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Dettaglio seduta n.175 del 18/09/73 - Legislatura n. I - Sedute dal 6 giugno 1970 al 15 giugno 1975

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE OBERTO


Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Hanno chiesto congedo i Consiglieri Armella, Giovana, Nesi e Carazzoni.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

L'ordine del giorno reca, al punto primo: "Approvazione verbali precedenti sedute." Il processo verbale dell'adunanza del 10 settembre è stato distribuito questa mattina. Se non ci sono delle riserve, se i Consiglieri hanno potuto prenderne visione lo metterei in approvazione.
Nessuna riserva. Chi approva è pregato di alzare la mano.
Il verbale è approvato.


Argomento: Varie

Interpellanza dei Consiglieri Nesi, Viglione e altri sui gravi fatti verificatisi recentemente a Bardonecchia e culminati con le minacce di morte al Sindaco


PRESIDENTE

Punto secondo "Interrogazioni e interpellanze".
Interpellanza letta in Consiglio il 24 maggio dei Consiglieri Nesi Calsolaro, Fonio, Simonelli e Viglione, relativa ai fatti verificatisi recentemente a Bardonecchia e per tutta la Val di Susa culminati con la minaccia al Sindaco.
La risposta è all'assessore Borando. L'interpellante Consigliere Viglione, presente, vuole illustrarla?



VIGLIONE Aldo

No.



PRESIDENTE

Allora ha la parola l'Assessore Borando.



BORANDO Carlo, Assessore alla polizia urbana e rurale

Signor Presidente, signori Consiglieri, a pochi mesi di distanza dalla conclusione dei lavori della Commissione consiliare di indagine sui fatti di Bardonecchia, che ci ha fornito un quadro preoccupante di carenze e manchevolezze in quel Comune sia per quanto attiene gli abusi edilizi, sia riguardo al problema ben più grave del cottimismo abusivo, o racket delle braccia, sarebbe illusorio ritenere che attualmente la situazione non desti più preoccupazioni, oppure che il sospetto dell'esistenza di un'organizzazione di tipo mafioso, collegata a tale fenomeno, sia infondato.
Allo scopo di fare il punto della situazione, ritengo opportuno anzitutto riferirmi brevemente alle condizioni e alle cause che hanno permesso il sorgere e lo svilupparsi del fenomeno dello sfruttamento della manodopera, con aspetti di tipo mafioso, considerato che anche l'episodio testé lamentato dai Consiglieri regionali si inserisce nel contesto di quella delicata e difficile situazione esistente a Bardonecchia nei Comuni della Val di Susa.
E' noto che negli ultimi anni si è determinata in alcune zone della provincia di Torino, specie in Torino città, nella cintura, nella zona del Canavese e della Valle di Susa, un'intensa attività edilizia con conseguente maggiore impiego della manodopera a tutti i livelli particolarmente in quelle zone di maggiore interesse e di presumibile maggiore sviluppo e speculazione costruttiva.
La difficoltà di reperire operai disponibili in loco ha creato, specie a Bardonecchia, nell'alta Valle Susa, una particolare situazione che ha favorito il sorgere di numerosi appalti e sub-appalti più o meno leciti che hanno alimentato il fenomeno del cottimismo abusivo.
Gli imprenditori, tramite gli assuntori di tali appalti, riescono comunque a procurarsi la manodopera, introvabile localmente, fatta affluire sul posto con l'ingaggio organizzato di lavoratori provenienti dai luoghi più lontani e disparati che vengono retribuiti a cottimo e per lo più non assicurati.
Gli imprenditori affidano volentieri a queste pseudo-imprese di lavoratori i lavori di muratura, carpenteria in legno, riquadrature, posa in opera di piastrelle, venendo facilitati nella determinazione dei costi e assicurandosi la speditezza dell'esecuzione.
L'aggiudicazione degli appalti e la fornitura della manodopera determinano ovviamente i gravi episodi lamentati.
Il problema è stato seguito con attenzione dagli organi statali preposti alla tutela delle leggi sul lavoro, in particolare dall'Ispettorato provinciale del lavoro, che ha disposto con sempre maggiore impegno e in modo più incisivo, a partire dal giugno '71, una particolare vigilanza per stroncare o quanto meno contenere con severi interventi le violazioni della legge n. 1369 e comunque per assicurare ai lavoratori subordinati ogni tutela di legge.
Per la zona di Bardonecchia in particolare, è stato disposto un programma di interventi che si sono succeduti dall'estate '71 ad oggi. A seguito di tali azioni, vere e proprie operazioni di polizia giudiziaria condotte da intere sezioni di ispettori del lavoro e da un massiccio impiego di tutti gli ispettori del lavoro disponibili, con l'ausilio e l'appoggio di contingenti di carabinieri, sono state inoltrate alle competenti autorità giudizi arie le risultanze dei controlli relativi alle ditte trovate presso i cantieri. Sono state elevate numerose contravvenzioni all'art. 1 della legge 1369 a carico di centinaia di persone e interessanti migliaia di lavoratori avvicendatisi nei vari cantieri visitati; sono state altresì perseguite le violazioni a numerose norme di prevenzione infortuni e sulle assicurazioni sociali.
Gli interventi dell'Ispettorato del lavoro e dell'arma dei carabinieri che si prodiga incessantemente nella vigilanza in loco dei cantieri edilizi, hanno portato un certo miglioramento della situazione, anche se il fenomeno non è interamente scomparso nella zona, che deve essere attentamente controllata.
Attualmente l'Ispettorato del lavoro, di stretta intesa con la magistratura, con la collaborazione dell'arma dei carabinieri, si è impegnato a svolgere la propria vigilanza di istituto.
Come è noto, nel maggio scorso il Consiglio comunale di Bardonecchia ha rivolto formale istanza al Procuratore generale della Repubblica per richiedere l'applicazione della legge antimafia in quel Comune, proponendo l'allontanamento da Bardonecchia di quanti, sottoposti a misure di prevenzione per ordine della magistratura, vi risiedono. Qualunque possa essere la decisione della magistratura, resta il fatto che questa responsabile presa di posizione testimonia la ferma volontà dei pubblici amministratori locali di combattere e stroncare ogni forma di abuso e di illegalità, per dare serenità e tranquillità alla popolazione locale e a quella turistica e maggior fiducia a quei lavoratori che subiscono gli effetti deleteri della situazione.
Tutto ciò premesso e poiché è incontestabile che per potere efficacemente combattere il fenomeno del collocamento e il subappalto della manodopera deve soccorrere l'assidua vigilanza dei tutori della legge, si ritiene che compito della Regione nel momento attuale debba essere quello di intervenire decisamente presso le autorità governative perché assicurino maggiore potenzialità ed efficienza all'Ispettorato provinciale del lavoro per consentire allo stesso organo di svolgere un'azione sistematica ed adeguata di ispezioni e controlli capace di suscitare autorevole prestigio e fiducia verso i pubblici poteri.



PRESIDENTE

La parola all'interpellante Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, l'interpellanza muove dalla circostanza (che ormai è notizia comune) che la mafia ha lasciato i suoi luoghi tradizionali e si è trasferita nella zona del milanese, in Lombardia e in parte anche nel Piemonte, soprattutto nella zona di Bardonecchia, ossia le zone che hanno un maggiore sviluppo edilizio. L'intenzione era di mettere il Consiglio Regionale di fronte a questa realtà che noi pensiamo non sia disconosciuta dai Consiglieri Regionali.
Ringrazio l'Assessore Borando della sua risposta e vorrei che la Regione fosse in continuo contatto con le autorità preposte e con la Commissione antimafia che dovrebbe svolgere una sua approfondita indagine come da notizie che ci sono giunte da alcuni commissari, affinché non si ripetano in Piemonte fatti che sono stati alla ribalta in altre regioni.


Argomento: Turismo: argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Bono sulla qualifica di Azienda Autonoma di soggiorno e turismo del lago d'Orta


PRESIDENTE

Interpellanza 22 giugno del Consigliere Bono relativa alla qualifica di Azienda autonoma di soggiorno e turismo del Lago d'Orta.
La risposta all'Assessore Debenedetti se l'interpellante non chiede di illustrare ulteriormente il documento.



BONO Sereno

Io chiedo di poterlo illustrare brevemente.



PRESIDENTE

Come crede. Ne ha facoltà.



BONO Sereno

Oggetto dell'interpellanza è la costituzione della Azienda autonoma del Lago d'Orta. E' la prima, a livello regionale, richiesta di Azienda autonoma a carattere comprensoriale, abbandonando gli spesso limitati confini comunali, ed interessa nel caso specifico, l'intero bacino del Lago d'Orta. A nostro parere è un passo importante compiuto da quei Comuni i quali vogliono portare avanti una politica turistica in modo programmato quanto meno a livello Intercomunale, di un'intera area che ha uguali caratteristiche.
L'interpellanza è stata presentata in quanto nel 1971, dopo pochi mesi che i Comuni interessati avevano avanzato richiesta di costituzione dell'Azienda autonoma, il Ministro rinviava la richiesta all'Ente provinciale del turismo in quanto proprio in quel periodo era in atto il trapasso delle competenze dal Ministero del turismo alle Regioni. Da allora ad oggi purtroppo la pratica è rimasta ferma perché il Ministero diceva di averla trasmessa all'EPT, l'EPT affermava di averla trasmessa alla Regione la Regione sosteneva di non averla ricevuta.
Con l'interpellanza intendiamo richiamare l'argomento all'attenzione dell'Assessore e del Consiglio.
In questi ultimi giorni, da notizie ricevute, pare che la questione tenda a muoversi. E' stata inviata all'Assessore al turismo una lettera del Sindaco di Pettenasco, particolarmente significativa, con la quale si afferma che l'avvento della Regione ha rinnovato in amministratori come il Sindaco di Pettenasco e altri la speranza che problemi di questa natura sarebbero stati risolti con la massima rapidità.
Dice la lettera: "La Regione ci aveva fatto credere di poter meglio superare gli ostacoli che le pesanti burocrazie ministeriali avevano sempre frapposto al positivo sbocco della annosa vicenda. Invece ancora oggi (la lettera è datata 29 maggio di quest'anno) ci troviamo di fronte ad un punto morto che non sappiamo a chi e a che cosa imputare".
Mi pare che la lettura di questo passo sia particolarmente istruttiva proprio in quanto contiene una rivendicazione da parte di Amministratori comunali che credono sinceramente nell'istituto della Regione, nella sua capacità di operare con maggiore rapidità, con minore burocrazia, con una mentalità meno schematica di quella dei funzionari ministeriali.
Io vorrei prendere lo spunto da questo episodio per fare in modo che non solo l'Assessore competente, ma la Giunta, l'intero organo esecutivo della Regione affrontino i problemi che hanno di fronte con spirito diverso e anche con maggiore celerità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Debenedetti.



DEBENEDETTI Mario, Assessore al turismo

Non è che la questione non sia stata seguita ed esaminata dalla Giunta: purtroppo la situazione che si è determinata costituiva obiettivamente delle remore ad una sollecita definizione della pratica. Questa, come ha ricordato il Consigliere Bono, era stata inviata a suo tempo al Ministero del turismo, il quale l'ha trasmessa alla Regione non per trasferirle la decisione alla competenza regionale, ma in quanto non la riteneva accoglibile per l'interpretazione rigida che dava alla legge e quindi con una previsione giuridica che non consentiva l'istituzione dell'Azienda autonoma. Sono remore che la Regione, aderendo al richiamo fatto dal Consigliere Bono di non essere eccessivamente burocratizzati come era il Ministero, cerca da tempo di superare.
Per informare adeguatamente il Consiglio, sia pure solo sui punti principali, devo dire che sostanzialmente la pratica il Ministero l'ha respinta sulla base di una relazione del Medico provinciale il quale per legge deve esprimere un parere per l'accoglimento della domanda. Egli ha fatto alcuni rilievi sulla situazione igienico-sanitaria di alcuni centri che hanno indotto il Ministero a respingere la istanza.
Potrei ricordare alcuni passi che si desumono dalla relazione: ad esempio, per quanto riguarda le fognature si dice che "Il Comune di Orta San Giulio dispone di una fognatura di tipo misto con smaltimento diretto nel lago, senza trattamento di depurazione (e questo sarebbe ancora nulla) mentre le frazioni sono sprovviste di fognatura dinamica".
Prosegue dicendo: "Anche il Comune di Omegna dispone di una rete di fognature di tipo misto, con smaltimento nel lago e in corsi d'acque superficiali, senza trattamenti di depurazione. La situazione dello smaltimento delle acque nere presenta in tutti i Comuni interessati notevoli deficienze, in considerazione della mancanza di idonei impianti di depurazione delle acque convogliate. Si fa inoltre rilevare l'assenza di fognatura dinamica in alcune frazioni".
Concludeva con un parere condizionato al superamento di queste deficienze igienico-sanitarie.
Esiste anche l'altro problema: la mancanza di farmacia nel Comune di Orta San Giulio.
Tutti questi elementi hanno costituito la remora che ha bloccato la pratica.
Per quanto mi consta la situazione oggi non è cambiata: l'Assessorato ha ritenuto utile un incontro sia col Medico provinciale, sia con i Comuni per discutere la possibilità che entro breve tempo vengano ovviati gli inconvenienti maggiori denunciati dal Medico provinciale nella sua relazione.
Per questa ragione, salvo contrattempi dell'ultima ora, è stato fissato un incontro per sabato prossimo, alla presenza del Medico provinciale, con i Sindaci, per esaminare i programmi dei Comuni ed intervenire al fine di superare le difficoltà esistenti: crediamo comunque di poterle superare.
Non dimentichiamo che da parte della Giunta regionale c'è un orientamento decisamente favorevole a questa iniziativa e proprio per la ragione ricordata dal Consigliere Bono: si tratterebbe del primo esempio di Azienda autonoma a livello comprensoriale. Siamo anche disposti a superare la interpretazione rigida data dal Ministero, il quale riteneva che ogni singolo Comune dovesse avere le caratteristiche richieste dalla legge mentre all'atto pratico, se noi adottassimo questo criterio, l'Azienda autonoma non si potrebbe costituire.
Noi riteniamo che, proprio per l'esigenza di dare delle dimensioni comprensoriali, si debba fare una verifica della sussistenza delle condizioni indispensabili previste dalla legge (mi riferisco soprattutto ai gettiti tributari) per la creazione dell'Azienda, riferite però a livello comprensoriale e non ristrette ai singoli Comuni. (Quando il Ministero ha restituito la pratica ha dato una serie di istruzioni e di interpretazioni che praticamente impedivano di portarla a conclusione).
Ritengo quindi che il problema possa essere sollecitamente risolto: ovviamente stiamo acquisendo anche gli aggiornamenti relativi alle imposte e questo è un adempimento indispensabile al quale non possiamo sottrarci per l'osservanza delle disposizioni di legge, anche perché il Ministero aveva sempre affermato (e questo è un principio che dobbiamo fare nostro) che la valutazione delle condizioni deve essere fatta al momento in cui si costituisce l'azienda e non proiettata nel futuro perché si verrebbe a ipotizzare in qualsiasi caso la sussistenza di tutti gli elementi richiesti dalla legge per l'istituzione delle Aziende autonome.
Ho quindi motivo di ritenere che con la collaborazione delle autorità competenti, del Medico provinciale e dei Comuni, si possa ovviare quanto prima l'insediamento costituito dal parere negativo del Medico provinciale per passare alla realizzazione dell'Azienda autonoma della cui validità la Giunta è convinta.



PRESIDENTE

L'interpellante ha da aggiungere qualche cosa? Ne ha facoltà.



BONO Sereno

Prendiamo atto che la Giunta ha dichiarato ufficialmente il suo orientamento favorevole alla costituzione dell'Azienda autonoma e riteniamo che questo rappresenti un punto fermo importante. Dichiarazioni ne erano già state fatte anche in passato, ma il protrarsi della questione lasciava supporre che vi fossero degli orientamenti divergenti a questa impostazione di carattere generale.
Prendiamo atto anche che sabato ci sarà un incontro in loco, al fine di risolvere il problema.
Io vorrei molto sommessamente fare rilevare all'Assessore che dalla sua risposta è emersa la conferma di un certo ritardo, per cui è giusta la nostra critica. Quando c'è un parere del Medico provinciale, condizionato vuol dire che non è negativo e con la buona volontà si può superare rapidamente. Invece per alcuni mesi al sottoscritto è stato detto che la pratica non era ancora arrivata alla Giunta Regionale, mentre era stata in effetti trasferita.
Vorrei poi che sul problema dell'aggiornamento dei dati non si determinassero ulteriori dilazioni. E' vero che le Aziende autonome non possono essere concesse in base a dati economici che si prospettano sul futuro, ma noi ci troviamo già con dati che erano positivi alcuni anni fa dati che ora sono sicuramente migliorati e che ci consentono di operare su un terreno più che sicuro.
Mi auguro che le lungaggini registrate saranno rapidamente superate.


Argomento: Viabilità

Interpellanza del Consigliere Viglione sulla costruzione di un casello sul raddoppio dell'autostrada Torino-Savona


PRESIDENTE

Interpellanza letta in Consiglio il 5 luglio, del Consigliere Viglione relativa alla costruzione di un casello sul raddoppio dell'autostrada Torino-Savona nel punto di attraversamento della statale Colle Tenda-Bra.
La risposta è all'Assessore Falco, salvo che il Consigiliere Viglione chieda di illustrare ancora. No.
La parola all'Assessore Falco.



FALCO Giovanni, Assessore alla viabilità e infrastrutture

Il collega avv. Viglione con l'interpellanza del 2 luglio '73 chiede di conoscere se la Giunta intende intervenire nei confronti della società che gestisce l'autostrada Torino-Savona, per indurla a costruire, nell'ambito dei lavori di raddoppio, un casello nel punto in cui la statale Tenda-Cuneo Fossano-Bra attraversa l'autostrada.
L'interpellante sottolinea ancora che a seguito della costruzione da parte dell'ANAS della sopraelevata di Alba e della realizzazione del progetto di miglioramento di tutta la statale, attualmente in definizione presso l'amministrazione provinciale di Cuneo, tale asse di scorrimento vedrà aumentata, nei prossimi anni, la sua importanza a causa dell'alto livello di traffico e sarà quindi indispensabile la costruzione del casello sopraddetto.
Rispondo al collega avv. Viglione, premettendo che la costruzione del casello autostradale in parola è stata nel passato più volte avanzata e non accolta dalla società autostrada Torino-Savona. Detta società, alla quale è stato nuovamente prospettato il problema, ribadisce la propria disponibilità per la costruzione del nuovo casello, facendo presente che lo stesso verrebbe a trovarsi a pochi chilometri da quelli già esistenti in Fossano e Marene e che oltre ad un notevole costo dell'opera comporterebbe una non indifferente spesa di gestione.
La società predetta si è però dichiarata favorevole alla costruzione di idonei ed opportuni raccordi tra l'autostrada Torino-Savona e la super strada Asti-Alba-Fossano-Cuneo, progettata dall'ufficio tecnico provinciale di Cuneo e per qualche tratto già costruita.
A prescindere dai criteri di convenienza che inducono la società autostrada Torino-Savona a respingere la nostra proposta di costruzione del casello in regione Tagliata, si ritiene che i promessi raccordi con la progettata superstrada Asti-Cuneo forse risolverebbero il problema rappresentato dal collega interpellante.
Colgo ancora l'occasione per informare l'interpellante circa la realizzazione della superstrada Asti-Cuneo, prevista nel piano regionale come strada di prima categoria a livello autostradale.
La sopraelevata di Alba sarà ultimata entro il mese di ottobre; per il tronco Alba Vaccheria Piana Biglini, i lavori sono in avanzata esecuzione tronco Piana Biglini-Cervere, progetto di massima allo studio; tronco Cervere-San Sebastiano di Fossano progettazione esecutiva in fase di ultimazione; tronco San Sebastiano-Cuneo, progettazione di massima allo studio; tronco Cuneo-Borgo San Dalmazzo-Robilante, progettazione esecutiva approvata dall'ANAS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interpellante.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, ringrazio l'Assessore Falco della sua risposta e mi dichiaro soddisfatto.
Vorrei solo pregarlo di una cosa: non sarà costruito il casello a Fossano, però l'accesso cui ha accennato dovrebbe quanto prima essere realizzato e può esserlo. La direzione dell'autostrada parla di un costo eccessivo del casello in quanto vi sono già quelli di Fossano Sud e di Marene (Fossano Nord), comunque anche solo un accesso sarebbe già molto importante perché permetterebbe a quanti vengono da Alba, da Bra e da Cuneo di avere quanto meno un'entrata all'autostrada.
Si tratta di vederne i tempi. Questo è molto importante. Aderiamo pure alla minore soluzione dell'accesso, però pregherei l'Assessore di insistere affinché fosse realizzato quanto prima.
Il raddoppio dell'autostrada Torino-Savona è previsto, in tutta la sua lunghezza, non prima del 1979/80, però un accesso potrebbe essere costruito assai rapidamente ed il costo sarebbe certamente inferiore ai cento milioni.
Io ringrazio l'Assessore, mi dichiaro soddisfatto della sua risposta e lo prego di insistere affinché prima ancora delle ultimazioni del raddoppio l'accesso sia costruito.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Simonelli sull'inquinamento prodotto dal frantoio dell'impresa Robbiano &Gentile nel Comune di Ovada


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Simonelli del 22 giugno, riproposta il 10 settembre, relativa al disagio degli abitanti della zona nord del Comune di Ovada contro l'inquinamento prodotto dal frantoio dell'impresa Robbiano Gentile.
La risposta all'Assessore Chiabrando.



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

L'interrogazione del Consigliere Simonelli riguarda l'azione di protesta intrapresa dagli abitanti della zona nord di Ovada, i quali lamentano alcuni inconvenienti provocati dal frantoio e dall'impianto di confezione di conglomerati bituminosi della ditta Robbiano &Gentile.
Per quanto concerne l'inquinamento atmosferico, il Comune di Ovada è stato inserito, con decreto 5 ottobre 1973, in zona di controllo A, ai sensi della legge 615. Pertanto la ditta ha presentato la relazione tecnica ai sensi dell'art. 10 del decreto presidenziale 322, regolamento di esecuzione della 615, limitatamente al settore dell'industria.
La pratica è tuttora in corso di istruttoria e si procederà, come previsto dal suddetto art. 10. Trattandosi di industria esistente precedentemente all'entrata in vigore della legge, il Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico stabilirà i limiti massimi di ammissione che non debbono essere superati fino all'installazione degli impianti di abbattimento e prescriverà le eventuali modifiche di quelli già esistenti.
La ditta dovrà poi presentare i progetti degli impianti di abbattimento secondo le prescrizioni del Comitato e quindi installarli.
Questa procedura richiede però tempi lunghi, due o tre anni, per portare a risultati concreti.
La normativa della 615 però non tiene conto degli altri inconvenienti lamentati anche nell'esposta interrogazione e cioè gli scarichi liquidi e i rumori. A questo proposito sono di più immediata efficacia i poteri spettanti al sindaco, a norma dell'art. 153 del T.U. del 1915. Comunque siffatta potestà del Sindaco, di carattere eccezionale, presuppone l'accertata sussistenza della contingibilità, situazione occasionale e momentanea, imprevista o nuova che abbia determinato un grave pericolo o danno da scongiurare e della urgenza, gravità ed imminenza del pericolo cui non è possibile far fronte con i mezzi di tutela che l'ordinamento giuridico appresta in via normale.
Nel caso specifico esistono due verbali di perizia sugli inquinamenti e sul rumore prodotto dallo stabilimento in questione dei quali il primo, che porta la data del 3 settembre '66, è la relazione conclusiva di un'apposita Commissione tecnica nominata dal Sindaco di Ovada, per accertare la sussistenza di inconvenienti igienici e di inquinamenti. E conclude dicendo: "In considerazione di quanto emerso dallo studio delle condizioni esistenti e degli accertamenti effettuati ad impianto spento e durante il suo funzionamento, i sottoscritti periti ritengono che nel caso specifico trattandosi di industria non appartenente alle industrie insalubri previste dalle disposizioni di legge, la attivazione dell'impianto nella località ove venne installata non possa pregiudicare, specie nelle attuali condizioni di agglomerato cementizio, la salute e la quiete pubblica".
Questo è il primo parere espresso dall'apposita Commissione. Il secondo parere riguarda i rumori ed è del Centro acustico nazionale, Centro studi rumori, del 21 febbraio '61, che ha effettuato rilevamenti in proposito concludendo: "Gli accorgimenti tecnici antifonici messi in atto hanno dimostrato un'effettiva efficacia. I livelli di rumori si sono mantenuti costantemente nei limiti della formale tollerabilità. Ogni richiamo alla normale tollerabilità fa riferimento ai dati indicati dalla Commissione nazionale tenuto conto degli aggiornamenti apportati dal Consiglio superiore studi e consulenze della Lega italiana contro i rumori, avuta presente la dottrina con particolare riguardo a quella ispirata alle esigenze ambientali nazionali e alla giurisprudenza dei tribunali".
Pertanto occorre, per un intervento dell'autorità comunale, che sia verificato se, essendo trascorsi alcuni anni dal tempo in cui sono state eseguite le due perizie, queste ultime continuano ad essere valide, oppure se siano intervenuti fatti nuovi, tali da determinare la sussistenza della contingibilità e dell'urgenza dei provvedimenti di cui all'art. 153 citato.
Nei riguardi delle opere di sbancamento (e questo è il terzo aspetto del problema) in alveo effettuato dalla ditta Robbiano &Gentile, risulta che l'Amministrazione Provinciale di Alessandria, allo scopo di ampliare la sede stradale della provinciale n. 8 Novi-Ovada, in corrispondenza del superamento del torrente Stura di Ovada, ha realizzato un viadotto in cemento armato, addossato al vecchio ponte divenuto ormai insufficiente all'intensità di traffico di quell'arteria.
Il progetto originario prevedeva la demolizione del vecchio ponte una volta che fosse stato aperto al traffico il nuovo viadotto. La demolizione purtroppo per l'intervento della Sovrintendenza ai monumenti di Torino, non è avvenuta, per cui nel corso d'acqua in quel punto si è venuta a creare una situazione idraulica piuttosto precaria in quanto la portata di massima piena con frequenza centennale prevista in 1240 mc al secondo, riesce appena a defluire con difficoltà sotto le arcate del vecchio ponte, sempre che queste siano mantenute sgombre dai depositi vari che vi si accumulano sotto.
Il Magistrato per il Po, tramite l'Ufficio del Genio Civile di Alessandria, ha ordinato all'Amministrazione provinciale di eseguire opportune opere di sbancamento a monte dei due ponti, allo scopo di creare adeguati inviti alla corrente nonché un invaso capace di contenere il rigurgito provocato dai due manufatti.
Visto che l'Amministrazione provinciale ritardava ad eseguire le suddette opere, motivando il ritardo col fatto che era sempre in attesa dell'approvazione da parte del Provveditorato OO.PP. di Torino della perizia supplettiva per i lavori di ammodernamento della stessa strada provinciale n. 8, l'ufficio del Genio Civile, in previsione di possibili pene che potevano essere provocate dallo scioglimento delle nevi cadute abbondantemente durante l'inverno allora in corso, con nota del febbraio '72 ha deciso di autorizzare la ditta Robbiano &Gentile di Ovada a liberare, mediante la rimozione di tutti i materiali esistenti, l'alveo in un'area opportunamente scelta dai tecnici dello stesso ufficio del Genio Civile di Alessandria.
La situazione idraulica in tal modo, seppure di poco, è migliorata anche perché poco a valle dei manufatti, in sponda sinistra, è stata creata un area di espansione per consentire l'effetto di laminazione delle piene.
Per ciò che riguarda l'uso delle acque (quarto aspetto del problema) la ditta Robbiano a tutt'oggi utilizza abusivamente l'acqua del torrente Stura. Tuttavia, con domanda pervenuta al Genio Civile il 3 luglio '73, la stessa ditta ha chiesto la concessione di derivare dal subalveo dello stesso torrente una portata di 60 litri massima, e media di 50 litri al secondo con restituzione integrale.
La domanda, ovviamente, dovrà essere sottoposta alla istruttoria formale, così come prescritto dal T.U. di legge sulle acque del 1933 e dal Regolamento approvato nel 1920 e successive modificazioni.
Al momento della stesura del disciplinare di concessione saranno prescritte, da parte della Regione, tutte quelle norme e saranno imposte tutte quelle clausole necessarie affinché la ditta concessionaria utilizzi e restituisca l'acqua così come stabilito dalle vigenti disposizioni legislative della tutela dell'ambiente. La ditta Robbiano &Gentile ha realizzato in alveo una piccola briglia in pietrame alla rinfusa, allo scopo di creare un modesto invaso da cui poter attingere, mediante sollevamento, l'acqua occorrente per gli usi del proprio stabilimento.
Anche queste opere, ovviamente abusive, saranno opportunamente regolamentate al momento della concessione.
Non risulta che siano state eseguite opere per deviare il corso d'acqua.
Informo infine l'interrogante che ho già comunicato al Sindaco di Ovada che il mio Assessorato è a disposizione per partecipare ad un incontro tra gli organi tecnici responsabili interessati al problema per cercare di giungere ad una soluzione adeguata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



SIMONELLI Claudio

Io mi ritengo parzialmente soddisfatto della risposta dell'Assessore Chiabrando perché ha messo in luce le gravi inadempienze dell'impresa Robbiano &Gentile, la quale preleva abusivamente le acque del torrente Stura, ha costruito abusivamente opere sul greto del torrente, scarica senza alcun controllo e quindi inquina il fiume, perciò viola tutta una serie di prescrizioni.
Sugli altri aspetti lamentati nell'interrogazione invece, non sappiamo nulla in quanto le due relazioni che riguardano i rumori e l'eventuale nocività dell'emissione dell'impianto, risalgono a molto tempo fa, la prima al 1966 e quella che riguarda i rumori addirittura al 1961.
Ci troviamo quindi in presenza di un fenomeno di grave inquinamento che soprattutto è andato aumentando negli ultimi tempi e di disagio per la popolazione, proprio perché l'impianto si è andato estendendo. Ed io vorrei sottolineare l'opportunità di verificare anche la dimensione dell'impianto in relazione alle autorizzazioni che all'impresa Robbiano &Gentile sono state concesse. E' opinione degli abitanti di Ovada che l'impresa abbia esteso l'area nella quale preleva i materiali e nella quale ha insediato i propri impianti, ben oltre le concessioni iniziali.
E' chiaro che tutta la materia dovrà essere regolamentata con la concessione del disciplinare, però ritengo indispensabile, prima di addivenire all'eventuale formulazione di un disciplinare, che ci sia la riunione in loco cui l'Assessore, a conclusione della sua risposta, ha accennato, ossia che la Regione si faccia parte diligente non soltanto dichiarandosi a disposizione del Comune, ma ritenga necessario, prima della formulazione del disciplinare, un incontro in loco e quindi chieda al Sindaco di organizzare un incontro con l'Amministrazione Provinciale per affrontare tutta la problematica di un impianto che, ripeto, reca in oggi e non nel 1961, un danno notevole agli abitanti della zona.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione del Consigliere Fonio sulla mancata corresponsione degli emolumenti ai medici veterinari della Regione negli anni 1972 e 1973


PRESIDENTE

Interrogazione del Consigliere Fonio letta il 10 settembre: "Mancata corresponsione degli emolumenti ai Medici veterinari della Regione negli anni 1972 e 1973".
La risposta è di competenza dell'Assessore Paganelli, il quale ha facoltà di parlare.



PAGANELLI Ettore, Assessore alle finanze

L'interrogazione del Consigliere Fonio riguarda una delle ormai numerose funzioni delegate che nel settore dell'assistenza veterinaria l'Amministrazione regionale svolge con i fondi che le sono accreditati dal Ministero della Sanità, e seguendo gli indirizzi che le vengono man mano precisati.
In sostanza, gli uffici dei Veterinari provinciali segnalano le somme loro occorrenti, anno per anno, al Ministero della Sanità, il quale assegna i fondi richiesti alla Regione, che poi li accredita ai singoli uffici interessati.
In novembre e in dicembre dello scorso anno il Ministero della Sanità ha segnalato in due riprese le assegnazioni che aveva disposto per il primo e rispettivamente per il secondo semestre per i diversi uffici veterinari della Regione. La Giunta Regionale ha subito deliberato l'istituzione dei capitoli di entrata e di spesa nel bilancio dell'anno 1972, come prescritto dalla relativa legge di approvazione. Il Presidente della Giunta ha poi emesso il decreto di istituzione dei capitoli, e le somme assegnate sono state accreditate agli uffici dei Veterinari provinciali.
Risulta che tutti i Veterinari che hanno collaborato alle vaccinazioni dell'anno 1972 hanno ricevuto quanto loro competeva, ad eccezione di quelli operanti in provincia di Novara, per i motivi che preciserò. Per le prestazioni svolte, invece, nell'anno 1973, in attuazione del programma relativo al primo semestre, i Veterinari provinciali hanno fatto le loro richieste al Ministero, il quale ha disposto le relative assegnazioni con lettera pervenuta alla Regione ai primi di luglio del '73. Anche in questo caso la Giunta ha dovuto deliberare l'istituzione dei capitoli nel bilancio '73 ed il Presidente ha firmato il relativo decreto. Ora è in corso l'accreditamento delle somme agli uffici veterinari, che nel frattempo hanno acquisito, o stanno acquisendo, i resoconti delle prestazioni che i singoli Veterinari hanno effettuato. Si può ragionevolmente ritenere che quanto dovuto fino al 30/6/'73 sarà saldato entro breve termine.
Per la provincia di Novara, l'assegnazione di quattro milioni e mezzo per il primo semestre 1972 venne disposta ed accreditata regolarmente, per cui l'ufficio del Veterinario provinciale potè eseguire i dovuti pagamenti.
Per il secondo semestre 1972, la richiesta dell'ufficio fu di 22 milioni.
Per un disguido amministrativo, e cioè richiesta avanzata non direttamente al Ministero, la richiesta stessa non potè essere presa in considerazione dal Ministero della Sanità insieme a quella degli altri Uffici veterinari: l'assegnazione ministeriale venne fatta ad altri cinque uffici e non a quello di Novara. Affiorato l'inconveniente e segnalato lo stesso al Ministero della Sanità con lettera del 20 giugno '73, il rimedio venne trovato da parte dello stesso Ministero, il quale ha incluso i 22 milioni nell'assegnazione del primo semestre '73, che è stata portata da 6 a 28 milioni, con la precisazione appunto che essa riguardava l'anno 1973 e i pagamenti rimasti insoddisfatti nell'anno 1972. Come ho già detto, è in corso l'accreditamento di questi 28 milioni dalla Regione al Veterinario provinciale, al quale peraltro si è pure data autorizzazione ad iniziare 3 pagamenti anche prima che la somma gli sia pervenuta, utilizzando allo scopo la disponibilità dei fondi in genere che esiste sul conto corrente bancario a lui intestato. Ho avuto l'assicurazione che con questi 28 milioni saranno pagati i compensi fino al 30 giugno '73.
Debbo solo aggiungere, sotto un profilo generale, che anche per questa funzione delegata verranno istituiti i relativi capitoli nel bilancio '74 abbreviando così i tempi di accreditamento e di erogazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante.



FONIO Mario

Mi dichiaro soddisfatto per le ampie spiegazioni fornite dall'Assessore, e soprattutto per la parte finale, dalla quale emerge che è stato trovato il rimedio per alcuni difetti degli. Uffici dipendenti dalla Regione, che in definitiva si traducevano sempre e legittimamente in lamentele da parte degli interessati ed in certa guisa in una compromissione della credibilità della Regione quanto meno in rapporto al dinamismo del suo operare.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione del Consigliere Viglione sull'ordine di servizio n. 3 emanato senza aver prima consultato il Consiglio e le Organizzazioni Sindacali


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dal Consigliere Viglione in data 10 settembre: "Emanazione dell'ordine di servizio n. 3 senza prima aver consultato il Consiglio e le Organizzazioni Sindacali".
Risponde l'Assessore Chiabrando, che ha facoltà di parlare.



CHIABRANDO Mauro, Assessore al personale

Il collega Viglione chiede di conoscere i motivi che hanno portato alla emanazione dell'ordine di servizio n. 3 senza aver previamente consultato il Consiglio e le Organizzazioni Sindacali.
La risposta è molto semplice: ci si è regolati sulla base dell'accordo siglato con le Organizzazioni Sindacali in data 8 maggio. Le consultazioni con le Organizzazioni Sindacali sono avvenute, come il Consigliere Viglione sa, avendovi egli partecipato personalmente, in periodo immediatamente precedente.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere interrogante.



VIGLIONE Aldo

Signor Presidente, esaminiamo a fondo il problema nei suoi due elementi, quello che concerne le Organizzazioni Sindacali e quello che concerne il Consiglio. Per il primo, se devo riferirmi unicamente alla comunicazione che hanno fatto le Organizzazioni Sindacali alla conclusione dell'assemblea dei delegati, in cui si nega che vi sia stato un qualche accordo per la emanazione dell'ordine di servizio, devo dedurre che l'Assessore non sia nel vero. Vi si legge infatti che la assemblea "respinge il metodo autoritario dell'Amministrazione nei riguardi dei Sindacati e del Personale, sottolineando l'illegittimità dell'ordine di servizio, emanato in carenza di legge, chiedendone l'immediata revoca chiede l'immediato impegno della Giunta Regionale ad approvare il disegno di legge sull'inquadramento del personale regionale; deplora altresì che a tutt'oggi sia mancato qualunque segno di volontà da parte della Giunta Regionale di prendere in esame con urgenza la sopraddetta bozza di disegno di legge; propone alle organizzazioni sindacali la proclamazione di uno sciopero".
Le vorrei anche dire, signor Assessore, che il suo ordine di servizio è manifestamente illegittimo. Capisco perfettamente che ella non sia nemmeno sfiorato dal sospetto che un ordine di servizio possa essere illegittimo: forse il suo modo di fare, forse la sua quadratura mentale la portano a non tenere in alcun conto il Consiglio. Ma noi continuiamo a ribadire, da questo banco, che della volontà del Consiglio bisogna tener conto.
L'ordine di servizio prevede l'orario di lavoro, i fogli di presenza le prestazioni straordinarie, le trasferte, l'uso dell'automezzo proprio per ragioni di servizio, le assenze, e ancora il congedo ordinario, i permessi per lutto, con rinvio poi alla legislazione statale.
Come lei sa, signor Assessore, in carenza di una legge, anche una deliberazione che riguarda il personale non può essere assunta dalla Giunta. Non vi è alcuna norma che stabilisca che in carenza di una legge che fissa l'inquadramento del personale con tutta una normativa si possa fissare una normativa tramite un ordine di servizio. Mi pare che su questo punto non vi possa essere alcun dubbio. La normativa, semmai, in carenza d'una legge, dev'essere data dal Consiglio Regionale: a parte la consultazione delle Organizzazioni Sindacali - un metodo che, non ancora legislativamente sancito, può essere seguito o no, a seconda della volontà di una Amministrazione -, una deliberazione (e qui manca addirittura anche una deliberazione della Giunta, perché si è di fronte soltanto ad un ordine di servizio emanato da un Assessorato) può essere decisa solo dal Consiglio, in carenza di una legge.
Vorrei poi far richiamo un po' alla sua sensibilità, signor Assessore.
Ella non ha avuto nemmeno il riguardo, per quanto concerne anche il personale del Consiglio Regionale, di investire del problema l'Ufficio di Presidenza dello stesso Consiglio, che evidentemente svolge un certo tipo di lavoro, diverso da quello che svolgono gli Uffici amministrativi della Regione. Questo, per quel che mi risulta, non è stato affatto interessato né tanto meno si è pronunciato su un ordine di servizio. Signor Presidente del Consiglio, non si è agito certamente con molta delicatezza né nei suoi confronti né nei confronti dell'Ufficio di Presidenza nel suo complesso. E penso che lei in altra occasione vorrà spendere una parola su questo metodo.
Ripeto, comunque, che la deliberazione - se deliberazione vi deve essere per quanto riguarda questo problema - deve essere una deliberazione consiliare, perché non vi è alcuna norma che autorizzi l'Assessorato al Personale ad emettere un ordine di servizio che prevede una normativa per il Personale, e quindi questo ordine di servizio è palesemente illegittimo e si presta ad una impugnativa.
Vi è poi ancora un altro argomento a sostegno della illegittimità del suo provvedimento, Assessore. Il personale che è venuto alla Regione - o comandato, o avventizio, o assunto -, se è inquadrato nell'organico della Regione segue logicamente la normativa della Regione, ma fino a quando non è stato inserito in organico rimane vincolato alle normative dell'ente di origine. La normativa può essere superata soltanto con un accordo che intervenga fra i dipendenti venuti alla Regione, che fanno parte dei tre distinti gruppi, per la fissazione di un certo orario, una data normativa.
Mi pare, dunque, che il suo ordine di servizio, signor Assessore, sia del tutto illegittimo e come tale vada respinto. Ribadisco ancora l'illegittimità della decisione di emanare l'ordine di servizio con atto arbitrario senza neppure interessare alla questione lo stesso Ufficio di Presidenza del Consiglio, che è stato completamente ignorato ed esautorato.
Mi dichiaro, per questi motivi, totalmente insoddisfatto della risposta.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interrogazione del Consigliere Ferraris sull'inquinamento atmosferico nel Comune di Frinco, prodotto dall'insediamento di una fonderia


PRESIDENTE

Interrogazione presentata dal Consigliere Ferraris in data 10 settembre: "Inquinamento atmosferico in seguito all'insediamento di una fonderia nel Comune di Frinco (Asti)" La risposta compete all'Assessore Chiabrando, che ha facoltà di parlare.



CHIABRANDO Mauro, Assessore agli inquinamenti

Il Consigliere Ferraris ha interessato la Giunta in merito ad un insediamento industriale in territorio del Comune di Frinco d'Asti.
In riferimento all'interrogazione presentata, relativa alla fonderia di piombo in territorio del citato comune, informo che l'esposto di privati cittadini avverso l'insediamento è pervenuto all'Assessorato all'Ecologia quando già i lavori per la costruzione dello stabilimento erano ad uno stadio avanzato; mai precedentemente era stata data di ciò notizia all'Amministrazione Regionale, o ne era stato richiesto il parere in merito dell'Amministrazione Regionale o del Comitato Regionale contro l'inquinamento atmosferico.
Peraltro, il rilascio della licenza edilizia da parte delle Amministrazioni Comunali avviene secondo il disposto delle leggi urbanistiche n. 1150 e n. 765, e, non essendo il Comune di Frinco inserito in alcuna delle due zone di controllo, A o B, previste dalla legge n. 615 contro l'inquinamento atmosferico, la richiesta di parere al Comitato regionale, anche se opportuna, non è prescritta dalla legge.
Pertanto, ricevuto l'esposto di cui sopra il 4 gennaio 1973 l'Assessorato si è preoccupato di accertare quanto stava avvenendo a Frinco, indirizzando il 27 gennaio una lettera al Sindaco di quel Comune per avere notizie in merito ed allegando fac-simili di relazione da trasmettere alla Ditta interessata per indurla a fornire i dati necessari per la valutazione del problema dell'inquinamento atmosferico. Il Sindaco di Frinco, con lettera del 19 febbraio, trasmise al Comitato la documentazione richiesta.
La relazione tecnica dell'industria, sul tipo di lavorazione, sugli impianti di abbattimento che si intendono installare, è stata sottoposta all'esame del Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico nella riunione del 4 aprile, ed il Comitato ha espresso il parere che la Società debba condurre rilevamenti sulle emissioni sia nella fase di attivazione degli impianti che successivamente, e che i dati dei rilevamenti debbano venire trasmessi al Comitato per una valutazione delle immissioni, cioè concentrazioni a terra, allo scopo di suggerire al Sindaco gli eventuali provvedimenti da adottare ai sensi dell'articolo 217 del Testo Unico delle Leggi sanitarie. In pratica, il Comitato, di fronte alla situazione di una industria in fase di costruzione ma non ancora attivata, e pertanto al momento non inquinante, ritiene che quando l'industria inizierà l'attività dovrà contemporaneamente fornire dati sperimentali sulle proprie emissioni perché possano essere confrontati con quelli tecnici già trasmessi al fine di verificare se possano derivarne inconvenienti igienici per inquinamento atmosferico. In quest'ultimo caso adotterà i provvedimenti necessari.
Inoltre il Comitato potrà, a sensi dell'art. 20 della legge 615, effettuare i sopralluoghi e tutti quegli accertamenti che riterrà opportuni.
Pertanto, tra l'altro, non essendo stato l'insediamento preceduto da un ampio dibattito in sede programmatica regionale sull'opportunità o meno di una attività industriale di tal genere nel Comune di Frinco per i motivi anzidetti, ed essendo la costruzione dello stabilimento in uno stadio avanzato, ritengo che attualmente sia possibile unicamente una attenta vigilanza da parte degli organi competenti, ed in particolare da parte del Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico. Se saranno date tutte le garanzie che non possano verificarsi inconvenienti per inquinamento atmosferico, lo stabilimento potrà iniziare e continuare nelle lavorazioni altrimenti si prenderanno tutti i provvedimenti che il caso comporterà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante Ferrarsi.



FERRARIS Bruno

Prendendo atto delle informazioni fornitemi dall'Assessore, esprimo la mia sorpresa e il mio rammarico per il fatto che questa zona importante non sia inclusa nelle zone A o B soggette a controllo. Sono altrettanto sorpreso che alla Giunta non sia pervenuto nulla prima dell'esposto di un gruppo di abitanti di Frinco, in quanto questo problema era stato discusso su mia iniziativa nel Consiglio Comunale di Asti, su iniziativa di altri nel Consiglio provinciale, trattandosi di un Comune che è sulle sponde di un torrente, il Versa, il cui inquinamento interesserebbe molto rapidamente il capoluogo astigiano.
Prendo atto, comunque, con sollievo dell'impegno dell'Assessore a seguire da vicino la questione d'ora in poi, in modo da essere certi che al momento dell'attivazione della lavorazione siano state rimosse tutte le possibili cause di inquinamento.
Devo però dichiararmi insoddisfatto per un modo di procedere. Il gruppo di abitanti di Frinco, un centinaio di persone, credo, che hanno sollevato il problema, dopo aver protestato, intervenendo sul Consiglio Provinciale di Asti, nei confronti del Sindaco, il quale ha dato, nonostante le loro proteste, l'autorizzazione a costruire lo stabilimento, si erano rivolti alla Regione convinti di ricevere pronta risposta; ebbene, l'esposto porta la data del 20 dicembre '72; se non sbaglio, siamo a settembre, e forse, se non fosse intervenuta questa mia interrogazione, avrebbero dovuto attendere ancora chissà fino a quando. Non credo che la Regione debba continuare di questo passo. Il discorso coinvolge, credo, tutta una serie di altre interpellanze e interrogazioni che nel nostro Statuto abbiamo previsto i Comuni o i cittadini possano rivolgere alla Regione. La Giunta e lo stesso Consiglio di Presidenza, a mio avviso, debbono cercar di precisare i tempi e i modi delle risposte da dare a coloro che ci interpellano.



PRESIDENTE

L'interrogazione è discussa.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente


PRESIDENTE

Passiamo al punto terzo dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Signori Consiglieri! Ancora una volta la voce del cannone si è fatta sentire, soffocando quella della libertà democratica. Questo nostro Consiglio, che ha in più d'una occasione condannato la violenza, non può non ripetere oggi, di fronte ai gravissimi fatti accaduti in Cile, che hanno causato la morte del Presidente Allende, di migliaia di cittadini cileni, l'imprigionamento di altri, la sua ferma, decisa condanna, riaffermando che quando si dà la parola ai carri armati si soffoca e si spegne la democrazia, si uccide la libertà, ovunque, comunque, sempre. Mi sembra giusto e doveroso riaffermare il principio del rifiuto della violenza come metodo nella lotta politica.
Signori Consiglieri, quello che condanniamo e deprechiamo è accaduto in un Paese come il Cile, che ha alle sue spalle un secolo e mezzo di democrazia parlamentare ininterrotta. E' accaduto in quel Palazzo Moneda costruito da un architetto italiano, il Toesca, dove Salvador Allende, a seguito delle elezioni del 4 settembre 1970, che gli avevano dato il 36 dei suffragi (il 34 era andato ad Alessandri, il 27 a Tomic) e poi a quelle del 6 marzo 1973, che gli avevano riconfermato l'investitura, con il 43 dei suffragi, e al voto del Parlamento, che lo elesse Presidente il 24 ottobre 1970, con 153 voti su 200, esercitava le sue funzioni stando alla regola democratica, fino al giorno della morte, 11 settembre 1973 (non importa se infertasi o se procuratagli; nell'uno e nell'altro caso è sempre vittima della violenza).
Non è mio compito, né questa è la sede idonea per farlo, esaminare il contenuto della sua attività di governo: importa qui sottolineare che egli era il Capo dello Stato cileno legalmente eletto dal Congresso. La statura dell'uomo, vittima di un delitto di sopraffazione, la sua coerenza emergono da quanto egli ebbe a dire in più di una occasione. In un comizio del 29 giugno 1973, fischiato dai suoi, egli dichiarò che non si sarebbe staccato mai, per nessun motivo, dalla legalità costituzionale. Pochi giorni prima di scomparire dalla scena del mondo, e sentendo prossima la sua fine scrisse: "Sono pronto a resistere, anche a costo della mia vita, in modo che ciò possa costituire una lezione nella storia, ignominiosa per coloro che hanno la forza ma non la ragione".
Il Governo italiano, informa un comunicato del Ministero degli Esteri "ha appreso con profondo rammarico che il Governo costituzionale del Cile è stato rovesciato da un colpo di stato e che nel corso dei tragici eventi svoltisi a Santiago il Presidente Salvador Allende ha trovato la morte. Per la scomparsa del Presidente cileno il Governo italiano esprime il suo profondo cordoglio. Il Governo, sicuro di interpretare il sentimento della grande maggioranza del popolo italiano, condanna nel modo più fermo la violenza nella vita politica. Esso si augura che si giunga presto al ripristino nel Cile dell'assetto democratico e spera che i tradizionali rapporti di amicizia tra i popoli italiano e cileno rimangano inalterati".
Il Consiglio Regionale del Piemonte, in occasione della conferenza del 12 settembre dell'Ufficio di Presidenza e dei Presidenti dei Gruppi consiliari, con il voto contrario di quello del Movimento sociale italiano Destra nazionale, che chiese atto della sua dissociazione, così si è espresso: "L'Ufficio di Presidenza ed i Capigruppo del Consiglio Regionale del Piemonte, sicuri interpreti dei sentimenti della stragrande maggioranza dei democratici piemontesi, condannano il colpo di Stato militare e reazionario che ha portato alla morte Salvador Allende, legittimo Presidente della Repubblica cilena, ed alla liquidazione dei rappresentanti democraticamente eletti dal popolo. Gli autori del colpo di Stato, che hanno tradito la parola data e che hanno infranto la tradizione democratica delle Forze armate cilene, oggi si presentano come portatori di ordine e pace sociale, ma intanto danno al Paese morti, arresti, coprifuoco, stato d'assedio, sospensione delle Camere liberamente elette e della libertà di stampa".
Ritengo che la presa di posizione del Consiglio sia oggi confermata attraverso queste mie parole, che pertanto mi sento autorizzato ad esprimere alla vedova di Salvador Allende il nostro cordoglio, la nostra condanna, il nostro impegno ad operare perché la lezione da lui data nella storia civile del mondo non abbia bisogno di essere ripetuta.
Proseguendo nelle comunicazioni, informo i Colleghi del Consiglio che ieri ha avuto luogo, a Palazzo Cisterna, la presentazione del volume: "Cento anni di voti in Piemonte", che questa mattina è stato distribuito ai Consiglieri Regionali. Ad essi nei giorni immediatamente prossimi l'Ufficio di Presidenza farà pervenire una specie di aggiunta al volume: uno studio curato dall'Ufficio di Presidenza, e personalmente dal geom. Tibaldi, che si riferisce ai voti preferenziali riportati dai quattrocento e oltre candidati nelle ultime elezioni regionali. Credo sia un completamento del volume. Lo abbiamo voluto però tenere distinto da quello perché ha un aspetto particolare, che indubbiamente interessa ma che non rientra nella valutazione politica che emerge invece dal volume, al quale è stata riservata una lusinghiera accoglienza.
Si è svolta un'altra riunione del Comitato della Resistenza antifascista. In essa è stata riaffermata l'esigenza di curare l'aspetto documentale attraverso la creazione di un film e la pubblicazione e ripubblicazione di testi che non si trovano più attualmente in disponibilità se non forse in qualche biblioteca, approfondendo così la conoscenza più diffusa di quelli che sono stati gli aspetti della durissima lotta di resistenza.
E' in corso di ultimazione la preparazione del viaggio-pellegrinaggio a Mauthausen, che viene curato nei minimi particolari: ad esso parteciperanno i Vicepresidenti ed il Segretario Gerini, ed è stato invitato anche un rappresentante per ogni Gruppo. Consegnerò un messaggio perché sia letto in uno dei campi che i giovani visiteranno. Vi è stato un cospicuo aumento delle domande di partecipazione, per cui l'Ufficio di Presidenza ha ritenuto di aggiungere ancora, ed accettare, la iscrizione di altri cinquanta giovani, anche in relazione al fatto che la previsione di una visita ai luoghi interessanti italiani nelle Puglie non è in questo momento, per ovvie considerazioni e ragioni, consigliabile.
Domenica ventura si avrà la celebrazione della giornata tragica di Boves. Il Vicepresidente prof. Fassino rappresenterà l'Ufficio di Presidenza, essendo io impegnato in una analoga manifestazione in programma a Padova per ricordare il tragico evento, seguito all'8 di settembre, del concentramento delle truppe, e non soltanto delle truppe, italiane nei campi nazisti.
Ieri abbiamo partecipato alla manifestazione che si è svolta a Torino presso la lapide che ricorda il Caduto francese decorato alla medaglia d'oro della Resistenza italiana. Ho portato l'adesione di ricordo del Consiglio Regionale.
In relazione alla precedente comunicazione fatta al Consiglio circa la presa di posizione, personale ma confortata dalla adesione del Consiglio per l'intervento del ministro Toros, ho scritto, facendomi scrupolo di precisare - e ne ho informato gli interessati Consiglieri Berti, che aveva sollecitato questa precisazione, e Assessore Paganelli -, a completamento del testo della mia lettera, quanto segue: "Sulle mie comunicazioni sono intervenuti l'Assessore alle Finanze e il Capogruppo comunista, i quali pur concordando con me nel giudicare positivo il tenore delle sue dichiarazioni, hanno rilevato come recenti affermazioni di altri ministri ed in particolare quelle dell'on. La Malfa, suonino estremamente gravi e preoccupanti per le Regioni, che si trovano in grosse difficoltà per la corretta predisposizione del bilancio preventivo 1974 al fine di farne un valido ed incisivo strumento di intervento nella realtà economica e sociale della Regione".
E' stata presentata in data 17 settembre dal Gruppo comunista la proposta di legge n. 106, relativa a "Provvedimenti per la gratuità della scuola dell'infanzia e dell'obbligo per l'avvio del tempo pieno". Nella stessa data è stata assegnata alla 3^ Commissione permanente per l'esame in sede referente. I proponenti hanno chiesto l'esame della proposta di cui sopra con procedura d'urgenza, sulla quale è chiamato a deliberare il Consiglio a norma dell'art. 44 comma 3° dello Statuto e dell'art. 11 secondo stralcio del Regolamento. Per cui, al termine delle comunicazioni chiederò al Consiglio se concorda, attraverso la espressione della sua volontà, di dare questo carattere di procedura d'urgenza.
Ho partecipato, portando il saluto del Consiglio Regionale, al Congresso nazionale dei Magistrati svoltosi nella nostra città raffrontando, come motivo di meditazione, il testo del nostro Statuto, che agli articoli 8 e 9 prevede appunto quello che era un argomento di discussione del Congresso dei Magistrati, cioè la informazione, per rendere possibile la partecipazione.
Per quanto attiene al problema della sede, ho rinnovato anche per iscritto una sollecitazione al Presidente della Camera di Commercio e Agricoltura perché eventualmente procuri un incontro a livello del Ministro competente, dichiarandomi disponibile ad accompagnarlo in maniera da affrettare i tempi per ottenere il consenso alla trattativa privata.
All'Ufficio di Presidenza sono pervenuti alcuni documenti di cui prego il Consigliere Segretario Menozzi di voler dare lettura.



MENOZZI Stanislao, Segretario

Dalla città di Valenza un ordine del giorno per il finanziamento delle spese relative all'attuazione della Legge 24/5/'70 n. 336 e successive integrazioni dal Consorzio nazionale Risicoltori l'ordine del giorno approvato al termine dell'assemblea tenutasi l'11 settembre '73 dal Consiglio di fabbrica della Ditta ILMAS di Cascine Vica un ordine del giorno di solidarietà al popolo cileno dal Comune di Alessandria un ordine del giorno della Giunta comunale con cui si auspica un intervento della Regione al fine di garantire l'utilizzazione democratica delle moderne tecniche informatiche dall'Assemblea ordinaria della Sezione Cacciatori di Quezzi, aderente alla Libera Caccia, un ordine del giorno sui problemi della caccia dall'Assemblea dei proprietari e agricoltori di Brusnengo un documento di protesta per il piano di esproprio dei terreni presentato dal Consorzio di bonifica della Baraggia vercellese analogo documento dell'Assemblea dei proprietari e degli agricoltori di Castelletto Cervo dall'Associazione nazionale Reduci dalla prigionia, dall'internamento e dalla guerra di liberazione, un ordine del giorno per la ripresa dell'azione per l'estensione a tutti gli ex combattenti dei benefici previsti dalla legge n. 335, 541 e 824 dal Comune di Verzuolo un ordine del giorno del Consiglio comunale per stigmatizzare i barbari massacri in Mozambico e gli indiscriminati bombardamenti sulla Cambogia dalla Provincia di Trieste un ordine del giorno del Consiglio Provinciale sulla proposta di legge al Parlamento per la elezione diretta dei delegati italiani al Parlamento europeo idem dalla Provincia di Pistoia.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dobbiamo, allora, decidere sulla richiesta di procedura d'urgenza per la proposta di legge cui ho fatto cenno. Questa procedura è contemplata all'art. 44 dello Statuto e all'art. 11 del secondo stralcio del Regolamento.
In proposito, qualcuno chiede di parlare? Né in favore né contro? Dovrei, allora, ritenere che praticamente il Consiglio sia d'accordo. Devo però formalizzare la cosa chiedendo che ci si esprima con un voto sulla procedura d'urgenza.



BIANCHI Adriano

Qual è il parere dell'Assessore?



PRESIDENTE

Nessuno ha chiesto di parlare? Si tratta di: "Provvedimenti per la gratuità della scuola dell'infanzia e dell'obbligo e per l'avvio del pieno tempo".
Darei la parola ad uno dei richiedenti, perché illustri le ragioni dell'urgenza, che d'altronde mi paiono intuitive. Ha facoltà di parlare il Consigliere Revelli.



REVELLI Francesco

Sono pienamente d'accordo con lei sulla intuitività delle ragioni dell'urgenza; oltre che la imminenza dell'inizio dell'anno scolastico '73 vi è il fatto che nel bilancio preventivo del '74 della Regione Piemonte che è in corso di elaborazione, sono previste particolari provvidenze, e trattandosi di un metodo di spesa diverso da quello tradizionale è necessario adottare una procedura d'urgenza anche perché questo progetto di legge possa essere letto in Commissione congiuntamente a quello già presentato a suo tempo dal Comune di Collegno e da vari altri Comuni ed eventualmente con quello che la Giunta Regionale, stando alle notizie dei giornali, si appresta a varare.



PRESIDENTE

Vi sono espressioni in contrario da parte del Consiglio? Nessun Consigliere chiede di parlare per dissentire da questa richiesta? Per la Giunta chiede di parlare l'Assessore Debenedetti. Ne ha facoltà.



DEBENEDETTI Mario, Vicepresidente della Giunta Regionale

Ritengo che la Giunta debba preliminarmente esaminare il progetto per esprimere... Non è presente l'Assessore competente, e io non sono in grado di dare precisazioni senza documentazioni.



BERTI Antonio

Ma non si tratta di approvare una legge, bensì semplicemente di affrettarne l'iter.



DEBENEDETTI Mario, Vicepresidente della Giunta Regionale

Per poter esprimere, dopo l'esame, la posizione ufficiale della Giunta.
Questo è il senso della mia richiesta.



PRESIDENTE

Mi pare che non vi sia possibilità di dubbio sul fatto che la competenza sia praticamente del Consiglio; dice il regolamento: "In caso di urgenza, la Giunta, il Consigliere proponente, o, per quanto riguarda l'iniziativa legislativa popolare o degli enti locali, un gruppo di Consiglieri in numero non inferiore a tre, possono sempre chiedere al Consiglio che venga fissata una procedura abbreviata per l'esame e l'approvazione di un progetto di legge". Ora, qui c'è un Consigliere proponente che fa questa istanza, e il Consiglio è chiamato ad esprimersi su questa richiesta.
Comunque, poiché la Giunta chiede un momento di sospensione, io l'accordo, a patto che l'intervallo sia molto breve.



BERTI Antonio

Signor Presidente, noi non possiamo accettare la sospensione per un esame: un esame ora equivarrebbe ad un giudizio preventivo di merito della Giunta su una richiesta su cui la decisione spetta al Consiglio e costituirebbe un precedente in materia.



PRESIDENTE

La questione, Consigliere Berti, non sta in questi termini: la Giunta potrebbe aderire alla richiesta, o potrebbe esprimere delle ragioni di esitazione: il Consiglio, che è il solo competente a decidere, sulla base della presa di posizione della Giunta voterà, senza che ciò determini compromissioni.
Sospendiamo, quindi, per cinque minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 11,45, riprende alle ore 11,50)



PRESIDENTE

La seduta è riaperta. La Giunta non ha riserve da avanzare. Pongo pertanto in votazione la richiesta di procedura d'urgenza per il disegno di legge proposto dai Consiglieri comunisti. Chi approva è pregato di alzare la mano. E' approvata la procedura d'urgenza.
Qualcuno desidera parlare in rapporto alle mie comunicazioni? Il Consigliere Berti. Ne ha facoltà.



BERTI Antonio

In relazione all'accenno che lei ha fatto alle dichiarazioni del ministro Toros e alle notizie che abbiamo sul bilancio dello Stato, che è stato oggetto di discussione, io proporrei di esaminare l'opportunità di un dibattito in Consiglio Regionale prima dell'incontro dei Presidenti delle Giunte con il Capo del Governo, che mi sembra debba avvenire nella settimana entrante.
Perché le notizie che giungono per quanto riguarda il bilancio dello Stato sono estremamente gravi, di sapore antiregionalista: pare si pretenda portare un bilancio di cassa e non di competenze, sottraendo quindi tutte le scelte e di entrata e di uscita, e quindi, a nostro giudizio, vi è la esigenza che il colloquio non sia soltanto un colloquio ma avvenga con l'avallo, con la pressione, con i consigli delle intere Assemblee regionali. In questo senso solleciterei una precisa presa di posizione.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Paganelli. Ne ha facoltà.



PAGANELLI Ettore, Assessore al bilancio

Sull'opportunità del dibattito, nulla da eccepire. Si tratterà forse di fissarne la data nel modo più opportuno, anche per poterlo svolgere avendo a disposizione un materiale che ci consenta di non soffermarci solo sull'indirizzo politico, e quindi sulle richieste, delle Regioni.
Debbo informare che ieri si è svolto a Roma un incontro fra le varie Regioni. Non potendovi partecipare personalmente, per la concomitanza della seduta di Giunta, mi sono fatto rappresentare dal prof. Gaboardi. Le intese ieri raggiunte sono le seguenti: le Regioni presenti alla riunione si sono assunte praticamente il compito di esaminare, singolarmente o riunite in gruppi, i decreti delegati in rapporto alle voci di bilancio nei bilanci '72, '73, '74 (noi faremo questa ricerca, se ho bene inteso quanto mi ha riferito il prof. Gaboardi, per quel che riguarda i settori dell'assistenza delle circoscrizioni comunali e della polizia urbana e rurale, altre Regioni lo faranno per altri decreti delegati); al termine di questo lavoro di ricerca, faremo un passo presso i vari Ministeri, per contestare, penso quello che avremo rilevato.
Mi sembra pertanto sia opportuno rinviare il dibattito a quando avremo un qualche cosa di più concreto, anche per dare ad esso concretezza e significato. Io non ho nulla in contrario, riferirò al Consiglio sullo sviluppo di questa azione che le Regioni stanno svolgendo. Lascio alla Presidenza e ai Capigruppo di decidere la opportunità e il momento per il dibattito stesso.



PRESIDENTE

In conclusione, consideriamo la richiesta del Consigliere Berti in calendario per un ordine del giorno del Consiglio da fissare nel momento in cui avremo le notizie che sono state preannunciate dall'Assessore Paganelli, ed in cui, quindi, potremo svolgere un dibattito completo ed anche costruttivo.
Nessun altro chiede di parlare? La discussione su questo punto è allora chiusa.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Rinvio della legge regionale approvata il 26 luglio 1973: "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura e provvedimenti conseguenti"


PRESIDENTE

Passiamo al punto quarto dell'o.d.g.: "Rinvio della Legge regionale approvata il 26 luglio 1973: "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura e provvedimenti conseguenti".
Debbo dare al Consiglio delle informazioni, che non sono però ancora per quanto attiene almeno al mio convincimento, assolutamente definitive perché in materia da parte dei giuristi interpellati vi sono ancora opinioni contrastanti sulla sorte da dare ad una legge approvata dal Consiglio, a questo rimandata da parte del Governo centrale con osservazioni, non riadottata dal Consiglio per la intenzione della Giunta che ha voluto così accogliere le istanze venute dall'assemblea, di presentare due altre leggi; va infatti tenuto ben presente che si tratta di due leggi diverse, che non possono, secondo alcuni trattatisti, essere portate innanzi fino a che non vi sia una dichiarazione da parte del Consiglio, solo organo competente a farlo, che la legge precedente, che non ha potuto concludere il suo iter, è da considerarsi ritirata. Sulla formula da adottare per giungere a questo annullamento vi è ancora vivace contrasto fra i più autorevoli trattatisti e studiosi ai quali ci siamo rivolti.
Siccome credo che non siano ancora pronte le proposte di legge che erano state preannunciate in Consiglio Regionale, io aggiornerei ulteriormente questo argomento, proprio soltanto per concludere su di esso in una forma proceduralmente e giuridicamente corretta, alla seduta di giovedì venturo, in cui faremo decadere, nel modo che avremo escogitato valutandolo il migliore, la vecchia legge e annunceremo la presentazione delle due nuove leggi. Leggi che non è corretto chiamare "stralcio", perch sono due leggi distinte e diverse, presentate in conseguenza del depennamento di altra legge.
Se il Consiglio concorda, proporrei questa soluzione.



BERTI Antonio

Dovrebbe essere tassativo che alla prossima seduta ci saranno le leggi pronte, perché il tempo scorre via velocemente.



PRESIDENTE

Per parte mia, posso assicurarlo. In questo momento ho veramente delle esitazioni sulla forma procedurale: ho interpellato degli studiosi della materia ed ho avuto conferma da essi che non ci sono precedenti. Noi probabilmente creeremo proprio un precedente.
Aggiungo ancora che la discussione non sarebbe nemmeno possibile perché, per quanto sollecitato anche per iscritto a far avere quelle osservazioni di cui parlava il testo che restituiva al Consiglio regionale la legge con le osservazioni, il Commissario di Governo non ha finora fatto pervenire una risposta, e quindi saremmo ancora nella impossibilità di aprire una discussione concreta.



MENOZZI Stanislao

Raccomanderei solo alla Giunta di fare il possibile per mettersi in condizioni di presentare i due testi all'Ufficio di Presidenza nel corso della settimana, perché si possa nella riunione successiva portare avanti contestualmente il problema e non superare la data del 25, in considerazione anche dell'attesa che vi è per i provvedimenti che tale legge contemplano.



PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Franzi. Ne ha facoltà.



FRANZI Piero, Assessore all'agricoltura e foreste

Nel corso della seduta della scorsa settimana si era richiesto da parte di tutti i rappresentanti dei Gruppi che sono intervenuti nel dibattito di presentare una prima legge-stralcio e successivamente una seconda legge a completamento per le altre provvidenze che erano state considerate nel testo primitivo.
Avevo fatto presente che in settimana sarei andato a Roma per sentire il pensiero del Capo dell'Ufficio legislativo del Ministero dell'Agricoltura (perché poi, in definitiva, spetta al Ministero dell'Agricoltura per la parte tecnica e a quello del Tesoro per la parte finanziaria esprimere un parere all'Ufficio di Presidenza e ovviamente poi riferirlo al Commissario di Governo).
Ho il testo predisposto che ieri è stato sottoposto al parere dell'Ufficio del Ministero del Tesoro, per cui noi siamo in grado, oggi, di far giungere all'Ufficio di Presidenza del Consiglio il testo che pu ottenere la ratifica da parte degli organi di Governo, in quanto è stato preventivamente concordato, con gli stessi Uffici centrali.
Quindi, il primo provvedimento, che concerne le anticipazioni, sulla cui urgenza tutti hanno insistito, è pronto e oggi stesso, o al massimo domani in giornata, lo faremo pervenire all'Ufficio di Presidenza. La VI Commissione potrà quindi senz'altro riunirsi nel corso della settimana e giovedì prossimo si potrà passare alla votazione.



PRESIDENTE

Prendiamo atto di queste comunicazioni.
Penso che, pur senza minimamente limitare il tempo degli interventi che ancora dovranno esserci stamane, potremo esaurire l'ordine del giorno verso l'una di stamattina, così da poter programmare per il pomeriggio, in cui era prevista la continuazione dei lavori, una riunione dei Capigruppo, da dedicare ad un esame di tutte le situazioni che sono sul tappeto, alla programmazione dell'attività in quest'ultimo scorcio di sessione, alla formulazione delle linee di indicazione per la messa all'ordine del giorno di argomenti per la convocazione del 27 venturo.
Il Consiglio concorda sulla proposta del Presidente? L'argomento allora, viene aggiornato e riportato alla seduta del 27, nella quale, se avremo avuto modo e tempo di sottoporlo all'esame delle Commissioni presenteremo anche l'altro provvedimento.


Argomento: Commercio

Dibattito sul problema dell'aumento del costo della vita


PRESIDENTE

Passiamo al punto quinto dell'o.d.g.: "Dibattito sul problema dell'aumento del costo della vita".
Se ricordo bene, si era rimasti intesi che ci sarebbe stato un documento finale, conclusivo, probabilmente scritto a più mani, in maniera da fermarsi su quello per concludere. Vorrei sapere dal Consiglio se vi sono proposte.
La Giunta, a sua volta, ha qualche documento da presentare? Chiede di parlare l'Assessore Borando. Ne ha facoltà.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Io ero tenuto a rispondere ad una interpellanza presentata da alcuni amici Consiglieri del Gruppo comunista e ad un'altra del Gruppo socialista alle quali ha fatto seguito, la settimana scorsa, una mozione proposta dal Gruppo comunista il 7/9/'73.
Darei la precedenza alla risposta all'interrogazione socialista, perch racchiude la materia che trattava l'una e l'altra cosa, per poi parlare della mozione del Gruppo comunista e vedere, alla luce delle richieste fatte, le eventuali considerazioni, che potrebbero anche essere oggetto di esame nella riunione di oggi dei Capigruppo per la presa di posizione finale. Non credo che ci possano essere divergenze rilevanti.



RIVALTA Luigi

Tieni presente che il Presidente ha proposto e noi implicitamente accettato che l'odierna tornata di lavori del Consiglio si concluda in mattinata.



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Già, oggi pomeriggio non vi sarà più seduta di Consiglio, per lasciar posto alla riunione dei Capigruppo. Allora sospendiamo la questione e la riprenderemo in altra occasione.
Com'è noto, con il decreto legge 24/7/'73 n. 427, lo Stato ha disposto una prima fase di controllo o blocco dei prezzi di vendita di 21 serie di beni di largo consumo. Tali quotazioni non devono superare di regola, fino al 31 ottobre p.v., quelle praticate al 15 luglio antecedente. Ha pure stabilito una seconda fase di controllo, ma più elastico, dal 1° novembre p.v. al 31 luglio '74, in cui potranno essere consentiti aumenti dal "Comitato interministeriale dei prezzi" (CIP).
L'azione viene svolta localmente dai "Comitati provinciali dei prezzi" (C.P.P.), presieduti dai Prefetti, seguendo gli indirizzi del CIP presieduto dal Ministro dell'Industria, Commercio e Artigianato. Il C.P.P.
di Torino coordina anche l'attività degli altri C.P.P. del Piemonte. Ne fa parte l'Assessore Regionale al Commercio, come rappresentante della Giunta Regionale, su apposito provvedimento ministeriale. (Dirò, per inciso, che alle riunioni del C.P.P. che vi parla, almeno fino ad oggi, non è ancora stato invitato). Al riguardo, le Regioni hanno già chiesto allo Stato la ristrutturazione del CIP e la sua articolazione a livello provinciale, con la determinante partecipazione degli Enti elettivi locali e delle forze sociali ed economiche.
Gli Uffici dell'Assessorato al commercio sono in continuo contatto con quelli delle Prefetture, dei C.P.P. e del romano CIP sia per tenersi al corrente dell'attività che essi svolgono sia per prestare ogni possibile collaborazione.
L'attenzione della Giunta è ora particolarmente volta ad osservare il funzionamento della prima fase del controllo. Questo, specie nel periodo di avvio, ha suscitato alcune polemiche tra commercianti e consumatori ed ha incontrato qualche incertezza nell'applicazione delle norme di legge.
Vengono tuttora comminate multe ai trasgressori del blocco, il che dimostra che tentativi di rialzare i prezzi sono esperiti.
Ovviamente, non è possibile formulare un definitivo giudizio sull'esito della prima fase, la cui azione è tuttora in corso. Per ora si può solo affermare con certezza che, se non fosse stato posto il blocco, i prezzi avrebbero continuato ad aumentare in misura patologica. Inoltre, il temuto loro rialzo in relazione al rientro in massa dei consumatori dalle ferie non si è verificato.
Giudizi più precisi saranno espressi dall'Istituto Centrale di Statistica quando avrà elaborato le rilevazioni mensili - riguardanti un certo periodo di tempo - che i principali Comuni sono tenuti ad effettuare sui prezzi al consumo dei prodotti per le famiglie di operai e impiegati.
Queste rilevazioni debbono essere elaborate anche perché concernono merci soggette e non soggette al blocco. Piuttosto, occorre evidenziare che il problema attualmente più importante consiste nel contenimento dei prezzi all'ingrosso, e soprattutto alla produzione e alla importazione (io sottolineo "all'importazione", preciserò poi il perché). Cioè, il controllo esplicato nel settore al dettaglio è proficuo se è efficiente quello condotto all'origine dell'intero ciclo economico-commerciale. Tale vigilanza è anche diretta ad assicurare la formazione delle scorte ed a garantire gli approvvigionamenti.
Ciò è apparso particolarmente evidente in rapporto ad alcune vive preoccupazioni sorte per i prodotti costituenti il trinomio grano duro farina-pasta. La più vigile attenzione è anche richiesta per il trinomio grano tenero-farina-pasta, l'olio, la carne, le conserve, i detersivi, i gas liquefatti in bombole, la benzina, il cemento ed altre merci.
E' noto che il prezzo del grano, per la sua spiccata natura di prezzo pilota, è da tempo soggetto ad una particolare disciplina, alla quale si è ora affiancata quella dei generi sottoposti al recente blocco. La produzione e il commercio del frumento sono direttamente vigilati al centro dal MEC, dal CIP, dal Ministero dell'Industria e del Commercio e dall'Azienda di Stato per l'intervento sui mercati agricoli (AIMA).
Appena emesso il blocco sui generi di largo consumo, la presenza sul mercato del grano duro la cui produzione nazionale del 1973 è stata solo di circa 25 milioni di quintali rispetto ai 30 del 1972, integrati di altri 6 con l'importazione si è estremamente rarefatta, ad opera di chi ha immagazzinato il prodotto in attesa di spuntare prezzi più favorevoli quando sarà stato tolto il blocco. (Bisogna evidenziare che questo fenomeno si è verificato soprattutto nelle zone meridionali d'Italia, cominciando da alcune zone dell'Emilia Romagna: sono infatti insignificanti le presenze di produzione di grano duro in Piemonte, riducendosi a qualche zona dell'Alessandrino ed a qualche località in cui vi sono terreni adatti alla produzione di tale tipo di grano).
L'opinione pubblica si è allarmata, temendo una forte carenza di pasta.
Il Governo è intervenuto: ha ottenuto dagli Stati Uniti 2 milioni di quintali di grano duro; ha aggiunto mille lire al prezzo di acquisto dai produttori; ha erogato subito la integrazione del MEC di L. 2350, ma limitandola al 30 settembre, per interessare gli agricoltori a vendere il grano in questo periodo; ha sospeso, tramite la Banca d'Italia, il credito agli incettatori, per scoraggiarne l'attività.
Questi provvedimenti - peraltro in corso di verifica, come la statuizione del limite del 30 settembre per il pagamento dell'integrazione comunitaria, ritenuta da alcuni illegittima - dovrebbero far ricomparire il prodotto sul mercato; altrimenti, il Governo dovrebbe acquistare maggiori quantitativi di frumento duro all'estero, ed al prezzo mondiale, che è molto elevato. La situazione, per il grano tenero, è meno drammatica perché sussistono scorte. Tuttavia, essa è sempre sotto attenta osservazione per le inerenti quotazioni del pane, altro prezzo-pilota. E' noto che il prezzo delle forme di pane di più largo consumo è soggetto da tempo ad una speciale disciplina, che fa capo al CIP e ai C.P.P., ed è stabilito di volta in volta con decreti dei Prefetti in ogni provincia. Le associazioni dei panificatori si dolgono in quanto ritengono che il prezzo sia stabilito in misura non corrispondente, a monte, a quelli della farina e del grano tenero. Peraltro, le competenti autorità tengono anche conto dei possibili abusi, nell'interesse del consumatore.
La Giunta Regionale - tramite l'Assessore al commercio - sta vigilando sulla situazione del comprensorio piemontese, al fine di segnalare e promuovere prontamente, da parte degli organi locali e centrali dello Stato, i necessari, tempestivi interventi.
La più viva attenzione è pure rivolta ai prezzi, alle scorte e all'approvvigionamento degli altri prodotti fondamentali.
Per approfondire la possibilità di interventi regionali e per formalizzarli l'Assessore ha chiesto al Prefetto, presidente del Comitato provinciale prezzi di Torino, di comunicargli in qual modo la Regione potrebbe intervenire per facilitare l'attuazione dei provvedimenti legislativi varati dal Governo per il blocco dei prezzi, e di renderlo edotto degli eventuali inconvenienti rivelatisi in proposito.



BERTI Antonio

Proprio al Prefetto avete chiesto cosa fare?



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Chiarisco: abbiamo chiesto al Prefetto di precisarci qual è la situazione in Piemonte, perché il Governo della Regione possa decidere con conoscenza di causa come e dove intervenire.



BERTI Antonio

Immagino che il Prefetto si sarà affrettato a darvi tutte le indicazioni...



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Finora non l'ha fatto, poiché sono gli organi di Stato del Ministero dell'Agricoltura che devono indicare le situazioni.
La Giunta ha pure chiesto quale sia la situazione delle scorte e degli approvvigionamenti.
Inoltre, poiché il potere di intervento in ordine alle scorte e agli approvvigionamenti è quasi tutto accentrato in alcuni organi centrali nazionali, ha segnalato, in data 4 settembre, al Ministero dell'Industria Commercio e Artigianato (Ufficio CIP) le preoccupazioni che sussistono al riguardo nel comprensorio piemontese. (E' proprio tale accentramento, caro Berti, che ci costringe a rivolgerci al rappresentante del Governo qui, o al Governo direttamente, in quanto noi non abbiamo a disposizione organi per l'accertamento delle scorte). Ha anche chiesto che le sia specificata la situazione delle giacenze della produzione e della importazione dei principali prodotti, fra cui le carni, l'olio d'oliva, le conserve, i mangimi, la benzina, il cemento, il gas liquefatto in bombole, i detersivi.
In sintesi, si dà la più ampia assicurazione che la situazione economica del Piemonte, in relazione a quella nazionale cui è strettamente connessa, viene diligentemente e continuamente osservata nel suo sviluppo al fine di compiere le segnalazioni e gli interventi che si rendano necessari.
In rapporto alla mozione presentata dagli amici del Gruppo comunista con proposta di alcune istanze relative ad una serie di impostazioni che consentano alla Regione di seguire più da vicino questi problemi (tra l'altro, la necessità di controlli non solo sui dettaglianti ma anche sulla produzione e l'importazione), posso confermare che la Giunta, che le ha esaminate attentamente (di questa materia si era d'altronde parlato in precedenza ad iniziativa della stessa Giunta), è ben consapevole che occorre oggi osservare particolarmente, per quanto riguarda l'attuale fase dei blocco rigido dei prezzi che va dal 21/7 al 31/10 c.a., più che l'esecuzione del controllo sulle vendite al dettaglio, quello sui prezzi all'ingrosso e soprattutto sulla produzione e l'importazione. Questi due ultimi settori stanno all'origine dell'intero ciclo degli scambi e sono determinanti per le quotazioni al consumo. Però, è evidente che il problema dell'importazione della carne, per esempio, è un problema che interessa particolarmente il Ministero del Commercio con l'estero, e c'è in atto un tentativo da parte delle Regioni per sapere con esattezza quali sono le centrali di importazione della carne in Italia, che sembrerebbero concentrate prevalentemente in due zone tipiche italiane: il Veneto e l'Emilia, per poter accertare i prezzi con esattezza matematica, perch sono prezzi concordati attraverso il Ministero del Commercio con l'estero e per poi proporre una impostazione diversa dall'attuale, che è la seguente: una legislazione che consenta di immettere sul mercato la carne importata, che è quasi tutta congelata, a prezzi fissati ad un livello solo leggermente superiore, tanto da consentire il giusto reddito a chi svolge l'operazione, in modo da avere una specie di calmiere, sulla base delle 1500-1600 lire al chilo contro le 850-900 normalmente pagate da chi importa, anziché insieme all'altra carne, quella di produzione nazionale il cui costo e largamente superiore, arrivando, dopo essere stata acquistata presso il produttore e portata sul mercato, alle 2500-3000 lire occorre cioè evitare che si arrivi ad una situazione in cui non vi è più distinzione tra carne importata, di qualità più scadente e di minor prezzo e carne di produzione nazionale, di qualità migliore e di costo più elevato, specialmente quella pregiata, anche delle nostre zone. Io sono convinto che se non si arriverà alla netta distinzione che ho indicato si finirà con l'avere sul mercato ai prezzi più elevati tutta la carne, quella migliore e quella meno buona. A mio giudizio, il Governo deve esprimere e, per quanto ci riguarda, dobbiamo premere perché lo faccia - la volontà di perfezionare questo congegno, e noi dobbiamo fare proposte precise al fine che tale richiesta possa essere recepita. In questo modo ritengo che si andrebbe incontro agli interessi dei consumatori e nello stesso tempo si proteggerebbero gli effettivi interessi dei nostri produttori di carne, i quali altrimenti saranno costretti a rinunciare alla loro attività di allevatori, con grave pregiudizio per la consistenza del nostro patrimonio bovino.
I relativi interventi competono al Governo nazionale, il quale li sta in effetti adottando.
Le vive preoccupazioni sorte ad un certo punto per l'approvvigionamento del grano duro, necessario a produrre la pasta, sembra, a quel che si vede in questi ultimi giorni, stiano venendo meno in seguito ai provvedimenti governativi. Sono stati confermati gli acquisti all'estero del grano, la maggiorazione del prezzo d'acquisto, provvedimenti assunti per far riapparire sul mercato il grano duro, scomparso dopo il raccolto e dopo l'istituzione del blocco.
Minori preoccupazioni - a quanto ci ha comunicato il Ministero dell'Industria - sussistono per il prezzo del pane, per il quale le scorte di grano tenero sembrano essere sufficienti.
Nella mozione dei Consiglieri comunisti, infine, si chiede che la Giunta si impegni a costituire un Comitato regionale ed invitare i Comuni a costituire analoghi comitati, come ci è stato anche spiegato molto diligentemente dal consigliere Berti. Posso rispondere che, accanto alle nostre strutture attinenti sia alla rilevazione dei prezzi (alla periferia i Comuni, al centro l'Istat) sia al loro controllo (i Comitati provinciali prezzi in provincia e il CIP al centro), esistono altri organi, locali e regionali, competenti in materia di commercio, che sono in proposito abbastanza sensibili e proficui. In periferia vi sono le Commissioni comunali per il commercio fisso, presiedute dal Sindaco e composte dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali, le Commissioni comunali per il commercio ambulante, presiedute dal Sindaco e composte dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali; a livello regionale, abbiamo la Commissione regionale per il Commercio, presieduta dall'Assessore al Commercio e composta da ampie rappresentanze delle organizzazioni sindacali. Tutte queste strutture, volendo, possono essere sufficienti ad effettuare le osservazioni, le specializzazioni, gli interventi in una materia molto connessa tra la periferia e il centro e i cui indirizzi politici trovano la loro formulazione negli organi statali romani.
Cionondimeno (io esprimo la mia perplessità ad aggiungere altri organismi a questi che ho già elencato, e che sono vivi ed operanti) ripeto che, essendo il momento contingente particolarmente difficile, e al fine di consentire una più larga partecipazione a questa azione di controllo e di stimolo, non è da escludersi che, per esempio, sul piano regionale, questa Commissione possa essere integrata con altri operatori economici specifici: intendo riferirmi in particolare a rappresentanti di categorie proprio di operatori mercantili (come il mondo cooperativistico il mondo dei commercianti) e a rappresentanti di organi elettivi (per esempio, membri del Consiglio Regionale). La stessa cosa, evidentemente può essere proiettata in periferia, là dove esistono le Commissioni comunali al Commercio, per le quali, se guardassimo la legge...



BERTI Antonio

"Non è da escludersi" non significa né sì né no. Come dobbiamo interpretarlo?



BORANDO Carlo, Assessore al commercio

Significa che potrà essere presa in considerazione questa possibilità.
Piuttosto, la Regione può, anzi deve, a mio giudizio, ribadire la richiesta, già inoltrata a Roma in occasione del Convegno interregionale tenutosi a Venezia l'11 luglio scorso, per ottenere "la ristrutturazione del CIP e la sua articolazione a livello provinciale, che preveda la partecipazione in modo determinante degli enti elettivi locali e delle forze sociali ed economiche".
Inoltre, la mozione sollecitava la Giunta all'immediato censimento delle scorte di cereali in Piemonte. Come già dicevo più sopra, e lo Stato attraverso organi ben definiti (gli Uffici dell'alimentazione e le Camere di Commercio, che hanno specifici incarichi in proposito) il più competente a valutare, e quindi a precisarci, l'esatta situazione delle scorte alimentari, in rapporto alle giacenze esistenti, in rapporto agli acquisti che dovranno essere effettuati in un programma plurimensile, in un programma di stagione, da mercato a mercato, da produzione a produzione.
Non ci sembra, almeno per quanto riguarda il Piemonte, che la situazione economica sia giunta ad un punto nevralgico tale da giustificare un allarmismo da parte nostra.
Il fatto, poi, che gli organi governativi abbiano acquistato due milioni di quintali di grano duro all'estero e abbiano preventivato i cinque milioni di quintali di grano tenero dovrebbe significare, avendo espresso precise quantità di acquisto, che essi conoscono i limiti attuali della necessità di rifornimento.
Un'altra richiesta è stata avanzata in relazione ad accertamenti presso le banche diretta a far sospendere i finanziamenti agli speculatori. Direi che questa è una questione di competenza tipica di Governo. Un intervento in questo senso il Ministro del Tesoro, d'altronde, lo ha fatto, da alcuni approvato, da altri ritenuto ingiustificato. Per quello che ci interessa noi non possiamo che esprimere il parere che la vigilanza in campo nazionale ad opera del Governo dev'essere intensificata, perché non è ammissibile che le banche forniscano soldi a coloro che li strumentalizzano, magari ricevendoli a tassi non molto elevati, per evidenti operazioni di speculazione.
Non credo che questa discussione possa interessare la nostra Regione.
In primo luogo, perché qui non esistono grosse industrie alimentari, non esistono grossi operatori economici che dispongano di grandi depositi. Se il discorso dev'essere trasferito, poi, nei confronti dei produttori agricoli la nostra non è una regione in cui vi siano elevatissime produzioni di grano, a parte le zone ove è necessario coltivarlo per normali rotazioni e perché i terreni vi si adattano. Non penso che gli agricoltori piemontesi possano avventurarsi in grandi operazioni speculative sia perché non dispongono normalmente di ingenti fondi, sia per la mancanza di strutture atte a conservare il grano (tanto che si trovano quasi sempre nella necessità di vendere il proprio prodotto per poter immagazzinare raccolti successivi). Tutt'al più, ci potrà essere l'agricoltore che, avendo prodotto 200-300-400 quintali di grano, dilaziona la vendita in attesa di poter spuntare prezzi migliori. Però, chi ha seguito l'andamento del mercato in questi ultimi tempi non ha mancato di constatare che il prezzo del grano ha toccato la punta massima nell'immediato dopo raccolto, avendo poi subito una discesa nei tempi successivi: il grano tenero, che in Piemonte si vendeva, sui mercati di Torino, Novara, Alessandria, a 9.000-9.500 lire il quintale nel mese di luglio, oggi viene venduto a 8.500. Non vedo quindi quale interesse possano avere questi agricoltori a fare questa operazione. Ripeto che qui, in Piemonte, il problema della speculazione in questo settore non esiste certamente.
Per intervenire presso le banche, d'altronde, noi non abbiamo poteri.
Forse, tutt'al più, potremmo rivolgerci a coloro fra noi che hanno incarichi direttivi presso le banche e sollecitare il loro senso di responsabilità, perché diano disposizioni affinché operazioni in questo senso non vengano consentite, e tanto meno facilitate.
Quanto agli interventi di natura amministrativa per il blocco, possiamo dire che l'operazione di contatto continua con il Comitato provinciale prezzi. Per la verità, riunioni ufficiali non ce ne sono state, eppure sono quelle che ci consentirebbero di essere aggiornati a mano a mano che si presentasse la necessità di intervento presso l'organo dello Stato per la sollecitazione.
Poi si dice di richiedere al Governo l'azione sollecitatrice nei confronti dello Stato, dei prezzi amministrati dallo Stato: nessun aumento della benzina, blocco dei fitti, controllo nelle grandi imprese, riduzione dell'IVA.
Il convegno interregionale di Venezia dell'11 luglio scorso si era indirizzato al governo con estrema energia nel richiedere che cosa? L'alleggerimento delle aliquote IVA sui generi di largo consumo soprattutto alimentare, il blocco dei fitti per le abitazioni e le piccole e medie aziende commerciali e artigianali (anche questo era importante perché bloccare solo i prezzi e non tutto il resto vuol dire sottoporre delle imprese commerciali, delle quali molte vivono con le cambiali che scadono da un giorno all'altro, a oneri ingenti senza avere dei benefici) il congelamento dei servizi pubblici, l'estensione dei controllo dei prezzi alla produzione ed all'importazione. Ma, torno a ripetere, è una materia in cui ci deve essere un'azione comune da parte di tutte le Regioni.
Si chiedeva alla Giunta la sollecita applicazione della legge 11.6.71 n. 426, l'erogazione dei contributi finanziari e norme di consulenza tecnica ai Comuni per la formazione dei piani di commercio.
Debbo dire che tutti i Comuni italiani sono in gravi difficoltà per formare i piani di commercio, tanto è vero che il governo ha prorogato oltre il parere della Regione Piemonte, il termine di redazione al 30 giugno 1974 quando invece doveva scadere al 30 giugno 1973. Se non saranno concesse ulteriori proroghe i Comuni saranno costretti, bene o male, a redigere questi piani.
Qui però bisogna intendersi bene: ci sono dei piani (di quello di Torino varrà la pena di parlare perché è un caso particolare) come quelli dell'intera cintura torinese, i cui Comuni li debbono redigere non potendo prescindere da quello di Torino, sono strettamente connessi. I piccoli Comuni hanno da svolgere un compito che non è difficile e quando parliamo di piccoli Comuni si tratta di almeno il 70/75% dei Comuni della Regione di quei 1200 e oltre Comuni che abbiamo, almeno 700/800 non raggiungono i 5000 abitanti e la redazione di un piano di adeguamento di sviluppo in Comuni di siffatta proporzione è abbastanza facile; si tratta di prevedere delle zone di ampliamento, la costruzione non del negozio o della serie di negozi tradizionali che non hanno spazio attorno a sé, che non hanno piazzali per il posteggio delle macchine, che finiscono con l'essere di impedimento allo svolgersi normale della vita pubblica, ma di ipotetici centri commerciali futuri che potranno essere occupati di volta in volta da gruppi di commercianti associati o da forme di cooperative che ne faranno richiesta.
Una delle cose richieste era appunto quella di intervenire, anche in termini pecuniari, alla redazione dei piani di adeguamento e di sviluppo nei confronti dei Comuni. Siamo stati contrari all'erogazione dei contributi al Municipio per i lavori del piano perché i Comuni di minore dimensione incontrano poche difficoltà e si trovano in stadio più avanzato nelle operazioni (poi darò i dati che interessano il Piemonte). Gli altri invece, quelli grossi, incontrano una spesa generalmente molto meno rilevante di quella necessaria per redigere ad esempio il piano regolatore per il quale non sussistono aiuti pecuniari. Ciò che dovrà essere preso in considerazione nella redazione del bilancio '74, sarà avere una cospicua somma - cospicua in proporzione alle funzioni per le quali si dovrà spendere - e l'opportunità di intervenire presso quei consorzi di Comuni che ne facciano richiesta e per i quali la geografia lo richieda, tipo per esempio le comunità montane, gli ex Consigli di Valle o anche consorzi di Comuni esistenti in pianura che sono interconnessi tra di loro da strade da arterie di collegamento e dove diventerebbe facile ubicare centri commerciali di carattere sociale; mi riferisco a quelli dei consorzi di dettaglianti o di cooperative.
Questo può essere preso in considerazione ed il bilancio ne potrà prevedere una discreta parte. Fino ad oggi l'Assessorato del commercio, su incarico della Giunta, ha effettuato continue e proficue riunioni a carattere provinciale settoriale per stimolare e coordinare i lavori di questi nostri Comuni ed in particolare abbiamo incaricato le sei Camere di Commercio di istituire appositi uffici per dare i pareri tecnici alle amministrazioni comunali; infatti solo le Camere di Commercio possono procurare dati che altri enti non sono in grado di dare, perché tutti i risultati del censimento dei centri commerciali, dei negozi, dei locali avviati a questo tipo di lavoro con relativa dimensione, superficie, numero degli addetti ecc. sono stati messi nel 1971 a disposizione delle Camere di commercio e quindi sembrava la cosa più giusta istituire presso questi enti degli uffici con personale particolarmente adatto che possa, ad ogni Comune che ne fa richiesta, dare tutti gli elementi necessari per la redazione del piano Un discorso particolare invece deve essere fatto per Torino. Torino è indubbiamente in una situazione difficile perché, torno a ripetere, non si può organizzare niente di costruttivo, di programmatorio nei Comuni della cintura, prescindendo dal Comune di Torino. L'attività politico amministrativa di questo Comune purtroppo ormai da un anno si è attenuata molto e ci troviamo nell'impossibilità di avere dei punti di riferimento ben precisi, o avuti i punti di riferimento non si hanno le decisioni conseguenti che il Comune dovrebbe adottare.
I piani di adeguamento e di sviluppo, che secondo il Consigliere Viglione dovrebbero essere alla base della soluzione di tutti i problemi invece non lo sono. In provincia di Alessandria abbiamo avuto sei piani di adeguamento di sviluppo approvati e 75 in avanzato studio; ad Asti 8 approvati e 25 in avanzato studio; a Cuneo 12 approvati e 120 in avanzato studio; Novara 7 approvati e 41 all'approvazione; Torino 45 approvati e 145 all'approvazione; Vercelli 20 approvati e 78 all'approvazione.
Questi dati, che sono certamente più favorevoli rispetto a quelli di molte altre Regioni, comprendono anche i Comuni che si sono visti annullare o rinviare il piano dalle sezioni del CO.RE.CO e alcuni di questi l'hanno già ripresentato ed è stato approvato.
La mozione del gruppo comunista sollecitava anche, come è giusto, lo sviluppo dell'associazionismo. Mi dispiace che non sia presente Berti il quale si era soffermato su questo tema, che però è prediletto anche da Ferraris e da altri.
E qui debbo dire che questo è forse l'unico punto sul quale ci dobbiamo soffermare; mi pare sia già in programma di portare in sala consiliare la proposta di legge regionale n. 100 presentata alla Giunta Regionale il 27.7.73 e che secondo me è un importante strumento per migliorare il credito agevolato nel settore commerciale.
Che compiti ha? Riassorbire gradualmente il fenomeno della polverizzazione aziendale favorendo l'ampliamento dimensionale e la concentrazione delle imprese al dettaglio, sviluppare le varie forme di associazionismo e di collaborazione economica tra le imprese, favorire la costituzione ed il potenziamento delle strutture ed infrastrutture nel settore a monte del commercio al dettaglio.
Queste sono le principali innovazioni rispetto alla legge 1016 già esistente e che i commercianti, o coloro che operano nel settore, dicevano non essere efficace perché prevedeva il finanziamento a medio termine. La 1016 è quindi da ritenersi largamente superata e non idonea per il raggiungimento degli obiettivi sopra citati sia perché è lontana dalle finalità enunciate dalla legge 426, sia per i meccanismi di concessione del credito, le ipotesi dell'intervento, la rigidità delle garanzie reali e la limitatezza dei finanziamenti. La legge che noi approveremo (e che tutte le Regioni richiederanno al Parlamento per la dotazione di fondi da parte dello Stato) prevede invece quali soggetti beneficiari le medie e piccole imprese commerciali, le cooperative ed i loro consorzi aventi come attività l'esercizio del commercio, i gruppi di acquisto, le unioni volontarie e altre forme di commercio associate legalmente costituite tra piccoli e medi operatori commerciali, enti locali territoriali ed i loro consorzi; è una legge che può servire anche ai Comuni per ammodernare, rifare, ingrandire o istituire nuovi mercati generali e alle società a prevalente partecipazione di capitale negli enti territoriali e in altri enti pubblici locali.
Questa legge, che deve essere emessa dallo Stato e prevede uno stanziamento di venti miliardi all'anno, quindi anche in un momento particolarmente difficile sul piano economico e finanziario non dovrebbe essere (e non lo è) un grandissimo sacrificio per lo Stato stanziare venti miliardi all'anno per dieci anni, al fine di consentire ai soggetti beneficiari di cui ho parlato prima di ridurre al 4% il costo del denaro percentuale che con un'opportuna legge regionale integrativa di un ulteriore uno o due per cento (tutte le Regioni sono d'accordo di stabilirlo ciascuna per conto proprio) vuol ridurre il costo del denaro al massimo al due per cento. Col costo del denaro al 2% chi non assume iniziative vuol dire che proprio non ha interesse a farlo o non lo vuole fare. Io vorrei che ci fossero molte occasioni di avere il denaro per operare al 2%.
Qui sta in sostanza il grande segreto, perché in tutte le riunioni che facciamo, specialmente dove ci sono cooperative, gruppi d'acquisto, piccoli commercianti e anche commercianti che operano alle dipendenze di mercati all'ingrosso e senza una necessità di consorziarsi, vi sono richieste di aiuti finanziari.
Che cosa dà poi questa legge che la precedente non dava? Dà la possibilità, sempre con i soldi che lo Stato e le Regioni mettono a disposizione, di istituire un così detto fondo di garanzia in virtù della quale le banche erogano denaro a coloro che operano nel settore mercantile anche se non hanno le così dette garanzie reali. In definitiva, la legge precedente dava i soldi solo a chi presentava delle garanzie e non a chi aveva solo buona volontà, passione, entusiasmo. E' su questo punto che i nostri operatori commerciali, i nostri cooperatori hanno sempre insistito.
Questa è in sostanza la risposta dell'Assessorato, per ciò che riguarda il settore commerciale, alle richieste contenute nelle mozione del gruppo comunista; le altre di carattere sociale (scuola, casa, trasporti) potranno essere oggetto di ulteriore approfondimento da parte della Giunta e di colloqui in seno al Consiglio Regionale per prevederne gli sviluppi futuri.



PRESIDENTE

Su questa relazione-risposta fatta dall'Assessore Borando c'è qualche Consigliere che chiede di parlare o prendiamo atto di questi impegni, di queste dichiarazioni della Giunta? La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Noi abbiamo presentato la settimana scorsa questa mozione che è articolata sui diversi punti che richiamava l'Assessore Borando un momento fa. Dopo la prima parte di discussione abbiamo rimandato la conclusione a oggi perché attendevamo una risposta dalla Giunta. L'Assessore Borando ha dato una sua risposta alla prima parte della mozione, ma gli argomenti successivi (scuola, trasporti, artigianato) non ci è stato ancora detto quale atteggiamento si intende assumere.
Noi siamo in attesa di conoscere il parere della Giunta a questo proposito.



PRESIDENTE

La Giunta è in grado di dare qualche altra risposta quest'oggi o, come mi è parso di capire nella parte finale della relazione di Borando, lo vuole aggiornato questo discorso?



BERTI Antonio

Poiché mi risulta che il Presidente della Giunta è fuori dell'aula chiedo se ci sono motivi specifici per cui non debba venire personalmente a dare la risposta alla mozione essendoci stato un impegno di tutti i gruppi di attendere questa risposta globale.
Io chiedo che il Presidente della Giunta, che è di là, ci faccia sapere se intende snobbare il Consiglio, se ci sono problemi di ordine politico, o quali altri motivi sussistono perché non venga qui a rispondere secondo gli impegni, a tutte le questioni contenute nella mozione.



PRESIDENTE

E' un'istanza che non può trovare da me ricevimento perché non c'è nessuna norma dello Statuto che mi consenta o che mi ordini di invocare la presenza del Presidente della Giunta.



BERTI Antonio

Spero che gli sia arrivata, visto che si trova di là.



PRESIDENTE

Ah, era una comunicazione esterna, o esteriorizzata!



BERTI Antonio

La pregherei di mandare qualcuno a chiedere.



PRESIDENTE

Qualcuno della Giunta vuole per cortesia andare a sentire?



BERTI Antonio

Io so che è con dei Consiglieri comunali, non so se il Presidente della Giunta regionale debba anche risolvere le crisi del Comune.


Argomento:

Mozioni, interrogazioni e interpellanze (annuncio)


PRESIDENTE

Vede la fortuna della mobilità sua e della staticità mia! Lei è a conoscenza di quello che capita nel palazzo, io lo apprendo soltanto se me lo dice lei.
Siccome abbiamo la convocazione al 27, vogliamo aggiornare anche questa seconda parte della risposta al 27? Tanto abbiamo oggi la possibilità di riunirci come capigruppo. Accettano questa mia proposta? Va bene.
Allora, il Consiglio è convocato per il giorno 27 alle ore 10 e alle ore 16.
Do intanto notizia dei documenti pervenuti: mozione dei Consiglieri Nesi, Calsolaro, Fonio, Simonelli, Viglione relativa alla condizione in cui si trovano 50.000 profughi politici brasiliani, boliviani e uruguaiani. Chiedono che il Consiglio Regionale del Piemonte impegni la Giunta a rivolgere un pressante invito al governo affinché si associ alla richiesta del sen. Kennedy, chieda l'intervento della Croce Rossa Internazionale, aderisca alla richiesta cubana di convocazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questa mozione verrà trasmessa integralmente ai Consiglieri e messa all'ordine del giorno con le altre mozioni.
Mozione Gandolfi-Zanone-Fassino relativa al problema della persecuzione e limitazione della libertà di espressione di cui sono oggetto gli intellettuali e gli scienziati che in URSS si pongono in posizione di dissenso verso il regime. Nella certezza di dare un contributo al processo di distensione il Consiglio Regionale invita il governo italiano a rendersi interprete dei suoi sentimenti e delle sue preoccupazioni presso il governo dell'URSS.
Interrogazione urgente del Consigliere Revelli relativa alle condizioni in cui si trova l'Istituto commerciale di Fossano, dichiarato inagibile come costruzione dal Genio civile. Interroga la Giunta e gli Assessori all'Istruzione ed ai Lavori pubblici per sapere quali provvedimenti urgenti intendano adottare per far fronte a tale situazione.
Interrogazione del Consigliere Revelli relativa alle condizioni in cui si trovano insegnanti ed alunni della scuola di Saliceto, frazione San Michele, che manca oltretutto di un razionale servizio igienico e di impianti di riscaldamento. Vuole sapere che cosa l'Assessore competente faccia in proposito.
Interpellanza dei Consiglieri Berti-Vecchione-Sanlorenzo-Marchesotti i quali, muovendo dal giusto sciopero del personale della Regione Piemonte effettuato il 7.9.73 a seguito dell'autoritario ordine di servizio n. 3 1973, considerata qual è la situazione attuale sia sotto il profilo giuridico, sia sotto il profilo di fatto del nostro personale, e riaffermata la posizione che è stata assunta dai Consiglieri comunisti in Commissione a proposito della necessità della costituzione dei dipartimenti, deleghe, parametri, considerata l'urgenza di definire lo strumento legislativo per la sistemazione giuridica del personale stesso interpellano la Giunta per conoscere se intende o meno rispecchiare i principi democratici sanciti dalla Costituzione e dallo Statuto e le sue stesse enunciazioni programmatiche e quando presenterà al Consiglio gli orientamenti che a tale proposito intende assumere.
Tutte queste interpellanze, interrogazioni e mozioni saranno trasmesse alla Giunta per la conoscenza e comunicate ai colleghi Consiglieri.
Tutti i gruppi sono stati informati, la Giunta anche, riferitelo al Presidente (il quale peraltro era già stato preavvisato) di questa prefigurazione di incontro al pomeriggio alle 16 dei capigruppo.
Perviene questo ordine del giorno il cui contenuto comporta una presa di esame da parte del Consiglio con carattere di assoluta urgenza, pertanto lo leggo: "Il Consiglio Regionale del Piemonte, preoccupato per la mancata assegnazione di fondi adeguati da parte dello Stato per garantire il normale funzionamento dei corsi per la formazione professionale dei lavoratori per l'esercizio 1973/74; constatata a seguito dei recenti provvedimenti governativi, l'impossibilità di addivenire alla formulazione di piani precisi, in corrispondenza delle reali esigenze del mondo del lavoro e dei giovani utenti dei corsi stessi precisa che il mantenimento dello stesso impegno finanziario dello scorso anno comporterebbe di fatto una notevole diminuzione dell'attività formativa a causa del rilevante aumento delle spese di gestione data dall'aumento del materiale didattico e del costo del personale.
Sollecita il Governo ed il Ministro del Lavoro a riesaminare con estrema urgenza il complesso problema al fine di assicurare alle Regioni l'assegnazione dei fondi necessari con l'impegno di aumentare gli stanziamenti in relazione all'aumento dei costi senza sottoporli a decurtazioni o ad incertezze in rapporto con altre pur legittime ed urgenti provvidenze di ordine sociale".
L'ordine del giorno mi pare che sia accettato dalla Giunta. Non credo abbia bisogno di illustrazione, lo metterei in votazione, dopo di che se è approvato mi farei premura di comunicarlo oggi stesso alle competenti autorità centrali.
Qualcuno chiede di parlare? Nessuno.
Pongo in votazione l'ordine del giorno testé letto. Chi lo approva è pregato di alzare la mano. Il documento è approvato all'unanimità.


Argomento:

Ordine del giorno della prossima seduta


PRESIDENTE

Il Consiglio è convocato in questa stessa sede per il 27.9.73 ore 10 e ore 16 con all'ordine del giorno: approvazione verbali precedenti sedute interrogazioni ed interpellanze; comunicazioni del Presidente; rinvio della legge regionale approvata il 26.7.73 "Fondo per gli interventi straordinari in agricoltura"; dibattito sul problema dell'aumento del costo della vita in relazione a quanto è rimasto oggi non espresso e quant'altro la riunione dei Capigruppo di oggi determinasse di fare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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