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Dettaglio seduta n.184 del 06/12/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'ordine del giorno reca, al Punto primo: "Approvazione verbale precedente seduta".
Il processo verbale dell'adunanza del 22 novembre è stato distribuito ai signori Consiglieri. Vi sono in proposito osservazioni o richieste di parola? Debbo allora intendere che il verbale possa considerarsi approvato.
Comunque, lo pongo formalmente in votazione. Chi approva è pregato di alzare la mano.
Il verbale è approvato.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Punto secondo dell'ordine del giorno: "Comunicazioni del Presidente".
Informo anzitutto che sono in congedo i Consiglieri Conti, Giovana e Simonelli.
Il Commissario di Governo per la Regione Piemonte, con lettera raccomandata del 22 novembre '73 scrive: "Con nota pari numero in data 30 ottobre scorso è stato comunicato il provvedimento governativo di rinvio della legge sulla base dei motivi allora resi noti.
Altri motivi di perplessità, sorti in sede di esame della legge in questione da parte del Governo, sono stati fatti presenti, con particolare riguardo alla copertura della spesa.
Premesso che l'art. 81 della Costituzione, nella interpretazione anche datane dalla giurisprudenza, richiede, per spese destinate a ripetersi negli esercizi futuri, che la relativa copertura sia assicurata sulla base di una valutazione attendibile e non irrazionale (vedi, ad esempio, la sentenza della Corte Costituzionale n. 1 del 1966), non pare infatti che l'art. 3 della Legge regionale tenga sufficiente conto di tale precetto. In particolare, prevedendo che la copertura di parte degli oneri afferenti all'esercizio in corso sia fronteggiata con il maggiore gettito delle imposte fondiarie, la Legge regionale non fornisce adeguata dimostrazione di tale previsione e non provvede contestualmente alle corrispondenti variazioni in entrata.
Quanto al maggiore provento di L. 2.250 milioni di interessi attivi ora previsti in bilancio per 800 milioni, è stato notato che ci dimostrerebbe, oltre tutto, l'esistenza di ampie disponibilità non utilizzate in ordine alle competenze istituzionali. Tali somme, comunque dovrebbero sempre più ridursi in conseguenza dell'attività che la Regione è chiamata a svolgere nei vari settori, onde è evidente che non possano considerarsi idoneo mezzo di copertura di una spesa pluriennale".
Circa, infine, la copertura della rimanente quota di spesa di L. 1.100 milioni mediante fa riduzione di taluni stanziamenti in bilancio, non è stata considerata la natura contingente delle attuali disponibilità come ad esempio di quelle sul cap. 532, "Spese per stipendi al personale insegnante", onde è evidente che neppure le relative somme possano considerarsi idoneo mezzo di copertura di una spesa pluriennale.
Come mi ero impegnato, ho fatto sapere ai Capigruppo, non appena ne ho avuto notizia, della disponibilità della Giunta, e so che vi è stato un incontro a quel livello fra i Capigruppo e l'Assessore competente.
Entrando questa mattina nel palazzo che ospita le nostre sedute abbiamo avuto tutti un'altra conferma del serio stato di disagio e di preoccupazione causato dalle misure di emergenza predisposte in relazione a quella che viene indicata come la "crisi del petrolio", ma che è evidentemente una crisi che fa sentire i suoi effetti in diversi campi di attività.
Anche l'Ufficio di Presidenza, per quanto non abbia una competenza specifica proprio in materia, ha ritenuto di dover fare alcune telefonate anche a livello romano, pressato da istanze che si sono ripetute e che si rinnovano continuamente, nella persuasione di dare un contributo a far sì che le esigenze piemontesi siano tenute in considerazione, soprattutto in rapporto ai servizi da rendersi ad asili, a ricoveri per anziani, a scuole cioè ad enti di carattere pubblico.
Mi era giunta anche, nei giorni scorsi, la richiesta di un incontro, da parte del capogruppo del Partito comunista, collega Berti, dei Capigruppo con la Giunta. Il Presidente della Giunta, Calleri, al quale avevo subito segnalato l'istanza, non aveva però potuto aderire, perché impegnato a Roma nella sola mezza giornata in cui l'incontro avrebbe potuto avvenire. Ho ritenuto pertanto opportuno dire al collega Berti, e successivamente anche al collega Nesi, che aveva pure segnalato con una interpellanza di carattere urgente la stessa situazione di crisi, che ovviamente deve in qualche misura interessare il Consiglio Regionale piemontese, che ne avrei dato questa mattina comunicazione, in maniera che si possa, ove lo si ritenga opportuno, anche in relazione ad incontri che mi risulta essere avvenuti ieri a livello di Assessori competenti, formulare la espressione del nostro atteggiamento, del nostro pensiero su questa materia, che è estremamente delicata ed importante.
Mi sono pervenuti documenti che richiedono la rapida soluzione della crisi regionale, da parte della Associazione dell'Artigianato di Torino e provincia, e da parte della Comunità montana della Valle Stura di Demonte.
In questi ultimi giorni si sono avuti incontri a carattere, vorrei dire, interregionale, cioè interessanti diverse Regioni: uno relativamente al problema delle Finanziarie,al quale hanno partecipato le cinque Regioni che hanno predisposto delle leggi finanziarie non vistate dal Governo ed altre che hanno invece in programma di presentarle (tra queste anche la Regione Piemonte, la quale ha allo studio della competente Commissione proprio la disamina di due proposte e disegni di legge in merito alle Finanziarie).
A Chivasso, il 1° dicembre, si è svolta la "tavola rotonda" sulle dichiarazioni dei rappresentanti delle Popolazioni alpine, che ha avuto un lusinghiero successo ed una larga partecipazione anche di protagonisti di quella vicenda, che si sviluppò, arditamente e con non poco rischio, in Chivasso, nel dicembre '43, donde uscì un documento che è stato ripubblicato e che mi è stato consegnato in congruo numero di copie che mi sono premurato di fare distribuire ai signori Consiglieri.
Il 4 dicembre, in questa stessa aula, ha avuto luogo un incontro degli Uffici di Presidenza dei Consigli Regionali d'Italia. Erano presenti alcuni Presidenti ed i rappresentanti degli Uffici di Presidenza di quindici Regioni italiane. All'ultimo momento due delle altre cinque Regioni hanno fatto sapere che i loro rappresentanti non sarebbero arrivati perch bloccati dal maltempo che imperversa quest'anno più al Centro-Sud che non come sarebbe nell'ordine logico delle cose, al Centro-Nord. E' stato indubbiamente un incontro di notevole rilievo, in cui sono stati dibattuti i problemi circa le celebrazioni, che non devono avere carattere semplicemente rievocativo, ma di alto impegno per la storia della Resistenza, per la storia della lotta di Liberazione, per l'applicazione della Carta costituzionale, per impegni che in una visione unitaria, ma singolarmente, tutte quante le Regioni italiane dovranno assumere. Credo sia stato distribuito ai signori Consiglieri anche un opuscoletto che richiama e puntualizza quanto la Regione Piemonte ha fatto e quanto ha in animo e in programma di fare, il che è stato ampiamente illustrato in quella riunione, alla quale hanno partecipato anche i componenti dell'Ufficio di Presidenza Vicepresidenti Fassino e Sanlorenzo (Sanlorenzo ha riferito in dettaglio sull'attività svolta e le prospettive per il futuro, il vicepresidente Fassino ha fatto il punto sugli interventi della mattinata nella riunione pomeridiana, alla quale hanno partecipato anche i rappresentanti nazionali di cinque Associazioni resistenziali, antifasciste e dell'Istituto di Storia della Resistenza), sottolineando l'iniziativa dei corsi per Insegnanti. Mi sembra di poter dire che sia stata una iniziativa riuscita.
Sono pervenute agli interessati risposte scritte ad interrogazioni che erano state presentate dai Consiglieri Sanlorenzo, Berti, Raschio in ordine ai problemi di finanziamenti dello Stato su leggi specifiche relativamente all'esercizio del 1973, dal Consigliere Carazzoni sull'apertura festiva dei negozi nel Comune di Stresa, ancora dal Consigliere Carazzoni sulla apertura di un sede di rappresentanza della Regione Piemonte a Roma, e dal Consigliere Carmen Fabbris sulla riduzione di attività della Società di trasporti A.T.A., gestita dalla Ditta Bonesio, operante nel Biellese. Penso sarebbe opportuno instaurare il metodo di inviare le risposte scritte anche agli altri Consiglieri, visto che le interrogazioni vengono pubblicamente lette al termine di ogni seduta, in maniera che tutti ne abbiano conoscenza; beninteso, se questa proposta raccoglie il consenso dell'Ufficio di Presidenza.
Infine, si è riunito, con l'Ufficio di Presidenza, il Comitato delle Associazioni resistenziali torinesi per esaminare il programma di lavoro della prima parte del prossimo anno 1974, che dovrà, fra le altre cose vedere in modo particolare realizzato uno studio sulla partecipazione femminile al movimento di Resistenza.
Da ultimo, informo che sono stato invitato dal Presidente della Regione Liguria a partecipare con una delegazione consiliare ad un incontro che avrà luogo a Genova il 10 dicembre '73, alle ore 9, per la trattazione del tema: "per una nuova politica marittima". Alla riunione parteciperà il Ministro della Marina Mercantile. Indubbiamente, il Piemonte è molto interessato all'argomento, perché i porti liguri servono in larghissima misura interessi della Regione Piemonte. Vorrei pregare i Consiglieri capigruppo di indicarmi, se possibile in mattinata, le eventuali richieste di partecipazione da parte di Consiglieri, perché io possa comunicare tempestivamente la composizione della delegazione al Presidente della Giunta genovese.
Avrei ultimato le mie comunicazioni. Qualcuno chiede di parlare su queste comunicazioni. Il Consigliere Sanlorenzo. Ne ha facoltà.



SANLORENZO Dino

Signor Presidente, desidero illustrare brevemente il significato della richiesta che il Gruppo comunista ha avanzato per una riunione da tenersi al più presto, comunque evolva la crisi della Giunta Regionale (e al più presto vuol dire nei prossimi giorni), fra i Capigruppo del Consiglio Regionale e gli Assessori competenti della Giunta che è attualmente ancora in funzione, per concertare un piano di misure, di interventi straordinari tempestivi - misure politiche e misure amministrative - tendenti ad intervenire in qualche modo nella gravissima situazione che si sta sviluppando giorno per giorno. Tale situazione non ha niente a che fare con le descrizioni folcloristiche che sabato, domenica, lunedì abbiamo letto sui giornali e delle quali si sarebbe indotti a credere che la nostra Italia sia divenuto un Paese nel quale il maggior problema risulta essere quello di sostituire l'automobile a benzina con il cavallo o il monopattino.
La portata delle restrizioni si va delineando giorno per giorno nella sua realtà, e le notizie degli ultimi giorni sono tali da renderla ancora più grave. L'aumento di '70 lire il chilo del prezzo della pasta; la mancanza di gasolio e di cherosene; la minaccia per migliaia e migliaia di lavoratori di esser messi in cassa integrazione; le conseguenze, che risulteranno ancor più evidenti nei due giorni festivi consecutivi di sabato e domenica, per i settori alberghieri ed i ristoranti di migliaia di località del nostro Piemonte; l'assenza del piano di rifornimenti che avrebbe dovuto garantire l'80 per cento del fabbisogno del '72, e di cui non si comprendono né le linee né l'efficacia, di quanto appunto i rifornimenti non arrivano; le revisioni dei listini dei prezzi delle grandi aziende, che sono in corso in questi giorni, e che fanno scattare il prezzo di uno, di un altro e di un altro prodotto ancora; il fatto, davvero sorprendente, che le raffinerie di petrolio in Piemonte lavorino a pieno ritmo ed esportino a pieno ritmo in Svizzera, tanto che un giornale di questa mattina pone un interrogativo più che legittimo, se non sia il caso di requisirle, (per garantire i rifornimenti almeno attraverso questa via) il fatto che in centinaia di scuole i ragazzi debbano seguire le lezioni in ambienti tenuti sui 16 ° termali, che finiscono in realtà con l'essere ancora meno; il fatto che decine e decine di famiglie, specialmente dei paesi del nostro Piemonte, non trovino il cherosene e quando lo trovano lo paghino centinaia di lire in più del suo prezzo; mi pare che siano argomenti più che sufficienti per giustificare questa riunione straordinaria alla quale è indispensabile sia presente il Presidente della Giunta Regionale, e che deve avere il massimo rilievo, come doverosa forma di intervento del Consiglio Regionale in una situazione per molti versi estremamente drammatica e seria.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

In rapporto alla parte delle comunicazioni concernente la seconda motivazione, o l'aggiunta di motivazione, della negazione del visto alla legge sui libri di testo, comunico che martedì prossimo, giorno 11, alle ore 10, si riunirà la 3^ Commissione, insieme con l'Assessore, avendo all'ordine del giorno l'esame della situazione dei finanziamenti dei libri e delle mense, cioè dell'assistenza scolastica, nella situazione che si è determinata dopo quell'atto del Governo. In particolare, informo il Consiglio che sono pervenuti anche numerosissimi ordini del giorno, con prese di posizione di Comuni del Piemonte su questo argomento, in merito ai quali si risponderà tramite l'Ufficio di Presidenza dopo la riunione della Commissione.
Informo ancora il Consiglio che l'Intercommissione per l'Università ha concluso la prima fase dei suoi lavori in ordine al tema della localizzazione della Facoltà di Agraria e di Veterinaria e a quello del Centro di calcolo automatico; il relatore Conti sta approntando le due relazioni, che contiamo di portare al Consiglio in una delle prime sedute che si avranno dopo la formazione della nuova Giunta.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.



VIGLIONE Aldo

Sulla proposta formulata dal Consigliere Sanlorenzo anche il nostro Gruppo si trova perfettamente d'accordo. Il Consiglio Regionale non pu certo ignorare la grave crisi petrolifera, alimentare, del costo della vita e dell'inflazione galoppante che tormenta non soltanto la nostra Regione ma l'intero Paese. Il Consiglio Regionale potrà dare certamente un contributo molto importante alla soluzione di questi problemi.
Si tratta di problemi che a mio avviso non vanno esaminati soltanto in sede nazionale, perché ogni problema che è calato dal vertice, ogni soluzione che viene imposta non trova poi una corrispondente, realtà nel Paese. Io ritegno che tutti gli organismi periferici, le Regioni, le Province, i Comuni devono essere investiti di questi problemi, e, in primo luogo, nella Regione Piemonte, debba essere investito lo stesso Consiglio Regionale.
Sottoscriviamo quindi con piena convinzione la proposta che si apra quanto prima un dibattito, il più ampio possibile in argomento.



PRESIDENTE

Vorrei sapere se l'Assessore Petrini, l'Assessore Paganelli l'Assessore Borando sono disponibili per il proposto incontro con i Capigruppo, dedicato all'approfondimento dei problemi precisati.
Chiede di parlare, e ne ha facoltà, l'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Noi, signor Presidente e colleghi Consiglieri, siamo disponibili a dare subito un chiarimento di carattere generale in merito al grave problema del petrolio e dei suoi derivati.
In ordine al Comunicato Stampa, apparso sui giornali di stamane, e con riferimento alle richieste di chiarimento qui presentate dal collega Sanlorenzo, ritengo opportuno precisare quanto segue.
Il problema del petrolio e dei suoi derivati, apertosi in seguito all'ultimo conflitto arabo-israeliano, ha profondamente inciso sulla situazione degli approvvigionamenti in tutti i Paesi consumatori minacciando serie conseguenze soprattutto nelle zone maggiormente industrializzate. A seguito di ciò, sono pervenute agli Assessorati al Commercio, Industria, Lavoro e Programmazione numerose segnalazioni, da parte di rappresentanti di diversi Comuni piemontesi, di Associazioni sindacali artigiane e di industrie, di gravi difficoltà in ordine all'ottenimento di regolari e sufficienti rifornimenti di olio combustibile per riscaldamento e per usi produttivi.
Un intervento teso a sbloccare almeno in parte la situazione è stato fatto immediatamente, da parte dell'Amministrazione regionale, presso il Commissario del Governo nella nostra Regione. La natura del problema infatti, ha indotto a ricercare le soluzioni nelle più opportune sedi governative ed a livello generale, non avendo la Regione competenze, n proprie né delegate, in materia di politica energetica.
Un primo provvedimento, mirante ad assicurare priorità assoluta nel rifornimento di prodotti petroliferi per il riscaldamento ad ospedali scuole e comunità in genere si è avuto con una nota prefettizia.
Il 10 novembre u.s. si è poi svolta a Roma, presso il Ministero dell'Industria, una riunione per l'esame dei prezzi e della distribuzione.
In tale sede il Ministro dell'Industria e del Commercio, nel sottolineare la particolare acutezza del problema petrolifero, ha preannunciato l'istituzione di Comitati provinciali - coordinati da ogni Regione - per l'attuazione di un piano di approvvigionamenti, facendo altresì presente come i prezzi di tutti i prodotti petroliferi fossero aumentati enormemente con tendenza ad ulteriori aumenti ed alla scarsità di tali prodotti.
Per quanto riguarda il problema del piano petrolifero, si è stabilito nella stessa riunione, di inviare al più presto ad ogni Regione un piano di approvvigionamento e di distribuzione già predisposto dal Ministero e in fase di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, che a tutt'oggi non è ancora giunto.
La gravità della situazione e gli accentuati riflessi che essa ha sull'economia piemontese sono stati ancora oggetto di attento esame da parte degli Assessori interessati nella riunione interassessorile del 4 dicembre scorso. In tale occasione sono stati in particolare considerate: a) le conseguenze delle misure di emergenza adottate a livello nazionale b) la situazione degli approvvigionamenti e della distribuzione dei prodotti petroliferi in Piemonte.
E' stata presa in esame anche la terza componente della crisi energetica, cioè la carenza di produzione di energia elettrica, anche se essa tocca oggi in minor misura la nostra Regione e conviene, quindi affrontarla separatamente, in rapporto al raddoppio della centrale di Chivasso.
a) La posizione del nostro Paese nelle produzioni petrolifere è caratterizzata da un notevole eccesso di capacità produttiva rispetto alla domanda interna. Per il 1973 si può stimare la produzione delle raffinerie ubicate in Italia intorno ai 130 milioni di tonnellate: 90 per consumi interni, 40 per esportazioni (comprendendo i bunkeraggi). La capacità di raffinazione installata è di 190 milioni di tonnellate (sui 552 del MEC) e quella di decreto di ben 250 milioni. Questi dati indicano da soli la peculiarità della situazione italiana ed anche il suo ruolo nell'economia petrolifera europea. Per il 1974 le previsioni erano (ante crisi) di 100 milioni di tonnellate di consumi interni e almeno 50 milioni di tonnellate di esportazioni.
L'ENI concorre agli approvvigionamenti coprendo circa il 22-23 % del fabbisogno interno, ma con una capacità di raffinazione limitata al 12 % il resto del mercato è in mano alle grandi compagnie internazionali ed ai petrolieri indipendenti che lavorano per conto terzi.
La riduzione degli approvvigionamenti dai Paesi del Medio Oriente avrebbe dovuto tradursi in calo delle importazioni italiane dell'ordine del 12 %, ma in conseguenza dei dirottamenti operanti dalle grandi compagnie per rifornire altri Paesi la diminuzione è stimabile intorno al 20 sull'anno scorso, e quindi, calcolando l'incremento di domanda, nel 1974 si avrebbe un deficit del 25-30%. Le misure restrittive adottate dal Governo comportano un minor consumo interno dell'ordine del 6%, per cui la differenza si riduce al 19-24 %, che potrebbe essere colmato, con l'aumento dei prezzi che vi è stato, e che ha reso profittevole il mercato italiano con una contrazione delle esportazioni, riduzione più o meno consistente a seconda delle ulteriori restrizioni interne con cui può combinarsi.
Ciò evidenzia subito il potere contrattuale di cui dispone il Governo italiano, e che dovrà essere utilizzato con il piano petrolifero in elaborazione. Gli aumenti di prezzo del greggio, insieme con la restrizione delle esportazioni, aprono però un buco nella bilancia commerciale stimato tra i 1.300 e i 1.800 miliardi di lire. Le restrizioni interne tendono quindi a fronteggiare sia i problemi di approvvigionamento che quelli della bilancia dei pagamenti. Nell'immediato non esistevano alternative; ma siccome nel breve periodo la situazione non potrà migliorare notevolmente nel senso che, anche se gli approvvigionamenti riprendessero, rimangono gli aumenti di prezzo e quindi i problemi valutari, occorrerà valutare quali restrizioni sarà possibile adottare, non in via di emergenza ma con più ampia durata, senza intaccare eccessivamente la economia nazionale.
Si deve infatti notare che negli ultimi cinque mesi si è avuta una notevole ripresa della produzione industriale, che deve essere sostenuta sia per uscire dalla stagnazione degli ultimi anni, sia anche per poter conseguire un miglioramento della bilancia dei pagamenti. E' in questa ottica che l'Amministrazione regionale ritiene si debbano valutare le conseguenze delle misure adottate e la loro efficacia.
In particolare, il divieto di circolazione nei giorni festivi, mentre si traduce in un risparmio sull'intero consumo petrolifero del 2-3 % al massimo, e quindi in un alleggerimento della bilancia commerciale tra i 30 e i 60 miliardi, comporta una caduta di produzione nel settore dei mezzi di trasporto calcolabile intorno al 30 % su base annua. Nel caso che questo divieto rimanesse in vigore fino a tutto marzo, avremmo un calo nella produzione automobilistica fra il 7 e il 10%, calcolando gli ordini arretrati che consentono per un certo tempo di continuare a lavorare a livelli normali.
Le previsioni sono più oscure se, in conseguenza di difficoltà generalizzate di produzione per carenze di combustibile o per effetto di una stretta monetaria diretta a limitare il deficit della bilancia dei pagamenti, la ripresa si bloccasse.
Presumiamo per il momento che le altre difficoltà vengano superate e limitiamoci, quindi, a valutare gli effetti diretti del divieto di circolazione nei giorni festivi, con un calo di produzione dell'industria automobilistica che si rifletterebbe su tutte le attività indotte. Non è facile, al momento, esprimere in termini monetari queste conseguenze, siano comunque almeno intorno ai 1.000 miliardi, l'1-1,5% del prodotto nazionale lordo a fronte di un risparmio valutario che al massimo è di 60 miliardi.
Calcolando, poi, gli altri effetti del divieto sul turismo e la più ampia riduzione di consumi che si accompagna alla minore mobilità, si ha un minor incremento, o una caduta, nella peggiore delle ipotesi, di circa il 2% (due per cento) del prodotto nazionale lordo.
E' ovvio che queste ripercussioni negative sarebbero particolarmente sentite in Piemonte, anche se i loro effetti di lungo periodo sarebbero avvertiti anche nel Mezzogiorno: è noto, infatti, che la FIAT ha chiesto di rivedere tutte le proposte di nuovi investimenti nel Sudi Non mancano, nei tempi lunghi, le possibilità di una certa riconversione dell'industria automobilistica verso il trasporto pubblico, ma nel giro di 2-3 anni le possibilità di compensare una caduta dell'automobile sono molto ridotte.
Occorre, dunque, che da parte del Governo venga predisposto con la massima urgenza il piano petrolifero e vengano individuate restrizioni dei consumi più selettive e meno incidenti sul complesso delle attività produttive.
b) Un secondo aspetto della crisi riguarda l'approvvigionamento e la distribuzione dei prodotti petroliferi per riscaldamento ed alimentazione degli impianti di produzione: gasolio, olio combustibile, kerosene.
Sino ad ora, l'approvvigionamento del Piemonte era assicurato soprattutto da quattro raffinerie: Sarpom Esso (Trecate), ex B.P.
(Volpiano), Agip (Sannazzaro dei Burgundi), Garrone (Genova).
Ora, solo la raffineria di Trecate rifornisce ad un certo livello, le altre hanno quasi del tutto orientato diversamente la loro produzione. In particolare, la raffineria di Volpiano, nei mesi di ottobre e di novembre ha rifornito il mercato torinese nella misura del 40 % rispetto allo scorso anno: questa situazione può essere spiegata da un lato con la maggiore convenienza ad esportare i raffinati ed anche con il passaggio di proprietà di questa raffineria dalla B.P. al gruppo Monti, che ha la sua propria rete di distribuzione prevalentemente in Lombardia ed in Emilia. Anche altri operatori minori, che avevano in Piemonte una presenza marginale, hanno concentrato tutta la loro presenza nei loro maggiori mercati (Lombardia Liguria).
Si aggiunga che le grandi compagnie hanno fortemente ridotto le consegne ai concessionari di "bandiera", scendendo mediamente al 70% sui livelli dello scorso anno, mentre la domanda è salita del 10, lasciando poi quasi completamente scoperti i piccoli distributori che non avevano rapporti di concessione.
In questo quadro si inserisce un dato anomalo, rappresentato dal fatto che i grandi depositi, Agip di Chivasso, Esso di Chivasso in particolare risulterebbero essere pieni, ed anzi alcune società come l'Agip collocherebbero merce in stoccaggio presso i loro concessionari.
La situazione si è aggravata negli ultimi giorni ed è prevedibile che si faccia ancor più pesante nella prossima settimana.
L'obiettivo da perseguire è pertanto un equo razionamento dei prodotti senza privilegiare i concessionari delle grandi compagnie, e per evitare distorsioni di mercato.
I punti essenziali di questo piano potrebbero così sintetizzarsi: 1) garantirsi da parte delle Compagnie il più elevato livello di consegne, con un impegno previsto mese per mese.
Mediamente, la quota dovrebbe essere dell'80% della domanda per l'inverno 1973-74, cioè intorno al 90% di quella del 1972-'73. Per il gasolio da autotrazione, che rappresenta una componente minima dei consumi (intorno al 5% ), bisogna soddisfare la domanda al 100 2) rilevare per ogni azienda di commercio petrolifero e di riscaldamento i quantitativi venduti lo scorso anno e la struttura degli approvvigionamenti. A questi dati di base aggiungere l'incremento di domanda dimostrabile (attraverso contratti già stipulati di gestione e di fornitura). Si determina in tal modo in termini analitici la struttura degli approvvigionamenti e della distribuzione 3) impegnare quindi le Compagnie petrolifere a consegnare ad ogni azienda con cui hanno avuto rapporti l'80% della propria quota-parte sui rifornimenti necessari per soddisfare la domanda attuale.
L'Amministrazione regionale - come ho detto - non ha purtroppo possibilità di un intervento diretto, esulando la materia dalle proprie competenze. E' suo preciso impegno, peraltro, di seguire - come ha fatto sino ad oggi - la situazione con ogni considerazione ed attenzione e di intervenire nuovamente, con urgenza, presso gli Organi ministeriali ed il Commissario di Governo per far presenti quelle esigenze che ho cercato di evidenziare nella mia esposizione e che riteniamo siano essenziali non solo per il Piemonte ma per ogni Regione italiana. Siamo altresì disponibili per la riunione richiesta dal collega Sanlorenzo.



PRESIDENTE

Possiamo considerare questa ampia relazione dell'Assessore Petrini come un completamento delle comunicazioni fatte dal Presidente.
La proposta che è stata formulata credo possa essere da tutti accettata: si tratta di concordare fra gli Assessori che hanno particolare competenza in questa materia ed i Capigruppo il giorno dell'incontro, e lo disporrò, nel pomeriggio di oggi, perché la convocazione avvenga molto rapidamente.
Chiede ancora di parlare sulle comunicazioni l'Assessore Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

Intervengo brevemente in rapporto alla comunicazione da parte del Commissario di Governo delle ulteriori osservazioni in base alle quali è stata respinta dagli organi centrali la legge per l'assegnazione gratuita dei libri di testo.
E' mia radicata convinzione che ogni parola di questa seconda comunicazione si presta ad essere validamente controbattuta, e potrei convalidare il mio asserto con ampia documentazione. Poiché, a mio avviso la esattezza delle osservazioni, al di là delle valutazioni di ordine generale e di ordine politico, deve essere alla base di un corretto rapporto, ritengo di dover fare almeno due rilievi, dal momento che tutte queste osservazioni riguardano la copertura finanziaria della legge.
Innanzitutto chi ha steso questo parere non si è evidentemente accorto che a partire dal 1974 il finanziamento non avveniva più con riferimento per una quota parte, agli interessi attivi come per il 1973, ma ai maggiori introiti derivanti dal raddoppio della tassa di circolazione. Inoltre per quanto riguarda le garanzie del gettito delle imposte fondiarie, si sarebbe dovuto tener presente che una legge dello Stato, cioè la legge 16 maggio '70 n. 281, prevede che all'entrata in vigore dei provvedimenti di attuazione della riforma tributaria il gettito di tali imposte sarà sostituito da una quota del gettito derivante da una imposta corrispondente, di importo non inferiore al gettito dell'ultimo anno di applicazione delle imposte fondiarie, per cui le garanzie che il Governo richiede sono implicite in una legge dello Stato.
Tralascio le molte altre osservazioni che potrei fare.
Ho ritenuto di dover prendere la parola in argomento perché mi sembra che se si vuole respingere una legge si deve almeno fare riferimento ad osservazioni precise e aventi fondamento giuridico.



PRESIDENTE

Ringraziamo delle comunicazioni e delle osservazioni dell'Assessore Paganelli.
Mi consentano di inserire sistematicamente nel seguito delle comunicazioni, perché mi sono sfuggite, queste due notizie: devo informare il Consiglio che il Parlamento ha definitivamente approvato la legge sull'autonomia finanziaria e contabile dei Consigli Regionali. Andavamo avanti con una certa disposizione che veniva dai vari Ministeri, ma attendevamo che ci fosse la regolarizzazione della legge che ora è stata definitivamente approvata.
Desidero altresì informare che l'Ufficio di Presidenza nella sua ultima riunione ha ritenuto opportuno procedere alla raccolta in un volume (una specie di primo codice) di tutte le disposizioni legislative che sono state votate, inglobando nel codice i testi di legge dalla Costituzione alle altre che si riferiscono all'amministrazione della Regione.
Infine ha deciso (la cosa forse interessa anche di più il Consiglio Regionale) di far pervenire il nostro Bollettino Notizie a tutti indistintamente i Consiglieri comunali eletti nella Regione Piemonte, in maniera che il dovere di informazione sia diretto principalmente a coloro che avendo la loro stessa origine di elezione da parte degli elettori e dei cittadini, abbiano anche questa informazione.
La stessa cosa ci proponiamo di fare (ed io ho già firmato le lettere di richiesta) per tutte le sezioni dei partiti esistenti nella Regione Piemonte, anche perché questa è una qualificazione politica alla quale dobbiamo dare questo nostro indirizzo.
E con ciò ho ultimato effettivamente le comunicazioni.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale (seguito)


PRESIDENTE

Nessun altro chiedendo di parlare, passo al punto terzo dell'ordine del giorno: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta Regionale".
Ripeto la formula: a norma dell'art. 32 del nostro Statuto si deve procedere alla nomina del Presidente con votazione per appello nominale successivamente si procederà alla votazione dei componenti della Giunta.
Per la prima votazione è necessaria la maggioranza assoluta dei voti dei Consiglieri assegnati alla Regione, per la seconda la maggioranza semplice con votazione della lista collegata a quella del Presidente; pertanto premessa per questo adempimento è che vi sia la presentazione e la discussione del documento sottoscritto da almeno un terzo, cioè da almeno 17 Consiglieri assegnati alla Regione, con il quale si propongono al Consiglio le linee politiche ed amministrative, il Presidente e l'intera lista degli Assessori.
Chiedo quindi se c'e qualcuno in grado di presentare per la discussione il documento sottoscritto dai 17 Consiglieri, per procedere poi alle altre formalità.
Qualcuno chiede di parlare? Il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, dobbiamo confessare ancora una volta di non essere pronti ad adempiere alle formalità che lo Statuto ci detta per la ricostituzione della Giunta. Le notizie però sull'evolversi delle situazioni che influiscono su questa crisi, principalmente quelle che riguardano la Città di Torino, ci indicano che siamo vicinissimi ad uno sbocco. Io quindi ritengo che non dovremo ripetere altre volte queste sedute nelle quali si fanno necessariamente dei discorsi imbarazzanti o comunque staccati da quello che è il naturale meccanismo per condurre un dibattito politico.
Approfitto di questa occasione per dire, a titolo personale, che questa vicenda ancora una volta ci ha insegnato che, se si resta all'interno di certe logiche, si trovano tutte le giustificazioni, si trovano le colpe, si motivano tutti i comportamenti, ma queste logiche spesso non coincidono con quelle superiori che riguardano le istituzioni, l'interesse delle popolazioni, l'avvenire della Regione e del nostro Paese. Credo che tutti insieme dovremo fare uno sforzo straordinario in futuro, proprio perché si addensano grosse nubi e grosse difficoltà sul nostro Paese, per uscire da queste logiche ristrette che possono riguardare personalmente coloro che hanno responsabilità politiche, ma che impediscono agli stessi di esercitarle nel modo più rispondente ai mandati che hanno ricevuto.
Quanto ai problemi che sono stati poc'anzi toccati in ordine alla crisi energetica e a tutte le conseguenze che ne derivano per il Paese, credo si debba affermare oggi qui, in sede politica, che non è accettabile uno stato d'animo di rassegnazione come se si potesse accettare di fare arretrare la nostra società. Noi sappiamo di avere possibilità, strumenti che, se bene adoperati, con una volontà politica attenta e tesa possono far progredire il nostro paese; si capisce, in termini diversi, in termini di scelte alternative, in termini che comportano anche dei duri sacrifici, ma non siamo alla vigilia di un nuovo medioevo come più volte è stato previsto.
Potremmo esserci se ci abbandonassimo alla rassegnazione e ad un atteggiamento che comporti il gestire, semplicemente, anche le difficoltà.
Bisogna, con spirito di unità e di iniziativa, trovare nuovi sbocchi, nuove vie per dare all'occupazione, alla organizzazione della vita civile, le soluzioni che del resto già da parte di tanti profeti inascoltati sono state indicate in questi anni.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede di parlare? Consigliere Fonio, ne ha facoltà.



FONIO Mario

Signor Presidente, colleghi, anche noi ci auguriamo che questa sia davvero l'ultima seduta a vuoto in ordine agli adempimenti di cui all'art.
32 dello Statuto, nell'ambito di questa crisi della nostra Regione.
Davvero a questo punto osservazioni, giudizi, critiche, autocritiche e condanne sono già state sviluppate in una gamma vastissima nei vari interventi delle sedute precedenti. Quest'oggi a nome del gruppo socialista penso di dovere innanzi tutto sottolineare che finalmente i discorsi tra i partiti e questo stesso dibattito non hanno più motivo di mortificarsi e soprattutto di mortificare i cittadini insistendo troppo sull'interpretazione da dare al termine "contestualità" usato nei noti e più volte qui citati protocolli romani.
Con questo non voglio dire che la risposta data la volta scorsa a tutti gli interventi del Presidente dimissionario, con il preciso e puro riferimento da lui fatto alla necessità che forze politiche serie mantengano gli impegni presi a livello nazionale, non avesse una sua validità. Però certamente più valida era, almeno in prospettiva, la sua dichiarazione di sentirsi impegnato a portare avanti la linea politica emersa dai congressi dei nostri partiti, non per meccanica trasposizione ma per uno sforzo politico cosciente. Purtroppo a volte gli effetti dei congressi sono a scoppio ritardato, se fossero più immediati probabilmente i partiti del centro sinistra avrebbero potuto, per quanto riguarda la Regione, in una attesa fiduciosa ed ottimista, fare in modo che la contestualità diventasse contemporaneità nel portare avanti almeno il discorso dei programmi e dei contenuti. Così tutti avrebbero creduto maggiormente non solo all'obiettività di intralci preliminari, ma anche alla volontà di fondo quale è richiesta per una svolta politica della Regione. Poiché di una svolta politica inesorabilmente deve alla fine trattarsi, quale davvero è scaturita dal meditato travaglio dei congressi socialista e democristiano.
Di questo dobbiamo parlare oggi che la pregiudiziale relativa al Comune di Torino è caduta e che un minimo di buona volontà e di coerenza deve farla lasciare definitivamente alle spalle e far credere alla sincera volontà di attuare gli accordi presi dai partiti in sede nazionale. Guai se a questo punto la situazione trovasse altre complicazioni per qualsiasi ragione, sia essa chiara od occulta. Se già i molti discorsi fatti in nome e a difesa di una credibilità politica lasciavano fino a ieri perplessa l'opinione pubblica, essi assumerebbero a questo punto il sapore più amaro per tutti e difficilmente sarebbero ancora proponibili.
L'ho detto nelle mie premesse, molti discorsi sono già stati fatti per denunciare quanto questo stato di cose danneggi non solo il prestigio e la credibilità degli uomini, ma dello stesso istituto regionale.
Ai tanti argomenti portati io voglio solo aggiungere che estremamente grave e preoccupante è il fatto che gli stessi lavoratori dipendenti della Regione, in un atto unitario delle tre Confederazioni sindacali, abbiano dovuto rivolgersi a tutti i lavoratori ed ai cittadini piemontesi con quel documento datato 20 novembre '73 che tutti conoscete. Penso che in nessun'altra Regione sia mai avvenuto niente di simile ed è facile immaginare quale effetto tragga l'opinione pubblica, già scossa e sconcertata dallo stato di crisi quasi cronico della nostra Regione, da un documento che contiene una serie così completa ed articolata di denunce e che viene dall'interno dello stesso corpo regionale. La gravità delle accuse e il fatto che esse vengono da tutto il complesso del personale della Regione, a conferma di tanti giudizi espressi in sede politica in tal senso, pur essendo rivolte alla Giunta dimissionaria di centro destra appunto per i riflessi enormi che avranno all'esterno ci fanno preoccupati e propensi più che ad un senso di compiacimento e di rivincita, ad un senso di amarezza.
No colleghi, non era questo che avevamo pronosticato e promesso al nostro Piemonte tre anni e mezzo fa: ora ci resta poco più di un anno e di fronte ad una situazione tanto grave quale emerge anche dal citato documento del personale della Regione, la ricostituzione del centro sinistra organico significa per i socialisti ovviamente far prevalere l'interesse generale dei lavoratori su ogni interesse e preoccupazione di partito, significa portare avanti quella scelta, come ho già detto scaturita da un meditato travaglio congressuale non solo nostro, ma anche della DC. Tanto basta perché non ci rendiamo preda di facili euforie, ben sapendo che ogni lotta sociale politica non ha mai dei punti fermi ma va sempre portata più avanti. Là battuta d'arresto imposta alla tendenza centrista prevalsa due anni fa nella DC piemontese e nei suoi alleati, si tramuterà in un'inversione di rotta e segnerà una svolta di grande portata per la nostra Regione se tutte le forze politiche saranno in grado di trarre delle esperienze fatte gli opportuni moniti.
A noi innanzi tutto l'onere di essere pari alla funzione che la nostra tradizione storica, la nostra collocazione politica, la nostra rappresentatività sociale ci assegnano perché il nuovo corso si attui prenda corpo, acquisti ampio respiro e operi nella realtà.
Alla DC piemontese dobbiamo ricordare che la ricostruzione del centro sinistra non deve essere solo il privilegio di una formula e che in ogni caso non è una concessione fatta al partito socialista, ma è la risposta alla tendenza montante al Paese, alla necessità indilazionabile di una società che ha raggiunto un altro grado di maturità democratica e che sempre più va scegliendo il partito socialista per scegliere un politica riformatrice da tutti riconosciuta ormai indispensabile ed indilazionabile.
Occorre chiudere al più presto questa crisi che è già stata troppo lunga ed anacronistica e che è divenuta per la popolazione piemontese anche crisi di fiducia.
Per il programma non c'è molto da lambiccarsi, vi sono cose che si impongono per questo periodo che ci resta alla fine della legislatura con ragioni di vita o di morte per l'economia della nostra regione, (piano di sviluppo, agricoltura, scuola, finanziaria regionale). Abbiamo trascorso la maggior parte delle nostre sedute a discutere di una situazione economica (che era già difficile fino a ieri) di tante industrie in crisi, del condizionamento che subisce lo sviluppo del settore industriale soprattutto ad opera dell'automobile e della necessità di cercare valide alternative verso il piano di sviluppo regionale. Quante volte parlando della crisi che ci attanagliava avevamo cercato di aprire prospettive di alternativa. Ora che la crisi energetica aggrava oltre il previsto la situazione, accendendo incognite incalcolabili, sarebbe oltre tutto irresponsabile da parte nostra se tardassimo oltre a studiare e ad indicare traguardi concreti intorno ai quali articolare un processo, sia pur esso difficile, di trasformazione e di sviluppo.
Dopo tanti discorsi fatti ed impegni assunti perché la Regione tendesse a modificare il modello di sviluppo fino ad oggi affidato alle forze spontanee che hanno prevalso nel nostro paese con tutti i costi umani e sociali che esso ha comportato, noi stiamo inoperosi ed invischiati nei bizantinismi, mentre gli stessi lavoratori discutono con le grandi forze industriali i provvedimenti tesi anche a risolvere il problema meridionale che resta il punto modale della situazione italiana .
Quante volte poi, parlando di agricoltura, abbiamo detto che per questo settore, che ha il più basso reddito e minore prodotto degli altri, come era noto fin dagli economisti classici, una politica delle strutture va coraggiosamente concepita, non più come una speciale e distinta politica agricola, bensì come elemento integrante di un'equilibrata politica generale di sviluppo economico e di assetto del territorio. E intanto proprio nei due mesi di nostra inattività, abbiamo assistito inerti al crollo dell'agricoltura piemontese che per il settore zootecnico è giunta ad una situazione veramente drammatica (e questa volta l'aggettivo non è sprecato) con l'eliminazione del 60% dei capi di bestiame. Le cause sono note e non sto certo a ripeterle in questa sede, certo è che quanto è stato distrutto in questi mesi non può essere facilmente riparato e che la nostra agricoltura aveva già bisogno di riforme per poter tenere il passo con il tenore di vita della popolazione che aveva portato a ben maggiori consumi ora è facile prevedere che non potrà neanche più far fronte al naturale incremento demografico.
E pensando al nostro piano regionale che attende, consideriamo un attimo anche la necessità che hanno le comunità montane che lo stesso piano si delinei nelle sue articolazioni comprensoriali perché possa scaturire la necessaria correlazione tra il piano regionale ed il piano delle comunità.
E pensate come, soprattutto in questo momento, in rapporto ai problemi della montagna vadano riconsiderate certe soluzioni turistiche dal momento che già in passato la situazione della nostra zootecnia e le massicce importazioni di carne hanno sempre vanificato tutti quegli ostentati vantaggi che il turismo portava alla nostra bilancia nei pagamenti mentre oltre tutto la soluzione del problema zootecnico è più connesso alla necessità di mantenere la presenza dell'uomo in montagna. Accanto a non molte altre cose il piano di sviluppo regionale, l'agricoltura, la politica per lo sviluppo della montagna possono e debbono costituire l'impegno unico ed inscindibile capace di colmare in questo ultimo scorcio di legislatura le lacune fin qui lasciate e di portare la Regione alla funzione fondamentale per la quale l'abbiamo voluta e per la quale è stata creata quella programmatoria.
Vi è un programma quindi che si impone quasi automaticamente e che è di estrema importanza, ma altrettanto importante sarà il comportamento delle forze politiche tutte e i metodi dell'attuazione e della gestione del programma non saranno meno importanti del programma stesso.
L'esperienza fatta in passato da questo punto di vista è esemplare e tutte le forze politiche, tutte indistintamente, hanno delle indicazioni preziose da trarne. Quanto maggiori sono e saranno le difficoltà, tanto più netto deve essere l'impegno per definire una prospettiva univoca e credibile, tanto più chiara deve essere la volontà di avviare il paese a prospettive veramente nuove e migliori di quelle attuali.
Questo è il richiamo che ancora una volta oggi viene per la mia voce dal P.S.I.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Curci, ne ha facoltà.



CURCI Domenico

Signor Presidente, veramente a questo punto prevedere per quante volte ancora dovremo ritornare qui a sentirci ripetere che non è stato presentato né il programma né la lista degli Assessori diventa arduo, nonostante l'iniezione di ottimismo dataci poc'anzi dal Consigliere Bianchi.
Nell'ultima seduta i comunisti avevano posto una specie di ultimatum concedendo, essi avevano detto, un'ulteriore proroga di 15 giorni. Dovremmo compiacerci, che una volta tanto la Dici abbia saputo resistere alla pretese comuniste, ma neppure questa consolazione ci resta perché si tratta in questo caso di una resistenza del tutto negativa. E' evidente che quanto è accaduto al Comune di Torino l'altra sera ci fa assalire dal sospetto che proprio comunisti e DC insieme abbiano combinato quell'indicibile pateracchio presso la sezione di Torino del Comitato regionale di controllo grazie al quale, anziché avere oggi com'era logico, naturale, giusto prevedibile, auspicabile persino dopo 14 mesi di faida, un commissario abbiamo al Comune di Torino un sindaco travicello e avremo forse stasera l'ennesima Giunta di centro sinistra.
Chi non ha voluto a nessun costo il Commissario al Comune di Torino? I DC perché consapevoli che nuove elezioni avrebbero opportunamente ridotta la loro rappresentanza ed i comunisti perché sicuri che le nuove elezioni avrebbero affossato ogni possibilità di ricostituire il centro sinistra e quindi ogni possibilità di un loro condizionamento.
Le vicende del Comune di Torino hanno reso incerta e rendono a nostro parere tuttora incerta la soluzione della crisi regionale proprio per via di quella contestualità che i DC hanno inteso, almeno a parole, anche come contemporaneità, mentre i socialisti hanno sempre negato tale interpretazione, per cui ci siamo trovati in tutto questo periodo di fronte a due crisi, quella del Comune e quella della Regione che erano di per s stesse contestuali e contemporanee, che i democristiani avrebbero voluto risolvere contestualmente e contemporaneamente, mentre i socialisti sostenevano che esse andavano affrontate sì contestualmente ma non contemporaneamente. In tutto questo guazzabuglio di parole che non significano assolutamente niente, e che servono soltanto a nascondere la sostanziale mancanza di idee, noi ripetiamo ancora una volta qui la domanda che abbiamo posto in più occasioni in queste circostanze e che continueremo a porre fino a quando questa circostanza perdurerà, cioè se i DC non si vergognano davanti ai loro elettori, se non ritengano che i cittadini che li hanno così abbondantemente suffragati oggi pensino di loro quello che è giusto pensino, vi chiediamo se è questa la vostra democrazia, se è questo il rispetto che portate a quegli istituti di cui dite di essere i soli paladini, (quegli istituti che voi ritenete essere costantemente minacciati da quelle trame nere che, guarda caso, vengono scoperte sempre alla vigilia di ogni competizione elettorale) e se questi cittadini che da 14 mesi assistono ad una crisi comunale e da due mesi ad una crisi regionale che è ancora nella fase preliminare perché sino a tutt'oggi non ci pervengono notizie né di trattative tra partiti, né di incontri fra i gruppi per la stesura del programma e per la definizione della lista degli Assessori, se questi cittadini dicevo, sempre più numerosi nei tram, nei bar, nei negozi non abbiano ragione di dire che in fondo era meglio quando c'era il podestà. Per cui vi richiamiamo, se avete ancora un minimo di responsabilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, signori Consiglieri, credo sia d'obbligo in questa discussione, come hanno fatto i colleghi Bianchi e Curci, partire da un riferimento alla situazione del Comune di Torino.
Credo che davvero non sia il caso di fare del trionfalismo sulla soluzione che è stata raggiunta questa notte per l'amministrazione comunale dove, dopo 14 mesi di crisi che hanno ridotto l'Amministrazione del capoluogo sull'orlo del dissesto totale, si è arrivati in extremis alla costituzione di una maggioranza che, sulle orme di un noto romanziere piemontese, si potrebbe definire una "maggioranza inesistente".
Il risultato complessivo della lunga crisi del Comune è innanzi tutto lo spettacolo di una classe politica locale inferiore alla posta in gioco addestrata soltanto alla più smaliziata procedura del mercanteggiare; una classe politica locale dilaniata dai personalismi, dal frazionismo più deteriore; una classe politica locale per cui la suprema virtù politica è unicamente la furbizia e i primi avversari da battere sono sempre i propri colleghi di partito.
Non intendiamo fare del moralismo su questa situazione del Comune di Torino, ma vogliamo confermare che, a nostro giudizio, è stato un errore grave coinvolgere la Regione nella crisi comunale del capoluogo, un errore di cui fra l'altro non si riesce nemmeno ad individuare il responsabile visto che il Presidente della Giunta (oggi assente) ha dichiarato a suo tempo di aver dovuto subire questa crisi, ma di non condividerne le ragioni.
Da questa crisi in corso, dall'inerzia legislativa che essa produce non deriverà nessun beneficio né alla Regione come ente, né tanto meno alla Regione come comunità; e di fatto la situazione oggi è tale per cui la Regione come comunità si chiede e ci chiede se la Regione come ente esiste sul serio e a che cosa serve. Siamo a pochi giorni dalla scadenza dell'esercizio finanziario, che comporta termini di bilancio non dilazionabili e non sappiamo ancora se si troverà quanto meno una maggioranza per approvare un esercizio provvisorio.
Quanto all'esercizio in corso, desidero dichiarare che ci poniamo anche il problema di cosa avverrà quando disporremo del resoconto sugli stanziamenti effettivamente impegnati; perché non vorremmo scoprire a quel punto che la Regione non riesce ad investire con la dovuta efficacia e sollecitudine le proprie risorse, che dopo avere per anni polemizzato contro lo Stato che accumulava nelle proprie casse i residui, si scoprisse oggi che l'accumulazione dei residui avviene in misura ancora più grave nelle casse della Regione; la quale tutto sommato, da quanto ci sembra di capire dall'esterno della Giunta, spende con facilità soltanto per finanziare le proprie spese di gestione interna e i trasferimenti; spende cioè con facilità solo quando si tratta di non fare della politica. E questo evidentemente è un comportamento che ha le sue buone ragioni. Per fare della politica occorre anzitutto una strategia, ci vuole un indirizzo di programma corredato dai dovuti termini di scadenza; i termini di scadenza si stanno ravvicinando, resta poco più di un anno di legislazione utile, ma la strategia della programmazione regionale, se si escludono i pregevoli e voluminosi elaborati della I Commissione consiliare, resta, per dirla con un vocabolo di attualità giornalistica, un "oggetto non identificato", abbiamo la programmazione ad "UFO".
Ora, si può dire che anche noi come gruppo liberale abbiamo le nostre corresponsabilità, abbiamo appoggiato la Giunta da due anni e quindi abbiamo una nostra partecipazione politica in questo stato di cose. Non intendiamo certamente disconoscerlo. Noi accettiamo le corresponsabilità che ci toccano, cioè le corresponsabilità relative ai periodi in cui la Giunta ha funzionato, grazie all'appoggio dei voti del partito liberale.
Però non accettiamo le corresponsabilità che non ci toccano, cioè quelle relative ai periodi in cui la Giunta non ha funzionato per essersi volutamente posta in stato di crisi, senza alcun accordo politico con il PLI circa l'opportunità di aprire le crisi. Perché a quanto pare fino ad oggi la regola delle maggioranze della Regione Piemonte è stata questa: che le crisi si aprono senza informare il gruppo liberale e si chiudono poi chiedendo l'appoggio dei voti liberali.
A questo punto noi non siamo certo tanto indiscreti da avanzare delle proposte collaborative. Noi chiediamo alla maggioranza del centro sinistra (posto che ci sia) di offrirci o un programma da condividere, o una formula da contestare, però invitiamo anche le forze politiche a rendersi conto del discredito crescente delle istituzioni regionali di cui ha fatto cenno poco fa il collega Fonio. C'è una caduta di credibilità dell'Ente Regione, c'è un crescente senso di sfiducia e di malcontento nei confronti dell'Ente regionale. Ci pare che la prima cosa che occorra è di uscire da questa fase di inerzia, di riportare il Consiglio nel possesso delle sue facoltà legislative e quindi di reinstaurare in questa sede, dopo una dilazione che è già troppo lunga e che non ha sostanziali ragioni interne al funzionamento dell'ente regionale, ma soltanto ragioni tattiche e strumentali esterne all'ente regionale, di ripristinare in questa sede un'attività legislativa e di tornare a restituire al Consiglio la possibilità di un confronto che sia un confronto politico effettivo e non un'imbarazzante successione di dichiarazioni di circostanza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FASSINO



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il PRI già dal luglio scorso aveva dichiarato di volersi attenere allo spirito e alla lettera degli accordi siglati a Roma dalle segreterie nazionali dei partiti ed è quindi con particolare piacere che vediamo evolversi la situazione verso una soluzione che ci auguriamo finalmente positiva (sempre che il Consiglio comunale di Torino non ci riservi questa sera ulteriori sorprese) nella direzione di un centro sinistra organico sia al Comune che alla Regione.
Siamo consapevoli anche noi che il clima politico in Piemonte si è estremamente deteriorato e che i livelli di credibilità della classe politica piemontese sono ormai molto bassi, ma riteniamo che l'anno e mezzo...



BESATE Piero

Sei membro della classe politica anche tu?



GANDOLFI Aldo

Certo è chiaro, non faccio polemiche verso altri, dico che questo è un problema di tutti, riteniamo però che l'anno e mezzo che ancora ci è davanti prima della conclusione di questa legislatura regione, prima della prossima tornata amministrativa, possa permettere, se si realizzano delle maggioranze sufficientemente solide e omogenee, di recuperare ampiamente questa situazione di debolezza delle istituzioni. Naturalmente il centro sinistra organico per noi non significa soltanto una formula, significa anche un programma. Ci troviamo perfettamente d'accordo con quanto dichiarava prima il collega Fonio a nome del PSI, cioè non riteniamo che la formula abbia di per sé una validità in assoluto, ma che si misuri sulle indicazioni programmatiche e sulla capacità di portare avanti il programma che verrà realizzato.
E su questo piano vorrei aggiungere alcune brevi comunicazioni alle indicazioni che già dava Fonio e sulle quali ci troviamo concordi sull'urgenza di definire linee di assetto del territorio, di programmazione regionale, di politica degli insediamenti. Noi ci muoviamo verso una trattativa per la ricostituzione di un centro sinistra organico alla Regione che è quanto noi ci auguravamo; oggi ci sarà il primo contatto in questo senso, in una situazione che è andata ulteriormente peggiorando rispetto ai dati che pure erano già gravi e difficili e che ci venivano consegnati dalla situazione dell'economia italiana e piemontese mesi or sono. Non c'è dubbio che la crisi petrolifera è un fatto non contingente ma strutturale che avrà una incidenza particolarmente grave sulla situazione produttiva e occupazionale del Piemonte.
E da questo punto di vista gli interventi, le linee programmatiche, le linee d'azione che la Regione si darà possono essere estremamente importanti non solo per far superare una congiuntura difficile, ma per inserirsi in un'azione che incomincia a svilupparsi nel Paese e che deve trovare delle condizioni strutturali di sviluppo diverse e alternative rispetto a quelle che si sono realizzate in questi anni.
Da questo punto di vista ritengo che uno dei problemi più grossi che abbiamo di fronte (in questo concordo con quanto diceva il collega Zanone) sia quello dei residui passivi e degli attivi di tesoreria che la Regione è venuta accumulando in questi due anni, è un problema che dobbiamo riuscire a risolvere nel senso che un programma di interventi e di finanziamento di opere pubbliche da parte della Regione oggi in Piemonte e quindi non solo lo smaltimento dei residui passivi, ma la messa in atto di meccanismi sufficientemente rapidi di attivazione di programmi di investimenti pubblici nel campo delle opere pubbliche, è uno degli elementi che possono essere molto importanti per garantire livelli di occupazione all'interno della nostra comunità regionale. Nell'ambito di questi poi in particolare direi che la messa in atto di meccanismi di investimento nel campo dei trasporti pubblici è un'altra esigenza fondamentale, perché solo attraverso un potenziamento l'innesto di meccanismo di spese di investimenti vuoi nel sistema ferroviario, sotterraneo e di superficie (cioè metropolitana e ferrovie primarie e secondarie in Piemonte) vuoi sul piano di uno sviluppo di programmi di investimento pubblico nel campo dei trasporti su gomma di superficie, diventa un elemento fondamentale e qualificante per rispondere alla situazione congiunturale che ci troviamo a dover affrontare.
Questo genere di preoccupazione assieme a tutte quelle che già sono state indicate, su cui mi trovo in larga parte concorde, secondo me devono vedere momenti di convergenza della nuova maggioranza (e possibilmente anche più ampi in Consiglio) che possano permettere, attraverso l'iniziativa regionale, di dare un contributo valido alla comunità regionale per superare una situazione e una prospettiva indubbiamente estremamente difficile.
Con questo spirito, con questi intendimenti noi inizieremo oggi una trattativa che ci auguriamo rapida e non turbata da ulteriori complicazioni derivanti dalla situazione del Comune di Torino e che speriamo possa portarci rapidamente a dare una soluzione di governo alla Regione.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Sembra che gli esperti della teoria della contestualità che allignano numerosi e gli attenti chiosatori di questi famosi fatti di Roma che ormai è un documento posto nella storia del nostro paese, ci dicano che la crisi è superata e che si potrà arrivare quanto prima ad una soluzione naturalmente con quella cautela che giustamente auspicava prima il collega Gandolfi perché l'imprevedibilità degli esponenti politici nell'ambito del Consiglio Comunale di Torino e così quella che qualcuno chiama fantasia nel fare politica che hanno dimostrato, ci inducono ad attendere almeno la seduta odierna del Consiglio Comunale prima di dire l'ultima parola.
Anch'io ritengo che non debbano aversi altre sorprese e che si possa procedere, secondo quel famoso impegno di contestualità, a risolvere, dopo circa due mesi, anche la crisi della Regione Piemonte.
Non per voler dire ad ogni costo lo avevamo detto, avevamo ragione, ma tutto ciò dimostra che quell'ordine del giorno che il PSDI più di due mesi fa aveva approvato, in cui invitava a fare prima le trattative e poi la crisi di Giunta e a non aprire una crisi di Giunta al buio, anche se contrario ad una certa logica politica qualche ragione quanto meno di buon senso conteneva. Comunque è andata così e non è il caso di rifare delle polemiche sulla storia passata, è il caso semmai di dire, come una nota rubrica televisiva che "Non è mai troppo tardi"; non è mai troppo tardi per tutti noi - che rappresentiamo quella classe politica abbastanza scaduta o scadente di cui si parlava prima - di imparare a leggere nel cuore e nella mente della gente e a renderci conto di un'attesa troppe volte delusa di una mancanza di credibilità non tanto nell'istituto della Regione (il quale, tutto sommato ha ancora avuto troppo tempo per deludere) quanto diciamolo francamente, in una classe politica che ha commesso molti errori e che soprattutto si è persa in beghe e questioni che non sempre avevano del politico.
Quello che è importante è che non si faccia come se non fosse successo niente, perché la tendenza degli uomini, particolarmente degli italiani, è che "passata la festa gabbato lo santo" non dobbiamo pensare che questi 415 giorni di crisi del Comune di Torino e questi oltre due mesi di inattività dell'Ente Regione siano passati così, senza lasciare delle tracce soprattutto in quella coscienza popolare che giustamente ci deve preoccupare e che perciò possiamo tranquillamente ricominciare a fare come prima.
Ci sono dei ritardi che andranno colmati, ei troviamo di fronte ad una situazione molto più grave di quella di due mesi fa per quanto riguarda la Regione, o di 415 giorni fa per quanto riguarda il Comune di Torino; i provvedimenti restrittivi adottati dal Governo e la situazione economica ed energetica hanno posto in rilievo in modo chiaro e lampante che qualcosa non funziona come sempre succede nel nostro paese in momenti di crisi, lo abbiamo visto anche per quell'episodio più grave da un punto di vista umano, ma senz'altro molto meno grave da un punto di vista di incidenza economica, che è quello del colera. Purtroppo episodi di questo genere nel nostro paese mettono in risalto le cose che non funzionano, le riforme che non si sono fatte, le colpe e i difetti di una società italiana che si perpetuano negli anni e a cui non si è ancora posto rimedio.
Questi provvedimenti restrittivi hanno posto soprattutto in risalto una certa incapacità o quanto meno una certa impreparazione ad affrontarli da parte dell'Ente Regione in ordine a quella pianificazione del territorio la mancanza della quale crea oggi notevoli difficoltà; se ci fosse stato un certo tipo di pianificazione di territorio in una certa direzione in cui si fossero mossi gli enti locali e lo Stato, probabilmente ci sarebbero ugualmente, ma in misura molto minore. Quindi penso che il compito più importante di tutti noi sia quello di restituire questo tipo di credibilità alla classe politica e di dare alle popolazioni quella credibilità nella Regione che in parte hanno ancora ma che deve essere convalidata altrimenti veramente corriamo del grossi rischi.
Abbiamo letto ieri e oggi sui giornali quello che è successo in un paese di natura democratica qual è la Danimarca, dove veramente sarebbe stato imprevedibile che delle liste di carattere qualunquista (tipo l'uomo qualunque degli anni '50 o forse anche peggio) ottenessero il successo che hanno ottenuto, proprio perché ad un certo momento si creano questi movimenti popolari, irrazionali, di ingiusta condanna in parte anche di una classe politica ma che trovano poi un certo spazio e provocano nei paesi dei guasti che, almeno per quanto riguarda la Danimarca non ci auguriamo che ci siano, ma non si può ancora oggi prevedere quelli che potranno essere.
Pensiamo che questa di oggi sia l'ultima di queste commedie che abbiamo dovuto recitare nel Consiglio Regionale, almeno ci auguriamo che sia l'ultima perché veramente siamo arrivati al punto che non si sa più che cosa dire; io non condivido il pessimismo del collega Curci che ne prevede ancora molte, forse se le augura e lo capisco dal suo punto di vista, io evidentemente non me lo auguro e penso che si possa, se si vuole, con quell'immediatezza che la situazione impone, nell'arco di 10/15 giorni cioè prima della prossima seduta del Consiglio Regionale, arrivare ad una soluzione.



CURCI Domenico

Sono passati 70 giorni.



VERA Fernando

L'ho detto anch'io che erano passati più di due mesi, non stiamo a polemizzare, sui giorni, il fatto resta, è un fatto grave, lo riconosciamo tutti. La responsabilità è di tutte le forze politiche, però qualcuna di queste forze politiche...



BERTI Antonio

Ma quali forze politiche? Ma smettiamola, abbiate almeno il coraggio di assumere le vostre responsabilità.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO



VERA Fernando

Caro Berti, una parte di responsabilità c'è anche dalla vostra parte non illudetevi, non siete ancora sull'Aventino



RIVALTA Luigi

Ti piacerebbe!



VERA Fernando

No, non mi piacerebbe, anzi ritengo che voi non dobbiate ritirarvi sull'Aventino, Rivalta.



BERTI Antonio

La classe politica siete voi e siete degli incapaci.



VERA Fernando

La maggiore responsabilità, a mio avviso, ce l'ha il vostro partner del compromesso storico...



PRESIDENTE

Non dilatiamo!



VERA Fernando

Non per fare un atto d'accusa, Presidente, nei confronti della DC o spiccare qui un avviso di reato nei confronti della DC, ce l'ha per i numeri in quanto sappiamo benissimo che è la forza senza la quale non si può fare una Giunta e soprattutto in quanto è la forza senza la quale politicamente non solo per i numeri ma nessuno, credo, in quest'aula vuole che si faccia una Giunta. Questo è un fatto che torna a vantaggio della DC però le attribuisce anche una grossa fetta di responsabilità. Ripeto, non per fare un atto d'accusa nei confronti della DC, ma per chiedere alla DC che questa immediatezza questa urgenza che tutti rileviamo, faccia sì che essa si faccia promotrice, in quanto forza che ha i requisiti che dicevo prima, di una rapida soluzione della crisi.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Prendo la parola, pur senza avere molto da aggiungere a quanto già è stato detto dal nostro Gruppo in questo Consiglio Regionale dall'inizio della crisi, soprattutto perché non posso lasciar passare senza un commento taluni passi dell'intervento che abbiamo appena ascoltato.
A me pare che dobbiamo tutti reagire con decisione contro ogni forma di ipocrisia. La situazione è quella che è, e noi comunisti non ci vogliamo scuotere di dosso le responsabilità che ci competono. Ma queste concernono soprattutto il tipo di rapporto che noi abbiamo con le masse lavoratrici e l'azione che riusciamo a svolgere perché queste possano, come già molte altre hanno fatto, arrivare a dire una parola decisiva nei riguardi dell'assetto politico del Paese. Per il resto, il nostro atteggiamento emerge evidente dal modo concreto con cui noi abbiamo operato in questi anni, senza che occorrano altre illustrazioni aggiuntive.
Danno prova di ipocrisia quelle componenti politiche che da sempre ormai governano il nostro Paese, e, non so se in senso autocritico, o nel tentativo di far rimbalzare su chi sa di queste responsabilità parlano di mancanza di credibilità, formulano auspici, e si trincerano dietro la formula "questa classe politica". Onestà politica vorrebbe, a mio avviso che le forze politiche che hanno partecipato fino ad oggi alla composizione della maggioranza si assumessero le loro responsabilità. Non può essere lasciato passare sotto silenzio il tentativo di mettere in stato d'accusa o di coinvolgere tutta la classe politica. Senza considerare che io non so cosa si intenda per "classe politica": ci sono, per quel che ne so, delle forze politiche che rappresentano precisi interessi, non una "classe politica".
Ho preso la parola proprio anche per respingere nettamente questo tentativo di accollare responsabilità genericamente alla "classe politica".
L'accenno ad un accordo fra il Partito comunista e la Democrazia Cristiana per il Commissario a Torino e via dicendo, che sarebbe grottesco e ridicolo se venisse fatto soltanto dal gruppo dei fascisti, suscita stupore chiamato in causa da altri gruppi. D'altra parte, nessuno può attendersi che un partito come il nostro, così rappresentativo delle forze del Paese, delle masse lavoratrici, che ha un suo ruolo specifico, di cui nessuno può fare a meno di tener conto, si limiti ad assistere a quello che fanno gli altri svolgendo una opposizione aprioristica. C'è chi finge di non capire questo ma, si badi, solo nelle dichiarazioni ufficiali, perché nei contatti personali non c'è uomo politico intelligente - e anche non intelligente del nostro Paese (potrei citare nomi e cognomi) che non riconosca che noi costituiamo la forza più conseguente, più seria, più concreta, e che solo con noi il Paese progredisce.
E' ora di smetterla con queste finzioni, e di affrontare con senso di responsabilità la questione comunista, che è il problema vero, oggi, del nostro Paese, che occorre risolvere se si vuol uscire dalla crisi; perch la natura dei provvedimenti che occorre assumere per costruire un nuovo meccanismo di sviluppo richiede l'intervento delle forze capaci di costruirlo, e tra queste forze c'è il nostro partito. Questa è la questione che si impone nel nostro Paese, una questione profondamente politica, altro che bamboleggiare di compromesso storico.
Nessuno può ignorare quello che noi siamo, quello che rappresentiamo.
Tutti si rendono conto della situazione del nostro Paese, dei problemi che questa situazione pone alle forze politiche che hanno governato fino ad oggi, visto che non si può più contenere la pressione che sempre più prepotentemente viene dal Paese, dalle forze che si esprimono nelle lotte si affronti decisamente la questione, si dica: di fronte a questo problema vogliamo collocarci in modo diverso; ma non si parli genericamente di "classe politica".
Non è pensabile - e noi certo non lo permetteremmo comunque - che il nostro Centro-Sinistra, qui in Piemonte, ammesso e non concesso che si faccia, sia quello di prima. Nessuno può oggi ignorare che il Paese si muove in un contesto politico diverso, in cui i problemi vanno presi di petto, senza nascondersi ipocritamente dietro una facciata. Il dibattito dev'essere aperto, deve essere confronto, al di là delle sciocchezze, delle idiozie che si dicono in giro. Questo è il problema.
Noi comunisti abbiamo già parlato molto fino ad oggi, abbiamo fatto all'inizio delle proposte programmatiche, di metodo e di contenuto, abbiamo chiesto ed invitato tutte le forze politiche ad un confronto, lo abbiamo aperto alla Comunità regionale, e lo dico per l'ennesima volta - abbiamo tratto da questo confronto elementi che porteremo nel dibattito sul programma. Abbiamo successivamente denunciato, e sempre in termini politici, la situazione di stallo e le sue conseguenze per il Piemonte.
Possiamo ancora dire oggi che di fronte a noi sta il pericolo di un vuoto nel momento in cui il Paese, il Piemonte, per le circostanze che ha esposto prima Petrini, ha bisogno di organismi di potere che agiscano nell'interesse delle popolazioni, e quindi non di impegni generici. Di fronte al fatto che, trascorsi più di settanta giorni dall'inizio della crisi, oggi ci si venga a dire che a questo punto cominciano le trattative io affermo che la situazione è piuttosto preoccupante. Dopo settantacinque giorni di stallo non è ammissibile che veniate qui tranquillamente ad auspicare che si faccia qualcosa. Cosa avete discusso, cosa avete fatto quali approcci si sono avuti, almeno a livello programmatico, in questi settantacinque giorni? Le responsabilità politiche sono precise e chiaramente individuabili nelle forze che, avendo posto in crisi una Giunta per formarne un'altra più avanzata, in coerenza con una certa spinta, con un indirizzo nazionale, attuando una decisione certamente meditata, si presentano oggi a dire: a questo punto ci riuniamo, ed auspichiamo di poter fare in fretta.
Parlate di classe politica. Ma quale classe politica? La classe politica che oggi ha pesanti responsabilità siete voi, che da settantacinque giorni tenete la Regione in situazione di stallo, per questioni che ormai tutti conoscono. Non c'è giornale cittadino che non metta in luce, tutti i giorni, con articoli, posizioni che evidenziano quali sono queste responsabilità. Ed è questo l'invito che noi vogliamo farvi: più chiarezza, più onestà politica. Avete detto più volte che non ci devono essere confusioni negli schieramenti politici, nessuna politica assembleare nel senso deteriore che in molti interventi questa parola assume, e che la maggioranza ha le sue responsabilità e l'opposizione ha le proprie. Abbiate allora il coraggio di dire che se c'è una situazione di stallo in cui l'istituto perde di credibilità, in cui i problemi non avanzano, le responsabilità sono della maggioranza: assumetevele, dunque senza tentare di coinvolgere altre forze, che fanno una opposizione di stimolo, e di stimolo incalzante. Questo vuole l'onestà politica: il tentativo di dividerle con altri non può che essere non soltanto denunciato ma respinto anche duramente, con discorsi pure di tipo diverso.
Noi abbiamo fatto, ripeto, delle proposte, che intendiamo aggiornare in rapporto alla drammatica situazione attuale. E' urgente, a tal fine, un dibattito anche più ampio sulla crisi, non più del petrolio, ma della energia, per quello che essa comporta per il nostro Paese; è urgente operare con immediatezza, secondo modalità che stabiliremo domani mattina nell'incontro con gli Assessori, perché le scuole siano riscaldate, perch il kerosene nascosto nelle cantine possa tornare in superficie - perché c'è il kerosene, e ve lo dimostreremo con dati -, ed essere posto a disposizione delle migliaia e migliaia di famiglie torinesi che ne hanno bisogno per affrontare questo rigido inverno.
Sono d'accordo, una volta tanto, con Gandolfi che occorre avere una Giunta ed un Esecutivo operante, per far avanzare le iniziative che oggi si impongono. Certo, varare il Piano di sviluppo economico è oggi un modo di far avanzare una domanda qualitativamente diversa, e fra queste il trasporto pubblico assume certamente un carattere di estrema priorità. Ma sono questioni su cui non si può dormire. Dobbiamo renderci conto che bisogna intervenire subito, prima che la gente vada ad assaltare, oltre alle raffinerie, anche gli istituti. Non caviamocela con una scusa generica, con un riferimento a tutta la "classe politica".
Quindi, la mia richiesta non è un ultimatum, e dice baggianate chi parla di concessioni...



CURCI Domenico

L'hai detto tu.



BERTI Antonio

Si trattava di un auspicio, di un invito alle forze politiche che evidentemente non è stato raccolto, perché si andasse non a delle concessioni.... D'altra parte, noi non siamo in grado di fare delle concessioni.



CARAZZONI Nino

Le fanno gli altri.



BERTI Antonio

Quali concessioni potremmo fare noi? Se non si forma una Giunta... Se noi fossimo in condizioni di presentare una proposta di Giunta non faremmo delle concessioni, e la crisi si risolverebbe. Noi non possiamo che richiamare le forze politiche al senso di responsabilità, e questo facciamo ancora. Ecco, questo è l'impegno.
Lei mi consentirà, signor Presidente, anche un accenno che la riguarda direttamente. Noi continuiamo a leggere sui giornali di decisioni che toccano la figura del Presidente del nostro Consiglio.



PRESIDENTE

Anch'io le leggo sui giornali.



BERTI Antonio

Da queste notizie deduciamo che lei è già dimissionario. Sarebbe anche interessante sapere se queste decisioni vengono prese a livello di partito se l'assemblea non debba esserne tenuta al corrente, e per quale motivo.
Non ricordo bene se l'altro giorno, o ieri mattina, mi ha colpito un servizio giornalistico in cui venivano date notizie sull'andamento della crisi: con molta naturalezza vi si diceva che la Democrazia Cristiana aveva tenuto riunione tutta la mattina, si noti, e poi ancora il pomeriggio.
Veniva fatto di pensare che si trattasse di una discussione vertente sulla carenza di kerosene, di gasolio, sulle scuole al freddo. Invece, si precisava in termini estremamente chiari che, prima in incontri personali poi tra correnti, poi tra leader delle varie correnti della Democrazia Cristiana, si era discusso su chi dovesse essere sindaco. Dunque, mentre problemi di così grave portata investono tutti i nostri amministrati, il maggior partito e in tutt'altre faccende affaccendato. Ecco la "classe politica". Abbiate però il coraggio di dirlo, non coinvolgete gli altri.
Signor Presidente, lei sa che il termine di quindici giorni non è tassativo. Il Consiglio può essere convocato anche prima, ed è questa la richiesta, l'invito che noi rivolgiamo alle forze politiche se vogliono essere conseguenti con le questioni che da tre sedute pongono qui, con gli auspici che fanno, per la credibilità ed il prestigio dell'istituto.



PRESIDENTE

Nessun altro chiede di parlare? Devo una risposta al Consigliere Berti, visto che mi ha chiamato in causa in prima persona. Già ebbi occasione di fare una breve dichiarazione in proposito, e non posso che confermarla anche in questa tornata.
Io appartengo ad un Partito, come d'altronde tutti coloro che siedono in quest'aula. Vi appartengo dalla sua nascita, dalla sua formazione.
Appartenevo, ancora prima, a quella che è stata la matrice della Democrazia Cristiana, avendo partecipato alla vita del Partito Popolare italiano dal 1920 in poi. E' quindi vivissimo in me il senso della disciplina di partito. Ho però presieduto consessi amministrativi, e presiedo responsabilmente questo altissimo consesso, dal quale deriva il mio prestigio (poiché la carica, in sé non dà prestigio, il prestigio discende tutto dal prestigio che ha il Consiglio). Ebbene, io non ho esitato, nel momento in cui il mio Partito, nel corso delle trattative, mi ha chiesto di essere disponibile a lasciare questo posto - vorrei anzi dire che, per la coincidenza di una telefonata che mi è stata fatta, quando vennero a parlarmi trovarono già addirittura pronta la lettera in cui dichiaravo la mia disponibilità - a dare il mio assenso, a rimettere la carica al Partito che mi aveva designato ad assumere questo posto ove il Consiglio Regionale mi avesse eletto. In quella lettera, che mi riservo di leggere testualmente e di allegare, al momento opportuno, ove ne fosse il caso, precisavo che il tutto andava fatto facendo salvo il rispetto dei doveri istituzionali, con ciò intendendo dire che le dimissioni, se dovranno essere date, potranno esserlo soltanto al Consiglio Regionale, il quale dovrà accettarle, dovrà prenderne atto.
La cosa non è ancora sostanzialmente decisa. Comunque, sarà quel che sarà. Ma è in questa sede, per il rispetto che io devo ai Consiglieri, per il rispetto che io devo al Consiglio, che potranno essere formalizzate quelle disponibilità alle dimissioni cui mi sono impegnato con il mio Partito non per supina disciplina di partito ma per convinta disciplina di partito.
Devo, a questo punto, prendere atto che, purtroppo, non vi è ancora una base di accordo per la nuova Giunta, nonostante l'omaggio di fiorellini di speranza che avevo fatto nella seduta passata. Quei fiorellini vorrei ora trasformarli in un bel mazzo, con l'auspicio che rapidamente si risolva questa crisi, in maniera da consentire che l'anno finisca con una capacità di ripresa responsabile da parte di tutti. Devo, dunque, prendere atto che la discussione del punto terzo dell'ordine del giorno si conclude a questo punto, non essendo possibile procedere oltre.
Passo allora ad adempiere le consuete formalità, premettendo che i tre Assessori maggiormente interessati ed il Vicepresidente della Giunta sono disponibili per sentire i Capigruppo domani mattina alle ore 10, nella Sala Giunta di Via Magenta. Vedo che sono presenti i Capigruppo dei vari partiti, e quindi posso considerarli tutti informati.
Chiede di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Domani mattina è convocata la 5^ Commissione, di cui sono presidente.
Cercherò di farmi sostituire alla riunione con la Giunta.


Argomento:

Interpellanze, interrogazioni e mozioni (annuncio)


PRESIDENTE

D'accordo.
L'ultima parte della seduta comporta la indicazione delle interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno pervenuti. Le elenco per sintesi, con l'intesa di mandare i testi ai Consiglieri a domicilio, come di consueto: una interrogazione del Consigliere Vittorio Beltrami sul problema dei dipendenti della Montedison Marmi di Baveno, che sono inattivi e senza salario un'altra, urgente, dei Consiglieri Bono e Sanlorenzo, relativa al destino dell'alpe Veglia, che è stato discusso con i dirigenti dell'Enel in relazione a quanto è stato in proposito sollecitato in una lettera che la gestione di Novara di "Italia Nostra" ha inviato al Presidente una interrogazione del Consigliere Nesi sui problemi della crisi energetica in atto sullo stesso argomento vertono altri ordini del giorno e interrogazioni e interpellanze, che unirei in un'unica discussione, se questa dovrà avvenire nonostante le intese che potranno essere raggiunte domani un documento del Consigliere Carazzoni relativo al rifornimento di nafta per uso agricolo uno del Consigliere Carazzoni in relazione a consegne di petrolio e di benzina per uso agricolo ai vari agricoltori piemontesi una interrogazione del Consigliere Viglione relativa ad accordi che dovrebbero intervenire, o sono intervenuti, tra la Società di autotrasporti Vigo in merito alla linea Pecetto-Chieri un ordine del giorno Curci-Carazzoni in relazione al raduno di Torino degli agricoltori, con propositi di impegno per la Giunta ad intervenire anche presso il Governo dando dei mandati in relazione a quanto illustreranno nel corso della discussione dell'ordine del giorno una interrogazione urgente del Consigliere Nesi che si riferisce ad ingiustificati provvedimenti presi di recente nei confronti di studenti medi torinesi da parte del corpo insegnante delle rispettive scuole una interpellanza dei Consiglieri Curci e Carazzoni, che denunciano il carattere profondamente antisociale dei provvedimenti che toccano in modo durissimo l'economia e gli interessi di vasta parte della Regione Piemonte chiedendo al Presidente della Giunta se non ritenga di promuovere al più presto un'assemblea dei rappresentanti degli Enti Locali piemontesi e di tutte le categorie sociali produttive e lavoratrici per superare il pesante momento congiunturale una interpellanza, ancora dei Consiglieri Curci e Carazzoni, relativa al problema della droga, per sapere che cosa sia stato fatto in questo campo infine, un ordine del giorno Curci-Carazzoni che inerisce alla necessità di stabilire una scala prioritaria di applicazione delle misure restrittive per salvaguardare i servizi, i consumi indispensabili di largo uso popolare, impegnando la Giunta per il problema del riscaldamento, delle autovetture, delle scuole e dei permessi e delle agevolazioni.
Interrogazioni, ordini del giorno ed interpellanze saranno trasmessi come di consueto, ai signori Consiglieri. La seduta è tolta. Il Consiglio sarà convocato a domicilio.
La seduta ha termine alle ore 12,15



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