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Dettaglio seduta n.178 del 04/10/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Il primo punto all'ordine del giorno reca "Approvazione verbali sedute precedenti". Non sono stati ancora completati perché la seduta si è svolta in occasione di sciopero dei nostri dipendenti e pertanto non è stato possibile raccogliere il testo tradotto dalle stenografe e registrato, per cui verrà mandato successivamente.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanze dei Consiglieri Marchesotti e Raschio, e dei Consiglieri Nesi e Simonelli sulle iniziative per la salvaguardia dei livelli di occupazione operaia della fabbrica "Mossi &Ghisolfi" di Tortona e responsabilità dei dirigenti della Azienda


PRESIDENTE

Mi permetto di richiamare tutti all'osservanza del regolamento in questa materia per cui i Consiglieri interroganti si limitino al criterio che ci siamo dati, cioè di dichiarazione di soddisfazione o di insoddisfazione alla risposta data, senza allargare, per quanto possibile il discorso.
La prima interpellanza letta in Consiglio è dei Consiglieri Marchesotti e Raschio e potrebbe essere collegata a quella dei Consiglieri Nesi e Simonelli, i quali però non sono in aula, perciò non possiamo evitare di dare due risposte "Iniziative per la salvaguardia dei livelli di occupazione operaia della fabbrica 'Mossi &Ghisolfi' di Tortona e responsabilità dei dirigenti dell'azienda".
La risposta è all'Assessore Petrini.



PETRINI Luigi, Assessore all'industria

Signor Presidente, colleghi Consiglieri rispondendo alla interpellanza presentata dai colleghi Consiglieri Marchesotti e Raschio e riguardante la situazione del gruppo Mossi &Ghisolfi, riterrei opportuno, se me lo consente il signor Presidente, riferirmi anche all'interpellanza dei colleghi Consiglieri Nesi e Simonelli non presenti in aula, ma concernente lo stesso problema ed ai quali eventualmente manderò risposta scritta sull'argomento Sull'intera questione è stato possibile appurare quanto segue.
La Soc. Mossi &Ghisolfi, Contenitori Italia S.p.A., con capitale sociale di un miliardo e 300 milioni, opera nel settore dei contenitori in plastica. L'attività produttiva si svolge in tre stabilimenti, di cui due siti a Tortona (Alessandria) e uno a Concesio (Brescia). La Società possiede inoltre il cento per cento del capitale sociale di altre due Società operanti nel medesimo settore e cioè la Alba Imballaggi Sud con stabilimento a Lentini (Siracusa) e la Mossi &Ghisolfi sud con stabilimento ad Anzio (Roma).
Il pacchetto azionario della Mossi &Ghisolfi Contenitori Italia è ripartito pariteticamente tra la Mossi &Ghisolfi finanziaria e la Montedison; esistono inoltre accordi parasociali secondo cui la conduzione dell'azienda è affidata all'amministratore delegato Vittorio Ghisolfi mentre alla Montedison sono riservati la verifica ed il controllo amministrativo della gestione della stessa.
La Società ha un volume di produzione che copre il 55% circa del mercato italiano nel settore dei prodotti per la casa e il 25% nel settore casse e imballaggi e realizza attualmente un fatturato complessivo annuo superiore di 13 miliardi.
L'occupazione globale dei quattro stabilimenti della Società ammonta a 1043 dipendenti così suddivisi: a Tortona 650, a Concesio 200, ad Anzio 130, a Lentini 63.
Recentemente diversi episodi e, in particolare, la mancata presentazione del bilancio 1972, le dimissioni del Consiglio di Amministrazione, la richiesta di messa in liquidazione da parte del collegio sindacale respinta poi dal tribunale competente, hanno palesato seri contrasti in seno al rapporto societario, mettendo giustamente in allarme quanti, in modo diretto o indiretto, sono coinvolti nella sfera operativa di questa società, primi fra tutti i dipendenti.
Per mettere a fuoco correttamente la polemica sviluppatasi intorno alla suddetta società, ritengo opportuno procedere ad una sommaria analisi delle vicende intercorse nei rapporti di proprietà negli ultimi dieci anni.
L'attuale rapporto sociale con la Montedison su basi paritetiche ha avuto inizio nel '63, con la formazione della Mossi &Ghisolfi Contenitori Italia S.p.A. ed è proseguito con sviluppi positivi fino al '68, anno nel quale il fatturato ha raggiunto il livello di oltre 14 miliardi. Nel 68 la Montedison ha proposto di incorporare nella Mossi &Ghisolfi Contenitori Italia l'Alba Imballaggi di Concesio, alla quale la stessa Montedison aveva effettuato un finanziamento di circa un miliardo e mezzo che passò a caricare di tanto il debito della Contenitori Italia verso la Montedison.
Per rendere possibile questa operazione che premeva alla Montedison detta società ha rilasciato una fidejussione bancaria alla Mossi &Ghisolfi di 450 milioni. Nel '69 si è proceduto alla riorganizzazione dell'azienda risultante da questa fusione e si è dato avvio alla realizzazione dell'impianto di Lentini.
Nel '70 la Montedison, portatrice del capitale sociale della Esercizi Plastici Italiani di Monza, che derivava da una partecipazione della Edison e che era fortemente passiva, ha chiesto che gli impianti e le attrezzature di questa azienda venissero apportati nella Mossi &Ghisolfi Contenitori Italia, e che, nel contempo, l'altro socio (Mossi &Ghisolfi) apportasse quale contropartita le proprie attività industriali costituite da uno stabilimento in Tortona che operava in attivo da dieci anni.
L'operazione è stata conclusa ma, mentre l'apporto Mossi &Ghisolfi ha avuto effetto immediato, gli impianti della ex Esercizi Plastici Italiani per i quali a Tortona era stata costruita una parte di stabilimento e predisposto il personale occorrente, sono stati trasferiti solo dopo diciotto mesi e cioè alla fine dell'anno successivo.
Questa operazione e il completamento dell'impianto di Lentini hanno comportato un investimento di circa sei miliardi in buona parte finanziati come d'accordo, dalla Montedison. Le perdite conseguenti all'indicato ritardo nel trasferimento degli impianti della Esercizi Plastici Italiani non sono state ancora contabilizzate a carico della Montedison.
Nel '71 si è proceduto alla nuova riorganizzazione del gruppo, la cui dimensione è radicalmente mutata col passaggio in soli due anni degli investimenti, da circa tre miliardi a oltre nove miliardi e del fatturato da circa quattro miliardi a circa sei miliardi. In quell'anno si è dovuta affrontare la conversione della produzione dello stabilimento di Lentini per passare dall'impiego del materiale prescritto dalla Montedison per la produzione di plateaux (polisterolo) ad altro materiale idoneo e cioè al polipropilene. L'operazione ha comportato una perdita di esercizio complessiva di circa 300 milioni.
Nel '72 è stata completata la riorganizzazione del gruppo. La società di Lentini riassestata è passata dalla forte perdita indicata ad un utile.
Il fatturato complessivo del gruppo è salito di circa 11 miliardi ed i dipendenti hanno sfiorato il migliaio.
Nel '73 esplodeva una grave divergenza tra i due soci, Montedison e Mossi &Ghisolfi finanziaria, soprattutto in ordine ai risultati economici dell'azienda relativi al '72. Infatti, mentre gli amministratori di estrazione Montedison, valutando la situazione economico-finanziaria della azienda gravemente deteriorata, pretendevano di evidenziare nel progetto di bilancio una perdita di un miliardo e 924 milioni, il socio Mossi Ghisolfi finanziaria riteneva di non poter condividere tale valutazione sostenendo invece che nell'azienda si andava sviluppando un'azione tesa ad ottenere il massimo utilizzo degli impianti resi disponibili dalle concentrazioni e dagli investimenti effettuati, e che il fatturato aveva ottenuto un incremento di oltre il 20% rispetto all'anno precedente.
In seguito a tale contrasto, i componenti del Consiglio di Amministrazione di estrazione Montedison, si sono dimessi lasciando la società nelle mani del suo amministratore delegato.
Parallelamente a tutto ciò, a detta del socio Mossi &Ghisolfi finanziaria, si sono sviluppate altre azioni tese ad appesantire artificiosamente la gestione aziendale. In particolare veniva fatto esplicito riferimento a un'istanza di liquidazione per ora respinta dal tribunale; a una campagna di stampa denigratoria verso la società che ha provocato una stretta creditizia e allarme nei clienti e ad un progressivo blocco nelle forniture delle materie prime di cui Montedison è praticamente l'unica fornitrice.
Da tutte queste vicende, scaturisce la legittima protesta di quanti sono costretti a subire il peso di un quadro complesso che si traduce, in ultima analisi, in incertezza per i valori occupazionali, nonché per lo stesso avviamento dell' azienda. Che ciò possa avvenire in occasione di crisi congiunturali o di settore può anche essere comprensibile, ma che si debbano paventare simili pericoli a causa di poco chiare manovre di controllo economico non è accettabile.
Allo stato attuale delle cose, dalle informazioni in nostro possesso risulta che l'assemblea dei soci, riunitasi recentemente, ha dato mandato all'amministratore delegato della società di adoperarsi per una ricomposizione del disaccordo che ha portato a questa controversa situazione.
Le ultime notizie tuttavia non sono rassicuranti A fronte di una sia pur minima possibilità di accordo tra le due componenti finanziarie, grava la minaccia (fino a che punto reale o soltanto temuta non è dato sapere) di una ristrutturazione aziendale.
Per quanto riguarda il prospettarsi di quest'ultima situazione, la Montedison da parte sua ha pubblicamente reso noto, in un comunicato alla stampa, il proprio impegno in ordine al mantenimento dei livelli occupazionali, qualora potesse operare liberamente, convinta che soltanto un'errata conduzione aziendale e, in particolare, il non aver fatto fronte opportunamente all'obsolescenza degli impianti, abbia condotto ad una situazione aziendale semifallimentare.
Con riferimento a tutta questa vicenda non si può non esprimere disappunto e qualche perplessità ritenendo, in linea di principio, che siano da condannare decisamente tentativi di svilimento patrimoniale - da parte di chiunque, e a qualsiasi scopo preordinati - nei confronti di unità produttive ritenute valide.
Orbene, nei confronti della società "Mossi &Ghisolfi Contenitori Italia S.p.A." tale riconoscimento obiettivamente sussiste, per cui generale è l'auspicio di vedere composta la vertenza senza farsi luogo a penalizzazioni nei confronti di centri di interesse diversi dai due azionisti.
Si ritiene quindi di dovere esprimere la massima vigilanza sull'evolversi degli eventi relativi alla Mossi &Ghisolfi, adoperandosi in tutti i modi, al fine di scongiurare eventuali conseguenze negative, sia nei confronti dei livelli di occupazione che nei confronti dell'economia della città di Tortona e della provincia di Alessandria.
In questo senso, e al fine immediato di evitare possibili sospensioni dal lavoro per il personale dipendente, l'Assessorato all'Industria unitamente all'Assessorato al Lavoro sono già intervenuti proprio in questi giorni, telegraficamente, presso la Presidenza del Consiglio e presso i Ministeri dell'Industria e del Lavoro, sollecitando un intervento urgente teso a sanare la vertenza in atto presso la Mossi &Ghisolfi.
Non appena in possesso di notizie in proposito sarà evidentemente mia cura informare i colleghi interpellanti sugli sviluppi della vertenza stessa.



PRESIDENTE

Vorrei pregare il Consigliere Nesi di dirmi se accetta questa risposta in relazione all'interpellanza che ha presentato, in maniera che la si possa considerare discussa oggi ed esaurita.



NESI Nerio

D'accordo.



PRESIDENTE

Va bene.
La parola al Consigliere Raschio.



RASCHIO Luciano

La documentazione che ci ha fornito stamane l'Assessore Petrini sulla questione Mossi &Ghisolfi e Montedison noi la conoscevamo già, quindi ci dichiariamo parzialmente soddisfatti.
Perché parzialmente e non totalmente soddisfatti? Noi riteniamo sia necessario da parte della Giunta, del suo Presidente, o, in questo caso dell'Assessore all'Industria, un intervento diretto nei confronti della Montedison e non solamente la chiamata in causa del Ministero del Lavoro come ha fatto la Giunta, anche se è una cosa importante. Noi abbiamo avuto (lo testimonia l'ampio lavoro della I Commissione consiliare) un incontro con la Montedison sui problemi del piano e questa società (come le altre grandi aziende convocate dalla I Commissione) è disposta a trattare qualunque questione dovesse insorgere nell'ambito del Piemonte. Questa è l'occasione, ma non può essere evidentemente presa dalla I Commissione bensì dalla Giunta regionale, la quale si deve preoccupare non già di difendere "Tizio e Caio", come diceva giustamente Petrini, ma del mantenimento dell'occupazione, delle condizioni di igiene sanitaria della fabbrica.
Inoltre raccomanderei all'Assessore Petrini di prendere contatto anche con le Regioni Lombardia e Lazio per le questioni relative agli stabilimenti Mossi &Ghisolfi di Brescia e di Latina, al fine di concertare come Regioni un'azione unitaria.
Ci troviamo di fronte (ha ragione a questo proposito l'Assessore) ad un attacco sistematico da parte della Montedison che vuole appropriarsi del restante 50% che non è di sua proprietà e che è nelle mani di Mossi Ghisolfi, per dirigere come vuole lo stabilimento. Non siamo di fronte ad uno stabilimento con una caduta di produzione, siamo invece davanti ad una richiesta sempre più massiccia di mercato. Questo è anche un ammaestramento che serve a certe piccole e medie aziende che fanno dei patti di alleanza con dei grandi gruppi monopolistici industriali: al momento di risolvere situazioni economiche e politiche, le piccole aziende vengono mandate a "carte quarantotto" e chi prevale è la grande azienda ed in questo caso il monopolio. Noi dobbiamo batterci fino in fondo per dare tutte le garanzie possibili alle maestranze della Mossi &Ghisolfi sia in relazione alla occupazione, che per quanto riguarda la condizione di lavoro.
Quindi il nostro atteggiamento è di parziale soddisfazione perch riteniamo indispensabile un intervento della Regione e della Giunta nei confronti della Montedison in Piemonte.



PRESIDENTE

Il Consigliere Nesi ha facoltà di parlare.



NESI Nerio

Poche parole perché condivido quanto ha detto il collega e compagno Raschio.
Anch'io debbo dare atto all'Assessore Petrini che, come sempre bisogna dire, ha puntualmente descritto la situazione quale si presenta.
Credo anch'io che ci troviamo di fronte ad un caso classico, da manuale, qui non c'è né difficoltà di mercato, né carenza produttiva, n difficoltà di produzione, ci sono due soci che litigano fra di loro per il possesso dell'azienda per questioni di carattere finanziario e questo comporta che 700 lavoratori sono in difficoltà.
Io vorrei quindi esprimere una raccomandazione urgente all'Assessore e alla Giunta affinché in casi di questo genere l'intervento sia molto duro tutti i giorni abbiamo di fronte situazioni nelle quali ci sentiamo impotenti per le difficoltà di carattere finanziario, di sottosviluppo del capitale, ecc.
In questo caso difficoltà di questo genere non ne esistono, l'Assessore l'ha detto con molta chiarezza, ma ha parlato di notizie allarmanti, di vigilanza da fare. Io voglio incitarlo a questa vigilanza, ma con molta durezza. Noi dobbiamo dire ai due soci che non possono mettere in pericolo l'occupazione di 700 persone e un'unità produttiva valida per loro questioni di carattere finanziario.
Questo mi sembra che debba essere l'intervento della Giunta. In questo caso anch'io mi dichiaro parzialmente soddisfatto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta per una dichiarazione.
Gli do la parola.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, come eravamo rimasti d'accordo nel corso degli ultimi Consigli, io avrei dovuto questa mattina rispondere ad una mozione presentata dal gruppo comunista, il quale aveva sollecitato fra l'altro questa risposta attraverso una lettera inviatami dalla segreteria del gruppo.
Poiché oggi come già avevo dichiarato nel corso dell'ultimo Consiglio il Comitato regionale del mio partito deve radunarsi per eleggere gli organi esecutivi, del partito stesso alla Segreteria, sono impegnato in questa incombenza e sono venuto qui stamattina per chiedere alla cortesia dei colleghi di voler consentire che la risposta venga fornita nella prossima seduta del consiglio regionale.
Mi pareva di dover essere presente per dare questa comunicazione per un dovere di cortesia nei confronti dei colleghi che avevano sollecitato la risposta che anche la Giunta considera importante come impostazione del proprio lavoro.
Rinnovo quindi questa richiesta sperando che essa possa venire accolta.



PRESIDENTE

I presentatori della mozione hanno da dire qualcosa? Il Consigliere Berti, ne ha facoltà.



BERTI Antonio

Noi, sentite queste ragioni, siamo d'accordo. Tuttavia chiediamo al Presidente del Consiglio di convocare una riunione di capigruppo poich pensiamo che sia assolutamente necessario stabilire una serie di date che ci consenta di esaurire rapidamente la questione, anche perché alla stessa attengono dei problemi molto urgenti. Lo chiediamo anche per stabilire (lo anticipo) il giorno in cui si aprirà un dibattito politico in conseguenza delle dimissioni (di cui prendiamo atto) dell'assessore repubblicano e della situazione politica che si è generata.
Quindi possibilmente nella giornata stessa di oggi chiediamo questo incontro per avere un calendario preciso.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Noi oggi non ci siamo.



PRESIDENTE

Siccome è una cosa che può essere fatta rapidamente, verso le 12,30 sospenderei la seduta e riunirei i capigruppo soltanto per stabilire il calendario. Non ci siete? Allora finiamo quest'interpellanza rapidamente, subito dopo sospendo la seduta, riunisco capigruppo e poi riprendiamo.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Io devo andare via per le 11.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta non sarebbe presente a questa riunione dei capigruppo perché deve assentarsi subito.



BERTI Antonio

Facciamola adesso.



PRESIDENTE

Domani mattina non va bene?



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Per me va bene.



PRESIDENTE

Facciamola alle 11,30? Va bene, i capigruppo sono convocati per domattina alle 11,30; tutti i gruppi sono avvertiti.


Argomento: Interventi fondiari - Opere idrauliche ed acquedotti - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interpellanze dei Consiglieri Zanone, Rossotto, Fassino, Gerini; dei Consiglieri Fabbris, Ferraris, Besate e dei Consiglieri Fonio e Nesi sul piano di esproprio elaborato dal Consorzio di bonifica della Baraggia Vercellese


PRESIDENTE

Ci sono ora tre interpellanze che riunirei: Zanone - Rossotto - Fassino Gerini; Fabbris - Ferraris - Besate; Fonio - Nesi che sono state lette nella seduta del 10 settembre, relative al "Piano di esproprio elaborato dal Consorzio di bonifica della Baraggia vercellese. Iniziative per la costituzione di forma associativa con la partecipazione dei Comuni e dei proprietari interessati".
Nessuna opposizione alla riunione ed alla discussione unica? La parola alla Consigliera Fabbris per l'illustrazione della interpellanza.
Lei è sempre brevissima, non posso sollecitarla ad esserlo più del solito.



FABBRIS Pierina

Accetto la raccomandazione signor Presidente non perché il problema non sia importante, ma perché proprio per la sua importanza i giornali ne hanno lungamente parlato e quindi è noto a tutti i Consiglieri. Purtuttavia ritengo opportune alcune sottolineature prima della risposta dell'Assessore e anche alcune critiche, in maniera che eventualmente l'Assessore nella risposta ne possa tenere conto.
Io tralascio tutta la parte di osservazioni al modo in cui è stato impostato questo piano da parte del Consorzio di bonifica perché tutti sappiamo che si tratta di un piano elaborato in base alla legge del 1933 e quindi sappiamo come questo sia in contrasto netto con le competenze della Regione che le vengono attribuite dal decreto delegato in materia e dal nostro Statuto.
Io desidero innanzitutto formulare un'osservazione critica perché, a mio parere, quando il Consorzio di bonifica ha manifestato l'intenzione di redarre questo piano, l'Assessore avrebbe dovuto tentare di avocare a s l'iniziativa di promuovere, con la partecipazione dei contadini, delle loro organizzazioni, dei Comuni, ecc. l'elaborazione di un piano di zona in quella località, come prevede l'art. 75 dello Statuto, in attuazione delle prerogative del nostro Consiglio. Ciò non è avvenuto e il piano è stato redatto dal Consorzio (pare con l'autorizzazione degli organi competenti regionali). E qui desidero porre due questioni, una di merito, l'altra di carattere formale.
Nella lettera che hanno ricevuto i contadini, si dice esplicitamente che tale piano è predisposto ai fini di tutelare l'interesse superiore della produttività dei terreni e della funzionalità delle opere pubbliche in concessione, ecc., il tutto: "previa autorizzazione degli organi regionali competenti". Ora è chiaro che è stato interessato l'Assessorato.
Mi risulta che c'è una delibera del Consorzio di bonifica con la quale questo ente tracciava le linee e gli intendimenti per la redazione del piano, delibera che deve avere ottenuto l'autorizzazione dell'Assessorato.
Io faccio intanto una questione di merito: l'Assessorato non ha ottemperato alle prerogative proprie della Regione in materia di agricoltura e ha lasciato che andasse avanti un piano che, a mio parere esula dalle competenze che alla Regione vengono affidate dal decreto delegato.
Poi ne faccio una questione di carattere formale perché, in previsione di questa discussione e dovendo avere contatti con le organizzazioni dei contadini dei Comuni interessati, avevo chiesto di entrare in possesso di una fotocopia della delibera del Consorzio, ma mi è stato risposto che non è possibile perché non è un atto della Regione. Io invito il Presidente del Consiglio a dare la esatta interpretazione dell'art. 12 dello Statuto, che a mio parere è molto chiaro ed esplicito. Se la mia interpretazione è esatta e cioè che avrei dovuto ottenere questo documento, invito il Presidente a farmelo avere affinché si possano conoscere su quali linee il Consorzio ha proceduto per elaborare il piano.
Infine io credo che tutte le critiche sollevate dai contadini siano valide e da sostenere per i motivi che prima ho esposto, per cui ritengo legittima la richiesta formulata nell'interpellanza urgente di intervenire con l'autorità che compete alla Regione, nei confronti del Consorzio affinché il piano redatto venga ritirato e siano invitati i contadini, i Comuni e le organizzazioni sindacali e democratiche all'elaborazione di un nuovo piano, nello spirito e nella lettera dello Statuto.
Io ho chiesto di illustrare l'interpellanza, non tanto in riferimento alla questione specifica del piano elaborato dal Consorzio, ma perché pare che il piano stesso non sia altro che una prima iniziativa sperimentale alla quale ne dovrebbero seguire altri.
Essendo secondo noi un piano illegittimo, credo sia quanto mai importante una discussione in proposito e un intervento preciso della Regione allo scopo di evitare che iniziative del genere si possano ripetere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Forno.



FONIO Mario

Brevemente, secondo la sua raccomandazione, solo per aggiungere qualcosa che va al di la di quanto ha già espresso la compagna Fabbris e che dovrebbe dare modo all'Assessore di dare una risposta al particolare taglio della nostra interpellanza.
Io do per scontato che l'Assessore ci parlerà di un qualcosa che è in cantiere da alcuni decenni e che sembra trovare la sua maturazione in questo momento, sulla base della legislazione vigente; e siccome è inutile fare misteri, ci dirà anche che il momento in cui la Regione potrà intervenire sarà quando il piano verrà ufficialmente presentato, quando ci saranno i ricorsi degli interessati e la Regione, in sostituzione del Ministero dell'Agricoltura e Foreste, nominerà la apposita Commissione per la valutazione del piano.
Quindi vado già al di là di quanto ha detto la compagna Fabbris rifacendosi a un non tempestivo e anticipato intervento da parte dell'Assessore. Possiamo anche concedere, su questo punto, le attenuanti del passaggio delle competenze dallo Stato alla Regione; in questo periodo di transizione forse era difficile prendere iniziative di quel genere e arrivare tempestivamente ad anticipare certe situazioni.
La nostra interpellanza voleva sottolineare che arriva all'esame della Regione un qualcosa di molto importante; se non vado errato dall'emanazione del regio decreto del 1933 riguardante la bonifica integrale, in pratica sarebbe questo il primo caso di attuazione (a base di esproprio) del decreto stesso, cosa che non è mai avvenuta in questi 40 anni passati (se non in minima parte nel Friuli e in Istria); in genere si è trattato, anche quando erano classificati Consorzi di bonifica integrale di Consorzi che si occupavano di riordinare l'irrigazione e non si sono mai avuti provvedimenti di riordino fondiario, di accorpamenti, di ristrutturazioni.
Questa impostazione sulla base di un decreto così anacronistico e di produzione fascista, arriva in un momento in cui la Regione sta aprendo il suo discorso di programmazione, di ente di sviluppo agricolo, di soluzioni zonali per l'agricoltura ed è evidente il contrasto tra la realtà nuova che deve portare avanti la Regione a questa che per forza d'inerzia, in questi ultimi venti anni, viene da un decreto fascista. Decreto che tra l'altro concepiva l'espropriazione come estrema ratio e molto annacquata nelle ultime previsioni fatte dalla legge, mentre era impostata più che altro sulle modifiche delle delimitazioni dei fondi, sulle compensazioni e sugli scambi dei fondi per arrivare soprattutto a quella minima unità culturale citata anche dal Codice civile che non è mai stata definita come avrebbe dovuto essere attraverso le vie amministrative, ma che sembrava rifarsi alla unità necessaria per una conduzione familiare.
Quindi ci sono i due estremi, quello della espropriazione concessa ai fini della creazione di grosse aziende speculative e quello della minima unità culturale che può, superata in base a una nostra specifica interpretazione, arrivare alle dimensioni ottimali per la azienda.
Al di là di tutto quello che ha già lamentato la compagna Fabbris, non vorremmo che proprio perché si è rifatta alla fase prima di quello che è maturato fino ad oggi, la risposta dell'Assessore si limitasse al rispetto delle leggi vigenti in attesa di una riforma (che era prevista anche nella passata legislatura) di questi consorzi e alla chiusura del discorso su questo punto di legittimità e legalità.
Noi vorremmo che l'Assessore ci dicesse, come abbiamo chiesto nella nostra interpellanza, se ha considerato il problema che nasce da questa situazione e qual è l'intenzione della Giunta in rapporto al momento in cui scatteranno, di fronte alla stessa legge, le possibilità della Giunta di intervenire per l'approvazione o meno del piano attraverso l'apposita Commissione, e se pensa che il discorso vada riassunto non solo democraticamente, come è già stato detto, con l'intervento dei Comuni, dei proprietari interessati e di tutte le organizzazioni rappresentative degli agricoltori, ma innestato in quel processo di programmazione che per l'agricoltura vediamo soprattutto nella formulazione dei piani zonali.
Se la risposta dell'Assessore si fermasse a quella che è la situazione giuridica scaturente dalla legge soltanto nel momento in cui la Regione pu intervenire e prescindesse da una volontà politica, ci preoccuperebbe assai in vista di questo ultimo conato della legge del 1933 che viene non solo ad inserirsi, ma a compromettere la nostra programmazione e la nostra ristrutturazione in agricoltura.
E vorrei sottolineare un altro particolare di fronte a una risposta che si rifacesse soltanto al momento in cui possono essere presi in considerazione i ricorsi degli interessati e che è la questione dell'irrigazione che intanto va avanti e finisce di essere un piano che si sovrappone al Piano di ristrutturazione e di ricomposizione fondiaria e che complicherebbe il discorso.
Noi vorremmo che la Giunta fosse esauriente e che rispondesse in questo senso. Vediamo con molta preoccupazione, per due motivi, questo secondo aspetto del piano delle acque di cui prima ha parlato la compagna Fabbris: in primo luogo perché ovviamente potrebbe costituire un fatto compiuto in ordine al quale anche l'esame del piano di ristrutturazione diventa poi materia scontata; in secondo luogo perché noi che siamo sempre stati portatori del problema delle acque per il Piemonte, riteniamo che l'impostazione che viene portata avanti in modo specifico per la Baraggia vercellese, si rifà anche alla grossa suddivisione tra l'est e l'ovest Sesia, per cui l'est Sesia dovrebbe utilizzare e fare proprie le competenze di tutte le acque del Ticino e del Lago Maggiore e l'ovest Sesia in modo particolare l'utilizzazione dei canali Cavour e della Dora.
Ci preoccupa il fatto che, di fronte ad una programmazione regionale il piano di irrigazione, oltre a costituire un fatto compiuto per il piano di riaccorpamento, faccia dei passi avanti e comprometta tutto quello che può essere lo studio, l'analisi e l'impostazione di un nostro piano delle acque su quanto le attuali soluzioni rifanno vecchie concezioni che dovrebbero essere superate nell'ambito della nostra programmazione.
Quindi se la risposta dell'Assessore deve essere esauriente deve toccare anche questi punti ai quali si rifà sinteticamente la nostra interpellanza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone; ne ha facoltà.
Voglio soltanto fare presente che fra venti minuti scade il termine dell'ora per l'esaurimento delle interrogazioni ed interpellanze. Ne tengano conto.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, sarò telegrafico.
Il piano di bonifica predisposto dal Consorzio della Baraggia vercellese ha destato una notevole tensione fra le popolazioni interessate ed anche una vasta attenzione delle forze politiche, un'attenzione probabilmente più estesa delle stesse interpellanze che sono state qui presentate da vari gruppi. Mi risulta ad esempio che il partito socialdemocratico ha assunto una posizione assai vicina a quella che è espressa nella interpellanza del gruppo liberale che ho l'onore di illustrare.
Le nostre osservazioni, che riassumo con estrema brevità, riguardano in primo luogo la mancata consultazione preliminare dei proprietari dei fondi che dovrebbero essere espropriati; piccoli proprietari i quali, in molti anni di contribuzione, hanno probabilmente versato somme superiori a quelle che avrebbero raccolte attraverso il pagamento dell'esproprio. In secondo luogo l'opportunità che il riaccorpamento predisposto avvenga in forme tali da impedire operazioni speculative che possano andare a beneficio di pochi assegnatari; e quindi un invito alla Giunta Regionale affinché esamini l'eventualità di soluzioni associative e la possibilità, da parte della Regione, in accordo con le Comunità locali interessate, di agevolare queste soluzioni associative in tutti i casi possibili.
Nella risposta che la Giunta si dispone a dare alla nostra interpellanza, credo sarebbero davvero utili alcuni chiarimenti anche circa la destinazione agraria dei terreni bonificati, in particolare il problema dell'eventuale destinazione a risaia o meno di questi terreni anche dal punto di vista ambientale, considerata la notoria scarsa compatibilità che esiste fra la coltura a risaia e la coltura viticola che è assai vicina alle zone interessate.
In secondo luogo, il coordinamento fra questo piano di bonifica e gli strumenti urbanistici dei Comuni, alcuni dei quali consentirebbero nella zona insediamenti industriali, e quindi porrebbero problemi di notevole dislivello nella valutazione del valore dei terreni da espropriare.
In base a queste osservazioni l'interpellanza liberale chiede se la Giunta non intenda riesaminare il piano di bonifica e chiede anche di precisare quali sono gli impegni finanziari che deriverebbero alla Regione secondo la relazione presentata dal Consorzio.



PRESIDENTE

Nel dare la parola all'Assessore Franzi per la risposta vorrei pregarlo intanto di precisare il punto di vista interpretativo che l'ha indotto a non mettere in condizione l'interpellante Consigliera Fabbris di utilizzare una delibera come atto interno.
Questo per avere anch'io degli atti ulteriori di approfondimento per l'interpretazione della norma dell'art. 12 in relazione all'atteggiamento assunto dalla Giunta.
L'Assessore Franzi ha facoltà di parlare.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, signori Consiglieri, non so se rispondere alle tre interpellanze che sono state stamattina illustrate, con la lettura di quanto avevo predisposto, oppure rispondere a braccio. Ritengo però sia il caso di dare dei dati precisi anche per rispondere a parecchie domande e chiarire molti dubbi che sono sorti nelle disquisizioni che si sono fatte nei vari paesi del comprensorio di bonifica della Baraggia, interessati appunto a questo riordino fondiario.
Le interpellanze, che riguardano il piano di accorpamento e riordino dei comprensori di bonifica della Baraggia, meritano un'attenta considerazione per accertare le ragioni di diritto e di fatto che hanno determinato l'elaborazione del piano.
Il Consorzio di bonifica della Baraggia, mediante progetto in data 16.5.1970 approvato dal Ministero Agricoltura e Foreste ha ottenuto una assegnazione di fondi di L. 1.978.966.000 per la costruzione di una diga sul torrente Ostola in Comune di Masserano per realizzare un invaso di 5 milioni 500 mila metri cubi di acque destinati alla irrigazione di 1.250 ha di terreno ricadenti nei Comuni di Brusnengo, Masserano e Castelletto Cervo in provincia di Vercelli.
La zona da irrigare presenta una distribuzione della proprietà tra le più polverizzate e frammentate della Regione.
Alcuni dati: su una superficie di 1.250 ettari esistono 1104 ditte proprietarie con una media di ha 1,13 per ditta.
Al di sotto di 5 ha ci sono ben 1075 ditte che rappresentano il 97,4 dell'intero comprensorio.
Il fenomeno della polverizzazione è aumentato nell'ultimo ventennio e precisamente le ditte inferiori ad un ettaro sono passate: dal 69,5% al 67,1% a Masserano; dal 48,8% al 54% a Castelletto Cervo; dal 52,3% al 92% a Brusnengo.
Alla polverizzazione è strettamente connesso il fenomeno della frammentazione. Infatti, esistono nella zona 2300 appezzamenti catastali di terreno in confronto alle 1315 ditte proprietarie e si tratta quasi ovunque di appezzamenti che pur appartenendo ad uno stesso proprietario sono distanti l'uno dall'altro.
I terreni da irrigare si presentano con giacitura generalmente ondulata la quale costituisce, insieme alla polverizzazione fondiaria, un grave ostacolo alla costruzione della rete irrigua che dovrà svilupparsi per Km 75 su una superficie di ettari 1250.
La zona da irrigare è prevalentemente incolta. Su 1250 ettari i terreni incolti, comprendente l'incolto vero e proprio il prato ed il bosco dove si ritrovano forme di vegetazioni che hanno reddito praticamente nullo, si estendono per ha 1167; i terreni già effettivamente coltivati sono appena 83 ettari e riguardano principalmente i Comuni di Castelletto Cervo e Brusnengo.
I terreni della Baraggia provenienti dalla trasformazione in argille di rocce granitiche e porfidiche di alluvione e morene antiche, sono notevolmente limose con percentuale anche del 70% per cui si presentano tenaci e compatti e tali da impedire la penetrazione in profondità delle radici e quindi di ogni forma di vegetazione sia spontanea che coltivata.
La zona, infatti, presenta scarse vegetazioni di sterpaglio arbustivo dimostrazione della difficile condizione vegetativa.
Unica possibilità che le tecniche attuali, sia meccaniche che agronomiche, possono assicurare conveniente utilizzo colturale e quindi determinare una vera e propria bonifica agraria è quella di coltivare detti terreni a risaia.
Gia la relazione del piano generale di bonifica risalente al 1954 che stabilisce, tra l'altro, le linee agronomiche per la trasformazione agraria dei terreni incolti recita testualmente "Il riso costituisce la 'coltura di rottura' con la quale soltanto si può vantaggiosamente iniziare la battaglia di trasformazione in questi terreni incolti, non solo ottenendo sin dai primi anni una quantità di prodotto e di redditi altrimenti impossibile a conseguire; ma avviando, anche col lavacro delle acque irrigue e con lo spandimento di imponenti quantitativi di sostanza vegetale (paglie e stecchi) quel progressivo miglioramento nella struttura fisica e nella composizione del terreno baraggivo, che sarebbe assai più lungo e costoso con qualsiasi altro ordinamento della produzione".
L'esperienza successiva di numerose aziende della Baraggia nei Comuni vicini a quelli interessati (Roasio, Rovasenda, Gattinara) ha confermato che i terreni baraggivi per essere utilmente coltivati devono passare attraverso la coltura "obbligatoria" del riso prima di altre colture come le foraggere.
Mediante l'irrigazione e la coltura a risaia il terreno diventa plastico ed attraverso le naturali reazioni chimiche il fattore PH tende ad aumentare fino all'indice 7 che rappresenta la media ottimale. Il fattore PH è quello dell'alcalinità da 1 a 7 e della acidità da 7 a 14.
Attraverso il dilavamento naturale delle acque irrigue ed il radicamento della vegetazione si favorisce la formazione di un più alto strato di humus e lo sviluppo di una più elevata flora microbica.
Ciò stante è evidente come non sia possibile evitare la coltivazione a risaia almeno per i primi periodi, essendo l'unica coltura capace di modificare la struttura fisico-chimica del terreno.
In conseguenza di tali condizioni, il Consorzio di bonifica della Baraggia, nel predisporre il piano di bonifica attraverso l'irrigazione dei terreni e la messa a coltura degli stessi, ha ritenuto doveroso considerare anche gli aspetti economici della produttività globale che le nuove infrastrutture - invaso, canalizzazione, ecc. - avrebbero potuto apportare mediante una più moderna ristrutturazione fondiaria.
A tal fine il Consorzio, avvalendosi delle disposizioni di legge contemplate all'art. 34 e seguenti del R.D. 13.2.1933 n. 215 e richiamate dall'art. 5 della legge 14.8.1971 n. 817, ha deliberato in data 12.12.1972 di predisporre un piano di riordino fondiario nella zona sottesa al bacino di invaso del Torrente Ostola.
Tale piano approntato nel mese di luglio 1973 e nel rispetto delle procedure previste dall'art. 26 dello stesso R.D. n. 215 è stato depositato presso la sede del Comune di Masserano, dandone avviso ai proprietari interessati con comunicazione in data 10.8.1973, avvertendo che contro il piano era ammesso reclamo al Presidente della Giunta Regionale entro 90 giorni dalla comunicazione stessa.
Sulla legittimità degli atti compiuti da parte del Consorzio di Bonifica della Baraggia nulla vi è da eccepire.
Considerando attentamente la dizione dell'art. 34 già richiamato R.D.
n. 215 emerge la condizione di diritto che nel caso specifico si tratta di "atto dovuto". Infatti l'articolo recita testualmente: "qualora nei comprensori di bonifica siano zone con numero considerevole di piccoli appezzamenti appartenenti in massima parte a proprietari diversi il consorzio concessionario delle opere di bonifica, allo scopo di provvedere con detti terreni alla costituzione di convenienti unità fondiarie dovrà ove sia indispensabile ai fini della bonifica, compilare un piano di riordinamento della zona in guisa da formare con la riunione di vari appezzamenti le unità fondiarie anzidette".
E' vero che il secondo comma del citato art. 34 precisa che il Consorzio nel preparare il piano di riordinamento può anche prevedere che i proprietari conservino la proprietà dei terreni concorrenti alla costituzione di una unita fondiaria, sempre che essi si impegnino validamente a provvedere in comune alla coltivazione ed al miglioramento dell'unità fondiaria.
Condizione questa che non è stata esperita dal Consorzio di Bonifica della Baraggia se non in via indiretta mediante la comunicazione ai singoli interessati con lettera del 10.8.1973.
E' indubbio che la soluzione migliore sarebbe stata e sarebbe tuttora quella di poter riunire i singoli proprietari per costituire omogenee unità colturali, tuttavia tale prospettiva ci lascia molto dubbiosi per il fatto che nella zona, come già precisato, esistono 2.300 appezzamenti catastali con 1104 ditte proprietarie delle quali oltre 120 risultano residenti all'estero o comunque fuori della Regione Piemonte, oltre 160 ditte non risiedono nei comuni di Masserano, Brusnengo e Castelletto Cervo per cui è da ritenere che possano anche non essere interessate a soluzioni di coltivazioni associate ed altre 400 ditte presentano intestazioni plurime 3/4/5 persone e per ultimo la popolazione agricola attiva dei Comuni di Masserano, Brusnengo e Castelletto Cerio ci fornisce i seguenti dati: fino a 12 anni ci sono in tutto, nei tre Comuni, 13 unità, delle quali sette femmine e sei maschi; dai 12 ai 30 anni 54 unità, 24 femmine e 30 maschi; dai 30 ai 65 anni 213 unità, 100 femmine e 113 maschi, oltre i 65 anni, come unità attive 43; i pensionati sono 400.
Questo dimostra che l'agricoltura di quei paesi purtroppo è in fase di decadimento perché la continuità dell'agricoltura del domani la si deve individuare nelle 13 unità che sono figli di coltivatori diretti.
Circa poi i contributi pagati dai consorziati dall'inizio dell'attività del Consorzio a tutto il 1973 essi sono dei seguenti importi: 1954 - 1964 L. 262 per ettaro 1965 - 1966 L. 300 per ettaro 1967 - 1970 L. 500 per ettaro 1971 - 1973 L. 700 per ettaro Complessivamente per ogni ettaro di terreno nei 19 anni di contribuenza è stata pagata una somma di complessive L. 7.360.
I prezzi offerti per l'esproprio sono dell'ordine di 500.000 lire per ettaro.
Per quanto riguarda gli aspetti ecologici ed i "danni temuti" alle colture viticole si può precisare che nelle zone di Masserano, Brusnengo la risaia sarà ad una distanza minima di circa 3 Km, distanza che lascia tranquilli anche per l'esperienza già acquisita nelle zone confinanti di Roasio, Lozzolo e Gattinara che hanno risaie alla stessa latitudine e non hanno mai avuto modo di denunciare danni in conseguenza delle risaie sottostanti.
Ma al di là delle considerazioni meramente tecniche e giuridiche fin qui esposte e che penso siano state sufficientemente ampie come risposta alle interpellanze del 10 settembre si considera opportuno precisare le valutazioni della Giunta sull'iniziativa del Consorzio di Bonifica della Baraggia.
La Regione ai sensi dell'art. 64 del più volte richiamato R.D. n. 215 ha ricevuto per semplice trasmissione la delibera 12.12.72 con cui il Consiglio dei Delegati ha deliberato di autorizzare la stesura del piano senza peraltro essere investita del problema sotto il profilo sostanziale.
E' evidente, tuttavia, che un piano di così ampia portata sia per gli investimenti finanziari già impegnati (circa 2 miliardi e mezzo) che per il programma di sviluppo economico e sociale che dovrà essere ulteriormente realizzato, la Giunta non possa essere estraniata dal problema.
Il piano, infatti, prevede altri interventi finanziari per lo spianamento dei terreni, la costruzione delle strutture aziendali e delle infrastrutture collettive dell'ordine di oltre L. 2 miliardi e mezzo finanziamenti che dovrebbero trovare copertura attraverso l'ultima tranche FEOGA le cui domande devono essere presentate entro il 31 dicembre di quest'anno.
Questi termini molto ravvicinati, impongono di esaminare entro il più breve tempo possibile tutto il complesso problema per evitare ritardi nella presentazione delle domande e perdere così i finanziamenti pubblici, il che tornerebbe di tutto danno per l'economia della nostra Regione.
E' bene precisare che il finanziamento pubblico cui ho accennato si sostanzia in un contributo a fondo perduto pari al 25% della spesa ammessa a carico del fondo FEOGA (CEE), altro 25% a carico del Governo Italiano ed il restante 50% con muto trentennale a tasso agevolato del 3%, per cui la Regione non assumerebbe alcun impegno di spesa.
E' altresì da considerare il fatto che trattandosi di ristrutturazione fondiaria e di strutturazione di nuove aziende non si debbano dimenticare le direttive comunitarie in particolare la numero 159 relativa, appunto all'ammodernamento delle aziende agricole.
Il Consorzio di Bonifica della Baraggia, nell'elaborazione del proprio documento, dimostra la validità economica dell'iniziativa attraverso precisi calcoli del presunto conto economico di ogni azienda.
Gli elementi economici forniti dal Consorzio di Bonifica, con il proprio piano di valori correnti, fanno rilevare che si possono conseguire ricavi lordi per complessive L. 531.713.000 che al netto dei costi di L.
371.283.000 assicurano un utile netto di lire 160.434.000.
Non è ora il caso di approfondire ed esaminare detti calcoli ed i risultati indicati nel piano, tuttavia quello che merita considerazione è la conferma della validità dell'iniziativa sotto il profilo economico e soprattutto constatare come l'iniziativa si inquadra perfettamente nelle direttive della CEE.
Merita anche considerare che il piano di ricomposizione fondiaria pu assicurare ai futuri imprenditori il reddito minimo comparabile cui appunto tendono le stesse direttive comunitarie.
Gli interroganti certamente conoscono l'impostazione sociale ed economica delle direttive CEE, intese a far conseguire ai produttori agricoli italiani, nell'arco di 2.300 ore lavorative annue, redditi di lavoro pari a quelli conseguiti da coloro che lavorano in settori extra agricoli, per cui mi considero dispensato dal fornire una più specifica illustrazione.
Ricordo solo che per il Piemonte la comparazione di tale reddito per unità lavorativa per l'anno 1973 è stata fissata in 2 milioni e 12 mila lire.
L'aspetto importante che la Regione deve perciò verificare è proprio quello di accertare se il piano di strutturazione aziendale risponde alle esigenze indicate dai regolamenti comunitari e se coloro che potranno lavorare in quelle aziende avranno la possibilità di conseguire per ogni unità lavorativa i redditi minimi di cui si è accennato.
Circa l'accertamento sulla ottimalità della dimensione aziendale, non abbiamo elementi precisi per cui si rende necessario che gli uffici tecnici della Regione verifichino gli elaborati tecnici del Consorzio di Bonifica per accertare la rispondenza con la realtà economica locale.
Come ho già avuto modo di segnalare in altre occasioni, anche l'IRES sta predisponendo, per incarico della Regione, uno specifico studio sulla ottimalità aziendale nelle varie zone omogenee regionali, studio che sarà mi auguro, completato entro il prossimo mese di ottobre e che pertanto potrà offrire un ampio ventaglio di soluzioni valide per operare convenienti scelte.
Circa la convenienza umana e sociale di insediare nel comprensorio forme di imprese associate, non vi è dubbio che il problema deve essere attentamente esaminato per evitare di impegnare famiglie che nel prosieguo degli anni potrebbero forse trovarsi in condizioni di non poter realizzare i redditi minimi di cui si è parlato e così essere costrette a lasciare i terreni per ricercare altre occupazioni.
La Commissione delle Comunità Europee, infatti, attraverso il parere sul disegno di legge del Governo Italiano per l'attuazione delle direttive comunitarie, si fa scrupolo di precisare che, allorquando si considerano le condizioni sociali ed economiche delle associazioni di imprenditori attraverso la fusione completa per la conduzione in comune di una azienda a prescindere dalla forma giuridica dell'unione, si deve dimostrare che l'azienda comune possa raggiungere per ciascun imprenditore che vi partecipa in funzione dell'orario di lavoro da lui fornito il reddito di lavoro comparabile.
Per le forme associate viene ancora raccomandato che il reddito di lavoro che raggiunge l'azienda in conduzione comune deve essere posto a disposizione delle persone che hanno effettivamente svolto il lavoro e non deve essere utilizzato per corrispondere un utile a coloro che partecipano all'azienda in conduzione comune solo con capitali senza lavorare personalmente nell'azienda stessa.
Tali considerazioni devono richiamare la nostra meditata attenzione per evitare di farci prendere la mano da motivi troppo sentimentali creando possibili condizioni di precarietà economica per quei cooperatori o imprenditori associati che si potrebbero insediare nei territori di nuova bonifica.
Se dovessimo verificare che il lavoro dei coltivatori insediati non fosse sufficientemente remunerato e che a questi non fosse possibile conseguire i redditi comparati, allora dovremo ricercare altre soluzioni capaci di soddisfare le indicazioni delle direttive comunitarie.
Rientra anche nei nostri doveri di Amministratori Pubblici accertare che per gli insediamenti delle unità lavorative siano preferite famiglie capaci di assicurare una continuità di impresa, dando preferenza alle famiglie coltivatrici che dispongono di giovani volenterosi e che hanno fiducia nello sviluppo dell'agricoltura.
Prima di indicare quello che la Giunta ha fatto e intende fare desidero rispondere alle considerazioni dei colleghi Fabbris, Fonio e Zanone.
"L'Assessore avrebbe dovuto avocare a se l'elaborazione del piano". Mi pare di essere già stato sufficientemente chiaro, questo cose le ho già dette in occasione dell'incontro che abbiamo avuto presso l'Assessorato tempo fa e le ho dette anche in un incontro che ho avuto a Masserano una quindicina di giorni fa: il Consorzio di bonifica e in genere tutti i Consorzi, non sono tenuti ad interessare la Regione e noi riceviamo, ai sensi dell'art. 63 della legge sulla bonifica, le delibere che i Consorzi assumono solo ed unicamente per conoscenza. Quando si dice che la Regione ha autorizzato il Consorzio di bonifica della Baraggia, si dice qualcosa di inesatto perché l'autorizzazione è stata concessa dalla deputazione al Consiglio di Amministrazione. Infatti l'art. 64 della legge sui Consorzi di bonifica recita: "di tutte le deliberazioni dei Consorzi, escluse quelle relative alla mera esecuzione dei provvedimenti già deliberati, viene trasmessa quindicinalmente copia al prefetto (oggi al Presidente della Regione e della Provincia). Se dall'esame delle deliberazioni il prefetto rileva delle irregolarità non eliminabili con l'esercizio dei poteri conferitigli con il precedente art. 63 (che riguarda unicamente l'elaborazione dei bilanci e dei ruoli) ne riferisce per i provvedimenti di competenza al Ministero dell'Agricoltura e Foreste informando il Ministero dell'Interno".
Ho già precisato che di irregolarità il Consorzio di bonifica della Baraggia non ne ha compiute perché la delibera è stata assunta secondo i termini previsti dall'art. 34 della legge. Ha ragione l'avv. Fonio quando dice che è una legge superata, anacronistica, però la Regione deve attenersi, fintanto che non ci sono altre disposizioni, alle leggi che sono in atto.
Questo per quanto riguarda la precisazione sull'inciso che è stato riportato nella lettera del 10 agosto dal Consorzio di bonifica, ove si dice "previa autorizzazione degli organi regionali".
Quali sono le linee su cui il Consorzio ha impostato il proprio piano? Le linee sono quelle ricordate dalla delibera che è stata trasmessa dal Consorzio di bonifica ai sensi dell'art. 64 del R.D. del 1933 alla Regione è un documento che abbiamo ricevuto, però è un atto deliberato da un organo che non è la Regione, fa parte degli atti che abbiamo in ufficio. Se il Presidente autorizza...



PRESIDENTE

E' un documento che è stato inviato alla Regione e, a meno che sia coperto dal "segreto militare"...



FRANZI Piero, Assessore all'Agricoltura

Non è coperto ne da segreto militare né da altro, si tratta di una delibera che è stata pubblicata nell'Albo pretorio.



PRESIDENTE

Mi pare che possa essere senz'altro data.



FRANZI Piero, Assessore all'Agricoltura

Non vorrei che si sollevassero delle inutili polemiche per lo scrupolo che si è avuto nel considerare riservato un documento trasmesso da un ente pubblico qual è il Consorzio di bonifica.



PRESIDENTE

Per essere precisi, è un atto che è stato pubblicato dal Consorzio e quindi è un atto che nello stesso momento in cui è pubblicato, è, ad ogni effetto, pubblico, qualunque cittadino può chiederlo, lo hanno mandato alla Giunta e la Giunta può, senza violare nessuna norma di segreto....



VECCHIONE Mario

Non "puo", "deve".



FRANZI Piero, Assessore all'Agricoltura

Questa deliberazione è stata pubblicata all'albo consorziale dal 15.12.1972 al 18.12.1972 a termini dell'art. 46 dello Statuto e l'hanno trasmessa a noi ai sensi dell'art. 64. Tutto sta a determinare se la richiesta del documento deve essere fatta al Consorzio di bonifica o alla Regione.



PRESIDENTE

Il Consigliere regionale, secondo la norma dell'art. 12 dello Statuto ha diritto di ottenere dall'Amministrazione regionale, dagli uffici, dagli enti, dalle aziende da essi dipendenti tutte le notizie ed informazioni utili all'esercizio del loro mandato. Io non ho sottomano il dibattito che si sarà fatto, la casistica che può essere stata indicata nel momento in cui si elaborava lo Statuto, ma mi sembra che l'interpretazione, anche soltanto letterale, sia tale da consentire la risposta che il Consigliere regionale in questi casi ha diritto di avere i documenti che richiede.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Allora si instaura...



PRESIDENTE

Un principio si capisce.



FRANZI Piero, Assessore all'Agricoltura

Allora è opportuno precisare che si instaura il principio che chiunque ha diritto di avere tutti i documenti.



VECCHIONE Mario

Ma è precisato nello Statuto.



PRESIDENTE

E' un atto pubblico, se domani ci fosse una lettera indirizzata alla Giunta Regionale con la sottoposizione di argomenti, di problemi, questo non diventa atto pubblico, è una lettera che può avere un certo contenuto privatistico che non legittima il singolo Consigliere a chiederne la produzione, la esibizione. Qui si tratta di un atto pubblico, è già pubblicato, trasmesso alla Giunta Regionale perché ne tenga conto, quindi ritengo che il Consigliere regionale in queste condizioni abbia il diritto di vederlo.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Va bene, allora trasmetterò in giornata alla Consigliera Fabbris copia della delibera.
Avv. Forno, credo di non avere altro da aggiungere a quanto ho già detto se non precisare che per quanto riguarda la minima unità colturale cui ella fa riferimento, prevista dai Codice civile e sulla quale né i governi antecedenti al '45, né quelli susseguenti si sono mai soffermati a indicare quale dovesse essere, oggi si parla di attività professionale.
Sarebbe forse meglio quindi portare avanti certe iniziative che sono già state presentate relative all'albo professionale degli imprenditori agricoli, così delineeremo la figura dell'imprenditore agricolo anziché in funzione della superficie, in funzione della sua professione.
Circa l'inserimento nel piano zonale, nel momento in cui avremo la possibilità di elaborare piani di zona, avremo tutta la documentazione e potremo eventualmente iniziare proprio con la zona del comprensorio di bonifica della Baraggia Al collega Zanone ho già risposto per quanto riguarda i contributi, le soluzioni associative, la destinazione agraria.
Coordinamento del piano di bonifica e dei piani urbanistici dei Comuni.
E' un aspetto indubbiamente interessante e mi faccio scrupolo di invitare il Consorzio di bonifica a convocare i Comuni di Masserano, Brusnengo Castelletto Cervo per sentire se hanno delle osservazioni da fare circa l'utilizzazione a scopi industriali. Faccio osservare però che quelli sono terreni esclusivamente agricoli, salvo una piccola frangia attorno alla frazione di San Giacomo.
Quali impegni finanziari derivano alla Regione? Ho già precisato che alla Regione non deriva alcun impegno finanziario.
Posso assicurare che la Giunta ha già assunto specifiche iniziative con i dirigenti del Consorzio di bonifica per riesaminare il piano proponendosi di conseguire le seguenti specifiche modifiche: 1) Assicurare la cessione diretta dei terreni con la corresponsione di prezzi congrui 2) Assicurare a coloro che non volessero cedere la proprietà dei beni la possibilità di cedere all'Ente i loro terreni, similmente a quanto previsto dalla direttiva 160 della CEE (Cessione in affitto) 3) Assicurare la possibilità di assegnare quote di terreni disponibili a coltivatori che già sono in attività per l'arrotondamento delle foro aziende 4) Impegnare il Consorzio di Bonifica perché le aziende di nuova costituzione vengano assegnate solo ad autentici coltivatori diretti, che soprattutto possano assicurare la continuità dell'impresa, da scegliersi in via prioritaria fra quelli dei Comuni di Masserano, Brusnengo e Castelletto Cervo e comunque fra quelli del comprensorio di Bonifica 5) L'esproprio dovrebbe pertanto rappresentare l'estremo atto, da attuarsi dopo attenta e meditata valutazione e solo nel caso cui si trovasse resistenza alle soluzioni della vendita ed alla cessione per l'affitto.
Tali impegni saranno portati avanti dalla Giunta con la più attenta scrupolosità così da poter realizzare le attese delle famiglie coltivatrici ed in particolare quelle dei giovani.



PRESIDENTE

Vorrei fare una proposta al Consiglio. Siamo ad oltre 20 minuti dal termine dell'ora delle interrogazioni, il dibattito, anche per lo sviluppo che ha preso per l'ampiezza della risposta data, ma anche per le illustrazioni che sono state fatte dagli interpellanti che hanno proposto anche delle istanze nuove e diverse che non so se abbiano avuto o no da parte dell'Assessore la pienezza della risposta perché era giunta una preparazione molto diligente, però predisposta in precedenza e per iscritto, si è prolungato oltre il previsto. Si ritiene di ultimare questo dibattito in mattinata, eventualmente a scapito di altri punti che sono all'ordine del giorno? Questo io lo vorrei decidere sospendendo un momento la seduta, con i capigruppo, perché sarebbe la prima volta che andiamo oltre l'ora fissata e non vorrei che ciò costituisse precedente e vorrei anche sottolineare l'urgenza di una determinata presa di posizione, sia pure attraverso ad interpellanze dell'intero Consiglio.
Per cui proporrei questo: faccio le brevi comunicazioni che devo fare poi sospendo la seduta, riunisco i capigruppo e concordiamo lo sviluppo del programma a seguito della riunione.
Vi sono dei dissensi su questa proposta? Nessuno. Allora mi determino in questo modo.


Argomento:

Interpellanze dei Consiglieri Zanone, Rossotto, Fassino, Gerini; dei Consiglieri Fabbris, Ferraris, Besate e dei Consiglieri Fonio e Nesi sul piano di esproprio elaborato dal Consorzio di bonifica della Baraggia Vercellese

Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Informo che sono in congedo i Consiglieri Armella, Giovana Marchesotti, Simonelli e Calsolaro.
Il nostro Consiglio ha avuto motivo e mezzo di prendere posizione attraverso le parole del Presidente del Consiglio stesso, in ordine a quanto è accaduto nel Cile con l'uccisione del Presidente Allende. Il Consiglio è stato unanime nella sottolineatura fatta dal Presidente.
Noi non abbiamo certamente la pretesa di intervenire in fatti che trascendono quella che è la stretta competenza del Consiglio Regionale e che riguardano altri paesi, altre nazioni. Noi però siamo una componente di tutto quel complesso che è l'umanità, siamo degli uomini e vediamo che stanno accadendo delle cose, nei confronti di uomini, che indubbiamente scuotono la nostra coscienza. Voi ed io abbiamo sentito ieri una replica piuttosto secca al Segretario generale dell'ONU, da parte del governo militare cileno, che io ha invitato a non inserirsi nei fatti interni di quel paese. Né io intendo farlo, né intendo proporre al Consiglio Regionale di farlo. Vivo però nella Repubblica italiana e ho appreso con grande soddisfazione personale, che il Presidente del Consiglio, on. Rumor, ha preso un atteggiamento, che condivido pienamente e che penso sia condiviso dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani; si teme per la vita di un uomo, di un capo di partito; di un uomo che è una bandiera. In questo momento guardo e non vedo qual è il colore di questa bandiera, vedo soltanto che c'è un uomo che rischia la condanna alla pena di morte.
Condannare a morte è sempre un atto che ripugna alla coscienza civile e più ripugna alla coscienza civile degli italiani i quali, attraverso l'opera di Beccaria, hanno espresso una parola fierissima di condanna per quanto si riferisce alla soppressione della vita umana, sia pure a seguito di un processo fatto pubblicamente, il che non sembra che avvenga nel caso concreto per cui vi sarebbero altri motivi di doglianza.
Pertanto ho ritenuto, come prima comunicazione, questa mattina, di informare il Consiglio raccogliendone così il consenso per intervenire presso il Presidente del Consiglio on. Rumor dandogli atto di questa sua presa di posizione ed invitandolo a portarlo ad ulteriore compimento perch non ci si macchi, da parte di un Paese di tradizione democratica di altro motivo di seria preoccupazione nella compagine della vita della umanità.
Informo che i 300 giovani piemontesi che sono stati a Mauthausen, al di là dell'incidente di viaggio che si è verificato nelle prime ore del giorno di partenza e che non ha avuto, fortunatamente, delle conseguenze particolarmente gravi essendo in definitiva cinque giovani quelli che sono stati ricoverati in ospedale e che hanno avuto bisogno di intervento di una certa consistenza, gli altri si sono ripresi e hanno potuto seguire questo viaggio che è stato molto interessante, che è stato sostanzialmente guidato dai vice presidenti del Consiglio Regionale, con la partecipazione di alcuni rappresentanti dei gruppi del Consiglio stesso e con la partecipazione, mi consentano, non è una galanteria, ma mi sembra di poterlo e di doverlo dire - con la partecipazione dell'Assessore Vietti, la quale è stata premurosamente vicina, maternamente vicina più di quanto non potessero fare gli uomini, a quanti hanno avuto questa sofferenza.
Il viaggio a Mauthausen è stato ampiamente e largamente sottolineato dalla stampa, noi riteniamo che sia stata un'esperienza estremamente valida perché coloro i quali sono tornati di là carichi di tanti interrogativi avendo avuto tante risposte da coloro che avevano vissuto la vicenda dell'internamento nei campi di morte e di sterminio, potranno rendere testimonianza in mezzo alla gioventù operaia e studentesca del nostro Piemonte.
Ieri ho riunito, per la prima volta, il gruppo di esperti che l'ufficio di presidenza aveva individuato nelle persone del dr. Brunetti, del prof.
Casetta, del prof. Gallo, del prof. Levi, del prof. Romano, dell'avv.
Scalvini, del prof. Scaparone, per costituire il consiglio di esperti dell'ufficio legislativo. Io stesso sento questa esigenza, molte volte, di avere il conforto di esperti, ma questa richiesta mi è stata avanzata altresì da presidenti di Commissioni e anche da Singoli Consiglieri.
Abbiamo avuto un primo incontro, una prima valutazione di come far funzionare questo gruppo di esperti esterni al Consiglio Regionale, ne riferirò più approfonditamente, quando la cosa sia perfezionata.
La notizia, che ritengo di poter definire buona, soddisfacente è relativa alla sede. Ho conferito con il Sottosegretario Bosco che ha la delega per questa materia e ho avuto da lui, dopo due o tre giorni dall'intervento fatto presso di lui, comunicazione che la delibera con la quale la Camera di Commercio di Torino deliberava appunto la cessione alla Regione di Palazzo Lascaris, è stata firmata dal Ministro, con la precisazione che, ovvia del resto, il prezzo determinato dal perito o dai periti, non so bene, della Camera di Commercio per la valutazione del prezzo di acquisto, sia ritenuto congruo dall'ufficio fiscale degli accertamenti tecnici erariali e dal Genio Civile (e qui non so bene perché); comunque sono adempimenti formali che consentono veramente di muoverci.
Appena la delibera sia ritornata alla Camera di Commercio, ne avremo comunicazione diretta e a quel punto pregherò la Giunta di fare gli ulteriori passi per arrivare rapidamente alla stesura del compromesso per giungere all'acquisto. E in questa condizione, se la Commissione Sede vorrà riunirsi, potrà prendere una determinazione per dare corso immediatamente alla sistemazione della grande aula per trasformarla in un'aula consiliare che consenta un'agibilità migliore, più snella di quella che siamo costretti ancora a subire, nella previsione anche di quella che sarà, fra un anno e mezzo, la nuova entità numerica del Consiglio Regionale.
Ho partecipato e ho portato il saluto e la parola del Consiglio Regionale, al Convegno della montagna a Palazzo Madama.
Ieri abbiamo anche avuto occasione di ricevere, con alcuni capigruppo i rappresentanti dell'azienda dei Fratelli Musso. C'erano nella delegazione anche rappresentanti della Federazione lavoratori metalmeccanici e di un certo Comitato che all'interno dell'azienda F.lli Musso è stato costituito.
La situazione si presenta abbastanza delicata, non drammatica com'era qualche tempo addietro perché, fortunatamente, i dipendenti hanno ricevuto il loro salario ed il loro stipendio e quindi non sono scoperti sotto questo profilo, però sono sotto l'angustia, l'ansia, la preoccupazione di perdere il posto di lavoro. Hanno rappresentato, per quanto è stato detto a noi, anche all'Assessore Visone, che è poi il competente a trattare questi argomenti, la situazione che, per quanto è stato possibile apprendere, si presenta particolarmente difficile in questo momento, motivo di serie preoccupazioni non soltanto per i dipendenti, ma per coloro che presiedono allo sviluppo della vita e del lavoro nella nostra città e nella nostra regione.
I Presidenti delle Comunità della Valle di Susa insistono per ottenere informazioni circa il futuro dell'autostrada della Valle di Susa, cosa che mi premurerò di prospettare agli organi di Giunta perché è corretto che si ascoltino gli interessi locali attraverso all'espressione dei vari Comuni delle Comunità dei singoli per acquisire tutte quelle nozioni e cognizioni che aiutino a fare la scelta migliore in un momento decisionale così importante come quello relativo a questo problema.
Il 12, 13 e 14 di ottobre a Firenze si svolge un convegno promosso dal Presidente di quel Consiglio Regionale, su "Stato attuale della finanza regionale e linee di riforma". Il Presidente e qualcuno dell'Ufficio di Presidenza sarà presente, è possibile costituire una delegazione consiliare. Vorrei che la cosa fosse esaminata molto rapidamente perché i termini sono vicini.
Io non avrei niente altro da comunicare al Consiglio.
Qualcuno chiede di parlare? La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, io desidero esprimere le riserve del nostro gruppo circa la prima comunicazione da lei fatta a proposito delle vicende interne cilene. E questo non certo e non tanto per il richiamo, condivisibile e nobile in difesa di una vita umana, a chiunque questa appartenga, quanto per il modo attraverso il quale si sta presentando qui ciò che accade in quel lontano paese.
Mi permetto di ricordare altresì che è all'esame dei nostri lavori una mozione presentata dal gruppo socialista, che darà modo a tutti i gruppi di esprimere politicamente, così com'è giusto fare, così come già noi abbiamo fatto in sede di riunioni di capigruppo attraverso il voto contrario, mai qui ricordato, del collega Curci, all'ordine del giorno...



PRESIDENTE

Come, "mai qui ricordato"? E' stato sottolineato trasmettendo al Presidente del Consiglio il testo delle mie dichiarazioni; è stato sottolineato con il dissenso espresso e richiesto da parte del gruppo del MSI destra nazionale.



CARAZZONI Nino

Chiedo di poter chiarire...



PRESIDENTE

Glielo faro avere. Mi sono fatto scrupolo di...



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, chiedo di poter chiarire immediatamente l'equivoco che forse è dovuto ad una mia cattiva presentazione dei fatti.
Stamane io ho sentito parlare di "unanimità" ed è a quella a cui facevo riferimento.



PRESIDENTE

No no, "la stragrande maggioranza del Consiglio", non le giova la memoria e neanche le orecchie, mi perdoni.



CARAZZONI Nino

Io ho sentito chiaramente il termine "unanimemente" per essere precisi.
Comunque ripeto, quella mozione darà modo a tutti i gruppi politici di chiarire politicamente il proprio pensiero.



PRESIDENTE

Rimandiamo il discorso alla mozione.
Sospendo un momento la seduta e riunisco i capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 11,55, riprende alle ore 12,15)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta.
Se il Consiglio non ha motivo di opposizione, i capigruppo avrebbero concordato con l'Ufficio di Presidenza, di proseguire, eccezionalmente nella discussione delle interpellanze alle quali l'Assessore ha dato la risposta, con l'intervento nella discussione dei Consiglieri interpellanti.
Tuttavia è stata anche rilevata l'opportunità che questo dibattito si chiuda non soltanto con una risposta ulteriore dell'Assessore competente ma con l'espressione di una presa di posizione del Consiglio stesso, per cui si sta elaborando un ordine del giorno sull'argomento, ordine del giorno che verrà pertanto letto al Consiglio Regionale, il che darà motivo a tutti i Consiglieri che credono di intervenire, di poterlo fare su questo documento conclusivo.
Il Consigliere Lo Turco aveva chiesto di parlare su una mia comunicazione, ne ha facoltà.



PRESIDENTE

LO TURCO Giorgio



PRESIDENTE

Nelle sue comunicazioni il Presidente ha accennato all'incontro che ha avuto con i lavoratori della Musso, al quale ho partecipato io pure. Questa azienda, con alle spalle cinquant'anni di attività, che non è in crisi di produzione ma ha un lavoro in pieno sviluppo, commesse per centinaia di milioni, è giunta sull'orlo del fallimento per errori di gestione dell'azienda, e i suoi dipendenti stanno conducendo una dura battaglia per evitarne la chiusura ed a tal fine hanno costituito un comitato che, oltre ad occuparsi della corresponsione dei salari ai lavoratori, si preoccupa anche di saldare i debiti conseguenti alla difettosa amministrazione.
Vorremmo avere in proposito qualche precisazione da parte dell'Assessore al Lavoro, per sapere se ha già fatto qualcosa, se ha interpellato le banche per conoscere i motivi del blocco dei crediti, se ha preso contatti con i lavoratori, cosa prevede di poter fare. Secondo me sarebbe grave errore non intervenire con decisione e tempestività per non lasciar andare a catafascio una azienda che ha un'alta capacità produttiva e può contare su una maestranza qualificata, e vantare grosse commesse di lavoro.
Un chiarimento dell'Assessore al Lavoro sarebbe estremamente utile per la conoscenza del Consiglio e per ulteriori iniziative da prendere.



PRESIDENTE

L'Assessore è in grado di fare qualche dichiarazione in proposito? Io nelle mie comunicazioni avevo riferito che la ditta Fratelli Musso aveva già preso in precedenza contatti con l'Assessorato, e precisato che presso questo mi ero fatto portavoce delle istanze che sono state ancora rinnovate ieri mattina all'Ufficio di Presidenza e ai Capigruppo.



VISONE Carlo, Assessore ai problemi del lavoro

Posso informare il Presidente ed i Colleghi che presso la Giunta già vi sono stati due incontri con le rappresentanze sindacali e il titolare dell'azienda. In queste riunioni sono stati presi alcuni accordi in ordine alle scadenze di determinati pagamenti, che sono state rispettate.
La situazione dell'azienda è quella che sapete. Mi risulta che ieri doveva aver luogo un incontro fra i titolari e gli istituti bancari, ma non ne conosco i risultati. Comunque, l'interessamento da parte dell'Assessorato c'è stato, gli incontri sono avvenuti, e sono state prese determinazioni che finora hanno dato l'esito che ci si era prefisso. Per il futuro, evidentemente, il problema è molto più complesso, in quanto la situazione è effettivamente molto pesante.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni da Assessore regionale dell'ing. Aldo Gandolfi: presa d'atto


PRESIDENTE

La discussione sulle comunicazioni è conclusa.
Esaminiamo il successivo punto all'ordine del giorno. Dopo di che pregherò il Vice presidente Sanlorenzo di assumere la presidenza, dovendo assentarmi per ricevere alcune persone.
Abbiamo dato notizia telegraficamente che l'ing. Aldo Gandolfi ha rassegnato le dimissioni da Assessore. Il Presidente della Giunta, a norma dell'art. 35 dello Statuto, me ne ha dato comunicazione con lettera del 2 ottobre. Io presento al Consiglio queste dimissioni, perché ne voglia prendere atto.
Nessuno chiedendo su questo argomento la parola, do atto e chiedo che sia dichiarato a verbale, che il Consiglio ha preso atto di tali dimissioni.


Argomento: Interventi fondiari - Opere idrauliche ed acquedotti - Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interpellanze relative al Piano di esproprio, elaborato dal Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione sulle mozioni e le interpellanze.
Chi chiede di parlare sull'interpellanza in merito alla quale si era giunti alla replica dell'Assessore Franzi? Il Consigliere Fonio. Ne ha facoltà.



FONIO Mario

A nome anche del collega Nesi, devo dire che sono insoddisfatto della risposta dell'Assessore. Insoddisfatto e preoccupato, per i motivi che esporrò molto sinteticamente, come si conviene per queste dichiarazioni che seguono alla discussione delle interpellanze.
Avevo premesso che temevo di ricevere una risposta formale e burocratica, basata sul richiamo alla procedura prevista dalla legge, ed avevo cercato di indirizzare l'Assessore verso una risposta che andasse invece al di là, che esprimesse l'intenzione e la volontà politica della Giunta in rapporto al problema. In verità, come ha rilevato il Presidente Oberto, avevo forse raggiunto degli elementi che non erano contemplati nella stesura della originaria ordinanza, ma che si rifacevano alle discussioni avute con l'Assessore negli scorsi giorni (l'ordinanza è stata presentata oltre un mese fa), non prescindendo dal punto in cui erano già arrivati i discorsi comprendenti il piano delle acque eccetera, per non limitare oggi l'esame del problema.
Sono preoccupato della risposta che ha dato l'Assessore, dal quale per la verità, avrei preferito ancora la conferma della prima impostazione e cioè che quando ci fossero stati i ricorsi all'esame della Regione e la Regione avesse nominato la Commissione prevista dalla legge, avrebbe fatto il possibile perché il tutto fosse inserito e riportato alla nuova concezione regionale di impostazione di questi problemi, in una parola nell'alveo della programmazione regionale. L'Assessore, oggi, non solo si è richiamato all'iter burocratico, alla necessità di attenersi alla procedura prevista dalla legge, ma ci ha anticipato dei giudizi, direi che veramente ha dato agli interroganti e a coloro che sono preoccupati di questa vicenda la sensazione che tutto sia scontato e sia già bell'e fatto il gioco della impostazione scaturita dal Consorzio.
Parlandoci della impostazione del 1954 e del riso visto come coltura di rottura, ha difeso ancora tale concetto, ignorando tutto quello che si è verificato in seguito a questi ultimi tempi. Quella concezione si ispirava alla lotta a certi altri cereali, ma ora sappiamo benissimo e vediamo che vi è necessità di ben altri indici colturali, che la situazione va cambiando.
Noi accennavamo nella nostra ordinanza anche a problemi ambientali, a problemi ecologici in conseguenza della prevista monocoltura del riso, ed egli ha risposto che le risaie si troverebbero a tre chilometri dalle vigne. Questo non risulta esatto, ma poi per problemi ambientali noi intendevamo soprattutto i disboscamenti che si rendono necessari per questa bonifica e tutti i problemi connessi, sui quali mi sembra proprio si voglia già dare per scontato che non esistono, sostenendo così l'impostazione del Consorzio.
Ci ha parlato del prezzo dell'esproprio, che si aggirerebbe sulle cinquecentomila per ettaro contro le 7.360 che sono costate finora ai proprietari queste opere. Ma il problema non è quello del prezzo dell'esproprio.
Quello che ci preoccupa è vedere che la Giunta, applicando la politica del carciofo, foglia per foglia, giustifica sostanzialmente l'operato del Consorzio, invece di farsi carico di quella che sembrava essere una preoccupazione dell'Assessore, che aveva detto: quando arriveranno, secondo l'iter burocratico, i ricorsi e la Giunta sarà stata autorizzata a mettere le mani e il dito su questi problemi, li esamineremo e vedremo il da farsi.
Di fronte, invece, al rilievo avanzato dagli interessati nei ricorsi che non si è tenuto presente l'art. 34 e la possibilità di mantenere l'affidamento ai proprietari, cosa che è richiamata anche nella nostra interpellanza, ha posto soltanto la questione della statistica della mano d'opera disponibile e non disponibile. La Giunta sembra proprio voler sfuggire completamente a tutto quello che era lo spirito delle interpellanze, di riportare, cioè, il problema nell'alveo di una nuova visione e di una nuova impostazione che scaturisce da questa Regione, che deve pur saper dire una sua parola, anziché limitarsi a giustificare l'applicazione burocratica di un regio decreto del 1933.
L'Assessore ha definito in modo specifico valida l'iniziativa, ed anzi ha espresso preoccupazioni che, parlando e approfondendo questi argomenti si possano perdere i finanziamenti del FEOGA, arrivando a dire, in rapporto a quello che noi chiedevamo come grosso impegno, che scaturisce da tutti gli impegni che abbiamo assunto in quest'aula e che particolarmente per noi è di importanza primaria: "stiamo attenti, perché il richiamo alle forme associative può partire soltanto da motivi sentimentali - mi pare si sta espresso proprio così -, non validi per risolvere il problema".
Tutte queste cose ci hanno dato proprio l'impressione che sia scontato da parte dell'Assessore e della Giunta un giudizio favorevole al Consorzio.
Alla fine, l'Assessore, a proposito delle intenzioni della Giunta, ha parlato di contattare il Consorzio per eventualmente arrivare a limare diciamo così, le impostazioni già date e le soluzioni concrete dal Consorzio: non è certo questo il modo in cui volevamo fosse affrontato il problema, ma piuttosto quello di rovesciare l'impostazione di questo Consorzio, per far entrare anche la soluzione della Baraggia vercellese nella programmazione regionale. Una volta è la Lancia che anticipa la programmazione regionale, questa volta è un Consorzio nato in virtù di una legge del 1933; possibile che da parte nostra non dobbiamo mai far niente che non sia nel pieno rispetto delle procedure, che quando c'è da dimostrare una volontà politica ci limitiamo a dire: la questione è strettamente giuridica? Giuridica sì, ma fino al punto, secondo noi, di rappresentare una chiave per aprire la porta ad una valutazione di merito per dimostrare una volontà politica. Perché è vero che la legge raccomanda per esempio, di fare questi piani, per quanto possibile, d'accordo con gli interessati. Ma essa stessa fissa appunto una limitazione "per quanto possibile". E noi siamo abbastanza esperti in materia, - specialmente riportandoci al contesto della situazione attuale, e anche della legislazione attuale, e, se vogliamo, del contesto nostro regionale - di quello che chiediamo di partecipazione a queste cose per vedere una illegittimità che apra il discorso a tutta un'altra impostazione.
Per questi motivi, sinteticamente esposti, ma sostanziali e profondi che ci fanno ritenere che la Giunta intenda prescindere da una ben precisa volontà per far salva la nostra programmazione regionale, cosa che noi non accettiamo, ci dichiariamo insoddisfatti della risposta dataci e annunciamo che ci faremo promotori con altri colleghi di un ordine del giorno, al quale è già stato fatto cenno, perché si esca finalmente da questo schema burocratico e la Regione assuma a sé questo problema secondo la sua nuova impostazione. Chiederei inoltre che la risposta dell'Assessore, valida in punto a dati statistici ed a riferimenti di dati di fatto, venga mandata a tutti i Consiglieri perché possano avere gli elementi fondamentali di valutazione di questo problema, che io penso dovrà ritornare in Consiglio ed essere approfondito nel merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Anche il nostro Gruppo è del tutto insoddisfatto della risposta dell'Assessore Franzi.
La sua ampia risposta, in cui ha detto cose ovvie, altre interessanti specie per chi non conosce il piano generale di bonifica, altre inaccettabili, comporterebbe un ampio dibattito di politica agraria e persino di tecnica agraria, un esame di come fino ad oggi la Regione si è mossa, a proposito dei problemi del riordino delle utenze irrigue, la presa in considerazione dei ritardi che abbiamo avuto fino ad oggi e che abbiamo ripetutamente rilevato per quanto riguarda il mancato avvio dei piani zonali di sviluppo agricolo, l'unica via a tutt'oggi per uscire da questa situazione, per cercar di rimediare a tutti quegli elementi di mancata democrazia, di metodo che sono stati qui denunciati, oltre che la discussione su come ha proceduto e si è mosso il Consorzio di bonifica della Baraggia vercellese.
L'Assessore ha fondato la sua replica sulla legge 215 del 1933, legge che, d'altronde, non è stata, come già aveva detto prima il collega Fonio applicata in Italia sotto quell'aspetto, a parte alcuni casi in Istria; il ricorso all'esproprio previsto dalla legge mi risulta esservi stato in precedenza solo nel Fucino, dove però è servito soltanto a ridare la terra agli antichi padroni, i Torlonia, con una frammentazione, però, anche delle loro aziende; quegli stessi che la detengono tuttora.



FONIO Mario

Sono sempre rimasti padroni i Torlonia.



FERRARIS Bruno

Per la prima volta, quindi, vedremo attuare questo aspetto della legge Serpieri in Piemonte, ma in senso diametralmente opposto alle stesse possibilità che il Serpieri - fascista, conservatore, ma dal punto di vista tecnico abbastanza illuminato e avanzato - aveva a suo tempo previsto. Noi ci dimostriamo ancora più arretrati del Serpieri, perché questi, con la legge che noi abbiamo sempre osteggiato e condannato, pur concedendo immensi poteri ai Consorzi di bonifica, aveva pur riservato al suo regime cioè all'organo politico di allora, la possibilità di bloccare al momento opportuno quelle scelte che non fossero sembrate opportune. Qui, invece non si è tenuto conto dell'art. 34, e soprattutto non si è tenuto conto da parte dell'Assessore del Decreto delegato, che all'art. 1 lettera h mi pare abbia trasferito alle Regioni le funzioni amministrative per quanto riguarda la bonifica integrale montana, la sistemazione dei bacini, nonch la elaborazione, approvazione e attuazione dei piani generali di bonifica dei programmi di sistemazione e via dicendo.
Senza attardarmi a ripetere quanto già hanno ampiamente detto, sia la nostra compagna di gruppo Fabbris, sia i Consiglieri Fonio e Zanone osservo che qui ci sono due questioni di fondo: quelle di metodo, che andavano immediatamente riportate alla lettera e allo spirito del nostro Statuto; e quelle di merito. Sul merito c'è da fare un ampio discorso per chiarire se alla luce della moderna tecnica agraria sono tuttora valide le premesse che si ponevano coloro che hanno redatto il primo piano generale di bonifica della Baraggia, se resta ancora indispensabile, ad esempio, con le nuove tecniche di coltivazione, ricorrere obbligatoriamente, per rendere coltivabili terreni di questo tipo, come l'Assessore ha ampiamente illustrato, alla risicoltura, quando è ormai largamente acquisito e riconosciuto, soprattutto in questo momento, che è possibile ed anzi opportuno orientarsi verso altre colture.
Noi, quindi, contestiamo in primo luogo gli orientamenti colturali cui sono finalizzate tutte le opere previste, che sono quelli monocolturali per tutte le ragioni di natura economica, anche di equilibrio ecologico che ha addotto il collega Zanone, e che riflettono le argomentazioni che sentiamo ripetere dai contadini, dai proprietari della zona che non vogliono subire il provvedimento di espropriazione. Si tratta di tener conto anche dell'aspetto di inquinamento in relazione agli impianti viticoli di un certo pregio che esistono sulle colline circostanti, e cos' via, ma soprattutto di ragioni proprio di carattere economico, che sollecitano ad andare verso altri indirizzi.
Ma in particolare solleviamo eccezioni per quella che consideriamo la questione di fondo, la più importante, più politica: quella che attiene al riordino fondiario, all'accorpamento e quindi al previsto esproprio. Pu darsi benissimo, assessore Franzi, che l'iniziativa impostata dal Consorzio della Baraggia si inquadri perfettamente nelle direttive della Comunità europea; certo, però, contrasta con le linee fondamentali di politica agraria che abbiamo tracciato nello Statuto della nostra Regione. Partendo da tali linee, dal principio del privilegio da riservarsi alla coltivazione di tipo familiare individuale e associata, ci si trova di fronte ad un largo ventaglio di alternative, che i bonificatori della Baraggia non hanno certamente tenuto in considerazione e che noi dobbiamo costringerli a valutare. E' compito dell'Assessorato, della Giunta, del Consiglio nel suo insieme bloccare una iniziativa che va appunto nella direzione opposta a quella prefigurata dallo Statuto regionale e dalle generali richieste ed esigenze dei coltivatori della zona. Ho parlato di varie alternative: si tratta, intanto, di contrapporre al vecchio e superato discorso dell'accorpamento, del riordino fondiario, quello assai più valido del riordino aziendale, del riordino inter-aziendale a base associativa ed a base cooperativistica.
Per tutti questi motivi noi chiediamo che questo Consiglio impegni la Giunta a bloccare l'attuazione di questi progetti, ad accogliere i ricorsi dei coltivatori, dei proprietari del luogo, per riportare il tutto, sia sul piano del metodo, sia sul piano della sostanza, del merito, degli indirizzi colturali e produttivi e delle forme di coltivazione, in un piano di sviluppo zonale di quella zona agraria, da elaborarsi con la partecipazione dei proprietari, delle popolazioni interessate, degli enti locali dell'Amministrazione provinciale, e anche con l'ausilio - tecnico, però, se è in grado di darlo - del Consorzio per la bonifica della Baraggia vercellese. Io credo che noi dobbiamo imboccare questa strada, e che il nostro Consiglio debba esprimersi in modo chiaro, preciso e vincolante in questo senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Signor Presidente, la risposta dell'Assessore Franzi contiene una serie di precisazioni in ordine: alla legittimità del piano di bonifica all'effettivo ammontare dei contributi versati dai proprietari al Consorzio in questi anni; all'assenza di impegni di spesa a carico del bilancio regionale; ed alla opportunità di destinare il territorio della coltura risicola, anche se, come ricordava poc'anzi il collega Ferraris, vi sono in materia pareri contrastanti relativamente alla natura dei terreni baraggivi.
Non intendo certo aprire un contraddittorio su questo tema, mi limito a ringraziare l'Assessore di queste precisazioni, delle quali ho preso atto.
Mi pare tuttavia che la risposta lasci opportunamente in sospeso alcuni aspetti non secondari sui quali è tuttora aperta una fase di istruttoria da parte degli Uffici del medesimo Assessorato. Fra l'altro, la risposta dell'Assessore Franzi affaccia una prospettiva che è di grande interesse nel senso di collegare la competenza regionale in materia di bonifica, che ad una lettura a prima vista del decreto delegato parrebbe anche a me dover essere indubbia, con la impostazione dei piani agricoli zonali, che potrebbero avviarsi proprio in forma sperimentale attraverso questo episodio.
Il fatto che per la prima volta il Consiglio Regionale sia chiamato ad occuparsi di questa materia di bonifica agraria rende alquanto difficile arrivare, nel corso di questo dibattito, ad una soluzione del problema.
Pertanto, ritengo sarebbe opportuno un ordine del giorno del Consiglio che mantenesse aperto l'esame di questa materia e che, acquisiti i documenti di cui abbiamo già accertato stamane la disponibilità, affidasse la ulteriore prosecuzione di questo esame alla Commissione permanente per i problemi dell'agricoltura.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Besate. Ne ha facoltà.



BESATE Piero

Desidero semplicemente annunciare alla Presidenza del Consiglio che è in corso di trascrizione dattilografica il testo di un ordine del giorno da presentare al Consiglio su questo argomento, sollevato dalle interpellanze dei tre Gruppi.



PRESIDENTE

Bene, ha ora facoltà di parlare per la sua replica l'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, signori Consiglieri, vorrei prendere le mosse dalle considerazioni finali del collega Zanone. Egli ha detto che l'esame del problema dovrebbe essere ulteriormente approfondito, e alla stessa conclusione è giunto anche il collega Fonio, osservando che sarebbe il caso che il Consiglio tornasse a discutere la questione dopo aver meglio studiato i documenti da me illustrati, ma soprattutto dopo avere riesaminato il piano predisposto dal Consorzio di bonifica della Baraggia.
Ho infatti la sensazione che non tutti abbiano letto, o per lo meno letto attentamente, il compendioso documento costituito dal piano approntato dal Consorzio di bonifica della Baraggia.



FERRARIS Bruno

Nessuno l'ha letto, perché non ci è stato fornito.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Caro Ferraris, quando si interviene bisogna farlo sulla base di elementi certi. So che chi ha presentato stamane le interpellanze l'ha fatto dopo aver esaminato il piano; per esempio, la collega Fabbris con il suo intervento ha dimostrato di essersi diligentemente documentata su di esso.
Passo a rispondere specificatamente sulle Considerazioni che son state fatte. Il collega Fonio ha detto di essersi domandato quale sia la volontà politica della Giunta in ordine al problema. Mi pare di aver dato in proposito una risposta precisa, specificando che la Giunta si impegna a riesaminare il problema ed a tal riguardo ha già preso contatti con il Consorzio per la Bonifica della Baraggia per realizzare alcune soluzioni diverse da quelle prospettate dal piano mentre il piano prospetta un'unica soluzione, quella dell'esproprio, da parte della Giunta si vogliono trovare altre soluzioni alternative per realizzare compiutamente la ristrutturazione fondiaria, una delle quali potrebbe essere la cessione diretta dei terreni, in base a pagamento a prezzo congruo. In proposito, si dice che i prezzi che vengono offerti attraverso l'esproprio sono inadeguati a retribuire, non corrispondenti ai valori di mercato: ebbene devo dire che, se si applicasse la norma della 865, prevista per i casi di esproprio, i valori di quei terreni oscillerebbero fra le 30 e le 40 lire il metro. Qui siamo di molto al di sopra. Se il Consorzio della Baraggia ha commesso una illegittimità, riconosciamolo obiettivamente, è proprio una illegittimità inversa a quella che viene ad esso attribuita. Non crediate che io non abbia sentito il parere dei tecnici, dei produttori, dei proprietari delle zone interessate...



PRESIDENTE

Devo far presente che in seduta di Consiglio non possono essere ammessi interventi del pubblico, che è facoltizzato unicamente ad assistere in silenzio ai lavori dell'assemblea.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

E' indubbio che subire un esproprio è sempre cosa poco gradevole, dalla quale ci si sente anche intimamente colpiti.
Chi è espropriato cerca di opporsi, giustamente, al provvedimento perché entrano in gioco anche dei valori morali, a volte, e non solo dei valori materiali. D'altra parte, noi dobbiamo porci come considerazione primaria se la ricomposizione fondiaria, soprattutto la ristrutturazione aziendale, è un fatto economicamente e socialmente valido, se lo dobbiamo portare avanti, soprattutto se siamo convinti che per l'agricoltura sia necessario giungere alla ricomposizione fondiaria.
Ho già dichiarato nella mia risposta che anch'io ritengo che il Consorzio di bonifica della Baraggia abbia sbagliato trascurando di interpellare i proprietari interessati. Ed è proprio per questo motivo che la Giunta e l'Assessorato intendono prendere contatti con il Consorzio di bonifica della Baraggia per ottenere che venga modificato il metodo su cui è stato impostato il piano, quello di conseguire la disponibilità dei terreni solo attraverso l'esproprio. Io ritengo che ce ne siano altri, per esempio quello della acquisizione, cioè dell'acquisto, in base a valori congrui, a prezzi di mercato; e soprattutto non vanno dimenticate le soluzioni che ci vengono proposte, mi par di ricordare, dall'art. 32 del disegno di legge del Governo sulla attuazione delle direttive comunitarie ove si dice che i proprietari, qualora non intendano perdere il titolo di proprietà del loro bene, lo possono cedere all'ente perché lo assegni a coltivatori che hanno la disponibilità di mano d'opera, per poterlo coltivare attraverso un contratto di affitto a lungo termine.
Ora, se anche la legge italiana non recepisce le direttive comunitarie queste sono direttive che vincolano l'attività legislativa dello Stato italiano, e siccome la Regione è espressione legislativa dello Stato italiano mi pare che anche la Regione debba tenerne conto. Ma, al di là di un mero aspetto di carattere legislativo, di carattere costituzionale, noi abbiamo già la indicazione dello stesso disegno di legge del Governo, il cui esame è iniziato ieri, o inizia oggi, alla Commissione per l'Agricoltura. Mi pare che proprio sulla traccia di quelle indicazioni noi potremo portare avanti il discorso con i proprietari, perché cedano i loro terreni affinché si possano successivamente assegnare con un lungo contratto di affitto ai coltivatori diretti che hanno capacità lavorativa.
Si parla di cooperative, di associazioni tra i produttori. Nulla vieta che si creino le cooperative, nulla vieta che si creino forme associate cui assegnare i terreni, cui assegnare le aziende che hanno una dimensione ottimale, cui assicurare il reddito comparato, cui le stesse comunità impongono si debba arrivare. Ho già avuto modo di dichiarare, anche al collega Fonio, che si è detto insoddisfatto, che la impostazione del piano così come è stata elaborata dal Consorzio di bonifica della Baraggia, non è di completa soddisfazione, cioè non è che possa essere accettato in toto da parte della Giunta, perché le tredici aziende che il documento del Consorzio della Baraggia prefigura possono anche essere modificate nella loro struttura e nella loro impostazione superficiale.
Ecco perché ho dichiarato nella mia risposta che faremo esaminare dagli Uffici tecnici della Regione se l'impostazione tecnica del piano risponde veramente alle reali esigenze delle popolazioni locali, e soprattutto se la superficie si presenta di dimensioni tali da poter assicurare quel reddito minimo che dobbiamo assicurare ai nuovi insediamenti umani, ai nuovi insediamenti di produttori agricoli.
Quanto al discorso che noi dobbiamo prendere impegno in proposito perché la Regione è competente ad approvare i piani di bonifica, devo dire che i piani di bonifica sono cosa diversa dai piani settoriali: il piano di bonifica lo presenta il Comitato promotore al costituendo Consorzio per la emissione del decreto di riconoscimento del Consorzio di bonifica integrale. Questo è un piano settoriale, è un piano, quindi, di mera attuazione, le cui competenze spettano unicamente agli organi costituiti ed al Consorzio bonifica stesso.
Credo che le considerazioni finali cui sono pervenuto nel mio primo intervento siano da considerare molto attentamente. Sono convinto che si troverebbero non uno, ma decine e anche centinaia di proprietari disposti magari a vendere, a prezzo congruo, i terreni che da sempre sono incolti, e in tal modo si incomincerebbe ad acquisire una grossa disponibilità di proprietà e di terreni; poi, ci sarebbero altri proprietari, non disposti a cedere i loro terreni, che però sono disposti a metterli a disposizione dell'ente perché questo li affidi alle famiglie di coltivatori che intendono averne l'assegnazione come aziende omogenee.
Occorrerebbe, poi, impegnare il Consorzio perché questa assegnazione venga fatta unicamente a coloro che coltivano la terra Non credo si possa accettare l'impostazione di qualcuno che vorrebbe riunirsi in società con altri per coltivare l'azienda in economia: secondo me, non è questa la soluzione più idonea, e nemmeno credo la ritengano tale i colleghi intervenuti questa mattina - Fabbris prima, poi Ferraris, Fonio e Zanone che cioè proprietari che magari vivono in Rhodesia o in America mettano insieme le loro proprietà e poi vi insedino dei salariati e facciano una conduzione in economia. Credo che la volontà politica del Consiglio Regionale debba anche essere di assumere l'impegno che quei terreni vengano assegnati ad autentici coltivatori diretti, cioè a persone che dedicano prevalentemente la loro attività alla coltivazione dei terreni. Se si vuol assumere un impegno difforme, anche questo deve scaturire da un voto del Consiglio. Perché la Giunta è su queste posizioni. Questo è uno degli obiettivi politici che intende conseguire la Giunta. Non, quindi, forme di associazione fra proprietari, perché poi quelle aziende vengano coltivate mediante salariati, ma forme associate affinché vi sia il diretto impiego dei soci stessi, e che possano trovare un reddito soddisfacente, pari a quello dei lavoratori delle categorie extra agricole.
Con il Consorzio di bonifica della Baraggia il colloquio è aperto.
All'amico Fonio, che mi dispiace non sia in questo momento in aula desidero far rilevare che sarebbe stato estremamente facile, estremamente comodo per la Giunta dire che si rimetteva al parere della Commissione dei giurisperiti da nominarsi ai sensi della vigente legislazione: la Giunta intende invece entrare nel merito del piano, adeguarlo alle esigenze delle popolazioni agricole, soprattutto caratterizzarlo secondo la tematica e secondo le impostazioni politiche che finora ha inteso dare ai problemi della agricoltura, soprattutto per rendere soddisfazione alle popolazioni agricole, per interessarle direttamente, ma più ancora per rispondere alle istanze dei giovani coltivatori diretti. Grazie.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa. Visto che l'ordine del giorno non è ancora giunto alla Presidenza, in attesa che si termini di approntarlo sospendo la seduta per qualche minuto, tanto più che si sta anche preparando il testo di un telegramma su altro argomento.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10, riprende alle ore 14)


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Ordine del giorno sul riordino fondiario della Baraggia Vercellese


PRESIDENTE

La seduta riprende. Mi sono stati presentati due ordini del giorno: uno dal Gruppo comunista, l'altro dal Gruppo socialista. Se ve ne sono altri sarebbe opportuno venissero consegnati al più presto alla Presidenza.
L'ordine del giorno proposto dal Gruppo comunista, che reca le firme Ferraris-Fabbris-Besate, è così formulato: "Il Consiglio Regionale a conclusione della discussione avvenuta sul piano di esproprio elaborato dal Consorzio di bonifica della Baraggia vercellese, che interessa i Comuni di Brusnengo, Castelletto Cervo e Masserano, in provincia di Vercelli preso atto che il piano è stato redatto in base al disposto del Regio Decreto n. 215 del 1933, che di fatto risulta contrastante con quanto previsto dall'art. 1 del decreto n. 11 lettera h, che trasferisce alla Regione piena competenza in materia di bonifica integrale e montana sottolineato che il piano è stato redatto senza la consultazione preventiva e la partecipazione attiva dei proprietari interessati, delle loro associazioni, dei Comuni e delle forze democratiche; impegna la Giunta a non approvare il piano elaborato dal Consorzio, a investire dell'argomento la Commissione consiliare competente, anche per promuovere la partecipazione degli interessati, degli enti locali e delle associazioni di categoria alla rielaborazione del piano, ad operare nell'ambito della priorità per la istituzione di forme associative di conduzione come previsto dall'art. 4 dello Statuto e nell'ambito dei piani di zona agricoli previsti dall'art. 75 dello Statuto stesso".
Quello firmato dai Consiglieri Fonio, Viglione e Nesi è in questi termini: "Il Consiglio Regionale preso atto, attraverso il dibattito avvenuto nella seduta del 4/10/'73, dei gravi problemi che scaturiscono dal piano redatto dal Consorzio di bonifica della Baraggia vercellese per il riordino fondiario dei terreni siti nei Comuni di Castelletto Cervo, Brusnengo e Masserano, sia in ordine alla necessità di non pregiudicare la programmazione regionale, ed in particolare i piani agricoli zonali, sia ai fini di una impostazione più democratica e di maggior partecipazione delle popolazioni interessate al piano impegna la Giunta Regionale a trasmettere gli atti del piano al Consiglio perché della questione venga investita la VI Commissione consiliare per un esame di merito preliminarmente ad ogni definizione relativa al piano di bonifica; la VII Commisslone riferirà quindi al Consiglio regionale".
Chi chiede la parola su questi ordini del giorno? Il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Dovrei presentare un terzo ordine del giorno, che nella prima parte suona esattamente come l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista, mentre nella sua seconda parte, di cui è in corso la trascrizione dattilografica, reca: "Impegna la Giunta a riferire, con la opportuna documentazione, al Consiglio Regionale, e per esso alla VI Commissione, per consentire un esame preliminare ad ogni decisione nel merito".



PRESIDENTE

Rimango in attesa che mi venga consegnato il testo scritto anche di questo ordine del giorno.
Intanto, si può avviare la discussione sugli ordini del giorno. Chi si iscrive a parlare? I Consiglieri Forno e Ferraris. Ha facoltà di parlare il Consigliere Fonio.



FONIO Mario

A nome del Gruppo socialista devo esprimere innanzitutto il rammarico che non si sia potuto arrivare ad una formulazione unitaria dell'ordine del giorno, che concerne un problema molto sentito per una piaga del nostro Piemonte. I socialisti non sono stati certo tra gli ultimi ad occuparsi di questo problema, e già nel corso dei dibattiti, dei convegni, delle assemblee che si sono svolti si era trovata una certa unanimità in rapporto alla sostanza che interessa tutte le popolazioni di quei Comuni.
Certamente, se questa unanimità si fosse manifestata anche in Consiglio, le prospettive di raggiungere il fine che ci proponiamo sarebbero state assai maggiori.
Noi siamo rimasti fermi nell'atteggiamento di opposizione che già era trasparso da tutti i nostri interventi, nel senso di voler arrivare in sostanza ad attribuire alla Commissione consiliare competente, la VI quella per l'Agricoltura, l'esame di tutta la questione, perché ne sia poi reinvestito il Consiglio. E' chiaro che investire la VI Commissione del merito del problema vuol dire arrivare alla soluzione più coerente, più soddisfacente in ordine al nuovo momento che stiamo vivendo, che è molto lontano da quello in cui venne emanato il provvedimento legislativo del 1933, e che si rifà necessariamente a tutta la nostra impostazione per il Piano regionale e per i piani zonali in agricoltura.
Le differenziazioni che non hanno consentito di concordare un unico ordine del giorno, sono piccole, ma sostanziali. E' implicito il riesame e la rielaborazione del piano da parte della VI Commissione. D'altra parte non ci è sembrato molto corretto giuridicamente né prudente anticipare un giudizio che secondo noi scaturire implicitamente, ma da una valutazione di merito da parte della VI Commissione. Il dibattito di oggi ha dimostrato una cosa molto essenziale che al di là di quelli che sono gli aspetti proprio clamorosi che vengono fuori da questa vicenda e che hanno colpito tutti, nasca una conoscenza profonda degli atti, anche perché non è stato possibile averli in esame. D'altra parte, però, vogliamo che la VI Commissione sia investita nel merito, e poi la materia in esame venga secondo l'iter naturale dei lavori delle Commissioni consiliari, passata accompagnata da una relazione, al Consiglio, il quale nella sua sovranità dovrà decidere su questo piano. In rapporto a ciò, l'altro ordine del giorno ci sembra troppo sfumato, al di là di quello che era già il nostro scrupolo di non voler forzare le cose, nel senso che ci può essere solo un riferire un dato informativo, un dialogo con la Commissione, senza un impegno a scendere nel merito e ad attribuire agli organi consiliari veramente la competenza di decidere sul destino di questa Baraggia vercellese.
Io spero che in considerazione di queste sfumature, sulla base delle impostazioni che abbiamo portato avanti, si possa ancora giungere ad un discorso unitario; comunque, penso siano essenziali le posizioni che sono state assunte oggi, e mi auguro che davvero da questo dibattito, in una maniera o nell'altra, venga attribuita alla Regione la competenza, al di là del Consorzio, per un fatto così importante che viene ad incidere nella realtà regionale.
Ci sarebbe un lungo discorso da fare anche in ordine alla relazione di oggi su quello che verrà a costare in miliardi questo riordino fondiario mettendo sui due piatti della bilancia il dare e l'avere.
E' un problema così complesso, sotto tutti gli aspetti, che l'aver ottenuto questo risultato, di portarlo al dibattito del Consiglio e di fare in modo che vada alla Commissione competente perché ne emerga una decisione da parte del Consiglio Regionale ci sembra già, in definitiva, un risultato notevole. Certo, saremmo più tranquilli se si fosse già raggiunta l'unanimità, nel senso di avere senz'altro un giudizio di merito da parte della Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferraris. Ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Signor Presidente, Colleghi, mi associo al collega Fonio nell'esprimere rammarico per il mancato accordo sulla presentazione di un unico ordine del giorno. Ma non ci è rimasta altra alternativa, per avere chiarezza di vedute.
Gli elementi di fondo di questo problema sono noti. E' noto soprattutto, che vi è una profonda e salda unità tra le popolazioni del luogo, le forze politiche del luogo, che contestano questo piano, i cui elementi fondamentali sono noti (erano già noti quelli del piano generale del '54; la collega Fabbris, in particolare, come del resto ha detto l'Assessore Franzi, ha potuto prendere visione anche degli ultimi elaborati).
In questo momento, soprattutto dato che l'iter, la procedura è già avanzatissima (siamo in fase di presentazione dei ricorsi), noi riteniamo che l'unica via corretta sia quella di un pronunciamento del Consiglio che respinga questo piano. Siamo, evidentemente, per l'approfondimento, e nel nostro ordine del giorno si parla appunto di investire dell'argomento la stessa Commissione permanente, la quale però non può fare il piano, ma pu solo, in assenza di un impegno preciso, dare alcuni elementi, su cui poi non avremmo alcuna garanzia. Quando si vuole effettivamente che un piano di questo tipo, non accettabile né per i suoi indirizzi di carattere tecnico economico e via dicendo, e tanto meno per le prospettive, le soluzioni che presenta circa il cosiddetto riordino fondiario, quando si deve parlare di altro tipo di ristrutturazione, di quella aziendale, interaziendale eccetera, occorre un pronunciamento preciso, e per questo noi siamo stati lo dico esplicitamente, intransigenti. Cogliamo gli aspetti positivi contenuti nell'ordine del giorno socialista, che vorrebbe appunto rinviare questo momento ad una decisione successiva; ma neppure questo tipo di impegno è sufficiente a garantire dai pericoli che l'iter non sia bloccato e del resto la maggioranza non ha consentito neppure su un ordine del giorno articolato come quello socialista.
Noi pertanto sosteniamo il nostro ordine del giorno, e invitiamo ancora le componenti di questo Consiglio legate alla problematica agricola che vogliono il rispetto degli indirizzi previsti nello stesso Statuto a far convergere il loro voto sul nostro ordine del giorno; ci asterremo sull'ordine del giorno del Partito socialista, per quegli elementi di apprezzamento che ho già specificato; respingeremo l'ordine del giorno, che non risolve alcun problema, presentato dalla Democrazia Cristiana e dalle altre forze che l'hanno firmato.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Zanone. Ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Il Gruppo liberale non ha ritenuto di presentare un proprio ordine del giorno, valutando che a conclusione di questo dibattito si sia raggiunta una sufficiente convergenza sull'aspetto centrale, cioè che il piano di bonifica della Baraggia biellese debba essere sottoposto all'esame della Commissione consiliare competente per la materia, la quale, come è previsto nello Statuto e nel Regolamento, potrà sempre, qualora le differenti valutazioni che si riscontreranno in essa ne suggeriscano la opportunità riferire al Consiglio e provocare quindi sulla materia un voto del Consiglio.
A questo punto, la differenza fra l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista e quello presentato dal Gruppo democristiano a noi non pare incolmabile, nel senso che è pur vero che secondo l'ordine del giorno presentato dal Gruppo democristiano il pronunciamento del Consiglio sarebbe anteriore alle ulteriori decisioni da assumersi: ma ci pare veramente assurda l'ipotesi che, qualora il Consiglio si pronunciasse in un determinato senso, la Giunta potesse poi discostarsi da questo pronunciamento in sede di deliberazione amministrativa.
Per questo, ritenendo, come ho detto, che i due ordini del giorno, del Gruppo socialista e del Gruppo democristiano, pur differenti nella forma indichino un indirizzo che è sufficientemente comune, il Gruppo liberale darà voto favorevole all'ordine del giorno preannunciato dal collega Bianchi, che nella prima parte si identifica con quello del collega Fonio.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Pur avendo una conoscenza estremamente superficiale del derivante soltanto da quanto è stato detto in quest'aula, sono convinto, di fronte al vasto pronunciamento di cittadini che noi abbiamo visto qui, convenuti da quella zona a Torino per sostenere delle rivendicazioni che ritengono giuste, cittadini che appartengono, mi pare, un po' a tutte le parti politiche (comunisti, socialisti, socialdemocratici, democristiani, anche liberali), che non ci troviamo di fronte ad una strumentazione politica ma ad un reale interesse della cittadinanza di questa zona ad una determinata soluzione del problema. Occorre dunque riflettere attentamente prima di irrigidirsi su determinati atteggiamenti.
Noi ci troviamo di fronte a tre ordini del giorno. Due di essi, quello democristiano e quello socialista, a mio giudizio non differiscono in modo sostanziale. Può darsi che sia insensibilità giuridica da parte mia non valutare oltre una certa misura i problemi di competenza quando, ripeto, ci troviamo ad un interesse di popolazioni della nostra Regione quale quello qui dimostrato. E ritengo che uno sforzo (veramente farei un appello in questo senso ai presentatori dei due ordini del giorno) andrebbe ancora fatto per arrivare ad un pronunciamento unitario del Consiglio; ed ho la sensazione che anche il Gruppo comunista potrebbe allinearsi se il documento fosse indirizzato in un certo modo, rinunciando a certi giudizi di merito. Raggiungendo questa unanimità penso che veramente daremmo una risposta politicamente valida alle attese dei cittadini della zona.
Nel caso che proprio questo non sia possibile - ma io, ripeto, rivolgo un caldo appello ai presentatori degli ordini del giorno perché facciano ancora un volenteroso tentativo, perché di fronte a problemi di questa natura anche le esigenze di orario devono cedere il passo -, per quanto mi riguarda, voterò l'ordine del giorno democristiano, per disciplina di maggioranza, e mi asterrò su quello presentato dai Colleghi socialisti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bianchi. Ne ha facoltà.



BIANCHI Adriano

Io confesso, anche perché sono arrivato tardi, una insufficiente informazione sulla questione di merito, che del resto è stata affrontata dalla Giunta e dal Consiglio adeguatamente. Soltanto, rilevo che il mio ordine del giorno, identico a quello dei socialisti ma con una diversa conclusione, si distingue da quello, per una sfumatura, se si vuole giuridica, ma che ha questo solo significato: che non sottrae la competenza a chi l'ha di diritto, trasferendola integralmente al Consiglio per la formulazione di determinati atti amministrativi.



NESI Nerio

Infatti, è questo il nodo.



BIANCHI Adriano

Ed è la ragione della nostra resistenza. Però, dal punto di vista politico, dimostra la chiara disponibilità a discutere e a portare in questa sede il problema con le conclusioni che ha già tratto Zanone. Salva la questione di principio, evidentemente non è facilmente pensabile che la Giunta, dopo, decida.



RIVALTA Luigi

Non ci fidiamo. Qui c'è una maggioranza di centro-destra.



BIANCHI Adriano

Visto che la maggioranza è di centro-destra, ancHe il trasferimento che voi volete dei poteri al Consiglio dovrebbe portare a conclusioni a voi non gradite, mentre invece...



RIVALTA Luigi

Noi cominciamo a batterci perché venga bocciato il piano.



BIANCHI Adriano

Noi invece, chiediamo che venga riesamInato e che il Consiglio attraverso la Commissione, si possa esprimere. Io ritengo che, una volta che il Consiglio si sia espresso, la Giunta non possa non tener conto di tale opinione. E pertanto il quadro si chiude. Quindi, la preoccupazione che noi abbiamo espresso è solo questa: di non compiere un atto con il quale sottraiamo una competenza all'organo cui spetta.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Signor Presidente, ho chiesto la parola unicamente perché attraverso l'intervento di alcuni Consiglieri si è cercato, a parere del Gruppo socialista, di cambiare un po' le carte in tavola.
La differenza fra l'ordine del giorno presentato dal compagno Fonio e l'ordine del giorno della Democrazia Cristiana è una differenza sostanziale, non formale. Noi riteniamo che il piano, così com'è, non vada bene, e debba essere cambiato; riteniamo che la Commissione idonea a far questo sia la VI Commissione, quella per l'Agricoltura; e riteniamo che la VI Commissione Agricoltura debba riportare poi il tutto a questo Consiglio Regionale. Nella lingua italiana, fra "informare" e "investire" c'è una profonda differenza. Per questo, noi manteniamo la posizione che ha assunto ufficialmente a nome del Gruppo il compagno Fonio. Ho voluto però ribadire a nome del Gruppo, che c'è una profonda differenza fra i due ordini del giorno in questo senso; tanto è vero che noi, mentre siamo anche disponibili a fare un ulteriore sforzo unitario, che investa però le forze democratiche presenti in questo Consiglio (non ci interessano i fascisti che d'altronde, come al solito, se ne sono andati, per cui si potrebbe trovare veramente in loro assenza qui un accordo unitario e assumerlo unanimemente), dichiariamo subito che, se questo non fosse possibile voteremmo il nostro ordine del giorno, ci asterremmo su quello del Partito comunista e voteremmo contro l'altro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Nessun altro Consigliere desidera intervenire? Ha facoltà di parlare allora, l'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Desidero fare una semplice considerazione. Con i tre ordini del giorno si tende sostanzialmente ad ottenere una revisione della impostazione tecnica del piano programmato dal Consorzio di bonifica, accettando per tutto ciò che di esso concerne la irrigazione dei terreni, il riaccorpamento e la ristrutturazione fondiaria, a parte certe diversificazioni sul metodo. Sotto questo profilo i tre documenti sono quindi assai simili. La discordanza è essenzialmente sulla questione delle competenze. Su questo punto abbiamo discusso a lungo durante la interruzione dei lavori del Consiglio ed è emerso che la competenza è della Giunta, senza peraltro che la Giunta voglia prevaricare nessun altro organo. Pertanto, attraverso l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza si impegna il Consiglio, e per esso la VI Commissione, ad esprimere un giudizio approfondito su tutto il piano stesso, che sicuramente porterà a modificazioni sostanziali delle impostazioni date dal Consorzio di bonifica della Baraggia. Non è detto che il piano debba essere approvato nella stessa identica struttura con cui è stato proposto: pu essere modificato, può essere, quindi, ristrutturato. E il parere che darà la VI Commissione, sulla scorta dell'impegno che le viene assegnato dagli ordini del giorno, credo potrà essere senz'altro recepito anche dalla Giunta per quanto riguarda l'approvazione del piano stesso.
Proprio per quelle implicanze di competenze che sono connesse (mi richiamo alle precise dichiarazioni in proposito del collega Nesi), la Giunta accetta l'ordine del giorno della maggioranza, in quanto esso rispecchia effettivamente i rapporti che devono esistere fra Giunta Consiglio e Commissione.



PRESIDENTE

Nel corso della discussione sono state avanzate due proposte, se ho inteso esattamente il senso, da parte del Consigliere Vera e del Consigliere Nesi per un eventuale ulteriore tentativo di unificazione dei documenti. Dopo la replica dell'Assessore Franzi le proposte vengono mantenute? Evidentemente no. Si passa pertanto alla votazione degli ordini del giorno presentati, secondo l'ordine di presentazione.
Pongo in votazione anzitutto l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista, a firma Ferraris-Fabbris-Besate. Chi è d'accordo su questo documento alzi la mano. L'ordine del giorno è respinto.
Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista, a firma Fonio-Nesi-Viglione. Chi è d'accordo alzi la mano l'ordine del giorno è respinto.
Pongo infine in votazione il terzo ordine del giorno, presentato dai Consiglieri Bianchi e Menozzi, che è uguale all'ordine del giorno socialista salvo la dizione che ripeto perché non era ancora stata presentata in forma completa: "Impegna la Giunta a riferire con l'opportuna documentazione al Consiglio Regionale, e per esso alla VI Commissione, onde consentire un esame preliminare ad ogni decisione nel merito". Chi è d'accordo alzi la mano. L'ordine del giorno è approvato.
Prima della conclusione dei nostri lavori devo dare ancora notizia del testo del telegramma che il Presidente del Consiglio, Oberto, ha inviato all'on. Mariano Rumor, Presidente del Consiglio dei Ministri: "Seguito mie comunicazioni, Consiglio Regionale, con sola dissociazione Gruppo Movimento Sociale italiano - Destra Nazionale, approvando linea Governo et sue dichiarazioni sui casi cileni, con particolare riferimento attuale drammatica situazione Luis Corvolan, segretario generale Partito comunista cileno, invita a proseguire energicamente opportuni interventi a salvaguardia tutti cittadini, secondo principi contenuti dichiarazione diritti dell'uomo, evitando ulteriore spargimento sangue e persecuzioni".


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio Regionale è convocato per i giorni 10 ottobre '73 alle ore 10 e 11 ottobre '73 alle ore 10 in piazza Castello, per l'esame del seguente ordine del giorno: 1) Approvazione verbale precedenti sedute 2) Interrogazioni e interpellanze 3) Comunicazioni del Presidente 4) Dibattito sul problema dell'aumento del costo della vita 5) Esame del decreto legge n. 100 "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio Regionale per il credito agevolato al settore" 6) Esame di mozioni e ordini del giorno (già trasmessi e che i Consiglieri quindi conoscono) 7) Rinvio della Legge regionale approvata il 26 luglio '73: "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura. Provvedimenti conseguenti".


Argomento:

Interpellanze, interrogazioni e mozioni (annuncio)


PRESIDENTE

Do ora lettura delle interrogazioni, interpellanze e mozioni presentate dai Consiglieri: interpellanza presentata dal Consigliere Viglione, rivolta al Presidente della Giunta, per conoscere come la Giunta intenda operare al fine di raccogliere le richieste di intervento da parte dei Comuni danneggiati dai recenti eventi atmosferici, che hanno interessato in modo particolare la provincia di Cuneo interrogazione del Consigliere Viglione, rivolta al Presidente della Giunta e all'Assessore competente, per conoscere cosa la Giunta intenda fare per accelerare i lavori di ripristino del ponte sulla strada statale n. 20 sul torrente Mellea in prossimità di Cavallermaggiore interpellanza del Consigliere Viglione, rivolta al Presidente della Giunta e all'Assessore competente, per sapere se corrisponda al vero la notizia che la Società Standa ha presentato opposizione alla Regione Piemonte in merito all'ordinanza del Sindaco di Alba circa l'orario di apertura dei negozi interpellanza del Consigliere Viglione perché la Giunta e l'Assessore competente riferiscano se corrisponda al vero la notizia che si prevede alle Officine di Savigliano della Fiat una graduale riduzione della produzione di materiale ferroviario a vantaggio di quello automobilistico interpellanza dei Consiglieri Nesi-Calsolaro, rivolta al Presidente della Giunta, per conoscere, in relazione alla emanazione del decreto del Governo centrale con il quale è stata decisa la dislocazione delle centrali idroelettriche nel territorio nazionale, se, in relazione al fatto che a tale dislocazione è interessato anche il territorio del Piemonte, la Regione è stata consultata o meno dal Governo centrale interrogazione, sempre del Consigliere Nesi, questa volta insieme al Consigliere Fonio, rivolta al Presidente della Giunta, per sapere se corrisponda al vero la notizia che la Giunta Regionale avrebbe avviato lo studio di un piano di sistemazione di inceneritori e di interramento di rifiuti solidi in tutto il territorio della Regione, stanziando a tal fine la somma di 200 milioni interrogazione dei Consiglieri Marchesotti-Raschio-Rivalta per conoscere con riferimento alla autorizzazione della Società per azioni Maura ad ampliare lo stabilimento sito nel comune di Coniolo Monferrato al fine di accrescere la capacità lavorativa dell'impianto di distillazione e di raffineria da 65 mila tonnellate annue di greggio a un milione di tonnellate, se la Giunta è stata interpellata in merito all'ampliamento della raffineria, e, in caso affermativo, quale giudizio ha espresso interrogazione dei Consiglieri Berti-Minucci-Rivalta-Revelli-Lo Turco Sanlorenzo, rivolta al Presidente della Giunta ed all'Assessore competente per sapere se siano a conoscenza dei nuovi piani Fiat e se considerino che tali nuovi piani possano provocare modifiche occupazionali di notevole entità nella zona interessata, che è la zona dell'area ecologica di Savigliano; e per conoscere quali iniziative intenda assumere la Giunta affinché le decisioni in merito non siano assunte unilateralmente e siano ricondotte nell'ambito delle valutazioni e delle decisioni di cui dovrà sostanziarsi il piano regionale di sviluppo interpellanza dei Consiglieri Berti-Rivalta-Vecchione con la quale si chiede alla Giunta ed al suo Presidente di precisare quale atteggiamento intendano assumere al fine di impedire che l'iniziativa della Società Generale Immobiliare possa concretarsi in contrasto con gli interessi della intera collettività presente nell'area torinese (in riferimento ad una iniziativa promossa dalla Società Generale Immobiliare per la costruzione nel Comune di Borgaro di una città satellite di circa 40 mila abitanti) interpellanza del Consigliere Viglione, rivolta al Presidente della Giunta ed all'Assessore competente, per conoscere se la Giunta non reputi opportuno, alla luce della rapida approvazione della legge in oggetto (la legge 27 ottobre '66) spostare il termine di accettazione delle domande riammettendo così molte richieste che attualmente giacciono inevase interrogazione del Consigliere Aldo Viglione, rivolta al Presidente della Giunta ed all'Assessore competente, per conoscere quale atteggiamento la Giunta intenda assumere in merito al progetto di costruzione di una diga nei comuni di Moiola e Demonte interpellanza dei Consiglieri Nesi e Calsolaro, rivolta al Presidente della Giunta ed all'Assessore competente, per conoscere quale sia l'atteggiamento della Giunta nei confronti dell'Istituto di riposo per la vecchiaia di corso Unione Sovietica, con particolare riguardo alle notizie di atteggiamento antisindacale del Presidente dell'Istituto stesso interrogazione dei Consiglieri Nesi e Fonio rivolta al Presidente della Giunta, per sapere come la Giunta abbia ritenuto opportuno intervenire sulla Sezione di Biella del Comitato di controllo sugli atti degli Enti locali, che ha respinto sistematicamente le deliberazioni dei Comuni in merito al rinvio dei giovani al X Festival mondiale della Gioventù tenutosi a fine luglio a Berlino interrogazione dei Consiglieri Nesi e Calsolaro, rivolta al Presidente della Giunta ed all'Assessore competente, per sapere se la Giunta sia a conoscenza della situazione della colonia estiva di Piova interpellanza firmata dai Consiglieri Nesi-Calsolaro-Fonio-Simonelli Viglione per sapere se il Presidente della Giunta e l'Assessore competente intendano affrontare il problema della gravissima situazione dei malati cronici, che interessa un numero altissimo di anziani, sottolineando che i malati cronici non vengono ricoverati negli ospedali e che i gerontocomi esistenti sono inadatti ad offrire agli anziani cronici l'assistenza necessaria, trasformandosi in ricoveri per anziani poveri interpellanza dei Consiglieri Nesi e Calsolaro, rivolta al Presidente della Giunta e all'Assessore competente, per conoscere a quale punto si trovi la trattativa per la soluzione della vertenza dei lavoratori della Seimart mozione presentata dal Gruppo socialista, in cui il Consiglio Regionale auspica, in relazione all'attesa riforma sull'informazione, il mantenimento dell'integrità aziendale della Sipra, il superamento dell'art. 6 dell'atto di proroga della convenzione Stato-Rai, il blocco degli annunciati licenziamenti dei lavoratori della CIPP.
La seduta del Consiglio Regionale è chiusa.



(La seduta ha termine alle ore 14,30)



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