Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.177 del 27/09/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento: Commercio

Esame del d.d.l. n. 107: "Interventi straordinari in agricoltura"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Stamane abbiamo votato per spostare i punti all'ordine del giorno, per cui cominciamo con l'esame del disegno di legge n. 107 "Interventi straordinari in agricoltura" di cui è relatore Menozzi.
Siccome stamani l'aula era piuttosto sfollata quando ho fatto delle proposte, le rinnovo qui; l'argomento è stato ampiamente dibattuto in almeno tre sedute; si tratta adesso di puntualizzare questa nuova legge che copre in parte quella che non è stata vistata dal governo.
Pregherei vivamente, perché abbiamo poi l'esame dell'altro disegno di legge, di essere estremamente succinti negli interventi, non superando nessuno i cinque minuti. Ripeto quello che ho detto stamattina anche perch la fatica che per me è cominciata verso le 9 ed è durata anche nell'intervallo della seduta, mi costringe fino all'ultimo senza potermi muovere perché i due Vicepresidenti sono tutti e due assenti per partecipare al pellegrinaggio di Mauthausen. Abbiate quindi anche un poco di attenzione per il Presidente dell'Assemblea.
Siamo d'accordo che non si parli più di cinque minuti? Va bene.
Possiamo allora pregare il Consigliere Segretario relatore di attenersi anch'egli a questo tempo.
Prego il Consigliere Revelli di fungere da Segretario per la regolarità della seduta.



MENOZZI Stanislao, relatore

Signor Presidente, signori Consiglieri, spero di risparmiare qualche minuto dei cinque concessimi.
La Commissione, riunitasi venerdì 21, dopo aver preso in esame il disegno di legge presentato dalla Giunta, ha manifestato un unanime accordo per quanto concerne la portata del provvedimento in sé e per s provvedimento che continuiamo a chiamare "leggina" anche se la sua estensione politica è veramente notevole.
Vi sono state invece alcune osservazioni relative agli articoli. Per quanto concerne l'art. 3 si fa riferimento agli interventi per le anticipazioni dei prestiti di cui agli artt. 5 e 7 della 364, anche per quanto concerne i tassi a carico dei beneficiari. La Commissione ha ritenuto trattarsi di un lapsus e mi pare che tale giudizio sia stato espresso anche dall'Assessore, per cui non rimarrebbe che proporre la cancellazione della frase "anche per quanto concerne i tassi a carico dei beneficiari", perché, se un equivoco simile dovesse passare, provocheremmo con le nostre stesse mani delle difficoltà dalle quali, nel contesto generale della legge del 26 luglio, le anticipazioni sono state le uniche ad uscirne indenni.
Vi sono state osservazioni anche all'art. 4 per quanto concerne il limite dei prestiti da concedersi (nel disegno di legge fissato in otto milioni); quando alcuni commissari sono venuti ad esprimere perplessità in proposito, perplessità, d'altro canto, già emerse quando discutemmo gli interventi per i prestiti di conduzione in agricoltura, già la citata legge del 26 luglio contemplava il limite di otto milioni.
Trattandosi di prestiti che normalmente vengono erogati nella misura che va da un minimo di 50.000 ad un massimo di 100 mila lire per giornata i cinque milioni offrirebbero la possibilità di intervenire nei confronti di aziende aventi una superficie di 50 giornate (superficie che va di gran lunga al di là della media generale). Comunque non c'è stato un preciso pronunciamento su questo particolare articolo in quanto sarà il Consiglio a doverlo fare.
La Commissione ha concluso i suoi lavori formulando l'auspicio che non ci si limiti a votare, sic et simpliciter, la leggina così come ci è stata proposta, ma si inviti, come di fatto invito, la Giunta e per essa l'Assessore a volersi pronunciare circa l'opportunità di celermente predisporre l'altra legge concernente i benefici alle Cantine sociali, in attesa di conoscere le osservazioni del Governo che a tutt'oggi non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscere e conseguentemente di esaminare.
C'è stato ovviamente disappunto per questo notevole ritardo che si va prolungando oltre ogni decente misura e anche la Commissione ha espresso il desiderio che il Consiglio abbia a pronunciarsi in merito, come mi pare venga fatto attraverso la presentazione di un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferraris, ne ha facoltà.
Se posso rispettosamente dirlo, non parliamo di "leggine", è una terminologia non simpatica, le leggi sono leggi tutte, possono essere di un articolo, di cinque articoli, sono sempre leggi.



FERRARIS Bruno

Concordo con il Presidente.
Nella sostanza, di questo disegno di legge che andiamo ad approvare mi pare che ormai ci sia ben poco da dire, in quanto si tratta dello stralcio di alcuni articoli di una precedente legge.
Le osservazioni nostre sono già state fatte anche dal relatore: la prima riguarda l'art. 4. Va chiarito che così com'era scritto si poteva dare un'interpretazione diversa, occorre avere la consapevolezza che si tratta di un prestito che facciamo a vero interesse per un anno.
Un altro rilievo sull'art. 4 è questo: noi sosteniamo, come abbiamo fatto già in Commissione, l'esigenza di ridurre l'ammontare del prestito da otto a cinque milioni. In Commissione s'è lasciata aperta la discussione rinviando la decisione al Consiglio.
Due altre questioni ed ho concluso. La prima riguarda il mancato invio delle successive riserve, ma non mi soffermo in quanto ne abbiamo già parlato stamattina e può essere risolta attraverso l'ordine del giorno e attraverso tutte le altre pressioni che possono fare il Consiglio l'Ufficio di Presidenza e la Giunta, tenendo presente, come ho detto stamattina, la procedura abnorme che verrebbe ad instaurarsi.
Un minuto in più mi soffermo sulla così detta con testualità. E' venuta meno la possibilità di presentare il secondo progetto di legge perché non si conoscono ancora le osservazioni, ma in Commissione il Capogruppo della D.C. e mi pare lo stesso Presidente della Commissione, aveva affermato che per quanto riguardava l'intervento a favore delle Cantine non c'era da attendere nulla, era possibile arrivare alla presentazione del progetto di legge o addirittura all'approvazione; comunque la Commissione si era espressa dando preciso mandato al Presidente Menozzi e allo stesso Capogruppo di invitare la Giunta a presentare, quanto meno entro la seduta di oggi, il secondo provvedimento, rinviando al terzo la discussione complessiva finale, a seguito delle ulteriori affermazioni.
Io, quindi, domando come mai a questo adempimento la Giunta non ha ritenuto di poter far fronte: ci sono motivi nuovi, la Giunta non è stata sollecitata? Si trattava soltanto di prendere l'art. 6 della precedente proposta di legge e presentarlo come legge a sé stante, come si è fatto.



MENOZZI Stanislao

L'Assessore era a Roma e non è stato possibile.



FERRARIS Bruno

Teniamo conto che se è urgente l'intervento sulle anticipazioni e anche ciò che viene rinviato purtroppo, è però urgentissimo l'intervento per le Cantine sociali alle quali ci siamo impegnati a provvedere per il '72 mentre ormai hanno concluso i bilanci anche per il '73. E' indubbio che resta un problema urgente, tanto più che questa seconda legge, mi si dice deve essere inviata a Bruxelles e allora tutto il tempo che perdiamo finirà di mandare alle calende greche uno dei punti più qualificanti dell'impegno da noi assunto.
Io, quindi, chiedo di conoscere direttamente dall'Assessore perché non si è riusciti ad avere la presentazione di questo secondo progetto di legge, che ritengo decisivo per confermare la nostra volontà, espressa in più occasioni, di mantenere fede, nella misura del possibile, agli impegni assunti.
Presenterò, al passaggio degli articoli, l'unico emendamento sull'art.
4.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Noi, per aderire al suo invito, non chiameremo "leggina" questo provvedimento di legge portato al nostro esame, anche se non ci sentiamo per la verità, di riconoscere la qualificazione di provvedimento di vasta portata politica, così come ha voluto dire il relatore.
Riconosciamo semplicemente l'opportunità, l'esigenza, la necessità di una normativa regionale che valga a disciplinare, con la dovuta e necessaria urgenza, il pronto intervento di anticipazione agli aventi diritto, nel quadro della legislazione statale.
In questo senso e con questa precisazione, prendendo altresì atto che la concessione delle anticipazioni viene fatta, così come disposto nell'art. 2, nel quadro della vigente legislazione statale, noi riteniamo di poter dare il nostro voto favorevole al progetto di legge in esame.



PRESIDENTE

Il Consigliere Garabello aveva chiesto di parlare.
Intanto comunico che la I Commissione, appunto presieduta da Garabello si è riunita ieri ed ha esaminato, a sensi dell'art. 7 del regolamento provvisorio delle Commissioni, il disegno di legge n. 107 concernente "Interventi straordinari in agricoltura" per quanto di sua competenza ed ha espresso parere favorevole.
La parola al Consigliere Garabello.



GARABELLO Enzo

Signor Presidente, già questa mattina il collega Nesi, nel parlare in termini più generali sulle discussioni di oggi, ha preannunciato che io ho preso l'impegno ieri, di fronte alla Commissione, di sollevare in Consiglio alcuni problemi che non hanno diretta attinenza con il merito della legge che la Commissione I ha vistato per le cose di sua competenza. Devo fare presente che dai documenti che ieri sono venuti all'esame, si è rilevato che su questo progetto e su quello dei libri che verrà successivamente in discussione, è opportuno avere dei chiarimenti dalla Giunta anche per lo svolgimento dell'attività nel corso dell'anno '73. Esaminando assieme i due articoli di dispositivo finanziario, abbiamo notato questi elementi: 1) l'art. 1018, che nel nostro bilancio rappresenta il fondo comune e con questa legge ne prende una piccola porzione (se non vado errato 28 milioni) è esaurito, per cui si vorrebbe sapere, particolarmente per le altre leggi che verranno, quale sarà il comportamento della Giunta della Regione nel complesso, per il finanziamento delle leggi stesse 2) si è notato dai dispositivi che su alcuni dei capitoli di entrata relativi alla parte fiscale, particolarmente 12, 14, 16 e 18, rispetto alle previsioni di bilancio vi sono notevoli maggiori introiti, in qualche caso di centinaia di milioni.
La Commissione fa rilevare che, non per motivi di regolarità formale bensì per motivi di informazione e di conoscenza da parte del Consiglio di quella che è la realtà finanziaria della Regione, i movimenti in maggiore entrata dovrebbero in qualche modo essere comunicati e conosciuti dal Consiglio, quanto meno tramite la Commissione bilancio 3) altri notevoli aumenti di introiti si hanno sul capitolo 45 dell'entrata (che è quello per gli interessi attivi sui depositi bancari).
Mentre la posta di bilancio è di 800 milioni di lire, nei maggiori introiti vengono applicate in una di queste leggi oltre 2.200 milioni di lire. Il che vuol dire che quello che era visto in un certo limite, sta assumendo proporzioni notevolmente superiori 4) per poter finanziare parte di queste leggi la Giunta prevede la riduzione di stanziamento di alcuni articoli di bilancio dell'uscita. A mio parere non fa scalpore il fatto che una previsione debba essere ridimensionata perché ci sono motivi politici o tecnici che lo suggeriscono, però siccome il bilancio è un documento fondamentale annuale della Regione, dibattuto anche sui singoli capitoli di spesa, risulta abbastanza evidente che quanto meno il Consiglio, o la Commissione per esso, dovrebbe essere puntualmente informato delle previsioni di riduzioni di spesa (credo sia funzionale anche per il lavoro legislativo) per fare delle concrete previsioni circa le spese per finanziare le leggi.
Oggi purtroppo siamo senza collaboratori e questa mattina in ufficio non ho trovato una copia del bilancio, per cui citerò a memoria: in uno degli articoli le spese per l'invio ai fanghi di Acqui vengono ridotte da 135 a 35 milioni; in un altro c'è la riduzione di stanziamento per quanto riguarda la manutenzione degli uffici del Genio civile se non vado errato in un altro ancora c'è la riduzione da 300 a 50 (quindi di 250 milioni) del trattamento economico e previdenziale degli insegnanti dei corsi di addestramento professionale.
Per me va benissimo, la Giunta ha fatto la sua valutazione, ha ritenuto che certe poste potevano essere modificate, lo ha fatto, la legge diventa anche di variazione del bilancio, però a questo punto ci domandiamo se questi movimenti possano essere così regolarmente e da questo momento direi sistematicamente (vista la copertura dell'intero stanziamento del fondo comune) fatti con le leggi ordinarie, oppure se occorrano delle previsioni di modifica del bilancio per poter mettere a disposizione cifre che oggi si può ritenere che non saranno spese.
E' chiaro comunque che questi elementi che ho evidenziato pongono alla nostra attenzioni il fatto che il Consiglio Regionale (e qui non sollevo neanche una questione di regolarità formale, perché lo statuto ha le sue date e queste devono essere rispettate) non ha, almeno periodicamente, un quadro delle previsioni di bilancio sia di entrata che di uscita e dei relativi impegni già deliberati, già definiti. Da parte della I Commissione si riterrebbe opportuno che la Giunta le desse un'informazione sulla situazione.
Ricorderò che ad un certo punto la Commissione, preoccupata del fatto che praticamente il bilancio è nelle mani della Giunta (salvo i capitoli o il capitolo che serve, per finanziare le leggi) aveva ritenuto necessario avere a propria disposizione - non avvalendosi dei diritti dei singoli Consiglieri che lo possono fare in ogni momento - le copie delle deliberazioni relative alle spese, per avere un quadro, mese per mese, e in questo senso aveva rivolto richiesta alla Presidenza del Consiglio, ma la cosa non ha trovato ancora attuazione.
Concludo dicendo che gli elementi che sono stati evidenziati non comportano una valutazione negativa dal punto di vista del compito che la I Commissione ha in rapporto a questi progetti di legge, però evidenziano l'opportunità di questa maggiore conoscenza, di questo maggiore scambio fra la Giunta ed il Consiglio, anche attraverso la Commissione addetta al bilancio.
Devo dire che la Commissione è stata sempre estremamente soddisfatta di tutte le richieste di informazione che ha rivolto tramite l'Assessore Paganelli (di solito assistito dal Ragioniere capo) ma ieri per combinazione l'Assessore e il ragioniere erano a Roma e non è stato possibile avere immediatamente l'informazione.
La Commissione ha ritenuto opportuno che il Presidente si facesse carico di esporre la cosa alla Giunta in Consiglio, proprio per far notare l'importanza e il significato di queste informazioni e di questa collaborazione che finora è stata sempre tecnicamente efficiente e che vorremmo migliorasse soprattutto per le conseguenze di carattere politico che io qui non ho voluto evidenziare perché non era mio compito, ma che in rapporto agli angoli visuali dei singoli Consiglieri o dei vari Gruppi possono anche esserci.



PRESIDENTE

L'Assessore Franzi chiede di parlare, ne ha facoltà.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, signori Consiglieri, il giorno 18 settembre ho riferito sull'iter che la legge votata il 27 giugno aveva avuto per quanto riguarda l'approvazione degli organi di Governo e del Commissario di Governo. Allora si era deciso di portare avanti solo gli articoli relativi alle anticipazioni e alle provvidenze previste dalla 364, in modo particolare gli artt. 5 e 7 della legge stessa, impegno che è stato rispettato dalla Giunta e oggi, a distanza di nove giorni, siamo chiamati ad esprimere il nostro voto sul testo presentato dalla Giunta alcuni giorni or sono.
Si era anche deciso, la scorsa settimana, di presentare un secondo provvedimento con provvidenze a favore delle Cantine sociali, dei Consorzi e delle iniziative per la difesa attiva e passiva contro le calamita naturali e le avversità atmosferiche, in modo particolare contro la grandine.
Solo quest'oggi si viene a conoscenza che venerdì la Commissione per l'agricoltura avrebbe deciso di raccomandare alla Giunta di sdoppiare ancora il secondo provvedimento e di portare avanti subito i contributi a favore delle Cantine sociali. Confermo che la Giunta nulla ha da eccepire e che nella prima riunione, che penso sarà martedì o mercoledì della prossima settimana, esaminerà il provvedimento e lo passerà di conseguenza al Consiglio per l'esame.
Non credo di avere altre considerazioni da fare, se non compiacermi a nome della Giunta che la Commissione abbia sostanzialmente approvato l'elaborato degli articoli così come è stato proposto.
Specificatamente per quanto riguarda l'interpretazione dell'art. 3 primo comma, leggendo attentamente si evidenzia il contributo della Regione deve riguardare anche i tassi a carico dei beneficiari; è una consequenzialità della prima parte del comma dove si dice "dopo l'emanazione dei decreti interministeriali richiamati nel precedente articolo, concede il concorso degli interessi. anche per quanto concerne i tassi a carico dei beneficiari". Quindi si tratta di un'ulteriore precisazione.
Idem per quanto riguarda gli ultimi incisi del secondo comma dove si dice "tra tale quota e gli interessi corrisposti dall'Amministrazione stessa" che pertanto devono restare così come sono.



PRESIDENTE

E all'art. 4 per la somma di cinque o otto milioni?



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Già in occasione dei dibattito al primo testo di legge approvato il 27 giugno si era precisato qual era la ragione per la quale la Giunta aveva proposto otto milioni anziché i cinque della precedente legge sui prestiti di conduzione.
Si tratta di prestiti di carattere straordinario che vengono concessi in occasione di danni alle aziende e non ordinariamente.
Il voler ampliare l'intervento pubblico a favore delle aziende che possono avere una dimensione superficiale leggermente superiore alle 50/60 giornate che si vogliono favorire con i prestiti di conduzione normali, ci è parso, e lo sosteniamo ancora, conveniente.
D'altra parte i produttori che beneficiano, ai sensi dell'art. 7 della legge 364, sono dei coltivatori diretti che hanno 80/90 giornate per cui non andiamo al di là di quella che è la volontà politica del Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

L'Assessore Paganelli chiede di parlare, ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore alla programmazione e bilancio

Signor Presidente, in riferimento all'intervento del Presidente della I Commissione Garabello, debbo confermare che effettivamente ieri essendo io impegnato a Roma in una riunione al Ministero del bilancio, assistito dal Ragioniere Generale, non vi è stata la possibilità di dare in Commissione quelle spiegazioni che sempre sono state fornite. D'altra parte l'ordine del giorno della Commissione di ieri era per l'esame di un altro disegno di legge, per il quale in una certa misura avevo provveduto ad essere presente o rappresentato, ma ignoravo che fossero da discutere i due disegni di legge.
Poiché lo stesso Presidente della I Commissione ha richiesto che il discorso possa essere sviluppato in Commissione, senza scendere a dei particolari, posso dire che vi è la disponibilità della Giunta nel dare ogni tanto il quadro della situazione rispetto alle previsioni degli impegni presi.
Per quanto riguarda la maggiore previsione di entrate in riferimento alle imposte sul patrimonio e sul reddito, la stessa deriva dal fatto che nel corso della gestione si sono conosciute da parte dell'Amministrazione finanziaria esattamente le entrate che hanno portato ad un aumento di poco più di un miliardo, che è poi praticamente quello che viene utilizzato.
Così come, senza che questo attinga al discorso degli impegni, la disponibilità di cassa che nel corso della gestione si è avuta ha fornito quella maggiore disponibilità di interessi attivi che è peraltro servita alla copertura di questa legge.
Il Presidente della Commissione ha anche citato il capitolo che riguarda lo stanziamento per le terme di Acqui. Posso dare una spiegazione: nella previsione, così come si era fatto per il 1972, ci eravamo fatti carico delle rette che tutte le Regioni avrebbero dovuto pagare, salvo poi il rimborso alla Regione Piemonte. Accertato nel corso della gestione che le altre Regioni provvedevano autonomamente a questo pagamento, abbiamo avuto la visione della possibilità di riduzione dello stanziamento della quota che fa carico alla nostra Regione.
Vorrei che si tenesse presente che non sono molti i capitoli su cui vi è possibilità di disporre e di ottenere alimento per nuove iniziative comunque, per ognuno di questi capitoli vi è una spiegazione che saremo ben lieti di dare, come sempre, in Commissione, assieme al quadro generale che ci è stato richiesto.



PRESIDENTE

La discussione generale può essere considerata chiusa.
Si passa alla votazione.
Art. 1): "Per la sollecita ripresa economica delle aziende agricole danneggiate da eccezionali avversità atmosferiche o da calamità naturali l'Amministrazione Regionale attua gli interventi di cui alla presente legge, in anticipazione delle provvidenze stabilite negli artt. 5 e 7 della legge 25 maggio 1970, n. 364.
Gli interventi di cui alla presente legge si applicano ai danni provocati da eventi atmosferici e calamitosi verificatisi dopo il 10 aprile 1972 e non vincolano le assegnazioni di spesa di competenza degli organi statali ai sensi degli artt. 4 e 13 della legge 16 maggio 1970 n. 281".
Qualcuno chiede di parlare? Non ci sono emendamenti, si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 32.
Hanno risposto sì n. 32 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2): "La Giunta Regionale, dopo l'emanazione dei decreti interministeriali di cui all'art. 2, secondo e terzo comma della Legge 25 maggio 1970, n. 364, autorizza gli istituti e gli Enti esercenti il credito agrario ad anticipare, agli aventi diritto, il contributo di cui all'art. 5 secondo comma della legge stessa.
L'anticipazione è somministrata in base a nulla osta dell'Ispettorato Provinciale dell'Agricoltura competente per territorio, nel quadro delle disposizioni legislative statali vigenti in materia.
L'anticipazione è graduata in rapporto al danno subito e comunque non può superare l'importo di L. 500.000 per ciascuna azienda.
E' a carico dell'Amministrazione Regionale l'intero interesse relativo all'anticipazione, durante il periodo, comunque non superiore a 24 mesi tra la somministrazione del contributo e la sua effettiva erogazione sui fondi statali.
La liquidazione e l'erogazione del contributo sono disposte, a favore degli istituti e degli Enti di cui al primo comma, in base ai documenti che comprovano l'avvenuto pagamento dell'anticipazione".
Qualcuno chiede di, parlare? Nessuno. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 30.
Hanno risposto sì n. 30 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3): "L'Amministrazione Regionale, dopo l'emanazione dei decreti interministeriali richiamati nel precedente articolo, concede il concorso negli interessi, per la durata massima di 12 mesi. I prestiti eseguiti, ai sensi degli artt. 5 e 7 della Legge 25 maggio 1970 n. 364, anche per quanto concerne i tassi a carico dei beneficiari.
Gli Istituti e gli Enti esercenti eredito agrario, in base alla quota di concorso negli interessi riscossa sui fondi statali, per le operazioni di cui al precedente comma, procedono nei confronti dell'Amministrazione Regionale al conguaglio tra tale quota e gli interessi corrisposti dall'Amministrazione stessa".
Qualcuno chiede di parlare? Il Consigliere Ferraris, ne ha facoltà.



FERRARIS Bruno

Non prendo la parola per presentare emendamenti, né credo sia una pignoleria la mia, ma faccio constatare al Consiglio, ancora una volta, che c'è una difformità fra la dizione del precedente art. 3 dove si diceva "il tasso a carico dei beneficiari è tale a quello previsto dagli artt. 5 e 7 ecc.".
Tutti sappiamo quali sono gli interessi: 3, 1,50 e 0,50 per le Cantine sociali, io vedo una difformità e cerco di spiegarmene il motivo, per non approvare una cosa e debba poi pentirmene, come è stato per la questione del conto corrente.
La mia interpretazione, è che per sei mesi, un anno noi paghiamo tutto e il tasso e a totale carico della Regione, quando entrerà in funzione il prestito dello Stato, ci sarà il conguaglio, il contadino pagherà a seconda della categoria alla quale appartiene e l'intero interesse andrà a fondo perduto per quei sei o dodici mesi. Se è così c'è una difformità: qui c'è un articolo diverso rispetto al comma dell'art. 3 della precedente legge.
Se questa è l'interpretazione per me va bene, però abbiamone la consapevolezza. Non mi pare comunque che ci possa essere un'interpretazione diversa.



PRESIDENTE

Qualcun altro chiede la parola su questo argomento? Consigliere Menozzi, ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao, relatore

Non per niente avevo sollevato l'eccezione nel corso della mia brevissima relazione e riprendo la parola per manifestare le stesse preoccupazioni evidenziate dal collega Ferraris. C'è un vecchio detto contadino che afferma "Chi rimane scottato dall'acqua calda ha paura anche della fredda".
Siccome i cavilli sono all'ordine del giorno nel nostro Paese e sono aumentati con l'istituzione delle Regioni, mi domando se ostano difficoltà tali per cui non si possa eliminare l'ultima riga del primo comma dell'art.
3. A me pare che costi poco toglierlo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Franzi.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

L'interpretazione che viene data dalla Giunta è che vengono concessi contributi nel momento in cui si verifica il danno causato dalle avversità atmosferiche e dalle calamità naturali. Questi contributi vengono erogati anche per quanto concerne i tassi a carico dei beneficiari.
Se invece, come dite giustamente Menozzi, può sorgere il dubbio che la Regione voglia concedere dei prestiti a suo totale carico, niente in contrario a togliere l'ultima parte e a dare l'interpretazione esatta troncando la frase alle parole "n. 364". Anche perché l'art. 1 dice già qual è l'oggetto dell'intervento: ".in anticipazione delle provvidenze stabilite negli artt. 5 e 7 ecc.".
Quindi per quanto riguarda la Giunta, nulla da eccepire che si tolga l'ultima parte del primo comma dell'art. 3. Bisogna però correggere anche il secondo comma.



PRESIDENTE

Io ho bisogno di un emendamento soppressivo scritto.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura

Lo sto preparando.



PRESIDENTE

Do lettura dell'emendamento soppressivo: "All'art. 3, primo comma, sesta riga, sopprimere la frase 'anche per quanto concerne i tassi a carico dei beneficiari'.
Allo stesso art. 3, secondo comma, sesta e settima riga, dopo la parola 'conguaglio' sopprimere le parole 'tra tale quota e gli' e mettere la preposizione articolata 'degli' ".
Se nessuno chiede di parlare metto in votazione per alzata di mano il primo emendamento: l'emendamento è approvato.
Metto in votazione il secondo emendamento: l'emendamento è approvato.
Il testo dell'art. 3 resta pertanto formulato e posto in votazione con i due emendamenti, l'uno soppressivo e l'altro modificativo che sono stati letti.
Nessuno sull'articolo chiede più di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 32.
Hanno risposto sì n. 32 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4): "I prestiti di cui al presente articolo sono concessi con riferimento ad un importo massimo di lire 8 milioni per ciascuna azienda con precedenza ai coltivatori diretti, ai coloni ed ai mezzadri.
Per i prestiti di cui al precedente articolo si applicano le disposizioni di cui al decreto legge 28 luglio 1927, n. 1509, convertito nella Legge 5 luglio 1928, n. 1760 e successive modificazioni ed integrazioni, nonché quelle di cui al decreto legge 30 agosto 1968, n. 917 convertito con modificazioni nella Legge 21 ottobre 1968 n. 1088.
Per le garanzie sussidiaria del Fondo Interbancario di Garanzia si applicano le norme di cui all'art. 36 della Legge 27 ottobre 1966 n. 910 e di cui all'art. 10 della Legge 25 maggio 1970 n. 364".
Io avrei solo da eccepire che vi sono delle maiuscole in sovrabbondanza "Fondo Interbancario di Garanzia" non sono dei nomi propri. Lo lasciamo così? Va bene.
C'è una proposta di emendamento sostitutivo alla terza riga: "Sostituire lire 8 milioni con lire 5 milioni" presentato dai Consiglieri Marchesotti e Ferraris.
Si intende illustrare l'emendamento o lo si considera illustrato in precedenza? Qualcuno chiede di parlare? Nessuno. Pongo in votazione l'emendamento.
L'emendamento è chiaramente non accolto.
L'art. 4 viene posto in votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Mi fanno rilevare che nella dizione "i prestiti di cui al presente articolo" deve intendersi invece "di cui al precedente articolo".
Se consideriamo la cosa come un semplice errore di dattilografia, lo correggiamo e non c'è bisogno di fare altri rilievi e si intende che la votazione, non ancora proclamata ma già avvenuta, avviene tenendo conto che la dizione non è "presente" ma "precedente".
Nessuna obiezione? Va bene.
Presenti e votanti n. 31.
Hanno risposto sì n. 24 Consiglieri.
Si sono astenuti n. 7 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5): "Ai fini dell'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di lire 250 milioni per ciascuno degli anni 1972 e 1973 e la spesa di lire 500 milioni per ciascuno degli anni 1974 e successivi.
All'onere ricadente nell'anno 1972 si fa fronte mediante la riduzione di pari importo del fondo stanziato al capitolo n. 1018 del corrispondente stato di previsione della spesa.
All'onere ricadente nell'anno 1973 si fa fronte mediante la riduzione nel corrispondente stato di previsione della spesa, del fondo di cui al capitolo n. 1018 e degli stanziamenti di cui ai capitoli nn. 466, 672 e 994 nella rispettiva misura di 28, 100, 90 e 32 milioni di lire.
Negli stati di previsione della spesa dell'anno 1972 e dell'anno 1973 sarà istituito il capitolo n. 746, denominato 'Interessi concernenti l'anticipazione del contributo di cui all'art. 5, secondo comma, della legge 25 maggio 1970 n. 364, e dei prestiti di cui agli artt. 5 e 7 della legge medesima, ai coltivatori diretti singoli ed associati ed ai conduttori delle aziende agricole danneggiate da eccezionali avversità atmosferiche o da calamità naturali' e con la dotazione di lire 250 milioni. Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio.
Al maggior onere di lire 250 milioni ricadente in ciascuno degli anni 1974 e successivi si farà fronte con parte del maggior gettito della tassa di circolazione regionale derivante dall'applicazione, a partire dal 10 gennaio 1974, dell'aliquota stabilita nell'art. 10, primo comma, della Legge regionale 29 dicembre 1971 n. 1, iscrivendo nei corrispondenti stati di previsione della spesa un apposito capitolo come sopra denominato".
Qualcuno chiede di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 32.
Hanno risposto sì n. 32 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6): "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi del sesto comma dell'art. 45 dello Statuto".
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno. Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 32 Hanno risposto sì n. 32 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Qualcuno chiede di parlare sull'intero tetto della legge? Nessuno.
Pongo in votazione l'intero testo della legge, secondo gli articoli approvati testé.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Presenti e votanti n. 32.
Hanno risposto sì n. 32 Consiglieri.
La legge è approvata.
Stamane si è concordato che al termine di questa votazione si sarebbe votato un ordine del giorno concordato da tutti i Capigruppo che me lo hanno trasmesso. Manca la firma del Capo gruppo Bianchi, in questo momento assente, lo potrà sottoscrivere dopo.
Ne do lettura: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, in relazione alla nota 27 agosto 1973 del Commissario di Governo, con la quale veniva notificato che la Legge Regionale 26 luglio 1973 concernente il Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura non poteva essere vistata dal Governo rilevato che la nota stessa, al di là delle parziali e sommarie motivazioni in essa contenute, preannuncia l'invio di ulteriori osservazioni indispensabili al fine del riesame da parte del Consiglio constatato che a tutt'oggi tali osservazioni non sono pervenute, con il risultato di impedire al Consiglio Regionale di procedere al riesame della legge stessa secondo la corretta procedura, con grave intralcio all'attività legislativa della Regione, particolarmente urgente in relazione alle pressanti necessità dell'agricoltura piemontese invita il Governo a trasmettere sollecitamente le osservazioni già preannunciate, indispensabili per i lavori del Consiglio Regionale".
L'ordine del giorno reca la firma dei Consiglieri: Fonio, Nesi Ferraris, Vera, Gandolfi, Zanone e Menozzi.
Credo che non sia da discutere, abbiamo avuto stamane un dibattito amplissimo, per cui lo pongo in votazione per alzata di mano.
L'ordine del giorno è approvato con due astensioni.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame del d.d.l. n. 108: "Interventi per la realizzazione del diritto allo studio. Contributo agli alunni della scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo ed altro materiale scolastico"


PRESIDENTE

Passiamo allora all'altro punto dell'ordine del giorno con l'inversione che è stata deliberata, cioè esame del disegno di legge n. 108 "Interventi per la realizzazione del diritto allo studio. Contributo agli alunni della scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo ed altro materiale scolastico".
Informo subito, a questo proposito, che la I Commissione ha preso in esame, ai sensi dell'art. 7 del regolamento, nella sua seduta di ieri, il disegno di legge ed ha espresso parere favorevole per quanto di sua competenza e per quanto attiene all'aspetto finanziario del disegno di legge stesso.
Il Presidente Besate ha trasmesso il verbale della seduta e questa mattina abbiamo potuto distribuire anche la relazione della Consigliera Soldano, la quale se ha da aggiungere qualcosa e da sintetizzare la relazione ha facoltà di parlare.



SOLDANO Albertina, relatrice

Signor Presidente, signori Consiglieri, anzitutto ritengo di dover precisare che la III Commissione ha potuto rapidamente procedere all'esame del disegno di legge presentato dalla Giunta Regionale, in quanto lo studio e l'approfondimento da parte della Commissione stessa, su tutto il complesso problema dell'assistenza scolastica, è iniziato, possiamo dire tre anni fa, cioè all'atto della 4 costituzione della Commissione stessa.
L'argomento, quindi, non era nuovo; è stato possibile così, in sede preliminare, dare per acquisito quanto la Commissione stessa in più occasioni aveva dichiarato e quanto il Consiglio Regionale ha fatto proprio in precisi documenti; basterebbe, a questo proposito, ricordare in particolare le osservazioni ai decreti delegati per il trasferimento della materia assistenza scolastica dallo Stato alle Regioni, oppure quanto avemmo occasione di dichiarare relativamente allo schema di riordinamento del Ministero della P.I. e successivamente in numerosi ordini del giorno.
Pertanto la Commissione ha ritenuto di far propria la relazione della Giunta Regionale, tenendo presenti i principi che la relazione stessa aveva richiamato. Devo, a questo proposito, ricordare l'art. 1 della Legge istitutiva della scuola media, 31.12.1962 n. 1859, nonché l'art. 34 della Costituzione e particolarmente quanto è sancito all'art. 4 dello Statuto della Regione Piemonte e quanto viene richiamato nel decreto del Presidente della Repubblica 14.1.1972 n. 3, all'art. 1 e precisamente al secondo comma, punto c), là dove si stabilisce in particolare il "trasferimento delle competenze statali relative alle facilitazioni per l'acquisto di libri di testo da parte degli alunni delle scuole medie e delle scuole secondarie superiori ed artistiche".
Preso quindi in esame il disegno di legge, la Commissione ha ritenuto comunque di formulare alcune osservazioni. Il disegno contempla un aspetto settoriale del complesso campo dell'assistenza scolastica, anche se sancisce la priorità degli interventi a favore della scuola, su altri problemi, pure importanti, della realtà regionale.
Gli interventi previsti da tale disegno di legge debbono pertanto costituire la premessa per compiere ulteriori scelte qualificanti ed organiche, nel quadro delle leggi già ricordate. E' auspicabile che questo disegno di legge venga al più presto compreso in una normativa organica che affronti globalmente il problema dell'assistenza scolastica in termini nuovi, cioè di diritto allo studio, pur nella doverosa distinzione di competenze tra l'ordinamento statale e quello regionale.
In particolare, la Commissione ritiene che sia indispensabile non trascurare di rimuovere tutte le remore e le difficoltà di tipo economico e socio-ambientale che tuttora impediscono l'assolvimento del diritto-dovere scolastico per molti ragazzi compresi nell'età dell'obbligo. Si richiede inoltre che sia verificata, sulla base di dati precisi, l'entità del fenomeno dell'evasione dello obbligo scolastico, in quanto in alcune zone pare tuttora piuttosto evidente.
Alcune incertezze di valutazione sono sorte con particolare riferimento ai compiti ed alle funzioni delle casse scolastiche e contemporaneamente tenendo presente la volontà di partecipazione espressa in varie occasioni dagli Enti locali.
Pertanto si è sottolineata l'opportunità di erogazione dei fondi previsti dal Disegno di Legge in esame, tramite le Tesorerie dei Comuni sede di scuola media statale o legalmente riconosciuta, salvo il controllo effettivo dell'acquisto dei libri di testo e del materiale scolastico da parte dei presidi delle singole scuole.
Circa la preoccupazione che si verifichino squilibri con l'erogazione del contributo a tutti gli alunni, ivi compresi quelli appartenenti alle famiglie abbienti, mentre da un lato si afferma il principio della gratuità della scuola dell'obbligo, dall'altro si ribadisce quello dell'effettiva accessibilità ai processi scolastici con la rimozione di tutti gli impedimenti di natura socio-economica ed ambientale, i quali, di fatto oggi ostacolano ampiamente il diritto-dovere scolastico.
In ultimo si è auspicato che le somme già stanziate nei singoli bilanci a cura delle Amministrazioni Comunali e Provinciali, ai fini indicati dal disegno di legge in esame, possano essere destinate dalle Amministrazioni stesse, in collaborazione con gli organismi scolastici, secondo le necessità locali, ai fini integrativi dell'assistenza scolastica, quali per esempio: mense, doposcuola, acquisto di sussidi didattici, ecc.
A conclusione del proprio lavoro, la Commissione, dopo avere esaminato i singoli articoli del disegno di legge, non ha ritenuto di dover fare altre osservazioni che possano differire l'urgente esame del disegno da parte del Consiglio Regionale.
Pertanto la Commissione si è dichiarata favorevole all'accettazione del disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare Consigliere Gandolfi, ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Signor Presidente, signori Consiglieri, il mio partito ha giudicato particolarmente grave il provvedimento presentato dalla Giunta e per questo mi ha invitato a rassegnare le dimissioni dalla Giunta. Mi ritengo quindi in dovere di motivare un po' ampiamente la posizione che ho assunto in Giunta e più in generale la posizione che il mio partito ha espresso in questi giorni rispetto al provvedimento di legge all'esame del Consiglio.
Se vogliamo inquadrare correttamente il significato di questo provvedimento, non possiamo prescindere dal valutare le ragioni politiche che lo hanno ispirato ed il modo in cui si collegano a valutazione di carattere più generale, che sono quelle che dobbiamo fare sull'attuale fase politica economico-sociale del nostro Paese.
Questo provvedimento di legge è stato voluto per venire incontro alle classi più deboli delle nostre comunità regionali per esprimere un segno di solidarietà e di aiuto concreto in un momento nel quale le categorie più deboli della nostra struttura regionale (lavoratori, contadini) sono in difficoltà di fronte all'aumento del costo della vita e all'inflazione che si è registrata in quest'ultimo anno.
Ma qual è (e questo è il quesito sul quale vorrei sollecitare la meditazione e la discussione del Consiglio) il modo corretto per far fronte a questo ordine di problemi? Mi sembra che il Governo di centro sinistra a livello nazionale lo abbia indicato: interventi a favore delle categorie più disagiate necessari sul piano della solidarietà e dell'aiuto concreto, ma soprattutto una rigorosa gestione della finanza pubblica che crei le condizioni capaci di far riprendere, a breve scadenza, gli investimenti sociali che sono il risultato del risparmio collettivo e che non sono nient'altro che le riforme che tutti chiediamo.
Nel recente dibattito sull'aumento del costo della vita io suggerii, in polemica amichevole e cordiale con i comunisti, di stare attenti al tipo di richieste che si portano avanti. Dobbiamo, stare attenti, in un monumento come questo, a non fare delle scelte che in definitiva riducono il risparmio pubblico e quindi pregiudichino la possibilità di fare in concreto le riforme. Dobbiamo stare attenti al tipo di richieste che facciamo quando parliamo di gratuità dei trasporti o di gratuità dei libri di testo, perché questi provvedimenti, che oggi sembrano a favore delle categorie più deboli, in realtà incidono sui bilanci degli Enti pubblici sui quali vengono a gravare in maniera tale da pregiudicare la possibilità di fare riforme di struttura. Quando ci battiamo (come fanno alcune categorie, alcune forze politiche) per la gratuità dei trasporti, ad esempio, nella misura in cui riduciamo le possibilità di investimento degli Enti pubblici di trasporto, in realtà sviluppiamo una logica che è favorevole allo sviluppo dei consumi e non allo sviluppo dei consumi sociali. E direi che questo ragionamento una volta tanto non è solo il Ministro La Malfa che lo fa, cioè una parte politica che ha sollevato da anni questi problemi, ma è anche il Ministro Giolitti, cioè il Ministro che proprio l'altro ieri a Milano diceva: ".sovente le opposizioni di sinistra e dei sindacati, mentre invocano a parole gli investimenti, nei fatti manifestano le attese, le pressioni reali, in direzione dei consumi privati: aumento delle retribuzioni del pubblico impiego, sgravi fiscali nuove rivendicazioni salariali, benzina sovvenzionata dallo Stato. Invece di riforme-sviluppo, riforme-consumi. E questo non è possibile perché lo sviluppo può e deve alimentare le riforme, ma queste vengono mangiate dai consumi".
In questo contesto di indicazioni molto precise e chiare che ci vengono a livello nazionale, noi dobbiamo riuscire a calare anche gli interventi a livello regionale. Non c'è dubbio che dobbiamo fare qualcosa nell'imminenza dell'anno in direzione delle categorie deboli della nostra comunità nazionale, ma mi sembra che il modo corretto di porre questi problemi sia quello di rafforzare le provvidenze, che già abbiamo in bilancio per gli allievi bisognosi e di iniziare un intervento verso la riforma e non verso i consumi individuali. E' necessario aumentare ai limiti del possibile gli investimenti per asili nido, scuole materne edilizia scolastica, per creare dei veri servizi a favore degli allievi delle scuole, dal trasporto alla refezione e così via, attraverso provvidenze che decentrino questi servizi e permettano alle comunità locali di organizzarli E' la creazione e l'organizzazione dei servizi sociali che effettivamente migliora la situazione del salario reale, non è l'erogazione di fondi indiscriminata come prevede la legge sui libri di testo.
Alla luce di queste considerazioni che cosa sembra al partito repubblicano questa legge? E' un investimento sociale? Il Presidente, nelle dichiarazioni ai giornali, con molta abilità, ha fatto un paragone tra l'erogazione di denaro per libri e l'investimento per le ricerche scientifiche. Al di là dell'abilità dialettica che dobbiamo riconoscergli credo che lui stesso non sia in condizioni di portare molto in là questo parallelo nel senso che la ricerca scientifica è ben altra cosa, sono spese anche per attrezzature, per accumulo di "know-how" che il paese pu sfruttare ai fini di sviluppo, mentre nel campo della scuola se vogliamo muoverci nel senso della riforma e di autentici investimenti, dobbiamo innanzitutto organizzare una quantità di servizi nuovi e non un'erogazione di reddito aggiuntivo alle famiglie.
E' stato detto che questa legge è il superamento del concetto di assistenza. A me pare invece che, nel momento in cui, in prossimità del Natale o della Befana, 175.000 famiglie piemontesi riceveranno un assegno della Regione, queste tireranno la conclusione che si tratta di un'estensione a tutti dell'assistenza pubblica Non si daranno libri, ma si darà a tutti, indistintamente, indipendentemente dalle condizioni di reddito, un assegno erogato dall'Ente pubblico Regionale. Questa francamente ci sembra una cosa incredibile, non si fa in nessun paese del mondo. Noi non ci preoccupiamo di organizzare un servizio di biblioteche e di distribuzione di libri all'interno delle scuole, ma diamo, in questo momento, dei soldi.
Noi vorremmo sollecitare tutti, il Presidente in primo luogo, a immaginarsi quali saranno le reazioni del professionista, del dirigente dell'industriale che tra due o tre mesi riceverà l'assegno della Regione magari dopo aver sentito alla TV interventi autorevoli di Rumor, o di La Malta, o di Giolitti che predicheranno l'austerità e diranno che bisogna avviarsi ad un periodo nel quale i consumi dovranno essere contenuti; ma anche quelle del lavoratore che è di fronte a obiettive difficoltà di bilancio, che sente predicare la necessità di una distribuzione di reddito diversa, in favore delle categorie più deboli della nostra struttura industriale, quando saprà che l'assegno da lui ricevuto l'ha avuto anche la famiglia del compagno di suo figlio che è chiaramente benestante.
Mi sembra che questo tipo di provvedimento vada nel senso della negazione degli indirizzi di politica economica del centro sinistra e possa essere obiettivamente un incentivo al qualunquismo, cioè ad una perdita di credibilità della classe politica, in quanto si rileverà una discrepanza macroscopica fra certe dichiarazioni a livello nazionale ed il comportamento, per quanto in buona fede, della classe politica regionale.
E' un incentivo al consumismo, anziché un nuovo indirizzo di spesa per la realizzazione della riforma scolastica.
Il Presidente non ha certamente avuto queste intenzioni, lo conosciamo troppo bene per poterci permettere un dubbio di questo genere, ma vorremmo fargli presente (semmai non l'avesse meditato) che se la Regione Piemonte avesse voluto assumere un provvedimento che andasse in direzione diametralmente opposta a quella che i ministri economici e finanziari a livello nazionale seguono, non avrebbe potuto scegliere un provvedimento migliore. Da una parte ci sono enunciazioni di principio a favore dell'austerità, del contenimento delle spese correnti, contro aumenti di reddito distribuito in maniera indiscriminata, dall'altra di fatto daremo degli assegni a tutte le famiglie con un'erogazione di denaro che per almeno la metà della cifra significherà un aumento di consumi individuati voluttuari anziché un orientamento di spesa a favore di investimenti sociali.
Questa legge quindi non è certamente l'organizzazione di un servizio sociale, ma anche se lo fosse, se non ci fossero queste riserve di principio che noi riteniamo di dover esprimere, resterebbe poi un altro fatto, in una situazione (che permarrà certamente per qualche anno nel nostro Paese) in cui esistono condizioni di reddito abbastanza basse e sperequate ed un sistema fiscale largamente inefficiente, in cui la progressività fiscale non è ancora marcata come ci auguriamo possa esserlo in futuro, il servizio sociale deve essere pagato da chi lo può. Mi sembra che molti Comuni, i più avveduti, muovano in questo senso, perché non c'è dubbio che se organizziamo servizi come scuole materne, asili-nido ecc. non c'è nessuna ragione per garantire questi servizi gratuitamente a chi ha un reddito elevato, privando le classi più deboli di altri servizi vitali.
Ci sono poi altre considerazioni che a me sembra vadano assolutamente fatte: noi non possiamo prescindere dal mettere in opera le strutture e i modi di spesa che procedono attraverso ai Comuni. In questi giorni è stato sottolineato più volte che questo intervento finanziariamente viene in aiuto ai Comuni, ma noi dobbiamo rilevare che il ruolo dei Comuni in tutto questo viene completamente ignorato, quel ruolo che i Comuni sono andati assumendo in questi anni per assolvere a talune grosse carenze. Direi che noi rischiamo di trovarci in contraddizione, se non mettiamo in moto un meccanismo che passi attraverso l'iniziativa e la responsabilità dei Comuni.
E poi direi che al fondo di tutto c'è il fatto determinante che questa legge va contro, per tutte le ragioni che ho detto, a rigorosi principi di programmazione della spesa, perché se è vero, come è vero (e credo che non possa essere negato) che l'impegno della Regione deve essere orientato verso la riforma della scuola, verso l'organizzazione, nel campo dell'assistenza scolastica, di un arco di servizi sociali di tipo nuovo, se blocchiamo per sempre quattro miliardi e mezzo all'anno per erogazioni di questo tipo, pregiudichiamo la possibilità di fare quegli investimenti sociali che dicevo, cioè creazione di asili nido, biblioteche scolastiche e di istituto, refezioni, scuolabus e così via. Pregiudichiamo la possibilità di realizzare in concreto degli indirizzi di spesa qualitativamente nuovi.
Il Presidente ha più volte dichiarato, ed è vero, che il bilancio regionale ha dei margini ancora abbastanza ampi di investimento, ma non c'è dubbio che se proseguissimo in maniera decisa e marcata in questa direzione, i margini nel giro di qualche anno rapidamente finiranno. Questa legge su che cosa può basarsi? Non c'è dubbio che parte dal principio di rispettare un'esigenza di eguaglianza psicologica, di evitare frustrazioni ai bambini delle classi più disagiate nel momento in cui si determinassero diversità di trattamento all'interno delle strutture scolastiche; ma a me sembra che non possiamo considerare questo un problema prioritario in linea assoluta a fronte di altri problemi, che dobbiamo considerare e dobbiamo avere ben presenti, tenuto conto che oggi purtroppo le frustrazioni nascono da un'infinità di altre cose che non sono semplicemente quelle di ricevere il buono libro mentre un altro non lo riceve, ma da una fortissima sperequazione di livelli di consumi che ancora oggi esistono nel nostro Paese e che i bambini avvertono con molta chiarezza e che noi in questa maniera non eliminiamo affatto.
Il P.R.I. si è trovato tra l'altro in una situazione molto imbarazzante di fronte a questa legge la quale offre due possibilità: quella di opporre una logica completamente diversa (e quello che ha fatto il Partito Comunista presentando la sua legge, poi parleremo anche dell'atteggiamento del Partito Comunista) cioè la logica dell'organizzazione di un servizio di tipo nuovo all'interno delle strutture scolastiche; l'altra è quella di stare nella logica del provvedimento di legge e di proporre quegli accorgimenti che quanto meno eliminino le più grosse sfasature. La più importante, io ripeto, è questa sfasatura rispetto agli indirizzi di politica economica che il Governo di centro sinistra sta cercando di realizzare.
Peraltro, rispetto a queste due possibili strade, credo che il Presidente vorrà darci atto che sono state le scelte da lui fatte che ci hanno obbligati ad orientarci verso la seconda. Dopo avergli fatto presente che le riserve mie e del mio partito e aver sollecitato una riunione della segreteria dei partiti per discutere il problema, il Presidente è uscito con dichiarazioni pubbliche prima ancora della riunione della Giunta che doveva discutere la bozza del disegno di legge, mettendoci di fronte al fatto compiuto di una pubblica dichiarazione che precisava già criteri e orientamenti e che di fatto non consentiva dei margini di alternativa o di trattativa.
Il P.R.I. in questa situazione si è preoccupato della cosa più macroscopica, cioè della sostanziale discrepanza e sfasatura rispetto a un discorso e a un indirizzo di politico economica nazionale e in Giunta ha presentato la proposta di un minimo di imponibile che non è stata accettata e che ci ha obbligati a tirare le conseguenze rispetto alla situazione che si era creata.
Noi volevamo ridare una credibilità alla legge, dandole una fisionomia diversa, di proseguimento e di espansione di una concezione assistenziale che non pregiudicasse un quadro politico, un discorso politico che da questa legge non era assolutamente garantito. Abbiamo detto sì all'assegno a tutte le famiglie dei lavoratori, dei contadini, degli impiegati piemontesi, no all'assegno alle famiglie abbienti della nostra Regione tante o poche che fossero.
Noi abbiamo dovuto rilevare il significato politico del rifiuto che ci è stato opposto. Si è determinata una situazione nella quale il Presidente della Giunta ha ritenuto di dover rafforzare la posizione della Giunta con l'apertura a istanze di sinistra sostenute in particolare dal Partito Comunista Italiano, ma al di fuori di qualsiasi discussione tra i partiti presenti in Giunta, o per lo meno mettendoli di fronte al fatto compiuto e scavalcando anche quella che avrebbe potuto essere una normale dialettica di Consiglio nella misura in cui il discorso avesse voluto essere allargato.
E qui il P.R.I. ha dovuto tirare alcune conclusioni. A nostro avviso una Giunta di centro priva del Partito Socialista si giustifica nella misura in cui fa delle scelte di corretta e rigorosa amministrazione. Se la Giunta fa delle scelte che noi giudichiamo avventate, pericolose ed in contrasto con gli indirizzi di politica economica nazionale e le fa ripeto, in modi certamente non voluti, ma che comunque sono quelli che si sono determinati, non possiamo più considerarla - questa Giunta - una soluzione ottimale in quanto in definitiva si giustifica solo più come soluzione tenuta in piedi per escludere i Socialisti. E' una Giunta che finisce di essere spiazzata rispetto al Governo Nazionale e agli indirizzi di politica economica nazionale ed anche rispetto alla riforma dei servizi di assistenza scolastica di cui parlavo prima e all'esigenza di valorizzare e utilizzare i Comuni e che ricerca coperture ma da una posizione di estrema debolezza politica. Quindi ci siamo decisi ad abbandonare la Giunta perché ci sembra che vadano ricercate delle soluzioni che ricreino una dialettica politica, una possibilità di uscita dalla situazione di sfasatura che ho indicato.
Ma tornando alla legge, lasciando da parte la posizione particolare del P.R.I., vorrei considerare brevemente il modo con cui mi sembra che le forze politiche si vadano atteggiando rispetto a questo documento.
Innanzitutto dobbiamo rilevare che nella situazione così come si prospettava nelle scorse settimane, c'è stata la mozione del P.C.I. che ha aperto un certo dibattito, c'è stata la risposta del Presidente della Giunta, la conseguente presentazione di un disegno di legge della Giunta e successivamente, dal 17 settembre, la presentazione del disegno di legge del P.C.I.
Io direi che il P.C.I. si è mosso con delle esigenze reali e importanti alle quali dobbiamo dare risposta per quello che esprimono e rappresentano.
Indubbiamente la situazione sociale economica piemontese è particolarmente pesante in questo momento e c'è la necessità da parte degli organi regionali di dare una risposta sostanziale al problema. Ma dobbiamo anche osservare che in queste settimane il Gruppo consiliare P.C.I. si è comportato in uno strano modo, ha cioè presentato un suo disegno di legge ma di fatto ha agevolato la strada scelta dalla Giunta. E' ben vero che si riserva, come mi diceva prima Revelli, di discutere e di mandare avanti successivamente il suo disegno di legge, ma credo che Consiglieri i comunisti non possano pensare che una volta approvato il disegno di legge della Giunta così com'è, ci sia poi molto spazio per fare avanzare il loro che è diverso. Naturalmente dal fatto che i comunisti in Commissione non abbiano contrapposto la loro legge e abbiano lasciato passare, con una rapidità veramente inusitata, quella della Giunta, devo dedurre che la loro scelta sia quella di fare andare avanti questa legge e accettarla come soluzione definitiva, nella misura in cui possiamo considerare definitive le soluzioni che diamo qua ai vari problemi.



RIVALTA Luigi

Che la farà andare avanti credo sia ovvio. Per noi nessuna disposizione è definitiva.



GANDOLFI Aldo

Definitiva nel senso che quando c'è un impegno di spesa di questa entità, in un settore di questo genere, è molto difficile pensare di ricavare dei margini di investimento adeguati per venire incontro al vostro disegno di legge. E' una mia opinione, ma a me sembra che chiuda, almeno per il momento, per un anno, due, tre il discorso in un'altra direzione.
Mi sembra che il P.C.I. di fatto faccia una scelta oggi favorevole all'impostazione del disegno di legge della Giunta. Ora io mi domando se il P.C.I. non si rende conto delle difficoltà a cui andiamo tutti incontro se accettiamo quella logica così com'è configurata. E' vero, ci sono delle necessità obiettive, c'è un clima politico sociale che richiede delle risposte in questa direzione, ma è sicuro il P.C.I. che un'erogazione di denaro in questa forma, a tutti indistintamente, sia accettata anche dagli operai, dalle classi più deboli, sia capita? Come possiamo giustificare, di fronte all'enorme carenza dell'iniziativa pubblica in fatto di asili, di aule, di refezioni scolastiche, un'erogazione di fondi, anche limitatissima, a favore delle famiglie abbienti? In sostanza con questo provvedimento, per quanto limitato, ma di questa consistenza, come riusciamo a garantire che rimangano dei margini che vadano nel senso della riforma? Lo stesso discorso vorrei fare agli altri partiti e anche al Presidente della Giunta. Il P.L.I. mi sembra che si sia posto, rispetto a questa legge, alcuni problemi, ma abbia di fatto sollecitato un tipo di soluzione che delega ai cittadini l'utilizzazione o meno di questa erogazione. Pu anche essere una soluzione, ma obiettivamente noi scarichiamo sui cittadini una responsabilità che deve essere dell'Ente politico deliberante.
Nell'incapacità nostra di assumerci delle responsabilità precise, diciamo arrangiati, le responsabilità assumitele tu. Non mi sembra una cosa seria.
Lo stesso vorrei dire al P.S.I. e al P.S.D.I.
Che tipo di credibilità possiamo avere accettando l'erogazione di contributi direttamente alle famiglie, che la Giunta Regionale ci propone? Vorrei dirlo in ultima analisi al Presidente della Giunta. Dando atto come dobbiamo tutti fare, della buonafede, nel momento in cui prendiamo una decisione di questo tipo, mi sembra che dovremmo richiamare l'attenzione del Presidente della Giunta sul fatto che questa legge, comunque la si voglia considerare, si muove in modo divergente rispetto agli indirizzi di politica economica nazionale e creerà dei grossi problemi nel senso di scelte qualificanti della Regione in un'altra direzione per il futuro.
Per queste ragioni io sottopongo a nome del mio partito, agli altri Gruppi consiliari, quattro emendamenti alla legge che viene presentata dalla Giunta.
Il primo è inteso a limitare le erogazioni all'anno 1973-1974 e a permetterci con calma, dando per scontato che dobbiamo (e di questo tutti ce ne dobbiamo rendere conto) fare ormai qualcosa dopo le polemiche che ci sono state, di trovare per il futuro una soluzione che risolva il problema in un quadro più organico.
Il secondo a limitare le erogazioni alle scuole pubbliche. Quando se ne è discusso in Giunta io non ho sollevato obiezioni su questo punto perch so che per legge gli allievi che frequentano scuole che rilasciano titoli equiparati sono uguali a quelli delle scuole pubbliche. Però poi mi sono reso conto che c'è un'intima contraddizione: se ciò che vogliamo realizzare è il dettato costituzionale della gratuità della scuola dell'obbligo, mi domando come possiamo dare delle erogazioni anche ad allievi di scuole che fanno pagare le rette agli allievi. E' una contraddizione che non è semplicemente giuridica, ma politica. Anche questo è un fatto sul quale rischiamo veramente tutti assieme di perdere credibilità. Quindi, non per questioni di principio, mi sembra che ci sia, un problema di credibilità.
Il terzo è sancire un limite di imponibile che può essere facilmente accertato all'atto dell'erogazione da chi avrà la responsabilità di dare questi contributi.
Il quarto è di passare attraverso i Comuni, cioè servirci delle tesorerie comunali (io propongo questa soluzione, poi può darsi che dalla discussione ne possano emergere altre) per le erogazioni e per tutti gli accertamenti relativi.
Se questi emendamenti che presenterò al Presidente del Consiglio verranno accettati, noi potremo uscire da questo dibattito in condizioni diverse di credibilità e di rispetto nei confronti dell'opinione pubblica e di tutti gli ambienti della società piemontese. Se non fossero accettati penso che commetteremmo un grosso drammatico errore.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta vorrebbe, sulla proposta di emendamenti dare lei chiarimenti prima della continuazione della discussione.
La parola al Presidente della Giunta.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, io ho chiesto la parola traendo spunto dalla richiesta di emendamenti avanzata dal Consigliere Gandolfi, ma non credo di poter limitare la mia risposta a questo; alcune motivazioni devono pure essere portate avanti anche al fine di avere la posizione della Giunta come punto di riferimento nella discussione del Consiglio.
Nelle procedure che abbiamo adottato per la presentazione dei disegni di legge in sede consiliare si è, spesse volte, per motivi di carattere procedurale, lasciato che la Commissione, nell'espressione della sua maggioranza, si sostituisse ad una presa di posizione della Giunta lasciando a quest'ultima la risposta conclusiva.
Io credo che, data l'importanza della proposta che viene fatta relativamente ai contributi regionali per l'acquisto di libri e di materiale didattico e date le polemiche sollevate e l'obiettiva uscita da parte del collega Gandolfi dalla Giunta (fatto importante per la presa di posizione che anche a livello nazionale il Vicesegretario nazionale on.
Battaglia del P.R.I. ha fatto), la Giunta non possa non assumere nell'ambito della discussione che qui si è aperta, una sua posizione a chiarimento e ad inquadramento della complessa discussione.
Io - e il Consigliere Gandolfi l'ha ricordato - ho sostenuto insieme ad altri colleghi, in sede di Giunta, che il problema non poteva solo essere visto nell'ambito di una dimensione di carattere economico rispetto alla quale, devo dirlo, posso anche condividere alcune delle valutazioni fatte dal collega Gandolfi, ma ho detto allora e ribadisco qui, di fronte al Consiglio che, nell'assumere un provvedimento di questo genere interveniamo in un settore particolarmente delicato, in un settore in cui i rapporti tra i ragazzi devono essere inquadrati in un clima di eguaglianza di fronte al problema scolastico.
Fatte queste considerazioni che mi sembra sia doveroso che il Consiglio Regionale conosca io credo che anche le motivazioni di carattere politico che con questa lezione di coerenza il P.R.I., attraverso il Consigliere Gandolfi, ma anche attraverso alcune prese di posizione dell'on. La Malfa figlio e dell'on. Battaglia, ha esposto, debbono essere obiettivamente ricondotte a quello che in realtà sono e che il Consigliere Gandolfi oggi ci ha, di fatto, dichiarato, cioè una buona ragione per il P.R.I. di assumere una posizione nei confronti della Giunta di centro per collocarsi semmai in una posizione di maggiore coerenza rispetto al Governo di centro sinistra, volendo aprire, di fatto, una crisi nella Regione, non tenendo conto che esistono, tra i partiti, dei rapporti di buon vicinato che dovrebbero essere rispettati, tenuto conto che a livello di Giunta attraverso dichiarazioni fatte dal sottoscritto, si era dichiarato già in questo Consiglio come il problema fosse all'esame degli organi responsabili della D.C., che pure nell'interno della Giunta rappresenta una presenza non del tutto irrilevante.
Esistono quindi anche, prima di dare delle lezioni di coerenza, dei problemi di correttezza; esistono anche degli articoli del nostro Statuto secondo i quali c'è, e ci deve pure essere, un tipo di coordinamento esercitato dal Presidente della Giunta Regionale in ordine alle posizioni che la Giunta ed i singoli Assessori assumono.
Questo per dire che tutte le motivazioni di carattere finanziario sono state un pochino superate, rese meno pregnanti, rese forse meno valide da queste dichiarazioni che, forse, nel contesto generale del discorso che il collega Gandolfi ha fatto, era magari opportuno lasciare da parte proprio per non dare adito a sospetti sulla coerenza della linea politica finanziaria perseguita da un lato dalla Giunta, dall'altro dal Governo nazionale.
Io sono sempre disponibile ad accettate dei richiami ad una logica che coinvolge le forze politiche e che non può avere degli aspetti assolutamente antitetici tra i diversi livelli di responsabilità nazionale regionale, provinciale, comunale. Ma allora ribalterei la stessa domanda (se questa logica ha da esserci in senso assoluto) al P.R.I.: crede veramente esista una logica tra il comportamento di molti Consiglieri Comunali e Assessori del P.R.I. quando approvano provvedimenti nello stesso identico modo di quello approvato dalla Giunta Regionale?



GANDOLFI Aldo

Mi scusi, ma è male informato.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Anzi, sono molto bene informato perché ho voluto informarmene di persona, salvo che le notizie che mi sono state date non siano esatte e allora in questo caso ritiro quanto ho detto.
Ma al di là di questo, che è soltanto un fatto marginale di garbata polemica, vorrei dire che davvero non vedo questa incongruenza. Non c'è dubbio che la situazione dei bilanci e della finanza nazionale sia estremamente pesante, ma il contenimento della spesa pubblica, delle spese correnti (potremo fare tante discussioni su che cosa sono le spese correnti) non è, l'ho detto in altra sede e lo ripeto qui, un assoluto concettuale, va pur sempre riferito agli Enti che questi bilanci gestiscono e alle possibilità che hanno, altrimenti non ci sarebbe veramente più nessuna logica di autonomia se, atteso che i bilanci possono affrontare una determinata spesa piuttosto che un'altra, non ci si muovesse in una certa direzione soltanto per essere coerenti con certe scelte che per altri bilanci sono obbligate.
Io mi posso rendere conto della ragione per cui oggi, con una situazione finanziaria appesantita, il Governo nazionale non ritenga opportuno un aumento di spese in questo settore, posso rendermi conto che per chi ha già un bilancio con un plafon di indebitamento che è considerato da tutti pericoloso, sia bene non avviarsi oltre questo plafon, ma non posso capire che questo ragionamento venga ribaltato indiscriminatamente a tutti i bilanci, anche a quelli che hanno delle possibilità di scelte di erogazione della spesa.
Non possiamo fare di ogni erba un fascio ed io credo che manderemmo all'aria qualunque scelta di autonomia (e questo non vale soltanto per le Regioni, ma vale per i Comuni e per le Province) se la coerenza nella gestione della finanza pubblica dovesse giungere fino ad un irrigidimento di questo genere. Questo può capitare quando i bilanci sono analoghi, non può certamente preoccupare l'indebitamente della Regione Piemonte così come preoccupa l'indebitamento dello Stato per il semplice fatto che la Regione Piemonte si trova oggi in una situazione fortunata, non vorrei dire per oculatezza di gestione, ma per la ferma presa di posizione che la Giunta Regionale ha, in passato, assunto di fronte a proposte di inserire mutui in bilancio; essa ha detto: vediamo quali sono le nostre funzioni, facciamo una politica oculata di analisi della nostra situazione, di quali sono le occorrenze e poi provvederemo anche in questa direzione.
Ben altra è la condizione del bilancio dello Stato, ben altre sono le condizioni di altri tanti bilanci pubblici. Ma allora, siccome ci sono delle condizioni di questo genere negli altri bilanci, a che cosa si ridurrebbero mai l'autonomia e le scelte autonome di investimenti e di interventi delle Regioni se dovessero tutte comportarsi come se, essendo il bilancio dello Stato e di molti Comuni in una situazione di grave indebitamento, dovessero contenere la spesa pubblica con gli stessi criteri? E' qui che veramente il criterio della coerenza non si vede; se ci fosse analogia potremmo parlare di coerenza, ma tra questi bilanci prossimi al dissesto ed il bilancio della Regione Piemonte davvero questa analogia non esiste.
Il Consigliere Gandolfi ha poi voluto ricordare che non erano soltanto le posizioni di La Malfa quelle, ma anche di altri autorevoli esponenti della Giunta, come l'on. Giolitti.
Io sono un attento lettore delle dichiarazioni, soprattutto quando vengono fatte da ministri responsabili, soprattutto quando si è nell'ambito della polemica così come è venuta fuori la nostra e devo dire che il Consigliere Gandolfi ha letto pressoché tutte le dichiarazioni dell'on.
Giolitti, ma ha dimenticato un ultimo periodo, là dove diceva che una linea che privilegi i consumi privati è in contrasto con gli investimenti e con i consumi pubblici. Questo è chiaramente un consumo pubblico, e un intervento dal punto di vista dell'assistenza scolastica che si colloca per analogia nel quadro delle spese per la ricerca scientifica; intanto, per incominciare a fare la ricerca scientifica, sarà opportuno che prepariamo prima la gente a fare le aste, poi a saper scrivere, cioè a passare per le diverse fasi della scuola, altrimenti arriveremmo senza una base dalla quale partire per la ricerca scientifica.



GANDOLFI Aldo

Mi scusi, ma lei sa benissimo che la metà di quei soldi sarà spesa per incentivare i consumi.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Adesso parleremo anche di questo.
Sempre, nel momento in cui noi eroghiamo, al massimo di categorie possibili, dei servizi, come ad esempio il servizio sanitario, o lo copriamo con le mutue, liberiamo i bilanci delle singole famiglie per una certa potenzialità di consumo. Non esiste nessuna erogazione di questo genere nel campo della sanità o dei trasporti, o in qualsiasi altro settore che non vada a liberare una certa potenzialità di accesso ai consumi.
Quindi è addirittura, mi si consenta di dirlo, un'annotazione abbastanza ridicola quella di dire che con questo si incentivano i consumi. Può anche darsi, nella particolare situazione in cui ci troviamo, nella quale purtroppo, i prezzi non è che tengano in modo perfetto, che ci limitiamo con azioni di questo tipo, non tanto ad incrementare i consumi, ma a consentire che alcuni consumi non diminuiscano, rafforzando tra l'altro, in questo modo, una potenziale domanda rispetto all'apparato produttivo che è abbastanza necessaria per mantenere i livelli di occupazione e per non innescare un processo di crisi nei settori direttamente produttivi.
Quindi veramente mi pare che non si possa porre il problema nei termini in cui è stato posto, né dal punto di vista della coerenza della spesa pubblica, né dal punto di vista di una valutazione esclusivamente di carattere economico, né di una rigorosa gestione di bilancio, atteso che il bilancio della Regione Piemonte affronta il problema avendo ancora integra e totale la sua potenzialità di indebitamento per quanto riguarda le spese di investimento, così come la legge dello Stato consente. Quindi siamo in condizione di poter fare un intervento di questo genere che acquisisce significato non già nella misura in cui copra alcune zone e ne lasci scoperte delle altre, che sono poi quelle che protestano, ma sono anche quelle molto contente di spendere le 30.000 lire per i libri scolastici anche 40/50.000, ma sono assai meno contente ad esempio di pagare 50/60.000 lire in più di tasse. Questo è un altro tipo di ragionamento.
Allora, almeno fino ad un certo livello copriamo la spesa, perché con le 20/30.000 lire non la copriamo per intero; noi interveniamo aumentando di fatto l'erogazione che prima era di 10.000 lire con i buoni libro e superiamo il concetto dei buoni libro che per generale considerazione che viene dai Comuni, che viene dal mondo della scuola e da tutti coloro che si interessano dell'assistenza scolastica, introduce dei criteri discriminatori nell'interno di un ambiente che di criteri discriminatori è bene non ne abbia se si vuole che veramente, nell'interno del mondo della scuola, soprattutto della scuola dell'obbligo, non si comincino a fare delle differenziazioni che, verificandosi su dei ragazzi di età dagli 11 ai 15 anni, sono destinate ad esercitare un'influenza assai più preoccupante di quella che può esercitare su dei ragazzi più formati, meno sensibili a questi aspetti.
Io credo che noi queste cose ce le dobbiamo dire affinché nessuno ci venga a dare degli irresponsabili, quasi che fossimo dei ragazzini discoli e l'on. Giorgio La Malfa non si permetta di fare alcune dichiarazioni che se ci possono trovare discordi su un piano di una serena valutazione, di un onesto commercio intellettuale, presumono che ci sia un minimo di rispetto reciproco in relazione alle valutazioni di carattere culturale, economico finanziario.
Quindi non parliamo di responsabilità, diciamo che abbiamo due posizioni diverse, altrimenti diventa veramente irresponsabile chi essendosi attestato su una posizione, non vuole a nessun costo vedere o riconoscere un minimo di spazio alle posizioni degli altri.
Da ultima la questione dei Comuni. Io sono convinto che nel complesso di interventi globali, nel momento in cui si parlerà di deleghe, anche il problema dell'assistenza scolastica dovrà essere visto nel quadro di un decentramento. Oggi siamo di fronte a problemi di carattere giuridico istituzionali e siamo di fronte all'esigenza di fare un intervento che possa rapidamente essere attuato, anche preoccupandoci degli adempimenti burocratici di questa macchinosa amministrazione della cosa pubblica che mi pare sia uno dei punti di grave preoccupazione del Ministro del Tesoro.
Bene, preoccupiamoci e cerchiamo di mettere in movimento la realizzazione di questo intervento con il minimo di attriti burocratici e di difficoltà esecutive e vediamo anche di non mettere in atto un meccanismo di controlli quale quello che si introdurrebbe indubbiamente con una discriminazione, ad esempio, rispetto alle cartelle delle imposte (le quali sappiamo che solitamente non sono gratuite e nemmeno arrivano molto tempestivamente e c'è chi deve fare i controlli per decidere chi è ammissibile e chi non lo è), creando una macchinosa bardatura che probabilmente succhierebbe quel tanto che si risparmierebbe, lasciando integri i criteri di discriminazione, lasciando irrisolto il problema di carattere psicologico e pedagogico, anzi aggravandolo, mentre sul piano dell'operatività probabilmente non sapremmo essere così tempestivi come è nostro desiderio e volontà. Probabilmente si aggirerebbe anche l'intervento dei Comuni, perché creando una struttura è poi difficile smontarla come tutti sanno.
Credo si vorrà dare atto che la Giunta ha sempre cercato di evitare l'appesantimento della burocrazia regionale proprio per poter avere maggiore facilità nel momento in cui si devono esaminare in modo approfondito i problemi delle deleghe agli Enti locali.
Ecco la ragione per cui riteniamo di dover collocare questo disegno di legge in un contesto quale quello che ho detto prima; non ci sono solo dei motivi di carattere finanziario da valutare quando si fa un intervento di questo genere, ma ci sono altre ragioni che ho dette, sia pure sinteticamente, e che altri del mio gruppo, molto meglio di me, con più esperienza di me in questo settore, potrebbero dire.
Non possiamo accettare che questo intervento, che rientra nei poteri trasferiti alle Regioni, non si collochi in una visione più ampia.
Cominciamo a guardarlo con una visione più ampia, dopo di che non sono assolutamente sicuro che questa esperienza non potremo modificarla per l'anno prossimo. La manifestazione di una volontà politica non può essere la risposta di un anno ad un problema che, comunque, è destinato ad esistere; se avremo delle modificazioni da fare le faremo.
Qui non siamo alla ricerca di una via di compromesso rispetto alla validità o meno della legge; siamo alla ricerca di una soluzione che noi pensiamo essere questa; noi proponiamo la soluzione che ci sembra migliore.
Possiamo anche sbagliarci; ebbene, se ci sbaglieremo sarà la realtà a dimostrarcelo e potremo, nel corso del 1974, proporre qualcosa di diverso.
Nessuno ha inteso poi, come terza cosa, escludere i Comuni da questo.
Semplicemente abbiamo cercato il modo più rapido per giungervi. Dov'è che ha senso l'intervento dei Comuni dal punto di vista della conoscenza e quindi della loro più diretta collocazione? Ha senso nel momento in cui vi è un'autonomia di decisione rispetto al fatto di erogare o di non erogare.
Ma nel momento in cui, per quella cifra, l'erogazione vale per tutti, i Comuni non sarebbero che i passacarte burocratici ed anzi probabilmente sarebbero dei passacarte in più, perché è chiaro che noi dovremmo erogare la cifra sulla base di attestazioni che ci provengono dai responsabili delle scuole e che dovremmo a nostra volta passare ai Comuni perch paghino. Mi pare che questo sia un inutile appesantimento dell'iter procedurale e pertanto non sia accoglibile.
Da ultimo vorrei ricordare al collega Gandolfi, così come a tutti gli altri che hanno avuto delle perplessità (che sarebbe assurdo non cogliere e non valutare), la questione della scuola statale e non statale, ma autorizzata a rilasciare titoli per conto dello Stato. Il decreto delegato n. 3, che è quello che parla dell'assistenza scolastica, fa riferimento alla facilitazione per quanto riguarda gli alunni della scuola media statale e non statale autorizzata dallo Stato. Se noi introduciamo un criterio di discriminazione tra l'una e l'altra, praticamente ci mettiamo nella condizione non già di fare una scelta di carattere politico, ma di fare, all'interno di un'indicazione di carattere legislativo, una scelta che si colloca sicuramente su un piano antigiuridico. Quindi credo che questa sarebbe una delle motivazioni per cui potrebbero benissimo respingere il disegno di legge.
Io credo che sia stata data da parte del P.R.I. una valutazione sostanzialmente surrettizia di esagerazione di carattere economico e finanziario rispetto ad un altro problema la cui soluzione gli stava o gli sta a cuore; questa visione di una Regione Piemonte che dà l'avvio ad una politica finanziaria pericolosissima per le finanze nazionali, mi sembra sia del tutto sproporzionata alla realtà effettiva delle cose, soprattutto alla realtà delle proposte che, molto correttamente, certamente con intenti collaborativi, ha fatto il Consigliere Gandolfi; proposte che, tutt'al più potrebbero fare risparmiare (posto che facciano risparmiare) su una spesa di quattro miliardi e 200/300 milioni, 600/700 milioni. Io non credo si affossino le finanze dello Stato, le possibilità di ripresa o di lotta antinflazionistica, con 700 milioni. Ho l'impressione che il problema sia di ben più ampie dimensioni e credo sia difficile dire, in questo caso, che sarebbe la goccia che fa traboccare il vaso.
E' chiaro che è un'impostazione, questa, finanziaria, completamente sproporzionata alla realtà dei fatti e credo quindi non sia accettabile sul piano di un discorso che voglia affrontare concretamente il problema. Qui noi parliamo di asili nido, di dotazione di aule; parliamone pure anche nell'ambito delle competenze regionali, ma quando facciamo questi discorsi dobbiamo pur sempre ricordarci che nel momento in cui si fa l'investimento anche per la lunghezza di tempo con cui si verifica, una volta verificatosi, fatte le mura, attrezzati gli asili nido, noi diamo comunque l'avvio ad una serie di spese e allora bisognerà che ci mettiamo d'accordo se considereremo o no spese correnti (faremo una dotta disputa e un'analisi approfondita) gli investimenti in mattoni, o gli investimenti produttivi per avere il personale, per gestire i mattoni che comunque non potranno rimanere lì vuoti, altrimenti deperiscono, considerando poi spese di investimento delle spese correnti che bisogna contenere. Per cui, se veramente arrivassimo al limite, potremmo fare gli asili nido e poi, per contenere le spese correnti, lasciarli vuoti.
Credo che un discorso di posizione la Giunta lo dovesse fare e credo di avere assolto a quest'obbligo dicendo chiaramente di fronte al Consiglio quali sono stati gli intenti, quali vogliono essere gli obiettivi che la Giunta persegue.
Noi non crediamo affatto di esorbitare dalle competenze istituzionali della Regione, non crediamo affatto di mettere in crisi la finanza nazionale, crediamo che nella libera autonomia delle amministrazioni locali ci sia, là dove i bilanci lo consentono, la possibilità di scelte, di interventi verso i quali si ritiene anche, da Regione a Regione, più fortuna o meno fortuna intervenire.
Detto questo credo di avere dato delle motivazioni rispetto alle quali mi riservo di intervenire a conclusione del dibattito, se sarà necessario.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Zanone, ne ha facoltà.



ZANONE Valerio

Noto una diffusa ilarità, che ci solleva dai gravi contrasti politici provocati dalla presentazione di questo disegno di legge regionale contrasti sui quali non credo sia qui il caso di appesantire il discorso se non per dichiarare da parte del gruppo liberale quanto a nostro avviso sia infondata l'illusione di coloro che credessero che una situazione politica di maggiore armonia sarebbe garantita da un ricorso taumaturgico ad una formula di centro sinistra.
Devo dire, in ordine ad alcune dichiarazioni di questo genere fatte nei giorni scorsi dal partito repubblicano, che se vi è un problema di affinità elettive fra il Governo della Regione e l'opposizione numericamente più forte rappresentata dal partito comunista, certamente questo problema non verrebbe eliminato con la costituzione di una maggioranza diversa, se hanno una qualche legittimità i paragoni che noi possiamo fare alla situazione nazionale, dove esiste un Governo di centro-sinistra organico che visibilmente vive quotidianamente soltanto grazie allo appoggio e al concorso dell'opposizione comunista.
Certo su questa proposta di legge si è diffusa una serie di preoccupazioni che si sono anche tradotte in interventi di autorevoli personalità, non soltanto locali, ma nazionali. Noi riteniamo sicuramente che questo Consiglio Regionale abbia in se stesso la capacità e la responsabilità di deliberare circa il problema della gratuità dei libri di testo per le scuole medie inferiori e che tuttavia, nel concetto di responsabilità del Consiglio Regionale rientri anche, in qualche modo, una considerazione in merito all'accoglienza che questa legge riceverà presumibilmente dal Governo centrale. Perché se il Governo centrale dovesse condividere alcune posizioni che sono state clamorosamente assunte, questa accoglienza potrebbe anche non essere delle più favorevoli.
Si pone quindi il problema della legittimità della proposta: la Giunta nella sua relazione e la III Commissione l'hanno risolto interpretando l'assistenza scolastica nel quadro della graduale realizzazione del diritto allo studio. Desidero qui dichiarare che il gruppo liberale concorda con il concetto che l'assistenza scolastica vada intesa in sento evolutivo, come una serie di avvicinamenti per la graduale realizzazione del diritto allo studio. Ma desidero anche esprimere un dubbio circa la possibilità che questo concetto (che certo travalica di gran lunga il concetto quarantottesco, per riferirci alla data della Costituzione della Repubblica) dell'assistenza scolastica, possa essere recepito da parte di un Governo il quale, nelle sue manifestazioni, finora non si è dimostrato particolarmente tenero nei confronti delle autonomie regionali; per lo meno molto meno tenero del Governo precedente che, tutto sommato, aveva attraverso lo slittamento dei bilanci e una serie di altri interventi consentito alle Amministrazioni regionali una certa possibilità di manovra.
Le mie considerazioni però non si riferiscono tanto alle motivazioni politiche che hanno preceduto e che certamente seguiranno questo progetto di legge, quanto direttamente al suo contenuto, circa il quale un primo problema riguarda la disponibilità in bilancio dei fondi che occorrono per sostenere questo impegno. E' curioso che in un quotidiano di ieri siano uscite contestualmente, sia pure con qualche pagina di distacco, due dichiarazioni; la prima dell'Assessore all'istruzione il quale dichiarava che la Giunta Regionale si proponeva, come fine, quello della estensione generalizzata della gratuità dei libri di testo, ma lo stanziamento non era disponibile in bilancio. Molto probabilmente questo articolo era stato scritto un po' di tempo prima che venisse presentata la proposta di legge della Giunta, circa la quale invece il Presidente ha ieri dichiarato che nella flessibilità del bilancio regionale questi fondi potranno essere reperiti.
Noi ne prendiamo atto per sollecitare però l'attenzione del Consiglio sul fatto che questo concetto di flessibilità naturalmente comporterà tutta una serie di effetti. Proprio stamattina è pervenuto, credo, ai Consiglieri, un documento degli istruttori dei Centri di addestramento professionale che facendo riferimento alla dichiarazione del Presidente della Giunta pongono il problema del finanziamento dei predetti Centri.
Quindi nel bilancio di previsione del 1974 si porrà in concreto il problema di misurare se questa serie di impegni possono essere egualmente contenuti in bilancio.
Direi che il discorso sulla distinzione tra le spese correnti e le spese di investimenti, tra gli investimenti pubblici ed i consumi pubblici ha un'importanza concreta secondaria rispetto alla natura della questione che è stata ricordata poco fa dai Consigliere Gandolfi. A me pare che non sia tanto un problema di registrazione contabile (dove collochiamo le spese per l'istruzione: fra gli investimenti o fra i consumi?), quanto piuttosto una scelta di indirizzo che non può essere certo un assoluto concettuale come diceva il Presidente Calleri ed io sono d'accordo con lui; ma anche senza voler stabilire gli assoluti concettuali vi sono dei criteri di indirizzo. Ad esempio, se la cosiddetta politica delle riforme vada prevalentemente indirizzata verso un adeguamento di infrastrutture e di servizi che vanno a beneficio di tutti i cittadini indipendentemente dalle loro condizioni di reddito, o vada invece indirizzata attraverso una maggiore distribuzione di mezzi monetari. E su questo credo che la posizione assunta dal Consigliere Gandolfi meriti un'attenta considerazione.
Io credo anche, in riferimento ad alcuni dati che, pur non essendo direttamente relativi alla competenza della Regione, non possono non interessare tutti coloro che hanno qualche responsabilità pubblica. E' di ieri la notizia che ad apertura delle scuole, nelle scuole dello Stato vi sono due posti a sedere ogni quattro alunni, cioè c'è un deficit gravissimo che rende pressoché inevitabili i doppi turni generalizzati. Noi sappiamo del resto che anche nella nostra città, che probabilmente è in condizioni non così disastrose, tuttavia le scuole dell'obbligo a tempo pieno (che dovrebbero essere il modello verso cui andare) sono limitate a poche eccezioni di carattere sperimentale.
Non solo, ma l'attuazione effettiva dell'art. 34, cioè della scuola per otto anni obbligatoria e gratuita da parte dello Stato è di fatto realizzata soltanto in parte e richiede l'intervento integrativo di istituti di proprietà privata. Tanto è vero che alla base della legislazione statale e domani di quella regionale in materia, noi ci vediamo costretti ad equiparare il trattamento degli studenti delle scuole statali rispetto a quello degli istituti legalmente riconosciuti.
Quindi vi è un ampio margine di inadempienza delle strutture e dell'intervento pubblico su tutto il settore dell'istruzione ed è per questo che in fin dei conti il problema di discutere se i benefici di questa legge debbano essere assegnati a tutti gli utenti, o soltanto ad alcuni, cioè a coloro che si trovano in condizioni di effettiva necessità da un punto di vista di principio e tenuto conto delle presenti condizioni dei bilanci pubblici, non sarebbe un tema da evadere con facilità.
Direi - e mi rendo conto di entrare in un ordine di valutazioni psicologiche che quindi sono estremamente soggettive - che si potrebbe anche discutere sul problema della discriminazione e della correlativa umiliazione che l'assegnazione dei libri gratuiti soltanto agli studenti provenienti da famiglie che non abbiano un determinato reddito comporterebbe. Sono d'accordo che non bisogna fare la retorica sull'assistenza ai bisognosi; mi chiedo se il modo migliore per eliminare questa retorica sia quello di istituire un tipo di assistenza universale.
Devo dire che dal mio punto di vista non si può non esaminare con una qualche preoccupazione una tendenza verso lo stato assistenziale, vale a dire verso un tipo di stato che esercita piuttosto male determinate sue funzioni insostituibili e recupera poi una certa popolarità attraverso questa distribuzione di elargizioni.
Non so effettivamente se gli alunni delle famiglie che ritengono di ricorrere all'assegno per i libri gratuiti dovrebbero ritenersi umiliati nei confronti degli altri. Nella vita sociale di oggi, in una società in cui il criterio del reddito familiare non dovrebbe avere questo carattere moralistico, mi pare che la certificazione dei redditi non comporta una mortificazione per i meno abbienti. Ci sono semmai altre umiliazioni che sono molto più gravi ed umilianti, umilianti probabilmente per la società che le tollera più che per i cittadini che la devono subire.
I dubbi del nostro gruppo sulla proposta del partito repubblicano, cioè sul fatto che la gratuità sia riconosciuta soltanto a coloro che non superano una determinata dichiarazione di reddito ai fini fiscali, è invece nel secondo ordine delle considerazioni che sono state qui svolte dal Presidente della Giunta, vale a dire nella complicazione che questo comporterebbe al concreto funzionamento della legge, nelle difficoltà che si incontrerebbero per procurarsi i certificati relativi e, se possiamo dirlo, nel fatto che in gran parte i certificati che verrebbero prodotti non sarebbero probabilmente del tutto veritieri.
Di qui la soluzione che il partito liberale ha proposto, nel senso di lasciare alla responsabile determinazione delle famiglie, in base al loro senso civico, di determinare se a questo diritto che viene riconosciuto per tutti, ciascuno debba ricorrere o meno; prevedendo che, per coloro che non ritirino materialmente l'assegno, ci sia la possibilità di riversarlo nelle casse scolastiche e quindi di impiegarlo in altre forme di assistenza.
Non credo, sinceramente, che un meccanismo di questo genere sia tale da mortificare qualcuno, da perpetuare discriminazioni sociali, atteso il fatto che oggi le vere discriminazioni sociali non hanno riguardo principalmente allo ammontare dei redditi, ma a situazioni molto più complesse.
D'altra parte anche sullo stato effettivo dei redditi delle famiglie piemontesi si potrebbe fare qualche considerazione. E' vero che nelle presenti condizioni di inflazione e di aumento dei prezzi la spesa per comperare i libri all'inizio dell'anno scolastico rappresenta, per molte famiglie di lavoratori, un onere grave; noi siamo favorevoli che questo onere venga assunto a carico della Regione. Ma è altrettanto vero che ci sono fortunatamente, in Piemonte, un discreto numero di famiglie che possono far fronte con propri mezzi ad un impegno di questo genere; lo sono, ad esempio, sicuramente, tutte quelle famiglie che iscrivono i propri figli in istituti privati nei quali si paga una retta che è assai più elevata dell'assegno che la Regione sta per destinare. Ed anche su questo noi saremmo stati favorevoli ad una limitazione dell'assegno ai soli studenti delle scuole di Stato, se non subentrasse a questo punto il problema dell'adeguamento della legge regionale non soltanto al decreto delegato citato dal Presidente della Giunta, ma alla stessa legge statale 942 la cui esecuzione è stata trasferita alla Regione e che già riconosce che a questi fini gli allievi delle scuole statali debbono essere equiparati a quelli degli istituti riconosciuti.
Per concludere, direi che le maggiori perplessità (a parte le questioni di principio e di valutazione politica e psicologica su cui mi sono soffermato) nei confronti della proposta di legge 108, derivano dalla carenza di norme esecutive che presenta il disegno di legge della Giunta.
Ci rendiamo conto che se una decisione deve essere presa, dopo gli annunci che sono stati fatti all'opinione pubblica, questa decisione non può che essere, sia pure con i contemperamenti che si potranno trovare, di massima favorevole. Quindi, per non ritardare neppure di una settimana, neppure di 24 ore, l'iter di questo provvedimento che arriverà già al di là dell'inizio dell'anno scolastico, noi riteniamo che il Consiglio possa, con un suo ordine del giorno, impegnare la Giunta in sede di norme esecutive della legge, ad alcuni criteri: il primo, che mi pare di aver visto contenuto anche in alcune proposte di emendamento, è l'accertamento che il denaro erogato sia effettivamente speso dalle famiglie per l'acquisto di libri il secondo è la possibilità (alla quale già mi sono richiamato) che quelle famiglie che non intendono riscuotere l'assegno possano in qualche modo riversarlo a beneficio delle casse scolastiche il terzo è di rilevante importanza, visto che gran parte dello stanziamento dell'attuale legge era già a carico dei bilanci dei Comuni: e dovrebbe consistere nell'invito che il Consiglio Regionale nel votare questa legge può rivolgere all'autonomia delle Amministrazioni Comunali perché i fondi finora impegnati nei bilanci dei Comuni per i buoni libro siano destinati ad investimenti nel settore dell'istruzione.
In questo modo noi potremmo ampliare quel settore degli asili nido che in sede di determinazione degli impegni del bilancio avevamo compresso ritenendo che la disponibilità del bilancio fosse inferiore a quella che fortunatamente è stata ora accertata.
Nell'approvazione di questo ordine del giorno il gruppo liberale trova il motivo e la giustificazione per esprimere il proprio orientamento di massima favorevole all'approvazione della proposta di legge.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Rivalta.
Dico soltanto, perché loro si sappiano regolare, che ho iscritti: Rivalta, Vera, Soldano che chiede di parlare a titolo personale e non più come relatrice, Carazzoni, Calsolaro, Conti, Beltrami, Menozzi. Otto colleghi Consiglieri che hanno da parlare, sono le otto meno dieci, si regolino.
Io poi non sospenderei che cinque minuti e passerei alla votazione cioè niente cena, ma lavoro continuato per delle esigenze che mi costringono ad essere disponibile per una certa ora.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Cercherò di regolarmi secondo l'invito del Presidente, ma credo che stante l'interesse della deliberazione, dobbiamo predisporci con buon animo a stare in seduta ancora a lungo.
Il dibattito che si è svolto in Commissione nei giorni scorsi sul progetto di legge presentato dalla Giunta ed anche quello che ha avuto corso in questa seduta, ha messo in evidenza la parzialità del provvedimento presentato. Noi conveniamo con questo giudizio; sappiamo bene che il problema della scuola ha radici ben più vaste che non quelle connesse all'acquisto dei libri; sono necessarie riforme strutturali specifiche della scuola e generali nella società per dare soddisfazione reale al diritto allo studio. E sottolineiamo come sia indispensabile una riforma globale della scuola, ogni suo ordine, grado, affinché si affrontino i problemi fondamentali di carattere formativo e pedagogico, e si istituisca e renda accessibile la scuola a tempo pieno, dando a ciascun allievo la possibilità di frequenza e di uso di tutti gli strumenti necessari. Sottolineiamo che per dare alla scuola il compito basilare di formazione, è necessario eliminare tutti gli ostacoli di ordine materiale che oggi si frappongono allo sviluppo e alla qualificazione della funzione sociale della scuola. Ma ci permettiamo anche di dire che queste questioni non ci sono nuove, ci stupisce caso mai che qualcuno venga a proporle a noi, fingendo di ignorare che rivendichiamo da tempo la loro soluzione.
Attraverso l'azione che il nostro partito ha introdotto nell'attività amministrativa dei nostri Comuni, abbiamo concretamente indicato la nostra volontà di intervenire nel campo della scuola per risolvere un ampio ventaglio di esigenze. Basti pensare che proprio i Comuni della cintura amministrati dalle "sinistre", hanno, negli anni passati, introdotto nei loro bilanci spese per la scuola che riguardano non soltanto i libri. E voglio citare alcuni esempi. Il Comune di Collegno, il quale ha disposto a bilancio 500 milioni di spesa per la scuola: sono spese indirizzate alla mensa, alla costruzione e gestione di scuole materne, alle attività didattiche integrative a quelle previste dallo Stato per le scuole elementari e medie, ai trasporti, al doposcuola, all'assistenza agli handicappati, alle vacanze scolastiche, ai soggiorni estivi ed invernali il Comune di Grugliasco investe in questa direzione il 50% del proprio bilancio; il Comune di Rivoli il 40%; il Comune di Nichelino il 50%.
Ma non voglio citare soltanto Comuni amministrati dalla "sinistra" possiamo anche richiamarci a Comuni come Chieri, Ivrea, Pinerolo che hanno introdotto anch'essi, nei loro bilanci, investimenti indirizzati alle varie esigenze che pone oggi la scuola.
Siamo pertanto sorpresi che venga attribuito al P.C.I. l'intenzione di ridurre il problema della scuola a quello dei libri. Proprio in questi giorni è stato ribadito dal Comitato Centrale del nostro Partito e dal nostro Segretario Berlinguer, che quello della scuola è uno dei problemi centrali della nostra azione politica: individuiamo nella riforma della scuola e nell'attuazione del diritto allo studio un mezzo per la trasformazione della società.
Ed è proprio perché abbiamo consapevolezza del nesso che esiste tra l'azione per il rinnovamento della scuola e quella per il rinnovamento più generale della società, che le nostre posizioni contingenti non possono concedere nulla alle strumentalizzazioni e alle improvvisazioni. Poich esse si pongono sulla linea di una trasformazione strutturale della società, di fronte al rapporto di forza politica esistente che impone conquiste graduali, dobbiamo respingere tutti i massimalismi sterili, tutte le teorizzazioni di comodo che oggi vengono avanti attorno a questo tema e che rischiano di non farci fare alcun passo avanti.
Il provvedimento per la gratuità dei libri ci fa invece compiere passi avanti: esso risponde ad un'esigenza reale e sentita; per le dimensioni con cui è proposto assume il carattere di un intervento sociale e non assistenziale; instaura un processo di consenso non soltanto all'istituzione che elargisce i libri, ma alla costruzione del rapporto che si vuole stabilire tra istituzione, scuola e società. Noi riteniamo indispensabile muovere su questa strada, passi anche parziali, ma concreti.
Sappiamo anche noi che avviare a soluzione i problemi della scuola significa portare a soluzione il problema del tempo pieno per tutta la fascia dell'obbligo a partire dai tre fino ai 16 anni? Sappiamo anche noi che compiere questo sforzo, giungere alla scuola a tempo pieno, significa dotare la scuola di tutte le attrezzature indispensabili per il suo svolgimento, dalle aule, ai locali per le attività speciali, per le attività collettive, alle mense, ai trasporti, alle palestre, a tutti i materiali didattici necessari. Ma fra questi voglio mettere anche i libri come uno degli strumenti essenziali per il processo formativo che nella scuola si deve svolgere.
Credo che ci si possa anche rivolgere alle esperienze personali che molti di noi hanno per capire l'importanza che può avere il libro in una società come quella italiana, ancora culturalmente arretrata. In un'area fortemente industrializzata e, tutto sommato, ricca come quella torinese ci sono migliaia di famiglie disagiate che hanno, come unico riferimento ai libri, il libro di scuola; l'unico libro che entra in casa è il libro di scuola dei figli. Credo che di fronte ad una situazione di questo genere non si possa non riconoscere l'importanza di un intervento attraverso il quale si evita che l'acquisto del libro abbia a gravare sui bilanci familiari.
Sappiamo benissimo che tutto questo è ancora un intervento di carattere estremamente parziale all'interno del ventaglio dei problemi che la scuola pone ed a cui facevo riferimento. Proprio perché abbiamo coscienza di questo, nel momento in cui vogliamo compiere dei passi concreti esplicitamente riconoscibili dalle popolazioni e dalle famiglie, abbiamo presentato (anticipando la proposta di legge della Giunta) una nostra proposta di legge. La nostra proposta di legge propone investimenti di bilancio per il 1974 (è scontato che per quest'anno non è più possibile addivenire ad un provvedimento di carattere organico) al fine di dare attuazione completa al diritto allo studio. A fianco di questo intervento che noi riteniamo provvisorio, e di cui stiamo discutendo, e che noi stessi abbiamo richiesto, abbiamo presentato una proposta di legge da rendere operante a partire dal 1974, con la quale si propone un intervento organico e completo in materia scolastica.
Le vostre osservazioni critiche hanno un fondamento e ci trovano consenzienti; siamo noi i primi a notare i limiti dell'intervento della Giunta, ma questi limiti non devono essere strumentalmente utilizzati per coprire la volontà di non intervenire. Caso mai devono essere utilizzate per dare maggior forza all'azione che abbiamo iniziato e tradursi in un impegno a discutere presto la nostra proposta di legge. Le vostre osservazioni critiche devono confluire come atteggiamento positivo nell'azione necessaria per far sì che la nostra proposta di legge, di carattere globale, o altre proposte di legge di uguale portata possano essere rapidamente esaminate affinché le soluzioni che tutti auspichiamo diventino qualcosa di effettivo per il 1974.
Tenete presente che se queste visioni di carattere globale non saranno affrontate con immediatezza dal Consiglio, non avremo la possibilità di immettere nel bilancio del '74 le spese che questi interventi comportano.
Approvare un provvedimento, sia pure parziale per il '73, costituisce un naturale appoggio all'azione per giungere già nell'anno prossimo, ad una soluzione organica del problema.
E' stato detto che è presuntuoso considerare questo intervento come un momento della lotta al carovita, ed è stato affermato che esso non pu avere nessuna efficacia in questa direzione. Per noi il dispositivo di legge è una risposta intanto ad uno degli argomenti della mozione che noi abbiamo presentato intorno al problema del carovita: pensiamo che un intervento volto ad alleggerire le spese nel bilancio familiare costituisca perlomeno un allentamento del peso degli effetti di carovita che si sono esercitate in questi ultimi mesi.
Ma mi preme anche sottolineare, pur succintamente, alcuni aspetti di maggior portata che questo intervento può avere sul piano economico.
Noi crediamo che un intervento di questo genere possa in qualche misura incidere sugli stessi processi inflattivi: allentando in questo momento i bilanci familiari, si riducono le spinte oggettive che inducono ad accentuare le rivendicazioni di carattere salariale.
In questo modo si affianca la battaglia delle organizzazioni sindacali che pongono il problema del reddito non soltanto in termini di salario diretto, ma anche e sempre più in termini di fruizione di servizi: il libro, individuato come uno strumento necessario all'attività didattica ed allo svolgimento dell'attività scolastica, non può che essere visto come un servizio. Le organizzazioni sindacali non assumono come obiettivo della propria azione un indiscriminato aumento salariale: a fianco della difesa del salario collegata al controllo dei prezzi, individuano nell'intervento dello Stato, volto alla attribuzione dei servizi sociali, uno degli elementi basilari della loro rivendicazione.
E non è neanche da considerare uno strumentale allentamento delle tensioni sociali. Quando interventi di questa natura vanno a ridurre le pressioni sul bilancio familiare, sono certamente interventi che allentano le tensioni sociali. Ma noi non abbiamo nessuna difficoltà a dire che siamo per l'allentamento delle tensioni sociali quando ciò avviene attraverso interventi che, promossi dalle assemblee elettive, comportano delle conquiste sociali da parte delle popolazioni e dei lavoratori.
Per queste ragioni rifiutiamo tutti gli atteggiamenti denigratori che sono stati espressi nei confronti di interventi di questa natura.
Si è letto sui giornali, riportanti notizie di fonte repubblicana, che questo provvedimento è di carattere antimeridionalista. Noi reputiamo di essere il partito che con più coerenza ha portato avanti l'azione meridionalista nel nostro paese: ci preme pertanto dare una risposta a questo giudizio.
Esso non è assolutamente accettabile. A beneficiare di questo intervento saranno migliaia e migliaia di famiglie immigrate dal sud che trovano qui grosse difficoltà di inserimento per ragioni culturali, sociali ed economiche.
Ma non è soltanto questa la ragione che suonerebbe come una sorta di tardiva e insufficiente ricompensa all'immigrazione obbligatoria che è stata loro imposta. La questione del sud non può essere fatta dipendere da una visione così ristretta e fatta dipendere dall'utilizzo delle risorse nell'ambito di una singola Regione, sopratutto quando l'utilizzo di questa risorsa ha finalità sociali. La questione meridionale va affrontata con scelte politiche di fondo e va quindi ricondotta a programmi nazionali, che prevedano una giusta ripartizione delle risorse produttive. Vorrei caso mai dire che l'intervento della Regione Piemonte, che attraverso la sua capacità autonoma tende a risolvere problemi sociali, dovrebbe dare maggiori possibilità al governo nazionale di utilizzare le proprie risorse in maniera più specifica, più accentuata e prioritaria, verso la soluzione dei problemi del sud.
Non mi sembra quindi che questo tipo di intervento possa contrapporsi al sud. E poi non riuscirei neanche a capire come gli interessi sui residui passivi accumulati in Piemonte, utilizzati per finanziare questa legge potrebbero tradursi in interventi favorevoli al sud.
D'altra parte, se la scelta che la Regione piemontese compie dovesse estendersi alle altre Regioni, e di qui nascesse una pressione nei confronti del Governo per la soluzione generale dei problemi della scuola direi allora che la scelta della Regione Piemonte avrà avuto il significato di diventare elemento motore di una rivendicazione a livello nazionale che non potrebbe non essere ritenuta di carattere positivo.
A favore del Sud vanno invece messi in discussione altri tipi di investimenti, infrastrutturali e produttivi, che vengono fatti nella Regione piemontese. Voglio citarne alcuni: i cento miliardi della tangenziale est, che a nessuno può apparire come un intervento di carattere sociale; i 50/60 miliardi dell'autostrada Torino-Pinerolo; i miliardi per l'autostrada del Frejus.
Il discorso si potrebbe allungare: qualcuno parla di investimenti infrastrutturali per mille miliardi (altri hanno fatto un conto ancora superiore) già localizzati nell'area torinese. Le responsabilità dei partiti per una politica meridionalista deve essere valutata in base alle posizioni assunte sull'utilizzo di queste risorse e sulla loro localizzazione. Diventa allora pericoloso, di fronte a questa politica che viene portata avanti, l'atteggiamento di chi, non contrapponendosi ad essa fa denuncia di una posizione antimeridionalista quando la Regione Piemonte interviene per pagare i libri scolastici ai ragazzi della scuola dell'obbligo.
Chiediamo qui pertanto, ai partiti che hanno sollevato la questione del Meridione, di essere più coerenti alla loro vocazione meridionalista; di fare delle scelte programmatiche a livello nazionale e locale che abbiano come fondamentale obiettivo quello di orientare nel Sud gli investimenti produttivi nei settori dell'industria e dell'agricoltura, accompagnandoli con investimenti nel campo delle infrastrutture.
Credo che sotto questo profilo debba essere affrontata la questione meridionale. La mia non vuol essere una polemica astratta, ma concreta: dobbiamo chiedere a quegli uomini dei partiti di maggioranza che sollevano nei confronti della scelta della Regione Piemonte il problema del Mezzogiorno, quale atteggiamento essi hanno assunto, avendo responsabilità di Governo, nei confronti dell'utilizzo dei settemila miliardi per il Mezzogiorno; che atteggiamento hanno assunto, e assumono oggi, di fronte ai problemi di Napoli, di fronte al fatto che 400 miliardi destinati a Napoli per investimenti nei lavori pubblici non siano stati ancora utilizzati.
Questi elementi indicano la pericolosità insita nel comportamento di costoro. Le esigenze del Sud sono numerose, ma vanno risolte su un piano ben diverso da quello della contrapposizione con la Regione piemontese quando questa vuole intervenire a favore della scuola.
Altro aspetto che è stato sottolineato questa sera, indicato come elemento di scandalo, è quello relativo all'assegnazione dei libri ai figli dei ricchi. Anche questo io credo sia frutto di una maniera sbagliata di esaminare la questione. Non siamo certo noi ad avere tenerezza per i ricchi: ogni ricchezza trae sempre origine da uno sfruttamento di classe, e sotto questo profilo noi non siamo disposti a fare alcuna concessione. Il porre, in rapporto al problema dei libri scolastici, la questione della concessione estesa ai ricchi è una maniera sbagliata di affrontare il problema del rapporto con i ricchi. Che ci si sia voluti soffermare su questo, fa emergere nel merito una visione assistenziale della scuola che noi consideravamo già superata, visti gli impegni che erano stati presi all'interno di questo Consiglio fin dal momento in cui è stato formulato lo Statuto della Regione.
Ma, a parte la maniera errata in cui si vuol porre il problema di chi gode di alti redditi, questo è un atteggiamento errato verso le funzioni della scuola. Porre la discriminazione come elemento fondamentale di giudizio dell'intervento della Regione denota una concezione della scuola dell'obbligo molto falsata, che tende a snaturare la funzione sociale ad essa attribuita dalla Costituzione italiana. Una posizione sbagliata e falsata che è pericolosa, perché ci fa presumere che riuscirà difficile intervenire nella scuola dell'obbligo per costruire una scuola effettivamente capace di costituire una base formativa unitaria ed egualitaria: un elemento di questo genere concede ancora troppo spazio ad una concezione della scuola vista non in termini sociali.
Pertanto, gli elementi sollevati soprattutto dal Consigliere Gandolfi non ci convincono affatto, anzi, suscitano in noi addirittura preoccupazione, perché da questa matrice di concezione della scuola possono derivare atteggiamenti che vanno ben al di là del problema dei libri atteggiamenti capaci di riflettersi nella natura stessa della funzione del servizio scolastico. Noi diciamo: ai ricchi si facciano pagare tasse proporzionate alle loro capacità contributive. Poco importa se anche il figlio di Agnelli - ammesso che Agnelli abbia un figlio in età scolastica ritiri il buono-libri; quello che invece ci preme è che Agnelli paghi le tasse, le paghi al Comune di Torino, ad esempio, ed allo Stato, con tutti gli arretrati; che non gli venga invece concessa un'amnistia per tutte le evasioni fiscali che ha commesso in questi anni. Il problema va posto in questi termini. E non si tratta di una posizione demagogica, ma di una posizione di giustizia. I lavoratori ci capiscono concretamente sulla base di questo discorso.
E andando oltre, ragionando con maggior coscienza sociale, direi: per liquidare la questione degli alti redditi, si intervenga sui processi che li rendono possibili; si eliminino, ad esempio, tutte le forme di speculazione che hanno condotto a queste situazioni di privilegio e di ricchezza; si intervenga per evitare gli sfruttamenti e gli alti profitti non si favorisca il crearsi di altre condizioni di privilegio, così come si è fatto, per esempio, con il Governo Andreotti (lo dico anche in risposta a Zanone, che giustificava l'operato del Governo Andreotti), attraverso le particolari concessioni fatte agli alti gradi della burocrazia. Ecco, qui mi sembra che ci siano gli elementi di fondo di un'azione che deve metterci in grado di assorbire le ricchezze, ad impedire che essa si ricrei, a riportare questa ricchezza e queste risorse ad essere base fondamentale per interventi di carattere sociale. Su questa base si devono mettere in moto nuovi meccanismi di sviluppo nella società italiana, capaci di creare nuovi rapporti, nuovi consumi, e consolidare la democrazia. Io credo che i ricchi dovrebbero sentirsi umiliati non dal fatto di ricevere un buono-libro quanto piuttosto per la loro qualità di ricchi, di sfruttatori, nei confronti della classe operaia, delle classi che lavorano. Quindi respingiamo recisamente un atteggiamento così parziale, così strumentale che viene assunto oggi soltanto a mascherare l'opposizione a questo intervento della Regione.
Potremmo essere d'accordo, ma per altri motivi, sul non concedere le sovvenzioni agli alunni che frequentano le scuole private; per i motivi che ha indicato Zanone, ma anche per altri motivi: per il fatto che noi riconosciamo unicamente alla scuola dello Stato la funzione formativa.
Sul merito della questione "assegnazione libri" ho già detto che siamo coscienti dei limiti del provvedimento, ma pur tuttavia non attribuiamo ad esso alcun significato o carattere assistenziale. Ci adoperiamo anzi perch questo carattere non possa insorgere. Consideriamo questo provvedimento un primo passo di un processo tendente a risolvere i problemi della scuola.
Siamo partecipi del dibattito nel merito della funzione del libro, del dibattito critico sulla sua qualità, sull'esigenza di nuove tecniche didattiche, di nuovi strumenti. Ma anche in ciò vogliamo essere molto realisti, estremamente concreti, ed evitare qualsiasi atteggiamento di carattere massimalista.
Proprio gli atteggiamenti emersi attorno a questo problema in sede nazionale, ed anche qui, questa sera, in questo dibattito a livello di Consiglio da parte di altri partiti, ci dicono come la strada per giungere a conquistare una diversa dimensione, una diversa caratterizzazione della scuola sia una strada ardua, che richiede mutamenti di rapporti di forza e di alleanza. Pertanto, poiché ci facciamo pieno carico della difficoltà di un tale processo, ci rendiamo anche conto che bisogna essere molto concreti e muovere passi graduali, acquisendo anche parziali conquiste.
Consideriamo l'assunzione di responsabilità da parte della Regione relativamente ai libri, come un momento di questo processo, come un punto di questo processo di rinnovamento, che non si conclude qui, ma che deve essere incentivato ed esteso. Confidiamo che il significato sociale del provvedimento che questa sera è in discussione possa promuovere e stimolare una più ampia disposizione alle trasformazioni da apportare nella scuola e con esse, il necessario rinnovamento qualitativo dei libri scolastici.
Proprio in questo senso va detto che le osservazioni critiche vanno tradotte in volontà per essere partecipi di questa trasformazione, di questa promozione, che richiede forme di gestione sociale dell'attività scolastica. E' necessario dare responsabilità alle assemblee elettive locali, renderle partecipi, insieme alle proprie popolazioni, di una generale presa di coscienza dei problemi della scuola, farle diventare partecipi delle decisioni relative all'attività didattica, agli strumenti di cui la scuola deve dotarsi, e, fra questi, ai libri.
E' indispensabile creare un diverso rapporto tra società e scuola senza di che non sarà possibile realizzare quelle trasformazioni della scuola in senso generale che sono state qui richiamate.
Infine, respingiamo le inammissibili ingerenze dei Ministri che si sono manifestate in questi ultimi tempi a proposito della decisione della Regione. Esse mostrano in quale conto si tenga l'autonomia delle Regioni: il rapporto Stato-Regione non può trovare forme così personali, così strumentali di intervento, e noi denunciamo la gravità di questi atteggiamenti, che non sono assolutamente accettabili. Sotto questo profilo vogliamo attribuire all'espressione della volontà del Consiglio Regionale in senso positivo sul provvedimento contestato, il valore anche di una risposta responsabile a questi tipi di ingerenza; vogliamo attribuire alle scelte che la Regione sta per fare approvando questa legge, il senso di una ripulsa fin d'ora di ogni atteggiamento che si ponga sul piano della strumentalizzazione e della ritorsione nei confronti della Regione Piemontese. E' un atteggiamento, il nostro, che sottolinea la necessità di respingere ogni tentativo di recupero centralista. Non vogliamo aprire contrapposizioni conflittuali fra Regioni e Stato, ma non vogliamo neanche essere sudditi del Governo centrale nei confronti di scelte che devono essere lasciate all'autonomia delle singole Regioni Noi abbiamo sempre inteso e intendiamo la riforma regionalista, e l'attività del Consiglio Regionale, come un'attività che nell'ambito delle proprie competenze deve essere autonoma; solo nella misura in cui la Regione riesce ad esprimere autonomamente la propria volontà, si realizzano corretti rapporti tra Governo nazionale e Governi Regionali, e si dà alle Regioni la possibilità di partecipare alle scelte nazionali.
Riconosciamo e sottolineiamo tutti i limiti che stanno nel dispositivo di legge presentato dalla Giunta. Sotto questo profilo, per correggere alcuni caratteri limitativi che esso possiede, il nostro Gruppo ha già convenuto con altre forze politiche emendamenti: quello che intende attribuire responsabilità intanto di esecuzione ai Comuni, e quello relativo al controllo - richiesto dal collega Zanone - affinché le somme vengano date ad effettivo acquisto dei libri.
Poiché siamo convinti che questo dispositivo di legge abbia carattere e funzioni sociali, e costituisca un primo passo verso una soluzione globale dei problemi della scuola; poiché lo riteniamo rispondente ad una delle richieste che noi avevamo avanzato con la nostra mozione sul carovita, il nostro Gruppo ha giudicato necessario, con senso di responsabilità, pur valutandone tutti i limiti, dare la propria approvazione. Lo riteniamo transitorio rispetto all'approvazione di un dispositivo di legge di intervento globale sulla scuola, per il quale noi abbiamo già predisposto una nostra proposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vera. Ne ha facoltà.



VERA Fernando

Già in una precedente seduta, quando si era accennato all'idea di un intervento della Regione nel settore dei libri di testo, il Gruppo del PSDI aveva espresso due preoccupazioni: una era che questo intervento, data la sua rilevanza finanziaria, andasse a detrimento di altre scelte ugualmente importanti sia nell'ambito scolastico sia nell'ambito dell'esigenza di alleggerire gli oneri che l'aumentato costo della vita comporta per molte famiglie; l'altra, di cui mi ero fatto portavoce in quest'aula, era che esistendo nel settore dei libri di testo un'attiva speculazione editoriale di cui tutti siamo al corrente, questo intervento finisse, alla lunga, con il favorire questa speculazione, incentivandola con l'immissione sul mercato di una massiccia quantità di denaro.
Abbiamo avuto dalla Giunta e dal suo Presidente assicurazioni sia nell'un senso che nell'altro; cioè sia nel senso che la scelta che noi oggi facciamo per quanto riguarda i libri di testo non compromette le possibilità di intervento in altri settori ugualmente importanti, come anche che sarà seguita da parte della Regione, con tutti i mezzi e con tutti gli interventi che saranno ritenuti opportuni, la questione della speculazione editoriale, onde evitare che il costo dei libri di testo per la scuola media abbia ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni.
Queste due assicurazioni ci tranquillizzino su quelle possibili implicazioni di una legge che peraltro noi riconosciamo di notevole importanza sociale e alla quale non possiamo non essere favorevoli. Direi che siamo maggiormente favorevoli dopo che interventi, e, non esito a dire anche pressioni si sono avuti nei confronti di questa decisione della Regione Piemonte, volti a bloccarla: interventi e pressioni che, per gli argomenti che portano, qualche volta addirittura risibili, a nostro modo di vedere, ed anche perché lesivi di un'autonomia regionale che noi riteniamo debba essere difesa, ci convincono maggiormente della validità di essa.
Si è detto che la legge regionale in materia sarebbe un incoraggiamento al consumismo. La precisazione fatta dal collega Gandolfi in proposito è venuta in buon punto, poiché la cosa rischiava di apparire ridicola: veniva fatto di immaginare i ragazzini che si precipitano a comprare libri di testo allo stesso modo in cui ci si potrebbe precipitare a comprare un elettrodomestico o ad acquistare la benzina per il fine settimana. Il collega Gandolfi ha chiarito: in effetti, la preoccupazione sua e del suo partito è che il denaro liberato dalla Regione con questo intervento possa essere utilizzato a fini consumistici. E' una preoccupazione, del resto già confutata dal Presidente Calleri, che francamente riteniamo non abbia motivo di essere, data l'esiguità della cifra che la legge propone per contributo all'acquisto dei libri di testo.
E' stato detto che questo provvedimento avrebbe un carattere assistenziale, anche se poi chi sostiene questo concetto si propone di fare una distinzione fra ragazzi poveri e ragazzi ricchi che ha evidentemente un significato assai più assistenziale. In merito a questa sorta di regalo calleriano, fatto dal Presidente della Giunta che, travestito non sappiamo se da Babbo Natale o da Befana, entrerebbe nelle case con questo assegno di trentamila lire, ci si domanda: cosa dirà il professionista che ha appena letto il dotto discorso in cui il Ministro La Malfa ha raccomandato a tutti l'austerità? Francamente, a noi non importa gran che quello che pensa il professionista: ci fa piacere, piuttosto, che provi un senso di sollievo il lavoratore, il quale, preoccupato per un bilancio familiare sul quale già grava l'onere dell'aumento del costo della vita, si vede sia pure in misura minima aiutato da questo intervento della Regione. In particolare, ci interessa - è già stato detto, ma ci sembra vada ancora ribadito - che, il lavoratore immigrato, in genere, oltre tutto, con famiglia piuttosto numerosa, per il quale pertanto l'onere dell'acquisto dei libri di testo per i figli è particolarmente pesante ed incide in maniera assai rilevante sul suo già povero bilancio, veda dall'intervento della Regione alleviate le sue difficoltà di inserimento nella nostra società. In fondo, anche se è vero che non tutte le Regioni italiane potranno assumere, per difficoltà di bilancio, provvedimenti di questo tipo, e sarà più facile assumerli alle Regioni ricche, quali sono il Piemonte e la Lombardia, mi pare che considerato che larga parte del vantaggio viene soprattutto ai lavoratori immigrati, sia questo anche un modo per colmare le differenze che esistono fra Nord e Sud ed un modo di venire incontro ai lavoratori immigrati venuti qui a cercar lavoro.
Si è parlato di programmazione nazionale che sarebbe violata da questi interventi della Regione, e nei giorni scorsi da La Malfa junior, se non sbaglio, ci sono venuti dotti ammonimenti a non provocare l'inflazione nel Paese con siffatti provvedimenti. Io non credo che abbia senso una preoccupazione di questo genere: vorrei dire, però, che non si può invocare la programmazione nazionale, non si può invocare un quadro nazionale economico-sociale nel quale noi dobbiamo muoverci, fino a quando il Governo non abbia dimostrato di essere in grado di svolgere questi interventi, ad esempio anche nel settore della scuola, sui problemi dell'edilizia scolastica; non può evidentemente prendersela il Governo nei confronti delle Regioni che provvedono, in un settore di loro competenza qual è quello dell'assistenza scolastica, ad alleviare un bisogno quando poi lo stesso Governo non provvede per le materie di sua competenza, a predisporre cioè le strutture scolastiche delle quali purtroppo i cittadini italiani ed i loro bambini sono a tutt'oggi privi. Quando il Governo avrà dimostrato e noi ci auguriamo che il Governo di centro-sinistra possa dimostrarlo presto, ma fino ad oggi, anche perché troppo poco tempo è trascorso dalla sua assunzione di poteri, non abbiamo avuto modo di rilevarlo - di essere in grado di svolgere questi tipi di intervento, quando avrà dimostrato che al mantenimento di un certo quadro economico non si intende arrivare soltanto attraverso il sacrificio delle classi lavoratrici ma anche attraverso riforme che tornino a vantaggio di queste ultime, allora riconosceremo la possibilità di questi dotti ammonimenti, che oggi, anche perché a nostro avviso ledono l'autonomia delle Regioni, che tanto ci sta a cuore, sentiamo di dover respingere.
Sono stati proposti alcuni emendamenti da parte del collega Gandolfi che hanno qualche giustificazione pro e qualche ragione contro.
La proposta di stabilire un limite di imponibile può avere apparentemente una giustificazione etica, sulla base del ragionamento che non è giusto lo Stato provveda a venire incontro a classi già ricche, le quali, in fondo, sono ancora avvantaggiate nella loro ricchezza da questo contributo (mi pare, peraltro, piuttosto modesto) che viene dalla Regione.
Intanto, esiste - ne parlavo in una riunione con il collega Benzi, che essendo stato Assessore alle Imposte del Comune di Torino ha una certa esperienza in materia - un'estrema difficoltà accertamento. La nostra preoccupazione è che una norma di questo genere esigerebbe tutta una burocrazia per l'accertamento di questi limiti di imponibile, per il rilascio ai cittadini dei certificati necessari a dimostrare che il loro reddito imponibile è inferiore al tetto fissato dalla legge, con il che si finirebbe con l'annullare il vantaggio finanziario, di qualche centinaio di milioni, che potrebbe derivare dalla esclusione dal contributo delle famiglie al di sopra di un certo imponibile. A parte, poi, la considerazione di carattere costituzionale che, trattandosi di scuola dell'obbligo, non si vede perché si dovrebbe stabilire questa distinzione fra bambini poveri e bambini ricchi. Sarebbe come se nei confronti dei giovani chiamati ad assolvere il servizio di leva si stabilisse: diamo la divisa gratis a quelli poveri e lasciamo che quelli ricchi se la comprino.
Non mi pare che lo Stato a riguardo del servizio di leva si comporti in questa maniera. Non vedo quindi perché dovrebbe comportarsi in maniera differente a riguardo di quello che è, in fondo, un servizio di leva scolastico, cioè la scuola dell'obbligo.
Quindi, a mio parere, questa proposta, e per ragioni di carattere pratico, e per ragioni di carattere costituzionale, non è, secondo me accettabile.
Un'altra proposta di emendamento, che è quella di riservare l'intervento ai ragazzi che frequentano le scuole pubbliche, mi troverebbe senz'altro consenziente, avendo io sempre sostenuto che occorre far di tutto per favorire la scuola dello Stato e non le scuole private. Ricordo e forse lo ricorda anche il Presidente Oberto - che una discussione di questo genere era già stata svolta a suo tempo in Consiglio Provinciale a proposito delle borse di studio. Evidentemente, questa discriminazione ha un senso solo in uno Stato in grado di garantire una scuola efficiente a tutti i cittadini: il giorno in cui lo Stato sia in grado di eliminare i doppi turni, di assicurare la scuola a tempo pieno, di fornire aule scolastiche in numero sufficiente attrezzate nel modo più conforme alle esigenze di carattere didattico, avremo piena ragione a limitare il nostro intervento alla scuola pubblica, perché il cittadino non avrà più motivo per optare per la scuola privata rispetto a quella pubblica. Ma fino a quando così non sarà - perché purtroppo attualmente così non è - non potremo prendercela se, in considerazione delle deficienze della scuola di Stato, dei cittadini, anche lavoratori - perché non credo proprio che le scuole private siano frequentate unicamente dai figli di Agnelli - non sarà opportuna una discriminazione fra scuole private e scuole pubbliche.
In conclusione, ripeto che il nostro Gruppo darà il suo voto favorevole a questa legge che ci viene presentata dalla Giunta: lo darà perché la ritiene utile sul piano sociale, perché ritiene che non violi alcun quadro ne economico né sociale di carattere nazionale. Fino a che non sarà dimostrato che il non far niente è la norma ideale per assicurare la ripresa economica nazionale e il fare qualcosa è un contravvenire invece alle esigenze di questa ripresa, noi riteniamo che in un Paese come il nostro, che si trova oggi in estrema difficoltà, una Regione come il Piemonte che ha possibilità di svolgere un intervento utile sul piano sociale, non debba lasciar maturare degli interessi attivi nel proprio bilancio evitando di spenderli, quando intervenendo ha modo di alleviare in momenti particolarmente gravi i pesi che gravano sulle classi lavoratrici.
Ci rendiamo conto, perché ce lo ha annunciato il collega Gandolfi, che questa decisione della Giunta di portare avanti il suo disegno di legge sugli interventi per la realizzazione del diritto allo studio porterà ad una crisi nell'amministrazione della Regione Piemonte; crisi forse non nel senso pienamente statutario, ma senz'altro nel senso politico, perché uno dei partiti che fanno parte della maggioranza si ritira dalla Giunta. Io non intendo qui fare anticipazioni sull'atteggiamento del mio partito o l'atteggiamento degli Assessori del mio partito nei confronti di questo avvenimento, anche e soprattutto perché il partito socialista democratico che, senza essere un grosso partito, non è né un partito tascabile né un partito familiare, ha degli organi qualificati a prendere delle decisioni politiche, organi che si riuniranno la prossima settimana, e ai quali spetterà evidentemente prender posizione. Quello che personalmente mi sento di anticipare , perché è il mio giudizio, e sarà la posizione che io sosterrò, è l'auspicio che questa crisi, che si apre evidentemente a destra, perché si apre su posizioni di destra quali sono quelle espresse dal Partito repubblicano, possa portare ad uno sbocco di sinistra, cioè alla realizzazione nella Regione Piemonte di quella Giunta di centro sinistra che noi già auspicavamo sei-sette mesi fa, quando c'è stata la crisi, e che abbiamo sempre ritenuto, e continuiamo a ritenere, come partito, la soluzione naturale ai problemi della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Menozzi. Ne ha facoltà.



MENOZZI Stanislao

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le mie perplessità in questo momento sono pari all'importanza, anzi, direi, alla nobiltà del problema in discussione. Dette perplessità non traggono certamente origine dalle motivazioni che hanno ispirato la Giunta nella presentazione del disegno di legge contemplante interventi per la realizzazione del diritto allo studio motivazioni che condivido toto corde. D'altro canto, non c'è bisogno di essere investiti e facoltizzati ad entrare e pronunciarsi in quest'aula per sentire e comprendere quanto sia essenziale facilitare e potenziare il diritto allo studio ad ogni e qualsiasi livello scolastico, e specialmente a livello della scuola dell'obbligo, e ciò non solo per il sia pur importante scopo di vedere ulteriormente elevata la media culturale dei cittadini piemontesi, ma anche perché ogni intervento in campo scolastico rappresenta anche un investimento di natura socio-economica, e conseguentemente un investimento produttivo.
Sarebbe estremamente difficile in tal senso trovare un solo aspetto negativo, e da nessuno dei Colleghi che mi hanno preceduto è stato infatti individuato. Ma allora, donde trae origine la mia perplessità? La mia perplessità trae origine dalle notevoli carenze, parecchie delle quali veramente gravi, che lamenta la società piemontese in questo particolare momento, ed in specie in alcuni suoi settori ben conosciuti: si veda, ad esempio, la situazione nella quale versa l'agricoltura, insieme ai suoi operatori. Mi limito a questo settore perché è quello che mi è più vicino ma quanti e quanti altri ce ne sarebbero da elencare che proprio in questo momento accusano estreme difficoltà! E' possibile pensare di poter intervenire concretamente e subito nei confronti di detti settori? Purtroppo no.
Ed allora si pone inevitabilmente il discorso che è qui riecheggiato ripetutamente anche in passato: la ricerca nelle priorità in fatto di interventi. E' indubbio che se la nostra società non lamentasse le carenze che lamenta sicuramente non sarei intervenuto, o, se fossi intervenuto l'avrei fatto soltanto per plaudire all'iniziativa della Giunta. Ma purtroppo la realtà è quella che è, non quella che potremmo anche sognarci che vorremmo tutti che fosse. Alcuni mesi or sono, intervenendo sul bilancio di previsione, poiché anche allora si manifestavano certe carenze invitammo la Giunta a voler compiere uno sforzo per rivedere alcuni capitoli di spesa in modo da dilatare un tantino l'erogazione, prevista per alcune voci: ci venne risposto che purtroppo ciò non era possibile. Il problema del diritto allo studio esisteva anche tre, quattro, cinque mesi or sono. Ora, ci troviamo improvvisamente di fronte ad un disegno di legge che impegna niente po' po' di meno che 4 miliardi e 350 milioni per quest'anno, destinati certamente ad aumentare negli anni successivi; e trattasi di previsioni, che, come si sa, ben difficilmente finiscono con il collimare con i consuntivi, per cui, in sede di consuntivo, è facile prevedere che le cifre saranno notevolmente maggiorate.
Ricordo, sempre richiamandomi a quell'intervento, che noi avevamo dedicato la massima attenzione, elencandole, ad alcune carenze dei servizi essenziali che la nostra società, soprattutto quella rurale, lamenta. Mi sia consentito ricordare che l'umana gente, nascendo, se in prospettiva rivendica anche il diritto allo studio, rivendica prima di tutto altre esigenze fondamentali: quelle di vedere, di camminare, di dissetarsi.
Proprio in questo momento sono di palmare evidenza certe deficienze: andate in certe strade di zone del nostro Piemonte che hanno conosciuto nei giorni scorsi le alluvioni e le troverete impraticabili, e tali rimarranno per parecchie settimane, se non per mesi; andate in certe nostre comunità rurali, e troverete che manca l'approvvigionamento idrico; andate in certi nostri casolari, in certi angoli che, seppur sperduti, sono pur sempre territorio piemontese, e vi accorgerete che manca la luce, che si vive la sera al lume della candela.
Ecco i motivi della mia perplessità. Dal momento che ho fatto riferimento all'agricoltura e alle comunità rurali, dirò che queste comunità indubbiamente hanno anch'esse ragazzi che vanno a scuola, e che indubbiamente non possono non sentire di primo acchito un trasporto verso questo mirabile intervento. Ma, quando ci si abbandona alla riflessione alla meditazione, ci si accorge che non si può rifuggire dal discorso delle priorità, e che, agendo d'impeto, volta per volta ed a caso, si corre il rischio di colmare una sola lacuna e solo in parte, come qui è stato evidenziato, perché con la concessione gratuita dei libri scolastici non si colmano le vaste lacune del mondo della scuola nel nostro Paese e si corre il rischio di lasciarne scoperte tantissime altre. Per l'agricoltura, mi pare che in fatto di investimenti il bilancio di previsione per il '73 preveda una cifra inferiore ai 4 miliardi: ora, in un sol settore, e senza risolvere per intero problema, si pensa di spendere 4 miliardi e 350 milioni.
Ho voluto trarre spunto anche dalla discussione di oggi per evidenziare queste cose. Nei prossimi giorni si presenteranno al Presidente della Giunta, all'Assessore competente e al Presidente del Consiglio dei Sindaci arriveranno altri ordini del giorno con i quali si invoca la predisposizione immediata di un fondo di pronto intervento per incominciare subito a fare qualcosa per le zone disastrate. Ricordo, anche se certamente non ve n'è bisogno, all'Assessore competente, quante istanze riceve sulla legge 184, sulla 181, le uniche due leggi che riguardino determinati settori: sono anni che questi amministratori hanno progettato lavori che attendono la loro realizzazione e si sentono rispondere sempre allo stesso modo: non ci sono mezzi.
Con questo mio intervento, l'ho già detto, non voglio certo misconoscere, anche soltanto per un attimo, l'importanza dello studio: sono padre anch'io, ho quattro figli, tre dei quali vanno tuttora a scuola, e uno dei quali frequenta la Media. Ma non posso non rendermi conto guardandomi attorno, che ci sono necessità per cui gli interventi non possono assolutamente essere dilazionati o rimandati, se non si vuoi rischiare di far svanire totalmente quella credibilità che così vivamente era stata suscitata nell' animo di certi cittadini dall'avvento dell'Ente Regione.
Avviandomi alla conclusione, anche perché ancora numerosi sono coloro che debbono intervenire, dichiaro che, superando le mie perplessità, dar anch'io voto favorevole al disegno di legge, nella speranza che, quando nelle prossime tornate consiliari, porremo alcuni dei problemi qui evidenziati, ed anche altri, che è necessario vengano posti, la Giunta come ha saputo trovare e reperire i fondi per questo intervento in campo scolastico, sappia non rimanere insensibile agli altri interventi che abbiamo indicato qui oggi e che indicheremo nuovamente con altri interventi, pur rendendoci conto dei limiti del bilancio. Mentre il '73 sta andandosene e si avvicina a rapidi passi il '74, noi diamo questo voto come un attestato di fiducia, di speranza, che il Consiglio voglia sempre più recepire certe esigenze, che sappia indicare in modo chiaro e preciso la strada delle priorità, senza sottovalutare alcun problema, che la Giunta sappia manifestare in concreto la sua volontà di intervento in ogni settore, ponendosi però scrupolosamente sulla strada delle più volte menzionate priorità.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Carazzoni. Ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, molto già è stato detto e altro potrà ancora essere detto, visto il numero degli oratori ancora iscritti a parlare su questo progetto di legge. Tuttavia, per esprimere un giudizio, un giudizio meditato, beninteso, sembra a noi che non occorrano poi tante parole. Si tratta, a nostro avviso - e direi, dopo quanto abbiamo or ora sentito dal collega Consigliere Menozzi, forse non soltanto ad avviso nostro -, di una iniziativa di legge smaccatamente demagogica, nei confronti della quale la posizione del Movimento Sociale Italiano - Destra nazionale non può essere che di ferma denuncia e altrettanto ferma ripulsa.
E' ben vero, e certamente non saremo noi a volerlo denegare o contestare, che la Costituzione è rimasta fino ad oggi, ed è oggi ancora disattesa nell'applicazione del suo art. 34 e che vi sono al riguardo precise, inequivoche responsabilità da parte del presente come dei passati Governi di centro-sinistra.
Torniamo infatti, come dite voi, colleghi Consiglieri, a monte del problema. All'inizio dell'anno scolastico 1962-'63, tra i primi provvedimenti di un Ministero di formula di centro sinistra, vi fu quello della distribuzione gratuita dei libri di testo agli alunni delle scuole elementari. Sul principio della legge fu d'accordo in Parlamento anche il Movimento Sociale Italiano, proprio perché con essa legge si veniva a dare prima attuazione al dettato costituzionale. Fu invece sul merito della legge stessa che si sostanziò il dissenso della nostra parte politica osservandosi che la spesa (si trattava e si tratta di parecchi miliardi di lire sborsati dai contribuenti italiani) era eccessiva e che si sarebbe potuto fare opera sicuramente più giusta, scelta certamente più equa escludendo dal beneficio della gratuita distribuzione gli alunni non bisognosi, le cui famiglie erano in grado di acquistare senza sacrifici troppo onerosi i libri di testo delle scuole elementari. Ma tant'è, allora al Governo di centro-sinistra premeva reclamizzare quel provvedimento per il lancio propagandistico di una formula che anziché un atto di giustizia sociale si è poi rilevata una grave iattura per tutti gli italiani.
In seguito, a rendere ancora più evidente sottofondo demagogico che aveva mal consigliato quella iniziativa, venne in soccorso, all'inizio dell'anno scolastico 1963-'64, la riforma che porta il nome, altrettanto demagogico, di Scuola media unificata; anch'essa dannosa, perché sbagliata nello spirito e nella forma. Ed è qui che viene in rilievo la grossa inadempienza del centro-sinistra. Le autorità del regime demo-marxista.



VIGLIONE Aldo

Demo-pluto-marxista, hai dimenticato il "pluto"...



CARAZZONI Nino

...pur trovandosi a difendere una scuola media obbligatoria per tutti hanno totalmente ignorato, e continuano ad ignorare, fidano incautamente sulla distrazione e sulla disattenzione degli italiani, il problema della fornitura gratuita dei libri di testo, in questo caso davvero sì doverosa poiché tutti sanno che per i libri di un ragazzo che frequenti la prima media la spesa va ben oltre le trentamila lire, da sottrarre ai già magri e sudati proventi delle famiglie. Questo cosa significa? Che nella scuola elementare i libri di testo si regalano a tutti, anche a quelli che per censo potrebbero acquistarseli, mentre, all'opposto, nella scuola media si negano agli studenti che non possono far fronte alle relative spese per gli indispensabili testi scolastici.
A questo punto, noi dobbiamo osservare che quando la Giunta Regionale ci viene a dire, in buona sostanza, che questa è una situazione non tollerabile, una situazione che va corretta e modificata, ci trova senza dubbio d'accordo e consenzienti; anzi, noi non vogliamo essere, da questo punto di vista, secondi ad alcuno nel denunciare che questo Governo di cosiddetta giustizia sociale, in ordine a quanto impone agli italiani nel campo dell'istruzione - frequentare la scuola elementare e la scuola media dell'obbligo - usa due pesi e due misure, ugualmente denigratorie di ogni principio di equità.
La Giunta Regionale è arrivata alle medesime nostre considerazioni e conclusioni. Noi ne prendiamo volentieri atto. Allora, dove si manifesta il nostro dissenso? Quel dissenso che in premessa ci ha portato a definire "smaccatamente demagogica" l'iniziativa proposta dalla Giunta Regionale, si manifesta allorquando l'Esecutivo, ripetendo la solita scelta demagogica che già fu di un precedente Governo di centro-sinistra, consistente nella concessione gratuita dei libri di testo a tutti indistintamente gli alunni delle elementari, ripete il medesimo errore proponendo la concessione gratuita dei libri di testo a tutti, indistintamente, gli studenti della Media.
Qualcuno ha detto che, così facendo, si conquista il superamento del carattere assistenziale che hanno avuto fino ad oggi i provvedimenti in questo campo: a noi sembra, molto più semplicemente, che si faccia una scelta demagogica. Certo, la gratuità dei libri di testo, sempre in applicazione del già citato art. 34 della Costituzione, va riconosciuta così come noi la riconosciamo, in linea di principio; ma deve essere riconosciuta - ecco la sostanza della nostra osservazione - in favore di chi veramente ne abbia bisogno. Noi abbiamo ascoltato alcune tesi in difesa di questo principio dell'estensione indiscriminata a tutti gli allievi della Scuola media dei testi gratuiti. Dobbiamo dire sinceramente che il pur divertente paragone stabilito per esempio dal Consigliere Vera con la concessione gratuita delle divise militari alle reclute provenienti da famiglie non benestanti non ci ha affatto convinti. Noi diciamo che 4 miliardi e 350 milioni non devono essere portati a gravare sulle spalle dei contribuenti piemontesi quando alle porte urgono tutte quelle situazioni di squilibrio generale, settoriale che abbiamo poco fa sentito denunciare con tanta veemenza dal collega Menozzi. E tutto questo, poi, in un momento in cui l'attenzione dell'opinione pubblica viene richiamata di continuo sulla gravità della situazione economica, nonché in un momento in cui i bilanci pubblici versano in condizioni disastrose.
Noi abbiamo detto, attraverso la denuncia delle inadempienze costituzionali del centro-sinistra, di essere favorevoli all'art. 34 della Costituzione e di sollecitarne l'applicazione. Pertanto, saremmo anche stati d'accordo sull'iniziativa della Giunta Regionale se in essa avessimo ravvisato l'intento di sopperire ad una delle tante carenze del centro sinistra e se non vi avessimo trovato all'opposto intendimenti di pericolosa e censurabile demagogia, che ben facilmente si sarebbero dovuti e si sarebbero potuti evitare ove soltanto, come saggezza consigliava e consiglia, si fosse aderito al principio di escludere dal provvedimento le famiglie ad elevato livello di reddito e di farne beneficiare soltanto le famiglie realmente bisognose.
Un'altra considerazione dobbiamo aggiungere. Il Presidente della Giunta ha dichiarato - si veda "La Stampa" di ieri, 26 settembre, ma soprattutto si richiamino alla memoria le dichiarazioni da lui rese poco fa innanzi a questo Consiglio Regionale - che le preoccupazioni sollevate per le conseguenze finanziarie del provvedimento, se hanno motivo di esistere per bilanci in difficoltà, non sono valide per quelli come il nostro. Ecco il principio pericoloso e chiaramente eversivo della Regione concepita come Stato autonomo, contro il quale il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, deve rinnovare la propria ferma ed intransigente opposizione! Ecco la pericolosità di una legislazione regionale che è destinata fatalmente ad accentuare gli squilibri fra l'una e l'altra zona d'Italia! Perché, infatti, lo studente piemontese, per il sol fatto di vivere in una regione considerata ricca, o quanto meno benestante, deve poter godere di benefici, in questo caso la concessione gratuita dei libri di testo, che non possono invece essere accordati e riconosciuti, per le difficoltà di bilancio delle rispettive Regioni, allo studente del Veneto o della Basilicata? Con siffatto provvedimento, non crediamo, colleghi Consiglieri che si vengono a creare disparità e discriminazioni fra italiani e italiani? E che si viene a violare il principio della Costituzione secondo il quale tutti i Cittadini, per il fatto stesso di avere uguali obblighi, hanno anche uguali diritti? Un'ultima osservazione. Le implicazioni portate sul piano politico dalla discussione e dall'adozione di questa legge sono evidenti a tutti.
Noi crediamo non sia più possibile, al punto in cui la situazione è giunta dopo le dichiarazioni che abbiamo sentito ripetere nel primo intervento del Consigliere Gandolfi, sottrarre questo Consiglio Regionale ad un ampio dibattito politico sul permanere della validità della formula sulla quale si regge l'Esecutivo regionale. In quella sede ed in quel momento noi ci ripromettiamo di approfondire le nostre considerazioni, perché forse potrebbe apparire allora con più evidenza che qualcuno, nella fattispecie il Presidente dott. Calleri, al contrario di quanto è stato qui detto (usiamo ancora una volta espressioni del collega Vera), non si è comportato da Babbo Natale o da Befana, ma ha perseguito un preciso disegno politico: se è vero, come è vero, che questa crisi che si va prefigurando non si apre certo a destra, mentre sembra certo che a sinistra si debba concludere, è facile il sospetto che si sia strumentalizzata la proposta di legge stessa per crearsi facili consensi a sinistra, e, attraverso un rovesciamento di alleanze, puntare su altre formule, abbandonando quelle ormai superate nella moda politica corrente, quali quella della centralità, cui si ispira ancor oggi la Regione Piemonte.
Tutto questo, dicevamo, lo rimandiamo alla sede del dibattito politico.
Per il momento vogliamo concludere dicendo che ad una legge non infondatamente sospetta di illegittimità costituzionale e così demagogica nella sua sostanza, nel suo contenuto, è chiaramente scontato che il Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, non potrà che dire il suo "no".



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Conti. Ne ha facoltà.



CONTI Domenico

Signor Presidente, signori Consiglieri, dico subito che non mi dilungherò a discutere sui principi, quali ad esempio il principio del diritto allo studio, perché su questi credo di essermi pronunciato abbastanza chiaramente in occasione del dibattito svoltosi qui, in Consiglio Regionale, quando si discusse sul decreto delegato per l'assistenza scolastica. Cercherò di essere molto aderente al testo della legge, per affrontare in concreto i problemi che si pongono a noi Consiglieri Regionali.
Il provvedimento che ci viene sottoposto contiene indubbiamente notevoli aspetti di positività, che desidero anch'io sottolineare, e che non sono affatto sminuiti dalle osservazioni che più avanti muoverò. Io sono allineato tra coloro che sostengono la necessità di trasferire verso il settore della scuola i più ampi stanziamenti possibili, e pertanto non posso non compiacermi della destinazione alla scuola di uno stanziamento di ben quattro miliardi e mezzo. Confido anche che questo provvedimento sia soltanto un primo passo in questa direzione e permetta di innescare un discorso per affrontare globalmente i problemi del diritto allo studio e dell'assistenza scolastica. Riconosco anche che, così com'è formulato, il provvedimento rappresenta un sostanziale, tangibile aiuto per tante famiglie, quanto mai utile ed importante nelle situazioni di difficoltà economica che tutti conosciamo. Voglio pure ammettere che questo documento rappresenta un passo abbastanza importante - ma solo un passo - verso la eliminazione di procedimenti discriminativi all'interno della scuola, il cui permanere creerebbe effettivamente grosse difficoltà che altri Consiglieri hanno già illustrato (io a suo tempo ne ho parlato, e vi risparmio di sentirveli ripetere). E' un provvedimento, inoltre, che si pone a noi con una perentorietà, direi, assoluta.
A questo proposito mi spiace dover contraddire la Consigliera Soldano circa le possibilità per la Commissione di vagliare approfonditamente il problema del diritto allo studio e all'assistenza scolastica: non poteva certo bastare il brevissimo incontro che c'è stato soltanto martedì scorso ieri l'altro, su un testo presentato improvvisamente, per assumere una posizione perfettamente responsabile. Fin dall'epoca del trasferimento delle funzioni, e poi durante la discussione sui bilanci, ho sempre sostenuto, affiancato in questo da altri Consiglieri, la necessità di avere in mano degli studi per poter effettuare una ricognizione veramente adeguata su tutti i problemi del diritto scolastico, perché diversamente saremmo stati nell'impossibilità di fare delle leggi che avessero un qualche senso, un qualche fondamento. Non è esatto, dunque, dire che abbiamo avuto la possibilità di affrontare la questione consapevolmente e responsabilmente: non soltanto a causa del tempo limitato, ma proprio per il depotenziamento delle nostre funzioni. E' un aspetto che mi pare di dover ribadire. Io avevo chiesto addirittura che si costituissero delle Commissioni speciali, se, la Giunta non se la sentiva di procedere in questa direzione: ne fa fede il verbale del mio intervento in sede di discussione del bilancio per il 1973.
Ora, comunque, le circostanze sono quelle che sono, La Giunta ha presentato il disegno di legge e su di esso ha assunto una posizione ferma direi persino intransigente: se si votasse contro il disegno di legge, ad essere colpiti sarebbero coloro che non possiamo assolutamente colpire cioè le famiglie, i giovani cui questo contributo è destinato, e non ci sarebbe garanzia alcuna che il dibattito potesse poi fruttuosamente proseguire in tempo utile su un altro provvedimento. Ci troviamo, dunque in una situazione drammatica, che ci costringe inevitabilmente a seguire una certa direzione di marcia. E' un provvedimento, quindi, che nella sostanza non si può non approvare.
Sia tuttavia consentito anche a me, visto che il voto dev'essere dato responsabilmente, di esprimere perplessità notevoli. Mi atterrò a considerazioni concrete, non ragionerò in astratto.
Intanto, è in ogni caso un provvedimento preso precipitosamente. Non mi si dica che già da tempo si aveva in animo un provvedimento di questo genere: le contraddizioni esistenti tra la dichiarazione dell'Assessore di qualche giorno prima e la dichiarazione del Presidente della Giunta ci confermano che un mese fa nessuno pensava ad un documento di questo genere la stessa minoranza si era limitata, in pratica, in linea di principio, a chiedere un congruo, sensibile aumento degli stanziamenti per quello che concerne i libri di testo. Ed allora esprimerei una prima grossa perplessità per il modo repentino in cui il provvedimento è stato presentato e portato in approvazione.
Quello che poi è più preoccupante è che questo provvedimento lascia in ombra il problema dell'evasione dall'obbligo scolastico: cioè, in pratica si dà per scontato che le famiglie incontrano soltanto delle difficoltà magari anche gravi e sempre più aggravantisi, nel mandare i figli a scuola.
Nella realtà - e questo lo dico a lume di naso, per sensibilità, non sulla base di dati, perché non ne posseggo e, per quel che mi risulta, nessuno li ha - vi sono varie forme di evasione. Lasciamo stare quella più macroscopica, che arriva addirittura alla non iscrizione (ma per questi casi sono previsti procedimenti giudiziari, penali eccetera), ma c'è anche quella della non frequenza, anche quella della frequenza saltuaria, anche quella della frequenza non fruttuosa, per le condizioni familiari in cui uno studente viene a trovarsi.
Noi facciamo una scelta onerosa, come quella della concessione gratuita dei libri di testo, senza averla considerata in tutti i suoi aspetti. Ci rendiamo conto, facendo i calcoli che, supponendo anche che in Piemonte esistano soltanto il 20 per cento di famiglie in grado di acquistare senza che il loro bilancio ne risenta minimamente i libri di testo, si spenderebbe senza scopo circa un miliardo di lire? In altre parole, noi adottiamo un provvedimento che su quattro miliardi e mezzo ne sciupa uno sia pure per raggiungere scopi altamente apprezzabili, come, diciamo l'aumento sostanziale per tutti, l'eliminazione delle discriminazioni. Ma avete pensato a quel che si potrebbe fare con un miliardo? Tanto per rimanere in campo scolastico, si potrebbero fare venti edifici scolastici da 225 milioni, o 45 edifici scolastici da cento milioni, oppure si potrebbero corrispondere 2.250 stipendi da due milioni per l'eventuale tempo integrato, oppure si potrebbero costruire quattro collegi universitari da un miliardo, oppure si potrebbe pensare alle mense. E gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Non so se, in una tale situazione, noi possiamo procedere a cuor leggero per questa strada, senza aver esaminato se non sia possibile, a tempi stretti - però con la precisa volontà di trovarlo, e non con una presa di posizione rigida eccetera - qualche cosa che, se non altro, non ci mettesse nella condizione di essere accusati di non aver fatto nulla per eliminare questo inconveniente.
Tra l'altro, il provvedimento elimina veramente i criteri discriminatori? Intanto, c'è da domandarsi se lo stanziamento previsto sarà sufficiente per l'acquisto di tutti i libri (ammesso che lo sia per quest'anno, non lo sarà certamente per un altro anno: e si è già parlato qui di contributo, quindi si è già contemplata la possibilità di uno scavalco di questa cifra). Poi, resta sempre il problema dei libri consigliati, che alle volte non sono meno importanti dei libri di testo: i figli di genitori che versano in difficoltà economiche difficilmente riusciranno a procurarseli. Praticamente, è sempre possibile che una parte dei libri di testo non possa essere acquistata dalla famiglia, e comunque se si vuole che gli allievi l'abbiano, dev'essere fornita da qualcuno.
Io raccomanderei anche di stare molto attenti ai meccanismi nel campo della scuola. Se è vero che un provvedimento meccanico, che non obblighi a denunce, a esibizioni di povertà, di bisogno, è senz'altro da approvare non vanno sottovalutati gli aspetti negativi dei provvedimenti meccanici.
Ricordiamoci che la scuola, in fondo, è ancora sempre il regno dei perch dei per come, dei provvedimenti giustificati, delle giustificazioni. E' vero che gli allievi non dovranno più assoggettarsi a presentare uno stato di povertà o di bisogno, però non, potranno non rilevare che indiscriminatamente i soldi sono stati dati a chicchessia, non potranno non rilevare che, in fondo, lo squilibrio sostanziale non è affatto stato modificato, perché a tutti è stata data la stessa cosa. Non so se poi si soffermeranno a fare altre valutazioni, ma questa la faranno sicuramente, e la faranno anche le loro famiglie.
Non si sarebbe potuto invece studiare un sistema diverso, che intanto garantisse veramente la gratuità dei libri? (Intanto, è necessario istituire un fondo, per evitare l'aleatorietà: non si può più andare per cifre, c'è tutto un meccanismo di legge particolare). Si sarebbe potuto prevedere un semplice questionario contenente una sola domanda: "La famiglia richiede i libri di testo?" alla quale bastasse rispondere con un sì o un no: chi avesse risposto sì avrebbe ricevuto i libri, chi no non li avrebbe ricevuti. In questo modo ci sarebbe stata almeno la possibilità di dare veramente un carattere educativo al provvedimento. Non si sarebbe più dovuto compilare una domanda, ma semplicemente esprimere un punto di vista.
In questo caso, sarebbe chi avesse accettato l'assegnazione gratuita dei libri pur essendo in grado di provvedere senza grave sacrificio al loro acquisto personalmente a doversi giustificare, non più chi non è abbiente o si trova comunque in difficoltà economiche a dover chiedere specificando la sua condizione di bisogno. Se avessimo posto in pratica questo principio dopo averne naturalmente studiata, verificata la pratica attuazione avremmo veramente garantito l'assegnazione dei libri a tutti quelli che ritenevamo di averne diritto in quanto in condizioni di difficoltà. Forse questa autorinuncia non avrebbe fruttato grossi risparmi: visto però che insistiamo tanto sulla funzione educativa dei provvedimenti, mi pare che questo fosse un aspetto da tenere nella debita considerazione, considerato tutto il resto. Faccio ancora presente che il risparmio di quel famoso miliardo ci avrebbe consentito di erogare almeno tremila borse di studio da trecentomila lire, non sulla base del criterio del merito ma su quella del criterio della necessità, consentendo in certi casi veramente di sbloccare delle situazioni.
C'è un'osservazione ancora da fare. Il provvedimento nella sostanza si prospetta come un'erogazione alle famiglie in considerazione che, oggi come oggi, la vita è cara. Faccio presente, però, che seguendo questa linea chiunque ha dei problemi non meno gravi avrebbe diritto, nella sostanza, se non nella forma, di chiedere di essere alleviato di qualche peso. Il provvedimento è infatti scorporato da tutto un disegno. Non si dice nulla dei rapporti con la scuola: è un provvedimento meccanico, che ha tutta l'impersonalità dei provvedimenti meccanici, e non si riesce ad intravedere a quali risultati potrà sortire, che razza di dibattito, di arricchimento per la scuola, di intervento, di partecipazione per la scuola potrà porre in essere. In ultima analisi, questo intervento può anche essere interpretato in questo modo E allora? Ci rimane pur sempre dinanzi, fra le altre cose, questo punto interrogativo: quanti sono effettivamente coloro per i quali questo provvedimento non risolve nulla, e che rimangono nella condizione di non poter frequentare, o non poter frequentare con profitto, almeno per quelli che sono gli impedimenti di natura economica, di natura sociale, di natura anche spaziale (perché ci sono poi anche difficoltà in fatto di trasporto di sicurezza eccetera)? Questo noi non l'abbiamo considerato: all'interno di questo provvedimento, nella sostanza di questo provvedimento, manca qualsiasi indicazione che ci dica che marciamo in un'altra direzione che non sia puramente quella erogativa.
Ho già accennato al problema nelle unità scolastiche, del mondo della scuola, il quale viene certamente sgravato da una certa pressione, in un certo senso. Però, non basta sgravare: bisogna incentivare e promuovere in altra direzione. Tanto più che sappiamo che addirittura c'è chi sostiene che ad un bel momento bisognerà fare a meno dei libri di testo. Ricordo che l'anno scorso delle rappresentanze che si qualificavano sindacali hanno chiesto che si promuovesse un intervento non nella direzione dei libri di testo ma piuttosto nella direzione delle casse scolastiche, per una dotazione collettiva di tutto il materiale didattico. Senza voler dare un giudizio su questi punti di vista, mi limito a dire che esistono anche di queste prese di posizione.
Il problema dei testi è un problema ancora tutto da discutere, anche se, oggi come oggi, indubbiamente è una necessità, è tutto un problema aperto. Senza contare che esso va affrontato comunque, e sotto l'aspetto della validità e sotto l'aspetto del minor costo. Sono questioni che non si possono eludere. E' veramente preoccupante che si eroghi denaro senza porre alcuna premessa, senza alcuna indicazione della direzione in cui si vuole andare.
Avevo promesso che mi sarei attenuto agli aspetti, diciamo, di efficienza, proprio con una posizione, nei miei intendimenti almeno perfettamente obiettiva, anche se non insensibile, anche se non orientata politicamente.
C'è poi il problema dagli Enti locali. Sono semplicemente auspici quelli che noi facciamo che gli Enti locali, sgravati dell'onere dei libri di testo, mantengano la destinazione del finanziamento che avevano previsto ai problemi della scuola. Una indicazione precisa in tal senso non viene data. Non voglio dire di più, non voglio far nomi, perché si tratta di semplici considerazioni, non di prese di posizione, ma quante volte in Commissione sono stati avanzati rilievi non dico sullo zelo degli Enti locali ma sull'opportunità di certi provvedimenti piuttosto che certi altri! Se non viene dato, discusso un indirizzo, i danari così risparmiati ammesso che rimangano destinati alla scuola, quale direzione prenderanno? Quella, per esempio, dei doposcuola? A norma di legge, non è previsto nulla. Praticamente, è tutto un problema politico. Ma politico di chi? Di gruppi, perché il Consiglio non si è ancora espresso, non ha dato un indirizzo. Quindi, questi soldi, in effetti, come saranno pesi? Probabilmente, a seconda della sensibilità dell' amministratore per un aspetto piuttosto che per un altro. Perché manca un dibattito vero nel decidere l'indirizzo più conveniente, più razionale degli eventuali risparmi sulla voce "libri di testo", che favorisca una visione organica e condivisa sostanzialmente generalizzata (perché bisognerà pure che stabiliamo delle forme di compenetrazione, di collegamento tra Regioni e Comuni). Ammesso poi che non ci siano dei Comuni che, premuti da necessità urgenti, si sgancino dall'impegno - conosciamo tutti la situazione dei Comuni, l'urgenza delle spese giuridicamente considerate di obbligo, sotto l'incalzare pressante dei problemi - e finiscano con il dirottare almeno in parte queste cifre verso altri settori.
Infine, non posso non riconoscere valida l'osservazione del Consigliere Zanone per quel che riguarda la formazione professionale. Ci troviamo addirittura di fronte a persone alle quali non solo non è più dato di avere i libri di testo ma addirittura non è più data possibilità di frequentare alcun corso, se la Regione non interviene energicamente. Sta bene l'azione svolta presso il Governo, ma ad un certo punto occorrerebbero anche prese di posizione a livello di bilancio. Il 1° ottobre dovrebbero riprendere, e ancora non sono state impartite disposizioni. Si tratta di una massa grosso modo, di quarantamila giovani lavoratori, per un complesso di docenti, istruttori eccetera di 2.600 persone approssimativamente. Il problema è poi particolarmente grave se lo si guarda sotto un altro aspetto. A parte il fatto che bisognerebbe adottare criteri di selezione di indirizzo per questi finanziamenti, ci rendiamo conto di che cosa significhi in termini anche di occupazione? Ci sono settori per i quali non si trovano qualificati o specializzati. Per questi settori noi non ci impegniamo, non si sa nulla, non si sa quale linea la regione Piemonte, in ogni caso, vorrà seguire, quali garanzie vorrà dare a questi Enti, dopo averli selezionati e indirizzati. Per cui c'è il danno gravissimo della mancanza di preparazione. Dove potranno rivolgersi queste persone? Non hanno altre possibilità in campo scolastico: tra l'altro, anche se decidessero di passare a frequentare una scuola secondaria superiore, non vi troverebbero posto. Pur senza disporre di dati statistici, sappiamo benissimo che le iscrizioni sono chiuse da tempo per quel che riguarda le scuole medie superiori.
Io mi auguro che, visto che ci troviamo perentoriamente costretti ad approvare questo documento, nonostante le numerose perplessità, per giunta ridottissima disponibilità di tempo per un esame, non c'è dubbio che lo dobbiamo approvare, data la situazione, la Giunta voglia assumere un impegno preciso per quello che riguarda anche questo aspetto formativo culturale anch'esso, e quindi voglia, dando anche garanzie per questo settore, ribadire e chiarire sempre meglio la sua volontà in materia di sviluppo della Regione e di scelte prioritarie.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Calsolaro. Ne ha facoltà.



CALSOLARO Corrado

Signor Presidente, signori Consiglieri, il Gruppo socialista ha già espresso la sua posizione sul problema dei libri di testo nella scuola dell'obbligo in occasione del dibattito sulla mozione a suo tempo presentata in Consiglio, e pertanto approva il fondamentale principio di una iniziativa volta a rendere effettivamente gratuita la scuola dell'obbligo. Il nostro Capogruppo, compagno Nesi, ha esposto nel corso della seduta antimeridiana il pensiero del Gruppo socialista sull'importanza istituzionale della legge, per quanto attiene ai rapporti fra lo Stato e la Regione, con particolare riferimento agli interventi del Ministro del Tesoro; sull'importanza politica della legge, che ha portato alle dimissioni dalla Giunta dell'Assessore repubblicano, a nostro avviso determinanti, o concorrenti a determinare, situazioni nuove e diverse in ordine alla maggioranza che regge il Consiglio; sui problemi, infine scaturenti dall'analisi della copertura degli oneri finanziari.
Per quanto riguarda il disegno di legge, ci sembra criticabile il fatto che le agevolazioni vengano estese anche agli alunni delle scuole non statali; anche se l'esistenza di queste è, in misura rilevante, il prodotto delle carenze della scuola pubblica. Noi saremmo dell'avviso che all'art. 1 vada stralciata la dizione che cito testualmente: "o autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato". Ci sorregge in questa nostra interpretazione la norma costituzionale - art. 33 comma 3 che prevede che Enti privati abbiano diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato: si intende, evidentemente non lo Stato persona ma lo Stato comunità, e quindi gli Enti locali, la Regione; e più ancora la stessa lettera c) dell'art. 1 del decreto delegato, che non fa riferimento al primo comma, nel quale, tra l'altro sono previste genericamente le scuole che possono essere interessate alle provvidenze, non che devono essere obbligatoriamente considerate dalla normativa regionale.
Non ci sembrano invece, per altra parte, fondate le critiche che vengono portate al carattere di generalità del provvedimento, nel senso che esso prescinde dal reddito della famiglia. Intanto, perché da un punto di vista educativo ha importanza il fatto che non si creino distinzioni tra alunni beneficati e alunni non beneficati; in secondo luogo, e soprattutto perché l'intervento, almeno come orientamento, si presume debba assumere non tanto la veste esclusiva di un contributo economico alle famiglie quanto piuttosto quello di strumento creato per dare senso e ordine più proprio alla caotica situazione nel campo dell'adozione dei libri di testo.
Ad una prima osservazione di carattere generale il provvedimento suggerisce alcune considerazioni critiche di ordine politico, che vertono sul grado e sul limite di questa iniziativa nel quadro dell'azione della Regione in materia scolastica.
E' intanto chiaro che questa iniziativa, allo stadio attuale, non pu più essere politicamente rifiutata, sia per le concessioni congiunturali di cui si è ormai sostanziata, sia per i significati sociali di cui è stata investita e che superano, almeno contingentemente, il valore stesso dell' intervento.
Occorre però distinguere il problema da queste implicazioni, per vederlo sotto l'aspetto del metodo e dei contenuti che l'azione politica della Regione può e deve assumere nel campo scolastico, almeno per trarne orientamento e riferimento per il prossimo futuro.
L'intervento rimane indubbiamente, nella sostanza, circoscritto alla sfera dei consumi, operando solo ai margini delle strutture e dell'organizzazione scolastica, anche nella supposizione che si intenda utilizzarlo come strumento di razionalizzazione del problema dei libri.
Problema dei libri che, pur molto importante, non è certo il più grave delle attuali carenze, che sono di strutture e di funzionalità, come peraltro ha già fatto rilevare in modo organico il collega Conti nel corso del suo intervento, sul quale in larga parte concordiamo.
E' perciò da porsi la domanda se non era possibile, data l'entità dell'impegno finanziario, un tipo di iniziativa diversa, che contribuisse concretamente al miglioramento della situazione e al rinnovamento del sistema scolastico, con un processo di iniziative che tendessero a rimediare all'inadeguatezza della gestione nazionale e delle stesse gestioni comunali, oppresse dalle gravi difficoltà di bilancio e dalle gravi difficoltà provocate dai controlli, e che portassero la Regione ad inserirsi programmaticamente nel vivo dei servizi per l'istruzione.
Tra queste iniziative, il sostegno per accelerare, consolidare ed ampliare la sperimentazione del tempo pieno, assicurando la realizzazione delle condizioni necessarie per la sua effettuazione attraverso la predisposizione di attrezzature, la preparazione di operatori sociali da affiancare al corpo insegnante per uno svolgimento più adeguato delle attività ludico-sportive, la scelta delle scuole su cui indirizzare una prima serie di interventi organici secondo le condizioni di migliore effettuabilità e così via.
La realizzazione, per esempio, di un organico sistema di interventi sul quale ci siamo già soffermati in diverse occasioni, in materia di medicina scolastica, in modo da ovviare sia alla difformità, alla precarietà e alla disorganicità delle attuali realizzazioni, che alla concezione ristretta di diagnosi precoce di fatti morbosi latenti per giungere progressivamente ad una vera funzione preventiva e sociale integrandola compiutamente con l'attività sanitaria e di assistenza sociale della Regione.
Un'azione politica, in sostanza, che eviti di disperdere le scarse risorse in iniziative di tamponamento, improvvisate e saltuarie, di per s buone, ma avulse da un obiettivo e da un disegno di programmazione, e perciò impossibilitate ad incidere realmente sul piano delle riforme strutturali.
Queste stesse osservazioni mi sembra peraltro siano contenute nella relazione del Consigliere Soldano, che noi approviamo, così come approviamo la Legge.
Concordiamo sul fatto che l'onere finanziario non può essere contenuto limitandolo alle tradizionali forme caritative di elargizione ai bisognosi dovendo la fornitura gratuita assumere il carattere di servizio pubblico che tutti i cittadini, in quanto tali, possano utilizzare. Riteniamo invece che l'onere finanziario possa essere contenuto ponendo in essere tutte le iniziative volte ad evitare ingiustificati margini di profitto da parte di produttori ed intermediari di libri di testo. La Regione, cioè, non pu disinteressarsi del controllo dei costi di beni così importanti per l'adempimento dell'obbligo, né può ridursi a semplice erogatrice di fondi.
In questo senso, per esempio, una possibilità di contenimento della spesa e di neutralizzazione degli sprechi è data dalla concessione in uso con obbligo di restituzione del libro.
Ma tutti questi interventi, come già abbiamo detto, hanno un senso solo nella misura in cui si raccordino alla prospettiva della scuola a tempo pieno. Tale prospettiva comporta una concentrazione degli sforzi finanziari sul potenziamento delle dotazioni della comunità scolastica, integrate e coordinate nella dimensione ottimale del distretto scolastico, in modo da consentirle di offrire un servizio sociale completo ai fini del decondizionamento sociale e dell'egualizzazione delle opportunità educative. Per quanto riguarda i libri, la prospettiva del tempo pieno non può portare che a privilegiare il potenziamento delle biblioteche scolastiche e di tutti gli elementi di vita comunitaria rispetto alla fornitura di libri ai singoli. La fornitura ai singoli, indispensabile per l'immediato, non deve far passare in secondo piano l'obiettivo di una scuola dell'obbligo a tempo pieno, con tutto ciò che esso comporta.
Sul piano della legittimità formale della legge regionale non ci pare nonostante gli autorevoli interventi extraregionali che abbiamo oggi letto sui giornali, possano sussistere dubbi di sorta.
Intanto, la lettera c) dell'art. 1 del D.P.R. 14 gennaio 1972, n. 3 relativo al trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di assistenza scolastica prevede, fra le funzioni trasferite, "le facilitazioni, anche sotto forma di buoni-libro per l'acquisto di libri di testo da parte degli alunni delle scuole medie e delle scuole secondarie superiori ed artistiche".
Combinando il disposto di questa norma con quello di cui all'art. 34 della Costituzione si enuclea un preciso obbligo legislativo da parte della Regione a favore degli allievi della fascia dell'obbligo.
Il programma economico nazionale prevede, nella "Formazione di base" il tempo pieno come occasione per introdurre una serie di meccanismi tali da trasformare radicalmente il funzionamento e le finalità dell'attuale scuola d'obbligo, proponendo di regolamentare diversamente l'attuale sistema di assegnazione dei libri di testo; di istituire biblioteche di lavoro per ridurre una eccessiva dipendenza dai libri di testo; di dotare le scuole di moderni strumenti che rendano più efficace e più attraente lo studio, e, in via sperimentale, di tecnologie più avanzate. Il progetto propone altresì una revisione delle forme di intervento sul mercato dei libri di testo.
Fino al momento in cui non si realizza questo secondo tempo programmatico, cioè quello previsto dal programma economico nazionale l'intervento attuato con la fornitura generalizzata dei libri di testo che si presenta, quindi, come legge a termine, a valere cioè fino al secondo tempo, quello più propriamente programmatico - appare, a nostro avviso, del tutto conforme alla legislazione dello Stato.
Né potrebbe con fondamento sostenersi che con questa norma la Regione Piemonte favorisce una categoria di suoi cittadini, e cioè gli studenti della Media dell'obbligo, che verrebbe a trovarsi in una situazione privilegiata rispetto alla stessa categoria di cittadini delle altre Regioni (questo ragionamento varrebbe, per esempio, per una legge della Regione Puglia a favore, che so?, degli albergatori, che non fosse ripetuta dalla Regione Piemonte: allora gli albergatori della Puglia sarebbero favoriti dalla legge pugliese mentre quelli della Regione Piemonte si troverebbero meno avvantaggiati). A parte le considerazioni di principio sull'obbligatorietà e la gratuità della scuola dell'obbligo, che ci trovano in gran parte consenzienti, si tratta di un provvedimento che la Regione assume nell'ambito della propria competenza legislativa e nell'esplicazione della propria autonomia. La normativa in oggetto non è in contrasto né con l'interesse nazionale né con quello delle altre Regioni così come potrebbe apparire da certe dichiarazioni che oggi noi abbiamo letto sorprendentemente, sui quotidiani torinesi.
E' una soluzione che la Costituzione e le leggi dello Stato lasciano al giudizio delle singole Regioni: sostenere il contrario significa, ancora una volta, considerare le Regioni come meri organi di decentramento burocratico dello Stato e contestare ad esse la loro stessa ragione di esistere.



PRESIDENTE

E' iscritta a parlare la Consigliera Soldano. Ne ha facoltà.



SOLDANO Albertina, relatrice

In sede preliminare, mi sia concesso precisare che non era mia intenzione sottovalutare la brevità dell'esame cui è stata, in un certo senso, costretta la Commissione relativamente al Disegno di legge in discussione: ho inteso semplicemente dire che, tenuto conto della brevità del tempo a disposizione, abbiamo ritenuto di dare per acquisiti tutti i principi, tutte le precisazioni, tutta quella serie di argomentazioni che attraverso i documenti forniti al Consiglio, attraverso interventi verbali in varie occasioni e in varie sedi, la Commissione ha, in questi anni cercato di portare avanti. Chiedo quindi scusa al dott. Conti se non sono stata sufficientemente chiara, forse perché non mi ero preparata un testo scritto da leggere fedelmente: non avrei voluto travisare né il pensiero suo, né il pensiero del Presidente né quello di altri membri della Commissione.
Ho seguito con molta attenzione e, vorrei dire, con profonda partecipazione, le argomentazioni che durante questo dibattito sono state espresse da vari Colleghi Consiglieri: argomentazioni di ordine giuridico costituzionale che io rispetto pienamente e considero in tutta la loro validità, argomentazioni di ordine economico o sociale, che hanno anch'esse tutta la loro validità.
In particolar modo, credo sia mio dovere puntualizzare a questo proposito quanto il Presidente della Giunta, nel suo discorso, che mi permetterei di definire introduttivo, precisava con un richiamo, forse breve ma a mio avviso significativo, e cioè il richiamo all'importanza del processo educativo, per lo sviluppo della personalità dei ragazzi dagli undici ai quattordici anni. A me pare di dover sottolineare, forse con visione un po' sentimentale, mi sia concesso di farlo, a titolo personale per l'esperienza che ho acquisito avendo vissuto per molti anni nella scuola (parlo al passato prossimo perché sono ormai vicina a staccarmene) la validità del richiamo che ho colto nelle parola del Presidente Calleri alla personalità del ragazzo, e quindi al dovere degli adulti, che sono i veri discriminatori, di considerare il ragazzo come il protagonista di un processo in un momento delicatissimo dello sviluppo della sua personalità cioè in un momento in cui le discriminazioni affiorano, e sono percepite dal ragazzo stesso spesso in maniera drammatica, e con conseguenze talvolta inimmaginabili, diverse da soggetto a soggetto, e tuttavia tali da poter incidere su tutta la personalità dell'uomo futuro.
Io mi permetto, quindi, di ringraziare il Presidente non solo a titolo personale, ma anche a nome delle persone che vivono oggi nel mondo della scuola, e che forse per la prima volta in questa occasione sentono che c'è qualcuno che comprende il dramma che da anni la scuola sta vivendo indubbiamente insieme ai genitori; infatti i primi responsabili nel processo educativo sono i genitori, con i quali la scuola deve pensare esclusivamente a collaborare, in tutta umiltà, e, vorrei dire, con autentico senso di servizio.
Il disegno di legge in esame ci offre, a mio avviso, la possibilità di una scelta veramente prioritaria, perché pone al centro la formazione dell'uomo, e, domani, del cittadino. Esistono altri problemi, gravissimi però, per risolvere oggi, e in prospettiva, questi problemi, noi dobbiamo prima di tutto garantire ai ragazzi di oggi, pur nel limite delle nostre competenze e delle nostre possibilità, tutto ciò che loro occorre.
In particolare, occorre fare un richiamo alla situazione reale di oggi relativamente ai buoni-libro. Sta di fatto che oggi, per avere i buoni libro, un padre o una madre devono compilare un modulo di domanda. Ora, c'è forse chi protesta e rivendica solo dei diritti, in altre regioni d'Italia e anche in qualche centro della nostra. Guardando alla realtà cuneese forse limitata, tipicamente provinciale, che io più direttamente vivo ritengo di dover precisare che la stragrande maggioranza dei genitori oggi, o si rifiuta di chiedere il buono-libro, proprio perché ormai ha acquisito, "vive" il principio del diritto-dovere dell'obbligo scolastico nei confronti dei figli e quindi non vuol compilare il modulo di domanda (si rifiuterebbe anche di rispondere con un sì o un no a quella domandina che un po' scaltramente si potrebbe inserire nel modulo di domanda di iscrizione alla scuola), oppure - e per me questo è l'aspetto più grave e più delicato -, al momento dell'invito, rivolto con tutta cordialità, mi sia consentito di precisare, in un colloquio quasi a tu per tu, senza testimoni, risponde semplicemente: "Non oso. Ci sono altri che possono averne più bisogno di me". E mi permetto di dire che fra questi genitori la stragrande maggioranza non raggiunge i due milioni di imponibile. Questa è la realtà del nostro Piemonte: ci saranno i ricchi; ma personalmente io li potrei contare sulle dita di una mano, nell'esperienza dei nostri centri anche di circa ventimila abitanti, i veri ricchi, i veri abbienti.
Il dramma che stanno vivendo le famiglie piemontesi, o comunque le famiglie che oggi abitano in Piemonte, è veramente un dramma grave soprattutto all'inizio dell'autunno, dell'inverno: mai come in questa stagione ci si accorge che i ragazzi crescono, in una misura che sfugge ad ogni controllo, oltre ogni previsione programmatoria, ed hanno bisogno di tante cose. Basta un salto attraverso una siepe per rovinare un paio di pantaloni - chiedo scusa se scendo a particolari così concreti -, e oggi il ragazzino si rifiuta di andare a scuola con i calzoni riparati, anche se sono nuovi, e se la mamma li ha rammendati o rattoppati con tanta pazienza.
E così i ragazzi hanno bisogno in continuazione della gomma nuova, della matita nuova, della penna a sfera, anche perché sono disordinati, è vero (ma a volte ciò dipende dalla vivacità che l'età comporta), e tutto costa caro: un quaderno, il più semplice, il più piccolo, si paga oggi duecento lire, una gomma costa cinquanta-cento lire. E' uno stillicidio continuo sui bilanci familiari della nostra gente, vorrei dire almeno dell'80-90 per cento della nostra realtà piemontese. Perché non dobbiamo limitarci a considerare un centro o l'altro che può far eccezione: anche in una città relativamente grande come Cuneo ci può essere una scuola in cui prevalgono gli allievi che provengono da famiglie abbienti, ma ciò semplicemente perché i ragazzi rispecchiano la caratteristica di una certa zona, mentre nelle altre scuole ci può essere il cento per cento di ragazzi che hanno veramente bisogno.
Lo stato di bisogno oggi è imponderabile, difficilissimo, praticamente impossibile a controllarsi, o per la naturale dignità, il naturale riserbo dei genitori che mandano i figli a scuola, o perché gli stessi uffici delle imposte impongono magari il pagamento di mille lire per rilasciare il certificato e, a causa delle esigenze di orario, mettono il padre del ragazzo nella condizione di perdere mezza giornata di lavoro, nel qual caso il vantaggio del buono-libro praticamente sfuma. E' una realtà molto concreta, questa, molto spicciola, che pone le persone che vivono nella scuola, e di conseguenza i genitori, in una situazione particolarissima difficilissima.
Non dimentichiamo che il provvedimento in esame riguarda tutta la nostra realtà piemontese, non una particolare categoria o una particolare classe sociale: interessa sia quelli che non hanno più figli a scuola, sia quelli che li hanno, sia quelli che potranno averli. Quel che conta è stabilire un principio: che i problemi della scuola sono fondamentali se vogliamo a poco a poco, superando difficoltà forse insormontabili stando all'esame di oggi, garantire, come già d'altra parte è stato rilevato anzitutto una reale formazione umana, oltre che morale e civica, ai ragazzi d'oggi, per poter proiettare una situazione migliore nel futuro della nostra società.
E' vero, l'evasione all'obbligo scolastico rimane un problema molto grave. Porto anche qui un'esperienza forse modesta, di provincia; devo per precisare, ad onor del vero, che nella provincia di Cuneo riusciamo a far andare a scuola anche i figli di coloro che lavorano nei circhi equestri che si fermano cinque giorni in un luogo, venti in un altro, un mese in un altro ancora; vengono a scuola i figli dei pastori, i figli dei mandriani anche se poi, a primavera, si devono trasferire, per cui in un solo anno certi ragazzi passano in quattro-cinque scuole. Devo anzi precisare che quando, al termine della seconda media, invitiamo a colloquio il padre e la madre, possibilmente insieme, e spieghiamo loro che per il bene del ragazzo è opportuno far sì che si possa fermare almeno per un anno in una scuola affinché sia garantita il più possibile una formazione armonica della sua personalità, nonostante le limitate disponibilità economiche, il più delle volte questi genitori accettano di affidare i figli a parenti o di mandarli in un collegio, perché possano completare la loro formazione almeno a livello dell'obbligo.
Credo non si possa sottovalutare un tipo di risposta che si deve dare in fondo, a quello che non ci viene chiesto in modo clamoroso, ma certo in modo molto riservato, molto dignitoso, direi tipicamente piemontese. E preciso che dicendo "piemontese" non voglio riferirmi soltanto a coloro che sono nati e cresciuti in Piemonte, ma a tutti coloro che, venuti da altre regioni, hanno saputo, soprattutto se giunti nei nostri paesi con una certa gradualità, acquisire un certo costume di vita, autenticamente civile tanto che noi non facciamo più distinzioni fra chi viene da una regione e chi viene dall'altra: nelle nostre scuole abbiamo insieme i figli dei carcerati, i figli di immigrati, i figli dei poveri e figli dei ricchi.
Contro certe forme di emarginazione sociale lottiamo, e non da soli, ma insieme ai genitori.
A questo punto vorrei richiamare ancora il problema delle famiglie abbienti, per invitare il Consiglio Regionale a voler tenere conto della collaborazione che ormai da anni esiste, a livello proprio di amministrazione dei Consigli di Amministrazione delle Casse Scolastiche tra gli esponenti dei genitori, eletti dai Comitati scuola-famiglia o su designazione dei Consigli dei genitori, e i rappresentanti della scuola.
Devo precisare che, anche su invito delle circolari ministeriali, ormai di fatto metà dei membri dei Consigli di Amministrazione delle Casse Scolastiche, che vengono rinnovati ogni anno (non c'è mai nessun titolo "ad honorem" che si perpetui in tali organismi, perché c'è soltanto da lavorare e da ricercare l'indispensabile), è designata dal Collegio dei professori mentre l'altra metà, per ora (ma potremmo benissimo arrivare ad una percentuale più elevata, perché non esiste nessun vincolo di legge in proposito, quindi la decisione dipende, per così dire, dalla situazione ambientale, o meglio, dalla sensibilità degli stessi insegnanti e genitori), è costituita da rappresentanti dei genitori, dall'Assessore alla Pubblica Istruzione, da rappresentanti degli istituti bancari che finora sono stati sempre sensibili alle necessità scolastiche. Parlo, ripeto sempre sulla base di un'esperienza di ventinove anni di attività scolastica, nel corso dei quali ho partecipato a tutta l'evoluzione attraverso la quale è passata la scuola Non voglio dire che tutto sia perfetto: però io sono convinta che, sul piano della collaborazione, della volontà di ricercare insieme, almeno nei centri che non hanno subito, o non subiscono, traumi improvvisi, diciamo così, di travaso di popolazione, è possibile far affidamento sulla sensibilizzazione delle famiglie, sul loro senso di responsabilità di fronte al problema dell'assistenza scolastica.
Non vorrei abusare oltre della pazienza di tutti loro. Mi permetto soltanto di fare ancora un accenno alla questione del libro di testo.
Esprimo un parere personale: è una questione in discussione; ma finora tenuto conto dei sussidi reali che esistono, dei reali mezzi didattici esistenti nell'ambito della scuola, io vedo nel libro di testo lo strumento non tanto da usare a scuola quanto da usare, anche soltanto un'ora, a casa la sera, per rivedere gli argomenti trattati in classe: cioè, il libro è un aiuto per i ragazzi più volenterosi, più intelligenti. E' un aiuto, vorrei dire, anche per tanti genitori. Penso, in questo momento, a certi montanari o a certi abitanti delle nostre Langhe che nelle lunghe sere d'inverno non guardano tanto la televisione - forse perché non l'hanno, o forse perch non la si può vedere per scarsità di energia elettrica; ma leggono e studiano sui libri dei figli che vanno a scuola, ascoltano con diletto i commenti alle poesie, seguono eventualmente i primi tentativi di lettura in lingua straniera dei loro ragazzi. Quindi, io vedo ancora nel libro uno strumento di elevazione e di aiuto, un vero e proprio sussidio, sia nei confronti dei ragazzi, sia anche nei confronti dei genitori.
E' certo facile dichiarare, come si fa da alcune parti, che i genitori sono ignoranti: i genitori, se non altro proprio perché sono genitori hanno una responsabilità diretta, e la sentono; non sanno forse esprimersi si trovano in difficoltà, talvolta, anche nel rapporto con i figli, perch per il fatto stesso che questi assumono talvolta un certo atteggiamento di saccenteria si sentono messi un po' in disparte. Io ritengo, però, che proprio perché sono genitori - penso, almeno, ai genitori delle nostre zone hanno solo bisogno di incoraggiamento, hanno bisogno di sentirsi rivalutati nella loro specifica funzione, ed allora troveranno coraggio aiuteranno gli insegnanti, aiuteranno tutti coloro che nell'ambito della scuola, o vicino alla scuola, sentono i problemi educativi e formativi.
Però, hanno bisogno, ripeto, di essere riconosciuti nella loro dignità di uomini e di padri.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Cardinali. Ne ha facoltà.



CARDINALI Giulio

Premetto che non mi sottrarrò alla disciplina di Gruppo e voter pertanto in conformità della dichiarazione di voto fatta dal mio Capogruppo.
Certo, le perplessità sollevate da alcuni Colleghi hanno trovato qualche eco anche in me, e obiettivamente sento il dovere di esternare le mie.
Io ritengo che tutte le affermazioni fatte in linea di principio sul problema della scuola, della gratuità dei libri scolastici e via dicendo siano accettabili. Non condivido l'ipotesi che noi dobbiamo, di fronte a questa legge, metterci nella posizione di chi la valuta sotto il profilo dell'austerità o meno, e credo che sotto questo profilo non si possa invocare unicamente quella che è oggi la tendenza governativa verso l'austerità. Quello che però a me pare è che il provvedimento che ci viene proposto con tanta partecipazione, come già è stato da qualcuno rilevato abbia caratteristiche in sé che travalicano gli obiettivi che sono stati dichiarati.
E' vero, noi ci accingiamo a spendere 4 miliardi e 350 milioni per assegnare gratuitamente i necessari libri di testo a tutti gli allievi della scuola dell'obbligo (e credo che sotto questo profilo non sia consentito effettivamente fare discriminazioni: forse non sarebbe neanche possibile farle, sul piano pratico), penso anche che l'obiettivo cui si deve mirare sia certamente questo. Ma mi rendo conto che il provvedimento che stiamo per votare ha tutte le caratteristiche di un intervento a s stante, sottratto a linee programmatiche esaminate e valutate nell'ambito di una visione globale di incidenza nel settore della scuola. Sul piano politico sono tentato di fare un paragone con quello che militarmente si chiama una "azione di mina e contromina", nel senso che si è evidentemente giocato di anticipo, sul piano della presentazione del provvedimento, nei confronti di una parte politica che l'aveva preannunciato. Ma credo che proprio il fatto di averlo sottratto ad una visione programmatica che oggi lascia, scoperti altri problemi dando adito ad interrogativi che il collega Conti ha avanzato - per esempio a proposito della scuola professionale dove è risultato che abbiamo lasciato a casa vari docenti perché non eravamo in grado di assorbirli - pone evidentemente dei problemi che non possiamo semplicemente superare con delle linee di principio.
Siamo tutti d'accordo, penso, nel riconoscere che per la scuola si è fatto fino a questo momento assai poco, che ai problemi enormi che in questo settore si presentano la nostra società dà soltanto delle risposte monche. Credo che la proposta della Giunta sia una risposta concreta in questa direzione, ma ritengo, per obiettività, che così come è stata presentata, così come ci accingiamo a votarla, abbia le caratteristiche di un provvedimento improvvisato. E' un provvedimento che certamente potrà sollevare echi favorevoli, che ha degli aspetti anche indubbiamente congiunturali nell'ambito di quelle finalità che i colleghi comunisti avevano preannunciato nella loro mozione, ma che, a mio modo di vedere, non si inquadra con il giusto impegno di una completa visione programmatica che dovremmo avere su tutto il campo molto vasto della scuola e dei compiti che la Regione è tenuta ad assolvere in questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Beltrami.



BELTRAMI Vittorio

Questa discussione, che si è protratta fino ad ora così tarda, ha innegabilmente vivacizzato la ripresa autunnale dei lavori del Consiglio della Regione Piemonte.
La relazione della collega Soldano che ha accompagnato il progetto di legge e la replica che ella, in veste di relatore, ha dato stasera ai diversi interventi, non sono che una riprova dell'oculatezza e della preparazione con la quale questa nostra collega ha seguito e propone i problemi della scuola, con una carica di umanità che palesemente la contraddistingue e che è il frutto di un'offerta quotidiana, fatta di dedizione e di sacrifici ultraventennali, al mondo della scuola.
Sono stati riproposti tanti altri problemi, che hanno ritrovato anche nell'intervento del Presidente della Giunta Regionale, Calleri, una giusta puntualizzazione per quanto attiene all'aspetto costituzionale. Il carattere innovativo dell'intervento regionale, il contributo - inferiore al costo reale dei libri, è stato ricordato - rientra nel ruolo della facilitazione alla frequenza della scuola dell'obbligo. In ciò ci si lega all'art. 1 del Decreto n. 3, quello che fa rientrare questo provvedimento fra le materie trasferite alla Regione.
I Comuni della Regione hanno impegnato circa 2500 milioni complessivamente nei loro bilanci per questa voce di intervento. Valido quindi, l'auspicio, consacrato ulteriormente in un ordine del giorno che con un gruppo di colleghi propongo all'assemblea, di non dirottare queste voci fissate nei bilanci comunali verso altri indirizzi, ma di conservarle alla scuola, nelle forme e nei modi più calzanti con la situazione reale delle comunità locali. L'approfondimento del discorso ha evidenziato l'importanza, e, se mai, lo scrupolo dei Consiglieri Regionali nell'affrontare una decisione così interessante per il volume e la dimensione della spesa, quale evidentemente comporta la non indifferente massa di giovani studenti assistiti (circa duecentomila, è stato ricordato).
Da questa angolazione, quella della spesa, può forse comprendersi qualche reazione, direi estremamente rigida, forse anche eccessiva, che nulla toglie, però, e nulla aggiunge all'importanza della legge che è sottoposta all'approvazione del Consiglio Regionale. Oserei dire che sono state avanzate le stesse obiezioni che vennero sollevate in alcuni strati dell'opinione pubblica allorquando si diffuse, e prese corpo, il principio della gratuità dei libri di testo per gli alunni delle scuole elementari.
Il riuscire poi a esprimere un giudizio sul tipo di spesa, se di investimento o strettamente legata ai consumi, comporta un certo sforzo direi anche sul piano della fantasia, non indifferente, che però è pur rispettabile ed è ugualmente ancora apprezzabile se detto giudizio viene inquadrato in un certo clima di preoccupazione che oggi sollecita ad amministrare i beni, la cosa pubblica da parte dei nostri uomini responsabilizzati ad ogni livello, di Parlamento, di Governo, anche di Regione.
Nessuno di noi certamente perviene a questa votazione a cuor leggero.
L'addebito di una forzatura al precario sistema economico del Paese non pu essere accolto senza soppesarne la pesantezza, valutarne i diversi aspetti per ricercare ed accertare una diversa verità. Così come il facile trionfalismo di un successo che potrebbe facilmente cogliersi per una intuizione che risponde, tra l'altro, a indirizzi precisi emersi nei dibattiti aperti in Consiglio Regionale su questa materia, dalla formulazione degli atti dello Statuto in poi, lascia il passo alla maturata compostezza di una classe dirigente che sta rivolgendo i suoi sforzi verso civili occasioni di superare, com'è detto nella relazione Soldano, lo stato di bisogno concepito alla vecchia maniera, per perseguire il dovere della solidarietà nella sicurezza sociale.
Di qui il voto favorevole del Gruppo della Democrazia Cristiana formulato, direi, per diversi gradi di convinzione, con diversi apporti anche critici (è stato rilevato, in sede di dibattito, nei diversi interventi); nella certezza, comunque, che nel quadro dei molti bisogni della Regione Piemonte, anche questo, e non solo questo, possa trovare la giusta soluzione liberatoria.



PRESIDENTE

La Giunta ha ancora da fare delle dichiarazioni? L'Assessore Visone ha facoltà di parlare.



VISONE Carlo, Assessore all'Istruzione

Signor Presidente, signori Consiglieri, dopo l'intervento del Presidente della Giunta non mi resta molto da aggiungere. Desidero intanto, ringraziare la Commissione, la relatrice e tutti i Colleghi che hanno portato in questo dibattito la loro esperienza, e, diciamolo pure, le loro perplessità e i loro dubbi.
Quella che ci apprestiamo a votare e indubbiamente una legge che ha una sua finalità, ma va inquadrata in una più ampia serie di provvedimenti che il Consiglio Regionale dovrà prendere per rendere effettivo il diritto all'assistenza scolastica (meglio non parlare di "diritto allo studio" per non rischiare di farci bocciare il provvedimento): problemi di trasporti, di mense, di tempo pieno. Però, non dimentichiamo che, oltre alle competenze nostre, ci sono le competenze dello Stato: nel calore della discussione, infatti, a volte non si è distinto chiaramente fra le nostre reali competenze e le competenze che lo Stato ci ha attribuito e che in certi casi creano, e creeranno indubbiamente, anche conflitti.
E' stato detto che l'Assessorato ha resistito fino all'ultimo su una certa linea: quella della mancanza di fondi. Il problema dei libri gratuiti è un problema che sentiamo tutti, anche in questo Consiglio, si può dire da due anni a questa parte. Il collega Paganelli può testimoniare che già nelle richieste che l'Assessore aveva presentato per il bilancio in formazione c'era quella di un notevolissimo incremento per queste spese. Se resistenza c'è stata, ciò è stato dovuto unicamente alla difficoltà di reperire i fondi necessari. Quando abbiamo avuto la certezza di poter disporre di questi fondi abbiamo accelerato i tempi, per arrivare là dove ci eravamo prefissi di arrivare già quest'anno, senza attendere l'anno prossimo. Penso che non si possa muovere alcun rimprovero alla Giunta sotto questo profilo.
Sul contenuto sociale della legge penso non possano sussistere motivi di perplessità. Abbiamo sostenuto il principio della non discriminazione perché siamo convinti che sia questa la strada giusta.
Non vorrei aggiungere altro, se non raccogliere un rilievo che il collega Cardinali ha attribuito al prof. Conti, e che a me era sfuggito: che noi avremmo lasciato inattivo del personale docente dei corsi professionali. Tengo a precisare che per l'anno formativo concluso noi non abbiamo lasciato a casa assolutamente nessuno: abbiamo finanziato dei corsi richiesti da enti i quali poi non hanno addirittura fatto i corsi, il che vuol dire non certo che mancasse la possibilità di usufruire del personale ma che, con molta probabilità, mancavano gli allievi.
Ci sono grosse ombre per l'anno formativo che sta per iniziare, e a questo proposito è stato anche votato un ordine del giorno dal Consiglio Regionale la scorsa settimana. Fino ad oggi il Governo, che deve finanziare al di fuori del fondo comune - i corsi di formazione professionali, non ha ancora comunicato qual è la cifra a disposizione della Regione. Dovrebbe essere una cifra elevata (l'anno scorso era dell'ordine dei cento miliardi per le Regioni). E possiamo dire che la nostra è ancora una Regione fortunata, perché, forse unica in Italia, ha almeno ancora tre miliardi in bilancio per quest'anno da spendere in questo settore. Evidentemente questa situazione crea un grosso problema, perché le richieste ammontano ad una cifra molto superiore: però abbiamo anche fiducia che, come è stato promesso, essa venga sbloccata, ed allora provvederemo evidentemente a finanziare anche i corsi, e con oculatezza.



PRESIDENTE

La discussione generale è conclusa. Mi pare che alcune dichiarazioni di voto siano già state fatte nel corso degli interventi. Qualcuno ritiene di dover ancora parlare per dichiarazione di voto al momento della votazione finale della legge? Il Consigliere Gandolfi.
E' stato presentato un ordine del giorno, che penserei di mettere in votazione in questo momento, cioè prima di procedere alla votazione degli articoli della legge. Reca le firme Dotti, Calsolaro, Garabello, Beltrami Zanone, Soldano, Bertorello, Giletta, Vera e Conti, ed è in questi termini: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, nell'approvare il disegno di legge n. 108, impegna la Giunta Regionale ad emanare adeguate norme esecutive che assicurino un adeguato controllo circa l'effettivo acquisto dei libri e del materiale scolastico da parte dei giovani utenti e facilitino l'acquisizione a favore delle casse scolastiche ai fini dell'assistenza scolastica dei contributi spettanti alle famiglie che non intendono usufruire della legge regionale in oggetto; invita le Amministrazioni Comunali ad utilizzare i fondi già all'uopo stanziati nei rispettivi bilanci per altri investimenti nel settore dell'istruzione".
La Giunta accoglie l'ordine del giorno? Sì. Credo che sia superflua ogni illustrazione, e pertanto passerei subito alla votazione. Chi approva l'ordine del giorno è pregato di alzare la mano. E' approvato a larga maggioranza.
Direi allora di procedere, senza il previsto intervallo, alle operazioni di voto.
Articolo 1 "La Regione Piemonte, per rendere sempre più effettivo il diritto allo studio di cui all'art. 34 della Costituzione, a decorrere dall'anno scolastico 1973 -'74, eroga un contributo per l'acquisto di libri di testo ed altro materiale didattico a tutti gli alunni delle Scuole medie inferiori statali o autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato.
Il contributo di cui al precedente comma è erogato in un'unica soluzione, entro 2 mesi dall'inizio dell'anno scolastico, nella misure di lire trentamila per gli alunni iscritti e frequentanti la prima classe e nella misura di lire ventimila per gli alunni, iscritti e frequentanti la seconda e la terza classe".
Sono stati presentati a questo articolo alcuni emendamenti.
Un primo emendamento è del Consigliere Gandolfi: "sostituire alle parole 'a decorrere dall'anno scolastico '73-'74' le parole 'per l'anno scolastico '73-'74' ".
L'emendamento è stato illustrato dal presentatore nel corso del suo intervento. Se nessuno chiede di parlare in proposito, lo pongo in votazione. La Giunta, come già è stato detto, non l'approva. Chi lo approva è pregato di alzare la mano. L'emendamento evidentemente non è accolto.
C'è poi un secondo emendamento, soppressivo, presentato dallo stesso Consigliere Gandolfi: "dove si dice 'A tutti gli alunni delle Scuole medie inferiori statali o autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato' cancellare l'espressione 'o autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato' ".
Attraverso le dichiarazioni del Presidente della Giunta si è già appreso che la Giunta non accoglie questo emendamento. Lo pongo in votazione, chi approva l'emendamento è pregato di alzare la mano. Non è accolto.



ZANONE Valerio

Avrei tenuto a che dalla votazione risultassero le astensioni mia e del collega Rossotto.



PRESIDENTE

L'astensione è numerica, non personale. Comunque, ripetiamo pure la votazione per perfezionarla: ci sono 5 voti di approvazione, 13 astensioni.
Pertanto, l'emendamento non è accolto.
C'è ancora una proposta di emendamento da parte del Consigliere Gandolfi, sempre all'art. 1: "aggiungere, dopo il primo comma: 'che certifichino un imponibile familiare, in base all'ultimo concordato con gli Uffici distrettuali delle imposte dirette, inferiore a due milioni e mezzo annui, oppure, a partire dall'entrata in vigore della riforma fiscale, nei casi di esonero dalla denuncia, un reddito di lavoro complessivo dei genitori non superiore alle 300 mila lire nette mensili' ".
Anche per questo emendamento la Giunta, attraverso le parole del Presidente, si è espressa contro l'accoglimento. Non ci sono richieste di parola per illustrarlo? Allora, lo pongo in votazione. Chi approva l'emendamento testé letto del Consigliere Gandolfi è pregato di alzare la mano. L'emendamento non è approvato.
E' stato presentato un emendamento sostitutivo del primo comma dell'art. 1, a firma Revelli, Conti, Soldano, Rossotto: "La Regione Piemonte, in conformità all'art. 1 del Decreto del Presidente della Repubblica 14 gennaio 1972 n. 3, secondo comma, punto c) e all'art. 4 dello Statuto regionale, sino alla definizione di una legge regionale che disciplini organicamente tutta la materia dell'assistenza scolastica, eroga un contributo per l'acquisto di libri di testo ed altro materiale didattico a tutti gli alunni delle Scuole medie inferiori statali od autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato".
L'emendamento è accolto dalla Giunta.
Qualcuno chiede di parlare in proposito? Consigliere Nesi. Ne ha facoltà.



NESI Nerio

Il gruppo socialista è favorevole, nella sostanza, all'emendamento, ma per coerenza con l'atteggiamento assunto precedentemente in ordine alle scuole non statali, non lo può votare, e, pertanto si astiene.



PRESIDENTE

Farei allora la proposta di votare per divisione, visto che la prima parte può essere approvata all'unanimità.
Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Voglio solo precisare che, nella sostanza, sono d'accordo su questo emendamento. Questo mi sembra, però, un modo sostanzialmente elusivo di affrontare i problemi. Le enunciazioni di principio contenute nello emendamento significano, secondo me, solo che si è imboccata una certa strada che irrigidisce le spese di bilancio in una certa direzione e che sicuramente sarà poi molto difficile recuperare dei margini per avviare in concreto un discorso di altro tipo. Quindi, mi astengo in questa votazione perché la considero una forma elusiva per non intervenire nell'ambito della legge in modo sostanziale.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Revelli. Ne ha facoltà.



REVELLI Francesco

L'emendamento è suggerito da motivi pratici. Questo è un provvedimento l'ha già detto il mio collega Rivalta - che si situa nell'ambito dell'assistenza scolastica, di competenza regionale, e non del diritto allo studio, e quindi è chiaro che non possa passare per quello che non è, ed è altrettanto chiaro che l'assistenza scolastica può essere cosa diversa già a livello regionale soltanto se c'è una legge organica che affronta tutte le competenze e le ridistribuisce nel modo che noi abbiamo previsto nella nostra legge o in modo analogo. Cogliamo quindi anche l'occasione per presentare un ordine del giorno sull'impegno di approntare presto una legge organica, ritenendo che questo impegno sia contenuto nell'art. 1 sollecitando la Giunta a pronunciarsi anch'essa, oltre ad accelerare il lavoro di tutto il Consiglio sulle leggi che già sono sottoposte all'esame della III Commissione.



PRESIDENTE

Allora, pongo in votazione l'emendamento che ho testé letto, nella prima parte, cioè fino al punto in cui è detto: "ed autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato". La Giunta lo accoglie per intero, quindi anche in questa parte.
Chi approva questa prima parte dell'emendamento è pregato di alzare la mano. E' approvata a larghissima maggioranza.
Metto ora in votazione la seconda parte dell'emendamento: "o autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato." Chi l'approva è pregato di alzare la mano. Anche questa seconda parte dell'emendamento è accolta, a stragrande maggioranza.
Allora, l'art. 1 resta modificato, con la sostituzione al primo comma di questo nuovo testo, mentre la seconda parte rimane invariata.
Se nessuno più chiede la parola sull'art. 1, potremmo passare alla votazione. Prego il Consigliere Revelli di voler tornare a prestare la sua collaborazione al banco della Presidenza ancora per qualche momento.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 40.
Hanno risposto sì n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Articolo 2 "L'erogazione del contributo di cui al precedente articolo è disposta con deliberazione della Giunta Regionale sulla base di elenchi degli studenti, suddivisi per classe, predisposti dai Presidi delle Scuole statali o dai legali rappresentanti delle Scuole autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato.
I suddetti elenchi, debitamente vistati dai Provveditori agli Studi competenti per territorio, sono da questi trasmessi all'Amministrazione Regionale entro quindici giorni dalla chiusura delle iscrizioni scolastiche".
Il Consigliere Gandolfi aveva presentato un emendamento sostitutivo.



GANDOLFI Aldo

Lo ritiro, in quanto aveva senso solo in caso di modificazione dell'art. 1 come da me proposto.



PRESIDENTE

Allora, si dà atto a verbale che l'emendamento è dato ritirato.
Nessuno chiede di parlare sull'art. 2? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 40.
Hanno risposto sì n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Articolo 3 "Ai fini dell'attuazione della presente legge, è autorizzata la spesa di lire 4 miliardi e 350 milioni per l'anno 1973, nonché la spesa di lire 4 Miliardi e 650 milioni per ciascuno degli anni 1974 e successivi.
All'onere per l'anno 1973 si provvede: quanto a lire 1 miliardo, con i maggiori proventi delle imposte indicate nei capitoli 12, 14, 16 e 18 dello Stato di previsione dell'entrata per l'anno 1973, nella misura di 50 milioni per l'imposta sul reddito dei terreni, di lire 70 milioni per l'imposta sul reddito agrario di lire 800 milioni per l'imposta sui fabbricati e di lire 80 milioni per l'imposta speciale di cui alla legge 21 ottobre 1964 n. 1103 quanto a lire 2.250 milioni, con il maggior provento accertato per gli interessi attivi di cui al capitolo 45 dello stato di previsione dell'entrata per l'anno 1973 quanto a lire 1.100 milioni, con la riduzione degli stanziamenti di cui ai capitoli 256, 532, 554 dello stato di previsione della spesa per l'anno 1973, nella rispettiva misura di lire 750 milioni, di lire 250 milioni e di lire 100 milioni.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno 1973 sarà istituito il capitolo n. 257, con la denominazione 'Interventi per la realizzazione del diritto allo studio. Contributi agli alunni delle Scuole inferiori per l'acquisto dei testi scolastici e di altro materiale didattico' e con lo stanziamento di lire 4 miliardi e 350 milioni.
Negli stati di previsione della spesa per l'anno 1974 e per quelli successivi sarà iscritto un capitolo come sopra denominato, con lo stanziamento di lire 4 miliardi e 650 milioni.
Al relativo maggior onere si provvede con parte del maggior gettito derivante dall'applicazione, a partire dal 1° gennaio 1974, dell'aliquota stabilita nell'articolo 10, primo comma, della legge regionale 29 dicembre 1971, n. 1.
Il Presidente della Giunta Regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
C'è una proposta di emendamento da parte della Giunta: "sopprimere la dicitura 'Interventi per la realizzazione del diritto allo studio' nel capoverso che inizia 'Nello stato di previsione della spesa per l'anno 1973...' ", che risulterà pertanto così: "Nello stato di previsione della spesa per l'anno 1973 sarà istituito il capitolo n. 257, con la denominazione: 'Contributi agli alunni delle Scuole medie inferiori per l'acquisto dei testi scolastici e di altro materiale didattico' e con lo stanziamento di lire 4 miliardi e 350 milioni".
Lo pongo in votazione. Ovviamente la Giunta, che lo presenta, lo accoglie. Qualcuno intende intervenire a proposito dell'emendamento? Allora l'art. 3 viene posto in votazione nel testo che risulta a seguito di questo emendamento.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: Presenti e votanti n. 39.
Hanno risposto sì n. 36 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Articolo 4 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi del 6° comma dell'art. 45 dello Statuto".
Nessuno chiede di parlare? Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha dato il seguente esito: Presenti e votanti n. 40.
Hanno risposto sì n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 3 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Chiede di parlare il Consigliere Gandolfi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



GANDOLFI Aldo

Come preannunciato, desidero fare una dichiarazione, non tanto per giustificare il mio voto contrario, che si evince dall'andamento di tutto il dibattito, quanto per approfittare di questi brevi istanti che mi sono concessi al fine di riprendere alcuni elementi che sono stati portati in dibattito in riferimento alle posizioni del mio Partito.
Innanzitutto, mi è spiaciuto l'accenno fatto dal Presidente ad una mancanza di correttezza: credo che il Presidente dovrebbe darci atto che se qualcosa di scorretto c'è stato in tutta questa vicenda è il fatto che questo disegno di legge sia stato illustrato in tutti i suoi dettagli alla stampa prima ancora di venire discusso nell'ambito della Giunta.
In secondo luogo, vorrei riferirmi a considerazioni di carattere generale. Da molte parti di questo Consiglio - dai comunisti per ultimo dalla sig.ra Soldano - è stato fatto riferimento ad una logica di intervento in campo scolastico. E' una logica che noi non disconosciamo affatto, sulla quale, anzi, concordiamo perfettamente in molti degli elementi che qui sono stati denunciati. Ma devo dire che noi, nel valutare questo tipo di provvedimento, ci poniamo in una logica che riteniamo sia di ordine superiore a quella che è stata enunciata: guardiamo, cioè, al problema generale del meccanismo di sviluppo economico del nostro Paese della particolare situazione sociale, politica ed economica di questo momento. Se noi non ci rendiamo conto che dobbiamo riuscire a modificare nei prossimi anni, sostanzialmente, il meccanismo sul quale ci siamo basati gli scorsi anni, un meccanismo che ha premiato in maniera incredibile i consumi privati a danno dei consumi sociali; se non ci rendiamo conto che questo provvedimento, oggi, per almeno i due terzi della spesa, non viene incontro ad esigenze vitali, fa aumentare la disponibilità economica di molte famiglie non a fini di esigenze vitali che si risolverà soltanto in un aumento delle disponibilità monetarie delle famiglie per consumi di carattere individuale, non di carattere sociale, noi veramente su queste cose, su questo tipo di problemi, veramente rischiamo di giocare gli ultimi margini di credibilità e di possibilità di ripresa. Oggi il nostro Paese ha purtroppo una cambiale da pagare. Continuando con interventi e provvedimenti di questo genere, che, ripeto, non creano nuovi servizi sociali ma semplicemente aumentano le possibilità di spesa della famiglia è questa la nostra preoccupazione - dilazioneremo forse nel tempo il pagamento di questa cambiale, ma rischieremo di pagarla poi a prezzi veramente gravissimi, ed a rischio di sconvolgimenti istituzionali. E' questa la nostra preoccupazione.
Ora, se non si vuol fare uno sforzo per comprendere le motivazioni che stanno dietro le nostre posizioni, se questo nostro atteggiamento viene interpretato come una posizione tattica, che nasconde motivazioni di altro tipo, credo che sarà ben difficile trovare un terreno d'intesa e anche un arricchimento dell'articolazione del dibattito politico, della situazione politica generale del Paese. Mi duole veramente che non siano state afferrate queste motivazioni, che soprattutto il discorso sia stato centrato troppo sulle condizioni della scuola, le condizioni psicologiche all'interno della scuola, e troppo poco, invece, sulla generale condizione economica e sociale del nostro Paese, sulla quale noi sentivamo invece l'esigenza e il dovere di richiamare l'attenzione.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione finale della legge, propongo a mia volta un emendamento, che non ha bisogno di alcuna illustrazione. Il titolo dato al disegno di legge n. 108 era: "Interventi per la realizzazione del diritto allo studio ecc.".
Per essere coerenti con quel che abbiamo approvato poc'anzi nel testo della legge, dobbiamo cancellare l'espressione: "Interventi per la realizzazione del diritto allo studio", lasciando semplicemente: "Contributo agli alunni della scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo ed altro materiale scolastico". Qualcuno desidera sollevare riserve? Allora, lo pongo in votazione, pregando chi approva di alzare la mano.
L'approvazione della legge nel suo contesto va pertanto con il titolo: "Legge 108 - Contributo agli alunni della Scuola media inferiore per l'acquisto dei libri di testo e altro materiale scolastico" e nei quattro articoli come singolarmente votato. Diamo corso alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione ha avuto il seguente esito: Presenti e votanti n. 40.
Hanno risposto sì n. 37 Consiglieri.
Hanno risposto no n. 3 Consiglieri.
La legge è approvata nella sua integralità.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Ordine del giorno sull'inquadramento del personale regionale


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno, che reca le firme: Viglione Zanone, Gandolfi, Bianchi, Marchesotti, Vera e Vecchione, con il seguente testo: "Il Consiglio Regionale di fronte alla precarietà ed insicurezza del personale tutto per la mancanza di una legge di carattere generale che sancisca le strutture organizzative della Regione, i rapporti con gli Enti locali, con i cittadini e le organizzazioni sociali e politiche, l'inizio di una nuova politica del personale, attraverso articolazioni interdisciplinari e compartimentali, determinando con chiarezza la posizione di ognuno fornisca un certo quadro in ordine ai compiti ed alle responsabilità invita il Gruppo regionale a presentare il disegno di legge per l'inquadramento del personale entro il più breve termine possibile attraverso un aperto e continuo confronto con i rappresentanti del personale e le organizzazioni sindacali".
La Giunta ha qualcosa da due? Ha facoltà di parlare l'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore al personale

La Giunta accetta l'ordine del giorno. In proposito, devo comunicare che questa sera, a conclusione della riunione tenuta nella saletta con i rappresentanti del personale e i Sindacati, si è in sostanza concordato su quanto detto in questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è dunque accolto dalla Giunta. Lo pongo in votazione senza discussione: chi lo approva è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.


Argomento:

Ordine del giorno sull'inquadramento del personale regionale

Argomento:

Interpellanze e Interrogazioni (annuncio)


PRESIDENTE

Informo che sono stati presentati i seguenti documenti: uno dei Consiglieri Fassino-Zanone-Rossotto relativo al problema dei biotopi da salvaguardare nell'ambito della Regione Piemonte, in cui si chiede al Presidente della Giunta di pronunciarsi sull'opportunità di definire fin d'ora alcune di queste aree, a partire dall'Alpe Veglia uno del Consigliere Viglione, diretto al Presidente della Giunta, per sapere se egli non intenda intervenire per accelerare il procedere delle opere attualmente in corso nel tratto fra le stazioni di Carrù, Clavesana e Farigliano della linea ferroviaria Bra-Ceva un'altra interpellanza, dello stesso Consigliere Viglione, circa l'iter della pratica del Comune di Cuneo relativa alla costruzione della palestra polisportiva e di una piscina coperta un'interrogazione del Consigliere Zanone rivolta all'Assessore per la caccia in relazione ad unir richiesta del Sindaco di Varzo per la sospensione della caccia nel territorio di quel comune e soprattutto nell'Alpe Veglia; un documento del Consigliere Revelli in cui si chiede agli Assessori ai Lavori Pubblici e all'Agricoltura se non si intenda adottare misure urgenti in favore delle zone colpite da una intemperie con caratteristiche di vera e propria alluvione abbattutasi in quei territori un'interrogazione del Consigliere Berti in cui, in relazione alla grave situazione esistente alla Casa Benefica di Pianezza, si chiede l'intervento del Presidente della Giunta e dell'Assessore all'assistenza ai fini di una normalizzazione della vita dell'Istituto un'interpellanza dei Consiglieri Menozzi-Bertorello-Giletta, rivolta alla Giunta in relazione ai recenti violenti nubifragi che si sono abbattuti su gran parte del Piemonte e che hanno arrecato danni gravi alla viabilità minore, per sapere che cosa la Giunta intenda fare in proposito un'interrogazione dei Consiglieri Rossotto-Gerini-Zanone, per conoscere dal Presidente della Giunta quali iniziative intenda prendere in relazione al fatto che parecchi Comuni dell'Alta Valle di Susa non dispongono di servizio di scuolabus una richiesta dei Consiglieri Fassino-Zanone-Gerini-Rossotto al Presidente della Giunta per conoscere se in sede di applicazione delle future provvidenze per il credito agrario di conduzione intenda tener conto della funzione e dell'importanza delle casse rurali.
Tutti questi documenti, che ho sintetizzato, verranno trasmessi ai singoli Consiglieri nel testo integrale.
Il Consiglio Regionale è convocato per giovedì 4 ottobre, alle ore 10 e alle ore 16, con all'ordine del giorno tutto quanto era contemplato dall'ordine del giorno della seduta di oggi e non è stato discusso e con quant'altro nel corso della settimana si potrà eventualmente aggiungere.



CALLERI Edoardo, Presidente della Giunta Regionale

Chiederei alla cortesia del Presidente di vedere se non sia possibile non tenere seduta nel pomeriggio di giovedì 4, essendo, in quella data stati convocati gli organi regionali della Democrazia Cristiana per l'elezione del Segretario regionale e dei membri della Giunta Regionale.



PRESIDENTE

Allora, la convocazione è confermata soltanto per le ore 10 del mattino e se del caso si protrarrà anche fino alle 14.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 22,55)



< torna indietro