualità al Comune.
Nel caso di rimborso del mutuo prima della sua scadenza, il contributo è erogato, per gli anni successivi, al Comune a partire dalla dichiarazione di avvenuto rimborso da parte dell'Istituto mutuante".
La parola al Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto, relatore

Al terzo comma signor Presidente, bisognerebbe aggiungere "qualora il mutuo risulti stipulato" è stata saltata la parola "stipulato".



PRESIDENTE

Questa è una correzione di forma, quindi è facoltà della Presidenza accettarla.
Nessun altro chiede la parola? Pongo in votazione l'art. 2 per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art 2 è approvato "Art. 3 - Per la concessione del contributo di cui al precedente articolo 1 la Giunta Regionale e autorizzata ad assumere impegni fino alla concorrenza di: lire 100 milioni nell'esercizio 1973 lire 600 milioni nell'esercizio 1974 lire 500 milioni nell'esercizio 1975.
Le somme non impegnate in uno degli esercizi di cui al precedente comma possono essere impegnate negli esercizi successivi".
Nessuno chiede la parola? Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
"Art. 4 - Per ottenere il contributo di cui all'art. 1, il Comune deve presentare al Presidente della Giunta Regionale, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, e successivamente entro il 30 settembre di ciascun anno, apposita istanza, corredata da una relazione tecnico-illustrativa della spesa, dei progetti di massima relativi alle opere pubbliche per l'urbanizzazione primaria e da quelle relativi all'allacciamento ai pubblici servizi, nonché dalla lettera con cui un Istituto di credito fornisce affidamento per la concessione del mutuo richiesto." Nessuno chiedendo la parola si procede alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato "Art. 5 - Nei limiti di somma indicati al precedente art. 3, la Giunta Regionale approva l'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo con l'indicazione della spesa ritenuta ammissibile.
La Giunta Regionale fissa, altresì il termine perentorio per la presentazione, da parte dei Comuni ammessi, dell'istanza formale e dei progetti esecutivi delle opere da realizzare.
In allegato all'istanza di cui al comma precedente, il Comune deve altresì presentare apposita deliberazione consiliare con la quale s'impegna a scomputare nel corrispettivo di cui alla lettera a), ottavo comma dell'art. 35 della legge 22 ottobre 1971 n 865 e nel prezzo di cui al dodicesimo comma del predetto articolo 35 il valore corrispondente al contributo regionale. La Giunta Regionale, nel formulare l'elenco delle opere da ammettere a contributo, terrà conto delle localizzazioni di cui al sesto comma dell'art.3 della legge 2210/1971 n. 865.
Per le altre modalità di concessione dei contributi di cui alla presente legge si osservano, in quanto applicabili, le norme generali della legislazione statale sulle opere pubbliche eseguite con contributo dello Stato".
Vi sono due emendamenti sostitutivi, il primo dice: "Al primo comma dell'art. 5 l'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo riportante, l'indicazione della spesa ritenuta ammissibile, è predisposto dalla Giunta Regionale e sottoposto per l'approvazione al Consiglio Regionale" L'emendamento è sottoscritto da Rivalta, Berti, Marchesotti, Lo Turco.
Il secondo emendamento, sostitutivo del primo comma, firmato dai Consiglieri Vera, Calsolaro, Bianchi, dice: "Nei limiti di somma indicati al precedente art. 3, la Giunta Regionale, previa comunicazione al Consiglio dei criteri adottati, approva l'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo, con l'indicazione della spesa ritenuta ammissibile".
Il regolamento dice che gli emendamenti si pongono in votazione nel seguente ordine: soppressivi, modificativi e aggiuntivi. Questi sono emendamenti modificativi e quindi dò la precedenza a quello presentato per primo che è dei Consiglieri Rivalta, Berti, Marchesotti, Lo Turco.
I presentatori vogliono illustrare l'emendamento? La parola al Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

E' chiaro, credo per tutti, che trattandosi di un piano di riparto di stanziamento fissati da una legge, quello esercitato è un potere regolamentare e normativo, non un potere esecutivo La Costituzione afferma all'art. 121 che il potere regolamentare è del Consiglio e non della Giunta e così dice il nostro Statuto.
Vi sono quindi di fronte a noi dei problemi di carattere giuridico, ma soprattutto di carattere politico. Io credo che la divisione dei poteri fissata dalla Costituzione e dallo Statuto, debba essere rispettata intanto per una ragione politica, quella di garantire il controllo delle minoranze (nel caso concreto, della minoranza) in secondo luogo per combattere quella che il compagno Rivalta definiva la clientela e non per favorirla. Ma vi è anche una questione di diritto, quello delle minoranze che va rispettato altrimenti le maggioranze potrebbero, volendo, fare il loro comodo.
Su questa questione non è la prima volta che il Gruppo comunista interviene in Consiglio infatti la passata Giunta non ha applicato n Costituzione ne Statuto.
Alla legge approvata dal Consiglio con voto contrario del Gruppo comunista sugli asili-nido il Commissario di Governo (un Governo di centro destra) aveva osservato, secondo comma articolo 9 "demandando a Giunta Regionale compito emanare ulteriori istruzioni per elaborazioni progetto et per presentazioni domande, nonché disposizione per concessioni et somministrazioni contributi altera distribuzione competenza fra organi regionali, in quanto conferisce at organo esecutivo un'attività normativa presumibilmente di tipo regolamentare che non gli spetta" Il Consiglio ha provveduto a cancellare tutta la parte che si riferiva a questa osservazione, senza introdurre in quella legge la giusta competenza del Consiglio.
Questa e la posizione del Commissario di governo sulla legge dell'edilizia. Vediamo la posizione del Commissario di governo su due leggi dei trasporti: "Legge regionale 12/7/73 concernente: 'Contributi per rinnovo materiale rotabile ecc.'".
"E' stato altresì osservato che l'art 4, demandando alla Giunta il potere di determinare le modalità di assegnazione dei contributi attribuisce a detto organo una competenza sostanzialmente regolamentare in disarmonia con il principio della distribuzione delle funzioni tra gli organi regionali art.121 della Costituzione".
Legge regionale 12.7.73 concernente "Contributo oneri di esercizio impresa concessionaria di autoservizi".
"E' stato altresì osservato che l'art 3, demandando alla Giunta il potere di determinare le modalità di assegnazione dei contributi, non e in armonia con principio della distribuzione delle funzioni agli organi regionali quale risulta dall'art. 121 della Costituzione".
Io credo però che non dobbiamo fermarci qui. Il centro-sinistra della Lombardia, per quanto riguarda 'il piano sanitario, all'art 39 "Piano di riparto annuale" dice: "Il Consiglio Regionale provvede annualmente ad approvare il piano di riparto degli stanziamenti di cui all'art 28, in conformità degli obiettivi e 'alle prescrizioni delle presenti leggi. Il piano di riparto è predisposto dalla Giunta Regionale con la collaborazione della Commissione consiliare".
A me pare che questa sia una posizione veramente corretta, democratica.
E il Presidente della Giunta deve consentirmi di citarlo perché a pag.
6 della relazione che ci ha letto circa una ora e mezza fa, ci richiama al rispetto delle competenze del Consiglio: "Si tratta d'identificarle senza confusioni e prevaricazioni, nello spirito dello Statuto e delle leggi ed assicuro che l'adempimento sarà sempre pieno". Inoltre alla fide il Presidente della Giunta conclude: "Guai a coloro che hanno la grave ed esaltante responsabilità di essere i primi a porre le basi della nuova realtà, se non fossero fedeli e sicuri interpreti della volontà costituzionale se non dessero prova nei fatti e nelle leggi di una rigorosa presa di coscienza democratica".
Io vorrei solo invitare la nuova maggioranza di centro-sinistra a non smentirsi, ad applicare concretamente ciò che a noi pare logico e normale sia applicato, senza cavilli, senza questioni giuridiche che non hanno motivo di sussistere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

In modo pacato il Consigliere Marchesotti mi sembra che abbia allargato un pochino il discorso e forzato alcuni termini della questione intanto facendo dei confronti e giudicando questo articolo con richiami a situazioni che non sono omogenee rispetto al medesimo E' certo che se si stabilisce che siamo di fronte ad un potere regolamentare, l'attività regolamentare è demandata al Consiglio, ma il fare governo amministrativo della legge, l'utilizzare le facoltà, i poteri di stanziamenti che la legge dispone, l'applicare i criteri che la legge già enumera e stabilisce, credo non costituisca attività regolamentare tale da dover essere demandata ad un Consiglio E' la tipica attività amministrativa che consiste nell'applicare le leggi al caso concreto, attività amministrativa propria.
L'emendamento che è stato proposto da alcuni colleghi del Gruppo comunista quindi non serve a garantire il controllo, direi che serve a sopprimerlo nel senso che serve a coinvolgere tutti in una fase esecutiva ed e implicito.



RASCHIO Luciano

E' una scoperta, non ho mai sentito una tesi di quel genere!



BIANCHI Adriano

Non è una scoperta, mi dispiace ma è così, perché quando le parti vengono confuse questo e ciò che avviene, ci si accorda sull'uso amministrativo da fare di una cosa e il controllo come tale viene ad assumere la responsabilità della decisione. Non si può essere controllori e controllati.



MARCHESOTTI Domenico

Non vogliamo controllare quello che fate, lo fate, lo portate qui e noi diamo il voto ed il giudizio.



BIANCHI Adriano

E poi dice "per combattere la clientela".
Intanto se si dovesse stabilire che ogni attività di Governo come tale esercitata legittimamente da una maggioranza, comporta di per sé l'adozione di criteri clientelari, non di criteri opinabili se si vuole, ma amministrativi e politici, allora salta tutto quanto il sistema Del resto poiché abbiamo determinati rapporti in questo Consiglio, ci si è sforzati di presentare un'altra formula, un'altra soluzione con un emendamento che presenta esso pure degli aspetti deboli, che possono essere criticati con gli stessi argomenti in parte che ho portato contro l'emendamento Marchesotti, ma si è voluto rispondere al principio che non c'è gelosia amministrativa determinata dall'intenzione di fare un uso men che corretto della legge; pertanto quella formulazione (non felice se vogliamo, ma anche lì si parla in qualche modo di criteri) significa che preventivamente la Giunta comunica al Consiglio quali sono i criteri tecnico-pratici di applicazione della legge senza rovesciare la responsabilità, aprendo così ogni possibilità di maggiore, più ampio e corretto controllo.
Quindi credo che il riferimento alle attività regolamentari che altre leggi potevano prevedere, o o paragoni fatti, non si attaglino al caso e che con l'emendamento, pur criticabile, che è stato introdotto a firma anche mia, si risponda anche politicamente all'esigenza manifestata in questo Consiglio della maggior trasparenza possibile e dell'adozione di un metodo di lavoro che non induca né in tentazioni né in diffidenze, pur salvando e rispettando la distinzione delle competenze e delle responsabilità.



PRESIDENTE

Il Consigliere Berti ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Il dibattito su questo emendamento va al di là della legge in discussione per investire il Consiglio di una questione dibattuta praticamente dall'inizio sul rapporto tra il potere dell'esecutivo e potere del Consiglio.
Non vogliamo riportare adesso tutti gli argomenti portati a suo tempo per dimostrare la validità della nostra tesi, riesce tuttavia difficile essere d'accordo con quella sostenuta adesso da Bianchi e ne riparleremo domani o dopodomani nel dibattito generale. Questa tesi mi sembra veramente insostenibile da parte del Consigliere Bianchi, è l'unica che si muove in questa direzione.
Risulta, e lo dimostreremo, che tutte le altre Regioni hanno regolamentato l'esercizio delle funzioni tra Giunta, Consiglio e Presidente della Giunta in modo che risultassero chiari e nella stragrande maggioranza dei casi al Consiglio Regionale è stato demandato il compito d'approvare il riparto di quote, la formazione di elenchi, ecc.
Noi del resto attribuiamo anche alla posizione del Commissario di Governo un significato inequivocabile ed è la terza volta che il Commissario fa questa osservazione. Non so se dovremo ricorrere al Consiglio di Stato perché risolva una volta per tutte il problema.
Io non riesco a capire perché la maggioranza si debba arroccare su questa posizione. Non mi stupisco che una parte della maggioranza continui a farlo però perché questa è stata la linea su cui si è attestata la gestione della Regione Calleri. Su questo argomento abbiamo discusso e da parte delle comunità regionali sono venute delle forti critiche in questa direzione.
Riesce abbastanza difficile comprendere come una parte della nuova maggioranza possa oggi rinunciare a tesi che con molta chiarezza Calsolaro sostenne quando era in minoranza. Io non voglio qui leggere (se sarà il caso lo potremo anche fare) l'intervento che ha fatto recentemente e in cui ha sostenuto, meglio di quanto sto facendo io in questo momento, i diritti della maggioranza ad approvare questa questione.
Allora diventa un problema politico, il centro-sinistra vuole o non vuole dire anche un mutamento in questa direzione. E che cosa cambia del potere della maggioranza se l'elenco dei Comuni viene approvato dal Consiglio? L'arrocamento quale potere istituzionale difende? E' più comprensibile in un altro quadro politico, ma in questo che vuole portare ordine, democrazia correttezza ecc la cosa è assolutamente impolitica ed incomprensibile.
Ecco perché noi sosteniamo questo emendamento con la maggior forza possibile; noi poniamo come uno dei primi atti della Giunta di centro sinistra e lo riprenderemo, se necessario, anche ad altri livelli, affinch si risolva una volta per tutte. Non può essere ogni volta una conquista per cui si parla della legge sulla casa, si viene ad un accordo poi l'elenco viene portato qui e si approva con un ordine del giorno; si parla della legge sugli asili-nido, si parte da una posizione di arrocamento per poi arrivare ad una comunicazione sui criteri, sulle divisioni e sulle assegnazioni. Salvo la forma, che tocca alla Giunta approvare, è un arrocamento che non regge, che noi denunciamo e che, ripeto, riprenderemo nelle sedi opportune, a cominciare da quella politica di domani.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rossotto ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Devo rilevare che dal dibattito emerge che la formulazione originaria del disegno di legge presentato dalla Giunta , all'articolo 5 risolva i problemi di cui si sta parlando; proprio nella legge veniva specificato chiaramente il criterio in base al quale la Giunta doveva provvedere a formulare l'elenco delle opere da mettere a contributo. Si parlava allora di indici chiari a cui la Giunta per legge era tenuta (indici di affollamento, percentuale delle abitazioni malsane, popolazione residente) a fare prioritarie scelte.
In Commissione su questo punto si è addivenuti alla formulazione di cui conosciamo il testo e non ritengo che si possa, dopo aver tolto quelli che potevano essere dei richiami a una corretta applicazione della legge, oggi riproporre il discorso che molte volte abbiamo sentito e che continuerà ad essere il motivo dominante dell'opposizione comunista, tra Giunta come esecutivo e Consiglio Regionale con le sue competenze, sulle quali più volte le forze politiche qui si sono espresse.
E' indubbio che la formulazione migliore era quella contenuta nel disegno di legge della Giunta, di cui vorrei che i Consiglieri presenti prendessero visione per conoscenza storica dei fatti. Accettando la proposta Marchesotti penso che verremmo ad alterare quella che e stata l'impostazione che si è venuta a determinare.
Venendo meno gli elementi precisi che la legge doveva predisporre, mi pare che si possa accettare la proposta del Capogruppo della D.C. di far sì che la Giunta informi in base a quali criteri operare e mi auguro che siano i criteri di cui il precedente disegno di legge parlava, in base al quale si è formulato l'elenco, in maniera che si possa aprire un dibattito valutativo della situazione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Carazzoni ha chiesto di parlare, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi abbiamo chiesto di parlare solo perché non vogliamo lasciare immotivati gli atteggiamenti che ci accingiamo a prendere.
La discussione svoltasi a proposito della presentazione dei due emendamenti e stata illuminante: è emerso chiaro il profondo significato politico di questa iniziativa, che va ben oltre e ben al di la dell'ottenimento di quanto sta materialmente scritto nell'emendamento stesso.
E' una questione politica - e lo ha detto con molta chiarezza il Capogruppo comunista -. L'opposizione di sinistra vuole un centro-sinistra diverso, che si può realizzare attraverso concessioni di questo tipo.
Ora, a noi sembra che, al di là di qualsiasi considerazione giuridica e di merito, sia impegno nostro fare di tutto perché questo allargamento questa estensione sino all'area comunista non avvenga : farlo appoggiando magari gli emendamenti che vengono proposti dalla maggioranza (contro la quale siamo decisamente schierati) e proprio per questa ragione noi votiamo a favore dell'emendamento Bianchi.



RASCHIO Luciano

Questa è a favore della maggioranza.



CARAZZONI Nino

Detto con molta chiarezza anziché con i sottintesi discorsi fatti dal liberale e dal democristiano.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Il discorso è indubbiamente molto interessante ed impegnativo anche in relazione all'intervento che ho svolto testé, Nella relazione, per chi l'abbia seguita attentamente, è anche ipotizzato un ulteriore chiarimento di quelle che possono essere le ragioni di determinazione più specifica delle competenze spettanti alla Giunta ed al Consiglio Regionale.
Nel contesto del mio discorso non dico che è chiarito di gia, ma che si deve chiarire. Il fatto di questa sera potrebbe essere un elemento di chiarificazione che dovrebbe avere approfondimenti diversi da quelli che sono portati qui.
Qui in fondo si deve partire dall'esistenza di un disegno di legge presentato dalla Giunta, nel quale erano indicati dei criteri che dovevano essere seguiti legislativamente, questi criteri da parte della Commissione nel testo che è presentato, sono stati soppressi. Si dice allora: diventa un'applicazione che ha bisogno di essere correlata con una norma regolamentare, questo è di competenza del Consiglio e pertanto il Consiglio deve intervenire come fatto amministrativo regolamentare per approvare.
Dissento da questa impostazione di carattere giuridico, non è una regolamentazione, e una determinazione specifica che dipende da una legge la quale si era fatta lo scrupolo addirittura di stabilire i criteri. E allora, essendosi sollevate delle obiezioni, vi sono i due emendamenti l'uno che vorrebbe risolvere la questione in termini di un regolamento e di un'applicazione regolamentare; l'altro che invece ritorna nella sostanza a quella che era la previsione della legge dicendo determiniamo dei criteri.
Siccome quei criteri sarebbero stati determinati con legge dal Consiglio Regionale, ecco che l'emendamento dice questi criteri adottati dalla Giunta nella fase esecutiva devono previamente essere portati al Consiglio. In questo presentarli al Consiglio per farli determinare ed approvare, mentre dovranno essere successivamente tenuti presenti ed applicati dalla Giunta mi pare che si ritorna al punto di partenza e si risolve in concreto il problema.
La Giunta accoglie quindi il secondo emendamento, ritenendo di non prevaricare nei confronti del Consiglio, proprio per le brevi considerazioni che ho aggiunto a quelle che sono state fatte dal Capogruppo Bianchi.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Poiché gli emendamenti non sono stati distribuiti, potrebbe rileggere il testo dell'emendamento Bianchi?



PRESIDENTE

Senz'altro. Leggo, anzi, i testi, perché si possano confrontare.
Emendamento sostitutivo al primo comma dell'art. 5 presentato dai Consiglieri Rivalta, Berti, Marchesotti, Lo Turco: "L'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo, riportante l'indicazione della spesa ritenuta ammissibile, è predisposto dalla Giunta regionale e sottoposto per l'approvazione al Consiglio Regionale".
Emendamento sostitutivo, sempre al primo comma dell'art. 5, presentato dai Consiglieri Vera, Calsolaro, Bianchi: "Nei limiti di somma indicati al precedente art. 3, la Giunta regionale, previa comunicazione al Consiglio dei criteri adottati, approva l'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo, con l'indicazione della spesa ritenuta ammissibile".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

In aderenza a quanto ha dichiarato poco fa il Presidente della Giunta desidero presentare un sub-emendamento all'emendamento dei Consiglieri Bianchi, Vera, Calsolaro.
Il Presidente della Giunta ha parlato infatti non di una comunicazione al Consiglio ma di una "approvazione di questi criteri da parte del Consiglio". Allora, l'emendamento dovrebbe suonare: "Previa presentazione e approvazione da parte del Consiglio dei criteri". La semplice (comunicazione) non risolverebbe il problema nei termini in cui lo ha posto poco fa l'avv. Oberto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dotti. Ne ha facoltà.



DOTTI Augusto, relatore

Vorrei intervenire sia come Presidente della Commissione sia come semplice Consigliere.
Come Presidente della Commissione, dirò che o criteri di questo art. 5 sono caduti in Commissione perché, esaminati ad uno ad uno, non erano stati ritenuti sufficientemente validi, e pertanto erano stati lasciati cadere con il che si è data alla Giunta la possibilità di rimediare i criteri che al momento opportuno potrebbero essere adottati, anche in vista di un piano di sviluppo regionale che tuttora manca e in cui si devono prevedere anche insediamenti abitativi per l'edilizia pubblica residenziale.
Come Consigliere, ritengo che l'emendamento Bianchi, Vera, Calsolaro debba essere mantenuto, per non coinvolgere tutto il Consiglio in una discussione sui criteri da adottare. Credo che la Giunta sia in grado di adottare criteri validi: è compito suo questo. Evidentemente ha una potestà regolamentare.



FERRARIS Bruno

No, non ha affatto potestà regolamentare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calleri. Ne ha facoltà



CALLERI Edoardo

E' indubitabile che le norme regolamentari debbono essere approvate dal Consiglio.
Non entro nella ormai annosa polemica sui poteri della Giunta e quelli del Consiglio: osservo però che il compito di applicare una legge, secondo quanto previsto da una specifica norma della Costituzione, è demandato all'organo esecutivo. Vorrei ricordare ai colleghi comunisti, che hanno sempre insistito sulla competenza del Consiglio in proposito, che, per quanto attiene agli enti, né la legge comunale né quella provinciale attribuiscono alle Giunte comunali o provinciali il carattere di organo esecutivo, di organo, cioè, che cura l'attuazione delle leggi e dei regolamenti approvati dal Consiglio. Questo carattere è invece riconosciuto alla Giunta Regionale, E proprio qui sta la distinzione.
E' sempre stata buona norma indicare nelle leggi dei criteri d'applicazione. Anche le leggi dello Stato vi si attengono. Quando però i criteri non sono indicati nelle leggi, nella legislazione statale normalmente viene demandato ai Ministeri il potere regolamentare, il compito cioè d'indicarli. E' evidente che nel caso nostro questo potere regolamentare non lo ha la Giunta regionale, ma il Consiglio, secondo quanto previsto dalla Costituzione. Quindi, nella legislazione regionale i casi possono essere due: o nell'ambito della legge stessa si precisano i criteri che la Giunta deve seguire nell'esecuzione della legge, oppure, se così non é, s' demanda l'indicazione all'emanazione di un regolamento evidentemente da approvarsi dal Consiglio, che segue però un iter diverso da quello delle leggi in quanto, anziché dal Governo, deve venire approvato dal Commissario di Governo.
C'è però una differenza profonda fra questa precisazione di competenze e il concetto espresso dall'emendamento formulato dai comunisti in questa sede: essi non mirano alla fissazione da parte del Consiglio di norme regolamentari o criteri che la Giunta debba seguire nell'applicazione, ma intendono sostituire un potere del Consiglio ad un potere esecutivo di attuazione di una legge.



VECCHIONE Mario

No



CALLERI Edoardo

Si, invece. Perché se si lasciasse al Consiglio l'elencazione dei Comuni, si darebbe a questo un potere esecutivo, cioè di eseguire la legge con ciò scavalcando la distinzione ovvia che esiste fra il potere legislativo e regolamentare del Consiglio e il potere esecutivo della Giunta.
A mio avviso, pero, l'emendamento Bianchi - già fatto presente al mio Capogruppo - introduce una questione che secondo me può ingenerare equivoco, esattamente l'equivoco al quale si è riferito il collega Marchesotti nel suo intervento. Non vi è dubbio che quando si parla d demandare alla Giunta il compito d'impartire direttive eccetera, si pu dare l'impressione - così e stato nel caso di talune leggi che abbiamo presentato, sulle quali il Commissario di Governo ha richiamato l'attenzione, per esempio nel caso cella legge sui trasporti che è stata citata - di voler fare un'attività normativa regolamentare là dove invece l'intenzione è soltanto ci dare disposizioni di carattere meramente organizzativo, come fissare il termine ultimo per la presentazione di domande e simili.



BERTI Antonio

Ma il Governo non dice solo quello. Dice: "Concessione e somministrazione contributi".



CALLERI Edoardo

Bisogna leggere il testo per intero: espressioni avulse da esso possono dare l.impressione di un significato diverso.



MARCHESOTTI Domenico

L'espressione testuale è: modalità di assegnazione.



CALLERI Edoardo

Manca infatti quel piccolo particolare: modalità. E' chiaro che le modalità possono essere fatti regolamentari, e per questo si ha ragione a dire che la competenza è del Consiglio, e anche l'emendamento presentato dai colleghi Bianchi, Vera e Calsolaro, laddove parla - che non e poi termine molto diverso dà modalità -, è evidente che si riferisce ad una attività regolamentare, che non può essere semplicemente "comunicata" al Consiglio, ma deve, proprio a norma dell'art. 121 della Costituzione essere approvata dal Consiglio. Non c'è dubbio che quando si parla di criteri, di modalità ecc. si parla di una attività regolamentare (ed è abbastanza uniforme l'atteggiamento del Governo in proposito). Noi abbiamo sempre cercato di incorporare i criteri nelle leggi, perché evidentemente la legge supera anche il regolamento, ed è approvata dal Consiglio, per cui così di fatto si dava al Consiglio quello che è il potere del Consiglio.
Proporrei, pertanto una sospensione di cinque minuti per esaminare l'opportunità d'inserire un articolo in cui si dica all'incirca così: "Si demanda ad un'ulteriore norma regolamentare (o regolamentazione) da parte del Consiglio la definizione di modalità e direttive per l'applicazione della legge".



PRESIDENTE

Sospendo allora la seduta per cinque minuti, perché si possa mettere a punto questo concetto.



(La seduta, sospesa alle ore 20,55, riprende alle ore 21,05)



PRESIDENTE

La seduta riprende. Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta.
Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io penserei di proporre, a nome della Giunta, un emendamento sostitutivo di questo tenore: "La Giunta Regionale, secondo i criteri fissati in una apposita norma regolamentare, approva l'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo, con l'indicazione della spesa ritenuta ammissibile".
Vorrà dire, che, approvata che sia la legge, si dovrà porre mano ad un regolamento, nel quale si fisseranno determinati criteri ai quali sarà vincolata la Giunta nella operatività di questa norma. Forse sarebbe stato più opportuno stabilire questi criteri già nella legge, come si era fatto in precedenza. Mi pare comunque che così risolviamo praticamente sostanzialmente e correttamente la questione che e stata sollevata.



BIANCHI Adriano

Ad evitare equivoci, si potrebbe dire : "apposita norma regolamentare da approvarsi dal Consiglio"; altrimenti si potrebbe pensare che la Giunta intenda arrogarsi la fissazione di norme regolamentari e la legge potrebbe essere bocciata.



CALLERI Edoardo

Non è il caso di perderci ora in dettagli sulla esatta formulazione. Il concetto che si vuol precisare è questo: che ci sono criteri fissati in una apposita norma regolamentare approvata dal Consiglio.



RASCHIO Luciano

Non si potrebbe dire: "determinata e approvata dal Consiglio?".



CALLERI Edoardo

L'approvazione dice già tutto.



PRESIDENTE

Allora, il testo dell'emendamento risulterebbe così: "Nei limiti di somma indicati al precedente art. 3, secondo gli criteri fissati in una apposita norma regolamentare da approvarsi dal Consiglio, la Giunta Regionale forma l'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo con indicazione della spesa ritenuta ammissibile". Bisogna ovviamente sopprimere l'espressione "previa comunicazione al Consiglio", dato che c'è già la norma regolamentare.
Questo l'emendamento che mi è ora pervenuto, che viene a sostituire l'emendamento precedente presentato dai Consiglieri Vera, Calsolaro Bianchi, gli quali sono d'accordo in proposito Esso viene ad aggiungersi all'emendamento dei Consiglieri Berti, Rivalta, Marchesotti, Lo Turco, i cui presentatori dichiarano di voler mantenere il loro testo.
Gli emendamenti proposti per questo articolo sono pertanto due. Secondo l'ordine di presentazione, metto in votazione anzitutto l'emendamento presentato dai Consiglieri Rivalta, Berti, Marchesotti, Lo Turco, che rimane inalterato. Quindi, l'emendamento viene approvato o respinto per alzata di mano Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto.
Metto ora in votazione, per alzata di mano, l'emendamento che è stato così integrato: "Nei limiti di somma indicati al precedente art. 3, la Giunta Regionale, secondo i criteri fissati in una apposita norma regolamentare da approvarsi dal Consiglio, approva l'elenco dei Comuni ammessi a beneficiare del contributo, con indicazione della spesa ritenuta ammissibile".
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano; con l'intesa che toccherà poi alla Presidenza fare eventuali variazioni di forma.
L'emendamento è approvato.
Metto ora in approvazione l'art. 5, del quale ho già dato lettura, così emendato al comma primo, per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
Il Consiglio Regionale ha approvato l'art 5 come emendato.
Art. 6 - "La concessione del contributo e disposta contestualmente all'approvazione del progetto esecutivo delle opere, con decreto del Presidente della Giunta Regionale.
Il decreto di cui al precedente comma stabilisce anche le modalità di erogazione del contributo, a partire dalla prima rata di rimborso del mutuo.
Successivamente alla prima annualità l'erogazione del contributo è subordinata alla dimostrazione tecnico-finanziaria, confermata dall'Ufficio del Genio Civile competente per territorio, dell'avvenuta esecuzione delle opere relative alle spese ammesse a contributo".
Non vi sono emendamenti. Nessuno chiede la parola. Si passi allora alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
Anche l'art. 6 è approvato.
Art.7 - "Per le finalità della presente legge è autorizzata la spesa di L. 100 milioni per l'anno 1973, di L. 700 milioni per l'anno 1974, di L.
1200 milioni per ciascuno degli anni dal 1975 al 2007, di L. 1.100 milioni per l'anno 2008 e di L 500 milioni per l'anno 2009.
All'onere di L. 100 milioni Si provvede mediante una riduzione di pari importo dello stanziamento di cui al capitolo 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1973 e la contemporanea iscrizione nello stato di previsione medesimo del capitolo n. 1106, con la denominazione "Contributi costanti trentacinquennali, a favore di Comuni, per l'esecuzione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria di aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e di quelle necessarie per allacciare tali aree ai servizi pubblici" e con lo stanziamento di 100 milioni.
Alla maggior spesa di L. 600 milioni ricadente nell'anno 1974 si provvede con parte del maggior gettito della tassa di circolazione regionale derivante dall'applicazione, a partire dal 1 gennaio 1974 dell'aliquota stabilita dall'art. 10, primo comma, della legge regionale 29 dicembre 1971,n. 1. Alla maggior spesa di L. 500 milioni ricadente in ciascuno degli anni dal 19.7.5 ai 200 T si provvede con il maggior gettito ()ella tassa medesima derivante dal suo naturale incremento.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare , con proprio decreto, le occorrenti variazioni al bilancio 1973".
Per questo articolo è stato presentato un emendamento soppressivo da parte dei Consigleri Garabello, Rivalta, Rossotto, firmato anche da Consigliere Paganelli per adesione della Giunta. Per non trascurare alcun particolare formalistico prego il Presidente della Giunta di precisare se accetta l'emendamento soppressivo.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Indubbiamente. D'altronde l'adesione Giunta e già stata dichiarata dall'Assessore.



PRESIDENTE

Chi approva l'emendamento, oppressivo e pregato di alzare la mano.
L'emendamento soppressivo è approvato all'unanimità. L'art. 8, nella formulazione che appare nel testo, è dunque soppresso.
I Consiglieri Garabello, Rivalta, Rossotto hanno presentato un testo sostitutivo per l'art. 7, firmato, per adesione della Giunta dall'Assessore Paganelli. Anche questa volta chiedo ai Presidente della Giunta l'adesione in questa sede.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

L'adesione della Giunta è già stata dichiarata anticipatamente dall'Assessore Paganelli, che ha controfirmato la proposta. Comunque dichiaro formalmente che la Giunta accetta l'emendamento, in adesione all'adesione data in commissione dall'Assessore Paganelli.



CALLERI Edoardo

Ma la Giunta la sua adesione deve dichiararla in Consiglio, non in sede di Commissione.



BERTI Antonio

Il Presidente della Giunta sa benissimo quello che deve fare, senza bisogno di suggerimenti. Possibile che adesso ci debba essere chi ogni volta puntualizza quel che si deve fare qui?



CALLERI Edoardo

L'hai sempre fatto tu, potrò ben farlo anch'io, potrò pure esprimere la mia opinione personale.



BERTI Antonio

Ma io ilo faccio per cose molto più importanti, tu solo con l'intenzione di prendere in giro.



PRESIDENTE

La Giunta, nella persona del suo Presidente, ha aderito, e quindi la forma è stata rispettata.
Dò lettura del testo sostitutivo proposto per l'art 7: "Per le finalità della presente legge è autorizzata la spesa di L 100 milioni per l'anno 1973, di L. 700 milioni per l'anno 1974, di L. 1.200 milioni per ciascuno degli anni dal 1975 al 2007, di L. 1.100 milioni per l'anno 2008, e di L.
500 milioni per l'anno 2009.
All'onere di L 100 milioni relative all'anno finanziario 1973, si provvede con l'apposita disponibilità esistente nel fondo speciale di cui al cap n. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario medesimo. All'onere di L 700 milioni ricadente nell'esercizio 1974 si provvede mediante una riduzione di pari importo dello stanziamento di cui ai cap. 1404 dello stato di previsione della spesa per l'anno in corso Nello stato di previsione della spesa per l'anno 1974 sarà iscritto il cap.
n. 1106 con la denominazione 'Contributi costanti trentacinquennali, a favore di Comuni, per l'esecuzione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria di aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e di quelle necessarie per allacciare tali aree ai servizi pubblici'.
Limiti d'impegno d'annalità ricadenti negli esercizi 1973 e 1974, con lo stanziamento di L 800 milioni. Al maggior onere di L 500 milioni ricadente in ciascuno degli esercizi 1975 e successivi si provvederà con la disponibilità di 30 milioni derivante dalla riduzione dell'onere annuale di cui alla Legge regionale 22 agosto 1972 n. 8 nonché con il maggiore introito previsto a partire dallo stesso esercizio 1975 rispetto alla dotazione di cui al cap. Il 10 dello stato di previsione dell'entrata per l'anno in corso a seguito dell'applicazione dell'aliquota dell'imposta locale sui redditi a favore della Regione Piemonte, secondo la stima richiamata nella deliberazione del Consiglio Regionale in data 22 dicembre 1973, nonché iscrivendo nello stato di previsione della spesa per i corrispondenti esercizi un capitolo come sopra denominato ed avente una dotazione pari alla somma indicata per ciascun esercizio nel primo comma del presente articolo.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni al Bilancio".
Qualcuno chiede di parlare su questo emendamento? Nessuno. Allora pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano Chi intende approvare l'emendamento sostitutivo, così come è stato detto, è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità.
Ora pongo in votazione l'intero art. 7, nel nuovo testo, dato che l'emendamento è sostitutivo dell'intero articolo. Si dia corso all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
Anche l'art. 7, così emendato, è dunque approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge, come è stato letto con gli emendamenti che sono stati apportati ed approvati. Si dia corso all'appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione sul disegno di legge nel suo complesso: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
Quindi, il disegno di legge n 67 è approvato.


Argomento:

Interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

Prima di dichiarare chiusa la riunione, prego il Segretario di dar lettura delle interrogazione ed interpellanze finora ricevute.



FRANZI Piero, Segretario

Interpellanza presentata il 14/1/74 dai Consiglieri Berti e Vecchione sulla deliberazione del Consiglio provinciale di Torino del 23/7/1973 n 76/3417 relativa alla ristrutturazione dell'assistenza psichiatrica.
Interpellanza presentata il 15/1/1974 del Consigliere Nesi al Presidente della Giunta per sapere, in relazione al fatto che tutte le Comunità montane del Piemonte sono state regolarmente costituite, se non ritenga opportuno effettuare un piano di riparto degli stanziamenti messi a disposizione delle Comunità stesse, e se non si ritenga opportuno procedere alfa creazione di un Ufficio regionale delle Commuta montane che serva di consulenza e di appoggio alle attività delle medesime.



PRESIDENTE

Comunico al Consiglio che i lavori riprenderanno domani alle ore 15 con l'inizio del dibattito sul programma della Giunta. L'odierna seduta ha così termine.



(La seduta ha termine alle ore 21,30)



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