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Dettaglio seduta n.181 del 09/11/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del prof. Giuseppe Grosso


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ritengo sia giusto e doveroso che in quest'aula che fu per molti anni palestra dell'attività che Egli svolse come pubblico amministratore, al servizio di quella che sarebbe stata poi la realtà regionale, io ricordi con loro la figura veramente prestigiosa del prof.
Giuseppe Grosso.
In altre sedi è stato detto molto di Lui, tutto di Lui. Ma qui non è possibile non sottolineare essenzialmente l'aspetto di questa sua personalità di regionalista convinto, di assertore dei diritti della Regione e di uomo d'azione per realizzare, nel Piemonte, prima della istituzione della Regione, una politica che attenesse ad una valutazione dei problemi e ad una visione dei problemi nel loro complesso regionale.
La notizia è rimbalzata, commuovendo e sorprendendo tutti e ciascuno il 27 ottobre ultimo scorso. Giuseppe Grosso non aveva abbandonato la sua attività, anzi, direi che, dopo che aveva cessato la sua attività di amministratore, quale sindaco della Città di Torino, dopo essere stato per quattordici anni presidente della Provincia di Torino, si era ancora più intensificata, uomo dinamico e di azione qual era, ritornando a dedicarsi con maggiore intensità al mondo dello studio, che non aveva mai dimenticato. Mi sembra di poter sottolineare questo aspetto, che ha una grossa rilevanza e un motivo di meditazione per tutti: gli uomini chiamati a servire la cosa pubblica in consessi amministrativi, in consessi politici, i quali tuttavia mantengono l'attività che svolgono come cittadini e come uomini, in maniera da non estraniarsi dalla realtà della vita, rendendo servizio alla comunità ma compiendo anche il proprio dovere di cittadini, osando affermare, che, anzi, tanto più un cittadino riesce ad eccellere nell'esercizio della sua attività professionale (e nel termine professionale intendo la estrinsecazione di qualsiasi attività che competa al lavoratore, all'operaio, allo studente, al professionista in termine della accezione comune), tanto più che in quel settore dà prova della sua capacità, della sua intelligenza, della sua intraprendenza, tanto maggiori finiscono con l'essere le garanzie che anche nel servizio della comunità come amministratore indubbiamente farà bene.
Giuseppe Grosso - vorrei ripetere quello che dissi dinanzi alla sua bara, ricordandolo in quella che era la sede naturale dello svolgimento della sua attività, all'Università di Torino -, uomo non facile, non sempre tale da rendersi capace di determinare dell'amore per lui, ma certamente stimolatore di un giudizio estimatorio, di stima, che gli veniva veramente da tutti (amici, compagni di partito, avversari politici), meritandosi questa alta considerazione, ha qui, in quest'aula, affermato il concetto della Regione. Vi sono dei Colleghi Consiglieri regionali che mi possono dare testimonianza delle battaglie che si sono qui sostenute. Vi sono qui degli antichi presidenti di amministrazioni di Province del Piemonte che possono unirsi agli ex Consiglieri provinciali di Torino per riconoscere a Giuseppe Grosso questa attività anticipatrice regionale. E vorrei dire anche coraggiosa. Perché, tralasciando tutto quello che si potrebbe, e forse si dovrebbe, dire di Giuseppe Grosso, mi sembra che in questa sede sia rilevante mettere in evidenza un aspetto: il suo coraggio civico come amministratore, di uomo che anche di fronte a quelle che potevano essere, a volte, delle situazioni che ponevano lui in difficoltà, sempre rendeva servizio e testimonianza alla verità. Alcune delle sue affermazioni fatte come presidente dell'Unione delle Province d'Italia, alcune delle sue manifestazioni rese pubbliche come presidente dell'Unione delle Province piemontesi, consacrano indubbiamente Giuseppe Grosso come regionalista coraggioso, intelligente e convinto.
Si potrà consentire o dissentire da talune linee che egli impresse allo sviluppo del Piemonte, dedicandosi particolarmente ad un settore piuttosto che ad altri, si potrà discutere fin che si vuole, ma è indubitato che con la gestione della Provincia di Torino Giuseppe Grosso, presidente dell'Unione delle Province piemontesi, ha tratto questo Piemonte, collocato così com'è geograficamente ai margini di questa lunga nostra penisola, da quell'isolamento che avrebbe potuto diventare veramente fatale per l'avvenire della nostra Regione.
Non direi di lui altro, anche se molte cose si potrebbero dire. L'uomo coerente, l'uomo dalla coscienza cristallina ed adamantina, l'uomo che non scendeva a compromessi mai con la propria coscienza, pronto al dialogo, al dibattito, alla intesa per la soluzione di problemi in termini concreti l'uomo che io ricordo personalmente, e penso voi ricordate anche con me personalmente, degno di essere ricordato, ma vorrei aggiungere, sotto questo profilo, degno di essere imitato.
Mi sono già reso interprete presso la Famiglia e presso l'Università del cordoglio che il Consiglio Regionale del Piemonte manifestava per la repentina e tragica sua scomparsa. Dopo l'incontro di questa mattina signori Consiglieri, se me lo consentiranno, ripeterò che il Consiglio Regionale del Piemonte ha per un momento sospeso i propri lavori per dire intimamente e pubblicamente grazie a chi ha scritto nella storia del Piemonte una prima pagina alla quale poi seguono, attraverso la realizzazione concreta della Regione, quelle altre, modeste e grandi insieme, che tutti noi, responsabilmente, andremo scrivendo. E se è vero che gli spiriti vivono anche con la presenza nell'ambiente dove hanno operato, certamente Giuseppe Grosso, al termine di questa nostra faticata legislatura dei primi cinque anni di vita regionale, si compiacerà degli sforzi che avremo fatto per seguirne le orme.


Argomento:

Commemorazione del prof. Giuseppe Grosso

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, loro certamente ricordano, ma li invito a ricordarlo con me in forma ufficiale, molto brevemente, che dopodomani cadono i tre anni dall'approvazione del nostro Statuto. E' una data che mi sembra giusto sottolineare e rilevare. Uno Statuto discusso, uno Statuto applicato, uno Statuto che ci regola e che ci governa, uno Statuto al quale vogliamo rimanere fedeli, soprattutto continuando nella applicazione sua nella direzione di quella che è la manifestazione nuova della vita pubblica amministrativa, cioè la partecipazione. Credo che se noi dovessimo esaminare con attenzione quale delle parti statutarie abbia avuto maggiore applicazione in questi due anni certamente verremmo a costatare che la parte relativa alla partecipazione, attraverso tutti i contatti che le varie Commissioni, che il Consiglio, che la Giunta ha avuto con il mondo esterno è stata la parte meglio applicata e meglio intesa e gradita anche dalla popolazione e dagli amministrati di questo nostro Piemonte.
Credo di poter dire, interpretando il loro pensiero, che l'ultimo scorcio di questo anno e mezzo di vita della nostra attività amministrativa dovrebbe vedere realizzato concretamente l'altro aspetto grandemente importante che è quello dell'esercizio delle attività proprie della Regione attraverso una coraggiosa delegazione degli organi amministrativi, Province e Comuni, delle funzioni stesse che spettano alla nostra Regione.
L'8 novembre ha avuto luogo a Roma un incontro con la Commissione interparlamentare per i problemi regionali, mentre il 29 ottobre si erano incontrati gli Uffici di Presidenza dei Consigli regionali per discutere soprattutto il problema della modifica del bilancio statale secondo le richieste delle Regioni. Credo che l'assessore Paganelli potrà dare a questo proposito notizie più precise e dettagliate, ma, se non sono male informato, per una notizia captata ieri sera attraverso la radio, sembra ci sia stata l'assegnazione di una somma che non è precisamente quella che era stata richiesta, ma che ad essa si avvicina.
Nella riunione di ieri, con l'Assessore Paganelli, alla Commissione presieduta dal sen. Oliva, e alla quale erano presenti, penso, quasi tutti i parlamentari piemontesi, che della Commissione fanno parte, abbiamo puntualizzato alcuni aspetti di quella che noi crediamo possa essere la maniera per una riforma della pubblica Amministrazione che tenga presente la nuova realtà regionale. Io ho dovuto fare la premessa che quanto dicevo lo dicevo a titolo personale, tuttavia confortato da espressioni colte a volta a volta nei dibattiti che si sono svolti in questo Consiglio da parte dei vari Gruppi, e peraltro non in termini ufficiali perché l'argomento non era stato espressamente portato al Consiglio stesso perché le richieste avanzate dal sen. Oliva erano pervenute nel momento in cui, essendosi verificata la crisi, non vi era la possibilità di una discussione con una conclusione in senso deliberativo da parte del Consiglio.
Il sen. Oliva ed i senatori e deputati componenti la Commissione interparlamentare hanno acceduto alla richiesta da più parti formulata di fare una nuova consultazione nel tempo su argomenti specifici, e io penso che in quella occasione noi potremo portare il pensiero non soltanto raccolto dal presidente ma espresso effettivamente dal Consiglio. La Giunta, attraverso l'Assessore Paganelli, ha presentato un documento, che egli potrà illustrare.
Il 5 novembre ha avuto luogo un incontro con i coltivatori diretti, che sono scesi a Torino, in stato di agitazione, con il proposito di rendere edotta la popolazione del capoluogo di Regione della situazione estremamente delicata in cui il mondo dell'agricoltura piemontese, e non soltanto piemontese, oggi vive. Mi sono stati illustrati alcuni problemi che interessano specificatamente la vita legislativa del Consiglio Regionale ed altri che non sono di competenza del Consiglio Regionale, ma per i quali è stato chiesto un interessamento, con segnalazione ai Ministeri competenti. In proposito ho adempiuto all'impegno di riferire loro, salvo discutere insieme, sui termini di questo problema, con lo scopo precipuo di far assumere da parte del Consiglio Regionale una affermazione di priorità dei problemi che interessano il mondo dell'agricoltura non in termini assoluti ma in termini di priorità insieme a tre o quattro altri grossi problemi che devono trovare una rapida soluzione attraverso provvedimenti legislativi. Ho provveduto, naturalmente, ad informare della cosa il Presidente del Consiglio, il Ministro dell'Agricoltura e delle Foreste e il Ministro degli Interni.
Il 6 novembre ha avuto luogo, in forma molto semplice ma estremamente dignitosa, la inaugurazione della Mostra dell'antifascismo e Resistenza a Palazzo Madama. L'aula era largamente affollata, erano presenti molti componenti della Giunta Regionale, l'Ufficio di Presidenza ed alcuni Consiglieri. Fin dal mattino successivo vi è stato un accedere numeroso ed interessato delle scolaresche piemontesi. La mostra continuerà fino a dicembre. Noi abbiamo evidenziato, nel modo che si è ritenuto più opportuno, questa iniziativa, alla quale auguriamo il migliore dei successi.
E' stato distribuito a loro il terzo nostro Quaderno di documentazione relativo ai problemi della salute e della sicurezza sociale. In tema di pubblicazioni, pensiamo di chiudere la nostra attività di Consiglio Regionale, e quindi di ufficio di Presidenza, per questo anno 1973, con la pubblicazione del primo Codice delle leggi regionali. Voi le avete attraverso quei fogli gialli, che è facile perdere, di non agevole consultazione: abbiamo pensato di raccoglierle in un volume, proprio a forma di codice, nel quale metteremo ovviamente le leggi fondamentali, la Costituzione, le leggi regionali eccetera, e questa prima serie di leggi.
Alcune non potranno essere pubblicate per la malasorte che si è accanita contro di esse, ma quello che è stato fatto lo indicheremo. Se riusciremo a farlo, e a farlo bene - ma è un lavoro aggiuntivo per le Commissioni vorremmo che le leggi, o gruppi di leggi, avessero un brevissimo commento sulla natura delle stesse.
Alle molte preoccupazioni che abbiamo, soprattutto per quanto attiene il mondo del lavoro, si aggiunge ora una comunicazione che è stata fatta al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta, al Presidente della Provincia, al Sindaco della città di Torino, e che credo sia a conoscenza dell'Assessore al Lavoro, sulla situazione nell'industria dolciaria De Coster. La comunicazione conclude in questi termini: "Visto il persistere e l'aggravarsi ulteriore della situazione, il Consiglio d'amministrazione della Società è venuto nella determinazione di proporre all'assemblea degli azionisti la messa in liquidazione della Società, essendo evidente l'impossibilità del raggiungimento degli scopi sociali statutari. Gli amministratori, nel ricordare che sulla situazione della Società l'Ente Regione è stato già interessato da una interrogazione decaduta per l'assenza degli interroganti, ritengono loro dovere, in relazione ai problemi che potrebbero crearsi tra la mano d'opera nel caso di procedura di liquidazione, di informare le autorità affinché vengano preventivamente a conoscenza per ogni eventuale possibile intervento ritenuto opportuno".
Sono lieto di comunicare, infine, che il Presidente della Camera di Commercio mi ha confermato quanto telefonicamente mi aveva detto il Sottosegretario al Ministero dell'Industria e Commercio, cioè che è stata formalmente concessa l'autorizzazione ministeriale alla trattativa privata per l'acquisto di Palazzo Lascaris. La pratica è ora al Genio civile e all'Ufficio tecnico erariale per il giudizio di congruità sulla somma indicata dal perito che aveva fatto la stima per la vendita del palazzo.
Il Commissario di Governo ha informato, con sua nota del 29 ottobre che la Legge regionale concernente gli interventi straordinari in agricoltura (legge 27 settembre '73) ha avuto il visto. Peraltro, nel partecipare il consenso del Governo alla dichiarazione di urgenza della legge in parola, ha comunicato che "circa l'art. 5, recante la copertura dell'onere finanziario, il Governo stesso ha affermato che parte della spesa poliennale viene coperta con la riduzione dello stanziamento esistente sul capitolo 994, concernente il rimborso delle somme riconosciute indebite, che, data la sua natura contingente, non pu considerarsi idoneo mezzo per la copertura della spesa di cui trattati.
Dovrà pertanto provvedersi, limitatamente all'importo imputato a detto capitolo, a reperire idonea copertura con apposita legge"; il che penso sarà fatto molto rapidamente, a crisi risolta.
Do poi notizia in forma ufficiale - in via ufficiosa l'abbiamo tutti appresa contestualmente, essendoci stato un comunicato, emesso dalla stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri e trasmesso la sera della seduta del Consiglio dei Ministri attraverso la radio e la televisione - che la legge regionale 27 settembre '73, relativa al contributo agli alunni della Scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo, che era stata approvata dal Consiglio Regionale con il solo voto non favorevole del Gruppo del Movimento sociale italiano - Destra nazionale e del Consigliere del Partito repubblicano italiano, nella convinzione di risolvere un problema di grosso rilievo, che attiene non soltanto al fatto della dotazione del libro scolastico ma ad una soluzione parziale del più grosso problema, che è quello relativo alla scuola, per quanto di competenza della Regione, è stata restituita dal Commissario di Governo non vistata.
A questo proposito devo informare il Consiglio che proprio .questa mattina una delegazione di sindaci, tra quelli che si sono fatti promotori della legge di fondo per la scuola di competenza della Regione, sono venuti a sollecitare la presentazione in aula per la discussione e l'approvazione di quel testo di legge che la Commissione ha già esaminato avendo fatto anche le relative consultazioni. Ho dato assicurazione a questi Sindaci che per quanto compete l'Ufficio di Presidenza, non appena sia possibile questa sarà sicuramente fatto, perché il Consiglio Regionale possa esprimere il proprio avviso, sulla legge.
Quella del 27 settembre '73 è indubbiamente una legge che ha suscitato perplessità anche in coloro che l'approvarono avendo tutti consentito che essendovi obbligo di frequenza della scuola, fosse giusto che tutti gli alunni indistintamente venissero dotati degli strumenti necessari a tale frequenza. Perplessità espresse da tutti i banchi, da tutti gli intervenuti, superate peraltro proprio perché il fine che con la legge ci si proponeva di raggiungere era ritenuto degno di attenzione e di considerazione.
E' la prima volta, nella storia alquanto tormentata di questo andare e tornare di leggi dalle sedi dei Consigli Regionali al Governo, che una legge viene restituita prima del visto sotto un duplice profilo. Il Consiglio dei Ministri ha infatti censurato la discussione del nostro Consiglio sotto il profilo del merito, mettendo in dubbio la liceità dell'adozione di un tale provvedimento da parte di un Consiglio Regionale nella sovranità della sua disposizione in questi termini, ed ha visto in ciò un eccesso di potere. La cosa è stata evidenziata con una motivazione che indubbiamente crea grossi motivi di perplessità, in quanto nel testo della lettera si dice che "la decisione presa dal Consiglio regionale piemontese urta contro gli interessi di carattere generale e nazionale"; di tal che la soluzione di questo aspetto del problema spetterebbe per ragioni di competenza al Parlamento italiano nel caso che il Consiglio Regionale a suo tempo ritenesse di insistere e di tenere in vita il provvedimento legislativo. E la censura si aggancia ad un altro aspetto ancora, di modo che la tenaglia si chiude inesorabilmente, giudicandosi sul merito ed anche sulla competenza per legiferare in questo settore e in questo campo.
Darei per letto il testo della comunicazione del Commissario del Governo, visto che è stato riprodotto o ripreso ampiamente dalla stampa esso tuttavia integra questa mia comunicazione. Oggi noi non possiamo far altro che prendere atto di questa situazione e trarre, anche in relazione a questa situazione di difficoltà, l'auspicio che lo stato di crisi nel quale ancora ci troviamo evolva rapidamente verso una soluzione, perché soltanto dopo che ciò sia avvenuto il Consiglio Regionale potrà decidere che cosa fare in merito: se accettare le rimostranze, riconfermare la legge apportarvi delle modifiche.
Debbo informare il Consiglio, essendone stato a mio volta informato dallo stesso dott. Calleri, che il Presidente della Giunta ha avuto martedì scorso un incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con funzionari della Presidenza del Consiglio, e che altro incontro, ancora con il Presidente del Consiglio e con i suddetti tecnici, è previsto per martedì venturo, per acclarare se sia possibile giungere ad una soluzione parziale, temporanea, in maniera che l'attesa della popolazione scolastica non sia completamente delusa, se sia cioè possibile risolvere il problema almeno in parte, indipendentemente da quella che potrà essere poi la soluzione di carattere legislativo, che è di competenza specifica ed evolutiva del Consiglio Regionale. Io mi auguro che a questa soluzione si possa addivenire. La Commissione di Sindaci che è venuta questa mattina, ha appunto prospettato l'eventualità di una soluzione contingente e pratica la cui predisposizione competerà alla Giunta e all'Assessore ad hoc attraverso contatti con i Comuni, con le Casse scolastiche, soluzione che permetta di affrontare questa situazione di difficoltà e di crisi del momento in attesa che vi sia la soluzione in termini più vasti e completi.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente

Argomento:

Documenti - Assegnazione a commissioni


PRESIDENTE

Concludo le mie comunicazioni informando il Consiglio che sono stati presentati i seguenti documenti: una proposta di Legge n. 114: "Interventi della Regione per gli impianti di smaltimento dei rifiuti solidi", ad iniziativa dei Consiglieri del Partito liberale, pervenuta in data 25 ottobre '73 e che alla stessa data è stata assegnata alla 5^ Commissione: un disegno di Legge n. 115: "Convalida del decreto del Presidente della Giunta Regionale 14 settembre '73 n. 1385, relativo a 'Prelievo di somme dal fondo di riserva per le spese impreviste'", presentato dalla Giunta Regionale il 25 ottobre e assegnato alla 1^ Commissione il 29 di quel mese la proposta di Legge n. 116: "Interventi per danni alle colture del mais" ad iniziativa dei Consiglieri Curci e Carazzoni, pervenuta il 31 ottobre '73 ed assegnata alla 6^ Commissione nella stessa data: il disegno di Legge n. 117: "Proroga delle disposizioni relative al vincolo alberghiero" pervenuto da parte della Giunta regionale in data 5 novembre '73 e assegnato alla 7^ Commissione il 6 novembre 1973.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Dibattito sulle comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare l'Assessore Paganelli.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo opportuno e doveroso riferire al Consiglio sulle due importanti riunioni che si sono tenute ieri e l'altro ieri a Roma. La prima, cui ha già fatto riferimento il Presidente del Consiglio Oberto, che era pure presente, in cui la Commissione parlamentare per le questioni regionali, ha ascoltato la esposizione delle regioni della Regione Piemonte, costituisce indubbiamente l'avvio di un nuovo momento tra le Regioni e questa Commissione parlamentare, un momento che d'altra parte investe importantissime questioni, quali il riordino della pubblica amministrazione. E' ovvio che nel riordino della pubblica amministrazione rientra tutta la prospettiva nuova dei rapporti fra i nuovi enti. Intervenendo in rappresentanza del Presidente della Giunta, ho consegnato alla Commissione parlamentare una breve nota di prime valutazioni della Giunta Regionale su questi argomenti, ed in particolare ho affermato, intervenendo nel dibattito, che un riordino della pubblica amministrazione non può assolutamente tener conto soltanto del rapporto fra Stato e Regioni ma deve coinvolgere in questo rapporto il grosso momento dell'ente locale, vale a dire la riforma della legge sulle autonomie locali che tenga conto di quelle nuove entità sovracomunali che hanno preso vita in questi giorni, cioè delle comunità montane, e soprattutto di quegli organismi che tutte le Regioni vogliono creare con quei poteri effettivi che sono i comprensori.
Ho accennato ai problemi delle leggi-cornice, ho accennato alla necessità della revisione dei decreti delegati, e, toccando il momento della programmazione, ho fatto presente che in queste materie in cui vi sarà una duplice competenza, dello Stato e delle Regioni, si deve affermare una partecipazione delle Regioni non soltanto a livello consultivo, come avviene tuttora nella sede della Commissione interregionale (che, d'altra parte, è stato l'unico momento riconosciuto di incontro fra lo Stato e la Regione), ma come intervento alla elaborazione del programma economico, che dovrà avvenire ed essere regolamentata in forme legislative.
La riunione di ieri mattina al Senato, come ho detto, ha fatto seguito a distanza di poche ore, ad un'altra riunione, assai importante, svoltasi nella tarda serata e nella notte al Ministero del Bilancio: la riunione della Commissione interregionale della Programmazione, che riprendeva i lavori interrotti un po' bruscamente la settimana prima, con decise prese di posizione delle Regioni nei confronti del Governo. Nella riunione dell'altra notte si è notato un maggiore spirito di comprensione, cosicch le Regioni hanno potuto dichiararsi moderatamente, o parzialmente soddisfatte, a seconda che dir si voglia, avendo preso atto di determinati impegni del Governo. Direi che questi impegni vanno distinti sotto un duplice ordine: impegni politici ed impegni economici, i quali ultimi hanno pure tutta la loro rilevanza. Prima ancora degli impegni economici, che riguardano già il bilancio del 1974, sottolineerei gli impegni politici che sono stati assunti dal Ministero del Bilancio, dal Ministero delle Regioni presenti alla riunione. Questi impegni politici riguardano le revisione entro brevissimo termine della Legge finanziaria regionale, con particolare riguardo all'art. 8, la elaborazione entro un termine altrettanto breve della nuova legge di contabilità regionale, e un preciso impegno del Governo per una effettiva partecipazione delle Regioni alla formazione alla stesura del bilancio nazionale a partire già dal 1975. Questo il pacchetto politico, che ha trovato ampiamente consenzienti tutte le Regioni presenti - ed erano tutte presenti - alla riunione della Commissione interregionale della programmazione.
Per quanto riguarda invece l'aspetto economico, che aveva lasciato alquanto perplesse le Regioni in quanto il fondo dell'art. 9, quello per lo sviluppo, portava nel bilancio statale unicamente la cifra di 120 miliardi addirittura inferiore a quella del 1973, vi era già stato un, primo passo avanti, che però le Regioni avevano ritenuto insoddisfacente, nella precedente riunione. Il Governo aveva già fatto una proposta, sempre nell'ambito del bilancio - senza toccare le cifre del bilancio nazionale nell'entrata e nelle uscite -, che riguardava un aumento di circa 105 miliardi (dico circa perché le cifre non sono ancora state precisate al millesimo). Questi 105 miliardi erano prelevati per 40 miliardi dal fondo globale, per 23 miliardi e rotti dai tagli operati nei singoli bilanci dei Ministeri della spesa; per 42 miliardi si trattava poi dei residui passivi quei famosi residui passivi che erano a centinaia di miliardi che poi, al momento in cui dovevano essere trasferiti alle Regioni, si sono ridotti a 42 miliardi. (Su questi 42 miliardi vi è ancora un impegno del Ministro Giolitti e del Ministro La Malfa per un accurata indagine diretta ad accertare se effettivamente tutti gli altri miliardi di spesa sono stati nelle forme dovute impegnati.) Di fronte a questo primo aumento di 105 miliardi che il Governo aveva proposto nella precedente riunione, vi è stata l'altra sera la proposta di un ulteriore alimento di circa 100 miliardi, di cui 50 nuovamente prelevati dal fondo globale, 20 da somme che il Ministero dei Lavori pubblici aveva a disposizione per l'edilizia ospedaliera, e 25-30 miliardi da somme, di cui si deve ancora accertare l'esatta entità, che lo Stato aveva per materie di competenza delle Regioni a statuto speciale. In sostanza, attualmente i miliardi da destinarsi globalmente al fondo di cui all'art. 9 dovrebbero essere circa 330, con un aumento rispetto all'anno precedente di una certa consistenza.
Debbo ancora far presente che vi è stata da parte delle Regioni una notevole richiesta perché questi miliardi confluissero nel fondo comune dell'art. 8 e non nel fondo speciale, ma il Governo, ritengo con un certo fondamento, giustamente, ha fatto presente che questo comporta prima la modifica della legge finanziaria, perché le fonti di cui all'art. 8 sono esattamente precisate nella legge finanziaria. E quindi questi 330 miliardi circa - potranno essere 325-335, questo è ancora tutto da definire affluiranno alle Regioni sul fondo per lo sviluppo di cui all'art. 9.
Non posso ancora dire quale sarà esattamente la fetta che toccherà alla nostra Regione, perché i criteri saranno stabiliti successivamente dalla Commissione interregionale e dal CIPE. Debbo far presente che questo comporterà, per tutte le Regioni (è stata avanzata già la ipotesi da parecchi presidenti della stessa Commissione interregionale) la prospettiva di un ulteriore ritardo nella predisposizione del bilancio, perché, come ognuno di voi, colleghi, comprende, questa cifra è praticamente oggi la metà della cifra del fondo comune, e quindi è una delle fonti principali di entrata dei bilanci regionali. Le Regioni hanno quindi ragione di voler essere messe a precisa conoscenza di questo dato prima di disporre i loro bilanci.
Ci avviamo quindi- credo che questo valga per tutte le Regioni - alla prospettiva dell'esercizio provvisorio in attesa che il Governo, che si è impegnato a ridurre notevolmente i tempi, possa precisare in che modo verrà ripartita la somma di cui all'art. 9.
Concludendo, dirò che noi abbiamo partecipato sempre attivamente alla battaglia che le Regioni, a partire dal mese di luglio, hanno condotto per giungere ad un risultato che, se non è quello che esse speravano, tuttavia rappresenta una inversione di tendenza ed una maggiore disponibilità del Governo a dare alle Regioni quello che effettivamente loro spetta. La nostra presenza è stata una presenza politica ma è stata anche una presenza tecnica, e desidero ricordarlo perché per giungere a questo risultato le Regioni hanno dovuto esaminare il bilancio dello Stato voce per voce capitolo per capitolo, per poter contestare ogni voce ai rappresentanti dei Ministeri, e in questa opera noi come Regione Piemonte abbiamo offerto alle Commissioni che le Regioni hanno predisposto in riferimento ai bilanci dei singoli Ministeri la esperienza, la capacità del prof. Gaboardi, di questo nostro alto funzionario che si è assunto un impegno ed un onere non indifferenti, per la cui opera mi è gradito sottolineare in Consiglio il mio vivo apprezzamento.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Revelli, iscritto a parlare sulle comunicazioni, mi faccio portavoce di un rilievo giustificatissimo mosso dall'Assessore Paganelli. Questa aula ha, nella zona in cui sono i banchi della Giunta, una eccezionale risonanza, per cui i suoni delle voci anche quelle tenute su toni molto bassi, vi giungono sovrapponendosi ed impedendo a chi parla di seguire il filo logico del discorso e di capire se le sue parole sono udite. Pertanto, coloro che avessero da scambiarsi delle comunicazioni urgenti sono pregati di farlo fuori da questa sala.
Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Signor Presidente e Colleghi Consiglieri, desidero puntualizzare molto brevemente alcune cose sulla questione della legge che è stata respinta dal Governo; respinta con motivazioni sia di merito che di legittimità.
Il nostro Partito ha assunto una posizione molto chiara e ferma all'annuncio del provvedimento governativo e in queste ultime settimane contestando la sostanza delle osservazioni. Ci rendiamo però perfettamente conto che a noi è sufficiente una denuncia di questo genere, e pertanto dico che siamo pienamente disposti, responsabilmente aperti ad operare perché questo impasse venga superato. Noi riteniamo che si debba procedere concretamente all'esame delle possibilità che vi sono di superare questo punto d'arresto, per arrivare a dare concreta attuazione a quello che doveva essere un passo iniziale, pur se limitato e con molti problemi non risolti definitivamente, verso la gratuità della scuola dell'obbligo, non solo auspicata dalla Costituzione, dalla legge istitutiva della Scuola media, ma dallo Statuto regionale, ribadita da tutti i documenti di questo Consiglio e di altri Consigli Regionali. La decisione del Consiglio Regionale in rapporto a questa legge aveva creato vivissima attesa, non solo nel senso che la gente contava ormai di veder giungere in questi mesi l'assegno di rimborso delle spese sopportate per l'acquisto dei libri, ma basata sulla profonda consapevolezza che la scuola dell'obbligo dev'essere gratuita e che occorre un completo rinnovamento del sistema dell'assistenza scolastica nel quadro più vasto di una legislazione del tutto innovata in merito al diritto allo studio, da attuarsi anche attraverso l'opera delle Regioni.
Le ipotesi di soluzione che sono state avanzate sono svariate. C'è chi propone di ritornare al metodo dei buoni-libro; ma sappiamo che la spendita di 4 miliardi può essere censurata da parte del Governo anche sotto forma di buoni libro (una censura, tra l'altro, inammissibile, perché si tratta di fondi reperiti all'interno del nostro bilancio, autonomamente, senza che si determini una sottrazione di risorse da indirizzare in altro senso). E d'altro canto, anche la possibilità di superare il limite dei 700 milioni e rotti che erano previsti nel bilancio del '73 per l'intervento tradizionale con buoni-libro non può aversi se non attraverso un provvedimento di tipo legislativo che storni dei fondi e li reperisca grosso modo come erano stati reperiti già per la legge che avevamo approvato e che ci è stata rinviata.
La decisione di adottare comunque questa linea per aggirare lo scoglio attuale non soltanto renderebbe necessario il superamento della crisi più grave di fronte alla quale ci troviamo attualmente , quella della Giunta ma implicherebbe anche la rinuncia ad alcune conquiste innovative che la legge che abbiamo approvato, e che è stata rinviata, contemplava, e che ci facevano superare tutta una serie di vecchi canali assistenziali, che cioè creavano le premesse, pur senza risolvere il problema, per sgomberarci il terreno così da poter poi procedere con i piedi di piombo ma con ferma azione nel senso delle deleghe agli enti locali, di responsabilizzare nel prossimo anno tutte le Amministrazioni locali su questo tema.
L'altra possibilità, che non implicherebbe neanche tempi più lunghi, e che è venuta già maturando all'interno del dibattito tra le forze politiche, sia in Commissione sia nel confronto che abbiamo avuto con la Comunità regionale, è connessa ai due progetti di legge giacenti presso la III Commissione, e che sono quello di iniziativa dei Comuni, presentato dal Comune di Collegno, e quello del nostro Gruppo, che, pur differenziandosi su alcuni meccanismi, tendevano sostanzialmente ad una legge di delega e di intervento indicando poi attraverso un piano ed una programmazione le priorità per i servizi da effettuarsi globalmente in modo gratuito. Direi che si potrebbe dedurre, da quanto emerso in queste ultime settimane di dibattito anche su queste due leggi, la possibilità ulteriore di non procedere attraverso il meccanismo tradizionale dei buoni-libro, aumentando la quota a bilancio per questo tipo di intervento, ma di trovare il modo di anticipare una delega ai Comuni che possa poi rientrare nel quadro più generale della delega completa su tutte le materie, che dovrebbe essere data con l'approvazione delle leggi già adottate e con altre iniziative di legge eventualmente proposte dall'Esecutivo o da altre forze politiche, e quindi permettere ai Comuni, che sono veramente gli organismi in grado di distinguere, in stretta collaborazione con le scuole, anche tra gli alunni che hanno maggiormente bisogno di questo tipo di intervento e quindi che possono essere invece esclusi (si ricorderà che il modo indiscriminato proposto per concedere l'assegno per la gratuità dei libri, consiste nel prevederlo per tutti gli alunni della scuola dell'obbligo, aveva fatto sorgere non poche polemiche).
Noi non escludiamo alcuna di queste ipotesi, né altre ancora che possano emergere diciamo soltanto che un tipo di intervento come il secondo che ho enunciato permetterebbe senza dubbio di riguadagnare, sotto certi aspetti, il tempo perduto, consentendo non solo ai giovani di ottenere la gratuità dei libri, ma anche a noi di realizzare una conquista istituzionale che giustifica pienamente, a nostro avviso, l'eventuale ulteriore ritardo di un mese o un mese e mezzo nella erogazione di queste somme.
D'altro canto, per l'esperienza fatta nel corso del dibattito anche su questa crisi regionale nei contatti che abbiamo avuto per esempio, con tutta una serie di enti locali, possiamo dire che su questo tema essi sono pienamente disponibili e responsabilizzati ad una azione di questo tipo e quindi preparati anche, direi, tecnicamente, ad assolvere il compito, che non è oneroso, della elaborazione e della concessione delle pratiche burocratiche per effettuare questo tipo di intervento. Direi anche che in questo modo soddisferemmo una aspettativa che ormai ha preso coscienza non soltanto nella gente ma anche negli enti locali. Mi pare che questo sia un intervento possibile, più corretto, in quanto evita la strada della contestazione generale, della concessione del buono-libro a tutti, e che lascia però alla autorità dei Comuni ed alla loro capacità di rapporto con le scuole di determinare la priorità degli interventi, pur tendendo nel quadro globale alla gratuità anche su questo tema per tutti gli alunni della scuola media.
Naturalmente, per fare ciò occorre che la crisi evolva al più presto in senso positivo, come abbiamo più volte ricordato, e credo che questo sia oggi, più che non la bocciatura della legge, l'elemento di fondo al quale ci troviamo e sui cui si polarizza l'attesa dei cittadini, dei lavoratori piemontesi ed anche degli amministratori locali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Vicepresidente, Assessore Debenedetti. Ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario, Vicepresidente della Giunta Regionale

Intervengo unicamente per chiedere al Consiglio se non ritenga opportuno rinviare questo dibattito ad una prossima seduta, in attesa che il Presidente della Regione abbia l'ulteriore incontro con il Presidente del Consiglio dei Ministri che è stato preannunciato dal Presidente dell'assemblea nelle sue comunicazioni. Sembra infatti non improbabile che la situazione sia destinata a sbloccarsi su un altro piano, su un'altra strada rispetto a quella indicata nell'ultimo intervento.
Ritengo superfluo ricordare che la Giunta si sente, e in prima persona impegnata a risolvere questo problema, e respingere i rilievi mossi dal Governo sia sotto il profilo della legittimità che per quanto attiene al merito. Rinviando il dibattito ad una prossima seduta si potranno più concretamente deliberare le posizioni da assumere in relazione a quanto sarà emerso dall'incontro che il Presidente della Giunta avrà martedì prossimo proprio al fine di dirigere questa questione. Non è detto che il Governo non possa avere dei ripensamenti e decidere di modificare il suo atteggiamento in ordine a questi problemi.



PRESIDENTE

I Consiglieri ancora iscritti a parlare - Calsolaro, Gandolfi Rossotto, Carazzoni - accolgono questa proposta? A mio avviso sarebbe comunque bene che esprimessero il loto giudizio, negativo o positivo che sia, sulla reiezione della legge, perché io ritengo mio dovere, a conclusione, far conoscere, attraverso un comunicato telegrafico, al Presidente del Consiglio dei Ministri lo stato di disagio e la protesta per la decisione, dato che non posso proporre Consiglio, per le note ragioni alcuna deliberazione, che saranno emersi dal dibattito in Consiglio sulle mie comunicazioni. Secondo me, è opportuno, quindi, senza che si apra una discussione in termini ampli, che vi sia l'espressione di un parere e di un giudizio.
Darei pertanto la parola al collega Consigliere Calsolaro.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, la comunicazione del Commissario di Governo relativa alla mancata apposizione del visto della Legge regionale sui libri di testo definisce, a nostro avviso, e concreta le linee di una politica centralistica riduttiva dei poteri regionali che il Gruppo socialista ha più volte denunciato in quest'aula e di cui si sono fatti recentemente portavoce il Presidente della Giunta Regionale toscana Lelio Lagorio, a proposito del disegno di legge presentato nel mese di giugno dal ministro dell'Agricoltura del Governo Andreotti, on. Natali, per l'attuazione in Italia delle direttive della Comunità europea per la riforma dell'agricoltura, attualmente all'esame del Parlamento e gravemente lesiva delle competenze regionali, e lo stesso ministro Giolitti in ordine al tentativo in corso di sottrarre alle Regioni i fondi per l'edilizia popolare. Sono esempi scelti a caso fra i tanti, che disegnano un quadro complessivo di espropriazione totale dei poteri costituzionali delle Regioni per ridurli a meri strumenti burocratici decentrati per l'esecuzione degli ordini dei Ministri.
Il Consiglio Regionale dovrà valutare attentamente le decisioni da assumere. In seguito alla mancata apposizione del visto esistono una questione di principio e una questione di fatto. Sotto il primo aspetto non vi dovrebbero essere dubbi: il Consiglio Regionale non può che confermare il voto già espresso, non rilevandosi nella comunicazione del Governo alcun elemento nuovo rispetto a quelli già conosciuti e valutati dal Consiglio in occasione dell'approvazione della legge. Il Governo, sembra di dover rilevare dalla comunicazione del 30 ottobre, e lo ha detto poco fa il Presidente del Consiglio, si riserverebbe addirittura entrambe le procedure previste dall'art. 127 della Costituzione, quella di merito davanti alle Camere e quella di legittimità davanti alla Corte costituzionale. Pertanto al momento in cui il Consiglio si apprestasse a rinnovare il voto sulla legge non si conosceranno le reali intenzioni del Governo, se cioè insisterà nel suo diniego, il che appare abbastanza probabile, e in questo caso quale tipo di procedura riterrà di adottare, anche se sembra prevalente, dal tenore della comunicazione, la questione di merito, che comunque non è esclusiva.
La nostra preoccupazione è che, nel caso in cui il Governo faccia ricorso alla procedura prevista dall'art. 127 della Costituzione, né il Parlamento né la Corte Costituzionale prenderebbero decisioni a termini brevi.



PRESIDENTE

Però, lei sta ora entrando proprio nel merito, Consigliere Calsolaro mentre avevamo deciso di non farlo.



CALSOLARO Corrado

Concludo immediatamente. Noi proponiamo che intanto si accerti quali sono le reali intenzioni del Governo di fronte ad una riapprovazione della legge.



PRESIDENTE

Ho già preannunciato il nuovo incontro del Presidente della Giunta.



CALSOLARO Corrado

. e che immediatamente si proceda ad una consultazione degli enti locali, dei sindacati e della scuola per sapere quale atteggiamento le forze presenti in Consiglio debbano assumere, in modo che ci sia una acquisizione di responsabilità del Consiglio sostenuta dalle forze sindacali, dalle forze della scuola e dagli enti locali direttamente interessati al problema.
Queste le due proposte che facciamo al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gandolfi. La pregherei proprio di non entrare nel merito della questione.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, cercherò di attenermi al suo invito, per francamente devo dire che gli argomenti che sono stati toccati sono di non poco rilievo e meritano un dibattito approfondito.



PRESIDENTE

Mi perdoni Consigliere Gandolfi, siamo intesi che si dica qualche cosa contro o a favore della decisione presa dalla presidenza del Consiglio dei Ministri senza entrare nel merito perché sarebbe una discussione fatta sterilmente non potendo arrivare a nessuna conclusione e a nessuna deliberazione.



GANDOLFI Aldo

Mi scusi signor Presidente, ma per pronunciarsi a favore o contro bisogna esprimere ...



PRESIDENTE

In questa sede dove non si discute il provvedimento, dove non si indicano delle vie solutive, non c'è che da dire "protestiamo" oppure "accettiamo" ha fatto bene il governo a fare, ha fatto male ...



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, ci permetterà almeno di motivare questa argomentazione. Se me lo consente vorrei innanzi tutto rilevare che le motivazioni con cui il Consiglio dei Ministri ha rinviato questo disegno di legge all'esame del Consiglio Regionale, coincidono perfettamente con le motivazioni che avevano indotto i repubblicani a dare voto contrario, cioè si è voluta rilevare una specie di ambivalenza del dispositivo di rinvio però mi sembra che questa sia, tutto sommato, una valutazione imprecisa. Se noi prendiamo la nota che il Ministro per l'attuazione delle Regioni sen.
Toros ha fatto a nome del Consiglio dei Ministri al termine della riunione di quel Consiglio, vediamo che è molto precisa, direi che toglie ogni dubbio interpretativo. Il comunicato dice: "Su proposta del Ministro per le Regioni sen. Toros Mario, il Consiglio dei Ministri ha deciso oggi di rinviare a nuovo esame la legge regionale del Piemonte sui contributi agli alunni delle scuole medie per l'acquisto dei libri scolastici. La legge era stata approvata ecc.".
Secondo il governo la legge regionale contrasta con l'interesse nazionale ed in particolare con gli obiettivi primari della politica governativa del contenimento della spesa pubblica e della sua qualificazione. Per tali motivi, nell'attuale situazione economica il governo non ha ritenuto opportuno accettare l'impostazione della legge per quanto riguarda l'estensione a tutti gli alunni delle agevolazioni regionali in maniera indiscriminata.
Per la prima volta dalla Costituzione ad oggi una legge regionale è stata rinviata per motivi di merito. Ciò comporta che se la legge verrà riapprovata nel testo attuale, verrà sottoposta al Parlamento e non alla Corte Costituzionale come finora è avvenuto. Questo è molto chiaro e molto preciso. C'è una riserva successiva, ma in via subordinata; se il Consiglio dei Ministri ha un comunicato in cui dice che se la legge è riapprovata in questa forma va al Parlamento, mi sembra che questo sia un fatto impegnativo che taglia la testa a qualsiasi altro tipo di interpretazione.
Questo è quanto noi avevamo rilevato nel corso del dibattito e lo avevamo rilevato non tanto in polemica coi partiti dell'opposizione col P.C.I., ma in particolare in polemica coi partiti di centro sinistra; noi avevamo detto che gli esponenti regionali dei partiti di centro sinistra dovevano avere la sensibilità di non votare una legge di questo genere nel momento in cui da parte del governo nazionale venivano delle indicazioni di politica di spesa diverse.



BERTI Antonio

Autostrade e trafori.



GANDOLFI Aldo

Potremo discutere in un'altra occasione anche la questione delle autostrade, ma è ovvio che un governo, nel momento in cui addirittura propone (e mi sembra con l'approvazione anche dei comunisti) di rateizzare i pagamenti degli arretrati agli statali, non possa assolutamente accettare, per ragioni di dignità e di coerenza, che a livello regionale si prendano dei provvedimenti di erogazione anche a categorie che non ne hanno assolutamente bisogno. Questa era una polemica, che noi facevamo soprattutto nei confronti degli esponenti che a livello locale avrebbero dovuto sentire il dovere di una coerenza con l'impostazione di politica economica che il governo di centro sinistra dà a livello nazionale.
Da questo punto di vista le argomentazioni che subito dopo l'annuncio del rinvio sono state fatte di attentato all'autonomia della Regione, non hanno, ci sembra, ragione di esistere: il governo è stato estremamente chiaro, si e appellato, per il rinvio, a un contrasto con gli interessi nazionali e a un meccanismo ineccepibile previsto dalla Costituzione dell'art. 127.
La polemica sulla violazione dell'autonomia elude la sostanza politica del problema cioè se le, Regioni possono o non possono, in una determinata situazione congiunturale economica, varare dei programmi di spesa che contrastano con gli indirizzi di politica economica decisi dal governo e dal Parlamento della Repubblica.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere Gandolfi se mi permetto ancora di interromperlo.
Questa è una discussione che faremo al momento opportuno, se la anticipiamo poi la ripeteremo. Il nostro Consiglio ha più volte commesso il grosso errore di fare due volte un dibattito. Qui si tratta di dire sulla relazione fatta dal Presidente "abbiamo preso atto, siamo contro la decisione" "siamo a favore della decisione" altrimenti facciamo una discussione che ripeteremo un'altra volta in sede opportuna, con la possibilità di deliberare. Qui no.



GANDOLFI Aldo

Scusi signor Presidente, la mia opinione è che la discussione o la facciamo o non la facciamo. Io devo farle rilevare che nel momento in cui lei propone al Consiglio di inviare alla Presidenza del Consiglio un telegramma...



PRESIDENTE

No no no, è ben diversa la cosa. Io, nella mia autonomia di Presidente ritengo, al termine del dibattito sulle comunicazioni, di farmi personalmente interprete del dissenso suo, presumibilmente, per logica coerenza del dissenso del gruppo del MSI destra nazionale e della protesta di tutti gli altri gruppi. Questo io posso e credo di doverlo fare.



RIVALTA Luigi

Sei isolato Gandolfi!



GANDOLFI Aldo

Non me ne importa niente se sono isolato, questo è un problema di rapporto del mio partito con l'opinione pubblica, io dico che siete isolati voi e non noi.



MARCHESOTTI Domenico

Ognuno si mette dove vuole.



PRESIDENTE

Per cortesia Consigliere Gandolfi, cerchi di essere estremamente conciso.



GANDOLFI Aldo

Questo modo di fare le polemiche, Rivalta, dimostra che non avete guadagnato molto in capacità di stare nelle assemblee.
Cercherò di concludere rapidamente signor Presidente, ma ripeto che deve dare modo a tutte le componenti del Consiglio di esprimersi.
A me sembra che di fronte al provvedimento del governo il problema centrale di valutazione non è se il governo avesse o non avesse legittimità di intervenire in questa materia, ma se la posizione di valutazione del governo, sulla coerenza del provvedimento della Regione Piemonte in materia di politica economica e finanziari rispetto all'impostazione.



(Voci del pubblico)



PRESIDENTE

Abbiano la cortesia di non fare manifestazioni né di consenso né di dissenso, è vietato dal Regolamento che io devo fare rispettare.
Prosegua Consigliere Gandolfi e, se possibile, concluda.



GANDOLFI Aldo

Nel caso in questione, signor Presidente, si fa della demagogia se si accusa il governo di violazione dell'autonomia, si può invece contestare che il giudizio del governo non è stato corretto nel valutare la coerenza del provvedimento di spesa della Regione Piemonte rispetto agli indirizzi di politica economica nazionale. Questo è il terreno su cui la discussione può essere corretta. Mi sembra quindi che da questo punto di vista le polemiche che in parte sono state fatte dopo la comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri sulla violazione dell'autonomia, non abbiano veramente ragione di essere. Dobbiamo dare atto al Presidente della Giunta che la sua dichiarazione è stata più corretta, più centrata rispetto al problema politico. Egli infatti ha detto: "Il Consiglio dei Ministri, a mio avviso, si è sbagliato nel dare una valutazione di incompatibilità con la politica economica nazionale".
Quindi torno a sottolineare (perché questo mi sembra sia il problema centrale degli interventi che ci sono stati su questa materia) che non si può contestare le legittimità del Consiglio dei Ministri di utilizzare uno strumento costituzionale coerente nella valutazione di questo provvedimento di legge. Si può semmai contestare al Consiglio dei Ministri di essersi sbagliato nell'esprimere una valutazione di incompatibilità con gli indirizzi di politica economica nazionale.



VECCHIONE Mario

Due parole sul condono fiscale.



PRESIDENTE

Cerchiamo di non sollecitare un ulteriore dilungarsi del discorso!



GANDOLFI Aldo

Io capisco come voi possiate essere in imbarazzo su questa questione perciò cercate di attaccarvi ad un mucchio di altri problemi.
Oltre tutto il discorso dell'autonomia regionale, dell'autonomia degli enti locali, come va correttamente impostata? L'autonomia non pu significare anarchia, nel sistema che la Costituzione ci ha indicato sono previsti degli istituti di valutazione di...



RIVALTA Luigi

Per te applicare un principio costituzionale è anarchia.



PRESIDENTE

Mi usino la cortesia di non dare altri motivi per prolungare un discorso che non è opportuno per le ragioni che ho già detto; è un discorso che lei ripeterà, che tutti ripeteranno al momento in cui discuteremo con la possibilità di arrivare ad una conclusione deliberante che oggi non c'è.



GANDOLFI Aldo

Però qualcun altro prima ha parlato di proposte.



PRESIDENTE

Ma è stato estremamente più conciso, mi perdoni Consiglieri Gandolfi.
Il Consigliere Calsolaro ha accettato il mio invito ed ha troncato immediatamente.



GANDOLFI Aldo

Io avrei già finito da un po' se non fossi stato interrotto continuamente.



PRESIDENTE

Finisca allora.



GANDOLFI Aldo

Mi sembra che il discorso delle autonomia debba tener conto che la nostra organizzazione costituzionale prevede dei controlli di merito dei livelli superiori sui livelli inferiori, prevedendo degli strumenti di valutazione di merito di rinvio dei provvedimenti dallo Stato per quanto riguarda le Regioni, dalle Regioni per quanto riguarda gli enti locali. Le uniche valutazioni di merito possibili e accettabili sono proprio di questo tipo, cioè di coerenza e di compatibilità tra i provvedimenti che prendono gli enti locali e le politiche di piano e le decisioni di politica economica che prendono gli enti competenti a livello istituzionale superiore (le Regioni nei confronti degli Enti locali, il governo nazionale nei confronti dei governi regionali) tenendo anche presente che i dispositivi previsti dal legislatore per il controllo di merito sono molto più limitativi per le Regioni ad esempio che per i Comuni: se i Comuni riapprovano una deliberazione sulla quale c'è un rinvio di merito da parte del Comitato di controllo regionale questa deliberazione passa automaticamente, mentre nel caso delle Regioni in caso di riadozione del provvedimento c'è l'intervento del Parlamento per dirimere un caso di contrasto di interessi tra il governo nazionale ed i Consigli Regionali; il che significa che in sede costituente si è valutato questo problema particolarmente importante e verso le Regioni si è avuta una particolare attenzione ed un particolare rigore.
Quindi direi che non possiamo accusare di illegittimità o di violazione delle autonomie nel momento in cui il Consiglio dei Ministri pone invece l'attenzione di tutti i Consigli Regionali sulla necessità che i programmi di spesa delle Regioni abbiano una loro coerenza, una loro capacità di uniformarsi alle direttive di politica economica nazionale.
Noi dovremmo riuscire a superare una polemica; è molto facile toccare certi tasti sulla violazione delle autonomia, invece occorre centrare il problema politico (e questo è un problema che deve riguardare soprattutto i partiti di centro sinistra più che quelli di opposizione) e darci quindi un modo di superare la situazione che si è creata, in una maniera costruttiva che tenga conto delle esigenze di carattere costituzionale e di politica congiunturale con un atteggiamento responsabile che superi i sentimenti e i risentimenti che possono nascere e che dia delle possibilità di sbocco positivo al Consiglio Regionale.
Sono state accennate dal Consigliere Revelli alcune possibilità di intervento. Io direi che in questa situazione quello che dovremmo fare è varare un provvedimento di soluzione parziale per il 1973/74, procedendo sulla strada degli stanziamenti per i buoni libro. Sono d'accordo che il discorso risolutivo (oggi consentito dal rinvio di questa legge e non dalla sua approvazione) è quello per una legge di delega, in materia di diritto allo studio, agli enti locali, con degli indirizzi decisi dal Consiglio Regionale ma che risolva questo problema in maniera globale, coerente, con la creazione di veri servizi non attraverso erogazioni di denaro.



(Voci del pubblico)



PRESIDENTE

Chi ha parlato? Scusino, l'ho già detto e lo devo ripetere, io presiedo l'assemblea in forza di un regolamento che devo rispettare e devo fare rispettare. Nel regolamento è detto che il pubblico non ha nessuna possibilità di intervenire, né assentendo né dissentendo; se si verificherà ancora io sarò costretto a fare sgombrare l'aula, come dolorosamente mi è già capitato di fare altre volte. Sono avvertiti.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, noi siamo del tutto consenzienti con la impostazione che lei, per la verità, con poca fortuna, ha cercato di dare a questo dibattito.



PRESIDENTE

Di solito le cose buone non hanno fortuna.



(Voce del pubblico)



PRESIDENTE

Ma chi è che parla? Mi hanno capito? Il colloquio non si può stabilire qui se non a livello di Consiglieri.



(Proteste del pubblico)



PRESIDENTE

Per cortesia escano dalla tribuna.



VECCHIONE Mario

Vorrei la parola signor Presidente.



PRESIDENTE

Non gliela possa dare per il momento.
Coloro i quali sono intervenuti escano dalla tribuna.
Imparino a rispettare le leggi ed i regolamenti, saranno in grado di rispettare se stessi.



VECCHIONE Mario

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Avevo già dato la parola al Consigliere Carazzoni.



VECCHIONE Mario

E' soltanto ai fini di un migliore svolgimento della seduta signor Presidente.



PRESIDENTE

Ma Carazzoni ha già dato atto che la proposta che avevo fatto era saggia.



VECCHIONE Mario

Io credo che il pubblico possa avere la legittimità di chiedere chi parla e a che titolo.



PRESIDENTE

No no no, ho già detto io "La parola al Consigliere Carazzoni", il pubblico non ha nessun diritto di chiedere nulla.



(Proteste del pubblico)



PRESIDENTE

La seduta è sospesa. Sgomberino l'aula. E soprattutto non bestemmino perché commettono anche un reato.



(La seduta sospesa alle ore 11,45, riprende alle ore 12,30)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta. La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, mi consenta di dirle che non mi offenderò se d'ora in avanti lei vorrà precisare "Consigliere Carazzoni, MSI Destra nazionale" ad evitare che qualcuno dalla tribuna del pubblico chieda a che titolo e perché parli.



PRESIDENTE

Ma il regolamento non è che me l'imponga.



CARAZZONI Nino

E' una battuta!



PRESIDENTE

E poi la reclamizzerei troppo!



CARAZZONI Nino

Io non ritengo di dovermene preoccupare.
Avevamo iniziato, signor Presidente, col dire che concordavamo perfettamente con il suo tentativo di restringere il dibattito intanto in quanto in questo momento non è consentito al Consiglio Regionale assumere provvedimenti deliberativi. In coerenza quindi con questa dichiarazione noi ci limiteremo ad una precisazione telegrafica.
Intervenendo nel dibattito generale sulla discussa legge avevamo concluso, se esattamente ricordiamo, dicendo che a un provvedimento che a nostro avviso si presentava così demagogico nel contenuto e non infondatamente sospettabile di censure sul piano della legittimità costituzionale, non potevamo altro che opporre il nostro no convinto e motivato. Prendiamo atto che questa posizione è stata confermata dalle decisioni assunte in sede romana.
Rinviamo al successivo dibattito ogni ulteriore precisazione dell'atteggiamento nostro; vogliamo concludere solo dicendo che, d'accordo con la motivazione data in sede romana, dobbiamo anche precisare di non sentirci minimamente responsabili, anzi, di fare carico a chi quella legge ha sostenuto e portato avanti, del clima di attesa che si è andato, forse con leggerezza, forse con irresponsabilità, a suscitare e di cui proprio stamane abbiamo già cominciato ad avvertire i primi sintomi di irrequietezza all'interno di quest'aula.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rossotto, ne ha facoltà.



ROSSOTTO Carlo Felice

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il gruppo liberale nella riunione del 27 settembre fece presente alcune sue perplessità sull'opportunità di estendere i benefici dei testi gratuiti a tutta la popolazione scolastica. Però, di fronte al principio generale che veniva riconosciuto dallo stesso partito liberale e dalle altre forze politiche che avevano presentato la legge, votammo a favore, sottolineando che non era nostra competenza vietare l'estensione agli istituti privati o a quelli, che non versavano in condizioni disagiate, e perché ciò contrastava con le leggi dello Stato delle quali la legislazione regionale doveva in ogni caso prendere atto.
Le decisioni del governo sono molto gravi perché violano completamente il principio fondamentale della istituzione delle Regioni, cioè l'autonomia regionale; e non mi pare valido quanto il collega Gandolfi ha sostenuto questa mattina e ciò senza polemica, ma solo per precisare i termini del nostro assenso che a nostro parere non contrasta con gli interessi nazionali.
Se è concesso ad un Consiglio Regionale il decidere come attuare l'assistenza scolastica (con il buono libro, come in precedenza si attuava o attraverso i mezzi che la legge da noi approvata prevedeva) il venire ad un certo momento ad incidere su questa possibilità crea tutto quel disagio che permette di dire al collega Carazzoni che è colpa di coloro che pensarono di dare qualcosa di più ai cittadini della nostra regione l'avere attuato quella disposizione di legge - che oggi il governo respinge creando la situazione di disorientamento e di profondo disagio nelle famiglie che hanno i ragazzi nella scuola media, oggi a tutti nota.
Questa è una petizione di principio perché abbiamo scelta una strada (ed abbiamo ritenuto e chiaramente ribadito, mentre approvavamo la legge che non volevamo attuare il principio costituzionale del diritto allo studio, perché saremmo andati a ledere la competenza dello Stato, ma ci limitavamo, nel campo dell'assistenza scolastica, espressamente ci era demandato e ciò in un momento di drammatica situazione economica della nostra regione che; giorno per giorno, le situazioni aziendali stanno evidenziando) - così da scegliere il metodo più pronto a dare una risposta ad esigenze che solo potevano essere risolte dal Consiglio Regionale.
Ora, l'avere bloccato la legge attraverso il rinvio di merito al Parlamento (è la prima volta che si crea questo conflitto, il che dimostra una mentalità assolutamente centralista del governo che si present parlando forse troppo di sensibilità sociali) dimostra un'assoluta incapacità di rendersi conto che gli amministratori regionali del Piemonte in una situazione di crisi, hanno risposto esattamente (e il consenso che è venuto da coloro che noi amministriamo e che ancora stamane anche se in modo rumoroso l'hanno sottolineato) ai problemi che la comunità si proponeva. Il governo centrale ha assunto delle grosse responsabilità e c'è da augurarsi che nei prossimi incontri, a cui le signor Presidente ha fatto cenno, l'autorità centrale sappia proporre immediatamente una soluzione valida per una risposta concreta alle istanze che le famiglie e i sindacati della scuola ci hanno nuovamente riportato, ma che noi conosciamo come realtà di tutti i giorni.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera, ne ha facoltà.



VERA Fernando

Io non avrei chiesto la parola perché ritenevo fondata la richiesta di rinvio del dibattito fatta dal Vice Presidente della Giunta Debenedetti; ci troviamo in una situazione ancora fluida e l'incontro del Presidente della Giunta Regionale con il Presidente del Consiglio dei Ministri di martedì prossimo dovrebbe permettere di chiarire in modo definitivo l'atteggiamento del governo. Sarà così possibile al Consiglio Regionale dare una risposta più completa.
Comunque, dato che il dibattito, sia pure in modo abnorme, si è sviluppato, a seconda della maggiore o minore timidezza dei Consiglieri (il collega Calsolaro, che è timido, per esempio, ha ridotto estremamente il suo intervento, altri invece hanno parlato più a lungo) penso sia necessario esprimere anche il pensiero del mio gruppo.
Sulla questione di merito noi siamo favorevoli, proprio perché abbiamo accettato lo spirito, la sostanza della legge a tutte le soluzioni (alcune sono state prospettate in questa aula, altre sarà possibile esaminarle quando conosceremo l'atteggiamento definitivo del governo) che consentono di venire incontro ad una prolungata attesa di forze sociali della nostra Regione (sindacati, famiglie, studenti) attesa, collega Carazzoni, che non è stata creata dal Consiglio Regionale, tanto è vero che esistono documenti di due o tre anni fa che esprimono queste richieste delle popolazioni piemontesi a cui semmai il Consiglio è venuto incontro. Penso quindi che il termine di irresponsabilità con cui il collega Carazzoni ha voluto bollare il comportamento della maggioranza, è assolutamente ingiustificato; se avessimo agito diversamente si sarebbe creata un'attesa molto più vasta direi un'insoddisfazione molto più vasta che si sarebbe riversata in modo più incisivo sulla credibilità delle istituzioni.
Ripeto quindi per quanto riguarda il problema specifico del venire incontro alle richieste delle famiglie, dei sindacati, di tutte le forze sociali della Regione in ordine a un contributo, alla gratuità della scuola dell'obbligo, siamo perfettamente d'accordo di esperire tutte le soluzioni che ci permettono di uscire dal limitato tipo di intervento che svolgeva precedentemente la Regione, per arrivare al massimo possibile di intervento. Ma ritengo che al di là del merito non si possa negare, come è stato fatto, che esistono dei problemi che investono le funzioni l'autonomia delle Regioni, che investono il modo corretto di inquadrare la politica delle Regioni nell'ambito di una politica di programmazione nazionale che sono stati colpiti dalla decisione del governo in ordine alla nostra legge.
Direi anche che siamo stati toccati da un certo tono trionfalistico che si è assunto non soltanto qui, ma anche nelle dichiarazioni della Stampa in ordine a come si è sviluppata questa vicenda, perché quando un Consiglio Regionale ha deliberato a larghissima maggioranza (come è avvenuto in quest'aula) una legge, il fatto che si arrivi a sconfiggere quel voto non può non mortificare tutti noi, non può non umiliare questo Consiglio.
E' evidente che ci sono diverse interpretazioni circa le funzioni delle Regioni la stessa norma costituzionale, però come uomini politici non ignoriamo (lo si rileva in un'infinità di manifestazioni, le ha citate nella prima parte del suo intervento il collega Calsolaro) che esistono due concezioni delle funzioni della Regione: da un lato una concezione che è autoritaria, centralistica, reazionaria (se vogliamo usare questo aggettivo di maniera) che cerca di evitare che le Regioni assumano una funzione responsabile, che siano qualche cosa di diverso da quello che potevano essere degli organi subordinati dal governo centrale preesistente dall'altro una concezione nuova delle Regioni, una concezione responsabile una rivendicazione di funzioni delle Regioni che rispondono a una concezione di democrazia nazionale, di strutturazione della democrazia nel nostro paese che viene da più parti e che del resto corrisponde ad un modello di strutture democratiche che già esiste in paesi moderni, più avanzati del nostro. Di questo non possiamo non renderci conto e non possiamo non preoccuparci, non opporre resistenza a un tipo di concezione autoritaria delle funzioni delle Regioni che, a nostro avviso, oltre tutto travisa anche quella che è la funzione, la politica del governo di centro sinistra e travisando tale politica rischia di farla fallire, rischia di creare delle conseguenze ben più gravi che vanno al di là del minuto concreto problema di cui parliamo, che arrivano addirittura a coinvolgere il destino della vita democratica del paese.
Per queste ragioni, se da un lato siamo d'accordo di fare tutto il possibile perché si arrivi ad ottenere questo risultato che il Consiglio Regionale, con la larghissima maggioranza dei suoi membri, ha voluto dall'altro lato riteniamo che la Regione Piemonte, come altre Regioni, come tutte le forze che credono nella funzione dell'Ente Regione, debba organizzarsi e promuovere delle azioni affinché prevalga quella concezione più democratica della funzione e della responsabilità delle decisioni dell'Ente Regione, che a nostro avviso risponde ad una vera concezione di democrazia.



PRESIDENTE

Vorrei soltanto fare una precisazione prima di dare la parola a quanti sono ancora iscritti.
Il dibattito non è stato aperto, è venuto fuori attraverso agli interventi, è stata chiesta la parola, e io l'ho accordata, sulle comunicazioni del Presidente, poi il problema è stato largamente dilatato vi sono state le botte e le risposte e quindi ha acquistato veste di dibattito, nonostante le ripetute sottolineature fatte dal Presidente che questo discorso lo avremmo sentito di nuovo il giorno in cui l'argomento sarebbe tornato all'ordine del giorno come esame in merito alla legge non approvata.
Questo per evitare che vi siano degli equivoci. Non è stato aperto nessun dibattito, è stata data la parola a coloro che l'hanno richiesta sulle comunicazioni del Presidente, in ordine alla comunicazione del Commissario di governo che restituiva la legge non vistata.
E' iscritto a parlare il Consigliere Bianchi, ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Signor Presidente, io mi attengo rigorosamente all'invito che lei aveva rivolto al Consiglio affinché non si entrasse nel merito di una discussione che dovrà essere ampiamente svolta al momento opportuno. Prendendo atto del fatto che il Presidente della Giunta si ripromette, sull'argomento, di riferire dopo aver concluso la sua indagine nel contatto che avrà con la Presidenza del Consiglio, affermo soltanto che il mio gruppo è fondamentalmente, principalmente interessato a che si trovino delle soluzioni che da un lato consentano di far salva, nel modo più completo l'autonomia e la dignità del Consiglio e della Regione e dall'altro di corrispondere alle attese esistenti e che sono state ulteriormente rafforzate dall'approvazione della legge sulla gratuità dei libri.
In questo senso, verso questa concretezza che non abbandona peraltro le questioni di principio, penso che il mio gruppo opererà.



PRESIDENTE

Altri chiede ancora di parlare sulle comunicazioni? Nessuno.
Io devo soltanto informare il Consiglio che avendo sospeso la seduta non per ricevere i sindacati, ma per le piccole intemperanze che si sono verificate, ho ricevuto i rappresentanti dei sindacati, dei genitori, ecc.
A quella riunione hanno partecipato il Vice Presidente della Giunta e l'Assessore Visone e dopo un lungo dibattito, anche quello straripato sui problemi di principio ecc. si è convenuto di attendere il ritorno del Presidente della Giunta che dovrebbe incontrarsi martedì con il Presidente del Consiglio. Rientrato e conosciute le intese di ordine pratico che potranno essere raggiunte, mi farò scrupolo e dovere di convocare, per quanto di mia competenza, i capigruppo perché partecipino ad una riunione che avrà luogo presso la sede della Giunta in Via Magenta, molto verosimilmente nella giornata di mercoledì, trattandosi di problema urgente, per sentire che cosa il Presidente della Giunta e riuscito ad ottenere per una soluzione di carattere pratico, anche soltanto contingente ed anche parziale, salvo poi riprendere il discorso successivamente quando sarà posto all'ordine del giorno il problema di questa legge, essendo di competenza esclusiva del Consiglio Nazionale di determinare se la legge va riadottata, modificata, accettata con le osservazioni che sono state fatte.
Io per lunedì ho già riunito i capigruppo per le 16 al fine di esaminare alcune altre cose e in quella sede mi riservo (ma intanto ne prendano atto, per orientamento) di convocare i capigruppo per mercoledì non so se al mattino o al pomeriggio; il Vicepresidente e l'Assessore si faranno premura a loro volta di informarmi perché io possa informare i capigruppo dell'ora di questa riunione.
Hanno chiesto ed ottenuto congedo i colleghi Dotti, Giovana e Zanone.


Argomento:

Dibattito sulle comunicazioni del Presidente

Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Dovremmo procedere all'approvazione del verbale della precedente seduta, che è stato distribuito. Vi sono delle osservazioni in proposito? Nessuna. Lo pongo in votazione; chi lo approva è pregato di alzare la mano.
Il verbale è approvato.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Arrivati a questo punto, sono le 13, dovremmo passare a trattare il terzo punto all'ordine del giorno "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale". Il collega Vice Presidente Sanlorenzo ha fatto una certa esplorazione e ha potuto raccogliere le indicazioni relative al numero di coloro che intendono intervenire su questo argomento e al tempo che gli interventi richiedono e orientativamente andiamo intorno alle due ore.
Stando così le cose ritengo sia meglio riprendere i lavori alle ore 16 essendo il Consiglio convocato per quell'ora, in maniera che il dibattito avvenga anche in forma diffusa.
La seduta è rinviata alle ore 16.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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