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Dettaglio seduta n.19 del 10/11/70 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VITTORELLI


Argomento: Ordine pubblico e sicurezza

Incidenti davanti al Politecnico di Torino


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Chiede di parlare il Consigliere Viglione, ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, stanotte, nel momento in cui giunse notizia che un gruppo di neo-fascisti aveva aggredito gli studenti di fronte al Politecnico, i Consiglieri del Gruppo del M.S.I. dichiaravano che non si sapeva chi fossero e comunque, da quanto mi è parso di intendere respingevano la responsabilità del loro partito nella provocazione di questi incidenti.
I giornali di stamani riportano: "La Stampa": "Trenta neo-fascisti con bastoni chiodati aggrediscono studenti al Politecnico", c'è una fotografia con mazze, bastoni, manganelli, caschi, catene ecc. e con le insegne del M.S.I.; la "Gazzetta": "Disordini davanti al Politecnico provocati da un gruppo di destre"; "Sul posto è rimasta una vettura carica di manganelli elmetti, manifesti del M.S.I."; l' "Unità"..



PRESIDENTE

Consigliere Viglione, abbiamo letto i giornali anche noi questa mattina, esprima il suo giudizio e si limiti a questo.



VIGLIONE Aldo

Il mio giudizio, signor Presidente, è che dobbiamo creare un dossier della violenza fascista nella Regione.
Io ho finito; consegno alla Presidenza, perché apra questo dossier, i primi documenti a nostra disposizione, perché dobbiamo impedire che nella nostra Regione si verifichino fatti del genere o comunque abbia a dilagare quella violenza che abbiamo condannato ieri.



PRESIDENTE

Non posso che ribadire il giudizio di condanna recisamente espresso ieri e sono anzi lieto di vedere come questa volta, più rapida del consueto, la verità stia emergendo in maniera chiara e le stesse autorità stiano prendendo i provvedimenti necessari per debellare questo fenomeno di violenza.



VIGLIONE Aldo

Se permette...



PRESIDENTE

No, non le do più la parola, mi dispiace.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione gen. De Gaulle


PRESIDENTE

Signori Consiglieri è morto in Francia l'ex capo dello Stato francese, gen. De Grulle. Egli ha rappresentato nella storia della nostra epoca una figura di primissimo piano. Amato da molti, odiato da altri, certamente ha segnato con la sua azione politica ed anche militare un esempio di azione al servizio della libertà e della democrazia. Anche per noi italiani, che il 10 giugno 1940 con l'infausto regime che ha macchiato per un ventennio la storia del nostro Paese, dichiarammo guerra alla Francia, l'appello che da Radio Londra il 18 giugno '40 De Gaulle lanciò alla Resistenza in Francia suon come un monito a ricordarci delle tradizioni di libertà che per tanti secoli avevano costituito la gloria del nostro Paese.
Vi sono certamente molte figure nel generale De Gaulle. C'é l'uomo di educazione conservatrice dell'Accademia militare di Saint Cyr. C'è l'uomo che lancia l'appello alla Resistenza il 18 giugno, ed è quello che sentiamo a noi più vicino. C'è l'uomo che dota per la prima volta la Francia, dopo la seconda guerra mondiale, di un governo, di un Comitato di Liberazione Nazionale, ed anche questo lo sentiamo vicino a noi. C'é l'uomo che contesta i voti dell'Assemblea nazionale e che si ritira nell'esilio di Colombey-les-deux-Eglises, e questo lo sentiamo molto meno vicino a noi.
C'e l'uomo richiamato da un regime del tipo di quello dei colonnelli, il 13 maggio '58, insediato ad Algeri, l'uomo che ci colmò per un momento di terrore perché tememmo che nella vicina Repubblica francese si dovesse vedere, con il passaggio dalla Quarta alla Quinta, sorgere, in un Paese che tanto aveva dato alla causa della democrazia, un regime di tipo autoritario.
Ma De Gaulle era un uomo che cagionava sorprese in tutti quelli che lo avvicinavano, un uomo che, chiamato dai colonnelli per difendere la presenza della Francia in Algeria, ebbe la capacità, attraverso il negoziato con il Fronte di liberazione algerino, di concordare con i ribelli algerini l'avvento di quel Paese all'indipendenza. E per essere in grado di determinare l'avvento all'indipendenza dell'Algeria dovette far fronte alla rivolta di coloro che l'avevano chiamato al potere e che nel frattempo avevano costituito la organizzazione terroristica dell'OAS.
Organizzazione di cui conviene ricordare l'opera proprio in questi giorni per i fatti verificatisi ieri a Torino, perché sono organizzazioni di questo tipo, legate al regime franchista spagnolo, legate al regime dei colonnelli greci, al regime della polizia segreta portoghese, che in questi giorni tendono le loro fila nel nostro Paese per cercare di seminare anche qui il seme della violenza e della discordia. A De Gaulle dobbiamo riconoscere il merito di avere stroncato l'OAS in Francia.
Egli ha anche avuto altri meriti, seppure i fini per i quali li ha perseguiti possono non esserci comuni: il merito di ridestare nelle Nazioni dell'Europa occidentale il senso della loro sovranità e della loro indipendenza, un senso che dopo la sconfitta della maggior parte di queste Nazioni, nella seconda guerra mondiale, esse avevano avuto tendenza a lasciar soffocare o a lasciar scomparire. Certo, i fini per i quali il generale De Gaulle mirava a riconquistare questo senso dell'indipendenza e della sovranità possono non esserci comuni: i fini della grandezza francese, della politica di prestigio, della politica mirante a rompere le stesse solidarietà createsi nel corso della seconda guerra mondiale o all'indomani di questa. Sono fini che possono non trovare concorde la maggior parte degli italiani.
Ciò nonostante, la sua figura sconvolgente, che ha dominato la nostra epoca, è una figura davanti alla quale, per tutto quello che egli ha saputo dare alla causa della libertà, deve trovarci commossi e solidali accanto alla vicina nazione francese, poiché in lui prima di tutto vediamo una figura fulgida di una Resistenza che è stata francese ma che è stata anche europea e perciò italiana.


Argomento: Statuto - Regolamento

Esame del progetto di Statuto della Regione (seguito della discussione)


PRESIDENTE

ARTICOLO 40 Siamo giunti al Titolo III dello Statuto ed all'art. 40 sul quale non prevedo vi siano notevoli difficoltà.
Il Titolo III suona "Funzioni legislative del Consiglio", l'art. 40 riguarda l'iniziativa legislativa.
Ne do lettura; è composto di un solo comma: "L'iniziativa delle leggi regionali spetta alla Giunta Regionale, a ciascun Consigliere, a ogni Consiglio Provinciale, ai singoli Consigli Comunali in numero non inferiore a cinque oppure uno o più Comuni rappresentanti non meno di 25 mila elettori e ad elettori in numero non inferiore a 5 mila votanti nelle elezioni regionali".
Vi sono alcuni emendamenti.
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di sopprimere nel primo comma le parole "oppure a uno o più Comuni rappresentanti non meno di 25 mila elettori".
I presentatori dell'emendamento non sono in questo momento presenti ma sono tenuto comunque a metterlo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è poi un emendamento sostitutivo del Consigliere Bianchi ed altri: "Sostituire tutte le parole dopo 'alla Giunta Regionale' con le seguenti: "...ai Consiglieri regionali, ai Consigli Provinciali, ai Consigli Comunali e agli elettori secondo le norme di cui al Titolo IV Capo II dello Statuto' ".
Infatti, per evitare anche difetti di coordinamento, il Consigliere Bianchi che faceva parte della Commissione suggerisce di elencare qui gli aventi diritto, salvo poi a regolare l'esercizio di questa funzione nel Titolo apposito.
E' un emendamento più di coordinamento che di carattere sostanziale.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo della fine dell'art. 40 proposto dal Consigliere Bianchi.
E' approvato.
Vi è poi un emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni-Curci: "Aggiungere dopo le parole 'l'iniziativa delle leggi regionali' le parole 'sotto forma di progetti redatti in articoli' ".
Desiderano illustrarlo? No.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 40.
E' approvato.
ARTICOLO 41 Passiamo ora all'art. 41 - Assegnazione alle Commissioni - "Il Presidente del Consiglio Regionale assegna i disegni e le proposte di legge alle Commissioni competenti per materia che li esaminano in sede referente nelle forme previste dal Regolamento".
Vi è una proposta di nuovo comma dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Voteremo adesso il comma unico dell'art. 41, con l'intesa che nel caso in cui non fosse accolto l'emendamento Carazzoni e Curci, questa votazione vale come votazione dell'intero articolo.
Chi è favorevole al comma, per ora unico, dell'art. 41 è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere il seguente nuovo comma: "Le Commissioni presentano al Consiglio la loro relazione, o anche più relazioni, una di maggioranza ed una o più di minoranza, entro il termine di 30 giorni, prorogabili ad insindacabile giudizio del Presidente del Consiglio Regionale a 60 giorni".
Desiderano illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Brevemente, per sottolineare che la sostanza dell'emendamento proposto come d'altra parte non sarà sfuggito ai colleghi Consiglieri, non si riferisce tanto ai termini di presentazione delle proposte di legge, che possono benissimo, come qui si afferma, essere previsti dal Regolamento quanto invece, al principio che a ciascuna proposta di legge può essere allegata, oltre che la relazione della maggioranza, anche una o più relazioni di minoranza. Mi sembra che l'importanza di quest'emendamento non possa essere disattesa anche da altri Gruppi presenti in questo Consiglio Regionale, in tanto in quanto sarebbe, a nostro sommesso avviso, non corretto statuire nel documento che stiamo discutendo che alla relazione della maggioranza si contrapponga o possa contrapporsi una sola relazione minoritaria. Ecco perché abbiamo presentato quest'emendamento che lascia aperta la possibilità che in caso di relazioni minoritarie possa essere portato in sede di Consiglio Regionale il parere delle diverse minoranze presenti in sede di Consiglio Regionale.
E' con questa sottolineatura che ci rivolgiamo ai colleghi Consiglieri affinché vogliano considerare quest'emendamento con una più sensibile - se ci è consentito dirlo - attenzione di quanto non abbiano finora rivolto a tutte le nostre proposte. Riteniamo che il problema sia fondato e meriti una certa considerazione.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? La parola al Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Sto ricercando nella memoria l'articolo in cui abbiamo già una volta stabilito che si presentano relazioni di maggioranza e una o più relazioni di minoranza. Abbiamo già votato su questo punto, lo so per certo e le ripetizioni non ci aiutano a rendere pulito lo Statuto.



DEBENEDETTI Mario

E' l'art. 20.



BIANCHI Adriano

Dove parliamo delle Commissioni: "Le Commissioni presentano le loro conclusioni con una relazione di maggioranza ed una o più relazioni di minoranza", quindi direi che non c'é bisogno di ripeterlo.



PRESIDENTE

La ringrazio di questo richiamo al Regolamento, anch'io avevo l'impressione che fosse già stata approvata una materia del genere, perci l'emendamento è improponibile. E' già stato votato il comma unico e quindi si intende approvato l'art. 41.
ARTICOLO 42 Passiamo all'esame dell'art. 42 - Modalità di approvazione dei disegni di legge.
Comma primo: "Il Consiglio Regionale approva nelle forme previste dal Regolamento i disegni e le proposte di legge articolo per articolo e con votazione finale sul complesso della legge".
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere al primo comma dopo le parole "con votazione finale" le parole "a scrutinio segreto".
Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma primo.
E' approvato.
Comma secondo: "La votazione finale avviene sempre per appello nominale" Vi è anzitutto un emendamento soppressivo presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole a sopprimere l'intero comma e pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è un emendamento sostitutivo presentato dai Consiglieri Bianchi Gandolfi, Simonelli e Debenedetti: "La votazione sui singoli articoli e finale avviene sempre per appello nominale".
Desidera illustrarlo?



BIANCHI Adriano

Brevemente. L'emendamento dà coordinamento e coerenza a tutto il sistema delle votazioni che ha portato alla rinuncia da parte di altri Gruppi a introdurre l'istituto della questione di fiducia da porsi da parte della Giunta, perché attraverso questo meccanismo del voto per appello nominale, sia sugli articoli che in sede di votazione finale, si raggiungono in modo meno rigido gli stessi risultati di certezza di rapporti.



PRESIDENTE

Nessuno chiede di parlare? No.
Si intende che l'approvazione di quest'emendamento sostitutivo ci esime dal votare il comma secondo che verrebbe da questo sostituito.
Chi è favorevole all'emendamento sostitutivo Bianchi ed altri è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo: "In caso di urgenza, la Giunta Regionale, il Consigliere proponente o, per quanto riguarda l'iniziativa legislativa popolare o degli Enti locali, un gruppo di Consiglieri in numero non inferiore a tre possono sempre chiedere al Consiglio che venga fissata una procedura abbreviata per l'esame e l'approvazione di un progetto di legge".
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di sostituire al terzo comma le parole "un gruppo di Consiglieri non inferiore a tre" con le parole "un gruppo politico del Consiglio".
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma terzo.
E' approvato.
Comma quarto: "Il Regolamento interno disciplina modalità e termini di tale procedura". Vi è un emendamento puramente tecnico del Consigliere Bianchi che propone di sopprimere qui come in altri luoghi la parola "interno".
Pongo in votazione per alzata di mano prima di tutto la soppressione della parola "interno".
E' approvata.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma quarto.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 42.
E' approvato.
La parola al Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Mi riferisco al comma quarto di questo testo, che riguarda una questione di carattere giuridico che ritengo debba essere presa in considerazione dal Consiglio. Il testo del disegno di legge è preceduto dalla formula "Il Consiglio Regionale ha approvato, il Presidente della Regione promulga". Trattandosi di leggi destinate all'esterno e quindi a regolare dei rapporti giuridici, credo sia indispensabile mettere "il Commissario del Governo ha apposto il visto" proprio per non fare infirmare la legge dal punto di vista formale, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero per quanto attiene alla sua validità e conseguentemente alla sua applicazione. Bisogna anche prevedere il caso in cui non sia stato apposto il visto da parte del Commissario del Governo e prevedere di mettere in questo caso, o nel caso in cui sia stato lasciato trascorrere il termine previsto di 30 giorni, che vi sia la possibilità di promulgazione con la formula "il Consiglio Regionale ha approvato, i termini di decorrenza essendo trascorsi il visto si intende apposto e il Presidente della Giunta Regionale promulga".
Penso che vada curato questo aspetto ai fini della validità della legge e della sua efficacia giuridica. E' una questione alla quale non credo che il Consiglio Regionale possa essere insensibile perché bisogna che venga prevista nello Statuto con la formulazione esatta, dal momento che sarà la formulazione che dovrà seguire il testo delle leggi che il Presidente, a seguito dell'approvazione del Consiglio, dovrà promulgare.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo, poi parlerà il Consigliere Carazzoni.



SANLORENZO Dino

Sono spiacente di non essere d'accordo con il Consigliere Calleri, ma il disaccordo nasce dal testo costituzionale e dalle funzioni del Commissario del Governo, le quali sono fissate in modo molto chiaro dall'art. 124 della Costituzione che non prevede la necessità di inserire la dizione che il Consigliere Calleri suggerisce. L'art. 124 dice "Un Commissario del Governo residente nel capoluogo della Regione sovrintende alle funzioni amministrative esercitate dallo Stato e le coordina con quelle esercitate dalla Regione". Non vedo che cosa c'entri la dizione del Commissario del Governo nella promulgazione delle leggi, è non solo superfluo, ma al di fuori delle competenze fissate dalla Costituzione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Debenedetti, poi parlerà il Consigliere Simonelli.



CARAZZONI Nino

Solo per sottolineare che mi sembra essere capziosa l'interpretazione data adesso dal Consigliere Sanlorenzo, mentre mi pare che si debba, da parte nostra, ringraziare pubblicamente il Presidente Calleri per avere illustrato in modo tanto brillante, certo meglio di quanto non avremmo saputo fare noi, l'emendamento nostro che è stato presentato appunto al comma quarto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Siccome penso che non si tratti di posizioni di principio ma di opportunità, faccio presente che il Commissario del Governo (non in relazione all'articolo della Costituzione al quale si è giustamente riferito il Consigliere Sanlorenzo, ma stando alla legge vigente) è il Presidente della Commissione che esercita il controllo sull'attività della Regione.
Non vi è dubbio che ai fini dell'efficacia della legge regionale, la quale deve passare al vaglio di questa Commissione di controllo, occorre che vi sia qualcuno che presiedendo la Commissione di controllo dia il benestare, per la promulgazione della legge. Occorre che chi promulga la legge faccia sapere all'esterno che questa legge ha avuto il controllo previsto.
Così pure se, trascorso il termine di 30 giorni che la Costituzione prevede, la Commissione e per essa il Commissario del Governo che la presiede non ha apposto il visto, intendendosi questo per apposto; bisogna pure che chi promulga la legge e chi in sostanza deve rispettarla sappia che le procedure sono state osservate. Questo proprio per la validità formale, non è un problema di carattere politico.
Io spero di avere spiegato queste cose in modo sufficientemente chiaro.



PRESIDENTE

Mi dispiace, non posso dare la parola due volte sulla stessa discussione. Consideriamo che Calleri ha parlato come il Presidente della Giunta, il quale può chiedere di parlare quando vuole, a norma di Regolamento, altrimenti se su un emendamento che ancora non è stato preso in esame ciascuno di noi deve parlare due o tre volte è finita.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Debenedetti, poi parlerà il Consigliere Simonelli.



DEBENEDETTI Mario

Io penso che sarebbe bene riflettere sulla proposta di emendamenti Calleri, proprio in considerazione del fatto che c'é attualmente una norma di legge che impone l'adempimento di questa formalità. Il problema è di vedere se questa norma deve essere recepita statutariamente; nell'ipotesi che ci possa essere una diversa regolamentazione legislativa, mi pare che non sia affatto d'obbligo inserire questa norma nello Statuto. Per questo mi permetto di chiedere alcuni minuti di sospensione per vedere se possiamo approfondire qualche aspetto che merita approfondimento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

E' esatto, come ha sostenuto il Presidente Calleri, che in base al sistema vigente - e presumibilmente anche in base ai sistemi prevedibili deve essere esercitato un controllo di legittimità sulle leggi della Regione che si tradurrà in un visto o comunque, in mancanza di provvedimenti, nella efficacia degli atti della Regione dopo la decorrenza dei termini.
Il dubbio che noi avevamo sulla frase "il Commissario del Governo ha apposto il visto" riguardava esclusivamente l'opportunità di inserire nella formula questo riconoscimento. Si è ritenuto di non inserirlo nella convinzione che comunque il visto del Commissario del Governo venga a perfezionare l'efficacia della norma, senza bisogno che sia contenuto nella formula sacramentale della legge. Gli Statuti delle Regioni a Statuto speciale contengono tutti la formula "il Consiglio Regionale ha approvato il Commissario del Governo ha apposto il visto, il Presidente della Regione promulga" però il testo della Regione lombarda non lo contiene e a nostro avviso non è indispensabile.



BERTI Antonio

Mi chiedevo se i primi commi sono già dati per scontati.



PRESIDENTE

No, non sono dati per scontati per niente, la discussione generale è sempre legittima sull'art. 43; si è voluta anticipare la discussione di un comma sul quale non darò poi la parola, ma siccome ne parliamo continuiamo a parlarne poi metterò in votazione i comma che lo precedono. Dato che è un comma centrale si poteva benissimo anticipare la discussione.



BERTI Antonio

In tutto il testo del nostro Statuto, per accordo credo unanime delle forze regionaliste, abbiamo evitato di dare un potere, un riconoscimento al Commissario di Governo che non è riconosciuto dalla Costituzione. I compiti sono delineati, sono di coordinamento in questa fase e quindi siamo contrari a mettere nello Statuto definizioni che attribuiscono un'importanza che il Commissario di Governo non ha. Anzi, noi vorremmo che sparisse del tutto. D'altra parte le considerazioni fatte fino adesso hanno una loro validità se si tiene conto della legge Scelba. Noi auspichiamo e credo tutti ne siano convinti, il pronunciamento delle varie forze politiche; lo stesso convegno di Montecatini della D.C. ha chiaramente detto che la legge Scelba va comunque superata ed è pertanto prevedibile che nei prossimi tre, quattro, cinque anni, con la nuova legge il Commissario di Governo non avrà nemmeno questa funzione, per lo meno le forze autonomiste si batteranno, per evitare che questo accada.
Se vogliamo cogliere un'esigenza che qui viene prospettata, mettiamola nelle norme transitorie, non lo so, ma non scriviamo nel nostro Statuto che è definitivo, una formula che può essere sconfessata dopo.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? No.
Non siamo ancora arrivati a quel punto e se c'é qualche proposta relativa a quel comma proporrei di presentarla quando lo porremo in discussione, se no tra poco vedremo i Consiglieri votare contro o a favore del comma primo pensando di votare il quarto. Continuiamo la discussione generale, se volete, esaurita questa le proposte pratiche relative al comma quarto le prenderemo in considerazione dopo.
Do lettura del comma primo: "Ogni legge, entro 5 giorni dalla sua approvazione, è inviata a cura del Presidente del Consiglio Regionale, al Commissario del Governo per il visto".
Vi è un emendamento del Consigliere Bianchi che propone di sopprimere le parole "entro 5 giorni dalla sua approvazione". Suppongo che il Consigliere Bianchi proponga di sopprimere questo termine imperativo perché pu accadere che sopravvenendo giorni festivi o impedimenti di altra natura non si riesca a rispettare il termine di 5 giorni. Credo questa sia la ragione no? Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

L'emendamento ha un significato pratico, se la introduciamo sarà la norma più disattesa di tutto lo Statuto, perché sarà quasi sempre impossibile materialmente provvedere entro 5 giorni ad inviare al Presidente del Consiglio la legge. Basta rifarsi all'iter pratico, basta arrivare ad approvare una legge la sera del 23 dicembre alle 10, per vedere se si possono completare tutte quante le operazioni per inviare in 5 giorni la legge al Presidente del Consiglio.
Se si ritiene che la norma sia necessaria si può modificare l'emendamento rendendolo sostitutivo e mettendo, se vogliamo mettere un termine, "di norma 5 giorni" o "10 giorni".



PRESIDENTE

"Di norma" non ha nessun senso, è meglio non mettere nulla. Vedo che alcuni Consiglieri chiedono che si ponga un termine, mettiamo allora un termine più largo "entro 10 giorni".
Io proporrei di mettere 10 giorni perché effettivamente abbiamo gia constatato con i nostri lavori che la semplice copiatura di un testo complesso, con molti emendamenti, richiede talvolta un lavoro tecnico che impedisce di arrivare nei termini previsti. L'emendamento potrebbe consistere, se il Consigliere Bianchi accetta di ritirare il proprio nel sostituire alla parola "5" la parola "10".
Se non vi sono osservazioni lo metterei ai voti per alzata di mano.
E' approvato.
Faccio notare, senza volere interferire nella discussione successiva, che al termine di questo comma, c'è l'espressione "al Commissario del Governo per il visto". Oggi la legge prevede che il Commissario del Governo, che rappresenterà sempre, in base alla Costituzione, il Governo dello Stato nella Regione, apponga il visto. E' possibile che altre procedure siano previste da leggi successive. Forse basterebbe indicare "al Commissario del Governo", senza indicare lo scopo al quale è inviata la legge allo stesso.
La parola al Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io proporrei di mettere "di inviarla agli organi di controllo".



PRESIDENTE

Ci sono altri organi di controllo a cui non viene inviata.



SANLORENZO Dino

Proporrei la sospensione di un minuto...



PRESIDENTE

Ma no, discutiamone qui, non cominciamo a sospendere alle quattro del pomeriggio.



SANLORENZO Dino

Scusi Presidente, il problema è che immediatamente dopo il nuovo comma c'é "e il Commissario non appone il visto". Siccome con alcuni Gruppi siamo d'accordo di proporre una soppressione di tutta la parte dell'articolo che riguarda questa materia, in pochi minuti la faccenda si risolve, invece di discutere comma per comma, o si trova una soluzione organica e coerente dal principio alla fine, oppure tutti i momenti bisogna decidere se manteniamo il visto, se non lo manteniamo, i rapporti con il Commissario del Governo ecc.



PRESIDENTE

Cosa ne pensano gli altri Gruppi, in particolare i Gruppi di maggioranza?



ARMELLA Angelo

Bisogna fare un richiamo all'art. 127 della Costituzione.



PRESIDENTE

E' esatto: "Ogni legge approvata dal Consiglio Regionale è comunicata al Commissario che, salvo il caso di opposizioni da parte del Governo, deve vistarla nel termine di 30 giorni dalla comunicazione". E' una disposizione costituzionale.



ARMELLA Angelo

Possiamo scrivere "per gli adempimenti previsti dall'art. 127 della Costituzione".



CALLERI Edoardo

Ma è la stessa cosa, perché uno che legge lo Statuto va a prendere l'art. 127 della Costituzione.



PRESIDENTE

Qui si parla di vistarla, apporre un visto.
Se non vi sono altre osservazioni pongo ai voti per alzata di mano il comma primo di quest'articolo.
E' approvato.
Comma secondo: "Se entro 30 giorni dalla data della ricevuta il Governo non fa opposizione rinviando la legge al Consiglio Regionale e il Commissario non appone il visto, questo si dà per apposto".
Il Consigliere Bianchi propone di sostituire le parole "questo si dà per apposto" con le parole "questo si ha per apposto".
E' un emendamento puramente formale. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ai voti per alzata di mano il comma secondo.
E' approvato.
Comma terzo, non vi sono emendamenti proposti: "Il Presidente della Regione promulga la legge regionale entro 10 giorni dall'apposizione del visto o dalla scadenza del termine di cui al comma precedente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto: "Il testo è preceduto dalla formula: 'Il Consiglio Regionale ha approvato. Il Presidente della Regione promulga' ".
E' la questione di cui si è parlato nel corso della discussione generale sull'articolo. Vi è una proposta di emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci che propongono di aggiungere dopo le parole "Il Consiglio Regionale ha approvato" le parole "Il Commissario del Governo ha apposto il visto". Se non erro, nell'interpretazione di quanto è stato detto prima il Consigliere Calleri ha rilevato la necessità di dare conto, nella formula di pubblicazione della legge, dell'avvenuta apposizione del visto ed eventualmente, con un comma aggiuntivo della mancata apposizione del visto entro i termini previsti che consentono la pubblicazione della legge anche senza l'apposizione del visto.
Vi sono altre osservazioni su quanto è stato detto fin qui? La questione è ben chiara, vorrei sapere se tutto il Consiglio intende che cosa si sta votando. Vi è in discussione e poi in votazione l'emendamento Carazzoni-Curci che propone di dar conto nel testo di pubblicazione della legge dell'avvenuta apposizione del visto da parte del Commissario del Governo, con l'emendamento aggiuntivo che propone di aggiungere; al termine del comma, le parole "Il Commissario del Governo ha apposto il visto".
Se non vi sono altre osservazioni pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento proposto dai Consiglieri Carazzoni-Curci.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma quarto.
E' approvato.
Diventa quindi improponibile l'emendamento che prevede il caso di mancata apposizione del visto.
Comma quinto: "Al testo della legge segue la formula: 'La presente legge regionale sarà pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge della Regione Piemonte' ".
Vi sono osservazioni? Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma sesto: "La legge regionale entra in vigore il quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione".
Vi è un emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Bianchi, al termine del comma: "aggiungere le parole: 'Salvo che la legge stessa stabilisca un termine maggiore' ".
Mi pare ovvia la ragione di quest'emendamento: la legge può, in taluni casi, prevedere la sua entrata in vigore in data successiva a quella prevista normalmente.
Chi è favorevole a quest'emendamento, prevalentemente tecnico, del Consigliere Bianchi, è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ai voti per alzata di mano il comma sesto nel suo complesso.
E' approvato.
Comma settimo: "Una legge dichiarata urgente dal Consiglio Regionale pu essere promulgata e può entrare in vigore prima della scadenza dei termini di cui agli articoli precedenti se il Governo lo consente".



CALLERI Edoardo

Attraverso chi "lo consente il Governo"?



PRESIDENTE

Vuole proporre un emendamento? In questo caso si tratta di una pubblicazione anticipata, non è il visto del Commissario del Governo, che, in casi normali, dà atto che è stata consentita questa pubblicazione anticipata, ma è un atto eccezionale del Governo di cui anche nel testo di questo comma si può dare conto. Qui si dice in modo generico "se il Governo lo consente", si possono precisare le forme. A dire la verità, le forme in cui il Governo dà il consenso non le stabilisce lo Statuto di una Regione, ma una legge della Repubblica, non spetta a noi indicare al Governo come ci deve dare il suo consenso. Se vogliamo dargli un consiglio, formulare un'esortazione in questo comma, lo possiamo anche fare.



CALLERI Edoardo

Scusi signor Presidente, in riferimento all'art. 123 dobbiamo dire nel nostro Statuto (e questo è la Costituzione che lo dice) le forme di pubblicità attraverso le quali emaniamo leggi e regolamenti, non possiamo dire che ci riferiamo a una legge dello Stato. Noi non abbiamo alcun dispositivo nei confronti dell'esterno per poter dire se abbiamo osservato o meno le modalità che la Costituzione prevede. Nel caso in cui emaniamo una legge con carattere di urgenza, salvo che il Governo non la approvi attraverso un dispositivo che non tocca a noi dire ma dobbiamo prevedere nella formula di promulgazione della legge, renderlo esplicito (e questo in riferimento all'art. 123 della Costituzione) non abbiamo nel nostro Statuto alcuna modalità, alcuna formula prevista per rendere esplicito questo caso.



PRESIDENTE

A dire la verità, qui si può anche inserirlo, si può benissimo dire successivamente a questo comma o con un periodo inserito nello stesso comma, che nell'atto di pubblicazione della legge si darà conto dell'avvenuto consenso del Governo.



CALLERI Edoardo

Ma bisogna esplicitare la formula proprio in riferimento all'art. 123.
La Costituzione dice come deve essere la formula di pubblicità nell'emanazione della legge dello Stato, noi nello Statuto dobbiamo dire qual'é la formula di pubblicazione e non lo vogliamo mettere.



PRESIDENTE

Ma lei si riferisce a quanto è già stato votato o a questo testo? Perché quanto è stato votato è stato votato.



CALLERI Edoardo

Anche in riferimento a questo.



PRESIDENTE

Io potrei anche darle ragione per la parte precedente, ma per questa parte, volendo pure ammettere di avere commesso un errore prima..



CALLERI Edoardo

Volevo dimostrare che in uno dei casi specifici in cui è necessario mettere che il visto è stato apposto, oppure che il Governo non si è opposto alla rapidità della entrata in vigore, è necessario mettere che si è adempiuto a quanto la Costituzione prevede.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

E' ancora il 127 della Costituzione che ci dà la soluzione di questo problema: "Il Governo della Repubblica quando ritenga che una legge approvata dal Consiglio Regionale ecceda la competenza della Regione o contrasti con gli interessi nazionali o con quelli di altre Regioni (ma questo non ci interessa) la rinvia al Consiglio Regionale nel termine fissato per l'apposizione del visto".
In questo caso possiamo sbagliare nel giudicare urgente una legge che urgente non ha da essere e il Governo può essere in conflitto di opinioni con noi. Che cosa fa in questo caso, secondo il 127 della Costituzione? La rinvia al Consiglio Regionale, ecco perché la formula qui usata "se il Governo lo consente" è comprensiva di questa prassi e non ha bisogno di altre dizioni.



PRESIDENTE

Forse sarebbe bene leggere, per aumentare la scienza del Consiglio e dei suoi componenti, un precedente comma dello stesso articolo riportato testualmente in questo comma, direi anzi che se andassimo al di là di quel testo forse peccheremmo di incostituzionalità. Si dice infatti "Se una legge è dichiarata urgente dal Consiglio Regionale e il Governo della Repubblica lo consente, la promulgazione e l'entrata in vigore non sono subordinate ai termini indicati". La Costituzione ammette la possibilità di questo consenso e non lo regola, lo regolerà una legge dello Stato; noi ci riferiamo alla Costituzione.



CALLERI Edoardo

Lo demanda allo Statuto della Regione a norma dell'art. 123 il quale dice: "Ogni Regione ha uno Statuto il quale, in armonia con la Costituzione e con le leggi della Repubblica, stabilisce le norme relative all'organizzazione interna della Regione. Lo Statuto regola l'esercizio del diritto di iniziativa e del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione e la pubblicazione delle leggi e dei Regolamenti regionali".



PRESIDENTE

Noi le abbiamo regolate in quel modo, come hanno fatto del resto i due Statuti finora approvati nel Lazio e nella Lombardia. Comunque, siamo sempre in sede di comma settimo.
Ho qui anzitutto un emendamento sostitutivo dell'intero comma di carattere formale se non erro, del Consigliere Bianchi, che propone di sostituire al testo del comma il seguente: "Una legge dichiarata urgente dal Consiglio Regionale può, se il Governo lo consente, essere promulgata e può entrare in vigore prima della scadenza dei termini di cui sopra".
Vi è un emendamento aggiuntivo e che si applica a un testo come all'altro dei Consiglieri Carazzoni e Curci che chiedono l'aggiunta delle parole dopo "dichiarata urgente dal Comitato regionale" "a maggioranza assoluta".
Pongo prima in votazione per alzata di mano la proposta di emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
E' respinto.
Procediamo all'esame e alla votazione dell'emendamento sostitutivo del Consigliere Bianchi, che è di carattere formale perché mette in forma diversa la stessa sostanza.
L'approvazione di questo testo s'intende come facente decadere il testo precedente. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Alla fine del settimo comma i Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere "mediante il visto apposto dal Commissario del Governo".
Pongo in votazione l'emendamento per alzata di mano.
E' respinto.
Il comma è quindi accolto nella versione del Consigliere Bianchi.
Comma ottavo: "Nel caso di rinvio di una legge da parte del Governo e di nuova approvazione del Consiglio, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, la legge viene promulgata, salvo che, entro 15 giorni dalla comunicazione della nuova approvazione, il Governo della Repubblica non abbia promosso la questione di legittimità o di merito ai sensi del comma ultimo dell'art. 127 della Costituzione".
Vi sono due emendamenti dei Consiglieri Carazzoni e Curci, uno sostitutivo dell'ottavo comma con il seguente: "Nel caso di rinvio della legge al Consiglio Regionale per motivi di illegittimità costituzionale di contrasto con gli interessi nazionali o di altre Regioni o con le direttive derivanti dalla funzione di indirizzo e di coordinamento delle attività della Regione riservata allo Stato e che attengono ad esigenze di carattere unitario o si riferiscono ai vincoli atti a garantire l'inalienabilità e la indisponibilità dei beni necessari alla tutela degli interessi generali dello Stato, il Consiglio Regionale la riesamina per ritirarla o per modificarla.
Ove il Consiglio Regionale l'approvi una seconda volta nella sua stesura originaria oppure le modifiche non vengano ritenute adeguate e conformi ai motivi del rinvio, il Governo può, entro 15 giorni dall'avvenuta comunicazione, promuovere la questione di legittimità costituzionale davanti alla Corte Costituzionale o quella di merito davanti alle Camere.
In caso di dubbio, la Corte Costituzionale decide a chi appartenga la competenza.
Qualora dopo la seconda approvazione, ed entro 15 giorni, il Governo non abbia promosso la questione di legittimità o di merito, la legge viene promulgata".
Chi è favorevole all'emendamento sostitutivo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma ottavo come proposto dalla Commissione.
E' approvato.
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere, dopo l'ottavo comma, il seguente: "Le leggi della Repubblica che vengono a modificare i principi fondamentali di cui all'art. 17 della legge sulla finanza regionale abrogano le norme regionali in contrasto con esse".
Desiderano illustrarlo? No.
Pongo in votazione per alzata di mano la proposta di comma aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 43.
E' approvato.
ARTICOLO 44 Passiamo all'esame dell'art. 44 - Approvazione delle norme di attuazione di leggi dello Stato - "Nel caso in cui, ai sensi dell'art. 117, terzo comma della Costituzione, venga demandato da una legge della Repubblica alla Regione il potere di emendare norme per la sua attuazione, la Giunta Regionale è tenuta a predisporre, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della legge statale, il relativo progetto di norme d'attuazione e lo trasmette alla Presidenza del Consiglio Regionale".
Vi sono alcuni emendamenti.
Il primo è modificativo ed è presentato dal Consigliere Sanlorenzo che propone di sostituire le parole "la Giunta Regionale è tenuta a predisporre" con le parole "gli organi regionali predispongono".
Desidera illustrarlo?



SANLORENZO Dino

Capisco che è nell'intendimento dei proponenti il testo, essere garantiti in una certa misura che la Giunta Regionale entro 90 giorni predispone le norme di attuazione, tuttavia è evidente che se per qualunque motivo la Giunta non riuscisse, non volesse, la facoltà di predisporre norme di attuazione di una legge, regolamenti di una legge può essere di qualsiasi organo della Regione e quindi anche di un Consiglio e di un Consigliere.



PRESIDENTE

Ma gli organi regionali sono: il Presidente, la Giunta e il Consiglio.
Qui c'é un organo chiaramente indicato che è la Giunta, se lei mette "organi regionali" si affida un po' alla buona ventura, cioè nessuno si ritiene esclusivamente responsabile di predisporre queste norme, nemmeno la Giunta e non lo è perché lo sono tutti gli organi della Regione, lo credo sia meglio responsabilizzare un organo. Se lei insiste lo metto in votazione.



SANLORENZO Dino

No no, lo ritiro.



PRESIDENTE

Allora è ritirato.
Vi è un emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi che propone di aggiungere dopo le parole "è tenuta a predisporre" le parole "salvo che la legge non indichi un termine diverso".
Qui si indica il termine di 90 giorni, la legge dello Stato può indicarne uno diverso e credo che la precisazione del Consigliere Bianchi tenda a salvaguardare questa possibilità.
Se non vi sono osservazioni pongo l'emendamento in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Altro emendamento Bianchi: "Sostituire le parole 'lo trasmette alla Presidenza' con le parole 'e a trasmetterlo alla Presidenza' ".
E' una correzione linguistica, credo che sia utile.
Pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma, per ora unico, dell'art.
44.
Ne viene proposto un altro.
Se non fosse approvato, la votazione di questo comma s'intenderebbe valida come votazione dell'intero articolo.
E' approvato.
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere un altro comma del seguente tenore: "Ogni Consigliere ha diritto di sostituirsi alla Giunta Regionale qualora questa non abbia ottemperato alla predisposizione del progetto delle norme di attuazione nei termini di cui al primo comma del presente articolo".
Desidera illustrarlo?



CARAZZONI Nino

Solo per dire che quest'emendamento mi pare che faccia salve e corrisponda alle preoccupazioni di cui si rendeva prima interprete il Consigliere Sanlorenzo, vale a dire: ove la Giunta disattendesse, per una qualunque ragione, la predisposizione, entro i termini previsti, della relazione richiesta, con il nostro emendamento si intende stabilire il principio che qualunque Consigliere ha la possibilità di sostituirsi alla Giunta Regionale in questa iniziativa.



PRESIDENTE

Vi sono osservazioni? Pongo in votazione per alzata di mano la proposta d'emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
E' respinto.
E' in questo modo approvato l'intero art. 44 che consta di un solo comma.
ARTICOLO 45 Passiamo all'art. 45 - Rinvio di provvedimenti amministrativi al riesame del Consiglio - "Nel caso in cui, ai sensi dell'art. 125 della Costituzione, vengano rinviati al Consiglio dei provvedimenti amministrativi per il loro riesame, il Consiglio Regionale, previo parere della Giunta può riconfermarli, a maggioranza assoluta dei suoi componenti".
Vi è prima di tutto una proposta di emendamento soppressivo dell'intero articolo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Desiderano illustrarlo? No.
Chi è favorevole alla soppressione dell'intero articolo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è poi una proposta di emendamento modificativo del Consigliere Sanlorenzo che si applica sia al testo attuale, sia all'eventuale testo che se fosse approvato diventerebbe il testo dell'articolo, proposto dal Consigliere Bianchi.
Il Consigliere Sanlorenzo propone di sostituire alle parole "a maggioranza assoluta dei suoi componenti" le seguenti "a maggioranza semplice".



SANLORENZO Dino

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

E' ritirato.
Vi è ora da prendere in esame un emendamento sostitutivo dell'intero articolo proposto dal Consigliere Bianchi: "Il Consiglio Regionale, previo parere della Giunta, può riconfermare a maggioranza assoluta dei suoi componenti i provvedimenti amministrativi rinviati per il riesame ai sensi dell'art. 125 della Costituzione".
Viene richiesto di collocarlo dopo l'art. 26 dello Statuto.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo dell'intero articolo proposto dal Consigliere Bianchi.
E' approvato.
Pregherei il Consigliere Bianchi di illustrare brevemente la ragione della proposta di collocazione dell'articolo dopo l'art. 26, proposta che sar costretto a porre in votazione per poter accedere alla sua richiesta se il Consiglio è concorde.
Mi pare di ricordare che avevamo lasciato questo articolo isolato....



BIANCHI Adriano

Sì, durante la stesura perché mi sembrava che nel regolare l'attività del Consiglio dovesse trovare qui una collocazione, non felicissima ancora ma sicuramente più propria che non questa; è proprio un articolo isolato in questa posizione.
Mi rimetto peraltro, in questa fase dei lavori, al giudizio autorevole del Presidente e dei colleghi.



PRESIDENTE

La Commissione incontrò notevoli difficoltà a trovargli una collocazione in un complesso organico, perché è una norma eccezionale questa.



BIANCHI Adriano

Forse si può anche lasciare.



PRESIDENTE

Penso di sì. E' vero che si tratta dell'iniziativa legislativa del Consiglio, ma è anche vero che si tratta dell'attività assembleare del Consiglio stesso che, in via principale, è quella di approvazione di leggi e di regolamenti. Quindi possiamo anche lasciarlo qui.
Con l'approvazione di quest'emendamento sostitutivo, si è sostituito questo testo al testo dell'art. 45 che è stato così approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero Titolo III sin qui esaminato, ricordando nuovamente che occorre, al fine della validità della votazione, che per l'approvazione del Titolo concorra la maggioranza assoluta dei componenti del Consiglio Regionale.
Occorre quindi che vi sia la maggioranza assoluta di almeno 26 Consiglieri.
Prego i segretari di contare i voti per darne conto nel verbale.



MENOZZI Stanislao

Se il Presidente me lo consente vorrei rivolgere una preghiera ai colleghi Consiglieri: che alle vostre spalle ci sia una pesante nottata di lavoro non lo posso escludere, ma cercate almeno di alzare le mani il più possibile.



PRESIDENTE

Pongo ai voti per alzata di mano l'intero Titolo III che è approvato col seguente esito: presenti e votanti 42 maggioranza richiesta 26 favorevoli 42 ARTICOLO 46 Passiamo ora all'esame del Titolo IV - La partecipazione popolare. Capo I Istituti della partecipazione popolare.
Art. 46: "Sono istituti della partecipazione: a) l'iniziativa legislativa popolare b) l'iniziativa legislativa degli Enti locali c) il referendum consultivo, abrogativo, il referendum costitutivo per l'ipotesi speciale prevista dallo Statuto d) l'interrogazione degli Enti locali agli organi della Regione e) la petizione dei singoli cittadini, di Enti e di Associazioni.
Vi è una prima proposta di emendamento soppressivo, nelle lettere a) e b) della parola "legislativa", presentata dal Consigliere Sanlorenzo per cui i punti suonerebbero: "l'iniziativa popolare" e "l'iniziativa degli Enti locali".
Desidera illustrarla?



SANLORENZO Dino

La nostra posizione deriva dall'art. 123 della Costituzione il quale recita "lo Statuto regola l'esercizio del diritto di iniziativa e del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione" mentre in effetti la dizione in questo caso "l'iniziativa legislativa popolare" e ripetuta poi in tutto il capitolo, non fa mai cenno alla facoltà dell'iniziativa popolare di esercitare non soltanto nel settore legislativo, ma anche in quello dei provvedimenti amministrativi.
In coerenza con questa posizione è evidente che se scriviamo solo "legislativa" la dizione è riduttiva di ciò che invece la Costituzione prevede, mentre "iniziativa popolare" comprenderebbe sia la facoltà legislativa sia quella amministrativa.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, devo chiedere scusa a lei e al Consiglio, io ho proposto un emendamento soppressivo che illustrerò nella sede opportuna...



PRESIDENTE

A quale lettera?



BIANCHI Adriano

In ordine al referendum costitutivo.



PRESIDENTE

Viene dopo.



BIANCHI Adriano

Sì, però in questo articolo....



PRESIDENTE

Ma viene alla lettera c). Noi stiamo discutendo l'emendamento Sanlorenzo alle lettere a) e b).



BIANCHI Adriano

Siccome era un unico comma...



PRESIDENTE

Sì ma voteremo gli emendamenti e poi le lettere insieme.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Io devo dire che il Consigliere Sanlorenzo ha ragione. Nella dizione generale "provvedimenti amministrativi" non vi è dubbio che rientra anche la facoltà regolamentare, che bisognerebbe anche mettere. O "provvedimenti amministrativi" o l'altra dizione, ma potrebbe apparire riduttiva.



PRESIDENTE

Una dizione più generica è certamente più comprensiva e permette di specificare come lo si intende, nel luogo adatto. Ha quasi carattere tecnico, l'emendamento Sanlorenzo.
Chi è favorevole all'emendamento Sanlorenzo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Alla lettera c) ho sentito che il Consigliere Bianchi si riprometteva di presentare un emendamento. C'è già un emendamento Carazzoni e Curci che propone di sopprimere le parole "il referendum costitutivo per l'ipotesi speciale prevista dallo Statuto".



BIANCHI Adriano

Faccio quest'emendamento signor Presidente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Il clima generale che si sta instaurando in questa ultima fase di approvazione dello Statuto richiama tutti al senso di responsabilità e allo sforzo necessario per procedere non soltanto in tempi brevi, ma anche per capire bene le proposte che vengono avanzate di elementi migliorativi dello Statuto. Qui però siamo di fronte alla proposta di soppressione del referendum costitutivo, che sinora era sempre stato accolto dalla Commissione ed era rimasto nel suo testo integrale sino ad oggi. Dovremmo considerare questo come un fatto riduttivo delle facoltà di partecipazione previste in questo Titolo assolutamente essenziale di tutto lo Statuto, ma io voglio sforzarmi di capire le ragioni di chi propone la soppressione.
Quali sono queste ragioni? Sono una scarsa simpatia per il referendum...



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Sanlorenzo, per il migliore ordine dei nostri lavori vorrei proporre al Consiglio, dato che la soppressione o la votazione di queste parole è e non è preclusiva della materia sostanziale qui contemplata, la questione sia dibattuta adesso. Perciò, lei può anche parlare adesso se vuole, ma sarebbe forse utile che fosse spiegata la ragione per cui si propone la soppressione...



SANLORENZO Dino

Accolgo subito la proposta del Presidente...



PRESIDENTE

Altrimenti il Consiglio nel sentire che si vogliono sopprimere tre parole non ne capisce il perché.
Vorrei fare presente al Consiglio Regionale, prima di dare la parola al Consigliere Bianchi, che il Presidente non ha mai usato, nel corso dell'esame dello Statuto, la norma del Regolamento provvisorio che gli consente di dichiarare l'improponibilità di proposte. Vorrei però ricordare e il Consiglio poi giudicherà - il testo della norma costituzionale che si riferisce al referendum. Nell'art. 123 comma primo, secondo periodo viene statuito che "lo Statuto regola l'esercizio del diritto di iniziativa e del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione ecc." cioè il referendum si esercita su leggi e provvedimenti, ossia su atti che siano già legge o che siano già provvedimenti.
Il Consigliere Bianchi spiegherà le ragioni per cui la sua parte chiede la soppressione del referendum costitutivo, ma l'unico caso nel quale è previsto il referendum costitutivo è quello in cui una legge della Regione non sia ancora legge, cioè il Consiglio non abbia approvato, nei termini indicati nello Statuto, una proposta di iniziativa popolare o degli Enti locali.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, questo modesto, piccolo istituto, è stato interamente formulato da me e proposto ai colleghi della Commissione, per tentare di risolvere il problema che ci si era posti in quel momento della eventuale indifferenza o eccessiva freddezza che un'assemblea futura potesse avere di fronte alle iniziative legislative popolari, per rafforzare il significato dell'iniziativa popolare, per dare un contenuto e per introdurre una sanzione nel caso di inadempienza al dovere di esaminare tempestivamente il progetto presentato dal popolo, dagli Enti locali.
Questa formulazione non fu frutto di leggerezza o di improvvisazione derivava anche da impostazioni di carattere dottrinario che erano state fatte al riguardo, con testi favorevoli all'introduzione in generale del referendum costitutivo in vista dei lavori preparatori dei cari Statuti regionali, sia pure in forma perplessa. In quella fase elaborativa in cui le decisioni si formulavano, in vista di risposte da dare a quesiti del momento, abbiamo introdotto e cercato di perfezionare questo istituto.
Sennonché successivamente, considerazioni autorevolmente sottoposteci in ordine alla incostituzionalità, alla possibile, molto probabile incostituzionalità di una norma di questo genere, ancorché apprezzabile e forse utile dal punto di vista della partecipazione popolare e delle garanzie da dare alla stessa, abbiamo ritenuto che non valesse la pena di esporre ad un vizio di incostituzionalità uno Statuto che andiamo elaborando con tanto impegno, per un istituto che veniva introdotto sostanzialmente a costituire una garanzia, una sanzione per il caso di inadempienza dell'assemblea. Noi sappiamo e contiamo che contro un'eventuale inadempienza dell'assemblea ci sono tutti i rimedi dell'iniziativa politica all'interno dei gruppi e ci sono tutte le sanzioni politiche, per cui credo che non dovremo rammaricarci troppo di dover rinunciare a questo istituto e non dovremo neanche rammaricarci di averlo introdotto e poi soppresso, a significare che abbiamo avuto la volontà l'impegno di escogitare tutti gli strumenti e i mezzi affinché l'iniziativa legislativa popolare potesse raggiungere i fini che ad essa vengono riconosciuti dallo Statuto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

In effetti le cose si sono svolte come ha detto il Consigliere Bianchi quando la Sottocommissione prese in esame tutta la materia concernente la partecipazione popolare, a dire il vero con profonda unità di intenti, sia nella Sottocommissione, sia nella Commissione plenaria (e devo qui dare atto che in sostanza su questo problema ci fu sin dall'inizio un'ampia unità del Consiglio, ricordo anche il prezioso contributo che diede il Consigliere Calleri) non venne da nessuna parte politica alcun elemento di limitazione a istituti che stavano per essere inseriti nello Statuto Regionale e che tutti avvertivamo essere una delle due grandi novità sostanziali degli Statuti Regionali. Qui siamo in materia di opinabilità di utilità degli strumenti che ci diamo e credo che sia corretto da parte del Consigliere Bianchi fare presente non solo il pericolo di incostituzionalità, ma richiamarsi alle preoccupazioni che possono essere insorte nel mondo giuridico italiano circa un istituto che stava per essere votato in parecchi Statuti regionali, sotto la spinta di un'altra parte del mondo giuridico italiano. Io ricordo il convegno di Lecco dei giuristi D.C.
e altri convegni dove la questione del referendum costitutivo fu sollevata e risolta positivamente nel senso che la Costituzione non esclude il referendum costitutivo, come giustamente diceva il Presidente.
Dopo di che però la preoccupazione che ci dominò tutti (e che ci deve dominare ancora) è stata che va bene ammettere nello Statuto della Regione la facoltà dell'iniziativa legislativa popolare amministrativa regolamentare come abbiamo testé deciso, ma dobbiamo anche preoccuparci del fatto che un'iniziativa popolare, prevista con modalità, con cifre che la rendono non facile ma nemmeno disagevole, non subisca la sorte che ha subito tanta parte dell'iniziativa non popolare, ma legislativa in Parlamento, cioè la sorte dell'insabbiamento, la sorte della messa in mora la sorte di un progetto di iniziativa che viene- raccogliendo 5/10/15/20.000 firme. Quando una forza politica, un'organizzazione, un gruppo di cittadini si mettono in marcia nella direzione di promuovere una iniziativa popolare, non è detto che si attengano ai minimi che noi prevediamo nello Statuto. Se vogliono darle forza politica superiore a quella che può essere rappresentata nel Consiglio da una parte politica, è evidente che si danno da fare per raccogliere il maggior numero di firme possibile. E dopo un impegno di questa natura l'ipotesi soltanto che l'iniziativa popolare possa essere messa in mora, insabbiata, deve preoccupare. Noi cercammo di risolvere il problema fissando dei termini entro i quali, se per caso il Consiglio disattendeva questa iniziativa popolare, c'era la minaccia del referendum costitutivo che avrebbe dovuto poi spingere il Consiglio ad esaminare l'iniziativa popolare, altrimenti si passava direttamente al voto del popolo.
La questione non è quindi di principio, se diciamo che l'iniziativa popolare, una volta presa, ha delle garanzie che vengono esaminate in un arco di tempo, io credo che la mia parte non farà le barricate per mantenere ciò che tutti assieme abbiamo scritto, ma dobbiamo trovare il modo, negli articoli successivi, quando arriveremo a trattare questa materia, di fissare dei tempi. Il sistema previsto dallo Statuto lombardo che non ha scelto la strada del referendum costitutivo come non l'ha scelta quello laziale, è una via attraverso cui garantire le procedure privilegiate, e le procedure d'urgenza. Troviamo un metodo che garantisca all'iniziativa popolare una dignità che sia coerente con lo sforzo che abbiamo fatto per inserire nello Statuto questo capitolo nuovo. Se c'è uno sforzo comune in questa direzione anche la proposta soppressiva del Consigliere Bianchi può essere da noi valutata positivamente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Armella.



ARMELLA Angelo

E' anche una mia convinzione che l'istituto proposto sia incostituzionale, perché il 123 della Costituzione impone - con l'inciso in armonia con la costituzione delle leggi della Repubblica che si riferisce non soltanto alla prima parte dell'articolo ma a tutto l'articolo e quindi non soltanto all'organizzazione interna della Regione, ma anche al diritto di iniziativa del referendum - che si possa provvedere al referendum soltanto in armonia della Costituzione, cioè in armonia con l'istituto del referendum abrogativo e non del referendum costitutivo. Peraltro proprio la votazione avvenuta in sede costituente dell'articolo che allora era il 119 indicava in un unico periodo che l'inciso in armonia della Costituzione si riferiva a tutti gli istituti che dovevano essere contenuti, che dovevano trovare regolamentazione nello Statuto.
Fu soltanto successivamente, in sede di coordinamento e di revisione letteraria del testo, che il periodo fu scisso in due parti, onde adesso il punto che è stato messo dopo le parole "organizzazione interna della Regione" potrebbe far sorgere qualche difficoltà interpretativa, ma è fugata solo che si consideri che il periodo era unico ed è stato votato intenzionalmente nell'attribuire a questa valutazione e a questa prescrizione che l'istituto fosse in armonia con tutti gli istituti compresi nell'art. 123.
Ma per indicare al Consigliere Sanlorenzo una possibilità di soluzione pare che l'art. 50 l'abbia già previsto, là dove si dice nel testo della Commissione "ove il Consiglio non prenda in esame entro il termine la proposta è riconosciuta facoltà a ciascun Consigliere di chiedere ed ottenere il passaggio alla votazione finale entro il mese successivo". A me pare che con una dizione di questo genere, così chiara ed incisiva qualsiasi Consigliere, su 50 o 60 quanti saranno per l'aumento della popolazione, almeno uno ci sia che si faccia scrupolo di seguire gli intendimenti dell'elettorato e la soluzione sia già prevista dalla Commissione che ha redatto il testo dello Statuto.



PRESIDENTE

Mi pare sia chiaramente emerso da questa discussione che l'intento comune del Consiglio nell'introdurre a titolo eccezionalissimo questo istituto era il garantire che il Consiglio prendesse in esame, fino alla votazione finale, le leggi di iniziativa popolare e degli Enti locali.
Prendo atto con compiacimento della buona fede con la quale il collega Sanlorenzo ha posto la questione sul suo giusto terreno. Sul terreno dell'art. 50 invece si potrà prendere in esame la possibilità di rafforzare queste garanzie, allo scopo di consentire non soltanto la votazione finale entro un mese, cioè l'atto formale con cui si può anche decidere il non passaggio agli articoli, ma una forma qualunque, un meccanismo qualunque che garantisca la loro presa in esame con la stessa serietà con cui si prendono in esame le leggi di iniziativa dei Consiglieri o della Giunta, un meccanismo che possiamo facilmente studiare e che può anche consistere nell'imporre alle Commissioni, entro un certo periodo di tempo, di prendere in esame e di presentare una relazione su queste proposte di legge, onde consentire al Consiglio di giungere sollecitamente alle sue deliberazioni.
Questo però è un fatto di procedura, che possiamo facilmente esaminare nell'art. 50, senza esporci al vizio di incostituzionalità che, a mio avviso personale, è certissimo nel caso introducessimo un istituto come questo.
Se avessimo voluto introdurlo in maniera più larga, esso avrebbe avuto un altro significato. Ma siccome l'abbiamo introdotto soltanto a titolo punitivo verso la carenza del Consiglio, cerchiamo di garantirci che il Consiglio non sia carente in modi costituzionali, senza introdurre un istituto che altrimenti ci espone a un vizio di incostituzionalità e anche al pericolo di non dare certezza giuridica a leggi che fossero eventualmente approvate con questo sistema. Perché è certo che se un'iniziativa popolare giungesse fino all'approvazione di una legge con referendum costitutivo e che questa fosse poi bocciata dalla Corte Costituzionale, taglieremmo le gambe non soltanto a quella particolare legge, ma a tutto l'istituto della partecipazione, anche in tutte le sue altre forme. Siccome non ne abbiamo bisogno se non per questo caso, questo caso lo possiamo risolvere altrimenti.
Vi è la proposta di soppressione dalla lettera c) delle parole "Il referendum costitutivo per l'ipotesi speciale prevista dallo Statuto". La lettera c) rimarrebbe scritta in questo modo "Il referendum consultivo e abrogativo".
Chi è favorevole...
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti, che pregherei un'altra volta di alzare la mano prima che io cominci la prima parola che riguarda la messa in votazione.



BERTI Antonio

Io l'avevo fatto ma lei stava leggendo e non l'ha vista.



PRESIDENTE

Prego allora i segretari di verificare meglio e di avvertirmi tempestivamente.



BERTI Antonio

Questo comma dell'art. 50 (è già stato affermato dal nostro collega Sanlorenzo) è per noi molto importante ed è tra le questioni più innovative e significative dell'istituto della partecipazione popolare. D'altra parte le osservazioni emerse hanno una loro validità, ma prima di decidere sul voto chiederei una sospensione di qualche minuto per consultare il mio Gruppo ed eventualmente vedere con gli altri Gruppi come è possibile risolvere la proposta che lei ha fatto.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per cinque minuti. Pregherei però oggi di rispettare i minuti di sospensione altrimenti non arriveremo mai al termine.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Stavamo discutendo la soppressione delle parole "il referendum costitutivo per l'ipotesi speciale prevista dallo Statuto" alla lettera c) e la sostituzione a questa lettera c) (che si potrebbe poi approvare come emendamento sostitutivo) delle parole "il referendum consultivo e abrogativo".
Credo siano cadute le riserve che erano subordinate alla garanzia di altre questioni che si trovano in altri articoli dello Statuto e quindi si può procedere alla votazione, se non vi sono altre richieste di parola, di quest'emendamento sostitutivo.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo della lettera c) che suonerebbe "il referendum consultivo e abrogativo;".
E' approvato.
Vi è alla lettera d) la richiesta di aggiungere, dopo le parole "degli Enti locali", "di enti e associazioni di carattere regionale", proposta fatta dai Consiglieri Sanlorenzo e Rivalta e che si riferisce al diritto di interrogazione. Mi pare di avere udito che vi erano proposte alternative.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

La mia preoccupazione nel presentare quest'emendamento era quella di dare una facoltà, ma nello stesso tempo di garantire un rapporto con le organizzazioni sindacali. Lo dico esplicitamente perché mi pare che questo sia un problema politico di enorme rilievo e non risolto.
Se la dizione "enti ed associazioni di carattere regionale" è troppo vasta o troppo generica, proporrei di usare la dizione che abbiamo usato in tutta l'altra parte dello Statuto quando abbiamo voluto risolvere la questione, abbiamo sempre usato la dizione "apporto dei sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni di categoria". Modificherei quindi l'emendamento come segue: "l'interrogazione degli Enti locali dei sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni di categoria".



PRESIDENTE

"...agli organi della Regione".



SANLORENZO Dino

"...agli organi della Regione".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Volevo chiedere al collega Sanlorenzo perché questa formulazione non si può mettere al punto e) dove si parla di enti e associazioni.



PRESIDENTE

Perché lì si tratta di diritto di petizione. La petizione non comporta il diritto di risposta, l'interrogazione comporta invece questo diritto.
Se non vi sono altre osservazioni pongo in votazione l'emendamento sostitutivo del Consigliere Sanlorenzo alla lettera d) che suonerebbe "l'interrogazione degli Enti locali, dei sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni di categoria".



SANLORENZO Dino

"...regionali".



PRESIDENTE

Il "...regionali" implica un esame della regionalità degli Enti, cosa che non sempre è facile. Possiamo avere una Camera del Lavoro o una Unione Industriale della Provincia di Torino che hanno una consistenza reale e un'organizzazione regionale che può essere molto più astratta. Diciamolo in maniera generica.



CALLERI Edoardo

Ma perché in maniera generica, abbiamo quella dei comuni.



PRESIDENTE

Allora mettiamo alla fine "a carattere regionale". "L'interrogazione degli Enti locali, dei sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni di categoria a carattere regionale agli organi della Regione". In maniera che è comprensiva dei sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni di categoria.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Dobbiamo cercare di capire quali possono essere domani le motivazioni che inducono queste organizzazioni a rivolgere delle interrogazioni agli organi della Regione. Tra queste, io credo, particolare importanza avranno sicuramente i problemi collegati a questioni di carattere territoriale anche per le specifiche competenze che hanno gli organi della Regione. Mi sembra che un problema che riguardi l'assetto industriale di una certa zona difficilmente può coinvolgere in un'interrogazione un sindacato di lavoratori di carattere regionale. Per lo meno mettiamo questi rappresentanti di lavoratori o di categorie professionali ecc. nella condizione di doversi andare a cercare, per fare l'interrogazione, uno specifico aspetto di carattere territoriale provinciale a tutta l'organizzazione a livello regionale. Rendiamo oggettivamente più difficile la formulazione di questa interrogazione. Se vogliamo dare un senso alla richiesta, mi pare che bisogna riferirla ad un ambito territoriale che comprenda tutta la Regione, quindi se è a carattere provinciale è ovviamente anche a carattere regionale, ma che consenta a livello provinciale di poter fare queste interrogazioni agli organi della Regione.



PRESIDENTE

Quale dizione propone allora?



CALLERI Edoardo

Io proporrei "organizzazioni di carattere provinciale e regionale" non "esistenti nell'ambito della Regione".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Menozzi.



MENOZZI Stanislao

Con l'intervento del Consigliere Calleri è già stato precisato in parte quanto io volevo esporre.
C'è un dato di fatto ormai acquisito, che il 90 e forse più per cento delle organizzazioni oggi operanti a livello sindacale e professionale si sono già date organismi di carattere regionale ed è inevitabile che come la Regione è portata a recepire e a sensibilizzare anche esigenze di carattere provinciale o addirittura zonale, la stessa cosa facciano le organizzazioni sindacali e professionali.
A me pare che l'aggiunta "organizzazioni provinciali e regionali" dimostri una maggiore attenzione ed una maggiore comprensione nei confronti delle organizzazioni medesime.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre osservazioni l'emendamento sostitutivo che porrò ora in votazione è del seguente tenore: "d) l'interrogazione degli Enti locali, dei sindacati dei lavoratori e delle organizzazioni di categoria a carattere provinciale e regionale".
Non vi sono osservazioni? Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo.
E' approvato.
Siccome non vi sono altri emendamenti, né ve ne sono al secondo comma, a meno che qualcuno non chieda la votazione per divisione porrò in votazione l'intero art. 46, comprensivo dei comma primo e secondo, con le modifiche arrecate al comma primo.
Nessuno chiede la votazione per divisione.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 46.
E' approvato.
ARTICOLO 47 Esaminiamo ora il Capo II - L'iniziativa popolare e l'iniziativa degli Enti locali.
Art. 47 - Disciplina dell'iniziativa - "L'esercizio dell'iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali è regolato da una legge regionale".
Non vi sono emendamenti proposti.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Io direi che si potrebbe mettere "da leggi regionali" o "da legge regionale", non "da una".



PRESIDENTE

Non credo che vi sia da porre in votazione questa proposta di emendamento perché è di carattere puramente formale.
Il testo da porre in votazione suonerebbe così: "L'esercizio dell'iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali è regolato da legge regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 48 Esaminiamo ora l'art. 48 - Esercizio dell'iniziativa popolare Essendovi alcuni emendamenti, ne darò lettura e porrò in discussione i comma ad uno ad uno.
Comma primo: "Il popolo esercita l'iniziativa legislativa mediante la presentazione di un progetto di legge redatto per articoli ed accompagnato da una relazione".
Il Consigliere Sanlorenzo propone di sostituire l'intero comma con il seguente: "Il popolo esercita l'iniziativa per la formulazione di leggi e di provvedimenti amministrativi di interesse generale".
Desidera illustrarlo?



SANLORENZO Dino

Ho già illustrato prima il criterio generale che suggeriva quella dizione nella definizione degli strumenti della partecipazione, li ripeto qui perché c'é stata la discussione successiva al Consiglio.
Sull'interpretazione, che mi pare non possibile in termini diversi dell'art. 123, abbiamo meditato parecchio e abbiamo chiesto il parere di giuristi per avere una sicurezza di interpretazione e le risposte che abbiamo ottenuto sono eguali a ciò che la semplice lettura dell'articolo rende evidente: "Lo Statuto regola l'esercizio del diritto di iniziativa e del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della Regione e la pubblicazione delle leggi e dei regolamenti regionali". Non c'è una virgola, dopo "lo Statuto regola l'esercizio del diritto di iniziativa" in modo da considerare "provvedimenti amministrativi" come riferito soltanto a referendum e non al diritto di iniziativa. C'é "e", quindi è chiaro che la dizione è comprensiva della facoltà dell'iniziativa legislativa e di provvedimenti amministrativi. Direi piuttosto che nella dizione da me proposta c'è una limitazione a questa facoltà di iniziativa legislativa popolare amministrativa, perché si prevedono provvedimenti amministrativi di carattere generale; si vuole con questo mettere le mani avanti perch non vi sia via libera ai particolarismi in questa materia.



PRESIDENTE

Chi chiede la parola? Ha facoltà di parlare il Consigliere Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario

Mi pare che l'interpretazione che ha fornito il Consigliere Sanlorenzo sull'articolo della Costituzione, non sia corretta. Intanto non si può dire che non c'è la virgola, perché ovviamente sarebbe una sgrammaticatura enorme non consentita dal testo costituzionale, quando c'è la congiunzione "e" non ci può essere la virgola. La separazione è evidentemente nell'altro periodo, nell'altra frase, si distingue in modo chiaro quello che è il referendum su leggi ecc. dal concetto che riguarda l'iniziativa. Mi pare che questa sia un'interpretazione corretta del testo costituzionale che peraltro rispetta la grammatica!



PRESIDENTE

Vorrei fare presente al Consiglio che è opinabile che la questione sia di natura costituzionale; è di opportunità, di opportunità funzionale e politica, se si vuole che questo diritto di iniziativa si estenda anche agli atti amministrativi, cioè alla costruzione di ponti, strade e via discorrendo o se viceversa si vuole limitarlo all'iniziativa di legge. E' su questo che il Consiglio si pronuncia ora, senza eccessiva preoccupazione di cadere nell'incostituzionalità ed è evidente che qualunque scelta secondo il convincimento di ciascuno, è perfettamente legittima.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

E' una tesi che ovviamente, come tutte le tesi, è opinabile. A me sembra che ci sia un duplice riferimento nell'art. 123, "in armonia con la Costituzione e con le leggi dello Stato". Mentre questa armonia è assolutamente indubbia per quanto riguarda il referendum che è previsto solo nei suoi aspetti abrogativi dalle leggi dello Stato e dalla stessa Costituzione, l'equivoco nasce sul contenuto dei provvedimenti amministrativi. Provvedimenti amministrativi a livello di deliberazioni che riguardano le Regioni, sono i regolamenti ancorché presi con le modalità con le quali si approvano le leggi.
Vorrei qui ricordare che la tanto deprecata circolare Gatto emanata alcuni mesi fa, prima che i Consigli si apprestassero all'esame dell'approvazione dello Statuto, faceva una distinzione tra le diverse attribuzioni date al Consiglio, proprio sulla base di attività legislativa e attività di provvedimenti amministrativi e nei provvedimenti amministrativi contemplava tutte le diverse attività di carattere regolamentare ecc. che vengono deliberate facendo lo stesso iter dei progetti o dei disegni di legge, ma sono provvedimenti amministrativi veri e propri in quanto attuativi di leggi e quindi hanno una concessione immediata con le questioni di carattere amministrativo. Il dubbio che sorge non è un dubbio relativo all'opportunità politica o meno di metterlo dubbio riferito alla possibile incostituzionalità di una norma di questo genere messa tra le norme dello Statuto, a mio giudizio i provvedimenti amministrativi essendo quelli, non ho alcun dubbio sull'opportunità di specificarlo a livello di Statuto, perché non c'é dubbio che su questi provvedimenti amministrativi possa esercitarsi la iniziativa popolare.
D'altronde è evidente che se il referendum può aversi su provvedimenti amministrativi, è anche abbastanza logico che si possa avere l'iniziativa sui provvedimenti amministrativi. però vorrei non cadere in un'estensione eccessiva di queste norme, non credo che la deliberazione con cui si decide di attuare una determinata opera possa essere lasciata né all'iniziativa popolare né al referendum, in quanto deve essere di carattere generale, su regolamenti che siano di carattere generale, altrimenti ci troveremmo anche in riferimento al referendum, a dovere impegnare la Regione ad esempio sull'abrogazione di un atto amministrativo che riguarda la costruzione di un ponte a Prascursano, cosa che credo in provincia di Vercelli, Novara, Alessandria ed Asti e in gran parte della provincia di Torino interessi molto poco. Non è su questi singoli piccoli provvedimenti (piccoli rispetto alle dimensioni regionali) che possa esercitarsi il diritto di iniziativa popolare o quello di referendum abrogativo, ma evidentemente su quelle attività di carattere regolamentare che sono generalmente a livello regionale.
In questo senso credo che l'iniziativa popolare possa esercitarsi su questi provvedimenti.



PRESIDENTE

Ma quale dizione propone allora?



CALLERI Edoardo

"Provvedimenti amministrativi di carattere generale interessanti la Regione" come una norma regolamentare interessa la Regione.



SANLORENZO Dino

"Interesse generale" non basta?



PRESIDENTE

Dì "interesse regionale" allora.



SANLORENZO Dino

Io ho usato "di interesse generale".



CALLERI Edoardo

Direi che va bene.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento sostitutivo dell'intero comma primo proposto dal Consigliere Sanlorenzo che suona: "Il popolo esercita l'iniziativa per la formulazione di leggi e di provvedimenti amministrativi di interesse generale".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Mi chiedo solo come si potrà distinguere tra provvedimenti amministrativi di interesse generale e non, che cosa dirimerà l'eventuale eccezione.



PRESIDENTE

E' il Consiglio che è competente a prendere in esame o no, il Consiglio potrà dichiarare che non essendo di interesse generale il provvedimento non è proponibile.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Voglio qui riportare la tesi a suo tempo sostenuta in Commissione (e confortata anche dalle relazioni del noto convegno dell'Unione regionale delle province toscane), per cui a nostro avviso la materia dell'iniziativa popolare deve esercitarsi anche a livello regionale nell'ambito stabilito dal secondo comma dell'art. 71 della Costituzione: vale a dire che l'iniziativa popolare si esercita sulla formazione delle leggi e non dei provvedimenti amministrativi.
Per questa ragione siamo contrari all'emendamento sostitutivo proposto dal Consigliere Sanlorenzo.



PRESIDENTE

Altri chiedono di parlare? Nessuno.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo Sanlorenzo del quale ho già dato ripetutamente lettura.
E' approvato.



BENZI Germano

Chiediamo che questa votazione sia soggetta a riprova.



PRESIDENTE

Chi è favorevole a quest'emendamento è pregato di alzare nuovamente la mano.
E' approvato.
Comma secondo: "La proposta deve essere sottoscritta da almeno 5 mila elettori della Regione secondo forme che garantiscano l'autenticità delle firme e la conoscenza dell'oggetto della proposta da parte dei presentatori".
Il Consigliere Oberto ha proposto di sostituire le parole "5 mila" con le parole "10 mila".
Faccio presente che la cifra 5 mila era stata fissata in proporzione con la cifra di 50 mila stabilita dalla Costituzione della Repubblica per le proposte di legge di iniziativa popolare in sede nazionale.
Si era ritenuto che il Piemonte, avendo all'incirca un decimo della popolazione italiana, dovesse ridurre a un decimo il numero delle firme.
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.



CALLERI Edoardo

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

No, ormai siamo in sede di votazione, Se è sulla votazione, sul modo di votare che vuole parlare ne ha diritto, altrimenti no.



CALLERI Edoardo

Vorrei chiedere una sospensione.



PRESIDENTE

Una consultazione di gruppo? Allora sospendo un momento la votazione.
Ha facoltà di parlare.



CALLERI Edoardo

Chiedo se è possibile una sospensione per consultarsi sul numero di 5 mila.



PRESIDENTE

Se lei pensa di arrivare a 10 mila va bene, ma se è per un'altra cifra intanto pongo in votazione quest'emendamento.



CALLERI Edoardo

Se lo pone in votazione non c'è nessun accordo possibile, perch ciascuno vota sulla base delle proprie determinazioni.



PRESIDENTE

Respingendo 10 mila si può proporre 8 mila, per esempio.
Se vogliono consultarsi un attimo. Non sospendo però la seduta.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Noi proponiamo la cifra di 8 mila.



PRESIDENTE

Io non lo metterei in votazione quest'emendamento, non c'é nemmeno il Consigliere Oberto a sostenerlo. Diciamo che assorbe l'emendamento Oberto e lo consideriamo presentato anche da lui.
L'emendamento proposto è di sostituire le parole "5 mila" con le parole "8 mila".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Metto in votazione per alzata di mano il comma secondo nel suo complesso con questa modifica.
E' approvato.
Al terzo comma non sono proposti emendamenti, lo leggo: "I primi tre sottoscrittori del progetto hanno diritto di essere sentiti dalla Commissione consiliare in sede referente, cui viene assegnato il progetto, per la sua illustrazione".
Nessuna osservazione o richiesta di parola? La parola al Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Vorrei presentare un emendamento migliorativo del testo: "I primi tre sottoscrittori del progetto di legge hanno diritto di illustrare alla competente Commissione consiliare le ragioni ed il contenuto del progetto presentato".
Faccio anche riferimento a quanto è richiesto dagli Enti locali i quali devono dare una deliberazione che dica "il contenuto e le ragioni". Solo per adottare un criterio analogo.



PRESIDENTE

Quale forma propone "...di illustrare il contenuto e le ragioni del progetto.."



CALLERI Edoardo

"...le ragioni ed il contenuto".



PRESIDENTE

Il terzo comma, nella proposta sostitutiva suonerebbe così: "I primi tre sottoscrittori hanno diritto di illustrare alla Commissione consiliare competente le ragioni e il contenuto del progetto presentato".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Fonio.



FONIO Mario

Io farei una piccola proposta aggiuntiva. Siccome nella formulazione del primo comma, accettando la proposta Sanlorenzo è completamente sparito il progetto articolo per articolo con una relazione, ritengo che non sarebbe male introdurre qui, che dovrebbe essere accompagnato da una relazione che i primi tre sottoscrittori hanno poi facoltà di illustrare.
Siccome la proposta Sanlorenzo ha finito per abolire il progetto di legge formulato articolo per articolo con una relazione di accompagnamento, mi pare che sia l'unica sede opportuna, quella attuale....



PRESIDENTE

Lo può definire il Regolamento, questo.



FONIO Mario

Qui stiamo proprio parlando di che cosa devono fare i proponenti diciamo che dovrebbero accompagnare il progetto con una relazione che poi i primi tre sottoscrittori hanno la facoltà di illustrare e così ricuperiamo il punto sparito al primo comma.



PRESIDENTE

Allora formuli un altro testo



FONIO Mario

Il testo proposto è questo "il progetto deve essere accompagnato da una relazione che i primi tre sottoscrittori hanno diritto di illustrare alla Commissione consiliare competente cui viene assegnato il progetto".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

L'emendamento Calleri recita, se non sbaglio: "I primi tre sottoscrittori hanno diritto di illustrare alla Commissione consiliare competente le ragioni e il contenuto del progetto che deve essere redatto per articoli e accompagnato da una relazione".



PRESIDENTE

"...e accompagnato da una relazione scritta".



CALLERI Edoardo

Il primo comma non c'è più?



PRESIDENTE

No, è sostituito da quello di Sanlorenzo che non aveva messo la relazione in articoli.
Il nuovo testo é: "I primi tre sottoscrittori hanno diritto di illustrare alla Commissione consiliare competente le ragioni e il contenuto del progetto che deve essere redatto per articoli ed accompagnato da una relazione scritta".
Vi è ancora qualcuno che chiede di parlare? Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo dell'intero terzo comma di cui ho dato testé lettura.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 48.
E' approvato.
ARTICOLO 49 Esaminiamo ora l'art. 49 - Esercizio dell'iniziativa degli Enti locali.
Essendovi alcuni emendamenti, do lettura del comma primo e dopo aver preso in esame gli emendamenti porrò in votazione l'intero articolo poiché il secondo comma non reca nessun emendamento.
Comma primo: "I Consigli Comunali, in numero non inferiore a 5, oppure uno o più Comuni rappresentanti non meno di 25 mila elettori e ogni Consiglio Provinciale possono assumere iniziative legislative presentando un progetto di legge accompagnato da una relazione, dalle deliberazioni relative e dal verbale delle discussioni".
Prima di tutto vi è un emendamento Oberto che propone di sostituire le parole "in numero non inferiore a 5" con le parole "in numero non inferiore a 10".
Si riferisce al numero dei Comuni.
Qualcuno chiede di parlare? Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Siccome per quanto riguarda il referendum a livello nazionale si parla di 5 Regioni, il riferimento al numero 5 mi pare che debba essere conservato. Mi spiace che noi n ci sci l'avv. Oberto, ma credo che egli stesso si renderebbe conto che è giusto.



PRESIDENTE

Lo consideriamo ritirato Vi è una proposta di emendamento soppressivo delle seguenti parole presentata dai Consiglieri Carazzoni e Curci "uno o più Comuni rappresentanti non meno di 25 mila elettori" .
Cioè sopprimere praticamente l'iniziativa dei Comuni.



CARAZZONI Nino

No no. Noi non chiediamo di sopprimere l'iniziativa dei Comuni, ma che sia riportato in questo articolo in coerenza con la posizione tenuta, la stessa dizione della legge Scelba che fa esplicito riferimento ai Comuni in numero non inferiore a cinque, senza includere la possibilità di Comuni con popolazione superiore ai 25 mila elettori. E' una questione puramente formale, non sostanziale



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare, pongo in votazione l'emendamento soppressivo Carazzoni-Curci.
E' respinto.
Vi è una proposta di emendamento modificativo del Consigliere Sanlorenzo che chiede di sostituire le parole "iniziative legislative presentando un progetto di legge" con le parole "iniziative per leggi, regolamenti e provvedimenti amministrativi, presentando un progetto".



CALLERI Edoardo

Modifichiamolo come abbiamo fatto con l'altro.



SANLORENZO Dino

Mi viene un dubbio: mentre l'iniziativa popolare generica deve essere di interesse generale, quando qui prevediamo cinque Comuni o un Comune superiore ai 25 mila è auspicabile che prendano l'iniziativa per problemi di interesse generale. Ma come si fa a escludere che invece possano prendere l'iniziativa per problemi che siano di interesse generale per loro, ma che in sostanza non lo siano. Vorrei sottoporlo ai Consiglieri perché ci riflettano; cinque Comuni quando si mettono assieme possono anche non presentare un progetto di interesse generale, pur riflettendo un interesse generale delle loro popolazioni. Qui le cose sono diverse perch non sono singoli cittadini, sono Comuni che rappresentano delle comunità quindi l'elemento generale è già dato dalla loro rappresentanza di popolazione.



PRESIDENTE

Allora quale testo viene messo in votazione? Perché con l'intervento del Consigliere Sanlorenzo viene ribadito questo progetto.
La parola al Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

A me sembra che in coerenza con tutte le cose che si sono escluse dall'iniziativa popolare, la preoccupazione espressa da Sanlorenzo non abbia modo di verificarsi; è evidente che l'iniziativa legislativa è data su provvedimenti che siano di interesse generale della Regione, cioè provvedimenti che riguardino la generalità della Regione. Per lasciare questa facoltà, che è della Giunta dei Consiglieri, degli organi elettivi che sono rappresentativi di tutta la Regione ancorché siano eletti in collegi elettorali diversi, l'iniziativa popolare dei comuni bisogna che sia di carattere generale. Tanto è vero che in coerenza a questo punto di vista, proprio per evitare la frantumazione di iniziative che sarebbero municipalistiche, campanilistiche, nello Statuto abbiano escluso dal referendum i piani urbanistici e cose di questo genere che potessero avere una carica di particolarismo.
Ecco perché ritengo che dobbiamo attenerci alla dizione precedente, se non è chiaro che avremo la richiesta di un progetto di legge o di una norma regolamentare fatta in riferimento a quattro o cinque comuni, quindi ad un interesse che non è sicuramente regionale ma estremamente municipale e locale.



PRESIDENTE

Qual è la sua risposta Consigliere Sanlorenzo?



SANLORENZO Dino

La mia risposta è che non penso di poter accedere a quest'interpretazione. Voglio anzi ribadire il fatto che i comuni devono essere messi in una condizione diversa dal singolo cittadino che firma un progetto di legge di iniziativa popolare. In effetti un progetto di iniziativa popolare può essere raccolto in tutta la Regione, una qualunque organizzazione che promuova tale iniziativa può raccogliere le firme ad Asti, a Novara, a Vercelli, a Torino indifferentemente e in questo caso naturalmente raccoglie l'iniziativa popolare di interesse generale. Ma io penso a cinque comuni di montagna, perché devono per forza di cose proporre un progetto di legge di interesse generale? Loro propongono un progetto di legge di interesse locale, che però è interesse generale della Regione discutere ed approvare.
Ho l'impressione che se mettessimo questa limitazione andremmo incontro a ciò che ci hanno risposto i comuni quando li abbiamo interrogati su questa materia e non è detto che quando ci hanno risposto chiedendoci ci che adesso proponiamo, fossero mossi da intenti localistici; può darsi che l'iniziativa sia localistica, e il Consiglio giudica, valuta, entra nel merito, ma a priori mettere quella limitazione vuol dire che i comuni di una qualsiasi valle non potranno mai presentare un progetto di legge di iniziativa generale perché in realtà vogliono porre il problema della propria vallata e hanno il diritto di porlo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Dobbiamo chiarirci bene le idee e sapere bene che cosa vogliamo fare.
Attraverso questo Statuto abbiamo, in una serie ampia di articoli previsto tutte le modalità e le possibilità di intervento, di consultazione, di partecipazione da parte degli Enti locali: consultazione generale, partecipazione all'attività delle commissioni che affrontino progetti di legge di iniziativa la più varia, partecipazione alle fasi di elaborazione dei piani, partecipazione alle attività di realizzazione in sede comprensoriale e così via. Ci siamo sempre proposti, mentre eravamo preoccupati di realizzare la più larga partecipazione, di evitare che attraverso questo veicolo potesse introdursi un vizio, un difetto anche nazionale che è stato così bene dipinto e definito da un illustre scrittore che non cito, che è quello del "particolare". Noi sappiamo come la tentazione cui sono soggetti tutti i comuni (ne abbiamo 1209) è quella della contrapposizione, della competizione reciproca, del tentativo di strapparsi in ambito provinciale fette in via privilegiata di iniziative di possibilità.
I comuni hanno tutti i veicoli, attraverso questo Statuto, per sollecitare nei modi più efficaci gli interventi di natura particolare che sono assegnati alla Regione. Qui noi vogliamo sollecitarli e cooptarli alla identificazione di interessi di carattere generale di tutta la Regione. E' certo che interesse generale di tutta la Regione non deve essere una strada che passi attraverso tutti i paesi, che li colleghi tutti; ma il principio è questo, che l'interesse particolare e singolo, che può essere competitivo rispetto ad altri, non può essere sollecitato attraverso questa via altrimenti faremmo degradare questi istituti pian piano a delle forme degenerative di competizione campanilistica, come è già stato ben detto e svaluteremmo un istituto al quale attribuiamo tanta importanza. In sostanza (ed è per questo che ritengo, ripensandoci, che "uno o più comuni" con non meno di 25 mila abitanti, sia un limite piuttosto basso) dobbiamo evitare che questa spinta si svolga in direzione sbagliata, dobbiamo ottenere che venga indirizzata nella giusta direzione che è quella della ricerca e della identificazione degli interessi generali; ogni comune quando prende un'iniziativa é, sì, portatore di sollecitazioni, di esperienze, di esigenze che riflettono l'attività dei suoi amministratori e dei suoi cittadini, ma deve collocarsi, come stato d'animo e come indirizzo, a livello dell'assemblea regionale.
Questo, a mio avviso, deve essere il criterio che ci deve guidare nell'adottare questo istituto, se no più allarghiamo, più inflazioniamo un istituto dal quale ci attendiamo molto e ne svalutiamo i risultati, i significati e quando saremo inflazionati di progetti di legge presentati da: singoli comuni, ognuno dei quali avrà almeno dieci problemi particolari, non varranno più niente e finiranno negli archivi del Consiglio Regionale. Perché tutti sappiamo che la storia è piena di buone intenzioni che sono finite negli archivi e noi non vogliamo che ci avvenga.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Fonio.



FONIO Mario

Vorrei esprimere la solidarietà del Gruppo socialista con l'impostazione che è venuta dalla parte D.C. In verità io avevo chiesto subito di chiarire la nostra posizione dopo l'intervento del Presidente Calleri; ora il collega Bianchi, con quella concretezza e quell'approfondimento di ogni problema che gli sono propri, ha tolto gran parte alle argomentazioni e la fretta che tutti abbiamo mi impone di essere il più sintetico possibile. E' ovvio che noi siamo per la più larga partecipazione possibile, però in una visione panoramica contro le richieste settoriali e campanilistiche che sono già state ricordate e in quella dimensione regionale alla quale ci siamo rifatti in tutte le nostre impostazioni.
Condividendo quindi pienamente le argomentazioni già riportate dai colleghi Calleri e Bianchi, io ritengo che non sia tanto difficile fare una distinzione, nella casistica che si presenterà tra le cose di interesse generale e quelle settoriali. E' chiaro che se domani di fronte ad un'alluvione ci troviamo con cinque comuni che presentano una richiesta in ordine alle difese, al risanamento del suolo, alla sistemazione idrogeologica, è un fatto che supera l'interesse campanilistico e settoriale dei cinque comuni e che interessa la sistemazione sotto il profilo idraulico, idrogeologico della Regione. Mentre se si tratta di una strada ricadiamo in quell'esempio già fatto da Bianchi.
Noi non pensiamo che sia troppo limitato il numero di 25 mila elettori come ha detto Bianchi, proprio perché vogliamo la partecipazione nella misura più larga possibile. Ma per le considerazioni che ho voluto ricordare, esprimo l'adesione del Gruppo socialista alle tesi portate dal Gruppo D.C.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bono.



BONO Sereno

A me pare, signor Presidente e colleghi Consiglieri, che uno dei motivi principali dell'aspettativa popolare nei confronti della costituzione dell'Ente Regione, sia rappresentata dal fatto che si attendeva un'opera di decentramento dello Stato che meglio riuscisse ad adeguare la ricerca degli strumenti alla realtà esistente nel nostro Paese. E questo non è in contrasto con il carattere nazionale dei problemi: vi sono situazioni che possono anche essere particolari, non avere caratteristiche generali, come ad esempio le vallate alpine di determinate zone, l'alluvione del biellese la grandine nell'alessandrino, situazioni riferentesi a particolari zone.
Per questo a me pare che l'iniziativa deve essere intesa nel modo più ampio possibile, al fine di recepire tutte queste istanze e a fare del Consiglio Regionale la sede adatta a valutarle. E' compito nostro riuscire a collocare questo insieme di problemi della visione globale che interessa la Regione.
D'altronde, io non ho avuto il tempo di passarle diligentemente una per una, perché il volume era notevole, ma ho letto parecchie delle risposte venute dai comuni e da vari Enti locali e mi pare che ci sia una unanimità di richiesta; tutti i comuni richiedono di poter partecipare nelle varie forme, tra queste l'esercizio dell'iniziativa per la presentazione di leggi, affrontare con questo strumento moderno che è la Regione tutti i problemi che lo Stato ha accentrato e accantonato.
Pertanto ritengo che la proposta avanzata dal Consigliere Sanlorenzo vada difesa e mantenuta perché con essa si risponde alle aspettative delle nostre popolazioni.



PRESIDENTE

Prego il Consiglio di avere un attimo di pazienza perché forse giungiamo in porto anche con questo.



SANLORENZO Dino

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Viene ritirato l'emendamento Sanlorenzo e ne viene proposto uno concordato suppongo.



SANLORENZO Dino

No no, va bene il testo della Commissione.



PRESIDENTE

Vi è ancora un emendamento soppressivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci che propongono di sopprimere dal primo comma le parole "dalle deliberazioni relative e dal verbale delle discussioni".
Ce ne spieghi la ragione perché non l'abbiamo capita.



CARAZZONI Nino

Noi riteniamo che sia sufficiente la presentazione di un progetto di legge accompagnato da una relazione alla quale si può fare richiamo al verbale assunto dai singoli Consigli Comunali o Provinciali, mentre il verbale delle discussioni e delle deliberazioni relative dei singoli comuni ci pare veramente un appesantimento della procedura.



PRESIDENTE

Il verbale garantisce che il Consiglio sia a conoscenza di tutto quanto è stato detto nel Consiglio Comunale, anche se la relazione non ne fa menzione.



CARAZZONI Nino

Se però si considera che questi progetti di legge, come si dice poi nel comma successivo, hanno la possibilità di essere illustrati da componenti dei singoli Consigli Comunali, mi pare che quella da noi proposta sia una procedura estremamente più semplice e spedita.



PRESIDENTE

Ma siccome si può trattare di una relazione di maggioranza l'illustrazione può essere fatta da una delegazione di maggioranza; il verbale consente al Consiglio di venire a conoscenza di elementi che altrimenti non figurerebbero ed eventualmente indagare su questi elementi.



CARAZZONI Nino

Riteniamo che di questo semmai possano fare cenno e dare relazione gli stessi illustratori del progetto. Il fine della nostra proposta era quello di semplificare la procedura.



PRESIDENTE

La mantiene?



CARAZZONI Nino

Con questo chiarimento potremmo anche abbandonarla, ma mi pareva una questione marginale, comunque lo ritiro.



PRESIDENTE

La proposta è ritirata.
Pongo in votazione, a meno che qualcuno non chieda la votazione per divisione, l'intero art. 49, dando ora lettura del comma secondo che non è stato ancora letto: "Le assemblee degli enti proponenti hanno facoltà di designare complessivamente, con proprie deliberazioni, 5 loro componenti per illustrare il progetto di legge alla Commissione consiliare competente".
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 49 comma primo e secondo.
E' approvato.
Vi è una proposta di un nuovo art. 49 bis dei Consiglieri Carazzoni e Curci del seguente tenore: "L'iniziativa popolare e degli Enti locali è esclusa per le materie non previste dall'art. 117 della Costituzione nonché per le leggi tributarie e per quelle relative al Bilancio".
Nessuna osservazione? Pongo in votazione per alzata di mano la proposta di articolo aggiuntivo 49 bis del quale ho dato testé lettura.
E' respinto.
ARTICOLO 50 Passiamo all'esame dell'art. 50 - Procedura di approvazione.
Comma primo: "L'iniziativa legislativa popolare e degli Enti locali viene esercitata mediante la presentazione di una proposta di legge redatta in articoli all'Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale, cui compete il giudizio preliminare sulla ricevibilità ed ammissibilità formale della proposta stessa. Nel caso che manchi l'unanimità, tale giudizio compete al Consiglio Regionale".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Vorrei fare osservare al Consiglio che l'approvazione dell'emendamento Sanlorenzo che introduce anche l'iniziativa per provvedimenti amministrativi ci obbliga, mi sembra, o a modificare questo articolo che era tutto riferito all'iniziativa legislativa, o ad aggiungere un altro in cui ci sia la procedura di approvazione dell'iniziativa relativa a provvedimenti amministrativi. Perché qua si parla solo di procedura di approvazione dell'iniziativa legislativa.



SANLORENZO Dino

Modifichiamo la dizione.



GANDOLFI Aldo

Qualcosa va modificato o aggiunto.



PRESIDENTE

Ma se togliamo "legislativa" e lasciamo "l'iniziativa popolare e degli Enti locali" si riferisce già alla materia approvata.



GANDOLFI Aldo

Secondo me non basta perché si parla di una proposta redatta in articoli.



PRESIDENTE

Forse converrebbe fare un comma aggiuntivo.



CALLERI Edoardo

Mi pare che le modalità siano analoghe.



PRESIDENTE

Sì, salvo la redazione in articoli.



GANDOLFI Aldo

Io ho espresso delle preoccupazioni, adesso mi sono stati dati dei chiarimenti. Se non ci sono dubbi si può anche lasciare così.



PRESIDENTE

Se non sono proposti emendamenti porrei in votazione il comma primo così com'é.
Non vi sono ulteriori proposte dopo la discussione intervenuta, quindi pongo ai voti per alzata di mano il testo del comma primo qual'è stato proposto dalla Commissione e che ho letto poco fa.
E' approvato.
C'è la proposta di un comma aggiuntivo da inserire dopo il comma primo, dei Consiglieri Simonelli, Bianchi, Sanlorenzo: "La Commissione consiliare, alla quale il progetto di legge di iniziativa popolare viene assegnato, presenta la sua relazione entro il termine massimo di tre mesi".
Vi sono osservazioni? Lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Secondo comma del progetto preparato dalla Commissione: "Il Consiglio è tenuto a prendere in esame la proposta di iniziativa popolare entro tre mesi dalla relazione della Commissione".
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Posso chiarire immediatamente il significato dei tre emendamenti che abbiamo presentato a proposito di questo articolo.
Nel secondo comma, così come nel terzo comma, noi proponevamo la sostituzione delle parole "é tenuto a prendere" e "non prenda in esame" con le parole "é tenuto a pervenire alla votazione" e "qualora non pervenga alla votazione" proprio come conseguenza della richiesta di sopprimere gli ultimi due comma che si riferiscono al referendum costitutivo. A questo punto, essendo stata accolta la proposta di sopprimere la previsione del referendum costitutivo, mi pare ovvio che al secondo e al terzo comma si cambino i termini dando indicazione della necessità che entro questa scadenza si prenda non in esame il progetto ma si prenda la decisione, si pervenga cioè alla votazione sul progetto di legge. Semmai a questo punto (non è che io voglia formulare un altro emendamento) visto che è stata tolta la previsione del referendum costitutivo, si potrebbe addirittura ridurre il termine dei tre mesi. Mi pare che come ulteriore garanzia che il Consiglio Regionale abbia a pronunciarsi su questo argomento, si potrebbe prevedere due mesi. Comunque questa è la spiegazione del perché di quegli emendamenti che altrimenti non avrebbero un significato logico.



PRESIDENTE

Vi è un'altra proposta?



SANLORENZO Dino

Sì, e consiste in questo: sostituire alla dizione "entro tre mesi" la dizione "entro due mesi". Il comma suona così: "Il Consiglio è tenuto a prendere in esame la proposta di iniziativa popolare entro due mesi dalla relazione della Commissione".
Poi c'è ancora un comma che dovrebbe avere il Presidente.



PRESIDENTE

No, io ho solo due proposte: una Carazzoni-Curci e una Sanlorenzo, non ne ho altre.
Quella di Carazzoni-Curci diceva "perviene alla votazione". Insiste che si dica "si pervenga alla votazione" anziché "a prendere in esame"?



CARAZZONI Nino

Mi sembra logico che si debba dire che il Consiglio "perviene alla votazione" e non semplicemente "a prendere in esame".



PRESIDENTE

E' una vera e propria ghigliottina, perché il Consiglio può essere tenuto, da impegni costituzionali o statutari, o ad approvare il bilancio o il piano o altre cose. La garanzia che si dà è che sia iscritto all'o.d.g.
e che sia preso in esame.



CARAZZONI Nino

D'altra parte è proprio nello spirito di tutto quanto si è andato finora sostenendo a favore della partecipazione e della necessità che le iniziative di legge da parte degli Enti locali e di iniziativa popolare vengano nel più breve tempo possibile, addirittura con una procedura, si diceva poc'anzi, che avesse le caratteristiche di urgenza, esaminate dai Consiglieri regionali. Ecco perché mi pare di dover insistere.



PRESIDENTE

Ne prendo atto e pongo in votazione prima di tutto l'emendamento Carazzoni-Curci, che non si riferisce al termine ma alla sostanza della cosa, cioè propone di sostituire nel secondo comma le parole "è tenuto a prendere in esame" con le parole "perviene alla votazione".
Perciò il termine non si applica alla presa in esame, ma addirittura alla votazione.
Chi è favorevole all'emendamento sostitutivo Carazzoni-Curci è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è ora un emendamento sostitutivo della parola "tre" con la parola "due" che riduce il termine per la presa in esame a due mesi.
Chi è favorevole all'emendamento sostitutivo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano il secondo comma, così modificato.
E' approvato.
Terzo comma: "Ove il Consiglio non prenda in esame entro detto termine la proposta, è riconosciuta facoltà a ciascun Consigliere di chiedere ed ottenere il passaggio alla votazione finale entro il mese successivo".
Vi sono due emendamenti, uno Carazzoni-Curci, che propone di sostituire le parole "non prenda in esame" con le parole "non pervenga alla votazione" che è precluso perché si riferisce all'emendamento proposto in precedenza.
Vi è invece un emendamento soppressivo dei Consiglieri Garabello-Conti che propone di sopprimere la parola "finale".
Desiderano illustrarlo?



BIANCHI Adriano

L'emendamento viene ritirato.



PRESIDENTE

Essendo stato ritirato, pongo in votazione per alzata di mano il terzo comma nel testo della Commissione.
E' approvato.
Vi sono emendamenti soppressivi dei comma quarto e quinto dei Consiglieri Carazzoni e Curci e del Consigliere Bianchi ed altri.
Do lettura dei comma quarto e quinto dei quali si chiede la soppressione: "E' indetto referendum costitutivo qualora sulle proposte di iniziativa popolare o degli Enti locali il Consiglio non sia pervenuto alla votazione conclusiva entro un anno dalla presentazione della proposta.
Il referendum costitutivo è improponibile per le norme dello Statuto regionale".
Queste norme sono comunque cadute perché abbiamo approvato già in precedenza la soppressione del referendum costitutivo. Comunque non ne posso proporre io stesso la decadenza: pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento soppressivo dei comma quarto e quinto.
E' approvato.
Vi è ora una proposta dei Consiglieri Bianchi, Simonelli e Sanlorenzo, di aggiungere, dopo il terzo comma, il seguente comma, che diventerebbe quello finale dell'articolo: "Scaduto questo termine la proposta è iscritta di diritto all'o.d.g. della prima seduta del Consiglio".
Vi sono osservazioni? No.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento aggiuntivo.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 50.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero Capo II.
E' approvato.
ARTICOLO 51 Capo III - Il Referendum Passiamo all'esame dell'art. 51 - Il Referendum "Il referendum su leggi, regolamenti e provvedimenti amministrativi di carattere generale, contribuisce a realizzare il rapporto tra gli orientamenti che maturano nella comunità regionale e l'attività degli organi regionali".
E' proposto, dai Consiglieri Carazzoni e Curci, un emendamento aggiuntivo: dopo le parole "di provvedimenti amministrativi di carattere generale" aggiungere le parole "con le limitazioni e le modalità stabilite per il referendum abrogativo delle leggi dello Stato".
Nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento aggiuntivo.
E' respinto.
Siccome non vi sono emendamenti al secondo comma, ne do lettura e pongo in votazione l'intero articolo: "La Regione ne favorisce l'esperimento secondo le esigenze di funzionalità che le sono proprie".
Nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione l'intero art. 51, a meno che qualcuno ne chieda la votazione per divisione. Non è richiesta.
Chi è favorevole all'intero art. 51 è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 52 Passiamo all'esame dell'art. 52 - Referendum abrogativo - Comma primo: "Il referendum per l'abrogazione, totale o parziale di una legge regionale è indetto quando lo richiedano almeno 50 mila elettori della Regione oppure tre Consigli provinciali o dieci Consigli comunali purché rappresentino almeno 1/5 degli elettori della Regione".
I Consiglieri Rivalta e Giovana propongono di sostituire l'intero comma con il seguente: "E' indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione totale o parziale, di una legge regionale, quando lo richiedano 20 mila elettori oppure tre Consigli provinciali, oppure cinque Consigli comunali della Regione che rappresentino almeno un decimo della popolazione della Regione Piemonte".
Il senso mi pare chiaro, mira a limitare il quorum necessario per chiedere tale referendum.
Qualcuno chiede di parlare? Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo del primo comma.
E' respinto.
Do lettura dei comma secondo e terzo ai quali non sono proposti emendamenti e poi sottoporrò l'intero articolo a votazione, a meno che non venga richiesta la votazione per divisione: "Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali dei comuni della Regione.
La proposta soggetta a referendum è approvata se alla votazione ha partecipato la maggioranza degli elettori e se è raggiunta su di essa la maggioranza assoluta dei voti validamente espressi".
Se nessuno chiede di parlare e se non viene richiesta la votazione per divisione, pongo in votazione per alzata di mano il testo dell'intero articolo 52.
E' approvato.
ARTICOLO 53 Passiamo all'esame dell'art. 53 - Limiti del referendum abrogativo Comma primo: "Il referendum abrogativo è improponibile per le norme dello Statuto regionale; per le leggi tributarie e di bilancio; per la legge che approva il piano regionale; per le leggi di difesa dell'ambiente e delle risorse naturali, per leggi urbanistiche o disciplinanti l'espropriazione di suoli ed i vincoli della proprietà fondiaria".
Vi è un emendamento soppressivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci, che propongono di sopprimere nel primo comma le parole "per la legge che approva il piano regionale, per le leggi di difesa dell'ambiente e delle risorse naturali; per le leggi urbanistiche o disciplinanti l'espropriazione di suoli ed i vincoli della proprietà fondiaria".
Desidera illustrarlo? No.
Nessuno chiede la parola? Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento soppressivo.
E' respinto.
Vi è un emendamento modificativo del Consigliere Simonelli che propone di sostituire alla terza riga del primo comma le parole "per la legge che approva il piano regionale" con "per le leggi di piano".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi per l'illustrazione.



GANDOLFI Aldo

Per rendere più chiara questa formulazione, con riferimento alle dizioni che abbiamo usato nel Titolo sulla programmazione, proporrei di dire "per le leggi di programmazione" o "per gli atti di programmazione" o "per gli atti relativi alla programmazione" o "per le leggi relative alla programmazione". Non so se Simonelli è d'accordo.
La formulazione potrebbe essere "per le leggi relative alla programmazione".



PRESIDENTE

Il Consigliere Simonelli è d'accordo?



SIMONELLI Claudio

D'accordo.



PRESIDENTE

Vi sono osservazioni? Allora l'emendamento mirerebbe a sostituire "per la legge che approva il piano regionale" con "per le leggi relative alla programmazione" La parola al Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

D'accordo sulla proposta Gandolfi.
C'é però una cosa che è stata dimenticata e sulla quale bisogna che ci intendiamo: c'era inizialmente nel testo della Commissione "i mutui e i prestiti" frase che poi non è più comparsa....



PRESIDENTE

Intanto votiamo questo, non è preclusivo di altri emendamenti aggiuntivi.
Chi è favorevole all'emendamento tendente a sostituire alle parole "per la legge che approva il piano regionale" le parole "per le leggi relative alla programmazione" è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è un emendamento soppressivo presentato dai Consiglieri Fassino, Gerini Rotta e Zanone che propongono di sopprimere le parole "per leggi urbanistiche o disciplinanti l'espropriazione di suoli ed i vincoli della proprietà fondiaria".
Desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Per quanto concerne l'improponibilità del referendum abrogativo fra l'altro per le leggi urbanistiche o disciplinanti l'espropriazione di suoli ed i vincoli della proprietà fondiaria, osservo anzitutto che, al contrario, il referendum abrogativo nazionale prevede un limite solo per le leggi tributarie. Pertanto, in armonia con la legge statale, a me ed al mio Gruppo pare che il referendum abrogativo regionale non dovrebbe avere altri limiti. Secondariamente osservo che il dispositivo di tale articolo implicitamente limita il diritto di referendum a particolari categorie di cittadini, pregiudicando in tal modo il diritto delle stesse su leggi riguardanti particolari materie di loro eventuale interesse. Lo stesso dispositivo, inoltre, limita di fatto anche il diritto di Enti locali su materie che loro potrebbero essere di somma importanza. Pertanto, sia con riferimento alla legge statale che ho citato prima, sia per salvaguardare i diritti di tutti e non creare discriminazioni fra cittadini che debbono avere eguali doveri ma sostanzialmente anche eguali diritti, proponiamo che dal testo del primo comma dell'art. 53 vengano soppresse le parole che vanno da "per leggi urbanistiche" fino alla fine del periodo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Debenedetti, ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario

Non voglio inoltrarmi in una considerazione prettamente giuridica, per sento il dovere di rappresentare a me stesso ed al Consiglio un dubbio circa la fondatezza di un'eventuale eccezione di incostituzionalità per questi limiti del referendum abrogativo. Non intendo illustrare oltre questo concetto perché mi pare evidente dalla semplice considerazione che il referendum abrogativo, com'è stato concepito dalla Costituzione, era e deve essere un istituto che consente la facoltà, il diritto al cittadino di rivedere il contenuto di una norma legislativa. Il sottrarre statutariamente al referendum dei settori dove si configura un diritto soggettivo del cittadino, può far sorgere dei dubbi sulla legittimità costituzionale di questa limitazione.



PRESIDENTE

Faccio rilevare che ho posto in votazione inizialmente un emendamento Carazzoni-Curci che mirava ad escludere dalle materie improponibili tutte le materie, fuorché lo Statuto e le leggi tributarie e di bilancio. Essendo già stato approvato quell'emendamento sono preclusi altri emendamenti della stessa natura. Adesso si tratta di emendamenti parziali (quello di Fassino ed altri è improponibile) che, non essendo stata ottenuta l'esclusione di carattere generale, tendono però ad escludere una serie di materie singole.
Le stiamo prendendo in esame ad una ad una, esclusa la limitazione di carattere generale. Se il Consiglio respingesse altre esclusioni di carattere particolare, è chiaro che non potrebbe essere riproposta nuovamente alla votazione del Consiglio una esclusione di carattere generale, che è già avvenuta prima. Non potrei per esempio accettare, a questo punto della discussione, né una proposta di soppressione dell'intero primo comma e nemmeno una proposta di soppressione che sia altrettanto larga o più larga di quella dei Consiglieri Carazzoni e Curci, che rende improponibili proposte di questo genere. Sono ammissibili, viceversa, le proposte più limitate, quale quella che stiamo prendendo in esame adesso.
Colgo l'occasione per chiedere ai Consiglieri che intervengono di parlare sugli argomenti sui quali hanno ottenuto la parola, ciò che non è accaduto ora; e stata chiesta la parola - e l'ho ben precisato sull'emendamento Fassino ed è su quello che viene concesso il diritto di parola adesso, altrimenti il Consiglio non è in grado di seguire ordinatamente la discussione.
Ha facoltà di parlare sull'emendamento Fassino il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Vorrei fare rilevare che la preoccupazione che abbiamo avuto in Commissione nel porre queste limitazioni al diritto di referendum corrispondeva alla necessità di garantire la Regione sulle materie di maggior rilievo per le quali il problema di coordinamento sia in sede di programmazione che in sede di iniziativa generale della Regione, acquisiva maggiore importanza. Poi, nelle materie come nel caso di quelle urbanistiche alle quali l'emendamento Fassino si rivolge, quella che ipotizziamo come azione della Regione, ha più probabilità di toccare interessi particolari rispetto ai quali la Regione deve tutelarsi, ponendo dei limiti anche a un'organizzazione di interessi particolari che potrebbe colpire la Regione in settori di organizzazione legislativa di estremo rilievo, come quelli urbanistici quali ad esempio la difesa dell'ambiente o delle risorse naturali.
Questa è la motivazione che è stata data e che mi sembra non inopportuno ricordare al Consiglio.
Sull'eccezione di incostituzionalità francamente non mi saprei pronunciare, ma in difetto di un orientamento preciso preferirei mantenere questa dizione e questo limite. L'eccezione di incostituzionalità mi sembra, a occhio e croce, discutibile, quindi in assenza di elementi certi il Consiglio farebbe cosa saggia mantenendo questa formulazione.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare pongo ai voti l'emendamento proposto dai Consiglieri Fassino ed altri tendente a sopprimere le parole "per leggi urbanistiche e disciplinanti l'espropriazione di suoli ed i vincoli della proprietà fondiaria".
Chi è favorevole a quest'emendamento soppressivo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione...
Consigliere Simonelli siamo in fase di votazione e quindi sono precluse le richieste di parola.
Peraltro, non risulta iscritto a parlare.



SIMONELLI Claudio

Mi aveva posposto perché l'intervento riguardava l'intero comma.



PRESIDENTE

Mi scusi tanto, ha ragione.



SIMONELLI Claudio

Io proponevo un emendamento aggiuntivo alla seconda riga: "per le leggi tributarie di bilancio, i mutui e i prestiti" per comprendere tutta la materia.



PRESIDENTE

Hanno sentito la proposta di emendamento aggiuntivo che è stata formulata? Qualcuno chiede di parlare? Poiché nessuno chiede di parlare pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Simonelli.
E' approvato.
Pongo ora in votazione per alzata di mano l'intero primo comma.
E' approvato.
Comma secondo: "Il referendum è inammissibile nell'anno precedente la scadenza del Consiglio Regionale e nei sei mesi successivi alla sua elezione".
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano il comma secondo.
E' approvato.
Comma terzo: "La proposta respinta non può essere ripresentata nel corso della stessa legislatura e in ogni caso prima che siano trascorsi 5 anni".
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di sostituire nel terzo comma le parole "e in ogni caso prima che siano trascorsi 5 anni" con le parole "e in ogni caso prima che siano trascorsi due anni".
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento Carazzoni-Curci.
E' respinto.
Pongo ora in votazione per alzata di mano il comma terzo nel testo proposto dalla Commissione.
E' approvato.
Comma quarto: "Non sono ammessi più di due referendum abrogativi per ogni anno".
I Consiglieri Carazzoni e Curci ne propongono la soppressione.
Chi è favorevole alla soppressione è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma quarto nel testo proposto dalla Commissione.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 53.
E' approvato.
ARTICOLO 54 Passiamo all'esame dell'art. 54 - Referendum sui regolamenti regionali.
Non essendo stati proposti emendamenti, do lettura dei comma primo e secondo che formano questo articolo e apro la discussione: "I Regolamenti regionali sono sottoposti a referendum abrogativo secondo le disposizioni degli articoli precedenti.
Non è proponibile il referendum per il Regolamento del Consiglio per i regolamenti di attuazione di leggi dello Stato e se la proposta non investe anche la legge cui il Regolamento si riferisce per le norme regolamentari esecutive di leggi regionali".
Vi sono osservazioni? Non ve ne sono. Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 54.
E' approvato.
ARTICOLO 55 Esaminiamo ora l'art. 55 - Referendum su provvedimenti amministrativi.
Anche su questo non sono proposti emendamenti, ne do lettura globalmente e se non è chiesta la votazione per divisione lo pongo in votazione nel suo complesso.
"I provvedimenti amministrativi di interesse generale della Regione sono sottoposti al referendum abrogativo secondo le precedenti norme.
E' improponibile il referendum relativo a provvedimenti amministrativi nelle materie escluse a norma degli articoli 53 - 54.
Il referendum è altresì improponibile su atti amministrativi di esecuzione di norme legislative e regolamentari e di esecuzione delle delibere consiliari".
Vi sono osservazioni? Nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 55.
E' approvato.
ARTICOLO 56 Passiamo all'esame dell'art. 56 - Do lettura dei due primi comma ai quali non sono proposti emendamenti e li voteremo insieme se non viene chiesta la votazione per divisione. Il terzo comma, sul quale sarà proposto un emendamento, verrà votato separatamente.
"L'Ufficio di Presidenza decide sulla ricevibilità e ammissibilità formale delle proposte di referendum.
Ove manchi l'unanimità decide il Consiglio Regionale a maggioranza assoluta dei componenti".
Nessuna osservazione? Li pongo in votazione per alzata di mano.
Sono approvati.
Comma terzo: "La decisione positiva è comunicata al Presidente della Giunta Regionale il quale, sentita la Giunta, indice con proprio decreto il referendum, fissandone la data entro il termine di tre mesi".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Mi si fa giustamente osservare che la preoccupazione di indire il referendum a termine breve può provocare degli inconvenienti gravi, intanto di dover indire il referendum nel pieno inverno, nel mese di gennaio, o nel pieno dell'estate, nel mese di agosto, oppure in ordine ad altri termini che sono stati fissati negli articoli precedenti e cioè che non possono essere indetti più di due referendum all'anno, di avere difficoltà tra il rispetto di questo termine e il rispetto degli altri già previsti. Per cui una maggior elasticità sembra imporsi. Pertanto proporrei, salvo migliore formulazione che i colleghi gli volessero suggerire, questa formulazione: "La decisione positiva è comunicata dal Presidente della Giunta Regionale il quale, sentita la Giunta, indice con proprio decreto il referendum fissando la data di convocazione degli elettori a non oltre tre mesi dalla data del decreto stesso".
E' un margine virtualmente doppio nell'ambito del quale mi sembra che coprendo mezzo anno si può ottenere sia il rispetto del termine che prevede non più di due referendum all'anno, sia quello di far cadere la convocazione dei comizi elettorali in periodo e data opportuna.



PRESIDENTE

Vorrei fare presente al Consiglio che la legge della Repubblica che stabilisce le norme per il referendum in sede nazionale limita addirittura il periodo dell'anno nel quale viene indetto il referendum, proprio tenendo conto delle considerazioni che ha fatto testé il Consigliere Bianchi, cioè che vi sono stagioni nelle quali è difficile indire referendum. Mi domando se la norma limitativa che suggerisce il Consigliere Bianchi sia sufficiente, perché essa garantisce solo che "non oltre un certo limite di indice", forse sarebbe il caso di pensare anche al periodo dell'anno nel quale il referendum....



CALLERI Edoardo

Posso parlare?



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



CALLERI Edoardo

La preoccupazione è nel termine restrittivo che obbliga il Presidente della Giunta non appena la decisione gli sia stata comunicata ad indire comunque il referendum in una data compresa nei tre mesi successivi. In questi tre mesi noi possiamo avere: o un altro referendum, oppure un terzo referendum e allora andiamo contro un'altra norma, senza nessuna possibilità di manovra perché chi deve indire il referendum è costretto da questo articolo a farlo non oltre tre mesi dalla data in cui si è comunicata la decisione del Consiglio.
Secondo me quello che dovrebbe essere stabilito è che dal momento in cui si emette il decreto, al momento in cui vengono i comizi elettorali non possono trascorrere più di tre mesi, ma lasciare alla legge di stabilire le date in cui possono venire effettuati i referendum e le altre modalità di tempo intercorrenti tra il momento in cui il Presidente della Giunta viene a conoscenza della decisione di indire referendum e quello in cui può emettere il decreto per rispettare quegli altri termini che sono già contemplati nello Statuto. Mi sembra un miglioramento di carattere tecnico che può essere utile.



PRESIDENTE

Temo che sia ancora rigido, perché se non si dispone di una legge della Regione...



CALLERI Edoardo

C'è dopo "la legge regionale stabilisce l'ulteriore norma.."



PRESIDENTE

Va bene. Consigliere Bianchi, vuole ridare lettura del testo che lei propone?



BIANCHI Adriano

"...sentita la Giunta, indice con proprio decreto il referendum fissando la data di convocazione degli elettori a non oltre tre mesi dalla data del decreto stesso, sempre che non vi ostino le norme" dell'art. 53 forse è bene dirlo.



PRESIDENTE

Questo è ovvio. Ciò che non è ovvio viceversa è che quando il Presidente della Giunta riceve la risposta positiva, è costretto a emanare un decreto. Non si fissano infatti i termini nei quali lo deve fare. Però è chiaro che non possono essere lunghissimi. Egli rischia di essere premuto ugualmente, quasi quanto con la proposta che vi è qui. Il mio timore è che il Presidente della Giunta riceva per esempio a Ferragosto o a settembre la risposta positiva e a questo punto potrà aspettare un mese o due ma si trova a dovere indire un referendum in pieno inverno, o anche in coincidenza di altre elezioni.



CALLERI Edoardo

Quello di tre mesi è il termine massimo.



PRESIDENTE

Sono norme che diventano poi vincolanti, stiamo attenti perché sono statutarie. Io mi riferisco alla legge dello Stato, credo che se lo Stato ha stabilito una tale elasticità è per ragioni di carattere pratico, perch sa che ci sono elezioni di vario tipo nel corso dell'anno.



BIANCHI Adriano

Capisco che potrebbero sorgere dissensi, ma poiché l'art. 59 rinvia alla legge e anche questa discussione offrirà indicazioni e chiarimenti probabilmente dovremo fermarci per evitare ogni rischio di rigidità, sempre controproducente, al referendum.
"La decisione positiva è comunicata al Presidente della Giunta Regionale il quale, sentita la Giunta, indice con proprio decreto il referendum".



PRESIDENTE

Si può dire "entro i termini e nei modi stabiliti con legge della Regione".



BIANCHI Adriano

Si può anche dire così.



PRESIDENTE

Allora il testo sostitutivo del comma terzo suonerebbe così: "La decisione positiva è comunicata al Presidente della Giunta Regionale il quale, sentita la Giunta, indice con proprio decreto il referendum entro i termini e nei modi stabiliti con legge della Regione".
Se non vi sono altre osservazioni pongo in votazione per alzata di mano il testo dell'emendamento sostitutivo dell'intero comma terzo testé letto.
E' approvato.
Pongo ora in votazione per alzata di mano l'intero art. 56.
E' approvato.
ARTICOLO 57 Passiamo ora all'art. 57 - Effetti del referendum abrogativo.
Non vi sono proposte di emendamenti, quindi ne do lettura globalmente: "L'approvazione della proposta produce l'abrogazione della norma e dell'atto oggetto di referendum.
L'abrogazione viene dichiarata con decreto del Presidente della Regione da emanarsi entro 60 giorni dalla data del referendum.
Il decreto viene pubblicato immediatamente sul Bollettino Ufficiale della Regione ed ha effetto a decorrere dal giorno successivo alla pubblicazione".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Vorrei pregare di prendere in considerazione la pericolosità di un termine così rigido senza prevedere delle eccezioni, perché possono essere abrogate delle norme, (ricordiamoci che valgono anche per i regolamenti le abrogazioni per il referendum) che obblighino a dover fare entrare immediatamente in funzione il dispositivo dell'abrogazione permanendo delle obbligazioni in corso attuative del regolamento o della legge, obbligazioni che impegnano la Regione e la cui rescissione potrebbe comportare dei grossi danni alla Regione stessa. Quindi occorre prevedere che abbia effetto a decorrere dal giorno successivo a quello della pubblicazione salvo, "che il Presidente dalla Giunta, previa deliberazione della Giunta stessa, non abbia ritardato con proprio decreto l'entrata in vigore dell'approvazione in oggetto ad un termine non superiore a 60 giorni dalla data della pubblicazione". Cioè si danno due mesi per l'entrata in vigore in modo da rimuovere in quei due mesi tutte le questioni di carattere patrimoniale che potrebbero essere in corso e la cui non rimozione potrebbe recare gravi danni di carattere finanziario alla Regione. E' un dispositivo di contemperamento.



PRESIDENTE

Quindi lei propone un emendamento aggiuntivo al termine dell'articolo.
Vi sono osservazioni su questa proposta? E' stata intesa da tutti? Non l'ho sott'occhio e non la posso rileggere, pregherei il Consigliere Calleri di trasmetterla alla Segreteria.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

La norma successiva parla di 60 giorni dalla data del referendum quindi un termine c'é. Non capisco quale preoccupazione muove il Presidente.



CALLERI Edoardo

Dà 60 giorni di tempo per l'emanazione, viene pubblicato sulla Gazzetta ed entra immediatamente in vigore. I 60 giorni che decorrono possono non essere sufficienti per rimuovere tutte le obbligazioni in corso, perché se non ci sono queste obbligazioni è chiaro che si abroga immediatamente, ma se ci sono occorre avere la possibilità di contemplare un dispositivo non così rigido come "il decreto viene pubblicato immediatamente sul Bollettino Ufficiale della Regione ed ha effetto a decorrere dal giorno successivo".
Credo che sia una norma prudenziale da tenere in considerazione. Questo per evitare eventuali grossi danni che possono derivare alla Regione.



PRESIDENTE

Non sarebbe forse più semplice prolungare il termine di 60 giorni al secondo comma? In realtà, se viene data facoltà al Presidente della Regione di emanare il proprio decreto anziché entro 60 giorni entro 120, la pubblicazione avviene immediatamente dopo che il decreto è stato emanato cioè dopo 120 giorni; modifichiamo semplicemente il numero dei giorni che diventano 120 e quindi il Presidente promulga il proprio decreto entro 120 giorni e lo pubblica immediatamente, cioè 120 giorni dopo.



CALLERI Edoardo

Teoricamente può essere vero, in pratica però, nel momento in cui la norma è abrogata, tutti coloro che hanno delle pendenze in corso devono affrettarsi a rimuoverle, non sono tutti tenuti a sapere che il referendum è stato positivo e che c'é questo decreto.
L'atto che sancisce l'abrogazione di una norma è la sua pubblicazione.



PRESIDENTE

Sì, però, se la pubblicazione avviene entro 120 giorni anziché entro 60 siamo a posto, perché la notizia del risultato del referendum si ha.



CALLERI Edoardo

Ma quello che fa testo è la pubblicazione...



PRESIDENTE

Quello che fa testo è il decreto dal momento della sua pubblicazione ma siccome il Presidente della Giunta ha facoltà di emanare questo decreto entro 60 giorni, perché raddoppiarlo con un altro termine per la pubblicazione? Basta dargli un termine doppio per la promulgazione, con pubblicazione immediata, altrimenti lei ha un decreto che rimane nei cassetti 60 giorni, ma che ha già firmato.



CALLERI Edoardo

Ma non è reso pubblico, quindi non l'ho firmato.



PRESIDENTE

Sì, l'ha firmato, perché qui sdoppiamo il termine mettendo 60 giorni per promulgarlo e altri 60 per pubblicarlo con ritardo. Tanto vale dire che il Presidente della Giunta dispone di 120 giorni per la promulgazione.



FONIO Mario

Sono due tempi diversi. La pubblicazione lo rende pubblico e da quel momento si vuole dare un lasso di tempo prima che produca i suoi effetti.



PRESIDENTE

Vuole rileggere il suo testo?



FONIO Mario

Personalmente condivido l'impostazione del dott. Calleri: il puro e semplice raddoppio dei 60 giorni, lascia un lasso di tempo maggiore per la formulazione del decreto, però l'ultimo comma dice "il decreto viene pubblicato immediatamente sul Bollettino Ufficiale della Regione ed ha effetto a decorrere dal giorno successivo". La preoccupazione è che nel momento in cui viene reso pubblico ha effetto immediato e si vorrebbe stabilire un termine perché si possa provvedere a sistemare quello che c' da sistemare, prima che entri in vigore.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Armella.



ARMELLA Angelo

Chiedo una sospensione di tre minuti per esaminare la legge cui lei fa riferimento, perché mentre pone un termine per l'effettuazione del referendum (mi pare dal 15 aprile al 15 giugno), non pone termini per la dichiarazione dell'avvenuto referendum e per la promulgazione. Se mettiamo dei termini, soprattutto se sono lunghi, per la promulgazione, rischiamo di cadere nella contraddizione a quella legge a cui è stato fatto riferimento.
Se non sbaglio è quella sull'abrogazione delle leggi ordinarie.



PRESIDENTE

Sì. Allora sospendiamo la seduta ma rimanendo in aula. Per cortesia chi ha chiesto la sospensione è pregato di studiare una proposta di alternativa.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano il primo comma dell'art. 57.
E' approvato.
Al secondo comma si propone di sostituire alla parola "60" la parola "30".
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Chi è favorevole al secondo comma così modificato è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Al terzo comma è proposto di aggiungere, dopo il punto, "il Presidente pu ritardare l'entrata in vigore dell'abrogazione per un termine non superiore a 60 giorni dalla data della pubblicazione".
Prima di tutto pongo in votazione per alzata di mano il periodo aggiuntivo al termine del terzo comma.
E' approvato.
Pongo ora in votazione per alzata di mano il terzo comma con l'emendamento aggiuntivo.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 57 con le modifiche apportate.
E' approvato.
ARTICOLO 58 Passiamo all'esame dell'art. 58 - Referendum consultivo Vi è solo un emendamento al quarto comma, leggo perciò di seguito il primo secondo, terzo comma di questo articolo che, se non sono proposti emendamenti o non viene richiesta la votazione per divisione, verranno posti in votazione insieme: "Il referendum consultivo per l'istituzione di nuovi comuni, la modificazione delle circoscrizioni e delle denominazioni comunali è deliberato dal Consiglio Regionale e indetto dal Presidente della Regione.
Il quesito sottoposto a referendum è dichiarato accolto nel caso in cui i voti attribuiti alla risposta affermativa non siano inferiori alla maggioranza degli elettori, votanti per le elezioni regionali, iscritti nelle liste elettorali dei comuni nei quali è stato indetto il referendum altrimenti è dichiarato respinto.
Entro 60 giorni dalla proclamazione dei risultati del referendum, se il quesito ha ottenuto esito favorevole, il Presidente della Giunta è tenuto a proporre al Consiglio un disegno di legge sull'oggetto del quesito sottoposto a referendum".
Se non vi sono osservazioni su questi tre primi comma dell'art. 58 li pongo globalmente in votazione.
Nessuno chiede di parlare? Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati.
Il quarto comma suona: "Entro lo stesso termine, se il quesito ha ottenuto esito negativo, il Presidente della Giunta ha facoltà di proporre egualmente al Consiglio un disegno di legge sull'oggetto del quesito sottoposto a referendum".
Su questo comma vi è un emendamento soppressivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Non essendovi richieste di parola lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' respinto.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Osservo che in questo articolo, come in parecchi altri, parliamo o di Presidente della Regione o di Presidente della Giunta. Mi sembra opportuno che in tutto il testo dello Statuto si metta un'unica dizione, forse è più corretto mettere Presidente della Giunta come nella Costituzione.



PRESIDENTE

Non vi è differenza, sono due titoli ai quali ha diritto. Però se il Consiglio al termine dell'approvazione dello Statuto riterrà di proporre una modifica formale di questo genere lo potrà fare.
Effettivamente il Presidente della Regione ha una duplice veste: ha alcune delle funzioni che nello Stato ha il Capo dello Stato e in quei casi viene chiamato Presidente della Regione, ha viceversa alcune delle funzioni di cui gode nello Stato il Capo del Governo e in quel caso si preferisce adottare la dizione Presidente della Giunta. Si può benissimo adottare indifferentemente una dizione o l'altra, però l'uso delle due dizioni tende anche a differenziare queste funzioni che congiuntamente sono esercitate dalla stessa persona. Comunque questa modifica formale, volendo potrà essere proposta in sede di coordinamento al termine dell'approvazione.
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano il comma quarto.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano il testo dell'art. 58 nel suo complesso.
E' approvato.
ARTICOLO 59 Passiamo all'esame dell'art. 59 - Disciplina del referendum - "La legge regionale stabilisce le ulteriori norme per l'attuazione delle diverse forme di referendum previste dallo Statuto".
L'emendamento proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci propone di aggiungere dopo le parole "la legge regionale" le parole " in armonia con la legge dello Stato sul referendum".
E' semi-improponibile, ma preferisco sottoporlo a votazione.
Chi è favorevole all'emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano, se non vi sono altre osservazioni il testo dell'intero art. 59.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano il Capo III nel suo complesso.
E' approvato.
ARTICOLO 60 Capo IV - Altri istituti della partecipazione popolare. - Art. 60 Interrogazioni di Enti locali - Comma primo: "I Comuni e le Province possono rivolgere interrogazioni scritte, con deliberazione dei rispettivi Consigli, agli organi della Regione secondo le modalità stabilite nel Regolamento".
Vi è un emendamento dei Consiglieri Sanlorenzo e Rivalta.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Bisogna aggiornare la dizione con quanto deciso in precedenza: "I Comuni e le Province, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e le organizzazioni di categoria possono rivolgere ecc.".



PRESIDENTE

Dicevamo i sindacati dei lavoratori e le organizzazioni di categoria.



SANLORENZO Dino

Ah sì. Adesso stiamo sviluppando quel titolo che avevamo indicato nell'elenco della partecipazione popolare.



PRESIDENTE

Dica esattamente come suona, in modo da poterlo proporre all'approvazione.



SANLORENZO Dino

Non ricordo nemmeno io come abbiamo detto, ma mi pare che sia così: "I Comuni e le Province, i sindacati dei lavoratori e le organizzazioni di categoria possono rivolgere ecc.".



PRESIDENTE

Vi è una proposta di emendamento aggiuntivo, vi sono osservazioni? Non ve ne sono, lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Pongo in votazione...



ARMELLA Angelo

Ma c'è un emendamento.



PRESIDENTE

Io non ho nessun emendamento.



ARMELLA Angelo

Si dovrebbe sostituire "I Comuni e le Province" con "Enti locali" per comprendere anche le Camere di Commercio, gli ospedali, i consorzi di bonifica ecc. tanto più che all'art. 46 c'era "interrogazione degli Enti locali" mentre qui indicando solo Comuni e Province è restrittivo.



PRESIDENTE

Allora sostituire alle parole "I Comuni e le Province" "Gli Enti locali".
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo proposto adesso dal Consigliere Armella.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano il testo dell'intero comma primo.



CALLERI Edoardo

Io sono contrario.



PRESIDENTE

Senza spiegarne le ragioni?



CALLERI Edoardo

Le spiego subito. Noi abbiamo riferito il diritto di iniziativa legislativa ecc. in particolare ai Comuni, l'abbiamo allargato agli Enti locali territoriali e non a tutti gli altri Enti. Secondo me è un grosso errore farlo a tutti gli Enti locali.



PRESIDENTE

Allora è contrario alla sostituzione di "Comuni e Province" con "Enti locali"?



CALLERI Edoardo

Esatto. Comunque è già votato e non importa, ma io voto contro l'articolo.



PRESIDENTE

Sono spiacente perché forse il suo chiarimento avrebbe potuto permettere di fare diversamente. Purtroppo è già votato.
Chi è favorevole all'intero comma primo è pregato di alzare nuovamente la mano.
E' approvato.
Sul comma secondo non sono stati presentati emendamenti: "Gli organi regionali competenti sono tenuti a dare risposta scritta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano E' approvato.
Pongo in votazione l'intero art. 60.



CALLERI Edoardo

Bisogna cambiare il titolo.



PRESIDENTE

Già, ha ragione. Penso che si possa lasciare semplicemente "Interrogazioni", dato che va sotto il Capo "Altri istituti della partecipazione popolare".
L'approvazione dell'art. 60 s'intende riferita allora (senza approvare un emendamento, se non vi sono obiezioni) a un articolo che porta il titolo "Interrogazioni" e i testi che sono stati testé approvati.
Chi è favorevole all'art. 60 "Interrogazioni" è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 61 Passiamo all'esame dell'art. 61 - Petizioni al Consiglio.
Non vi sono emendamenti, ne do lettura e poi lo pongo in votazione globalmente, a meno che non sia richiesta la votazione per divisione: "I cittadini, singoli o associati, possono rivolgere petizioni al Consiglio Regionale per chiedere provvedimenti legislativi e amministrativi o per esporre necessità di comune interesse. L'ufficio di Presidenza decide sulla ricevibilità e ammissibilità formale delle petizioni.
Le ulteriori modalità relative all'esame delle petizioni e alle decisioni conseguenti sono stabilite dal Regolamento del Consiglio".
Se non vi sono osservazioni, pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 61.
E' approvato.
ARTICOLO 62 Esaminiamo ora l'art. 62 - Consultazione popolare - "La Regione pu deliberare la consultazione di particolari categorie o settori della popolazione su provvedimenti di loro interesse.
La consultazione può essere indetta anche per categorie di giovani non ancora elettori purché abbiano compiuto i 16 anni".
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di sopprimere l'intero articolo.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Vorrei solo precisare che a livello nazionale il M.S.I. è favorevole alla concessione del voto ad elettori diciottenni (esiste in questo senso una nostra proposta di legge di revisione costituzionale). Chiediamo tuttavia la soppressione totale dell'articolo non perché abbiamo qualcosa in particolare da eccepire sulla consultazione dei giovani, anche se il limite dei 16 anni ci sembra eccessivamente ridotto, ma perché non riusciamo a capire esattamente come potrà essere svolta questa consultazione. La dizione è vaga, generica, imprecisa: "può essere indetta anche per categorie di giovani", quali categorie, quali associazioni giovanili vengono ad essere consultate, come viene svolta la consultazione? Noi pensiamo che questo sarà un articolo fonte di equivoci e tale soltanto da consentire, (questo sì) le consultazioni di determinati giovani, di determinate associazioni, perciò non riteniamo di potere avallare questa impostazione.



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento soppressivo dell'intero articolo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
E' respinto.
Non vi sono modifiche proposte al comma primo che pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Do nuovamente lettura del secondo comma: "La consultazione può essere indetta anche per categorie di giovani non ancora elettori purché abbiano compiuto i 16 anni".
I Consiglieri Zanone, Fassino e Gerini propongono di sostituire la parola "16" con "18".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Fassino.



FASSINO Giuseppe

Premesso che in linea di massima, secondo noi, sarebbe più opportuno chiudere il secondo comma alla parola "elettori", senza precisare l'età che potrebbe invece essere fissata in sede di delibera di Consiglio tenendo presente il preciso riferimento all'oggetto della consultazione, in via subordinata, volendo fissare un limite, pensiamo che non si debba e non si possa scendere al di sotto dei 18 anni. In coerenza con un obiettivo politico generale del Partito liberale che consiste nel promuovere anche in sede legislativa statale l'abbassamento della maggiore età a 18 anni, a tutti gli effetti penali, civili ed elettorali, noi riteniamo che anche per il diritto, sia pure di sola consultazione, i 18 anni rappresentino il livello più adeguato, convinti oltre tutto che a questa considerazione ci possa portare la nostra personale esperienza di uomini, di padri e di educatori.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Vera.



VERA Fernando

Io sono invece del parere che il Consiglio Regionale non possa non tener conto di un'evoluzione di costume e di vita sociale che ha portato e porta a partecipare in certe forme alla vita sociale giovani anche inferiori ai 18 anni. Tanto per citare un esempio, il partito a cui appartengo, nelle sue norme statutarie ha estesa la possibilità di iscrizione ai giovani superiori ai 16 anni e proprio da questa estensione abbiamo avuto l'acquisizione, abbastanza attiva nella vita del nostro partito, di giovani che hanno meno di 18 anni e più di 16 anni. Del resto gli esempi che ci dà la vita sociale dei nostri giorni ci dimostra che anche i giovani di 16/17 anni hanno una sensibilità sociale che non è condizionata dall'età.
Quindi (credo di poter parlare anche a nome dei colleghi del mio Gruppo) noi siamo favorevoli al mantenimento dell'articolo così come è escludendo la possibilità di una limitazione portando l'età a 18 anni.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Questo articolo credo che non sia un elemento secondario della qualificazione generale che il nostro Statuto avrà anche in relazione ad altri Statuti regionali. Compare qui una norma, che in altri Statuti non c'é e che credo dobbiamo salutare con soddisfazione perché segna la vittoria di una rivendicazione storica del movimento giovanile italiano sin dalla Liberazione. Il nostro Paese arriva molto in ritardo ad approvare norme di questa natura. Già dopo il 1945/46, quando migliaia di giovani avevano conquistato la loro maturità sulle montagne, costruendo con il loro sangue la Repubblica italiana, la nostra Costituzione non fu in grado di recepire il diritto al voto ai giovani di 18 anni, che pure avevano saputo sparare bene e che quindi avrebbero saputo anche votare. Adesso la norma che prevediamo nello Statuto mi pare che colmi in parte questa ingiustizia prevedendo i 16 anni. Sono passati più di vent'anni da allora e oggi migliaia di giovani italiani a 16 anni lavorano 8/10 ore al giorno, anzi proprio perché hanno 16 anni lavorano dieci-dodici ore al giorno, per loro i contratti di lavoro sovente sono una cosa soltanto scritta sulla carta essi sanno dare il loro contributo determinante alla vita produttiva del Paese, lavorano spesso di più, rendono di più e sono pagati di meno. Sanno quindi prendere il loro posto degnamente nella vita sociale e credo sia giusto prevedere almeno la forma della consultazione, non potendo certo modificare noi stessi la Costituzione, ma credo che questa misura presa nello Statuto serva alla battaglia generale che dovrà portare anche a una modifica della Costituzione italiana.
Devo quindi riconoscere che il contributo dato dal "compagno" collega Bianchi alla stesura di questo articolo è stato pari al punto di intesa dei due movimenti giovanili cattolico e comunista che da più di vent'anni su questa questione si battono.
Devo infine dire che noi abbiamo una concezione della democrazia che non si ferma soltanto all'espressione del voto e non prevedere una norma di questo genere significherebbe non essere all'altezza della società civile.
Oggi i giovani non soltanto lavorano, ma si battono e partecipano alla costruzione della politica nazionale in forme che il 1968-69 hanno posto alla responsabilità e alla riflessione di tutte le forze politiche. Credo quindi che prendere atto anche di questo nello Statuto abbia un grande significato e qualifichi in senso profondamente innovatore lo Statuto regionale piemontese.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Quando si lavora insieme si è compagni di lavoro, non ci preoccupiamo delle terminologie né dei lapsus.



PRESIDENTE

E' una conferma dello spirito di cordialità che ha dominato i nostri lavori!



BIANCHI Adriano

La proposta venne formulata tenendo conto intanto che si trattava di un referendum improprio difatti poi lo abbiamo denominato consultazione popolare. Ho dato un contributo che mi è stato riconosciuto (io stesso ho fatto questa proposta, che peraltro, non vincola nessuno, per quanto mi riguarda, a fissare la data dei 16 anni) tenendo conto che i giovani a 16 anni, entrando nelle scuole superiori, nelle associazioni sportive, nelle fabbriche, nelle attività di lavoro, negli impieghi, sono sollecitati dalle attività sociali a prendere contatto con realtà sulle quali pronunciano dei giudizi e sulle quali hanno spesso cose da dire molto intelligenti e significative. Questo è un modesto istituto, qui non si tratta di fare referendum abrogativi, né di impegnare in cose di vasta portata, la norma prevede la possibilità di consultare categorie, settori definiti limitati di giovani, per avere il loro parere su problemi che direttamente li riguardano: quelli dell'apprendistato, delle scuole professionali, delle attività sportive, delle attività culturali, di infinite altre questioni sulle quali oggi a 16 anni sono in condizioni di formulare un giudizio credo con altrettanta lucidità di quanto non lo possono fare, sugli stessi argomenti, altri cittadini di maggiore età. Del resto sappiamo che in paesi non avventurosi d'Europa come l'Inghilterra si portano al voto i giovani a 18 anni, e prevedere che si possa mandare una specie di modulo per sentire che cosa ne pensano sull'impianto delle piscine o sull'impiego del tempo libero, a giovani di 16 anni, non infirma nessun principio sancito di fare partecipare alla vita pubblica coloro che hanno già capacità e responsabilità. Si può dire 16, si può dire 18, ma credo che non cadrà il mondo se lasceremo questa età che segna oggi il passaggio ad un grado di già discreta maturità e capacità di affacciarsi, seriamente, a considerare i problemi della vita sociale; è il momento in cui si può sentire vantaggiosamente in qualche caso, il parere dei giovani.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Noi siamo favorevoli al mantenimento di questo comma. Si dice al giovane che finita la scuola d'obbligo può lavorare, gli si dice che pu continuare a studiare per rendersi utile alla società, che può iscriversi ad un partito per partecipare alla vita politica. Però poi, arrivati al punto in cui la consultazione può essere indetta anche per categorie di giovani non ancora elettori purché abbiano compiuto i 16 anni, si vorrebbe portare l'età a 18 anni. E' una cosa incomprensibile. Prendiamo atto che i giovani lavorano non solo dai 16 anni, ma finita la scuola d'obbligo, cioè dai 14-15 anni, praticamente si richiede loro già uno sforzo verso la società, tant'è che in Inghilterra hanno già votato i giovani di 18 anni al Parlamento italiano c'è un progetto di legge che vorrebbe portare a 18 anni l'età degli elettori. La dizione dei 16 anni può essere mantenuta con tutta tranquillità, proprio per quello spirito che hanno tutti i partiti di voler fare partecipare i giovani alla vita sociale. Modificando la norma da 16 a 18 significherebbe venir meno alle nuove istanze portate innanzi da tutti i partiti di voler far partecipare alla cosa pubblica soprattutto i giovani, cioè di cancellare quel concetto che soltanto chi aveva lunghi baffi e barba fluente poteva essere degno di parteciparvi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Facendo seguito a quanto hanno già detto i colleghi, vorrei sottolineare brevemente la possibilità educativa che offre questa norma.
E', infatti, intorno al sedicesimo anno di età che si maturano gli orientamenti di fondo del giovane; questi orientamenti si esprimono in una richiesta di inserimento sociale, di oltrepassare la sfera dei rapporti interindividuali e ottenere un inserimento nella società non soltanto per poter esprimere dei pareri ma anche per portare in qualche modo un contributo. Il fatto di mantenere l'età di 16 anni dà luogo alla possibilità di coadiuvare lo sviluppo dei giovani proprio nell'età in cui quest'esigenza si viene ponendo.



PRESIDENTE

Se nessun altro chiede di parlare pongo in votazione l'emendamento sostitutivo della parola "16" con la parola "18" proposta dai Consiglieri Zanone, Fassino e Gerini.
Chi è favorevole ad alzare questo limite di età a 18 anni è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma secondo nel suo complesso.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 62.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero Capo IV.
E' approvato.
ARTICOLO 63 Passiamo all'esame del Capo V - Pubblicità degli atti amministrativi.



BIANCHI Adriano

Chiedo la parola per mozione d'ordine: gradirei sapere qualcosa sull'ordine dei nostri lavori.



PRESIDENTE

E' l'ultimo Capo del Titolo con un articolo unico. Vorrei sospendere subito dopo.
Art. 63 - Pubblicità degli atti amministrativi.
Il Comma primo, al quale non sono proposti emendamenti, suona: "Le deliberazioni degli organi della Regione, tranne quelle relative alla mera esecuzione di provvedimenti già deliberati ed approvati nelle forme di legge, devono essere pubblicate, almeno per estratto contenente la parte dispositiva, nel Bollettino Ufficiale della Regione".
Se nessuno chiede di parlare lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Comma secondo: "Qualsiasi cittadino può avere copia integrale delle deliberazioni, previo pagamento dei relativi diritti".
Il Consigliere Bianchi propone di sostituire alle parole "previo pagamento dei relativi diritti" le parole "previo assolvimento dell'onere relativo".
E' una correzione puramente formale. Desidera illustrarla?



BIANCHI Adriano

No, ma abbiamo un emendamento aggiuntivo di carattere formale. Qui resta nel vago chi sia responsabile della pubblicazione del bollettino forse introducendo una dizione di questo genere: "Il Segretario Generale della Regione è responsabile della pubblicazione" completiamo l'articolo.



PRESIDENTE

Come comma terzo allora. Lo scriva, intanto io pongo in votazione la proposta di emendamento e poi il comma secondo.
Sull'emendamento Bianchi a carattere formale non vi sono osservazioni? Lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano il comma secondo.
E' approvato.
Viene ora proposto un terzo comma del seguente tenore, da aggiungere al termine dell'articolo: "Il Segretario Generale della Regione è responsabile della pubblicazione del Bollettino Ufficiale".
Vi sono osservazioni?



MARCHESOTTI Domenico

Bisognerà vedere se ci sarà il Segretario Generale della Regione.



PRESIDENTE

Ma c'é già in norme precedenti.



MARCHESOTTI Domenico

C'è all'art. 79.



PRESIDENTE

Sì, lì c'é in via principale. Se si decidesse diversamente si intende non risolta la questione principale e approvata subordinatamente alla soluzione della questione principale stessa.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento aggiuntivo del Consigliere Bianchi.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano l'intero art. 63.
E' approvato.
Vi è una proposta di articolo aggiuntivo al termine del Titolo, formulata dai Consiglieri Simonelli, Giovana, Fassino, Gerini, Zanone, Debenedetti Gandolfi e Berti. Il Titolo dell'articolo aggiuntivo è "Ufficio dei difensori civici".



GANDOLFI Aldo

Chiedo se è possibile che i Gruppi si consultino.



PRESIDENTE

Allora, siccome credo che i Consiglieri useranno questo periodo di tempo per stare insieme, potranno utilizzarlo anche per fare questo.
Proporrei perciò che quelli che vogliono discutere vadano a cena insieme.
Prima di procedere alla votazione dell'intero Capo e dell'intero Titolo, dovremo prendere in esame questa proposta di articolo aggiuntivo. E quando avremo deliberato in merito procederemo alla votazione dell'articolo



(La seduta viene sospesa)



PRESIDENTE

Era stata presentata una proposta di articolo aggiuntivo a firma dei Consiglieri Gerini, Zanone, Simonelli, Fassino, Giovana, Debenedetti Gandolfi e Berti. So che vi era un altro testo sostitutivo che forse avrebbe raccolto i consensi di tutti. Chi desidera fare dichiarazioni? Ha facoltà di parlare il Consigliere Gerini.



GERINI Armando

A noi pare, signor Presidente, che anche in Italia sia maturata la possibilità di creare un organo particolare destinato al controllo sulla pubblica amministrazione e cioè l'ufficio dei difensori civici. E' stato ritirato il primitivo emendamento aggiuntivo a firma Simonelli-Zanone e proposto in sostituzione un altro emendamento aggiuntivo sottoscritto mi pare da quasi tutti i componenti dei Gruppi del Consiglio.
Vorrei ora brevemente illustrare le finalità dell'ufficio del difensore civico, lasciando semmai ad altri colleghi l'opportunità di intervenire promettendo che, ai firmatari ed al nostro Gruppo in particolare, interessa l'accoglimento di questo importante istituto in linea di principio demandando del caso all'emananda legge regionale, sempre ispirata alla norma statutaria, di fissare più lucidamente eventuali altre competenze funzioni ed efficacia di controllo.
Vorrei ora leggere al Consiglio il parere di un illustre studioso espresso nel corso di un'intervista; "Le illiceità e le irregolarità sono compiute in genere nella speranza che restino sepolte nel "mare magnum" delle operazioni amministrative o comunque insabbiate perché siano evitate eventuali implicazioni di responsabilità politiche o ad altro livello. In genere vengono alla luce casualmente o saltuariamente o dopo molto tempo.
Sapere che esse potrebbero invece essere denunciate subito, con rilevanza e risonanza, può costituire la maggiore remora al disordine e può costringere i pubblici Uffici a quel costume di correttezza e di rispetto del diritto dei cittadini tanto desiderato dalla pubblica opinione e così necessario per la vita dello Stato e degli altri organi, più che non sia possibile con gli altri mezzi in vigore".
Ancora Mr. Hurwitz, così affermava in un'altra intervista: "La mia funzione è più preventiva che curativa. Il fatto stesso che esista un "ombudsman" e che sempre più numerosi siano coloro che lo sanno, rende le ingiustizie meno frequenti. Tale funzione è basata sulla persuasione più che sulla convinzione. Io non posso costringere l'amministrazione ad agire non sono un giudice, sono soltanto un uomo eletto a sorvegliare quel che succede". A noi, queste cose sembrano molto importanti.
L'attività degli organi dell'amministrazione regionale e degli enti pubblici regionali, man mano che si amplierà, diverrà sempre più complessa e lo stesso legislatore non potrà più riuscire ad avere un'esatta e tempestiva percezione dei problemi concreti; nel mondo moderno il cittadino può risultare leso nei suoi interessi non solo dal comportamento illegittimo della pubblica amministrazione, ma anche, e forse maggiormente dalle disfunzioni, dalla lentezza e dall'inefficienza dei pubblici uffici.
Sembra così oggi indispensabile predisporre, accanto agli strumenti tradizionali, nuovi e più adeguati strumenti di tutela del cittadino per proteggerlo dall'apparato amministrativo. In altri termini, si ravvisa la necessità di creare questo organo che controlli la pubblica amministrazione onde garantirne l'efficienza e l'imparzialità e al tempo stesso si ponga al servizio del cittadino ricevendone i reclami e conducendo in suo nome indagini sull'operato degli Uffici e riesca a migliorare con i suoi obiettivi apprezzamenti i rapporti tra cittadino e pubblica amministrazione.
I difensori civici devono essere quanto più possibile imparziali ed indipendenti ed esercitando le funzioni in nome dei cittadini hanno il fine di garantire l'efficienza e l'imparzialità dell'amministrazione. Non dovrebbero essere espressione politica di parte, ma dovrebbero essere scelti indipendentemente dal loro colore politico, per la particolare competenza giuridica, per le qualità morali e per il prestigio da cui derivino garanzia di indipendenza, obiettività e serenità di giudizio.
L'istituto del difensore civico ha precedenti anche nel diritto romano ed è adottato con successo in civilissimi paesi come Svezia, Danimarca Finlandia, Norvegia, Nuova Zelanda ed Inghilterra. In Svezia, col nome di "ombudsman" fu adottato fin dal 1809, negli altri paesi è stato introdotto solo recentemente con formule diverse ma con strutture e funzioni fondamentalmente simili. Siamo altresì al corrente che i Consigli Regionali del Lazio e della Puglia hanno già approvato l'introduzione nello Statuto dell'istituto del difensore civico.
Per questi motivi, signor Presidente, invito il Consiglio Regionale ad approvare l'introduzione di questo importante istituto, nulla avendo in esso da temere, ma al contrario per dare alle nostre popolazioni la certezza che il lavoro dell'amministrazione corre sul binario dell'efficienza e dell'obiettività.



PRESIDENTE

Non ho ancora dato lettura dei testi perché non so quali saranno i testi finalmente presentati. C'era il testo al quale ho fatto cenno, ne è arrivato ora uno del Consigliere Bianchi, non so se sia in concorrenza con l'altro o se siano concordati. Forse sarebbe necessario leggere ambedue i testi, poi darei la parola al Consigliere Bianchi perché illustri il proprio progetto.
Il testo Zanone, che reca come titolo dell'articolo "Ufficio dei difensori civici", suona: "E' istituito con legge regionale l'Ufficio dei difensori civici, con il compito di eseguire indagini sull'operato degli organi dell'amministrazione regionale e degli enti pubblici regionali per i casi di irregolarità o negligenza su richiesta motivata di qualsiasi interessato.
I difensori civici, in numero di tre, esperti di materie giuridiche, sono nominati dal Presidente del Consiglio su designazione della conferenza dei Presidenti di Gruppo.
Ai difensori civici possono liberamente e gratuitamente rivolgersi tutti i cittadini che si ritengano lesi nei loro diritti dal comportamento dell'amministrazione regionale o che intendano presentare proposte per migliorarne il funzionamento.
I difensori civici svolgono il proprio incarico in piena indipendenza da ogni organo della Regione; essi hanno diritto di accedere agli atti di ufficio concernenti le questioni sottoposte alla loro indagine. I funzionari della Regione sono tenuti a fornire loro informazioni utili per lo svolgimento dei loro compiti.
Sulle indagini espletate i difensori civici inviano relazioni al Presidente del Consiglio affinché provveda ad informarne i Consiglieri, all'organo regionale il cui operato è stato oggetto delle indagini, all'organo di controllo competente per legge e ove occorra all'autorità giudiziaria.
Le relazioni dei difensori civici possono essere pubblicate sul Bollettino Ufficiale della Regione.
La legge regionale stabilisce la durata in carica, le modalità di funzionamento ed i casi di revoca dell'ufficio dei difensori civici".
Il testo Bianchi, in concorrenza con questo è più sintetico e sostiene una proposta del seguente tenore: "La Regione, con sua legge, istituisce un ufficio di difesa civica per la tutela e l'assistenza del cittadino nei suoi rapporti con l'amministrazione regionale".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

I moventi che hanno ispirato il Consigliere Zanone a presentare questa proposta al Consiglio sono meritevoli di grande rispetto e di molta attenzione. Si parte dalla preoccupazione di proporre, di introdurre un istituto di più che accorci le distanze che sono motivo di preoccupazione tra il cittadino e la pubblica amministrazione, di rimuovere ragioni di scontento o quel senso di impotenza che facilmente alberga nell'animo dei cittadini che si trovano impossibilitati ad avere ragione, giustificazione motivazione dell'insufficienza delle pubbliche amministrazioni o dell'insufficiente tutela dei loro diritti ed interessi.
Io ritengo che l'origine storica di questo istituto sia stata quella di sostituire, in paesi particolarmente inclini al pragmatismo, all'empirismo quella che poi è stata invece l'impostazione, la grande riforma napoleonica e di costituire dei tribunali amministrativi, delle giurisdizioni amministrative attraverso le quali il cittadino si tutela nei confronti della pubblica amministrazione attraverso gli strumenti giurisdizionali che noi conosciamo e che spesse volte purtroppo non funzionano bene.
Venendo ai nostri giorni, in una civiltà di massa, è evidente che divenendo sempre più frequenti e più ampi i rapporti tra il cittadino e lo Stato e le pubbliche amministrazioni, i motivi di frizione, di scontento sono cresciuti in quei paesi dove questa tradizione esisteva, si è andata evolvendo, elaborando e questa specie di magistrato di fatto, di organo di tutela di fatto si è trasformato, secondo le esigenze. Ma la trasposizione di peso di questo istituto nel nostro contesto e con una formulazione come quella che ci è stata proposta, assume un significato che non mi sembra si possa giustificare. E' una formulazione che parte dal presupposto dell'esistenza di un imputato, di un colpevole che rivela una mentalità una finalità inquisitoria e che si trasformerebbe facilmente in uno strumento che deluderebbe fortemente le aspettative di chi oggi lo propone con tanta fiducia divenendo forse esso stesso strumento di pressioni indebite, di inquisizioni non rispettose delle norme dello Stato di diritto cm si fa sempre meno richiamo e riferimento. E' indubbio però che esiste una grande domanda politica e morale nell'opinione pubblica, tra cittadini che spesso si sentono insufficientemente tutelati e difesi nei confronti dei colossi della pubblica amministrazione o del parastato nei grandi paesi industrializzati A questa domanda hanno dato e danno una risposta (insufficiente, ma è una risposta), tutte le varie organizzazioni, i vari Uffici di assistenza, di patronato che si sono sviluppati nei vari settori della pubblica amministrazione, a fianco dei vari settori della pubblica amministrazione che noi conosciamo, e che svolgono un immenso lavoro che peraltro non copre sicuramente tutta l'area alla quale pensa il Consigliere Zanone.
Io ritengo che forse il ricorso ai tribunali penali quando si tratta di violazioni gravi della legge, o il ricorso in tribunali amministrativi quando si è di fronte a degli illeciti che si vogliono vedere rimediati non risolve tutti i problemi del cittadino, c'è un qualcosa che non è un illecito penale, c'è un qualcosa che non è un illecito amministrativo che può essere rimediato e corretto. Ma per far questo non si può creare un giudice istruttore, una specie di pubblico ministero senza le garanzie giurisdizionali, senza le garanzie di procedura penale, senza la responsabilità che ha un autentico magistrato inquadrato in un ordinamento giudiziario. E allora il problema richiede un attimo di meditazione, una formulazione precisa, corretta, adeguata anche alla struttura dell'organizzazione regionale. Lo Statuto che si avvia ad approvazione prevede un Ente Regione che non gestirà direttamente che pochissimi servizi, che non sarà direttamente erogatore di servizi a contatto del cittadino, sarà a contatto col cittadino in funzione di tutta la struttura partecipativa che ci siamo sforzati di ideare e tradurre in formule precise. Ma anche sotto questo profilo l'esigenza si modifica e si trasforma in qualcosa che resta vago, non preciso e che deve essere identificato.
La mia proposta ha soprattutto l'intenzione, di cogliere le motivazioni valide, di fondo, di carattere morale, tecnico e democratico che hanno ispirato il presentatore della precedente proposta e di prendere non ipocritamente un attimo di tempo per rimeditare e formulare un istituto che sia coerente col nostro costume, con le nostre esigenze, con la struttura dell'Ente Regione e non un qualcosa di trasferito pari nella nostra realtà e che domani sfuggirebbe di mano a chi si aspetta molto, dando probabilmente solo delle preoccupazioni e delle delusioni.
Quest'emendamento alla proposta ha soltanto questo significato. Ove non dovesse soddisfare o si ritenesse che costituisce un mezzo per aggirare o insabbiare i propositi, gli intenti di chi ha presentato l'altra proposta io sono pronto a ritirarlo immediatamente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

La proposta fatta dal Gruppo liberale alle altre forze politiche del Consiglio sembra che risponda correttamente ad un'esigenza che anch'io giudico importante recepire nello Statuto, quella di inserire in qualche modo un meccanismo, un istituto che tuteli il cittadino nei suoi rapporti con l'amministrazione regionale. Fino adesso, nel corso del dibattito sullo Statuto ci siamo impegnati ad approfondire importantissimi temi come la partecipazione alle decisioni degli organismi regionali, ma in effetti poca attenzione abbiamo dato ai rapporti che intercorrono tra l'amministrazione degli organismi amministrativi che andremo a costituire ed il singolo cittadino non tutelato attraverso le forze politiche, gli organismi rappresentativi, gli organismi sindacali che in varie forme hanno visto garantita la loro presenza, la loro partecipazione alla vita regionale.
Parliamo di un tipo di rapporti che si instaurano nel momento in cui gli organi amministrativi esercitano quei poteri discrezionali che obiettivamente hanno e devono avere o che possono colpire il cittadino nei propri interessi e determinare il tipo di rapporto che va dal cittadino verso l'amministrazione e che deve trovare espressione attraverso canali e istituti previsti nello Statuto.
Direi che questo problema è ancora più importante per il fatto che fino ad oggi la Costituzione nelle norme previste dall'art. 125 sull'istituzione di organi di giustizia amministrativa, non ha visto attuazione. "La Costituzione prevede che nella Regione siano istituiti organi di giustizia amministrativa di primo grado". Manca la legge istitutiva dei tribunali amministrativi regionali che non è ancora stata votata dal Parlamento e viene a mancare un raccordo in tutto quello che può essere l'iter di contestazione di carattere amministrativo tra il cittadino e gli organi amministrativi, Enti locali e in futuro anche la Regione.
Io ho dato il mio appoggio alla proposta liberale perché mi sembrava importante che il Consiglio sull'argomento avviasse un dibattito, ma sentite le argomentazioni del Consigliere Bianchi, si sono accentuate alcune preoccupazioni che avevo anche espresso agli amici liberali quando sono venuti a proporre alla firma il loro testo e cioè che nella formulazione da loro proposta in sostanza questo istituto viene configurato in una maniera che è discutibile nel senso che il difensore civico viene configurato come una sorta di magistrato inquirente, ma senza poteri decisionali importanti certo, ma di dubbia validità dal punto di vista del raccordo con il normale iter di giurisdizione amministrativa.
Per queste ragioni mi sembra che l'emendamento proposto dal Consigliere Bianchi abbia una sua validità perché tende a sancire nello Statuto l'istituzione di un organismo di questo genere, rimandando però a una fase successiva di meditazione, attraverso la formulazione e l'approvazione di una legge regionale la sua definizione. Secondo me questo può essere importante anche da un altro punto di vista: se sarà ripresentato e avrà un suo iter in Parlamento un progetto sull'istituzione di organi di giustizia amministrativa di primo grado a livello regionale, la Regione dovrà fare in modo che si collochi correttamente in un contesto di carattere giuridico di giustizia amministrativa nella maniera più corretta e più appropriata.
Per questa ragione ritengo di poter dare il mio appoggio all'emendamento Bianchi e voterò a favore.



PRESIDENTE

Faccio presente che non c'é un emendamento Bianchi, ci sono due proposte alternative che verranno poste in votazione, se entrambe mantenute, una dopo l'altra, nell'ordine di presentazione: la prima è quella dei Consiglieri Zanone, Fassino, Gerini ed altri. E' bene che i Consiglieri sappiano quale sarà l'ordine delle votazioni e se debbono pronunciarsi ne tengano conto.
Desidero chiarire, per risolvere un dubbio che era sorto al Consigliere Gandolfi, che il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un disegno di legge istitutivo di tribunali amministrativi regionali, che naturalmente ancora non è diventato legge, ma che ha già superato la fase del concerto fra i ministri e l'approvazione del Consiglio dei Ministri.
Desidero anche raccomandare ai Consiglieri di essere piuttosto concisi nei loro interventi perché abbiamo molto lavoro da fare questa sera altrimenti non finiremo mai.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Simonelli, ne ha facoltà.



SIMONELLI Claudio

Signor Presidente, ho firmato in Commissione Statuto la proposta presentata dal collega Zanone, di istituire il difensore civico ritenendo utile che su un argomento di questa portata dovesse aprirsi un ampio dibattito in seno al Consiglio, pur senza approfondire, in seno alla Commissione Statuto il merito della protesta, così come formulata nel suo testo originario, ho ritenuto giusto - per una esigenza democratica - non fare giungere in Assemblea questa proposta con la sola firma del suo presentatore, proprio per provocare un confronto e, possibilmente, un'ampia intesa sulla istituzione del difensore civico.
Io credo che la problematica sollevata da questa proposta - e del resto l'ha riconosciuto il Consigliere Bianchi poco fa - sia sufficientemente importante perché la consideriamo con attenzione, soprattutto date le carenze della nostra legislazione e del nostro costume. Positivo dunque che se ne discuta, positivo uno sbocco come quello offerto dalla proposta Bianchi che ci consente di prevedere nello Statuto l'istituto del difensore civico, lasciando all'esperienza, alla meditazione e anche all'approfondimento che compiranno le altre Regioni: la individuazione delle norme organizzative e di funzionamento.
Per quanto mi riguarda considero soddisfacente questa soluzione, ritiro la firma dall'emendamento e mi auguro che anche gli altri presentatori facciano altrettanto e si possa così trovare sul documento Bianchi la convergenza di tutto il Consiglio. Non mi piace però la definizione "ufficio di difesa civica": mi sembra di sentire riecheggiare il nome delle squadre di difesa civica del regime gollista, cercherei perciò un'altra soluzione formale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario

Telegraficamente per dire che anche il nostro Gruppo è d'accordo sull'istituzione del difensore civico e conveniamo sull'opportunità prospettata dal Consigliere Bianchi, di demandare ad apposita legge la regolamentazione della materia. Pertanto ritiriamo l'adesione al primo documento e ci dichiariamo favorevoli alla proposta Bianchi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, io mantengo la mia adesione al testo proposto dai Consiglieri liberali e firmato dai colleghi del partito socialdemocratico, del partito repubblicano, del Gruppo comunista e socialista. Quando ho dato quest'adesione ho ravvisato nella proposta del collega Zanone - che era già stata, sia pure in termini un po' diversi avanzata nel corso dei lavori della Commissione - la possibilità di introdurre nello Statuto della Regione Piemonte uno degli elementi forse più caratterizzanti di quella volontà di inventare qualche cosa (non per il semplice gusto dell'invenzione) che introducesse un ulteriore elemento di avvicinamento fra il cittadino e l'amministrazione dei pubblici poteri. Ho ravvisato, nel testo estremamente chiaro e dettagliato della proposta liberale, una rispondenza a questa esigenza, un modo di andare incontro all'esigenza largamente espressa dai cittadini e che purtroppo, per carenza di precisi punti di riferimento negli istituti pubblici, spesso si sfoga ai livelli peggiori, più deteriori e trova quindi delle possibilità di speculazione, come nel caso di certe rubriche pubblicate da quotidiani anche locali e che vogliono assumere il carattere di "Specchio dei tempi".
A me pareva che andare incontro alla proposta dei colleghi liberali, da posizioni certo molto differenti quali sono quelle che io ho rispetto alle loro, fosse prendere atto che essi cercavano di introdurre nello Statuto della Regione un istituto il quale risponde all'esigenza sentita dai cittadini di avere (come giustamente diceva il collega Gandolfi) un modo di tutela di fronte ad antiche, risapute e purtroppo sedimentate soperchierie e dilazioni degli organismi della burocrazia.
Sono un po' stupito - se mi è consentito - che i colleghi che hanno firmato con me la proposta dei liberali, trovino la stessa rispondenza nell'emendamento presentato dal collega Bianchi, emendamento che alle mie orecchie - me lo consenta in tutta cordialità il collega Bianchi riecheggia certe formulazioni di scoperte scelbiane degli anni '50 sulla difesa civica e che poi così com'è formulato, non significa assolutamente nulla. Può significare che l'Ente Regione Piemonte riconosce che i pompieri, nel momento in cui spengono un incendio, assolvono a un dovere civico ma è indubbio che questo è un fatto che non ha bisogno di essere affermato nello Statuto della Regione Piemonte.
Pertanto vorrei che chi ha firmato con me la proposta Zanone, la quale ha ben diverso significato e ben diversa specificazione, si rendesse conto della difformità delle due formulazioni: l'una riguarda la possibilità reale di creare un istituto di garanzia per il cittadino, l'altra non è altro che un'affermazione vuota di contenuto e forse pericolosamente usufruibile per fini diversi da quelli che si erano proposti i colleghi liberali con la loro iniziativa.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Confesso che in un primo momento aveva sollevato in noi alcune perplessità la proposta di un difensore civico, perché siamo convinti che i lavoratori e i cittadini si difendono contro eventuali ingiustizie con la forma della lotta e rendendo efficaci gli istituti di partecipazione che abbiamo inseriti nello Statuto (vista anche l'esperienza del nostro Paese) tuttavia abbiamo ceduto all'invito dei colleghi liberali quando, più che difensore civico - che faceva un po' compassione visto così da solo, a difendersi contro la Regione - abbiamo visto che la proposta assumeva una certa concretezza e acquisiva caratteri innovativi, si presentava cioè come un elemento di novità, come è stato scritto nella proposta stessa firmata da tutti i Gruppi, meno quello della D.C. che mi risulta era stata interpellata prima ma non ne aveva voluto sapere.
A questo punto, se è valido il giudizio che tutti i firmatari hanno dato, mi sorprendo di questa facilità di cambiare opinione nel giro di qualche ora, si firma un emendamento quando si è convinti che è giusto come si fa a cambiare così rapidamente di opinione? Non è serio secondo me.
Ma non mi voglio soffermare su questo. Intanto noi, per questione di serietà, confermiamo la proposta perché l'abbiamo firmata e l'abbiamo firmata perché ci credevamo così come era stata concepita prima e riscritta in seconda istanza. Al limite possiamo accedere all'idea di togliere quel carattere punitivo a priori che ha nei confronti dell'attività del Consiglio, ma è l'unica concessione che possiamo fare. Se però non è possibile, non ritengo serio che lo Statuto regionale abbia un articolo generico di quattro parole che rimanda alle leggi regionali; tra l'altro rimandare alle leggi regionali è sovente un modo per uscire elegantemente da una situazione che non si vuole affrontare subito.
Noi quindi siamo contrari a che lo Statuto piemontese esca con questo articoletto assolutamente incomprensibile per chi lo legge e difendiamo la proposta presentata, con la unica possibilità di modificare quel periodo che può essere interpretato come punitivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

A me pare che l'adesione del Gruppo del P.S.U. all'emendamento Bianchi non significa affatto un rinnegare il principio del difensore civico o "ombusman" come è chiamato nei paesi nordici, significa soltanto rispondere ad un'esigenza di maggiore meditazione su un istituto completamente nuovo per quanto riguarda il nostro Paese, mentre in altri paesi ha delle tradizioni, ha dei suoi modi di vita e di pratica che noi oggi non siamo in grado di approfondire. Penso quindi sia meglio aderire all'emendamento Bianchi che rimanda ad una legge regionale e non creare un istituto così senza avere possibilità di verifica degli inconvenienti o delle qualità positive di questo istituto che, ripeto, per quanto riguarda il nostro Paese è completamente sconosciuto. Tra l'altro leggendo un momento fa il primo emendamento notavo come l'affermazione dell'indipendenza del difensore civico nei confronti dell'Ente Regione sia poi contraddetta e dal modo di designare il difensore civico attraverso una nomina fatta in una certa maniera dal Consiglio Regionale e addirittura dalla possibilità di revoca da parte del Consiglio Regionale stesso del difensore civico, che a mio parere sono in contrasto con l'indipendenza che dovrebbe avere questa specie di magistrato che deve tutelare nei confronti di vari enti, ma anche nei confronti dell'Ente Regione, i diritti dei cittadini.
Io penso quindi che una possibilità di ripensamento, di maggiore esame da parte dei Consiglieri quale quella offerta dall'emendamento Bianchi lungi dal rappresentare un rinnegamento di principi che hanno mosso i colleghi che hanno firmato il primo emendamento, risponda invece all'esigenza di creare un istituto che veramente assolva ai compiti cui si vuole destinare.



BERTI Antonio

Se non sai com'è, come puoi dire che assolve i compiti.



VERA Fernando

I compiti li sappiamo, non sappiamo com'è congegnato l'istituto...



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Se c'è un momento in cui sarebbe necessario un difensore civico è proprio quello in cui ne stiamo discutendo perché probabilmente ci difenderebbe dal prendere in considerazione un istituto che viene ritenuto così moderno, tanto che ci è stato spiegato che in Svezia è stato istituito nel 1809 e istituti similari, come ognuno di noi sa, sono stati costituiti intorno al 1200 - 1300, all'epoca grosso modo, di Robin Hood in Inghilterra.
Comunque, al di là di queste prese di posizione, dichiarando che sono anche in disaccordo con l'emendamento presentato dal Consigliere Bianchi (il quale ha certamente riconosciuto, come anch'io devo riconoscere, le ottime intenzioni e anche lo spirito informatore con cui è stato presentato questo nuovo istituto che si sovrappone a tutta l'altra serie di istituti più o meno nuovi che vengono a controllare gli organi della Regione) penso che dobbiamo prendere in considerazione una proposta che mi sembra sia stata molto seria, formulata dal Consigliere Berti e che mi pare presupponga una sospensione di lavori per vedere se si giunge ad un accordo di carattere generale. Perché il creare istituti nuovi, cercare il massimo di partecipazione, il massimo di raccordo fra la vita, l'attività dei cittadini e le istituzioni è un dovere sacrosanto, però bisogna approfondirle bene queste cose. Allora, poiché c'è stata la proposta di vedere se si trova un punto di convergenza sul testo, io credo che questa rimeditazione, questo contatto fra i Gruppi abbia da esserci e vorrei pregare il Presidente del Consiglio di concedere una sospensione.



PRESIDENTE

Consigliere Zanone, insiste per parlare subito?



ZANONE Valerio

Aderiamo alla richiesta di sospensione e ci riserviamo di parlare in seguito.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per alcuni minuti, raccomanderei di fare un po' rapidamente, anche perché la precedente sospensione era stata concessa anche per questo.
(La seduta è sospesa)



PRESIDENTE

E' dalle nove di questa sera che discutiamo sul difensore civico pregherei i signori Consiglieri di giungere ad una conclusione, quale che sia, non posso tollerare che il Consiglio continui a perdere il suo tempo su un articolo aggiuntivo sul quale c'e disaccordo.
La seduta è riaperta.
E' mantenuto l'emendamento Zanone?



ZANONE Valerio

C'é un emendamento sostitutivo.



PRESIDENTE

E' ritirato l'emendamento Zanone ed è sostituito con questo che leggo e che è sottoscritto dai Consiglieri Vera, Debenedetti, Gerini, Nesi Gandolfi.
L'emendamento Bianchi è mantenuto?



BIANCHI Adriano

Sì.



PRESIDENTE

Allora vi sono due testi, quello presentato ora non ha la precedenza sull'emendamento Bianchi, che è stato presentato prima. Non prende il posto, nell'ordine delle priorità, dell'emendamento Bianchi.
Do lettura del nuovo testo, pregando i Consiglieri di non presentare emendamenti all'ultimo momento, perché non è possibile al Consiglio discutere e riflettere seriamente, anche quando si tenta di arrivare ad un compromesso.
Ne leggo il testo: "E' istituito con legge regionale l'ufficio del difensore civico.
All'ufficio possono liberamente e gratuitamente rivolgersi tutti i cittadini che intendono tutelare i loro diritti nei confronti dell'Amministrazione regionale".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Per la verità confesso che la mia illustrazione non potrà essere molto chiara.



PRESIDENTE

La prego soprattutto di essere breve perché dopo tre ore e dieci minuti non è possibile continuare ancora in una discussione che si sta eternizzando e per la quale avevo concesso la sospensione di un'ora (che è durata due ore) e che non è stata affatto consacrata a discutere il problema.
La prego di parlare.



ZANONE Valerio

Condivido la sua valutazione signor Presidente, ma non è sicuramente imputabile al comportamento del Gruppo di cui faccio parte. Risparmier quindi al Consiglio il discorso che potrei fare e che del resto è stato fatto dal collega Gerini. D'altra parte la domanda sociale che questa proposta di articolo intende soddisfare corrisponde ad una realtà che è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. Mi pare però che nel dibattito preliminare che ha preceduto la recente sospensione dei nostri lavori sia emerso, sul principio dell'opportunità di istituire un organo di tutela e di garanzia dei singoli cittadini nei confronti dell'operato dell'amministrazione regionale, il consenso di tutti i Gruppi e io mi auguro che comunque vada questa strana votazione alla quale ci accingiamo questo principio ne esca confermato.
Noi abbiamo proposto, con la firma di tutti i Gruppi all'infuori della D.C. e del M.S.I. un articolo di una certa estensione; possiamo anche riconoscere la fondatezza dell'obiezione secondo cui la specificazione di questa materia può essere più opportunamente rinviata ad un'apposita legge regionale e proprio per questo, in accordo con il collega Berti, siamo arrivati, attraverso successive operazioni di amputazione e di mutilazione al testo che lei ha testè letto e che ci pare il minimo indispensabile per affermare il principio, per riconoscere la necessità di costituire questo istituto rinviando ad una legge regionale ogni ulteriore determinazione in merito.
Io confesso tutta la mia ignoranza in materia procedurale e non so come si svolgerà la votazione sui due testi, ma dichiaro che noi voteremo a favore della proposta Gerini ed altri e mi auguro che anche il collega Bianchi e gli altri Consiglieri che hanno parlato poco fa vogliano esprimere in sede di votazione la loro coerenza verso l'atteggiamento che liberamente avevano assunto.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Dichiaro che noi voteremo contro l'emendamento presentato, dal Consigliere Bianchi, aggiungendo che ci stupiamo del fatto che non sia stato ritirato essendo chiaramente emerso, dai tentativi fatti per comporre un articolo unitario, la difficoltà a fare di questo articolo un qualcosa di veramente serio e concreto. Serietà e concretezza che noi invece riscontravamo nel primo testo. Poiché questo è un risultato che non si pu ottenere e vista la debolezza del testo molto limitato che non spiega alla gente il valore di questo articolo, abbiamo deciso che è molto più serio che nello Statuto non ci sia una dizione che non sia chiaramente comprensibile. Noi siamo per uno Statuto serio, non ci interessa un voto che ci veda positivamente esposti, ma anche esposti ad essere in minoranza ci interessa il contenuto di uno Statuto che si presenti in modo non equivoco e comunque facilmente comprensibile per coloro che di questo articolo devono usufruire. Abbiamo auspicato pertanto che di questo non si parlasse più nello Statuto.
Facendo questa dichiarazione, debbo ancora rimarcare l'atteggiamento di quelle forze politiche che in un primo tempo hanno firmato una bozza di articolo che a giudizio di tutti era interessante e si sono poi accontentati di una dizione che, a nostro giudizio, non dice molto. Il nostro atteggiamento pertanto è di votare contro l'articolo proposto dal collega Bianchi e di astenerci su quello presentato dal collega Zanone ed altri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Debenedetti, il quale ha già parlato in questo dibattito. Se vogliamo ricominciare da capo, abbiamo trascorso tre ore ad approvare 24 articoli e tre ore e un quarto su un articolo aggiuntivo. Parli pure, Consigliere Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario

Mi permetto fare rilevare che anche Consiglieri di altri Gruppi hanno già parlato sull'argomento per cui ritengo di poter dire qualche cosa anch'io.
Anche noi siamo per uno Statuto serio e credo sia serio anche il contenuto dell'articolo proposto perché è serio affermare in uno Statuto il principio dell'istituzione di un ufficio del difensore civico, descrivendo anzitutto le finalità per le quali si istituisce e demandando ad una successiva legge regionale la configurazione più esatta dell'istituto.
Pertanto, ci tengo ad affermarlo in modo categorico, qui non è questione di serietà, ma penso che vi siano altre cose alle quali non intendo riferirmi in modo più specifico, ma che sono di tutta evidenza. Quindi il discorso, i richiami moralistici li respingiamo decisamente. Noi crediamo che ci sia una coerenza chiara nell'atteggiamento del nostro Gruppo e cioè l'affermazione nello Statuto del principio relativo all'istituzione dell'ufficio del difensore civico, rendendoci conto che è una materia che potrà essere successivamente più precisamente regolata con una legge ad hoc. Insistere su questa posizione corrisponde perciò ad una chiarezza e ad una coerenza di impostazione di principi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Io non vedo che cosa ci sia di poco chiaro nell'avere presentato prima un articolo molto vasto, riscontrare che il testo originario non passa e pur di far passare il principio, cercare di far approvare un articolo ridotto ma che dica le stesse cose. In questa serie di riunioni molte cose sono state approvate così, con generale soddisfazione. Quindi non capisco la meraviglia dei colleghi comunisti.
Perciò confermo che noi voteremo l'articolo che abbiamo firmato e inviterei il collega Bianchi a unificarlo perché mi pare che non ci sia alcuna differenza fra il nostro articolo e il suo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, credo siano risultate chiare, a chi abbia un briciolo di sensibilità, le ragioni, le motivazioni che mi hanno spinto (non certo con moto ed iniziativa esclusivamente personali) a presentare questa soluzione (certo inadeguata) di un problema così importante. Non sarà molto serio questo tipo di emendamento rispetto all'altro, ma temo che ci sia per l'aria qualcosa di molto meno serio e che tocca i nostri rapporti, i modi di concepire i rapporti fra i Gruppi, tra le persone, la convivenza in assemblea. Di questo mi dispiaccio, non d'altro, posso ritirarne più d'una di proposte, posso riconoscerne l'inadeguatezza cento e una volta; è certamente inadeguato quest'emendamento ma voleva realizzare secondo lo spirito cui ci siamo più volte richiamati, lo sforzo per risolvere la questione con un minimo comun denominatore, che non prendesse in giro nessuno e nello stesso tempo lasciasse aperte le porte ad una meditazione, ad una valutazione concreta, senza colpi di testa. Non ho difficoltà quindi ad accedere all'invito che il Consigliere Nesi mi ha testè rivolto e che è giunto quando questa mia decisione era già presa di ritirare la proposta. Non senza un attimo (non vorrei che le parole tradissero il pensiero) di meditazione per me, sull'esperienza che vado conducendo.



PRESIDENTE

Desidero dare atto al Consigliere Bianchi, nell'avere redatto quel testo, di avere tentato, con lo stesso, di realizzare un accordo che è risultato impossibile su quella base. Desidero cogliere anche l'occasione per dare atto al Consigliere Bianchi della generosità con la quale egli ha partecipato ai nostri lavori, alla testa del suo Gruppo, e degli sforzi che ha fatto, insieme con tutti noi, per condurre in porto l'approvazione dello Statuto regionale.
Vi è dunque un solo testo adesso in discussione, quello presentato dai Consiglieri Vera, Debenedetti, Gerini, Nesi e Gandolfi. C'è qualcuno che desideri ancora parlare? Fassino ne ha facoltà.



FASSINO Giuseppe

Intendo, a nome del mio Gruppo, formato appunto da quattro Consiglieri chiedere, a norma del comma secondo dell'art. 41 del Regolamento, che la votazione sia fatta per appello nominale. Esso suona come segue: "Le domande possono anche essere presentate verbalmente con richiesta al Presidente di verificare se la domanda è appoggiata dal numero dei Consiglieri occorrenti".



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri che l'appoggiano di alzare la mano.
La richiesta è accolta. Se non vi sono altre richieste di parlare per dichiarazioni di voto o altro, indico la votazione per appello nominale e prego un Consigliere segretario di procedereall'appello.
Chi è favorevole al testo del quale darò di nuovo ora lettura risponderà "sì", chi è contrario risponderà "no", chi è astenuto dichiarerà "astenuto". Faccio presente che, da una votazione per appello nominale risultando il numero dei partecipanti alla votazione stessa, perché la proposta possa essere accolta occorre che raccolga la maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio Regionale, trattandosi di approvazione dello Statuto, tale maggioranza assoluta dei componenti essendo implicita, nel caso in cui si proceda alla votazione per alzata di mano e non venga richiesta alcuna verifica del numero legale.
Questo testo è manchevole del titolo, pregherei i compilatori di formularlo prima che io proceda alla lettura, affinché lo possa segnare.



FASSINO Giuseppe

"Ufficio del difensore civico".



PRESIDENTE

Il testo in votazione è quello di un art. 63 bis recante il titolo "Ufficio del difensore civico" del seguente tenore: "E' istituito con legge regionale l'Ufficio del difensore civico.
All'Ufficio possono liberamente e gratuitamente rivolgersi tutti i cittadini che intendono tutelare i loro diritti nei confronti dell'Amministrazione regionale".
Prego di procedere all'appello.



(Si procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Proclamo il risultato della votazione: presenti e votanti 46 maggioranza 26 hanno risposto sì 11 hanno risposto no 15 si sono astenuti 20 Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano o in votazione per alzata di mano il Capo V del Titolo IV nel suo complesso.
E' approvato.
Pongo in votazione per alzata di mano il Titolo IV nel suo complesso facendo di nuovo presente che è richiesta per questa votazione la maggioranza qualificata della metà più uno dei componenti il Consiglio.
Chi è favorevole al Titolo IV nel suo complesso è pregato di alzare la mano.
E' approvato col seguente esito: presenti e votanti 46 maggioranza richiesta 26 favorevoli 44 contrari 2 ARTICOLO 64 Passiamo all'esame del Titolo V - Attività Amministrativa e rapporti con gli Enti locali - Capo I - Deleghe - Art. 64 - Decentramento dell'esercizio delle funzioni amministrative regionali: "La Regione esercita normalmente le funzioni amministrative per le materie attribuite alla sua competenza delegandole alle Province, ai Comuni e agli altri Enti locali, oppure valendosi dei loro Uffici".
Un primo emendamento, dei Consiglieri Giovana e Sanlorenzo, propone un articolo unico in sostituzione di tre, e precisamente in sostituzione degli articoli 64, 65 e 66.
"La delega di funzioni amministrative alle Province, ai Comuni o ad Enti locali - nonché la sua eventuale revoca - è disposta con legge regionale ed è diretta - di norma - a tutti gli Enti di eguale livello istituzionale.
Per la revoca non riguardante la generalità degli Enti delegati è richiesta la maggioranza di 2/3 dei Consiglieri assegnati alla Regione, previa audizione degli Enti interessati.
La delega è, di norma, a tempo indeterminato, in relazione alla natura delle funzioni delegate.
Le leggi regionali che prevedono la delega di singole materie agli Enti locali, ne determinano il contenuto, ne fissano la durata eventuale e stabiliscono i limiti dei poteri, d'indirizzo coordinamento e vigilanza del Consiglio e della Giunta ed i presupposti per il loro esercizio. Regolano altresì, i conseguenti rapporti finanziari.
La Regione può utilizzare gli Uffici degli Enti locali, previo accordo con gli stessi, osservando i principi di cui al comma precedente".
Ha facoltà di parlare per illustrarlo il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

La presentazione di quest'articolo sostitutivo è ancora un residuo di una discussione molto ampia che abbiamo avuto, in Commissione, sulla questione delle "deleghe agli Enti locali". La Commissione è giunta a formulare i testi che oggi presenta al Consiglio attraverso varie stesure successive, in cui ha utilizzato ampiamente tutte le risposte che i Comuni e le Province ci hanno mandato su questa questione assolutamente essenziale per il futuro della Regione. Si tratta, dunque, di testi notevolmente migliorati rispetto a quelli originali. In essi non è però compreso un elemento a mio avviso meritevole di attenzione da parte del Consiglio, che era stato inserito nella proposta di articolo alternativo: la previsione di norme cautelative da rispettare nella eventualità di una revoca di delega affidata ad un Comune o ad una Provincia, insomma ad un Ente locale.
In effetti, quasi tutti gli Enti locali che ci hanno risposto hanno sottolineato che considerano l'istituto della delega veramente determinante per il futuro stesso degli Enti locali, dei Comuni e delle Province determinante per il tipo di Regione che verrà costruendosi; d'altra parte rilevano la indispensabilità che ogni delegazione avvenga di concerto con gli Enti locali, dopo uno studio attento, con la concessione di un margine di discrezionalità di applicazione, e soprattutto sia accompagnata da provvedimenti di carattere finanziario che rendano possibile poi al Comune o alla Provincia delegata di esercitare la funzione di cui si tratta.
Questo imporrà alla Regione di meditare accuratamente i modi ed i tempi della istituzione delle deleghe. Ma, una volta che una decisione sarà stata presa, dovrà il Consiglio stesso prevedere, credo nello Statuto, delle cautele perché non si proceda avventatamente alla revoca di ciò che è stato delegato. Quand'anche, infatti, un Comune non riuscisse ad assolvere la funzione che ad esso è stata delegata, non sarebbe certo con la revoca che riusciremmo a risolvere il problema che sta a monte del fatto di quella mancata riuscita; non ci illudiamo che la Regione, sostituendosi al Comune possa avere successo là dove il Comune ha fallito, perché è estremamente improbabile che sia così. Bisognerà, invece, ripeto, risolvere il problema concreto che sta alla base del fatto che la delega assegnata al Comune non sia andata in porto.
Di qui deriva la proposta di elevare a due terzi la maggioranza del Consiglio necessaria per revocare la delega una volta che sia stata concessa. Inviterei pertanto il Consiglio ad accogliere con favore questa proposta, che si può tradurre in un emendamento al testo maggioritario che viene presentato, e che credo introduca un elemento di riflessione, di ripensamento e migliorativo, tutto sommato, della stesura complessiva dell'art. 65.
In sostanza, ritiriamo l'articolo alternativo, ed invitiamo il Consiglio a concentrare l'attenzione su questo elemento e ad accettarne l'inserimento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Non ho capito se stiamo già discutendo l'art. 65. Mi pare che sostanzialmente su questo abbia parlato il collega Sanlorenzo.



PRESIDENTE

A dire la verità, il Consigliere Sanlorenzo ha annunciato il ritiro di un emendamento sostitutivo degli articoli 64, 65 e 66, e quindi la sua motivazione faceva riferimento anche all'art. 65. Sarebbe però forse meglio, per l'ordine dei lavori, procedere adesso, per prima cosa alla discussione dell'art. 64.



CALLERI Edoardo

Parlerò allora in riferimento all'art. 64, cioè a questo dispositivo eventuale.
Mi rendo perfettamente conto delle preoccupazioni relative alla possibilità di revoca della funzione amministrativa a qualche Comune o comunque a qualche Ente locale che sia stato incaricato. Io avevo proposto in realtà, che vi fosse un dispositivo di sicurezza che più che far riferimento alla decisione di una maggioranza qualificata, indicasse i casi esclusivi in cui la Giunta potesse proporre la revoca al Consiglio limitandoli a casi di grave inadempienza, casi che possono anche essere prevedibili.
Penserei quindi che, forse, più che cercare di escogitare un dispositivo che in fondo è un po' contraddittorio, perché se la delega è concessa con una data maggioranza per toglierla dovrebbe occorrere grosso modo il parere favorevole della stessa maggioranza - teniamo conto che si tratta, in fondo, di deleghe di funzioni amministrative sicuramente molto importanti, ma che, se da un lato obbediscono a criteri di decentramento d'altro canto debbono anche garantire alla Regione, all'Amministrazione regionale, l'efficienza e la coerenza rispetto alle direttive fondamentali che il Consiglio ha impartito -, un dispositivo che garantisce certamente dal punto di vista del ritiro della delega ma rischia di ridurre a meri rapporti di forza un problema che invece è preferibile venga giudicato sui contenuti, si dovrebbe limitare la possibilità di revoca a casi ben determinati.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede ancora di parlare sull'art. 64? Siccome l'unico emendamento rimasto è un emendamento aggiuntivo di altri comma all'art. 64 composto attualmente di un comma unico, pongo in votazione questo comma per ora unico e che rimarrà unico se non verranno approvati emendamenti aggiuntivi, avvertendo che questa votazione, qualora fossero respinti eventuali emendamenti aggiuntivi, varrà come votazione dell'intero art. 64.
Chi è favorevole al testo dell'art. 64 proposto dalla Commissione è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
I Consiglieri Carazzoni e Curci hanno proposto di aggiungere i seguenti nuovi comma: "La Regione non può in alcun modo limitare con proprie norme la autonomia e le funzioni degli Enti locali Le Province e i Comuni sono enti autonomi nell'ambito dei principi fissati da leggi generali della Repubblica che ne determinano le funzioni.
Le Province ed i Comuni sono anche circoscrizioni di decentramento statale e regionale e compito precipuo della Regione è di valorizzarne l'autonomia e le funzioni.
Le Province, i Comuni e gli altri Enti locali di cui all'art. 118 della Costituzione esercitano anche le funzioni amministrative ad essi attribuite dalle leggi dello Stato".
Se i proponenti non desiderano illustrarlo e nessuno ha osservazioni, pongo in votazione quest'emendamento aggiuntivo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
E' quindi approvato l'art. 64, nel testo proposto dalla Commissione.
ARTICOLO 65 Passiamo all'esame dell'art. 65 - Delega degli Enti locali Ho qui un emendamento aggiuntivo del Consigliere Besate. Esso si riferiva all'emendamento Sanlorenzo-Giovana che è stato ritirato. Per poterlo mettere in discussione occorre che venga collegato al testo in discussione.
Prego pertanto il Consigliere Besate di precisarmi a quale dei comma dell'art. 65 o di altri articoli tale emendamento si riferisca e quale carattere esso abbia.



BESATE Piero

Va aggiunto al comma quinto dell'art. 65.



PRESIDENTE

Siccome ci sono alcuni emendamenti, prenderemo in esame i commi ad uno ad uno.
Comma primo: "La Regione delega normalmente l'esercizio delle funzioni amministrative per singole materie e senza limiti di scadenza. La delega può essere conferita anche per oggetti definiti e per tempi determinati".
Non sono proposti emendamenti su questo comma. Qualcuno chiede di parlare? Allora lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Comma secondo: "La delega dell'esercizio delle funzioni amministrative della Regione per singole materie e senza limiti di scadenza è conferita alle Province, ai Comuni o agli altri Enti locali mediante legge regionale".
Vi è una proposta di emendamento del Consigliere Bianchi. Egli propone di sopprimere le parole "per singole materie e senza limiti di scadenza".
Il comma emendato suonerebbe così: "La delega dell'esercizio delle funzioni amministrative della Regione è conferita alle Province, ai Comuni o agli altri Enti locali mediante legge regionale".
Il proponente desidera illustrare l'emendamento? Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

A me sembra andrebbe spiegato il motivo di quest'emendamento soppressivo. Mi sembra infatti un po' pericolosa questa modifica, perché il significato cambia, e non di poco, se si cancella "per singole materie e senza limiti di scadenza". Questo è un emendamento soppressivo non banale ma importante, che si riferisce ad un concetto generale.



PRESIDENTE

Il primo comma è di carattere generale, si riferisce a tutte le deleghe contenute in questo articolo, che possono tutte essere conferite per singole materie e senza limiti di scadenza.



BIANCHI Adriano

Con quest'emendamento ho inteso semplicemente eliminare una mia interpretazione restrittiva.



SIMONELLI Claudio

In questo modo si fa un unico discorso per tutte le deleghe.



PRESIDENTE

Vede, Consigliere Sanlorenzo, con il primo comma questa delega del secondo comma può essere conferita sia nel caso indicato nel testo della Commissione sia nel caso che non è qui indicato, e che perciò viene escluso, contemplato nel comma primo, per cui la delega può essere conferita anche per oggetti definiti e per tempi determinati.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Come il Presidente ha già spiegato, l'articolo porta un primo comma con due ipotesi: la delega per funzioni amministrative e per singole materie senza limiti di scadenza, e la delega per oggetti definiti e per tempi determinati. La delega dell'esercizio delle funzioni amministrative della Regione è conferita alle Province, ai Comuni ed agli altri Enti locali mediante legge regionale, sia la prima che la seconda. Poi via via vi sono le varie ipotesi fino a giungere all'ultimo comma, che sopprimerei in quanto non è che una ripetizione. Il testo resta in tal modo alleggerito e reso più chiaro.
Ne risulta, secondo la mia proposta, una scala, che è anche oggetto di incertezze, di valore e di importanza fra le deleghe, e quindi una scelta che è indicata anche dall'avverbio "normalmente" che si trova all'inizio dell'articolo. Mi pare che in questo modo il testo sia coerente e non lasci possibilità di equivoco.
Queste le ragioni che mi hanno portato a proporre l'emendamento.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Pongo in votazione l'emendamento Bianchi soppressivo delle parole "per singole materie e senza limiti di scadenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero comma secondo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo: "La legge regionale deve stabilire le attribuzioni di competenza e le direttive per l'esercizio della delega nonché regolare i rapporti finanziari conseguenti".
Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è una proposta di emendamento aggiuntivo di un altro comma dopo il comma terzo, presentato dai Consiglieri Garabello e Conti più un terzo di cui non riesco a decifrare la firma.
Ecco il testo: "Gli Enti locali devono essere preventivamente sentiti sui criteri informatori della legge".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Nella prima parte del nostro Statuto noi abbiamo affermato molto solennemente di volere la partecipazione degli Enti locali, puntualmente richiamando questo concetto in molte altre occasioni con la partecipazione il decentramento e l'autonomia dei Comuni, delle Province, degli Enti locali, costituiscono elemento determinante del nostro Statuto.
Ora, mentre la consultazione degli Enti locali è una condizione che pu essere determinata dalle Commissioni ogni volta che lo ritengono necessario, in questo caso, essendo la delega di funzioni una situazione che investe di diretta responsabilità gli Enti locali, ci pare più che logico che si debba andare al di là della generica formula dell'apporto occasionale impegnando direttamente gli organi della Regione a sentire il parere degli Enti locali. Mi pare che in questo modo si risponderebbe anche ad una esigenza largamente espressa dagli Enti locali in una consultazione da noi condotta, e in questo modo ci pare che anche le leggi di delega amministrativa possano proprio attraverso questa partecipazione, ovviare a molte delle difficoltà che giustamente sono state messe in rilievo prima dal Consigliere Sanlorenzo proprio a proposito dei contenuti, dei modi della organizzazione delle deleghe della Regione agli Enti locali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Mi è sorto un dubbio: se si fa una legge di delega di funzioni ai Comuni, come si può concretamente, nel preparare la legge, consultare 1200 comuni? A meno di limitarci ad un atto formale, attraverso un questionario.
Mi sembra che il sancire nello Statuto un tale principio può obiettivamente creare concrete difficoltà nel corso della elaborazione della legge. Un conto è consultare i Comuni quando si vogliono utilizzare i loro uffici: questo è sacrosantamente giusto ed è fattibile, perché si tratta sempre di un numero limitato di enti; una consultazione generalizzata mentre si decide una legge di delega mi sembra invece cosa che si può certamente fare ma tecnicamente molto difficile.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Io, invece, ritengo che l'emendamento del Consigliere Garabello sia estremamente opportuno, perché fissa con estrema chiarezza un principio che tutti i Comuni ci hanno chiesto di applicare.
Insomma, voglio ancora ripetere che l'istituto della delega, che è materia del tutto nuova, perché era stato previsto dalla Costituzione ma mai messo in pratica, dev'essere attuato con il massimo di concerto con gli Enti locali. Non è detto che le forme di consultazione debbano sempre prevedere la partecipazione fisica dei rappresentanti dei Comuni alle Commissioni: può essere studiata una forma di partecipazione e di consultazione, per esempio, del tipo di quella che abbiamo attuato per la elaborazione dello Statuto, con domande precise, specifiche, cui chiediamo di dare una risposta specifica ai Comuni ed agli Enti delegati. Però, il fissarlo nello Statuto in questo punto, mi pare dia un rilievo statutario a questo principio, da tutti sostenuto, da noi affermato, che permea tutto lo Statuto ma che non è affatto inutile ribadire proprio su questa questione.
Mi dichiaro pertanto d'accordo sull'emendamento.



PRESIDENTE

Parli pure, Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Vorrei far osservare al Consigliere Gandolfi che la cosa è possibile, e difatti è già stata fatta ed ha dato un certo esito; anzi, ha dato come esito proprio la richiesta di essere consultati preventivamente.
D'altra parte, la delega comporta un rapporto di responsabilità, una assunzione di responsabilità: il non consultare gli Enti preventivamente è ledere contro, o almeno correre il rischio di andare contro, l'autonomia di questi enti.
Quanto alle formule, credo si troveranno con facilità, come è stato per quanto riguardava il questionario relativo allo Statuto.



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento aggiuntivo presentato dai Consiglieri Garabello, Conti ed altri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto: "La Giunta Regionale cura l'attuazione della legge di delega e concerta con gli Enti delegati le misure necessarie".
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione per alzata di mano il comma quarto, al quale non sono stati proposti emendamenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quinto: "La delega può essere revocata con legge proposta dalla Giunta Regionale sentiti gli Enti o l'Ente interessato".
Non sono proposti emendamenti.
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione il comma quinto per alzata di mano Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Siamo arrivati agli emendamenti orali.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Desidero proporre un comma aggiuntivo, che ripete parte dell'emendamento generale che avevo presentato e che va inserito dopo il comma quinto. Il testo è il seguente: "Per la revoca non riguardante la generalità degli enti delegati è richiesta la maggioranza di due terzi dei Consiglieri assegnati alla Regione previa audizione degli Enti interessati".
Alla argomentazione già in precedenza svolta ne aggiungerei un'altra.
Qui il caso previsto è un caso molto specifico: ci si vuole un po' salvaguardare dalla eventualità, per parlarci molto chiaro, che una delega possa essere concessa a certi comuni e non ad altri, possa essere revocata a certi comuni e non ad altri; che si utilizzi, cioè, lo strumento della delega in forma discriminatoria, dando a certi comuni una delega burocratica, che non rende niente e grava i comuni di compiti di cui farebbero volentieri a meno, e ad altri comuni invece una delega istituzionale polposa, fruttuosa. In sostanza, questo istituto, questa previsione, questa modalità dovrebbe garantire al Consiglio una tale evenienza, quale che sia la maggioranza che governi qualsiasi Giunta o qualsiasi Consiglio difficilmente potrà verificarsi, perché al suo verificarsi si opporrà la norma così fissata.
Questo è il significato generale e particolare dell'emendamento che propongo.



PRESIDENTE

L'emendamento Besate si può considerare assorbito da questo? Poiché la risposta è affermativa, pongo in votazione il comma aggiuntivo dopo il comma quinto dei Consiglieri Sanlorenzo-Besate.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Comma sesto: "La delega dell'esercizio delle funzioni amministrative della Regione per oggetti definiti e per tempi determinati è conferita alle Province, ai Comuni o agli altri Enti locali, con legge regionale".
Vi è un emendamento che propone la soppressione dell'intero comma presentato dal Consigliere Bianchi.
Penso non abbia più bisogno di illustrazione.
Lo pongo pertanto senz'altro in votazione. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero art. 65.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 66 Passiamo all'esame dell'art. 66 - Amministrazione tramite Uffici degli Enti locali. "Per l'esecuzione di provvedimenti amministrativi deliberati dal Consiglio Regionale o di provvedimenti amministrativi inerenti all'attuazione di leggi regionali, e quando non sia stato altrimenti disposto, la Giunta Regionale ha facoltà di avvalersi degli Uffici delle Province, dei Comuni o di altri Enti locali nei limiti dello stanziamento annuale appositamente previsto in bilancio.
Le modalità di utilizzazione degli Uffici dei Comuni e delle Province sono determinate d'intesa con le amministrazioni interessate".
E' stato proposto un emendamento sostitutivo di entrambi i comma. Vi sono inoltre emendamenti aggiuntivi che prenderemo in esame successivamente.
Il Consigliere Bianchi propone di sostituire al testo dell'intero art. 66 il seguente: "La Giunta Regionale, nei limiti dello stanziamento annuale a tal fine previsto, ha facoltà di avvalersi degli Uffici delle Province, dei Comuni o di altri Enti locali per l'esecuzione di provvedimenti amministrativi deliberati dal Consiglio Regionale o di provvedimenti per l'attuazione di leggi regionali e quando non sia stato altrimenti disposto.
Le modalità di utilizzazione degli Uffici di Enti locali sono stabilite d'intesa con le Amministrazioni interessate".
Poiché il proponente non ritiene di doverlo illustrare, lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi sono ora tre emendamenti aggiuntivi, presentati dai Consiglieri Carazzoni e Curci, che però si riferiscono al testo precedente.
Innanzitutto i Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere, nel secondo comma del testo originario le parole "sentito il Commissario del Governo"; l'inserimento potrebbe avvenire anche nel nuovo testo, dopo "La Giunta Regionale".
Chi è favorevole a quest'aggiunta è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
La seconda proposta, sempre dei Consiglieri Carazzoni e Curci, era di aggiungere alla fine del secondo comma del testo originario le parole "al fine di regolare le modalità di utilizzazione degli Uffici e dei loro dipendenti ed i conseguenti aspetti anche finanziari di tale utilizzazione"; ma per questa aggiunta non vedo possibilità di agganciamento al nuovo testo, trattandosi di concetto in esso già in parte contenuto.
Viene pertanto ritirato.
Il terzo emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci propone di aggiungere un nuovo comma: "Tutte le spese comunque sostenute dalle Province, dai Comuni e dagli altri Enti locali per le funzioni delegate sono a carico della Regione. Allo scopo di adeguare le finanze delle Province e dei Comuni al raggiungimento delle finalità ed all'esercizio delle funzioni stabilite dalle leggi, il Consiglio Regionale assegna ad essi annualmente una quota delle entrate della Regione".
Desiderano illustrarlo? Pongo allora in votazione l'emendamento aggiuntivo testé letto presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Essendo già stato votato un emendamento sostitutivo dell'intero articolo e non essendo stati approvati gli altri emendamenti aggiuntivi s'intende approvato il nuovo testo dell'art. 66.
Pongo ora in votazione, l'intero Capo I.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 67 Passiamo all'esame del Capo II - Controlli - art. 67 - Controllo sugli Enti locali.
Comma primo: "Un organo della Regione, costituito nei modi stabiliti da legge della Repubblica, esercita, in forma decentrata, il controllo di legittimità sugli atti delle Province, dei Comuni e degli altri Enti locali".
Nessuna osservazione? Pongo in votazione il comma primo di questo articolo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma secondo: "In casi determinati dalla legge dello Stato può essere esercitato il controllo di merito nella forma di richiesta motivata agli Enti deliberanti di riesaminare la loro deliberazione".
Il Consigliere Sanlorenzo propone di sopprimere le parole "dello Stato".



SANLORENZO Dino

Siccome la materia è opinabile, non mi pare indispensabile scrivere "legge dello Stato", mi pare sufficiente lasciare la dizione "legge", con la quale si lascia impregiudicata qualsiasi collocazione della legge stessa, nell'ambito statale o in quello regionale. Questo è il problema.
Tanto più che in materia di controlli noi abbiamo qui in buona sostanza ripetuto il disposto costituzionale, mentre altri Statuti sviluppano questo tema ed articolano meglio il discorso.



PRESIDENTE

Era stato fatto osservare, nel corso dei lavori della Commissione, che è vero che la dizione che propone il Consigliere Sanlorenzo è uguale a quella della Costituzione, ma mentre il comma secondo dell'art. 130 della Costituzione, nell'ambito della Costituzione, si riferisce palesemente a legge dello Stato, in questo contesto, che è quello dello Statuto della Regione, parlando di legge ci si riferisce normalmente a legge della Regione, non dello Stato. Per questo motivo era stata mantenuta la dizione "dalla legge dello Stato".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Chiederei che si meditasse un attimo su questo punto. Effettivamente l'art. 130 della Costituzione dice: "Un organo della Regione è costituito nei modi stabiliti da legge della Repubblica" e quindi l'organo dev'essere comunque costituito in osservanza di una legge della Repubblica, ed esercita anche in forma decentrata il controllo di legittimità sugli atti delle Province, dei Comuni e degli altri Enti locali. "In casi determinati dalla legge..". Qui stranamente non si ripete più "legge della Repubblica"...



PRESIDENTE

Ma siamo nel quadro della Costituzione.



CALLERI Edoardo

Però, ci si riferisce ad un organo della Regione.



SANLORENZO Dino

Ma questa è la legge dello Stato.



CALLERI Edoardo

Si parla, ripeto, di organo della Regione. E si dice ancora: "...In casi determinati dalla legge può essere esercitato il controllo di merito nella forma di richiesta motivata agli enti deliberanti di riesaminare la loro deliberazione". Cioè, non è un dispositivo di ripulsa della loro deliberazione, ma solo di richiesta di un riesame: quindi, al limite, la legge stabilisce poi solo le modalità con cui richiedere, cioè, esercitare il controllo di merito.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Secondo me, non c'è nessun dubbio. Il secondo comma dell'art. 130 della Costituzione si riferisce a legge dello Stato, perché altrimenti sarebbe stato precisato "legge regionale". Nell'ambito della Costituzione, quando si parla di legge ci si riferisce senza ombra di dubbio a legge dello Stato.
Direi, poi, che è ovvio, in pratica, anche per un'altra ragione: perch nel contesto di questo articolo è chiaro che la Costituzione, volendo fissare certi criteri, non può lasciare a leggi regionali di determinare controlli di merito, con il rischio di avere criteri diversi da Regione a Regione in una materia in cui ha voluto chiaramente indicare che è la legislazione dello Stato che regolamenta il tutto.



PRESIDENTE

Consigliere Sanlorenzo, insiste nel suo emendamento?



SANLORENZO Dino

No, non insisto.



PRESIDENTE

Allora pongo in votazione il comma secondo dell'art. 67 così com'è stato formulato dalla Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è ora una proposta di emendamento aggiuntivo, dopo il comma secondo, del seguente nuovo comma, presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci: "Il controllo sugli atti delle Province e dei Comuni è regolato dalle norme contenute negli articoli 55,56,57,58,59,60,61,62,63 e 64 della Legge 10 febbraio 1953, n. 62".
Chi è favorevole a quest'emendamento aggiuntivo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo ora in votazione l'intero art. 67 e insieme il Capo II, che è composto di un solo articolo.
Chi è favorevole al Capo II e all'art. 67 è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 68 Passiamo all'esame del Capo III - Circondari - art. 68 - Circondari.
"La Regione può provvedere, con propria legge, nell'ambito delle circoscrizioni provinciali, alla istituzioni di circondari, sentiti i pareri del Consiglio provinciale e dei Consigli comunali territorialmente interessati".
Vi è un emendamento sostitutivo presentato dal Consigliere Bianchi, di cui do lettura: "Sostituire l'intero articolo con il seguente: 'La Regione può provvedere con propria legge all'istituzione di circondari, nell'ambito delle circoscrizioni provinciali, sentiti i pareri del Consiglio provinciale e dei Consigli comunali territorialmente interessati.
I circondari devono possibilmente coincidere con aree o sub-aree ecologiche.
I Circondari sono sedi di delega amministrativa e di decentramento regionale' ".



BIANCHI Adriano

Vorrei solo sopprimere dal testo che ho presentato l'avverbio "territorialmente" perché è pleonastico.



PRESIDENTE

Mi pare che sia una modifica di carattere sostanzialmente formale.
Pongo in votazione l'emendamento di carattere sostitutivo presentato dal Consigliere Bianchi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è poi un emendamento aggiuntivo di un altro comma dei Consiglieri Carazzoni e Curci. Ecco il nuovo comma proposto: "Nel capoluogo del circondario indicato nella legge regionale può essere istituita dal Consiglio Regionale una Sezione del Comitato di controllo sugli atti dei Comuni".
Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Essendo l'art. 68 composto di un solo comma, si può intendere già approvato.
Pongo ora in votazione insieme l'art. 68 nel testo sostitutivo accettato dal Consiglio ed insieme il Capo III, comprendente questo solo articolo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 69 Passiamo all'esame del Capo IV - Comprensori - Art. 69 - Comprensori.
"La Regione può istituire, sentiti gli Enti locali interessati, con la legge sul piano o con apposita legge, comprensori per l'assolvimento dei compiti previsti dall'art. 73 dello Statuto".
Vi è un emendamento sostitutivo dell'intero articolo, proposto dal Consigliere Simonelli per sostituire l'intero articolo con il seguente: "La Regione, sentiti gli Enti locali interessati, può istituire comprensori con legge regionale".
Ha facoltà di parlare il Consigliere proponente.



SIMONELLI Claudio

Ho proposto questa formulazione per evitare la limitazione delle funzioni dei comprensori, contenuta nel testo originale, dove c'è solo il riferimento ai compiti previsti dall'art. 73. Nel testo che suggerisco non si indicano le finalità dei comprensori, che perciò potranno essere le più varie secondo le esigenze della partecipazione e della programmazione. Mi sembra che potrebbe essere accettato, proprio per dare la possibilità di un uso ampio dell'istituto del comprensorio.



PRESIDENTE

Nessuno chiede di parlare? Pongo in votazione l'emendamento sostitutivo dell'intero articolo proposto dal Consigliere Simonelli. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il Consigliere Conti aveva proposto un emendamento aggiuntivo, che però nel nuovo testo non ha più modo di inserirsi, e pertanto lo ritira.
Essendo stato approvato l'unico comma di cui si compone l'articolo in discussione, si può intendere approvato l'articolo intero.
Pongo quindi in votazione il Capo IV comprendente l'unico art. 69.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 70 Passiamo all'esame del Capo V - Enti - Agenzie e Società Regionali - art.
70 - Enti - Agenzie e società Regionali.
C'è, prima di tutto, una proposta di emendamento del titolo.
Il Consigliere Simonelli propone di sostituire la parola "agenzie" che vi è nel titolo del Capo e nel titolo dell'art. 70 con la parola "aziende".
Non vi sono osservazioni? Allora, pongo in votazione l'emendamento sostitutivo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato Vi è poi un emendamento sostitutivo dell'intero articolo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci, con il seguente testo: "La Regione non può istituire Enti amministrativi da essa dipendenti se non in relazione stretta ai servizi attribuiti alla sua competenza che, per la loro particolare natura, non possono in alcun modo essere disimpegnati nelle forme di cui al terzo comma dell'art. 118 della Costituzione.
Nelle leggi regionali istitutive degli enti suddetti, devono essere previste le norme necessarie ad assicurare che l'attività degli enti stessi si svolga conformemente alle direttive della Regione; che agli amministratori non possono essere corrisposti complessivamente, a qualsiasi titolo, trattamenti economici comunque superiori a quelli fissati, a norma del presente Statuto, per i componenti la Giunta; e che ai dipendenti non possa essere corrisposto un trattamento più favorevole di quello spettante ai dipendenti regionali aventi la qualifica corrispondente.
Il rapporto di lavoro dei dipendenti di cui al comma precedente non può mai essere regolato da norme di diritto privato".
Pongo in votazione prima di tutto quest'emendamento sostitutivo dell'intero art. 70 presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Do ora lettura del Comma primo: "Allo scopo di realizzare infrastrutture e gestire servizi di rilievo regionale oppure di garantire il raggiungimento di obiettivi previsti dal Piano di sviluppo in campo economico e sociale la Regione, quando la delega agli Enti locali non possa essere utilmente esercitata, può con propria legge costituire Enti o Aziende dotati di autonomia funzionale ed organizzativa e può partecipare unitamente ad Enti pubblici e privati alla costituzione ed amministrazione di Società per azioni".
C'é un emendamento soppressivo, presentato dal Consigliere Simonelli: sopprimere le parole "in campo economico e sociale".
Il proponente ritiene di doverlo illustrare? Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è poi un emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Ferraris, per l'aggiunta al termine di questo comma delle parole "Per realizzare gli obiettivi previsti dal piano regionale in agricoltura e nelle campagne la Regione si serve dell'Ente regionale di sviluppo agricolo".
Il proponente ha facoltà di parlare.



FERRARIS Bruno

Prevedo già le obiezioni che saranno mosse per respingere la mia proposta di emendamento aggiuntivo, anzi di un nuovo comma. In questo articolo, mi si potrà far osservare, si parla di enti e agenzie - adesso di enti e aziende - senza specificare: è meglio non specificare. Io ritengo che invece sarebbe giusto e soprattutto importante compiere adesso la scelta dell'Ente di sviluppo agricolo.
Non credo sia necessario, data anche l'ora, che io stia qui ad illustrare le ragioni che militano a favore dell'Ente di sviluppo agricolo.
Sappiamo tutti che si tratta dello strumento operativo della Regione per gli interventi in agricoltura; sappiamo tutti che già questo ente esiste presso tutte le Regioni a Statuto speciale, che esiste in molte altre Regioni ed in quelle Regioni è aperta oggi la questione del suo passaggio dal Ministero alla Regione; e nelle poche Regioni che ne sono ancora prive ci si sta battendo per istituirlo. In Piemonte, l'Ente di sviluppo agricolo era già previsto nel Piano regionale di sviluppo: c'era stata tutta una serie di impegni da parte degli Enti locali maggiori, in particolare delle Amministrazioni provinciali, per istituire, in attesa dell'Ente regionale di sviluppo, quello a tipo consortile, e queste attese sono state vanificate. Io ritengo opportuno impegnarci già in sede statutaria alla sua istituzione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Si dovrebbe però allora parlare di "enti regionali di sviluppo agricolo" oppure specificamente della persona giuridica "Ente regionale di sviluppo agricolo"? In quest'ultimo caso, avrei qualche perplessità a menzionare nello Statuto un ente specifico, così come sono contrario a che si parli nello Statuto, ad esempio, della Società finanziaria regionale pubblica, o dell'Ente dei Trasporti, o dell'Ires. Penso, cioè, che nello Statuto non dovrebbero essere menzionati enti specificati, individuati dalla precisa denominazione. Le precisazioni vanno rimandate alla legge regionale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Condivido le obiezioni del Consigliere Nesi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Sono, nel merito, perfettamente d'accordo con il Consigliere Ferraris.
Ma, considerando valide le altre ragioni che ha portato il Consigliere Nesi, pregherei il proponente di ritirare questa proposta, per evitare che un esito negativo di una votazione su questa proposta potesse assumere il significato di opposizione alla costituzione di un Ente di sviluppo agricolo, uno scopo che anche la maggior parte di noi, invece, persegue.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Da quanto è stato detto credo di poter dedurre che vi è nella maggior parte dei componenti di questa Assemblea la volontà di giungere al più presto alla costituzione dell'Ente in questione, vale a dire di un unico Ente regionale di sviluppo agricolo. Ritiro quindi senz'altro l'emendamento, con l'intesa che vi è l'impegno di affrontare e risolvere questo problema non appena si darà inizio all'attività legislativa.



PRESIDENTE

Pongo dunque ai voti il comma primo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma secondo: "Spettano alla Regione le funzioni di indirizzo coordinamento e controllo".
Il Consigliere Simonelli, con un emendamento, propone di aggiungere le parole "sugli Enti e aziende". Il testo risulterebbe pertanto: "Spettano alla Regione le funzioni di indirizzo, coordinamento e controllo sugli Enti ed aziende".
Qualcuno intende parlare? Pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Simonelli.
Chi lo approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'intero comma secondo. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è da parte del Consigliere Sanlorenzo la proposta di inserimento, dopo il comma secondo, di un altro comma, del seguente tenore: "Le delibere degli organi amministrativi degli Enti e aziende dipendenti dalla Regione sono trasmesse al Consiglio regionale".
Desidera illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Il problema dell'indirizzo è chiaramente indicato nello spirito generale dello Statuto, quello del coordinamento pure. Non sarà male invece, specificare come si eserciterà poi questo controllo. La proposta dell'emendamento tende a specificare che le delibere di questi Enti vanno inviate al Consiglio, perché ne prenda conoscenza: è l'unico modo concreto per sapere che cosa succeda negli enti nei quali la Regione è partecipe sia come quota parte sia con funzioni dirigenti. La questione ha quindi, un certo rilievo statutario, per cui credo meriti l'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Sono abbastanza favorevole a che si accolga questa proposta del collega Sanlorenzo. Però mi sembra qualcosa che sia piuttosto difficile riuscire a realizzare sul piano tecnico. Le delibere degli organi amministrativi sono le delibere dei Consigli d'amministrazione. Devono essere mandate al Consiglio regionale tutte le delibere del Consiglio d'amministrazione? Sarebbe meglio stabilire un limite, circoscrivere la disposizione, ad esempio alle delibere di bilancio, alle delibere che comportino atti di straordinaria amministrazione, escludendo le delibere normali. Entro questi limiti, mi pronuncerei a favore della proposta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Vorrei far osservare che in materia di controlli abbiamo già previsto certi meccanismi, cioè che ogni anno, ad esempio, enti, società, inviino relazioni sulle attività, sui programmi, sul bilancio di cassa. Poi, se non è già stato inserito nel testo della Commissione, dovrebbe esserci un emendamento aggiuntivo, firmato da Simonelli e da me, che prevede che al bilancio preventivo e al conto consuntivo della Regione siano allegati i bilanci preventivi ed i conti consuntivi degli enti e delle aziende dipendenti dalla Regione.
Direi che sarebbe più corretto, anche in considerazione dell'autonomia amministrativa che questi enti, tutto sommato, devono avere, sia pure sotto evidente controllo, non inserire nello Statuto una formulazione di questo tipo, tenuto presente che si dice poi in effetti che la Regione stabilisce le modalità ed i tipi di controllo attraverso la legge istitutiva. Quello che era importante sancire in sede statutaria mi sembra che sia stato indicato: andare più in là mi sembra che, tutto sommato, non sarebbe corretto.



PRESIDENTE

Il Consigliere Sanlorenzo insiste nel suo emendamento? Guardi che il Consiglio sarebbe sommerso da una valanga di carta e non sarebbe in grado di controllare più nulla. Glielo dico per l'esperienza fatta al Senato dove arrivavano volumi e volumi che nessuno guardava.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi



BIANCHI Adriano

Faccio un semplice richiamo alle competenze ed attribuzioni della Giunta previste all'art. 37 in ordine specificamente a questa materia rischiamo di determinare anche una certa forma di conflitti, togliendo la responsabilità alla Giunta di rispondere anche dei controlli che è chiamata a svolgere sull'attività di questi enti.



PRESIDENTE

Se insiste lo pongo in votazione.
Nessuno altro chiede di parlare? Allora pongo in votazione la proposta di emendamento aggiuntivo di un altro comma formulata dal Consigliere Sanlorenzo.
Chi l'approva è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
Comma terzo. "La legge regionale stabilisce le modalità ed i tipi dei controlli e le norme relative alla composizione degli organi e all'amministrazione degli enti, delle aziende e delle società a partecipazione regionale".
Vi è un emendamento Simonelli, che propone di sopprimere le parole "e delle società a partecipazione regionale".
Un emendamento simile è stato presentato dal Consigliere Bianchi.
Desiderano illustrarlo? ha facoltà di parlare il Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

In tutto quest'articolo è opportuno distinguere il trattamento fatto in sede di controllo agli Enti ed alle aziende che dipendono dalla Regione da quello fatto alle Società a partecipazione, che sono regolate dalle norme del Codice civile. Quindi, sono stati proposti emendamenti ai vari commi dell'articolo, al fine di differenziare questo tipo di controllo, in maniera che esso sia svolto anche sulle società, così come sugli enti e sulle aziende, ma in quanto compatibile con le norme del Codice che regolano le società.



PRESIDENTE

Non ci sono altre osservazioni? Pongo allora ai voti l'emendamento Simonelli e Bianchi: sopprimere le parole "e delle Società a partecipazione regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Vi è ora una proposta di emendamento Sanlorenzo, che suggerisce di aggiungere al termine del comma le seguenti parole: "e assicura la rappresentanza delle minoranze consiliari".
Questo concetto, per la verità, era già contenuto in un articolo che avrebbe dovuto essere sostitutivo dell'art. 23; fu poi raggiunto un accordo, per cui rimase l'art. 23 proposto dalla Commissione nella forma concordata, e quella proposta non fu presa in esame.
Viene ora avanzata in altra forma dal Consigliere Sanlorenzo.
Desidera illustrarla? Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

La lunga e tormentosa vicenda dell'art. 23, in effetti, ci portò poi alla conclusione di mantenere l'articolo, ma con una formulazione diversa da quella originaria, rinunciando a quell'articolo sostitutivo che era stato presentato per surrogare l'art. 23.
L'articolo che viene ora in esame riporta d'attualità il problema della presenza delle minoranze negli enti ed aziende a partecipazione regionale problema che ha ovviamente un suo rilievo, una sua importanza enorme statutaria, direi. Propongo pertanto di inserire a questo punto la necessità della presenza delle minoranze.



PRESIDENTE

C'è ancora qualcuno che desideri parlare? Su questo punto era già stato raggiunto un accordo pressoché generale.
Pongo in votazione la proposta di emendamento aggiuntivo, al termine del comma, fatta dal Consigliere Sanlorenzo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione il comma terzo con gli emendamenti accolti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto. "Il personale degli Enti e delle Aziende dipendenti dalla Regione è equiparato ad ogni effetto al personale regionale, salvo diversa disposizione delle leggi istitutive".
Non sono proposti emendamenti.
Nessuno ha osservazioni da fare? Lo pongo ai voti per alzata di mano.
E' approvato.
Comma quinto. "Gli Enti, le Aziende e le Società sono tenuti a trasmettere ogni anno al Consiglio e alla Giunta Regionale una relazione sulle attività, sui programmi e sul bilancio di cassa".
V i è un emendamento soppressivo presentato dal Consigliere Simonelli, che propone di sopprimere le parole "e le società".
Il proponente non desidera illustrarlo? Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione il comma quinto con la modifica accolta: chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
I Consiglieri Simonelli e Nesi propongono di inserire un nuovo comma dopo il quinto, del seguente tenore: "Le norme di questo articolo si applicano in quanto compatibili con le leggi dello Stato alle società a partecipazione regionale".
Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione contemporaneamente, trattandosi della stessa materia, il Capo V, contenente un solo articolo, e l'art. 70 nel suo complesso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo infine in votazione l'intero Titolo V, ricordando ancora che occorre la maggioranza assoluta dei Consigliere regionali per la sua approvazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 45 maggioranza richiesta 26 favorevoli 43 contrari 2 ARTICOLO 71 Passiamo all'esame del Titolo VI - Programmazione economica - Finanza e bilancio della Regione - Capo I - Programmazione economica - Art. 71 Regione e programmazione nazionale Vi è anzitutto una proposta di modifica del Titolo, presentata dal Consigliere D.C., che penso sia Domenico Conti. Consigliere Conti, possiamo proporre l'emendamento con il suo nome?



CONTI Domenico

Ritiro la proposta e ne faccio un'altra sul titolo: proporrei di togliere l'aggettivo "economica", perché non si tratta di programmazione soltanto economica.



PRESIDENTE

La nuova proposta del Consigliere Conti consiste nel cancellare l'aggettivo "economica" dopo "programmazione", sia nel Titolo stesso sia nella titolazione del Capo I.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Noi siamo per mantenere inalterato il Titolo. L'intervento a livello regionale si colloca tra gli interventi di carattere urbanistico e quelli economici, quindi sarà molto difficile distinguere a livello regionale i problemi che sono prettamente di natura urbanistica da quelli che sono prettamente di natura economica.
Inoltre il livello di intervento regionale rappresenta un momento di interrelazione fra quella programmazione che a livello nazionale è essenzialmente di carattere economico e quella pianificazione che a livello comunale o comprensoriale è essenzialmente di carattere urbanistico.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Se la mia proposta comporta difficoltà la ritiro senz'altro. Mi sembrava che, non comprendendosi tutti gli aspetti della programmazione fosse meglio non specificare.



PRESIDENTE

Prima di dar lettura dell'articolo, leggo un emendamento sostitutivo dell'intero articolo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci: "La Regione orienta e collega le proprie scelte di programmazione regionale alla scelta prioritaria della programmazione nazionale, volta a superare gli squilibri fra le grandi aree territoriali della Nazione ed a promuovere un più dinamico sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno e delle altre aree depresse. Il contributo della Regione alla formulazione del programma economico nazionale avviene in collaborazione con gli Enti locali e con l'autonomo apporto delle organizzazioni sindacali, economiche e sociali.
Questo contributo è offerto dalla Regione in armonia con la legge di programmazione economica dello Stato per rinnovare un secolare legame ideale per concorrere alla realizzazione del fondamentale obiettivo dell'unità nazionale".
Desiderano illustrarlo? Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento sostitutivo dell'intero art. 71 proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
E' respinto.
C'è ora una proposta di inversione dell'ordine di presentazione tra comma primo e comma secondo, nel senso di anteporre il comma secondo al primo.
Pongo prima in esame e in votazione il contenuto dei comma primo e secondo affinché i Consiglieri possano esserne edotti; successivamente porrei in votazione l'ordine nel quale questi due comma devono essere inseriti in quest'articolo.
Nella proposta della Commissione il comma primo suona: "La Regione, nella politica di piano, opera per superare gli squilibri territoriali economici, sociali e culturali esistenti nel proprio ambito e fra le grandi aree del Paese, con particolare riferimento allo sviluppo del Mezzogiorno".
Comma secondo: "La Regione, soggetto di programmazione, concorre alla formazione ed attuazione del Piano nazionale, secondo procedure fissate con legge dello Stato, e con la propria autonoma attività di programmazione".
Se non vi sono osservazioni, dato che non vi sono altri emendamenti all'infuori di quello tendente ad invertire l'ordine dei due comma pongo in votazione i comma primo e secondo dell'articolo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati.
Il Consigliere Bianchi propone di invertire l'ordine dei due comma ora letti in maniera da porre il comma primo al secondo posto e il comma secondo al primo.
Vi sono osservazioni? Pongo in votazione tale proposta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo: "Il concorso della Regione avviene in collaborazione con gli Enti locali e con l'autonomo apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria, nonché delle organizzazioni economiche sociali".
Vi è un emendamento, mi pare sostitutivo, del Consigliere Bianchi, che propone di modificare in questo modo il comma terzo: "Il concorso della Regione avviene assicurando la partecipazione degli Enti locali e l'autonomo apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria nonché delle organizzazioni economico-sociali".
La differenza sta nel fatto che nel testo Bianchi si dice "assicurando la partecipazione degli Enti locali" laddove nel testo della Commissione era scritto "avviene in collaborazione con gli Enti locali".
Pongo in votazione l'emendamento sostitutivo proposto dal Consigliere Bianchi.
Chi l'approva è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero art. 71.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.



ARMELLA Angelo

Signor Presidente, vorremmo una sospensione di pochi minuti per poterci consultare.



PRESIDENTE

Sospendo per alcuni minuti la seduta, pregando i richiedenti di ridurre l'intervallo il più possibile.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta.
ARTICOLO 72 Prendiamo in esame per parti separate l'art. 72. A mano a mano che incontreremo emendamenti li porremo in discussione.
Comma primo: "La Regione, in armonia con gli indirizzi espressi dalla programmazione nazionale, provvede all'adozione del piano di sviluppo regionale".
Vi era un emendamento aggiuntivo proposto dal Consigliere Bianchi, che proponeva di aggiungere dopo le parole "dalla programmazione nazionale" le parole "e nell'ambito delle proprie competenze legislative ed amministrative".
E' tuttora valido?



BIANCHI Adriano

Lo ritiro.



PRESIDENTE

Fra gli emendamenti che rimangono ve n'è uno presentato dal Consigliere Gandolfi che ha la precedenza perché si riferisce alla parte iniziale del testo: tende a far sostituire la dizione "indirizzi espressi" con "obiettivi", così che il testo suoni: "La Regione, in armonia con gli obiettivi della programmazione nazionale..." Pongo ai voti quest'emendamento sostitutivo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Io penso che il comma primo dovrebbe essere integrato con un'indicazione che faccia riferimento ad uno dei compiti fondamentali della Regione: quello dell'organizzazione territoriale. E' vero che si dice: "Provvede all'adozione del piano di sviluppo regionale" e che questa dizione potrebbe essere intesa come comprensiva del piano territoriale, ma io ritengo che "piano di sviluppo regionale" sia una indicazione estremamente generica rispetto alla specifica responsabilità di intervento della Regione nel campo della organizzazione territoriale.
Per questo, ed essendo l'organizzazione territoriale uno degli strumenti fondamentali attraverso cui si realizza una politica di sviluppo regionale è opportuno fare ad esso esplicito riferimento alla fine di questo primo comma. Propongo pertanto di modificare il comma aggiungendo dopo le parole "il piano di sviluppo regionale" - "e del piano di organizzazione territoriale".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Simonelli.



SIMONELLI Claudio

Su questa materia si era già discusso in Commissione: inizialmente, era stato proposto di introdurre anche la previsione del piano urbanistico regionale, ma si decise in senso contrario perché si considerò che il piano di sviluppo regionale era comprensivo evidentemente anche del piano di assetto territoriale, che ne dovrà anzi costituire gran parte. Siccome non abbiamo mai parlato, nel contesto dello Statuto, neppure al momento di fissare le competenze del Consiglio, dell'urbanistica e dei piani territoriali, sui quali, per altro, non è dubbia la competenza della Regione, mi sembra difficile adesso, introdurre, di soppiatto, un altro piano, di cui non si è mai fatta menzione, (anzi, in questo modo, rischiamo di sminuire il valore dei piani territoriali). Se mai, si potrebbe usare una formula che permetta di dire che il piano di sviluppo regionale comprende anche l'organizzazione del territorio.



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, cosa ne pensa?



RIVALTA Luigi

La mia proposta - che non è per nulla una proposta fatta di soppiatto dal momento che sull'argomento c'è stata discussione in Sottocommissione ed in Commissione, oltre alla richiesta specifica mirava a provocare un chiarimento in aula su questa questione, dato che non erano del tutto chiare le ragioni per cui era stata esclusa la dizione che è stata qui di nuovo suggerita.
In questo senso se si è concordi qui in aula nell'intendere che per piano di sviluppo regionale si considera un qualcosa che è incentrato sui piani di organizzazione territoriale, come è stato detto adesso dal Consigliere Simonelli, ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Bene.
Pongo allora in votazione il comma primo. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma secondo: "Per l'attuazione del Piano la Regione adotta un programma pluriennale, di attività e di spesa, articolato in programmi di settore per le materie di sua competenza nonché per le materie ad essa delegate dallo Stato".
Non sono stati presentati emendamenti. Nessuno chiede di parlare? Pongo allora in votazione il comma secondo. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo: "Il Bilancio preventivo della Regione deve essere coerente con le linee fondamentali del programma".
Il testo dell'emendamento precedentemente presentato dal Consigliere Bianchi è stato leggermente modificato, in modo da conglobare il terzo e il quinto comma in un solo di questo tenore: "Il bilancio preventivo, le leggi e gli atti della Regione che importano investimenti devono essere coerenti con le linee fondamentali del programma pluriennale".
Il comma quinto presentato dalla Commissione era il seguente: "Le leggi e gli atti della Regione, che importano impegni di spesa, devono essere coerenti con il piano di sviluppo regionale".
Si tratta, in sostanza, di un emendamento di carattere essenzialmente formale, che unifica i contenuti dei due comma, sopprimendo quindi il comma quinto e sostituendo il terzo e quinto con il nuovo testo di comma terzo di cui ho dato poco fa lettura.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Direi solo di precisare "bilancio preventivo annuale".



PRESIDENTE

Effettivamente, parlando di due termini che hanno l'uno carattere annuale, l'altro pluriennale, potrebbe essere utile la precisazione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Apprezzo la modificazione avvenuta rispetto alla stesura originaria: è opportuna la sostituzione della dizione "impegni di spesa" con "investimenti", poiché quella espressione comportava tutta una serie di problemi. Quando avremo finalmente un piano? Come sarà questo piano? E come sarà possibile che noi non facciamo leggi ed atti della Regione dato che la formulazione "Le leggi e tutti gli atti della Regione che comportano impegni di spesa", in sostanza qualunque atto e qualunque legge in quanto tutti comportano impegni di spesa, lo vieta - fino a che non ci sarà un piano al quale attenersi? E c'é anche il dubbio che una serie di materie che abbiamo così ampliato nell'art. 4 dello Statuto non rientrino poi in un piano. Perché chi l'ha detto che noi programmeremo anche la caccia e la pesca? E forse per questo non potremmo fare una legge sulla caccia e sulla pesca, dato che nel piano non sono previsti gli obiettivi di caccia e di pesca che vi sono da perseguire nella Regione piemontese? Occorre far bene attenzione a non porre nello Statuto formulazioni che ci rendano poi impossibile l'attività legislativa in tutta una serie di settori.
Tuttavia, una certa perplessità permane in me per il carattere un po' troppo imperativo della formulazione: non sono pienamente convinto che la formulazione che ora voi proponete risolva questa mia preoccupazione, ho l'impressione che ci sia ancora troppa rigidezza di termini. Sono perfettamente d'accordo sulla opportunità di stabilire una coerenza con il piano; ma dobbiamo nello stesso tempo fare in maniera da non fissarci un obiettivo che poi non sappiamo se saremo proprio in grado di raggiungere.
Quando ne abbiamo discusso in Commissione abbiamo molto chiaramente detto che il piano dev'essere globale; ma siamo poi proprio sicuri che faremo un piano che programmerà tutto?



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

In Commissione avevamo discusso a lungo con i Consiglieri comunisti, e con il Consigliere Sanlorenzo in particolare, su questo problema.
E' ovvio che in sede statutaria è importantissimo sancire il problema della coerenza fra leggi, bilancio e programmazione. Altrimenti, si candida la programmazione in sede regionale a restare lettera morta. Ma questa coerenza - noi abbiamo considerato anche questo aspetto, quando abbiamo parlato di approvazione di leggi che comportano spesa - non dev'essere una gabbia che vincola una volta per tutte la dinamica di sviluppo della Regione.
Il problema è un altro; è che i provvedimenti di spesa, in particolare di investimento - abbiamo sottolineato questo - rientrino sempre in una logica di piano, e quindi, se il piano dev'essere aggiornato, si ricrei una logica di carattere programmatorio; cioè, di evitare il pericolo che, attraverso provvedimenti di investimento, di spesa eccetera non coerenti fra loro, si disarticoli una logica di piano senza sostituirla con un'altra logica.
Questo problema noi l'avevamo già affrontato quando avevamo detto che la Commissione bilancio aveva il potere di proporre eventuali aggiornamenti del piano. In questa sede, però, dove si parla di bilancio, è importante sancire, e mi sembra che non possiamo non farlo, a meno di cancellare completamente, poi, tutto il titolo della programmazione, che ci dev'essere una coerenza tra provvedimenti di investimento, bilancio e norme della programmazione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Anch'io, quando ho letto la dizione "che importano impegni di spesa" mi sono fortemente preoccupato, proprio come il collega Sanlorenzo. Perch indubbiamente gli interventi che la Amministrazione fa sono diretti in molteplici direzioni. Quello che importa vedere in questa sede, che è relativa a piani generali, piani settoriali, poi piani divisi in piani pluriennali e piano annuale, cioè bilancio annuale, quello che importa nell'ambito della programmazione è la rilevazione dei fabbisogni da un lato e la copertura degli investimenti che si effettuano. Ecco, a me pare proprio che il limitare la verifica della coerenza agli investimenti equivalga ad adottare una procedura di programmazione esatta ed al tempo stesso lasciare quel tanto di flessibilità di interventi di cui qualunque Amministrazione ha evidentemente bisogno per poter assolvere i suoi compiti istituzionali.
Credo non vi siano altre modificazioni da fare, perché mi pare che oggettivamente sia nella logica di un piano, di un programma pluriennale e di un bilancio annuale il riferire agli investimenti la coerenza con i piani.



PRESIDENTE

Il Consigliere Sanlorenzo è soddisfatto delle spiegazioni? Pongo allora in votazione l'emendamento sostitutivo Bianchi-Gandolfi, che sostituisce i comma terzo e quinto del progetto della Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto - "La Giunta presenta ogni anno, unitamente al Bilancio preventivo, una relazione sullo stato di attuazione del programma pluriennale ed eventuali proposte di aggiornamento".
Non vi sono emendamenti.
Se nessuno ha osservazioni da fare lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il comma quinto essendo stato assorbito nel terzo, l'art. 72 è stato esaminato in tutti i suoi comma. Lo pongo pertanto in votazione per intero con le modifiche apportate.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 73 Passiamo ora all'esame dell'art. 73 - Formazione ed attuazione del piano di sviluppo.
Vi è anzitutto un emendamento sostitutivo dell'intero articolo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci, del quale do lettura: "Le norme per la formazione, l'aggiornamento e l'attuazione del piano di sviluppo regionale e dei programmi di settore sono fissate con legge regionale.
Al fine di sviluppare la concertazione tra le istanze economiche e sociali e di promuovere la partecipazione alla programmazione regionale, è istituito il Comitato regionale economico-sociale, organo consultivo del Consiglio Regionale e della Giunta Regionale per le materie economiche e sociali sulle quali la Regione ha competenza legislativa ed amministrativa.
Deve essere sentito prima della emanazione di norme legislative o di provvedimenti amministrativi in materia di cave e torbiere, agricoltura e foreste, urbanistica ed industria alberghiera, artigianato, istruzione artigiana e professionale.
Il Comitato regionale economico-sociale è composto, nei modi stabiliti dalla legge, dai rappresentanti, designati attraverso elezioni, degli ordini professionali e delle organizzazioni delle categorie produttive facenti parte del Comitato nazionale dell'Economia e del Lavoro".
Desiderano illustrarlo? Allora pongo in votazione l'emendamento sostitutivo dell'intero art. 73 proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Comma primo - "Le norme per la formazione, l'aggiornamento e l'attuazione del piano di sviluppo regionale e dei programmi di settore sono fissate con legge regionale, assicurando il concorso degli Enti locali e l'autonomo apporto dei sindacati dei lavoratori, delle organizzazioni di categoria degli organismi economici e delle altre forze sociali".
Non sono proposti emendamenti.
Nessuno muove osservazioni? Pongo allora in votazione il comma primo dell'art. 73.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Io chiederei, dato che mi risulta che siano stati presentati nuovi emendamenti, che fosse data lettura di tutti gli emendamenti di cui ancora non siamo a conoscenza, per avere una visione d'insieme dell'articolo prima di procedere a votazioni separate.



PRESIDENTE

Di presentato, ora, c'é soltanto l'emendamento Gandolfi, aggiuntivo al comma secondo: "Gli organi comprensoriali responsabili redigono ogni anno un bilancio consolidato degli Enti locali allo scopo di rilevare gli investimenti di competenza degli Enti stessi previsti nel comprensorio".
Do lettura, comunque, del comma secondo, al quale si aggiungerebbe il testo che ho letto ora: Comma secondo - "Il piano di sviluppo regionale si articola nei piani comprensoriali, alla cui formazione ed attuazione partecipano gli Enti locali nell'ambito delle competenze proprie e di quelle delegate dalla Regione, secondo i modi stabiliti da legge regionale. Ai piani comprensoriali è garantito l'autonomo apporto dei sindacati dei lavoratori delle organizzazioni di categoria, degli organismi economici e delle altre forze sociali".
Prendiamo anzitutto in esame una proposta di emendamento aggiuntivo del Consigliere Ferraris, che vorrebbe aggiungere alla seconda riga, dopo la parola "comprensoriali", le parole "e nei piani zonali di sviluppo agricolo". Desidera illustrarlo?



FERRARIS Bruno

Praticamente, le aggiunte che io propongo sono tre: nel primo periodo del comma dopo le parole "nei piani comprensoriali" aggiungere le parole "e nei piani zonali di sviluppo agricolo"; nel secondo periodo del comma dopo le parole "ai piani comprensoriali" aggiungere le parole "e ai piani zonali di sviluppo agricolo". Aggiungere alla fine del comma le parole "anche attraverso forme permanenti di partecipazione e di consultazione".
Temo che anche queste proposte di emendamento susciteranno le stesse obiezioni che sono state mosse prima della mia richiesta di inserimento della dizione "Ente di sviluppo agricolo"; ma penso che questa volta non abbiano altrettanta validità.
Le ragioni che ci muovono a proporre queste aggiunte sono le stesse che ci hanno portati a ricercare un accordo con gli altri Gruppi per concordare l'inserimento che si è fatto all'art. 5 dello Statuto. In quella sede abbiamo compiuto una scelta privilegiando l'azienda contadina in proprietà io non ritengo, dato che tutti sappiamo che si tratta di operare nell'ambito della programmazione con interventi diretti per quanto riguarda l'agricoltura, che il problema si possa ritenere risolto dalla formulazione che abbiamo nell'articolo, per cui considero importante, proprio per caratterizzare già fin d'ora il nostro impegno nei confronti dell'economia agraria dell'agricoltura piemontese, che si inserisca subito la dizione "piani zonali di sviluppo agricolo", in quanto nell'ambito della dizione di "piano comprensoriale" evidentemente non si può prevedere che possano poi essere affrontati i problemi che invece devono essere affrontati attraverso i piani zonali di sviluppo agricolo, e quindi tutte quelle opere di trasformazione agraria e quelle opere per lo sviluppo dell'associazionismo della cooperazione, verso la cui realizzazione dobbiamo muovere se vogliamo cercar di garantire il superamento del divario fra agricoltura e industria ed altri settori produttivi.
Dal momento che in altri articoli abbiamo appunto posto i problemi dell'equilibrio territoriale, del superamento degli squilibri e via dicendo, penso occorra precisare anche questo impegno subito, in fase statutaria.



PRESIDENTE

Qualcuno chiede di parlare? Ha facoltà di parlare il Consigliere Cardinali.



CARDINALI Giulio

Non mi pare vi siano motivi importanti che vietino di accogliere la proposta del collega Ferraris. Osservo, però, che nella dizione "Il piano di sviluppo regionale si articola nei piani comprensoriali" è già espresso un concetto che raggruppa anche i criteri che egli vorrebbe vedere aggiunti, per cui credo che, tutto sommato, le preoccupazioni del collega siano piuttosto immotivate. In realtà, ove non analizzassimo un piano comprensoriale che riguardi in particolare zone agricole di determinate Province, non so proprio quale altro tipo di articolazione potremmo dare nell'ambito del comprensorio e del piano comprensoriale se non quello di un piano zonale agricolo.
Comunque, ripeto, non intendo ostacolare l'accoglimento di tale emendamento, ma faccio presente che sarebbe forse meglio non continuare a voler inserire nello Statuto precisazioni che finiscono con il creare distinzioni neppure utili.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

A me sembra che il primo dei due emendamenti Ferraris si ponga a questo punto più o meno come si era posto prima l'emendamento Rivalta sui programmi urbanistici. Cioè, se l'intento è di sottolineare che i piani comprensoriali devono comprendere i piani zonali di sviluppo agricolo credo possiamo dichiararci del tutto concordi; ma una formulazione specificativa di questo tipo, secondo me, è del tutto pleonastica, non solo, ma ci obbligherebbe ad ulteriori specificazioni con le quali rischieremmo di appesantire davvero troppo il testo. Qui si parla di formazione del piano e si dice che il piano si articola in piani comprensoriali: introdurre successivamente il concetto di piani zonali di sviluppo agricolo, senza altri collegamenti, secondo me è peggiorativo del coordinamento del discorso.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Direi che il rilievo del collega Gandolfi è abbastanza fondato.
Possiamo però trovare un punto di raccordo che non renda illogica la formulazione dicendo: "Il piano di sviluppo regionale si articola nei piani comprensoriali, e, per quanto riguarda l'agricoltura in piani zonali" specificando cioè il riferimento ad un determinato settore. Così non si contravviene a quella logica cui si richiamava il collega e l'emendamento mi sembra divenga più facilmente accoglibile.



PRESIDENTE

E' d'accordo il Consigliere Ferraris sulla proposta del Consigliere Calleri?



FERRARIS Bruno

Senz'altro.



PRESIDENTE

Allora, il primo emendamento Ferraris viene sostituito dall'emendamento Calleri, che consiste nell'aggiungere al comma secondo, dopo la parola "comprensoriali", l'espressione "e per quanto riguarda l'agricoltura in piani zonali".
Se non vi sono altre osservazioni, pongo in votazione l'emendamento Calleri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Un secondo emendamento Ferraris propone alla sesta riga, nel primo periodo del comma dopo la parola "comprensoriali", di aggiungere le parole "ed ai piani zonali di sviluppo agricolo". Suonerebbe: "ai piani comprensoriali ed ai piani zonali di sviluppo agricolo è garantito l'autonomo apporto....".
Se nessuno chiede di parlare, pongo in votazione il secondo emendamento Ferraris che è coerente con il primo.
E' approvato.
Vi è un altro emendamento D.C., suppongo ancora del Consigliere Domenico Conti, per proporre di sostituire la parola "garantito" con "assicurato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Il terzo emendamento Ferraris è nel senso di aggiungere alla fine del comma, dopo le parole "forze sociali": "anche attraverso forme permanenti di partecipazione e di consultazione".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Ferraris.



FERRARIS Bruno

Desidero spiegare in quale spirito propongo questa dizione. Riferendoci a piani zonali di sviluppo agricolo ci si riferisce anche alla esigenza di strumenti, che possono essere di partecipazione e di consultazione. Dico "permanenti" perché penso alle conferenze zonali, per esempio dell'agricoltura, penso a consulte agricole attorno al piano che ci si appresta ad elaborare, momenti che possono essere periodici oppure permanenti come la costituzione della consulta, cui partecipano le categorie interessate, le loro organizzazioni.



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni pongo in votazione il terzo emendamento Ferraris, che ho testé letto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Ora dobbiamo esaminare l'emendamento aggiuntivo presentato dal Consigliere Gandolfi, già letto prima, su richiesta del Consigliere Berti, e che ora rileggerò. Consiste nell'aggiungere al termine del comma che abbiamo fin qui esaminato, sempre in quel comma, dopo il punto: "Gli organi comprensoriali responsabili redigono ogni anno un bilancio consolidato degli Enti locali allo scopo di rilevare gli investimenti di competenza degli Enti stessi previsti dal comprensorio ".
Vuole illustrarlo? Ha la parola il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Con quest'emendamento abbiamo voluto indicare una metodologia a nostro avviso fondamentale per la programmazione regionale.
Cioè, tra il piano regionale e il piano di comprensorio, come elemento di raccordo, ci dev'essere un rilevamento degli investimenti previsti dagli Enti locali, in maniera che la Regione sia in condizioni di programmare gli investimenti e gli interventi sul territorio sulla base di una rilevazione sicura di quello che gli Enti locali destinano nei vari settori come investimento sull'arco annuale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.
BERTI.
Quest'emendamento aggiuntivo riporta qui un principio che già era stato inserito in una stesura iniziale. Mi pare che la Commissione avesse convenuto di rimandare la questione alla legge che poi regolamenterà i comprensori, perché erano sorte, e a me rimangono, delle perplessità, non in merito alle considerazioni svolte ora dal Consigliere Gandolfi, che sono giuste, ma sulla espressione "bilanci consolidati". Che cosa si intende con questa dizione? Si intende dire che i bilanci dei Comuni sono direttamente collegati al bilancio della Regione? Se ho ben capito, verrebbe ad essere menomata l'autonomia dei Comuni in fatto di bilancio. Vorrei che la questione fosse chiarita, perché in questi termini non mi pare possa essere accettata.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Le perplessità che ha espresso il Consigliere Berti sono legittime.
Infatti, se il termine di "bilancio consolidato" è abbastanza comune nella problematica aziendale, lo è meno nella problematica degli Enti locali.
Nel linguaggio aziendale, il bilancio consolidato è l'aggregazione dei dati di bilancio non di una singola azienda ma di un intero gruppo: si sommano cioè i dati dell'attivo e del passivo del conto economico e del conto patrimoniale del complesso delle aziende che formano un gruppo e di lì si trae la situazione patrimoniale del gruppo e si deducono anche l'utile o la perdita globale del gruppo.
Ha ragione il collega Berti, come avevano ragione gli altri colleghi che in una precedente riunione avevano espresso perplessità e nutrito dubbi sulla possibilità di attribuire le stesse concezioni ai Bilanci degli Enti locali. Però, mi pare abbia anche ragione il Consigliere Gandolfi a voler introdurre un metodo: cioè, noi, per avere un quadro conoscitivo (senza togliere niente all'autonomia dei Comuni, perché siamo a livello di conoscenza di tutta una Regione), non possiamo riferirci soltanto ai dati Comune per Comune singolarmente presi, ma dobbiamo avere i dati degli investimenti di tutti i Comuni sommati l'uno all'altro per singole zone dobbiamo poter affrontare una serie di aggregazioni o di disaggregazioni globali.
Se la espressione "bilancio consolidato" non vi piace, possiamo anche cercar di trovarne un'altra, non è questo il problema. La dizione è comunque già entrata in questo tipo di problemi, poiché l'ha usata il Comitato regionale della programmazione nel fascicolo che ha pubblicato al termine dei suoi lavori, ove viene già abbozzato un bilancio consolidato dei debiti e dei crediti dei Comuni di tutta la Regione piemontese.



PRESIDENTE

Forse, per rendere il concetto più accessibile anche a chi non ha dimestichezza con i termini economici, come noi e come molti di coloro che non fanno parte del nostro Consiglio, si potrebbe dire: "un bilancio consolidato degli Enti locali che fanno parte del comprensorio allo scopo di...", in modo che si capisca che è un bilancio di tutti gli Enti locali di quel comprensorio al fine dell'esame della situazione del comprensorio stesso.
In questo caso il testo suonerebbe così: "Gli organi comprensoriali responsabili redigono ogni anno un bilancio consolidato degli Enti locali che fanno parte del comprensorio allo scopo di rilevare gli investimenti di competenza degli Enti stessi previsti nel comprensorio".
Se non vi sono osservazioni, pongo in votazione l'emendamento aggiuntivo del Consigliere Gandolfi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero comma con l'emendamento aggiuntivo test approvato. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo - "La legge regionale che determina le norme per la formazione del piano stabilisce le procedure relative all'acquisizione dei dati occorrenti alla programmazione economica, in modo da garantirne l'oggettività e da renderli accessibili a ciascun Consigliere regionale".
E' stato presentato un emendamento soppressivo dal Consigliere Bianchi. La proposta è motivata dal fatto che la prima parte di questo comma è già assorbita dal comma primo dello stesso articolo, la seconda dalla lettera D dell'art. 21.
Il proponente desidera illustrare l'emendamento? Qualcuno chiede la parola? Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Vorrei sapere cosa è scritto alla lettera D dell'art. 21.



PRESIDENTE

La lettera D dell'art. 21 si riferisce alla Commissione programmazione e bilancio. Vi si dice che questa Commissione, "secondo modalità stabilite dal Regolamento, esercita funzioni di controllo sulla gestione patrimoniale e contabile della Regione".



ZANONE Valerio

Quindi, non ha assolutamente nulla a che fare con quel che stiamo discutendo.



PRESIDENTE

Pare anche a me. Evidentemente, per effetto di modifiche apportate, la dizione che il Consigliere Bianchi riteneva fosse stata inserita altrove non è più contemplata da precedenti testi.
Insiste nel suo emendamento, Consigliere Bianchi? Se non vi sono altre proposte o richieste di parlare, pongo in votazione il comma terzo così com'è stato presentato dalla Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero art. 73.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 73 bis Vi è una proposta di emendamento aggiuntivo per l'inserimento di un nuovo articolo formulata dai Consiglieri Fassino, Zanone e Gerini.
Essi propongono di aggiungere, dopo l'art. 73, l'art. 73 bis del seguente tenore: "Al fine di sviluppare la concertazione fra le istanze economiche e sociali e di promuovere la partecipazione alla programmazione regionale, la Regione può istituire con propria legge organi consultivi in cui siano rappresentate le organizzazioni sindacali, professionali ed economiche dotate di rilevanza e struttura regionale".
Non vedo in quest'emendamento una differenza sostanziale dall'emendamento Carazzoni e Curci, che è stato prima respinto in altra sede. Se vi è pregherei i presentatori di illustrarla, altrimenti l'emendamento è improponibile.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Vorrei solo far rilevare al Consiglio il carattere meramente facoltativo di questa nostra proposta: essa non stabilisce obbligo alcuno per la Regione e lascia aperte tutte le possibilità in ordine alla formazione di organi consultivi di rappresentanza delle istanze economiche e sociali.
Nei primi testi elaborati dalla Commissione in materia di programmazione economica comparivano esplicitamente indicati quegli organi consultivi di comprensorio che sono poi stati alquanto ridotti e trasferiti, in forma di consultazione non istituzionalizzata, nella formulazione finale. Insisterei, quindi, nel richiedere un voto favorevole del Consiglio, rilevando essenzialmente il carattere facoltativo che ha la proposta da noi presentata.



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni pongo in votazione l'aggiunta di un art. 73 bis dopo l'art. 73 nel testo proposto dai Consiglieri Fassino, Zanone e Gerini.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo ora in votazione l'intero Capo I di questo Titolo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 74 Esaminiamo ora il Capo II - Finanza e Bilancio della Regione - Art. 74 Entrate, demanio e patrimonio - "Le norme relative alle entrate, al demanio e al patrimonio indisponibile della Regione sono stabilite con legge della Regione in conformità alle leggi dello Stato".
Vi è un emendamento modificativo dei Consiglieri Carazzoni e Curci, che propone di sostituire le parole "con legge della Regione in conformità alle leggi dello Stato" con le parole "dalla legge dello Stato sulla base delle indicazioni contenute nell'art. 119 della Costituzione".
Si desidera illustrarlo? Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Se non vi sono altre osservazioni, dato che non sono stati presentati altri emendamenti, pongo in votazione l'art. 74 nel suo complesso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 75 Esaminiamo ora l'art. 75 - Esercizio finanziario - "L'esercizio finanziario per la Regione incomincia con il 1 gennaio e termina con il 31 dicembre.
La Giunta Regionale presenta il Bilancio preventivo entro il 31 agosto ed il conto consuntivo entro il 30 aprile dell'anno successivo all'esercizio cui si riferisce".
Vi è la proposta di un emendamento aggiuntivo di un nuovo comma dopo il comma secondo.
Se non vi sono osservazioni pongo intanto in votazione i due comma di cui si compone attualmente l'art. 75.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati.
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere dopo il comma secondo il seguente nuovo comma: "Al bilancio della Regione devono essere allegati i bilanci di previsione degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione di cui al comma primo dell'art. 117 della Costituzione".
Se non vi sono osservazioni pongo in votazione il comma aggiuntivo proposto dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Essendo stati approvati entrambi i comma di cui si compone l'art. 75 si intende approvato l'intero articolo.
ARTICOLO 75 bis I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere dopo l'art. 75 un articolo 75 bis del quale leggo il testo: "Le norme relative alla struttura del Bilancio della Regione sono stabilite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministero del Tesoro, a sensi dell'art. 20 della legge 16 maggio 1970, n. 281.
Per la compilazione, le variazioni e la gestione del Bilancio di previsione e del rendiconto generale della Regione, dei bilanci di previsione e dei rendiconti degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione, e per l'amministrazione del suo patrimonio, nonché per quanto riguarda i contratti di alienazione, le somministrazioni e gli appalti di opere valgono, in quanto applicabili, le disposizioni vigenti sulla contabilità generale dello Stato e le altre leggi dello Stato".
Pongo in votazione la proposta di art, 75 bis presentata dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
ARTICOLO 76 Passiamo ora all'esame dell'art. 76 - Disegni di legge di approvazione del bilancio preventivo e del conto consuntivo della Regione - "La Giunta Regionale predispone il disegno di legge di approvazione del bilancio preventivo e quello del conto consuntivo in armonia con le norme stabilite con legge dello Stato e li consegna, nei termini di scadenza previsti dal presente Statuto, alla Presidenza del Consiglio Regionale".
Due emendamenti aggiuntivi, presentati uno dal Consigliere Gandolfi l'altro dal Consigliere Gandolfi unitamente al Consigliere. Simonelli vengono ritirati.
Non essendovi altri emendamenti all'infuori di uno aggiuntivo di un nuovo comma, pongo in votazione il testo dell'art. 76 quale è stato proposto dalla Commissione, con la riserva di porre in votazione successivamente un nuovo comma, secondo il testo presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di aggiungere il seguente nuovo comma: "Questa assegna il progetto di legge alla competente Commissione consiliare per la programmazione ed il bilancio, la quale, nei termini stabiliti dal Regolamento, presenta la propria relazione, o le proprie relazioni, al Consiglio Regionale".
Quest'emendamento è precluso dall'articolo sulla Commissione per la programmazione.
E' stato quindi così approvato l'art. 76.
ARTICOLO 77 Esaminiamo ora l'art. 77 - Esercizio provvisorio - "L'esercizio provvisorio può essere con legge deliberato dal Consiglio Regionale per un periodo non superiore a quattro mesi".
Non vi sono emendamenti.
Nessuna osservazione? Lo pongo allora in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 78 Passiamo all'esame dell'art. 78 - Limiti in materia di spesa e di bilancio "Ogni legge regionale che importi nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Vorrei suggerire un emendamento aggiuntivo: secondo me sarebbe meglio dire "ogni progetto di legge regionale", per togliere ogni dubbio. E' importante, dato che ci riferiamo a varie forme di iniziativa, che si sappia che è subito, in quella fase, che ci si deve far carico.



PRESIDENTE

La Commissione bilancio e programmazione dichiarerebbe senz'altro improponibile una legge che non avesse copertura finanziaria.
Se vuole possiamo fare la precisazione che lei suggerisce, però mi pare abbia più vigore l'attuale forma, perché mostra che nella fase finale, se per caso il progetto fosse stato coerente ma nel frattempo si fossero aggiunte nuove spese....



BIANCHI Adriano

Ecco, allora preciserei meglio: "Ogni progetto ed ogni legge regionale".



PRESIDENTE

Nel testo proposto dalla Commissione, la legge che non indichi i mezzi per far fronte a nuove spese non è valida come legge, dal punto di vista dello Statuto. Mi pare che abbia assoluto vigore in questa forma.



ARMELLA Angelo

L'iniziativa è improponibile, il progetto è improponibile.



PRESIDENTE

Appunto. Quando la Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere, basta un suo pronunciamento negativo perché il Consiglio sia costretto a respingere il progetto, oppure i proponenti a modificarlo per indicare i mezzi di copertura.
La questione è puramente formale. Qui abbiamo voluto seguire il testo costituzionale per mostrare che anche il Consiglio della Regione Piemonte intende applicare nel suo Statuto un principio che tra l'altro fu introdotto da Einaudi nella Costituzione.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Einaudi l'aveva proposto come difesa dalla proliferazione di leggi di iniziativa governativa, perché, proprio per venire incontro all'esigenza di buoni rapporti con il Parlamento, solitamente proliferavano una serie di leggi e leggine senza indicazione di copertura. In realtà, erano leggi che di fatto venivano approvate senza la necessaria copertura. Affermando che ogni legge che portasse nuove e maggiori spese doveva indicare i mezzi per farvi fronte, si faceva carico al Governo di indicare i mezzi.
Nel nostro caso, fatta eccezione per una riserva di presentazione di legge, che è quella di bilancio, attribuita alla Giunta, tutto il resto è lasciato assolutamente all'iniziativa consiliare. Persino le leggi di delega agli Enti locali, che pure sono leggi di delega di funzioni amministrative che sono ovviamente funzioni gestionali della Giunta, non vengono lasciate all'iniziativa della Giunta, il che a mio avviso non è molto logico; ma non ce ne siamo accorti a tempo e non abbiamo proposto che si modificasse quel punto. Ora, sarebbe opportuno mettere "ogni progetto di legge" proprio perché già nella fase di esame vengano indicati i mezzi, o per lo meno la stessa Commissione che esamina possa farsi carico di vedere di identificare i mezzi per dare adeguata copertura alla legge.



PRESIDENTE

Allora, viene proposto un emendamento aggiuntivo all'art. 76. Dopo "ogni" e prima di "legge" aggiungere le parole "progetto di", in modo che il testo suoni: "Ogni progetto di legge regionale che importi nuovi o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Paganelli.



PAGANELLI Ettore

Mi pare che l'ultima proposta del collega Bianchi fosse di precisare: "ogni progetto di legge ed ogni legge regionale", non solo "ogni progetto di legge".



PRESIDENTE

Allora il testo suonerebbe così: "Ogni progetto di legge ed ogni legge regionale che importino nuove o maggiori spese devono indicare i mezzi per farvi fronte".
Consideriamolo un emendamento sostitutivo dell'intero articolo, che, se approvato, ci esime dall'approvare nuovamente l'articolo. Chi è favorevole all'emendamento Bianchi è pregato di alzare la mano.
E' approvato, e diventa il nuovo art. 78.
Abbiamo così concluso il Capo II del Titolo VI.
Pongo in votazione l'intero Capo II del Titolo VI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero Titolo VI, avvertendo che, come sempre occorre la maggioranza qualificata della metà più uno dei componenti questo Consiglio Regionale.
Chi è favorevole all'intero Titolo VI è pregato di alzare la mano.
Il Titolo VI è dunque approvato, col seguente esito: presenti e votanti 45 maggioranza richiesta 26 favorevoli 43 contrari 2 ARTICOLO 79 Passiamo ora all'esame del Titolo VII - Stato giuridico ed economico del personale - Art. 79 - Ruolo organico del personale regionale - Comma primo "Le norme sullo stato giuridico ed economico del personale di ruolo regionale, sugli organi interni di amministrazione e di disciplina del personale stesso, sono adottate con legge della Regione, nell'ambito della legge della Repubblica e secondo le norme del presente Statuto".
Vi è un emendamento aggiuntivo proposto dai Consiglieri Bianchi, Conti Garabello e Calleri.
Essi propongono, dopo la parola "regionale" di aggiungere "sugli Uffici del Consiglio Regionale". Quindi, il testo diverrebbe: "Le norme sullo stato giuridico ed economico del personale di ruolo regionale, sugli Uffici del Consiglio Regionale, sugli organi interni ecc."



NESI Nerio

Che cosa intendono con quest'emendamento i Consiglieri proponenti? Intendono fare una distinzione fra il ruolo regionale e il ruolo degli Uffici del Consiglio Regionale?



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Con l'emendamento da me proposto non si intende fissare un trattamento giuridico ed economico differente per il personale del Consiglio Regionale da quello degli altri organi interni di amministrazione e di disciplina. La normativa dovrebbe essere unica; però, si intende sottolineare che si tratta di personale appartenente ad Uffici che hanno una loro autonomia, si intende sottolineare tale autonomia funzionale, proprio per assicurare al Consiglio Regionale la sua piena autonomia fondamentale. Non sarebbe ammissibile fare trattamenti diversi, dal punto di vista economico e normativo, riferendosi ad un tipo di lavoro identico, magari, che non pu essere considerato diversamente a seconda che svolto presso il Consiglio Regionale o presso altri Uffici della Regione.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Questa norma non si inserisce forse già in quella approvata in precedenza, secondo la quale la Presidenza del Consiglio ha una sua autonomia, sia funzionale che contabile? Vorrei una spiegazione su questo punto. E' una domanda che mi pongo solo problematicamente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Mi pare che all'art. 39 avessimo accantonato questo problema proprio per trattarlo nell'art. 79. Vorrei pertanto che dedicassimo un breve istante alla lettura dell'art. 39, per inquadrare meglio la questione.
Ricordo bene che a proposito dell'art. 39 si era detto: "Fatta eccezione per gli Uffici del Consiglio Regionale, perché questo è un problema che discuteremo parlando dell'art. 79".



PRESIDENTE

Nel terzo comma dell'art. 39 era detto: "Il Presidente della Giunta soprintende agli Uffici e servizi regionali firma gli ..." era stato proposto un emendamento di questo tenore: "Fatta eccezione per gli Uffici del Consiglio Regionale", che era stato ritirato con la riserva di prendere in esame il problema in sede di discussione dell'art. 79.



VIGLIONE Aldo

E proprio su suo consiglio, signor Presidente. Ora siamo arrivati all'art. 79, ed occorre risolvere la questione, che non è di poco conto.
Secondo me, si tratta soltanto di dire che "le norme sullo stato giuridico ed economico del personale di ruolo regionale, sugli Uffici del Consiglio Regionale..." come proposto nell'emendamento; e poi si deve aggiungere un emendamento con cui si dica che: "Fatta eccezione per quanto riguarda il personale del Consiglio Regionale".



PRESIDENTE

Ma qui si stabilisce soltanto il principio che tanto le norme relative allo stato giuridico ed economico del personale di ruolo regionale quanto le analoghe norme relative agli Uffici del Consiglio Regionale sono adottate con legge della Regione. Una cosa non pregiudica l'altra. Questo comma credo non contempli quel problema.



VIGLIONE Aldo

Allora, il vero problema lo lasciamo insoluto.



PRESIDENTE

Infatti. Ma qui non mi sembra che ci si proponga di risolvere quel problema: si comincia ad avviarlo verso una soluzione, riservandosi di prendere eventualmente in esame successivamente in questo articolo qualche norma e qualche testo che possa dire quello che volevano i Consiglieri comunisti con il loro emendamento.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Il problema esiste proprio nei termini che ha detto il Presidente, e noi abbiamo una proposta di soluzione che verrà presentata successivamente quando discuteremo i comma successivi di questo problema con una determinata formulazione. Dico questo ora per tranquillizzare il Consigliere Viglione. Mentre ho facoltà di parlare direi che sarebbe opportuna qui una piccola correzione formale: dato che finora avevamo sempre parlato di "legge dello Stato", penso sarebbe meglio non introdurre una dizione diversa quale "legge della Repubblica" per esprimere lo stesso concetto.



PRESIDENTE

Per la verità, abbiamo anche già usato l'espressione "legge della Repubblica". Suggerirei piuttosto un altro emendamento formale: di cancellare "presente" davanti a "Statuto", dato che di solito abbiamo parlato semplicemente di "Statuto".
Se non vi sono altre osservazioni pongo in votazione .l'emendamento aggiuntivo proposto dai Consiglieri Bianchi, Conti, Garabello e Calleri che propone di aggiungere dopo "regionale" le parole "sugli Uffici del Consiglio Regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero comma primo con l'aggiunta testé approvata.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma secondo: "Tutti i servizi regionali fanno capo alla Segreteria Generale, retta da un Segretario Generale".
Abbiamo due emendamenti: uno soppressivo dell'intero comma a firma del Consigliere Sanlorenzo, ed uno sostitutivo.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

Vorrei tranquillizzare i Consiglieri, soprattutto a quest'ora della notte, che non è nostra intenzione precipitare la Regione nel caos e nel disordine con la proposizione che qui viene avanzata, abolendo tutti gli uffici. Il senso della mia proposta è ben diverso.
Siamo in un periodo di transizione rispetto alla ricerca di nuove formule di direzione, di organizzazione degli Uffici delle Regioni, con assunzioni molto varie da Regione a Regione. Ho sotto gli occhi un certo numero di Statuti delle Regioni italiane che hanno risolto in modo assolutamente differente la materia: lo Statuto lombardo - l'avete certamente letto anche voi, e quindi ve lo risparmio all'art. 47 risolve il problema addirittura con ruoli distinti, senza fare alcun riferimento al Segretario Generale; comunque, dà una certa idea di come pensa di organizzare gli uffici lo Statuto umbro risolve la questione all'art. 76, dicendo: "Lo stato giuridico, il trattamento economico, la tabella organica del Personale della Regione e degli Enti da essa dipendenti sono disciplinati con legge regionale" lo Statuto laziale ne tratta all'art. 49, che a me piace molto dopo aver citato certi elementi di principio, individua anche altri principi ai quali devono uniformarsi la scelta del personale, le norme di carriera principi che mi sembrano molto validi e che vorrei riprendessimo nella legge regionale che dovrà regolare questa materia lo Statuto veneto addirittura ignora del tutto la questione la Regione toscana pare orientata nella direzione di eliminare la figura del Segretario Generale ed attribuire l'incarico di controllo e di direzione ad un assessore la Regione emiliana tende invece alla istituzione di dipartimenti che raggruppino il personale della Regione con un criterio del tutto diverso da quello tradizionale.
Uno studio abbastanza interessante di una rivista italiana "Amministrare", che ha raccolto gli studi fatti in tutta Europa su questa materia, ha individuato delle linee di tendenza per la soluzione di questo problema, raccomandando in ogni caso una soluzione diversa da quella tradizionale che è attualmente in corso in Italia, avanzando ipotesi che in parte collimano con le soluzioni che già si stanno realizzando, per esempio, in questo caso, in Emilia.
Io non prendo posizione su questa questione, non propongo di scegliere una strada piuttosto che un'altra: dico soltanto che inserire nello Statuto una soluzione di questo genere, e in una materia per la quale potremmo benissimo adottare in un primo tempo una soluzione com'é indicata nello Statuto, ma poi, dopo un certo numero di anni, anche dieci o quindici studiare sistemi diversi, mi pare un po' un legarci le mani. Questa è la motivazione che posso dare dell'articolo soppressivo.
Naturalmente, è un po' imbarazzante sostenere questa proposta nella nostra Regione, perché noi abbiamo la fortuna di avere un Segretario Generale del quale non possiamo dire che bene. Ma occorre superare l'imbarazzo, perché la questione è di fondo, è sul modo di concepire tutta la struttura della Regione. Può darsi benissimo che anche a distanza di tempo si risolva che la cosa migliore è lasciare le cose così come stanno eventualmente con gli aggiustamenti che riterremo necessari; come può darsi invece che decidiamo di scegliere strade diverse. Quindi, io vi propongo: lasciamo impregiudicata la questione, riservandoci di regolarla poi con legge regionale, e soprattutto non fissiamo nulla di definitivo nello Statuto, non facciamo oggi una scelta che potrebbe fra cinque, sei anni apparire superata.
Vorrei ancora richiamare l'attenzione dei Consiglieri sul fatto che nessuno degli Statuti regionali finora approvati fissa una norma di questo genere, anche se fa riferimento alla questione: fissandola noi mi sembra che faremmo una scelta che è ancora opinabile, prenderemmo affrettatamente una decisione che richiede riflessione e sperimentazione.
Il mio emendamento soppressivo sarà seguito da un emendamento che non è scritto ma che si riserva di approntare immediatamente il Consigliere Marchesotti, con il quale si propone una soluzione in via subordinata della questione per il caso che la discussione su quest'emendamento approdi a risultati diversi da quelli che io mi riprometto.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre osservazioni, pongo in votazione l'emendamento soppressivo dell'intero comma proposto dal Consigliere Sanlorenzo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Vi è ora una proposta di emendamento sostitutivo di questo comma presentato dai Consiglieri Conti, Bianchi, Garabello e Calleri. Al posto del comma del quale ho dato poco fa lettura si propone il seguente testo: "La Segreteria generale della Regione assicura i rapporti fra tutti i servizi regionali articolati secondo i principi dello Statuto in modo da conseguire l'efficienza funzionale e la rispondenza dei servizi ai fabbisogni ed alle esigenze della comunità regionale".
Desiderano illustrarlo? Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

A noi è sembrato che non si potesse non mettere nulla nello Statuto circa il vertice della burocrazia della Regione.
Al comma proposto dalla Commissione proponiamo di sostituire quello che abbiamo presentato ora. Il comma precedente fissava soprattutto la dipendenza di tutti i servizi regionali, senza specificare la funzione della Segreteria generale, che è la cosa più importante: importa, invece fissare statutariamente la funzione della Segreteria generale, che è fondamento, se mai, della dipendenza di tutti gli altri Uffici regionali.
Con questa trasformazione ci si preoccupa non tanto di stabilire in primo piano una dipendenza quanto invece di stabilire una funzione; e la funzione che abbiamo previsto nell'emendamento ci sembra anche corrispondente alle esigenze attuali in materia di strutturazione di organi burocratici che debbono non soltanto funzionare ma corrispondere ad esigenze obiettive di servizio. Abbiamo pertanto affermato che la Segreteria generale assicura i rapporti fra tutti i servizi regionali, i quali peraltro sono articolati secondo quei principi di partecipazione, decentramento, programmazione che più volte abbiamo affermato e che non abbiamo voluto ripetere a questo punto anche per non sollevare diversi problemi di interpretazione preferendo sintetizzarli nella dizione "secondo i principi dello Statuto" con lo scopo di "conseguire l'efficienza funzionale e la rispondenza dei servizi ai fabbisogni ed alle esigenze della comunità regionale".
Con questo nostro emendamento sostitutivo ci sembra, anche in ragione della funzione affidata alla Segreteria generale, assicurato altresì il suo carattere di punto di riferimento di tutti gli organi e fissato il principio di un'azione di coordinamento per tutti gli Uffici della Regione.



MARCHESOTTI Domenico

Chiedo la parola sulla proposta di emendamento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare.



MARCHESOTTI Domenico

Voglio fare, per adesso, solo una domanda, per poi formulare una proposta. Quando Conti ed i firmatari dell'emendamento propongono la dizione "la Segreteria generale" si può intendere che non si riferiscano al Segretario Generale?



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

A noi interessava fissare un organo, che evidentemente avrà un responsabile. Si sottintende che poi si dovranno fissare i criteri diciamo, di collegialità che presiedono a questa Segreteria.
Cioè, rinviamo ad una legge regionale il determinare i rapporti interni fra il Segretario Generale e tutto ciò che costituisce la Segreteria regionale, lasciando aperto il campo per queste affermazioni, che diversamente avrebbero appesantito enormemente lo Statuto.
D'altra parte, non credo che la strutturazione della Segreteria generale che ha a capo il Segretario Generale possa smentire quei criteri che debbono governare, come sono già anche in qualche modo indicati, la funzione che detta Segreteria svolge nei confronti di tutti gli altri Uffici regionali, cioè quella di assicurare i rapporti.
Per cui, non è una Segreteria di tipo burocratico, accentratore insomma ma una Segreteria che promuove, che coordina l'attività degli Uffici dipendenti.
Quindi, anche all'interno dovrà avere una strutturazione conseguente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Se ho ben capito, quindi, la dizione inserita nello Statuto lascia insoluta la questione del Segretario Generale: diciamo che abbiamo una Segreteria e ci riserviamo di discutere ampiamente la questione in sede legislativa.
Vorrei allora avanzare una proposta di emendamento all'emendamento.
All'espressione "La Segreteria generale della Regione assicura i rapporti fra tutti i servizi regionali" direi di aggiungere "tenendo conto di tutti i criteri di articolazione e di autonomia del Consiglio previsti dallo Statuto, in modo da conseguire l'efficienza funzionale e la rispondenza dei servizi ai fabbisogni ed alle esigenze della comunità regionale" In altri termini, proporrei di sostituire alla espressione " articolati secondo i principi dello Statuto": "tenendo conto dei criteri di articolazione e di autonomia del Consiglio previsti dallo Statuto".



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Conti.



CONTI Domenico

Ritengo che la dizione da noi proposta, sia pure in termini molto sommari, sia comprensiva di quanto propone il Consigliere Marchesotti perché vi si dice qualche cosa di più: si dice che c'è anche quel principio di autonomia, che del resto è sancito da quell'articolo in cui si riconosce al Consiglio Regionale una sua strutturazione interna, con una capacità anche contabile; ma, per di più, tra i principi dello Statuto ci sono anche quelli - mi permetto di nuovo di sottolinearlo - di partecipazione, di decentramento e di programmazione, che debbono contrassegnare innanzitutto i rapporti interni alla burocrazia della Regione. Non so se sia il caso di specificare ulteriormente quel principio: secondo me è già compreso.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Mi pare che si debba dar atto ai colleghi Conti ed agli altri colleghi della Democrazia Cristiana di avere fatto uno sforzo per venire incontro ad una esigenza che si sentiva; una esigenza della quale, per la verità parliamo con un certo imbarazzo, in presenza del Segretario provvisorio attuale, dott. Cicotero, al quale cogliamo l'occasione per esprimere il nostro vivissimo apprezzamento per la collaborazione che ci ha dato perch si potesse far procedere questi nostri lavori.
Io penso che la formulazione dell'emendamento dei colleghi Bianchi ed altri colga le varie esigenze. Che ci debba essere una Segreteria generale mi sembra fuori discussione. Ci ha detto adesso il Consigliere Conti certamente interpretando il pensiero anche degli altri proponenti, che questa Segreteria generale potrebbe lavorare in modo collegiale, e quindi potrebbero essere viste le varie funzioni in modo articolato. Io credo di poter accettare, a nome del Gruppo Socialista, questa definizione. Più volentieri ancora l'accetteremmo se all'emendamento Bianchi ed altri si potesse aggiungere l'ulteriore specificazione richiesta dal Consigliere Marchesotti, che, se anche può apparire ovvia, come giustamente osservava il collega Conti, potrebbe peraltro essere utile a definire meglio il pensiero generale.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

A me pare che sia stata compresa molto bene l'impostazione che si intende dare; per la verità, una impostazione che non è di oggi, perché chi abbia letto le proposte che io avevo fatto in proposito in quella bozza di Statuto che avevo presentato come ipotesi di lavoro, avrà notato che già vi si prevedeva una strutturazione di questo genere, peraltro meglio esplicitata in non so più quale articolo, nel quale era riconosciuta in realtà l'esigenza dell'autonomia funzionale e contabile degli organi interni del Consiglio; fatto presente, però, che si trattava in definitiva data questa autonomia, di conferire anche un carattere giuridico verso l'esterno.
Vi era oggettivamente il problema della rappresentatività esterna della responsabilità degli atti amministrativi. Perché noi dobbiamo fare attenzione a non compiere, parlando di questioni che vanno trattate con una certa precisione, degli errori di ordine giuridico. Qui non parliamo di Consiglio: in realtà, l'autonomia funzionale e contabile è data ad un organismo interno, non costituzionalmente previsto, ma previsto dalla legge, e logicamente previsto, perché il Consiglio ovviamente deve avere un suo Presidente, un suo Ufficio di Presidenza. Noi, cioè, diamo questa autonomia ad un organo non esterno, e quindi non in grado di assumersi delle responsabilità per conto della Regione. Allora, vi è il problema di garantire il raccordo fra questa autonomia funzionale e contabile e le esigenze verso l'esterno, non solo, ma anche verso il personale.
Non vi è dubbio alcuno che vi deve essere un organo in grado giuridicamente, ad esempio, di indire i concorsi per il personale destinato al servizio dell'Ufficio di Presidenza nonché delle Commissioni, comunque di tutte le articolazioni interne del Consiglio. Ma vi deve essere anche chi, ad esempio, firma i bandi di concorso per l'assunzione di questo personale, cioè ha la possibilità giuridica di farlo. Ed è l'organo che rappresenta la Regione, evidentemente. Ecco allora che bisogna vi sia chi garantisce rispetto a quest'organo rappresentativo esterno il raccordo con la autonomia funzionale; in sostanza, chi si assuma la responsabilità, a livello burocratico, evidentemente, di controfirmare; come capita a livello di qualunque presidenza, dove c'é pur sempre un direttore generale che assicura che le cose sono state fatte secondo le regole, per cui quando il Presidente firma ha la copertura, evidentemente, di un organo burocratico.
Questo è tanto più importante nella misura in cui con questo si assicura effettivamente l'autonomia funzionale e contabile dell'articolazione degli organi regionali; cioè, è garantito da un rapporto di carattere funzionale questo raccordo tra i diversi organi. Mi pare che questo significhi che la responsabilità di fare questo raccordo è data ad una Segreteria generale, retta da un Segretario Generale, il quale stabilisce nell'interno della Segreteria questi rapporti di carattere funzionale.
"Secondo i principi dello Statuto" significa proprio secondo i principi dell'autonomia funzionale e contabile. Quindi, se vogliamo esplicitare che questo "secondo i principi dello Statuto" significa il riferimento: "secondo l'autonomia funzionale e contabile prevista nello Statuto" facciamolo pure; mi pare, però, che sia una specificazione di qualcosa che è già implicito.
Questo è lo spirito dell'emendamento, forse non troppo chiaramente espresso dato che l'ora avanzata rende difficile esporre con lucidità i concetti.
La sostanza è quella della esigenza che vi sia qualcuno che si assuma la responsabilità di una gestione che è autonoma e che a livello funzionale dev'essere garantita.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Minucci.



MINUCCI Adalberto

Trattandosi di un oggetto come quello previsto da questo comma, cioè non di grandi teorie cui debba obbedire l'azione del Consiglio ma di un servizio del Consiglio, credo sia assolutamente necessario avere il massimo di specificazione di quello che si intende fare; per cui, mi sembra che le proposte del collega Marchesotti, riprese dal collega Nesi, non siano affatto pleonastiche in questo caso, ma servano come utile precisazione.
Tenendo però conto della preoccupazione espressa dal collega Conti che non appaia la proposta Marchesotti riduttiva di un principio generale accennato nella proposta Conti-Bianchi ed altri, io propongo che non si sostituisca niente di quello che è previsto nel testo Conti, ma si faccia una aggiunta.
Propongo quindi che la dizione risulti così: "fra tutti i servizi regionali articolati secondo i principi dello Statuto e tenendo conto dei criteri di autonomia funzionale e contabile del Consiglio previsti dall'art. 22".



PRESIDENTE

A che punto andrebbe inserito il suo emendamento aggiuntivo?



MINUCCI Adalberto

Dopo "secondo i principi dello Statuto".



CALLERI Edoardo

Secondo me, dato che si è già detto "secondo i principi dello Statuto" l'aggiunta costituisce una ripetizione inutile. Comunque, si può anche accettare.



PRESIDENTE

E' una specificazione della dizione "secondo i principi dello Statuto": i principi dello Statuto si riferiscono ai rapporti ed alla articolazione in generale e l'art. 22 a quel punto in particolare. Se i proponenti sono d'accordo, potremmo porre in votazione addirittura il testo integrato.



CALLERI Edoardo

Avrei una obiezione sul fatto di riferire l'autonomia al Consiglio: l'espressione "autonomia funzionale e contabile del Consiglio" mi pare suoni male.



PRESIDENTE

Potremmo dire "degli Uffici del Consiglio".



CALLERI Edoardo

Sarebbe senz'altro meglio.



PRESIDENTE

Allora, il testo dell'emendamento sostitutivo con l'integrazione proposta al comma secondo suonerebbe così: "La Segreteria generale della Regione assicura i rapporti fra tutti i servizi regionali, articolati, secondo i principi dello Statuto e tenendo conto dei criteri di autonomia funzionale e contabile degli Uffici del Consiglio previsti dall'art. 22, in modo da conseguire l'efficienza funzionale e la rispondenza dei servizi ai fabbisogni ed alle esigenze della comunità regionale".
Se non vi sono altre osservazioni pongo in votazione quest'emendamento sostitutivo del comma secondo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma terzo - "Le proposte di revisione del ruolo organico sono presentate dalla Giunta in allegato al bilancio".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Che cosa significa? Che la Giunta non può proporre revisioni di ruolo organico se non all'atto di presentazione del bilancio? Se non fosse così non capirei proprio cosa voglia dire, questa frase. Vorrei quindi sapere se la Giunta sarebbe autorizzata a presentare le proposte di revisione solo in occasione della presentazione del bilancio.



PRESIDENTE

In quanto è il bilancio che ne assicura la copertura.



CALLERI Edoardo

Può anche essere vero questo, ma non è che necessariamente...



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Quando abbiamo discusso in sede di Commissione per lo Statuto abbiamo proprio formulato questa norma per specificare che il momento della revisione dei ruoli organici ci sembrava dovesse essere collegato alla discussione del bilancio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

Io non vedo la necessità di allegare al bilancio le proposte di revisione del ruolo organico, perché, secondo me, esso rappresenta un elemento analitico, che dev'essere fatto, in un certo momento, da parte del Consiglio su proposta della Giunta; che deve anche avere un suo finanziamento, questo è vero, ma non deve essere allegato al bilancio in se e per se. Deve trovare un momento di finanziamento - e questo la Giunta, il Consiglio, evidentemente, nell'ambito del ruolo lo troveranno - senza essere immediatamente vincolato a quel documento contabile.



PRESIDENTE

Se non erro, vi è una proposta di emendamento soppressivo delle parole "in allegato al bilancio".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Desidero ribadire l'inopportunità di collegare le proposte di revisione del ruolo organico al bilancio. La discussione sulle proposte di revisione di organico può durare lungo tempo - in Parlamento mi pare si vada da anni discutendo l'ordinamento degli statali, e d'altronde l'esperienza fatta negli Enti in cui ho avuto modo di esercitare attività amministrativa mi conferma nel mio convincimento -: se si aggiunge la complicazione di collegarle al bilancio non si andrà mai in porto.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre osservazioni, pongo ai voti l'emendamento soppressivo proposto dai Consiglieri Calleri e Raschio parallelamente, delle parole "in allegato al bilancio" al termine del comma terzo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora ai voti il comma terzo con la modifica che è stata approvata.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma quarto - "Il personale di ruolo è assunto mediante concorso pubblico".
Siccome vi è una proposta di emendamento soppressivo dei comma quarto quinto e sesto, do lettura anche degli altri due.
Comma quinto - "Per lo svolgimento di funzioni che richiedono elevata qualificazione e per l'esplicazione straordinaria o a tempo limitato di mansioni specializzate, è ammessa l'assunzione a contratto per periodi determinati e con incarichi specifici".
Comma sesto - "Le modalità ed i limiti di tale assunzione sono regolati con legge regionale".
I Consiglieri Carazzoni e Curci propongono di sopprimere i tre comma dei quali ho dato testé lettura.
Chi è favorevole alla soppressione è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Al comma quarto vi è una proposta di emendamento aggiuntivo del Consigliere Besate, in riferimento al principio del concorso pubblico, sancito appunto al comma quarto: "Eventuali eccezioni in deroga possono essere ammesse esclusivamente per il personale comandato alla data di deliberazione dello Statuto da parte del Consiglio Regionale".
Mi par di capire che l'intendimento con il quale è stato presentato l'emendamento sia di rendere ancor più imperativo il principio del concorso pubblico, indicando i limiti estremamente rigorosi entro i quali sono ammesse eventuali deroghe. Quindi, tutti i funzionari della Regione debbono essere assunti solo per concorso pubblico; l'unica eccezione consentita è a favore dei funzionari comandati alla Regione nel momento della deliberazione dello Statuto, cioè fino ad oggi.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Faccio presente che fino a quando a norma di legge non saranno trasferite le funzioni amministrative ed il personale relativo dello Stato alla Regione, praticamente - e non, quindi, fino all'approvazione dello Statuto - continuerà ad aver vigore la norma prevista dalla disposizione transitoria 8^ della Costituzione, che fa obbligo alla Regione di prelevare il personale occorrente al suo funzionamento dagli Enti locali e dallo Stato. Mi pare quindi pericolosamente restrittivo l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Besate.



BESATE Piero

Quest'emendamento non vieta, sia ben chiaro, di comandare altro personale presso la Regione, quando occorra. Esso sancisce anzitutto il principio dell'obbligatorietà che l'assunzione definitiva del personale alla Regione avvenga, come è stabilito nello Statuto, per concorso pubblico; poi precisa che la deroga a questa obbligatorietà dell'assunzione tramite concorso pubblico può essere ammessa unicamente per il personale che alla data odierna (se oggi approveremo lo Statuto) risulta comandato per il personale che dovesse essere comandato successivamente, ci si dovrà attenere, per l'assunzione da parte della Regione, rigorosamente al principio del concorso pubblico. E' evidente il motivo della distinzione: c'é del personale che da tempo lavora per la Regione nella forma del comando, per il quale, quindi, c'è una possibilità di collocazione; mentre lo stesso non si può dire evidentemente per altro personale. Questo ribadisco ancora, non impedisce affatto alla Regione di procurarsi tutto il personale comandato che ancora le occorre da ora fino a quando avrà ottenuto la delegazione.



PRESIDENTE

Faccio notare che vi è a tale proposito una norma transitoria precisamente la seconda norma transitoria, che si riferisce a questa materia, in cui il problema è posto e risolto, sia pure non nel senso indicato dal Consigliere Besate. Forse è proprio quella la sede più opportuna per discutere eventualmente il suo emendamento, che appunto si riferisce ad una fase transitoria, in quanto esso sarebbe sostitutivo del principio che è stato indicato nella norma proposta dalla Commissione.
Suggerirei, quindi, al Consigliere Besate di non anticipare, con la presentazione dell'emendamento in questa sede, quanto, caso mai, si stabilirà in sede di norme transitorie.



CALLERI Edoardo

La discussione potremmo farla comunque anche subito. Dovrebbe essere ben chiaro che a norma dell'art. 17 della legge finanziaria lo Stato ha ben due anni di tempo per trasferire le funzioni amministrative ed il personale dallo Stato alla Regione. Ora, se ho inteso bene, il Consigliere Besate sostiene che non dovremmo assumere il personale che ci verrà trasferito se non attraverso concorso. E' questo, vero, il senso della sua proposta Consigliere Besate?



PRESIDENTE

Senza dubbio. Però, questa proposta verrà messa in discussione e sottoposta a deliberazione in sede di norme transitorie, trattandosi appunto di regolare una fase transitoria.
Se non vi sono altre osservazioni, pongo in votazione il comma quarto nel testo di cui ho dato poco fa lettura, proposto dalla Commissione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Sul comma quinto non sono stati presentati emendamenti.
Se nessuno chiede di parlare lo pongo in votazione per alzata di mano.
E' approvato.
Sul comma sesto vi sono proposte di articoli aggiuntivi, ma non vi è proposta alcuna di emendamento a questo comma.
Chi è favorevole al comma sesto è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'intero art. 79.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 79 bis I Consiglieri Carazzoni e Curci hanno proposto sei articoli aggiuntivi, i cui testi, dato che la proposta è stata fatta da molto tempo, sono già stati distribuiti a tutti i Consiglieri.
Aggiungere il seguente articolo 79 bis: "Il trasferimento delle funzioni statali alla Regione avviene per settori organici di materie e si effettua mediante il trasferimento degli Uffici periferici dello Stato alla Regione.
Ove gli Uffici stessi rimangano titolari anche di competenze statali residue, le funzioni amministrative vengono svolte dalla Regione per delega dello Stato, in base alle direttive impartite dal Governo della Repubblica e sotto il controllo del Commissario del Governo nella Regione.
In tal caso i rapporti finanziari e quelli relativi all'attività sono regolati a norma dell'art. 17 della legge sulla finanza regionale.
Per ciascuna delle funzioni statali attribuite alla Regione, la stessa si avvale esclusivamente del personale trasferitole, mantenendone gli organici ed attenendosi rigidamente alle norme sullo stato giuridico e sul trattamento economico del personale statale.
In caso di vacanza di posti in organico, la Regione chiede all'Amministrazione dello Stato l'assegnazione di altro personale ".
Pongo allora in votazione la proposta di un nuovo art. 79 bis presentata dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
ARTICOLO 79 ter Aggiungere il seguente articolo 79 ter: "La Regione esercita le altre funzioni delegandole alle Province, ai Comuni ed agli altri Enti locali od avvalendosi dei loro Uffici ed assumendosene le spese e, soltanto ove sia indispensabile, servendosi di personale comandato dagli Enti locali.
E' vietata ogni assunzione a qualsiasi titolo, di personale di diversa provenienza".
Pongo in votazione la proposta di un nuovo art. 79 ter dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta ARTICOLO 79 quater Aggiungere il seguente articolo 79 quater: "La Regione determina con legge i propri ruoli organici entro 180 giorni dall'avvenuto passaggio delle funzioni e del personale statale alla Regione stessa.
La dotazione organica dei ruoli direttivi del personale non può prevedere nel complesso più di un posto corrispondente alla qualifica di direttore generale o più di un posto per ogni assessorato corrispondente alla qualifica di ispettore generale.
Il personale statale e degli Enti locali è inquadrato nei ruoli regionali sulla base della propria anzianità nella qualifica, conservando a tutti gli effetti l'anzianità di servizio acquisita nel ruolo di provenienza.
Qualora il trattamento economico attribuito dalla Regione sia inferiore a quello goduto presso l'amministrazione di provenienza, all'impiegato inquadrato nei ruoli regionali compete un assegno ad personam pensionabile di importo pari alla differenza tra i due trattamenti economici. Tale assegno deve essere riassorbito con i successivi eventuali aumenti del trattamento economico".
Pongo in votazione la proposta di un nuovo art. 79 quater dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
ARTICOLO 79 quinquies Aggiungere il seguente articolo 79 quinquies: "Il contingente generale da coprire con personale degli Enti locali chiamati ad integrare l'organico derivante dal trasferimento del personale statale alla Regione, avvenuto contemporaneamente al trasferimento delle funzioni, non può essere superiore allo 0,20 per mille della popolazione della Regione".
Pongo in votazione la proposta di un nuovo art. 79 quinquies dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
ARTICOLO 79 sexies Aggiungere il seguente articolo 79 sexies: "La determinazione delle aliquote del contingente generale da coprire a norma dell'art. 79 quinquies è effettuata dal Commissario del Governo d'intesa con i Prefetti delle Province comprese nella circoscrizione regionale, sentiti i Presidenti delle Amministrazioni Provinciali ed i Sindaci dei Comuni interessati.
Tali aliquote non possono comunque essere superiori alle seguenti percentuali: carriere direttive, amministrative e tecniche: 25 per cento carriere di concetto, amministrative e tecniche: 20 per cento carriere esecutive, amministrative e tecniche: 40 per cento carriere del personale ausiliario: 15 per cento".
Pongo in votazione la proposta di un nuovo art. 79 sexies dei Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
ARTICOLO 79 septies Aggiungere il seguente articolo 79 septies: "Sino a quando non saranno stati emanati i decreti di cui all'art. 17 della legge sulla finanza regionale e non sarà stabilito il contingente del personale statale da trasferire alla Regione, la Regione si avvale del comando di personale statale e degli Enti locali entro i limiti consentiti dall'art. 16 della legge sulla finanza regionale".
Pongo in votazione la proposta di un nuovo art. 79 septies presentato dai Consiglieri Carazzoni e Curci.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta.
Pongo ora in votazione, con la maggioranza qualificata richiesta dalla Costituzione, il Titolo VII..



BESATE Piero

Avevamo accantonato la proposta di un articolo sulla convocazione d'urgenza del Consiglio Regionale. Propongo di inserirla come art. 25 bis cioè dopo quello sulle "Sessioni straordinarie del Consiglio", perché possa collocarsi poi organicamente in quella materia.



PRESIDENTE

Dato che non rientra nel Titolo VII, procediamo alla votazione di questo Titolo. Terremo conto della sua riserva e prenderemo in esame l'articolo aggiuntivo che propone non appena avremo ultimato la discussione su tutti gli articoli dello Statuto.
Allora, metto in votazione l'intero Titolo VII dello Statuto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato col seguente esito: presenti e votanti 45 maggioranza richiesta 26 favorevoli 43 contrari 2 ARTICOLO 80 Passiamo all'esame del Titolo VIII - Revisione dello Statuto - Art. 80 Revisione dello Statuto - "La revisione o l'abrogazione totale o parziale dello Statuto è deliberato dal Consiglio Regionale a maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati alla Regione.
La deliberazione di abrogazione totale dello Statuto non ha efficacia se non accompagnata dalla deliberazione di un nuovo Statuto che sostituisca il precedente.
Nessuna iniziativa per la revisione o l'abrogazione, 'totale o parziale,' dello Statuto può essere presa se non sia trascorso almeno un anno dall'entrata in vigore dello Statuto o dell'ultima modifica.
Un'iniziativa di revisione o di abrogazione, respinta dal Consiglio Regionale, non può essere rinnovata nel corso della stessa legislatura".
Su tutti questi comma non vi è alcuna proposta di emendamento. Vi è soltanto un emendamento aggiuntivo di un nuovo articolo che verrà preso in considerazione successivamente.
Se nessuno chiede di parlare e non vi sono osservazioni, pongo in votazione immediatamente l'art. 80.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
ARTICOLO 80 bis Vi sono due proposte di articoli aggiuntivi, entrambe dei Consiglieri Carazzoni e Curci. La prima è per un nuovo articolo 80 bis, con questa formulazione: "L'approvazione della revisione e della abrogazione parziale o totale dello Statuto deliberata dal Consiglio Regionale spetta al Parlamento ed avviene con le stesse modalità di trasmissione e di esame previste dalla legge 10 febbraio 1953 n. 62 per l'approvazione del primo Statuto regionale".
Se non vi sono osservazioni lo pongo in votazione per alzata di mano.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
La seconda è di un nuovo art. 80 ter, del seguente tenore: "Le revisioni e le abrogazioni statutarie deliberate dal Consiglio Regionale ed approvate dal Parlamento entrano in vigore il quindicesimo giorno successivo alla pubblicazione della legge di approvazione e del testo integrale del nuovo Statuto nella 'Gazzetta Ufficiale' della Repubblica, che dev'essere altresì riportata nel Bollettino Ufficiale della Regione".
Nessuno chiede di parlare? Chi è favorevole a quest'emendamento aggiuntivo è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo ora in votazione l'intero Titolo VIII dello Statuto.
Tale votazione richiede la maggioranza qualificata della metà più uno dei componenti il Consiglio Regionale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato col seguente esito: presenti e votanti 45 maggioranza richiesta 26 favorevoli 43 astenuti 2 Passiamo alle norme transitorie - 1^ Norma transitoria - Iniziativa popolare - "Sino all'emanazione delle norme di cui all'art. 47 si applicano i principi generali desumibili dallo Statuto e dall'ordinamento giuridico dello Stato".
Non mi sono pervenute proposte di emendamento.
Se nessuno ha osservazioni da fare pongo in votazione la 1^ Norma transitoria.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata.
2^ Norma transitoria - Personale della Regione Comma primo - "Le norme per l'inquadramento nel ruolo regionale del personale degli Enti locali e delle Amministrazioni dello Stato saranno adottate con legge regionale".
Su questo comma non sono pervenute proposte di emendamenti.
Se nessuno ha osservazioni da muovere lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Comma secondo - "Al personale comandato alla Regione nella fase di primo impianto non si applicano le norme di cui all'art. 79 del presente Statuto".
Qui si inserisce la proposta di emendamento fatta dal Consigliere Besate che si può intendere sostitutiva di questo comma secondo e suona così: "Eventuali eccezioni in deroga - e qui bisognerebbe dire 'alle norme di cui al comma quarto dell'art. 79 dello Statuto' - possono essere ammesse esclusivamente per il personale comandato alla data di deliberazione dello Statuto da parte del Consiglio Regionale".
Insiste il Consigliere Besate nella presentazione di quest'emendamento?



BESATE Piero

Sì. Con il testo di Norma transitoria proposto dalla Commissione si prevede che teoricamente tutto il personale comandato, nella fase di primo impianto, venga assunto senza concorso pubblico; l'emendamento che io propongo prevede invece che la deroga possa essere ammessa soltanto per il personale che risulti comandato alla data di oggi, che è la data di deliberazione dello Statuto da parte del Consiglio Regionale, senza per alcuna preclusione di comando, lo ribadisco ancora chiaramente, per tutto quell'altro personale che possa essere necessario alla Regione.



PRESIDENTE

Credo siano già state fatte osservazioni abbastanza ampie su questa proposta. E' stato anche fatto osservare che lo Stato dispone di due anni per trasmettere le proprie funzioni alla Regione. Essendo chiara la materia, penso di poter procedere senz'altro alla votazione.
Pongo prima di tutto in votazione l'emendamento sostitutivo proposto dal Consigliere Besate.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto.
Pongo ora in votazione il testo della Commissione, che leggo nuovamente anche perché alla fine ho fatto una correzione per togliere l'aggettivo "presente" davanti a "Statuto", come abbiamo fatto nel corso di tutto il documento: "Al personale comandato alla Regione nella fase di primo impianto non si applicano le norme di cui al comma quarto dell'art. 79 dello Statuto".
Ha facoltà di parlare il Consigliere Armella.



ARMELLA Angelo

Vorrei un chiarimento. Al personale che in questi due anni perverrà all'Amministrazione regionale quali norme si applicano? Fino a quando perdurerà questa sistemazione di primo impianto?



PRESIDENTE

Qui si tratta di personale comandato, non di personale trasferito. Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Vorrei fare una brevissima dichiarazione di voto su questo comma.
A questo punto, e trattandosi di questo argomento, mi pare non inopportuno ricordare in modo esplicito quanto sia grande, ed ogni giorno più si rafforzi, il nostro apprezzamento per il modo esemplare con il quale il Segretario Generale, i funzionari, il personale tutto addetto alla Regione hanno operato in questo periodo. Il loro modo discreto ed intelligente di cooperare con noi ci ha dato incoraggiamento e sostegno nelle fasi difficili e faticose del nostro lavoro. Direi che anche sotto questo profilo la Regione ha avuto una felice partenza. Se essa continuerà in futuro ad operare fondandosi su uno spirito e su una capacità quali quelle che noi abbiamo potuto sperimentare in questo periodo, potremo presentare un modello di Ente pubblico quale si addice ad un Paese progredito, adeguato, alle esigenze del nostro Paese.



PRESIDENTE

L'intero Ufficio di Presidenza non può che associarsi, interpretando anche il giudizio dell'intero Consiglio, agli apprezzamenti espressi test dal Consigliere Bianchi. Aggiungo una sola considerazione, di cui forse sarebbe bene l'opinione pubblica venisse resa edotta attraverso la stampa: il personale che ha permesso di effettuare questo lavoro, sottoponendosi a turni veramente straordinari, lavorando di notte anche quando noi potevamo riposare, consta in tutto di una decina di persone; per fare un lavoro di questo genere al Parlamento sarebbero occorsi centinaia di funzionari.
Credo, quindi, che il giudizio che è stato espresso e il ringraziamento formulato dal Consigliere Bianchi debba anche tener conto di questo fatto: che è grazie al lavoro assiduo ed altamente encomiabile del nostro personale che abbiamo potuto raggiungere l'obiettivo della deliberazione dello Statuto entro i termini di legge: il Consiglio Regionale ha fatto del suo meglio per raggiungere tale scopo, ma se vi è riuscito è perché è stato coadiuvato in maniera estremamente efficace dal Segretario Generale e da tutti i suoi collaboratori.
Se non vi sono altre osservazioni pongo in votazione il comma secondo della 2^ Norma delle Norme transitorie.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo in votazione l'intera 2^ Norma transitoria.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata.
Pongo in votazione il complesso delle Norme transitorie.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato col seguente esito: presenti e votanti 45 maggioranza richiesta 26 favorevoli 43 astenuti 2 E' venuto il momento di prendere in esame l'emendamento aggiuntivo di un art. 25 bis proposto dal Consigliere Besate, che suona così: "In casi di particolare necessità e urgenza il Consiglio Regionale pu essere convocato dal Presidente del Consiglio anche telegraficamente ventiquattr'ore prima della seduta con la indicazione dell'oggetto in discussione".
Desidera illustrarlo? Era stato discusso ampiamente a suo tempo; essendo stato omesso, si è ritenuto di doverlo aggiungere a questo punto.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Sanlorenzo.



SANLORENZO Dino

In effetti, l'altra sera, quando discutemmo di questo articolo, forse non abbiamo avuto tutti presente che esso costituisce un utile completamento perché contempla una ipotesi di funzionamento non prevista dalla nostra struttura generale. Il Consiglio ha sessioni ordinarie e sessioni straordinarie; ma c'è un mese dell'anno, il mese di agosto, in cui il calendario previsto dallo Statuto non contempla alcuna sessione ordinaria. Ora, caso vuole che il mese di agosto sia, da alcuni anni, nella vita politica del nostro Paese, caratterizzato da crisi politiche nazionali di ampia portata. In quel mese, non essendoci sedute ordinarie, una seduta straordinaria potrebbe essere convocata solo con la procedura, che richiede alquanto tempo, prevista dallo Statuto. L'art. 25 bis servirebbe a colmare anche questa lacuna, dando la facoltà, in questo caso, al Presidente del Consiglio di convocare l'Assemblea a tempi ristretti anche nel mese di agosto non solo in seguito ad eventi straordinari negativi ma per ogni sorta di eventi che rendesse necessaria una convocazione di questo genere.



PRESIDENTE

Pregherò allora i Consiglieri di far sapere anche nel mese di agosto dove si troveranno, per il caso che fosse necessario convocarli d'urgenza.
Se non vi sono altre osservazioni, pongo in votazione la proposta di articolo aggiuntivo 25 bis del Consigliere Besate.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Abbiamo così concluso l'esame degli articoli dello Statuto della Regione.
Prima di passare alla votazione definitiva del complesso dello Statuto, che richiede la maggioranza qualificata, dovremo procedere alle dichiarazioni di voto, che penso che i vari Gruppi desiderino fare, e decidere in merito alla procedura da seguire per la revisione formale dello Statuto. Qualora si volesse sottoporre tale revisione al Consiglio, ci si troverebbe nell'impossibilità di procedere alla votazione finale questa notte entro i termini stabiliti dalla legge; ma a me sembra che, trattandosi di effettuare correzioni di carattere puramente formale, si potrebbe dar mandato per questa revisione ad un gruppo di Consiglieri, e il Consiglio potrebbe poi indicare le linee da seguire perché possa sentirsi garantito che le correzioni siano puramente formali e pertinenti. Penso si possa suggerire la riunione, nella giornata di domani - per poter consegnare lo Statuto dopodomani, ammesso che venga approvato stanotte - di alcuni Consiglieri, uno per ciascun Gruppo, che rivedano lo Statuto, procedano alla rinumerazione degli articoli e nello stesso tempo apportino le correzioni di carattere formale che si possano rendere necessarie (per esempio, la soppressione dell'aggettivo 'presente' davanti a Statuto in qualche punto, l'unificazione delle diverse dizioni usate per dire la stessa cosa, lo spostamento di virgole, nulla di sostanziale evidentemente).
Se il Consiglio fosse d'accordo, io consulterei, prima di giungere alla votazione finale, i Presidenti dei vari Gruppi, affinché mi indichino il Consigliere che può partecipare per ciascuno di essi a questo lavoro ripeto, nella giornata di domani, 11 novembre (in verità di oggi, ma la seduta in corso porta, e continuerà a portare fino al suo termine, la data in cui è stata convocata e si è iniziata, che è la data del 10 novembre).
Se non vi sono obiezioni, pongo in votazione questa proposta, perché per decidere una correzione formale o di coordinamento, occorre, a termini di regolamento, una maggioranza altissimamente qualificata.
Chi è favorevole a questa proposta di affidare ad una Commissione di un rappresentante per ciascun Gruppo un lavoro di correzione formale e di coordinamento, è pregato di alzare la mano.
Essendoci accordo generale, si può procedere in questo senso.
I Gruppi desiderano una sospensione prima che si passi alle dichiarazioni di voto? La chiede il Consigliere Fassino.
Direi di limitare la sospensione ad un quarto d'ora.



(La seduta è brevemente sospesa)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Desidero dar lettura di un brevissimo brano della lettera, pervenutami oggi, del Presidente della Camera dei Deputati che si riferisce ai lavori di questo Consiglio: "Desidero anche fare una breve precisazione in merito all'approvazione degli Statuti regionali. A quanto risulta dalle notizie di stampa, finora due soli Consigli Regionali, Lazio e Lombardia, avrebbero adempiuto all'obbligo legislativo dell'approvazione entro i centoventi giorni dalla prima convocazione dei Consigli stessi, obbligo previsto dall'art. 75 della legge del '53. A parte questa constatazione, devo ricordare che né la legge fondamentale del '53 né la legge elettorale del '68 fissano alcun termine per le Camere ai fini della convalida degli Statuti regionali. In questo senso, il termine che tu citi - che citavo in un articolo al quale si riferisce il Presidente della Camera: 31 dicembre '70 - deve interpretarsi come oggetto di una valutazione di opportunità politica di cui potrà indubbiamente tenersi conto se e in quanto gli Statuti giungeranno in tempo all'esame della Camera, e non già di obbligo costituzionale o legislativo.
Il problema rimane comunque di elevato interesse, e mentre rinnovo..eccetera".
Ho voluto leggere questa lettera per sottolineare come effettivamente l'approvazione dello Statuto della nostra Regione questa notte aumenti la pressione che viene esercitata sugli organi dello Stato al fine dell'approvazione degli Statuti regionali.
E' iscritto a parlare il Consigliere Nesi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente! A nome del Gruppo del Partito socialista italiano ho l'onore di annunciare il voto favorevole allo Statuto della Regione Piemonte.
Lo faccio con profonda ed intima soddisfazione, perché sento di poter affermare in piena coscienza che il contributo di idee e di azione che il nostro partito ha dato al formarsi delle linee statutarie, prima nelle Sottocommissioni e nella Commissione apposita, poi in sede di Consiglio, è stato determinante.
Abbiamo creduto in questo Statuto, abbiamo puntato sulla sua approvazione entro i termini che ci eravamo impegnati a rispettare. Lo Statuto è fatto e tutto lascia prevedere che sarà approvato non con un voto di coalizione di governo ma con una larga, anzi larghissima, adesione assembleare. Il termine del 10 novembre è praticamente rispettato.
Ma la nostra soddisfazione non si limita a questi aspetti, pure di grande portata politica. La nostra soddisfazione riguarda anche e soprattutto i contenuti dello Statuto ed i comportamenti delle forze che ne hanno permesso l'approvazione. Lo Statuto della nostra Regione si fonda su due pilastri fondamentali: la partecipazione ed il piano. Sono due filoni sempre presenti, in ogni capitolo, in ogni articolo: dalla loro osservanza partono le norme che disciplinano i rapporti della Regione con lo Stato così come le norme che disciplinano i rapporti della Regione con gli Enti locali. Non consideriamo esproprio dei poteri statuali una rivendicazione precisa delle nostre competenze, non in senso giuridico e formalistico, ma come chiara rivendicazione dello spazio che ci assegna la Costituzione della Repubblica. Così come riteniamo che uno dei problemi più complessi che dovremo affrontare sarà il rapporto con gli Enti locali, i quali debbono vedere in noi non un livello gerarchico superiore ma un alleato organico nella loro richiesta di nuovi poteri. Agendo in questo modo noi potremo affrontare in un senso nuovo il rapporto con le forze sociali che autonomamente si organizzano e che sollecitano non una generica partecipazione ma uno spazio reale nella gestione del potere. In questo senso la dimensione regionale può aiutare le forze politiche a districarsi dalle logiche e dai metodi della lotta centralizzata per misurarsi in "questa società".
Ma nessuno di noi può illudersi che tutto ciò possa avvenire senza una precisa "scelta di campo", senza una opzione politica precisa. Su questa scelta misureremo giorno per giorno, atto per atto, la provvisorietà o la irreversibilità delle convergenze che si sono riscontrate anche nel nostro Consiglio, anche durante i lavori per l'approvazione del nostro Statuto convergenze che abbiamo favorito e provocato. Vedremo alla luce dei fatti se siamo tutti, come ci auguriamo, convinti che la Regione va vista oggi come espressione istituzionale, ma anche come sostegno delle forze popolari che non si limitano a contestare ma che sono pronte ad assumere quota di responsabilità e di potere. Non illudiamoci che la Regione possa fare una politica "neutrale". La Regione non può essere che "parziale", perché la società attuale non è imparziale, perché è l'attuale tipo di sviluppo che crea, anche qui, in Piemonte, come in tutto il nostro Paese, reali discriminazioni fra i cittadini.
Ci rendiamo conto che da questo discorso discendono conseguenze importanti; ma siamo altrettanto convinti che se noi non riusciremo ad impegnare la gente ad aiutarci a lottare contro il tentativo già in atto di rendere la Regione impotente, e se non avremo un solido ancoraggio nella classe lavoratrice ed in tutta la opinione pubblica democratica, ben difficilmente riusciremo a vincere la battaglia regionalista.
Signor Presidente, il successo della riforma regionale come occasione storica di rinnovamento della società civica e di ricambio della classe dirigente coinvolge una grande responsabilità per tutti noi; certamente investe qui, in questa aula, il compito di stabilire attraverso lo Statuto reciproci rapporti di aperta collaborazione, fondati sulla chiarezza e sulla esaltazione dei rispettivi compiti. Se questo è cominciato ad avvenire lo dobbiamo al senso di responsabilità di tutti, dal nostro Presidente, che il P.S.I. ha avuto l'onore di dare alla Assemblea, ai capi Gruppo, al Presidente della Giunta. Ad essi va il nostro ringraziamento cordialissimo, così come va a tutti i Colleghi. Se posso esprimere, a titolo personale, un apprezzamento particolare, vorrei farlo al collega ed amico Adriano Bianchi. Presiedere il Gruppo che esprime il capo dell'Esecutivo è sempre difficile; particolarmente difficile quando il capo dell'Esecutivo è un uomo che ad una forte personalità unisce un alto senso delle sue prerogative. Questo compito, sono lieto di dirlo, il collega Bianchi lo ha esercitato con una misura e con una coerenza che fanno onore a lui ed al movimento cattolico che lo ha espresso.
Con questi sentimenti, Signor Presidente, confermo il nostro voto favorevole allo Statuto della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Berti.



BERTI Antonio

Signor Presidente! Egregi Colleghi! Anche noi esprimiamo la nostra intima soddisfazione. Intanto, per il modo in cui si è svolta la discussione in quest'aula per l'approvazione dello Statuto. Abbiamo avuto momenti difficili: li abbiamo superati, con franchezza; abbiamo riannodato quel filo conduttore di cui abbiamo parlato nel corso del dibattito, che ha rischiato in certi momenti di spezzarsi; lo abbiamo riannodato partendo dalla convinzione che soltanto lo scambio franco di idee, senza sottintesi, lo scontro, a volte, ma tuttavia sempre nella chiarezza delle posizioni, rimane la condizione essenziale per assicurare ai dibattiti che abbiamo fatto ed a quelli che faremo in futuro in quest'aula serietà, quella serietà che è necessaria e che a noi pare sia stata presente in tutte le fasi di quello che abbiamo or ora concluso.
Desidero anch'io, a nome del mio Gruppo, rendere omaggio al Presidente di questa Assemblea: ne abbiamo apprezzato la rara capacità di equilibrio non soltanto, ma la perfetta padronanza del Regolamento, ed è anche merito suo se siamo riusciti a condurre, mi permetto di dire, brillantemente, in porto l'obiettivo di concludere l'esame dello Statuto entro il giorno 10 sia pur fermando simbolicamente le lancette alla mezzanotte. Io ritengo che se con questo spirito continueremo a svolgere i nostri lavori, i nostri rapporti, pur nella diversità delle posizioni, la nostra Assemblea potrà fare grandi passi avanti, potrà certamente realizzare quei presupposti che oggi abbiamo sancito in articoli di legge che sono dello Statuto, sono dell'atto costituente della Regione. Questa sera la Regione è nata, ed a noi pare di poter affermare che, per quanto riguarda lo Statuto, è nata bene.
Noi comunisti, quando ci siamo proposti di esprimere tutte le nostre forze e capacità per dare il massimo contributo alla formazione di uno Statuto democratico che corrispondesse alle istanze, alle attese, anche alle speranze dell'opinione pubblica, dei lavoratori, che, come abbiamo potuto costatare, nel corso delle loro lotte hanno rimarcato l'esigenza di un rinnovamento delle strutture del Paese; quando ci siamo fissati questo compito, rifacendoci proprio alle indicazioni, alle elaborazioni che il movimento operaio aveva fornito, ed alle quali avevamo contribuito, siamo partiti da alcuni elementi essenziali. Desidero qui ricordarli, perché da essi emerge la considerazione finale da cui deriva la nostra decisione circa il voto che daremo a questo Statuto.
Elementi essenziali di partenza per orientare la natura e la struttura dello Statuto noi comunisti abbiamo detto essere le condizioni di vita dei lavoratori, i bisogni e le aspirazioni delle grandi masse popolari.
Pertanto ci siamo battuti perché la Regione, nelle sue finalità, nel suo ordinamento, trovasse corrispondenza, la più organica possibile, tra i suoi momenti statutari, tra la sua fase costituente, tra il suo atto costituente, e queste esigenze. A noi pare che rispetto a questo primo obiettivo che ci siamo prefissato lo Statuto corrisponda nelle sue linee essenziali.
Noi ci siamo proposti di batterci, nella formulazione di questo Statuto, sulla base di una indicazione che il nostro partito, in stretto collegamento con il movimento operaio, ci aveva dato, cioè una linea di sviluppo economico regionale in armonia con lo sviluppo nazionale; uno sviluppo che fosse in grado di dare soluzione concreta ai bisogni, alle esigenze che il movimento dei lavoratori aveva messo in rilievo.
E noi ritroviamo nello Statuto, laddove si parla di sviluppo economico un accento estremamente interessante, in cui la politica di piano, che è l'elemento fondamentale dell'attività della nostra Regione, si identifica come strumento essenziale per superare gli squilibri territoriali, per ridurre i dislivelli esistenti fra Nord e Sud.
Noi consideriamo questa parte dello Statuto come un suo elemento qualificante, in quanto interviene, affonda le sue radici, in una situazione che anche in questi ultimi tempi si è evidenziata nel nostro Paese in momenti drammatici, con tentativi anche reazionari, ma che tuttavia hanno consentito, credo, a tutte le forze politiche, ma a noi comunisti in particolare, di cogliere l'esigenza fondamentale, per la classe operaia torinese, per il movimento democratico, per le sue istituzioni democratiche, di esprimere una politica capace di superare questi squilibri, di operare con la Regione per una vera unità della Nazione.
Sempre in adesione alle indicazioni che emergevano dal movimento abbiamo scelto di batterci per un rinnovamento economico e sociale nelle campagne, per una funzione primaria dell'impresa diretto-coltivatrice, ed abbiamo sostenuto che a ciò si sarebbe potuto giungere assicurando sostegni tecnici e finanziari, favorendo lo sviluppo dell'associazionismo contadino per un nuovo rapporto città-campagna. Mi pare di poter affermare che nello Statuto che questa sera abbiamo approvato questa esigenza, che è nostra ma che è dei contadini, della classe operaia, del movimento che operai e contadini esprimono, sia chiaramente recepita.
Abbiamo collegato queste esigenze a quella di un nuovo assetto del territorio, ad un programma pluriennale di investimenti pubblici per una spesa qualificata, per l'espansione di una moderna rete di servizi sociali abbiamo proposto i problemi della casa, dei trasporti, della scuola, del diritto allo studio, come elementi essenziali di una politica di riforme nel nostro Paese, intesa nel senso di possibilità e capacità di dare ai lavoratori condizioni di vita effettivamente civili, effettivamente corrispondenti al grado di emancipazione attuale delle masse lavoratrici e dei cittadini.
Noi ritenevamo, ed a tal fine ci siamo battuti, che, in relazione a tutto questo, nello Statuto fosse necessario far prevalere una impostazione che non si limitasse ad esaltare il ruolo della Regione nella programmazione ma riconoscesse alla programmazione la funzione decisiva di strumento per una politica di riforme di sviluppo generale, uno sviluppo generale diffuso ed unitario.
Ebbene, sotto questo punto di vista noi ritroviamo nello Statuto un elemento importante, che ci fa dire che lo Statuto recepisce questa esigenza: infatti, lo Statuto sancisce il diritto della Regione ad essere organo della programmazione, abbiamo scritto "soggetto della programmazione", che concorre con proprie autonome iniziative alla indicazione e determinazione anche degli obiettivi e degli strumenti della programmazione nazionale. Questo è un altro degli elementi qualificanti dello Statuto che noi abbiamo approvato cui annettiamo grande importanza.
Emergeva dai contatti con le Amministrazioni comunali - è stato un leitmotiv delle risposte che ci sono venute dalle consultazioni di Consigli comunali, di Enti, di organismi vari - il problema che la Regione nella sua attività si attenesse ad un largo decentramento, che in concorso con lo Stato e con gli Enti locali orientasse la sua attività economica, pubblica e privata, per indirizzarla e coordinarla ai fini sociali sanciti dalla Costituzione. Questo è stato da noi sancito, e quando dico "noi" intendo l'Assemblea regionale del Piemonte, nello Statuto.
Infine, abbiamo delineato una linea di formazione ed attuazione dei piani di sviluppo, dei programmi settoriali, sulla base di una metodologia democratica che conferisse agli enti periferici un potere di intervento non puramente consultivo ma effettivamente concreto, cioè la capacità di intervenire nella fase di elaborazione delle nostre decisioni.
Da ultimo, ecco l'altro grande elemento caratterizzante dello Statuto il problema della partecipazione, questo filo conduttore che noi abbiamo con forza sostenuto perché esso ci veniva indicato - l'abbiamo più volte ripetuto - dalle lotte dei lavoratori, da tutte le istanze che dal '69 in avanti in particolare sono emerse dalle categorie dei lavoratori, dalle categorie produttive di tutto il Paese, che hanno inteso proporre una gestione nuova, democratica dello Stato basata appunto sulla partecipazione alle scelte economiche e sociali del nostro Paese. Abbiamo con questo credo, recepito una istanza essenziale: quella, cioè, di fare delle Assemblee elettive locali strumenti di partecipazione, strumenti capaci di assicurare questa partecipazione, di assicurare alla partecipazione della gente un valore non puramente simbolico ma un valore concreto.
Questo noi abbiamo affermato con forza e questo ritroviamo negli articoli dello Statuto. Abbiamo per questo già all'inizio di questo dibattito affermato pertanto che noi, Gruppo consiliare comunista, e il nostro partito, esprimevamo un giudizio complessivamente positivo sui lavori della Commissione, ed attendevamo la conclusione dei lavori dell'Assemblea per dare una conferma del giudizio formulato. Permangono in noi, a dire il vero, perplessità sul modo in cui lo Statuto tratta alcune questioni importanti quali il problema del modo di eleggere la Giunta, e questo non ci consente di dare un voto totalmente positivo; ma, a prescindere da questo, in quanto noi ritroviamo nello Statuto elementi essenziali che ci sono venuti dal movimento dei lavoratori, che fanno parte della nostra elaborazione, e che noi abbiamo, nei limiti delle nostre capacità, potuto mettere a disposizione dell'Assemblea, portandoli nei lavori della Commissione prima e poi in questa lunga seduta, noi pensiamo di poter dire che questo Statuto, per tutte quelle parti che ho detto, è anche uno Statuto fatto con il nostro contributo, con la elaborazione, con le proposte dei rappresentanti comunisti nella Commissione e nel Consiglio.
Desidero infine ricordare, come momento qualificante anche del metodo con il quale si è giunti a questo Statuto, il ricorso alla consultazione esterna. Io credo che noi dovremo poi riprendere il dialogo con gli Enti locali, con gli organismi che hanno risposto al nostro questionario suggerirei di inviare lo Statuto ai Comuni ed eventualmente di avere altri momenti di dibattito per verificare con gli organismi che ci hanno esposto le loro richieste come siano state da noi recepite le loro indicazioni. E credo che potremo farlo tranquillamente, perché in gran parte lo Statuto ha recepito le istanze che sono emerse dalle consultazioni che appunto sono già state una fase qualificante dei nostri lavori: il metodo della partecipazione ha già avuto, infatti, in questa prima fase iniziale, con la consultazione degli Enti locali, un momento estremamente interessante e positivo.
Per questo noi voteremo - mi sento onorato di poterlo annunciare, a nome del mio Gruppo - a favore di questo Statuto. Nel dare il nostro voto positivo sullo Statuto noi intendiamo anche mettere in guardia da quei pericoli che stanno ancora di fronte a noi e che abbiamo illustrato nel corso della discussione generale (non ritorno ora su queste questioni perché esse sono certamente ben presenti di fronte a noi). Se sapremo mantener salda la volontà unitaria che nelle discussioni di questi giorni al di là dei vari momenti di contrasto, talvolta anche duro, ha sempre prevalso e ci ha permesso di giungere a varare uno Statuto di questo tipo la volontà della difesa di una autonomia della nostra Regione non in senso puramente contestativo nei confronti dello Stato ma capace di ottenere il concorso di tutte le energie costruttive che emergono dalla popolazione piemontese e dai suoi lavoratori, sono convinto che riusciremo a fare della nostra Assemblea strumento essenziale a disposizione delle masse lavoratici per una politica di rinnovamento del nostro Paese, per farlo avanzare su una via di progresso, di civiltà e di benessere.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Curci.



CURCI Domenico

Signor Presidente ! Signori Colleghi! Nell'annunciare il nostro voto contrario al progetto di Statuto che con le modifiche apportate nel corso della discussione degli articoli, ci accingiamo ora a votare, non possiamo non fare riferimento ai motivi che all'inizio della discussione ci hanno indotto a chiedere, con un ordine del giorno, il non passaggio agli articoli: motivi di carattere giuridico, in quanto si era ravvisato in molte parti dello Statuto contrasto con la Costituzione e con le leggi vigenti dello Stato.
E' stata ripetutamente dichiarata nel corso del dibattito la volontà di ignorare la legge 10 febbraio 1953. Il Presidente del Gruppo della Democrazia Cristiana ha addirittura compiuto un'ammirevole esercitazione di acrobazia dialettica quando, in sede di discussione generale, ha tentato di teorizzare tale volontà sostenendo che bisogna andare oltre il farisaico rispetto della legge. Io vorrei che il collega Bianchi, che i colleghi del suo Gruppo, della maggioranza, ci spiegassero cosa significa "rispetto farisaico della legge". Noi sappiamo che una legge si può rispettare farisaicamente o sinceramente. Il modo in cui si rispetta non menoma n accresce il carattere imperativo della legge fin quando essa è in vigore, o si rispetta o si viola. In quest'aula, nel corso di questa discussione abbiamo sentito giustificare una infinità di volte, in questo caso, sì, con argomenti capziosi e surrettizi, Consigliere Armella, la violazione della legge. Ed è sintomatico che in questo Consiglio, a difendere quella legge regionalista, siano coloro che a suo tempo ad essa si opposero, perché essa rappresenta l'unico strumento legislativo cui sia possibile oggi aggrapparsi per difendere quello che rimane dell'autorità dello Stato.
Legge superata, hanno detto alcuni; anticostituzionale, è stato detto da altri. Perché allora non è stata abrogata? Perché si è voluto invertire la logica legislativa eludendo il pregiudiziale assetto strutturale in base al quale soltanto si sarebbe potuto dar vita all'ordinamento regionale. Ci si era posti sulla strada della logica legislativa quando, nel 1962, il Governo Fanfani aveva presentato quattro disegni di legge, di modifica alla legge 10 febbraio 1953, per il personale delle Regioni, per il passaggio alle Regioni di funzioni in materia di circoscrizioni comunali e per la finanza regionale. Ma evidentemente non solo le vie dell'inferno, anche quelle dei programmi governativi, sono lastricate di buone intenzioni, se l'avanzata democratica si risolve, come si è risolta, in una ritirata disordinata che ha tutte le caratteristiche di una vera e propria fuga dagli impegni riformatori e dai doveri costituzionali; e la nuova maggioranza, ora, disattende gli impegni e strumentalizza le Regioni per la realizzazione del nuovo patto costituzionale che è stato qui stipulato per la formazione del nostro Statuto.
Con lo Statuto che sta per essere approvato la nostra Regione diverrà palestra per le spinte sovvertitrici e selvagge di autonomismo antistatale che si verificheranno, e per il condizionamento che sarà in grado di esercitare il Partito comunista; la Regione Piemonte non sarà soltanto un organo di decentramento amministrativo ma di decentramento politico, che di fatto decentrerà il potere verso il Partito comunista.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Gandolfi.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente! Signori Consiglieri! Nell'annunciare il mio voto favorevole a nome del Partito repubblicano vorrei qui sinteticamente richiamare quelli che considero gli elementi positivi dello Statuto che stiamo per approvare.
Innanzitutto, il modo in cui è stato discusso e, articolo per articolo approvato, con una concorrenza di proposizioni, di sollecitazioni, di tensioni che hanno sempre saputo convergere e darsi una soluzione quasi unitaria, senza menomare minimamente la coesione interna dello Statuto. Ci sono stati, sì, è vero, qua e là compromessi consiliari che partivano da varie posizioni, ma che, come compromessi, hanno appesantito solo lati molto marginali dello Statuto stesso. C'è stata, invece, nell'insieme, una caratterizzazione estremamente positiva dello Statuto. In particolare, su alcuni punti fondamentali: sulla partecipazione, come grossa possibilità oggi, di convergenze, di riferimento alla Regione nel momento delle decisioni; sul problema delle decisioni di tipo politico della Regione stessa; sul problema dei rapporti, della struttura, della composizione dei rapporti, tra gli organi regionali, che ha visto in sede di dibattito un netto miglioramento del testo della Commissione.
Lo Statuto che stiamo per varare ci dà un Esecutivo che per la composizione, per il tipo di formulazioni che si collegano alla composizione, rappresenta effettivamente qualche cosa di nuovo nella struttura degli enti pubblici, nella struttura dello Stato italiano, con una soluzione che quindi anche valorizza in maniera estremamente positiva quella che sarà la funzione delle Commissioni e quindi di tutto il Consiglio nello svolgimento del lavoro della Regione. La programmazione economica è stata valorizzata all'interno dello Statuto come strumento fondamentale della vita regionale.
Al di là di questi tre punti fondamentali e della soddisfazione che deriva dal vedere risolte in modo molto coerente queste tre fondamentali questioni all'interno dello Statuto, mi permetterei di esternare al Consiglio alcune sensazioni del tutto personali. Tutti sentiamo che in questo momento, a Torino per il Piemonte, come lo è stato per la Lombardia e per il Lazio, sta per iniziare veramente un momento nuovo per la nostra Repubblica, per il nostro Stato. Stato che è nato cento anni or sono dalle lotte del Risorgimento, nel quale la Resistenza ha permesso di inserire questo filone regionalista, e che oggi vede muoversi per la prima volta con i primi passi, un ordinamento, una organizzazione statuale, non ancora realizzata. L'assetto istituzionale di uno Stato è qualcosa di plastico: nel momento in cui si introduce un elemento di novità tutto si muove e si modifica verso assetti nuovi che sono ancora per larga parte imprevedibili.
E' questo che oggi si sta certamente realizzando. Credo sia importante che il Consiglio colga oggi questo tipo di sensazione.
Noi, oggi, dopo un secolo di vita dello Stato unitario italiano, stiamo cominciando a realizzare qualcosa di nuovo: la Repubblica che è uscita dalla Resistenza oggi diventa la Repubblica delle Regioni.
Certamente, su questa strada incontreremo grossi ostacoli ed avremo un grosso impegno di lavoro da realizzare, perché indubbiamente tutti noi come rappresentanti di questo Consiglio Regionale, indipendentemente dagli indirizzi politici, tenderemo nei prossimi anni a riaffermare il ruolo di questo nuovo istituto, di questa nuova entità dello Stato italiano rispetto al Governo centrale ed al Parlamento, il quale, operando da un angolo visuale diverso, tenderà a riaffermare certe prerogative e certe funzioni del Parlamento e del Governo nazionale. Ma da questa dialettica, che è una dialettica di organi, di istituzioni, e quindi una dialettica positiva emergerà certamente una possibilità di sviluppo nuova per tutta l'organizzazione politica e sociale del nostro Paese.
Oggi, di fronte a quella lapide, che ci ricorda il modo in cui è nato lo Stato italiano, credo che dobbiamo avere una estrema sensibilità a questo fatto: ci incamminiamo su una strada del tutto nuova, nella quale sta per emergere anche uno Stato di tipo nuovo, nel nostro Paese.
Con questi sentimenti, ed avendo presenti queste preoccupazioni, credo di poter annunciare con estrema soddisfazione il voto del Partito repubblicano.
Per concludere, sento anch'io il dovere di rivolgere un sentito ringraziamento al Presidente del Consiglio ed a tutta la Presidenza del Consiglio, che ci hanno permesso, con una estrema attenzione e sensibilità ma direi anche con una capacità tecnica che si è dimostrata veramente di prim'ordine, di arrivare così rapidamente e così bene alla conclusione dei nostri lavori.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Giovana.



GIOVANA Mario

Signor Presidente! Signori Consiglieri! All'inizio di questo dibattito avevo espresso un auspicio, rivolto essenzialmente in tre direzioni: perché quei contenuti positivi che già mi era occorso di ravvisare nella bozza di Statuto elaborata dalla Commissione del Consiglio fossero dal dibattito non solo conservati ma possibilmente arricchiti perché questo dibattito si svolgesse nel quadro di una aperta dialettica che desse modo a tutti di constatare se, come pensavo e il dibattito mi ha poi confermato, esiste all'interno delle forze politiche in generale, di quelle che sentono ed avvertono questi problemi con la necessaria sensibilità, un travaglio che le porti a superare vecchie barriere, vecchie concezioni, vecchi schemi, sotto la pressione delle spinte sociali che in questi anni, in queste settimane, oggi stesso, si fanno sentire con estrema forza nella società e che, io credo, hanno trovato un riflesso preciso anche in molte posizioni che qui sono state assunte da forze che per l'addietro si rifiutavano programmaticamente di prendere atto della forza di queste spinte e della validità delle loro rivendicazioni.
Il terzo elemento era che nello Statuto, nel suo corpo generale fossero recepiti e inscritti tutti quegli elementi di novità che quelle spinte cui facevo riferimento prima impongono se vogliamo fare della Regione un reale momento di rifondazione della democrazia italiana secondo le esigenze di una società moderna e secondo le esigenze di quello che è il suo nucleo sostanziale, cioè la forza dei lavoratori. A me sembra che questi aspetti si siano largamente realizzati nel corso del dibattito e che questi contenuti cui facevo riferimento prima si ritrovino nello Statuto di cui abbiamo concluso testé la discussione.
Naturalmente, rimangono delle ombre, rimangono degli aspetti di espressa o inespressa reticenza che sono contraddittori anche con altre accettazioni di momenti avanzati e di formulazioni avanzate che lo Statuto contiene. Come già ho detto all'inizio del dibattito, tutto è soggetto alla verifica della volontà politica, poiché non sono le norme scritte che di per sé traducono in fatti reali gli auspici che si formulano.
Abbiamo anche attraversato - lo hanno costatato i colleghi prima delle fasi di notevole tensione nel dibattito: ci sono stati dei contrasti che non sono stati superati, e non erano superabili; ma ci sono stati momenti di convergenza e di unità che hanno assunto un significato di estrema importanza e che fanno bene sperare per l'avvenire dei nostri dibattiti.
Queste considerazioni di contenuto e queste sensazioni generali che ho riportato dal dibattito, mi inducono a dichiarare che darò voto favorevole a nome della mia parte politica, allo Statuto della Regione Piemonte.
Voglio terminare indirizzando anch'io un ringraziamento sentito al Presidente del Consiglio, il quale ha egregiamente diretto i nostri lavori garantendone la correttezza in ogni momento del loro svolgimento. E, se mi è consentito, come prima di me ha fatto il collega e compagno Nesi, proprio da questo estremo opposto dell'aula, desidero anch'io personalmente rivolgere un omaggio al collega Bianchi, che è stato protagonista stimabile, per la sua coerenza e per la continuità e l'impegno, di questo dibattito. Non è un omaggio formale quello che rendo al collega Bianchi: è una attestazione che desidero fargli personalmente, perché penso che questo valga come elemento di rafforzamento di quel rapporto dialettico, anche di contrasto frontale, che abbiamo avuto in questa discussione e che avremo certamente in futuro, ma nel quadro di un reciproco riconoscimento di buona fede, quando c'é, di correttezza, quando c'è, e di capacità di coerenza quando c'è.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Zanone.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a nostro avviso, questo Statuto esce dal dibattito consiliare con alcuni aspetti peggiorativi rispetto al testo proposto dalla Commissione.
Non entrerò, data l'ora e la circostanza, in una disamina di dettaglio: mi limiterò ad una osservazione di carattere politico, che crediamo di non poter tacere. In queste lunghe ore di discussione è emersa, all'interno della maggioranza, ed in particolare all'interno del Gruppo democristiano del Partito di maggioranza relativa, una attitudine che noi giudichiamo grave al costante compromesso nei confronti del Gruppo comunista riconosciuto di fatto come un interlocutore preliminare e privilegiato. Più di una volta la maggioranza, e soprattutto il Gruppo di maggioranza relativa, hanno dato chiare prove di disunione e di confusione interna, con esiti che certo non hanno influito positivamente sulle deliberazioni.
Questa disunione e questa confusione hanno raggiunto occasionalmente il loro vertice, che non a caso noi abbiamo voluto lasciare agli atti con una verifica per appello nominale, nella votazione di qualche ora fa sulla proposta del difensore civico.
Vogliamo cogliere questa occasione anche noi, come già hanno fatto i colleghi Nesi e Giovana, per dare atto al capo Gruppo della Democrazia Cristiana, avv. Bianchi, della onestà intellettuale e della leale chiarezza politica con cui ha partecipato a tutto questo dibattito.
Circa il merito, dobbiamo ribadire in primo luogo le nostre critiche su alcuni articoli dello Statuto, come si configurano ora, alla conclusione del dibattito; critiche per le sperequazioni su alcuni obiettivi indicati nel primo Titolo; per la struttura difettosa nella procedura di elezione del Presidente e della Giunta, e nel rapporto fra Giunta e Commissioni; per le formulazioni, a nostro avviso di dubbia costituzionalità, che compaiono agli artt. 48 e 53; per il rifiuto della maggioranza di aderire a nostre proposte costruttive e concrete in tema di partecipazione e di tutela dei cittadini.
Tenuto conto, però, che la rappresentanza liberale in questo Consiglio costituisce una minoranza, la quale può collaborare e intende collaborare alla formazione dello Statuto, come a tutta l'attività consiliare, ma non può certo determinarne con volontà preminente tutte le norme; e fatte salve tutte le riserve che abbiamo puntualmente espresso nel corso del dibattito articolo per articolo; poiché ritiene opportuno che lo Statuto della Regione Piemonte si fondi sul concorso di tutte le forze democratiche; il Gruppo liberale mi incarica di comunicare che il voto finale dei suoi componenti sarà favorevole.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Vera.



VERA Fernando

Signor Presidente! Signori Consiglieri! Nell'annunciare il voto favorevole del Gruppo del Partito socialista unitario allo Statuto della Regione Piemonte non posso esimermi anch'io esprimendo il pensiero del mio Gruppo, da un ringraziamento a lei, signor Presidente del Consiglio, per l'opera non soltanto di moderatore, ma di stimolatore, di animatore di questo nostro dibattito, che ha permesso di arrivare nel termine stabilito dalla legge all'approvazione dello Statuto della Regione Piemonte. Come, d'altra parte, non possiamo esimerci da un ringraziamento e da un giudizio positivo per l'opera di puntualizzazione di precisazione, di approfondimento del contenuto dello Statuto che ha portato in questo nostro dibattito il Presidente della Giunta regionale.
Non credo che il giudizio e il ringraziamento che diamo per l'opera davvero eccezionale che, in modo e con funzioni diverse, hanno svolto in questo dibattito questi due uomini, possa suonare come diminuzione per tutti gli altri che hanno dato un contributo positivo al dibattito sullo Statuto e per tutti gli altri che con un dibattito civilissimo democratico, svolto su un piano di estrema attenzione, affinché questo nostro Statuto possa nascere veramente funzionante, oserei dire perfetto hanno contribuito a ciò in un momento che giustamente da più parti si è sottolineato come un momento unitario della vita del Consiglio Regionale piemontese. Momento unitario che naturalmente non ci deve far dimenticare la profonda diversità di posizioni ideologiche e politiche che esiste tra le varie formazioni, proprio per non trasformare questo eccezionale momento unitario in un momento di confusione, o, peggio, in un unanimismo in cui stenterebbe a vivere lo stesso metodo democratico, che ha bisogno invece di confronto di idee e che è essenzialmente dibattito e confronto di idee.
Questo nostro Statuto contiene notevoli innovazioni, tra le quali mi pare soprattutto rimarchevole quella della partecipazione popolare innovazioni che hanno indubbiamente bisogno di sperimentazione prima che si possa dare su di esse un giudizio definitivamente positivo, ma che già oggi possono essere considerate favorevolmente perché fanno giustizia non tanto direi, di quell'accusa di obsolescenza che da più parti viene oggi avanzata nei confronti della democrazia rappresentativa, ma in quanto rispondono ad una esigenza di partecipazione, rispondono, soprattutto, direi, ad una esigenza di aggiornamento, di miglioramento della democrazia rappresentativa; e proprio perché non vada perduta quella che ne costituisce la caratteristica più preziosa, cioè la possibilità per tutti di partecipare per mezzo del voto alla gestione della cosa pubblica, alle scelte che i poteri pubblici debbono fare.
Naturalmente, sappiamo - ce lo insegna l'esperienza dei Paesi dove queste innovazioni sono già da tempo state messe in opera - che al fatto istituzionale va accompagnato in modo inscindibile il fatto di costume cioè, in altre parole, occorrerà che tutte le forze politiche, a cominciare da questo Consiglio Regionale, si adoperino per calare l'istituzione nella pratica politica del popolo, perché il fatto istituzionale diventi fatto di costume. Ciò proprio per evitare che queste innovazioni che noi abbiamo portato alla vita della nostra Regione traducendole in norme statutarie possano consentire possibilità di sopraffazione, di prevaricazione da parte di minoranze, possano rappresentare strumentalizzazione da parte di forze politiche, possano rappresentare una forma, più che di protesta istituzionalizzata, direi quasi di guerriglia nei confronti della vita, del funzionamento, dell'attività della Regione Piemonte.
Noi siamo persuasi che la solidarietà, l'azione delle forze politiche democratiche potrà permettere di rendere veramente operanti queste innovazioni che abbiamo introdotto nel nostro Statuto, potrà far sì che esse diano veramente avvio ad una partecipazione popolare, ad un apporto costruttivo da parte di tutti i cittadini, da parte, soprattutto, direi, di quella maggioranza di cittadini, di lavoratori, di donne, di giovani, di quella larga maggioranza civile e laboriosa che spesso è aliena da una diretta azione politica e che occorre invece investire del problema della scelta delle soluzioni, dei temi di intervento dell'Ente Regione, che non sono temi astratti ma sono invece materia di vita, di lavoro, di progresso civile per tutti i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Bianchi.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente! Cari Colleghi! In questa conclusione ci sono degli aspetti del dibattito che sembrano assimilarsi ad un rito, che però non esclude, anzi rivela, la sincerità degli accenti e l'emozione per essere testimoni e partecipi di un momento sicuramente importante della vita delle nostre istituzioni e della nostra personale esperienza di uomini.
Mi scuso se sarò il più disorganico degli intervenenti in questa rassegna di posizioni all'atto conclusivo e solenne dell'approvazione dello Statuto della Regione Piemonte.
Ringrazio anch'io il Presidente, che ha guidato i lavori dell'Assemblea. Altri gli hanno dato riconoscimento delle sue capacità della sua conoscenza tecnica, della sua esperienza. Io lo ringrazio soprattutto per aver fermamente voluto ed operato perché si potesse, non per una gara sportiva, ma per una forma esemplare di corrispondenza alle responsabilità che ci si assumono entrando in politica, arrivare ad una tempestiva approvazione dello Statuto. Noi, il Gruppo della Democrazia Cristiana, abbiamo altrettanto fermamente voluto questo risultato: certo non lo potevamo volere tralasciando le esigenze del confronto, le esigenze che ci portavano a ricercare formulazioni che fossero nei limiti di un confronto corretto le più corrispondenti alle impostazioni ed alle ispirazioni di cui ci sentiamo portatori.
Egualmente ringrazio il Presidente della Giunta, il Presidente della Regione, che ha affrontato (per me, gli aspetti umani e l'esigenza di capire rivestono sempre un particolare interesse) una esperienza, in questa fase, certamente difficile, perché sicuramente ha sentito su di sé il peso delle responsabilità che derivano dall'essere in una posizione così esposta senza avere corrispondenti possibilità e disponibilità di strumenti, di mezzi e di iniziative. Io mi auguro che da questo documento, che viene consegnato ai cittadini del Piemonte, all'Assemblea regionale, alla Giunta ed a lui, Presidente della Giunta, documento che è portatore, forse imperfetto, ma sicuramente valido nella sua sostanza, delle nostre aspirazioni e della nostra volontà politica, egli si sentirà rinfrancato rasserenato, spronato a tradurre le indicazioni, secondo le responsabilità gravi ed importanti che gli competono, in nome di tutta l'istituzione e ad onore del Gruppo che lo ha espresso, e che si onora di averlo espresso, in modo puntuale, tempestivo, coerente, nelle realizzazioni politiche.
Ringrazio i Colleghi che hanno partecipato ai lavori della Commissione dai quali ho appreso una quantità di cose, dai quali ho avuto l'aiuto che consente di rendere più esplicite e più chiare le cose che noi stessi abbiamo da dire.
Ringrazio, infine, in modo particolare, i Colleghi Nesi, Giovana e Zanone, che hanno voluto richiamare il mio nome, dando solennità, in un momento di questo genere, a questo moto che io giudico prettamente umano spontaneo, significante amicizia, alieno da ogni valutazione in senso positivo, negativo, dialettico, di carattere politico, che hanno voluto mettendomi su un piano sentimentale in un certo imbarazzo, darmi un riconoscimento sicuramente molto al di là di ogni mio merito, e che io accetto solo come riconoscimento della volontà ferma che mi ha guidato di fare tutto il mio dovere in questo impegno a me affidato dalla fiducia del mio Gruppo, di tutto il mio Gruppo, nessuno dei suoi componenti escluso tutti con pari impegno anche nei momenti difficili e di contrasto che sono tipici di una formazione politica che esprime pluralità di esperienze e di vita. Ringrazio doverosamente anche il mio Gruppo per il lavoro che mi ha consentito di fare, per le responsabilità che mi ha affidato, per l'impegno che assumo verso le responsabilità future.
Questo testo che noi consegniamo oggi ha avuto anche una caratteristica particolare, che lo segnala e lo distingue se non da tutti almeno da parte di quelli che si vanno formando nelle varie Regioni d'Italia: quello di essere, per quanto, forse, sotto il profilo formale, carente di qualche punto, risultato ed espressione totale del nostro sforzo. Anche in questo senso è già una prefigurazione, una preparazione del tipo di Regione che noi vogliamo realizzare. Non è il frutto di un lavoro tecnocratico che, sia pure nella perfezione della preparazione tecnica, ma nel distacco freddo dalle realtà politiche, sociali ed umane delinea un documento impeccabile nel quale però non si sente riportata in modo vivo l'esperienza politica: è un documento tutto nostro, il che vuol dire che è un documento tutto della popolazione piemontese, un documento tutto delle forze politiche che si sono confrontate in esso e che attraverso esso hanno cercato di esprimere il meglio di sé, anche reciprocamente limitandosi e reciprocamente comprendendosi quel tanto che permettesse di non compromettere l'originalità, la serietà delle rispettive posizioni politiche. E' un testo che si distacca da noi e che procede ormai per la sua strada, per la lunga strada che dovrà percorrere.
Sicuramente il suo spirito informatore dovrà sopravvivere, realizzarsi ed incarnarsi nelle istituzioni e nelle azioni, nelle attività di carattere politico che presuppone e che indica. Sicuramente, come tutte le cose e le creature che vengono dagli uomini, ci sarà qualcosa che sarà caduco. E' una esperienza che è facile prefigurare. Noi vogliamo immaginare che possa essere caduco ciò che è stato frutto magari di nostre sovrastrutture mentali, di nostri desideri di sperimentazione, mentre debba essere valida permanente, capace di stimolare, di creare spinte di carattere politico, di carattere morale, di carattere realizzatore, quella parte che esprime la nostra volontà democratica e costruttiva.
Che tipo di società, quindi già esprime, presuppone questo Statuto? Dietro questo Statuto, se anche noi facciamo una analisi delle parole delle frasi, delle realtà sociali che richiama, delle finalità che indica vediamo l'espressione, il presupposto di una società pluralistica, di una società popolare, di una società democratica. Che finalità indica come da raggiungere, questo Statuto? Una società pluralistica, una società popolare, una società democratica, una società più giusta, una società più fraterna. Forse sì, Conti, hai ragione, questo testo non centralizza interamente la persona umana nelle sue esigenze più profonde, ma io credo che le presupponga e orienti l'azione dell'istituzione politica verso la costruzione di strutture politiche, verso l'adozione di strumenti politici destinati necessariamente a valorizzare la persona umana. Una amministrazione di tipo nuovo, agile, non carica di servizi diretti da rendere, un'amministrazione-guida, un'amministrazione chiamata alla promozione, alla indicazione di finalità. Un tipo di organo politico che deve servire da esempio per sollecitare all'azione, per smuovere dall'immobilismo, dall'abbandono al senso di stanchezza che le pervade molte nostre istituzioni. Un tipo di organizzazione politica che, sì decentri la volontà politica, sì, decentri le responsabilità politiche, per renderle più partecipate e farle tornare ad un popolo cui la sovranità troppo spesso espropriata dev'essere restituita e reintegrata, ma non per decentrarla alle parti, non per decentrarla e delegarla a qualcuno. Non saremo certamente noi a cadere sui nostri principi; non saremo certamente noi a compromettere i valori di una società democratica, di una vita democratica; non certamente noi saremo per la rissa ideologica fine a se stessa, che confonde i termini di una autentica lotta politica, non certamente noi saremo per una rappresentazione che ci voglia vedere scagliati anche artificiosamente gli uni nei confronti degli altri. Non abbiamo paura di dire che noi siamo attenti: non è un problema di moda, di politiche che passano dal confronto, dalla delimitazione, all'attenzione nei confronti di tutti e di ciascuno, anche di coloro che pronunciano giudizi ingiusti e duri nei nostri confronti; attenzione verso ogni forza politica, anche per capire le ragioni degli errori, per capire la ragione del pervicace permanere in certi errori; perché anche di questo dobbiamo farci carico, se veramente vogliamo essere dei democratici. Nessuno è da respingere e da tagliare fuori da un rapporto umano e politico.
Questo Statuto, attraverso gli istituti che gli altri Colleghi hanno illustrato, costituisce veramente un fatto nuovo ed un passo avanti coerente con la Costituzione, ma più avanzato, nuovo, rispondente alle esigenze che battono oggi sull'orologio, come si suol dire, della nostra vita sociale: un orologio che non è fermo come é idealmente fermo l'orologio che regola i tempi di questa Assemblea, ma che batte ritmicamente e cammina verso un avvenire che noi auspichiamo.
Abbiamo, io penso, superato il momento di maggior tensione e di maggior pericolo per le nostre istituzioni. Io credo che la storia registrerà il fatto che la nostra società, passata in una fase di crisi vicino a delle possibilità, a dei rischi, di regredire a posizioni reazionarie o conservatrici o eversive, sta ora riacquistando una coscienza democratica che la renderà capace di raggiungere traguardi di più alto progresso conservando vive le istituzioni che ne fanno una società democratica e civile. Questo progresso si realizza anche in funzione di queste istituzioni. L'opinione pubblica, i cittadini, i lavoratori, i giovani, gli imprenditori capaci e impegnati nell'assicurare nuovi traguardi alla vita del nostro Paese, tutti i cittadini devono essere riagganciati alle responsabilità politiche, devono essere responsabilizzati, devono essere ripresi e reimmessi nel vivo corso della vita delle nostre istituzioni.
Questo Statuto, nell'ambito - adoperiamo ancora una volta una delle forme magari un pochino ripetute e curiali - delle sue competenze cercherà, riuscirà sicuramente a galvanizzare. Ma la funzione più nobile che esso compirà sarà proprio quella di partecipare alla rinnovazione dello Stato, verso il quale noi non ci poniamo in termini contestativi, in termini di famelica pressione per appropriarci di competenze, ma in termini di virile, tempestiva, puntuale, vigorosa azione per reclamare che lo Stato si liberi di funzioni che non riesce più ad assolvere in maniera puntuale per restituirle non a noi, modesta assemblea di cinquanta componenti, ma attraverso questa Assemblea, alle popolazioni, alla società che in periferia opera e che deve essere reimmessa nel vivo delle responsabilità politiche. Ed allora anche i nostri 1209 Comuni, i piccoli comuni di montagna, anche le comunità che abbiamo in vario modo richiamato in questo Statuto, riprenderanno una scintilla di nuova vita, riprenderanno una maggiore coscienza dell'appartenenza ad una comunità regionale, e attraverso questa alla comunità nazionale, non più vedendo lo Stato come qualcosa di lontano, di distante, di contrapposto rispetto alle aspirazioni, agli aneliti, ai bisogni di tutti e di ciascuno, ma come qualcosa che è partecipe della nostra vita ed integratore delle nostre aspirazioni.
Per queste motivazioni, di cui avverto tutta l'insufficienza, per la quale prego i Colleghi di scusarmi, con la cortesia in tanti modi dimostratami - un aspetto estremamente positivo dell'esperienza che ciascuno di noi, io in particolare, abbiamo qui fatto, questa amicizia questa stima, che ricambio con tutto il cuore, largamente, a tutti e ciascuno dei Consiglieri che sono qui presenti -, con gli intenti che ho indicato, con questo spirito, noi, appartenenti al Gruppo democratico cristiano, ci accingiamo a dare il nostro voto favorevole allo Statuto della Regione Piemonte, che sentiamo, consentitecelo, nostro almeno in proporzione alle forze, al peso che abbiamo qui portato e che non abbiamo mai cercato di imporre e di sopravvalutare. Abbiamo sentito e sentiamo la necessità di una integrazione costante, di un confronto costante, di una collaborazione costante: una collaborazione che sarà più viva, più ferma più organica nelle prospettive future, con una maggioranza che noi vediamo chiaramente orientata, in senso democratico, in senso popolare, verso la costruzione di una società nuova; che sarà viva egualmente nei riguardi di ogni altro Gruppo politico, e non dovrà certo essere motivo di scandalo collega Zanone, caro collega Zanone, anche se qualche volta può sembrare irritante, un confronto-scontro che può sembrare incontro e reciproca attenzione fra Gruppi consistenti che sono, si voglia o no, i protagonisti principali di una vicenda politica. Noi vediamo, al di là della simpatia umana che può essere maggiore o minore, in tutti i rapporti con le persone che qui rappresentano queste realtà sociali, delle grosse realtà sociali verso le quali bisogna mostrare comprensione, verso le quali occorre un'attenzione viva ogni giorno. Perché noi non siamo certo qui per compromettere le nostre posizioni con gli apparati così come si presentano con le strutture o le sovrastrutture politiche: noi siamo interessati a qualcosa di ben più profondo, a capire le ragioni di ciò che è stato, le ragioni di ciò che può essere, a preparare in ogni caso un avvenire al nostro Paese nel quale l'ambito, la sfera di una democrazia che ognuno afferma secondo i propri principi sia realizzata secondo un principio fondamentale, riconosciuto da tutti; per cui anche nel nostro Paese tutte le forze politiche, un grande spazio delle forze politiche almeno, siano ugualmente interessate alla difesa sostanziale delle istituzioni. Perch questo è un carattere che ci differenzia e che rende drammatica la nostra vita e la nostra storia. Attorno a noi vi sono Paesi, dalla Germania all'Inghilterra ed altri ancora, nei quali si confrontano forze politiche che però hanno un patto comune di metodo, di riconoscimento di valori, che le lega e rende meno drammatica la loro vita. Ebbene, noi marciamo verso questa direzione. E se qualcuno in qualche momento potrà provare timore o sgomento, si rassereni, per quanto ci riguarda. Non sembrino parole orgogliose, queste: ho ben coscienza della modestia dei limiti delle posizioni in cui ci collochiamo e delle disponibilità che sono nelle nostre mani. Noi guardiamo a questo traguardo, della costruzione di una società democratica, di una vita democratica, di rapporti democratici tra le forze di conversioni democratiche, di elaborazioni di situazioni nuove che facciano veramente in questo senso dell'Italia un Paese unito, un Paese che sa riconoscere dei fondamenti comuni. E questo lavoro che abbiamo fatto in comune è, in questa direzione, una tappa nella quale ciascuno di noi ha fatto sacrifici, ha fatto passi, attraverso la quale, soprattutto, ha fatto e farà grandi passi la società che noi rappresentiamo.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Calleri.



CALLERI Edoardo

Signor Presidente! Desidero anch'io ringraziarla vivamente per l'abilità con la quale ha presieduto in questi giorni, ed in queste notti, il nostro Consiglio, per la costanza e la tenacia con le quali ha voluto, forzando i tempi, ed obbligandoci anche a forzare i tempi della ricerca di convergenze, che giungessimo all'approvazione dello Statuto, ha voluto cioè che realizzassimo un'altra tappa, un'altra fase di passaggio dallo Stato centralista allo Stato regionale, che arrivassimo a sanzionare, come faremo solennemente fra poco, la conquista di un altro importante spazio di libertà alle nostre istituzioni. Una conquista che ha grande rilievo specialmente per una città come Torino, per una Regione come il Piemonte che sono state protagoniste delle battaglie della Resistenza nel nostro Paese. Chiunque di noi abbia vissuto quei momenti drammatici, abbia sofferto e patito nei propri affetti, credo non possa non sentire con particolare trasporto la solennità del raggiungimento di questa nuova tappa nella conquista di ulteriori spazi di libertà e non ricollegarla a quei tempi e a quei momenti, come altre tappe che si sono realizzate in questa ansiosa ricerca, in questa ascesa faticosa.
So che qualunque cosa dicessi non aggiungerebbe gran che alle considerazioni che qui sono state fatte in ordine allo Statuto, ai suoi contenuti, alle istituzioni, in qualche misura nuova, in qualche misura sicuramente da sperimentare, che noi abbiamo introdotto nella Carta fondamentale della nostra Regione.
Desidero però osservare che, rilevando le convergenze che si sono verificate, spesso attraverso scontri e dissensi, comunque sempre rivelatrici di una comune volontà di insieme far nascere e far crescere la Carta fondamentale del nostro Piemonte, si può affermare che da parte di tutti noi si è sempre ricercato quel clima di comune accordo cui deve indurre tutti la consapevolezza dell'importanza e del significato che ha questa riforma regionale, ed interpretare questa nostra comune ricerca questo nostro comune confronto, come la piattaforma che ci garantisce una ulteriore, significativa avanzata attraverso l'attuazione delle norme statutarie che abbiamo tutti insieme elaborato.
Per questo, per la responsabilità che viene a noi democristiani come partito di maggioranza relativa, ed a me personalmente in quanto Presidente della Giunta, abbiamo cercato di rendere gli istituti nei quali dovremo operare funzionali, con il dare loro forza, capacità sufficienti perché si possano muovere, possano realizzare le finalità contenute nello Statuto. E l'abbiamo fatto con senso di profonda serietà. Se taluno ha potuto giudicare duri, incomprensibili talvolta, gli atteggiamenti che con pieno senso di responsabilità ho ritenuto di dover assumere facendomi carico di queste prospettive future verso le quali dobbiamo marciare, lo invito a riconsiderare quel giudizio, ponendo mente al significato di quelle prese di posizione: non mi sono mai collocato, né ho desiderato collocarmi nei riguardi dello Statuto con l'atteggiamento gattopardesco che altri, in altri luoghi, ha adottato di fronte alle affermazioni di carattere generale introdotte nella Carta regionale; proprio perché sento, non meno di tutti voi, profonda la responsabilità che le affermazioni di principio che abbiamo fatte vengano realizzate, non mi sono sentito di comportarmi come chi pensa: "Beh, lasciamo pur dire, tanto poi saremo noi a decidere....".
Sarebbe far nascere male la Regione, degradarla immediatamente ad uno strumento sicuramente non degno della fiducia dei cittadini, e contribuire non già al rafforzamento delle istituzioni democratiche ma al loro indebolimento, alla loro frustrazione, a raccogliere sfiducia dai cittadini. Noi vogliamo invece che i cittadini aderiscano intimamente a queste istituzioni, diano ad esse il proprio consenso e l'apporto della loro consapevole adesione nella misura in cui da queste istituzioni e in queste istituzioni essi trovano un punto di riferimento e di raccordo verso il libero sviluppo della loro persona umana, delle loro esigenze, modo di collaborare e di essere aiutati nel comune intento di provocare la crescita sociale, la crescita civile della nostra società.
Abbiamo ricercato le convergenze soprattutto nella consapevolezza delle responsabilità che ci staranno di fronte, consapevoli che l'esperienza regionale reca sicuramente in sé una grande carica di novità, reca una più immediata responsabilizzazione di tutte le forze politiche a livello di dimensioni politiche vorrei dire più umane, più vicine all'esperienza diretta degli uomini, reca quindi in sé la possibilità di sollecitare, di stimolare e di spingere le forze politiche, tutte quante le forze politiche, al di là delle barriere ideologiche, al di là delle differenziazioni, spesso così rigide da non consentire l'apertura di dialoghi che non siano dialoghi di compromesso ma dialoghi di confronto per verificare se davvero vi sono differenziazioni drastiche, radicali insuperabili, o se sui fatti concreti non sia possibile trovare invece dei punti di raccordo per fare in modo che le istituzioni procedano in modo da arrivare a rispondere effettivamente ai compiti che devono assolvere.
Noi abbiamo dato alla nostra Regione gli istituti della partecipazione ma abbiamo dato soprattutto il metodo nuovo di operare della programmazione, e abbiamo tutti comunemente accolto gli indirizzi e gli obiettivi di questo metodo, di questo strumento, che consistono nel riequilibrare l'assetto territoriale, sia a livello regionale che a livello nazionale. Nel riconoscere insieme queste esigenze credo che possiamo veramente trovare tutti dei punti d'incontro e cercare, non importa se dalle posizioni di maggioranza o da quelle di minoranza, di facilitarci reciprocamente il lavoro, proprio per dare alle istituzioni quel significato al quale si è riferito l'amico e collega Bianchi. Sentendo questa responsabilità nella prospettiva del futuro che ci attende, che non sarà certamente un futuro facile, io penso che abbiamo dato prova di consapevolezza e di coerenza rispetto alle posizioni dalle quali siamo partiti e per le quali ci siamo presentati in questo nuovo istituto politico.
Desidero, oltre a ringraziare il signor Presidente, esprimere il mio ringraziamento a tutti i Gruppi politici qui rappresentati ed a tutti i Capigruppo per lo sforzo che tutti insieme hanno compiuto, che tutti insieme abbiamo compiuto.
A chiusura di questa mia breve dichiarazione mi sia consentito esprimere anche al Segretario Generale ed agli impiegati la mia gratitudine per la loro opera, un'opera indubbiamente molto meritoria, che oltre ad essere attenta e diligente, é stata anche sicuramente sostenuta dall'entusiasmo con il quale essi come noi affrontano questa esperienza regionale.
Un ringraziamento particolare desidero poi rivolgere anche al Gruppo della Democrazia Cristiana, che ho l'onore di rappresentare a livello della massima responsabilità esecutiva ed al quale debbo riconoscenza proprio perché ha compreso lo spirito con cui sono intervenuto reiteratamente nel dibattito ora conclusosi: di tali interventi ho sempre dato le motivazioni che, se non sempre possono essere totalmente condivise, ritengo possano quanto meno essere capite.
Sono grato anche ai Gruppi che compongono la maggioranza di Giunta. Non ha importanza se ci siamo trovati diversificati rispetto a taluni problemi che non riguardavano un atteggiamento comune preventivamente concordato.
Anche all'interno dei singoli Gruppi abbiamo avuto diversificazioni: questo però non vuol dire né spaccatura né rottura, nulla del genere, ma soltanto che tutti ci siamo adoperati nella direzione di una ricerca di solidarietà a livello dei singoli Gruppi mantenendo però integro quel senso di responsabilità che la nostra coscienza ci detta e che evidentemente non possiamo versare all'ammasso di una disciplina che forzi la nostra convinzione, il nostro senso di responsabilità.
E' un momento solenne quello dell'approvazione dello Statuto: è il momento del passaggio dallo Stato centralista allo Stato regionale. Sono certo che, consapevoli delle responsabilità che ci siamo assunti continueremo tutti ad operare con entusiasmo non affievolito. E' questo l'auspicio che io formulo per questo Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri! Prima di procedere alla votazione, al termine di questa lunga giornata di lavoro del Consiglio Regionale, di questa seduta fiume del 10 novembre 1970, desidero anch'io dar conto del mio voto, poiché, pur avendo deliberato di non partecipare ad alcuna votazione, ritengo di non poter sottrarre il mio voto all'approvazione dello Statuto della Regione Piemonte. E desidero anch'io, nel farlo, esprimere il mio ringraziamento all'intero Consiglio Regionale, ai suoi singoli componenti, a tutti i Gruppi consiliari ed ai capi Gruppo per il lavoro svolto nel corso di queste lunghe sedute allo scopo di giungere all'approvazione di uno Statuto che certamente non è il peggiore fra quelli finora approvati e fra gli schemi di Statuto che sono ancora sottoposti all'esame di altri Consigli Regionali.
E' stato un, lavoro lungo, faticoso, ma condotto da tutti con senso di civiltà, di reciproca comprensione, di pazienza al di là di ogni limite.
Credo che in sedute di questa lunghezza, con un lavoro così estenuante, con tensioni politiche quali quelle che si sono manifestate in seno a questo Consiglio, raramente in un'assemblea rappresentativa si sia potuta riscontrare una tale prova di civiltà. Ho assistito a molte sedute di molte assemblee, anche di assemblee di Paesi che sono portati a modello: e ritengo di poter dire che assai raramente si è avuto un esempio quale quello che è stato dato dal Consiglio Regionale piemontese.
Di questo lavoro estenuante fa fede non soltanto il numero delle ore che abbiamo trascorso insieme, ore delle quali probabilmente ci ricorderemo anche sul piano umano, poiché penso che nella nostra vita questa esperienza rimarrà sempre impressa in tutti noi a rappresentare un modello di convivenza civile. Siamo entrati in questo Consiglio Regionale il 13 luglio di quest'anno, Consiglieri regionali di parti opposte affrontatesi nel corso della battaglia elettorale: ne usciamo probabilmente, questa mattina al termine di una lunga notte, colleghi ed amici che ricorderanno di aver lavorato insieme, di aver cercato insieme di raggiungere un fine comune.
Questo lavoro, ripeto, è stato faticoso ed estenuante anche perché ci siamo trovati davanti ad un testo complesso, di una Costituzione regionale che era tutta da inventare, al quale hanno collaborato prima la Commissione Statuto, con tutti i suoi membri - e tra questi tengo a ricordare il Presidente Oberto, che ha presieduto questa Commissione nella prima fase dei suoi lavori, che ad essa ha dedicato tutte le sue forze -, poi Sottocommissioni che hanno anch'esse operato egregiamente, poi di nuovo una Commissione Statuto allargata, che ha condotto in porto la elaborazione del primo schema poi sottoposto all'esame del Consiglio Regionale.
Gli 80 articoli e le 2 norme transitorie che compongono questo Statuto nella sua bozza originaria sono stati oggetto, in Consiglio, della presentazione di 290 emendamenti. Su questi emendamenti, sui singoli comma sui singoli articoli, sui capi, sui titoli, e finalmente nella votazione finale, si è proceduto a ben 515 votazioni. So, per l'esperienza dell'approvazione della Legge elettorale al Senato, che 515 votazioni costituiscono un numero assai alto, che comporta normalmente un lavoro assai più lungo e faticoso di quello che ha richiesto l'approvazione dello Statuto della nostra Regione.
Desidero ringraziare in particolare, ad uno ad uno, tutti i Gruppi di questo Consiglio, a cominciare dal maggiore, quello della Democrazia Cristiana, sulle spalle del quale pesava la maggiore responsabilità anche per il numero dei suoi voti. Dall'atteggiamento della Democrazia Cristiana dipendeva molto l'andamento di tutti i lavori di questo Consiglio; dallo spirito di apertura che la Democrazia Cristiana avrebbe saputo manifestare dipendeva molto che questo Statuto, al termine dei nostri lavori, ricevesse un consenso convinto da quella larghissima parte di questo Consiglio che sta per esprimere il proprio voto, come già è stato dichiarato, a favore del progetto di Statuto sottoposto alla nostra approvazione.
Desidero dare atto anche al Gruppo comunista, il secondo Gruppo di questo Consiglio, dello spirito di collaborazione con il quale esso ha partecipato a questi lavori, della capacità che esso ha saputo dimostrare in varie occasioni di rinunciare anche a proprie posizioni, o quando si è convinto come queste posizioni fossero improponibili, o quando si è convinto che attraverso uno sforzo di reciproca comprensione sarebbe stato possibile raggiungere un accordo accolto da una grandissima parte di questo Consiglio.
Desidero poi esprimere gratitudine al Gruppo del quale faccio parte che si è sforzato, trovandosi in mezzo ai due maggiori Gruppi, di realizzare le condizioni per un incontro che può anche non essere un incontro politico o a livello di governo, ma che era certamente necessario come lo fu nel 1946 e nel 1947 perché la Costituzione della Repubblica ricevesse quell'assenso che ne garantisce ancor oggi il rispetto della quasi totalità degli italiani.
E ringrazio il Gruppo liberale, che, pur essendosi battuto contro l'istituto regionale, al Senato e alla Camera, quando furono in discussione le leggi regionali, la legge elettorale regionale e la legge finanziaria ha saputo con spirito democratico prendere atto della volontà della maggioranza del Parlamento italiano e trarne tutte le conseguenze a livello regionale; come ha saputo fare, con molto coraggio, in questo Consiglio attraverso la dichiarazione di voto espressa poco fa, dalla quale abbiamo appreso che il Gruppo liberale, dopo essersi adoperato per far accogliere molte sue istanze, senza riuscirvi, ha deciso, avendo partecipato anch'esso con senso di collaborazione alla elaborazione dello Statuto, di dare un voto complessivamente positivo a questo Statuto.
Ringrazio il Gruppo del Partito Socialista Unitario, i compagni del Partito Socialista Unitario, che in questo Consiglio Regionale hanno saputo, al di là di ogni faziosità, non soltanto collaborare con i Gruppi della maggioranza ma partecipare anch'essi al senso di intesa che ha presieduto ai nostri lavori.
Devo dare atto al Gruppo del Movimento Sociale Italiano che, pur avendo presentato, secondo le direttive del proprio partito, un numero considerevole di emendamenti, ha rinunciato alla facoltà, che il regolamento gli consentiva, di illustrare gran parte di essi, e quindi a far perdurare questi nostri lavori al di là di ogni limite, a esercitare una vera e propria opera di ostruzionismo, pur mantenendo, così come ha ribadito, la propria opposizione e al progetto di Statuto e alla istituzione della Regione Piemonte.
Desidero dare atto pure al rappresentante del Partito Repubblicano Italiano ed al rappresentante del Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria di aver saputo dare, pur essendo rappresentanti unici dei loro partiti, un contributo intelligente e coraggioso alla stesura di questo Statuto, facendosi da soli portatori di istanze certamente meritevoli di largo rispetto nel nostro Paese.
Al termine di questi lavori non mi compete di sottolineare tutte le novità che questo Statuto contiene: è già stato fatto egregiamente da ciascuno dei Gruppi i cui esponenti hanno preso la parola in questo consesso. Mi limito a sottolineare che lo spirito che ha animato i nostri lavori è certamente di ottimo auspicio per quel principio della partecipazione popolare che abbiamo iscritto in testa alle nostre preoccupazioni, e che dimostra che, così come siamo stati capaci di comprenderci fra di noi, così tenteremo con energia e con ogni sforzo di comprendere le esigenze popolari che saranno espresse mediante gli strumenti di partecipazione che abbiamo iscritto nel nostro Statuto.
Desidero, da ultimo, rinnovare ancora il mio ringraziamento come Presidente di questo Consiglio Regionale a tutti coloro, dal Segretario Generale a tutti gli funzionari della Regione Piemonte, ai pochi funzionari della Regione Piemonte che hanno insieme a noi partecipato a quest'opera solenne che è la redazione e l'approvazione dello Statuto della Regione Piemonte.
Dichiaro che con questo spirito, in questa Assemblea di tipo costituente, voterò a favore dello Statuto della Regione Piemonte.
Signori Consiglieri! Prima di procedere alla votazione, desidero comunicare i nomi dei componenti la Commissione che domani 11 alle ore 16,30 - domani, perché siamo ancora al termine della lunga giornata del 10 nella sede del Consiglio Regionale si riunirà per procedere alle correzioni di carattere formale e di coordinamento del progetto di Statuto che stiamo per approvare. Sono i Consiglieri Carazzoni, Debenedetti Gandolfi, Garabello, Giovana, Rivalta, Viglione e Zanone.
Potremmo procedere alla votazione anche per alzata di mano. Se qualcuno me lo chiede, però, sarò lieto di procedere alla votazione per appello nominale, data la solennità di questa votazione.
E' stata richiesta ai sensi dell'art. 41.2 del regolamento provvisorio la votazione per appello nominale dal Consigliere Bianchi e da altri due Consiglieri. Procederò io stesso alla chiamata dei Consiglieri per la votazione per appello nominale. Stiamo per votare sul progetto di Statuto della Regione Piemonte: chi è favorevole è pregato di rispondere "sì", chi è contrario è pregato di rispondere "no", chi si astiene è pregato di rispondere "astenuto".
Prego i Consiglieri segretari di prender nota delle risposte sull'elenco alfabetico dei Consiglieri.
Si procede alla votazione per appello nominale.
presenti e votanti 47 maggioranza richiesta (ai sensi dell'art. 123 2^ comma, della Costituzione): 26 Hanno risposto sì 45 (Armella, Beltrami, Benzi, Berti, Bertorello, Besate, Bianchi, Bono Borando, Calleri di Sala, Chiabrando, Conti, Debenedetti, Dotti, Fabbris Falco, Fassino, Ferraris, Fonio, Franzi, Furia, Gandolfi, Garabello Gerini, Giletta, Giovana, Lo Turco, Marchesotti, Menozzi, Minucci, Nesi Paganelli, Petrini, Raschio, Revelli, Rivalta, Rotta, Sanlorenzo Simonelli, Soldano, Vera, Vietti, Viglione, Vittorelli, Zanone).
Hanno risposto no 2 (Carazzoni, Curci).
Lo Statuto della Regione Piemonte è approvato.



(Applausi da tutti i settori del Consiglio sottolineano l'annuncio)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchesotti. Ne ha facoltà.



MARCHESOTTI Domenico

Intendo presentare un ordine del giorno.
Rinuncio ad illustrarlo, lo leggo semplicemente: "Il Consiglio della Regione Piemonte costatato che le Amministrazioni provinciali e comunali, con le loro risposte sulla formazione dello Statuto, hanno unanimemente chiesto che venga sollecitamente costituito l'organo della Regione che esercita il controllo di legittimità sugli atti delle Province, dei Comuni e degli altri Enti locali in sostituzione dei poteri attualmente attribuiti ai Prefetti ed alle GPA decide, al fine di garantire che i bilanci di previsione per il 1971 siano esaminati dai suddetti organismi di controllo, e ad affermazione del ruolo nuovo che assumono le autonomie ed i poteri locali nell'ambito della Regione, di nominare i propri rappresentanti per la costituzione immediata dei Comitati di controllo sulle Province e sui Comuni".
L'ordine del giorno, naturalmente, é disponibile per essere discusso concordato dai vari Gruppi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore

Signor Presidente! Signori Consiglieri! L'ordine del giorno presentato dal collega del Gruppo comunista Marchesotti riguarda l'argomento che io avevo tratto esplicitamente nella discussione generale sullo Statuto, e quindi è logico che io accetti lo spirito di questo ordine del giorno.
Tuttavia, mi sembra che, dovendo pronunciarsi il Consiglio Regionale su questo ordine del giorno, sia opportuno - e mi pare che il collega Marchesotti si sia dichiarato disponibile in questo senso -, per sottolineare proprio il carattere morale, il significato di impegno che questo Consiglio Regionale vuol dare a questo argomento, prescindere da qualche affermazione che, non potendo poi essere rispettata, potrebbe sminuire il valore dell'ordine del giorno. Pertanto, proporrei di togliere la frase "al fine di garantire che i bilanci di previsione per il 1971 siano esaminati dai suddetti organismi di controllo", in quanto mi sembra che tale frase potrebbe suscitare dubbi di adempimento, e quindi di modificare l'ordine del giorno in questo senso: "dopo il 'cappello' del 'costatato che....' sul quale siamo d'accordo 'dichiara, ad affermazione del ruolo nuovo che assumono le autonomie ed i poteri locali nell'ambito della Regione, di provvedere, appena possibile alla nomina dei propri rappresentanti per la costituzione degli organi di controllo sulle Province e sui Comuni' ".
Penso che se il collega Marchesotti accetta questa modificazione l'ordine del giorno, che io sarò lieto di sottoscrivere, potrà avere ampia convergenza da ogni parte di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Nesi.



NESI Nerio

Sono fra i firmatari di questo ordine del giorno, insieme agli altri compagni del Gruppo socialista. Penso che, con l'abbrivio che hanno preso i nostri lavori, potremmo anche fermarci a discuterlo ora.... Ormai sembriamo ritornati tutti freschissimi....



PRESIDENTE

Veramente, adesso le lancette si sono rimesse bruscamente in movimento e sono le 7,10 dell' 11 novembre.



NESI Nerio

....e questa è una testimonianza anche della forza di questo Consiglio e dell'abilità del suo Presidente.
Ma penso sarebbe il caso, come diceva giustamente il collega Marchesotti, che, una volta depositato l'ordine del giorno, potessimo rinviarne la discussione ad una prossima seduta.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Marchesotti.



MARCHESOTTI Domenico

Vorrei precisare, scusandomi per non averlo fatto prima, che i firmatari dell'ordine del giorno sono i Consiglieri Nesi, Viglione Marchesotti, Berti e Giovana.
Personalmente, ritengo di poter accettare le proposte che ha fatto il Consigliere Paganelli. Se anche gli altri firmatari la pensassero allo stesso modo, potremmo approvare l'ordine del giorno anche subito.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Desidero soltanto dire che accettiamo la modifica, cancellando però l' "appena possibile", perché riteniamo non vi sia alcuna norma di legge che vieti al Presidente della Giunta di adempiere quanto è contenuto sia nella Costituzione con riferimento alla Legge Scelba sia quanto contenuto nello Statuto approvato questa sera.



MARCHESOTTI Domenico

Invece che "appena possibile", si potrebbe dire "con la massima celerità", o "al più presto possibile".



PRESIDENTE

Faccio presente, però, che si deve fare una legge della Regione per stabilire le sezioni di controllo.
Constato che sono accolte, dunque, le richieste del Consigliere Paganelli. Quale formula adoperate circa il tempo?



VIGLIONE Aldo

"Nel più breve tempo possibile".



PRESIDENTE

Constato altresì che il Presidente della Giunta dà parere favorevole.
Allora, pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Marchesotti, Viglione, Nesi, Berti, Giovana, modificato dal Consigliere Paganelli con l'assenso dei presentatori ed accolto dal Presidente della Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con due astensioni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 7,10)



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