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Dettaglio seduta n.190 del 10/01/74 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Ordine del giorno della seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca ancora "Esame del disegno di legge n. 100 'Proposta di legge al Parlamento del Consiglio Regionale del Piemonte per il credito agevolato al settore commerciale'". Relatore Cardinali.
"Esame ed approvazione del rendiconto finanziario 1970". Relatore Rossotto.
"Esame del disegno di legge n. 67 'Provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale di quelle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai servizi pubblici'". Relatore Dotti.
"Esame mozione urgente concernente 'Situazione Officine Moncenisio di Condove'" presentata dai Consiglieri Garabello, Calsolaro e Besate in data 8 gennaio '74.
Subito dopo vi sarà la comunicazione delle interrogazioni ed interpellanze e la fissazione della nuova data di convocazione del Consiglio per l'esame del programma della Giunta Regionale.
A questo punto vorrei sentire dal Consiglio se crede di procedere secondo l'ordine stabilito.



BERTI Antonio

Bisognerebbe che ci fosse il Consiglio!


Argomento: Commercio

Esame del disegno di legge n. 100 sulla proposta di legge al Parlamento del Consiglio Regionale del Piemonte per il credito agevolato al settore commerciale


PRESIDENTE

Stante la mancata proposta alternativa di modificazione dell'ordine del giorno, io procederei all'esame del punto n. 5, visto che c'è anche il relatore della proposta di legge al Parlamento, Presidente della VII Commissione, Cardinali. Si possono quindi cominciare i lavori con la sua relazione quale Presidente e relatore.
La parola al Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la proposta di legge al Parlamento che ci accingiamo oggi a votare nella sua parte deliberativa rappresentata, a modo di vedere dalla VII Commissione, un momento importante dell'attività regionale in quanto s'inserisce in proposte concrete al Parlamento in merito all'attività legislativa in un settore come quello del commercio, sul quale la vigente legislazione non è adeguata per raggiungere i risultati prefissi.
Si tratta, oltre tutto, di una proposta di legge scaturita unitariamente da tutte le Regioni che hanno potuto elaborare un testo comune e che quindi realizza una maggior forza proprio in quanto è risultato di una unità d'intenti.
Il disegno di legge presentato dalla Giunta Regionale n. 100 che diventa oggi proposta di legge al Parlamento del Consiglio Regionale, tende ad inserirsi come supporto finanziario soprattutto per la legge 426 del giugno 1971, legge che prevedeva la ristrutturazione del settore commerciale e che si prefiggeva lo scopo di creare una nuova funzionalità nel servizio distributivo, a tutto vantaggio del consumatore e nella ricerca ottimale di quella dimensione delle unità operative che permettesse una competitività e che soprattutto sopperisse all'eccessiva polverizzazione dell'attività commerciale alla quale oggi dobbiamo assistere in Italia.
La proposta di legge quindi tende a creare un appoggio finanziario per l'attuazione della legge 426 ed a facilitare il credito agevolato al settore commerciale. Come è noto a tutti loro la legge n. 426 stabiliva una serie di norme che competevano soprattutto ai Comuni per creare i piani di urbanizzazione commerciale i quali realizzassero un rapporto chiaro e preciso tra aziende commerciali e popolazione, in una ristrutturazione che consentisse la razionalizzazione del settore. Ebbene, la 426 in sé e per s legge valida, rimarrebbe probabilmente sterile se non fosse suffragata da una chiara legge di finanziamento delle iniziative.
La proposta di legge che il Consiglio Regionale si accinge a fare al Parlamento ha questi obiettivi, contempla il finanziamento alle aziende direttamente per la ricerca di situazioni associative nuove che consentano d'individuare una fase ottimale di presenza dell'azienda commerciale contempla finanziamenti alle amministrazioni comunali per l'organizzazione dei centri annonari legati all'attività commerciale.
Il problema di fondo è soprattutto quello di spingere, di sollecitare il Parlamento a sostituire agli attuali meccanismi di carattere finanziario, di agevolazione al commercio di cui la parte principale è contemplata nella legge 1016, uno strumento efficace che diventi realmente operativo e che assecondi queste finalità.
La proposta di legge ha tutte queste caratteristiche individua chiaramente i soggetti beneficiari dell'agevolazione e soprattutto presenta l'innovazione della costituzione di fondi di garanzia per quelle unità di carattere commerciale che tendono a presentarsi in forma cooperativistica ed associativa.
Io credo (questo è emerso nel dibattito della VII Commissione, oltre tutto d'accordo con l'allora Assessore al commercio Consigliere Borando) che insieme a questa iniziativa possano essere maturati anche i tempi di un intervento diretto della Regione. L'Assessore Borando si era impegnato a presentare, a nome della Giunta, interventi di carattere normativo e anche di agevolazione per costituire subito un sostegno a latere per il settore in attesa che il Parlamento faccia propria questa iniziativa.
Io credo sia il caso di risparmiare ai colleghi la lettura specifica di ciò che dice l'articolato, dando per pacifico che ogni Consigliere abbia letto gli interventi che sono previsti, le caratteristiche con cui avvengono i finanziamenti, le modalità e le altre regole che fanno parte della proposta che ci accingiamo a presentare al Parlamento.
Il fatto che si tratti di un documento scaturito dall'apporto unitario di tutte le Regioni attraverso riunioni molteplici e che già oggi è stato suffragato dalla presentazione da parte di diverse Regioni italiane facilita il compito in questo momento del Consiglio Regionale che, fatte queste premesse, si trova di fronte alla necessità di accelerare i tempi di approvazione per consentire al Parlamento di ricevere la voce univoca di tutte le Regioni italiane e d'intervenire in un settore tanto delicato e tanto importante.



PRESIDENTE

Ringrazio il relatore. Hanno chiesto d'intervenire i Consiglieri Gerini e Ferrarsi. Ha la parola il Consigliere Gerini.



GERINI Armando

Signor Presidente, la proposta di legge al Parlamento che stiamo discutendo troverà anche il consenso del Gruppo liberale perché agevola il credito in un settore, quello commerciale, che oggi, anche per motivi contingenti è in un momento di crisi.
La legge statale 426 per ottenere gli scopi che si era prefissa, per la funzionalità del sistema distributivo, ha certamente bisogno d'incentivi che mettano in condizione gli operatori economici di adeguarsi alle prescrizioni che detta legge contiene. Infatti le opere di trasformazione e di rinnovamento, per aver luogo necessitano di adeguato credito.
Una parte interessante che è dato cogliere nella legge è quella degli incentivi per stimolare l'associazione dei dettaglianti, che potrebbe a sua volta stimolare la formazione di cooperative. Ne deriverebbe che gli operatori troverebbero maggior riparo da quelle speculazioni che avvengono nelle fasi intermedie di scambio, raggiungendo così un prevedibile grado di economicità dell'azienda.
L'accesso al credito delle piccole e medie imprese commerciali è prevedibile in una forma certamente adeguata, stante l'istituzione nella legge di un fondo di garanzia il quale esime gli operatori dal fornire quelle garanzie reali che, dal sistema bancario nel passato e nel presente formarono e formano tuttora oggetto d'intralci e remore per accesso al credito stesso.
Configurati nella legge questi principi, per i motivi che ho esposto tenuto conto che analoga proposta di legge è già stata depositata da altre Regioni al Parlamento nazionale, il Gruppo liberale ribadisce il suo assenso formulato peraltro nel settembre scorso in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Gerini. La parola al Consigliere Ferrarsi.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, signori Consiglieri, in sé e per sé sul merito del presente disegno di legge e sulla relazione dell'ing. Cardinali non vi sono, da parte nostra, osservazioni particolari. Si tratta, come è stato già detto, di una proposta di legge al Parlamento per il credito agevolato a favore dell'attività commerciale, vista come supporto della legge 426 sulla quale noi non soltanto come gruppo, ma come Consiglio, nei precedenti dibattiti abbiamo espresso giudizi positivi, però avevamo tutti quanti lamentato che fosse una legge priva di finanziamenti e di strumenti efficaci per realizzare quelle priorità giustamente individuate con la 426.
Questa proposta di legge nasce da un proficuo incontro svoltosi fra gli Assessori al Commercio delle varie Regioni, nell'ottobre del '72 ed al quale io ebbi l'occasione, per cortesia dell'Assessore Borando, di partecipare; a questo hanno fatto seguito numerosi altri incontri, ma fu in quello che vennero poste le basi per questa proposta di legge. Quindi semmai dobbiamo lamentare che ancora una volta la nostra Regione, per le lentezze della Giunta precedente (e, se volete, anche per l'ultima crisi) arriva buon'ultima ad allinearsi su una presa di posizione che altre Regioni (potrei citarle, sono moltissime) hanno realizzato ormai da oltre sei o sette mesi, alcune credo da un anno.
Infine, e dò atto al Presidente della VII Commissione di averlo voluto rilevare, abbiamo posto contestualmente alla discussione di questa proposta di legge (ma anche assai prima il Consiglio si era espresso in questo senso) l'esigenza di far seguire, o meglio ancora di far procedere a questa espressione di volontà politica nei confronti del Governo a favore degli operatori della distribuzione, per avviare la riforma della distribuzione attraverso lo sviluppo dell'associazionismo ecc., provvedimenti concreti con precisi stanziamenti.
E' una richiesta che avevamo fatto in tutte le discussioni sui vari bilanci e che ha già trovato in questo Consiglio una precisa espressione di voto. Ricordo qui il voto del 14 settembre 1972 che impegnava la Giunta ad assolvere a diversi adempimenti: la messa in movimento dei vari piani di adeguamento e sviluppo della rete commerciale; interventi in relazione alla ristrutturazione e riorganizzazione dei mercati generali; misure concrete quindi finanziarie a favore dei centri commerciali (la nota rivendicazione dei sindacati torinesi); un più diffuso associazionismo dei singoli dettaglianti.
Nonostante quella espressione contenuta in un preciso ordine del giorno del Consiglio Regionale, purtroppo siamo ancora a questo punto, non abbiamo cioè fatto precedere, ne abbiamo presentato contestualmente alcun provvedimento concreto.
Nel dibattito del settembre di quest'anno sul caro vita, dibattito avviato con una mozione del nostro gruppo e che poi, come tutti ricorderanno, non si è concluso per l'intervenuta crisi, l'Assessore si era impegnato, a nome della Giunta, a presentare un provvedimento per adempiere in parte a quell'ordine del giorno.
Senza volere trasformare la discussione su questa proposta di legge, in una discussione generale sui problemi della distribuzione e del commercio anche perché avremo presto occasione di farlo nel corso del dibattito sul programma della Giunta, mi pare però giusto osservare che mentre quell'ordine del giorno è stato disatteso, sono andati avanti invece provvedimenti di cui abbiamo discusso (c'è stato un riferimento proprio questa mattina) contrastanti con quell'ordine del giorno. Indubbiamente l'incarico affidato dalla Giunta alla SITECO, anche se fa riferimento a quell'ordine del giorno, indipendentemente dai motivi, di metodo e di principio, che io approvo, sollevati questa mattina dal collega Nesi contrasta però con le indicazioni che questo Consiglio Regionale aveva espresso con il voto del 14 settembre.
Naturalmente non può essere la SITECO, società del grande capitale monopolistico torinese, a fare un piano che prevede, come si chiede praticamente in quell'ordine del giorno, il blocco della grande distribuzione monopolistica, un piano che vada contro gli interessi della Rinascente e della Standa, ma ho detto prima che non voglio trasformare questa discussione in un dibattito generale.
Certo è che oggi concordiamo tutti, come sembra (prendo atto di quanto ha detto poco fa il collega Gerini per il PLI) sull'esigenza dell'adeguamento della legislatura statale in materia di credito agevolato a favore dell'attività commerciale, in funzione di un rinnovamento e di una riforma della rete distributiva per una sua maggiore produttività, per lo sviluppo dell'imprenditorialità dei dettaglianti, per il superamento di quelle carenze che fanno sì che il nostro Paese abbia due primati nel MEC e nei Paesi dell'Europa dei nove, primati apparentemente contrastanti e contradditori, quello dei prezzi più bassi alla produzione e quindi dei redditi agricoli più bassi e quello dei prezzi più alti al consumo. Se vogliamo intervenire a modificare questa situazione occorre farlo tenendo presenti le difficoltà della situazione attuale e non soltanto limitandoci all'approvazione di questa proposta di legge, ma facendo seguire altri atti e per questo faccio appello alla Giunta; occorre altresì essere coerenti e conseguenti nell'azione operativa, normativa e legislativa che appartiene alla nostra autonoma sfera di intervento regionale.
Tutto ciò, come ho detto prima, non si è verificato nel passato, ne faremo la storia non per infierire su coloro che hanno abbandonato certe responsabilità o certi incarichi, ma perché va fatto e lo faremo successivamente. Ciò che per il momento, lasciando da parte il passato, ci interessa, è di sentire subito sollecitare impegni precisi da parte dell'attuale Giunta, del nuovo Assessore al commercio sui problemi immediati, di oggi. E' necessario intervenire per stimolare e coordinare l'attività dei Comuni nell'elaborazione dei piani di adeguamento e sviluppo, altrimenti anche la proroga data dal Parlamento scadrà e noi ci ritroveremo fra 5/6/8 mesi di nuovo nella situazione di nominare dei commissari. Molte Regioni hanno a questo proposito legiferato e si sono munite di strumenti adeguati, anche finanziari, per ottenere quel risultato.
Ci sono problemi di carattere operativo, come quello di bloccare certe iniziative della grande distribuzione ed in particolare del capitale finanziario. Fra gli inadempimenti del passato non c'è soltanto la SITECO ma ci sono anche posizioni prese dall'Assessore, dalla Giunta precedente che hanno praticamente aperto il discorso alla grande distribuzione.
Questa Giunta chiediamo di correggere, di annullare le posizioni in contrasto agli orientamenti assunti dal Consiglio. E mi riferisco alle dichiarazioni che sono state fatte sui giornali all'epoca del dibattito sulla questione di Moncalieri, per citare un caso. Sì, per Moncalieri non c'erano responsabilità precise da parte della Giunta o di quel Comune, ma l'Assessore, nel dire la sua su Moncalieri, nello scaricare la Giunta da ogni responsabilità, ha subito detto che la Giunta era favorevole ad aprire alcuni centri della grande distribuzione. E questo contrasta con quell'ordine del giorno.
E' necessario quindi intervenire a favore della cooperazione di consumo, dell'associazionismo, dei dettaglianti, senza attendere l'esito di questa proposta di legge. Così come credo occorra prendere posizione subito contro richieste di aumenti generalizzati del prezzi, come quelle avanzate non più tardi di ieri dalla Confcommercio torinese.
Noi non ci battiamo per un blocco generalizzato dei prezzi al dettaglio, sappiamo benissimo quanto il blocco precedente abbia pesato sui dettaglianti e soprattutto sui contadini che hanno pagato le maggiori conseguenze di quei provvedimenti. Noi, lo abbiamo detto più volte, siamo per un controllo democratico dei prezzi in tutte le fasi decisive della loro formazione, soprattutto all'ingrosso dove si creano posizioni di rendita parassitaria, di speculazione e via di seguito. Né stentiamo, come ho già detto, a riconoscere le reali difficoltà nelle quali si dibattono oggi i dettaglianti, ma i problemi di questi ultimi non si risolvono con la semplicistica richiesta di aggravare maggiormente il costo della vita e quindi il tasso dell'inflazione.
Il comportamento e gli atti del governo in questo ultimo periodo, certi aumenti concessi senza battere colpo a certe grandi industrie alimentari sono un pessimo esempio e giustificano le richieste corporative della Confcommercio; non possiamo stare zitti in una situazione di questo tipo.
L'azione quindi della Regione e del Governo, l'azione dei consumatori e dei dettaglianti in una situazione come questa deve trovare insieme alternative diverse e valide per porre termine alla spirale dell'aumento del costo della vita, per un severo, reale controllo dei prezzi all'ingrosso e delle varie fasi dell'intermediazione commerciale. E' in quel contesto che si possono risolvere problemi reali e difficoltà oggettive e quindi anche ritocchi dei prezzi, che siano dimostrati necessari, a favore dei dettaglianti, ma certo la Giunta a mio parere deve esprimersi nei confronti di una richiesta così grave, così generalizzata come quella di cui ci hanno parlato i giornali di ieri e di oggi, fatta dalla Confcommercio.
Noi ci auguriamo quindi che la nuova Giunta si comporti coerentemente con lo spirito di questa iniziativa di legge che stiamo per approvare e per rassegnare al Parlamento, e con le espressioni di questo Consiglio sull'argomento e in modo adeguato alla gravità della situazione Per quanto ci riguarda però, per non fermarci sempre e soltanto alle espressioni, ai voti, per non rimasticare cose dette in passato sui principi generali, colgo l'occasione per annunciare fin d'ora che il confronto tra la Giunta e le altre forze dovrà essere molto più concreto e reale e per renderlo tale il nostro Gruppo ha già predisposto una proposta di legge che se non è ancora stata consegnata al Presidente del Consiglio lo sarà nei prossimi giorni. Questa proposta affronta una parte di questi problemi, non certamente tutti e intende realizzare gli strumenti normativi e predisporre gli stanziamenti necessari per affrontare alcuni aspetti del grosso problema del rinnovamento e della ristrutturazione del sistema distributivo della nostra Regione ove la legge prevede contributi per i gruppi d'acquisto, interventi a favore dell'associazionismo per l'ulteriore sviluppo della cooperazione, contributi a favore dei Comuni che intendono realizzare opere di carattere infrastrutturale necessarie appunto a fare andare avanti quella che noi chiamiamo la riforma del settore distributivo.
E' un documento quindi strettamente coerente con lo spirito e la lettera della proposta che oggi stiamo per approvare unitariamente o a grande maggioranza e per la quale il voto del nostro Gruppo è del tutto scontato perché riteniamo di aver dato un contributo non secondario, non di poco conto alla sua elaborazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sinceramente noi saremmo tentati di approfittare di questa circostanza per formulare alcune pertinenti osservazioni di merito sulla legge 11 giugno 1971 n. 426, così da riprendere e da ripetere in questa sede le critiche che contro questo provvedimento legislativo, giustamente, MSI-Destra nazionale, ebbe gia a muovere a livello parlamentare, osservando che per legislatori pronti ad ogni momento a riempirsi la bocca con termini come libertà e democrazia l'avere finalmente capito che si dovesse parlare di disciplina del commercio poteva già essere interpretato come un atto di grande coraggio la nostra parte politica ebbe ad osservare in allora che la nuova legge era farraginosa, inadeguata, inadatta soprattutto a dare regolamentazione al settore, poiché era manifestamente assurda la pretesa di disciplinare il commercio limitandosi ad intervenire nella sua fase finale, quella della rendita al minuto, senza neppure tentare di risanare il settore mercantile della vendita all'ingrosso dove, per la verità, cominciano i guai veri e dove si debbono lamentare le più gravi carenze legislative.
Questi concetti noi dovremmo giustamente riprendere e ripetere ora, ma riteniamo di potervi rinunciare non soltanto per questa atmosfera di tipo primaverile che, per la verità, non induce e non sollecita molto all'impegno di lavoro; quanto perché a dare l'esatta misura delle mancanze di questa legge e perciò stesso delle imprevidenze e delle improvvisazioni ed impreparazioni della classe politica che l'ha varata, pensiamo sia più che sufficiente quella parte della relazione al disegno di legge regionale in esame, nella quale si riconosce apertamente che la legge statale n. 426 propone si l'evoluzione e la razionalizzazione dell'apparato distributivo per assicurare la maggiore funzionalità e produttività del servizio da rendere al consumatore; ma poi, al di là di questa bella enunciazione di principio, non dà alcuna concreta indicazione sul come raggiungere questi obiettivi, mancando pertanto di qualsiasi realistico contenuto.
In altre parole, è la maggioranza stessa che viene a rilevare e a denunciare l'insufficienza della legge statale n. 426, convalidando a posteriori le osservazioni critiche che l'MSI-Destra nazionale aveva fatto ed ammettendo che, per dare attuazione ai principi informatori di questa legge, è indispensabile predisporre uno strumento legislativo che sia capace, che sia in grado di operare come un valido supporto finanziario.
Questo strumento finanziario, per altra dichiarata ammissione che noi condividiamo, non può essere neanche la legge 16 settembre 1960 n. 1016 che è largamente superata ed è inidonea a raggiungere gli obiettivi prima richiamati. Per cui, ci si consenta di dirlo, ancora una volta aveva ragione la nostra parte politica quando sosteneva, a livello parlamentare sempre, che volendosi facilitare davvero il finanziamento degli investimenti nel settore commerciale, la legge n. 1016 non andava rifinanziata, ma andava al contrario riformata.
Da tutto questo la necessità di soddisfare in altro modo le attese e le esigenze dei piccoli e medi operatori commerciali ed il proposito di affrontare meglio i problemi connessi al potenziamento e alla razionalizzazione della rete distributiva attraverso la proposta di legge al Parlamento, di cui stiamo adesso discutendo, e con il disposto della quale il nostro Gruppo sostanzialmente concorda, individuandola come premessa indispensabile per lo sviluppo del settore commerciale e per un più vantaggioso servizio da rendere ai consumatori, in armonia tra l'altro con quanto dispone l'art. 4 dello Statuto della Regione che prevede appunto la promozione all'organizzazione razionale delle attività commerciali e distributive.
I problemi del settore noti, molti sono già stati richiamati dai colleghi che ci hanno preceduti, noi non vogliamo qui ripeterci, ma ci sembra opportuno indicare soprattutto la polverizzazione dei punti di vendita, con i conseguenti aggravi sui prezzi al consumo e le difficoltà a mantenere il giusto equilibrio economico degli esercizi, che impongono interventi per consolidare le strutture e le dimensioni. Questi presuppongono una politica di intervento moderna, nuova per risollevare le sorti del settore, così come parallelamente è da tenere presente lo stretto legame che intercorre oggi tra la rete distributiva e l'assetto urbanistico delle città.
Allora appare chiaro che gli interventi debbono riguardare in primo luogo lo sviluppo dell'associazionismo fra le imprese commerciali, proprio come elemento per la riduzione dei costi, ma anche e soprattutto come un'azione tendente all'integrazione di più esercizi in uno solo; in secondo luogo lo sviluppo, cioè l'ampliamento e l'ammodernamento anche dei singoli punti di vendita, come elemento di razionalizzazione delle rete distributiva; in terzo luogo la realizzazione delle infrastrutture e dei centri commerciali.
Il progetto di legge al nostro esame investe in modo soddisfacente a nostro avviso, questa gamma di possibili iniziative di ammodernamento e di sviluppo del settore del commercio, adottando l'incentivo giusto attraverso la contribuzione in conto interessi e la parallela costituzione di un fondo di garanzia e così consentendo una naturale mobilitazione di capitale che è destinato, almeno negli auspici, ad incidere sul problema del rinnovamento della rete.
Ci sembra essere accettabile anche la procedura prevista per l'emissione dei mandati, che appare notevolmente spedita.
Dobbiamo dichiararci invece perplessi in ordine al disposto dell'art.
10 della legge, circa l'inalienabilità dei locali realizzati, o delle attrezzature acquistate. E questo diciamo in quanto la legge consente sì l'alienazione a favore dei soggetti che ne abbiano titolo per concorrere ai benefici, ma poi scivola nella genericità, non individuando, come sarebbe stato preferibile, tale categoria di beneficiari.
Comunque, al di là di queste perplessità, e fatte salve le osservazioni di fondo e di principio che abbiamo voluto premettere a questo intervento il nostro giudizio resta sostanzialmente positivo. Possiamo concludere pertanto comunicando che il disegno di legge regionale n. 100 ha l'approvazione del Gruppo MSI-Destra nazionale e sarà confortato coerentemente dal voto favorevole della nostra parte politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, il mio è un intervento per portare l'adesione del Gruppo della D.C., alla proposta di legge.
A noi pare che il provvedimento che verrà presentato al Parlamento anche se con un certo ritardo, come è già stato ricordato, ha però un significato che non va trascurato perché si addentra in prospettive innovative e di miglioramento di alcuni punti deboli della legge n. 426.
Molte leggi dello Stato, che pure hanno buoni principi che le sostengono mancano di una strumentazione, di una struttura amministrativa e finanziaria per poterle veramente attuare.
A noi pare che con questa proposta di legge, se accettata dal Parlamento, la 426 diventi, anziché uno strumento dormiente, uno strumento attivo ed operante. Tra l'altro riteniamo bisognerà che gli organi politici, le forze politiche e le istituzioni si sensibilizzino sui problemi della distribuzione che per molti aspetti subisce una crisi che si riflette soprattutto sui consumatori, crisi che è molto simile a quella dell'agricoltura (e non per niente in parte molto rilevante vi è un vincolo diretto con il commercio, perché la distribuzione provvede, specialmente per l'alimentazione, a portare alla vendita i prodotti dell'agricoltura).
Pertanto i riferimenti alla spinta verso l'associazionismo commerciale ci paiono innovativi e validi come prospettiva. Tra l'altro per lo Stato e per la Regione il fatto di poter avere a disposizione mezzi per sostenere dal punto di vista creditizio, il commercio rappresenta un opportuno strumento di vera e approfondita conoscenza dei guai di questo settore.
Pertanto il nostro voto è favorevole per gli aspetti innovativi migliorativi della 426 che già altri hanno ricordato.
Vorrei fare all'Assessore Conti due raccomandazioni, non nuove in quest'aula. Prima la necessità di dare al problema dell'urbanistica commerciale una stretta nei tempi; diceva bene Ferraris, non bisogna perdere la proroga che è stata concessa e soprattutto evitare che ad un certo momento a decidere su queste cose possano essere i commissari adatti in violazione di un'autonomia che i Comuni devono rivendicare ma devono anche saper difendere attuando direttamente quello che la legge loro prescrive.
Io credo che farà bene la Giunta a stimolare tutte le iniziative per i piani di adeguamento della rete commerciale che superino i limiti comunali quindi in una visione di tipo comprensoriale. Fra l'altro non si dovrebbe dimenticare che per ogni comunità montana questo potrebbe essere un impegno di carattere unitario.
Seconda: è venuto in ballo stamane il problema sollevato da Nesi e ricordato da altri sull'incarico affidato alla SITECO, ed io ricordo all'Assessore la necessità di una forte presenza di guida politica nel lavoro che la SITECO va compiendo; visto che le scelte sono abbastanza opinabili in proposito, bisogna che gli organismi di natura tecnica specialmente esterni alla Regione, non vadano a briglia sciolta perché alla fine ne potrebbe uscire una proposta forse scientificamente giustificata ma non valida, o discutibile sul piano concreto.
Una forte presenza dell'Assessorato al commercio nel lavoro che questa società va compiendo, credo possa essere la garanzia minima che il Consiglio Regionale deve chiedere alla Giunta.
Con questi auspici, con queste sollecitazioni all'attività dell'Assessorato al commercio in particolare e alla Giunta in generale, il Gruppo della D.C. esprime il proprio voto favorevole alla legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della II Commissione Consigliere Dotti, ne ha facoltà.



DOTTI Augusto

Io parlo come Consigliere regionale, potrei parlare anche come Presidente, ma la Commissione non ha ancora avuto l'incarico di occuparsi del piano territoriale distributivo per la rete commerciale, cosa che mi sarei augurato potesse avvenire.
Mentre anch'io darò voto favorevole a questa iniziativa, devo dire per che sono del parere (questo voglio sottolinearlo, di accordo con il collega Ferraris) che dovremmo dedicare, per quanto possibile, il minor tempo a nostra disposizione come Consiglio Regionale a proporre leggi siffatte al Parlamento - anche perché credo che il Parlamento sia abbastanza attento ai problemi di carattere generale - per non venir meno, per non mascherare molte volte la nostra incapacità, la nostra inettitudine a prendere provvedimenti che dobbiamo e siamo in grado di prendere. Per esempio la costituzione della finanziaria pubblica potrebbe essere uno strumento valido per agire anche nel campo della distribuzione, dando effettivamente i mezzi finanziari per la costituzione di questi centri che noi invochiamo.
Io ritengo veramente che sia pretendere troppo che solamente attraverso questo richiamo al Parlamento, al governo centrale, chiedere di ottenere dai commercianti dei consensi alla nostra politica.
Sarebbe veramente troppo facile e anche troppo meschino.
Ritengo che anche la formula del credito agevolato sia una formula davvero superata. Non illudiamoci che tutto possa ottenersi attraverso il credito agevolato, soprattutto quando il medesimo non va agli utenti finali, ai consumatori finali. Vorrei dire - e questa è una cosa mia personale - che l'unico credito agevolato che personalmente mi sentirei di appoggiare è quello a favore dell'edilizia, della casa che va direttamente all'utente ad un prezzo inferiore. Noi non siamo assolutamente sicuri che agevolando forme anche così necessarie e utili di associazionismo, ci possa tradursi realmente in una riduzione dei prezzi. Sarebbe l'ideale, ma sappiamo che uomini siamo e uomini sono anche i commercianti, queste agevolazioni saranno utilizzate per ridurre unicamente i loro costi, non certamente per ridurre i prezzi. La riduzione dei prezzi va raggiunta attraverso una sufficiente rete di distribuzione, leggermente abbondante in modo che vi sia utile concorrenza fra i commercianti.
Quello che dobbiamo fare è reperire le aree, finanziarne magari anche con degli espropri, l'acquisizione, costruire i centri commerciali favorire l'associazionismo indicando sia agli imprenditori agricoli, sia agli imprenditori commerciali puri che lo possono andare a trovare il mercato in cui si stabilisce il vero prezzo, senza interferenze e senza sistemi di oligopolio. Solo allora la Regione potrà dire che non attraverso un controllo forzato, ma attraverso un sistema che provoca la libera concorrenza ed il prezzo più conveniente per l'utente avrà fatto un'opera meritoria.
Vorrei anche chiedere al presentatore, che credo sia la Giunta, se vi è stato un accordo. Io ho sempre detto che quando la Regione presenta un disegno al Parlamento affinché vi sia una piccola possibilità che lo stesso venga preso in considerazione, occorre se non altro proporlo unitamente alle altre Regioni.



BORANDO Carlo

E' stato il frutto di tutte le Regioni italiane.



FERRARIS Bruno

Ma allora non hai sentito niente di quanto è stato detto, arriviamo sei mesi dopo le altre Regioni.



DOTTI Augusto

Allora questo documento poteva trovare senz'altro collocamento in uno di quelli delle altre Regioni, senza crearne uno nuovo, altrimenti il Parlamento si troverà davanti quattro, cinque, sei disegni di legge.



FERRARIS Bruno

Sono otto Regioni che presentano lo stesso testo.



DOTTI Augusto

Allora si poteva dirlo più chiaramente nella relazione.
In ogni caso, arrivando così in ritardo non è che facciamo bella figura. Io però starei molto attento perché non possiamo certamente trovare il consenso di coloro che sono i più interessati, cioè dei commercianti scaricando sul Parlamento la colpa del ritardo, dell'inadempimento.
Cerchiamo di fare quello che possiamo, con le competenze che ci sono state trasferite dal Parlamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Borando.



BORANDO Carlo

Non è per appesantire ulteriormente la discussione, però sento di non potermi esimere dal dire due parole, anche perché, nel bene e nel male (ritengo più nel bene che nel male) sono stato un po' il protagonista di queste trattative.



BERTI Antonio

E' per questo che ti hanno tolto l'Assessorato!



BORANDO Carlo

Ma io sono un uomo umile e mi adatto a tutte le circostanze! In effetti l'amico Consigliere Dotti forse non ha sentito quanto qui era già stato detto e che fu oggetto di ampia e profonda discussione (mi riferisco al colloquio che ha avuto luogo tra i membri della Commissione che ha trattato l'argomento).
In effetti la legge che oggi discutiamo è il frutto di un'autentica e fattiva collaborazione fra i vari Assessorati al commercio, ognuno dei quali l'ha sottoposta alla propria Giunta ed al proprio Consiglio Regionale delle più attive Regioni italiane, in particolare Piemonte, Lombardia Veneto, Emilia, Toscana, Lazio, Campania. Ricordo queste perché in tutte le riunioni, almeno sette o otto, i loro rappresentanti sono stati sempre presenti e attivi. E' il frutto, in sostanza, di un lavoro fatto in equipe e che ha portato a questo discorso.
Io salterò a piè pari tutte le considerazioni che si possono fare sul collegamento tra questa legge e la 426, perché non vanno ognuna per conto proprio, ma devo sottolineare che lo spirito che ci ha animati in questo lavoro è stato quello di identificare con precisione, quali sono e quali debbono essere i soggetti privilegiati della legge che andiamo a proporre al Parlamento. I suddetti privilegiati sono: il commercio al minuto e all'ingrosso, gli enti locali, anche se la legge 426 nello spirito e nella lettera indica che chi legifera e chi la applica deve tener conto dell'equilibrio tra le varie forme della distribuzione, intendendosi per equilibrio la logica coesistenza fra la tanto vituperata grande distribuzione e intendendosi per grande distribuzione la Rinascente, la Standa, la SMA e altre sigle di questo genere; grande distribuzione pu diventare anche la forma cooperativistica che già è in atto e che pu essere potenziata, così come media e grande distribuzione possono diventare i commercianti allorquando ritengono (e debbono a mio giudizio) di fare dell'associazionismo per poter sopravvivere in un clima del genere soprattutto quello futuro.
La proposta quindi dovrebbe essere accolta perché è il frutto di una volontà democraticamente espressa dalle Regioni, dal governo. Nelle ultime circostanze in cui ho avuto modo di interessarmene in sede nazionale, che cosa era accaduto? Che in mezzo alle notevoli difficoltà di ordine economico generale sembrava che anche su questa proposta di finanziamento potessero sorgere delle difficoltà. Forse sarà bene che le forze politiche regionali e rappresentanti in campo nazionale sollevino questo problema nel senso di invocare lo stanziamento (che è poi di venti miliardi di lire sono pur sempre tanti, però quando si fa mente al bilancio dello Stato con le grossissime cifre in ballo, mi pare non sia quel granché).
Io ho fatto dei calcoli in virtù dei quali di questi venti miliardi circa 800 milioni - un miliardo all'anno per dieci anni - dovrebbero spettare alla nostra Regione, calcolati al 4 per cento utilizzabili per interessi, perché si tratta di contributi in conto interesse e non in conto capitale, moltiplicati per circa 15 volte vorrebbe dire mettere in moto un inizio di attività in questo settore di circa 15/20 miliardi. Io dico che si fa presto a spendere i soldi, però se cominciassimo a spendere in questo settore 15/20 miliardi all'anno forse aiuteremmo gli enti locali e le comunità montane a studiare il problema in termini di comprensorio, di circondario o di semicircondario comunque in termini di zona. E' evidente che non si può correre dietro a tutto.
Non parliamo poi di Torino dove i problemi sono legati ad una situazione particolare.
Cosa posso dire? Posso auspicare che il disegno di legge venga approvato all'unanimità, ma soprattutto mi auguro un ulteriore impegno (e non è superfluo che lo dica) da parte della Regione, del Presidente della Giunta, dell'Assessore interessato, affinché non si vanifichi questa proposta insieme a quella delle altre Regioni, perché per l'esperienza fatta in tutti gli incontri con commercianti di ogni tipo e con i sindacati, ho visto che nella maggior parte dei casi le intenzioni, le idee e le proposte collimavano, però arrivava il momento in cui chiedevamo di essere aiutati materialmente, con una certa agevolazione. E chi ha bisogno più di tutti di essere aiutato materialmente sono quelli che meno dispongono, soprattutto quelli che devono promuovere l'associazionismo.
Anche sul piano psicologico, oltre che materiale, quando si consiglia qualcuno a prendere un'iniziativa se contemporaneamente gli si dice qui c'è tot, diventa tutto più facile.
Ringrazio il Presidente della Commissione per avere portato avanti questa legge quando ancora c'ero io, ringrazio il collega Conti che mi è succeduto e che da quel che vedo condivide quanto ho impostato, ringrazio tutti coloro che sono intervenuti dando parere favorevole a questa legge che pure ha la sua importanza nel nostro sistema economico e sociale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calsolaro



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo socialista approva la relazione della Commissione e il disegno di legge di proposta al Parlamento per il credito agevolato al commercio.
Questa proposta, elaborata dalle Regioni, viene da noi accolta nel senso riteniamo superato, nel contesto della realtà economica e politica il concetto dell'antagonismo di classe fra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, essendo entrambe le categorie ugualmente interessate sul piano economico ad un ridimensionamento del capitale monopolistico, e sul piano politico e sociale ad un diverso equilibrio dei livelli di reddito e ad una riforma profonda del sistema.
Siamo perfettamente consapevoli del fatto che i lavoratori autonomi sono una componente essenziale per la realizzazione di una politica di rinnovamento del nostro Paese. La carica riformatrice potrà avere maggiore o minore fortuna nella misura in cui potrà contare o meno sull'apporto dei lavoratori autonomi.
Non è pensabile infatti che le grandi riforme di struttura possano superare le resistenze delle forze della conservazione, se non si determinasse nel Paese la partecipazione della maggioranza del popolo lavoratore, maggioranza che il ceto medio può rendere imponente e risolutiva.
Così nella ristrutturazione della rete distributiva del nostro Paese afflitta da arretratezze, irrazionalità e parassitismo, l'apporto o l'ostilità dei piccoli e medi commercianti può essere determinante.
Già nella fase tuttora in corso si è potuto constatare quanto importante sia stato il senso di responsabilità e di sacrificio di larghi settori del ceto commerciale sottoposto al blocco dei prezzi, dimostrativo altresì di quanto inopportuna e fragile sia l'immagine oleografica del commerciante chiuso nel proprio egoismo mercantile, esoso e rapinatore.
Esiste oggi una nuova figura di commerciante (così come diciamo che esiste una nuova figura di artigiano, una nuova figura di coltivatore diretto) che si rende conto di come non possa attestarsi nella cittadella del suo negozio, chiuso ai fermenti di rinnovamento, di razionalizzazione che proviene dall'esterno. Che comprende come i problemi che lo assillano come gli alti costi di gestione dei negozi, la precarietà della sua posizione sociale ed assistenziale, il processo inflazionistico e la conseguente diminuita capacità d'acquisto ei salari, la sua stessa sopravvivenza, siano connessi ad una più vasta lotta per un più alto livello di vita democratica sul piano economico, sociale e politico.
La proposta di legge privilegia l'associazionismo come risposta più valida ai problemi del commercio, non tanto come strumento di difesa dell'attuale situazione, quanto piuttosto per dare ai pubblici poteri, alle forze politiche e sindacali, un interlocutore rappresentativo della categoria ed uno strumento democratico di promozione di una politica di riforma del commercio che permetta di ridurre il peso dell'intermediazione che tagli sugli aspetti speculativi e parassitari che gravano sulla nostra debole struttura commerciale.
Una nuova politica creditizia è lo strumento essenziale per far maturare nella coscienza di larghi settori di commercianti la necessità di una moderna concezione associazionistica che ha un senso solo se ad essa corrisponderà una volontà politica di rinnovamento da parte del Governo delle Regioni e dei Comuni.
Con questo intendimento dichiaro il voto favorevole del Gruppo socialista alla proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, premetto che indipendentemente dai contenuti della proposta di legge in esame (sui quali mi soffermerò tra non molto) è già positivo, di per sé, che sia stata affrontata la discussione su una componente notevole di quel ceto medio che si trova in una situazione veramente preoccupante, vuoi per motivi di ordine economico vuoi di ordine sociale e vuoi anche di ordine politico.
La discussione diventa poi maggiormente interessante se pensiamo che altre componenti del ceto medio (mi limito a citarne soltanto due agricoltura ed artigianato), incontrano difficoltà che hanno una stretta analogia, quando non sono addirittura identiche, con quelle, di cui soffrono le aziende commerciali.
E' arcinoto che dette aziende lamentano soprattutto le seguenti lacune: mancanza di un'adeguata disciplina; insufficienze strutturali e infrastrutturali; eccessiva presenza di punti di vendita che rende precaria la distribuzione; mancanza quasi assoluta di organismi cooperativistici ed associazionistici che, se non totalmente, almeno in parte, potrebbero parare certi colpi che in forma sempre più intensa provengono da grosse aziende e gruppi finanziari, sui quali penso non sia necessario spendere molte parole per dimostrare quanta pericolosità manifestino nei confronti delle piccole aziende commerciali; per ultimo le carenze creditizie.
La proposta di legge in esame, seppure apprezzabile, dei cinque punti evidenziati fornisce una risposta soltanto a tre e cioè alle deficienze strutturali e infrastrutturali, alla mancanza di organismi cooperativistici e associazionistici e alla carenza creditizia; non fornisce una risposta all'aspetto disciplinare e normativo del settore.
Mi si può rispondere che esiste la legge fondamentale, la 426, ma è su questa che vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio Regionale e della Giunta, per far rilevare che essa non potrà arrivare ad attuare quella disciplina che rivendica, con la dovuta e necessaria celerità proprio per la difficoltà - questi mesi ce l'hanno dimostrato e l'ex Assessore al commercio l'ha sperimentato direttamente con i suoi apprezzabili e frequenti incontri in tutte le province piemontesi - nel portare a realizzazione i piani di sviluppo e di adeguamento. Io penso che la Regione potrebbe e dovrebbe far qualcosa in tal senso, mettendo a disposizione dei Comuni il personale tecnico necessario, capace e preparato, per arrivare alla realizzazione di detti piani.
Il secondo punto al quale non dà una risposta è la situazione pletorica esistente, a causa degli eccessivi punti di vendita e della polverizzazione del sistema distributivo in essere nella nostra regione, per non dire in tutto il Paese. Se non vado errato, esiste un punto di vendita ogni 60/70 abitanti ed è indubbio che i costi, a cui, in ultima analisi, debbono far fronte i consumatori, costituiscono lacune che non possono sfuggire alla nostra attenzione.
E' pertanto augurabile che, sullo scottante problema del commercio come è già stato auspicato da qualche collega che mi ha preceduto, si abbia a ritornare, e mi permetto formulare anche l'augurio che, ai contenuti pur apprezzabili di questa proposta di legge in esame, se ne possano aggiungere altri per poter dare una risposta anche a quei punti che non hanno trovato qui soluzione idonea.
La cosa, poi, si rende estremamente necessaria anche per i pericoli che ho evidenziato, esordendo con questo mio modesto intervento. Se vogliamo evitare, come ebbi ad osservare in altre circostanze, un processo di proletarizzazione in atto in altri settori del ceto medio (e non vogliamo che questo si verifichi anche nel settore commerciale) bisogna far sì che la Regione abbia a vedere globalmente il problema per potere, con successivi interventi, che mi auguro celeri, completare il quadro degli interventi e dare una risposta definitiva alla problematica tutta del settore, che valga a scongiurare i pericoli testé enunciati.
Concludo affermando che, in tema creditizio, se, da una parte, si rende necessaria un'incentivazione per favorire gli aggiornamenti strutturali e infrastrutturali e per favorire l'inizio d un processo cooperativistico ed associazionistico, si rende, d'altra parte, necessaria un'azione disincentivante; so che parecchi esercenti attività commerciali sarebbero pronti a rinunciare alla loro attività e conseguentemente alla relativa licenza se l'ente pubblico, se i pubblici poteri fornissero loro facilitazioni di carattere contributivo, concretabili in una sorta di indennità di abbandono E' indubbio che la cosa va vista nei suoi termini finanziari, ma l'esame quanto meno lo reputerei opportuno perché quella che ho definito pletora dei punti di vendita, potrà trovare, oltre alla disciplina, oltre ad una nuova normativa di carattere commerciale, maggiori possibilità di risolversi se ne verrà favorita la riduzione.
Mi pare siano state già avanzate proposte in tal senso da parte di alcune associazioni di categoria e sicuramente da parte del Presidente dell'Unione commercianti della provincia di Asti



PRESIDENTE

Non avendo altri iscritti a parlare dò la parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore al commercio

Signor Presidente, signori Consiglieri, mi si consenta di esprimere il punto di vista dell'attuale Giunta rispetto al documento che stiamo approvando.
Chiedo scusa se dovrò, in una rapida sintesi che esprime il punto di vista della Giunta, ripetere cose già dette nei vari interventi che mi hanno preceduto.
La proposta di legge ora all'esame del Consiglio è la risultante di una fattiva collaborazione interregionale che si è concretata nei vari tempi di elaborazione con l'intervento degli Assessori al commercio, le Giunte, le Commissioni consiliari delle diverse Regioni, tra le quali anche la nostra.
Essa è già stata sottoposta all'approvazione di diversi Consigli Regionali quali ad esempio quelli della Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Veneto e trova il suo fondamento nel potere, o meglio nel diritto regionale di iniziativa legislativa al Parlamento nazionale, diritto consacrato nell'art. 121 della Carta costituzionale e riflesso nell'art. 17 dello Statuto regionale del Piemonte.
E' noto come la legge 11 giugno 1971 n. 426 sulla disciplina del commercio, non abbia lasciato, per la verità, molto spazio alle Regioni, ai fini di un'incisiva e decisiva politica atta ad incidere sul tessuto commerciale per un radicale suo rinnovamento. Ove si accentuino alcune funzioni amministrative, quali ad esempio quelle concernenti il rilascio del nulla-osta per i centri commerciali di più vaste dimensioni rispetto alla media, artt. 26 e 27, l'unica norma chiaramente a carattere programmatico e quindi di indirizzo, di pertinenza regionale, ha trovato la propria collocazione sistematica nell'art. 32 del regolamento di attuazione, vale a dire in una norma che nella gerarchia delle fonti di produzione giuridica ha carattere secondario anziché primario o subprimario.
E' peraltro conosciuto d'altronde l'aspetto patologico della struttura della rete distributiva italiana: la polverizzazione dei centri di vendita la loro diffusa ipoefficienza tecnico-economica, l'esistenza di aggregati pseudoparassitari nell'anello produzione-consumo, i monopoli ubicazionari di alcuni organismi macrocommerciali, le difficoltà circa la politica di contenimento dei prezzi, le correlative spinte inflazionistiche striscianti o galoppanti che si ripercuotono sui bilanci familiari dei lavoratori, non sono che alcuni degli aspetti, anche se forse i più caratterizzanti, che denotano la necessità e l'urgenza di provvedimenti intesi ad operare la ristrutturazione dell'apparato commerciale, senza contare il fatto che l'attuale meccanismo di distribuzione comprime all'origine le capacità produttive, specie per i prodotti del settore agricolo e zootecnico.
In tale quadro, vale a dire nel contesto delle responsabilità dell'operatore pubblico in materia distributiva, si è ravvisato particolarmente importante e fondamentale il ruolo delle Regioni che possono realmente costituire il polo decisionale più significativo per una moderna politica commerciale e per la gestione della legge n. 426. L'Ente regionale può infatti rappresentare la dimensione ottimale di competenza decisionale in quanto implica la visione più completa e più organica dei problemi, senza settorialismi locali troppo spinti e senza il rischio di astrazioni tipiche del potere centrale.
Ma la stesura dei piani, il raggiungimento di funzionali dimensioni organizzative perseguite soprattutto attraverso lo sviluppo di forme associative orizzontali e verticali e della cooperazione, la tendenza e la despecializzazione per i punti di vendita di generi di largo e generale consumo, il miglioramento della quota di servizio offerta con l'atto di vendita, la razionalizzazione delle scelte ubicazionali per i centri di vendita, la revisione dell'apparato commerciale predettaglio, la conversione dello stesso dettaglio tradizionale in formule più idonee, il più efficace accostamento mediato tra produttore e consumatore, rischiano di essere relegati nel campo delle mere anche nobili intenzioni, senza il supporto, cioè lo strumento di carattere finanziario che permetta un'effettiva e corretta gestione di alcune fasi di intervento nella 426 da parte delle Regioni.
Nella riunione interregionale prima citata non è stato difficile constatare che l'attuale strumento finanziario oggettivato nella legge 16 settembre 1960 n. 1016 e successive modificazioni ed integrazioni, sia da considerarsi largamente superato in rapporto alla normativa della legge n.
426 per i punti nodali irrisolti che racchiude, quali ad esempio la limitatezza dei soggetti beneficiari e dei programmi di intervento l'esiguità degli stanziamenti, il problema delle garanzie reali, la lentezza delle procedure e così via.
La proposta di legge che è stata presentata al Consiglio dalla Giunta precedente è finalizzata a superare il meccanismo delle garanzie reali, ad assicurare idonei finanziamenti adeguati alla necessità di un profondo rinnovamento della rete distributiva, a privilegiare nel processo di rinnovamento le forme associative tra dettaglianti e la cooperazione stabilire tassi di interesse accessibili alle piccole e medie imprese commerciali, affidare alle Regioni diversi momenti dell'intervento (gestione delle disponibilità, ammissione a fondi di garanzia ecc.) nel quadro della programmazione economica regionale, tenuto conto delle previsioni di urbanistica commerciale. Rispetto alla pregressa normativa la proposta di legge amplia la gamma dei soggetti ammettendo al beneficio le medie e piccole imprese commerciali, le cooperative ed i loro consorzi aventi come attività l'esercizio del commercio, i gruppi di acquisto, le unioni volontarie e le altre forme di commercio associato, legalmente costituite fra piccoli e medi operatori commerciali, gli enti territoriali ed i loro consorzi, le società a prevalente partecipazione di capitale degli Enti locali e degli Enti pubblici locali non territoriali.
Sotto il profilo oggettivo è stata ampliata la gamma degli interventi prevedendo finanziamenti per l'acquisizione, la costruzione, il rinnovo, la trasformazione e l'ampliamento dei locali adibiti e da adibire all'esercizio delle attività commerciali, inclusa l'acquisizione e la realizzazione delle opere murarie, l'apprestamento, il rinnovo e l'ampliamento delle attrezzature necessarie per l'esercizio delle attività commerciali.
I finanziamenti saranno estesi alla formazione di scorte necessarie alla realizzazione dei programmi di investimento, comunque non eccedente il limite del 25 per cento dell'ammontare degli investimenti, nel caso di realizzazione di programmi che comprendono l'acquisto e la costruzione di locali per l'attività commerciale e del 50 per cento dell'ammontare degli investimenti negli altri casi. Il problema delle garanzie reali è stato superato con la costituzione di un apposito fondo di garanzia; tale fondo verrà ripartito tra le Regioni a Statuto speciale ed ordinario e le Province autonome di Trento e Bolzano, con decreto del Ministero dell'Industria Commercio ed Artigianato, di concerto con quello del Tesoro come segue: per i 5/10 in proporzione diretta alla popolazione residente in ciascuna Regione, per i 5/10 in proporzione diretta alla consistenza numerica degli esercizi commerciali al dettaglio risultanti al penultimo anno antecedente a quello della devoluzione, il 50 per cento dell'ammontare del fondo è comunque riservato alle Regioni meridionali.
I contributi sono concessi con decreto del Presidente della Giunta Regionale, su conforme parere della Giunta. Le Regioni hanno la facoltà di stabilire i criteri di priorità per l'accoglimento delle domande. Al fondo di garanzia possono accedere, in via sussidiaria, i soggetti che siano impossibilitati ad offrire garanzie reali o garanzie con privilegio speciale a copertura dei finanziamenti concessi.
Questi i lineamenti essenziali. Nel quadro di tali presupposti, nonch sul fondamento dei principi enunciati nell'art. 4 dello Statuto regionale del Piemonte, che prevede lo sviluppo della cooperazione e dell'associazionismo, il coordinamento delle attività commerciali per la tutela del consumatore, e tenute infine presenti le linee di indirizzo approvate all'unanimità dal Consiglio Regionale con l'ordine del giorno 2/12/'71, l'attuale Giunta conferma il suo consenso circa la presente proposta.
Infine la Giunta ringrazia il Presidente della Commissione e i membri della stessa per il proficuo lavoro svolto che rende possibile l'approvazione del documento.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Conti.
La discussione generale è chiusa. Vorrei sapere se il relatore Presidente della VII Commissione, Cardinali, ha ancora qualcosa da dire



CARDINALI Giulio, relatore

No.



PRESIDENTE

Qualcuno ha da fare delle dichiarazioni di voto? Se nessuno ha osservazioni da fare passerei alla votazione degli articoli.
"Art. 1- Soggetti beneficiari Sono ammessi alle agevolazioni previste dalla legge: le medie e piccole imprese commerciali; le cooperative ed i loro consorzi, aventi come attività l'esercizio del commercio; i gruppi di acquisto, le unioni volontarie e le altre forme di commercio associato, legalmente costituiti tra piccoli e medi operatori commerciali; gli Enti locali territoriali ed i loro consorzi; le società a prevalente partecipazione di capitale degli Enti locali territoriali e di altri Enti pubblici locali".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
"Art. 2 - Programmi di finanziamento I finanziamenti assistiti dal contributo previsto dal successivo art. 3 della presente legge sono concessi per i programmi di investimento che abbiano per oggetto congiuntamente o alternativamente: a) l'acquisizione in qualunque forma, la costruzione, il rinnovo, la trasformazione, l'ampliamento dei locali adibiti o da adibire all'esercizio dell'attività commerciale, incluse l'acquisizione dell'area e la realizzazione delle opere murarie b) l'apprestamento, il rinnovo, l'ampliamento delle attrezzature necessarie per l'esercizio delle attività commerciali.
I finanziamenti sono estesi alla formazione di scorte necessarie alla realizzazione dei programmi di investimento, comunque non eccedenti il limite: a) del 25 per cento dell'ammontare degli investimenti nel caso di realizzazione di programmi che comprendono l'acquisto o la costruzione di locali per l'attività commerciale b) del 50 per cento dell'ammontare degli investimenti negli altri casi.
Per gli Enti territoriali ed i loro consorzi e per le Società a prevalente partecipazione di capitale degli Enti locali territoriali e di altri Enti pubblici locali, i finanziamenti sono concessi per opere ed impianti pubblici infrastrutturali al servizio di insediamenti commerciali e per la costruzione di Centri commerciali, secondo gli indirizzi dei piani di sviluppo ed adeguamento della rete distributiva previsti dal Capo II della legge 11/6/1971, n. 426, nonché per la realizzazione e la ristrutturazione dei mercati generali e centri annonari".
Pongo in votazione l'art. 2 per appello nominale.



CALLERI Edoardo

Trattandosi di una proposta di legge al Parlamento e non di un disegno di legge chiedo se dobbiamo votarlo veramente articolo per articolo.



PRESIDENTE

Questo è un quesito che ci siamo posti anche noi in Ufficio di Presidenza e lo abbiamo risolto nel senso che è necessario procedere in questo modo. Saremmo tutti del suo parere, ma non si può fare diversamente.
Il nuovo Segretario molto opportunamente mi fa osservare che il Consiglio Regionale "formula proposte di legge al Parlamento con le modalità previste per l'approvazione delle leggi regionali".
Ringrazio il nuovo Segretario che è così attento e preciso.
Si proceda alla votazione del secondo articolo, per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
"Art. 3 - Tassi di interesse - Durata e limite massimo dei finanziamenti, cumulabilità con altre provvidenze Alle operazioni di finanziamento previste dalla presente legge si applica il tasso di interesse annuo del 4 per cento; per il territorio di cui alla legge 10/8/1950, n. 646 e successive modificazioni ed integrazioni il tasso è ridotto al 2 per cento.
La durata delle operazioni non potrà, di norma, superare: anni 10 per le opere ed impianti pubblici infrastrutturali al servizio di insediamenti commerciali, nonché per la costruzione di centri commerciali e per la realizzazione e la ristrutturazione dei mercati generali e centri annonari anni 10 per i programmi di investimento di cui all'art. 2, lett. a) anni 7 per i programmi di investimento di cui all'art. 2, lett. b).
I finanziamenti non possono superare il 70 per cento della spesa complessiva riconosciuta per la realizzazione dei programmi di investimento.
Le agevolazioni concesse dalle Regioni a Statuto speciale ed ordinario e dalle Province autonome di Trento e Bolzano sono cumulabili con quelle previste dalla presente legge. Le agevolazioni concesse dalla presente legge non sono cumulabili con quelle accordabili ai sensi della legge 6/10/1971 n. 853, art. 10".
Non essendovi emendamenti si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
"Art. 4 - Istituti di credito e gestione del fondo Gli istituti abilitati ad effettuare finanziamenti a medio termine e le aziende di credito ordinario sono autorizzati a concedere i finanziamenti ai soggetti di cui all'art. 1 nelle proprie zone di competenza, anche in deroga ai vigenti statuti.
Le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano corrispondono agli istituti di credito la differenza tra i tassi di interesse previsti all'art. 3 ed il tasso di interesse che gli istituti medesimi si sono obbligati a praticare per i finanziamenti di cui alla presente legge, con apposita convenzione tra questi e la Regione.
La Giunta Regionale provvede alla liquidazione agli istituti di credito, in rate annuali posticipate, della differenza di cui al comma precedente. A tal fine gli istituti di credito convenzionati, che abbiano concesso finanziamenti ai sensi della presente legge, rimettono al Presidente della Giunta Regionale la nota dettagliata di quanto dovuto dalla Regione".
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
"Art. 5 - Fondo per il finanziamento e ripartizione dello stesso tra le Regioni Nello stato di previsione del Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato è istituito un fondo per il finanziamento delle agevolazioni di cui alla presente legge.
L'ammontare del fondo è di L. 20 miliardi per ogni esercizio finanziario compreso nel periodo dal 1973 al 1982.
Tale fondo e ripartito tra le Regioni a Statuto speciale ed ordinario e le Province autonome di Trento e Bolzano, con decreto del Ministro dell'Industria, Commercio ed Artigianato, di concerto con quello del Tesoro, nel modo seguente: a) per 5/10 in proporzione diretta alla popolazione residente in ciascuna Regione quale risulta dai dati ufficiali dell'Istituto Centrale di statistica relativi al penultimo anno antecedente a quello della devoluzione b) per 5/10 in ragione diretta della consistenza numerica degli esercizi commerciali al dettaglio quale risulta dai dati ufficiali dell'Istituto Centrale di statistica relativi al penultimo anno antecedente a quello della devoluzione.
Il 50 per cento dell'ammontare del fondo è comunque riservato alle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia Sardegna, Sicilia.
Al pagamento delle somme spettanti alle singole Regioni il Ministero dell'Industria, Commercio ed Artigianato provvede bimestralmente con mandati diretti intestati a ciascuna Regione.
Le somme non impiegate da ciascuna Regione nei singoli esercizi finanziari saranno utilizzate negli esercizi successivi".
Non ho emendamenti. Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
"Art. 6 - Procedura per la concessione dei finanziamenti Tutte le domande per la concessione dei contributi di cui alla presente legge sono presentate dagli Istituti e dalle aziende convenzionate al Presidente della Giunta Regionale della Regione nel cui territorio è previsto l'intervento.
I contributi sono concessi con decreto del Presidente della Giunta Regionale su conforme deliberazione della Giunta Regionale".
Nessuno chiede di parlare, si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 6 e approvato.
"Art. 7 - Priorità dell'accoglimento delle domande Per favorire l'attuazione delle finalità previste dalla legge 11/6/1971, n. 426, nonché dai singoli piani comunali di sviluppo e di adeguamento della rete di vendita, le Regioni hanno facoltà di stabilire i criteri di priorità per l'accoglimento delle richieste".
Non essendovi emendamenti e nessuno chiedendo di parlare si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
"Art. 8 - Fondo di garanzia I rischi connessi ai finanziamenti previsti dalla presente legge sono coperti da un Fondo di garanzia istituito presso il Ministero dell'Industria, del Commercio e dell'Artigianato.
Al Fondo centrale di garanzia possono accedere i soggetti di cui all'art. 1 che siano impossibilitati ad offrire garanzie reali o garanzie con privilegio speciale a copertura dei finanziamenti concessi.
La garanzia concessa, in via sussidiaria, che può essere parziale opera fino al 100 per cento del danno sofferto dagli istituti ed aziende di credito, se il danno non supera i 20 milioni; e fino all'80 per cento negli altri casi.
L'ammissione al Fondo di garanzia è autorizzata con decreto del Presidente della Giunta Regionale, emanato contestualmente al decreto di concessione del contributo.
Il Fondo centrale di garanzia e costituito: a) dalle somme che gli istituti ed aziende di credito dovranno versare quale corrispettivo della trattenuta dello 0,50 per cento che gli istituti ed aziende di credito medesimi sono tenuti ad operare, una volta tanto all'atto dell'erogazione, sull'importo originario dei finanziamenti concessi ai sensi della presente legge b) dalle somme ancora disponibili del Fondo centrale di garanzia istituito presso il medio credito centrale di cui alle leggi 23/12/1966, n.
1142; 18/3/1968, n. 241; 12/2/1969, n. 7; 12/12/1970, n. 979 e 26/5/1971 n. 288 c) da un contributo dello Stato di lire 1 miliardo per ciascun esercizio finanziario dal 1973 al 1982 d) dagli interessi maturati sulle disponibilità del fondo e) da eventuali contributi degli istituti od aziende di credito e di enti od associazioni interessati allo sviluppo ed all'ammodernamento dell'apparato distributivo.
Ogni Regione può accedere al Fondo centrale di garanzia per la quota spettante in base all'applicazione dell'ammontare del fondo dei coefficienti di ripartizione previsti dall'art. 5.
Le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno facoltà di istituire propri fondi di garanzia a copertura dei rischi inerenti alle operazioni di credito agevolato previste all'art. 3 ultimo comma".
Il Consigliere Rossotto chiede di parlare sull'art. 8, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, mi pare che il terzo comma richieda una precisazione perché recita: "La garanzia concessa, in via sussidiaria, che può essere parziale, opera fino al 100 per cento del danno sofferto dagli istituti ed aziende di credito, se il danno non supera i 20 milioni; e fino all'80 per cento negli altri casi".
Se non vado errato per la legge bancaria tuttora vigente all'art. 36 le garanzie che gli istituti e le aziende di credito possono concedere devono arrivare soltanto al 50 per cento del credito garantito e non superarlo. Qui può sorgere, nella dizione presentata nel testo, un'indubbia confusione perché non si sa come opera questo 100 per cento del danno sofferto, se è il danno reale subito, oppure quello che è la quota di garanzia dell'istituto di credito.
Vorrei un chiarimento prima che si procedesse alla votazione.



PRESIDENTE

Io le potrei dare un chiarimento in linea generale: una legge speciale rispetto ad una legge generale del credito per un particolare settore, a mio avviso può derogare. Lei sa Consigliere Rossotto, perché esercita la professione, quante volte abbiamo trattato questo tema: rispetto alla norma generale del Codice Civile o Penale, rispetto alla normativa a volte numerosissima, rispetto a nuove leggi che hanno modificato certi indirizzi e certi principi che il Codice Penale o Civile stabiliva, si è sempre detto che la norma speciale può derogare alla norma generale. Se la norma generale bancaria stabilisce un criterio di garanzia che può giungere soltanto fino al 50 per cento, una norma specifica rispetto ad un determinato settore potrebbe anche derogare.
Questa è un'ipotesi, ma può darsi che il Consiglio ritenga di esprimere un altro orientamento.
Se qualcuno intende chiarire meglio la questione sono disposto a confrontare immediatamente le diverse opinioni.
La parola al Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

I fondi di garanzia sono sempre di carattere supplementare rispetto alle garanzie già concesse per legge. Non c'è dubbio che la legge bancaria fa carico ai mutuatari e comunque ai percettori di prestiti di concessioni di garanzie, quindi quanto meno la dizione non è esatta; si potrebbe inserire "fatte salve le garanzie aziendali concesse, copre il residuo di garanzia necessaria". Ma non copre il 100 per cento di garanzia, perch veramente, nei confronti di percettori di credito, è un piccolo inganno questa proposta, quasi che ad essi non competesse di dare alcuna garanzia.
Ad essi compete dare la propria garanzia, il fondo di garanzia è sussidiario, copre cioè l'ultima quantità di garanzia necessaria perché le banche siano ulteriormente invitate a dare dei crediti. Detta così è obiettivamente una forma non esatta. Io credo che basterebbe inserire "ferme restando le garanzie di ciascuna azienda, copre il residuo fino al 100 per cento".



PRESIDENTE

Io vorrei che questo punto fosse formalizzato. Consigliere Rossotto vuole formalizzare con il Consigliere Calleri la proposta?



CALLERI Edoardo

Possiamo anche approvarlo così perché poi lo dirà il Governo questo.
Però cominciamo a dirlo tra di noi affinché non si creda che questo fondo di garanzia copre tutto.



PRESIDENTE

Posto in questi termini siamo d'accordo; posto negli altri termini cioè se una legge speciale poteva derogare dal principio generale della legge bancaria, io rispondo di sì. Io sono disposto a ricevere l'emendamento.



CALLERI Edoardo

Io farei solo una correzione, parlerei di garanzia sussidiaria.



PRESIDENTE

A che punto e come potremmo mettere?



CALLERI Edoardo

Io penso che al terzo comma bisognerebbe dire, invece che "La garanzia concessa" "L'ulteriore garanzia concessa, in via sussidiaria..." e poi lasciare il resto.



PRESIDENTE

L'emendamento potrebbe essere aggiuntivo, con la parola "L'ulteriore" Il Consiglio è d'accordo?



DEBENEDETTI Mario, Vicepresidente della Giunta Regionale

La Giunta è d'accordo.



PRESIDENTE

L'emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Rossotto, Calleri viene messo in votazione per alzata di mano. Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità. Si passi all'appello nominale per la votazione dell'art. 8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
"Art. 9 - Agevolazioni fiscali La documentazione e gli atti occorrenti per la concessione dei contributi, per l'amministrazione, la gestione e il funzionamento del 'Fondo centrale di garanzia', le somme affluenti al fondo medesimo ed i relativi interessi maturati, i pagamenti effettuati e le quiescenze sono esenti da tasse, imposte ed oneri tributari di qualsiasi genere presenti e futuri, spettanti sia allo Stato sia agli Enti locali.
Per le operazioni di cui al comma precedente gli onorari e i diritti spettanti a notai, ai consigli notarili e agli archivi notarili, per i contratti gli atti e le formalità, nonché diritti spettanti alle cancellerie per la trascrizione dei privilegi sono ridotti alla metà".
Non avendo emendamenti e nessuno chiedendo di parlare, passiamo alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
"Art. 10 - Inalienabilità Le opere realizzate e i beni acquisiti con le agevolazioni previste dalla presente legge non possono essere alienate prima che sia trascorso il periodo di ammortamento del finanziamento, salvo che il subentrante abbia titolo alla concessione dei mutui già stabiliti dalla presente legge, con l'osservanza della procedura prevista dall'art. 6".
Il Consigliere Carazzoni chiede di parlare, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Per le perplessità evidenziate in sede di intervento durante il dibattito generale, il nostro Gruppo si asterrà nella votazione di questo articolo.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato "Art. 11 - Estinzione anticipata In caso di anticipata estinzione del mutuo concesso o in caso di fallimento dell'impresa beneficiaria, l'erogazione del contributo cessa rispettivamente, dalla data di estinzione o dalla data di riparto finale dell'attivo".
Qualcuno chiede di intervenire? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Calleri, ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Io direi che sarebbe meglio non mettere che in caso di fallimento il contributo cessa. Io anzi chiederei di togliere questo articolo, è già norma generale che in caso di fallimento il contributo cessi; in caso di fallimento cessa tutto, cessano gli interessi che pagano, tutto. Non mi pare necessario metterlo in una legge.



PRESIDENTE

Io sono d'accordo con lei, bisognerebbe soltanto rivedere meglio la norma Bisognerebbe trovare una dizione migliore ad esempio "non si fa più luogo al finanziamento".



CALLERI Edoardo

Io non metterei "in caso di fallimento".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Ci potrebbe essere il problema dell'esercizio provvisorio dell'azienda fallita e allora sostanzialmente il contributo è una parte attiva che mantiene in vita la possibilità di tenere aperto l'esercizio provvisorio dell'azienda fallita. Solo sotto questo profilo potrebbe avere una qualche rilevanza. Certamente quanto diceva il Consigliere Calleri è esatto, il fallimento fa cadere tutto, però c'è questa piccola particolarità.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Vicepresidente della Giunta Regionale

A me pare che l'emendamento proposto dal Consigliere Calleri, sia giuridicamente corretto. L'art. 11 prevede il caso dell'anticipata estensione del mutuo concesso: la specie particolare del fallimento rientra nella previsione generale delle diverse cause di anticipata estinzione del mutuo, per cui mi pare che correttamente si possa limitare la dizione a quella letterale riportata dall'art. 11 nella prima frase: "In caso di anticipata estinzione del mutuo concesso etc. l'erogazione del contributo cessa", qualunque sia la causa. Quindi anche l'eccezione sollevata dal Consigliere Vecchione mi pare che, sulla scorta di queste considerazioni venga meno.
Con questa dizione generica si intendono comprese nella previsione normativa tutte le specie di estinzione anticipata del mutuo: quindi mi pare che giuridicamente sia corretta.



PRESIDENTE

Sarebbe opportuno formalizzarlo questo emendamento. "In caso di anticipata estinzione del mutuo concesso" la soppressione si riferisce alle parole "o in caso di fallimento dell'impresa beneficiaria".
La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Io penso che l'emendamento possa essere accolto perché nell'ultima parte dell'articolo, quando si parla di "data di riparto finale dell'attivo", si fa entrare dentro anche quel caso di esercizio provvisorio a cui mi riferivo.



PRESIDENTE

La parola al relatore Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio, relatore

A mio modo di vedere o l'articolo resta tale e quale, pur correndo il rischio di peccare, come diceva il Consigliere Calleri, di cattivo gusto oppure cade tutto, perché mi pare del tutto un'endiadi affermare che in caso di anticipata estinzione del mutuo l'erogazione...



CALLERI Edoardo

No no, che una legge ammetta la possibilità di anticipata estinzione di un fatto di quel tipo.



DEBENEDETTI Mario, Vicepresidente della Giunta Regionale

C'è anche il caso di chi volontariamente estingue il mutuo.



CALLERI Edoardo

Ma non tutte le leggi concedono di farlo.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per una breve pausa.



(La seduta è sospesa per pochi minuti)



PRESIDENTE

Mi è giunto un emendamento soppressivo dell'art. 11 firmato dal Consigliere Calleri.
Chi approva l'emendamento soppressivo dell'art. 11 è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
Emendamento sostitutivo dell'art. 11: "In caso di anticipata estinzione del mutuo concesso, l'erogazione del contributo cessa dalla data di estinzione stessa".
Metto in votazione l'emendamento sostitutivo.
E' approvato all'unanimità.
Si proceda ora alla votazione, per appello nominale, dell'art. 11 come ora letto.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Si tratta ora di approvare l'intero testo della legge. Qualcuno chiede ancora la parola? Nessuno.
Prima di passare alla votazione dò lettura di una lettera. Il precedente Presidente del Consiglio Regionale aveva interpellato il Presidente del Senato sen. Fanfani per accertare a quale ramo del Parlamento la proposta deve essere inviata. Il sen. Fanfani aveva risposto con questa lettera: "Signor Presidente come è noto, le Regioni a statuto ordinario, nell'esercitare l'iniziativa legislativa, sono libere, all'atto della presentazione dei disegni di legge, di scegliere il ramo del Parlamento presso il quale desiderano che abbia inizio l'iter legislativo.
Taluni Consigli Regionali, peraltro, hanno di recente presentato lo stesso disegno di legge ad entrambe le Camere e contemporaneamente.
Ad evitare ogni possibile inconveniente derivante da simili duplicazioni, ho ritenuto opportuno, d'intesa con il Presidente della Camera dei Deputati. Farle presente quanto sopra in modo che il Consiglio Regionale da Lei presieduto, nel deliberare la presentazione alle Camere di un disegno di legge, determini altresì presso quale ramo del Parlamento esso debba iniziare il proprio iter.
Con i più cordiali saluti.
F.to: Amintore Fanfani".
Io credo che questo debba costituire un voto successivo all'approvazione del testo della legge.
Il Presidente della Giunta?



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

D'accordo.



PRESIDENTE

Si passa alla votazione dell'intero testo e successivamente prego il Presidente della Commissione o il Consigliere Calleri di presentarmi un ordine del giorno (cosa che non posso fare io motu proprio) in cui si precisa presso quale ramo del Parlamento dobbiamo presentare la proposta.
Passiamo alla votazione dell'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: Presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
La proposta di legge al Parlamento è approvata nel suo testo definitivo.
Lo schema tipo di delibera consiliare allegato si accompagna alla proposta di legge e non credo debba essere approvato.
Sono in attesa dell'ordine del giorno.



CARDINALI Giulio, relatore

Io proporrei questo brevissimo ordine del giorno, tenuto conto anche del ramo di Parlamento a cui l'hanno già inviato altre Regioni.
"Il Consiglio Regionale del Piemonte, dopo l'approvazione della proposta di legge al Parlamento per il credito agevolato al settore commerciale, delibera l'invio della proposta stessa alla Camera dei Deputati della Repubblica".



PRESIDENTE

Unito alla proposta di legge vi è uno schema tipo di delibera consiliare, che vi leggo: "Il Consiglio Regionale premesso che la legge 11/6/1971, n. 426, disciplina del commercio fonda le ipotesi di sviluppo e adeguamento della rete di vendita sulla pianificazione, verso gli obiettivi di equilibrio tra domanda e offerta del servizio e tra le diverse forme di vendita premesso inoltre che ai piani di sviluppo e adeguamento, formulati da Comuni, è demandata la programmazione dell'assetto della rete distributiva in termini di graduale ristrutturazione e razionalizzazione del servizio di vendita, che può realizzarsi soltanto attraverso un efficace strumento di incentivazione strumento che garantisca l'impegno e l'integrazione delle risorse economico-finanziarie degli operatori pubblici e privati interessati e garantisca inoltre l'attuazione delle infrastrutture pubbliche necessarie alla realizzazione delle ipotesi di sviluppo attesta l'opportunità di correlare alla legge n. 426, onde affermarne i principi innovatori, un efficace strumento finanziario che superi la legislazione vigente in materia di credito agevolato al settore commerciale, ormai inadeguato agli obiettivi che si intendono oggi perseguire ritenuto che nell'ambito di una disciplina sia opportuno: a) consentire agli operatori commerciali, piccoli e medi, la disponibilità di risorse finanziarie adeguate alle necessità di ammodernamento e di sviluppo della rete commerciale, per il raggiungimento di maggiori dimensioni degli esercizi e l'adozione di moderne tecniche di vendita b) valorizzare ed allargare la presenza della cooperazione ed incentivare l'associazionismo economico tra i piccoli e medi esercenti c) favorire i processi di aggregazione degli stessi operatori per l'acquisto collettivo di beni e servizi d) garantire la realizzazione e il potenziamento delle infrastrutture pubbliche (centri commerciali, annonari, mercati all'ingrosso) e) generalizzare l'accesso degli operatori al credito agevolato attraverso la previsione di un apposito fondo di garanzia che superi l'attuale richiesta di garanzie reali da parte del sistema bancario f) affidare alle Regioni la gestione dello strumento legislativo per il credito agevolato, data la funzione di coordinamento e l'integrazione, alle stesse affidata dalla legge n. 426, sulla pianificazione e l'assetto della rete distributiva, attesa anche la possibilità di realizzare così procedure semplificate per la concessione dei benefici visto l'art. 121 della Costituzione visto l'art. 17 dello Statuto delibera di trasmettere l'allegato progetto di legge concernente 'Credito agevolato al settore commerciale', da sottoporre al Parlamento italiano per la sua traduzione in legge, inviandolo alla Camera dei Deputati".



CALLERI Edoardo

Io vorrei conoscere l'opinione della Giunta e dell'Assessore competente in ordine alla proposta di ordine del giorno, perché non possiamo discutere su un documento già contenuto nella legge approvata. Se la Giunta ritiene che la proposta di legge debba essere accompagnata dall'ordine del giorno sta bene, la Giunta assumerà la sua posizione e noi, che appoggiamo la Giunta, l'approveremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vecchione.



VECCHIONE Mario

Signor Presidente, io penso che se ci areniamo in discussioni di questo tipo effettivamente abbiamo delle grosse difficoltà a procedere.
Secondo me nella deliberazione che accompagna la proposta di legge mi pare possa essere correttamente contenuta una valutazione politica che accompagna la legge stessa, nel senso che è più libera nella formulazione e anche nel modo di esprimersi rispetto al testo tecnico che può avere la legge, quindi non vedrei assolutamente nessun intoppo e mi pare anzi che possa assorbire l'ordine del giorno.
Ultimo punto: quando ci sono schemi di deliberazione ritengo corretto che essendo atti del Consiglio siano letti ed approvati per alzata di mano.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Presidente della Giunta desidererei ricordare al Consiglio questo: che non è sufficiente quanto si è detto sulla delibera, ma bisogna specificare a quale ramo del Parlamento occorre inviare la proposta di legge.
La parola al Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Io penso che le tempeste spesso capitano in un bicchier d'acqua. Ho l'impressione che ci sia soltanto una parola scritta inesattamente, là dove si dice "delibera di approvare l'allegato disegno di legge". Questo è stato già approvato, quindi la delibera non può più approvare una cosa che è stata approvata attraverso la legge. Che si volesse invece scrivere "delibera di inviare l'allegato disegno di legge" cioè dare corso al disegno di legge che è stato approvato al Parlamento e qui va specificato a quale dei due rami.
La delibera mi sembra che sia corretta in questo spirito, cioè dà mandato di inviare l'allegato disegno di legge da sottoporre al Parlamento italiano. Camera dei Deputati, in maniera che resta prescelto quale dei rami è il destinatario.



PRESIDENTE

Io Vorrei sottoporre un'altra osservazione che mi ha fatto il nuovo Segretario: la delibera dice di trasmettere alla Camera dei Deputati per la sua conversione in legge, ma per la conversione in legge occorrono le due Camere.
La parola al Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Signor Presidente, io credo che avendo approvato una proposta di legge su una materia non di competenza del Consiglio Regionale, da inviarsi al Parlamento, sia poi abbastanza ridicolo, nonostante le tempeste nei bicchieri d'acqua, inviare questa delibera al Parlamento. Io penso che possiamo esclusivamente dire che il Consiglio Regionale delibera di inviare questa proposta di legge ad uno dei due rami del Parlamento e decidere a quale dei due. Se no facciamo veramente le tempeste nei bicchieri d'acqua ed in questo ha ragione il Presidente della Giunta.
Non abbiamo bisogno di spiegare le ragioni, che semmai fanno parte della relazione alla proposta di legge, dobbiamo soltanto dire: abbiamo approvato questa proposta di legge con le modalità previste dallo Statuto regionale articolo per articolo, con votazione finale per appello nominale ecc., il Consiglio delibera di inviare questo disegno di legge all'esame o della Camera o del Senato (ed io sono del tutto indifferente) però ritengo che abbia ragione il Presidente del Consiglio a chiedere che si dica a quale dei due rami del Parlamento, punto e basta. Non mi sembra che ci siano altre cose da dire.
Io proporrei, lasciando al Presidente del Consiglio di decidere a quale, di suggerire quanto meno (mi pare che il suo suggerimento in questo caso possa essere una decisione accoglibile dal Consiglio Regionale) a quale ramo del Parlamento intende che venga mandato questo disegno legge e fare assumere una deliberazione con cui il Consiglio Regionale decide.



VISONE Carlo

Ci sono già dei, precedenti, quando abbiamo trasmesso la legge per l'edilizia scolastica.



PRESIDENTE

La modificazione che viene proposta suonerebbe in questo modo: delibera di trasmettere l'allegato disegno di legge concernente il credito agevolato al settore commerciale (secondo la proposta formulata dal Presidente della Giunta) alla Camera dei Deputati.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Da sottoporre al Parlamento italiano per la sua conversione in legge inviandolo alla Camera dei Deputati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

E' una cosa marginalissima la mia poiché vi sono stati tanti apporti: il termine "conversione" lo riterrei improprio, si converte un decreto legge, è gia uno strumento legislativo in legge, si traduce in legge va meglio.



PRESIDENTE

Per la sua traduzione in legge.
Suonerebbe così: "Delibera di trasmettere l'allegato disegno di legge concernente il credito agevolato al settore commerciale, da sottoporre al Parlamento italiano per la sua traduzione in legge inviandolo alla Camera dei Deputati".
Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità.
E' approvata quindi, nel suo testo definitivo, la proposta di legge ed anche la deliberazione allegata.
Resta assorbito così anche l'ordine del giorno presentato dal relatore Consigliere Cardinali.
A questo punto rimangono i seguenti punti: "Esame ed approvazione del rendiconto finanziario 1970" "Esame del disegno di legge n. 67: 'Provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e delle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi'" "Esame mozione urgente concernente: 'Situazione Officine Moncenisio di Condove', presentata dai Consiglieri Garabello, Calsolaro e Besate in data 8 gennaio 1974".
Mi sono giunte richieste di spostamento della discussione sulla mozione urgente in merito alla situazione alla Moncenisio dal punto ottavo al punto settimo. Vorrei che il Consiglio prendesse in considerazione l'eventualità di aderire a tali richieste.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame ed approvazione del rendiconto finanziario 1970


PRESIDENTE

Intanto, passiamo ad esaminare il rendiconto finanziario per l'anno 1970, come previsto al punto sesto dell'o.d.g. Comunico che la I Commissione ha dato ritualmente il suo parere.
Ha facoltà di parlare il relatore, Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il rendiconto finanziario del 1970 fu già oggetto di esame da parte di questo Consiglio Regionale, che lo approvò con legge n. 3, nella seduta del 6 luglio 1971. Negata dal Commissario del Governo l'apposizione del visto, la legge venne riconfermata integralmente dalla nostra assemblea il 21/9/'71 come questione di principio contro le osservazioni che erano state presentate dal Commissario. La Presidenza del Consiglio dei Ministri impugnò tale nostra legge di fronte alla Corte Costituzionale, la quale, con sentenza n.
76 del 1972, la dichiarò incostituzionale.
Nelle more di queste vicende giudiziarie e legislative, la Presidenza del Consiglio e il Governo precisarono l'iter cui dovevano essere sottoposte le norme per l'approvazione dei rendiconti finanziari e rilevarono la carenza dell'esame degli atti relativi da parte dell'organo di controllo, che allora non era stato ancora costituito. La Giunta provvide, successivamente alla sentenza del '72, e all'emanazione delle nuove disposizioni da parte del Governo centrale, agli adempimenti previsti dalle circolari ministeriali, e la Commissione di controllo, nella riunione del 19 ottobre 1972, osservò che mancavano, per quanto faceva carico al periodo di gestione del 1970, alcune specificazioni su voci che genericamente erano indicate come contributi erogati a favore dell'Amministrazione Provinciale di Torino per servizi concessi da questa alla neo-costituita Regione Piemonte. Tali lacune vennero colmate con due delibere, approvate dalla Commissione di controllo, che ha potuto pertanto riscontrare la perfetta corrispondenza, e sotto l'aspetto della legittimità legislativa e sotto l'aspetto della legittimità amministrativa, e la fondatezza di questo rendiconto.
La breve relazione che mi son fatto carico di esporre ai colleghi dimostra quanto dell'indubbio ritardo con cui viene in approvazione questo rendiconto vada fatto carico ad altri enti, ivi compresa l'Amministrazione Provinciale di Torino, che inviò molto tardivamente le pezze giustificative relative alle due delibere cui ho fatto cenno.
Io ritengo che il documento possa essere approvato e vorrei anche ricordare al Consiglio che è già stato predisposto - e mi pare sia stato anche distribuito ai Consiglieri, comunque credo sia a mani del Presidente uno schema di delibera di approvazione.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede la parola su questo argomento? Il Consigliere Raschio. Ne ha facoltà.



RASCHIO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nel dibattito in Consiglio Regionale del 21 settembre '71, quando si decise di riproporre il rendiconto finanziario del '70 dopo che esso, non avendo ottenuto il visto delle autorità centrali, era stato inviato all'esame del Consiglio Regionale, tutti i Gruppi si dichiararono, responsabilmente concordi, nel respingere una così aperta ingerenza del Governo nei confronti delle autonomie regionali, oltre tutto perché il diniego di quel benestare veniva a colpire una Regione, nel caso specifico la Regione Piemonte, che, come le altre consorelle, non aveva assolutamente possibilità di operare in modo diverso.
Non voglio riaprire il discorso fatto allora, che i colleghi ricordano certo perfettamente. Dico soltanto che in quell'occasione il voto positivo da parte dei Gruppi di maggioranza e della minoranza comunista fu determinato da questa consapevolezza: la Commissione di controllo non esisteva, non era ancora stata messa neanche in "fieri", e non era quindi possibile soddisfare tutte quelle richieste che il Governo stesso, un mese dopo l'atto deliberativo, aveva avanzato. Era dunque giusto dare quel voto in allora.
Oggi, il nostro voto non può essere positivo, pur trattandosi dello stesso rendiconto fatto oggetto di discussione nella data e nel momento che ho precisato. E' un'affermazione che a tutta prima potrebbe apparire contraddittoria. Perché dico che il voto non può essere positivo? Perch nello Statuto della Regione Piemonte ci sono due articoli in materia di rendiconto: l'art. 16 stabilisce che entro il 31 luglio il Consiglio Regionale approva il rendiconto dell'anno precedente; l'art. 77 precisa che tale rendiconto dev'essere predisposto dalla Giunta entro il 30 aprile.
Ebbene, siamo nel '74, e ci viene richiesto di approvare ora il rendiconto del 1970: è passato il '71, è passato il '72. E' vero che non si tratta di un bilancio regionale ma di un rendiconto finanziario, legato ad una certa modalità di gestione di spesa. Ma è vero il fatto che la mancata approvazione del rendiconto finanziario del '70 per un così largo arco di tempo, ampliato anche dalle reiterate crisi di Giunta, hanno portato all'impossibilità di affrontare il rendiconto del 1971.
In quel dibattito del 21 settembre si ebbero, fra l'altro, le dichiarazioni dell'allora Presidente Calleri. Egli, dichiarandosi d'accordo sulla posizione che si stava manifestando da parte di tutto il Consiglio con pesante critica agli interventi dello Stato nei confronti dell'autonomia regionale, disse: "Però, è invalso il malvezzo di presentare i consuntivi dei propri bilanci con notevole ritardo, fatto che è stato reiteratamente deplorato ai diversi livelli, per motivi sia di carattere amministrativo sia di carattere politico sia di carattere giuridico. La Regione Piemonte, con il proporre una legge di approvazione del consuntivo ha voluto precisare immediatamente che non intende seguire tale andazzo, ma si propone di presentare i consuntivi all'approvazione del Consiglio entro i termini previsti dalla legge". Il nostro Capogruppo, Berti, aveva quindi in allora sottolineato nel suo intervento questa esigenza, di essere rispettosi, nell'approvazione del consuntivo, dei termini fissati dalla legge, richiamandosi al dibattito ed in particolare agli impegni assunti un momento prima dall'allora Presidente dott. Calleri.
Questo è già un motivo di fondo che induce la nostra parte a stigmatizzare, con voto negativo, tutta una situazione di per se stessa oltremodo pesante nei confronti della collettività regionale. Non svelo infatti alcun segreto di famiglia con il dire che le osservazioni fatte dalla Commissione di controllo sulla legge riadottata il 21 settembre del '71, che non trovarono immediata risposta da parte della Giunta di quel tempo, erano già state in parte avanzate in discussione nel dibattito presso la I Commissione: si era fatto presente in allora che mancavano certe elencazioni di spese, certe pezze giustificative; inoltre era in discussione il contributo all'Amministrazione Provinciale di Torino, che non trovava spiegazioni plausibili , e non vi era un discorso concreto, ad esempio, su tutto il patrimonio che allora doveva essere inventariato dalla stessa Regione. Inoltre, in allora si era chiesto che si mettesse a punto la situazione di tesoreria della Regione Piemonte con un proprio regolamento di tesoreria e che si ponesse in attuazione il regolamento dell'economato che avrebbe investito anche settori molto importanti del patrimonio mobile della Regione.
Per tutte queste ragioni, che potranno, d'altronde, essere approfondite nel dibattito relativo alla preparazione del bilancio '74, il voto di oggi non può essere un voto identico a quello del 21 settembre '71; sono perci assai diverse le condizioni di analisi e di rispetto dei tempi di attuazione nei quali ci veniamo a trovare oggi, a distanza esattamente di tre anni e mezzo da quel voto e da quella situazione.
Per incarico dei miei colleghi di Gruppo, dichiaro pertanto al Consiglio che il Gruppo comunista esprimerà voto negativo sul rendiconto finanziario del 1970.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Curci. Ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, anche il nostro Gruppo darà voto contrario all'approvazione del rendiconto finanziario 1970, perché noi non ci sentiamo di assumerci la responsabilità di avallare quella che è in atti una violazione dello Statuto, anche se giustificata dalle traversie che il documento che viene sottoposto alla nostra approvazione ha dovuto subire per gli interventi del Governo.
Mi consenta, signor Presidente, di ricordare al Consiglio che proprio da parte del nostro Gruppo è stata presentata una proposta di legge, di cui mi permetto sollecitare l'esame alla Commissione competente, affinché possa venire al più presto posta in discussione, sull'istituzione dei servizi di tesoreria della Regione, che potrebbe consentire di superare in avvenire proprio quelle difficoltà che hanno impedito venisse sollecitamente varato quel rendiconto finanziario che il Consiglio si appresta ad approvare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Calleri. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

A me non pare che si possano accettare alcune delle osservazioni sia del collega Consigliere Raschio che del collega del Gruppo della Destra nazionale.
Com'è noto, la Giunta Regionale aveva a suo tempo presentato un disegno di legge di approvazione del Conto consuntivo, disegno di legge poi varato dal Consiglio nazionale, che era stato respinto dal Governo con la motivazione che, non essendosi ancora insediata la Commissione di controllo e non avendo quindi questa potuto vedere tutti gli atti dell'Amministrazione regionale, il Governo non poteva concedere il suo benestare.
La Commissione di Governo venne in seguito insediata, e immediatamente com'è ovvio, la Giunta Regionale trasmise ad essa gli atti: non appena gli atti le vennero restituiti, la Giunta li passò al Consiglio, secondo una procedura che venne indicata dal Governo in accordo con la Corte dei Conti.
Ora, il problema è non di approvare o non approvare il Conto consuntivo, ma di vedere se vi sono valutazioni e richiami da parte della Commissione del Governo. Richiami che, peraltro, potranno essere successivamente presentati dalla Corte dei Conti; perché io vorrei ricordare ai signori Consiglieri che il Conto consuntivo delle Regioni, in ogni caso, secondo la procedura che è stata accettata, finirà con l'andare così come i conti dell'Ufficio di Presidenza, alla Corte dei Conti, e quindi tutto sarà controllato dal punto di vista delle giustificazioni contabili.
Desidero chiedere un chiarimento all'Assessore al bilancio. In passato quando si trattò di presentare il disegno di legge relativo al Conto consuntivo, vi furono perplessità a proposito della forma di presentazione: non riuscivamo a stabilire con certezza se occorresse presentare un disegno di legge o fosse sufficiente una deliberazione; alla fine si giunse a concludere che convenisse adottare la prima delle due forme, e si present un disegno di legge. Oggi, invece, viene presentata una semplice deliberazione. A me pare che ciò contrasti con il fatto che ogni atto relativo al bilancio, sia per quanto attiene al bilancio preventivo, sia per quanto riguarda il conto consuntivo, dev'essere approvato con legge.
Vorrei che l'Assessore al bilancio avesse la cortesia di indicarmi le ragioni di ciò, che in questo momento francamente mi sfuggono. Sarei disposto ad accettare l'adozione del metodo di approvazione mediante deliberazione solo in quanto, ad esempio, la scelta fosse stata suggerita dall'Autorità di Governo come indicazione precisa della via da seguire. In mancanza di questa indicazione riterrei più opportuno approvare il conto consuntivo sotto la veste di disegno di legge, e quindi di legge.
Per quanto attiene al merito, è ovvio che non ci può essere che l'approvazione di questo conto consuntivo, che peraltro era già stato approvato nel 1971.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, intervengo senza alcun intento polemico, ovviamente ma semplicemente per sottolineare due aspetti che già sono stati esaminati a suo tempo dalla Commissione e ritengo altresì dalla Giunta presieduta dal dott. Calleri.
Il primo è che lo Statuto prescrive che l'approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo avvenga mediante legge. Però, nel 1970 non fu approvato con legge un bilancio preventivo, e pertanto non ritengo che occorra approvare con legge il relativo rendiconto finanziario, che non è formalmente un conto consuntivo bensì un documento relativo al piano di riparto stabilito dallo Stato.
Seconda considerazione, più specificamente inerente alla Commissione: la relazione che il collega Rossotto ha illustrato a nome della Commissione è stata approvata il 24 settembre '73, ed era pronta da tempo. Fin da allora era stato chiarito, con l'Assessore al bilancio, Paganelli assistito da funzionari qualificati, che proprio da autorità superiori di Governo era venuta l'indicazione che per il rendiconto occorreva una deliberazione propria del Consiglio Regionale. La procedura, in altre parole, doveva essere questa: la Giunta trasmette il rendiconto al Consiglio; la Commissione, a norma di Statuto, lo esamina e formula la sua relazione e il suo parere; poi, con autonoma delibera, il Consiglio Regionale approva il rendiconto stesso. E' chiaro che questo metodo non andrà più bene dal 1972, poiché per il '72 vi è stato un regolare bilancio approvato con legge regionale, e pertanto il relativo consuntivo dovrà essere approvato con legge regionale.
Questa è la linea di condotta approvata sia dalla Commissione sia da autorevoli componenti della Giunta nei loro interventi. Tenevo a chiarire la posizione che la Commissione ha tenuto, indipendentemente dalla risposta che potrà dare la Giunta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare ancora il Consigliere Calleri. Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

Chiedo scusa al Consiglio per quello che può apparire un eccesso di pignoleria da parte mia, ma non mi sembra sufficiente a giustificare la non approvazione con legge del rendiconto consuntivo del '70 il fatto che non sia stato approvato per legge il relativo bilancio preventivo. Il decreto del Ministro con cui si davano i fondi alle Regioni parlava esclusivamente di bilancio preventivo, anzi, di "collocazione imposte dal punto di vista preventivo", lasciando ovviamente le successive determinazioni alla valutazione del Consiglio Regionale, in particolare dello Statuto regionale, nel quale si è stabilito che i conti consuntivi vengano approvati con legge. Quindi, Consigliere Garabello, non c'è un collegamento tra rendiconto di carattere preventivo e rendiconto di carattere consuntivo, tant'è che noi già nel 1971 abbiamo approvato con legge il rendiconto consuntivo.
Il Governo, nel respingere la legge, non ci aveva obiettato che non dovevamo fare una legge: aveva osservato che la legge non era approvabile in quanto i documenti compendiati nella legge non erano stati verificati dalla Commissione di controllo.
Io pertanto ho chiesto alla Giunta - e gradirei ricevere dalla Giunta risposta in merito, al di là delle polemiche, che d'altronde non vi è motivo di fare - se vi è una precisa presa di posizione da parte dell'autorità di Governo nel senso che sia questa stessa a consigliare di votare una delibera. In mancanza di una tale indicazione governativa il rendiconto consuntivo, a mio avviso, deve essere approvato con legge.



PRESIDENTE

Nessun altro Consigliere intende intervenire? Darei allora la parola per la risposta all'Assessore al bilancio e alla programmazione, Simonelli.



SIMONELLI Claudio, Assessore alla programmazione e bilancio

Sono perfettamente al corrente della natura dell'obiezione sollevata dal Consigliere Calleri, anche perché, come Assessore al bilancio, ebbi a presentare nel 1971 la legge relativa al rendiconto del 1970, e ricordo che in quell'occasione, dopo lunga discussione, fu deciso - e, in assenza degli interventi successivi di cui dirò poi, a me pare fu deciso in allora opportunamente - di formalizzare un atto importante come l'approvazione del rendiconto con una legge: legge che ha avuto un iter molto travagliato come è già stato ricordato negli interventi dei Consiglieri, che l'ha portata a finire davanti alla Corte Costituzionale e ad essere da questa dichiarata costituzionalmente illegittima.
Oltre alle deliberazioni della Giunta relative al rendiconto, sono poi intervenute disposizioni governative che hanno impresso alla vicenda quel diverso carattere che adesso ci porta a scegliere la forma della deliberazione anziché quella della legge. In particolare, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha diramato in più riprese norme per questo particolare tipo di gestione, che, si è tenuto più volte a ribadire, non è una gestione normale ma una gestione speciale, e, come tale, una gestione di esclusiva pertinenza, in tutto il suo iter, salvo l'approvazione finale della Giunta, tant'è che si configura nel suo insieme come una serie di atti amministrativi. A questa stregua, anche l'atto finale di approvazione del Consiglio dev'essere un atto amministrativo, cioè una deliberazione consiliare; lo dice esplicitamente la circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dopo aver previsto l'esame da parte della Commissione di controllo, come controllo del Governo ma anche come controllo preliminare all'esercizio successivo da parte del Consiglio del potere di approvazione finale, la circolare recita: "Le Commissioni di controllo, dopo l'esame dei rendiconti ad essa pervenuti dalle Giunte Regionali, trasmettono ai Consigli Regionali apposita relazione sull'esame compiuto, ai fini dell'approvazione con deliberazione amministrativa dei rendiconti stessi". E questo è stato ribadito successivamente dicendo che "l'attività posta in essere dai Consigli dev'essere ritenuta una deliberazione", proprio in ragione del particolare tipo di gestione che è la gestione speciale fatta esclusivamente dalla Giunta, e quindi attinente esclusivamente all'ambito di poteri amministrativi.
In considerazione di questi elementi, che sono stati così ribaditi dalla Presidenza del Consiglio, abbiamo ritenuto di seguire questa strada e di presentare sotto forma di deliberazione del Consiglio l'approvazione del rendiconto 1970.



PRESIDENTE

La discussione generale è chiusa. Ci sono altre dichiarazioni? Allora passiamo alla votazione della proposta di deliberazione, della quale d lettura: "Oggetto: Rendiconto delle entrate e delle spese per l'anno finanziario 1970 Il Consiglio Regionale visto l'articolo 15 della legge 16 maggio 1970, n. 281, riguardante l'istituzione di una contabilità speciale per il versamento delle entrate e per il pagamento delle spese di competenza delle Regioni a Statuto ordinario visto l'articolo 16 della stessa legge, riguardante l'assegnazione di una somma, a ciascuna Regione, per le spese d'impianto e di primo funzionamento degli organi ed uffici regionali durante l'anno 1970 visto il piano di ripartizione della somma di L 461.833.335 assegnata alla Regione Piemonte per tale anno, deliberato dalla Giunta Regionale con provvedimento n. 2 in data 10 settembre 1970 visto il decreto del Ministro per il Tesoro in data 5 giugno 1970 recante norme per la gestione delle contabilità speciali, ed in particolare l'articolo 6 il quale prescrive che il rendiconto di tale gestione è presentato al Consiglio Regionale entro il 30 aprile dell'anno successivo a quello cui si riferisce vista la circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri n.
200/7475 in data 29 ottobre 1971 indicante modalità e termini per la presentazione del suddetto rendiconto vista la deliberazione n. 29, in data 21 settembre 1972, con cui la Giunta Regionale ha approvato il rendiconto delle entrate e delle spese per l'anno finanziario 1970 vista la decisione assunta dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione, nella riunione del 19 ottobre 1972, in base all'esame del rendiconto e della documentazione che lo correda viste le lettere in data 2 ottobre 1972, 2 febbraio 1973 e 21 settembre 1973, con le quali il Presidente della Giunta Regionale, nel trasmettere tutti gli atti di cui sopra, ha fatto pervenire le deliberazioni che la Giunta stessa aveva adottato per definire alcune anticipazioni somministrate all'Amministrazione Provinciale di Torino, nonch l'inventario dei beni mobili patrimoniali al termine dell'anno 1970, e ci in conformità a quanto osservato dalla Commissione di controllo sugli atti della Regione udita la relazione della Commissione consiliare per la programmazione ed il bilancio; approva il rendiconto delle entrate e delle spese della Regione Piemonte per l'anno finanziario 1970, presentato dalla Giunta Regionale ai sensi del decreto 6 giugno 1970 del Ministro per il Tesoro, nelle seguenti risultanze finali: Riscossioni L. 462.133.335 Pagamenti L. 184.934.020 Fondo di cassa L. 277.199.315 Somme rimaste da riscuotere L. 1.255.630 L. 278.454.945 Somme rimaste da pagare L. 202.448.930 Avanzo L. 76.006.015".
Qualcuno desidera ancora intervenire, per chiedere modifiche o rettifiche formali o sostanziali? Nessuno. Allora, pongo in votazione la delibera che ho letto or ora per alzata di mano. Chi intende approvarla è pregato di alzare la mano.
La delibera di approvazione del rendiconto 1970 è approvata.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Riformulerei a questo punto la proposta che già avevo avanzato in precedenza: se il Consiglio non ritenga di passare subito all'esame della mozione urgente concernente la situazione alle Officine Moncenisio di Condove, presentata dai Consiglieri Garabello, Calsolaro, Besate in data 8 gennaio '74.



BESATE Piero

Il nostro Gruppo è d'accordo.



CALSOLARO Corrado

Noi abbiamo proposta la mozione, è ovvio che concordiamo pienamente sulla sua discussione anticipata.



PRESIDENTE

Rimane ancora un punto da risolvere. All'interrogazione del Consigliere Nesi, che in quanto tale non poteva essere legata alla mozione, la Giunta si era dichiarata disposta a rispondere nel corso della discussione circa la mozione. Però, non vedo in aula il Consigliere Nesi e pertanto chiedo al Presidente della Giunta come ritenga meglio fare.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La risposta sarà implicita nella trattazione della questione generale.
Sarà il Consigliere Nesi ad un certo momento a dichiararsi soddisfatto o diversamente a riproporre la sua interrogazione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Mozione sulla situazione delle Officine Moncenisio di Condove


PRESIDENTE

Vi era anche un'interpellanza del Consigliere Garabello, che è stata però assorbita dalla mozione che egli ha presentato e di cui è il primo sottoscrittore. Dò lettura della mozione: "Il Consiglio Regionale del Piemonte presa conoscenza della situazione alle Officine Moncenisio di Condove illustrata dal Consiglio di fabbrica, dalle Organizzazioni sindacali e dalla Comunità Bassa e Media Val Susa posto in rilievo il valore che l'azienda ha, sia nei confronti della situazione economica dell'intera Valle di Susa (già depauperata da precedenti chiusure e ridimensionamenti di aziende che hanno ridotto di migliaia di posti di lavoro l'occupazione operaia della zona), sia nel significato diversificante che l'azienda assume nel quadro dell'economia piemontese fa propri i pronunciamenti del Consiglio di fabbrica, delle Organizzazioni sindacali e della Comunità di valle volti ad ottenere l'impegno delle Partecipazioni Stati attraverso l'EGAM impegna la Giunta ad assumere tutte le iniziative necessarie per ottenere l'impegno predetto, con l'urgenza che la situazione richiede".
Per rituale procedura chiedo quale dei sottoscrittori della mozione intenda prendere la parola. Ha chiesto di parlare il Consigliere Garabello che figura come primo sottoscrittore. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Credo sia opportuno che io presenti al Consiglio Regionale, anche se ad ora così tarda, dopo una giornata di lavoro molto intenso, una rapidissima panoramica su come si sono svolti i fatti.
La Officine Moncenisio, che penso tutti qui conoscano, date anche le sue notevoli tradizioni, è un'azienda che produce macchine circolari per la confezione di calze da uomo e maglieria di grande diametro; ed inoltre materiale ferroviario e carpenteria metallica. Ha sede in Condove, e una forza di lavoro, al 28 novembre '73, di 485 operai, 22 equiparati, 146 impiegati, 8 dirigenti, cioè in totale circa 660 dipendenti. Fa parte del Gruppo Billi di Firenze, che gestisce un'altra azienda con sede sociale a Firenze e stabilimento in provincia di Bologna. A questo gruppo sono collegate una serie di altre aziende con attività varie, che non sto ad enumerare.
Si è venuta a determinare - e il Consiglio di fabbrica, insieme alle Organizzazioni sindacali ed agli Enti locali, ha operato lodevolmente per permetterci di inquadrare il problema - una situazione interna per cui, pur disponendo l'azienda di commesse, di richieste di produzione per il campo tipico della propria attività, come anche per conto di altre aziende, si sono create evidenti pesantezze di carattere finanziario, che hanno portato nel tempo a periodi di sospensione e di cassa integrazione degli operai, e negli ultimi tempi, mentre l'occupazione era nel complesso completa, a difficoltà per cui soltanto un atteggiamento direi molto comprensivo di alcuni istituti bancari ha consentito di liquidare nel mese di dicembre la tredicesima mensilità e l'acconto mensile per lo stesso mese.
Preoccupati per questa situazione, i dipendenti dell'azienda, riuniti col Consiglio di fabbrica, con l'appoggio delle Organizzazioni sindacali e degli Enti locali, hanno convocato assemblee aperte, anche del Consiglio comunale di Condove, a cui personalmente ho partecipato con alcuni esponenti anche di altri Gruppi politici, richiedendo come linea di condotta per la soluzione di questo problema l'intervento dell'EGAM, cioè delle Partecipazioni Statali.
Ha preoccupato non poco i lavoratori il fatto che, mentre sono stati presi impegni che danno subito una certa sicurezza nei confronti dello stabilimento di Firenze, minor convinzione sia stata mostrata da parte delle Autorità centrali rispetto allo stabilimento di Condove.
Nella seduta aperta del Consiglio comunale venne formato anche un Comitato per la difesa, oltre che della Moncenisio, della più ampia situazione riguardante l'intera Valle di Susa, ove in questi ultimi anni sono venute a trovarsi in grosse difficoltà varie fabbriche: il C.V.S., la Magnadyne, la Montecatini, la Fichet, la Robertshaw, la Castor, ora la Coppo; e ove altre aziende, alcune derivate addirittura da queste, si dibattono anch'esse fra gravi problemi - la Seimart, la Imel, l'Assa. Il Comitato si impegnava, nel difendere la situazione della Moncenisio, a farsi promotore di una difesa e di uno sviluppo della Valle di Susa, che ha antiche tradizioni industriali e che negli ultimi tempi ha visto notevolmente depauperata la propria possibilità di occupazione. In questo quadro, il Comitato stesso, al di là di alcune altre iniziative soprattutto rivolte ad ottenere un respiro per le paghe di dicembre, ha anche deciso di sottoporre alla Regione il problema.
Non è il caso che io stia ora a dire quali iniziative sono state prese: ne ho tenuto informato sempre l'Assessore Visone, che era già stato interessato dalle Organizzazioni, sindacali, e, da quando è stata formata la nuova Giunta, l'Assessore Conti e il Presidente Oberto. Il tutto è sfociato in una riunione ristretta, in cui il Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio, l'Assessore al lavoro ed i rappresentanti dei Gruppi consiliari sono convenuti: con i sindacalisti e gli Enti locali si è discusso, sono state accettate alcune proposte di carattere operativo che non tocca a me esporre, è stato dato mandato ai Capigruppo ed ai rappresentanti dei Gruppi presenti di sottoporre la questione in Consiglio Regionale per chiedere che la Regione si associ alla richiesta di intervento delle Partecipazioni Statali già rivolta da parte delle organizzazioni, del Consiglio di fabbrica e della Comunità montana. Noi questo facciamo oggi, e naturalmente chiediamo alla Giunta che le iniziative che finora sono già state svolte vengano proseguite e si assumano tutte quelle che sono necessarie per giungere a risultati concreti in termini il più possibile brevi.
Indubbiamente, ci sono, in questa vicenda, due aspetti che non bisogna dimenticare.
Il primo è quello che riguarda l'economia dell'intera valle, e come tale l'economia dell'intera Regione. Noi non possiamo rimanere inerti di fronte ad una situazione di questo genere: è logico, è giusto, è politicamente significato che, anche in questa circostanza, come già in altre, la Regione sia vicina ai lavoratori. Specialmente, non va dimenticato che, permanendo sempre valida la linea di diversificazione industriale rispetto al settore fondamentale della Regione, quello automobilistico, mentre alla diversificazione si tende, occorre innanzitutto difendere quelle industrie ove essa già è in atto.
Un secondo aspetto, presente particolarmente a coloro che hanno avuto modo di seguire la vicenda e che conoscono un po' da vicino la Officine Moncenisio, è che siamo qui in presenza di una maestranza particolarmente qualificata, che in parte minore lavora in grossa meccanica e carpenteria ma in gran parte lavora in meccanica di precisione. E' una maestranza che bisogna difendere, perché lo scioglimento di un gruppo così folto di lavoratori dotati di una specializzazione particolare come questa - nel senso che i singoli possono trovare lavoro altrove, date appunto le loro qualità, però adattandosi ad attività che richiedono un minor grado di specializzazione - sarebbe una perdita per l'economia regionale, al di là ancora del fatto sociale.
Considerato sotto questo profilo, di difesa di un'azienda, di difesa di una situazione diversificata, di difesa di un rilevante gruppo, di centinaia di lavoratori, di notevole qualificazione, credo che un intervento equivalga per la Regione un dovere.
Lascio alla Giunta l'esposizione di quanto è stato detto e concluso nella riunione cui ho fatto cenno. Ho voluto soltanto informare almeno sommariamente ma in modo sufficiente i Consiglieri che non hanno potuto seguire la vicenda dall'inizio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Noi comunisti riteniamo di dover intervenire nell'illustrazione di questa mozione, anche se il collega Garabello è gia sceso largamente nei dettagli, per sottolinearne alcuni aspetti di carattere generale ed alcuni elementi più specifici.
Pensiamo anzitutto che la difesa dell'occupazione alla Officine Moncenisio debba essere sostenuta in modo rigoroso e intransigente - una specie di linea del Piave della difesa dell'occupazione. Da una parte perché si tratta, come in ogni caso di difesa del posto di lavoro, di assicurare il pane a uomini che del proprio lavoro vivono, a lavoratori che non hanno altra risorsa all'infuori della loro occupazione per procurare il necessario a sé ed alle proprie famiglie, e più in generale perché, se è vero, come è vero, che lo scopo fondamentale di ogni pianificazione, di ogni programmazione, si misura con i criteri dell'occupazione e della pena occupazione, la difesa dei posti di lavoro oggi in pericolo è il presupposto fondamentale perché l'elaborazione del Piano regionale del Piemonte non cali in una situazione di cimiteri di piccole e medie industrie, le quali debbono invece avere, come è detto in tale piano, una funzione fondamentale.
In particolare, dalla crisi alla Officine Moncenisio è investita ancora una volta quella Valle di Susa che, come ha detto il collega Garabello, è già venuta a trovarsi in una condizione di disimpegno economico occupazionale molto preoccupante. Se a questo aggiungiamo che a non molta distanza dalla Moncenisio c'è un'altra azienda, pure del settore meccanico tessile, e quindi sempre con carattere diversificante , che si trova in situazione assai precaria, ci rendiamo conto come l'attuale congiuntura non possa in alcun modo essere considerata soltanto dal punto di vista, pur preminente, del problema dell'occupazione immediata.
Colgo l'occasione per ricordare che, sempre in quella zona, come ha comunicato il Presidente del Consiglio, sorgono altri gravi problemi, ad esempio quello degli studenti delle Medie superiori di Rivoli, alle quali confluiscono più che i giovani rivolesi, che anzi sono in minima parte giovani provenienti da Condove, dalla stessa Torino, da Moncalieri, cioè da tutta una zona sulla quale quegli Istituti medi superiori hanno una loro attrazione, una loro influenza in reazione al sovraffollamento delle scuole torinesi.
Inoltre, proprio oggi è stata qui una delegazione di dipendenti dell'Abitificio Rossi di Mondovì, che dà lavoro a 200 dipendenti, fra cui 135 donne (si tratta, dunque, oltre tutto, essenzialmente di occupazione femminile), i quali, ventilandosi la chiusura dell'azienda, paventano la perdita del posto di lavoro. Il caso di questo Abitificio interessa il comprensorio monregalese, che in generale viene abbinato al comprensorio di Casale, riunendosi così i due comprensori che in base ai dati di cui siamo in possesso, alla situazione che se ne deduce, sono quelli di maggiore degradazione economica, di disimpegno occupazionale più macroscopico che abbiamo nella nostra Regione. Di questa situazione i particolari saranno illustrati all'Assessore al lavoro, al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio.
Tutti questi problemi che si sommano e si accavallano devono costituire un campanello d'allarme molto pressante per il Consiglio Regionale e tutti gli enti pubblici del Piemonte. In crisi in generale sono piccole e medie aziende, piccole e medie industrie, non legate al settore automobilistico ma per lo più al settore tessile (anche là ove si tratta di meccanica, è sempre meccanica per il settore tessile).
In particolare per quanto riguarda la Officine Moncenisio, ritengo che la lotta per il raggiungimento dell'obiettivo, che è quello dell'intervento dell'EGAM, debba essere condotta in modo unitario, con la partecipazione della Comunità montana, dei Sindaci, dei Sindacati, delle Maestranze, del Consiglio Regionale della Provincia di Torino.
Mi permetto di richiamare a questo proposito la recentissima pubblicazione degli Assessorati alla programmazione e all'industria della precedente Giunta. A pag. 27, parlando dell'EGAM, ci ricordano che la tendenza di questo ente è di andare al settore minerario, siderurgia speciale, meccanico (meccanico con utilizzo delle produzioni siderurgiche e meccanico-tessile), il che si attaglia perfettamente sia al caso della Moncenisio che a quello della Coppo. A pag. 29 si dice in particolare che: "L'EGAM intende aumentare i dipendenti per le proprie aziende, comunque dell'Ente, da 21.854 a 34.000, cioè di 12.000 dipendenti, di cui il 50 per cento per nuovi posti di lavoro nel Mezzogiorno". E' buona cosa questa localizzazione prioritaria nel Mezzogiorno; ma l'altro 50 per cento è previsto al di fuori del Mezzogiorno. E poi, è ancora da vedersi se si tratta di nuovi posti di lavoro o non piuttosto di assunzioni per posti di lavoro già esistenti, con particolari interventi che dovrebbero far parte di un'operazione significativa e specifica.
Per quanto riguarda la meccanica tessile, l'EGAM, stando a questi dati dichiara per il '71-'76 di avere in programma investimenti per circa 85 miliardi, di cui circa la metà nel Mezzogiorno (forse di più, perché in questi casi non si tratterebbe di posti di lavoro che costerebbero, come nel Mezzogiorno, perché già esistono: forse si tratterebbe di trasformazione e di altre cose.
Ciò comporta, quindi, la valutazione che fa di questo intervento nostro non un intervento di carattere regionalistico localistico nordista in contrapposizione con il Mezzogiorno ma di diversificazione nell'ambito della nostra Regione e nello stesso tempo un intervento che si oppone all'inevitabile discesa alla metropoli di gente residente in valle che rimarrebbe esclusa dall'occupazione, un intervento che si pone proprio in termini di politica meridionalistica.
Attendiamo di avere le ultime informazioni da parte della Giunta in merito agli sviluppi di quanto convenuto nella riunione del 4 di questo mese, venerdì scorso, in sede di Giunta, con il Presidente della Giunta l'Assessore al lavoro, il Presidente del Consiglio. Si erano decisi alcuni interventi immediati, diciamo, di pronto soccorso e di immediata informazione, per poter dare poi una valutazione che del resto credo rimanga sempre nell'ambito delle linee generali che sono state allora definite. In particolare, però, chiediamo che analogo intervento venga effettuato per quanto riguarda l'azienda Coppo di Collegno, pure meccano tessile, e per l'Abitificio Rossi di Mondovì, che però non si pone su un piano diverso da un intervento dell'EGAM, o della GEPI, o dell'IRI, avendo comunque sempre al centro il problema dell'occupazione e in particolare dell'occupazione femminile in un comprensorio di grave degradazione economica ed occupazionale.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Calsolaro, preciso che la mozione, sottoscritta dai Consiglieri Garabello, Calsolaro e Besate reca anche la firma del Consigliere Vera. Ha facoltà di parlare il Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la mozione che reca, oltre alle firme dei Consiglieri Garabello, Besate e Vera, l'adesione del Gruppo socialista, riproduce sostanzialmente la linea di difesa dei lavoratori della Moncenisio, espressa nel corso dell'incontro del 4 gennaio dal Consiglio di fabbrica e dai sindacati.
La crisi si innesta in quel processo che potremmo definire di "sottosviluppo di ritorno" che caratterizza ormai da tempo le vicende dell'occupazione diversificata della Valle di Susa, e che ha avuto ed ha conseguenze gravissime non soltanto sul piano economico ed occupazionale ma anche - e vorremmo dire soprattutto - sul piano dei valori umani sociali e culturali della comunità della Valle.
Per questo, la solidarietà che è stata espressa all'unanimità da parte dei Gruppi consiliari presenti alla riunione, tradottasi nel documento che oggi viene portato all'approvazione del Consiglio, con l'adesione dello stesso Presidente del Consiglio Regionale e del Presidente della Giunta deve concretarsi in movimento attivo ed operante per fare della Moncenisio l'occasione di un impegno unitario ad affrontare - come ha detto or ora il collega Besate - il problema ed a risolverlo secondo le linee programmatiche che già emergono dal rapporto preliminare e dalle consultazioni. Senza di che ci troveremmo ad aver programmato soltanto delle buone intenzioni.
Il sollecitato intervento delle Partecipazioni Statali sembra essere in questo momento, l'unica via attraverso la quale sia possibile salvaguardare il tipo di produzione delle Officine Moncenisio e lo stesso livello di occupazione operaia. Non si possono, però, non esprimere contemporaneamente le preoccupazioni che derivano dai tempi che solitamente intercorrono per l'attuazione di questi interventi, e che non sono n facili né brevi; e quindi il pericolo, che esiste per l'immediato soprattutto se si tiene conto delle condizioni in cui versa l'Azienda Billi di Firenze, che, seppur giuridicamente distinta dalle Officine Moncenisio ne condiziona irrimediabilmente i rapporti con i terzi, siano essi istituti di credito, fornitori o clienti.
Mi è stato fatto osservare, per esempio, da un gruppo di lavoratori della Moncenisio, che la soluzione immediata più favorevole - che evidentemente è da verificare - sarebbe quella di un potenziamento della produzione nel settore ferroviario (e questa osservazione era già stata raccolta nell'interrogazione che avevo presentato a suo tempo all'allora Presidente del Consiglio Regionale, attuale Presidente della Giunta Regionale, avv. Oberto). In rapporto a ciò, possiamo trarre alcuni elementi dalla notizia apparsa oggi sui giornali su quel piano di sviluppo ferroviario per 500 miliardi, di cui 250 andrebbero a nuove iniziative nel settore. Questa soluzione offrirebbe anche il vantaggio che lo Stato nell'affidare le commesse, anticiperebbe una quota in danaro pari al 1015 per cento del prezzo dell'intera fornitura; sarebbe inoltre possibile ottenere sulla commessa anticipazioni bancarie di una consistente entità.
E' un'ipotesi che, ripeto, va verificata, e che comunque non può essere subordinata alla volontà discrezionale di quell'associazione del gruppo industriale che opera nel settore e che, a quanto è stato affermato dal Consiglio di fabbrica nel corso della riunione del 4 gennaio, si è attribuito il diritto di programmazione delle commesse, quindi un vero e proprio diritto di programmazione economica nel settore.
Siamo quindi d'accordo che il problema va affrontato in sede di trattativa globale e programmatica con i Ministri della programmazione, del Lavoro e delle Partecipazioni Statali. In questo quadro si rileva l'urgenza di un coordinamento al livello della Commissione già istituita, o abbozzata, nel corso della seduta del 4 gennaio, alla quale diamo la nostra piena fiducia e sulla cui iniziativa è necessario il concorso della volontà politica dell'intero Consiglio Regionale.
E' un'occasione, questa, che costituisce, in un certo senso, il banco di prova della capacità politica della nuova Giunta: saper affrontare, in una situazione obiettivamente critica, i problemi dei lavoratori di una Valle che gia attraverso la voce dei suoi Amministratori locali, dei Comuni e della Comunità montana - ed erano presenti il Presidente del Consiglio Regionale e il Presidente della Giunta - ha chiaramente affermato il limite di intollerabilità che la situazione occupazionale della zona ha ormai raggiunto e che minaccia di portare a quella protesta di contestazione delle stesse istituzioni democratiche se queste dimostreranno la loro impotenza e la loro incapacità di intervento.
Il Gruppo socialista riafferma la propria solidarietà ai lavoratori della Moncenisio e dichiara pertanto la propria totale disponibilità per tutte quelle iniziative che la Giunta ed il Consiglio Regionale riterranno di assumere.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Nella riunione che abbiamo avuto con i rappresentanti dei lavoratori della Moncenisio sono emerse due linee d'azione della Regione Piemonte: esprimere, con una mozione o un ordine del giorno, la volontà politica del Consiglio Regionale di appoggiare le richieste di questi lavoratori, il che è stato fatto attraverso l'ordine del giorno che reca le firme di alcuni Consiglieri, fra cui il collega Garabello, consenziente appunto a trasformare la sua interpellanza in ordine del giorno; costituire un comitato, presieduto dall'Assessore Conti, il quale penso relazionerà successivamente su lavori del comitato stesso e sulle iniziative intraprese.
Per quanto riguarda la prima linea d'azione, penso che la volontà politica della Regione dl appoggiare le richieste dei lavoratori debba essere qui confermata, senza badare a certi giudizi negativi. L'"Espresso" nel numero uscito questa mattina, pubblica un articolo che contiene valutazioni estremamente negative in merito alla Moncenisio e alla Coppo definendole "altri due rottami" e sottolineando, a proposito della prima che "le sue condizioni sono talmente disastrose da essere divenute quasi leggendarie nella zona: sono anni e anni che tutti la ricordano in crisi" con evidente intento di critica nei confronti dell'atteggiamento dell'Ente di Stato, che rileva aziende a carattere fallimentare e finisce, in sostanza, con il premiare la cattiva amministrazione.
Questo rilievo potrebbe essere valido qualora la situazione economico sociale del nostro Paese fosse normale, se esistesse, cioè, come in altri momenti esisteva, nel nostro Paese, come può esistere nella vita economica di altre Nazioni, una larga possibilità di spostamento, di conversione della mano d'opera; condizioni di mobilità e di possibilità di conversione della mano d'opera che credo sia estremamente arduo sostenere esista nell'attuale critica situazione del nostro Paese e soprattutto nella critica situazione, cui già gli oratori che mi hanno preceduto hanno fatto riferimento, della zona della Valle di Susa ove questo stabilimento è ubicato.
Non credo sia il caso di richiamarsi, in questa circostanza, alla solita questione Sud-Nord, patrocinando investimenti al Sud che nessuno di noi contesta. Ciò che si chiede ora e la conservazione del livello, del tasso di occupazione esistente nelle nostre zone, ed in particolare nella Valle di Susa. Non mi pare, d'altro lato, che calzi a questo proposito il solito riferimento, che costituisce un po' il leitmotiv di molti zelatori del cosiddetto nuovo modello di sviluppo, del ritorno ad una Arcadia agricolo pastorale che per quanto riguarda la Valle di Susa dubito fortemente - e penso che chi conosce la Valle di Susa mi darà ragione possa concretizzarsi, trattandosi per di più di una zona in cui sappiamo benissimo tutti che le possibilità di sviluppo turistico hanno avuto un grave colpo in conseguenza dei recenti provvedimenti di austerità.
Per tutte queste ragioni noi insistiamo affinché il Consiglio Regionale, approvando la mozione presentata dal collega Garabello, da me dal collega Besate e dal collega Calsolaro, confermi la propria volontà politica che, attraverso un intervento dell'EGAM a favore delle Officine Moncenisio, venga mantenuto nelle zone della Valle di Susa la possibilità peraltro limitata, di occupazione di lavoratori che attualmente operano in queste officine, e non venga disperso (secondo l'argomentazione svolta l'altro giorno dal collega Garabello), oltre tutto, un certo patrimonio tecnologico - illimitato, se si vuole - esistente in questa officina che va evidentemente distinto dai rilievi, pur validi, pur giusti, sulla cattiva amministrazione che ha condotto l'azienda alle attuali condizioni di dissesto.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, già in occasione della riunione cui si è fatto cenno, alla quale parteciparono i membri del Consiglio di fabbrica, le organizzazioni sindacali, i rappresentanti delle Comunità della Bassa e Media Valle di Susa, e i colleghi Capigruppo, lei Presidente, ed il Presidente della Giunta, io osservai che mi sembrava inopportuno affrontare un dibattito politico sulla situazione alla Officine Moncenisio in Consiglio Regionale, per la difficoltà di esprimere una chiara volontà politica del Consiglio in condizioni di incertezza e di non totale conoscenza dei problemi. Ciò in specie perché questo problema delle Officine Moncenisio si viene a collocare in un contesto generale di crisi che indubbiamente sta gravando sempre di più sulla nostra Regione sull'Italia e sull'Europa intera, crisi le cui ulteriori avvisaglie sono state portate a conoscenza di questo Consiglio, con sensibilità e ricchezza di dati informativi dal collega Besate (la crisi alla Coppo, già nota in precedenza, e quella all'Abitificio di Mondovì).
Attendo anch'io di avere dalla Giunta qualche precisazione non soltanto sui contatti che la Giunta ha avuto, ma anche in merito a ciò che essa pensa dell'attuale situazione dell'occupazione nella Valle di Susa. Perch prima di esprimere una volontà politica, dobbiamo decidere quale dev'essere il nostro orientamento: se tendiamo alla difesa dell'occupazione, oppure ad una diversificazione produttiva, oppure a tutto quanto insieme.
Ci dobbiamo anzitutto porre, infatti, il quesito: qual è lo stato dell'occupazione in Valle di Susa? E' noto che la crisi alla Moncenisio è stata preceduta da altre e che vi erano già stati casi di cessazioni di attività produttive. Sono del 1972 i nostri vari interventi nei confronti della Montedison, per sollecitarne l'interessamento nei confronti delle aziende operanti nella Valle di Susa; in seno alla I Commissione abbiamo sentito esporre personalmente dal rappresentante della Montedison i progetti di ridimensionamento produttivo predisposti per queste attività (se ben ricordo, l'ing. Grandi disse che uno degli stabilimenti era stato destinato a produrre non più tessuti ma macchine tessili, il che comportava una concorrenza alla Moncenisio; e abbiamo sentito dai rappresentanti dei lavoratori della Officine Moncenisio evidenziare che la concorrenza di questo nuovo produttore sul mercato aveva contribuito a ridurre le condizioni di operatività della loro fabbrica).
Ora, a me non sembra opportuno optare, semplicemente, come impegno politico del nostro Consiglio Regionale, per l'intervento delle Partecipazioni Statali EGAM, mentre ancora non conosciamo le linee programmatiche su cui la Giunta vorrà basare la sua risposta alla realtà di crisi che la nostra Regione attraversa in questo momento, mentre ancora non conosciamo a fondo nella loro gravità gli scompensi economici che possono investire la nostra Regione. Anche perché, se è vero che le Officine Moncenisio sono nelle condizioni disastrate di cui parlava il collega Vera riferendosi all'articolo dell'"Espresso", bisogna anche tener presente la situazione di profondo impegno che l'EGAM ha ormai raggiunto da un punto di vista finanziario.
Rifinanziato con 30 miliardi, con grande scandalo, come esempio di indiscriminate spese correnti che venivano effettuate dal Governo Andreotti Malagodi, l'EGAM è oggi nuovamente in condizioni di carenza di fondi, e si è trovato, per alcune operazioni di intervento, ad avere il controllo ormai, dell'80 per cento circa della produzione di macchine tessili: ultime sue acquisizioni, la Cognetex di Modena, gli stabilimenti di Firenze.
Noi qui prendiamo delle decisioni senza conoscere i dati sul livello occupazionale in Valle di Susa, pur non ignorando - ed è stato anche motivo di dibattito - che in Valle di Susa si sono verificati episodi mafiosi ben noti nella zona di Bardonecchia, che sono stati tamponati con interventi giudiziari sia ad Oulx sia a Cesana ed in altre piccole località, il che significa che mano d'opera carente in loco è stata richiamata nella Valle di Susa da altre Regioni. Parliamo di difesa dell'occupazione in una zona che non sappiamo se è in tensione, se è in sottotensione oppure se è ad un livello giusto, e, quel che è più grave, optiamo per una politica che pu essere estremamente pericolosa. Agli inizi di una crisi, proprio noi amministratori regionali, proponiamo con un ordine del giorno il sistema più semplice di scaricare responsabilità che sono nostre su un organo che sta sopra di noi ed è un ente di Stato.
Questo dubbio sull'opportunità di dare in questo dibattito prematuramente una precisa indicazione politica, che io mi sono permesso nella riunione del 4 gennaio, di avanzare, è emerso anche dall'intervento del collega Calsolaro, il quale, con una visione obiettiva della realtà nostra e delle condizioni attuali, ha ricordato come queste Officine Moncenisio abbiano una produzione imperniata per il 20 per cento sul materiale ferroviario. Se noi vogliamo realmente essere non dei protagonisti ma dei coadiutori per interventi economici sani, cioè produttivi di qualcosa di utile per la nostra Regione, dobbiamo tener presente che oggi, di fronte ad una crisi di produzione del trasporto privato, ad una carenza del trasporto pubblico, esistono, come ricordava il collega Calsolaro, degli impegni di incremento del trasporto pubblico. Non diventa allora una contraddizione, in questo caso non consentita, chiedere l'intervento a favore della Moncenisio dell'EGAM, quell'ente che ha il massimo della sua produzione in macchine tessili, quando invece forse l'unico prodotto delle Officine Moncenisio che in questo momento il mercato può richiedere è costituito dalle vetture ferroviarie , cioè dal materiale rotabile? Io credo che in fatto di precisione, di abilità, di rispetto di una tradizione, di impegno nel mondo del lavoro di coloro che partecipano a questo complesso aziendale chiamato Moncenisio - un complesso che pu essere finanziariamente dissestato, ma indubbiamente, come sottolineava il collega Garabello, ha un valore notevole dal punto di vista della preparazione degli uomini - non ci sia poi una gran differenza fra il lavorare ad una macchina tessile e il lavorare ad una carrozza ferroviaria.
Avremmo fatto meglio a non lasciarci trasportare dall'affanno dell'intervenire - con quella fretta che ha sottolineato Indro Montanelli in un articolo apparso su "La Stampa" di domenica scorsa, dove ricordava che i politici sono persone che si agitano freneticamente, discutono corrono, parlano, ma non concludono nulla in concreto - ed invece attendere, prima di portare qui in discussione questo problema, di conoscere esattamente l'attuale situazione occupazionale nella valle, di vedere se non fosse il caso, anziché di pensare al ricorso all'EGAM, di risolvere la questione della Moncenisio suggerendo di incrementare la produzione, che mi pare il mercato stia richiedendo.
Perché se partiamo dal concetto che nessuna azienda può più fallire in rapporto alla mano d'opera - ancora ultimamente è intervenuta la famosa legge 464 del Governo centrista (anche questa fu fortemente criticata) che quando sarà divenuta pienamente operante, socialmente operante, permetterà di ristrutturare un'azienda senza lasciare la mano d'opera priva di guadagno, dando la possibilità, con la cassa integrazione, all'azienda di ridecollare senza che i suoi dipendenti perdano il posto di lavoro - mi pare che dovremmo renderci conto che il caricare tutto su un ente di Stato può soltanto complicare le procedure, ma poi ritrovarci al punto di partenza. Temo che questa strada si rivelerà molto lunga e tortuosa anziché dare la risposta sollecita che occorre alle esigenze da soddisfare e non scaricherà noi di quelle che sono le nostre responsabilità primarie nei confronti di coloro che amministriamo.
D'altra parte, questo aggravarsi della situazione economica impone alle forze politiche dei discorsi chiari e precisi, affrontati in chiave liberale addirittura, nello stesso modo e con la stessa terminologia, da esponenti di partiti che hanno sempre contestato queste nostre dichiarazioni tacciandole di mancanza di socialità. Mi riferisco ad un recentissimo Convegno economico, svoltosi a Roma il 4 gennaio al Teatro Eliseo, cui non hanno partecipato rappresentanti liberali, perché non invitati, ma rappresentanti dei partiti comunista, repubblicano socialdemocratico, socialista. L'on. Amendola, in quell'occasione, ha espresso chiaramente alcuni concetti sui quali noi dobbiamo incardinare la nostra azione se non vogliamo che questa crisi porti al fallimento integrale non soltanto l'economia della nostra Regione ma anche la nostra funzione di classe politica. A parte la battuta polemica che egli non crede al metodo taumaturgico del nuovo modello di sviluppo, come non crede alle teologie generalizzate, inflazione=deflazione; Amendola ha concluso il suo intervento dicendo che "le litanie non giovano a nulla, ciò che le circostanze richiedono è una risoluta volontà politica di rilanciare le piccole e medie imprese dotate di vitalità ed elasticità".
La soluzione che ci viene proposta, sottoponendo ed impegnando la Giunta ad operare soltanto in funzione di una scelta d intervento della Partecipazione Statale, equivale invece proprio a togliere alle nostre aziende, piccole e medie, quella vitalità e quella elasticità che esse devono avere per poter superare questa grave crisi. Noi diciamo che questo discorso dovrà valere in futuro e non a partire dal caso che stiamo esaminando questa sera: questo significherebbe voler rimandare al domani per non voler razionalmente affrontare la dura realtà già da oggi. Invece dobbiamo cominciare a guardarla in faccia subito la realtà, iniziando proprio dal caso specifico della Moncenisio: non è legando le Officine Moncenisio ad un grosso complesso che produce anch'esso macchine tessili che sbloccheremo la situazione, ma legandolo invece a soluzioni che possano avere una risposta immediata, da inquadrarsi in una soluzione di ben più vasta portata, per problemi più ampi che dovremo dibattere ed a cui dovremo dare una risposta e ciò senza demagogia con nessuno né debolezza verso il corporativismo dei sindacati, che sta emergendo sempre più di giorno in giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dotti. Ne ha facoltà.



DOTTI Augusto

Signor Presidente, signori Consiglieri, sento il dovere di prendere la parola su questo argomento, sia perché sono proprio di Condove, sia perch mio padre per ventisette anni è stato direttore generale della Moncenisio per rettificare alcune espressioni e giudizi non del tutto esatti, che, sia pure, penso, in buona fede, sono stati dati in questa assemblea.
Le Officine Moncenisio sono una vecchia e gloriosa azienda, la cui fondazione risale a prima della guerra mondiale. Specializzatasi in effetti nella produzione di materiale ferroviario, con il passare del tempo si era grandemente diversificata ed aveva sviluppato una buona meccanica di precisione; per cui vi venivano prodotti anche congegni molto complessi che richiedono una precisione direi addirittura da orologeria.
In quest'ultimo decennio, l'intervento di un imprenditore nuovo, che ha acquistato la Moncenisio quasi per la totalità, poiché vi ha la maggioranza con oltre il 90 per cento delle azioni, ha indirizzato lo stabilimento alla specializzazione in macchine da calza per uomo (lo stesso imprenditore di maggioranza sviluppava per conto proprio aziende per la produzione di macchine per calza da donna).
Direi, caro Vera, che l'"Espresso" si può benissimo lasciarlo da parte perché la Moncenisio non è affatto un rottame, avendo investito, nel giro degli ultimi tredici mesi, oltre un miliardo in un macchinario moderno efficientissimo, per la produzione di macchine circolari per la fabbricazione di tessuti, sia da uomo che da donna, del tipo maglieria ossia jersey.
Quando la Moncenisio iniziò questa produzione, dopo oltre un anno di preparazione, riuscì ancora a vendere queste macchine circolari, che all'inizio valevano sui 30 milioni, cedendole a prezzi intorno ai 20-21 milioni, che ancora le lasciavano un certo margine di utile. La richiesta di queste macchine circolari per questi tessuti, molto diffusi nel campo dell'abbigliamento femminile, sembrava destinata a durare a lungo, grazie anche alla moda; improvvisamente, invece, si è fermata, non perché la moda abbia mutato indirizzo ma probabilmente perché il mercato in questo momento non ha necessità di altro macchinario. Così, un ordine passato alla Moncenisio da parte giapponese di numerose macchine circolari oggi non ha esecuzione, perché non le ritirano neanche a prezzi inferiori ai 20 milioni.
La Moncenisio è tuttora all'avanguardia in questo settore specialmente, ripeto, in fatto di macchine da calza per uomo, ed a prezzi veramente competitivi: solo, la produzione di queste macchine, che prima era di 80 al mese, è scesa, in base alle richieste, a 40 al mese. La crisi in questo senso ha in parte ragione l'amico Rossotto - è dovuta soprattutto all'insufficienza delle ordinazioni in altri settori, che fa sì che non sia più giustificata la presenza degli uffici tecnici, veramente efficienti, all'avanguardia sia per la produzione di vetture ferroviarie non solo di carri ferroviari, sia ben chiaro - sia per la produzione in altri settori, quelli appunto dei settore tessile, però lavorando per altre aziende.
In questo contesto si innesta la proposta EGAM. Secondo me, ha ragione Calsolaro di dire che mentre è vero che potremmo effettivamente aiutare con immediatezza la Moncenisio procurandole altre commesse, magari ferroviarie con la proposta EGAM le faremmo perdere un'importante commessa che un'altra valorosa azienda del Novarese - lascio a voi individuarla - aveva in progetto di passare a questo stabilimento di Condove per una nuova macchina che opera nello stadio finale della filatura, di cui la Moncenisio avrebbe dovuto produrre circa il 50 per cento.
Prima di prendere una decisa posizione in favore della soluzione EGAM con il pur lodevole intento di venire incontro alle aspirazioni umane e sociali delle maestranze, mi pare che la Regione avrebbe avuto il dovere di sentire il parere degli amministratori della Moncenisio. Ho voluto farlo io, ovviamente in forma privata, e ne ho dedotto che essi, pur considerando ottima la soluzione EGAM come soluzione in caso estremo, pensano che nella situazione attuale sarebbe ancora possibile valorizzare le maestranze mantenere in vita gli attuali uffici tecnici, pur che si arrivasse ad ottenere commesse in misura adeguata: poiché il fatturato delle ordinazioni in corso per la parte tessile è circa il 50 per cento di quello che sarebbe necessario, bisognerebbe trovare altre commesse per coprire l'altro 50 per cento.
Ho anche appreso che contatti intercorsi con altre aziende private fiorenti dimostrano che vi è interesse anche per una combinazione di carattere finanziario con la Moncenisio, nel senso di far eseguire dalla Moncenisio lavorazioni in cui questo stabilimento è effettivamente in condizioni di competere anche in fatto di costi.
Sono quindi dell'avviso che sarebbe doveroso da parte della Regione sentire anche gli amministratori, tanto più che nell'Amministrazione della Moncenisio sono presenti anche amministratori di enti pubblici, per esempio dell'IMI, che ha mutui nei confronti della Moncenisio, quindi persone insospettabili dati gli interessi che hanno da difendere.
C'è poi da considerare un aspetto della questione a mio avviso fondamentale: una nostra presa di posizione eccessivamente rigida di sostegno esclusivo della soluzione EGAM rafforzerebbe la resistenza del socio di maggioranza (che ha già concordato con l'EGAM la cessione della sua attività a Firenze), il quale avrebbe buon gioco ad imporre le sue condizioni. Non va dimenticato che le Officine Moncenisio hanno nella vallata un'estensione veramente cospicua di terreno, per qualche centinaio di migliaia di metri quadrati, oltre a decine di migliaia di metri quadrati coperti e ad un macchinario ancora molto efficiente; anche se, deducendo l'ammontare del debito, forse rimarrebbe assai poco di questo attivo.
A questo punto vorrei rivolgere una raccomandazione agli amici dell'opposizione, che ho sentito con tanto calore sostenere la necessità di difendere l'occupazione in Piemonte. Quando si discute di problemi ecologici, da tutti, ma specialmente dall'opposizione, si tende a bloccare qualsiasi nuova iniziativa che possa sorgere in Piemonte. E' bene preoccuparsi di questioni di natura ecologica, ma la difesa della natura dell'ambiente, dell'aria buona e respirabile non dove indurre ad impedire lo sviluppo di nuove iniziative. Cerchiamo invece, tutti insieme, di favorire, in Piemonte, lo sviluppo di tutte quelle iniziative che possono costituire soluzioni medie, diversificanti dal settore automobilistico anche se potrebbero, non coperte da difese ecologiche, recare danni da questo punto di vista, operando però in modo da annullare, o almeno ridurre al minimo, il danno ecologico per le popolazioni, anche se ciò comporterà ovviamente un certo maggior costo. E' un concetto che avevo gia espresso in occasione dell'approvazione dell'ultimo bilancio provvisorio: lo ribadisco una volta ancora oggi. L'iniziativa, ad esempio, della Miroglio pu benissimo aver corso, a patto che siano osservate certe precauzioni: per l'esperienza non mia diretta ma che conosco tramite le società partecipate della Finanziaria piemontese, mi risulta che attraverso impianti di depurazione si riesce effettivamente ad evitare che la velenosità di certe lavorazioni possa oltrepassare i confini dello stabilimento che le effettua. D'accordo, quindi, Besate, difendiamo l'occupazione, ma a tal fine difendiamo anche, pur impegnandole a fare quanto necessario per la tutela dell'ambiente, tutte quelle iniziative che possono, diversificando l'industria piemontese dal settore automobilistico, dare occasione di nuovi posti di lavoro.
Desidero concludere rivolgendo un caldo elogio ai lavoratori della Moncenisio: si tratta di una maestranza eccezionale, che ha sempre collaborato con gli amministratori alla soluzione dei problemi, anche quelli attuali gravissimi della Moncenisio, attaccata alla sua vecchia e gloriosa azienda. Ed io, anche in considerazione di ciò, raccomando vivamente al Presidente della Giunta di esplorare tutte le eventuali altre soluzioni possibili, perché questa maestranza non debba trovarsi per un periodo di tempo forse lungo a lavorare penosamente, in condizioni magari di grave mortificazione, ad orario ridotto, e non si veda quindi invogliata, sotto la spinta della necessità, a lasciare la Moncenisio per altre occupazioni, probabilmente meno qualificate, che potrebbe trovare in vallata (le Ferriere di Avigliana, per esempio, sono tuttora in espansione e accoglierebbero ben volentieri questi valenti operai, che non sono manovali ma veramente operai qualificati ed anche specializzati).
Ripeto, prego caldamente il Presidente della Giunta di voler interpellare gli amministratori della Moncenisio e prendere in esame le altre possibili alternative. Grazie.



PRESIDENTE

Non avendo altri iscritti a parlare, darei la parola all'Assessore Conti.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

Signor Presidente, signori Consiglieri, data l'ora, mi dovrò limitare a riferire sugli incontri avuti dalla Giunta nella giornata del 4 gennaio e sul lavoro svolto nella riunione dell'8 gennaio.
All'incontro del 4 gennaio, con l'intera Giunta della Comunità montana erano presenti le rappresentanze sindacali, le rappresentanze del Consiglio di fabbrica, l'Assessore al lavoro del Comune di Torino, alcuni parlamentari, oltre, naturalmente, ai rappresentanti dei Gruppi consiliari della Regione Piemonte.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Mi permetto di interloquire per precisare, ad evitare equivoci, che i parlamentari presenti lo erano in quanto membri della Direzione della Comunità.



CONTI Domenico, Assessore ai problemi del lavoro e dell'occupazione

E' così, infatti. In quella circostanza è stata fatta presente alla Giunta la gravissima situazione della Valle, gia duramente colpita negli ultimi anni, sulla quale viene ancora una volta a gravare la minaccia di una nuova riduzione del livello di occupazione. Ci è stata segnalata, per l'esattezza, una caduta di livello di occupazione intorno alle cinquemila unità: è un dato che noi non abbiamo avuto ancora la possibilità di verificare, ma che non posso non considerare almeno attendibile, dal momento che è stato indicato da persone qualificate, rappresentanti della Comunità di Valle e rappresentanti sindacali.
E' stata sottolineata anche, in particolare, la necessità, oltre che di sostenere, anzi, di incrementare, l'attuale livello di occupazione, di non disperdere un gruppo notevole e notevolmente qualificato di lavoratori e di tecnici: un problema, questo, di indubbio interesse. E' stato anche detto che proprio l'esigenza di salvaguardare l'alta qualificazione di questo folto gruppo di lavoratori, difficilmente ricostituibile una volta sciolto sconsiglia la conversione dell'attività dell'azienda in direzione, per esempio, della carpenteria, in quanto il grado di precisione che queste lavorazioni richiedono è assai inferiore a quello che vuole la meccanica di precisione. Analogo discorso vale per il settore dei mezzi di trasporto; e d'altronde è stato osservato che esiste a Milano un consorzio tra produttori di mezzi di trasporto i quali, secondo gli impegni assunti, di norma dirottano largamente le commesse vero il Sud, cosicché, oltre tutto per la Moncenisio non sembrano esserci prospettive a breve termine in tale campo.
E' stato pure rilevato che non è possibile difendere l'alta qualificazione di questo gruppo di lavoratori, abituati ad operare in equipe, in modo coordinato, partendo dal semilavorato per arrivare al manufatto completo, se si prende la strada delle commesse per conto terzi che creano disarticolazioni, rendono difficile il lavoro di gruppo e soprattutto non danno garanzia per il futuro di un tipo di stabilimento che ha questa capacità di processo produttivo completo.
Ancora, è stata sostenuta la necessità di garantire l'azienda in un quadro di programmazione regionale e nazionale. Gli stessi lavoratori, la stessa Giunta della Valle hanno chiesto alla Regione di intervenire sul problema specifico della Moncenisio non trattandolo a sé ma ponendolo in connessione con il problema più vasto dell'intervento programmatorio per l'intera vallata; hanno, insomma, detto chiaramente che non vogliono soccorsi da Croce Rossa, per così dire, ma interventi tali da garantire una stabilità nel futuro.
Naturalmente, sono stati evidenziati anche i problemi emergenti a breve termine per quello che riguarda la situazione dell'azienda in rapporto alla produzione, e quindi si è parlato delle commesse occorrenti all'azienda per continuare nel frattempo a tenere impegnati i lavoratori e degli aiuti finanziari indispensabili perché la Moncenisio possa pagare i lavoratori saldare i fornitori, sostenere gli oneri riflessi e via dicendo.
Per tutte queste considerazioni, i convenuti hanno sollecitato l'intervento della Regione per ottenere un incontro con i membri più direttamente interessati del Governo al fine di richiedere l'intervento dell'EGAM, delle Partecipazioni Statali, non in termini generici ma in termini articolati, a breve termine, in modo da poter esaminare le effettive garanzie che tale intervento può offrire.
La Giunta è in linea di massima d'accordo su quanto è emerso nel corso dell'incontro.
Segnatamente, condivide la scelta in base alla quale si vorrebbe conseguire un intervento risolutivo delle Partecipazioni Statali. E ciò per i seguenti motivi sostanziali: 1) per la maggiore garanzia che l'intervento delle Partecipazioni Statali dovrebbe rappresentare rispetto ad un'utilizzazione dell'azienda che meglio consenta di conservare la qualificazione professionale delle maestranze e dei tecnici della Moncenisio e la loro compattezza organica ed operativa 2) per la necessità di sollecitare un intervento nel settore meccano tessile che ne consenta un potenziamento organico con una sempre migliore qualificazione produttiva come settore di interesse nazionale, il che consentirebbe di concorrere al perseguimento di due obiettivi: a) il consolidamento di una fondata differenziazione produttiva anche nella nostra Regione - fatto notevolmente importante in considerazione delle difficoltà che incontra l'industria nella nostra Regione, e segnatamente, pare, l'industria dell'auto b) contribuire a meglio chiarire il meccanismo di intervento congiunturale, in modo che risulti essere un avvio ed una componente di un cambiamento di struttura. Questo, ripetiamo, perché non abbiano ad essere compromesse le caratteristiche tecnologiche dell'azienda.
La Giunta concorda sulla necessità di interventi organici per salvare ed anzi per accrescere il livello occupazionale della Valle di Susa.
La Giunta concorda altresì sull'esigenza di procedere in modo collegato perché è stato precisamente richiesto di procedere in modo collegato nel pieno rispetto delle competenze e delle responsabilità, con le rappresentanze della Comunità montana e le rappresentanze sindacali di fabbrica, ad iniziative che dovrebbero interessare i membri del Governo. E per facilitare questa attività è stato deciso di costituire in via informale un gruppo di lavoro, composto da tre Assessori regionali precisamente l'Assessore alla programmazione, quello all'industria e quello al lavoro - più una ristretta rappresentanza della Comunità montana e dei lavoratori, incaricandola di studiare entro breve termine la preparazione di questo incontro e il suo conseguimento a livello di Governo.
Nella riunione dell'8 scorso il gruppo di lavoro ha approfondito questo difficile tema. E' stata ravvisata la necessità di avere anzitutto un incontro informale con il Ministro della Programmazione, allo scopo di preparare l'incontro successivo, a Roma, con il Ministro delle Partecipazioni Statali, il Ministro del Lavoro e lo stesso Ministro della Programmazione. Su questo punto penso riferirà il Presidente della Giunta.
Quanto agli interventi di carattere promozionale, di sollecitazione, a favore dell'azienda da esperire da parte della Regione, si è deciso di raccogliere i dati necessari allo scopo. L'Assessore all'industria provvederà a raccogliere entro breve tempo appunto tutti i dati utili riguardanti l'attività produttiva e la situazione finanziaria della Moncenisio, allo scopo di mettere a disposizione elementi che consentano di individuare il tipo di intervento più opportuno.
Naturalmente, anche per la Coppo di Collegno la Giunta si è impegnata a ricevere le rappresentanze che vorranno esporre la situazione. Si studierà pure l'eventualità di collegare il problema della Coppo a quello della Moncenisio, date le caratteristiche di affinità delle due aziende dal punto di vista produttivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Signori Consiglieri, mi limiterò ad alcune puntualizzazioni, anche in considerazione dell'ora ormai avanzata e dei vuoti in aula.
La situazione alla Officine Moncenisio ha dato a me occasione per un altro incontro, doloroso e triste, con la Valle di Susa. Dopo averla conosciuta, come giovane studente, quando vi andavo a sciare - in modo assai diverso da come si va oggi -, l'avevo ritrovata sulla mia strada in relazione ai miei incarichi di amministratore della cosa pubblica; appena eletto Presidente della Provincia, mi sono trovato sulle braccia la penosa vicenda del Cotonificio Valle di Susa; ora, eletto Presidente della Giunta mi trovo a dovermi occupare di un altro tormentoso episodio che tocca questa zona già tanto colpita. Mi sento perciò particolarmente legato anche in forma di affetto, di solidarietà verso le sue popolazioni che soffrono, che patiscono, a questa magnifica valle, che attende da tempo realizzazioni idonee a metterla in condizione di respirare diversamente più ampiamente, più serenamente, più tranquillamente, con una prospettiva di lavoro e di tranquillità di vita che oggi indubbiamente fa difetto.
Anche per questo legame affettivo ho preso particolarmente a cuore il problema appena sono stato sollecitato ad un intervento.
Attraverso le parole pronunciate poco fa con accoratezza, direi meditate, dal Consigliere Dotti, che ci ha richiamato alla memoria le tradizioni, il passato glorioso - così lo ha definito - della Moncenisio sottolineando l'affetto che i lavoratori - fatto molto importante questo hanno per i loro datori di lavoro e i loro dirigenti, ho sentito che effettivamente la questione dev'essere valutata molto attentamente, proprio per non fare passi con i quali, sia pure senza volerlo, possiamo compromettere il conseguimento di una più vantaggiosa soluzione concreta del problema. Pertanto, contatterò senz'altro la proprietà e i dirigenti dell'azienda, per ulteriori approfondimenti.
Nel corso della riunione svoltasi il 4 gennaio gli argomenti addotti credo molto responsabilmente, dai rappresentanti della Comunità, dal Sindaco, dai rappresentanti delle Commissioni interne hanno suscitato vivo allarme: si è parlato di mancanza di fiducia da parte degli organismi finanziari, soprattutto bancari, che non vogliono più concedere finanziamenti; di gravi difficoltà per procurarsi le somme occorrenti alla copertura della tredicesima di dicembre e di salari e mercedi per il mese di gennaio. Proprio mentre eravamo riuniti è giunta poi notizia della situazione particolarmente delicata in cui versa l'azienda di Firenze che se anche non ha la stessa ragione sociale della Moncenisio, e quindi è una società diversa, ha però in comune con questa gli elementi portatori degli interessi, oppressa da difficoltà anche peggiori di quelle che lamenta la Moncenisio di Condove, e che, a quanto pubblica un importante giornale milanese, sarebbe in fase di amministrazione controllata.
L'amministrazione controllata, per noi che ci occupiamo qualche volta anche di queste questioni come avvocati, è un po' l'anticamera per la quale si giunge quasi sempre fatalmente ad una conclusione, quella che si è avuta a suo tempo per il Cotonificio Valle di Susa, contro la quale, fin che mi è stato possibile, mi sono sempre battuto, convinto com'ero che si sarebbero in tal modo raggiunti gli infausti risultati che si sono raggiunti, con una dichiarazione di un fallimento che forse poteva, e forse doveva, essere evitato.
Tali voci, che mi riservo naturalmente di controllare ancora, hanno messo me e il Presidente del Consiglio, come pure gli Assessori del ramo intervenuti con noi alla riunione, nella condizione di sentire approfonditamente gli aspetti che venivano riferiti dai partecipanti alla riunione stessa. Anche perché in precedenza l'allora Assessore Visone proprio in data 20 dicembre, come mi è stato poi confermato dal Ministro Gullotti, aveva prospettato allo stesso Ministro la delicata situazione in cui era venuta a trovarsi la Moncenisio di Condove, sollecitando evidentemente, questo incontro a nome della Giunta, che aveva già avvertito tale esigenza. Attraverso comunicazioni di stampa avevo appreso anche che l'onorevole Ministro Donat Cattin aveva avuto a sua volta contatti con il Ministro alle Partecipazioni, Gullotti, e ne aveva ricevuto assicurazioni di un intervento del suo Ministero.
Mi rivolsi allora personalmente al Ministro Gullotti ed ebbi, prima telefonicamente, poi attraverso un documento telegrafico, la conferma dell'interesse che il Ministero delle Partecipazioni portava a questo problema, augurandosi ed auspicando di arrivare ad una soluzione in termini più precisi e concreti. Mi era stato suggerito anche di fare un passo presso l'EGAM, presso il Presidente Einaudi: sono stato poi invitato a soprassedere a questo passo perché nel frattempo si sono sviluppati altri discorsi, e nel corso di una riunione ancora successiva si è prevista l'opportunità di sondare, prima ancora di approfondire il discorso nei confronti del Ministro delle Partecipazioni, Gullotti, il pensiero in materia del Ministro del Bilancio e della Programmazione, on. Giolitti.
Avuto sentore che l'on Giolitti avrebbe dovuto essere a Cuneo nella giornata di lunedì prossimo, ho fatto sincerare tale informazione, e ne ho avuto così conferma. Conto, quindi, di avere lunedì questo colloquio e di venire così a conoscere quale posizione si intenda assumere a quel livello tenendo presente, ripeto, che la situazione di Condove è praticamente, sia pure in forma indiretta, legata alla situazione di Firenze.
Ho ritenuto opportuno fare questa dichiarazione, in aggiunta a quanto è stato riferito ampiamente e dettagliatamente prima dal Consigliere Garabello e poi dall'Assessore al lavoro, perché il Consiglio abbia tutti gli elementi per poter decidere in ordine alla forma da dare al testo di mozione che porremo in votazione. Il testo proposto potrebbe, cioè, subire forse qualche lieve modifica, naturalmente se il Consiglio lo riterrà opportuno, che attenui la rigidità della nostra posizione al fine esclusivo di non compromettere quel tanto e quel poco che possa esserci di ancora fattibile e possibile per arrivare ad una diversa soluzione. Il discorso potrebbe essere ripreso subito dopo l'incontro con l'on. Giolitti.
La Giunta, in queste condizioni, accoglie la mozione nella sua sostanza, salvo forse qualche leggera sfumatura formale; l'accoglie proprio nello spirito con cui è stato richiesto l'intervento della Giunta, dando doverosamente atto - mi pare che l'Assessore non vi abbia insistito molto ai lavoratori della Moncenisio di aver dimostrato un alto senso di responsabilità, in quell'occasione, parlando anch'essi bene, come ha detto il Consigliere Dotti, di questa azienda, nella quale sono inseriti da molti anni, e per la quale hanno un attaccamento profondo, quale non si riscontra molto di frequente.
La Giunta assicura dunque il suo impegno costante. Dopo che avrò potuto conferire con il Ministro Giolitti, ne riferirò al Ministro Gullotti secondo la determinazione presa con l'Assessore nell'ultimo incontro. Il Consiglio, se crede, potrebbe apportare una variante attenuativa nel testo di questa mozione che, ripeto, nella sostanza la Giunta accoglie...



PRESIDENTE

Qualcuno ancora chiede di parlare? Il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà. Per dichiarazione di voto oppure per proporre modifiche?



BIANCHI Adriano

Per l'una e l'altra cosa, in quanto la dichiarazione di voto è implicita nella mia proposta di qualche ritocco alla mozione.
Leggerei il testo modificato, pregando i proponenti di precisare poi se ritengono di poter accettare questa nuova versione: "Il Consiglio Regionale del Piemonte presa conoscenza della situazione delle Officine Moncenisio di Condove illustrata dal Consiglio di fabbrica, dalle organizzazioni sindacali e dalla Comunità Bassa e Media Valle di Susa posto in rilievo il valore che l'azienda ha sia nei confronti della situazione economica dell'intera Valle di Susa (già depauperata da precedenti chiusure e ridimensionamenti di aziende che hanno ridotto di migliaia di posti di lavoro l'occupazione operaia nella zona), sia per la funzione diversificante che l'azienda assolve nel quadro dell'economia piemontese fa proprie le aspirazioni e le indicazioni del Consiglio di fabbrica delle organizzazioni sindacali e delle Comunità montane, intese a garantire un'efficiente continuità alla vita e al lavoro dell'azienda impegna la Giunta ad assumere tutte le ulteriori iniziative necessarie a tal fine, facendo anche eventuale ricorso alle Partecipazioni Statali".



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Per parte mia, accetto la modifica.



PRESIDENTE

Qual è il parere dei firmatari del documento? Chiede di parlare il Consigliere Garabello. Ne ha facoltà.



GARABELLO Enzo

Su alcune delle varianti mi pare che non si pongano problemi, in quanto sono migliorative del testo. Ho però il timore che l'espressione "eventuale riferimento alle Partecipazioni Statali", pur aprendo la strada ad altre eventuali prospettive, indebolisca fortemente la posizione nei confronti con l'autorità di Governo. Mentre per altre aziende si sente parlare di industrie o di gruppi finanziari interessati - ad esempio nel caso della Coppo - per la Moncenisio finora non si è avuto sentore di nulla di veramente concreto.
Anche se un'apertura ad altra soluzione non è di per sé da respingere purché si tratti di una soluzione organica, con un'attenuazione di questo genere ho l'impressione che il Presidente della Giunta, nell'affrontare il colloquio con il Ministro Giolitti e successivamente con il Ministro Gullotti, si troverebbe in una posizione di assai maggior debolezza.
Prima di prendere una decisione, vorrei sentire, quindi, anche il parere degli altri firmatari.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

E' esatto quanto ha detto il collega Garabello. Nell'intento di trovare una via di mezzo che accogliesse un po' tutte le posizioni emerse, il collega Bianchi, forse senza volerlo, ha spostato l'asse di intervento politico, la posizione politica della Regione, e nei riguardi dell'azienda e nei rapporti, soprattutto, dei poteri pubblici centrali.
L'espressione "eventuale riferimento alle Partecipazioni Statali" fa sì che questa soluzione non sia più considerata al primo posto fra tutte quelle possibili, ma divenga addirittura un qualcosa cui ricorrere dopo che siano state sondate tutte le altre possibilità esistenti. E l'Assessore Conti ci ha detto che cosa è avvenuto per quanto riguarda i rapporti con la Sant'Andrea, che cosa avviene nel campo della distribuzione delle commesse ferroviarie a breve termine, in questo momento.
Il testo della mozione proposto è stato vergato non affrettatamente: è il risultato di un dibattito, di un discorso che ha spaziato ampiamente ed ha esaminato particolareggiatamente molte, infinite possibilità.
Noi potremmo anche accettare, almeno per quanto ci riguarda, le modificazioni formali, migliorative del testo anche in fatto di precisione.
Pensiamo sia anche possibile trovare, insieme ad un'indicazione esclusiva della soluzione EGAM, una definizione che comprenda l'intero arco delle Partecipazioni Statali, comunque dell'intervento dei poteri statali attraverso i vari enti; ma questo dev'essere l'elemento fondamentale.
D'altra parte, le dichiarazioni del Presidente della Giunta secondo le quali egli, a nome appunto della Giunta, prenderà contatti con i dirigenti dell'azienda per acquisire tutti gli elementi che ancora si riterranno indispensabili dovrebbero tranquillizzare: mi pare che le dichiarazioni di un Presidente di Giunta siano praticamente acquisite al dibattito, facciano parte del dibattito stesso. Si lasci però che il documento rimanga tale da dar forza alla Giunta nell'intervento presso i poteri centrali.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

Basterebbe forse mettere "al Governo" anziché specificare "alle Partecipazioni". Così sarebbe onnicomprensivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare ancora il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Penso anch'io, come firmatario della mozione, che l'espressione "eventuale riferimento alle Partecipazioni Statali" sia un po' debole mentre è opportuno, a mio avviso, accentuare, come ha proposto il collega Besate, il rapporto Regione, azienda, lavoratori, Consiglio di fabbrica Governo, appunto stabilendo l'esplicito riferimento alle Partecipazioni Statali.
Non vorrei si dimenticasse, però, un fatto che mi sembra di un certo interesse: nel corso del dibattito è emersa una particolare sottolineatura del problema ferroviario, con conseguente collegamento allo sviluppo dei trasporti pubblici: uno degli argomenti oggi alla ribalta della politica di riforme del Governo e sul quale noi ci siamo battuti.
Vorrei, dunque, un'ulteriore puntualizzazione sul problema del rapporto Regione-Governo, con una gamma più vasta di possibilità di intervento.
Parlare di "eventualità" del ricorso all'EGAM emargina un po' questo particolare intervento, lo fa apparire un po' a latere rispetto a tutta una gamma di altre possibilità.



PRESIDENTE

Proporrei una sospensione dei lavori di pochi minuti, per consentire ai Capigruppo di riunirsi e di vedere se sia possibile giungere rapidamente ad una conclusione circa il testo della mozione.



(La seduta, sospesa alle ore 19,50, riprende alle ore 20)



PRESIDENTE

La seduta riprende. Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Il testo della mozione rimane immutato nella prima parte, fino al punto: "Sia per la funzione diversificante che l'azienda assume nel quadro dell'economia piemontese", rispetto a quello da me prima proposto, con le piccole modifiche che avevo suggerito al testo originario. Leggo ora il testo concordato per la parte successiva: "Fa proprie le aspirazioni ed indicazioni del Consiglio di fabbrica delle organizzazioni sindacali e della Comunità montana, intese a garantire un'efficiente continuità alla vita dell'azienda ed all'occupazione impegna la Giunta ad assumere tutte le ulteriori iniziative necessarie a tal fine, operando in particolare per ottenere adeguati interventi del Governo".



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto chiede di parlare il Consigliere Rossotto.



ROSSOTTO Carlo Felice

Approvo la radicale modifica che ha subito questa mozione, con l'intento di dare una risposta concreta e coerente e di caricarci sulle spalle pure come amministratori regionali, la nostra parte di responsabilità. Annuncio pertanto che il Gruppo liberale voterà a favore.
Desidero però dire che mi ha lasciato perplesso una certa disinformazione che è emersa dalla relazione svolta dall'Assessore al lavoro sui livelli occupazionali in Valle di Susa, in merito ai quali avevo fatto uno specifico riferimento, ponendo altresì una domanda. Dico questo anche pensando al futuro, perché credo che ci troveremo purtroppo - senza volermi atteggiare a profeta di sventure - ad esaminare altre situazioni del genere: la realtà del nostro Paese, della nostra vita quotidiana ci porta a prevedere la necessità di altre scelte non demagogiche, e dovremo allora sapere con esattezza se la difesa occupazionale può avvenire a scapito di una certa efficienza produttiva, quali sono i limiti in cui ci può avvenire, e quindi avere un'informativa esatta, non indicazioni generiche e vaghe come quando si è parlato di circa 5 000 posti di lavoro persi nella Valle di Susa. Quello che conta è la realtà odierna, la conoscenza precisa della situazione dei residenti e delle possibilità di lavoro, l'eventuale presenza di flussi immigratori o emigratori.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede la parola ? Pongo allora in votazione la mozione nel testo ultimo letto dal Consigliere Bianchi. Chi l'approva è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

A questo punto dovremmo iniziare la trattazione del punto settimo: "Esame del disegno di legge n. 67: 'Provvedimenti a favore dei Comuni per agevolare la realizzazione di opere pubbliche relative all'urbanizzazione primaria delle aree destinate all'edilizia pubblica residenziale e delle opere necessarie ad allacciare le aree stesse ai pubblici servizi'", su relazione del Consigliere Dotti.
Chiedo al Consiglio se intende ancora procedere a tale discussione e approvazione nella serata o ritiene inserire l'argomento all'ordine del giorno della prossima tornata di lavori del Consiglio, che inizierà certamente martedì 15, data in cui lo Statuto prevede che comunque la nostra assemblea debba riunirsi.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossotto. Ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Chiederei di sospendere a questo punto i lavori, visto che quella che dovremmo approvare è una legge di notevole importanza, sulla quale è opportuno il Consiglio discuta in condizioni di freschezza e non ora, dopo una pesante giornata di lavoro.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Dotti.



DOTTI Augusto

La mia opinione è che questa legge, nella nuova stesura che ha avuto dopo le ultime riunioni cui è intervenuta la Giunta, dovrebbe raccogliere l'unanimità dei consensi senza comportare un'ampia discussione. E' una legge che è stata vagliata e meditata lungamente, che tutti i Consiglieri in ben sette mesi, hanno avuto tutto il tempo di approfondire. La mia illustrazione - in quanto ne sono relatore - sarà d'altronde brevissima non occuperà più di cinque minuti. Credo che se il Consiglio è d'accordo di porla ora in discussione, riusciremmo ad esaurire in un'ora anche questo argomento, guadagnando così tempo prezioso.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Proprio perché si tratta di un provvedimento importante, che ha avuto un'attenta elaborazione, e anche in considerazione del fatto più volte constato che non di rado su questioni che sembrano ovvie ci dilunghiamo lasciandoci prendere un po' la mano, sarei del parere che la discussione di questa legge debba essere effettuata dal Consiglio in condizioni normali di lavoro che ad ora così tarda non sussistono più.
Visto che martedì prossimo siamo convocati praticamente solo per prendere atto delle dichiarazioni della Giunta, essendo inteso che la discussione sul programma non inizierà che il giorno successivo, penso che potremmo utilizzare vantaggiosamente il tempo che la seduta ci lascerà a disposizione per approvare questa legge, evitando di dilungarci eccessivamente nella discussione delle interrogazioni, che pure, se trattate sinteticamente, potrebbero trovare collocazione in quel pomeriggio. Impiegheremo un'ora e mezzo, forse, ma lavoreremo a ranghi completi ed anche a completezza di forze per poter discutere eventuali emendamenti qualificanti , così che non avvenga, come qualche altra volta per leggi pur importanti, che si saltino emendamenti o che finiscano nelle leggi espressioni imprecise dovute alla stanchezza ed alla fretta. Penso non sia una perdita di tempo un rinvio deciso in questo spirito.



PRESIDENTE

Vorrei far presente al Consiglio che alcuni Gruppi hanno chiesto di poter avere, dopo che il Presidente della Giunta abbia fatto le sue dichiarazioni programmatiche, un po' di tempo per esaminarle e prepararsi ad intervenire nel dibattito.
Si potrebbe fissare questo ordine dei lavori per quella tornata: il Presidente della Giunta nel pomeriggio fa le sue dichiarazioni; subito dopo, rinviando al giorno successivo l'inizio del dibattito sul programma in accoglimento della richiesta avanzata da alcuni Gruppi, si affronta l'esame del disegno di legge n. 67.
Chiede di parlare, e ne ha facoltà, il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

D'accordo per il rinvio, secondo l'orientamento che mi pare prevalente nel Consiglio. Però, faccio osservare che i Gruppi hanno chiesto un certo margine di tempo dopo che il Presidente della Giunta abbia fatto le sue dichiarazioni non evidentemente per dedicarlo all'approvazione di una legge ma per una lettura meditata del testo di tale intervento programmatico.
Proporrei pertanto di anticipare sul previsto orario delle 16 l'inizio della seduta, per approvare prima il testo della legge (e la discussione non dovrebbe portar via molto tempo, poiché mi pare di aver capito che vi sia accordo generale anche sugli emendamenti) e poi ascoltare le dichiarazioni programmatiche; dopo le quali è opportuno che la seduta abbia termine per consentire ai Consiglieri un approfondito esame che arricchisca il successivo dibattito di contenuto e di interesse.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Per le ragioni addotte dai colleghi accettiamo la proposta di rinvio però soltanto a patto che ci sia l'impegno di discutere questa legge entro la prossima settimana. E' una legge alla quale teniamo particolarmente; è di fronte al Consiglio ormai da parecchi mesi; per essa c'è viva attesa nei Comuni. Secondo me, sarebbe veramente ingiustificabile un rinvio al di là della prossima settimana.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta.



OBERTO Gianni, Presidente della Giunta Regionale

La Giunta è disposta a fare anche stasera il dibattito, pur rendendosi conto della condizione di stanchezza in cui il Consiglio è venuto a trovarsi, anche perché è ben conscia della necessità di arrivare molto urgentemente all'approvazione di questa legge.
Farei una proposta: iniziare martedì pomeriggio immediatamente con la discussione della legge, senza dedicare come di consueto un'ora alla risposta alle interrogazioni ed interpellanze, per passare subito dopo alla lettura del testo delle dichiarazioni programmatiche della Giunta; quindi aggiornare i lavori al pomeriggio successivo per l'inizio della discussione.
Porrei però una condizione. Visto che sono in attesa di risposta una sessantina di interrogazioni e interpellanze (ma il numero diminuirà alquanto perché quelle presentate dal Consigliere Viglione, abbastanza numerose, decadono automaticamente per effetto della sua elezione ed altre penso che i presentatori concorderanno nel ritenerle superate - prego gli uffici di fare un'indagine in proposito -), vorrei dedicare un'intera seduta al loro esame, in modo da sgombrare il terreno da questo fardello anche per non sentirmi muovere appunti a motivo dei continui rinvii.



PRESIDENTE

Comunico al Consiglio che la prossima riunione sarà fissata per martedì 15 alle ore 16, con all'ordine del giorno, come primo punto, tralasciando la discussione di interrogazioni ed interpellanze, la legge n. 67 e come secondo punto le dichiarazioni programmatiche del Presidente, e rinvio quindi al giorno successivo dell'inizio della discussione.
Al fine di precisare meglio gli accordi relativi alla convocazione delle prossime sedute, prego i Capigruppo, la Giunta e l'Ufficio di Presidenza di fermarsi ancora brevemente.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e mozioni (annuncio)


PRESIDENTE

Prima di concludere la seduta, devo far dare lettura delle interrogazioni e interpellanze pervenute: interpellanza dei Consiglieri Berti, Fabbris, Vecchione in merito agli enti ospedalieri interpellanza della Consigliera Fabbris per sapere quali misure si intendano adottare per consentire la regolarizzazione della situazione al fine di dare al nosocomio di Biella una sistemazione definitiva interpellanza Falco, Soldano, per conoscere l'atteggiamento del Governo regionale in ordine al problema della disabilitazione temporanea al servizio merci della stazione ferroviaria di Monchiero interpellanza dei Consiglieri Berti e Vecchione sui motivi per cui non si è ancora provveduto a rimuovere tutte le gestioni commissariali esistenti in molti enti ospedalieri della Regione interrogazione dei Consiglieri Fassino, Gerini, Rossotto, Zanone per sapere dal Presidente della Giunta quali provvedimenti intenda adottare per far rispettare la legge regionale che vieta la barbara attività del tiro al piccione ordine del giorno Fassino, Gerini, Rossotto, Zanone in merito alla richiesta di licenziamento del Direttore de "La Stampa" di Torino da parte dell'Ufficio arabo di boicottaggio interrogazione urgente del Consigliere Besate, per sapere se sia vero che l'Amministrazione provinciale di Torino ha negato il proprio interessamento circa il servizio trasporto a studenti di Rivoli interrogazione del Consigliere Calsolaro sull'esercizio del tiro al piccione al Campo di tiro del Circolo Sant'Uberto di Orbassano interrogazione urgente del Consigliere Nesi sulla situazione occupazionale nella zona di Mondovì in relazione alla crisi all'Abitificio Rossi, che dà lavoro a duecento lavoratori interrogazione del Consigliere Franzi sui lavori di costruzione del tronco Casale, Stroppiana, Santhià interpellanza del Consigliere Revelli pure in rapporto alla situazione all'Abitificio Rossi di Mondovì interrogazione del Consigliere Carazzoni sulla crisi dirigenziale all'Azienda autonoma di cura, soggiorno e turismo di Stresa interrogazione urgente del Consigliere Nesi circa le dichiarazioni del Sindaco di Caselle in relazione ai gravi pericoli derivanti agli abitanti del Comune dalla presenza dell'Aeroporto "Città di Torino" interrogazione urgente del Consigliere Mario Vecchione sul comportamento del Presidente dell'Ente ospedaliero del C.T.O.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Ripeto che il Consiglio è convocato martedì alle ore 16 con questo ordine del giorno: 1) Approvazione disegno di legge n. 67 2) Dichiarazioni programmatiche del Presidente della Giunta.
Sarà probabilmente riconvocato per il giorno successivo per l'apertura del dibattito e le conclusioni.
Ringrazio tutti i Consiglieri per la loro attiva partecipazione all'intenso lavoro svolto oggi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,15)



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